Volume Secondo: dal 1492 al 1878

Appunti per una storia del Papato scritti da un internauta per internauti del XXI secolo.

Alle mie lettrici Ai miei lettori

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CAPITOLO XXIII

DAL 1492 AL 1521

Da questo capitolo, il nostro incedere sulle strade del tempo sarà più lento, perché incontreremo d’ora in avanti Pontificati tra i più importanti per la storiografia sacra e profana. Più si va avanti, dato che c’è ormai la possibilità di stampare, e più i documenti sono numerosi ed affidabili. Si fa sempre più difficile quindi fare una cernita fra le notizie, che ci sono giunte sui diversi Papi vissuti nei secoli che andremo ad incontrare. Per avere un’idea di chi parleremo, questi sono i cognomi dei Cardinali eletti Pontefici nei 29 anni, che percorriamo in questo capitolo: Borgia, Piccolomini, Della Rovere e de’ Medici. Che è più o meno come se oggi diventassero Pontefici non so appartenenti alle famiglie Berlusconi, Agnelli, Caltagirone o Della Valle. Sono Papi rinascimentali, con comportamenti e vizi non dissimili dai signorotti del tempo, con una fede apparentemente superficiale e solo freddamente legalista, messi lì in una posizione, di cui sembra non capiscano quasi per nulla il significato profondo e trascendente. Inutile stare a cercare appigli per giustificare in modo apologetico quello che vedremo: grazie a loro sono scorsi fiumi di sangue italiano, sono avvenute distruzioni, è entrato nella testa di molti l’assioma papato = potere e corruzione morale, ma soprattutto questo tempo lascerà l’eredità pesante di uno scisma, quello luterano, che era evitabilissimo, se solo il Papa avesse fatto il Simon Pietro e non solo il Mecenate o, peggio, il dio Marte, quando non il Ricco Epulone.

Alessandro VI (1492-1503)

- Roderic Llançol de Borja, meglio conosciuto come Rodrigo Borgia, viene eletto Papa a 61 anni, dopo aver passato praticamente la vita intera in Curia. Nato in Spagna, fin da giovane è in Italia, dove si laurea in Diritto Canonico a Bologna. Come abbiamo visto, lo zio Callisto III lo eleva al cardinalato a soli 25 anni e a Vicecancelliere di Santa Romana Chiesa a 26. Nonostante i moniti di Pio II, il Borgia aveva continuato nella sua vita da libertino. Basti ricordare che da una sua amante, Vannozza Catanei, aveva avuto quattro figli: Giovanni, Cesare, Lucrezia e Jofré ed altri tre da un amore precedente, segretissimo. Tra il 1464 e il 1484 si sa poco di lui, se non di un incarico di Legato in Spagna durante la Crociata contro i Mori di Granada. Nel 1468 viene consacrato Diacono, mentre il 30 ottobre 1471 diventa Presbitero. Alla morte di Sisto IV (1484) cerca in tutti i modi di battere la concorrenza del Cardinale Giuliano della Rovere per l’elezione a Papa, ma il ricordo di quello che era successo sotto l’altro Borgia, glielo impedisce e così favorisce l’elezione del Cardinale Cybo (Innocenzo VIII). Nel 1492 molte cose sono cambiate: Lorenzo il Magnifico è morto, la Spagna è ora un regno unico sotto Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia, Colombo è in viaggio verso l’America. 3

- Il Conclave si riunisce per la prima volta nella Cappella Sistina, dove per ora si vedono solo i dipinti del Botticelli, del Perugino e del Ghirlandaio. Nella notte tra il 10 e l'11 agosto 1492, in seguito a trattative forse simoniache, il Cardinale Rodrigo Borgia viene eletto Papa e sceglie il nome di Alessandro VI, a dimostrazione che allora il Papa “pisano” Alessandro V non era considerato Antipapa. I “ringraziamenti” del Borgia non si fanno attendere: l’amico Arcivescovo di Milano, Cardinale Ascanio Sforza, viene gratificato con la nomina a Vicecancelliere e con la cessione del palazzo padronale della famiglia Borgia; a Giovanni Colonna e famiglia va la città di Subiaco e i vicini castelli; al Cardinale Orsini, Soriano nel Cimino e Ponticelli; mentre al Cardinale Savelli, Civita Castellana. - Alessandro VI è una figura più complessa di quello che si creda e alcuni suoi successori lo giudicheranno il più grande Papa dopo San Pietro (!). Se è vero che anche da Papa non smette di frequentare la nuova amante, la bella Giulia Farnese (lui 62 anni, lei 18) moglie di Orsino Orsini, se è vero che forse ha altri figli, è pure tra i Pontefici più ortodossi a livello dottrinale che ci siano stati, visto che nessuno lo criticherà mai da questo punto di vista. - Anche se a noi può far sorridere, in realtà ad un certo punto della sua vita (dopo l’uccisione del figlio Giovanni, 1497) il Papa auspica e annuncia una riforma morale della Chiesa, in particolare della Curia e degli ordini religiosi. La bolla è già pronta, ma non la pubblicherà mai. Particolarmente aperto agli Ebrei, essenzialmente utili per ottenere prestiti in denaro per le imprese del figlio Cesare, durissimo coi Marranos (ebrei convertiti a forza e che di nascosto continuavano a seguire la loro religione), favorevole alla conversione dei nativi d’America, protegge e difende alcuni ordini religiosi come gli Agostiniani. Devoto a Sant'Anna e alla Vergine, conferma nel 1502 la bolla di Sisto IV relativa all’Immacolata Concezione. Favorisce inoltre con indulgenze il pellegrinaggio ai santuari mariani e promuove la devozione dell'Angelus. Tiene un rapporto epistolare con la futura beata Colomba da Rieti, nonostante la franchezza con cui ella, nuova Caterina, flagella i vizi della Corte papale. - A Firenze il domenicano Gerolamo Savonarola, priore di San Marco, tuona contro la vita morale della Curia romana (vaccae pingues) e indirettamente del Papa, mentre riesce a cacciare i Medici e a diventare la vera guida della città. Stanco delle accuse del Savonarola, Alessandro VI lo convoca a Roma nel 1495. Intanto si accorda coi nemici del frate (gli Arrabbiati) e gli toglie il controllo del Convento di San Marco, che viene inserito nella circoscrizione lombarda. Nonostante questo, Savonarola e i suoi frati continuano per la loro strada avversa al Pontefice. Inevitabile nel 1497 la scomunica - cui Savonarola risponde che non si deve obbedire ad ordini contrari alla carità cristiana e alla legge divina - seguita poi dall’interdizione su Firenze nel 1498. I Fiorentini, stufi di queste lotte intestine fra pro-Papa (Arrabbiati) e pro-Savonarola (Piagnoni), consegnano il frate nelle mani delle truppe pontificie. Girolamo, dichiarato eretico e scismatico, viene impiccato con altri suoi due confratelli e poi bruciato sul rogo per eresia il 23 maggio 1498 in Piazza della Signoria a Firenze. Le sue ceneri sono poi sparse nell’Arno assieme a quelle di altri suoi seguaci. - Nel 1499 viene annunciato il Giubileo del 1500 con la bolla “Inter multiplices”. Per l'occasione il Papa fa ristrutturare ed ampliare gli accessi alla Basilica di San Pietro: l'antica Via Recta, che conduceva i pellegrini dal ponte Sant'Angelo alla Basilica, viene ampliata e denominata Via Alessandrina. Il cerimoniale redatto in quell'occasione, a cura del cerimoniere pontificio Giovanni Burcardo, è a grandi linee quello ancora oggi osservato, compresa l'apertura delle quattro Porte Sante nelle quattro Basiliche papali. Le cronache del tempo testimoniano che si riversò a Roma una grande folla di pellegrini - fra loro anche il Copernico - noncuranti della peste e dei pericoli delle vie, che i decreti del Papa non erano riusciti a mantenere sicure. 4

- Alessandro VI è anche un moderato mecenate: il Cardinale Jean Bilhères de Lagraulas, ambasciatore di Carlo VIII presso la Santa Sede, commissiona la celebre Pietà a Michelangelo; gli appartamenti papali, piccola reggia inglobata oggi nei Musei Vaticani, sono affrescati dal Pinturicchio; decora il soffitto di con oro, forse importato dall'America; fa costruire la Loggia delle benedizioni in San Pietro. - Governa Roma con fermezza, cercando di mettere fine al disordine e alla corruzione del periodo dei Cybo. Di persona amministra, ogni martedì, la giustizia. - Nonostante la Chiesa abbia varie entrate, comprese quelle derivanti dal quasi monopolio sulla produzione dell'allume (sostanza indispensabile per tingere le stoffe), proveniente dalle miniere della Tolfa, poiché era quasi impossibile pareggiare completamente i costi di un apparato elefantiaco, è necessario reperire nuove forme di guadagno. Ed è con Alessandro VI che la vendita delle indulgenze e degli uffici ha uno sviluppo così smaccato da suscitare scandalo. Addirittura viene preposto un ufficio apposito, la Datarìa, che ha il compito di mettere ordine in questo settore. E ai fondi della Datarìa il Papa può accedere direttamente, senza passaggi burocratici, perché Alessandro VI ha bisogno di molti soldi, non solo per le sue spese personali, ma anche per far fronte alle ambizioni sempre maggiori dei figli. - Sul fronte italiano, fa di tutto perché il Regno di Napoli non finisca in mani francesi e quindi, attraverso un matrimonio diplomatico, sancisce l’alleanza con gli Aragonesi. Il Papa stesso incorona Alfonso II Re di Napoli. A questo punto Carlo VIII scende in Italia, senza alcun contrasto da parte dei principi italiani, mentre Alfonso fugge in Sicilia, lasciando il Regno al figlio Ferdinando II. A Roma i Colonna si ribellano al Papa e così il re francese vi entra alla fine del 1494. Il Papa sta asserragliato in Castel Sant'Angelo e, dopo due settimane di difficili trattative, decide di scendere a patti con il sovrano francese (15 gennaio 1495), offrendo libero passaggio al suo esercito sul suolo pontificio e mettendo a disposizione anche il figlio Cesare come guida fino ai confini con il Regno di Napoli, in cambio del giuramento di obbedienza verso il Papa. Carlo VIII è ora a Napoli, mentre l’Europa, su istigazione anche del Papa, si unisce in una Lega Santa. Quando gli Spagnoli sbarcano in Calabria, Carlo VIII capisce subito che è meglio riprendere la via del ritorno, risalendo la penisola, rinunciando a vendicarsi del Papa, che nel frattempo è riparato ad Orvieto e poi a Perugia. - Alla morte di Carlo VIII, Alessandro VI capisce che, alleandosi con Luigi XII d’Orléans, che mira a sostituirsi a Milano ai Visconti ormai estinti, può guadagnare potere in favore del figlio Cesare. Il Papa allora procede con matrimoni combinati: scioglie il matrimonio del Re di Francia, che può sposarsi con la vedova di Carlo VIII, mentre Cesare Borgia, tornato laico dopo apposito Concistoro, può sposare la Principessa di Navarra e ottenere il Ducato di Valentinois e la promessa di avere parte della Romagna. - Qui è meglio capire quale sia stata la politica familiare di questo Papa rinascimentale. Si va decisamente oltre il nepotismo e grazie al fatto che ha numerosi figli e figlie, può imporre la sua famiglia in modo egemonico. Coi soldi del Giubileo e di altre entrate, regala al figlio Cesare (detto Il Valentino) un esercito per conquistarsi il principato: con notevole audacia e sfrontatezza il giovane Borgia conquista, in successione, prima Pesaro, Cesena e Rimini e poi anche Faenza, Urbino e Senigallia; infine Forlì. Il Papa investe il figlio del titolo di Duca di Romagna (15 maggio 1501). A Roma confisca i possedimenti ai Savelli, ai Caetani e ai Colonna e vengono ridistribuiti tra i membri della famiglia Borgia: Giovanni, figlio di appena due anni dello stesso Papa, diventa Duca di Nepi; mentre Rodrigo, figlio di due anni di Lucrezia, diventa Duca di Sermoneta. Poi si rivolge alla famiglia Orsini, con l'eliminazione fisica del Cardinale Giovan Battista e il bando decretato contro tutti gli altri componenti della famiglia. 5

- Qualsiasi persona si metta di traverso al potere papale, rischia la vita. È il caso per esempio del secondo marito della figlia Lucrezia, Alfonso d’Aragona, Duca di Bisceglie (il primo matrimonio combinato dal Borgia era stato, lei tredicenne, con il ventiseienne Giovanni Sforza, poi annullato dal padre-Papa per motivi inventati). Si sposano giovanissimi (17 anni lui, 18 lei) e un anno dopo hanno già regalato un nipotino al Papa. Mentre Alfonso si trova a casa del suocero in Vaticano subisce prima un attentato, che lo porta quasi alla morte, e infine viene ucciso per ordine del cognato Cesare Borgia per un presunto complotto, con Alessandro VI presente due stanze più in là (18 agosto 1500). Lucrezia andrà poi in sposa ad un altro Alfonso, questa volta della famiglia Este, non prima di aver avuto in affido addirittura l’amministrazione del Vaticano, mentre il Papa è assente. Solo la morte di Alessandro VI bloccherà l’ascesa strepitosa di questa famiglia. - Fondamentale per le conseguenze future è la decisione del Papa in merito alla spartizione delle terre scoperte in America. Lo può fare in nome della falsa “Donazione di Costantino”, per cui tutto ciò che è ad occidente è suo e quindi può decidere di darlo a chi vuole. Alessandro, con la bolla “Inter Caetera” (4 maggio 1493), divide le terre, tracciando una linea di demarcazione molto favorevole agli Spagnoli, rispetto ai Portoghesi. Questa è la base per la stipulazione del Trattato di Tordesillas il 7 giugno del 1494, in cui si stabilisce come divisione il meridiano nord-sud, 370 leghe (1.770 km) ad ovest delle Isole di Capo Verde (al largo della costa del Senegal, nell'Africa Occidentale), corrispondenti approssimativamente a 46° 37' O. Le terre ad est di questa linea sarebbero appartenute al Portogallo e quelle ad ovest alla Spagna. Questo meridiano viene chiamato anche “raya”. - La morte del Papa il 18 agosto 1503 (lo stesso giorno in cui era stato ucciso suo genero Alfonso) è anch’essa coperta di mistero. Il bollettino ufficiale parla di malaria. Secondo contemporanei come il Guicciardini, invece, nel corso di una riunione conviviale presso la dimora del Cardinale Adriano Castellesi di Corneto, viene versato dell’arsenico nel vino destinato al Cardinale, ma per errore esso viene bevuto dal Papa. Il suo cadavere subirà varie peripezie: sepolto furtivamente in San Pietro per i disordini scoppiati a Roma, sarà poi traslato nei sotterranei del Vaticano. Dal 1610 riposa nella chiesa di Santa Maria di Monserrato, la chiesa degli Spagnoli in Roma. - Grande nepotista, aveva nominato ben 43 nuovi Cardinali (tra cui un futuro Papa), nel corso di 10 Concistori.

Pio III (1503)

- Nipote di Pio II, Francesco Nanni Todeschini Piccolomini, che governa la Chiesa per una quindicina di giorni, aveva avuto un passato soprattutto diplomatico. Era toccato a lui, come Cardinale Protodiacono, incoronare sia Innocenzo VIII che Alessandro VI. Nel 1497 era stato uno dei Cardinali incaricati di progettare una riforma della Chiesa, poi non avvenuta; nel 1501 avrebbe dovuto organizzare una Crociata, mai tenutasi. - Alla morte di Alessandro VI la situazione è esplosiva: a Roma i 12.000 armati del Valentino-Cesare Borgia, malato di malaria, tengono a bada le forze degli Orsini e dei Colonna. I Francesi sono attestati a Viterbo sotto il comando di Francesco Gonzaga. Gli Spagnoli, agli ordini di Consalvo di Cordova, si stanno muovendo dal Garigliano. I 38 Cardinali allora si accordano col Valentino, perché lasci Roma per tre giorni e non influisca sul Conclave. - Il 22 settembre 1503 viene eletto come classico Papa di transizione un buon Cardinale italiano molto malato, che, essendo solo Diacono, il 30 deve essere ordinato sacerdote, il 1º ottobre consacrato Vescovo di Roma per mano del Cardinale Giuliano della Rovere,

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Decano del Sacro Collegio, e l’8 ottobre incoronato Pontefice sugli scalini della Basilica di San Pietro in Vaticano dal Cardinale Raffaele Riario. - Devastato dalla gotta, non riesce neanche ad alzarsi durante la Messa inaugurale in Laterano. Buono com’è, non si rende conto del pericolo Cesare Borgia e lo fa rientrare a Roma così giustificandosi: "I Cardinali spagnoli hanno interceduto per lui e mi hanno detto che egli è gravemente ammalato e che non può più guarire. Desidera ardentemente tornare a Roma per esalarvi l'ultimo respiro; gli ho concesso questa grazia." Il Valentino in realtà sta bene e occupa Castel Sant’Angelo, ma il Papa non fa nulla. - Nei pochi giorni di vita fonda la Biblioteca Piccolomini presso la Cattedrale di Siena, dando incarico al Pinturicchio di decorarne gli ambienti. - Muore il 18 ottobre per un'ulcera alla gamba, o, come sostenuto da alcuni, a causa di un veleno somministratogli su istigazione di Pandolfo Petrucci, governatore di Siena, dopo aver celebrato un Concistoro nel quale non ha creato alcun Cardinale. Le sue spoglie mortali, assieme a quelle dello zio Pio II, saranno trasportate nel 1614 nella chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma.

Giulio II (1503-1513)

- Il francescano Giuliano della Rovere è ligure di Albisola (SV). Nipote di un Papa (Sisto IV), studente e poi insegnante di Diritto a Perugia, fa una rapida carriera: a 28 anni è Vescovo di Carpentras e Cardinale. Come si usava allora, riunisce a sé almeno 8 vescovati (tra cui Bologna, Vercelli e Catania). Legato Pontificio in Francia e Olanda, a 40 anni diventa anche padre di una figlia, Felice Della Rovere, avuta da Lucrezia Normanni, moglie del suo maggiordomo. Durante il Pontificato del rivale Rodrigo Borgia, se ne va a Parigi a spingere Carlo VIII a scendere in Italia. Con lui entra a Roma, progettando un processo ad Alessandro VI. Il tutto fallisce, ma dopo la morte del Borgia e la breve parentesi di Pio III, viene eletto Papa, ormai sessantenne, il 31 ottobre 1503 dai 27 Cardinali del Conclave, grazie all'appoggio di quasi tutti i monarchi europei e della fazione di Cesare Borgia, il cui piccolo principato gli si sta sgretolando sotto gli occhi. In realtà il nuovo Papa farà di tutto poi per smantellare il potere del Valentino: prima una morbida prigionia in Vaticano, poi viene inviato in Romagna, per convincere i capitani di Cesena, Forlì e Bertinoro a consegnare le fortezze delle città alle forze pontificie, infine, una volta fuggito a Napoli, è messo di nuovo in catene su ordine di Ferdinando II d'Aragona e spedito in Spagna, dove fugge ancora, questa volta in Navarra, morendo in quel piccolo principato in una scaramuccia di poco conto sotto le mura del castello di Viana nel 1507. - Per far capire subito chi lo ha ispirato per chiamarsi “Giulio”, si fa costruire sette archi trionfali, attraverso i quali passa alla maniera dei Cesari. - Riesce, come abbiamo visto, a mettere fuori causa la famiglia Borgia, mentre si rende amici i Colonna e gli Orsini grazie alle consuete politiche matrimoniali, che coinvolgono anche la figlia naturale Felice, andata in sposa a Gian Giordano Orsini il 24 maggio 1506, ma senza sfarzo per non dare troppo nell’occhio (l’Orsini, già vedovo ha una ventina d’anni in più della giovane). - Grande nepotista, Giulio II fa Cardinali diversi parenti: Galeotto Franciotti della Rovere, Clemente e Leonardo Grosso della Rovere e infine Sisto Gara della Rovere. - Il 19 febbraio 1505 il Papa emana la bolla “Cum tam divino”, con la quale stabilisce che l'elezione di un Pontefice macchiata dalla simonia è nulla. È un modo anche per condannare l'elezione, dichiaratamente simoniaca, del suo predecessore Alessandro VI. - Nel 1506 parte per una spedizione militare da lui guidata per riportare le città del suo Regno, in mano ai signorotti locali, sotto il controllo papale. Prima Perugia, poi Bologna e 7

Forlì sono liberate dalle signorie. Dice di lui Machiavelli: " Mostrò ad tutto el mondo el buono animo suo di volere ridurre le terre all'ubbidienza della Chiesa e purgarle da' tiranni". - Venezia però continua a controllare alcune roccaforti in Romagna. Il Papa confida al Machiavelli che se non gli saranno restituite egli farà “ogni estremo sforzo e provocati tutti i principi cristiani” contro i Veneziani. Nel 1504 il Pontefice pubblica una bolla con la quale ingiunge ai lagunari di restituire tutti i borghi di Romagna nelle loro mani; ma all'ingiunzione il Doge rispose picche. Alle parole di Giulio "Io non mi rimarrò fino a che non vi abbia fatti umili, e tutti pescatori siccome foste" , si racconta che l'ambasciatore Pisani sorrida di compassione e di rimando risponda: "Vieppiù vi faremo noi, Padre Santo, un piccol chierico, se non sarete prudente". - Il 10 dicembre 1508 Giulio II crea allora la Lega di Cambrai con Luigi XII di Francia, Massimiliano I d'Asburgo, Ferdinando II d'Aragona (Re di Napoli e di Sicilia), Alfonso I d'Este (Duca di Ferrara), Carlo III (Duca di Savoia) e Francesco II Gonzaga (Marchese di Mantova). I Veneziani sono travolti dopo la sconfitta di Agnadello del 14 maggio 1509, ma a questo punto il Papa, una volta ricevute indietro le sue terre, teme una troppo forte presenza francese e così cambia alleanze e si crea una Lega Santa pro-Venezia contro i Francesi (1º ottobre 1511), che vede insieme gli Aragonesi e gli Svizzeri, cui si aggiungono l’Inghilterra e l’Impero. Giura che non si taglierà più la barba (e barbuto appare nel celebre quadro di Raffaello) fin quando ci saranno francesi sul suolo italiano. Lanciato l’interdetto sulla Francia, quattro Cardinali e diversi Vescovi soprattutto francesi rispondono, accusando il Papa di sodomia e corruzione in un Concilio (Conciliabolo, perché non legittimo) tenutosi a Pisa nel novembre 1511 e venendo per questo scomunicati. - Dopo che i soldati di Luigi XII hanno cacciato i pontifici da Bologna (l’enorme statua di bronzo di Michelangelo, raffigurante il Papa, viene fatta a pezzi, la testa mandata ad Alfonso d'Este, il resto fuso per fare un cannone e sostituita da un’immagine del vero capo: Dio) avviene lo scontro militare decisivo l'11 aprile 1512, giorno di Pasqua, nella sanguinosa battaglia di Ravenna. I Francesi, nonostante le numerose perdite, hanno la meglio e si dirigono verso Milano, ma sapendo che un esercito imperiale sta scendendo dalla Svizzera, sono costretti a riparare in giugno oltre le Alpi. - Per capire il personaggio, si ricorda nei documenti la volontà del Papa di partecipare personalmente alla presa della fortezza di Mirandola. Il 2 gennaio 1511 Giulio II, malaticcio, parte da Bologna in lettiga assieme alle sue truppe e testimoni riportano questa esclamazione: "Vederò, si averò sì grossi li coglioni come ha il re di Franza!". Arriva lì in una tormenta di neve e vi fa piazzare i cannoni. Girolamo Lippomano, ambasciatore veneto così ricorda: "Giulio II è comparso contro l'aspettazione di tutti. Da quanto pare è pienamente ristabilito: gira intorno al campo nel turbinio di neve; non teme né vento né pioggia, ha una tempra da gigante. Ieri dì e oggi ha nevicato senza interruzione; la neve arriva al ginocchio dei cavalli, pur tuttavia il Papa sta nel campo" . Il 17 gennaio 1511 una palla di cannone nemica cade nel suo appartamento ferendo due suoi camerieri e mancando di poco il Papa (la palla vien poi inviata come ex voto al Santuario di Loreto). Il 20 gennaio la rocca cade e il Pontefice vi entra, arrampicandosi con gran fatica su una scala a pioli, in quanto la porta è murata e il ponte abbattuto. - In mezzo a questo inutile spargimento di sangue, Giulio II si ricorda di essere successore di Pietro e il 18 luglio 1511, in risposta a quello di Pisa, convoca un Concilio Ecumenico, che si apre il 3 maggio 1512 in Laterano (Concilio Lateranense V) alla presenza di 16 Cardinali, 70 Vescovi e una trentina di altri prelati. L’assemblea viene aperta da un discorso di Egidio da Viterbo che chiarisce subito le cose: “Sono gli uomini che devono essere trasformati dalla religione, non la religione dagli uomini.” Nell’unica bolla a firma 8

Giulio II (le altre saranno del suo successore) rigetta, una per una, le ragioni addotte dai Cardinali durante il “Conciliabolo” di Pisa, porporati che comunque ritorneranno fedeli al Papa. - Crea le prime Diocesi del Nuovo Mondo con la bolla dell’8 agosto 1511 “Romanus pontifex“: la Diocesi di Santo Domingo e della Vega (isola di Hispaniola) e la Diocesi di San Juan di Porto Rico (isola di Porto Rico) affidata al primo Vescovo approdato al di là dell’Oceano, Alonso Manso. Entrambe sono suffraganee dell'Arcidiocesi di Siviglia. - Giulio II sarà ricordato (anche grazie a film e fiction) per il suo mecenatismo e il fiuto artistico. Le sue intenzioni sono chiare: "Noi reputiamo essere nostro dovere di promuovere il culto divino non solo con statuti, ma altresì col buono esempio… Il saggio Salomone, sebbene non illuminato dalla luce del cristianesimo, non risparmiò alcun sacrificio onde edificare al Signore Iddio una casa degna di Lui". Nel 1503 nomina Bramante sovrintendente generale delle fabbriche papali, affidandogli innanzitutto il collegamento tra il Palazzo Apostolico e la residenza estiva del Belvedere. Nei primi mesi del 1506 prende l'audace decisione di abbattere e ricostruire interamente la Basilica vaticana, risalente all'epoca di Costantino, ed è Giulio II a collocare la prima pietra il 18 aprile 1506. Bramante elabora un progetto a croce greca, con un'enorme cupola emisferica centrale e quattro cupole minori alle estremità dei bracci, alternate a quattro torri angolari. Dal 1506 al 1514 Bramante segue i lavori alla Basilica e, sebbene il suo progetto sia stato poi abbandonato dai suoi successori in favore di una Basilica a croce latina, immutati sono rimasti il diametro della cupola (40 metri, quasi quanto quella del Pantheon) e le dimensioni della crociera. Giulio II affida al Bramante anche alcuni lavori di urbanistica (Via Giulia e Via della Lungara). - Con Michelangelo le cose vanno meno bene, perché il Merisi non gli perdona l’averlo fatto dannare per nulla per il mastodontico monumento sepolcrale che Giulio II voleva farsi costruire nella nuova Basilica di San Pietro. Si rincontrano a Bologna nel 1507 e avviene la pacificazione, che produrrà qualcosa di grandioso: prima fonde per il Papa la statua in bronzo di cui abbiamo parlato sopra e pochi anni dopo, a Roma, ottiene la commissione "riparatrice" per la decorazione della volta della Cappella Sistina. - A Raffaello affida invece la decorazione di un nuovo appartamento ufficiale, le cosiddette Stanze Vaticane. Rifiutandosi di utilizzare l'Appartamento Borgia, il Papa sceglie alcuni ambienti al piano superiore, risalenti all'epoca di Niccolò V, in cui esistevano già decorazioni quattrocentesche. Fa dipingere i soffitti a un gruppo composito di pittori, tra cui il Perugino, il Sodoma, Baldassarre Peruzzi, il Bramantino e Lorenzo Lotto, oltre allo specialista di grottesche Johannes Ruysch. Sul finire del 1508 si aggiunge Raffaello. - Durante il Concilio Lateranense V Giulio II si ammala gravemente a causa della sifilide, che lo tormenta fin da giovane, e muore il 21 febbraio 1513. Tra i versi anonimi del tempo, questo riassume un po’ la sua vita : "Morto è quel che da Franza / ha Italia liberata / morto è quel che ha voltato / tutto il mondo a suo piacere". La sua tomba monumentale, fatta costruire dagli eredi, sarà fonte di sofferenze e critiche per Michelangelo. Il monumento che si trova in San Pietro in Vincoli, non ospiterà mai le spoglie del Papa guerriero, sepolto senza alcuno sfarzo nella Basilica di San Pietro. - Aveva creato 27 Cardinali nel corso di 6 distinti Concistori.

Leone X (1513-1521)

- Dopo un Borgia, un Piccolomini e un Della Rovere, ecco un altro Papa proveniente dallo star-system del tempo: Giovanni de' Medici. Figlio di Lorenzo il Magnifico e di una Orsini, aveva la carriera assicurata: tonsura a sette anni con la nomina a Protonotario apostolico, 9 ad otto era Abate di Montecassino e di Morimondo e prima dei tredici anni erano in corso negoziati per la sua elevazione a Cardinale. A 14 anni è già Cardinale, ma fino a 17 non può indossare le vesti purpuree. Fin da giovanissimo si vede che è più portato alla letteratura (tra i suoi maestri, il Poliziano) che al Diritto Canonico. Adolescente, fa l’esperienza del primo Conclave. Ne esce un Borgia, nemico dei Medici e quindi torna a Firenze. Con il cambio di regime nella città toscana, si rifugia ad Urbino e Bologna. Poi lascia l’Italia e gira l’Europa. Nel 1500 è a Roma nell’attuale Palazzo Madama e pensa solo ai suoi interessi letterari. Sotto Giulio II, con il quale i rapporti non sono il massimo, viene inviato in Romagna e fatto prigioniero dai Francesi nella sanguinosa battaglia di Ravenna. Vorrebbero portarlo in Francia come ostaggio, ma durante l'attraversamento del fiume Po, riesce a fuggire, riparando a Ravenna. Su invito del Papa, cerca di riprendere il potere a Firenze, saccheggiando per ventuno giorni Prato. Il 14 settembre 1512 Firenze torna ai Medici. L’anno dopo, Giulio II muore e si apre il Conclave. - Proprio per un bisogno di riconciliazione, si decide di fare Papa il de’ Medici il 9 marzo 1513, sperando che la sua salute cagionevole comporterà un Pontificato breve, anche se ha solo 38 anni. È l’ultimo Diacono della storia a diventare Papa: quindi viene subito ordinato sacerdote e Vescovo il 13 marzo e poi incoronato in modo solenne sei giorni dopo. - Almeno all’inizio Leone X fa ben sperare per la sobrietà della cerimonia di elezione e nel suo cercare di rasserenare gli animi, perdonando prima i Cardinali che avevano aderito al "Conciliabolo di Pisa"; poi Pompeo Colonna, che aveva tentato di provocare un'insurrezione popolare per instaurare una repubblica a Roma; infine i congiurati Boscoli e Capponi, che avevano complottato contro di lui a Firenze, salvando la vita pure a Niccolò Machiavelli, in carcere per lo stesso motivo. - Le attese però svaniscono, quando per l’entrata solenne in Laterano, spende qualcosa come 100.000 ducati per una stupefacente cerimonia. - Il 27 aprile 1513 riapre il Concilio Lateranense V, guida personalmente la dodicesima ed ultima sessione, il 16 marzo 1517. Tra le discussioni: l’immortalità dell'anima (contro le teorie filosofiche degli averroisti) e la sottomissione della verità filosofica a quella teologica; la riforma della Curia romana; cosa fare contro gli abusi presenti nella Chiesa; la censura preventiva dei libri di argomento religioso, la cui stampa dovrà d’ora in poi essere autorizzata dalla Chiesa, pena la scomunica per chi pubblica libri non autorizzati e il rogo pubblico di quelli stampati, più una multa di 100 ducati e il divieto di stampare per un anno; la liceità dei Monti di Pietà allo scopo di aiutare nel modo più favorevole le persone povere, che necessitano di aiuto; le nuove norme circa la predicazione dei chierici. - Proprio durante questo Concilio, viene approvato il Concordato di Bologna col quale la Santa Sede rinuncia ai territori di Parma e Piacenza, ma ottiene la revoca ufficiale, da parte di Francesco I, della Prammatica Sanzione di Bourges (7 luglio 1438, documento che sta alla base del “Gallicanesimo”). Il compromesso insito nel Concordato porta al reinserimento della Chiesa gallicana nell’ambito della Chiesa cattolica, conferendo tuttavia ai Re di Francia un potere sulla Chiesa nazionale, che nessun altro Sovrano Cattolico aveva mai avuto nel proprio regno, ed aprendo, fra l'altro, le porte all'introduzione in Francia del deprecato regime delle commende. Il Concordato di Bologna rimarrà in vigore praticamente fino alla soppressione dell'autorità della Chiesa in Francia operata dalla Rivoluzione Francese. - Leone X richiede con un pamphlet (quindi una pubblicazione non ufficiale) la traduzione della liturgia in volgare e la traduzione della Bibbia. Tale decisione sarà poi confutata dal Concilio di Trento, che riconfermerà il latino. Nel 1520 approva la cosiddetta “Poliglotta Complutense”, fatta stampare dal Cardinale Primate di Spagna Francisco Ximenes de 10

Cisneros e contenente il testo greco del Nuovo Testamento e ben quattro volumi dell'Antico Testamento in latino, greco, aramaico ed ebraico. - Vengono create nuove Diocesi nelle terre da poco scoperte: nel Panamà, a Madera, cui dipendono tutte le colonie portoghesi del mondo, a Cuba, nello Yucatán e in Honduras. - Nell’ottobre 1517 un monaco agostiniano tedesco, tale Martin Luther, fa girare 95 tesi (“Disputatio pro declaratione virtutis indulgentiarum”) in opposizione alla vendita di indulgenze da parte del Papa e la predicazione del frate domenicano Johann Tetzel, sottocommissario per la predicazione delle indulgenze dell'Arcidiocesi di Magonza. Cos’è successo? Semplicemente, il bisogno assoluto di denaro per le guerre e i lavori di abbellimento di Roma, come la ricostruzione della Basilica di San Pietro, hanno costretto Leone X ad accettare 10.000 ducati da Alberto di Hohenzollern in cambio dell'elezione ad Arcivescovo di Magonza. Per aiutare il prelato a restituire questi soldi alla Banca Fugger, con la bolla “Sacrosancti Salvatoris et Redemptoris”, gli dà il privilegio di dispensare un'indulgenza nei suoi territori per un periodo di sei anni. Metà del denaro ricevuto sarebbe stato versato al Papa per il finanziamento della fabbrica di San Pietro, e l'altra metà al Fugger come restituzione del prestito. Nel 1520 la bolla “Exsurge Domine” condanna alcune delle tesi di Lutero e minaccia di scomunicarlo se non ritratterà entro sessanta giorni le sue posizioni. Lutero ignora la bolla e successivamente la brucia nella piazza di Wittenberg. Il 3 gennaio 1521 il Papa scomunica Martin Lutero con la bolla “Decet Romanum Pontificem”. - Diversissimo l’atteggiamento verso Erasmo da Rotterdam: nonostante gli attacchi dei molti teologi, che additavano l'umanista olandese come ispiratore della critica alla Chiesa romana e fiancheggiatore dell'eresia luterana, Erasmo proferisce lodi ed attestazioni di ossequio nei confronti di Leone X, come la dedica inserita nella sua edizione del Nuovo Testamento (1515) e delle opere di San Girolamo (1516). In cambio ha la dispensa papale dai voti monastici, anche se non verrà mai chiamato, come forse avrebbe desiderato, alla Corte di Roma. - Per motivi essenzialmente di vendetta privata (il dominio su Siena tolto al fratello in favore del cugino) il Cardinale Alfonso Petrucci ordisce una congiura per assassinare il Papa mediante avvelenamento. Corrompe per questo il medico personale di Leone X, Battista da Vercelli, ma la congiura viene scoperta grazie all'intercettamento di una lettera di Alfonso al suo segretario Antonio de Nini. Il Cardinale, arrestato e tradotto a Roma, viene giustiziato in Castel Sant'Angelo per strangolamento il 16 luglio 1517, mentre il suo Segretario e il medico del Papa sono condannati a morte per squartamento. Altri quattro Cardinali se la cavano con il pagamento di una multa salatissima. Di fatto è una vera e propria purga in stile staliniano del Collegio Cardinalizio, mirante a rifondarlo con gente fidata. - Si diceva delle guerre “papali”. In effetti egli continua la politica interventista di Giulio II contro la Francia. Nel 1513, a Novara, gli Svizzeri, guidati da Massimiliano Sforza, infliggono una pesante sconfitta ai Francesi, conquistando il Ducato di Milano. Nel 1515 il nuovo re Francesco I mira a riprendersi Milano e così il Papa si attiva per stipulare un'altra Lega Santa antifrancese, che comprende la Spagna, l'Impero, l’Inghilterra, Milano, Genova e gli Svizzeri, mentre Venezia questa volta sta con la Francia. Francesco I marcia verso Milano nel settembre del 1515 senza trovare grande resistenza. Il 13 e 14 settembre, nella battaglia di Marignano i Francesi sbaragliano definitivamente le difese della Lega. Il Papa intanto si era già ritirato dalla Lega, facendo da mediatore fra le parti e accordandosi alla fine proprio con Francesco I a Viterbo, preliminare di quel Concordato di Bologna, di cui abbiamo già parlato, che politicamente regalerà il controllo dell’Italia settentrionale ai Francesi e il ritorno della repubblica nella sua Firenze. 11

- Papa poco misericordioso, Leone X si vendica per il mancato appoggio promessogli dalla città di Urbino governata dai Della Rovere, i quali tra l’altro avevano ospitato la famiglia de’ Medici dopo la cacciata da Firenze. Li spodesta e ci mette Lorenzo suo nipote, già Signore di Firenze. - Poco prima della morte inaspettata, riesce a convincere Carlo V (Imperatore dal 1519) a cacciare i Francesi da Milano, perché vi tornino gli Sforza, e a tale scopo vi invia un esercito pontificio guidato dal Cardinale Giulio de’ Medici. Parma e Piacenza tornano così alla Sede apostolica, riportando i confini pontifici a quelli di Giulio II. Il 25 novembre 1521, di ritorno dalla sua villa della Magliana, Leone X celebra la vittoria con un ingresso trionfale in Roma. Festeggiamenti e bagordi per la vittoria militare ottenuta, che gli sono fatali. Il 1º dicembre 1521, Leone X viene colto da un improvviso malore e muore, pare sostenuto dai conforti religiosi. Viene seppellito in modo modesto in San Pietro. Solo più tardi verrà portato nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva. Vengono fatte indagini per sospetto avvelenamento, ma senza risultati. - Secondo i calcoli del Cardinale Camerlengo Armellini, il Papa spese, durante l'intero suo Pontificato, la cifra astronomica di 4,5 milioni di ducati, lasciandone altri 400.000 di debito alla sua morte. - Aveva creato 42 Cardinali (fra cui due futuri Papi) nel corso di 8 distinti concistori.

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TAVOLA VIII

Alessandro VI

Pio III

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Giulio II

Leone X 14

CAPITOLO 24

DAL 1522 AL 1549

Un Papa Paolo dà inizio ad uno dei più importanti Concili della storia della Chiesa e, curiosamente, un altro Papa Paolo concluderà quello che, in parte, lo ha corretto e riadattato alla modernità. Solo tre Papi in questo capitolo: l’ultimo “straniero” prima di Giovanni Paolo II, l’unico olandese, e due tra i più importanti della storia della Chiesa: Clemente VII Medici e Paolo III Farnese. Con una differenza fra i due: mentre il primo non sembra rendersi ben conto della portata storica, sociale e religiosa degli scismi nord-europei (il Sacco di Roma, paradossalmente, è invece opera della soldataglia del cattolico Carlo V), il secondo ha talmente chiaro che sta avvenendo qualcosa di epocale, da riunire il tanto richiesto ed auspicato Concilio Ecumenico, che andrà avanti per anni, durante diversi Pontificati. I primi atti del Concilio di Trento non fanno altro che confermare il Magistero tradizionale e confutare le eccezioni proposte dai protestanti, ma si arriva a chiedere positivamente la presenza costante del Vescovo in Diocesi. Per salvaguardare meglio la cattolicità dalle eresie, viene creata a Roma una speciale inquisizione: il Sant’Uffizio. Si vedono poi i segnali di un cattolicesimo in fermento: la creazione in America di tantissime nuove Diocesi e perfino di università, con la nascita quindi di una nuova Chiesa “creola” fatta sì di colonizzatori, ma anche di indigeni, che i Papi del tempo hanno la sagacia di considerare figli di Dio da rispettare, convertire e assolutamente da non schiavizzare; e la fondazione di nuove famiglie religiose ancora oggi molto attive come i Gesuiti, i Cappuccini, i Barnabiti, le Orsoline e i Somaschi. Certo sono ancora Pontefici rinascimentali nei comportamenti personali (figli e nipoti da piazzare bene) e nel mecenatismo, che renderà sempre più bella Roma e i palazzi vaticani. Ma si cominciano a vedere gli albori di un mondo nuovo… Copernico è già al lavoro ed è in contatto col Papa, mentre per motivi spudoratamente laici, la Chiesa anglicana si rende indipendente da Roma e riconosce proprio un laico (il Re) come suo capo.

Adriano VI (1522-1523)

- Poco più di un anno di Pontificato per quello che fino al 1978 sarà l’ultimo Papa non italiano della storia. Il 9 gennaio 1522 i Cardinali scelgono l’olandese Adriaan Florenszoon Boeyens d'Edel (o Dedel). Questi aveva studiato filosofia, teologia e diritto canonico a Lovanio, diventando Dottore in teologia nel 1491 e in seguito Diacono di San Pietro e Vice- cancelliere dell'università. Nel 1507 era stato nominato tutore del futuro imperatore Carlo V, che all'epoca aveva solo sette anni. Di fatto aveva governato la Spagna con il Cardinale Francisco Jiménez de Cisneros fino alla maggiore età dell’Imperatore. Questi poi lo aveva eletto Generale delle inquisizioni riunite di Castiglia ed Aragona. Nel 1517 era diventato

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Cardinale e nel 1520 aveva svolto la funzione di Reggente di Spagna, mentre Carlo V era nei Paesi Bassi. - Il 27 dicembre 1521 39 Cardinali, dei quali ben 36 italiani, si riuniscono in un Conclave, nel quale si scontrano le fazioni pro-Carlo V e pro-Francesco I. Alla fine il Cardinale Giulio de' Medici appoggia una soluzione neutrale come quella del Vescovo olandese della catalana Tortosa, che giunge in Italia solo il 25 agosto, un po’ per l’instabilità della situazione politica, un po’ per motivi economici, un po’ per il pericolo turco nel Mediterraneo. Nell’attesa, Roma viene governata da un Cardinale diverso ogni mese. All’arrivo, “la tedesca tigna”, come l’Aretino definisce il nuovo Papa, non accetta archi di trionfo. L’incoronazione finalmente può avvenire dopo quasi nove mesi dall’elezione il 31 agosto 1522. La reazione dei Romani verso questo Papa “straniero” è durissima: i versi insultanti del Berni e le ironie di Pasquino ci dicono molto dell’aria che tira. - Il sessantatreenne Adriano, ultimo assente ad un Conclave ad essere eletto Papa, penultimo ad aver mantenuto il nome di battesimo, vuole rimettere ordine e pulizia. Sostiene infatti che "il Papa deve ornar le chiese con i prelati e non i prelati con le chiese" . Si mostra severo quindi nell'amministrazione della giustizia e nei riguardi della condotta dei Cardinali, iniziando la riforma della Sacra e comminando la perdita dell'ufficio agli uditori indegni e venali. Segue presto la diminuzione del numero dei referendari di Segnatura e il miglioramento del sistema di concessioni delle indulgenze. I Cardinali si oppongono; impossibile poi ridurre il numero delle dispense matrimoniali, perché le entrate erano state incamerate con anni di anticipo da Leone X. - Nel gennaio 1523, una volta superata l’ennesima ondata di peste, dà nuove disposizioni alla Segnatura, di concedere benefici solo a persone degne. Seguono, nel febbraio, la nomina di una Congregazione cardinalizia per l'abolizione degli uffici creati da Leone X e, in aprile, un'ulteriore diminuzione delle spese della già ridotta corte personale del Pontefice. - Non ama l’arte, non è mecenate, anzi. Tra l’altro non conosce la lingua italiana. Per l’abbassamento degli stipendi, gli artisti se ne vanno, i lavori nella Cappella Sistina si fermano. - Vorrebbe unire tutti contro il Sultano turco Solimano il Magnifico, ma fallisce. Alla fine viene coinvolto in una guerra contro la Francia. Rodi intanto, difesa da 7.000 Cavalieri di San Giovanni, contro 200.000 Turchi, viene conquistata. - Nei confronti di Lutero ha un atteggiamento ambiguo: da una parte nel dicembre 1522 alla Dieta di Norimberga, incarica il Nunzio in Germania Francesco Chieregati di riconoscere "gli abomini, gli abusi e le prevaricazioni della corte romana; [...] malattia profondamente radicata, sviluppata ed estesa dal capo ai membri", dall’altra, da ex- inquisitore, non può che condannare come eretico Lutero. - In Svizzera scoppia il caso di Huldrych Zwingli. Questo teologo svizzero, prima di leggere Lutero, aveva conosciuto ed apprezzato Erasmo da Rotterdam. Ancora da prete cattolico aveva denunciato come gli insegnamenti e le pratiche del clero si discostassero sempre più dalla semplicità del cristianesimo delle origini. Inoltre aveva cominciato a dare più valore alla predicazione che alla liturgia, che assumeva ai suoi occhi sempre più l’aspetto di una mera "cerimonia d’accompagnamento". A Zurigo era diventato un ricercato predicatore, che metteva al centro il tema della misericordia paolina. Dopo aver studiato Lutero nel 1520, si distacca sempre più dal Papato, visto che per lui il fondamento è Cristo e non Pietro. Il 2 luglio 1522, in una petizione inviata al Vescovo di Costanza, chiede libertà nella predicazione del Vangelo e lo scioglimento per il clero dal voto di celibato. A questo punto Adriano VI, irritato dalla condotta di Zwingli, dopo aver tentato di frenare la sua azione di riforma, offrendogli la possibilità di diventare Cardinale, gli proibisce di predicare dal 16 pulpito e chiede alle autorità di Zurigo di condannarlo come eretico. Queste non ubbidiscono e la riforma dello svizzero si espande nei cantoni di lingua tedesca e nella Germania meridionale. - Farà molto discutere, dopo la sua scomparsa, un’opera scritta da Adriano VI nel 1516 prima di diventare Papa (“Quęstiones in quartum sententiarum praesertim circa sacramenta Magistri Hadriani Florentii Traicatensis”), in cui troviamo scritto un pensiero, che oggi sarebbe un assist perfetto per i cattolici anti-bergogliani: "Se per Chiesa romana si intende il suo capo o Pontefice, è indiscutibile che egli possa errare anche su argomenti concernenti la fede. Lo fa quando predica l'eresia nei propri giudizi o nelle proprie decretali. In verità molti Pontefici romani furono eretici, e l'ultimo di essi fu papa Giovanni XXII". - Muore il 14 settembre 1523, alcuni dicono per colpa della smodata passione per la birra, ed è sepolto nella Chiesa di Santa Maria dell'Anima. La sua morte viene salutata come una festa; alla porta del medico personale, Giovanni Antracino, è apposta l'iscrizione “Liberatori Patriae S.P.Q.R.”. Cardinali, curiali, cortigiane, buffoni si uniscono all'assurda euforia per la scomparsa, in fondo, di un precursore della Controriforma. - Aveva creato un solo Cardinale, in un Concistoro svoltosi quattro giorni prima di morire.

Clemente VII (1523-1534)

- A soli 48 anni, un altro Medici sale sul trono pontificio. Giulio Zanobi è figlio naturale, poi legittimato, di Giuliano de’ Medici e di una certa Fioretta. Nasce un mese dopo l’uccisione del padre ed affidato alle cure di Antonio da Sangallo. Poi è lo stesso zio Lorenzo a curarne l’educazione. Nel 1495 fugge da Firenze e dopo un lungo peregrinare, arriva a Roma alla corte di Leone X. Nel 1510 nasce Alessandro (detto “il Moro”), riconosciuto figlio illegittimo di Lorenzo, ma alcuni sostengono che il padre sia proprio Giulio. Nel 1513, a 35 anni, viene nominato Arcivescovo di Firenze e poi Cardinale diacono. Come si usava allora, risulta titolare di altre Diocesi in Italia e all’estero. Alla morte di Lorenzo, diventa Governatore della città. Nel 1517 è Cardinale prete, poi viene nominato Vicecancelliere di Santa Romana Chiesa, incarico che gli dà modo di mettere alla prova le sue qualità diplomatiche, come l’accordo fra Carlo V e il Papato, sotto Adriano VI. - Il Conclave del 1523 dura ben 50 giorni, rallentato dalle guerra in corso in Lombardia, e dalle differenze di vedute fra Cardinali giovani e Cardinali anziani. Alla fine, portato dalla sua parte il Cardinale Colonna, viene eletto il 19 novembre dello stesso anno e consacrato una settimana dopo. Ha solo 45 anni e da allora mai nessun Papa sarà più giovane di lui. La scelta del nome vuole dare un segnale di pacificazione e, nello stesso tempo, sottolineare il desiderio di riformare la Curia. - Come per altri Pontefici, le intenzioni iniziali sono di portare pace fra i Paesi europei per unirsi poi tutti contro il sultano turco Solimano, che sta invadendo l'Europa balcanica. Fa in modo che ci sia una tregua fra Carlo V e Francesco I, ma i fatti lo porteranno ad allearsi con uno schieramento o con l’altro a seconda delle situazioni. Contrario a Carlo V nel 1524-25, poi apertura verso l’Imperatore vittorioso nella battaglia di Pavia, poi di nuovo contro nel 1526 (Lega Santa di Cognac, 22 maggio), quando il Papa progetta di cacciare gli imperiali dall’Italia con l’aiuto francese, alleato con veneziani, fiorentini e milanesi. In realtà il progetto fallisce miseramente per l’ignavia di Francesco I, che deve far liberare i figli dalla prigionia a Madrid. Non solo, il 31 marzo 1527 arriva la ritorsione di Carlo V, che discende la penisola, aggirando con abilità gli ostacoli della Lega, e puntando su Roma. I Lanzichenecchi, in maggioranza luterani ed appestati, assaltano le mura vicino al Vaticano il 6 maggio (viene subito ucciso da un colpo di archibugio, forse sparato da Benvenuto 17

Cellini, il comandante Carlo di Borbone), mentre l’Imperatore torna in Germania per evitare di ammalarsi. Le soldataglie germaniche guidate ora da Filiberto di Chalons, principe d'Orange devastano e saccheggiano completamente la città, distruggendo tutto ciò che è possibile distruggere, rubando, ammazzando e violentando come non si era mai visto prima. Le vie alla fine sono disseminate di cadaveri, percorse da ciurme di soldati ubriachi e schiamazzanti, che si trascinano dietro donne di ogni condizione, da saccheggiatori che trasportano oggetti rapinati; le chiese trasformate in bivacchi, dove tedeschi, spagnoli ed italiani gozzovigliavano; in ogni luogo e sopra ogni cosa lasciano traccia del loro passaggio e della loro ferocia. - Durante l'assalto, Clemente VII si ritira in preghiera nella cappella privata, poi si rifugia a Castel Sant'Angelo insieme ai Cardinali e agli altri prelati, salvandosi grazie al sacrificio della guardia nobile, che lo protegge a prezzo della vita. Questa vicenda è tristemente nota come il "sacco di Roma". Il 5 giugno 1527, il Pontefice viene fatto prigioniero. In dicembre è liberato dietro la promessa del pagamento di un pesante indennizzo. Deve versare al Principe d'Orange 400.000 ducati, di cui 100.000 immediatamente e il resto entro tre mesi. Deve cedere Parma, Piacenza e Modena. Clemente VII, per evitare di ottemperare alle condizioni imposte dall'Imperatore (c’è sempre un Concilio fra le sue richieste), abbandona Roma travestito di notte e il 16 dicembre si ritira ad Orvieto e successivamente a Viterbo. - Nonostante tutto, il Papa perdona Carlo V e con lui stipula il 19 giugno 1529 la Pace di Barcellona. Il 24 febbraio 1530, lo incorona imperatore a Bologna, come segno di riconciliazione tra Papato ed Impero. Carlo si impegna a ristabilire a Firenze la signoria della famiglia Medici, abbattendo la repubblica fiorentina e a concedere la Borgogna a Francesco I, che, in cambio, promette di disinteressarsi degli affari italiani. - Nel 1532 Clemente VII fa occupare con uno stratagemma la Repubblica di Ancona e il denaro pagato al Papa dal Legato pontificio della città serviranno a rimpinguare le casse papali depauperate dal sacco di Roma. - Fin dal momento della salita al Soglio Pontificio, gli si chiede di far qualcosa viste le conseguenze dello scisma luterano. Lutero è scomunicato, ma la Riforma si espande sempre più in Germania e nei paesi confinanti. Nella seconda Dieta di Norimberga, del febbraio 1524, gli stati tedeschi ratificano l'Editto di Worms come legge dell'Impero e chiedono al Legato pontificio, Cardinale Lorenzo Campegio, un Concilio nazionale, che avrebbe dovuto aver luogo a Spira nello stesso anno. L'unica cosa che è disposto a concedere il Papa è un accordo segreto, consacrato con una bolla del 24 febbraio 1533, in cui si impegna a convocare il Concilio a data da destinarsi. In realtà non crede in questa opzione, temendo i conciliaristi e forse qualcuno che, ricordandogli la sua origine illegittima, ne possa chiedere le dimissioni. Nel contempo, riesce a coinvolgere Erasmo da Rotterdam nella lotta antiluterana e gli invia 200 fiorini come ringraziamento. - Pur contrario al Concilio, un po’ lo anticipa nel 1524, preannunciando l'attuazione di una visita delle chiese di Roma, un maggiore controllo nella preparazione del clero secolare, e pubblicando una bolla sulla riforma morale della Curia. - Il 17 dicembre 1524, con la bolla “Inter sollicitudines et coram nobis”, indice per l'anno seguente un Giubileo. Il Papa apre personalmente la Porta Santa, ma l'affluenza dei pellegrini è scarsa a causa delle guerre, del timore dell'avanzata turca e della rivolta dei contadini in Germania. Inoltre, nell'agosto del 1525 c’è una nuova epidemia di peste. - Il 25 gennaio 1525, concede un indulto ai domenicani del Convento di Forlì per celebrare la messa del Beato Giacomo Salomoni ogni volta che lo desiderano, durante l'anno. Pare che sia il più antico decreto di indulto per quanto concerne le celebrazioni ecclesiastiche.

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- Gian Piero Carafa ottiene, con breve del 24 giugno 1524, di dar vita ad una Congregazione di Chierici Regolari detti Teatini. Nel 1528 il Papa approva l'Ordine dei Cappuccini e, nel 1530, i Chierici regolari di San Paolo (detti Barnabiti). Erige anche nuove Diocesi in America (Colombia, Messico e Venezuela) ed Africa (Capo Verde). - Durante il suo Pontificato si consuma lo scisma anglicano, da parte del re Enrico VIII Tudor, dovuto non a motivi teologici o pastorali, ma per cause puramente personali e di politica dinastica. Il Defensor Fidei, come lo aveva proclamato Leone X, dal matrimonio con Caterina d’Aragona (vedova di suo fratello maggiore) non ha avuto figli maschi e quindi il Re, temendo che sia un castigo di Dio, vuole ripudiarla, ritenendo non valida la dispensa che Giulio II gli aveva concesso per sposarla. Enrico è invaghito di Anne Boleyn (Bolena), donna elegante, coltissima, poliglotta, simpatizzante per le riforme nella Chiesa. Per perorare la sua causa, Enrico manda a Roma il segretario William Knight, col Papa che sembra fare qualche apertura. Caterina giura di non aver consumato il primo matrimonio, ma è tutto inutile. Poi ci si mette di mezzo l’Imperatore, nipote di Caterina, ad incitare il Papa a dire di no e Clemente VII non vuole certo farselo nemico. - Nel 1529 Enrico VIII procede così alla soppressione dell'indipendenza degli ecclesiastici inglesi e ad arrogarsi il diritto di nominare i Vescovi. Nel gennaio del 1533 sposa Anna Bolena e, nel maggio dello stesso anno, il precedente matrimonio con Caterina d'Aragona viene dichiarato ufficialmente nullo dall'Arcivescovo di Canterbury. A questo punto le cose precipitano: Enrico viene scomunicato in luglio, il Re risponde allora con l'Atto di Supremazia, votato dal Parlamento il 3 novembre 1534, che lo dichiara Re supremo ed unico Capo della Chiesa d'Inghilterra. L’intellettuale ed umanista Tommaso Moro, ex Lord Chancellor, si oppone e viene giustiziato. Tutti i pagamenti che prima erano versati al Papa, ora vengono dirottati alla corona; il Parlamento esclude la principessa Maria dalla successione al trono in favore della figlia di Anna Bolena, Elisabetta, nella speranza di un futuro erede maschio. La Bibbia viene tradotta in inglese, ai preti è permesso sposarsi e le reliquie dei santi sono distrutte. - Clemente VII è un Papa mecenate e con lui abbiamo un altro periodo d’oro per l’arte italiana: sviluppa la Biblioteca Vaticana, continua la costruzione della Basilica di San Pietro, porta a termine i lavori del Cortile di San Damaso e di Villa Madama. Incarica, inoltre, Michelangelo di affrescare la Cappella Sistina con il Giudizio Universale, seguendone personalmente i lavori. Commenta e fa pubblicare tutte le opere di Ippocrate. - In una bolla del 24 febbraio 1533, promette la convocazione del Concilio, riservandosi però di fissarne la data. Nell'autunno dello stesso anno, il Papa celebra le nozze tra la nipote Caterina de' Medici, figlia di Lorenzo II, ed Enrico di Valois, secondogenito di Francesco I di Francia. Di ritorno dal matrimonio contrae nuovamente la malattia che lo aveva colpito nel 1529 e che spesso tornava a visitarlo. Il Papa muore a Roma il 25 settembre 1534, a soli 56 anni, pare dopo aver mangiato l'amanita phalloides (un fungo mortale). Viene sepolto prima in San Pietro e poi trasferito in Santa Maria sopra Minerva. Il suo mausoleo si trova di fronte a quello del cugino Leone X ed è disegnato da Antonio da Sangallo il Giovane. Così lo giudicherà il Guicciardini: "Egli cessò di vivere odiato alla corte, sospetto ai principi, e con fama più presto grave ed odiosa che piacevole, essendo reputato avaro, di poca fede e alieno di natura dal beneficare gli uomini...". - Una curiosità: nei quadri di Sebastiano del Piombo appare ancora rasato nel 1526, mentre è già barbuto nel 1528. Solo dopo diversi lustri i Pontefici riprenderanno l’abitudine, finora sempre mantenuta, di radersi il volto. - Aveva creato 33 Cardinali nel corso di 14 distinti Concistori.

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Paolo III (1534-1549)

- Un altro Papa umanista, membro di una nobile famiglia. Nato nel viterbese, la madre è una Caetani, ovvero discendente dalla famiglia di Gelasio II e Bonifacio VIII. Testa calda da giovane, ha tra il 1500 e il 1509 quattro figli da Silvia Ruffini e finisce perfino in carcere, dal quale scappa avventurosamente. Studia a Roma, avendo tra i precettori l'umanista Pomponio Leto per le lettere antiche. Viene mandato a Firenze presso Lorenzo il Magnifico, dove può assistere alle lezioni di Marsilio Ficino, conoscere Giovanni Pico della Mirandola ed incontrare il fior fiore dei rampolli della nobiltà italiana. Tornato a Roma, comincia il suo cursus honorum: Protonotario Apostolico, Cardinale, Legato Pontificio a Viterbo, Legato della Marca anconitana, Vescovo ed Arcivescovo di diverse Diocesi (tra le tante, Parma e ). Nel 1513 inizia la costruzione di Palazzo Farnese, poi ha diversi incarichi diplomatici; partecipa al Concilio Lateranense V e diventa uno dei Cardinali di Curia più influenti. Decano del Sacro Collegio, diviene Papa a 66 anni il 13 ottobre 1531 e morirà a 81 il 10 novembre 1549, a guisa dei Pontefici contemporanei. Su di lui si scatenerà il Pasquino, con definizioni irriguardose e “pasquinate” di ogni genere. - È rigido con la Riforma protestante e per questo sta dalla parte di Carlo V contro Francesco I favorevole ai calvinisti francesi (Ugonotti). Il 17 dicembre 1538 il Pontefice scomunica il re d'Inghilterra Enrico VIII e lo pone sotto interdetto. Calvino intanto si afferma con una dottrina ancora più estremista di quella luterana. - Nell'estate 1541 il sultano Solimano II (il Magnifico) invade l'Ungheria e Buda viene messa sotto assedio; contemporaneamente alcune flottiglie turche minacciano nel Mediterraneo occidentale i domini di Carlo V. L'Imperatore allora decide per una spedizione di rappresaglia contro il nemico e passa prima per l'Italia per avere un colloquio con il Papa a Lucca, poi a settembre si reca a La Spezia e a Maiorca, per affrettare i preparativi dell'impresa di Algeri. Ma tutto finisce in un disastro solo per motivi meteorologici (una tempesta improvvisa). Nel 1545 Carlo V firma una tregua con Solimano, garantendo la sicurezza sul fronte orientale dell'Impero. - Davanti ad un quadro sempre più preoccupante, si decide finalmente di convocare un Concilio per rispondere al diffondersi ovunque della ribellione a Roma. Questo evento viene preceduto saggiamente dall’elezione a Cardinali di prelati favorevoli ad una riforma cattolica (Gasparo Contarini, Gian Pietro Carafa, Giovanni Gerolamo Morone e l'inglese Reginald Pole). Si pone subito il problema di dove convocarlo. Paolo III si reca appositamente dall’Imperatore e prima viene scelta Mantova (1536), poi Vicenza (1537). Finito l’ennesimo conflitto fra Francia ed Impero, finalmente il 22 maggio 1542 il Papa indice il Concilio (bolla “Initio nostri”) per il 1º ottobre dello stesso anno (Kalendas octobris) a Trento. La cittadina sull’Adige viene considerata la scelta più opportuna, in quanto si trova a metà strada tra Roma e la Germania ed è sede di un Principato vescovile appartenente all'Impero germanico. Sospeso il 6 luglio del 1543 ancora per una guerra, chiusasi con la Pace di Crépy del settembre 1544, con la quale gli Asburgo prendono possesso di Milano e i francesi del Piemonte e della Savoia, il Concilio viene riconvocato con la bolla “Laetare Jerusalem” (19 novembre 1544). - Il "Sacrosanto Concilio Ecumenico e Generale" si apre solennemente a Trento il 13 dicembre 1545, III domenica di Avvento, nella Cattedrale di San Vigilio. A fare gli onori di casa il Principe-vescovo Cristoforo Madruzzo. Il Pontefice è rappresentato da tre Cardinali: Giovanni Ciocchi del Monte, Marcello Cervini e Reginald Pole. Assenti i protestanti, con Lutero che scrive un testo intitolato "Contro il papato di Roma, fondato dal diavolo".

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- Nei primi due anni (8 sessioni), con pochi prelati presenti, quasi tutti italiani, si conclude poco, perché non ci si riesce ad accordare su cosa mettere al centro: riforme o argomenti teologici? L’Imperatore vuole le riforme, il Papa vuole ribadire la Dottrina. Si sceglie un compromesso, in realtà solo apparente: nelle prime sessioni non si farà altro che ribadire tutto ciò che la Tradizione cattolica ha sempre detto. - A Roma piace poco la sede di Trento. Nel 1547 scoppia poi una febbre petecchiale ed è un fuggi fuggi generale, per cui si decide di spostare la sede a Bologna, dove si svolgono le sessioni del 1547 e 1549. In mezzo, il duro contrasto del Papa con un Imperatore cattolico, che alla Dieta di Augusta nel giugno 1548 si era mostrato troppo aperto, concedendo ai protestanti il matrimonio dei preti e il calice ai laici, con un documento preparato dal Vescovo Pflug di Naumburg, dal Vescovo ausiliare di Magonza Michele Helding e dal teologo protestante Giovanni Agricola (Interim di Augusta), sempre in attesa di una decisione definitiva del Concilio. Oltretutto, non si parlava nel documento della restituzione dei beni ecclesiastici sequestrati. Intanto muore Francesco I, in quel momento alleato del Papa. A questo punto Paolo III sospende del tutto il Concilio (13 settembre 1549). - Ma cosa si è deciso nel primo periodo del Concilio, sotto il Pontificato paolino? Viene riaffermato prima di tutto il Simbolo niceno-costantinopolitano. Nella IV sessione sono fissati i canoni della Sacra Scrittura e si ribadisce la loro ispirazione; viene poi accettata come ufficiale la versione della Bibbia detta Vulgata e si respinge la dottrina del libero esame delle Scritture, ribadendo che la loro interpretazione spetta alla Chiesa. Si afferma che il Battesimo lava dal peccato originale, ma nel battezzato rimane una concupiscenza, “fomite” (causa, tentazione) del peccato. Nonostante il permanere della concupiscenza, si ripropone la tesi tomista dello "Stato di Grazia" inteso come una qualità che, quando ricevuta, diviene propria dell'uomo, e non quindi un qualcosa conferito sempre da Dio, ma “aliena” ad esso. La persona che riceve la Grazia, quindi, cambia realmente, producendo un nuovo comportamento, con atti meritori che a loro volta confermano ed incrementano la Grazia. Gli atti sono una conseguenza della Grazia, ma sono necessari. Sono dunque condannate le tesi luterane sulla giustificazione: sia per quanto riguarda ciò che è necessario a conseguirla (Lutero affermava che bastava la sola fede, e le opere non avevano alcun valore) sia per quanto riguarda le conseguenze sul giustificato (secondo Lutero non vi era alcun cambiamento nella persona, che rimaneva nei suoi peccati: l'unica differenza è che Dio non glieli imputa più, e lo fa con un atto puramente unilaterale). Viene inoltre condannata la teoria calvinista della predestinazione degli Eletti ed evidenziato il ruolo della libertà umana nella propria salvezza. Non è trattata in modo esteso la questione dell'Immacolata Concezione: il Concilio si limita a dire che le affermazioni sul peccato originale espresse negli stessi documenti non riguardano la “Beata ed Immacolata Vergine Maria” e che valgono le indicazioni di Sisto IV (già istitutore della festa dell'Immacolata) in merito alla questione, secondo le quali non è possibile indicare come eretica né l'affermazione contraria né quella favorevole dell'Immacolata Concezione di Maria, in quanto la Chiesa non ha ancora espresso un parere definitivo. Si stabiliscono alcuni decreti di riforma, tra i quali il divieto di predicazione ai questuanti, il dovere di residenza come condizione per la rendita dei benefici ecclesiastici e l'obbligo di residenza dei Vescovi nelle loro Diocesi. Fino ad allora, infatti, i benefici ecclesiastici ed i vescovati erano stati assegnati generalmente ai nobili, senza che corrispondesse effettivamente l'obbligo di residenza e lo svolgimento dell'incarico. - Nella VII sessione viene infine ribadita la dottrina generale dei 7 Sacramenti, ritenuti istituiti da Gesù Cristo ed efficaci indipendentemente dalla loro esecuzione (ex opere

21 operato). Vengono quindi esaminati nel dettaglio i sacramenti del Battesimo e della Confermazione. - Sotto il suo Pontificato vengono prese altre decisioni importanti in campo ecclesiale: il Giovedì Santo del 1536 firma la bolla “In coena Domini“, nella quale sono elencati 17 errori della fede, che possono portare alla scomunica e il 21 luglio 1542, con la costituzione “Licet ab initio“, viene istituita l'Inquisizione romana, ossia la “Congregazione della Sacra, Romana ed Universale Inquisizione del Santo Offizio”, nella quale subito si mette in luce per durezza il Cardinale Carafa, futuro Paolo IV. - Con la bolla “Regimini militantis Ecclesiae“ (1540) concede l'approvazione pontificia alla Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola due anni prima. Il 31 luglio 1548 concederà al fondatore l'imprimatur alla pubblicazione a stampa dei suoi “Esercizi spirituali“. Sempre nel 1540 approva la regola dei Chierici regolari di Somasca (detti brevemente “somaschi”), mentre quattro anni dopo approva con la bolla “Regimini Universalis“ la regola delle Orsoline. - Il 29 maggio 1537 fa pubblicare la bolla “Veritas Ipsa“ (conosciuta anche come “Sublimis Deus“) nella quale condanna la riduzione in schiavitù degli amerindi : “Essendo uomini come tutti gli altri, [...] non possono essere assolutamente privati della loro libertà e del possesso dei loro beni, anche se sono fuori dalla fede di Gesù Cristo”, perciò “in virtù della Nostra autorità apostolica, dichiariamo […] che detti indios e altri popoli che possono successivamente essere scoperti, dovranno convertirsi alla religione di Gesù Cristo mediante la predica della Parola e l'esempio di costumi edificanti” . - Con il breve “Altitudo divini consilii“ (1º giugno 1537) condanna il commercio degli schiavi. Nello stesso documento esorta i Francescani a battezzare gli indios. - Nel 1543 con la bolla “Divina summaque“ il Pontefice crea la Compagnia di Santa Maria della Grazia, in favore delle prostitute convertite ed ospitate nella Casa di Santa Marta. - Per quanto riguardo gli Ebrei, permette ai convertiti di mantenere i propri averi e l'eredità paterna e fonda un Collegio per i catecumeni convertiti. - Crea molte nuove diocesi in America (Messico, Perù, Guatemala, Nicaragua, Colombia, Paraguay, Ecuador) e in Africa (São Tomé e Príncipe). - Come monarca, Paolo III deve gestire la rivolta di Perugia contro la tassa sul sale, una delle tante del suo Pontificato esoso, per cercare di sistemare le malmesse casse vaticane. Brutale la repressione su Perugia affidata al preferito dei suoi quattro figli (Pier Luigi, detto dai suoi nemici “il bastardo del Papa”) e che comporta per la città umbra l’annessione allo Stato Pontificio. - Per l’amato figlio e i membri della famiglia Farnese ci vuole un regno e viene individuato nel Ducato di Parma e Piacenza. Per ottenere quei pochi kmq di territorio emiliano (oltre al sì al Concilio), deve scendere a patti con Carlo V, che in quel momento (1545) è in guerra coi protestanti tedeschi. Il Papa promette all’Imperatore una ricompensa di 12.000 unità di fanteria, 500 cavalieri guidati da Ottavio Farnese ed una considerevole quantità di denaro. Carlo V vince sulla Lega di Smalcalda, la Germania torna cattolica, ma solo formalmente. La fiducia del Papa verso l’Imperatore scema decisamente, quando è chiaro che non è poi così d’accordo nel dare il Ducato ai Farnese, cacciando il reggente Ferrante Gonzaga. Lo stesso Duca viene ucciso a Piacenza, da una congiura ispirata forse dallo stesso Carlo V. - Paolo III prosegue nella tradizione dei pontefici-mecenati. Uomo di spiccato interesse verso la cultura, ha contatti epistolari con Copernico, che gli dedica la sua opera “De revolutionibus orbium coelestium”. Accorda protezioni a dotti e a letterati, è appassionato di astrologia ed ha maghi e veggenti tra i suoi cortigiani, che consulta di sovente per ogni piccola cosa. Edifica la Cappella Paolina nel Palazzo Vaticano e avvia la costruzione della

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Sala Regia. Il Papa promuove un nuovo sviluppo edilizio di Roma, abbellendola con nuove vie e fontane, spendendo cifre elevate per migliorarne la viabilità. - Nel 1538, fonda in America l'Università di Santo Domingo, intitolandola a San Tommaso d'Aquino, mentre fonda università in Scozia e a Reims. - Pochi mesi prima di morire Paolo III, in previsione del Giubileo, interviene con un interessante decreto che ordina, a vantaggio della povera gente, il blocco dei fitti e dei subaffitti per l’intera durata dell’Anno Santo, insieme con il divieto di cacciare gli inquilini per affittare ad altre persone disposte a pagare un canone più elevato. - All'età di ottantun anni, causa la gotta (ha sempre amato la buona cucina ed è una grande esperto di vini), la sua salute peggiora improvvisamente: un violento alterco con i nipoti Ottavio ed Alessandro riguardo l'annessione del Ducato di Parma e Piacenza gli causa una grave infermità, dalla quale non si risolleva più. Sul letto di morte pensa ancora a distribuire doti ai nipoti, poi sembra riprendersi, mangia uova e beve un po’ di vino, si dà l’estrema unzione da solo, prega e muore nella giornata del 10 novembre 1549 e, dopo autopsia, viene sepolto nella Basilica di San Pietro. - Aveva creato ben 71 cardinali (tra i quali 3 futuri Pontefici e un Re del Portogallo) nel corso di 12 distinti Concistori.

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TAVOLA IX

Adriano VI

Clemente VII 24

Paolo III

Giulio III

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CAPITOLO 25

DAL 1550 AL 1572

Una serie di Pontificati brevi, ma importantissimi non solo per la storia della Chiesa, ma anche per quella occidentale in genere, perché le conseguenze dello scontro fratricida fra mondo cattolico e mondo protestante comporterà una lunga scia di sangue, un solco profondo fra nord e sud dell’Europa e, da parte cattolica, la condanna totale senza alcun dialogo per chiunque agisca o pensi diversamente da ciò che è stabilito come giusto dal Magistero, in particolare quello scaturito dal Concilio di Trento. La rappresaglia per chi osa uscire dai binari dell’ortodossia è di una tale violenza, che possiamo ben dire che venga imposta, a partire dalla metà del ‘500, una vera e propria cupa e triste dittatura del pensiero unico, con l’uso anche di sistemi simili a quelli polizieschi, dove la delazione e il tradimento sono considerati meritori. Cose che faranno purtroppo scuola e che poi provocherà, a parer mio, una logica ed altrettanto terribile reazione uguale e contraria, dalla Rivoluzione Francese in poi, che falcerà altre vittime innocenti. Certo, la Controriforma salva la Cattolicità del sud Europa e dell’America latina, ma a quale prezzo? Non bisogna però solo fermarsi agli aspetti per noi contemporanei inaccettabili (tortura, pena capitale, persecuzioni e massacri, ghettizzazione degli Ebrei, eccesso di moralismo, “cavillizzazione” del Cristianesimo), ma dobbiamo riconoscere anche i lati positivi dell’aver, per così dire, ordinato e soprattutto stampato il patrimonio di devozione e riflessione teologica accumulato nei secoli precedenti, insieme all’opera di pulizia intentata dai Pontefici post-tridentini, che ha sicuramente ridato una maggiore dignità alla Sede Apostolica, ora abitata da maturi uomini di fede, fin troppo coerenti con quello che insegnano, con alle spalle già una lunga vita vissuta e maggiormente aperti alle esigenze del popolo cristiano. E poi è tutto un fiorire di opere caritative e di santi ancora oggi molto amati. Lo stesso Papa “tridentino” per eccellenza, Pio V, sarà canonizzato, cosa che non avveniva per un successore di San Pietro dai tempi di Celestino V.

Giulio III (1550-1555)

- Nato in Toscana, Giovan Maria de' Ciocchi del Monte è figlio di Vincenzo, famoso giurista, e di Cristofora Saracini. Laureato in Giurisprudenza, inizia la carriera ecclesiastica a Roma, grazie anche ad uno zio Cardinale. A 17 anni è già Cancelliere di Giulio II, a 26 è Arcivescovo dell’attuale Manfredonia, in seguito è eletto Vescovo di Pavia. Durante il Sacco di Roma del 1527, è uno degli alti prelati consegnati da Papa Clemente VII alle forze dell'Imperatore come ostaggi, liberato poi in segreto dal Cardinale Pompeo Colonna. Diventa Cardinale nel 1536 e fa parte della commissione incaricata della preparazione del Concilio di Trento. Il 13 dicembre 1545 apre la prima sessione dei lavori nella sua funzione di Legato Pontificio. - Il Conclave ha inizio nella Cappella Paolina il 29 novembre 1549 e termina il 7 febbraio 1550 con la partecipazione al voto di 49 Cardinali, che rispettano ben poco la clausura. Si sfidano tre “partiti”: gli imperiali, i francesi ed i sostenitori dei Farnese. Come spesso 26 succede, per non andare avanti all’infinito, si decide per un Papa di compromesso, che sceglie il nome del primo Papa che aveva servito e che aveva fatto Cardinale lo zio: Giulio II. Viene intronizzato il 22 febbraio, festività della Cattedra di San Pietro. - Già il 30 maggio 1550, durante il primo Concistoro, fa Cardinale un nipote di 17 anni (un trovatello da lui protetto e fatto adottare dal fratello), Innocenzo Ciocchi del Monte, provocando maldicenze in tutta Europa, come riscontriamo in una lettera inviata a Ferrante Gonzaga: “Hor di questo nuovo Papa universalmente se ne dice molto male; che egli è vitioso, superbo, rotto et di sua testa” . Pare che “rotto” corrispondesse allora a ”gay”. Dopo la morte dello zio, Innocenzo si macchierà di misfatti gravissimi, tra i quali diversi omicidi. Il nuovo Papa premia con feudi e castelli altri parenti, le politiche matrimoniali poi fanno il resto: i titoli nobiliari si sprecano, qualcuno diventa pure Cardinale. - Fra le prime decisioni c’è anche la riapertura del Concilio. Il 14 novembre 1550 Giulio III pubblica la bolla “Cum ad tollenda”, riconvocando i padri sinodali per il 1º maggio 1551 a Trento. Per rendere più comodo il viaggio dei prelati verso la cittadina atesina, per la prima volta vengono usate carrozze dotate di cinghie di cuoio con la funzione di ammortizzatori. - Su richiesta dell'imperatore Carlo V, dall'ottobre 1551 al marzo 1552 si presentano anche 13 rappresentanti dei protestanti tedeschi, inviati dal principe elettore Gioacchino II di Brandeburgo, dal duca Cristoforo del Württemberg, da sei importanti città imperiali della Germania Superiore e dal principe elettore Maurizio di Sassonia. Costoro però pongono condizioni assurde per dei cattolici, come lo scioglimento dei membri del Concilio dal giuramento di obbedienza al Papa. - Nella XIII sessione viene ribadita la presenza reale di Cristo nell'Eucarestia, la sua istituzione nell'Ultima Cena e la dottrina della Transustanziazione; vengono ribadite pratiche di culto come l'adorazione eucaristica e la festa del Corpus Domini. Nelle sessioni successive si riafferma l'importanza dei sacramenti della Penitenza (o Confessione) e dell'Unzione degli infermi, rifiutati da Lutero, ma per la Chiesa cattolica istituiti direttamente da Cristo. - Nell'aprile del 1552 il Concilio viene di nuovo sospeso a causa delle guerre, che vedono coinvolte le truppe imperiali e i principi protestanti. - Il 24 febbraio 1550 Giulio III inaugura, con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, il X Giubileo, che si conclude il giorno dell'Epifania del 1551. Il notevole afflusso di pellegrini causa non pochi problemi di assistenza, cui provvede in modo particolare Filippo Neri con la Confraternita della Santa Trinità, un ospizio costruito a Ponte Sisto, che ospita fino a 600 persone al giorno. A questo Giubileo partecipa anche Ignazio de Loyola, fondatore dei Gesuiti. - Nel 1553 Giulio III regolamenta i matrimoni misti, in cui uno dei due coniugi sia di fede cattolica. Si stabilisce che i figli debbano seguire sempre la confessione del padre. - Difende ed amplia la giurisdizione del Tribunale del Sant’Uffizio, colpendo la diffusione delle dottrine eretiche per mezzo della stampa. Procura tuttavia "che non si dovesse ricever dispositione alcuna nel Santo Officio contra cardinali o altri prelati superiori […] senza farlo sapere prima" . - Il 31 agosto 1552 pubblica la bolla “Dum sollicita”, con la quale istituisce il seminario Collegium Germanicum (oggi Collegio Germanico-Ungarico), destinato all'educazione dei giovani prelati tedeschi, destinati poi ad una terra diventata ormai di frontiera. Viene affidato alla direzione del gesuita Pedro de Ribadeneyra. I Gesuiti gestiscono già il Collegio Romano, che è per ora una piccola casa in affitto situata ai piedi del Campidoglio, in via di Nuova Capitolina (l’attuale piazza dell'Ara Coeli). 27

- Nello stesso anno, a causa di una vertenza legale sorta tra due stampatori veneziani sull'opera del rabbino Mosè Maimonide, il Pontefice interviene disponendo la messa al rogo del Talmud. Eppure questo Papa non è mal disposto con quelli che i lontani successori chiameranno “fratelli maggiori”. Lui, che soffre di gotta, si fa assistere e curare dal medico di camera Teodoro dei Sacerdoti e da altri dottori di religione ebraica e proibisce il battesimo forzato dei bambini ebrei senza il consenso dei genitori. - Crea nuove Diocesi in Brasile, Bolivia e nell’attuale Iraq. - A livello di politica italiana, decide di affidare il Ducato di Parma ad Ottavio Farnese, come ringraziamento per il suo appoggio in Conclave. Ma questi voleva anche Piacenza ancora in mano a Ferrante I Gonzaga, protetto dall’Imperatore. Ne scoppia una guerra (1551), in cui si cerca di coinvolgere perfino la Francia. Giulio III teme questa eventualità e manda delle truppe al nord guidate dal nipote Gian Battista del Monte per assediare Mirandola, in mano ai Francesi. È un fallimento, perché il nipote muore in battaglia (1552) e si rischia una scisma addirittura da parte del re Enrico II. Si arriva ad un accordo in maggio. - Nel 1551 il Cardinale croato Juraj Utješinović Martinušević, detto Giorgio Martinuzzi, Arcivescovo di Strigonio, in Ungheria, viene fatto uccidere da Ferdinando I d'Asburgo, perché erroneamente giudicato un traditore, solo perché aveva cercato una mediazione tra Turchi ed Ungheresi. Giulio III, che lo aveva fatto Cardinale, in un primo tempo scomunica Ferdinando, ma, dopo una lunga esitazione e dopo aver ascoltato oltre cento testimoni, concede il perdono all’Imperatore e ritira la scomunica. - Nel 1553 Maria Tudor (detta la Sanguinaria, figlia della prima moglie di Enrico VIII) diventa Regina d’Inghilterra. È cattolica in un paese ormai protestante. Il Papa ne è ben felice, nomina Legato Apostolico il Cardinale Reginald Pole, suo consigliere. Maria abroga l'Atto di Supremazia inglese: in questo modo l'Inghilterra riabbraccia la fede cattolica (1554). - Giulio III, nel solco dei Pontefici rinascimentali, sa apprezzare la cultura, tanto da nominare Michelangelo Buonarroti capo degli architetti della Fabbrica di San Pietro e Giovanni Pierluigi da Palestrina, Maestro di Cappella della Basilica Vaticana. Potenzia anche la Biblioteca Vaticana e l'Università La Sapienza di Roma. Tra il 1551 e il 1553 fa costruire sulla via Flaminia, Villa Giulia, opera a cui lavorano l'Ammannati, il Vignola e il Vasari. - Trascorre gli ultimi anni della sua vita nella sua villa privata, dove organizza sontuosi ricevimenti, talvolta allietati da buffoni di corte. Mentre si svolge l’ultima sessione della Dieta di Augusta, dove ha inviato il Cardinale Giovanni Morone, muore di gotta il 23 marzo 1555 all'età di 67 anni. È sepolto nella Basilica Vaticana. - Aveva creato 20 Cardinali nel corso di 4 distinti Concistori.

Marcello II (1555)

- È uno dei Pontificati più brevi della storia (appena tre settimane), l’ultimo Papa a mantenere il suo nome di Battesimo; nessun Papa da allora in poi morirà più giovane di lui (54 anni). - Marcello Cervini degli Spannocchi è di famiglia toscana, ma nato nelle Marche, in quanto il padre, conte Riccardo, era lì per lavoro. Cresciuto poi a Montepulciano, è zio del futuro San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa. Studia a Siena Dialettica greca e Matematica, non trascurando però l’Astronomia, l’Architettura, l’Archeologia, ma soprattutto le materie umanistiche, prima di trasferirsi a Roma. Qui gode ben presto di un'alta reputazione per la sua integrità morale e per le sue grandi doti spirituali. Ha contatti con i letterati del tempo, tra cui Pietro Bembo, Annibale Caro, Giovanni Della Casa. 28

Amico dei Farnese, nel 1535 diventa sacerdote e segretario personale di Alessandro, Direttore della Segreteria pontificia. Fa parte, inoltre, della commissione istituita da Clemente VII per la riforma del calendario giuliano. Riceve diversi incarichi diplomatici prima di diventare Cardinale nel 1539. Vescovo di diverse Diocesi (tra le quali Reggio Calabria, Reggio Emilia e Gubbio), dal 1540 partecipa alle discussioni per una riforma radicale dell'istituzione ecclesiastica e delle sue gerarchie. Nel 1546 viene nominato membro dell'Inquisizione romana con altri sei Cardinali. Nel 1550 Giulio III lo nomina Presidente della Commissione per la riforma ecclesiastica. Partecipa come delegato papale al Concilio di Trento. - Il Conclave del 1555 si risolve velocemente in due scrutini. Eletto per acclamazione il 9 aprile nella Cappella Paolina in Vaticano, vuole una cerimonia dell'incoronazione, il giorno dopo, con un tono dimesso ed umile, anche perché è Quaresima. Sceglie di mantenere il suo nome di Battesimo in ricordo di San Marcello I, Papa nel lontanissimo IV secolo, rinuncia ai festeggiamenti pubblici, devolvendo ai poveri il danaro stanziato dalla Curia per i riti previsti dal protocollo dell'elezione papale. Non vuole assolutamente vivere nel lusso. - Subito ordina che gli siano sottoposti i lavori preparatori per la riorganizzazione degli uffici della Curia e dispone, insieme con i Cardinali Iacopo Puteo e Giambattista Cicada, una revisione della bolla di riforma di Giulio III (la “Varietates temporum”): intende farla approvare sollecitamente dal Concistoro e presentarla all'Imperatore. Nell’attuazione dei suoi progetti di riforma Marcello II si serve anche dei Gesuiti, seguaci del suo amico Ignazio di Loyola. - Riunisce anche una congregazione per il risanamento finanziario della Camera apostolica e si cura dell'approvvigionamento frumentario della città di Roma, mostrando attenzione particolare per il sostentamento degli indigenti. - Un’altra novità positiva, l’aver comunicato ai propri familiari di non trasferirsi a Roma. Quindi è probabile che sia contrario al nepotismo. - Non è favorevole alla riapertura del Concilio. Infatti ritiene che, in materia dottrinale, sia più opportuno concentrarsi nella divulgazione dei risultati conseguiti e che, in materia di riforma, basti un'azione decisa da Roma. In ragione di ciò, sollecita i Vescovi oltremontani a risiedere in Diocesi. - È anche uomo di pace, perché cerca di organizzare un vertice tra Francia e Spagna con lo scopo di ravvicinare le due nazioni. Scrive, a tal proposito, una serie di lettere a Carlo V, al principe Filippo di Spagna e alla regina Maria I d'Inghilterra. Pare poi che abbia l’idea di abolire la Guardia Svizzera. - Per la situazione di Siena, invita le truppe imperiali e medicee a non infierire contro la città sconfitta. - Fa a tempo a donare alla Biblioteca vaticana la sua collezione di monete, primo nucleo del Gabinetto numismatico vaticano. - Tutto questo attivismo, mina un fisico già debole. Il 30 aprile 1555 viene colpito da un attacco apoplettico. Il giorno dopo muore. Viene sepolto nelle grotte vaticane in un semplice sarcofago paleocristiano, così come egli desiderava. Il mondo cattolico che tanto sperava in lui, rimane attonito e addolorato alla notizia. Si può considerare il primo Papa che incarni la Riforma tridentina. - Giovanni Pierluigi da Palestrina gli intitolerà una sua celebre composizione, capolavoro della musica polifonica, la “Missa Papae Marcelli”, che verrà usata l’ultima volta, per l’incoronazione di Giovanni XXIII.

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Paolo IV (1555-1559)

- Di indole ben diversa è l’irpino Gian Pietro Carafa. Il Cardinale, al momento dell’elezione a Papa ha già 79 anni ed è non solo l’ideatore, ma l’anima più dura ed intransigente del Sant’Uffizio, l’Inquisizione romana. Nato da una delle più nobili famiglie del Regno di Napoli, grazie allo zio Cardinale viene introdotto nella Curia romana ai tempi di Alessandro VI. A 29 anni è Vescovo di Chieti, nel 1524 fonda con San Gaetano di Thiene l'ordine dei Chierici regolari teatini. Viene nominato Cardinale nel 1536 ed inserito nella commissione di riforma della Curia romana, che nel 1537 produce un importante ed inattuato documento, il “Consilium de Emendanda Ecclesia”. Nel 1538 entra nella Commissione incaricata di preparare il Concilio ecumenico. Nel 1542, come abbiamo visto, riesce ad ottenere da Paolo III l'istituzione della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione (bolla “Licet ab initio” del 21 luglio 1542). Fino ad allora l'Inquisizione era stata gestita dalle singole Diocesi. Il provvedimento creava un organismo centralizzato incaricato di vigilare sulle questioni della fede e di difendere la Chiesa dalle eresie. Lo stesso Carafa ne è il primo Presidente. - Il Conclave dura otto giorni, dal 15 al 23 maggio 1555. Viene eletto grazie al sostegno del partito francese ed avendo sconfitto le rinnovate candidature del Cardinale Pole e del Cardinale Morone, contro cui, malgrado l'appoggio degli Imperiali, vengono riesumate accuse di "eresia". È incoronato il 26 maggio. - Anch’egli contrario alla riapertura del Concilio, la riforma della Chiesa con Paolo IV viene imposta (purtroppo, diciamo oggi) col pugno di ferro e con metodi polizieschi. Da ideatore e primo Presidente della Congregazione del Sant'Uffizio, promuove e in parte anche conduce processi per eresia che coinvolgono grandi personalità della Chiesa di allora. I primi a finire nel mirino sono gli “Spirituali”, perché ritenuti con idee vicine ai protestanti. Fra questi il già citato Cardinale Morone e il Cardinale Soranzo. Il primo, colpevole di essere filo asburgico e quindi favorevole al dialogo coi protestanti, finisce prigioniero in Castel Sant’Angelo e subisce un estenuante processo, riottenendo la libertà solo a Papa morto. Il secondo, Vescovo di Bergamo, viene processato una seconda volta e condannato in contumacia, poche settimane prima della morte. Pure l’insigne Cardinale inglese Pole è soggetto ad indagine, ma si salva prima rimanendo stabilmente a Londra, poi morendo in tempo, evitando così, col ritorno sul trono di una Regina protestante, di essere spedito a Roma per fare la stessa fine del Morone. - Il Sant’Uffizio si trasforma con Paolo IV in un vero e proprio strumento di governo, tant’è che il Papa presenzia di persona a molte riunioni della Congregazione. Diventano di competenza del Tribunale anche la repressione degli abusi ecclesiastici (come ad esempio il cumulo di benefici) e la riforma della Curia romana. Il suo raggio d'azione si allarga quindi, dal solo ambito dottrinale fino a quello politico ed amministrativo. Nomina Grande Inquisitore il Cardinale Michele Ghislieri, che riceve l’ordine di riprendere i vecchi “dossier”, così da riaprire processi già conclusi. Nel frattempo se ne aprono di nuovi e molti Vescovi finiscono sotto inchiesta. - Paolo IV rivede le procedure per l'assegnazione delle Diocesi e la riforma disciplinare dei conventi e dei monasteri (giugno-agosto 1555). - Il 7 agosto 1555 condanna chi afferma che Gesù “non è stato concepito nell’utero della beatissima e sempre vergine Maria in virtù dello Spirito santo, ma come gli altri uomini dal seme di Giuseppe… o che la stessa beatissima Vergine Maria non è vera Madre di Dio, e che non ha persistito nell’integrità della verginità sempre, vale a dire prima del parto, nel parto e dopo il parto, in perpetuo” (Costituzione apostolica "Cum quorundam").

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- Nel settembre 1555 licenzia (con una pensione) Giovanni Pierluigi da Palestrina da Maestro della Cappella Pontificia, in quanto ha la colpa di essere… sposato; non contento, con un Motu Proprio vieta che siano scelti maestri, cappellani e cantori non celibi, e proibisce ai musicisti di comporre musica profana. - È molto duro anche con gli Ebrei: leggasi per esempio la bolla “Cum nimis absurdum” del 14 luglio 1555. L’incipit del documento fa emergere i sentimenti antigiudaici del Pontefice: "Poiché è assurdo e sconveniente al massimo grado che gli ebrei, che per loro colpa sono stati condannati da Dio alla schiavitù eterna, possano, con la scusa di essere protetti dall'amore cristiano e tollerati nella loro coabitazione in mezzo a noi, mostrare tale ingratitudine verso i cristiani ed oltraggiarli per la loro misericordia e pretendere dominio invece di sottomissione…” . Paolo IV revoca tutti i diritti concessi agli Ebrei romani ed ordina l'istituzione del ghetto, chiamato "Serraglio degli Ebrei". Essi sono costretti a vivere reclusi in una specifica zona del rione Sant'Angelo, non possono possedere beni immobili ed esercitare attività commerciali e professionali, devono vendere ai cristiani le proprietà, ridurre al 12% l'interesse sui prestiti e portare un segno distintivo giallo. Stessa cosa avviene in altre città pontificie. - Con i marrani di Ancona (Ebrei convertiti al Cristianesimo, più o meno convinti, fuggiti dalla Penisola Iberica e solitamente benestanti) usa la mano pesante: nel 1556 il Papa manda due commissari straordinari con l'ordine di arrestare e processare tutti gli Ebrei apostati. I marrani imprigionati sono sottoposti ad un processo dal Tribunale dell'Inquisizione e, dopo essere stati torturati, 25 marrani sono bruciati tra marzo e giugno, altri condannati a remare nelle galee a vita. - Istituisce diverse nuove Diocesi in India ed Estremo Oriente. - Il 22 gennaio 1557 il Pontefice crea la Congregazione del terrore degli uffiziali di Roma, commissione composta di 20 Cardinali e 40 prelati, oltre al Papa, con il compito, una volta al mese, di tenere una seduta pubblica ove udire tutte le querele e le lamentele oltre alle suppliche, di qualunque persona, proveniente da qualunque paese, di qualsiasi estrazione sociale. - Nomina una commissione di riforma del Messale e del Breviario romano (1558). - Sempre nel 1557 l'Inquisizione istituisce l'elenco delle pubblicazioni a stampa, di cui la Santa Sede vieta la diffusione: l’Index librorum prohibitorum (Indice dei libri proibiti). Il Papa non approva la prima edizione, uscita quell'anno, concedendo il placet alla seconda stesura, pubblicata il 30 dicembre 1558. Le proibizioni sono divise in tre classi: la prima comprende una serie di autori, la cui produzione è proibita in toto, la seconda riguarda le singole opere condannate (ma non gli autori); la terza contiene a sua volta tre tipologie di opere: i volumi anonimi, cioè quelli che non recano indicazioni tipografiche; le opere che non hanno ricevuto il permesso ecclesiastico; tutti i libri di astrologia e magia. In tutto, considerando anche gli errori dei compilatori, l'Indice comprende ben 904 titoli (dal Decamerone di Boccaccio all'intera produzione letteraria di Erasmo, da alcune opere di Savonarola a quelle di Machiavelli)! All'Indice è allegata una lista di 45 edizioni di Bibbie e Nuovi Testamenti proibiti, nonché di stampatori messi al bando. - A livello di politica internazionale, Paolo IV è filo francese, quindi stringe un'alleanza segreta con il re Enrico II nel 1556 allo scopo di liberare il Sud Italia dal predominio spagnolo. La Francia manda al Papa 12.000 uomini e questi dichiara guerra alla Spagna. Filippo II di anticipo invade lo Stato Pontificio, giungendo a conquistare rapidamente gran parte della campagna romana e a far cadere anche Ostia. La guerra finisce con la Pace di Cave del settembre 1557, in cui Paolo IV riconosce Filippo II come cattolicissimo sovrano di Spagna, rinuncia all'alleanza con la Francia e dichiara la neutralità dello Stato della Chiesa. 31

- Assolutamente contrario ai dettami della Pace di Augusta (passata alla storia per la celebre locuzione latina “cuius regio, eius religio” ed il solo “jus emigrandi” per il popolo) siglata il 25 settembre 1555 tra Carlo V e l'alleanza dei principi protestanti (riuniti nella Lega di Smalcalda), osteggia l’Imperatore e quando nel 1558 scompare Carlo V, non riconosce i nuovi sovrani di Spagna (Filippo II) e di Germania (Ferdinando I). - Nel 1559 emana la Bolla “Cum ex apostolatus officio”, in cui, in forza della "pienezza del potere sui popoli e i regni" , egli rinnova tutte le punizioni precedentemente decretate contro gli ecclesiastici e i laici, i principi e i sudditi che avevano apostatato dalla vera fede e li dichiara destituiti di ogni dignità, diritto e possesso; i loro territori e i loro beni dovranno appartenere a quei cattolici che per primi se ne impadroniranno. Un’autentica utopia il tentare di riesumare nel XVI secolo la ierocrazia medievale. - Paolo IV muore dopo una lunga malattia all'età di 83 anni la sera del 18 agosto 1559. Viene sepolto inizialmente nella Basilica Vaticana, poi sarà spostato a Santa Maria sopra Minerva. - Il popolo romano si lascia andare a reazioni di rabbiosa liberazione, tanto da decapitare la statua del Pontefice in Campidoglio, che viene poi trascinata per le strade e gettata nel Tevere, mentre la sede dell'Inquisizione romana - allora al convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva – viene occupata. Sono aggrediti e feriti non pochi frati domenicani, fatti fuggire i prigionieri e il palazzo incendiato. Non mancano satire e pasquinate che beffeggiano il Papa e la "vile e scelarata setta del carafesco seme, fin dal ciel negletta". - Aveva creato 19 Cardinali (tra cui il futuro San Pio V), nel corso di 4 distinti concistori.

Pio IV (1559-1565)

- Il cognome non deve trarre in inganno: si tratta del milanesissimo (rione Nosigia) Giovanni Luigi Angelo Medici, figlio di un esattore delle imposte e di Cecilia Serbelloni, figlia del notaio Giovanni Gabriele, membro del Senato di Milano. Laureato in Giurisprudenza a Bologna, a 28 anni parte per Roma, per tornare in Lombardia come Arciprete di Mazzo di Valtellina, dove rimane fino al 1529. Nel frattempo, le sue doti di grande lavoratore, lo mettono in luce presso i Pontefici, che gli offrono diversi incarichi: Protonotario apostolico, Governatore di varie città, Legato pontificio. Viene nominato Cardinale nel 1549, dopo che il fratello Gian Giacomo aveva sposato una Orsini e quindi era diventato lontano parente del Papa stesso (Paolo III). Perfino i Medici di Firenze cominciano a considerarlo membro della nobile famiglia. Di conseguenza la sua carriera ha una spinta decisiva: Prefetto della Segnatura di Grazia, Legato di Romagna (1551) e Governatore di Campagna e Marittima (1552). Sotto Paolo IV, ormai malato di gotta e un po’ in disgrazia, lascia Roma per la Lombardia e la Toscana. Quando muore Papa Carafa è a Viboldone. - Raggiunge Roma ancora malato, ed è costretto a letto durante quasi tutto il Conclave, nel quale vengono “bruciati” almeno quattro candidati in ben 112 giorni. Diventa Papa a 60 anni nel Natale del 1559 e il giorno dell'Epifania 1560 viene incoronato nella Cappella Paolina dal Decano del Collegio cardinalizio, Alessandro Farnese. - Subito a Roma piombano i numerosi nipoti del nuovo Papa: futuri Cardinali, Vescovi, Abati commendatari, candidati ai maggiori uffici curiali ed amministrativi, nonché destinatari di pingui rendite ecclesiastiche. Innanzitutto i due Borromeo, Federico e Carlo; poi Gian Antonio, Gian Battista, Gabriele e Fabrizio Serbelloni; quindi Marco Sittico Altemps con altri due suoi fratelli, Gabriele e Iacopo Annibale: tutti con il loro seguito di familiari e amici. Seguiranno una serie di matrimoni che legheranno la famiglia papale con l’alta nobiltà italiana. 32

- Il 29 novembre 1560 pubblica la bolla “Ad ecclesiae regimen”, con la quale riapre i lavori del Concilio ecumenico, convocando i padri conciliari a Trento per il 18 gennaio 1562. Il documento evita di affermare esplicitamente la continuità con le sessioni precedenti, per le divisioni fra le potenze europee, alcune delle quali (Francia) vogliono un nuovo Concilio tout court. L’Imperatore Ferdinando I si presenta con un pacchetto di riforme, alcune accettabili, come la Comunione sotto le due specie, altre inaccettabili, come l’abolizione del celibato ecclesiastico. - Viene inviato come Legato papale a Trento quel Cardinale Morone arrestato per eresia da Paolo IV ed ora fatto assolvere e riabilitato dal successore. Tra le personalità di spicco, Girolamo Seripando, allora Arcivescovo di Salerno, Reginald Pole, Diego Lainez, Melchior Cano e Domingo De Soto. - Nelle sessioni XVII-XXV viene portata a termine la discussione sui Sacramenti (in particolare la Comunione sotto le due specie, quella data ai bambini, il Sacrificio Eucaristico, l’Ordine e il Matrimonio). Riguardo al matrimonio, viene vietato quello segreto e ritenuto valido quello celebrato davanti al parroco con due testimoni. Grandi discussioni avvengono sul tema della residenza dei Vescovi, non si chiarisce però il problema del rapporto fra Episcopato e Papato. Si stabilisce che in chiesa non si possano suonare melodie profane e che i testi siano comprensibili, ma viene respinta la proposta estrema di tornare al puro gregoriano, abolendo del tutto la musica. Importante il decreto che stabilisce la costruzione di seminari diocesani per la preparazione dei sacerdoti; sono regolamentate le tempistiche dei sinodi provinciali e diocesani, le visite pastorali, l’istruzione del popolo, la penitenza ecclesiastica pubblica, il divieto di cumulare benefici. Altri decreti riguardano il purgatorio, il culto di santi e delle reliquie e le indulgenze, da dare con moderazione e senza scopi di lucro. Infine viene redatto un decreto di riforma degli ordini religiosi. - Dopo la firma dei decreti da parte dei 255 partecipanti (fra cui 6 Cardinali, 3 Patriarchi, 193 fra Arcivescovi e Vescovi, 7 Abati e 7 Generali di ordini e 39 Procuratori di assenti), Pio IV chiude il Concilio il 4 dicembre 1563. I decreti conciliari vengono confermati dal Pontefice nel Concistoro del 26 gennaio 1564 e pubblicati il 30 giugno seguente (bolla “Benedictus Deus”). Con la costituzione apostolica “Alias Nos” del 2 agosto Pio IV nomina un collegio di otto Cardinali incaricati di rivedere e valutare i decreti: la Congregazione del Concilio. - Il 24 marzo 1564 viene approvato il nuovo Indice dei libri proibiti (bolla “Dominici gregis custodiae”). Il 13 novembre dello stesso anno il Pontefice approva, con la bolla “Iniunctum nobis”, il "Credo Tridentino" (Professio fidei Tridentinae), affermando con questo atto la suprema autorità papale all'interno della comunità ecclesiale. Tra le cose che dovrà promettere sotto giuramento ogni futuro presbitero, ricordiamo: ammettere ed accettare le tradizioni ecclesiastiche e le altre osservanze e costituzioni della Chiesa; la Sacra Scrittura secondo l'interpretazione che ne ha dato e ne dà la Santa Madre Chiesa (solo a lei compete giudicare il senso genuino delle interpretazioni ed è vietato farlo autonomamente); i 7 Sacramenti ed i riti ammessi ed approvati della Chiesa cattolica per la solenne amministrazione di essi; quanto detto al Concilio su peccato e giustificazione; la Transustanziazione durante la consacrazione; ammettere ed accettare che sotto una sola specie si riceve tutto integro Cristo ed è un vero sacramento; che esiste il Purgatorio e che le anime ivi rinchiuse sono aiutate dai suffragi dei fedeli; che si devono venerare ed invocare i santi che regnano con Cristo; che essi offrono a Dio le loro preghiere per noi e che le loro reliquie devono essere venerate; che si possono ritrarre le immagini di Cristo e della Sempre Vergine Madre di Dio, come pure degli altri santi, e che ad esse si deve tributare l'onore dovuto e la venerazione; che da Cristo è stato conferito alla Chiesa il 33 potere delle indulgenze; ammettere ed accettare la santa, cattolica ed apostolica Chiesa Romana come madre e maestra di tutte le Chiese; l’obbedienza al romano Pontefice, successore di San Pietro, Principe degli Apostoli e Vicario di Gesù Cristo. Al contrario bisognerà giurare di condannare, rigettare ed anatematizzare tutte le dottrine contrarie e qualunque eresia condannata, rigettata ed anatematizzata dalla Chiesa. Infine viene affermato che fuori della fede cattolica nessuno può essere salvo. - Subito dopo il Concilio, il Papa avvia la compilazione del primo Catechismo della Chiesa cattolica, che uscirà solo dopo la sua morte, nel 1566. Si mette in atto la riforma del Breviario romano e del Messale; nomina una commissione di Cardinali (1561), per la revisione della Vulgata; concede nel gennaio 1563 un’indulgenza plenaria alla cittadina di Marignano (Melegnano), una delle prime ad essere concesse dopo la Riforma luterana; sancisce che in tutte le università dei Paesi cattolici gli studenti, prima di laurearsi, debbano rendere una professione di fede conforme agli insegnamenti del Concilio di Trento (bolla “In Sacrosanta”): esclusi dalla laurea, di qualsiasi facoltà, gli scomunicati, gli atei e chi professa qualsiasi religione al di fuori del Cattolicesimo. - Nel 1561 pubblica la bolla “Sacrosanta Romana Ecclesia”, con la quale riconosce il miracolo eucaristico di Morrovalle, avvenuto nell'omonima cittadina marchigiana nell'aprile 1560. - Lo stesso anno approva la fondazione dell'Ordine di Santo Stefano Papa e martire creato da Cosimo de' Medici, duca di Firenze e di Siena, consacrandolo sotto la regola benedettina. - Crea nuove Diocesi in Cile, Guatemala, Colombia e Messico. - Il 27 febbraio 1562 pubblica la bolla “Dudum felicis”, con la quale conferma i duri provvedimenti del suo predecessore Paolo IV nei confronti degli Ebrei. Aumenta le dimensioni del ghetto romano e s'impegna ad aprire dei negozi poco fuori le mura del serraglio, ma poi cambia idea su consiglio dell'imperatore Ferdinando I d'Asburgo. Concede almeno di realizzare copie stampate del Talmud, anche se il nome dello stampatore sul frontespizio deve essere cristiano. - Nello stesso anno, Teresa de Cepeda y Ahumada , ottenuta l'autorizzazione del Papa, fonda in agosto, pur in mezzo a difficoltà e violente opposizioni, il primo convento riformato di San José in Ávila. - Il 31 marzo 1563 Pio IV conferma la condanna per eresia con la scomunica del Cardinale francese Odet de Coligny di Châtillon passato ai protestanti dal 1560. Questi comunque, in spregio, nel 1564 sposerà Isabeau de Hauteville indossando abiti cardinalizi. - Il 1º marzo 1564 impone ai Vescovi la presenza effettiva nelle loro Diocesi. - Il 24 marzo 1564 pubblica la bolla “Dominici Gregis Custodiae”, con la quale conferma il divieto di evocazione dei defunti, già affermato dal Concilio di Firenze nel 1439, dichiarandola una pratica magica. Nel 1565 vieta la rielezione delle stesse persone al provincialato, salvo causa urgente. - Una pagina oscura del suo Pontificato è sicuramente l’atteggiamento, che raggiunge livelli di persecuzione, verso i parenti del suo predecessore. Vengono aperti processi contro i Carafa, in particolare contro il Cardinale Carlo, accusato di aver indotto lo zio Pontefice a scatenare un'insensata guerra contro la potente Spagna, nonché di eresia per aver trattato con il sultano turco. Il fratello Giovanni viene accusato di aver fatto strangolare la moglie per adulterio e per avere personalmente ucciso il suo amante. Alfonso Carafa, Cardinale al pari di Carlo, viene accusato di avere estorto del denaro allo zio morente. Carlo e Giovanni Carafa sono condannati a morte. L'esecuzione avviene in Castel Sant'Angelo nel marzo 1561. Carlo, in quanto Cardinale, viene strozzato con la garrota, senza spargimento di sangue (notte 4-5 marzo 1561). All'alba del 5 marzo, suo 34 fratello Giovanni, Ferrante Carafa e Leonardo de Cardenas sono decapitati nel cortile del carcere di Tordinona ed i loro cadaveri esposti al pubblico ludibrio, sotto la pioggia nella piazzetta di Ponte, ciascuno con la rispettiva testa collocata al fianco. Solo Alfonso se la cava, chiedendo la grazia e promettendo il pagamento di 100.000 scudi. - In questo clima di terrore, è comprensibile l’ideazione di un attentato al Papa da parte di alcuni congiurati, tra cui il figlio del Cardinale Accolti, guidati dalla famiglia dei Conti Manfredi. Sul finire del 1564 riescono ad ottenere udienza, cui devono recarsi armati. Ma uno dei congiurati tradisce e porta all’arresto di tutti i compagni, che, processati, finiscono quasi tutti sulla forca. - Per sventare lo scisma degli Ugonotti in Francia, fornisce truppe e denaro al Re. Protesta con Elisabetta I d’Inghilterra per il trattamento dei cattolici sotto il suo governo. - I pirati turchi continuano a portare terrore sulle coste del Mediterraneo, dove sbarcano ovunque, perfino in Costa Azzurra e in Liguria (Laigueglia e Rapallo). Il Papa partecipa allora ad una spedizione navale che ha in progetto un intervento in Libia, visto che Tripoli è ora governata dal bey Turghud Alì, o Dragut, uno dei più terribili pirati del tempo. Viene conquistata e fortificata l’isola tunisina di Gerba (1560), dove affluiscono navi di vari Paesi cattolici. L’attacco turco, guidato tra l’altro da un dalmata catturato da bambino e cresciuto da mussulmano, Piyale Pascià, è repentino e porta ad una tragica sconfitta della coalizione europea: 18.000 soldati finiscono annegati o uccisi dai Turchi, le truppe pontificie sono massacrate o deportate, 2.000 asserragliati nella fortezza vengono cannoneggiati di continuo dalla flotta nemica e sconfitti. - Papa mecenate, quando ormai il tempo del Rinascimento si chiude e si apre quello del Barocco, per lui lavorano Michelangelo Buonarroti, Daniele da Volterra e Giovanni da Udine. Viene eretta tra il 1561 ed il 1564 da Michelangelo la celebre Porta Pia, presso l'antica Porta Nomentana, ordina la costruzione di tre nuove strade a nord del Passetto, creando così un nuovo rione, chiamato oggi “il Borgo”. Con la realizzazione della Casina di Pio IV, di Pirro Ligorio, i giardini vaticani assumono l'aspetto di quelli di una villa. La casina, iniziata da Paolo IV, e completata dal suo successore, rende molto bene l'idea del riposo bucolico. Fa erigere la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, istituisce nel 1561 la Stamperia del popolo romano, chiamando Paolo Manuzio, favorisce la riforma della musica sacra, approvando l'opera di Giovanni Pierluigi da Palestrina. - Muore all'età di 66 anni il 9 dicembre 1565 per l'acutizzarsi di una febbre e per le complicazioni dovute ad un'infezione alle vie urinarie. Accanto a lui il nipote Carlo Borromeo e Filippo Neri. È sepolto nel presbiterio della Basilica di Santa Maria degli Angeli. - Aveva creato 46 Cardinali (tra i quali un futuro Papa e San Carlo) nel corso di 4 distinti Concistori.

Pio V (1566-1572)

- Primo Papa canonizzato dai tempi di Celestino V, Pio V è l‘unico Pontefice piemontese della storia, prima di Papa Bergoglio, argentino di famiglia astigiana. Nasce a Bosco (oggi Bosco Marengo) in una famiglia di nobili decaduti, i Ghislieri, tanto che da bambino è costretto a fare il pastore. A 15 anni emette i voti nei domenicani a Vigevano e diventa Fra’ Michele. S'iscrive all'Università di Bologna e completa la sua formazione teologica sulla Summa Theologiae di San Tommaso d'Aquino. Conduce una vita ascetica ed austera e dimostra grande intelligenza. Nel 1528 è ordinato sacerdote a Genova, insegna Filosofia presso l'Università di Pavia dal 1528 al 1544 e per breve tempo è docente di Teologia presso l'Università di Bologna. Nel 1551 la Santa Sede lo nomina inquisitore nella città di Como, compito che svolge talmente bene, che la voce arriva a Roma e così a 53 anni 35 diventa Cardinale e, nel 1558, Presidente dell'Inquisizione romana. Durante questo mandato, nel 1561, avviene il terribile eccidio dei Valdesi (donne e bambini compresi), che da anni si erano rifugiati in Calabria (Guardia Piemontese) e che avevano abbracciato la riforma protestante. È Vescovo di Mondovì e protettore dei Barnabiti, quando muore Paolo IV. - Il Conclave, svoltosi a cavallo fra il 1565 e il 1566, vede la partecipazione di 70 Cardinali, numero mai superato fino al 1963, all’elezione di Paolo VI. - Una volta eletto il 7 gennaio 1566 e consacrato il 17, grazie alle buone parole del Cardinale Carlo Borromeo, Pio V prosegue nell’applicazione del Concilio con diverse decisioni, che lasceranno il segno nella storia della Chiesa. - Nel 1571 istituisce la Congregazione per la riforma dell'Indice dei Libri Proibiti (nota come Congregazione dell'Indice), attribuendole l'esclusivo compito di aggiornare l'elenco, che pertanto sottrae all'Inquisizione. Pio V stabilisce quali siano i criteri in base ai quali si può definire un'opera come fonte di eresia. - Sceglie una nuova sede dell’Inquisizione romana, dopo che quella precedente era stata bruciata alla morte del predecessore Pio IV. Tiene in elevata considerazione il lavoro degli inquisitori e alcune volte assiste personalmente alle riunioni. Non mancano le vittime illustri del Tribunale. Gli umanisti Pietro Carnesecchi e Aonio Paleario vengono condannati a morte (rispettivamente, nel 1567 e 1570). Uguale destino per il letterato Niccolò Franco, accusato di essere l'autore di una pasquinata, impiccato sulla pubblica piazza l'11 marzo 1570. - Disciplina la regola di clausura delle monache con la bolla “Circa pastoralis officii”, del 29 maggio 1566, e la “Lubricum vitae genus” del 1568: impone l’obbligo della rigida clausura a tutti i monasteri femminili, compresi quelli “aperti”. Essa può essere violata soltanto in tre casi: incendio, lebbra e altre epidemie. - Vieta alle congregazioni la lettura di breviari scritti in volgare e stabilisce che si debbano leggere i testi in latino da lui approvati con la bolla “Quod a Nobis” (1568). - Nel 1567 pubblica la bolla “Ex omnibus afflictionibus”, con la quale condanna come eretiche 79 tesi dell'umanista e teologo belga Michel de Bay (Michele Baio), fondatore del baianismo, dottrina che sostiene tesi molto vicine a quelle di Lutero e Calvino e che è considerata l'anticipatrice del Giansenismo. - Il 17 settembre 1569 pubblica il primo documento della Chiesa cattolica sul Rosario: la bolla “Consueverunt Romani Pontifices”. In essa il Pontefice enfatizza l'importanza di tale preghiera quotidiana, ricostruendone la storia a partire da quando “Il beato Domenico inventò allora quel modo assai facile e pio e accessibile a tutti di pregare Dio, chiamato Rosario o Salterio della Beata Vergine Maria, che consiste nel venerare questa Beata Vergine ripetendo centocinquanta volte la salutazione angelica, secondo il numero dei salmi di Davide, interponendo ad ogni decina il Padre nostro e alcune determinate meditazioni, che illustrano tutta la vita del Signore Nostro Gesù Cristo.” Nel novembre 1570 vieta comunque di discutere riguardo l'Immacolata Concezione di Maria. - Pietro Canisio, su incarico papale, confuta la “Historia Ecclesiae Christi”, nota come “Centurie di Magdeburgo”, prima tendenziosa storia ecclesiastica redatta da studiosi Luterani, conosciuti come i Centuriatori di Magdeburgo. - Emana la costituzione apostolica “Quo primum tempore” (14 luglio 1570), con la quale fissa la forma definitiva della Santa Messa. Inoltre stabilisce i cinque colori dei paramenti liturgici: bianco, rosso, verde, viola e nero. Sempre nel 1570 vengono pubblicati il Breviario romano riformato (chiamato anche “Breviario di San Pio V”) e una nuova edizione del Messale Romano (ancora oggi conosciuto come "Messale di San Pio V"). Così ordina in modo perentorio: "Mentre con la presente Nostra Costituzione, da valere in 36 perpetuo, priviamo tutte le summenzionate Chiese dell'uso dei loro Messali, che ripudiamo in modo totale e assoluto, stabiliamo e comandiamo, sotto pena della Nostra indignazione, che a questo Nostro Messale, recentemente pubblicato, nulla mai possa venir aggiunto, detratto, cambiato.” - Emendate e corrette le orazioni dedicate alla Beata Vergine Maria (1571), introduce due inni: “Salvete flores martyrum” ed “Audit tyrannus anxius” tratti da Prudenzio. - Ordina ai sacerdoti di prendere domicilio nella parrocchia loro assegnata. - Nel 1566 esce l'edizione a stampa del Catechismo romano “ad Parochos”, compilato da Carlo Borromeo e redatto in buon latino da Aldo Manuzio. Sarà ristampato già dopo due anni dalla prima pubblicazione. - Durante la carestia del 1566 e le epidemie, fa distribuire ai bisognosi somme considerevoli ed organizza i servizi sanitari. Al fine di reperire il denaro necessario, provvede a sopprimere qualsiasi spesa superflua, addirittura facendo adattare alla sua statura gli abiti dei suoi predecessori. - Nello stesso anno pubblica la Costituzione apostolica “Super Gregem Dominicum”, con la quale il Pontefice stabilisce che i medici, sotto pena di infamia perpetua, privazione del grado di dottore, espulsione dall'ordine dei medici, e di pena proporzionata, non possono più visitare l'ammalato se questi, dopo la prima visita, non si confessa nei successivi tre giorni. Trascorso tale termine, il malato che non adempie deve essere abbandonato a se stesso senza alcuna cura, come eretico impenitente meritevole di morte. Negli ospedali cattolici ancora vigerà la regola fino al XIX secolo. - Il 30 agosto 1567 Pio V pubblica la bolla “Romani pontificis”, con la quale vieta ai colonizzatori europei residenti nelle “Indie orientali ed occidentali” di praticare la poligamia e la bigamia. - Sempre nel 1567 pubblica la costituzione apostolica “De salute”, con la quale proibisce la tauromachia e i maltrattamenti sugli animali da parte dell'uomo. - Ai Vescovi viene imposto un previo esame di accertamento circa la loro idoneità: il Pontefice crea una commissione per esaminare e valutarne le nomine (3 maggio 1567). - Proclama San Tommaso d'Aquino dottore della Chiesa (bolla “Mirabilis Deus”, 11 aprile 1567). Impone quindi a tutte le università lo studio della Summa Theologiae, facendo stampare nel 1570 un'edizione completa ed accurata di tutte le opere teologiche del santo. Allo stesso tempo dichiara dottori della Chiesa Basilio il Grande, Atanasio il Grande, Giovanni Crisostomo e Gregorio di Nazianzo. - Nel 1567 fonda il Collegio Ghislieri a Pavia con l'intenzione di promuovere un rinnovamento culturale e morale della società attraverso la formazione di una classe dirigente preparata sul piano sia professionale sia religioso. Il progetto educativo del Papa, espresso nel motto “sapientia cum probitate morum coniuncta humanae mentis perfectio”, si rivolge principalmente a giovani meritevoli, ma di non agiate condizioni economiche. Inizialmente possono frequentarlo solo chierici. - Dure condanne per chi pratica la questua, per chi bestemmia, per gli adulteri. Inoltre il 30 agosto 1568 il Pontefice emana la bolla “Horrendum illud secelus”, nella quale condanna fermamente la sodomia (definita dirum nefas) nel clero, sia secolare che regolare. - Nomina una seconda commissione di Cardinali per la revisione della Vulgata (1569), incaricata di ampliare la consultazione dei manoscritti ed esamina con cura i testi originali. - Ordina che le prostitute risiedano in una determinata area di Roma, detta l'Hortaccio, pena l'espulsione dalla città. - Dà udienza due volte alla settimana anche per 10 ore consecutive al popolo, provvede alla distribuzione di viveri e denaro ai poveri e favorisce la fondazione di numerose 37 istituzioni deputate alla loro assistenza, come il Monte di Pietà (in funzione antiebraica, vista l’accusa di usurai nei loro confronti) e gli ospedali di San Pietro e di Santo Spirito. - Nel 1571 Pio V nomina Giovanni Pierluigi da Palestrina Maestro della Cappella Giulia. - Eleva nel 1572 l'Associazione dei Fatebenefratelli, che si era distinta per carità cristiana durante la carestia, ad ordine religioso. - Fonda nel 1570 le prime Diocesi in Argentina (Córdoba e Tucumán). - Il 19 gennaio 1567 pubblica la bolla “Cum nos nuper”, con la quale obbliga gli Ebrei a vendere tutte le loro proprietà e gli immobili acquistati durante il pontificato del predecessore. Il 26 febbraio 1569 pubblica poi la bolla “Hebraeorum gens”, che sancisce l'espulsione di tutti gli Ebrei dallo Stato Pontificio, ad esclusione di coloro che accettano di risiedere nei ghetti di Roma, Ancona ed Avignone. Siccome è prevista pure la distruzione dei loro cimiteri, gli Ebrei di Bologna, ad esempio, si portano a Ferrara anche i morti, che seppelliscono nel cimitero di Pieve di Cento. Scompaiono per sempre alcune storiche comunità ebraiche. Gli Ebrei residenti nei centri più prossimi a Roma emigrano nel ghetto romano, che in pochi anni diviene sovrappopolato. - Per contrastare l’espandersi del protestantesimo, crea un prototipo di una rete di spionaggio (la Santa Alleanza), con informatori e sicari inviati presso le corti di tutta Europa. - Combatte il nepotismo: ai suoi dice che un parente del Papa può considerarsi sufficientemente ricco se non conosce l'indigenza. Si lascia indurre a dare la porpora solo a Michele Bonelli, nipote di una sorella e domenicano pure lui, purché lo aiuti nel disbrigo degli affari. A Paolo Ghislieri, figlio di suo fratello, permette invece di entrare nella milizia pontificia, ma lo caccia persino dallo Stato, appena sa che coltiva amori illeciti. - A livello internazionale, come il predecessore, aiuta il re di Francia Francesco II nella repressione degli Ugonotti. Nel 1569 gli invia 6.000 uomini, ma quando la regina madre Caterina de' Medici gli fa giungere una lettera, in cui paventa il rischio di una guerra civile, favorisce la pace, che viene firmata l'8 agosto 1570 (Pace di Saint-Germain). - “Noi dichiariamo che la predetta Elisabetta è un'eretica e produttrice e sostenitrice di eretici... che lei ed i suoi sostenitori sono incorsi nella sentenza di scomunica... la dichiariamo privata di ogni diritto e potere, dignità e privilegio. Dichiariamo tutti i Nobili, soggetti e popolo e tutti gli altri che le obbediscono, sciolti da ogni vincolo di fedeltà ed obbedienza verso di lei... proibiamo a chiunque di obbedirle... e scomunichiamo chiunque farà il contrario.” : questo è il nocciolo della Bolla “Regnans in Excelsis” del 25 febbraio 1570, con la quale il Papa scomunica la regina d'Inghilterra Elisabetta I Tudor per eresia, giudicandola inoltre decaduta dal diritto di governare. Con questa decisione la Santa Sede tronca le relazioni ufficiali con il Regno d'Inghilterra, con conseguenze tragiche per i cattolici inglesi perseguitati e spesso uccisi. Bisognerà aspettare il XX secolo per un riavvicinamento. - Ma l’atto più celebre, che ha avuto poi anche una ricaduta a livello liturgico e devozionale, è l’aver riunito il 20 maggio 1571 una Lega Santa (Repubblica di Venezia, la Spagna di Filippo II, cui si aggiungono i Cavalieri di Malta, la Repubblica di Genova, il Granducato di Toscana, il Ducato d'Urbino, il Ducato di Parma, la Repubblica di Lucca, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Mantova ed il Ducato di Savoia) in funzione anti-ottomana, dopo l'attacco turco alle città veneziane di Famagosta e Nicosia a Cipro, difese strenuamente dal veneziano Marcantonio Bragadin. Il 7 ottobre la Lega, guidata da Don Giovanni d’Austria, incontra e sbaraglia la flotta turca, agli ordini di Mehmet Alì Pascià, nella battaglia di Lepanto (Golfo di Corinto), una delle più grandi battaglie con navi a remi di tutti i tempi (150.000 uomini impegnati). Pio V, che si racconta abbia saputo direttamente dalla Vergine verso mezzogiorno dell’avvenuta vittoria, fa suonare le 38 campane di Roma a festa e da qual giorno si reciterà l’Angelus a quell’ora. Consacra poi la vittoria ottenuta per intercessione dell'augusta Madre del Salvatore, Maria, intitolando il giorno 7 ottobre a “Nostra Signora della Vittoria”, successivamente rinominata da Gregorio XIII “Nostra Signora del Rosario”. - Pio V, spossato da una grave ipertrofia prostatica, per la quale, per pudicizia, non aveva voluto essere neanche visitato, si spegne la sera del 1º maggio 1572, all'età di 68 anni, dopo aver detto ai Cardinali radunati attorno al suo letto: “Vi raccomando la Santa Chiesa che ho tanto amato! Cercate di eleggermi un successore zelante, che cerchi soltanto la gloria del Signore, che non abbia altri interessi quaggiù che l'onore della Sede Apostolica e il bene della cristianità”. Viene sepolto in San Pietro, in Vaticano. L'8 gennaio 1588 la salma verrà traslata nella cappella del SS. Sacramento, voluta da Sisto V, a Santa Maria Maggiore; il monumento funebre è opera di Leonardo Sarzana. - Beatificato da Clemente X il 27 aprile 1672, sarà canonizzato da Clemente XI il 22 maggio 1712. - Aveva creato 21 Cardinali (tra i quali un futuro Papa ed un beato) nel corso di 3 distinti Concistori.

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TAVOLA X

Paolo IV

Pio IV 40

Pio V

Gregorio XIII

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CAPITOLO 26

DAL 1572 AL 1605

Proprio la storia del post-concilio tridentino dovrebbe insegnarci che i tempi di Dio e quindi della Chiesa sono lenti. La Controriforma (o Riforma) cattolica si è dipanata per vari decenni. In questi 33 anni di Pontificati a volte lunghi appena un soffio di vita (il record negativo ancora imbattuto sono i 13 giorni di Urbano VII), continua pian piano la costruzione della Chiesa del futuro, un edificio barocco fin troppo ricco di fronzoli, perché il Magistero sembra voler dare una risposta sicura su tutti gli aspetti della vita, anche quelli più marginali. Dal giudizio durissimo sull’aborto procurato (omicidio) e sui metodi contraccettivi del tempo, alla liceità o meno di novità culinarie esotiche come il caffè, passando per l’astrologia, le corride e l’uso del duello come risoluzione delle contese. In mezzo ci sono i difficili rapporti col mondo protestante (Notte di San Bartolomeo) e non credente (il caso Giordano Bruno), il controllo strettissimo sull’editoria, la durezza verso il mondo ebraico ormai ghettizzato e privato del diritto di avere una vita sociale ed economica propria, i rapporti sospettosi verso le nuove scoperte, la misericordia a carissimo prezzo dei tribunali ecclesiastici e nei Giubilei, l’intrusione eccessiva (perfino nei Conclavi) dei poteri forti. Ma se tanti aspetti di quei tempi, ormai scanditi dal moderno Calendario Gregoriano, sono per noi difficili da digerire, non possiamo negare che aumenta la coscienza che l’uomo di Dio deve essere di esempio ai fedeli, che preparazione al presbiterato, dicasteri di Curia, liturgia, canto, regole canoniche, interpretazione e traduzione delle Sacre Scritture, nuovi e vecchi ordini religiosi devono essere i più impeccabili possibile. Insomma, in questi anni, grazie anche alla stampa, si fa un’opera colossale di rifondazione della Chiesa Cattolica, documentata in centinaia di tomi consultabili ovunque nel mondo. Un mondo che si sta allargando, con la fondazione di Diocesi e di Arcidiocesi nei luoghi più remoti, con le ambascerie a Mosca e in India e l’arrivo in Vaticano perfino di delegazioni di Giapponesi e Persiani, grazie all’opera missionaria di una congregazione, come quella dei Gesuiti, che acquista sempre più centralità nella Chiesa. Molto fanno poi figure di santi sociali come Filippo Neri, che col suo Oratorio attirerà l’attenzione di tanti porporati-amici, alcuni dei quali diventeranno anche Pontefici. Con la conseguenza che i Papi del tempo non attireranno a corte uomini di ingegno solo per abbellire le chiese o le loro proprietà, ma anche per imponenti opere pubbliche (strade, acquedotti, ospedali, case di accoglienza per i poveri).

Gregorio XIII (1572-1585)

- Ugo Boncompagni è figlio di un mercante bolognese, originario di Norcia. Studia diritto all'Università della sua città, laureandosi nel 1530 in “utroque iure”. Inizia la carriera di docente di Diritto, sempre nell'ateneo bolognese. Tra i suoi allievi più illustri ha Alessandro Farnese, Ottone di Waldburg, Reginald Pole, Stanislao Osio e Carlo Borromeo. Nel 1539 va 42 a Roma, viene ordinato sacerdote nel 1542, diventa Primo giudice della capitale, dal 1546 fa parte del collegio degli abbreviatori al Concilio di Trento come esperto di Diritto Canonico. Morti il padre e il fratello maggiore, decide di procreare un figlio per dare un erede alla famiglia. Nel 1552 giustificherà un atto del genere, ritenendo opportuno "provvedermi di figlioli quali potesano habitare in deta casa, volendo io stare a Roma". Giacomo nasce così nel 1548 dall’unione con Maddalena Fulchini, nubile, che lavora alle dipendenze della cognata del futuro Papa. Questo non gli impedisce di ricevere incarichi diplomatici sempre più importanti dai Pontefici. Nel 1558 è Vescovo di Vieste e nel 1561 è di nuovo a Trento. Diventa Cardinale nel 1565 e va come Legato presso la corte di Filippo II di cui è diventato amico. - Ha quindi 70 anni, quando viene eletto Papa il 12 maggio 1572, dopo neanche due giorni di Conclave. Segno che il suo nome era già il più . Viene incoronato il 25 maggio. - Subito una novità: come più stretto collaboratore, non sceglie un consanguineo, ma il Cardinale comasco Tolomeo Gallio, con il quale aveva lavorato a stretto contatto nell'ultima fase del pontificato di Pio IV. Uomo capace ed esperto, Gallio svolgerà, durante l'intero Pontificato, le funzioni che, in epoca successiva, saranno quelle del Cardinale Segretario di Stato. Tra l’altro si deve a questo porporato la costruzione a Cernobbio della celebre Villa d’Este, dove si celebrano oggi importanti congressi internazionali. - Papa del Concilio, cerca di applicarlo ora non solo in Italia e Spagna, ma in tutti i Paesi cattolici. Appena eletto, il 13 settembre conferma, con la Costituzione Apostolica “Ut pestiferarum opinionum”, la Congregazione dell’Indice, dandole una forma più definita. - Se si dà credito a quanto affermato dal Re Carlo IX di Francia, il nuovo Papa giustifica la strage della Notte di San Bartolomeo a Parigi (23-24 agosto 1572), in cui vengono eliminati i capi degli Ugonotti protestanti (il numero di uomini, donne e bambini uccisi varia da 5.000 a 30.000). Fa cantare addirittura un Te Deum di ringraziamento, conia una medaglia con la propria effigie per ricordare l'evento e commissiona al pittore Giorgio Vasari una serie di affreschi raffiguranti il massacro, tuttora presenti nella Sala Regia dei Palazzi Vaticani. L'entusiasmo di Gregorio XIII si fa tuttavia più tiepido, allorché cominciano ad essere chiare le motivazioni primariamente politiche alla base degli eventi, tanto che un corriere recante le proprie congratulazioni scritte a Carlo IX viene fermato per strada. - Ridà vigore nel 1573 alla “Congregazione Germanica”, organismo istituito da Pio V nel 1558 per la restaurazione cattolica in Germania e in Svizzera. - Con la bolla “Dominus ac Redentor noster” del 1574 indice un Giubileo per il 1575. Apre una Porta Santa il 24 dicembre per la prima volta “murata”, tanto da ferirsi col martelletto. Per l’evento fa chiamare a Roma eccellenti predicatori e confessori di varie nazioni, dà lo sfratto alle donne di mala vita, fissa un listino del giusto prezzo dei viveri e degli alloggi; ma soprattutto fa spianare la montagna che si ergeva tra San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore e fa lastricare le strade della città. Nascono le Confraternite, con l’incarico di ospitare i pellegrini delle diverse nazionalità. Il Cardinale Borromeo lo persuade ad abolire per quell'anno le spese per le maschere di Carnevale e per ogni altro gioco, destinando quel risparmio all'Ospedale dei Pellegrini curato da Filippo Neri. Unica eccezione alla sobrietà, sono le nozze di Giacomo, figlio del Papa, con la sorella del conte di Santa Fiora, nipote del Cardinale Sforza. - Viene fissata una norma che aggiunge al viaggio dei pellegrini la visita alle tombe dei Santissimi Apostoli. Il Papa, da parte sua, nel corso dell'anno fa a più riprese la visita alle quattro Basiliche a piedi scalzi. Fra i circa 350.000 pellegrini, molti venuti da Milano, consigliati da Carlo Borromeo, si segnalano anche gruppi di Etiopi, Arabi ed Armeni.

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Concede tra l’altro che la Diocesi di Milano nel 1576 abbia un Giubileo tutto suo (indulgenza con la visita di 7 chiese stazionali). - Con la bolla “Ubi Gratiae” (13 giugno 1575) revoca tutti i permessi d'ingresso nei monasteri accordati in precedenza alle signore della nobiltà, così come ad altre donne di qualunque grado e condizione; inoltre proibisce agli abati e alle badesse di concedere di propria iniziativa permessi di ingresso nei monasteri. - Sempre durante il Giubileo, approva la Congregazione dell'Oratorio, comunità di sacerdoti secolari raccoltasi a Roma attorno a San Filippo Neri, dapprima presso la chiesa di San Girolamo della Carità (1551) e poi presso quella di San Giovanni dei Fiorentini (1564). Gregorio XIII per l’occasione dona agli oratoriani la chiesa di Santa Maria in Vallicella. - Con la bolla “In coena Domini” (1577) fissa un elenco di venti casi che possono condurre alla scomunica. - Pone molta cura nei riguardi dei Collegi (ne fonda uno greco, uno inglese ed uno maronita), perché i futuri candidati al sacerdozio devono essere formati alla forte osservanza romana, affinché, tornati nello loro madrepatrie, specialmente in quelle in cui è forte la presenza dei protestanti, possano dare testimonianza di obbedienza e fedeltà alla Chiesa di Roma e irreprensibilità di condotta di fronte ai fedeli. - Nel 1579 inaugura a Roma un nuovo monastero presso la Chiesa di Santa Maria Egiziaca; la chiesa era stata donata agli Armeni otto anni prima da Pio V. Da quella data fino al XIX secolo il complesso chiesa-monastero rappresenterà il centro della comunità armena in Italia - Nel 1580 anch’egli condanna le tesi del teologo belga Michele Baio (Michel de Bay), che aveva propugnato il ritorno alle fonti bibliche e patristiche. Inoltre questi negava il carattere soprannaturale della condizione originale dell'uomo nel Paradiso terrestre e perciò ne deduceva la corruzione totale dopo il peccato originale e l'impossibilità di resistere alla grazia. - Sempre nel 1580 riconosce i Carmelitani Scalzi (ramo maschile e femminile) per ora come “provincia” dell'ordine carmelitano (breve “Pia considerazione”), assecondando i desideri di Teresa d'Avila. - Nel 1582 pubblica una nuova edizione del Codice di Diritto Canonico, comprendente: il Decretum Gratiani; il "Liber Extra" (o Decretales) emanato da Gregorio IX nel 1234; il "Liber Sextus" emanato da Bonifacio VIII nel 1298; le "Clementinae" disposte da Clemente V dopo il Concilio di Vienne, e promulgate successivamente da papa Giovanni XXII nel 1317; le "Extravagantes Johannis XXII", raccolta di Decretali redatta verso il 1325 e le "Extravagantes communes", raccolta privata realizzata da Giovanni di Chappuis. - Con il breve apostolico “Exposcit debitum” (1º gennaio 1583) abolisce su tutto il territorio italiano (isole comprese) la carica di badessa a vita, sostituendola con una carica a tempo (tre anni). - Il 25 maggio 1584 dichiara che la professione dei voti semplici di castità, povertà ed obbedienza, e l'approvazione della Santa Sede, sono sufficienti per costituirsi in stato religioso. - A differenza di Pio V, ha molta stima dei Gesuiti: affida loro il Collegio Germanico (dal 1580 Collegio Germanico-Ungarico), per il quale fa costruire una nuova sede. Nel 1579 affida loro il Collegio Inglese, fondato pochi anni prima per curare la formazione sacerdotale dei fedeli provenienti da Inghilterra e Galles; inoltre concede al Collegio Romano importanti sovvenzioni e aggiunge nuovi e spaziosi edifici, tra questi l'Osservatorio Astronomico. Il nuovo istituto, progettato dall'architetto Bartolomeo Ammannati, viene inaugurato il 28 ottobre 1584, prendendo il nome di Archiginnasio Gregoriano e di Università Gregoriana in onore del Pontefice. Oggi è conosciuto come 44

Pontificia Università Gregoriana. Nel 1585 riserva ai membri della Compagnia di Gesù l'evangelizzazione della Cina e del Giappone. Il 23 marzo di quell'anno, poche settimane prima di morire, ha la soddisfazione di ricevere una delegazione giapponese formata da giovani cristiani, principi ed aristocratici dei Regni del Giappone meridionale, probabilmente la prima mai giunta in Europa, guidata dal missionario Alessandro Valignano. La cosiddetta Ambasciata Tenshō porterà questi giapponesi a conoscere i monarchi e i magnati europei del tempo. - Tramite il missionario gesuita Rodolfo Acquaviva entra in contatto con il sovrano dell'Impero Moghul, Akbar. Nel 1582 il Pontefice indirizza al monarca indiano una lettera in cui lo esorta a convertirsi al Cristianesimo. - Suo grande desiderio è di riportare i Paesi protestanti al cattolicesimo. Manda truppe in Irlanda ad aiutare la rivolta del 1578 contro i tentativi inglesi di infiltrare coloni protestanti sull’isola. Parteggia e sostiene ogni tentativo di far cadere dal trono la Regina Elisabetta I, cosa che, come abbiamo già visto, danneggia i cattolici ancora presenti. Manda dei Gesuiti in Svezia e riesce ad ottenete dal Re un riavvicinamento alla cattolicità, tant’è che lo stesso re Giovanni III si converte in segreto al cattolicesimo (6 maggio 1578); inoltre si impegna a crescere l'erede al trono Sigismondo come cattolico, essendo cattolicissima tra l’altro la moglie italo-polacca Katarzyna Jagiellonka. - La Polonia stessa torna ad essere completamente cattolica, mentre in Germania, per l'intervento anche dei Duchi di Baviera e di insigni principi ecclesiastici tedeschi, l'espansione del protestantesimo viene arrestata. - Importante per Gregorio XIII il ruolo delle Nunziature: alla fine saranno 13, sparse anche nei Paesi protestanti. - Fonda diverse Diocesi in Cina (Macao), Filippine (Manila), Perù e Libano. In Italia crea la Diocesi di Crema. - Il trattamento verso gli Ebrei continua ad essere persecutorio: se da una parte fonda nel 1577 il Collegio dei Neofiti, per l'educazione cristiana degli Ebrei che vogliono abbandonare la loro religione, dall’altra, con la bolla “Sancta Mater Ecclesia” (1º settembre 1584), ordina che tutti gli Ebrei che abbiano compiuto i 12 anni debbano assistere alle cosiddette prediche coatte, il cui scopo è di convincerli a convertirsi al Cristianesimo. Quelli di Roma andranno nella chiesa di San Paolo alla Regola, non prima di essersi messa cera nelle orecchie. Con la bolla “Antiqua iudaeorum improbitas” (10 giugno 1581) fissa i casi in cui gli Ebrei possono ricadere nelle competenze dei tribunali inquisitoriali. Nel 1581 dispone il divieto ai medici ebrei di curare pazienti cristiani. - Per quanto concerne l’amministrazione dello stato, il Papa si prende cura della popolazione di Roma, soprattutto dei ceti meno abbienti. Nel 1576 fa emanare precise direttive in materia annonaria al fine di impedire speculazioni sul prezzo del frumento nei periodi di penuria. Fa abbassare il costo del denaro preso a prestito. Nel 1581 affida alla Confraternita della Trinità dei Pellegrini il compito di raccogliere tutti i mendicanti della città nel convento di San Sisto, provvedendo all'assistenza degli inabili al lavoro e procurando un'attività retribuita agli altri. - In politica estera, il rapporto di stima reciproca con Filippo II di Spagna, sorto fin dai tempi in cui il Boncompagni era Legato Pontificio, permangono e insieme tentano di riguadagnare al cattolicesimo zone d’Europa in mano ai protestanti. La successione al trono del Portogallo viene momentaneamente risolta col Cardinale-Re Enrico I, che non riesce ad ottenere una dispensa dal Papa per poter dare una discendenza alla dinastia. Così morirà sì col soprannome di “Casto”, ma con i grossi problemi causati dalla corsa alla successione. In Francia il matrimonio misto fra l’ugonotto Enrico di Navarra e la cattolica

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Margherita di Valois non riceve la benedizione papale: alle loro nozze sono assenti le nazioni cattoliche. - Nel contenzioso nato per il dominio sugli stati baltici (Lettonia, Estonia e Livonia), il Papa parteggia per la cattolica Polonia, che ottiene il controllo della zona grazie alla Pace di Jam Zapol'skij (1582). - Gregorio XIII invia il gesuita Antonio Possevino come primo Nunzio a Mosca. Con lo zar Ivan IV il Terribile cerca di creare un’alleanza con gli ortodossi in funzione antiturca. Inoltre ha il compito di introdurre il cattolicesimo anche nella vasta Russia. Riesce solo ad ottenere la libertà di culto per i cattolici. - Invia due Nunzi capaci a Madrid e Parigi per far in modo che si appianino le divergenze e possano unirsi per la difesa del Cattolicesimo. Ma i progetti naufragano quando c’è da trovare un successore ad Enrico III di Valois, che è senza eredi. Il Papa vorrebbe come successore il cattolico Enrico di Guisa, detto lo Sfregiato, che si era già accordato con gli Spagnoli, mentre, secondo la legge salica, il vero successore è l’ugonotto Enrico III di Navarra. La vicenda avrà aspetti drammatici, come vedremo. - Questo Papa è un grande mecenate, molti dotti del tempo vengono a Roma. La riforma più famosa, che porta il suo nome, è quella del Calendario Giuliano, vista la discrepanza tra il calendario civile e quello astronomico. Gregorio XIII crea una commissione apposita sotto la guida del Cardinale Sirleto, alla quale contribuiscono anche il matematico tedesco e gesuita Cristoforo Clavio, professore presso il Collegio Romano e il matematico ed astronomo siciliano Giuseppe Scala. Dopo un accurato studio, il Papa, con la bolla “Inter gravissimas” del 24 febbraio 1582, in accordo con la maggioranza dei principi cattolici e delle università, stabilisce che al 4 ottobre 1582 avrebbe fatto seguito il 15 ottobre 1582 e che in futuro dovevano essere soppressi i giorni intercalari (cioè, in pratica, i 29 di febbraio) degli anni divisibili per 100, ma non divisibili per 400, per un totale di tre giorni intercalari in meno ogni 400 anni. La scelta di ottobre è perché ci sono poche feste, si sceglie il 4, perché deve essere salvata la festa di San Francesco e San Petronio. I lavoratori del tempo pretendono che i 10 giorni mancanti siano pagati. Gli Ortodossi continueranno a seguire il Calendario Giuliano e solo dopo la I Guerra Mondiale quello Gregoriano sarà accettato da tutti. - Fa costruire a Roma opere importanti come il Palazzo del Quirinale (1580), la Cappella Gregoriana nella Basilica di San Pietro e fa terminare nel 1584 la Chiesa del Gesù, chiesa madre dei Gesuiti. Nel 1575, in occasione dell'anno giubilare, fa realizzare in Vaticano la Sala Bologna, una vasta stanza per banchetti. - Verso il figlio Giacomo, anche da Papa, ha un riguardo particolare: prefetto di Castel Sant'Angelo, con l'appannaggio di 700 scudi d'oro, poi Governatore Generale delle milizie pontificie, diventando uno degli uomini politici più importanti del tempo. Il padre fa di tutto per regalargli un piccolo stato da governare. Nel 1583, grazie al Papa, è contemporaneamente Generale di Santa Romana Chiesa, Governatore di Fermo, Marchese di Vignola e Duca di Sora, Arce, Arpino ed Aquino. Dopo la morte del padre perderà tutte le cariche. - Gregorio XIII muore dopo breve malattia il 10 aprile 1585 a 83 anni. I suoi resti mortali sono deposti nella Basilica di San Pietro. - Aveva creato 34 Cardinali (tra i quali ben 4 futuri Pontefici), nel corso di 8 distinti Concistori.

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Sisto V (1585-1590)

- Dopo tanti nobili, ecco un Papa che viene da una povera famiglia marchigiana di Grottammare (AP), con un’infanzia umile, che lo porta già a nove anni in un convento francescano. A 12 anni inizia il noviziato, nel 1535 veste il saio, assumendo il nome di Padre Felice Peretti di Montalto. Molto portato per gli studi, da Diacono è insegnante di metafisica e Diritto Canonico nei monasteri dell'Ordine a Rimini e poi a Siena. Nel 1547 è sacerdote, diventa Dottore in Teologia e grande predicatore. Arrivato a Roma, è subito apprezzato da due futuri grandi e famosi santi: Filippo Neri ed Ignazio di Loyola. Diventa amico del Cardinale Antonio Michele Ghislieri, futuro Papa Pio V e grazie a lui inizia la carriera ecclesiastica: membro della commissione creata da Paolo IV per elaborare una riforma della Curia romana, Reggente dell'Università di Venezia e rigido inquisitore, consulente del Sant'Uffizio, docente all'Università La Sapienza, Procuratore Generale e Vicario Apostolico dei francescani conventuali. Inviato in Spagna per collaborare con l’Inquisizione, viene nominato Vescovo (di Sant'Agata de' Goti e di Fermo) e infine Cardinale nel 1570. Sotto il Pontificato di Gregorio XIII perde gli incarichi curiali, non essendo nelle grazie del Boncompagni fin dai tempi della missione spagnola. - Dopo soli quattro giorni di Conclave, viene eletto Papa (penultimo francescano nella storia) il 24 aprile 1585 a 64 anni in modo inatteso, visto che da anni faceva vita ritirata. Il suo fisico forte fa pensare ad un lungo Pontificato. Giovanni Pierluigi da Palestrina celebra questa nomina con il “Tu es pastor ovium”. - Dotato di un'incredibile resistenza al lavoro, tanto da essere soprannominato “'il Turbine Consacrato” o “Il Papa di ferro” o “er Papa tosto”, prosegue con lui l’attuazione del Concilio e già il primo anno riprende la prassi delle Visita ad limina (Costituzione “Romanus Pontifex” del 20 dicembre 1585), dando concreto significato al principio dell'obbligo di residenza dei Vescovi e della loro dipendenza dal Papa. - Inserisce subito nel calendario la festa della Presentazione della Beata Vergine Maria. - Con la bolla “Coeli et terrae” (5 gennaio 1586) condanna l'astrologia e la magia rinascimentale e stabilisce la competenza degli inquisitori anche nelle semplici pratiche illusionistiche. - Durante l’anno, nomina una Commissione incaricata di studiare e revisionare la Vulgata ovvero la versione latina della Sacra Scrittura. Insoddisfatto del lavoro del Cardinale Antonio Carafa (1588), sceglie di persona il gesuita Francisco de Toledo, predicatore pontificio, e l'agostiniano Angelo Rocca, correttore della Biblioteca e della Tipografia Vaticana. Ma è il Papa stesso a metterci le mani, lavorandoci giorno e notte per diciotto mesi. L’edizione sistina della Vulgata (1590), però, è ancora piena di errori di stampa e di nuovo il Papa si mette per sei mesi a correggere le bozze. Alla fine, con la bolla "Aeternus ille", pubblicata il 1° marzo 1590, decreta: "Nella pienezza del potere Apostolico, Noi dichiariamo e decretiamo che questa edizione [...] approvata per l'autorità conferitaCi da Dio, deve essere ricevuta e tenuta come vera, legittima, autentica, ed inquestionabile in tutte le discussioni, letture, preghiere, spiegazioni pubbliche e private" . Alla sua morte, comunque, verrà ritirata e ne uscirà una versione ulteriormente corretta. - Sempre nel 1586 riconosce come ordine religioso propriamente detto gli Ospedalieri fondati da Giovanni di Dio, chiamati popolarmente Fatebenefratelli. Ha poca stima invece dei Gesuiti. Mette addirittura all’Indice un libro di Roberto Bellarmino, pur basato su innumerevoli documenti dottrinali di santi e studiosi cattolici. Una lettera dell’ambasciatore spagnolo ci rivela che i Cardinali tenevano la bocca chiusa "per paura che Sisto potesse fargli sentire il duro sapore del suo temperamento e, forse, costringerli a mettere all'Indice persino i santi stessi". 47

- Nei confronti degli Ebrei è un poco più moderato dei predecessori (motu proprio “Christiana pietas” del 6 ottobre 1586). Consente loro di abitare nelle città e nei centri maggiori, permette nuovamente l'esercizio del commercio (escludendo solo il grano ed altri generi alimentari), abolisce l'uso della rotella gialla e consente ai medici ebrei di curare i cristiani. Possono tornare ad abitare a Roma senza più l'obbligo di risiedere nel ghetto. - Il 3 dicembre dello stesso anno pubblica la Costituzione apostolica “Postquam verus”, con la quale riforma il Collegio cardinalizio, che non potrà superare il numero di 70 Cardinali (sei vescovi suburbicari, cinquanta preti, quattordici diaconi). Stabilisce inoltre che non può essere Cardinale chi è nato da una relazione extra-coniugale, chi ha una prole, chi non ha compiuto 22 anni e non ha ricevuto gli Ordini sacri. - Nel 1587 viene eretta in Congregazione la Provincia dei Carmelitani Scalzi. - Il 22 gennaio 1588 pubblica la costituzione apostolica “Immensa Aeterni Dei”, con la quale riorganizza la Segreteria di Stato della Santa Sede, indicando la sua composizione in 6 Congregazioni dedicate all'amministrazione dello Stato Pontificio e fissando in 15 il numero delle Congregazioni cardinalizie appartenenti al Segretariato stesso. Ciò resterà invariato fino al Concilio Vaticano II. - Fissa l'obbligo per tutto il clero di indossare il proprio abito in tutte le apparizioni pubbliche. - Nel 1588 la bolla “Effraenatam” afferma che l'aborto è un crimine paragonabile all'omicidio. Vi si condannano anche le pratiche anticoncezionali del tempo. Per chi si macchia di tali cose grava la scomunica. - Con la bolla “Immensa Aeterni Dei” il 22 gennaio 1588 crea la Sacra Congregazione della stamperia vaticana con lo scopo di potenziare quella già installata in Vaticano da Pio IV, aggiungendovi nuovi caratteri anche orientali e chiamando a servizio il celebre letterato Paolo Manuzio. Essa assume un compito più prettamente religioso, preoccupandosi di stampare tutti i testi sacri approvati dalla Chiesa ed in particolare le opere di Sant'Ambrogio che erano state riviste proprio dal Pontefice in persona. - Con la bolla “Sacrae religionis” del 1º luglio 1588 approva i Chierici regolari minori (Caracciolini), fondati da Giovanni Agostino Adorno insieme con l'abate Fabrizio Caracciolo e Francesco Caracciolo, l’unico dei tre che sarà canonizzato. - Erige nuove diocesi in Giappone, Lettonia e Valacchia. In Italia quella di Loreto. - I tentativi di far tornare cattolica l’Inghilterra naufragano nella Manica l’8 agosto 1588 dopo il disastro della Invincibile Armata di Filippo II. Il Papa aveva tanto puntato su questa impresa militare, da regalare un milione di scudi al re spagnolo. - Nel 1589, con la bolla “Cum pro nostri temporali munere”, riorganizza il coro di San Pietro, al quale sono ammessi anche i cantori castrati, detti anche soprani naturali. - Come capo di stato, con la Costituzione apostolica “Romanus pontifex” (1585), Sisto V attribuisce al governatore di Roma i poteri di Vice-camerlengo (camerlengo = il Cardinale responsabile dell'amministrazione delle finanze della Curia e dei beni temporali della Santa Sede). Nel settembre 1587 invia cinque esperti funzionari della Camera apostolica nelle provincie dello Stato Pontificio, assegnando loro il compito di controllare il funzionamento degli uffici, per accertare eventuali abusi di potere o segnalare episodi di mala gestione. - Vara nuove misure per regolamentare l'economia e le finanze pubbliche. Vengono fondati nuovi Monti di Pietà (capitalizzati per 8.000.000 di scudi) e introdotte nuove tasse. La Camera Apostolica accumula così un ampio surplus: più di quattro milioni di scudi, per la massima parte in oro; ciò lo rende uno dei più ricchi principi d’Europa e gli assicura un’indipendenza finanziaria senza precedenti. Parte del denaro raccolto viene investito per la bonifica delle Paludi Pontine, per promuovere l'agricoltura e sostenere il commercio di 48 lana e seta. Inoltre stabilisce un nuovo sistema di misure per la vendita al dettaglio del vino. - Adotta severe misure volte a reprimere il banditismo. Vieta su tutto il territorio pontificio di portare addosso armi di media e grossa taglia, abbassa a 14 anni l’età per essere inquisiti. Le pene capitali abbondano, naturalmente. Inoltre relega in ristrette zone la prostituzione di strada e vieta in modo deciso che le madri possano far prostituire le figlie giovani. Quasi a celebrare i risultati di questo giro di vite, fa coniare una moneta con il motto “Perfecta securitas”. - In politica estera, durante la “Guerra dei tre Enrico”, per la successione al trono di Francia, appoggia inizialmente i cattolici Guisa, scomunicando l’ugonotto Enrico III di Navarra. Nel 1588, quando la guardia personale del re Enrico III di Valois uccide Enrico di Guisa e il fratello Luigi II Cardinale di Guisa (entrambi poi fatti a pezzi, bruciati in un camino e le ceneri gettate nella Loira), rompe i rapporti diplomatici con la Francia. Non solo, ma appoggia ancora una volta la Spagna, quando attacca la Francia. Ma non si crea problemi a trascinare poi in tribunale l’ex alleato Filippo II, reo di aver eliminato Enrico III di Valois, assoldando un fanatico della Lega Cattolica, il domenicano Jacques Clément. - Invia il Cardinale Aldobrandini (futuro Papa Clemente VIII) in Polonia per la successione sul trono rimasto vacante. Appoggia così l’elezione di Sigismondo di Svezia il 19 agosto 1587, riconosciuto Interrex dal Primate di Polonia Stanisław Karnkowski. - Nel campo delle opere pubbliche e dell’arte, a lui si deve molto: la costruzione del nuovo Palazzo del Laterano, residenza estiva dei Papi; il completamento della cupola di San Pietro (1590); la costruzione delle fondamenta di una nuova e più ampia sede della Biblioteca Vaticana; l’Ospizio dei Mendicanti, opera caritatevole per l'assistenza ai bisognosi (2.000 posti); una cappella monumentale nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dedicata alla propria sepoltura e a quella dei propri familiari; l’acquisto della villa dei Carafa di Monte Cavallo, primo nucleo di quello che sarà il Palazzo del Quirinale; un nuovo acquedotto, detto di Acqua Felice, il primo dai tempi dei Romani; la distribuzione dell'acqua agli abitanti tramite fontane monumentali. - Papa Sisto V si ammala di malaria nell’agosto 1590 e non ascoltando i medici, si illude di curarsi col vino. Muore stremato dalla febbre la sera del 27 agosto a 69 anni nel Palazzo del Quirinale. I romani, alla notizia della sua morte, accolta quasi come una liberazione, tentano di distruggere la sua statua eretta in Campidoglio: per tale ragione sarà poi emanata una legge che proibisce di dedicare statue ai Papi viventi. Viene sepolto nella cappella fatta dal lui costruire nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Il suo cuore viene portato nella chiesa dei santi Vincenzo ed Anastasio. - Aveva creato 33 Cardinali (fra cui un futuro Papa) nel corso di 8 distinti Concistori.

Urbano VII (1590)

- Il pontificato del Cardinale romano Giovanni Battista Castagna è ancora oggi il più breve della storia: 13 giorni, fra il 15 e il 27 settembre 1590. - Di buona famiglia, genovese da parte di padre, fa studi giuridici e svolge incarichi importanti: Referendario della Signatura di Giustizia, Arcivescovo di Rossano, Governatore di Perugia (1559), Legato di Pio IV al Concilio di Trento, Nunzio Apostolico in Spagna e a Venezia, Legato al Congresso di Colonia nel 1578, Consultore dell'Inquisizione e della Congregazione per gli Affari dello Stato Pontificio nel 1580. Cardinale nel 1584, viene eletto Inquisitore generale del Sant'Uffizio nel 1585. - Sicuramente rappresentante dei Cardinali pro-ispanici, al momento dell’elezione ha la stessa età del predecessore appena scomparso e promette di proseguire nella riforma 49 conciliare. Si ammala della stessa malattia (malaria), che ha stroncato un mese prima Sisto V e non riesce ad essere neppure incoronato. - Viene sepolto prima in San Pietro, poi dal 1606, nella chiesa romana di Santa Maria sopra Minerva dove aveva sede la Confraternita dell'Annunziata, alla quale lo stesso Urbano VII, nelle sue disposizioni testamentarie, aveva lasciato 30.000 scudi del proprio patrimonio personale.

Gregorio XIV (1590-1591)

- Breve (poco meno di un anno) anche il Pontificato del lombardo Niccolò Sfondrati, conte di Somma Lombardo, imparentato da parte di madre coi Visconti. Quando il padre si trasferisce a Roma, lo segue e da lì, diventato prete dopo la laurea a Pavia, torna a Milano come Senatore della città (1552), eletto da Filippo II di Spagna. Qui diventa grande ammiratore del Cardinale Carlo Borromeo. Partecipa come Vescovo di Cremona al Concilio di Trento, tenace assertore circa l'obbligo dei Vescovi di risiedere nella propria Diocesi, decisione accettata solo dopo molte discussioni. Membro della commissione incaricata di preparare la lista dei libri da mettere all'Indice e della commissione “ad conficiendos canones de matrimonio”, da Cardinale (1583) diventa molto amico di Filippo Neri e sostenitore della sua idea di oratorio. - Nel Conclave, cui partecipano 54 Cardinali, invece dei 67 aventi diritto, il suo nome è tra i sette presentati dal sovrano di Spagna. Dopo ben due mesi di votazioni, viene eletto il 5 dicembre 1590 ed incoronato tre giorni dopo, quando ha solo 55 anni. - Sotto il suo breve pontificato viene deciso che i Cardinali d’ora in poi dovranno indossare abiti di colore rosso e portare un copricapo a forma di calotta emisferica, dello stesso colore (). Estende l'uso del noto cappello a larga tesa (galero) anche ai Cardinali provenienti da ordini religiosi. - Il 19 dicembre 1590 crea Cardinale il trentenne nipote Paolo Emilio Sfondrati, conferendogli successivamente il titolo di Cardinale Presbitero di Santa Cecilia. Con questo atto Gregorio XIV inaugura la pratica di creare Cardinali nipoti, la cui investitura formale coincide de facto con la nomina, separandola così dalla prassi ordinaria seguita per gli altri porporati. A lui affida importanti incarichi come quello di Governatore di Fermo, di Legato pontificio in Romagna e di Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Come Segretario dello zio riceve la delega per la Segnatura delle suppliche, che gli conferisce la facoltà - eccessiva e senza precedenti - di accordare o rifiutare le richieste al Pontefice. Inevitabili i mugugni in Curia. - Il 7 febbraio 1591 istituisce la commissione incaricata di portare a termine l'opera di revisione della Vulgata (versione latina ufficiale della Bibbia) avviata dal predecessore Sisto V. Il 21 aprile successivo approva la nomina dei membri della commissione. Roberto Bellarmino, rientrato in Roma dopo la morte di Sisto V (che lo aveva allontanato), consiglia Gregorio XIV di non proibire la Bibbia in volgare italiano, ma di farla correggere; si allestisce così un gruppo di studiosi che si mettono all'opera per eliminare i numerosi errori della traduzione biblica precedente. - Con la bolla “Cogit nos depravata” del 21 marzo estende il divieto di scommessa (fino ad allora limitato all'elezione papale) sulla creazione di Cardinali ed anche sulla proclamazione dei santi. - Il 18 aprile ordina che i nativi delle Filippine, costretti in schiavitù dagli europei, siano lasciati liberi e, sotto pena di scomunica, comanda che si interrompa la tratta degli schiavi nell'arcipelago.

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- Il 24 maggio limita il diritto d'asilo, introducendo l'esclusione per i colpevoli dei crimini più gravi (banditismo, omicidio, assassinio su commissione, lesa maestà). - Con la “Constitutio moderatoria” del 31 maggio, il Pontefice punisce sia chi si sottopone all'aborto sia chi lo favorisce e procura “venena sterilitatis”. - Per reprimere il banditismo sempre più diffuso, in primavera ordina un’energica azione di repressione, per mezzo di un contingente di 600 uomini e la collaborazione delle autorità spagnole di Napoli e del Granduca di Toscana. - Ostacola la castrazione, che veniva praticata per ottenere voci bianche per il canto. Appassionato di musica, il Papa con la bolla “Cum nos super” (1° ottobre 1591), dota la Cappella musicale pontificia di nuove rendite. E il compositore Giovanni Pierluigi da Palestrina, tra i beneficiari del provvedimento, non manca di esprimere la sua gratitudine dedicando al Papa il “Magnificat octo tonum liber primus”. - Nell’anno di pontificato una serie di malattie infettive (tra cui la peste) uccidono a Roma migliaia di persone. A supporto del Papa due grandi futuri santi: Camillo de Lellis e Luigi Gonzaga, che si prodigano in maniera encomiabile al sollievo della popolazione. Luigi muore per contagio a soli 23 anni. Il 21 settembre 1591 Gregorio XIV riconosce l'Ordine dei Chierici regolari Ministri degli Infermi (Camilliani), che prevede un quarto voto di assistenza dei malati anche con pericolo della vita. Vorrebbe dare la porpora cardinalizia a Filippo Neri, ma questi si rifiuta. - Affida la direzione del Collegio di Sant'Atanasio di Roma (oggi Pontificio Collegio greco) ai Gesuiti. - Sul piano politico, nella guerra fra Francia e Spagna, si schiera decisamente con Filippo II, mentre conferma la scomunica ad Enrico IV. Per questo il Papa fa radunare un esercito mercenario (che gli costa centinaia di migliaia di scudi) per attaccare la Francia sotto la guida del nipote Ercole Sfondrati. Inoltre sovvenziona con 15.000 scudi la Lega Cattolica nella sua lotta contro i protestanti ugonotti, utilizzando i fondi accumulati durante il Pontificato di Sisto V. Non farà a tempo a vedere il totale fallimento della spedizione. - Muore infatti la notte tra il 15 e il 16 ottobre 1591, a causa di un aggravamento della calcolosi biliare che lo affliggeva da tempo. Viene sepolto nella Basilica Vaticana. - Aveva fatto a tempo a creare 5 Cardinali nel corso di due distinti Concistori.

Innocenzo IX (1591)

- Ancora un Pontificato brevissimo, appena due mesi. Il Cardinale bolognese Giovanni Antonio Facchinetti de Nuce (o Nocetti) nasce in una famiglia modesta, visto che il padre, della Val d’Ossola, probabilmente è un semplice facchino: da qui il cambio di cognome. Trasferita la famiglia a Verona, a 25 anni si laurea “in utroque iure” a Bologna e viene ordinato prete (1544). Dopo un breve soggiorno a Roma, diventa canonico a Domodossola. Stimato dal Cardinale Farnese, è inviato come Vicario e Amministratore Diocesano ad Avignone (1552). Nel 1560 diventa Vescovo di Nicastro, dove si distingue per essere effettivamente il primo Vescovo a risiedere nella Diocesi dopo trent'anni di assenza del titolare. Da quell'anno Monsignor Facchinetti segue i lavori del Concilio di Trento fino alla chiusura. In seguito è Nunzio Apostolico a Venezia, di nuovo Vescovo a Nicastro, Cardinale nel 1583 e membro del Sant'Uffizio e della Sacra Consulta a Roma. Durante la malattia del predecessore, è lui che si occupa dell’amministrazione. - Eletto dopo due giorni di Conclave da 56 Cardinali il 29 ottobre 1591, anch’egli è uno dei candidati della Spagna di Filippo II. Viene incoronato il 3 novembre dal Cardinale Andrea d'Austria, Protodiacono di Santa Maria Nuova.

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- Il 2 novembre emana già disposizioni per obbligare i baroni a consegnare al Prefetto dell'Annona ingenti quantità di grano per il popolo romano. - Tra le prime decisioni, il 4 novembre, la conferma e l’inasprimento del divieto (istituito da Pio V) di vendere i possedimenti ecclesiastici e di rinnovare le concessioni dei feudi pontifici decaduti, stabilendo come pena la scomunica. - Lo stesso giorno il Pontefice crea un fondo di riserva di 250.000 scudi, depositati in Castel Sant'Angelo, per far fronte alle spese inevitabili. - Cerca di migliorare le condizioni di vita degli abitanti di Roma, sia contrastando la criminalità, sia abbassando il prezzo del pane. - Scinde in tre il ruolo di Segretario di Stato: un Cardinale si occuperà di Polonia e Francia, un altro di Italia e Spagna e un terzo della Germania. - In Francia, per i troppi costi, decide di ridurre le truppe pontificie contro l’ugonotto Enrico IV e chiede rinforzi a Filippo II di Spagna dalle Fiandre. - 72 anni, "pelle ed ossa" (mangia una volta al giorno), colorito cinerino e malaticcio, in occasione di una sorta di Giubileo straordinario per la fine della guerra in Francia e le missioni, decide lo stesso di compiere il tradizionale pellegrinaggio delle Sette Chiese di Roma il 21 dicembre 1591. Stremato dalla fatica, il 22 si ammala, morendo il 30. L’orazione funebre è del Cardinale Benedetto Giustiniani. Viene sepolto in un antico sarcofago romano, dove riposa ancora oggi nelle Grotte Vaticane. - Durante un Concistoro aveva eletto due Cardinali.

Clemente VIII (1592-1605)

- A portare la Chiesa nel XVII secolo ci pensa il marchigiano Ippolito Aldobrandini. Il padre, avvocato fiorentino, si era rifugiato nelle terre pontificie (a Fano), perché in rotta con Cosimo de’ Medici. Qui svolgeva l’incarico di Luogotenente del Governatore della città. Ippolito studia nelle università di Padova, Bologna e Perugia e si laurea in giurisprudenza. Amico di Alessandro Farnese, svolge incarichi giuridici a Roma e all’estero. Diventa sacerdote a 44 anni e già cinque anni dopo è Cardinale (1585). Nel 1588 viene inviato come Legato in Polonia per regolare la disputa tra il re Sigismondo III Vasa e la casa d'Asburgo. - Stanchi di continui Conclavi, i 54 Cardinali riuniti cercano un candidato che possa regnare a lungo. Sta per essere eletto ancora una volta il candidato della Spagna, quando il Cardinale Colonna fa concentrare i voti sul Cardinale Aldobrandini, che è eletto il 30 gennaio 1592 a quasi 56 anni di età. È l’amico Filippo Neri a consigliargli di chiamarsi Clemente. L’incoronazione avviene il 9 febbraio. - Il 25 novembre 1592, seguendo l'esempio barnabita, fa introdurre in tutte le Diocesi la pratica delle Quarantore, istituita a Milano nel 1527. - Condanna con la scomunica la pratica del duello come metodo di risoluzione delle dispute. - Ancora quell’anno regolamenta i diritti del Cardinale Vicario, il porporato a cui il Papa delega il governo pastorale della Diocesi di Roma. - Porta avanti l'opera di Sisto V per la revisione della Vulgata. L'edizione prodotta è tutt'oggi detta Vulgata Sisto-Clementina, o semplicemente Vulgata Clementina. Clemente VIII dispone la pubblicazione di tre edizioni, uscite rispettivamente nel 1592, nel 1593 e nel 1598. - Nel 1593 il provinciale dell'Ordine, Niccolò di Gesù-Maria Doria, ottiene dal capitolo generale la completa separazione giuridica dei Carmelitani scalzi dal tronco principale dei Carmelitani. Il Papa ratifica il voto del capitolo con la bolla “Pastoralis officii”. 52

- Nello stesso anno, decide di rimettere in vigore le dure decisioni di Pio V contro gli Ebrei (espulsione dallo Stato Pontificio, tranne i ghetti di Roma ed Ancona), poi si rimangia la decisione, vista la loro utilità a livello economico. - Sempre nel 1593, Clemente VIII manda emissari dallo Scià di Persia per tentare un accordo anti-turco. Sei anni dopo, lo Scià stesso arriverà in Europa e nel 1601 verrà accolto sontuosamente a Roma. Inutile comunque il tentativo di riunire tutte le monarchie cristiane per una grande Lega Santa da opporre agli Ottomani: Francia e Spagna sono su lati opposti e il tentativo è destinato a fallire. - Il 25 luglio 1595 riconosce finalmente come legittimo re di Francia Enrico IV, che due anni prima aveva abbracciato il cattolicesimo, annullando di conseguenza la bolla di Sisto V che lo aveva dichiarato eretico recidivo. Con l’azione del Papa si arriva così nel 1598 a firmare fra Francia e Spagna un trattato di pace, con il quale i confini dei due stati ritornano ad esser quelli che erano stati stabiliti nel 1559 a Cateau-Cambrésis. - Il Papa ottiene dei successi (effimeri) per quanto concerne i rapporti con le Chiese orientali. I Vescovi ortodossi ruteni (o Piccoli Russi), presieduti dal Metropolita di Kiev, nel sinodo di Brest-Litovsk del 1595 decidono di riunirsi con la Chiesa latina sulla base del Concilio di Firenze del 1439. Quando Clemente VIII esprime la sua approvazione, l'unione viene proclamata ed attuata nell'ottobre 1596: i Ruteni potranno conservare i loro riti e il matrimonio per i sacerdoti. Ugualmente, per un breve periodo, il Patriarca copto di Alessandria d'Egitto decide di convertirsi al cattolicesimo, riunendo le due Chiese. - Nel 1596 viene pubblicata la prima riedizione post-tridentina del Pontificale della Chiesa cattolica (bolla “Ex quo in Ecclesia Dei”). Il primo libro contiene le norme liturgiche per l'Ordinazione e la Benedizione delle persone, il secondo quelle per la Benedizione delle cose ed il terzo descrive le funzioni episcopali più importanti, collegate all'anno liturgico. - Nel 1597 annulla il decreto di Pio V che vietava le corride, pena la scomunica. - Per evitare guerre ulteriori, le grandi potenze lasciano al Papa di decidere che fare davanti alla fine per mancanza di eredi degli Este di Ferrara (1597). Questi non fa altro che occupare l’antico Ducato ed annetterlo allo Stato Pontificio. - Nel 1598 il Cardinale Domenico Pinelli sottopone al Pontefice il manoscritto con le integrazioni al “Corpus iuris canonici” (da lui chiamato informalmente “Liber septimus decretalium”) per l'imprimatur, ma egli non se la sente di approvare la stampa, e la conseguente diffusione in tutta Europa dell'opera. Sarà pubblicato solo nel 1870. - La fine del secolo è macchiata da una sentenza (che il Papa non attenua e anzi approva, perché sia minaccia verso i malviventi), contro la giovane nobildonna Beatrice Cenci e i suoi fratelli, parricidi dopo aver subito dal padre ogni tipo di violenza fisica e psicologica. Le indagini meticolose (con tanto di riesumazione del cadavere) e il processo non hanno nulla da invidiare ai casi di cronaca nera di oggi. La differenza sta nel fatto che nessuna attenuante viene applicata a questi ragazzi e la matrigna loro complice, che finiscono, tranne un quindicenne, decapitati o squartati in pubblico nella piazza di fronte al Castello di Sant’Angelo, gremita di folla, in mezzo alla quale c’è il Caravaggio. I beni della famiglia Cenci, guarda caso, finiranno in particolare nelle mani di Gian Francesco Aldobrandini, nipote del Papa. - Il 19 maggio 1599, con la bolla “Annus Domini placabilis”, il Papa annuncia il XII Giubileo. Due giorni dopo, con la bolla "Cum sancti jubilaei", sospende le altre indulgenze e il 30 ottobre invia a tutti i Vescovi il breve apostolico "Tempus acceptabile", con il quale li esorta a prepararsi, organizzando pellegrinaggi a Roma. La Porta Santa viene aperta il 31 dicembre, in contemporanea nelle quattro basiliche patriarcali. Tutte le campane di Roma suonano a festa, accompagnate dal rombo dei cannoni di Castel Sant'Angelo. Arrivano ben 3 milioni di pellegrini in una città allora di 100.000 abitanti. Per avere 53 l'indulgenza plenaria bisogna visitare 15 volte, se straniero, o 30 volte, se romano, le basiliche. Il Papa stesso serve personalmente a tavola i pellegrini, ascolta le confessioni, sale in ginocchio la Scala Santa, mangia ogni giorno con dodici poveri, visita per 60 volte le Basiliche e si reca di persona nei luoghi di penitenza per verificarne le condizioni e il funzionamento. I Cardinali rinunciano perfino alla porpora. Osti, albergatori, bottegai e negozianti sono diffidati dal rincarare i prezzi. Clemente VIII chiude il Giubileo qualche giorno dopo il previsto, il 13 gennaio 1601. - Proprio durante l’Anno Santo (allora non della misericordia…) viene eseguita l’uccisione sul rogo a Campo dei Fiori a Roma dell’ex padre domenicano Giordano (Filippo) Bruno, uno dei più prolifici scrittori del tempo, uomo di vasta cultura, conosciuto in mezza Europa, che da anni sosteneva teorie in netto contrasto con i dogmi cattolici. Aveva cominciato con dei dubbi sulla Trinità, per finire in un panteismo generico. Sospetto di stregoneria, copernicano convinto, opportunista nell’aderire solo per convenienza alle diverse confessioni cristiane (colleziona scomuniche a ripetizione non solo dai cattolici), oggi lo definiremmo un normalissimo filosofo agnostico, se non ateo. Viene arrestato a Venezia nel 1592 dopo una denuncia da parte del patrizio veneto Giovanni Francesco Mocenigo, che lo accusa di blasfemia, di disprezzare le religioni, di non credere nella Trinità divina e nella transustanziazione, di credere nell'eternità del mondo e nell'esistenza di mondi infiniti, di praticare arti magiche, di credere nella metempsicosi, di negare la verginità di Maria e le punizioni divine. Estradato a Roma e recluso per anni nelle carceri del Sant’Uffizio, il 12 gennaio 1599 è invitato ad abiurare otto proposizioni eretiche, tra le quali la negazione della creazione divina e dell'immortalità dell'anima; la sua concezione dell'infinità dell'universo e del movimento della Terra, dotata anche di anima, e di concepire gli astri come angeli. Inizialmente sembra disposto ad abiurare, poi dichiara di non aver nulla di cui doversi pentire. Il Papa il 20 gennaio 1600 ordina la sentenza di morte e la consegna del detenuto alla giustizia secolare. L'8 febbraio 1600 è costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna al rogo. Pare che abbia detto: “Maiore forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam”. Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua serrata da una morsa, perché non possa parlare, viene condotto in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo ed arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere. - Nel 1600 il Papa approva una nuova versione del Breviario e del Messale Romano. Nello stesso anno pubblica una nuova edizione dell'Indice dei libri proibiti. - Nel 1601 approva la Festa della Santa Sindone per tutti i domini di Casa Savoia, custode del sacro telo. - Nel 1602 beatifica Carlo Borromeo. - Il 19 marzo 1603 pubblica la costituzione apostolica “Cum ad regularem disciplinam”, che stabilisce un minimo di età, 19 anni, per l'accettazione dei novizi in monastero. - Nel 1604 acquisisce Castel Gandolfo e lo include nella lista dei beni della Santa Sede non alienabili. - Durante il suo Pontificato crea diverse Diocesi in Africa centrale, Filippine ed India, oltre che alcune Eparchie nell’attuale Ucraina. - Nonostante riceva diversi inviti a condannare l’uso di una nuova bevanda nera, amara, molto apprezzata dai Turchi mussulmani e quindi sicuramente satanica, non procede in tal senso dopo averne sorseggiato - si racconta - una tazza della migliore qualità. Da allora nasceranno le “botteghe del caffè”, a Vienna, Londra, Parigi e Venezia. - A livello culturale, anche questo Papa si circonda delle menti migliori dell’epoca. Pensiamo a Torquato Tasso, poeta della corte papale e per il quale il Pontefice prepara l'incoronazione in Campidoglio (ma lo scrittore muore poco prima). 54

- Fa costruire la Sala del Concistoro e la Sala Clementina e a Frascati la Villa Aldobrandini, residenza estiva del Pontefice progettata da Giacomo Della Porta e completata da Carlo Maderno con i giochi d'acqua ideati da Giovanni Fontana. - Muore di gotta il 3 marzo 1605 a Roma, intorno alle 5 del mattino e viene sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore. - Aveva creato 53 Cardinali (tra i quali un futuro Papa e San Roberto Bellarmino) nel corso di sei distinti Concistori. Non ancora del tutto esente da nepotismo, tra i nuovi Cardinali troviamo i nipoti Cinzio e Pietro Aldobrandini.

Leone XI (1605)

- Chiudiamo questa tappa del nostro cammino nel tempo, con l’ennesimo brevissimo Pontificato di questo periodo storico (appena 26 giorni, l’ultimo della storia inferiore al mese). - Un altro Papa Leone della famiglia de’ Medici, si tratta del Cardinale Arcivescovo di Firenze Alessandro de' Medici, figlio di Ottaviano e di Francesca Salviati, nipote di Leone X. La famiglia è contraria che diventi prete, ma dopo un viaggio a Roma e l’incontro con Filippo Neri, una volta morta la madre, a 32 anni sceglie il sacerdozio. A questo punto, visto il cognome che porta, è naturale un grande cursus honorum. Ambasciatore del Granduca di Toscana Cosimo I presso la Santa Sede, Protonotario apostolico, Vescovo di Pistoia, Arcivescovo (poco residente) di Firenze, membro della Congregazione dei riti e delle Strade, Legato in Francia, Segretario della Congregazione per i Vescovi, Cardinale nel 1600. A Roma è diventato amico fraterno di Filippo Neri, tanto da essere proprio Alessandro a porre la prima pietra della Chiesa Nuova nel 1575, la stessa che avrebbe poi consacrato nel 1599. - Il Conclave si apre il 14 marzo 1605 con la presenza di 60 Cardinali, la maggioranza filo- spagnoli. La fazione francese punta tutto sul Cardinale “oratoriano” Baronio, che è inviso al Re di Spagna. Manca l’elezione per soli tre voti. A questo punto Alessandro de' Medici, l’altro candidato “francese”, viene appoggiato dagli italiani guidati dal Cardinale Pietro Aldobrandini e la notte fra tra l’1 e il 2 aprile supera il quorum. Viene consacrato nel Palazzo Vaticano il 10 aprile, domenica di Pasqua, dal Cardinale Protodiacono Francesco Sforza. - Sceglie subito dei fiorentini come collaboratori: Segretario di Stato il pronipote Roberto Ubaldini, Tesoriere l'abate Luigi Capponi, Segretario dei Brevi ai Principi, Pietro Strozzi, a capo della Sacra Consulta Pietro Aldobrandini, Penitenziere Cinzio Aldobrandini e Datario Apostolico il Cardinale Pompeo Arrigoni. Ma non cede al nepotismo, anzi vieta alla famiglia di essere presente alla presa di possesso del Laterano. - Il 2 aprile manda già una lettera all'imperatore Rodolfo II d'Asburgo, con cui espone l'intenzione di appoggiare l'armata imperiale in Ungheria contro i Turchi, benché le casse pontificie siano sguarnite. - Il 10 aprile abolisce l'imposta che gravava sui cittadini romani per il mantenimento delle truppe pontificie ed emette un'ordinanza per istituire una Congregazione che segua le vicende della fabbrica di San Pietro ("Congregazione della reverenda fabbrica di San Pietro"). - Visti gli ultimi Conclavi, convoca una Congregazione per riformare i criteri di elezione del Pontefice, al fine di introdurre il voto segreto. - Paradossalmente è fatale alla sua salute la pomposa cerimonia di presa di possesso del Laterano: il 17 aprile da San Pietro si dirige verso San Giovanni scortato, tra gli altri, da 60 nobili romani e 40 fiorentini: passato Ponte Sant'Angelo, nei pressi di San Giovanni dei 55

Fiorentini lo aspetta un arco di trionfo posticcio, progettato e decorato da Pietro Strozzi. Fa freddo e il quasi settantenne Leone XI si ammala e non si riprende più. Perfino sul letto di morte lo pregano di fare Cardinale il nipote Ottaviano de’ Medici, ma non cede. Il 27 aprile muore e viene sepolto in San Pietro, dove ancora oggi riposa in un sontuoso mausoleo, decisamente eccessivo per 27 giorni di regno.

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TAVOLA XI

Sisto V

Urbano VII 57

Innocenzo IX

Clemente VIII

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CAPITOLO 27

DAL 1605 AL 1644

Non è facile riassumere pontificati così lunghi e così ricchi di avvenimenti e di decisioni in poche pagine. Una quarantina d’anni occupati essenzialmente da due grandi Pontefici come Paolo V Borghese ed Urbano VIII Barberini con in mezzo i due anni di Gregorio XV. Possiamo ben dire che ormai la struttura della Chiesa moderna è quasi compiuta, perfino la Basilica di San Pietro è quella odierna, finalmente inaugurata nel 1626. Tanti i Giubilei straordinari tematici, oltre quello canonico del 1625. L’organizzazione per questi eventi ricorda un po’ quella di oggi, perfino la sicurezza viene curata da un rafforzamento di truppe e la costruzione di barriere. È un florilegio di opere di carità e per questo nascono tante nuove congregazioni, mentre si affermano in Europa e nelle missioni i Gesuiti: due dei Pontefici che incontriamo qui hanno studiato presso di loro. Con il caso Galileo, la modernità bussa sul portone di bronzo da poco incardinato e la reazione è ancora di paura. In realtà sono tempi di passaggio, oscillanti fra il ribadire fuori tempo massimo la superiorità del potere papale su qualsiasi potere temporale e la sensazione che stanno arrivando tempi nuovi, grazie alle nuove scoperte, alla possibilità di spostarsi più velocemente e all’allargarsi continuo del mondo conosciuto. E in ogni terra nuova viene piantata la Croce. Giungono in visita in Vaticano giapponesi, etiopi e congolesi, si mandano ambascerie in Iran, si pensa di tradurre la Bibbia in Cinese, si costituiscono Diocesi ovunque (per esempio quella di Buenos Aires). Sono anche tempi di guerra totale e se pur siano ancora Pontefici in possesso di eserciti e cannoni, bisogna riconoscere che, a parte qualche conflitto locale in Italia, la Santa Sede comincia a capire che il suo ruolo deve essere di mediazione, perché il Papa è padre di tutti.

Paolo V (1605-1621)

- Con Paolo V, entra nel gotha romano un’altra famiglia dal cognome influente fino ai giorni d’oggi: i Borghese. Originari di Siena, arrivano a Roma quando il padre del futuro Papa, il patrizio Marcantonio, assume il ruolo di avvocato concistoriale. La madre, Flaminia Astalli, appartiene alla nobiltà romana. Lavorando il padre in Curia, è chiaro che per Camillo, la strada è già segnata. Studia all'Università di Perugia e in quella di Padova. Dopo essersi laureato in giurisprudenza, svolge dapprima l'attività di avvocato, finché non sceglie la carriera ecclesiastica. Sacerdote nel 1577 a 25 anni, viene nominato Vicelegato a Bologna, Nunzio particolare presso il re di Spagna Filippo II (1595) e poi Cardinale (22 maggio 1596). Come tale ha incarichi molto importanti: Segretario dell'Inquisizione romana (1602) e Cardinale Vicario di Roma (1603). - Il Conclave, apertosi l’8 maggio 1605 alla presenza di 61 Cardinali, è ancora in balia delle potenze europee. La Francia punta sul Cardinale Baronio, che a sua volta fa convergere 59 inizialmente i suoi voti sul Cardinale Toschi, che manca l’elezione per soli tre voti. La Spagna pone il veto e, dopo la rinuncia dello stesso Baronio, viene scelto un candidato di compromesso, ovvero il Cardinale Camillo Borghese. - Paolo V viene eletto il 16 maggio a soli 52 anni nel Palazzo Vaticano e consacrato dal Cardinale Protodiacono Francesco Sforza il 29 maggio. L’unico timore è che sia di un Pontificato lunghissimo, vista l’ottima salute del neoeletto. Non sarà così. - Il nuovo Papa crea, come tradizione, il “Cardinale Nepote” nella figura di Scipione Caffarelli, figlio di sua sorella Ortensia, che viene anche adottato, avendo così il diritto di usare il nome e l'arme della famiglia Borghese. Il Cardinale Caffarelli Borghese, soprannominato “delizia di Roma”, come segretario dello zio e capo della Curia romana, accumula enormi ricchezze a nome proprio e del Papa, tramite tasse ed imposte, oltre ad acquisire grandi proprietà per la famiglia Borghese. Durante il Pontificato di Paolo V diventerà, nell’ordine, Governatore di Fermo, Legato ad Avignone e nel Contado Venassino, Arciprete della Basilica di San Giovanni in Laterano, Arcivescovo di Bologna, Prefetto dei Brevi Apostolici, Prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, Protettore di Loreto, Arciprete della Basilica Vaticana e infine Camerlengo del Sacro Collegio. Grazie a lui sorgono il palazzo ora Rospigliosi e Villa Borghese. - Tra le prime decisioni del Papa, l'obbligo di residenza per i prelati di alto grado; ordina quindi ai Vescovi che soggiornano a Roma di ritornare presso le proprie Diocesi (19 ottobre 1605). - Nei primi mesi di Pontificato, la sua intransigenza nel difendere le prerogative della Chiesa si scontra con la presunzione e la voglia di autonomia, anche in campo religioso, della ricca Repubblica di Venezia. Il casus belli è il processo intentato dalla Serenissima al canonico Saraceni di Vicenza e all'abate Brandolin di Nervesa per gravi reati e il rifiuto di estradarli a Roma. L’Ambasciatore veneziano spiega che sopra al Doge c’è solo Dio. Il servita Paolo Sarpi mette bene in chiaro la divisione dei due poteri, temporale e religioso. Nel 1606 il Papa legge in Concistoro un monitorio, un vero e proprio ultimatum, con il quale minaccia di scomunicare il Senato Veneziano e di interdire tutto il territorio della Serenissima, se i due prigionieri non saranno consegnati e tre leggi abrogate. I Veneziani allora pongono sui portali della Basilica di San Pietro a Roma il famoso “Protesto”, un documento nel quale l'ultimatum papale viene dichiarato nullo e privo di valore, perché contrario alle Scritture, ai sacri canoni e ai Padri della Chiesa. Il potere spirituale e quello temporale (entrambi istituiti da Dio) devono essere considerati indipendenti: il primo è affidato agli Apostoli e ai loro successori (di qui il potere papale), mentre il secondo è stato consegnato ai prìncipi, ai quali anche gli ecclesiastici devono obbedienza in quanto sudditi. Il Papa, con l’appoggio del Cardinale Bellarmino, invece si rifà ancora al concetto medioevale sulla supremazia del potere religioso su quello civile. Il giudizio sugli atti del Papa spetta solamente a Dio. A Venezia se ne fanno un baffo degli ordini papali, pur dichiarando l’assoluta fedeltà alla fede cattolica: tutto il clero si schiera con il Senato e il governo della città, ad eccezione dei Gesuiti, dei Teatini e dei Cappuccini. I primi vengono addirittura espulsi dalla Repubblica. Roma risponde mettendo all'Indice tutti gli scritti contrari alle affermazioni della Curia; sono dichiarati nulli i matrimoni contratti durante il periodo della scomunica. - La Bolla “In Coena Domini” del 1606 amplia ulteriormente la rosa delle cause di comportamenti eretici, che possono essere sanzionati con la scomunica. Nel 1619 se ne aggiungeranno altri per un totale di 20 in più rispetto ai Pontificati precedenti. - Interessato al recupero delle carte degli archivi pontifici ancora disperse, Paolo V ordina, con il breve "Apostolicae Sedis" del 25 gennaio 1606, che le molte e varie scritture della Santa Sede e della Camera Apostolica in possesso di diverse persone siano 60 perentoriamente consegnate nel giro di sei giorni al Commissario della Camera Apostolica o ai Custodi della Biblioteca Vaticana o dell'Archivio di Castel Sant'Angelo, pena la scomunica. Inoltre, con il breve "Cum nuper" del 31 gennaio 1612 il Pontefice ordinerà di trasferire libri e documenti dal vecchio al Nuovo Archivio, eretto nel Palazzo Apostolico, nominandone Custode Bartolomeo Ansidei. Sembra che il Papa sia arrivato a questa decisione dopo una visita all'Archivio di Castel Sant'Angelo, dove molti documenti erano in preda ai topi e sommersi dalla polvere. La sede del Nuovo Archivio, adiacente al Salone Sistino della Biblioteca Vaticana, viene appositamente attrezzato con armadi di pioppo, recanti le armi gentilizie di casa Borghese, ed affrescata nella parte superiore con un ciclo di scene a carattere storico, ancora oggi visibili, raffiguranti donazioni, privilegi e tributi alla Chiesa da parte di sovrani, da Costantino a Carlo IV di Lussemburgo. - Per colpa della rottura fra Roma e Venezia, si rischia una guerra europea. Francia e Spagna cercano di mediare. Il Senato respinge le proposte spagnole di Filippo III, meglio va con Enrico IV di Francia, al cui ambasciatore vengono consegnati i due religiosi (21 aprile 1607) a suo tempo arrestati, che a sua volta vengono consegnati al Papa. A questo punto, con un finale all’italiana, viene revocato l’interdetto su Venezia, che ritira il Protesto. Ci rimettono solo i Gesuiti, che non vengono riammessi sul territorio veneziano e ai quali è vietato educare i figli dei veneziani perfino fuori dal territorio nazionale. - Il 1606 resta un anno di grande sofferenza per la piccola comunità cattolica d’Inghilterra. Nonostante le invocazioni alla clemenza e le promesse di lealtà a Giacomo I fatte da Paolo V dopo la cospirazione di alcuni cattolici nel 1605, il Re obbliga tutti i sudditi ad un giuramento di fedeltà alla Corona (22 giugno). La comunità cattolica si divide. Paolo V condanna la formula del giuramento (22 settembre), proibendo ai cattolici di sottoscriverlo e depone l'Arciprete George Blackwell, capo della Chiesa cattolica d'Inghilterra, che lo aveva giustificato. La rappresaglia anglicana è una sorta di “apartheid” religioso: vengono requisiti gran parte delle proprietà dei cattolici, li si priva della gestione dei beni dei loro figli minorenni, sono espulsi dalle professioni di avvocato e di medico. - Nel 1607 la Commissione apposita riunita per decidere in merito alla controversia sorta sui temi della predestinazione, del libero arbitrio e dell'effetto della Grazia fra Domenicani e Gesuiti per l’opera “Concordia liberi arbitrii” del gesuita Luis de Molina, sentenzia che le due congregazioni possano avere ognuna le proprie idee in proposito, di fatto vietando di affrontare queste problematiche. Nel 1611 un decreto dell'Inquisizione subordinerà l'ulteriore pubblicazione di scritti sul problema della Grazia, alla concessione di uno speciale permesso. Un atteggiamento tipico di questo Papa di non affrontare a volte le questioni di petto, ma semplicemente di farle cadere nel vuoto. - In dicembre i superstiti della delegazione inviata in Persia (l’attuale Iran) da Clemente VIII arriva finalmente nella capitale e nel gennaio 1608 vengono ricevuti dallo Scià, cui consegnano una lettera del Papa, in cui offre 4000 soldati per una grande impresa marittima contro i Turchi. Questi accetta la proposta, ma non se ne farà nulla, perché sono gli stati europei ad essere freddi. - Il 3 gennaio 1608 arriva a Roma stremato, dopo ben quatto anni di peripezie, Antonio Emanuele Funta, emissario del Re del Congo. Il poveretto viene accolto bene, il Papa organizza per lui una grande festa. Ma muore il giorno prima. - 16 febbraio il Pontefice riconosce il nuovo Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo (bolla “Romanus Pontifex”); il 31 ottobre dello stesso anno stabilisce la fusione con l'ordine di San Lazzaro, dando così vita all'Ordine di San Lazzaro e di Nostra Signore di Monte Carmelo. - Il 27 settembre ripristina la festa degli Angeli Custodi, soppressa da Pio V.

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- Con la bolla “Apostolicae servitutis onere” (31 luglio 1610) autorizza l'insegnamento dell'Ebraico, del Greco, dell'Arabo, del Caldeo e del Persiano presso alcuni conventi romani di diversi ordini religiosi, per preparare i futuri missionari. - Nel 1611 apporta alcune misure al fine di migliorare le condizioni delle carceri situate nello Stato della Chiesa. - Nello stesso anno pubblica la costituzione “Universi agri dominici”, con la quale estende la sfera d'azione della Sacra Rota a tutte le cause matrimoniali ed ai processi di beatificazione e canonizzazione. - Nel 1612 approva la fondazione delle Orsoline claustrali, che adottano i voti solenni e la regola di Sant'Agostino e la Congregazione dell’Oratorio, fondata da San Filippo Neri. - Il Papa incarica il massimo teologo cattolico dell'epoca, lo spagnolo Francisco Suarez, di scrivere un'opera per confutare due scritti del re d'Inghilterra, il quale, due anni prima, aveva soppresso il latino, facendo tradurre la Bibbia in inglese. Viene pubblicata la “Defensio Fidei”. Il testo, però, non può essere letto a Londra, in quanto, secondo gli usi comuni del tempo, è bruciato dal comando reale. - 17 giugno 1614, con la costituzione “Apostolicae sedis”, il Papa promulga il Rituale romano, il libro liturgico che contiene le preghiere e le istruzioni necessarie al sacerdote per amministrare sacramenti e sacramentali, funerali, processioni e altre funzioni. - Nel 1615 autorizza i missionari gesuiti in Cina ad utilizzare il Cinese classico per la liturgia e a tradurre la Bibbia nella stessa lingua; la disposizione però non viene attuata. - Nello stesso anno viene ricevuto in Vaticano il primo cittadino giapponese, giunto dopo due anni di viaggio, passando per il Messico: il samurai Tsunenaga Hasekura Rokuemon. Gli viene proposto un accordo commerciale e l’invio di missionari. - Nel 1616 il Papa firma un Concordato con la Francia, dopo che l’anno prima il clero locale aveva finalmente accettato i decreti del Concilio di Trento. Le nomine dei Vescovi e degli Abati saranno fatte dai governi, riservando al Papa la sola investitura canonica. - Sempre in quest’anno, in una bolla, il Papa stesso denuncia che “alcuni cristiani, rinnegando la carità e la mitezza cristiana, vessano gli ebrei e li derubano dei loro beni e della loro esistenza e non si astengono neppure dal colpirli con violenze, delitti, uccisioni e atti sciagurati indegni del popolo cristiano.” - Il 1616 è anche l’anno dell’incontro tra Paolo V e Galileo Galilei, dopo che il Cardinale Bellarmino aveva avvertito, su suo ordine, lo scienziato pisano di non sostenere o difendere le idee eliocentriste di Copernico fino all'avvenuta dimostrazione certa ed esposta come ipotesi matematica. Che ci sia stato o meno anche un ordine di non insegnare tali idee, è oggetto di discussione. - Nel 1617 pone fine alle polemiche tra Francescani e Domenicani di Spagna sulla Vergine Maria, con la proibizione a questi ultimi di diffondere in pubblico l'opinione che Maria sia stata concepita con il peccato originale, come qualsiasi altra donna. - Nel 1618 approva l’ordine delle Visitandine. - Nel 1621 viene aperta la scuola di Arabo presso il convento romano dei Francescani Osservanti da fra’ Tommaso Obicini, già rappresentante di Paolo V presso la Chiesa d'Oriente. È il primo centro italiano di arabistica. - Durante il suo Pontificano vengono canonizzati Santa Francesca Romana e San Carlo Borromeo, mentre approva le beatificazioni tra gli altri di Luigi Gonzaga, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio , Filippo Neri e Teresa d'Ávila. - Crea nuove Diocesi in Bolivia, Brasile, Argentina (Buenos Aires), Messico, Perù ed India. Viene fondata la colonia gesuitica del Paraguay, si converte il Negus di Abissinia. - Paolo V è un grande mecenate, se pensiamo solo alla Basilica di San Pietro che fa riprogettare e costruire dal Maderno, vincitore del concorso, con un costo di circa 300.000 62 scudi, a cominciare dalla celebre facciata dove ancora oggi possiamo leggere sul timpano questa epigrafe: “IN HONOREM PRINCIPIS APOST(olorum) PAVLVS V BVRGHESIVS ROMANVS PONT(ifex) MAX(imus) AN(no) MDCXII PONT(ificati) VII” (alcune pasquinate del tempo fanno notare che quella scritta fa dimenticare in onore di chi è quella Basilica). Viene trasformato l'impianto a croce greca in croce latina con l'aggiunta di tre campate e del portico d'ingresso. Si iniziano a costruire anche due campanili, che verranno poi smantellati. Sempre dei tempi di questo Papa la fontana del Belvedere, come pure l'accesso maggiore ai palazzi vaticani, il celebre "portone di bronzo". Fa realizzare ed allestire due nuove sale del Palazzo Vaticano, dette oggi “Sale Paoline”. Affida inoltre a Flaminio Ponzio l'ampliamento del Palazzo del Quirinale, al Maderno la Sala Regia (oggi “dei Corazzieri”) destinata agli incontri ufficiali del Pontefice con le delegazioni diplomatiche straniere in visita alla Santa Sede e la ristrutturazione della piazza antistante. Fa costruire enormi fontane come la celebre Fontana dell'Acqua Paola, per i cui materiali fa smantellare il tempio di Minerva nel foro di Nerva. Dà inizio alla costruzione della splendida Villa Borghese, fa riordinare i fondi archivistici della Biblioteca Apostolica Vaticana, costituendo il primo nucleo dell'Archivio Segreto Vaticano. - Fuori da Roma, approva con un breve la fondazione a Milano della Biblioteca Ambrosiana da parte del Cardinale Federico Borromeo. - Paolo V muore il 28 gennaio 1621 nel Palazzo del Quirinale. Viene sepolto nella splendida Cappella Paolina, che si era fatto costruire per sé e la sua ormai potente famiglia nella Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma. - Aveva creato 60 Cardinali (fra i quali due futuri Pontefici) nel corso di 10 distinti Concistori.

Gregorio XV (1621-1623)

- Dopo un Pontificato alquanto lungo per i tempi, ancora un regno breve, di poco più di due anni. È il primo Papa formatosi dai Gesuiti. Infatti il bolognese Alessandro Ludovisi, figlio del Conte Pompeo, frequenta il Collegio Romano. Studia poi Diritto al Collegio Germanico e si laurea nell'ateneo di Bologna il 4 luglio 1575. Una volta diventato prete nel 1578, ha una rapida carriera. Nel 1597 è Arcivescovo Vicegerente della Diocesi di Roma, poi Rettore dell'Università La Sapienza, nel 1612 Arcivescovo di Bologna, Nunzio straordinario in Savoia per dirimere la controversia sul Monferrato tra il Duca di Savoia Carlo Emanuele e il re di Spagna Filippo III, infine Cardinale nel 1616. - Il Conclave inizia l’8 febbraio 1621, ben 19 Cardinali non riescono ad arrivare e quindi sono solo 50. Sono divisi in diverse fazioni, che trovano nel Cardinale Ludovisi una figura di compromesso. Su proposta del Camerlengo del Sacro Collegio, cardinale Scipione Caffarelli Borghese, l'elezione del Pontefice avviene per acclamazione già il giorno 9. È l'ultima volta: dopo Gregorio XV, infatti, tutti i Papi saranno eletti tramite votazione. - Viene incoronato nella Basilica di San Pietro in Vaticano il 14 febbraio e prende possesso dell'Arcibasilica del Laterano il 14 maggio 1621. - Viste le continue ingerenza delle potenze europee nei Conclavi, il Papa emana il 15 novembre la Costituzione Apostolica “Aeterni Patris Filius”, seguita, il 12 marzo 1622, dalla bolla “Decet Romanum Pontificem”. Le novità principali di tale riforma sono l'introduzione del voto segreto dei Cardinali, l'introduzione delle schede elettorali, lo scrutinio fino al raggiungimento dei 2/3 della maggioranza e l'abolizione della nomina per adorazione (elezioni fatte sotto le pressioni del momento). La bruciatura delle schede usate, effettuata per conservare il segreto, dà la caratteristica fumata nera in caso di elezione mancata, mentre viene manipolata perché dia una fumata bianca in caso di elezione avvenuta. 63

Rimangono tuttavia le possibilità di elezione per acclamazione (accordo unanime) e per compromesso (nomina affidata ad un ristretto manipolo di Cardinali). Le principali nazioni europee conservano purtroppo lo “”, vale a dire il diritto di veto su un candidato a loro non gradito. - Vecchio e malato, il Papa si fa aiutare dal venticinquenne Cardinale Nepote Ludovico Ludovisi, abile diplomatico, che in pochi mesi diviene talmente ricco e potente da essere soprannominato “Cardinal Padrone”. Il Palazzo Ludovisi, che si fa costruire, diventerà, riveduto e corretto, l’attuale Montecitorio. - Diventa Papa in piena Guerra dei 30 Anni e si impegna perché torni la pace. Manda il Nunzio Carlo Carafa presso Ferdinando II a Vienna, dove vi resterà sette anni. Riesce a fare in modo che i cattolici raggiungano la maggioranza all'interno del collegio dei Principi elettori tedeschi, con l’elezione di Massimiliano I Wittelsbach a Principe elettore del Palatinato. Come riconoscenza per la preferenza accordatagli, Massimiliano dona alla Santa Sede la Biblioteca Palatina di Heidelberg. I libri sono trasferiti a Roma; da allora sono conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana. In seguito anche Rodolfo Massimiliano, figlio del Duca di Sassonia-Lauenburg, si convertirà al Cattolicesimo. - In Francia il Papa crea Cardinale il 5 settembre 1622 Armand-Jean du Plessis, ovvero il celebre Cardinale Richelieu, sottolineando la necessità di continuare la lotta agli Ugonotti e ripristinare l'unità religiosa della nazione. - Crea il Vicariato apostolico d'Inghilterra con sede a Westminster: primo Vicario è William Bishop. - Nella quasi ventennale Guerra di Valtellina, il Papa cerca di mediare fra i Francesi, che difendono la Repubblica delle Tre Leghe (si tratta delle Leghe del Cantone svizzero dei Grigioni: Lega Caddea, Lega Grigia e Lega delle Dieci Giurisdizioni), che ha necessità della valle a livello economico, e gli Spagnoli alleati col Sacro Romano Impero, che hanno bisogno della valle a livello strategico. Il conflitto però durerà ancora fino al 1639. - Fissa la data della Festa di San Giuseppe al 19 marzo. Canonizza Teresa d'Avila, Ignazio di Loyola, Filippo Neri e Francesco Saverio. - Conferma la condanna dell'eresia degli Alumbrados (Illuminati), che si ispirano al quietismo mistico di influenza araba, professano il rifugio in se stessi, per dialogare con la propria anima, in contatto diretto con Dio attraverso lo Spirito Santo mediante visioni ed esperienze mistiche. Dio salva, nella sua assoluta libertà di giustificazione, senza mediazioni di gerarchie ecclesiastiche - Con la bolla "Inscrutabili Divinae Providentiae" del 22 giugno 1622, e con altri documenti successivi, costituisce la Congregazione "De Propaganda Fide" (oggi Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli). Il compito specifico della Congregazione è la propagazione della fede nel mondo intero, con la specifica competenza di coordinare tutte le forze missionarie, di dare direttive per le missioni, di promuovere la formazione del clero e delle gerarchie locali, di incoraggiare la fondazione di nuovi Istituti missionari ed infine di provvedere agli aiuti materiali per le attività missionarie, promuovendo l'avvio di opere di pubblica utilità. - Alla fine del 1622 pubblica l’importante bolla “Universi Dominici Gregis”, nella quale stabilisce che in alcuni casi il segreto della confessione può essere violato (per esempio, il confessore può obbligare il penitente a denunciare un reato subito). - Proibisce la difesa anche in privato (cioè nelle discussioni tra dotti) di opinioni negazioniste sull'Immacolata Concezione. - Nel 1623 approva le innovazioni rituali introdotte nell'India meridionale (Malabar) dal missionario gesuita Roberto de Nobili. Questi ritiene che per convertire le gente di cultura e di religione induista, bisogna entrare nel loro modo di vivere e di pensare, essere "indus 64 inter indos" . Decide di vestirsi come un sadhu, monaco indiano, e di presentarsi come brahmino. È il primo europeo ad imparare perfettamente il sanscrito, il tamil ed il telugu, in modo da poter predicare il Cristianesimo, testimoniandolo ai locali nella loro lingua e controbattendo le argomentazioni degli altri brahmini. - Il 20 marzo dello stesso anno decide la pena di morte per i colpevoli di apostasia al demonio e per chi abbia causato la morte di una persona attraverso riti magici. È l’ultimo documento di un Papa che parli di stregoneria. - Muore l'8 luglio 1623 a 69 anni nel Palazzo del Quirinale a Roma e viene sepolto nella Basilica Vaticana. Il 13 giugno 1634 le sue spoglie saranno traslate nella cappella dell'Annunziata del Collegio Romano; infine sarà sepolto definitivamente nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, della cui costruzione si era occupato, su suo ordine, il giovane nipote Cardinale, che aveva scelto il progetto del padre Orazio Grassi, gesuita e professore di matematica presso il Collegio stesso. Per la costruzione di questa chiesa, Gregorio XV aveva speso circa 200.000 scudi. - Aveva creato undici nuovi Cardinali in quattro Concistori.

Urbano VIII (1623-1644)

- Pontificato fondamentale nel XVII secolo, che copre ben 21 anni di storia della Chiesa (il Manzoni ambienterà i Promessi Sposi proprio durante il suo lungo regno). La prestigiosa famiglia Barberini, cui appartiene il fiorentino Maffeo, era di Barberino di Mugello. Aveva mutato il cognome originario Tafani e cambiato, di conseguenza, anche lo stemma gentilizio: dai tre tafani alle tre api. Cresciuto da uno zio Protonotaro Apostolico, studia e si laurea anch’egli dai Gesuiti. A 18 anni riceve la tonsura ed è ordinato sacerdote nel 1604. Morto lo zio, ne eredita il cospicuo patrimonio, con il quale acquista un prestigioso palazzo, arredandolo in maniera estremamente sfarzosa, in stile rinascimentale, lussuoso a tal punto, da diventare il personaggio più in vista ed importante della città. Un mese dopo essere stato ordinato sacerdote, è nominato Arcivescovo titolare di Nazareth: poi nel 1604 Nunzio a Parigi e nel 1606, a 38 anni, è già Cardinale. Da porporato riceve nuovi incarichi: Protettore della Scozia nel 1607, Arcivescovo di Spoleto nel 1608, Prefetto della Segnatura Apostolica di giustizia nel 1610, Legato Pontificio presso la città di Bologna dal 1611 al 1614. Cultore della letteratura classica, è autore di versi in latino e in volgare italiano. - Nonostante le decisioni vincolanti riguardo al Conclave emanate da Gregorio XV, purtroppo anche quello che inizia il 19 luglio 1623, vede l’influenza delle grandi potenze (Francia e Spagna) tra l’altro in piena Guerra dei Trent’anni. La Spagna sembra poter controllare il Collegio, sennonché la malaria, che decima i Cardinali, aiuta ad affrettare l’elezione del Cardinale Barberini il 6 agosto. Il giovane Papa (55 anni), ammalatosi subito, può essere consacrato solo il 29 settembre dal Cardinale Protodiacono Alessandro d'Este. - Alla fine dell’anno, Galileo Galilei dà alle stampe un volume intitolato “Il Saggiatore”, con dedica al nuovo Pontefice, che ben conosce fin da quando era Cardinale. In quest'opera lo scienziato, trattando del moto delle comete e di altri corpi celesti, conferma indirettamente la validità della teoria copernicana. Inoltre sostiene che la conoscenza progredisce sempre, senza mai assestarsi su posizioni dogmatiche. - C’è da risolvere la Guerra della Valtellina, un conflitto locale, come abbiamo visto, che sta diventando europeo. Le trattative portate avanti a Roma dal Papa con gli ambasciatori francese e spagnolo, dal novembre 1623 al settembre 1624, non portano a risultati positivi, perché da parte spagnola si richiede la completa libertà di transito, attraverso la valle, delle truppe da spostare dall’l'Italia fino in Germania e Paesi Bassi; da parte francese, invece, si insiste, anche nell'interesse degli alleati olandesi in guerra con la 65

Spagna, su un più o meno assoluto divieto di transito. Un accordo di compromesso raggiunto nel febbraio 1624, grazie alla mediazione di Urbano VIII, viene respinto da Parigi. In dicembre, su ordine di Luigi XIII, il marchese di Coeuvres avanza in Valtellina. Le guarnigioni pontificie, già ridotte per abbassarne i costi, non resistono all'invasione; nel gennaio 1625 cadono anche le fortezze di Bormio e Chiavenna. Nonostante l'offesa subita, il Papa non vuole allearsi con la Spagna e preferisce mantenere la posizione neutrale di "padre comune" tra le due Corone, cercando per vie diplomatiche una soluzione pacifica. - Nella primavera 1624, il Papa riceve Galileo ben sei volte in udienza; sembra che questi incontri abbiano incoraggiato lo scienziato a scrivere un'opera da tempo progettata, che deve mettere a raffronto, pur rispettando le prescrizioni ecclesiastiche e procedendo per pura e semplice ipotesi matematica, il sistema tolemaico-aristotelico e la teoria copernicana. - Nello stesso periodo il Papa inizia una visita apostolica alla Diocesi di Roma (completata solo nel 1632), utile ad epurare le deficienze disciplinari, pastorali e materiali esistenti. - Con una serie di decreti emanati dalle Congregazioni dell'Indice e dei Riti tra il 1624 e il 1634, procede alla regolamentazione del culto dei beati e dei santi determinando che solo le persone beatificate o canonizzate dalla Sede Apostolica possono essere oggetto di venerazione: per le persone da accettare come sante prima del suo decreto del 1634 si richiede un culto di almeno cento anni; per quelle venute dopo il 1634 si richiederà un duplice processo, prima locale, fatto dall'Ordinario del luogo, poi quello Apostolico. Il processo sulle virtù dovrà essere corredato, inoltre, anche da due miracoli rigorosamente provati. - Il 29 aprile 1624 con la bolla “Omnes Gentes plaudite manibus”, indice il XIII Giubileo. Concede ai religiosi di clausura, agli ammalati ed ai carcerati di poter acquistare l'indulgenza senza recarsi a Roma (bolla “Pontificia sollicitudo”). La Porta Santa viene aperta nel pomeriggio della Vigilia di Natale. - Il 25 gennaio 1625 Urbano VIII pubblica la Costituzione Apostolica “Ad romani Pontificis providentiam”, con la quale conferma le decisioni del predecessore Gregorio XV sulle nuove regole per la gestione dei Conclavi. - Durante l’Anno Santo arrivano a Roma circa 600.000 pellegrini. Il Pontefice rende più comode le visite alle sette chiese, sostituendo a quelle fuori le mura (San Sebastiano, San Paolo e San Lorenzo) visite cittadine a Santa Maria del Popolo, Santa Maria in Trastevere e . Sempre nella prospettiva di ridurre le scomodità per i fedeli, viene introdotta la novità, divenuta poi usanza comune, di lucrare l'indulgenza del Giubileo ogni volta che si ripetono a Roma le opere prescritte per ottenerla. Lui stesso visita più volte le chiese giubilari, spesso impartisce la sua benedizione e confessa i penitenti a San Pietro. Per la sicurezza non si bada a spese (oltre 200.000 scudi): si fanno affluire truppe, si rafforzano mura e porte della città - ufficialmente per la minaccia di peste -, si forma una grande armeria all'interno del Vaticano e si effettuano estesi lavori di fortificazione sia nel Quirinale che in Castel Sant’Angelo. - Nel marzo 1625 iniziano i lavori per la costruzione dell'imponente baldacchino sopra la tomba di Pietro, capolavoro del Bernini, nella cui progettazione il Papa cerca di far conciliare elementi del ciborio dell'antica basilica con le nuove ed anche stravaganti forme barocche. Il bronzo, necessario per la fusione delle quattro colonne tortili, del peso di 14 tonnellate ognuna, viene ricuperato in parte a Venezia, la maggior parte con lo smantellamento delle travi romane del portico del Pantheon. Con l’avanzo si realizzano ottanta cannoni per Castel Sant’Angelo. - Nel 1626 crea la Congregazione dell'Immunità ecclesiastica ("Congregatio controversiarum iurisdictionalium"). 66

- Riesce ad ottenere da Filippo IV di Spagna la liberazione del grande filosofo e teologo Tommaso Campanella, da 27 anni incarcerato a Napoli, vivo solo perché durante le terribile torture subite come “eretico” si era finto pazzo. Diventa così consigliere di Urbano VIII per le questioni astrologiche. - Pietro da Cortona, coadiuvato da Bartolomeo Breccioli e Domenico Castelli, tra il 1626 e il 1629, trasforma una villa preesistente acquistata dal Barberini, nel palazzo pontificio di Castel Gandolfo che, dal 1626 al 1638, sarà due volte all'anno la dimora preferita del Papa. - Si chiude finalmente la Guerra della Valtellina. Quando però il Legato Pontificio sbarca a Barcellona, gli Spagnoli e i Francesi hanno già raggiunto, il 5 marzo 1626 a Monzón, un accordo senza la partecipazione di Roma. Il trattato, poi ratificato il 3 maggio, stabilisce l'esclusivo esercizio del culto cattolico nella Valtellina; ed anche se è prevista la restituzione della valle ai Grigioni, i Valtellinesi conservano una quasi totale autonomia in campo amministrativo e giuridico. Le fortificazioni dovranno essere riconsegnate alla Sede Apostolica che ne curerà la distruzione. - Nel 1626 Urbano VIII esprime ancora una volta la sua contrarietà alla decisione del Parlamento inglese di chiedere ai sudditi un giuramento di fedeltà al Paese. Nel 1631 il governo inglese emanerà misure persecutorie nei confronti dei cattolici. Per 50 anni non ci saranno più nomine di Vicari Apostolici in Inghilterra. - Il 18 novembre 1626, dopo gli ultimi abbellimenti interni, viene consacrata la nuova Basilica di San Pietro. - Nel 1627 indice un Giubileo Straordinario per i fedeli dell'Impero d'Etiopia, il cui Imperatore Sūsenyōs si era convertito al cattolicesimo. Presto però l’Impero tornerà ad essere copto. - Con il Breve “Salvatoris et Domini “(28 giugno 1627), sancisce definitivamente la legittimità “francescana” dell'Ordine dei frati minori cappuccini, nato attorno al 1520. - Il 1° agosto 1627 fonda il Pontificio Collegio Urbano per la formazione di ecclesiastici secolari provenienti dalle terre di missione e destinati a tornarci. - Scoppiano nuovi focolai di guerra in Italia, quando il duca Vincenzo II Gonzaga di Mantova e Monferrato muore senza eredi. Le grandi potenze si contendono la sua successione. Urbano VIII appoggia il candidato francese, Carlo Gonzaga-Nevers, sostenuto anche dalla Repubblica di Venezia. Gli Asburgo di Spagna e d'Austria invece appoggiano il duca di Guastalla, Ferrante II Gonzaga. Nel 1630 la Francia occuperà Mantova, decidendo le sorti del conflitto. Alle trattative di pace di Cherasco (CN) il Pontefice invierà come suo legato Giulio Mazzarino (1631), già Capitano di fanteria dell’esercito pontificio in Valtellina. - L’8 aprile 1628 il Papa indice un secondo Giubileo Straordinario per invocare l'aiuto di Dio nel mondo cattolico. - Il 5 maggio approva le nuove costituzioni dell'Ordine francescano, dette “Costituzioni Urbane” in sua memoria. Dichiara inoltre soppressi tutti i monasteri con un numero di religiosi inferiore a sei. Approva la Congregazione del Nostro Salvatore, fondata nel 1624 da Pietro Fourier. - A partire dal 1629 crea diverse nuove Diocesi o Prefetture Apostoliche, fra le quali da segnalare quelle di Tripoli, in Libia, Baghdad, Damasco, Tangeri, Antille e Guyana francesi. - Porta a termine la riforma del Breviario e del Martirologio Romano (1629-1631). - Il 22 ottobre 1629 indice un terzo Giubileo Straordinario sempre per invocare l'aiuto di Dio nel mondo cattolico. - Inaugura, sempre in quest’anno, la “Barcaccia”, la fontana a forma di barca in piazza di Spagna, affidata prima al Bernini padre e poi al Bernini figlio. Non mancano i segni araldici papali delle api. 67

- Il 10 giugno 1630 il Papa attribuisce a tutti i Cardinali il titolo di "Eminenza" per distinguere chiaramente i membri del Sacro Collegio da ogni altro gruppo gerarchico nella società e nella Chiesa. Solo i Cardinali membri di case regnanti si opporranno per anni al decreto. - Stabilisce che San Giacomo Apostolo sia il solo ed unico patrono di Spagna. - Con la bolla “Inscrutabilis Iudiciorum Dei” (1º aprile 1631) proibisce, sotto pena di morte, gli oroscopi e le pratiche di negromanzia, con l'aggravante dell'accusa di "lesa maestà", se rivolte alla vita del Pontefice o dei suoi parenti. In conformità alla sua decisione, farà condannare a morte in Campo dei Fiori, nell'aprile 1635, i sette corresponsabili della "congiura Centini", che avevano cercato per anni di farlo morire per mezzo di riti magici. - Pubblica la bolla “Alias felicis”, con la quale dichiara la nullità dei privilegi concessi a viva voce (vivae vocis oraculo, cioè non per iscritto), anche se provengono da Cardinali o monarchi. - Un altro stato italiano rimane privo di eredi: il Ducato di Urbino. Alla morte di Federigo Ubaldo Della Rovere, unico erede, nel 1625 il Papa aveva già convinto il vecchio Francesco Maria II a riconoscere i diritti della Santa Sede sul suo Principato. Nell'aprile 1631, poi, tutto il territorio viene integrato nello Stato della Chiesa. I primi due legati, preposti alla Legazione di Urbino costituita ex novo, sono i Cardinali-nipoti Antonio, nel 1631, e Francesco nel 1633. Nell'ex Ducato il borgo di Castel Durante prende il nome di Urbania, diventando città e Diocesi. - Oltre il caso Galileo, ci sono altre situazioni in cui il Papa sembra inizialmente favorevole ad iniziative innovatrici all'interno della Chiesa, tranne poi cambiare atteggiamento in seguito all'intervento dei canonisti e delle Congregazioni. È il caso, nel 1631, della definitiva sospensione degli istituti delle Dame Inglesi, una sorta di "Gesuite" fondate nel 1609 dalla nobile inglese Maria Ward, che, a somiglianza dell'Ordine dei Gesuiti, miravano ad una grande libertà d'azione missionaria ed educativa (con nessun obbligo di clausura), sostenuta da una forte struttura organizzativa. - Il 15 dicembre 1631 indice un quarto Giubileo Straordinario per le necessità della Chiesa. - Nel Concistoro dell'8 marzo 1632 il Cardinale Borgia, facendosi portavoce del partito spagnolo nel Sacro Collegio, accusa il Papa di essere corresponsabile, per la sua indifferenza, della rovina del cattolicesimo in Germania. A questa protesta Urbano VIII reagisce adottando misure disciplinari per allontanare da Roma i Cardinali ribelli. - Sempre nel marzo di quest’anno giungono a Roma da Firenze le prime copie del “Dialogo di Galileo Galilei Linceo, dove ne i congressi di quattro giornate, si discorre sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano”, che un anno dopo (22 giugno 1633) il Sant'Uffizio metterà all'Indice, mentre l'autore verrà condannato per grave sospetto di eresia. Rimangono incerte le ragioni che inducono Urbano VIII, nel luglio- settembre 1632, a far sequestrare tutte le copie rintracciabili del “Dialogo”, a sottoporre ad un rigoroso riesame l'opera (alla cui stampa le autorità ecclesiastiche avevano pur dato il permesso) e, in seguito, a mandare Galileo davanti al Tribunale dell'Inquisizione per un processo, le cui motivazioni sono di tipo extragiudiziale. Infatti il Papa (rappresentato nel “Dialogo” dallo stupido professore aristotelico Simplicio) è risentito, in quanto una sua tesi è stata trattata nel libro - secondo lui - maldestramente ed esposta al ridicolo. Nel testo, infatti, vi è più di un riferimento al Pontefice quale difensore delle posizioni più arretrate. Infine, l'opera si chiude con l'affermazione un po’ ironica “che è possibile dissertare sulla costituzione del mondo, a patto di non ricercare mai la verità”.

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- Il 12 gennaio 1633 Urbano VIII approva le costituzioni della Congregazione della missione (i cui membri sono comunemente chiamati “lazzaristi”), fondata nel 1625 da San Vincenzo de' Paoli. - Il 12 aprile dello stesso anno Galileo Galilei si presenta a Roma e viene arrestato. Comprendendo che il Tribunale dell'Inquisizione è intenzionato a reprimere, con ogni mezzo, la divulgazione delle idee esposte nel “Dialogo”, si offre di apportare delle correzioni che tengano in conto le esigenze della Dottrina di Santa Romana Chiesa. Il Papa non muove un dito per difenderlo e a questo punto viene imposto allo scienziato un pubblico atto di abiura. Galilei deve piegarsi. Con l'atto di abiura si impegna, altresì, a non divulgare più, in avvenire, le idee copernicane e a denunciare al Sant'Uffizio chiunque, in futuro, tenterà di riprenderne la divulgazione. - Il 22 giugno la sentenza del tribunale è perentoria: “Noi affermiamo, giudichiamo e dichiariamo che tu, Galileo [...] avendo creduto e ritenuto una dottrina falsa e contraria alle Sacre Scritture [...] ti condanniamo al carcere formale di questo Santo Ufficio da limitarsi a tempo ed arbitrio nostro; e per titolo di salutare penitenza ti comandiamo che nei tre seguenti anni reciti una volta per settimana i sette salmi penitenziali". Galilei viene trasferito prima a Siena, presso l'Arcivescovo Ascanio Piccolomini, e poi nella sua casa di Arcetri, ove gli vengono concessi i domiciliari in considerazione della sua età avanzata. Qui morirà nel 1642. - Il 29 giugno il Papa inaugura il baldacchino con le possenti quattro colonne tortili in bronzo alte 11 metri, progettato dal Bernini sopra la tomba di San Pietro nella Basilica vaticana. L'opera è piena delle insegne di casa Barberini: il sole, l'alloro e le tre api. Monsignor Carlo Castelli, ambasciatore del Duca di Mantova affermerà “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”. - Con la bolla “Ex Debito Pastoralis Officii” permette a tutti i missionari di ogni Ordine di entrare in Giappone. Nello stesso anno giungono nel Paese asiatico, dove ci sono già i Gesuiti, i Domenicani e i Francescani spagnoli. - Nel 1634 dà avvio ad una riforma del Messale. - Nello stesso anno approva gli statuti delle Monache cistercensi della Divina Provvidenza, nate in Savoia e in Francia, che seguono la regola benedettina. - Manda in Francia, come Nunzio, Giulio Raimondo Mazzarino, avviandolo ad una brillante carriera nell'amministrazione statale francese. Nel 1641 lo farà Cardinale. - Malato probabilmente di ipertensione cronica, ha un primo ictus, mentre assiste in cappella al canto della Passione della Domenica delle Palme. - Il 24 marzo 1634 indice un quinto Giubileo Straordinario per allontanare i pericoli dalla Chiesa. - L’11 luglio 1636 indice ancora un Giubileo Straordinario per invocare l'aiuto di Dio. - Con la bolla “Quoniam ad agrum” del 25 ottobre 1636, Urbano VIII fonda a Roma un seminario, chiamato "Seminario Vaticano", i cui alunni hanno anche il compito del servizio liturgico presso la Basilica di San Pietro. Nel 1913 assumerà la denominazione attuale di Pontificio Seminario Romano Minore. - In forma molto più seria, si ripete la crisi apoplettica il 27 aprile 1637, mentre il Papa è in partenza per Castel Gandolfo, dove poi si fa portare lo stesso il 5 maggio; questa è la sua ultima villeggiatura sul Lago di Albano. - Stenta a riprendersi e quindi nell'autunno 1637 il nipote Antonio firma per un po' in sua vece i Brevi Apostolici. - Il 3 marzo 1638 indice il penultimo Giubileo Straordinario, per chiedere la pace sulla penisola italiana.

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- Non si conoscono bene le ragioni che spingono il Papa a convocare, fra l'autunno del 1638 ed il 1643, alcune commissioni di giuristi e teologi che devono esprimersi sulla liceità canonica della libera disponibilità personale da parte del Papa delle entrate pontificie. - Muore nel 1638 il teologo olandese Cornelius Otto Jansen detto Giansenio. Il Papa incarica i teologi dell'Università della Sorbona di valutare il contenuto dell'opera “Augustinus”. Cinque proposizioni sono considerate contrarie alla dottrina cattolica sulla concezione del rapporto fra Grazia divina e libertà umana. Nel 1641 il Papa inserirà il libro nell'Indice dei libri proibiti. L'anno successivo dichiarerà il Giansenismo dottrina contraria alla religione cristiana (bolla “In Eminenti”, marzo 1642). - Nel 1639 la salute peggiora tanto che alla processione del Corpus Domini (22 giugno) per la prima volta non va a piedi, ma viene portato sulla ; dall'anno seguente non vi parteciperà più. - Dopo la separazione del Portogallo dalla Spagna, nel 1640, il Papa cerca di contrastare il diritto di patronato, accettandolo solo per i paesi effettivamente colonizzati dalle Corone cattoliche e favorendo sempre di più l'impegno di missionari francesi, soprattutto dei Cappuccini, sia in Africa sia in America settentrionale. - Nel 1641, approfittando del fatto che i Farnese sono fortemente indebitati presso alcuni banchieri romani, avendo ipotecato nei Monti di Roma le rendite del loro Ducato di Castro, il Papa, dopo aver loro richiesto il controllo del Ducato in cambio di denaro (proposta rifiutata dai Farnese), confisca tutti i loro beni e dichiara loro guerra. Il Ducato di Castro viene occupato nel mese di ottobre da 15.000 uomini; successivamente il duca Odoardo I Farnese è scomunicato e il Pontefice lo dichiara decaduto da tutti i diritti di proprietà e sovranità, minacciandolo di privarlo anche del Ducato di Parma e Piacenza. Fallito ogni tentativo di giungere ad un accordo, il Papa dichiara che il Ducato di Castro era possedimento della Chiesa e che la famiglia Farnese ne aveva semplicemente usurpato il titolo. Odoardo Farnese, presa coscienza di avere l'appoggio di tutte le signorie dell'Italia del Nord, e ottenuta l'alleanza di Firenze e Venezia, allestisce un piccolo esercito, alla testa del quale marcia verso Roma, dando inizio ad una vera e propria guerra (Guerra di Castro), che andrà avanti, con alterna fortuna, per ben quattro anni. Le operazioni militari termineranno soltanto a causa dell'esaurimento delle finanze da parte di tutti i belligeranti. Nel 1644 si raggiungerà un accordo (Trattato di Ferrara), che vedrà non solo la revoca della scomunica da parte del Papa, ma anche la restituzione del Ducato di Castro al Farnese. - Nel 1642 il Sant'Uffizio persegue ed umilia l'anziano José de Calasanz (Giuseppe da Calasanzio), fondatore dei “Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie” (detti "scolopi" o "piaristi"), impegnati nell'educazione ed istruzione dei poveri. Il prete aragonese aveva fondato a Roma presso la chiesa di Santa Dorotea in Trastevere, probabilmente la prima scuola popolare gratuita in Europa. Mal visto dal Segretario del Santo Uffizio, subisce quindi l’umiliazione di esservi portato tra le guardie. Nemici interni ed esterni all’Ordine pretendono dal Papa che sia deposto da Superiore Generale. Quando il Calasanzio, all’età di novantadue anni, si spegnerà il 25 agosto del 1648, la sua opera giuridicamente non esisteva già più. Eppure sarà poi beatificato e canonizzato dai successori di Urbano VIII e le sue scuole esistono tutt’ora. - Con una bolla del 22 dicembre, il Papa elimina dal calendario della Chiesa tre feste di precetto e dodici feste di devozione, riducendo così le festività di precetto, a parte le domeniche, a ventisette. - Negli ultimi mesi di Pontificato, Roma viene messa a soqquadro più volte da tumulti, rapine e ferimenti da parte dei soldati ivi ammassati senza paga da lunghi mesi. C’è anche malessere sociale per la rapida crescita della pressione fiscale ed il conseguente rincaro 70 della vita quotidiana, che grava sempre di più sulla popolazione di Roma e dello Stato. Per coprire le spese in rapida ascesa, il Papa aumenta od impone ex novo fino a 63 imposte di consumo, in buona parte su beni di prima necessità. Per questo s'acquista l'epiteto di "Papa Gabella”. - Il 12 dicembre 1643 indice l’ultimo Giubileo Straordinario del suo Pontificato, per chiedere l'aiuto di Dio su Roma. - Verso la fine del 1643 si verifica un altro gravissimo malore, che costringe il Papa quasi ininterrottamente a letto; si fa vedere in pubblico solo il 27 marzo 1644, in occasione della benedizione pasquale, che impartisce da una finestra del Palazzo Vaticano. - Nel giugno del 1644 il suo stato di salute peggiora e Urbano VIII comincia a sproloquiare. Alla fine lo fanno soffrire anche forti disturbi intestinali. Il 22 luglio riceve dal suo confessore, il gesuita Luigi Albrizzi, il viatico; tre o quattro giorni dopo gli oli santi. Muore verso le ore 7 di venerdì 29 luglio 1644, all'età di settantasei anni. La notizia della sua morte provoca immediate dimostrazioni di gioia e di odio: il popolo romano cerca di distruggere la statua del Papa, opera del Bernini, custodita dal 1640 nel Palazzo Capitolino; non riuscendoci, fa a pezzi un suo ritratto in stucco, collocato nel cortile- giardino del Collegio Romano. - D’altro canto era stato anche l'ultimo Papa ad aver praticato il nepotismo su vasta scala e diversi membri della sua famiglia si erano enormemente arricchiti grazie ai suoi favori: infatti aveva nominato il fratello Carlo Generale della Chiesa e Duca di Monterotondo, comperando per lui, da don Filippo Colonna, pure il Principato di Palestrina; aveva scelto Francesco Barberini come suo Primo Ministro, mentre aveva cercato di regalare al nipote Taddeo, cui aveva assegnato per intanto una rendita annua di 60.000 scudi, il Ducato d'Urbino, dandogli in sposa Anna Colonna, fallito il disegno di coniugarlo con Vittoria della Rovere. Aveva inoltre elevato al Cardinalato suo fratello Antonio, frate cappuccino (1624), e i giovani nipoti Francesco (1623) ed Antonio (1628). - Dopo l'autopsia, la sua salma, già in progredita decomposizione, viene esposta in San Pietro dal 31 luglio al 2 agosto e poi sepolta nell'ancora incompiuta tomba nell'abside della Basilica, opera del Bernini. - È il Papa che, dopo Pasquale II, ha nominato più Cardinali: ben 74 (tra i quali un futuro Papa) in 8 Concistori.

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TAVOLA XII

Paolo V

Gregorio XV

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Urbano VIII

Innocenzo X

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CAPITOLO 28

DAL 1644 AL 1689

Da Innocenzo X a Innocenzo XI, in tutto 5 Pontefici in una quarantina d’anni, tutti provenienti da nobili famiglie romane o toscane, con l’unica eccezione di Papa Odescalchi, beatificato da Pio XII, che viene dal ramo ovest del Lago di Como, uno dei fortunati ad aver evitato il contagio con la peste “manzoniana”. Il “Papa minga”, come veniva soprannominato, per i suoi tanti “no” alle tentazioni di ricalcare il cliché del Papa nepotista e mecenate è la dimostrazione che il lavorio cominciato dopo il Concilio di Trento, coi tempi lunghi della storia e della nostra umana fragilità, lentamente sta dando dei risultati. La Storia della Chiesa è un mosaico in composizione continua dove ogni protagonista mette qualche tesserina: dobbiamo riconoscere a questi successori di Pietro, tutti di estrazione nobile (chi poteva allora laurearsi?) e ricchi di famiglia, di avere la volontà di riformare in meglio la Chiesa, non sempre riuscendoci, per debolezza propria o per le resistenze della Curia. Non è un mondo facile: mentre le grandi potenze, la Francia del Mazzarino e del Re Sole in primis, non considerano più la voce del Papa determinante, i Turchi attaccano da oriente fino a scontrarsi con gli Asburgo e a minacciare la cattolicissima Polonia. Volenti o no, il potere temporale papale ormai sta perdendo colpi, con tutto di guadagnato per quello spirituale. Molto c’è da fare ancora sul piano della libera circolazione di idee nuove nella Chiesa, spesso soffocate da un Sant’Uffizio sempre sulla difensiva e quindi eccessivamente severo ed un Indice dei libri proibiti troppo ricco di titoli.

Innocenzo X (1644-1655)

- Giovanni Battista Pamphilj è romano, figlio di una delle famiglie più ricche della città. Anche la madre, Maria Flaminia Cancellieri del Bufalo, è di nobili origini, imparentata coi Borgia. Cresce dai Gesuiti, si laurea in legge alla Sapienza nel 1594. Dopo l’ordinazione, è Canonico della Penitenzieria Apostolica, Nunzio Apostolico a Napoli, Vescovo titolare di Antiochia dei Latini, Nunzio in Spagna, Cardinale in pectore poi consacrato nel 1629, Prefetto della Congregazione per l'esecuzione delle decisioni del Concilio di Trento; al momento del Conclave è Vicecamerlengo del Collegio Cardinalizio. - Il Conclave inizia il 9 agosto 1644; dei 61 Cardinali del Sacro Collegio ne entrano in Conclave 57. Nei giorni successivi ne muore uno e due si ritirano, perché malati. Caduta la candidatura Giulio Cesare Sacchetti per il no spagnolo, Mazzarino non fa a tempo a porre il veto sul Cardinale Pamphilj. Il 15 settembre 1644 il nuovo Papa risulta eletto con 53 voti. L’incoronazione avviene il 4 ottobre. Ha 70 anni e per la prima volta viene illuminata la cupola di San Pietro, mentre le varie delegazioni nazionali organizzano a Piazza Navona (era lì il palazzo Pamphilj) spettacolari luminarie. - Subito nomina il Cardinale Giovanni Giacomo Panciroli alla carica di Segretario di Stato, primo Cardinale privo di legami di parentela con il Pontefice regnante ad assumere una tale funzione, cui spetta la responsabilità degli affari esterni. Dà comunque al nipote

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Camillo la porpora Cardinalizia e il 18 novembre lo nomina Soprintendente dello Stato Pontificio, - Tra i suoi primi atti, un’azione giudiziaria contro la famiglia del predecessore, per malversazione di denaro pubblico. Il solo Taddeo Barberini aveva accumulato qualcosa come 20 milioni di scudi, senza contare i palazzi, le ville, le opere d'arte, gli oggetti d'oro e d'argento e i gioielli. Istituisce quindi una commissione per indagare sugli arricchimenti illeciti dell’intero casato Barberini e per accertare le loro responsabilità nell’errata condotta nella guerra per impossessarsi del Ducato di Castro. I Cardinali Taddeo ed Antonio Barberini, nel timore di una condanna, fuggono in Francia sotto il manto protettivo del Cardinale Mazzarino. Per tutta risposta, Innocenzo X confisca le loro proprietà nello Stato Pontificio (3 febbraio 1646). Finirà poi tutto in una bolla di sapone: Mazzarino minaccerà azioni belliche contro Roma, il Cardinale anziano Francesco Barberini ci metterà una buona parola e alla fine la famiglia riavrà le proprietà e i due Cardinali torneranno a Roma (1648). - Il compromesso con i Barberini e il governo francese non impedisce alla casa pontificia di cadere sotto il dominio di donna Olimpia Maidalchini (detta “La Pimpaccia”) di Viterbo la quale, già vedova, avendo sposato a 21 anni il quarantottenne fratello maggiore del futuro Papa, Pamphilio Pamphilj, gli aveva portato in dote ingenti ricchezze. Rimasta vedova una seconda volta e ottenuto il Papato per l’amato cognato, convoglia lei e la sua famiglia nell'ambito della famiglia pontificia. Il figlio Camillo, una volta rinunciato al Cardinalato, sposa Olimpia Aldobrandini, giovane vedova del principe Borghese. Le invidie e le guerriglie tra le due Olimpie divengono così la causa del pettegolezzo quotidiano delle famiglie nobili di Roma. Olimpia Maidalchini, donna di non comune talento e di grandi ambizioni, diventa l'ago della politica religiosa pontificia di Innocenzo X e del costume della Roma del tempo: sfarzo privato e pubblico, apparenze di grandezza che mescolano il tutto in una religiosità che appartiene ormai allo spettacolo più che al genere di vita vissuta secondo il Vangelo. Donna Olimpia, quasi "papessa" al dir della gente, invita nel suo palazzo dame e cavalieri per ascoltare i sermoni del gesuita padre Oliva. - Dopo anni di tregua, i Turchi attaccano Creta (Candia). Venezia non riesce a resistere e allora il Papa manda delle truppe e arma cinque galee. Inoltre stabilisce che per diversi anni sia assegnato un sussidio di 100.000 scudi d'oro sulle rendite annuali di tutte le chiese, monasteri e benefici ecclesiastici situati nella Repubblica. Tenta anche di compattare una Lega Santa, ma non ci riesce. Creta sarà comunque perduta nel 1669. - Incarica Francesco Borromini della costruzione del Palazzo di Propaganda Fide. Inoltre cominciano i lavori per il Palazzo Pamphilj in Piazza Navona, dal 1920 Ambasciata del Brasile. Fuori dalle mura, ai piedi del Gianicolo, viene iniziata una villa con vasti giardini, oggi parco pubblico (Villa Doria Pamphilj) - Con la Costituzione Apostolica “Militantis Ecclesiae” (19 dicembre 1644) il Pontefice, rivolgendosi ai Cardinali, vieta loro di indossare simboli e stemmi nobiliari come ad esempio le corone. - Nel 1645 interviene sulla Questione dei Riti Cinesi. Richiesto di un parere da parte del Vicario Provinciale dei domenicani, Juan de Morales, Innocenzo X emana un atto che vieta ai cristiani di partecipare a tali riti. Nel 1652 arriverà a Roma il gesuita Padre Martini a difenderli e solo dopo la morte del Papa potrà ottenere la sospirata approvazione della Santa Sede. - In Irlanda è in corso una guerra civile anti-protestante. Il Papa invia allora il nuovo Nunzio Apostolico Giovanni Battista Rinuccini, che giunge sull'isola nel novembre 1645; nel frattempo da Roma fa arrivare armi e munizioni per le truppe della Confederazione di Kilkenny. Nonostante gli aiuti papali, nel 1653 gli Inglesi conquisteranno l’isola, imponendo 75 una dura repressione: tutte le terre di proprietà dei cattolici saranno confiscate (Act for the Settlement of Ireland del 1652), la professione della fede cattolica messa fuori legge, poste taglie sui presbiteri. Ma l’Irlanda, come sappiamo, resterà fieramente cattolica. - Nel 1646 decide che l'Assemblea generale dei Gesuiti si tenga ogni nove anni e che il Generale rimanga in carica per un massimo di tre. Successivamente gli può essere assegnato qualsiasi incarico, tranne quello di preparare i novizi. - Su consiglio di padre Virgilio Spada, il Papa ordina di far abbattere il 26 febbraio il campanile di San Pietro eretto dal Bernini, le cui basi erano state giudicate troppo fragili. - Con la breve “Ea quae” (16 marzo 1646), il Pontefice riduce gli Scolopi, fondati da Giuseppe Calasanzio nel 1597, da ordine esente a congregazione di preti secolari soggetti alla giurisdizione dei Vescovi locali (come la congregazione dell'Oratorio). - Il 30 luglio 1647 separa i Dottrinari dai Somaschi, restaurandoli in congregazione autonoma di preti secolari. - Inizia la sistemazione di Piazza Navona, con il posizionamento dell'obelisco ritrovato nel Circo di Massenzio sulla Via Appia. L'obelisco è in granito e alto 16,54 metri; lo stemma araldico del Papa e la colomba con il ramo d'olivo decorano la roccia piramidale e simboleggiano il potere divino, che scende come raggio solare lungo i quattro angoli dell'obelisco fino alla roccia, che ricorda la materia informe, il caos. La grotta scavata direttamente sotto le figure scolpite è un trucco dell'architettura manierista per dare l'impressione che il pesante obelisco si libri nell'aria. - Il 2 marzo 1648 indice il suo primo Giubileo Straordinario, per invocare l'aiuto di Dio su Roma. - Contrario all’indipendenza del Portogallo, il Papa non riconosce il titolo di Giovanni IV di Braganza, autoproclamatosi re nel 1648, e in più si rifiuta di nominare nuovi Vescovi nel Paese, riconoscendone soltanto uno. - Finalmente si chiude la Guerra dei Trent’anni con le firme dei trattati di Münster, tra Francia ed Impero, e di Osnabrück tra la Svezia e i protestanti da una parte e i cattolici e l'Imperatore dall'altra (24 ottobre 1648). I due trattati sono conosciuti come Pace di Westfalia. Le clausole in essa contenute regoleranno la legislazione religiosa europea: ogni confessione avrà libertà di culto; cattolici e protestanti saranno parificati di fronte alla legge; ogni principe potrà scegliere la sua religione, mentre i suoi sudditi lo dovranno seguire (principio del “cuius regio eius et religio”); i domini ecclesiastici saranno secolarizzati. Al tavolo delle trattative, come delegato dal Papa, siede il Nunzio Fabio Chigi, che protesta energicamente: per la Chiesa cattolica, infatti, significa la perdita definitiva di tutti i Vescovadi della Germania settentrionale e centrale, nonché di numerosi conventi e monasteri. Il Papa, allora, scrive il breve "Zelus domus Dei" (26 novembre 1648), in cui dichiara nulli quegli articoli della Pace di Westfalia che ledono i diritti della Chiesa cattolica, senza toccare le altri parti del trattato e senza mettere in discussione la pace stessa. La protesta pontificia non ha conseguenze pratiche. L'imperatore Ferdinando III proibisce la diffusione del breve pontificio; tra i prelati tedeschi esso viene reso pubblico solo dall'Arcivescovo di Treviri. - Nel 1649 scoppia di nuovo un conflitto per il piccolo Ducato di Castro. La causa è l’uccisione del Vescovo designato dal Papa, il barnabita Cristoforo Giarda, che il Duca non vuole riconoscere. Il 24 marzo, Innocenzo X scomunica gli autori dell'attentato, di cui è sospettato il Duca di Parma Ranuccio II Farnese e la sua cerchia, in particolare il suo favorito d'origine francese Gaufrido. A questo punto il Papa dà l’ordine di invadere con circa cinquemila uomini il piccolo Ducato. Castro capitola il 2 settembre e, otto mesi dopo, Innocenzo X ne ordina la totale demolizione: sono rasi al suolo tutti gli edifici, compresi la Basilica (le campane sono destinate ad essere collocate ben presto nel campanile di 76

Sant’Agnese a Roma.), la zecca e le abitazioni gentilizie. Il Papa ordina che fra le rovine venga innalzata una colonna con l'epigrafe: "Qui fu Castro". - Con la bolla “Appropinquat dilectissimi filii” del 4 maggio 1649, Innocenzo X proclama il XIV Giubileo. La Vigilia di Natale dello stesso anno, il Papa in persona apre la Porta Santa. Come già avevano fatto i suoi predecessori, provvede al blocco degli sfratti e degli affitti e a sospendere tutte le indulgenze, eccetto quella della Porziuncola. Donna Olimpia, in qualità di priora dell'Ospedale dei Pellegrini, nomina una commissione esecutiva a favore dei pellegrini nei quattordici rioni di Roma. Si raccolgono soldi, biancheria e cibi. Roma viene visitata da circa 700.000 pellegrini (un record per i tempi, tra questi anche la regina Cristina di Svezia), e, per l'occasione, si convertono al cattolicesimo anche un certo numero di protestanti. A causa della massiccia presenza di “romei”, il Papa riduce il numero delle visite alle basiliche, e concede l'indulgenza anche a chi ha assistito alla chiusura di una delle Porte Sante alla Vigilia di Natale del 1650 o abbia presenziato alla benedizione papale impartita dalla Loggia della Basilica Vaticana nel giorno di Natale. La cerimonia più importante dell'anno è la Messa celebrata in Piazza Navona dal Papa stesso. - Con la bolla “Inter coetera” (dicembre 1649), promuove un'inchiesta volta ad accertare le reali condizioni finanziarie dei conventi italiani. Fonda la Congregazione della disciplina dei regolari. - Nel mese di gennaio 1650, Filippo IV di Spagna manda per l’Anno Santo due ambasciatori in Vaticano con un seguito totale di 460 carrozze. Inoltre non bada a spese, perché le cerimonie organizzate nelle chiese e dalle confraternite spagnole superino tutte le altre per magnificenza e splendore. - In occasione del Giubileo, il Papa realizza un'edizione rivista del “Caeremoniale Episcoporum”, il libro che prescrive lo svolgimento delle funzioni religiose dei Vescovi. - Bandisce una gara d'appalto per la costruzione della Fontana dei Quattro Fiumi - il Nilo, il Danubio, il Gange e il Rio de la Plata - in Piazza Navona (inaugurata nel 1651). La vince con uno stratagemma il Bernini, essenzialmente regalando alla “Papessa” un modellino in argento alto un metro e mezzo. Purtroppo viene pagata con i proventi delle tasse sul pane, sul vino e su altri generi di consumo, che attirano così sul Papa la malevolenza popolare. Sempre in Piazza Navona fa costruire la Fontana del Moro e la Fontana del Nettuno. Innocenzo X inizia la tradizione di chiudere gli scarichi delle tre fontane, lasciando debordare l'acqua fino a coprire la parte centrale della piazza, che è concava. Il "lago di piazza Navona" diventerà una consuetudine estiva fino al 1866. - Nel 1651 il Papa incarica una commissione appositamente creata e guidata dal Cardinale Francesco Albizzi, Assessore al Sant'Uffizio, per discutere le teorie gianseniste. Lo chiedono 88 Vescovi francesi, lo chiede Vincenzo de’ Paoli, ma pure gli stessi Giansenisti. Il 31 maggio 1653, con la bolla "Cum occasione", saranno condannate come eretiche cinque proposizioni estratte dall’”Augustinus” di Giansenio ad opera del professore della Sorbona Niccolò Cornet, che affermano che alcuni precetti di Dio sono impossibili da osservare, neppure dai giusti, per la mancanza della grazia necessaria; che alla grazia interiore, nello stato di natura decaduta, l'uomo non può resistere; che per acquistare merito o demerito non si richiede la libertà dalla necessità interna, ma soltanto la libertà dalla costrizione esterna; che i Semipelagiani errarono insegnando che la volontà umana può resistere alla grazia o assecondarla; che è un errore semipelagiano affermare che Cristo è morto per tutti. I Vescovi francesi per la prima volta dopo anni accetteranno le decisioni papali senza chiedere il parere della corona. Gli stessi Giansenisti saranno disposti a spurgare quanto c’è di eretico e seguiranno le tesi di Antoine Arnauld e di Blaise Pascal sul vero pensiero di Giansenio.

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- Sempre nel 1651 scoppia un caso di corruzione, potremmo dire, modernissimo. Un fiduciario del Papa, certo Francesco Canonici Mascambruni, avvocato di famiglia dei Pamphilj, Sottodatario, ma di fatto il vero Datario, è tra i maggiori protagonisti della catena di intrighi, che proliferano alla corte del Papa: un'opera di corruzione di proporzioni inaudite. Non solo, con la complicità di molti funzionari, egli esige forti somme in cambio delle Grazie richieste al Pontefice, ma si spinge fino a falsificare le suppliche che deve sottoporre alla firma di Innocenzo X. La sua lucrosa attività - si calcola che con i suoi traffici illeciti abbia accumulato ben 120.000 scudi - viene interrotta alla fine del 1651 da un'inchiesta segreta promossa da monsignor Fabio Chigi. Il Papa è incline inizialmente a ritenere il Mascabruni vittima della malevolenza della corte, poi cede davanti alla gravità delle imputazioni e all'autorità degli accusatori, tra i quali il Governatore di Roma e il Procuratore Fiscale. Arrestato nel gennaio 1652, rinchiuso a Tor di Nona, difeso dai migliori avvocati, Mascambruni subisce un processo non del tutto regolare, in quanto abilmente i veri testimoni erano stati fatti fuggire. Alla fine l’accusa si attacca ad un documento contraffatto dei tempi di Urbano VIII. Il Papa, sentitosi tradito, gli concede solo di non subire l’onta di una decapitazione pubblica. - Con la bolla “Instaurandae regularis disciplinae” (15 agosto 1652) il Pontefice rende noti i conventi destinati alla chiusura nella penisola italiana. Vengono soppressi il 20-25% dei conventi, in particolare quelli che ospitano meno di sei monaci. - Pessimi i rapporti di Innocenzo X con la Francia, dominata dalla politica del Cardinale Mazzarino. Il Papa manda un nuovo Arcivescovo di Parigi (il Cardinale Jean-François Paul dei Gondi) e un Nunzio (il Cardinale Neri Corsini). Mazzarino però in novembre fa arrestare, a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, sia il Corsini che il Cardinale Gondi. - Nel quadro di una riforma carceraria mirante alla riunificazione delle carceri romane e dei relativi tribunali, nel 1652 fa iniziare la costruzione delle Carceri Nuove sulla Via Giulia, che saranno terminate nel 1657. Vi saranno trasferiti i carcerati di Tor di Nona. - Nel 1653 crea la Diocesi di Prato, ricavandola dalla Diocesi di Pistoia. Istituisce anche la prefettura Apostolica di Scozia. - Affida al Bernini la costruzione di un palazzo per la famiglia Ludovisi, Palazzo Montecitorio, oggi sede della Camera dei Deputati italiana. - Destinata a diventare la cappella dei Pamphilj, invita i Chierici Regolari Minori ad abbandonare Sant’Agnese in Agone in Piazza Navona il 13 agosto 1653. La chiesa, la cui prima pietra era stata posta il 15 agosto 1652, viene iniziata da Girolamo e Carlo Rainaldi e continuata da Borromini. - Indice due Giubilei Straordinari nel 1654: uno per i Paesi Bassi meridionali e l’altro per le province delle Indie occidentali. - Dall’aprile 1654, tutte le Congregazioni, ad eccezione del Sant'Uffizio e di Propaganda Fide, sono ormai vincolate all'obbligo di riunirsi nei palazzi apostolici e non più nel domicilio del rispettivo Cardinale Decano. Il provvedimento mira a rinsaldare il legame organico fra il Pontefice ed i Cardinali riuniti regolarmente dietro suo ordine. - Innocenzo X si ammala nell'agosto 1654 e muore il 7 gennaio 1655. Donna Olimpia si porta via tutto quello che può. Per l'avarizia dei parenti, il cadavere del Pontefice rimane per un giorno in una stanza e, solo grazie alla generosità del maggiordomo Scotti, che fa costruire una povera cassa, e del canonico Segni, che spende cinque scudi per la sepoltura, Innocenzo può essere inumato nella Basilica Patriarcale del Vaticano. In seguito, i suoi resti verranno traslati nella tomba fatta costruire dal nipote Camillo e dal pronipote Giovanni Battista nella chiesa di Sant'Agnese in Agone.

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- Aveva consacrato 40 Cardinali (fra i quali tre futuri Pontefici) nel corso di otto distinti Concistori.

Alessandro VII (1655-1667)

- Nasce nel 1599 e proviene da una famiglia di famosi banchieri senesi il futuro Cardinale Fabio Chigi. Viene educato in privato da un tutore ed ottiene la laurea in Filosofia, Diritto Canonico e Teologia all'Università di Siena. Prima del Conclave del 1655, era stato, tra l’altro, Inquisitore a Malta, Vescovo di Nardò, Nunzio Pontificio a Colonia, dove aveva preso parte ai negoziati che avevano portato nel 1648 alla Pace di Westfalia, opponendosi poi al trattato, Vescovo di Imola (una volta eletto Cardinale nel 1652) e infine Cardinale Segretario di Stato. - Il Conclave dura ben 80 giorni e alla fine viene eletto dai 64 Cardinali votanti, il 7 aprile 1655, il candidato della Spagna, cui si chiede soprattutto la fine del nepotismo. Scelto il nome su consiglio del Cardinale Barberini, viene incoronato il 28. - Si impegna nel riordinare la Cancelleria, raccogliendo “Regulae, ordinationes et constitutiones cancellariae Apostolicae” ed emana quelle disposizioni per la carriera prelatizia, che daranno ad essa la sua forma moderna. - In più trova 48 milioni di scudi di debito complessivo, per i prestiti e il pagamento degli interessi, che stavano assorbendo gran parte delle entrate. Apparsagli evidente l'impossibilità di un ulteriore aumento delle imposte già pesantissime, si risolve così, a parte i tentativi di una più rigorosa economia, per un'importante riforma finanziaria, riducendo l'interesse dei luoghi di Monte, che erano il perno del sistema finanziario pontificio. Aumenta però la tassa sul macinato, crea la privativa e l'appalto del tabacco (1655 e 1665) e mantiene il sistema annonario. Il debito pubblico continuerà comunque ad aumentare, tanto che nel 1670, esso sarà di 52 milioni di scudi. - Non essendo di natura accentratore, ma volendo consultare i suoi collaboratori (fino a sembrare a volte incerto), riprendono importanza con lui le diverse Congregazioni. - Di notevole, nei primi mesi di Pontificato, il battesimo il giorno di Natale della Regina Cristina di Svezia, che, dopo la sua abdicazione dovuta alla conversione al cattolicesimo, era venuta a vivere a Roma. - Come aveva promesso al Conclave, nei primi mesi fa vita sobria e non vuole parenti attorno, ma già nel primo Concistoro del 1656 annuncia che il fratello e i nipoti lo avrebbero raggiunto a Roma per assisterlo. L'amministrazione viene messa ampiamente nelle mani dei suoi parenti, dando loro gli incarichi civili ed ecclesiastici più remunerativi, nonché palazzi e proprietà principesche. - Papa amante soprattutto delle lettere, nel 1656 pubblica una raccolta dei suoi poemi in latino con il titolo di “Philomathi Labores Juveniles”. - Il 23 marzo 1656 risolve positivamente la questione dei Riti Cinesi, mostrandosi disposto ad accogliere il punto di vista dei missionari gesuiti e permettendo ai cristiani della Cina l'omaggio a Confucio, il culto degli antenati e alcune altre cerimonie quale espressione di un culto soltanto civile e politico e non religioso. - Molto amico dei Gesuiti, riesce a farli tornare a Venezia in cambio di un suo aiuto alla Repubblica nella crisi di Creta. Li appoggia anche nel loro contrasto al Giansenismo, la cui condanna aveva vigorosamente appoggiato come consigliere di Innocenzo X. Così, con la bolla “Ad Sanctam Beati Petri Sedem” (16 ottobre 1656), dichiara che le cinque proposizioni di Giansenio, concernenti principalmente la Grazia e la natura dell'uomo, sono eretiche, compresa la posizione "che Cristo morì, o versò il suo sangue per tutti gli uomini" . Egli inoltre invia in Francia un formulario di sottomissione, che deve essere 79 firmato da tutto il clero, come mezzo per individuare ed estirpare il Giansenismo, cosa che infiamma l'opinione pubblica. - Uomo di cultura e grande mecenate, è uno dei Pontefici che maggiormente ha cambiato il volto di Roma, seminando barocco ovunque. Bernini soprattutto è l’artista più ricercato. Tra gli interventi papali si ricordano, l’ingrandimento del Quirinale, la cui galleria viene fatta affrescare da Pietro da Cortona, le decorazioni della chiesa di Santa Maria del Popolo, la sistemazione delle piazze del Pantheon e della Minerva, nella quale viene eretto l'obelisco berniniano dell'elefante, l’abbellimento delle chiese titolari di diversi dei Cardinali della famiglia Chigi, la sistemazione della Sapienza, dove viene costituita la Biblioteca che da lui sarà detta Alessandrina, l'altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro e, in particolare, dà inizio alla costruzione del magnifico e famoso Colonnato del Bernini nella piazza della Basilica Vaticana (1656-1667), pensato come due braccia che "accolgono i cattolici per confermarli nella fede, gli eretici per riunirli alla Chiesa, gli infedeli per illuminarli". - Nel 1661, quando Ariccia passa dal dominio dei Savelli a quello dei Chigi, Alessandro VII si impegna in un importante intervento di restauro del borgo, avvalendosi del prezioso operato dello stesso Bernini e del suo giovane assistente Carlo Fontana. Di particolare interesse sono il progetto di restauro del palazzo e la creazione della Collegiata di Santa Maria dell'Assunta. - Differentemente da quanto deciso per la Cina, proibisce nel 1661 la traduzione del Messale Romano in lingua francese. - In merito alla discussione ancora in atto sull’Immacolata Concezione, emana la bolla “Sollicitudo omnium Ecclesiarum” dell'8 dicembre 1661, nella quale il Pontefice ricorda il sentimento di devozione già antico, di cui i fedeli hanno sempre dato prova verso la Beata Vergine Maria, credendo che la sua anima dal primo istante della sua creazione e dalla sua infusione nel corpo, è stata per una grazia e un privilegio speciale di Dio, in virtù dei meriti di Gesù Cristo suo Figlio, redentore del genere umano, pienamente preservata dalla macchia del peccato originale e celebrandone in questo senso, con molta solennità, la festa della Concezione. Proibisce però, in attesa di una decisione della Santa Sede, di incolpare di eresia o peccato mortale coloro che sostengono un’opinione contraria. - Solo nel 1662, dopo la morte del Cardinale Mazzarino, ostile da sempre al Chigi e favorevole all’autonomia della Chiesa Gallicana da Roma, la Francia di Luigi XIV decide di mandare un ambasciatore a Roma; suo cugino Carlo III di Blanchefort-Créquy. Il 20 agosto avviene un grave incidente diplomatico, quando la Guardia Còrsa papale, provocata a Ponte Sisto da uomini del seguito del Duca, attaccano Palazzo Farnese, residenza di Carlo, ferendo servi e camerieri di sua moglie e uccidendo uno dei suoi paggi. Luigi XIV chiede allora che il Cardinale nipote di Alessandro, Flavio Chigi, venga a scusarsi di persona per questo insulto e che una piramide sia costruita a Roma in memoria delle riparazioni ottenute. Nel frattempo i Francesi occupano Avignone. - Solo nel 1664, con il Trattato di Pisa, si chiude lo scontro con la Francia. Luigi XIV restituisce al Papa Avignone ed il Contado Venassino. Alessandro VII scioglie la Guardia Còrsa e si impegna a revocare l'incameramento di Castro e Ronciglione, se Ranuccio II Farnese pagherà entro otto anni alla Santa Sede un milione e 650.000 scudi. - Completa nello stesso anno l'Indice clementino del 1596, raccogliendo le proibizioni e le condanne di libri dal 1601 al 1662-1663. Verrà utilizzato praticamente fino al 1758. - Nel 1665 canonizza Francesco di Sales, dopo averlo beatificato nel 1661. Il Papa infatti è molto devoto a quotidianamente medita su “L’Introduction à la vie dévote” o “Philothée”. - Interessante la reazione ad una corrente di pensiero “probabilista” e quindi lassista, che comincia a serpeggiare nella Chiesa in questo secolo e di cui sono accusati i Gesuiti. 80

Antonio Escobar y Mendoza ed Étienne Bauny propongono una morale di tipo individuale ed istintivo, tale che, in caso di dubbio morale, ci si possa affidare alla coscienza e non alla dottrina. Una discussione anche oggi presente nella Chiesa. L’amico Cardinale gesuita Pietro Sforza Pallavicino persuade il Papa a non procedere ad una condanna generale, ma a colpire singole proposizioni lassiste. C’è un primo decreto del Sant'Uffizio del 24 settembre 1665, includente 28 proposizioni ed un secondo del 18 maggio 1666 includente altre 17 proposizioni, entrambe opera, come si suppone, del cistercense Giovanni Bona e dell'allora membro e presto Assessore del Sant'Uffizio, il napoletano Girolamo Casanate. - In Francia riceve opposizioni sostanziose la bolla antigiansenista “Regiminis apostolici” del 15 febbraio 1665, con la quale il Papa ribadisce le due bolle del 1653 e del 1656 e prescrive a tutti gli ecclesiastici la sottoscrizione di un formulario analogo nella sostanza a quello presentato dall'Assemblea del clero del 1657. La registrazione della bolla voluta questa volta dal Re non è in grado di spezzare il fronte degli oppositori: alcuni Vescovi dubitano dell’infallibilità della Chiesa in materia e dichiarano la sottoscrizione del formulario un puro atto di rispetto e di disciplina verso l'affermazione del Pontefice. - Nel suo ultimo anno di Pontificato, si discute dell’”attrizione”, ovvero del dolore del peccato commesso, che grava come un peso sull’animo del penitente. I pastori dibattono su quale sia sufficiente per l'assoluzione sacramentale. Il 6 maggio 1667, il Papa chiarisce la distinzione tra la contrizione perfetta (cioè il vero pentimento) e l'attrizione o contrizione imperfetta (cioè determinata dalla paura della pena). La sola attrizione non è sufficiente per l'assoluzione sacramentale. - Malato ormai da tempo di calcolosi renale e biliare, muore il 22 maggio del 1667. Bernini gli scolpisce un suggestivo monumento sepolcrale in San Pietro (quello con lo scheletro che ha in mano la clessidra che segna il tempo). D’altronde la meditazione della morte sembra essere stato un motivo della pietà barocca fortemente presente nell'animo di questo Papa, che amava tenere sempre sul suo tavolo un cranio di marmo scolpito da Bernini. - Aveva creato 38 Cardinali (tra cui un suo successore) nel corso di 6 distinti Concistori.

Clemente IX (1667-1669)

- Ancora un Papa toscano, questa volta di Pistoia. Si tratta di Giulio Rospigliosi, più famoso come uomo di Curia e librettista di melodrammi, che come Pontefice, visto che regnerà per poco più di due anni. - La vita religiosa per lui comincia già da preadolescente: a 14 anni è già a Roma presso il Collegio Romano, dove ha ottimi precettori. Nel 1618, si trasferisce all'Università di Pisa, dove, nel 1623, ottiene i dottorati in teologia, in filosofia e in utroque iure e viene accolto nell'Accademia degli Svegliati. A 24 anni è al servizio del Cardinale-fratello di Urbano VIII, Antonio Barberini senior. In questo periodo scrive diversi melodrammi. Dal 1632 in poi svolge incarichi sempre più importanti: Referendario dei Tribunali della Segnatura Apostolica di Giustizia e Grazia, Segretario della Sacra Congregazione dei Riti, Canonico della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, Segretario dei Brevi ai Principi, Arcivescovo titolare di Tarso, Nunzio in Spagna (dove può ascoltare l’operistica locale e prenderne spunto). Quando pensa di ritirarsi, Alessandro VII lo nomina Segretario di Stato e Cardinale. - Il 2 giugno 1667 inizia il Conclave, in cui entrano 61 Cardinali, raggiunti, in seguito, da altri tre. Viene eletto il 20 senza particolari opposizioni, essendo un candidato apprezzato da tutte le fazioni, in particolare da Spagnoli e Francesi. È consacrato il 27 giugno. Il suo motto è "aliis non sibi clemens" , "clemente con gli altri, ma non con se stesso". 81

- Il suo Pontificato comincia in un clima di paura per la penetrazione dei Turchi in Europa, mentre Venezia cerca di difendere l’ultima sua colonia, Creta, che perderà il 6 settembre 1669, nonostante gli aiuti papali in denaro, navi e uomini, guidati dal nipote Vincenzo Rospigliosi, e quelli modesti delle potenze europee, divise dalla solita rivalità franco- spagnola. Moravia e Slesia, intanto, occupate dagli Ottomani del Gran Visir Achmet Coprili, vedono la deportazione di 80.000 cristiani venduti poi come schiavi. - Crea Cardinale il nipote Giacomo Rospigliosi e nomina generale dell'esercito il fratello Camillo, assegnando loro, tuttavia, delle rendite modeste. - Abolisce la tassa sul macinato, incentivando l'industria laniera e la libera circolazione delle granaglie. Scrive anche dei regolamenti sul comportamento del clero. - Fa porre un confessionale in San Pietro ed ogni giorno scende in Basilica per amministrare il sacramento. Quotidianamente ospita al suo desco 13 poveri, che spesso serve personalmente. Fa visite frequenti gli ammalati dell'Ospedale di San Giovanni. - Col Carnevale 1668 chiude la sua attività drammatica con “La comica del cielo ovvero La Baltasara” (musica di Antonio Maria Abbatini, scenografie di Gian Lorenzo Bernini, rappresentata nel Palazzo Rospigliosi): uno dei momenti più significativi nella storia del teatro barocco, in particolare quello per marionette. Tratta da un testo spagnolo, racconta un autentico fatto di cronaca: la clamorosa conversione di un'attrice di successo, una donna perduta, a vita di devozione e penitenza. Tema caro al Rospigliosi. Il congedo sembra una premonizione per il Papa stesso, che vivrà ancora pochi mesi: “Del Paradiso ecco i teatri aperti: / Venga da’ suoi deserti, / Dall’orrore e dal gelo / A trionfar la Comica del Cielo!” - Con la bolla “Romanus Pontifex” del 6 dicembre 1668 sopprime la Congregazione maschile dei Gesuati di Pistoia, rilevandone il languore ed il torpore. I Gesuati venivano chiamati “i frati dell'acquavite” in senso spregiativo, mentre essi somministravano il distillato ai malati nell'ospedale del Ceppo a Pistoia, per mitigarne gli spasmi prima delle operazioni chirurgiche. - Col breve apostolico del 2 febbraio 1669, chiamato poi “pace clementina”, contribuisce alla conciliazione delle parti e alla pacificazione generale in Francia, dopo anni di divisioni per colpa del Giansenismo. Tuttavia, le idee gianseniste continueranno a diffondersi e il comportamento del Papa viene visto a Roma come un segno di debolezza. - Con una bolla che porta la data del 17 giugno, precisa i doveri ed i limiti riguardo le attività dei missionari: in particolare l'accento viene posto sui compiti di natura pastorale, che devono essere preminenti, e sul divieto ad esercitare attività e traffici commerciali, eccettuato il caso di assoluta impossibilità a procurarsi altrimenti il necessario per vivere. - Con il motu proprio “In ipsis pontificatus nostris primordiis” del 6 luglio costituisce un nuovo dicastero, la Congregazione delle Indulgenze e delle Reliquie, che ha il compito di procedere all'esame di tutte le indulgenze concesse dalla Sede Apostolica e delle reliquie conservate nei luoghi di culto, per giudicare sull'autenticità delle prime e delle seconde oltre a provvedere alle nuove richieste, che provengono a Roma da ogni parte del mondo cattolico. - Il Papa viene colto da un ictus nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre 1669. Inizialmente sembra essersi ripreso bene. Nella notte tra il 28 ed il 29 novembre 1669 ha una ricaduta. Anche questa volta riesce a riprendersi, tanto che prende alcune decisioni. Ma il colpo del 9 dicembre è fatale. Molti lo rimpiangono. È sepolto a Santa Maria Maggiore (il monumento è di Carlo Rainaldi del 1671). - Aveva creato 12 Cardinali (fra i quali un futuro Pontefice) nel corso di 3 distinti Concistori.

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Clemente X (1670-1676)

- Ha già quasi 80 anni, Cardinale da pochi giorni, Emilio Bonaventura Altieri, quando il Conclave, dopo mesi di votazioni inutili, lo designa come Papa. Le cronache del tempo raccontano del suo rifiuto fino alle lacrime di un incarico troppo pesante per gli anni e la salute cagionevole. Viene quasi costretto a forza ad accettare, mentre grida: “Non voglio essere il Papa!” e, in onore del predecessore, sceglie di chiamarsi Clemente X. Eletto il 29 aprile 1670, è incoronato l'11 maggio. - Ma che passato aveva questo vecchio Papa, che governerà per ben 6 anni la Chiesa, apparendo poco in pubblico per gli acciacchi e facendosi aiutare molto dalla Curia per governare? Figlio di un nobile romano e di una nobildonna veneziana, Emilio da giovane è avvocato: a 33 anni è revisore dei conti presso la Nunziatura di Polonia. Prete a 34 anni, nel 1627 è già Vescovo di Camerino, quindi Governatore di Loreto e di tutta l'Umbria. In seguito è Sovrintendere ai lavori di protezione del territorio di Ravenna dalle piene del fiume Po, Nunzio Pontificio a Napoli (proprio ai tempi della rivolta del Masaniello), Sovrintendente del Ministero delle finanze papali, Maestro di Camera di Clemente IX, e Segretario della Congregazione dei Vescovi e dei membri del clero regolare. Papa Rospigliosi lo fa Cardinale in un breve momento di ripresa fisica dopo gli ictus, dicendogli: “Sarai il nostro successore”. - Conscio di non riuscire a fare tutto, si circonda di collaboratori esperti. Delega molto al Cardinale-nipote (acquisito appositamente) Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni, che spesso abusa del suo incarico, tanto che una pasquinata recita: "Qual di loro fosse Papa io non so bene: ché il primo ebbe il potere e l'altro il nome. Lui c'è per benedire e santificare e quell'altro per reggere e governare". Inoltre conferma in blocco i capi dei dicasteri scelti dal predecessore. - Il 21 giugno 1670 pubblica la Costituzione Apostolica “Superna magni patrisfamilias”, che regola la materia dei rapporti tra clero regolare ed ordinari diocesani in relazione alla predicazione e all'amministrazione del sacramento della confessione da parte dei religiosi. Questo in risposta alla pretesa di Luigi XIV in Francia di rivendicare a sé poteri per la soluzione di controversie tra il clero secolare e quello regolare. - Canonizza Gaetano da Thiene e Rosa da Lima e beatifica tra gli altri Pio V e Giovanni della Croce. - Nel 1672 col Decreto “Ex commissae nobis coelibus” decide che le reliquie devono essere attentamente esaminate dall'autorità ecclesiastica, prima di essere esposte alla venerazione dei fedeli, mentre vengono stabilite pene severe per coloro che falsificano gli attestati di autenticità o sollecitano compensi da coloro che hanno richiesto l'esame dei reperti. - Mentre Francia e Spagna tentennano, intrattenendo rapporti commerciali con l’Impero Ottomano, il Papa cerca di dare una mano ai Polacchi tramite il Cardinale Odescalchi, appoggiando la salita al trono dell’eroe Jan Sobieski (Giovanni III). La Polonia in quel tempo deve tanto a Roma, proprio per il disinteresse delle grandi potenze, mentre lotta da sola contro i Turchi del sultano Maometto IV ormai ai confini (1672). Ma sul resto dello scacchiere europeo, ormai la voce del Vaticano viene sempre meno ascoltata. - Nel governo dello Stato Pontificio, Clemente X non prende iniziative di rilievo: il debito pubblico continua ad aumentare ancora, pur non con la stessa velocità degli anni precedenti; non vi sono ritocchi significativi alle tasse né innovazioni per la vita economica dello Stato. D’altro canto è tra i Papi più “generosi” con i parenti. Si parla di 1.200.000 scudi versati nelle tasche dei suoi familiari! 83

- Crea un banco di credito per i piccoli commercianti della città di Roma, che possono così pagare i loro fornitori senza dover attendere il collocamento dei prodotti, e prende alcuni provvedimenti per facilitare la creazione e l'attività di botteghe artigiane per la lavorazione della lana e della seta. - In Valdichiana, a partire dal 1674, si intraprendono interventi di bonifica e di ripristino dei canali di scolo delle acque, che producono un notevole miglioramento dell'agricoltura nella zona. - “ Gioite, o popoli, ed esultate, o genti, perché con l’autorità della parola apostolica annunziamo a tutti i cristiani una grande gioia: (…) si avvicina, infatti, l’anno del Giubileo, anno santo di remissione, di grazia e di perdono” , così Clemente X annuncia con la bolla “Ad apostolicae vocis oraculum” l’Anno Santo 1675, che vede un flusso enorme di pellegrini, tra questi Cristina di Svezia, la quale, durante la Settimana Santa lava i piedi a 12 pellegrine, lasciando grandi offerte in abiti e denaro. È l’occasione per inaugurare il tabernacolo di bronzo della Basilica di San Pietro, i cui lavori erano iniziati nel 1672 ad opera del Bernini. Splendide cerimonie sono organizzate magistralmente, solenni processioni si susseguono quotidianamente, animate da fiaccolate, cortei di popolo, cavalieri e macchine celebrative: queste sono apparecchiature teatrali meccanizzate che raffigurano scene evangeliche, capaci di produrre suoni ed effetti speciali, in uno sfoggio destinato a stupire ed incantare lo spettatore. Il Papa, in condizioni di salute piuttosto precarie, è raramente presente alle cerimonie liturgiche, ma fa sentire la sua presenza per esempio il Giovedì Santo, quando offre la cena a ben 13.000 pellegrini. - Notevoli le opere artistiche da lui commissionate o proseguite. Il monumento funebre in Santa Maria Maggiore per Clemente IX, la decorazione di ponte Sant’Angelo, la porta d'ingresso all'atrio di San Pietro, le statue sul colonnato dell'omonima piazza, la seconda fontana modellata su quella voluta da Paolo V. In molti di questi lavori e in altri ancora si giova dell'eccezionale talento del Bernini e della sua scuola. - Nel 1676 si conclude il suo sofferto Pontificato, fisicamente provato da diversi attacchi di podagra. In giugno si manifestano i primi gravi sintomi di idropisia e le complicazioni intervenute lo indeboliscono sempre più: sino alla metà di luglio concede udienze, poi anche la sua fibra resistente cede. In una settimana le sue condizioni si aggravano e il 22 luglio, nel pomeriggio, circondato da diversi Cardinali e dalla Regina di Svezia, muore. Come ringraziamento, il Cardinale Altieri gli fa erigere un monumento maestoso in San Pietro, opera di Mattia De' Rossi. - Nel complesso un Pontificato di passaggio, proprio per la peculiarità di quest’uomo, giudicato ai tempi da alcuni come umile di cuore, sincero, compassionevole, benefico ed estremamente indulgente, ma da altri succube dei suoi più giovani parenti, pauroso e quindi rinunciatario verso qualsiasi controllo su quanto veniva operato da altri. - Aveva creato 20 Cardinali (tra cui un futuro Papa) nel corso di 6 distinti Concistori.

Innocenzo XI (1676-1689)

- Dopo Pontefici toscani e romani, un figlio della terra lombarda, l’unico “Papa insubrico”. Benedetto Odescalchi nasce in una nobile famiglia di imprenditori comaschi. Rimasto orfano da giovane, dopo aver studiato lettere presso i Gesuiti di Como, si trasferisce a Genova a 15 anni, dove la famiglia possiede un’impresa. Qui fa un’esperienza di lavoro come apprendista. Torna di tanto in tanto a Como e nel 1630 deve sfollare per la celebre peste “manzoniana”, che però gli porta via la madre. Attorno al 1636 lascia il nord per andare a Roma a frequentare i corsi di diritto civile e canonico alla Sapienza, studi completati poi a Napoli, dove si laurea il 21 novembre 1639 in utroque iure. Appena 84 laureato, riceve la tonsura e, grazie alle entrature in Vaticano del fratello Carlo, diventa uomo di fiducia dei Cardinali Pamphilj e Barberini. Inizia così la sua carriera ecclesiastica: Protonotaio, Presidente della Camera Apostolica, Commissario della Marca di Roma, Governatore di Macerata e, nel 1648, di Ferrara. Ovunque apprezzano la sua grande capacità ed umanità nel gestire la cosa pubblica, specialmente le finanze. In particolare la sua accorta politica economica, la lotta alle frodi, la distribuzione di viveri e denaro ai poveri ed il calmiere dei prezzi ridanno vita all'economia ferrarese afflitta da una prolungata carestia. Nel 1645 è Cardinale, Legato Pontificio a Ferrara e quindi Vescovo di Novara, nominato prima ancora di diventare prete nel 1650. Nel 1654, recatosi a Roma per la periodica visita ad limina, Innocenzo X lo trattiene presso di sé come consigliere. Nel 1656 chiede ed ottiene di essere esonerato dall’incarico di Vescovo, per coerenza coi dettami del Concilio. Rimane quindi a Roma a servizio della Chiesa. - Dopo ben 50 giorni in Conclave e la caduta di una ventina di candidati, ad assumere l'iniziativa vincente è il Cardinale Paluzzi Altieri, che riscuote consensi sul nome dell'Odescalchi. I Cardinali lo eleggono, dopo che quelli francesi hanno ricevuto l’approvazione dal Re Sole. Inizialmente rifiuta, poi cede davanti ai risultati di una seconda votazione a lui favorevole. - È ancora relativamente giovane, avendo 65 anni il giorno dell’elezione, il 21 settembre 1676. Per la consacrazione del 4 ottobre sceglie un tipo di cerimonia molto semplice per i tempi, per far capire che con lui le cose cambieranno. Il denaro risparmiato viene distribuito alle chiese e ai poveri di Roma. - La condizione per l’accettazione della nomina è la firma da parte dei Cardinali dei 14 articoli della Capitolazione Elettorale: vuole avere la mano libera nell'affrontare la riforma della Chiesa e dei costumi. E lo farà, a costo di essere soprannominato “Papa Minga”, forma dialettale lombarda per ricordare i tanti “no” che dirà. - Tra i primi provvedimenti, l’abolizione dei benefici ecclesiastici (sinecure), la lotta al nepotismo, la chiusura dei teatri di Roma, permettendo l'esecuzione esclusivamente di musica sacra, il divieto alle donne di vestirsi alla francese (collo e braccia nude), il divieto di dare la Comunione a quelle che non siano vestite decorosamente, la condanna dell'usura e del commercio degli schiavi, la limitazione del gioco del lotto, il divieto spesso di festeggiare il Carnevale, il ridimensionamento delle spese in generale. Passa infatti le giornate a fare conti, cercando di tagliare il possibile: risparmia migliaia di scudi solo eliminando la distribuzione gratuita di medaglie pontificie, abolisce la tradizionale regata sul Tevere nel giorno di San Rocco, devolvendo la cifra che per essa si spendeva, ad un orfanotrofio. - Si impegna fin da subito per portare disciplina nel clero e in Curia. Impone la residenza ai Vescovi, mentre crea una Congregazione per selezionare più scrupolosamente i candidati ai Vescovati in Italia. Fissa anche norme tese a formare un clero più consapevole ed affidabile. - Decide di vivere nella più mediocre delle residenze all'interno del Quirinale e non attribuisce alcun ruolo né rendita ecclesiastica al nipote Livio, cui però cede, al momento della consacrazione a Papa, i cospicui beni patrimoniali dell'asse ereditario. - Non andrà mai a Castel Gandolfo e neppure scenderà mai nei giardini del Quirinale o del Vaticano. La sua mensa è modestissima ed il suo abbigliamento può risultare addirittura trasandato. - Eppure, forse per le leggi ferree dell’economia, tanto tirare la cinghia si ripercuote sulla vita dei cittadini. C’è infatti una crescita del numero dei poveri, dei mendicanti e dei ladri. Molte famiglie "civili" si trovano in grave difficoltà per la crisi delle attività commerciali dovuta alla penuria di moneta circolante. Inoltre la mancanza di corti Cardinalizie degne 85 del nome, oppure la "strettezza", cui esse sono condannate, rende mendicanti molti ex cortigiani. Eppure, non aggravando il carico fiscale sui laici e tassando invece i beni ecclesiastici per finanziare la guerra contro i Turchi, i suoi interventi in materia di rifornimento granario e panificazione assicureranno sempre alla città il fabbisogno per la sopravvivenza e a prezzi bassi. - Scontentissimi sono invece i Cardinali, che sono stati esclusi da ogni responsabilità di governo e le cui risoluzioni, espresse nelle Congregazioni, sembrano non venire mai prese in considerazione. - È lui in prima persona che si sceglie gli uomini di fiducia: il Vescovo di Padova Gregorio Barbarigo e l'oratoriano Mariano Sozzini. - Nel 1677 commissiona un’inchiesta sullo stato delle missioni nel mondo al Segretario di Propaganda Fide, Urbano Cerri. I dati dell’Europa danno questi risultati: su 128.000.000 di abitanti, 74.700.000 sono i cattolici, 27.000.000 gli scismatici e 23.600.000 i protestanti. Per questo cerca di fare in modo di recuperare il terreno perduto nel nord Europa, facendo sì che i principi cattolici non si uniscano in matrimonio con donne protestanti. - Nel 1678 si arriva quasi alla rottura delle relazioni diplomatiche con la Spagna di fronte a comportamenti di consiglieri regi reputati lesivi dei diritti ecclesiastici. Tre anni dopo ci sarà uno scontro col Portogallo dove l'Inquisizione era divenuta uno strumento del governo civile: l'inquisitore viene riportato all'obbedienza romana. - Nel 1679 condanna pubblicamente 65 proposizioni, prese principalmente dagli scritti del gesuita spagnolo Francisco Suárez e di altri, come “propositiones laxorum moralistarum" e vieta a chiunque di insegnarle, pena la scomunica. - Nello stesso anno dispone la soppressione del Collegio dei segretari apostolici, che potrà essere effettivamente eliminato solo nel 1680, quando saranno stabiliti i risarcimenti per chi si era visto privato dell'ufficio venale. - È contrario all’uso della forza contro gli Ugonotti, tanto che, nonostante non nutra alcuna simpatia per il Re Sole, gli manda un freddo breve di compiacimento, per la revoca dell'Editto di Nantes, emanato, oltre ottant'anni prima, per porre fine alle guerre contro di loro. Per l'occasione viene organizzata anche una festa a Roma. Ma nei fatti queste forzate conversioni degli Ugonotti non gli piacciono e continua a non fidarsi di un monarca che sogna di trasformare la Francia in un patriarcato personale. - Nel 1681 la Francia sembra incamminarsi, infatti, verso uno scisma: mentre il Papa il 13 gennaio pronuncia in Concistoro una durissima allocuzione contro Luigi XIV, a Parigi si riunisce l'assemblea del clero francese (la "Piccola Assemblea"), che appoggia l'operato del Re e prospetta un Concilio nazionale. - L’11 settembre 1681 il Papa indice un Giubileo straordinario per invocare l’aiuto di Dio contro le difficoltà della Chiesa: l’Europa ed il mondo cristiano stanno infatti vivendo con crescente preoccupazione l’avanzata dei Turchi verso Vienna - Già molto sofferente per i reni, dal 1682 viene colpito dalla podagra, che lo costringe a rimanere a letto. Timoroso del freddo, vive in ambienti surriscaldati, a volte insopportabili per gli ospiti. - In Francia nasce di fatto una Chiesa locale quando il Re Sole fa approvare da un'assemblea generale del clero francese (il 19 marzo 1682 a St. Germain) la “Declaratio cleri Gallicani de ecclesiastica potestate”, quattro Articoli, redatti dal Vescovo Bousset, con i quali si affermava l'indipendenza della chiesa gallicana, si riconosce al Papa il solo potere spirituale, si sottomettono le decisioni del Papa al consenso dei Vescovi. - I Turchi vengono fermati a Vienna (battaglia di Lahlenberg, 12 settembre 1683) e il Papa crede sia il momento giusto di riprendere la lotta contro gli Ottomani, promuovendo una nuova Crociata, che avrebbe dovuto unire Impero, Polonia, Francia, Spagna e Portogallo 86 con l'aggiunta di paesi asiatici come la Persia. Innocenzo XI dona oltre un milione e mezzo di fiorini al Re di Polonia e all’Imperatore d’Austria. Sulla spinta del predicatore cappuccino Marco d'Aviano, al secolo Carlo Domenico Cristofori, si forma una prima Lega Santa nel 1684 ed una seconda nel 1686, che porta alla presa di Buda e alla definitiva ascesa della casata asburgica in Europa. - Sempre in quest’anno, cerca inutilmente di estirpare la piaga della tratta degli schiavi sulla costa dell'Angola. - Riguardo alle missioni, vi è uno scontro non da poco quando decide di costringere i missionari, che fino ad allora avevano fatto capo ai superiori degli Ordini di appartenenza, a prestare giuramento di fedeltà ai Vicari Apostolici. Luigi XIV proibisce ai missionari francesi di giurare, perché atto contrario alle libertà gallicane. Francescani e Domenicani di Canton (Cina) rifiutano la prova di obbedienza; missionari spagnoli considerano tradimento prestare giuramento a Vicari Apostolici francesi. Anche i Portoghesi si oppongono. Propaganda Fide è così costretta a tornare sui propri passi e a modificare sostanzialmente le procedure del giuramento con la designazione come Vicari di esponenti degli Ordini. - In questi anni si situa la vicenda, ai nostri occhi moderni incomprensibile, del processo e della condanna da parte dell’Inquisizione di Miguel de Molinos, che aveva scritto una “Guida spirituale”, vero best seller religioso del tempo. L'ascetica contemplazione, la preghiera, sostituivano per lui i sacramenti e le opere di penitenza. Lo spagnolo giungeva a prevedere la possibilità che il diavolo potesse talvolta impadronirsi dell'uomo e spingerlo al peccato "esteriore": questo non poteva considerarsi una vera colpa, perché nella deviazione non poteva ravvisarsi consapevolezza. Con lui ce l’hanno soprattutto i Gesuiti, che lo accusano di presentare la meditazione come un esercizio inutile o, peggio, disprezzabile. Ma forse dietro c’è lo zampino del solito Luigi XIV, che vuole farsi vedere come difensore della fede. È lui che fa girare voce che le teorie quietistiche siano vicine al protestantesimo. Miguel de Molinos viene arrestato il 18 luglio 1685. Il processo ha un avvio lento, per la necessità di acquisire non facili elementi di prova sulle presunte deviazioni dottrinali del prete spagnolo attraverso l'esame del suo libro. Ma non solo, viene costruita una grottesca impalcatura di accuse di gravissimi comportamenti boccacceschi del sacerdote. Posto sotto tortura, il poveretto non ha la forza di respingere, finendo per confessare qualunque cosa gli venga imputata. Viene costretto a pronunciare formale abiura nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva il 13 settembre 1687 ed è condannato per eresia ed immoralità alla reclusione perpetua. Il Papa ratifica la sentenza il 20 novembre con la bolla “Coelestis pastor”. Il Molinos morirà in carcere nove anni dopo. Il ruolo del Papa è abbastanza incomprensibile in questa vicenda. Probabilmente è ingannato o mal consigliato o non ha una preparazione sufficiente per queste questioni. - Nel 1687 istituisce la “Taxa Innocentiana”, che proibisce ai Vescovi di riscuotere un pagamento per le dispense matrimoniali. - Sospende il diritto d'asilo, che si estende dai palazzi d'ambasciata ai quartieri circostanti, un ostacolo intollerabile ad un ordinato servizio di polizia e all'amministrazione della giustizia. Tutte le potenze vi si adattano, tranne la Francia. - La salita al trono in Inghilterra di un re cattolico (Giacomo II Stuart, 1685) fa ben sperare a Roma, ma le tendenze assolutistiche del sovrano e la sua imprudente condotta politica finiscono con il determinare una catastrofe per lo stesso Stuart e per i seguaci inglesi della Chiesa di Roma. Nel novembre 1688 il protestante Guglielmo d'Orange sbarcherà sulle coste inglesi e il 28 dicembre entrerà a Londra. Nulla potrà fare Innocenzo XI per impedirlo. - La crisi fra Papato e Re Sole arriva al suo apice, tanto che il francese progetta di invadere l’Italia, di convocare un Concilio e infine di occupare Avignone. Il motivo è lo 87 sgambetto papale nella scelta dell'Elettore di Colonia, importante per controllare il governo imperiale. Il 18 settembre 1688 il Papa designa per Colonia Clemente di Baviera, personalità invisa alla Francia. - Nello stesso anno arriva a Roma una delegazione del Regno del Siam, ovvero l’attuale Thailandia. - Nell'aprile 1689 il Papa predispone funerali solenni per la regina Cristina di Svezia. - In giugno comincia a soffrire di febbri, inspiegabili pure per un luminare della medicina di allora come Giovanni Maria Lancisi. Muore il 12 agosto 1689. La causa per la sua canonizzazione viene aperta nel 1714 da Clemente XI, ma l'influenza della Francia costringe la Chiesa alla sua sospensione nel 1744, sotto Benedetto XIV. Nel XX secolo la causa viene reintrodotta e Papa Pio XII annuncia la sua beatificazione il 7 ottobre 1956. La sua salma è tumulata nella Basilica di San Pietro in Vaticano. - Aveva creato 43 Cardinali nel corso di 2 distinti Concistori.

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TAVOLA XIII

Alessandro VII

Clemente IX

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Clemente X

Innocenzo XI

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CAPITOLO 29

DAL 1689 AL 1724

Un Pontificato tra i più lunghi (vent’anni) e altri piuttosto brevi. Nessuno dei Pontefici che incontriamo in questo capitolo, si sono messi in luce come diplomatici o grandi riformatori della Chiesa. Questi Papi, che vivono il passaggio dal barocco alla letteratura arcade, dal 600 al 700, secolo così decisivo anche per noi contemporanei, non fanno altro che ricevere il testimone dal predecessore e passarlo al successore senza particolari scossoni. Perfino i nomi scelti sono sempre quelli: Alessandro, Clemente ed Innocenzo. Prendono alla lettera pure l’obbligo di non abbandonare la propria Diocesi: sono finiti i tempi in cui i Papi lasciavano Roma per stabilirsi altrove o visitare le corti europee. Possiamo dire che fino a Paolo VI nessun Pontefice uscirà più dai confini italiani, se non da prigioniero (vedi Rivoluzione Francese). Verso il Giansenismo e il Quiestismo si tiene ancora un atteggiamento duro, anche se gli adepti non accettano sanzioni disciplinari. I Gesuiti cominciano ad avere problemi col Vaticano e si preparano per loro tempi duri. Viene estirpata quasi del tutto la mala pianta del nepotismo e dell’arricchimento facile per gli ecclesiastici. Si bada maggiormente ai problemi sociali, in particolare quelli dei più miseri. Ma per certe diaboliche leggi dell’economia, il calo di flusso di denaro verso il Vaticano e lo scemare del mecenatismo, porterà a gravi crisi economiche con un inasprimento delle tasse. L’Europa vede ormai lo Stato della Chiesa come un corpo estraneo, le corti si laicizzano sempre più, ma le guerre, anche per futili motivi dinastici, continuano, mentre ad est gli Ottomani premono dai Balcani.

Alessandro VIII (1689-1691)

- Il Pontificato dell’ultimo Papa Alessandro della storia, dura meno di due anni. A parte il caso di Papa Luciani, è il più breve fino ai nostri giorni. Anche il Cardinale Pietro Vito Ottoboni viene dal nord, dalla Repubblica di Venezia. La sua è una famiglia dell'alta borghesia tradizionalmente impiegata nel sistema burocratico veneziano (il padre stesso è Cancelliere grande). Si laurea brillantemente all'Università di Padova nel 1627, ottenendo la laurea in utroque iure. Ha un’autentica vocazione giuridica, grazie alla quale matura una larga ed approfondita esperienza canonistica, che resterà poi sempre, sostanzialmente, a fondamento di tutta la sua attività di Curia e della sua stessa concezione di Chiesa. Arrivato a Roma, riceve diversi incarichi come quelli di Governatore di Terni, Rieti e di Città di Castello e, per quattordici anni, Giudice del Tribunale della Sacra Rota. Nel 1652 è Cardinale e nel 1654 è Vescovo di Brescia. Qui prima ammonisce e poi reprime duramente i “pelagiani di Val Camonica” un gruppo di quietisti, che svolgeva intensa azione di proselitismo nella Diocesi. Dopo l’abiura, verranno mandati al confino in vari luoghi della

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Serenissima. Dal 1664 è di nuovo a Roma. Innocenzo XI lo nomina Datario. In Curia passa per intransigente, in particolare verso gli eretici e la Francia di Luigi XIV. - Al Conclave entra come favorito, ma ha contro inizialmente i Francesi, che se la sono legata al dito. Alla fine, Luigi XIV dà l’assenso all’elezione a Pontefice il 6 ottobre 1689. Viene incoronato a 79 anni il 16, giorno in cui verrà eletto secoli dopo Giovanni Paolo II. - In effetti il suo atteggiamento verso le dichiarazioni fatte nel 1682 dal clero francese, riguardanti le libertà della Chiesa gallicana, non è per nulla positivo, anche se tende ad una rapida composizione del conflitto con Luigi XIV. Nel febbraio 1690 la riconciliazione fra Santa Sede e Corona di Francia può considerarsi cosa fatta. Il Re rinuncia spontaneamente ai diritti di quartiere dell'ambasciata francese a Roma e procede alla restituzione di Avignone e del Contado Venassino. Il Pontefice risponde al gesto conciliante del Re Sole, nominando Cardinale un uomo di stretta fiducia del re, Toussaint de Forbin-Janson e conferendo a Luigi XIV il diritto di nominare i nuovi Vescovi di Metz, Toul, Verdun, Arras e Perpignano. Ciò irrita talmente l'imperatore Leopoldo I d'Asburgo, che quando il Papa crea altri due Cardinali francesi in novembre, questi decide di ritirare il proprio ambasciatore presso la Santa Sede. - Reintroduce gli uffici della sinecura (un beneficio ecclesiastico senza obbligo di uffizi e funzioni), che erano stati soppressi da Innocenzo XI. - Il 24 agosto 1690 condanna due proposizioni lassiste, delle quali una nega la necessità dell'atto esplicito di amore di Dio e l'altra ammette la possibilità del cosiddetto peccato filosofico; mentre il 7 dicembre, con decreto del Sant’Uffizio, in seguito ad esame accurato, condanna 31 proposizioni scelte tra circa 200 tratte da tesi ed opere di teologi, che insegnano specie a Lovanio in Belgio, riguardanti la Grazia, l'Eucaristia e la Penitenza. Allo stesso modo condanna il "rigorismo", eccesso morale, che si contrappone al "lassismo", già condannato qualche tempo prima. - Sempre nel 1690 canonizza Lorenzo Giustiniani, Giovanni di Dio e Pasquale Baylon. - Purtroppo con Alessandro VIII ci sono ancora residui di nepotismo. Il nipote Antonio (figlio di Agostino, fratello del Papa) viene nominato infatti Generale di Santa Romana Chiesa; il nipote Pietro, è creato Cardinale a 22 anni e in seguito sarà Vescovo di Sabina e Frascati, circondandato di compositori di primissimo piano, come Arcangelo Corelli, Alessandro Scarlatti e Georg Friedrich Händel; il nipote Marco, benché gobbo e zoppo, diventa Sovrintendente delle Fortezze e Galere pontificie. Per lui il Papa compera, nel 1690, il Ducato di Fiano per 170.000 scudi. - Alessandro VIII non è un buon amministratore, perché, se da una parte riduce la pressione fiscale al fine di aiutare le classi più disagiate, dall’altra i soldi finiti ai familiari e le generose sovvenzioni concesse a Venezia impegnata nella Guerra di Morea, consistenti in viveri sufficienti a riempire sette cambuse e in duemila fanti per la campagna in Albania, aggravano la situazione finanziaria. - All’inizio del 1691 il Papa viene colpito da un’erisipela alla gamba, presto degenerata in cancrena. - Sul letto di morte dispone per la pubblicazione della costituzione apostolica “Inter multiplices” (31 gennaio), nella quale si oppone alle libertà della Chiesa gallicana e alle rivendicazioni del clero francese; in particolare condanna i quattro articoli della Dichiarazione dell'Assemblea gallicana del 1682 e il diritto di regalia. - Muore il 10 febbraio 1691. Lo sfarzoso monumento funebre, che si ammira nella navata sinistra della basilica di San Pietro gli viene eretto dal Cardinale nipote. - Aveva creato 14 Cardinali (tra cui un futuro Papa) nel corso di 3 distinti Concistori.

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Innocenzo XII (1691-1700)

- Il XVII secolo si chiude con un Papa meridionale, pugliese, l’ultimo della storia con baffi e barba (pizzetto). Antonio Pignatelli è figlio del Marchese di Spinazzola (BT) e della principessa di Minervino Murge, Porzia Carafa. Avviato alla carriera di Curia, Antonio viene affidato alle cure dello zio materno, Vincenzo Carafa, generale della Compagnia di Gesù. Studia così dai Gesuiti a Roma e a vent'anni diventa un funzionario della corte di Urbano VIII. In seguito diventa Vicelegato di Urbino, Governatore di Perugia, Inquisitore nell'isola di Malta, Governatore di Viterbo, Nunzio a Firenze, poi è in Polonia e successivamente, nel 1668, a Vienna. Nel 1671 ha l'incarico di guidare la Diocesi di Lecce, ma il suo episcopato dura solo due anni, in quanto viene incaricato del Segretariato della Congregazione dei Vescovi e regolari. Nel 1681 è Cardinale e come tale è prima Arcivescovo di Faenza e Legato di Bologna e poi, nel 1687, Arcivescovo di Napoli. - Il Conclave si protrae per cinque mesi. I Cardinali sono eterogenei, ma si fa strada comunque l’idea che urga una riforma della Curia in senso antinepotista e per questo il favorito sembra essere il Cardinale Barbarigo, se non fosse che ha contro gli Asburgo. Rotte le perplessità francesi per un suddito spagnolo, Pignatelli viene eletto il 12 luglio 1691, come classico candidato di compromesso. Il 15 è incoronato Papa col nome di Innocenzo XII. - Fin da subito cerca di contrastare la compravendita di cariche presso la Camera Apostolica, e a questo scopo introduce alla sua corte uno stile di vita più semplice e più economico. Egli stesso usa dire: “I poveri sono i miei nipoti”. - Nei primi mesi di Pontificato mette mano ad una riforma profonda della giustizia. A partire dal 28 luglio del 1691, per un lasso di tempo di circa quattro anni, il Papa dà udienza pubblica ogni quindici giorni, ricevendo e ascoltando i sudditi che chiedono giustizia. In questa maniera egli si presenta al popolo nelle vesti del "sovrano giustiziere", che siede personalmente a rendere giustizia, in maniera "immediata", vale a dire rapida e contemporaneamente svincolata dalle consuete mediazioni procedurali di avvocati, giudici, cancellieri. Ma i giudizi degli osservatori del tempo non sono del tutto favorevoli: non è che parlando direttamente col Papa si ottenga granché per la propria causa. Prima o poi ci vuole un tribunale per arrivare ad una sentenza. - L'Editto per il clero secolare emanato nel 1691 e poi ripreso nel 1696 e nel 1699 è uno dei più importanti del suo Pontificato. Con questo provvedimento si rivolge alle varie figure di chierici, stabilendo regole relative non solo alle celebrazioni liturgiche, ma anche all'abbigliamento, al contegno in pubblico, allo stile e al tenore di vita. Sono reiterati i tradizionali divieti a tenere donne in casa, ma vengono anche ribadite le prescrizioni tridentine relative alla "distinzione" degli ecclesiastici rispetto ai laici: i chierici non possono dunque indossare altro abito che quello talare, "lungo fino al collo del piede", e la loro tonsura clericale deve essere sempre ben evidente. Visto poi l’aumento esponenziale dei chierici, magari con poca vocazione, Innocenzo XII allenta i vincoli che legano i chierici al mondo dei laici, elevando il livello culturale degli ordinandi e rendendo più incisiva l'opera di controllo dei Vescovi. - All'inizio del 1692, si riaccende la questione giansenista, quando l'Arcivescovo di Malines, nei Paesi Bassi spagnoli (l’attuale Belgio), prova a forzare la mano, non solo riproponendo il testo integrale del formulario di Alessandro VII, ma addirittura ritoccandolo, in modo da rendere ancora più feroce la condanna contro il Giansenismo. Di fronte alle proteste dell'Università di Lovanio, il Papa chiede consiglio ai suoi teologi. Né gli assessori del Sant'Uffizio, la cui composizione era radicalmente cambiata rispetto ai tempi di Alessandro VII, né i Cardinali romani risultano essere compattamente schierati su posizioni oltranziste. 93

Il parere moderato del Cardinale Girolamo Casanate finisce quindi col prevalere e un decreto del 1694 prescriverà il ritorno al più prudente testo originario e al giuramento del formulario alessandrino nel suo solo "senso ovvio", imponendo al contempo alle parti di osservare il silenzio perpetuo sulla questione. - Il 22 giugno del 1692 emana l’importantissima bolla “Romanum decet Pontificem”, nella quale proibisce ai Papi in qualsiasi momento, di concedere proprietà, incarichi o rendite a qualsiasi parente; i benefici degli ecclesiastici, compresi quelli imparentati con il Pontefice, non dovranno superare i 12.000 scudi di rendita annua; infine nessun familiare potrà essere innalzato al Cardinalato. La bolla (che ha i suoi “padri” in Innocenzo XI e nel suo uditore Cardinale Giovanni Battista De Luca) mette l’accento sulla necessità di promuovere solo "quelli che hanno la marca del merito", riservando tali uffici a persone dotate di "vitae et morum integritate" , "literarum scientia" e "rerum humanarum experientia". Nella stesura, probabile anche l’influenza dei prelati che avevano vissuto in Francia presso Luigi XIV e che avevano già vista attuata questa norma dal Re Sole. Comunque il Papa è coerente e nessun suo familiare avrà incarichi in Vaticano e negherà perfino la porpora del Cardinalato all'Arcivescovo di Taranto, perché era suo cugino (la riceverà comunque dal successore di Papa Pignatelli). - La reazione dei “tradizionalisti” di allora si può riassumere con questa pasquinata : “Quale frutto avrà mai la Santa Sede / d'aver dato ai nepoti l'ostracismo, / se regna in vece lor chi non ha fede? / Quant'era meglio invece aver il nepotismo, / splendor di Roma e base di governo, / che nutre coi favori il giansenismo!”. - Pochi mesi dopo è pure possibile emanare una bolla che non solo abolisce la venalità dei chiericati di Camera, ma impegna il Pontefice a restituire agli acquirenti le somme che avevano sborsato per aggiudicarseli. - Nell'agosto del 1692 fa pubblicare nuovi decreti della Congregazione per la Riforma dei Tribunali, che mirano a stabilire le precise competenze di ogni corte, per mettere fine ai conflitti di giurisdizione. Come le precedenti, anche questa Congregazione è composta da "esperti", cioè da magistrati dei principali tribunali romani. - Nel novembre dello stesso anno chiama a Roma padre Giovanni Maria Baldigiani, della Compagnia di Gesù, seguito poi dall'arrivo dei due gesuiti francesi, Honoré Chaurand e André Guevarre, considerati le massime autorità dell'epoca in materia di assistenza ai poveri e ai mendicanti. Si cominciano a delineare le linee per l’assistenza ai bisognosi della città. - Volendo chiudere i dissidi con la Francia, ratifica le nomine dei Vescovi francesi, operate da Luigi XIV dopo il 1682 (data in cui l'Assemblea del clero francese aveva approvato i famosi Quattro articoli), ottenendo in cambio dal Re la revoca della dichiarazione del clero francese a pretendere dai Vescovi la sottoscrizione dei Quattro Articoli delle libertà gallicane, acconsentendo a che i Vescovi presenti all'Assemblea sottoscrivano una ritrattazione formale. Ottiene così per la fine del 1693, la ricomposizione dell'unità della gerarchia cattolica francese. - Il lavoro degli esperti della carità chiamati dal Pontefice produce un opuscolo, “La mendicità provveduta coll'ospizio pubblico”, scritto probabilmente a due mani da Chaurand e Guevarre e pubblicato a Roma nel 1693. Si sostiene la maggiore efficacia della carità “pubblica”, perché in grado di raccogliere in un unico grande bacino i mille rivoli della carità privata e quindi di utilizzarli in maniera al tempo stesso più selettiva e più efficace. Contemporaneamente vi è ribadita anche l'idea della "malizia" dei poveri, inclini all'ozio e ai vizi e dunque da trattare con oculata severità. - Per arrivare al concreto, affida il compito di allestire il nuovo Grande Ospizio Apostolico presso San Giovanni in Laterano a due italiani, l'oratoriano Francesco Marchesi e il gesuita 94

Baldigiani. Secondo i piani, il nuovo istituto deve basarsi in gran parte sulle elemosine dei privati e tuttavia il Papa dimostra il suo attaccamento all'iniziativa, assegnando all'ospedale un'entrata fissa di quasi 28.000 scudi l'anno, continuando a seguirne personalmente le vicende. Ben presto l'Ospizio Apostolico di San Michele smetterà di essere un luogo di segregazione per poveri e si trasformerà in un istituto di assistenza per giovani e vecchi dei due sessi. - Nel 1693 comincia la visita apostolica alla Diocesi di Roma. - Causata anche delle rivalità fra Gesuiti ed Ordini Mendicanti, si riapre la controversia sui Riti Cinesi: Charles Maigrot, membro del Seminario delle Missioni di Parigi e Vicario Apostolico del Fujian (detto anche Fukien), denuncia lo stile dell'attività missionaria svolta in Cina dalla Compagnia di Gesù, cui si imputa di operare un'indebita confusione tra Cristianesimo e monoteismo confuciano. Il Papa non manca di esortare alla concordia, mentre tenta di trovare una soluzione alla controversia, affidandone l'esame ad una Congregazione. Non si arriverà ad una decisione prima della sua morte. - Ugualmente dà grande impulso allo sviluppo delle Missioni nelle Americhe, in Africa ed in Asia. - Nel 1694 istituisce una Congregazione della Disciplina Regolare che, dopo un anno circa di incontri e discussioni, nel 1695 emana il decreto “Sanctissimus”, il cui obiettivo è il ritorno dei frati a quella "esatta vita comune" indicata dalle Regole. - Nel 1696, dall'istituzione di una Congregazione straordinaria "sopra la disciplina ecclesiastica, riforma de costumi e correttione degl'abusi in Roma e suburbi" deriva una "riforma" del clero incentrata sulla moralità, la vita esemplare e, naturalmente, la "distinzione" dal mondo laico. Così vanno infatti intesi i divieti di svolgere attività di avvocatura o procura presso tribunali laici, oppure di esercitare il commercio. Vieta nella maniera più assoluta "il dare il braccio alle donne, il servire a tavola o far altri esercitii più vili". - Si rifiuta di ricevere l’ambasciatore austriaco, conte Georg Adam von Martinitz, per il comportamento irriguardoso durante la processione del Corpus Domini 1696 e così si rompono i rapporti con Vienna. - Nel 1697 il Vicario di Roma emana una notifica con la quale si sollecitano tutti gli ecclesiastici a frequentare gli esercizi spirituali presso i Padri della Missione in Montecitorio. Consuetudine che poi verrà allargata a tutta Italia. - A proposito del Palazzo di Montecitorio, si deve a questo Papa la conclusione dei lavori, dopo trent’anni di interruzione per mancanza di fondi. L'intento è quello di destinare il palazzo ad ospizio per i poveri, ma in seguito decide di installarvi la Curia apostolica. Morto Bernini, dà l’incarico ad un nuovo architetto, il mastro comacino Carlo Fontana. Questi modifica profondamente il progetto berniniano, conservando la caratteristica facciata convessa e aggiungendovi l'arioso campanile a vela. Fontana deve invece rinunciare, per volontà del Pontefice (ancora per mancanza di fondi), a creare un'unica grande piazza al posto delle attuali piazza Colonna e piazza Montecitorio. La Curia viene inaugurata nel 1696, dando acqua alla grande fontana collocata in fondo al grande cortile semicircolare. - Si pensa di istituire anche a Roma - dove la formazione dei sacerdoti avveniva per lo più nei collegi dei vari Ordini religiosi - un Seminario Diocesano. Progetto per ora accantonato. - Nel 1699, il Papa si schiera dalla parte di Jacques-Bénigne Bossuet, nella controversia tra il teologo e Vescovo e il suo omologo Fénelon (pseudonimo di François de Salignac de La Mothe-Fénelon), circa la “Explication des Maximes des Saints sur la Vie Intérieure” scritta da quest'ultimo, il cui contenuto è una difesa di Madame Guyon (considerata una sorta di nemica pubblica, arrestata nel 1698). Il 12 marzo Innocenzo XII, con il breve “Cum alias”,

95 condanna 23 tesi tratte dall'opera di Fénelon, riguardanti il "puro amore" e l'orazione passiva (quietismo). Il teologo comunque si sottomette ed abiura. - Indice il XVI Giubileo con la bolla “Regi saeculorum” del 18 maggio 1699. Purtroppo il Papa è malato di podagra e non può aprire di persona la Porta Santa di San Pietro, né potrà chiuderla. All'apertura della Porta Santa il Natale del 1699, il palco d'onore spetta all'ex regina di Polonia, vedova di Giovanni Sobieski; è presente anche l'ultimo duca di Firenze, Cosimo III. In occasione di questo Giubileo. Innocenzo XII fa costruire nel palazzo Giraud Torlonia un ospizio per i sacerdoti poveri, in particolare quelli scacciati dall'Irlanda. L'affluenza di pellegrini a Roma è tale che alcuni scrittori dell'epoca paragonano Roma a Parigi. Nel marzo del 1700 il Papa, pur essendo gravemente malato, impartisce la benedizione solenne dal balcone del Quirinale. - Papa benevolo, pieno di abnegazione e pio, amatissimo dal popolo (in un’occasione, torna da Civitavecchia portato a braccia dalla gente), soprannominato da Pasquino "Pulcinella" per il suo legame con Napoli, per il naso lungo e la barbetta, non riesce a vedere il nuovo secolo per pochi mesi. Scompare il 27 settembre 1700 in pieno Anno Santo, mentre il Tevere straripa, rendendo inagibile la Basilica di San Paolo fuori le mura, meta giubilare. Dopo la morte, il suo amico e conterraneo Cardinale Vincenzo Petra dei duchi di Vastogirardi, fa erigere a proprie spese un monumento funebre in suo onore in San Pietro, commissionandolo a Ferdinando Fuga. Curiosamente sulla tomba viene riportato come cognome “Pignattelli”. - Aveva creato 30 Cardinali nel corso di 4 distinti Concistori.

Clemente XI (1700-1721)

- Il primo Pontificato del secolo che sarà detto “dei Lumi” è uno dei più lunghi: quasi 21 anni! Questo perché viene scelto sorprendentemente come successore di Innocenzo XII un Cardinale di appena 51 anni, tra l’altro da pochi giorni prete. Ma anticipiamo che il giudizio storico non sarà molto benevolo, specie per come gestì il ruolo della Chiesa in tempo di guerra. - L’urbinate Giovanni Francesco Albani, come ci dice il cognome, è di lontane origini albanesi, cosa di cui va fiero e per questo fa molto per salvaguardare la lingua albanese e il cattolicesimo nel Paese dei suoi avi, ormai inglobato nell’Impero Ottomano. A undici anni entra già nel Collegio Romano, diretto dai Gesuiti. Frequenta il salotto della regina Cristina di Svezia, promotrice delle arti e delle lettere (ci troviamo gente del calibro di Alessandro Scarlatti e Arcangelo Corelli). Molto valente nelle lettere e con buone capacità di tradurre dal greco in latino, a 28 anni viene incaricato di amministrare la Diocesi di Rieti. A Roma è Vicario della Basilica di San Pietro e poi Segretario della Corrispondenza Pontificale. Solo nel 1690 viene eletto Cardinale Diacono. In quell’anno aderisce, con lo pseudonimo di Arete Melleo, alla famosa Accademia dell'Arcadia (movimento letterario, che si sviluppa e si diffonde in tutta Italia durante il Settecento in risposta a quello che era considerato il cattivo gusto del Barocco). Uomo integerrimo e scevro da corruttele e nepotismo, Innocenzo XII lo ricompensa dei suoi servigi nel marzo 1700, dandogli il titolo Cardinalizio di ed ordinandolo sacerdote nel settembre successivo. - Quando i 57 Cardinali si riuniscono il 9 ottobre (tre giorni dopo la prima Messa del Cardinale Albani), verso la fine dell’Anno Santo, è in atto una difficile crisi europea, dovuta alla lotta per la successione al trono di Spagna, dopo la morte di Carlo II: il designato è un Angiò francese, su indicazione di Innocenzo XII, ma gli Asburgo d’Austria non ne vogliono sapere. Le due fazioni nel Collegio potrebbero bloccare tutto per mesi. Si sceglie allora un diplomatico celebre per la sua pacatezza. L’Albani manifesta con chiarezza e con 96 ostinazione la sua intenzione di rifiutare la Tiara, adducendo come pretesto di non aver mai ricevuto tutti gli ordini ecclesiastici, essendo ancora solo prete. Dopo aver consultato quattro teologi, che gli illustrano la "ratio praecipua", che lo obbliga ad accettare, acconsente a divenire Papa. Viene consacrato Vescovo il 30 novembre per mano del Cardinale Decano Emmanuel Théodose de La Tour d'Auvergne de Bouillon e incoronato Papa l’8 dicembre 1700. - La notte di Natale chiude la Porta Santa, dopo un Giubileo travagliato e con un flusso di pellegrini in calo dopo che violenti temporali avevano allagato vaste zone di Roma, compreso San Paolo fuori le Mura, mentre freddi venti di guerra soffiano su tutta l’Europa. Clemente XI manda ambasciate per salvare la pace, ma senza successo. Per dare la possibilità di ottenere l’indulgenza ai pellegrini che si erano messi in viaggio dopo l’elezione del nuovo Papa, protrae la possibilità di ottenerla fino al 25 febbraio dell’anno successivo. - Istituisce il 1º febbraio 1701 la Congregazione del Sollievo, presieduta dal Cardinale Marescotti, con il compito di definire "regolamenti per il sollievo della città di Roma e specialmente per ben regolare l'agricoltura, l'annona e la grascia". Per “grascia” si intendeva ogni tipo di vettovaglia da cui era costituito l’approvvigionamento di una città, ma anche il dazio da pagare per essa o la magistratura che se ne occupava. La costituzione di questo organismo, influenzata da un orientamento fisiocratico (l’agricoltura vera base di ogni altra attività economica), è un timido segnale di una volontà riformatrice ante litteram, che utilizza anche forme insolite di reperimento di dati, richiedendo la pubblica collaborazione. La Congregazione nei primi due attivissimi anni di esistenza viene letteralmente sommersa da memoriali, proposte e progetti che testimoniano, se non altro, la necessità di radicali riforme. - Il Trattato dell'Aja del 7 settembre 1701 è il casus belli della deflagrazione annunciata: Inghilterra ed Olanda si alleano con l’Austria per paura di un’egemonia borbonica franco- spagnola. Francia e Spagna hanno l’appoggio dei Savoia e degli Elettori tedeschi di Colonia e Baviera. Così nel maggio 1702 scoppia la Guerra di Successione Spagnola. Il Papa vorrebbe apparire neutrale, ma tutti sanno che di fatto sostiene finanziariamente Filippo d’Angiò, che sale al trono come Filippo V di Spagna. - Per dare a Roma un orario unico, commissiona a Francesco Bianchini una grande Meridiana. Essa consiste in un grosso stemma di Clemente XI, appeso alla parete di fondo del transetto destro della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, ad un'altezza di circa 20 metri, con un foro nella parte inferiore: a mezzogiorno un raggio di luce passa per il foro, raggiungendo un preciso sistema di linee e di tacche sul pavimento. La linea principale (detta "Linea Clementina") indica il punto dove giunge ogni giorno dell'anno il raggio di luce. Altre linee mostrano il Terminus Pascae (i limiti fissati per la data annuale del giorno di Pasqua: la prima domenica dopo il plenilunio che segue l'equinozio di primavera), e altre tacche e linee minori segnalano la posizione dell'Orsa Maggiore e altre osservazioni astronomiche. La meridiana di Clemente XI funzionerà da riferimento cronologico ufficiale di Roma per circa un secolo e mezzo. - Nel 1703 finanzia una missione popolare per i "villici" dell'agro romano, che rivela, alla fine, la "rozzezza estrema scoperta nell'anime di quest'infelici a molti de' quali giungeva nuovo fino il mistero della Trinità et Incarnazione". - Nel 1704 promulga il Decreto del Sant'Uffizio “Cum Deus Optimus”, in cui vengono proibite determinate pratiche religiose ai Cinesi convertiti al Cristianesimo - Intanto arriva a Pechino nel 1705 il primo Ambasciatore vaticano della storia: il Patriarca Carlo Tommaso Maillard de Tournon. Nel 1720 arriverà un nuovo Legato, Monsignor Carlo Ambrogio Mezzabarba. Entrambi cercano di far applicare le norme sui Riti Cinesi, ma non

97 ottengono i risultati sperati, principalmente per l'opposizione da parte dell’Imperatore cinese e dei missionari gesuiti. - Nel 1708, accantonando ogni velleità riformatrice, istituisce la Congregazione Economica, con a capo il solerte e sbrigativo Cardinale Giuseppe Renato Imperiali, che viene incaricato di formulare un sistema di tassazione in grado di provvedere alle crescenti necessità dell'Erario, provato dal conflitto militare con l'Imperatore e dall'inarrestabile diminuzione delle entrate determinata dall'offensiva generalizzata contro i beni ecclesiastici. Il 10 luglio, con la famosa Tassa del Milione, di carattere temporaneo e straordinario, la Congregazione introduce un criterio di generalità contributiva su tutti i redditi, che inevitabilmente incontra la resistenza di una “casta”, come si dice oggi, secolarmente abituata alle esenzioni e alle immunità, ai privilegi e alla frode fiscale. - Tutto questo mentre la guerra per lo Stato della Chiesa va male. L’Austria del nuovo Imperatore Giuseppe I invade i territori pontifici. Gli imperiali occupano il mantovano, Parma, Piacenza e Comacchio e, nonostante il Papa lo solleciti, i Francesi si guardano bene dall'intervenire in Italia. - Nel mese di gennaio del 1709, il Papa è costretto a sottoscrivere un trattato segreto con il quale riconosce nell'Arciduca Carlo IV, fratello dell'Imperatore, il nuovo Re di Spagna (Carlo III, in realtà accettato solo dai Catalani). Questo non solo indigna il Re di Francia, ma pone in evidenza la notevole incapacità del Papa di gestire degnamente la politica estera della Santa Sede: più volte manifesterà la sua intenzione di deporre la Tiara pontificia e di ritirarsi. Ciò causa una notevole caduta di stima nei confronti della persona del Pontefice, che ha come conseguenza la mancata restituzione, da parte degli Asburgo, dei territori romagnoli occupati qualche anno prima. - A dimostrazione di come in politica estera la Santa Sede non conti più niente, al tavolo dove si firmano i Trattati di Utrecht del 2 aprile 1713 e di Rastatt del 6 marzo 1714, che mettono fine alla Guerra per la Successione al trono di Spagna, il Papa non viene invitato. Carlo VI d’Asburgo si annette il Belgio, Milano, il Ducato di Mantova, il Ducato di Parma e Piacenza oltre la Sardegna (poi data ai Savoia in cambio della Sicilia) e Napoli, feudi della Chiesa. Possiamo dire che inizia un processo di laicizzazione che non si sarebbe mai più arrestato. - Eredità del secolo precedente, la questione giansenista preoccupa ancora il Papato. L’atteggiamento di Clemente XI è fanaticamente antigiansenista. Nel 1713 emana la Bolla “Unigenitus Dei Filius”, con la quale condanna punto per punto le 101 proposizioni gianseniste, tratte dall'opera dell’ex oratoriano Pasquier Quesnel, che, per sfuggire all’arresto, da tempo vive in Olanda. Il tono è durissimo: “Noi dichiariamo, condanniamo e rigettiamo ... le proposizioni prima inserite, rispettivamente, come false, fraudolente, male sonanti, offensive per le orecchie pie, scandalose, dannose, temerarie, offensive per la Chiesa e per la sua prassi, oltraggiose non solo verso la Chiesa ma anche verso i poteri secolari, sediziose, empie, blasfeme, sospette di eresia e in odore di eresia, e anche atte a favorire gli eretici, le eresie e anche lo scisma, erronee, vicine all’eresia, ripetutamente condannate, e finalmente eretiche, e che rinnovano in modo manifesto le diverse eresie, soprattutto quelle che sono contenute nelle famose proposizioni di Giansenio, accolte proprio in quel senso in cui sono state condannate”. La pubblicistica giansenista si scaglia vigorosamente contro la Bolla definita "affreux decret", "ouvrage du diable", o "essai des tentations de l'Antéchrist". In Francia, il partito degli “appellanti”, contrari alla Bolla, chiedono un Concilio universale. Si teme uno scisma. - Nel 1715 il Papa emana la Bolla “Ex Illa Die” che, chiedendo anche un giuramento di fedeltà ai missionari, intende porre la parola fine alla diatriba sui Riti fra Gesuiti e Domenicani. Con essa si vieta di fatto a milioni di cinesi convertiti di praticare i loro riti 98 tradizionali. La risposta dell'Imperatore cinese a questa decisione, è di espellere tutti i missionari, distruggere le chiese e costringere tutti i convertiti a rinunciare alla loro fede cattolica. - Per fermare i Turchi, che stanno tentando l’invasione della veneziana Morea (la Penisola del Peloponneso), riesce a far alleare La Serenissima con l’Austria (in cambio il Papa accorda il permesso di levare la decima per tre anni in tutti i territori imperiali d'Oltralpe, versa 200.000 fiorini come anticipo e s'impegna a garantire che i possedimenti italiani non vengano nel frattempo aggrediti), cosicché, grazie al generale asburgico Eugenio di Savoia-Soissons, le truppe ottomane vengono battute a Timișoara e Petrovaradin (5 agosto 1716), con la relativa liberazione di Belgrado l’anno successivo e la Pace di Passarowitz del 21 luglio 1718. - Qui si inserisce la vicenda del Cardinale Giulio Alberoni, dal 1715 Primo Ministro spagnolo. Egli fa credere al Papa che la flotta che sta ammassando è per portare aiuto nella guerra contro i Turchi, che il Cardinale stesso ha aizzato dietro le quinte. In realtà serve per tentare la riconquista della Sicilia e della Sardegna. Così nel 1717 Francia, Olanda ed Inghilterra si alleano nel timore che la Spagna abbia nuove aspirazioni imperialistiche. Quando l’Austria, ormai vittoriosa nei Balcani, può allearsi con le altre potenze antispagnole, nel 1718 scoppia la Guerra della Quadruplice Alleanza, dalla quale la Spagna esce sconfitta. Il Cardinale viene espulso allora dalla Spagna e Clemente XI gli toglie pure la dignità cardinalizia, trascinandolo in tribunale (1720). Ma riesce a scappare, riapparendo in Curia solo a Papa morto. - Il 28 agosto 1718 viene pubblicata la Bolla “Pastoralis officii”, con la quale scomunica i Giansenisti che si appellano ad un Concilio, essendo contro l’”Unigenitus” (appellanti). Ma questi dichiarano nulla la scomunica. Ci vorranno ancora due anni e l'intervento risolutore del governo di Parigi per riportare tutti gli appellanti nel solco della Chiesa di Roma. La qual cosa sarà possibile soltanto con la trasformazione della Bolla papale in una legge dello Stato. - Durante il Pontificato vengono eseguite diverse opere a Roma (un’accademia di pittura e scultura, i primi scavi sistematici nelle catacombe, l’arricchimento della Biblioteca Vaticana, l’erezione dell'obelisco nella piazza del Pantheon, la costruzione del porto di Ripetta sul Tevere, la realizzazione di un viadotto a Civita Castellana e di un acquedotto a Civitavecchia, la realizzazione della famosa fontana detta Bocca della Verità), ma soprattutto per la sua Urbino, innescando anche gelosie fra i romani. - Favorisce l'attività di riordino dell'Università di Roma intrapresa dal Cardinale Spinola che, sostenuto dal Gravina, giunge ad un'effettiva razionalizzazione della didattica e del numero dei professori, di cui si cura maggiormente il livello professionale. In questo rilancio della Sapienza sono favorite le discipline giuridiche, prima fra tutte il Diritto Canonico, in conformità all'esigenza di formare legislatori preparati in grado di contrastare validamente le innumerevoli obiezioni giurisdizionaliste. - Distribuisce generosamente gran parte del patrimonio della Chiesa e ne sono beneficiati tutti i suoi sudditi, sia con opere pie, che con danaro sonante. Il suo scopo è quello di recuperare il rapporto con la sua gente, che si era andato deteriorando nel corso degli anni a causa dei continui rovesci in campo internazionale. Cerca, cioè, di riscattare la sua immagine, ormai impallidita, di Capo di Stato incapace di governare i rapporti all'interno e all'esterno del suo stato e di Pastore delle genti. Una commissione pontificia apre uno spiraglio alla possibilità di praticare il Gioco del Lotto. - Il 18 marzo 1721, dopo aver celebrato la Messa della mattina, è sorpreso (dicono i cronisti del tempo) da un attacco di "freddo molto sensibile, e straordinario, a cui seguì un gagliardo attacco di febbre" , che lo costringe a letto. La febbre alta e repentina è 99 accompagnata nel pomeriggio da violenti attacchi di tosse con secrezione di sangue. Il 19 la situazione peggiora e riceve l’Estrema Unzione. Passa la mattinata ripetendo i versetti dei salmi. Verso mezzogiorno un nuovo violento attacco di febbre alta lo porta alla morte. Ha quasi 72 anni. L’annuncio viene fatto con le campane a morto del Campidoglio. Aveva chiesto un’umile sepoltura, viene accontentato: da allora riposa sotto il pavimento della Cappella del coro dei Canonici della Basilica di San Pietro. Stando ad una visione di Santa Veronica Giuliani il Papa è andato in Paradiso dopo qualche tempo di sofferenze di Purgatorio, grazie alle sue preghiere. - Aveva convocato 15 Concistori, nel corso dei quali aveva nominato ben 70 nuovi Cardinali, tra i quali un futuro Papa, un futuro santo e due futuri beati.

Innocenzo XIII (1721-1724)

- L’ultimo Papa Innocenzo della storia, è della periferia di Roma: si chiama Michelangelo dei Conti, figlio del Duca di Poli, discendente dei Conti di Segni. Come si usava allora coi secondogeniti nobili, è destinato alla carriera ecclesiastica. A 11 anni quindi viene mandato dallo zio Cardinale ad Ancona. Studia poi a Roma dai Gesuiti, esperienza forse non così positiva, visto poi il suo atteggiamento verso la Compagnia. Si laurea "in utroque" alla Sapienza e comincia così il suo cursus honorum. A 40 anni è Arcivescovo titolare di Tarso e Nunzio a Lucerna, poi Nunzio Apostolico a Lisbona. Il 7 giugno 1706 viene creato Cardinale da Clemente XI. Nel 1709 è Vescovo di Osimo, poi nel 1712 di Viterbo e Tuscania. Nel 1719, a causa di problemi di salute, deve dare le dimissioni. - Il Conclave, che dura più di un mese, come ci raccontano i dispacci del veneziano Cardinale Carlo Corner, è bloccato come al solito dalle grandi potenze (Austria, Spagna e Francia). Questa volta ad entrare Papa ed uscire Cardinale è il Segretario di Stato Fabrizio Paolucci, “bruciato”, perché troppo filofrancese. L'8 maggio 1721 la maggioranza dei voti confluisce sul Cardinale Conti, per le sue doti umane e spirituali; inoltre non è apertamente schierato con nessuno dei due gruppi, filofrancese o filo imperiale. Commenta il Corner: “Palese l'opera dello Spirito Santo nel prescieglierlo ad un posto così eminente di vicario di Christo". - Perplesso il Muratori, molti invece si rallegrano di questa elezione, in particolare l'Arcadia, visto che al vertice della Chiesa c’è ora chi, il 12 dicembre 1719, era stato acclamato arcade col nome d'Aretalgo Argireo. - Tra i suoi primi atti dopo la consacrazione del 18 maggio, il reinserimento graduale nella Curia di Giulio Alberoni, che era finito nei guai sotto Clemente XI, come abbiamo visto, a causa di gravi sotterfugi diplomatici. E nel 1724 gli ridarà il cappello Cardinalizio, mandandolo a Ravenna come Legato Pontificio. - Di negativo sicuramente c’è la presenza incombente in Curia del fratello maggiore di Innocenzo XIII, Giuseppe Lotario Conti, duca di Poli, un totale incompetente, che si pavoneggia per essere il consigliere del Papa. Il quale poi, malaticcio e sempre stanco, preferisce spedire il fratello “Principe del Soglio” e non il Segretario di Stato agli incontri coi diplomatici e i rappresentanti esteri. Con risultati scadenti. - Ma anche il fratello minore Bernardo Maria, come lui ecclesiastico, ottiene un bel favore quando il 16 giugno 1721 viene eletto Cardinale. C’è da riconoscere che è comunque persona di spessore. - Vedendo l’aria negativa che tira verso i Gesuiti in Francia e a Roma, sette Vescovi scrivono una petizione stampata in latino e in francese in giugno, affinché venga abolita la bolla “Unigenitus” di Papa Clemente XI, con la quale erano stati confutati e condannati i punti fondamentali del Giansenismo. La richiesta, passata prima anche da Vienna, arriva a 100

Roma nel novembre 1721. Il Papa la trasmette direttamente all'Inquisizione che, l'8 gennaio 1722, la condanna nei termini più aspri e severi. Il Papa stesso poi spedirà una lettera al Re di Francia ed essa diverrà causa di repressione per i Giansenisti. - La debolezza del Papato di questi anni è dimostrata anche dall’assurda elezione al Cardinalato, il 16 luglio 1721, del ministro francese Guillaume Dubois, uomo dai costumi a dir poco libertini (considerato allora “corruttore di giovani”). Saint-Simon annota che si va dicendo che, come Caligola ha fatto senatore il proprio cavallo, così il reggente duca Filippo d'Orléans ha fatto Cardinale il Dubois. Il Papa, costretto a procedere alla nomina, perché promessa fin da quando era Cardinale, impone tuttavia che nella cerimonia di consegna della berretta, si proceda alla pubblica lettura di una bolla, in cui elenca le dissolutezze del Dubois, esortando il ministro a cambiare stile di vita. - Nel settembre 1721 Paolo della Croce, giunto ad implorare l'approvazione per l'Ordine - quello dei Passionisti - da lui fondato nel 1720, non viene fatto entrare dal Papa, in quanto il sorvegliante è sconcertato dai suoi stracci miserandi. In realtà sembra che Innocenzo non ami molto i mistici, forse influenzato dal suo teologo di fiducia, il servita Gerardo Capassi, simpatizzante del Muratori. - Sempre nel 1721 permette, primo fra i Pontefici, l'introduzione del gioco del Lotto, avvertendo, però, che rimangono in vigore i precedenti bandi che vietavano la partecipazione ai lotti stranieri. La gestione viene data in appalto a privati a condizione che le vincite per ambo e terno siano maggiori di quelle riservate ai vincitori di altri stati. Grazie a questo importante vantaggio a favore del giocatore, il gioco conoscerà una vera e propria esplosione, anche per il forte afflusso di giocate provenienti dall’estero. - Nel 1722 dà l'investitura di Re di Sicilia all'imperatore Carlo VI d'Asburgo, ratificando quanto stipulato nel trattato di Utrecht del 1713 e poi in quello dell'Aja del 1720, mentre l'Imperatore gli invia il suo giuramento di fedeltà ed alleanza (ma non cede i territori conquistati e continua a controllare il Ducato dei Farnese). - Come aveva fatto il predecessore, stabilisce una rendita annuale di 8.000 scudi per il pretendente inglese Giacomo Edoardo Stuart, figlio dell'ultimo Re cattolico Giacomo II d'Inghilterra e di un’Este, permettendogli così di mantenere una pur piccola corte a Roma, nel palazzo Muti Papazzurri, nel rione Trevi. Assicura pure allo Stuart di versargli circa 100.000 ducati per armarsi e riconquistare il regno, cosa che proverà due volte, senza mai riuscirci. Resterà sempre a Roma, trattato come un re e qui morirà. - Fin dai tempi del soggiorno in Portogallo, il Pontefice non ama i Gesuiti e questo è chiaro nell’annosa vicenda dei Riti Cinesi. Nel 1723 il Segretario della Congregazione di Propaganda Fide, Pier Luigi Carafa Junior, invia un precetto formale, con il quale si vieta l'ulteriore ammissione nella Compagnia di Gesù di novizi e l'invio di missionari nelle Indie Orientali, finché non sia stata dimostrata l'obbedienza dei Gesuiti alle proibizioni dei Riti Cinesi pubblicate nella Bolla “Ex illa die” del 19 marzo 1715. Dà credito infatti al resoconto del Legato Pontificio Carlo Ambrogio Mezzabarba, secondo il quale i Gesuiti residenti presso la corte imperiale di Pechino avevano istigato l'Imperatore Kangxi a far imprigionare i missionari inviati dalla Congregazione di Propaganda Fide. È il primo segnale di una rottura fra Vaticano e Compagnia. - Nel 1723 avvia la costruzione della scenografica scalinata di Trinità dei Monti, affidandola a Francesco De Sanctis, che vince una gara tra artisti. La scala rappresenta una soluzione al forte dislivello della piazza, prendendo il posto dei sentieri alberati che raggiungevano il Pincio. - Il 18 gennaio 1724, vi è la conferma della Constitutio di Clemente VIII vietante agli Ebrei "novarum rerum mercaturam" così costringendoli al solo "strazzariae seu cenciariae exercitium". 101

- Se è vero che la sua elezione faceva prevedere un Pontificato breve per la sua salute malferma, diciamo che la realtà lo ha poi confermato. Per poco meno di tre anni il Papa ha sofferto di tutto: pinguedine, calcoli, febbri, raffreddori, gonfiore di un piede, mal di stomaco. Le cure del tempo con salassi e purghe non fanno altro che fiaccarlo. A partire dal febbraio 1724 diventa una specie di cavia per i migliori medici di allora. Le sue sofferenze e i suoi mali aumentano, mentre al suo letto si avvicinano persone per fargli firmare nomine cardinalizie. Non concede però nulla nei rari momenti di sollievo. Le sue atroci sofferenze, dovute soprattutto alle cure di una medicina ancora arretrata, finiscono alle ore 22 del 7 marzo 1724. - Viene sepolto nelle Grotte Vaticane sotto la Basilica di San Pietro. Vuole che il suo cuore sia conservato nel Santuario della Mentorella. - Aveva creato 3 Cardinali nel corso di 2 distinti Concistori.

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TAVOLA XIV

Alessandro VIII

Clemente XI 103

Innocenzo XIII

Benedetto XIII

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CAPITOLO 30

DAL 1724 AL 1758

Questa puntata è dominata dalla figura possente, anche fisicamente, di Benedetto XIV, il “Giovanni Paolo II” del XVIII secolo, parallelismo un po’ ardito, che mi permetto di fare, in quanto, a parte i viaggi apostolici, che allora non erano in uso, si possono accostare i due Pontificati per la quantità di documenti pubblicati, per l’immane lavoro svolto su tutte le problematiche ecclesiali del tempo, per l’impegno per la pace e la concordia fra gli Stati e fra Chiesa e Stati, per la simpatia umana che emanava, per il rispetto e la capacità di dialogare col mondo culturale del tempo, per le iniziative caritative ed economiche a difesa delle classi più deboli, per la stima che aveva anche da parte di laici e protestanti. Certo, non dobbiamo dimenticare che siamo nel ‘700, che c’era ancora tanta strada da fare per esempio sul rispetto degli Ebrei o delle altre religioni e che negli ultimi anni di vita il Papa si mostrò più rigido, intuendo quali conseguenze funeste avrebbe portato l’Illuminismo laicista, diverso da quello muratoriano, che lui aveva incarnato sia da Arcivescovo di Bologna, sia da Pontefice romano. Prima di lui, incontriamo sul nostro cammino altri due Pontefici: Benedetto XIII, una sorta di precursore del Lambertini, ma con una Curia scandalosa che gli remava contro, e l’ultraottantenne Clemente XII, che riesce ugualmente a guidare per dieci anni la Chiesa, praticamente cieco e allettato, aiutato da uno staff curiale fedele e di prim’ordine.

Benedetto XIII (1724-1730)

- Servo di Dio dal 1931, il padre domenicano pugliese Vincenzo Maria Orsini, nato Pietro Francesco, appartiene ad una nobile famiglia di Gravina di Puglia. Morto il padre, viene educato a Solofra, in Irpinia, da un domenicano e dalla madre di questi. A 17 anni chiede di entrare nel noviziato dei domenicani, durante un viaggio a Venezia. Clemente IX non solo accetta l'ingresso ma, viste le doti del ragazzo, lo dispensa dagli studi propedeutici. Poco dopo, nel 1668, rifiuta l'eredità del titolo di Duca. Viene ordinato sacerdote il 24 febbraio 1671 a 22 anni da papa Clemente X. A 23 anni è già Cardinale, carica che non vuole, tanto da scrivere al Vescovo di Gravina, in tono perentorio, che non avrebbe accettato "nessun cappello cardinalizio o vescovile, perché gli bastava l'amato cappuccio di frate domenicano". Ma il Papa gli impone di accettare la nomina e deve intervenire il Maestro Generale dell'Ordine, che in virtù dell'obbedienza e sotto pena di scomunica, gli ingiunge di accettare la carica. Il 28 gennaio 1675 è Arcivescovo di Manfredonia, nel 1680 viene trasferito a Cesena, ma soggiorna lungamente a Napoli per motivi di salute. Dal 1686 per ben 38 anni è Arcivescovo di Benevento, sopravvivendo tra l’altro ai terremoti del 1688 e del 1702. Terrà questo titolo anche da Papa. Qui dà il meglio di sé e ancora oggi ogni città dell'allora vasta provincia ecclesiastica di Benevento serba tracce incancellabili del suo episcopato: il suo nome, come il suo blasone sono scolpiti su centinaia di pietre e dipinti in innumerevoli quadri. Come membro dell’Arcadia di fa chiamare Teofilo Samio.

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- Il 20 marzo 1724 si apre il Conclave, che vede favorito il Cardinale Francesco Pignatelli. Dopo due mesi, i 54 Cardinali non sono riusciti ad arrivare ad un accordo e così l’Orsini, rattristato, fa una novena a San Filippo Neri, affinché sia presto eletto il nuovo Papa. Prima che la novena sia finita, vede con terrore che la persona sulla quale si convogliano i voti è proprio lui. Tenta in tutti i modi di non farsi eleggere, ben sapendo di non essere in grado di affrontare le difficili problematiche politiche e teologiche (cosa che i detrattori poi gli imputeranno), ma è tutto inutile. Così il 29 maggio viene eletto Papa. Sceglie il nome di un Papa domenicano, inizialmente pensando di essere il XIV. Poi diventa XIII, quando scopre che Pietro de Luna era stato Antipapa. - Purtroppo, con la sola eccezione del Cardinale Fabrizio Paolucci, al quale assegna la Segreteria di Stato, si circonda di collaboratori già con lui a Benevento e che si rivelano ora persone indegne delle alte cariche loro affidate. Arrivisti e furfanti, questi cercano di trarre dalla situazione i maggiori vantaggi personali possibili. Insomma, proprio un Papa lontano da ogni idea di nepotismo, provocherà gli stessi danni, regalando cardinalati ed incarichi a persone assolutamente non all’altezza, come Nicolò Coscia, "l'infame ladron di Benevento" , come verrà chiamato e che nominerà anche Cardinale. Anche il celebre Barone di Montesquieu nel suo "Viaggio in Italia" scriverà: "Tutto il denaro va a finire a Benevento”. - Molte speranze erano nate tra i Giansenisti per l'elezione al soglio pontificio di un Papa domenicano, giacché forti erano nell'Ordine le simpatie per i Vescovi appellanti e l'ostilità all'”Unigenitus”. Benedetto XIII mostra atteggiamenti di personale simpatia verso alcuni personaggi del movimento giansenista e una certa indulgenza verso i ribelli, cosa che desta molte perplessità in alcuni circoli della Curia, in particolare tra i Gesuiti. - In realtà egli vuole riportare la pace nel mondo cattolico, smussando le punte più aspre del contrasto. Ma questa posizione di conciliazione non riuscirà mai ad esprimersi con chiarezza, perché troppe e contrastanti sono le pressioni che subisce. Pubblica così il breve “Demissas preces” del 14 novembre 1724, nel quale afferma che la dottrina della Grazia per se stessa efficace e della predestinazione alla gloria senza previsione di meriti è una dottrina antica conforme alla Sacra Scrittura, ai decreti pontifici e agli insegnamenti di Sant’Agostino e di San Tommaso, e che la bolla “Unigenitus” non la condanna, sconfessando tutti coloro che calunniavano in questo senso i Domenicani. - Il 29 giugno del 1724 viene promulgato il Giubileo del 1725, che è celebrato senza sfarzo e con penitenza e devozione. Durante l'intero Anno Santo si trasferisce perciò dal Quirinale al Vaticano per essere facilitato a scendere in San Pietro. Visita le basiliche, viaggiando con modeste carrozze e partecipando alle pratiche per l'indulgenza. Porta egli stesso, a piedi, il Santissimo durante la processione del Corpus Domini. - Durante il Giubileo, il Papa fa costruire il nuovo Ospedale di San Gallicano, riservato ai malati di lebbra, tigna e rogna; si dimette dalla carica di "Gran Penitenziere"; reintroduce la penitenza pubblica per i gravi peccati commessi dalla gente; vieta di nuovo il gioco del lotto (allora detto anche "Gioco del Seminario" dal nome dell'urna in cui si svolgeva l'estrazione); decreta che gli ecclesiastici debbano abolire l'uso delle parrucche, imponendo a tutti la "chierica", ma ritira la scomunica contro quelli che assumono tabacco nel coro, nella sacrestia, nel portico e nell'oratorio della Basilica Vaticana. Inaugura la scalinata che collega Piazza di Spagna con la chiesa della Trinità dei Monti. - Canonizza Luigi Gonzaga, Giovanni della Croce, Giovanni Nepomuceno, Margherita da Cortona e Stanislao Kostka, protettore della Polonia. - Con il Concilio Provinciale Lateranense del 15 aprile, che va sotto il nome di Concilio Romano, intende ripristinare la prassi sinodale - stabilita dal Tridentino, ma divenuta cosa rara in Italia -, allo scopo specifico di restaurare il buon costume e la santità della vita 106 degli ecclesiastici. Il Concilio, rappresenta un antesignano della più recente tendenza ecclesiastica nello stabilire e poi seguire delle linee pastorali. Il fondamento di tutta la riforma va individuato nell’episcopato, e in subordine nel presbiterato, richiamati istituzionalmente alla funzione primaria della predicazione e della cura d’anime, e quindi, legislativamente, all’obbligo della residenza, della preparazione culturale, del distacco dalla società mondana. Il nerbo di tutto il Concilio è la volontà ferrea ed appassionata del Papa, il quale in genere combatte contro un’assemblea opaca e rinunciataria. - Con la Costituzione “Creditae Nobis” del 9 maggio 1725 istituisce la "Congregatio seminariorum", il primo organismo a carattere universale, incaricato di provvedere alla fondazione, al governo ed all’amministrazione dei Seminari. - In giugno pubblica una Bolla sulle immunità ecclesiastiche e successivamente emana un’istruzione ai Vescovi sull'obbligo di visitare regolarmente la Santa Sede. - Da menzionare la sua azione missionaria affidata a Francescani, Domenicani e Gesuiti, inviati in tutto il mondo. Contemporaneamente accentua le misure per il controllo della disciplina ecclesiastica e per l'osservanza delle norme canoniche: a questo fine nomina visitatori e vicari apostolici nell'Orinoco, in Venezuela, in Cocincina e nel Siam. - L’Anno Santo è funestato dall’ennesimo scisma nella Chiesa Cattolica. In Olanda qualche anno prima vi era stata l’adesione dell’Arcivescovo di Utrecht al Giansenismo. Petrus Codde era stato così scomunicato da Clemente XI nel 1704. Nonostante questo, il Consiglio del Vicariato di Utrecht elegge Arcivescovo, nel 1723, il Vicario Generale Cornelius van Steenoven, che viene consacrato dal Vescovo missionario francese - giansenista - Dominique Marie Varlet, a sua volta scomunicato nel 1724 con il breve apostolico “Qua Sollicitudine”. Tale passo, non approvato né riconosciuto da Roma, porta allo scisma: Benedetto XIII nel 1725 dichiara l'invalidità dell'ordinazione. Con la scomunica di Steenoven nasce quindi la Chiesa vetero-cattolica dei Paesi Bassi, considerata dai cattolici scismatica, anche se non eretica. Per questo, fino al 1858, tutti gli Arcivescovi vetero-cattolici eletti notificheranno la loro elezione al Papa, continuando a non considerarsi separati dalla Chiesa di Roma. Solamente dopo il Vaticano I, a causa del dogma dell'infallibilità papale, ci sarà la totale rottura e nel 1889 nascerà l'Unione di Utrecht delle Chiese vetero-cattoliche, molto simili nelle scelte dottrinali a quelle protestanti. - Forte dei buoni risultati ottenuti a Benevento, cerca di applicare anche allo Stato Pontificio le riforme in agricoltura, che aveva sperimentato da Vescovo. Queste riforme vengono affidate, il 15 ed il 17 ottobre 1725, ad una speciale Congregazione sull'Agricoltura, che deve provvedere alla revisione del bilancio dell'Annona, alla concessione di crediti agrari e di esenzioni fiscali all'industria e al commercio, allo studio, alla stipulazione dei trattati di commercio con altri Stati. Ben 38 costituzioni sulla materia saranno emanate durante i sei anni di Pontificato. Gli sgravi fiscali che concederà porteranno a risultati disastrosi: alla fine del Pontificato l'erario raggiungerà il fortissimo deficit di 120.000 scudi, mentre all’elezione aveva trovato un attivo di più di 270.000 scudi. Questo grazie alla corte di approfittatori che lo circonda e che, a sua insaputa, lo orientano verso decisioni economiche a loro vantaggio. Il successore gli renderà giustizia creando perfino una "Congregazione particolare sulle estorsioni e sugli abusi a danno di Benedetto XIII". - Muore nel 1726 il Segretario di Stato Paolucci e lo sostituisce con un altro “beneventano”, il Cardinale Niccolò Maria Lercari. Il Papa continua infatti a considerare calunnie le accuse (giuste), che piovono sui suoi collaboratori. - Voci di corridoio dicono che sia in preparazione una Bolla che potrebbe praticamente annullare la “Unigenitus” antigiansenista. I Cardinali delle potenze europee fanno 107 pressione sul Papa, che si affida allora all’Inquisizione per ricevere consiglio. Così la Bolla “Pretiosus”, pubblicata il 28 giugno 1727, non serba che tenui tracce delle posizioni del Pontefice, poi del tutto cancellate dal successore. Da allora il Pontefice non avrà più che un ruolo secondario nelle discussioni con il clero francese, affidati di fatto, se anche non ufficialmente, alla Curia. - Nel 1727 visita, per la prima volta da Papa, Benevento, di cui è ancora Arcivescovo. Vi tornerà anche nel 1729. La Curia teme voglia portare lì la sede del Papato, il popolo stesso non vede bene i mesi passati lontano da Roma. - Con la bolla "Liberalium disciplinarum" del 15 luglio 1727 Benedetto XIII rifonda l’”Universitas Studii Generalis” di Camerino con le facoltà di teologia, giurisprudenza, medicina e matematica. - Un piccolo assaggio di Risorgimento si può scorgere nei difficili rapporti fra Casa Savoia e Vaticano, sulle investiture vescovili in Piemonte e Sardegna. L’abilità dell’inviato di Vittorio Amedeo II, Carlo Vincenzo Ferrero, marchese d'Ormea, e la solita corruzione della corte papale, spinge il Papa ad accettare un Concordato il 28 maggio 1727, che viene giudicato scandaloso nel mondo politico romano, per le troppe concessioni date a Casa Savoia in materia di immunità e di giurisdizione ecclesiastica. - Nel 1728 concede alla Spagna le "mezze feste": in alcune particolari festività sarà possibile lavorare, dopo aver decorosamente ascoltato la Messa. - Grandi ancora le polemiche in molte corti europee per la decisione, il 25 settembre 1728, di celebrare ogni anno in tutta la Chiesa San Gregorio VII Papa, colui che aveva umiliato a Canossa Enrico IV. Il breviario per la celebrazione della festa viene requisito in Francia, Olanda, a Napoli, in Sicilia e a Venezia. Vengono arrestati addirittura dei tipografi. Questo dice molto sul clima del tempo. - Dopo un Pontificato ancora oggi incompreso del tutto per colpa dei giudizi poco benevoli del tempo, muore il 21 febbraio 1730, mentre impazza a Roma il Carnevale e per questo motivo non vengono suonate per lui neanche le campane a morto. La sua salma è conservata presso la Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma, in un monumento realizzata da Carlo Marchionni. - Aveva creato 29 Cardinali (tra i quali un futuro Papa) nel corso di 12 distinti Concistori.

Clemente XII (1730-1740)

- Uno dei Pontefici più anziani della storia (regna dai 78 agli 88 anni) è il fiorentino Lorenzo Corsini. Di nobile famiglia, grazie all’immancabile zio Cardinale, arriva a Roma dopo gli studi giuridici. Divenuto prete, a 32 anni è Tesoriere della Camera Apostolica. Premiato per l’ottimo lavoro in campo economico, nel 1706 diventa Cardinale e per cinque anni Vescovo di Frascati. Sotto Papa Benedetto XIII è Prefetto del Tribunale Giudiziario noto come "Segnatura di Giustizia". - Dopo il disastro economico lasciato più che dal Papa, dalla Curia guidata dal Cardinale Coscia, il Conclave pensa ad una figura che abbia un minimo di cognizione di causa. Ci vogliono ben quattro mesi per arrivare al dunque e come sempre dopo la caduta di diverse candidature. La motivazione di tanta attesa è ai nostri occhi pietosa, ma allora contava: Corsini è fiorentino, la dinastia dei Granduchi di Toscana si sta estinguendo e fa gola a diversi casati europei. Si teme un Papa di parte. Comunque sia, viene eletto il 12 luglio 1730 e consacrato Papa il 16 dello stesso mese col nome di Clemente XII, in onore del Papa che l'aveva nominato Cardinale. - Si mette in atto una sorta di “Operazione Mani Pulite ante litteram” sui curiali beneventani di Benedetto XIII e in particolare sul principale colpevole, Niccolò Coscia, che 108 fugge all’estero (Regno di Napoli) come da copione. Si consegna poi nel 1733; processato, è condannato il 9 maggio come ladro e falsario, a dieci anni di galera in Castel Sant'Angelo e al risarcimento danni, dopo essere stato addirittura scomunicato. Successivamente, il Coscia sarà reintegrato nelle sue funzioni e parteciperà perfino al Conclave del 1740. - A fine anno il Papa fa Cardinale il nipote Neri Maria Corsini, che sarà colui che lo aiuterà, quando sarà impedito fisicamente, acquistando importanza in Curia. I maligni dicono che molto spesso, essendo lo zio cieco, faccia firmare atti a sua insaputa, guidandogli perfino la mano. - A proposito del nipote, è a lui che si deve la fondazione della Biblioteca Corsiniana, ancora oggi esistente presso il Palazzo Corsini in Via della Lungara, dove ha sede anche l'Accademia Nazionale dei Lincei. Il nucleo originario della Biblioteca (Corsinia Vetus) viene ospitato nel loro palazzo di Piazza Navona e conta più di 40.000 volumi. Nel 1733 Clemente XII dona la sua ricca biblioteca al nipote, il quale, insieme al fratello Bartolomeo, nel 1736 acquisterà il Palazzo Riario alla Lungara. Nelle sale del primo piano dell’edificio verrà collocata la raccolta libraria di famiglia. Solo nel 1754 sarà aperta al pubblico. - Come lo era stato da Cardinale, Clemente XII è per un forte protezionismo mercantilista verso le deboli manifatture dello Stato della Chiesa. Fa imporre forti gabelle sull'importazione di prodotti realizzati in stabilimenti specializzati nella produzione di seta, sapone, pezzi di piombo e vetro. - Nel primi mesi di Pontificato gli insorti della Corsica, che non riescono a trovare appoggi in Europa contro il dominio dei Genovesi, inviano a Roma il canonico Erasmo Orticoni, pregando il Papa di annettere l’isola allo Stato Pontificio. Questi però non accetta, ma offre solo una mediazione, scrivendo il breve “Paterna caritate movemur”. Genova non prende assolutamente bene questo interventismo papale nella politica di un Paese sovrano in lotta contro dei ribelli. - Commissiona nel 1731 all'architetto Ferdinando Fuga la costruzione del palazzo governativo dove ospitare sia la segreteria della Sacra Congregazione della Consulta (una sorta di Consiglio di Stato) e della Segnatura dei Brevi, sia il corpo dei Cavalleggeri e quello delle Corazze. Il Palazzo viene portato a termine nel 1737. - Nello stesso anno il Papa riprende in mano le sorti della piazza e della fontana di Trevi: bandisce un importante concorso per la costruzione di una grande mostra d'acqua. Dopo aver scartato alcuni progetti, che tentano di preservare la facciata del Palazzo Poli, l'attenzione viene posta sui disegni di Ferdinando Fuga, Nicola Salvi e Luigi Vanvitelli, con grande disappunto dei duchi di Poli, ancora proprietari dell'edificio, che avrebbero visto la facciata del proprio palazzo deturpata e inoltre coronata dallo stemma araldico della famiglia del Papa, i Corsini. Clemente XII non vuole sentire ragioni, affida i progetti ad una commissione di esperti e il bando è vinto da Nicola Salvi. I lavori vengono finanziati per 17.647 scudi, fondi in parte raccolti grazie alla reintroduzione del Gioco del Lotto a Roma. La costruzione della fontana incomincia nel 1732 e sarà inaugurata da Clemente XII nel 1735, con i lavori ancora in corso. Né il Papa, né il Salvi, né lo scultore Maini, che collabora con lui, avranno la fortuna di vedere finita l’opera (1762). - Nel Concistoro del 24 settembre 1731 approva la pubblicazione a Parma di una Costituzione Pontificia che riporta il Ducato alla Chiesa, dopo la morte dell’ultimo Farnese, ma le potenze europee la ignorano e il nuovo Duca, come vedremo, sarà un Asburgo. - Sorgono ancora problemi con Casa Savoia, perché il nuovo Papa vuole rivedere quel Concordato bislacco ereditato dal predecessore. La risposta sabauda è dura, con il ritiro dell'ambasciatore da Roma, col rifiuto del ministro sardo d'Ormea di ricevere i legati spediti a Torino, pretendendo provvedimenti contro due Vescovi non obbedienti e infine con un Editto di protesta e d'imposizione al clero di misure per isolarlo dalle posizioni prese dalla 109

Santa Sede. Solo attorno al 1736 si riprenderà a dialogare, quando Carlo Emanuele III si attirerà le simpatie di Roma per l’arresto, dopo averlo attratto in Savoia, dell’illuminista anticlericale pugliese Pietro Giannone, da anni ramingo per motivi ideologici e approdato nella Ginevra calvinista. Questi aveva appena scritto nel volume “Il Triregno. Del regno terreno, Del regno celeste, Del regno papale” che la Chiesa porta avanti una forma di negazione di quella libertà individuale, che deve essere posta come fondamento giuridico e sociale e di conseguenza teorizza uno Stato laico in grado di sottomettere l'istituzione papale, anche mediante un'espropriazione dei beni materiali del clero. Non uscirà mai più dalle prigioni piemontesi. - Alla fine del 1731 ripristina il gioco del Lotto (con nove estrazioni annue sulla ruota di Roma), che era stato soppresso dalla severa moralità di Benedetto XIII. A chi gli rimprovera la scelta, obietta che gli introiti serviranno per opere pubbliche e di carità. Riesce a versare nelle casse del tesoro una somma annua che ammonta a quasi mezzo milione di scudi. - Nel 1732 dà incarico al Vanvitelli di ampliare il porto di Ancona, che viene dichiarato porto franco. Il porto viene poi collegato alla capitale con una strada detta via Clementina, che passa da Fabriano e Iesi. - Dal 1733, ormai praticamente cieco, vive quasi sempre a letto. Riesce comunque a scegliersi un team curiale di buona qualità (i Cardinali Ottoboni, Spinola, Zandolari, Albani, Lambertini, Firrao), per portare avanti il suo compito ancora per ben sette anni. - In quest’anno fissa i limiti e i termini esatti dell'accettazione, da parte cattolica, di quei particolari riti che venivano detti "malabarici" (sincretismo fra cristianesimo e usanze indiane), ottenendo in ciò l'obbedienza dei Gesuiti. - Aiutato dal Cardinale Vincenzo Petra, pubblica, sempre nel 1733, un dettagliato manuale antiebraico, imponendo inoltre una serie di provvedimenti restrittivi durante il resto del Pontificato. - L’architetto Alessandro Galilei vince la gara di appalto per il rifacimento della facciata di San Giovanni in Laterano. I lavori finiscono nel 1735. Fa anche restaurare l’Arco di Costantino, completando le parti mancanti. - Nel 1734 il Papa, soggetto a dolorosi attacchi di gotta, convocato il Padre Maestro Francesco Antonio Fasani (canonizzato da Giovanni Paolo II), per rimproverarlo a seguito di querele giunte a Roma sul suo conto, questi, ascoltati i rimproveri senza aggiungere parola, nell'andarsene bacia il piede e pone le mani sulle ginocchia del Papa, che subito si sente cessare ogni dolore. Avendo compreso che il Padre Maestro non ha alcuna colpa, lo benedice e lo rimanda nella sua Lucera. - Nel 1736 invia Giuseppe Simone Assemani in Oriente, con il duplice scopo di continuare la sua ricerca di manoscritti e di presiedere come legato il Sinodo dei Maroniti, che rinnoverà del tutto la vita liturgica e canonica di questa Chiesa. - Dopo anni di lavori, nel 1737 viene concluso in Romagna il Canale detto appunto Corsini in onore del Papa. Tale canale è lungo 11 chilometri e trova sbocco nella località di Porto Corsini, a nord di Ravenna: un tentativo per far uscire l'economia del luogo dalla pesante stagnazione che aveva colpito la città negli ultimi decenni. - Il 16 giugno canonizza Vincenzo de' Paoli e procede con vigore contro i Giansenisti francesi. - Sottoscrive il 26 settembre 1737 a Roma e lo ratifica fra ottobre e novembre, un Concordato con Filippo V, che segue le linee dei concordati precedenti, anche se riduce alquanto i poteri del Nunzio in Spagna.

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- Lavora per la riunione della Chiesa cattolica con quella ortodossa, ricevendo il Patriarca della Chiesa copta e persuadendo il Patriarca armeno a rimuovere l'anatema contro il Concilio di Calcedonia e Papa Leone I. - A dimostrazione di come ormai i tempi siano cambiati e i Papi siano sempre meno interessati alla politica internazionale, vediamo l’atteggiamento del vecchio Pontefice verso le ripercussioni in Italia della Guerra di Successione Polacca. Praticamente, con la Pace di Vienna del 1738, cambiano completamente gli equilibri negli stati italiani, delineandosi ormai nella penisola la situazione ottocentesca. L’Austria è costretta a lasciare il sud che finisce ai Borbone spagnoli, mentre dinastie collegate agli Asburgo si instaurano in Toscana e Parma e Piacenza (dimentichi ormai dei diritti feudali pontifici). Il Papa vede i suoi territori del nord, fino nelle Marche, attraversati dalle truppe austriache, che fanno danni materiali, mentre gli Spagnoli napoletani arrivano fino ad arruolare soldati fra la popolazione del Lazio. - Il 28 aprile 1738 emana il primo decreto pontificio contro la Massoneria (ovvero aggregazioni comunemente chiamate dei Liberi muratori o des Francs Maçons), scomunicandone gli aderenti con la bolla “In eminenti apostolatus specula”, in cui così si pronuncia: “[Noi] ammaestrati dalle Divine parole di vigilare giorno e notte, come servo fedele e prudente preposto alla famiglia del Signore, affinché questa razza di uomini non saccheggi la casa come ladri, né come le volpi rovini la Vigna; affinché, cioè, non corrompa i cuori dei semplici né ferisca occultamente gl'innocenti; allo scopo di chiudere la strada che, se aperta, potrebbe impunemente consentire dei delitti; per altri giusti e razionali motivi a Noi noti, con il consiglio di alcuni Venerabili Nostri Fratelli Cardinali della Santa Romana Chiesa, a ancora motu proprio, con sicura scienza, matura deliberazione e con la pienezza della Nostra Apostolica potestà, decretiamo doversi condannare e proibire, come con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, condanniamo e proibiamo le predette Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole dei Liberi Muratori o des Francs Maçons, o con qualunque altro nome chiamate”. La prima parte del documento esprime una chiara condanna civile e politica contro gli appartenenti alla setta, a causa del vincolo segreto con cui si legano gli iscritti attraverso un giuramento sulla Sacra Bibbia; il tacere sui temi trattati in Loggia nei confronti del mondo esterno; la promiscuità di nazionalità diverse e classi sociali dissimili fra loro. La seconda parte è una condanna più propriamente morale e spirituale, con connotazioni tipiche dell'Inquisizione. - Nel 1739 di nuovo il Cardinale Alberoni si fa notare per un gesto politico e militare sciagurato, anche a livello di immagine: l’occupazione della Repubblica di San Marino. Il Papa, temendo l’impopolarità internazionale, nel 1740 fa compiere una sorta di referendum tra la popolazione, che vuole essere indipendente: il 5 febbraio, giorno di Sant'Agata, San Marino torna ad essere stato sovrano. - Il giorno dopo, 6 febbraio 1740, Clemente XII muore quasi novantenne. La sua maestosa tomba si trova a San Giovanni in Laterano, mentre in San Giovanni dei Fiorentini c’è un cenotafio. - Aveva creato 35 Cardinali (tra cui un futuro Papa) nel corso di 15 distinti concistori.

Benedetto XIV (1740-1758)

- È considerato tra i principali Pontificati degli ultimi secoli, quasi perfettamente sovrapponibile a livello temporale con quello di Pio XII (1939-1958). Su di lui sono stati scritti tanti libri, perfino opere teatrali e uno sceneggiato TV, con Gino Cervi nella parte del Cardinale Lambertini.

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- Prospero Lorenzo Lambertini nasce a Bologna in via delle Campane, poi intitolata a suo nome, nel 1675. Suo padre appartiene al ramo cadetto di un'antica famiglia senatoria della città. A tredici anni viene mandato a Roma nel Collegio Clementino diretto dai Padri Somaschi, ove si segnala per vivacità d'ingegno. Nel 1694 si laurea in teologia e in utroque iure presso l'Università di Roma e comincia la sua carriera ecclesiastica: nel 1708 è Promotore della Fede, nel 1712 Canonico della Basilica Vaticana con prebenda teologale e nel 1713 prelato, per poi divenire nel 1718 Segretario della Congregazione del Concilio. Clemente XI chiede consiglio a Lambertini sulle questioni più gravi ed onerose, quali quelle relative al Diritto Canonico, ramo in cui il bolognese eccelle. Diventa prete a quasi cinquant’anni, Vescovo il 16 luglio 1724 dello stesso anno e Arcivescovo titolare di Teodosia nel 1725. Nel 1728 è Cardinale e poi Vescovo di Ancona. Nel 1731 diventa Arcivescovo di Bologna. Riesce a mantenere buoni i rapporti col Senato locale, molti canonici e chierici bolognesi criticano l'operato dell'Arcivescovo in quanto va a minare i privilegi di cui essi avevano finora goduto. Qui promuove le arti e la scienza. Grazie a lui la seconda donna laureata al mondo (Laura Bassi) insegna all’Università. Commissiona la ristrutturazione di chiese o edifici sacri, persegue la sua missione spirituale, innanzitutto, attraverso le visite pastorali. Si impegna sempre per incrementare la qualità della pastorale e della stessa vita cittadina - Il durissimo Conclave del 1740 dura ben sei mesi, con diversi Pontefici mancati, in particolare Pompeo Aldrovandi, candidato dei Borbone. In agosto torna in auge il nome del Lambertini, bocciato all’inizio. Con ironia ripete ai Cardinali: “Volete un santo? eleggete Gotti; volete un politico? eleggete Aldobrandini; volete un asino? eleggete me” . Viene eletto al 255° scrutinio il giorno 17 a 65 anni di età. Così si rivolge ai Cardinali, spiegando i motivi sofferti dell’accettazione: “La prima: per non dispregiare un vostro benefizio; la seconda: per resistere alla volontà manifesta di Dio, poiché tale la ritengo non avendo mai io desiderato così eccelsa vanità; la terza: per finire queste nostre adunanze che credo servano di scandalo al mondo per la loro durata”. Viene incoronato Papa il 22 agosto. Rimane Arcivescovo di Bologna fino al 1754, governando la città felsinea attraverso monsignor Giambattista Scarselli. - Uno dei primi scopi del nuovo Pontefice è appianare ogni tipo di tensione con gli stati europei. In questo sarà utilissimo l’ottimo Segretario di Stato Cardinale Silvio Valenti Gonzaga, accanto a lui per ben 16 anni. - Con lui comincia un nuovo modo di essere Papa, più “collegiale” come diremmo noi oggi. Infatti poco dopo la sua ascesa, promuove la diffusione di lettere pontificie indirizzate alla cristianità cattolica (le encicliche: ne scriverà ben 34), in cui si espongono le direttive in materia dottrinale. La prima delle encicliche (“Ubi Primum”) è indirizzata ai Vescovi il 3 dicembre del 1740. In essa chiede loro di rispettare le norme disciplinari del Concilio di Trento, raccomandando la formazione del clero, le visite pastorali e l'obbligo della residenza. - Nei primi mesi si applica per promuovere una religiosità semplice e improntata alla purezza del rito, ordinando che non vengano utilizzate le trombe durante la celebrazione eucaristica. - Fonda l'Accademia delle Romane Antichità (divenuta poi nel 1810 Accademia Romana di archeologia, oggi conosciuta come Pontificia Accademia Romana di Archeologia), con l'aiuto dell'archeologo Johann Joachim Winckelmann. - Nel 1741 inaugura una serie di Concordati coi Paesi europei, ritenendo “di vivere in un'epoca che richiedeva assolutamente accondiscendenza verso i prìncipi temporali sul terreno civile per ottenere in cambio mano libera in quello spirituale, da non confondersi, quest'ultimo, con la difesa dei privilegi del clero”. 112

- Il 5 gennaio firma così un Concordato con Carlo Emanuele III di Savoia, in cui si dispongono nuove misure da adottarsi riguardo all'amministrazione dei feudi pontifici in terra sabauda e creando Vicario Apostolico il Re e i suoi successori in perpetuo. - Il 2 giugno trova un accordo con Carlo III di Napoli riguardante i benefici ecclesiastici della Santa Sede in quel reame, rinunciando a buona parte degli antichi privilegi. - Nomina una Commissione per la riforma del Breviario, alla quale successivamente si sarebbe dedicato lui stesso, anche se non riuscirà a completarlo. - Emette la bolla “Immensa Pastorum principis” contro lo schiavismo nelle Americhe, chiedendo ai Vescovi portoghesi di difendere i diritti umani degli indios. - Il 15 maggio 1741 approva le Regole della nascente Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Passionisti) fondata nel 1720 dal piemontese Paolo della Croce, al secolo Paolo Francesco Danei. La Regola obbliga i Passionisti, con un quarto voto, alla propagazione della devozione alla Passione di Gesù per mezzo di missioni e altri sacri ministeri. L'11 giugno successivo Paolo e i suoi primi tre compagni emettono la loro professione dei voti semplici. - Nell’Enciclica “Satis Vobis Compertum” del 17 novembre 1741, il Pontefice ricorda in quali occasioni si possono permettere i matrimoni segreti, indica le cautele che devono essere osservate in tali occasioni e prescrive alcune norme per la tutela dei figli, che eventualmente nascessero da tali unioni. - Nella Bolla “Matrimonia” è contenuta per l'Olanda una dichiarazione che dispone che i matrimoni di non cattolici e i matrimoni misti siano validi anche senza l'osservanza della forma stabilita dal Concilio di Trento; tale disposizione sarà poi estesa anche ad altri Paesi. - Conseguenza di questo nuovo clima è l’abitudine del Papa di intrattenere corrispondenza con tutti, anche con chi non è proprio tenero con la Chiesa. Clamorosa è quella con Voltaire che arriva a dedicare al nuovo Papa, l’opera teatrale “Le fanatisme, ou Mahomet le prophèt” usando queste parole : “Lambertinus hic est Romae decus et pater orbis, / qui mundum scriptis docuit, virtutibus ornat”. In realtà si saprà poi che aveva usato il Papa in modo strumentale per fare accettare quest’opera che molti ritenevano un’accusa alla Chiesa Cattolica, più che all’Islam. Al Papa, infatti, Voltaire aveva mandato un’altra sua opera e poi, furbescamente, aveva riciclato la risposta positiva per il libro sopra citato. Da parte sua il Papa, nella seconda parte del Pontificato, non mancherà di condannare molte opere del francese. - Nel 1742 decide, secondo le richieste del Muratori, la diminuzione del numero dei giorni festivi, attuata gradualmente in Italia e in vari paesi europei tra il 1748 e il 1754. - Emana il 26 maggio la Bolla “Etsi pastoralis”, che contiene prescrizioni di ordine liturgico, come l'introduzione del “Filioque” nel simbolo niceno-costantinopolitano da recitarsi nella liturgia orientale, utilizzata per esempio dagli esuli albanesi; altre di ordine canonico come l'impossibilità del marito di abbracciare il rito orientale della moglie, la quale è tenuta ad uniformarsi al rito del coniuge latino; per contro, alla moglie latina è precluso analogo passaggio se il marito sia di rito orientale; i figli devono seguire il rito del padre, salvo che la moglie latina non voglia educarli nel proprio rito. Infine stabilisce la supremazia del rito latino su quello greco. Riprenderà questi temi nella lunga enciclica “Allatae sunt” ai Vescovi orientali del 1755. - Con la bolla “Ex quo singulari” (11 luglio 1742) sopprime i riti utilizzati dai Gesuiti nelle loro missioni in Cina. In essa denuncia l'adattamento del Cristianesimo ai modelli culturali locali. Per esempio lo "status" degli antenati (l'onore tributato agli antenati da parte della cultura cinese) veniva considerato “adorazione degli antenati” o qualcosa di simile alla venerazione cattolica dei santi. Due anni dopo seguirà la bolla “Omnium sollicitudinum” (12 settembre 1744), che estende il divieto ai riti malabarici indiani. 113

- Nello stesso tempo accetta l'invito di alcuni sovrani tibetani ad inviare in quel Paese alcuni frati cappuccini per la predicazione del Vangelo. - Sempre nel 1742 il Papa chiede all'architetto Giovanni Poleni di restaurare la cupola della Basilica, in precarie condizioni di stabilità. Il Poleni, grazie all'utilizzo della macchina divulsoria, rinforza la struttura della cupola con sei cerchioni di ferro, operazione che richiederà cinque anni di lavoro (dal 1743 al 1748). - Fa riprogettare la Fontana di Trevi, i cui lavori aveva fatto sospendere per l'ingente costo che prevedeva la sontuosa opera. Sarà da lui inaugurata nel 1744. - Alla fine dell’anno pubblica la lunga e documentata Enciclica “Cum illud semper”, nella quale affronta il problema del governo delle parrocchie: ricorda che la parrocchia deve essere affidata a sacerdoti preparati e di integri costumi; indica le modalità che dovranno essere seguite negli esami di concorso per l'assegnazione delle chiese parrocchiali; e mette in guardia contro scelte ingiuste e ingiustificate. - Nel 1743 accoglie le richieste dei canonici di Santa Maria Maggiore, che rischia di crollare, dando al Fuga il denaro necessario (ricavato tramite la sua oculata politica economica), per procedere al restauro della facciata, mentre i lavori riguardanti le navate proseguiranno fino al 1750. - Già quando era stato eletto Pontefice, dovendo estendere alla Francia la consueta bolla per il Giubileo Straordinario in occasione della sua elezione, aveva evitato nel documento riferimenti espliciti all'esclusione dei Giansenisti dall'indulgenza giubilare. Analogo atteggiamento, volto a non provocare reazioni dei Parlamenti francesi, in adesione ai suggerimenti del suo amico Cardinale Pierre-Paul Guérin de Tencin e della Corte, adotta in occasione dell'estensione alla Francia del Giubileo Straordinario per la Pace promulgato nel 1744. - Nel 1745 fissa per la prima volta nella storia del magistero papale i modi di rappresentazione di Dio e della Trinità: saranno lecite solo le raffigurazioni derivanti dalle teofanie descritte dalla Bibbia, escludendo tutti i vari antropomorfismi dello Spirito Santo. - Nello stesso anno rifonda l'Accademia dei Lincei voluta da Federico Cesi nel 1603, convinto che “il miglior servizio che si potesse fare alla Santa Sede fosse di portare a Roma uomini dotti e onesti”. Si fa aiutare in questo da Giovanni Paolo Simon Bianchi (latinizzato in Janus Plancus), medico e scienziato riminese. Sotto il patronato lambertiniano, i Lincei si occuperanno principalmente di anatomia, storia naturale e fisica. - L’Enciclica “Vix pervenit” del 1º novembre 1745, viene ritenuta l'inizio della Dottrina sociale della Chiesa cattolica. In essa il Pontefice condanna decisamente la pratica dell'usura e altri peccati simili. L'Enciclica afferma l'illegittimità della distinzione tra prestito al ricco o al povero, tra tasso di interesse modesto o esorbitante. Nonostante la presa di posizione rigorista riguardo all'usura, l'Enciclica riconosce la legittimità dei titoli estrinseci di interesse. - Stanco delle polemiche, soprattutto tra Domenicani e Gesuiti, che tra il 1744 e il 1746 avevano raggiunto toni durissimi, progetta una bolla, che poi non verrà realizzata, che proibisca generalmente gli attacchi personali e limiti le controversie tra i regolari. Tale posizione del Pontefice, piuttosto alieno dalle discussioni propriamente teologico-morali, per la sua formazione giuridico-canonistica, contribuirà a sollecitare quella pluralità di orientamenti e quei fermenti nel mondo cattolico, che egli ritiene indispensabili per un organico sviluppo del suo patrimonio dottrinale. - La costituzione “Apostolicae Sedis aerarium” (18 aprile 1746) definisce un metodo unitario di amministrazione, ordinando la registrazione delle entrate e delle uscite della Camera apostolica, la formazione di bilanci annuali e il rendimento dei conti.

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- Sempre nel 1746 canonizza Camillo de Lellis, in quanto iniziatore di una "nuova scuola di carità". - Tempo di restauri anche per Castel Sant'Angelo: nel 1746, dopo un concorso pubblico, affida allo scultore fiammingo Peter Anton Verschaffelt la creazione di una nuova statua raffigurante l'angelo. L'opera viene realizzata in previsione del Giubileo del 1750. - 16 luglio pubblica un’Enciclica (“Accepimus Praestantium”), in cui dà disposizione riguardo la presenza del Crocifisso sugli altari e per una "regolata devozione" delle immagini dei santi. - Con la costituzione “Ad universae christianae reipublicae” del 3 settembre 1746, cerca di riattivare la Congregazione per la residenza dei Vescovi, stabilendo che a capo della Congregazione sia posto il Cardinale Vicario di Roma e che il Segretario di questa Congregazione sia sempre il Segretario della Congregazione del Concilio. - Sempre nel 1746 si occupa di rivedere le politiche economiche dei suoi immediati predecessori e di rivitalizzare lo stato penoso in cui versa l'economia dello Stato della Chiesa, aiutato in questo dal suo Segretario particolare Giovan Angelo Braschi (il futuro Pio VI). - Una pagina non certo positiva del Pontificato di Benedetto XIV è il rapporto con gli Ebrei. Infatti, nonostante l'apertura culturale e psicologica dimostrata in varie occasioni, non si discosta dalle posizioni tradizionali della Chiesa cattolica, rinnovando nel 1746 il Codice promosso dal suo predecessore. Nel corso della seconda fase del suo Pontificato, Papa Lambertini rincarerà la dose con la bolla “Beatus Andreas” (1755), con la quale egli presterà attenzione alla questione del cosiddetto omicidio rituale, dando al clero severe e precise istruzioni su come procedere nei confronti di tali pratiche. Bisogna però ricordare che questi documenti sono rivolti contro gli Ebrei adulti. Riguardo al Battesimo forzato dei bambini, Lambertini è invece molto più tollerante: stabilisce che non debbano essere battezzati contro il consenso dei genitori e che si possa procedere al Battesimo, qualora il bambino sia stato abbandonato dai genitori. - Nel 1747 mette mano ad una riforma del sistema penale e giudiziario, col motu proprio “Dopo aver noi” (30 settembre) e colla Bolla “Rerum humanarum” (15 dicembre). - Sempre di quest’anno è il trattato istruttivo “Della Santa Messa”, di carattere liturgico- devozionale, con un'appendice critico-agiografica. - Il 1748 comincia con l’uscita dell’Enciclica “Inter caetera” scritta all'Episcopato dello Stato Pontificio, nella quale il Pontefice si lamenta di alcuni abusi legati alle feste di Carnevale e concede l'Indulgenza Plenaria a chi compirà determinate opere di pietà. - Grande canonista, pubblica durante l’anno un’opera fondamentale in questo campo: il “De Synodo Diocesana libri tredecim in duos tomos distributi” vera e propria esposizione organica del diritto ecclesiastico. - A livello culturale, da segnalare l’aggregazione all’Accademia delle scienze di Bologna di un’altra donna, oltre Laura Bassi: la matematica milanese Maria Gaetana Agnesi, dal 1750 lettrice onoraria di matematica. Inoltre fonda la Pinacoteca vaticana, mentre cura l'acquisto della biblioteca del marchese Capponi, e, dopo la morte dell'ultimo Ottoboni, quello della biblioteca Ottoboniana, la più notevole raccolta privata di Roma. - Il suo grande interesse per la scienza traspare anche nella decisione di introdurre sul territorio pontificio la vaiolizzazione, introdotta in Italia da medici greci, che consiste nel prelevare da un malato che sta per guarire, un po’ di pus e nell’iniettarlo ad un soggetto sano, provocando il vaiolo: questo procedimento si dimostra però in molti casi letale, provocando la morte di molti bambini. Quando Jenner invece utilizzerà il pus di una vacca nel 1796, la Chiesa si opporrà inizialmente per la contaminazione fra uomo ed animale.

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- Col motu proprio “Pensando noi continuamente al comodo“ del 29 giugno 1748, confermato con bolla dell'8 luglio, liberalizza non soltanto il commercio del grano, ma anche quello interno in generale. La libertà di commercio dei grani non è una novità, ma Benedetto XIV vuole dare ad esso un carattere costante, essendo favorevole alla libera circolazione delle derrate e delle merci, con l’eliminazione delle dogane interne, permettendo una diminuzione dei prezzi dei manufatti artigianali. Le disposizioni escludono però il distretto di Roma, la Sabina, e in genere i luoghi sottoposti alla Grascia di Roma. Si crea così un divario tra le più ricche regioni del Bolognese e del Ferrarese e le più povere zone meridionali dello Stato, gravate per di più da un centro di consumo dell'importanza di Roma. Seguiranno il 12 luglio e il 3 settembre 1749 un editto e un motu proprio, volti a favorire le precedenti disposizioni di libertà commerciale: grazie a queste misure il Papa riuscirà a risanare buona parte delle finanze pontificie. - Il 18 ottobre 1748 la pace di Aquisgrana mette fine alla Guerra di Successione Austriaca. Le potenze assegnano a Filippo di Borbone i feudi pontifici di Parma, Piacenza e Guastalla senza che il Papa ne venga informato. Nello spirito di tolleranza che lo contraddistingue, egli riconosce Federico II come Re di Prussia e non più come semplice Marchese del Brandeburgo. Cosa non da poco, visto che si tratta di un sovrano protestante: con questo atto mostra di differenziare le questioni politiche da quelle religiose. Uguale tolleranza usa verso i protestanti austriaci: infatti permette all'Imperatrice Maria Teresa di accetare nei suoi Stati i protestanti, pur raccomandandole di cercarne con cristiana dolcezza la conversione. - Tenta di porre al centro della celebrazione eucaristica la musica sacra, depurandola dagli abusi e cercando di riportarla alla purezza originaria, secondo i dettami del Concilio di Trento: così viene raccomandato nell'Enciclica “Annus qui hunc“ del 1749, in vista del Giubileo, che le chiese siano ordinate e pulite ed esorta il clero ad utilizzare musiche e canti adatti a suscitare la devozione dei fedeli. - Con la bolla “Peregrinantes a Domino” promulga per il 1750 il Giubileo. Scrive anche un’Enciclica, “Inter praeteritos”, datata 3 dicembre 1749, nella quale, in un lungo documento, ricco di citazioni e riferimenti, precisa alcune norme da applicarsi durante il Giubileo. - L'Anno Santo 1750 è l'apice del Pontificato. Chiama Leonardo da Porto Maurizio (futuro santo) a predicare, si mischia alle file dei pellegrini in processione davanti alla Porta Santa, parlando con loro, stabilisce le principali iniziative spirituali (tra cui anche l'unità dei cristiani), organizzando le strutture ricettive (l'Ospitale della Trinità accoglie, su disposizione del Papa, per tre giorni i pellegrini poveri) e accogliendo lui stesso i pellegrini che giungono a Roma. In occasione poi della festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo, per la prima volta, si ha lo spettacolo d'illuminazione completa della cupola e di piazza San Pietro. Persino il mondo anglicano, così accesamente antipapista, dedica per la penna di Horace Walpole un'epigrafe celebrativa al Papato benedettino. - Del resto il suo modo di essere pastore è assolutamente nuovo: lo si vede spesso andare in giro in ogni quartiere della città, specie a Trastevere e intrattenersi amabilmente con la povera gente, per rendersi così conto direttamente delle precarie condizioni in cui vive il popolo romano; altrettanto fa con i campagnoli di Castelgandolfo, dove d’estate, solo e con una canna in mano, si gode il fresco del lago, vicino ad ignari pescatori. - Il Giubileo è l’occasione per arrestare il degrado del Colosseo (fino ad allora considerato una cava per l'estrazione della pietra), che consacra, su invito sempre di Leonardo da Porto Maurizio, alla Via Crucis: sono erette 14 edicole ed una grande croce nel mezzo dell'arena, in ricordo dei martiri cristiani. Il 27 novembre si tiene la prima storica Via Crucis del Colosseo, che ancora oggi il Papa celebra il Venerdì Santo. 116

- Sempre durante il Giubileo pubblica l'opera “De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione”, fondamento della procedura moderna di canonizzazione dei santi e beati, secondo la quale per essere elevati agli onori degli altari bisogna essere stati autori almeno di un miracolo, cioè di un evento sovrannaturale avvenuto tramite l'azione divina. L'esame di tale miracolo deve essere affidata ad una Congregazione cardinalizia, che deve vagliarlo in modo attento e scrupoloso tale miracolo, unitamente alla condotta di vita e alla fede del "candidato" alla santificazione. - Il 12 maggio 1750 un editto “Sopra il libero commercio de' cenci e stracci per uso delle cartiere dello Stato pontificio” liberalizza questa importante branca del commercio statale. - L’Enciclica “Celebrationem magni” del 1º gennaio 1751 estende i benefici dell’Anno Santo a tutti i cristiani che nel 1750 non hanno potuto raggiungere Roma e che compiranno determinate opere di pietà. - Dopo lunghe trattative, sopprime il millenario Patriarcato di Aquileia e crea i due Arcivescovadi di Gorizia e di Udine, per ovviare alla difficile situazione pastorale del territorio, diviso tra la giurisdizione austriaca e quella della Repubblica di Venezia. La soluzione, gradita a Vienna, comporta al contrario una ripresa del tradizionale anticurialismo veneziano. - Dopo l’Anno Santo inizia una fase del Pontificato che fa emergere una posizione del Papa più sulla difensiva. Promulga per esempio la bolla “Providas romanorum pontificum” (18 maggio 1751) contro la Massoneria, rinnovando la condanna di Clemente XII del 1738, deciso a condizionare, anche con sorprendente durezza, i fermenti politico-ideologici dei "lumi", soprattutto dopo che la diffusione della "setta" a Napoli, gli presenta il pericolo vicino, in tutta la sua drammaticità. - In questo clima si inserisce la condanna dell'”Esprit des lois” di Montesquieu, pubblicata il 13 marzo 1752, non senza esitazione e discussioni, risalenti al dicembre 1750, per il grandioso successo dell'opera, il dichiarato favore verso l'autore di alcuni Cardinali della Curia e le pressioni dell'ambasciatore francese a Roma Duca di Nivernais, che, come piacere personale, ottiene dal Papa la non pubblicazione di un decreto specifico di condanna, ma il semplice inserimento dell'opera nell'elenco annuale dell'Indice. - Nella sua veste di Arcivescovo, dedica particolare attenzione all'Università e alle istituzioni culturali bolognesi, dando impulso agli studi di anatomia, fondando una cattedra di chirurgia, contribuendo, nel 1752 e nel 1757, alla costituzione di un Museo anatomico e destinando all'Istituto delle Scienze, mentre è ancora in vita, la propria biblioteca privata che aprirà, nel 1756, ad uso pubblico. - L'11 gennaio 1753 viene firmato il Concordato con la Spagna, accordando al Re il richiesto diritto di patronato universale su dodicimila benefici sino ad allora in contestazione, mentre solo cinquantadue uffici ecclesiastici minori rimangono di libera collazione pontificia. La Spagna verserà in compenso consistenti indennizzi, ritenuti inferiori tuttavia al totale delle rendite perdute dalla Camera apostolica. - La Costituzione “Sollicita ac provvida” del 9 luglio 1753 prescrive la nuova procedura notevolmente liberale dell'Indice, elaborata personalmente dal Papa, con la collaborazione del Segretario della Congregazione, il domenicano Tommaso Ricchini. Il documento accoglie anche i pareri formulati da un gruppo di consiglieri sulla gradualità del processo e le garanzie per l'accusato, ma la più celebrata disposizione sulla diretta difesa dell'autore è quasi certamente introdotta, nel dettato finale, dallo stesso Pontefice. - La “Gravissimarum sollicitudinum” del 1° ottobre 1753 istituisce un'apposita Congregazione, non solo per i problemi del commercio interno ed estero, ma per quelli dello sviluppo dell'agricoltura e delle arti. Lo stesso 1° ottobre viene promulgata la

117 costituzione “Ad coërcenda delinquentium flagitia”, che prescrive un piano di riforma della procedura penale. - Del 1754 si ricorda solo l’Enciclica “Quod Provinciale” del 1º agosto, nella quale il Papa esorta l'Episcopato che vive nell'Impero Turco, affinché i cristiani di quelle terre non assumano nomi arabi con il solo scopo di ottenere vantaggi economici o per evitare pene; anzi il Papa invita a non nascondere la propria fede. - Nel 1755 nasce il Museo di antichità cristiane, secondo un'idea proposta dal Marchese Scipione Maffei nel 1749, riproposta dall'archeologo Giovanni Gaetano Bottari l'anno successivo e resa possibile dalle fortunate campagne di scavi condotte nelle catacombe romane tra il 1749 e il 1752. - Nel 1756 il Papa affronta l’annosa questione giansenista. In gennaio viene istituita una speciale Congregazione. Chiama a farne parte non solo Cardinali "moderati", antigesuiti o francofili, ma anche alcuni già noti per la loro esperienza in materia. Pare che nel primo abbozzo dell’Enciclica “Ex omnibus Christiani orbis” del 16 ottobre il Papa avesse inteso qualificare la “Unigenitus” di Clemente XI non quale "regola di fede" o "giudizio dogmatico, irreformabile" della Chiesa. Tale atteggiamento, oltre che dalle istanze francesi, viene modificato soprattutto dall'ascoltatissimo Cardinale Fortunato Tamburini (fratello del XIV Generale dei Gesuiti), che suggerisce al Pontefice di non dare alla “Unigenitus” una qualifica precisa, ma di mantenerne semplicemente, sull’esempio dei predecessori, "ferma e inconcussa l'autorità". - Morto il fedele Silvio Valenti Gonzaga, nomina come nuovo Segretario di Stato il Cardinale Alberico Archinto, che sopravvivrà solo pochi mesi al Papa. - Il 13 giugno 1757 Benedetto XIV abroga le proibizioni che nel 1748 aveva stabilito sulle traduzioni della Scrittura nelle lingue nazionali, respingendo le istanze rivoltegli da ambienti rigoristi e giansenisteggianti. Ormai però ci sono ancora pochi mesi di Pontificato e quindi non ci sarà tempo per l’attuazione. - Nell’Enciclica “Quam grave” del 2 agosto 1757, segnala le pene alle quali vanno soggetti, a norma dei Canoni e delle Costituzioni Apostoliche, coloro che celebrano la Messa o ricevono le Confessioni dei fedeli, benché non ammessi all'Ordine del Presbiterato; sottolinea quale sia la prassi seguita finora nei processi contro i colpevoli di questo reato e indica come d'ora in poi ci si debba comportare. - Il 17 dicembre 1757 stipula il suo ultimo Concordato, quello con Maria Teresa d'Austria per la Lombardia, in cui regola la tassazione dei beni ecclesiastici, una volta concluso il celebre Mailänder Kataster (Catasto Teresiano o di Carlo VI). - Il 23 dicembre appare la nuova edizione dell'Indice, che resterà in vigore sino al tempo di Leone XIII. Desta scalpore la cancellazione della proibizione di scritti in difesa del sistema copernicano, e perciò stesso di quelli galileiani, sulla base delle risultanze dei nuovi studi fisico-astronomici e, come pare, di un intervento del gesuita padre Ruggero Boscovich dell'Osservatorio Astronomico di Brera. - All'inizio del 1758 è afflitto da un attacco di gotta, dal quale sembra essersi ripreso in febbraio. Verso la fine di aprile, però, si ha il definitivo tracollo. Poco prima di morire, il 3 maggio 1758 nel Palazzo del Quirinale, coscientemente pronuncia il suo pensiero: ”Io ora cado nel silenzio e nella dimenticanza, l’unico posto che mi spetta”. Perfino Pasquino era stato benevolo con lui: “Ecco il papa che a Roma si conviene./ Di fede ne possiede quanto basta,/ manda avanti gli affari della casta / e sa pigliare il mondo come viene.” - È sepolto in San Pietro in una tomba monumentale di Pietro Bracci, che poco si addice al suo stile. - Aveva nominato 64 nuovi Cardinali nel suo quasi ventennale Pontificato, durante sette Concistori. Nessuno di loro, stranamente, diventerà Papa. 118

TAVOLA XV

Clemente XII

Benedetto XIV

119

Benedetto XIV nel suo studio

Benedetto XIV col Cardinale Silvio Valenti Gonzaga 120

CAPITOLO 31

DAL 1758 AL 1799

I nostri tempi si avvicinano: l’ultimo Papa del XVIII secolo è anche l’unico dei tempi moderni, che lascia questo mondo prigioniero e in esilio, da semplice “citoyen”, lui che, nato nobile, sognava di essere un Papa rinascimentale. La più devastante rivoluzione della storia europea vede la Chiesa subire un fortissimo scossone, che non la farà crollare, ma che la costringerà per decenni, impaurita e sospettosa, a stare sulla difensiva davanti a tutto ciò che il “mondo” propone, anche a quanto potrebbe esserci di positivo. Sì, perché possiamo dire che i due schieramenti nella Chiesa (progressista e tradizionalista) nascono qui, entrambi combattivi, fruitori interessati di ogni mezzo di propaganda, in particolare della stampa, che si dividerà d’ora in poi in “buona” e “cattiva”. Comprensibile lo shock davanti ad una forza armata, che annuncia la fine del Cristianesimo: non per nulla questo secolo termina con innumerevoli rivelazioni private e Pio VI stesso viene creduto il "peregrinus apostolicus" delle presunte profezie di San Malachia sui Pontefici, che hanno grande successo in questo periodo. Un po’ come oggi. In questo capitolo, drammatico per tanti versi, vediamo un Papa cancellare per decreto una delle principali congregazioni religiose (con missioni in tutto il mondo), i Gesuiti, solo per colpa dell’odio profuso da corti europee intrise di Illuminismo ideologico e da prelati mossi soprattutto da invidia per i successi della Compagnia. La loro silenziosa obbedienza sarà premiata (i tempi lunghi di Dio…) con l’elezione di Padre Bergoglio a Papa nel 2013, lui gesuita, italiano di origine (come Clemente XIV), di lingua creolo-castigliana (proprio la Spagna fu una delle più decise nel volere la fine della congregazione) e proveniente proprio dalle terre delle Misiones, casus belli di tutta la triste vicenda. Per questo, tra il serio e il faceto, qualcuno proporrà al neoeletto Papa di chiamarsi Clemente XV, quasi per vendicare il torto subito nel XVIII secolo. Ma sappiamo che ha poi scelto il nome del Santo di Assisi.

Clemente XIII (1758-1769)

- Carlo della Torre di Rezzonico è veneziano, figlio di una ricchissima famiglia di finanzieri di origini lombarde (provincia di Como). Educato dai Gesuiti a Bologna, nel Collegio di San Francesco Saverio, ottiene la laurea in utroque iure il 30 settembre 1713, completando poi la preparazione a Roma all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici. Il suo cursus honorum nella Chiesa lo vede Governatore di Rieti (1716), di Fano (1721), auditore veneto presso la Sacra Rota, abate commendatario nell'Abbazia di Summaga, Cardinale nel 1737 (pare che la famiglia abbia sborsato parecchio denaro per la nomina) e Vescovo di Padova dal 1743 fino all’elezione a Papa. Nella città veneta, al centro di una delle Diocesi più vaste e complesse d’Italia, come San Carlo Borromeo e Gregorio Barbarigo, mette un grande fervore nella cura delle anime, compiendo numerose visite pastorali e raccomandando al clero contegno e sobrietà. La gente lo chiama “il santo” e Papa Lambertini ne traccia un ottimo profilo: “Il card. Rezzonico, vescovo di Padova, è assolutamente il prelato più 121 degno che abbiamo in Italia”. Si farà vedere a Roma solo due volte, nel 1744 e nel 1749- 51, per trattare il problema della soppressione della secolare Diocesi di Aquileia. È in questa occasione che mostra il suo essere troppo titubante. Benedetto XIV stesso così descrive la sua indole: “Agisce con tanta riserva e cautela che avrà paura della sola ombra". - Il 15 maggio 1758 si apre un altro Conclave difficile, visto che bisogna trovare un successore ad un grande Papa. I pochi Cardinali presenti all’inizio sono divisi fra loro. Quelli eletti dal Papa appena morto hanno un candidato (il Cardinale Portocarrero), che potrebbe portare avanti le idee di Benedetto, in particolare il suo favore per il giurisdizionalismo. Ma ci sono due problemi che il nuovo Papa dovrà affrontare: l’odio antigesuitico che serpeggia in Europa e le idee illuministiche. Dopo l’arrivo in Conclave del potente Cardinale austriaco Rodt, alla fine si punta decisamente sull’antigiurisdizionalista Rezzonico, amico dei Gesuiti, ma di personalità un po’ debole, come abbiamo visto. Il 6 luglio viene eletto, il 16 è consacrato Pontefice. La madre, appena viene a sapere della nomina del figlio a Papa, muore per l'emozione, mentre i Veneziani si abbandonano ad entusiastiche dimostrazioni di gioia per l'elezione del loro concittadino - Uomo buono e mite, pudico all’eccesso, non ha certo il carattere del predecessore. Viene soprannominato “Papa Braghettone”, in quanto ordina di coprire, sia in statue, sia in dipinti, le parti intime dei soggetti raffigurati in Vaticano, suscitando le critiche vivaci da parte del grande archeologo e Prefetto Pontificio per le Antichità Johann Joachim Winckelmann. - Muore subito il Segretario di Stato Cardinale Archinto e nomina il Cardinale Ludovico Maria Torriggiani, come lui fermo nella difesa del Depositum Orthodoxae Fidei, secondo i dettami tridentini, per cui ogni cambiamento viene visto come un cedimento e un tradimento della fede. Inoltre il Torriggiani è pro-Gesuiti, chiuso ed ostile verso le istanze di rinnovamento in seno al Cattolicesimo, verso il Giansenismo e verso l'Illuminismo. - Ecco allora che l'Encyclopédie di D'Alembert e Diderot viene inscritta nell'Indice dei libri proibiti del 1759. Nel 1763 toccherà all’”Émile ou De l'éducation” di Rousseau. - Il Papa cerca di appianare i rapporti con la “sua” Venezia, ringraziando il Senato per i fastosi festeggiamenti con cui aveva fatto celebrare la sua elevazione al Pontificato. Nel 1759 dona alla Repubblica la Rosa d'oro benedetta dal Papa la quarta domenica di Quaresima, detta Domenica Laetare o domenica della rosa.; nel 1761 le concede la facoltà di scegliere un auditore di Rota, parificandola, così, alle maggiori potenze; inoltre crea Cardinale il Vescovo di Vicenza, Monsignor Priuli. - Il 20 dicembre 1759, firma l’Enciclica “Appetente Sacro”, nella quale raccomanda vivamente il digiuno quaresimale, che deve essere rigidamente e senza sotterfugi osservato come mezzo di penitenza, e deve essere santificato con le elemosine e con la preghiera. - Nel 1760 scoppiano dissapori con la corona austriaca, quando si rifiuta di riconoscere a Maria Teresa la facoltà di proporre una terna di candidati alle nomine episcopali in Lombardia: questo privilegio si basava infatti su una consuetudine mai formalizzata in un trattato. A Vienna se ne attribuisce la responsabilità al Torriggiani, che comincia a non essere più molto gradito. - Nello stesso anno scoppia il conflitto fra Genova e Roma per la questione della Corsica. I Gesuiti cacciati dalla Spagna erano stati accolti da Genova in quella parte di Corsica che ancora riusciva a controllare. Da decenni infatti l’isola era in rivolta ed esponenti dei ribelli avevano ripetutamente, ma invano, sollecitato un preciso intervento della Santa Sede in loro favore, richiamandosi all'alto dominio che essa tradizionalmente rivendicava sull'isola. Su sollecitazione di Pasquale Paoli, il Papa invia un Visitatore Apostolico, con l'incarico di 122 provvedere allo stato religioso dell'isola, senza tuttavia immischiarsi in questioni politiche. Il conflitto con Genova continuerà quindi fin quasi alla fine del Pontificato, sia sulla questione dei Vescovati liguri vacanti che sulla cacciata dei Serviti dalla Repubblica. - Durante l’anno si acuisce il dissidio tra la Spagna e la Santa Sede a proposito del catechismo dell'appellante francese Mésenguy. Quest'opera era già stata condannata sotto Benedetto XIV nell'edizione francese. Il filologo e teologo fiorentino Giovanni Gaetano Bottari, tuttavia, fra il 1758 e il 1760 ne aveva fatto stampare a Napoli una traduzione italiana lievemente corretta, che aveva avuto grande diffusione. Nel 1761 il Papa sottopone il catechismo al Sant'Uffizio, nel quale ormai i filogiansenisti sono in minoranza, e viene condannato, nonostante le pressioni del Primo Ministro Bernardo Tanucci e di quello spagnolo, l’irlandese Richard (Ricardo) Wall. Insieme con il breve di condanna del 14 giugno 1761, il Papa indirizza ai Vescovi l’Enciclica “In Dominico Agro”, raccomandando loro l'uso del catechismo romano. Il Tanucci reagisce duramente, rifiutando la lettera papale e negando l'"exequatur" al catechismo romano. Anche Carlo III è molto colpito dalla condanna di quest'opera, che aveva fatto adottare al Principe ereditario. Perciò il 18 gennaio 1762 promulga una prammatica sanzione, che sottopone al regio "exequatur" tutti i brevi e le ordinanze della Santa Sede. Questa volta le pressioni del Papa sul Re, sulla Regina Madre e su altre personalità spagnole porteranno nel 1763 all'abrogazione della prammatica sanzione e alle dimissioni del Wall. Il Papa esulterà per questo successo. - Davanti alla terribile carestia del 1763-1764, dà fondo a tutte le sue energie pur di sovvenire ai bisogni dei contadini. Nell'aprile del 1764, quando ormai la situazione dell'ordine pubblico a Roma minaccia di degenerare, a causa dei primi assalti ai forni e del massiccio afflusso di affamati dalle province, cominciano ad arrivare i primi carichi di grano acquistato all'estero a caro prezzo. Complessivamente, in più riprese, vengono prelevati dall’Erario nel corso dell'intero periodo della carestia 1.500.000 scudi, dando così un durissimo colpo al deposito. Per reintegrarlo, almeno parzialmente, viene istituita il 31 agosto 1764 un'imposta "una tantum" su tutti i capitali e i fondi, anche ecclesiastici, esistenti in Roma e nel suo distretto. - Il 5 febbraio 1764 viene condannato Monsignor Johann Nikolaus von Hontheim (conosciuto col nome di Febronio), Vescovo ausiliare di Treviri, che nel 1763 aveva scritto la sua opera fondamentale dal titolo “De statu Ecclesiae et legitima potestate Romani Pontificis: liber singularis, ad reuniendos dissidentes in religione christianos compositus”. Secondo Febronio, Gesù Cristo ha affidato il potere delle due chiavi non solo al Papa, ma a tutta la Chiesa, in tutte le sue singole realtà. Il Vescovo di Roma ha sì un certo primato, che resta comunque subordinato alla Chiesa universale. L’intento di Febronio è di riconciliare le posizioni della Chiesa protestante con quella cattolica, diminuendo il potere e l'autorità del Papa. Si tratta di una forma di Conciliarismo. Per questo, con un Breve del 21 maggio, Clemente XIII ordina la distruzione di tutti gli esemplari dell'opera. Il decreto papale però ha un'accoglienza diversa: in alcune Diocesi infatti viene completamente ignorato; in altre si vuole prima aspettare il giudizio emesso da speciali e neutrali commissioni; in altre, infine (se ne contano 9), l'opera viene distrutta. - Il 12 gennaio 1765 emana la bolla "Apostolicum pascendi munus", che elogia i membri della Compagnia di Gesù, ormai osteggiata in Europa e in Italia. Riceve numerose lettere di plauso da parte di Vescovi, tra cui Alfonso Maria de' Liguori. È una risposta ad una campagna denigratoria ormai decennale contro i Gesuiti partita dal Portogallo, dove il Ministro di Stato Sebastião José de Carvalho e Melo, Marchese di Pombal, li aveva accusati di aver sobillato e capeggiato i 30.000 indios cristiani delle colonie portoghesi del Sud America che, nel 1756, avevano impugnato le armi per difendersi contro l'emigrazione imposta da parte delle autorità portoghesi (la cosiddetta Guerra delle Riduzioni). Quando 123 nel 1759 il re Giuseppe I viene ferito in un attentato, Pombal coglie l'occasione per reprimere brutalmente l'Ordine in tutto il Portogallo. Vengono arrestati e condannati a morte tre gesuiti. - In Francia Luigi XV, nonostante le disgraziate imprese commerciali sull’isola della Martinica di padre Lavette, Procuratore Generale dell'Ordine e gli atteggiamenti antigesuitici del ministro Étienne François de Choiseul e di Jeanne Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour, tenta di salvare la Compagnia, dotandola di un Vicario Generale francese. La proposta viene prontamente rigettata dal Generale Lorenzo Ricci e dal Papa stesso (con la celebre frase: "Sint ut sunt aut non sint!" ). Nel 1764 vengono espulsi dalla Francia, poi, nonostante la bolla, nel 1767 dalla Spagna di Carlo III e del suo Ministro massone Pedro de Aranda, da Malta e dal Re delle Due Sicilie, il giovane Ferdinando IV, pilotato dal suo potente Ministro Tanucci, infine, nel 1768, dal Ducato di Parma. Paradossalmente la Prussia dell’illuminista Federico II, cresciuto da calvinisti, sarà l’unico Paese ad accogliere quel che resta della Compagnia insieme all’ortodossa Russia. In questo modo, con l’aiuto dei Gesuiti, il Re prussiano istituisce, primo in Europa, le scuole primarie obbligatorie, le scuole secondarie, i grandi istituti superiori. Quando muore Federico (1786), la Prussia è alfabetizzata all'80%. - Il 6 febbraio 1765 Clemente XIII accorda alla Polonia e all’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore la festa del Sacro Cuore di Gesù; nel pensiero del Papa questa nuova festa dovrà diffondere nella Chiesa i passi principali del messaggio di Margherita Maria Alacocque (trasmessi da Claude de la Colombière), la quale era stata lo strumento privilegiato della diffusione di un culto, che era sempre esistito nella Chiesa sotto diverse forme, ma che ora acquista un nuovo orientamento. È una festa che viene vista come un favore ai Gesuiti e per questo Carlo III si oppone alla sua introduzione in Spagna: i Vescovi che l'avevano richiesta sono biasimati e, dopo l'espulsione dei Gesuiti, tutte le immagini del Sacro Cuore saranno rimosse dalle chiese. - Il 25 giugno 1766 il Papa scrive per l'Episcopato francese l’Enciclica “Quam Graviter”, in cui si lamenta di alcune decisioni adottate contro la Chiesa dal governo francese, che si era avvalso della facoltà di riconoscere o annullare “qualunque decreto della Chiesa circa la Fede o la disciplina o le norme di comportamento”, ed esorta i Vescovi a chiedere aiuto al Re. - È dello stesso anno il progetto di riforma finanziaria del nuovo Tesoriere Generale Giovan Angelo Braschi (futuro Papa). Egli si propone di risanare le finanze dello Stato non ricorrendo, come si era fatto fino ad allora, a semplici espedienti come la riduzione di certe spese o l'imposizione di nuove gabelle, ma ristrutturando radicalmente il sistema: si sarebbero dovuti abolire tutti i pesi camerali, sostituendoli con tre soltanto, cioè sul macinato, sul sale e sull'estimo; si sarebbero dovuti inoltre abolire tutti i pedaggi e le gabelle per favorire il libero commercio all'interno dello Stato, spostando le dogane ai confini. - Il 25 novembre 1766 con l'Enciclica “Christianae reipublicae” mette in guardia contro la proliferazione di libri, che infangano la fede cristiana, fino ad arrivare a negare l'esistenza dell'anima e di Dio; contro questa “licenza di pensiero, assolutamente pazza” , il Papa invita a lottare con forza. - Nel 1767, i rapporti tra la Curia Romana e la Repubblica di Venezia sono incrinati per la pubblicazione di parecchi decreti con cui il governo della Serenissima vieta di intestare o donare beni stabili e rendite agli ecclesiastici, proibisce al clero di assumere tutele e amministrazioni di beni, limita il numero dei religiosi regolari, restaura l'autorità dei Vescovi sui conventi, abolisce le carceri dei monasteri, vieta le questue agli istituti religiosi provvisti di mezzi, sopprime quelli che non avevano redditi tali da poter vivere e proclama 124 l'uguaglianza tra laici ed ecclesiastici riguardo al pagamento dei tributi. Il Papa reagisce prontamente, ammonendo i Vescovi veneti a rispettare l'esenzione dei regolari ed accusando il Senato di mettere in pericolo la religione e di voler distruggere gli Ordini religiosi. - Il 16 agosto 1767 canonizza Giuseppe Calasanzio, Giuseppe da Copertino, Girolamo Emiliani, Giovanni di Kenty, Serafino da Montegranario e Giovanna di Chantal. - A Parma il ministro Léon Guillaume du Tillot persegue una politica fortemente anticlericale, cui il Papa risponde il 30 gennaio 1768 con un breve, noto come "Monitorio di Parma", nel quale tenta la prova di forza, con una durezza mai usata fino ad allora, cassando l'intera legislazione del Tillot e scomunicando i suoi autori e sostenitori in base alla successiva bolla annuale “In coena Domini”, di tenore un po’ teocratico. Parma allora, come abbiamo visto, scaccia i membri della Compagnia di Gesù. - Ma non solo a Parma fa scandalo la bolla, che ogni anno il Papa leggeva nella Settimana Santa. In Europa la reazione va dall’ironia all’insulto. Così scrive l’economista Ferdinando Galiani al Primo Ministro napoletano Bernardo Tanucci: “Il re di Prussia ha scritto a Monsieur d'Alembert una lettera sulle cose parmensi graziosissima. Dice che il Papa gli pare un vieux danseur de corde qui, voulant refaire les tours de sa jeunesse, se casse le cou. Dice che sono state le preghiere e i voti des philosophes, che hanno dato questo Papa alla Chiesa, acciocché la cosa si sbrigasse presto e si abbreviassero almento duecent'anni di tempo e di fatiche". Peggio ancora l’ambasciatore francese (ateo) presso la Santa Sede Étienne François de Choiseul: "Il Papa è proprio uno scemo e il suo ministro un pazzo di prima classe" . La bolla verrà vietata a Napoli, Milano e Venezia. Per ritorsione la Francia occupa Avignone e il Contado Venassino, Napoli Pontecorvo e Benevento. Il Papa decide allora che avrebbe sospeso dall’anno successivo la sua lettura dalla Loggia vaticana. - Nel maggio 1768 le potenze chiedono la destituzione del Segretario di Stato Ludovico Maria Torriggiani, ma il Papa non cede. - Nel gennaio 1769 arrivano a Roma le comunicazioni di espulsione dei Gesuiti da parte delle potenze borboniche. Quando arriva quella napoletana, il Papa si mette a piangere. - Per cercare di porre fine alle diatribe sui Gesuiti, il Papa convoca allora un Concistoro per il 3 febbraio 1769. Testimonianze dicono che abbia trascorso il 2 a chiedere preghiere, perché Dio lo illuminasse nella difficile scelta. Ma durante la notte muore per un colpo apoplettico. Il Cardinale Orsini manda in giro la voce che sono stati i Gesuiti ad avvelenarlo, ma le minute pronte per il Concistoro invece ci dicono che il suo atteggiamento sarebbe stato di difesa della Compagnia. L'imponente monumento funerario eretto dal 1783 al 1792 in San Pietro da Antonio Canova viene eseguito per 22.000 scudi su commissione del principe Abbondio Rezzonico, Senatore di Roma, nipote del Pontefice. - Aveva creato 52 Cardinali (tra cui un futuro Papa) nel corso di 7 distinti Concistori.

Clemente XIV (1769-1774)

- Si tratta dell’ultimo Papa Clemente della storia. Fra’ Lorenzo Ganganelli, dei frati minori conventuali, nasce Giovanni Vincenzo Antonio a Santarcangelo di Romagna. Non fa parte dell’aristocrazia come i predecessori, ma della borghesia, essendo figlio di un medico. Entra tra i francescani a 18 anni, ottimo oratore, diviene insegnante di filosofia e teologia e nel 1740 è nominato Rettore del Collegio di San Bonifacio a Roma. Scrittore affermato, dedica a Sant'Ignazio di Loyola la sua “Diatriba teologica”. Benedetto XIV lo nomina

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Consigliere dell'Inquisizione, Clemente XIII lo fa Cardinale, ma si pone in dissenso con la sua linea pro-gesuitica. - Dal 15 febbraio al 19 maggio 1769 si svolge uno dei Conclavi più complessi della storia moderna. Al centro della discussione, la soppressione della Compagnia di Gesù: le potenze cattoliche sono compatte nell'esigere che non venga eletto un amico della medesima. I principi della famiglia dei Borbone pretendono addirittura che i candidati s'impegnino in maniera vincolante a sopprimerla. Alla 179 a votazione, si arriva alla scelta del Cardinale Ganganelli, conosciuto come moderato oppositore della Compagnia, che è solo prete. Viene quindi consacrato Vescovo il 28 maggio, prima dell'incoronazione il 4 giugno. I suoi concittadini di Santarcangelo di Romagna erigono in suo onore un suggestivo arco, terminato post mortem nel 1777. - Privo di esperienza pastorale e diplomatica e di legami precisi con il Sacro Collegio, timoroso di influenze esterne, tende a trattare personalmente gli affari, riducendo il peso del Segretario di Stato, Cardinale Lazzaro Opizio Pallavicini, o delle tradizionali Congregazioni cardinalizie, preferendo servirsi di uomini di sua diretta fiducia, in genere prelati o curiali di basso profilo. - Davanti ad un’Europa cattolica sempre più ostile a Roma, assume un atteggiamento più conciliante: sospende nel 1770 la pubblicazione della bolla “In Coena Domini”, ristabilisce le relazioni diplomatiche con il Portogallo, concedendo la porpora cardinalizia a Paulo de Carvalho de Mendoça, fratello del Marchese di Pombal, indicato dal Primo Ministro stesso, in segno d'amicizia e di considerazione. - In merito alle diatribe in atto in Italia, cerca di attualizzare il motto che aveva fatto coniare sulla medaglia commemorativa del suo Pontificato "Fiat pax in virtute tua". Infatti riesce ad appianare i rapporti con Parma, Venezia e Toscana; estende anche alla Corsica, da poco conquistata dalla Francia, il Concordato del 1516. Ritiene che la cosa migliore sia accordarsi direttamente coi sovrani. - Si costruisce la fama di Papa riformista, “illuminato”, per esempio dopo la scelta, con un breve del 5 agosto 1769, confermato il 7 marzo 1772, in cui sottrae la comunità ebraica romana alla giurisdizione dell'Inquisizione e trasferisce al Vicariato di Roma la soluzione di ogni controversia non commerciale. Viene anche ampliato, nello Stato, l'elenco delle arti e dei mestieri permessi agli Ebrei. - Limita le spese per il fasto e il mecenatismo, per elargire elemosine ai poveri dell'ospedale di San Giovanni in Laterano e dell'Arcispedale di Santo Spirito, per creare nuove manifatture in Roma e per ingrandire Civitavecchia, ma è più ricco di buone intenzioni che di realizzazioni. - Elabora, con l'apporto del tesoriere Braschi, un piano di riforma generale di tutte le gabelle, che prevede la loro abolizione, con l'esclusione di una imposta sul sale e sulla farina, la formazione di un catasto generale dei beni fondiari rustici e la creazione di una rete di dogane per tutte le frontiere dello Stato, che sono più o meno i principi sui quali si baserà di lì a poco il riformismo del successore. - Il 21 settembre 1769 pubblica la sua prima Enciclica “Decet Quam Maxime”, nella quale condanna il grave abuso diffuso in alcune Chiese locali, specialmente della Sardegna, di versare tasse e contributi ai Vescovi ed ai loro collaboratori per servizi prestati a favore della Chiesa e dei fedeli; il Papa ribadisce che tutto deve essere ricondotto a quanto stabilito dai Concili ecumenici ed in particolare dal Concilio di Trento, di modo che “i ministri della Chiesa e i dispensatori dei misteri di Dio si mantengano completamente estranei anche al più piccolo sospetto d'avarizia”. - La sua seconda ed ultima Enciclica, invece, è del 12 dicembre. Nella “Cum summi apostolatus” dopo aver concesso, nello stesso giorno, il Giubileo, esorta i Vescovi ad 126 impegnarsi con tutte le forze per combattere contro il diffondersi di idee ed opinioni pericolose, che tendono a distruggere la Religione e la Chiesa. Vi è un caldo appello, perché sia tutelato il legame del corpo mistico della Chiesa nella sua unità col Vicario di Cristo, suo capo visibile, e perché sia mantenuto integro il deposito della fede, soprattutto tra le difficoltà del momento. - Nella centrale questione del salvataggio o meno della Compagnia di Gesù, all’inizio del 1771 c’è ancora in lui una chiara incertezza sulla linea da seguire. A tal scopo hanno inizio le "visite" a due delle maggiori istituzioni culturali rette in Roma dai Gesuiti: il Collegio Irlandese ed il Seminario Romano, seguite dal divieto alla Compagnia di continuare a tenerne l'amministrazione, e dalla proibizione ai Gesuiti spagnoli, in particolare, di dedicarsi alla cura delle anime attraverso la confessione, la predicazione e la catechesi. - Apparentemente il problema gesuitico sembra poter rientrare in una riforma generale della congregazioni religiose. Ad esempio il Papa autonomamente unisce con un breve (9 agosto 1771) le otto province osservanti dei Gesuiti (duecentottantasette conventi e duemila religiosi) alle tre province conventuali. Conferma poi modifiche alle regole dei Carmelitani (30 maggio 1772), degli Agostiniani (4 luglio 1772) e dei Francescani Riformati (1773) e consente la riorganizzazione delle province cappuccine in Germania e in Belgio e dei Minori Conventuali in Spagna e in Baviera. - Sopprime, nel 1771, le "mezze feste" (feste in cui, dopo aver decorosamente ascoltato la Santa Messa, è concesso di lavorare), che non avevano dato buoni risultati pastorali. Proibisce inoltre l'evirazione per ottenere voci bianche per le Scholae Cantorum. - Il Patriarca dei nestoriani di Persia riconosce nello stesso anno l'autorità della Sede romana, seguito l'anno successivo dai tre patriarchi dei siro-orientali, mentre sono risolti alcuni contrasti con i Maroniti. La tipografia di Propaganda Fide conosce in questo periodo un eccezionale sviluppo tecnico-editoriale. - Interessante il desiderio di Papa Ganganelli di intrattenere rapporti con il mondo inglese. Grandi accoglienze sono tributate ai maggiori esponenti della corte e della politica hannoveriana, al Duca di Gloucester, fratello di Giorgio III, giunto a Roma nel marzo 1772, al duca di Cumberland (nella Quaresima del 1774) e alla duchessa di Kensington. Nel contempo c’è una fortissima attenuazione della linea sino ad allora seguita dalla Santa Sede riguardo la protezione morale e materiale accordata agli esuli Stuart (uno dei quali, il cardinale di York, era tuttora membro influente del Sacro Collegio). L'atteggiamento papale spiana la strada ad un viaggio a Londra (luglio 1772) del Nunzio a Colonia Giovanni Battista Caprara Montecuccoli. - Ben poco può fare invece dopo la prima spartizione polacca del 1772. Tuttavia, grazie ai diretti interventi papali presso Maria Teresa e Giuseppe II, ma anche presso i sovrani di Francia e di Spagna, ottiene dall’Imperatore austriaco l'impegno a tutelare gli interessi cattolici nelle province polacche passate alla Russia e alla Prussia, impegno sancito in linea di principio con la clausola del rispetto dello statu quo ante 1772 nel Trattato di Varsavia del 18 settembre 1773. Purtroppo la Russia comincerà subito ad incorporare gli Uniati nella Chiesa ortodossa e a modificare la gerarchia cattolica latina, incurante delle proteste del Papa, varando l'istituzione di un unico Vescovo cattolico per tutti i territori occupati. - Alla fine del 1772 si ripresenta nella sua drammaticità il caso Gesuiti. Disperatamente Clemente XIV propone ancora in agosto all’ambasciatore spagnolo i termini essenziali di un compromesso, che prevede da un lato un sostanziale decentramento della struttura della Compagnia, col trasferimento ai provinciali dei poteri del Padre Generale, e dall'altro un suo contenimento, con la proibizione alla Compagnia di accogliere altri novizi, nonché il divieto ai suoi membri di confessare e predicare. Ma agli Spagnoli non basta ancora e non solo a loro. 127

- L’Europa vuole la fine dei Gesuiti. Suo malgrado Clemente XIV deve convincersi che, per il bene della Chiesa, è necessario compiere questo sacrificio, e così, il 21 luglio 1773 promulga il breve “Dominus ac Redemptor”, con cui viene decretato lo scioglimento della Compagnia di Gesù. Questa la sentenza: "Con ben maturo consiglio, di certa scienza, e con la pienezza dell’Apostolica Potestà, estinguiamo e sopprimiamo la più volte citata Società, e annulliamo ed aboliamo tutti e singoli gli uffici di essa, i ministeri e le amministrazioni, le case, le scuole, i collegi, gli ospizi, e qualunque altro luogo esistente in qualsivoglia provincia, regno, e signoria, e in qualunque modo appartenente alla medesima; i suoi statuti, costumi, consuetudini, decreti, costituzioni, quantunque corroborate da giuramento, da apostolica approvazione, o in altra guisa, e tutti e singoli i privilegi e gl’indulti generali o speciali, il tenore dei quali Noi vogliamo che s’intenda come pienamente e sufficientemente espresso in questa presente Lettera, come se verbalmente vi fossero trascritti". Ma non basta: su pressione delle Corti borboniche, il Generale dei Gesuiti, Lorenzo Ricci, accusato di non rivelare dove tenga il denaro della congregazione (che non c’è), viene arrestato e tenuto prigioniero in Castel Sant'Angelo, col divieto perfino di celebrare Messa, fino alla sua morte (1775), avvenuta prima che sia terminato il processo a suo carico. Nel momento di ricevere il Viatico, dirà che la Compagnia non aveva dato nessun pretesto alla sua soppressione e che egli - personalmente - non aveva dato "motivo alcuno seppure leggerissimo" alla propria carcerazione. - La soppressione della Compagnia è festeggiata dalle classi dominanti come una vittoria della Ragione. In realtà è una vittoria insieme dell'Illuminismo e dell'Assolutismo sul Papato. I Gesuiti accettano la decisione del Pontefice senza opposizione alcuna. Le grandi potenze ringraziano, facendo sostanziali concessioni: Benevento, Pontecorvo ed Avignone sono restituite alla Santa Sede. Austria e Germania incamerano tutti i beni della Compagnia. In Prussia e Russia, invece, l'ordine non viene sciolto, anzi ne è proibita la soppressione per non rendere precario il sistema scolastico cattolico. - Il Papa vara a questo punto un piano più organico di "riforma" della professione dei voti religiosi. Progetto, questo, col quale intende rispondere in senso complessivo alle continue richieste di riduzione allo stato secolare avanzate nell'ambito dei diversi Ordini, richieste alle quali risponde flessibilmente e realisticamente con relativa larghezza, vista la crisi che serpeggia. Il piano prevede in sostanza sia per gli Ordini maschili sia per quelli femminili l'eliminazione del carattere solenne dei voti e la loro trasformazione in voti semplici, applicando a tutte le famiglie religiose una disposizione che, guarda caso, era particolare della Compagnia di Gesù. Il progetto naufragherà completamente di lì a poco con la morte del Pontefice. - I mesi successivi alla “Dominus ac Redemptor” sono drammatici per Clemente XIV. Ci si mettono anche profezie su una sua prossima morte, che lo portano ad uno stato depressivo per il timore di essere ucciso. Poco dopo aver solennemente indetto il Giubileo per l'anno seguente (bolla “Salutis nostrae” del 30 aprile 1774), nella Settimana Santa il Papa, levandosi da tavola, viene colto da un improvviso malessere, che è l'inizio di una misteriosa malattia, probabilmente un tumore all’intestino, che lo fa vistosamente dimagrire. In breve tempo, il 22 settembre muore. La rapida decomposizione della salma genera il sospetto di un avvelenamento, i cui colpevoli, tanto per cambiare, sarebbero i Gesuiti. Ma che il decesso sia dovuto solo a cause naturali è confermato sia dal medico personale che dal confessore. Viene sepolto in San Pietro e nel 1802 i suoi resti mortali saranno traslati nella chiesa francescana dei Santi Apostoli, dove il Canova gli erigerà un monumento funebre. - Aveva creato 17 Cardinali (tra cui il suo successore) nel corso di 12 distinti concistori.

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Pio VI (1775-1799)

- Il secolo viene chiuso (drammaticamente, come vedremo) ancora da un Papa di origine romagnola, il cesenate Angelo Onofrio Melchiorre Natale Giovanni Antonio Braschi, figlio di una nobile famiglia, essendo entrambi i genitori conti. Avviato alla carriera ecclesiastica, nel 1727 entra nel Collegio dei Gesuiti di Cesena e, dopo aver conseguito il dottorato in utroque iure presso l'Università della città romagnola il 20 aprile 1735, entra a far parte del Collegio dei venti giuristi della città. Si trasferisce quindi all'Università di Ferrara, ove completa i suoi studi giuridici sotto la guida dello zio, il Cardinale Giovanni Carlo Bandi. Come Segretario personale del Cardinale Ruffo, è conclavista nel 1740 e uditore nei suoi Vescovati di Ostia e sino al 1753. Durante il periodo di Velletri vive in prima persona la guerra fra Austriaci e Napoletani ed è qui che nasce l’amicizia col re Carlo VII di Napoli, che poi diverrà Carlo III di Spagna. Molto stimato da Benedetto XIV, riceve incarichi diplomatici nel Regno di Napoli, oltre alla nomina prima a Cappellano Privato di Sua Santità e poi a Segretario e Canonico di San Pietro dal 17 gennaio 1755. Solo a 41 anni, nel 1758, diventa prete. Nel 1759 è Uditore Civile e segretario del Cardinale Camerlengo Carlo Rezzonico, nel 1762 Consultore del Sacro Collegio dell'Indice. Uditore generale e Decano del Sacro Collegio dei Cardinali per la Diocesi di Velletri dal 1765, il 22 settembre 1766 diventa Tesoriere della Camera Apostolica, ottenendo nell'ottobre dell'anno successivo il titolo di Abate commendatario di Santa Maria di Valdiponte presso Perugia. Clemente XIV lo promuove Cardinale del titolo di Sant'Onofrio il 26 aprile 1773, riuscendo a renderlo temporaneamente inoffensivo, visto che molti si erano sentiti danneggiati dalle avvedute economie da lui realizzate. - Il Conclave che si svolge a cavallo fra il 1774 e il 1775 vede cedere tutti i candidati uno dietro l’altro e scegliere un Cardinale apprezzato dai Francesi, cresciuto sì dai Gesuiti, ma disposto a non ricostituire la Compagnia. Il cinquantasettenne Cardinale Braschi è solo prete all’elezione del 15 febbraio 1775. Quindi viene prima consacrato Vescovo di Porto e Santa Rufina, nonché nominato vice-decano del Sacro Collegio dei Cardinali mercoledì 22 febbraio e poi incoronato Papa, rinunciando immediatamente ai titoli appena ricevuti. Sceglie il nome dell’allora ultimo Papa santo, il Papa della Riforma cattolica, San Pio V, di cui è devoto. - La domenica dopo, il 26 febbraio 1775, apre il Giubileo: la cerimonia del "possesso" (cioè la cerimonia in cui il Papa viene ufficialmente intronizzato) sarà rimandata al 30 novembre e sarà anche l'ultima volta in cui questa avrà luogo tra sfarzi e solennità, perché è sua intenzione, lui amante del Rinascimento, riportare Roma e il Papato a quei tempi d’oro. Il destino riserverà per lui ben altro. - Seguendo il proprio ideale neorinascimentale, fa dell'Anno Santo 1775 un evento assai più festaiolo che penitenziale, dalle luminarie sul Campidoglio alle feste tradizionali, inclusa la caratteristica corsa dei cavalli lungo la via Lata (oggi via del Corso). - Purtroppo la sua intenzione di tornare indietro lo porta a ristabilire una dura normativa antiebraica, che risponde all'idea secondo la quale solo il rifiuto della diversità e l'affermazione dell'unità religiosa garantiscono la compattezza della società cristiana. L'Editto in 45 punti del 5 aprile 1775, “Fra le pastorali sollecitudini”, ripristina antichi divieti per gli Ebrei (riguardanti mestieri, libri, abitazioni e contatti con i cristiani) ed evoca "il pericolo di sovversione" costituito da questi. Diventerà il punto di riferimento della politica papale antiebraica successiva. - Pur eletto col favore delle forze antigesuitiche, il partito opposto è certo che il Papa avrà un ripensamento. Invece prende una serie di decisioni che scontentano entrambi gli

129 schieramenti, anche se a lui si deve la salvezza della Congregazione ancora presente in Russia Bianca e Slesia. - Prende fin da subito alcune decisioni forti con l’intento di riformare la carente amministrazione dello Stato della Chiesa, nominando un consiglio cardinalizio per porre rimedio allo stato delle finanze e ridurre il peso dell'imposizione fiscale. Riduce le uscite annuali, sopprimendo l'erogazione di molte pensioni vitalizie e adotta il metodo degli incentivi per incoraggiare lo sviluppo dell'agricoltura. - Da sottolineare anche la sua volontà di assistere i poveri. Manifatture vere e proprie vengono perciò impiantate o incrementate in molti conservatori femminili romani, come il setificio nell'Ospizio apostolico femminile di San Giovanni, concesso in affitto, mentre nel nuovo Conservatorio Pio, fondato nel 1775 per le donne povere, sono annessi due tipi di manifatture: un lanificio, anche con manodopera esterna, e una fabbrica interna di lino, canapa e cotone. - Vuole essere Papa mecenate d’altri tempi e in effetti Roma per qualche anno torna ad essere crocevia di cultura. Inoltre le scoperte archeologiche e le opere acquistate dallo stesso Pontefice vengono raccolte nel Museo Pio-Clementino, in Vaticano, che diventa così la più ricca collezione di antichità d'Europa. Favorisce la nascita dell'archeologia come scienza autonoma e dell'archeologo come professionista. - Il giorno del suo compleanno, il 25 dicembre 1775, pubblica la prima Enciclica, l’“Inscrutabile divinae”, nella quale, dopo aver ricordato come molte insidie, ispirate da un'irrefrenabile smania di novità, minano la vera religione, invita alla preghiera, a dare l'esempio di sani costumi, ad istituire seminari in ogni Diocesi, a curare il decoro delle Chiese. Condanna inoltre la dilagante nuova filosofia illuminista, il cui scopo è riassunto da questa espressione: "ad seducendos fidelium animos veneno suae falsitatis". - Nel 1776 progetta per la Basilica di San Pietro l’enorme sacrestia. I lavori vengono commissionati a Carlo Marchionni. Vengono demoliti i fabbricati situati attorno alla Rotonda di Santa Maria della Febbre, compresa la vicina chiesa di Santo Stefano degli Ungheri. La prima pietra viene posta il 22 settembre 1776 e, nel contempo, è avviato anche l'abbattimento della vecchia Rotonda. All'inizio del 1778 le fondamenta possono considerarsi concluse e l'intera opera, dotata di ampia canonica per abitazione del Capitolo vaticano, è completata nel 1784. L'inaugurazione si terrà il 10 giugno di quello stesso anno. - Sempre nel 1776, il Ministro napoletano Tanucci solleva delle obiezioni circa i diritti feudali e tenta di abolire l'omaggio della chinea (un cavallo bianco che il Re di Napoli offriva al Pontefice in segno di vassallaggio), proposito che verrà poi conseguito dal Primo Ministro Domenico Caracciolo nel 1788. Il Papa, temendo il peggio, concluderà un trattato difensivo col re Ferdinando IV. - Nel 1782, dopo due secoli, un Papa decide di lasciare il suo Stato. Pio VI parte per fare visita a Vienna all’Imperatore illuminista Giuseppe II, fautore del cosiddetto “giuseppismo”, ovvero completa tolleranza religiosa sì, ma limitazione dell’intervento papale alla sola sfera spirituale e subordinazione della Chiesa allo Stato sotto ogni aspetto. Il viaggio, svoltosi dal 17 febbraio al 22 aprile e di cui parla Vincenzo Monti nel poemetto “Il Pellegrino Apostolico”, non produce nulla. L’Imperatore, che lo ha trattato da sovrano come gli altri, continuerà ad obbligare i Vescovi a compiere il giuramento statale, interverrà nelle questioni liturgiche e nell'ordinamento dei seminari, secolarizzando gli ordini religiosi contemplativi. Quando torna da Vienna, il Papa è contento almeno dell'accoglienza che Cesena, Rimini, Bologna e Ferrara gli tributano. - Nel 1784 fa iniziare la bonifica delle Paludi Pontine, impresa di sistemazione idraulica immane per l'epoca, che, anche per gli sconvolgimenti politici, sarà presto abbandonata. È 130 in questa occasione che Vincenzo Monti scrive il poemetto “La Feroniade”. Queste opere, come altre, sia artistiche, sia pubbliche come la sistemazione delle strade, portano all’aumento del debito pubblico. - In un momento come questo, il Pontefice intuisce che alla forza della propaganda illuminista bisogna reagire con gli stessi mezzi. Ecco allora appoggiare decisamente nel 1785 la nascita di un nuovo periodico, il "Giornale ecclesiastico di Roma", che diventa di fatto l'organo ufficiale del Papato e una delle espressioni più efficaci della politica di riconquista cattolica e della volontà di combattere gli avversari, interni ed esterni. In particolare, il periodico romano è stato progettato per rispondere agli attacchi rivolti al primato del Papa dai fiorentini "Annali ecclesiastici", organo dell'anticurialismo e del riformismo giansenista toscano. - Segnale di questo movimento riformista è il Sinodo di Pistoia del 1786, in cui il Vescovo Scipione de' Ricci (nipote dell’ex Generale dei Gesuiti), animato dal teologo Pietro Tamburini, professore all'Università di Pavia, e appoggiato dal Granduca Pietro Leopoldo, cerca di riformare la Chiesa in senso giansenista (condanna della Festa del Sacro Cuore, degli esercizi spirituali, delle missioni popolari, della Via Crucis), primo passo per la nascita di una Chiesa nazionale, indipendente da Roma, con la fusione di tutti i religiosi in un solo ordine e la soppressione dei voti di povertà ed obbedienza. Nel 1787 gli altri Vescovi toscani si opporranno al Ricci, mentre il Granduca diventerà Imperatore d’Austria e il Papa stesso il 28 agosto 1794, con la bolla “Auctorem Fidei, condannerà 85 tesi approvate dal Sinodo, bollandone 7 come eretiche e altre come “scismatiche, erronee, sovversive della gerarchia ecclesiastica, false, temerarie, capricciose, ingiuriose alla Chiesa e alla sua autorità, conducenti al disprezzo de' sacramenti e delle pratiche di santa Chiesa, offensive alla pietà dei fedeli, che turbavano l'ordine delle diverse chiese, il ministero ecclesiastico, la quiete delle anime; che si opponevano ai decreti Tridentini, offendevano la venerazione dovuta alla Madre di Dio, i diritti de' Concilii generali”. - Brutte notizie giungono anche dalla Germania, dove la Chiesa di lingua tedesca, impregnata di febronianesimo, stende la Puntazione di Ems (25 agosto 1786), un documento in cui sono riassunte le rivendicazioni antipapali e le proposte di riforma ecclesiastica avanzate dai congressisti. Alla Dieta imperiale di Ratisbona (1788) incontrerà la resistenza dei Vescovi austriaci, timorosi di uno scisma da Roma. Istanze dirette degli Arcivescovi tedeschi a Roma per un accomodamento di tutta la questione, sono respinte completamente dal Papa in uno scritto del novembre 1789. - In linea con il suo stile rinascimentale, ecco tornare la piaga del nepotismo. Per impedire l'estinzione della famiglia e del cognome, dopo la morte senza eredi dei fratelli, chiama a Roma i nipoti avuti dalla sorella Giulia Francesca, Luigi e Romualdo Onesti, e li adotta, trasmettendo loro il proprio cognome e facendo unire le due insegne gentilizie. Al primo dà il ducato di Nemi, al secondo la porpora cardinalizia. - Nel 1786 fa erigere un obelisco egizio in Piazza del Quirinale come parte della fontana dei Dioscuri. Nel 1789 farà porre, ad opera dell'architetto Giovanni Antinori, l’Obelisco Sallustiano in piazza Trinità dei Monti, dominante la scalinata di piazza di Spagna. Infine dal 1789 al 1792, avvierà i lavori di riparazione dell'obelisco oggi a Montecitorio, che viene eretto e ripristinato quale orologio solare. La direzione dei lavori è affidata ancora all'architetto Antinori. - Nel 1789 ordina l'arresto di Alessandro Balsamo, Conte di Cagliostro, esoterista ed alchimista, insieme ad un piccolo circolo di massoni, romani e francesi, che si riuniscono intorno a lui a Roma, tra i quali il marchese Vivaldi, futuro giacobino: il processo che viene intentato dal Sant'Uffizio e la condanna a morte del Cagliostro, poi commutata nel carcere a vita nel 1791, colpiscono molto l'opinione pubblica europea e costituiscono un ulteriore 131 segnale dell'irrigidimento papale. Nel 1790, poi, vengono proibite come sediziose le tragedie di Vittorio Alfieri. - Nel 1789 la Rivoluzione Francese vede la soppressione dell'antico rito gallicano e la confisca di tutti i possedimenti ecclesiastici in Francia. Perfino il ritratto del Papa viene dato alle fiamme dalla folla nel Palazzo Reale. Dal 4 agosto, in seguito alla soppressione del sistema feudale e di tutti i privilegi di classe, è abolita anche la decima ecclesiastica (tassa a favore del clero), e subito dopo, nella Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino (26 agosto) - condannata dal Papa, davanti al Concistoro, il 29 marzo 1790 - viene proclamata l'illimitata libertà di coscienza e di culto. - Il 2 novembre 1789, su proposta del deputato Charles Maurice De Talleyrand, mondano ed ambizioso Vescovo di Autun, l'intero patrimonio ecclesiastico viene messo a disposizione della nazione, con l'onere, tuttavia, di sostenere le spese di culto, di mantenere i ministri della Chiesa e di assistere i poveri. Nello stesso tempo, si sostiene la necessità di fare della Chiesa lo strumento principale di comunicazione dei principi rivoluzionari tra la popolazione. Infatti molti preti della provincia si fanno portatori delle nuove idee a tal punto, che le parrocchie diventano, soprattutto nei centri minori, dei veri e propri centri di diffusione della fede rivoluzionaria, la quale spesso è confusa con la fede cristiana. - Il 22 luglio 1790 viene approvata la Costituzione Civile del Clero. È un atto fondamentale della Rivoluzione Francese, che priva gli ecclesiastici di ogni loro particolare privilegio o distinzione. Essa stabilisce la struttura gerarchica del clero cattolico nei seguenti termini: 10 grandi aree metropolitane dirette da Arcivescovi eletti dai cittadini; 83 Vescovi (uno per ogni Dipartimento) eletti dai cittadini; i curati di ciascuna parrocchia sono anch'essi eletti. Viene altresì decretata: la completa indipendenza dell'organizzazione ecclesiale francese dal Papato romano; l'obbligo tassativo, per tutti i sacerdoti, di prestare Giuramento di fedeltà alla nazione, al Re ed alla Costituzione. La contropartita che lo Stato offre non è da poco: una rendita da 20.000 a 50.000 lire annuali per i Vescovi e gli Arcivescovi e da 1.200 a 6.000 lire annuali per ciascun curato secondo l'importanza della parrocchia assegnata. Quasi la metà dei parroci e un terzo del clero complessivo (circa 25.000-30.000 ecclesiastici) presteranno il Giuramento richiesto (assermentés), primo fra tutti il Talleyrand. - Il 24 febbraio 1791 a Parigi ha luogo la consacrazione dei primi Vescovi “costituzionali” da parte del Talleyrand. - Il 10 marzo il Papa, con il breve “Quod ali quantum”, confermato da quello del 13 aprile, “Cum populi”, condanna duramente la Costituzione civile del clero come fondata su principi eretici, dichiarando sospesi i sacerdoti giurati (ai quali vengono dati solo 40 giorni per poter ritrattare: e molti lo fanno), invalidando le elezioni ecclesiastiche compiute secondo le nuove norme. I rivoluzionari, per rappresaglia, invadono Avignone, dove, nell'ambito della lotta fra chi sostiene l'annessione alla Francia e i sudditi fedeli al Pontefice, una sessantina di questi ultimi sono condannati sommariamente a morte e barbaramente uccisi in una delle torri del palazzo dei Papi. Tale tragico evento è ricordato come i “massacri della ghiacciaia” (Massacres de la Glacière). - Con l’Enciclia “Adeo Nota“, del 23 aprile, Pio VI condanna l'usurpazione dei diritti secolari di sovranità della Santa Sede sulla città di Avignone e sul Contado Venassino, in Francia. - Puntuale arriva anche la condanna della “Dichiarazione dei Diritti dell’uomo”, contrari, secondo il Papa, alla Scrittura e alla ragione, proprio perché vede nella libertà e nell'uguaglianza la via con cui si è aperta la strada a questo intervento di riforma, di ristrutturazione, di cambiamento della Chiesa. Anche il clero francese si divide, fra

132 sacerdoti costituzionalisti (capeggiati dal famoso abbé-citoyen Henri Grégoire) e fedeli al Papa (i cosiddetti "preti refrattari"). - Con queste nuvole nere all’orizzonte fa impressione come nel 1791 Pio VI faccia iniziare la demolizione di Palazzo Orsini in Piazza Navona per far posto ad un nuovo edificio per il nipote. Finanziato dalle casse dello Stato, il nuovo edificio è costruito dall'architetto imolese Cosimo Morelli su commissione di Luigi Braschi Onesti. Nel 1798 i lavori saranno interrotti a causa dell’occupazione francese e la morte del Papa, per poi riprendere nel 1802. Attualmente è sede del Museo di Roma. - Il 19 marzo 1792 pubblica l’Enciclica “In gravissimis”, nella quale adotta provvedimenti eccezionali e concede alcune facoltà straordinarie agli Arcivescovi, ai Vescovi ed agli Amministratori delle Diocesi del Regno di Francia. Nello stesso giorno esce la “Novae hae litterae”, in cui rinnova il proprio invito a resistere alle disposizioni della Costituzione civile del clero volute dall'Assemblea Nazionale Costituente e denuncia i sistemi praticati dal Clero refrattario e dagli pseudo-Vescovi, che si sono piegati al potere civile contro la Chiesa di Roma. - Il 13 giugno pubblica la “Ubi Lutetiam”, con la quale amplia ai Cardinali, agli Arcivescovi e ai Vescovi di Francia i poteri di assolvere dalle censure coloro che si dichiarano pentiti di aver prestato giuramento civile e di avere aderito allo scisma causato dalla Costituzione civile del clero. - Il 1793 si apre con un fatto dalle gravi conseguenze politiche. Viene ucciso nelle strade di Roma Nicolas Jean Hugon de Basseville, Segretario alla Legazione di Francia presso il Regno delle Due Sicilie, in missione nello Stato Pontificio per tentare la ripresa dei rapporti diplomatici. C’è da dire che aveva fatto di tutto per farsi odiare dalla Curia con comportamenti da cafone, tipo il mettersi apposta fra la gente e bestemmiare a gran voce durante le cerimonie religiose, invitando a devastare le chiese e a consegnargli i sacerdoti affinché, una volta condotti a Parigi, venissero decapitati. In diverse occasioni pubbliche si era espresso in termini canzonatori nei confronti di Pio VI, da lui definito “Oca porpora del Campidoglio” , e aveva risposto alle rimostranze del Cardinale Francesco Saverio de Zelada, Segretario di Stato, con insulti irripetibili. Il 13 gennaio, mentre in carrozza percorre Via del Corso coi suoi servitori, che esibiscono le coccarde tricolori della Repubblica, Basseville viene assalito a colpi di pietre dalla folla, trascinato fuori dalla carrozza e malmenato brutalmente. Colpito da un fendente di rasoio alla gola quando ormai ha raggiunto i suoi appartamenti, Basseville muore dopo un'agonia durata alcune ore. - Poco dopo giunge notizia dell’esecuzione di Luigi XVI (21 gennaio), appresa con grande emozione dal Papa che, in una allocuzione solenne al Sacro Collegio, il 17 giugno, conferisce al sovrano defunto la qualifica di "martire". - Il 31 luglio esce l’Enciclica “Ad Nostras Manus”, nella quale il Pontefice condanna e smentisce quanto contenuto nel “Manifeste de l'armée chrétienne et royale au peuple français à Clisson, ce premier Juin 1793”, che tende ad usurpare i diritti e la potestà del Sommo Pontefice. - Il 23 novembre 1793, la Convenzione abolisce ufficialmente il Cristianesimo e proclama il “Culto alla Ragione”. A Parigi Jean-Baptiste-Joseph Gobel, gesuita, appassionato collezionista d'arte sino quasi a rovinarsi finanziariamente, che era riuscito a rimettersi in sesto mediante incarichi ben remunerati in alcune Diocesi, viene eletto Arcivescovo costituzionale con ben 500 voti contro le poche decine raccolti da altri che concorrono all'incarico. Questi si batte a favore del matrimonio dei preti cattolici, ma finisce sotto processo per l'accusa di cospirazione contro la Repubblica e di “ateismo” e muore ghigliottinato nel 1794, quando vige ormai per legge, su proposta di Maximilien de Robespierre, il riconoscimento di un Essere supremo e dell'immortalità dell'anima. 133

- La situazione precipita nel 1796, quando Napoleone, comandante dell'Armata d'Italia, invade lo Stato Pontificio e Pio VI è costretto a chiedere un armistizio a Bologna, in cui perde diverse città e deve pagare 21 milioni di lire di indennizzo. Il 17 febbraio 1797 firma poi il Trattato di Tolentino, stipulato in seguito alle sconfitte militari pontificie e al saccheggio del Santuario di Loreto. I territori sottratti allo Stato della Chiesa (Legazioni di Bologna, Ferrara, Romagna e Ancona) entrano a far parte della neonata Repubblica Cispadana, con capitale Bologna. Il 29 giugno viene annessa anche la Legazione di Romagna. L'indennità di guerra passa da 21 a 36 milioni di lire, e in più il Papa deve per sempre rinunciare alla città di Avignone, con il suo territorio, e al Contado Venassino, già exclave pontificia precedentemente occupata dall'esercito francese. In forza del Trattato, il Papa deve cedere anche diverse opere d'arte, sicché 500 codici ed oltre cento fra statue e dipinti vengono portati a Parigi. I Francesi si riserveranno il diritto di entrare in tutti gli edifici (pubblici, privati o religiosi) per sottrarre le opere. Infine il governo papale si impegna a pagare un risarcimento alla vedova e agli orfani di Basseville. - Non è forse un caso che fra l'estate del 1796 e i primi mesi del 1797 si verificano apparizioni in ben 60 località dello Stato, cosa che ha una grande efficacia anche sul piano operativo. Essa, infatti, ispira ed alimenta concretamente la mobilitazione popolare antifrancese nel triennio giacobino. Se i miracoli sono presentati dall'apologetica cattolica come "sante e pacifiche" armi contro i Francesi e simboli della protezione celeste, presto si sarebbero tradotti nel movimento militare del "Viva Maria". - Il 28 dicembre 1797 nel corso di un tumulto provocato da alcuni rivoluzionari italiani e francesi, il generale Léonard Duphot è ucciso nei pressi di Palazzo Corsini, abitazione di Giuseppe Bonaparte. Questo fornisce il pretesto per l'occupazione di Roma. Il generale Berthier marcia sulla città, il 10 febbraio 1798 si accampa a Monte Mario e impone al Papa durissime condizioni, tra cui pure la consegna di ostaggi. Pio VI è accondiscende, mentre i Francesi si danno al saccheggio dei tesori d'arte del Vaticano, requisendo quasi interamente il Museo Profano, dedicato alle pietre preziose antiche. - Il Pontefice, per salvare il salvabile, si abbassa a consegnare Castel Sant’Angelo al Berthier, il 13 febbraio a pagare 200.000 scudi; il 14 a sequestrare i beni degli Inglesi, dei Russi e dei Portoghesi. Quindi consegna nelle mani dei Francesi quei suoi ministri che non erano riusciti a fuggire (tra cui monsignor Consalvi), i quali, dopo un breve periodo di detenzione, sono banditi dallo Stato. - Il 15 febbraio i Francesi riescono a radunare non più di 300 persone, le quali, alla presenza del generale corso Jean-Baptiste Cervoni, protetti da un drappello francese comandato da , dichiarano con atto rogatorio di tre notai, che il popolo romano, stanco dell'oppressione, deplora gli assassini commessi dal governo papale, rivendicando “i primitivi diritti della sua sovranità" e prende nelle sue mani il potere per esercitarlo secondo "i principi di verità, di giustizia, di libertà, d'uguaglianza". Dichiarano inoltre di voler salva la religione e l'autorità spirituale del Pontefice ed affidano in via provvisoria il governo a sette Consoli. Ad assistere i Consoli sono nominati due Ministri. Al Campidoglio viene infine piantato l'albero della libertà e inaugurato lo stendardo della nuova Repubblica, bianco, rosso e nero. Il generale Cervoni si reca in Vaticano ad annunciare al Papa che è stato proclamato il governo repubblicano e ad intimargli di riconoscerlo, ma Pio VI risponde che non può rinunciare ad una sovranità che gli viene da Dio e non dagli uomini, che alla sua età nulla ha da temere ed è preparato a sopportare con fermezza qualsiasi sofferenza. - Il 18 febbraio, nella confusione più totale, 14 Cardinali partecipano al Te Deum in onore della Repubblica romana.

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- Il 20 febbraio Pio VI viene scortato da uomini armati dal Vaticano fino a Siena, dove rimane tre mesi, e quindi alla Certosa di Firenze a Galluzzo, dove viene segregato. Il 25 febbraio, i Trasteverini prendono le armi e percorrono le strade gridando "Viva Maria! Viva il Papa!" , come pure nei paesi vicini, ma sono sopraffatti. I capi giustiziati. - Ai primi di marzo del 1798 vengono espulsi tutti gli ecclesiastici forestieri e, confiscati loro i beni; sono deportati fuori dallo Stato i membri del Sacro Collegio che erano rimasti, eccettuati due, l'Altieri e l'Antici, che rinunciano alla porpora. - Il 13 novembre, ben consapevole delle manovre in corso relative alla sua successione e dei tentativi del Talleyrand di creare una divisione nella Chiesa, magari con la nomina di Antipapi, Pio VI in esilio promulga la bolla “Quum nos”, in cui si trovano nuove disposizioni in caso di Sede Vacante e le modalità di convocazione di un eventuale prossimo Conclave. Suggerisce inoltre ai Cardinali di trasferirsi nell'ex Stato veneto, sotto la protezione austriaca, sempre in vista di una prossima elezione. - Sempre da Firenze, il 16 gennaio 1799, scrive un breve, in cui afferma: "non esser lecito prestare puramente e semplicemente il giuramento costituzionale" nei termini in cui era proposto a Roma. Giurare odio alla monarchia implica, infatti, un atto di odio per il Pontefice come sovrano temporale; inoltre la monarchia è una forma di governo accettata da Dio e come tale non può essere odiata dai cristiani; infine, l'odio è comunque un fatto relativo alla coscienza individuale in cui lo Stato non deve intervenire. Anche l'espressione relativa alla fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione viene respinta, perché la Costituzione prevede norme antireligiose. Il Pontefice propone comunque una formula alternativa: "Io N.N. giuro che non avrò parte in qualsivoglia congiura, complotto, o sedizione per il ristabilimento della Monarchia e contro la Repubblica che attualmente comanda; odio all'Anarchia, fedeltà, ed attaccamento alla Repubblica e alla Costituzione, salva per altro la Religione Cattolica". - In marzo il Papa, che ha ormai 82 anni, viene trasportato a Bologna, perché i Francesi hanno attaccato anche il Granducato di Toscana. A Bologna scoprono il rispetto, che ancora la gente ha per lui, quando lo espongono al pubblico ludibrio. Allora, passando per Parma e Torino, viene trasportato in Francia, passando in lettiga attraverso il Monginevro innevato, fino a Briançon e , finché il 19 luglio è rinchiuso nella fortezza di Valence, capoluogo della Drôme come prigioniero di Stato. Nella sua ultima lettera “Quoties animo”, del 13 agosto, scrive dalla prigione: "Le tante tribolazioni che troppo Ci hanno colpito, Ci avrebbero sopraffatto se la grazia di Gesù Cristo non Ci avesse aiutato”. - Logorato dai patimenti fisici e morali, Pio VI si spegne in prigione sdraiato su una barella il 29 agosto (il 12 Fruttidoro per la Rivoluzione), pronunciando queste ultime parole: “Signore, perdonali”. Il suo cadavere rimarrà per mesi insepolto. I suoi resti verranno inumati il 29 gennaio del 1800 nel cimitero locale di Valence, deposti in una cassa semplice, di quelle riservate ai poveri, su cui sta scritto: “Cittadino Gianangelo Braschi - in arte Papa”. Il corpo tornerà trionfalmente a Roma solo nel 1801 e avrà un funerale solenne in San Pietro nel 1802, alla presenza di Pio VII. Per decreto di Pio XII, nel 1949, i resti di Pio VI saranno spostati dalla Cappella della Madonna di San Pietro nelle Grotte Pontificie, posti in un antico sarcofago romano di marmo ritrovato durante gli scavi. Il Canova gli dedicherà anche un monumento in cui appare in preghiera. - Aveva creato 73 Cardinali (tra i quali il suo successore) nel corso di 23 distinti Concistori.

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TAVOLA XVI

Clemente XIII

Clemente XIV 136

Pio VI

Pio VI parte per l’esilio

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CAPITOLO 32

DAL 1800 AL 1823

"Noi siamo rappresentanti di Colui che è il Dio della pace e che, nascendo per redimere il genere umano dalla tirannide del demonio, volle annunciare la pace agli uomini; abbiamo creduto che questo sia proprio di quella funzione apostolica che, sebbene senza merito, esercitiamo" (“Etsi longissimo” Breve del 1816). Di Pio VII abbiamo in mente l’immagine un po’ macchiettistica del film di Monicelli “Il Marchese del Grillo”. In realtà, come spesso succede nel cinema italiano, siamo lontanissimi dalla reale figura di un Pontefice, che ha governato la Chiesa per un lasso di tempo lunghissimo e fondamentale nella storia europea, quasi mai a Roma, quasi sempre in esilio e sotto controllo poliziesco. Una figura interessantissima, quella di questo romagnolo, che ha avuto come dirimpettaio forse il più grande generale e dittatore della storia moderna, un uomo figlio della Rivoluzione, ma non anticlericale. Semplicemente voleva diventare anche capo della Chiesa Cattolica. Il rapporto col Papa è una sfida sulla scacchiera della storia, entrambi supportati da ottimi consiglieri (fondamentale la figura del Segretario di Stato Consalvi). Quando sembra finita per il potere non solo politico, ma anche religioso del Papa, la storia dà scacco matto a Napoleone e il vecchio Pio VII finirà la sua vita in Vaticano, di nuovo sovrano dello stesso Stato che avevano i suoi predecessori, con il suo rivale, più giovane, già da due anni in una tomba scavata nella sperduta isola inglese di Sant’Elena. Purtroppo, a parte Consalvi e pochi altri che vorrebbero delle riforme, una Curia ottusa che non ha capito nulla di quello che è successo negli ultimi trent’anni, pretende di tornare indietro di un secolo, mentre ci sono i primi movimenti liberali, che verranno subito repressi nello Stato Pontificio. La fine del potere temporale dei Papi, decretata da Napoleone, il fatto che Pio VII è stato a lungo Papa anche senza Vaticano e senza Stato, avendo fedeli ad acclamarlo ovunque (è il Papa che, volente o no, ha viaggiato di più prima di Paolo VI, centinaia di chilometri in carrozza), poteva far riflettere prima di pretendere al Congresso di Vienna di riavere tutto. Peccato: fu un’occasione mancata, che avrà gravi conseguenze politiche, sociali ed ecclesiali, oltre che causa di ulteriore spargimento di sangue in Italia fino al 1870.

Pio VII (1800-1823)

- Cesena dona alla Cristianità un altro Pontefice, il penultimo figlio di Scipione Chiaramonti e Giovanna Coronata Ghini, entrambi appartenenti all'aristocrazia della città. Morto il padre, la madre si ritira presso le Carmelitane di stretta osservanza a Fano, diventando suor Teresa Diletta di Gesù e Maria, mentre Barnaba segue la Regola di San Benedetto, diventando Padre Gregorio. Si trasferisce a Roma per perfezionarsi al Collegio Sant’Anselmo, risiedendo presso l'abbazia di San Paolo fuori le Mura. Divenuto professore di teologia, si trasferisce a Parma dove diventa ben presto punto di riferimento per gli intellettuali locali. Nel febbraio del 1775 Pio VI lo designa come Priore di San Paolo. Il 22 138 dicembre 1782, Barnaba Chiaramonti viene nominato Vescovo di Tivoli e tre anni più tardi, il 14 febbraio 1785, Cardinale e Vescovo d'Imola. Nell’omelia del Natale 1796, a Venezia, pronuncia la celebre frase: "Siate dei buoni cristiani e sarete dei buoni democratici" , con la quale sembra aprirsi ad alcuni ideali rivoluzionari. Vorrà rimanere Vescovo di Imola anche da Papa. - Alla morte di Pio VI, nel 1799, i Francesi occupano ancora Roma. Per forza di cose il Conclave si tiene a Venezia presso il Monastero di San Giorgio, sotto la protezione dell'Austria. Sui 46 porporati in vita vi prendono parte solo 35. È un Conclave travagliato quello che comincia il 1° dicembre 1799. Alla fine si decide per un Cardinale non di Curia e quindi ci si orienta sul Vescovo di Imola, che viene eletto il 14 marzo 1800 e incoronato in San Giorgio Maggiore il 21 marzo. - Nella prima Enciclica “Diu satis” del 15 maggio descrive la difficile situazione in cui versa la Chiesa a causa della Rivoluzione Francese e dà alcune raccomandazioni ai Vescovi per fronteggiare i nemici della Chiesa; consiglia di stare attenti ai fanciulli e agli adolescenti che “simili a cera molle possono essere facilmente maneggiati, piegati da tutte le parti e plasmati”. - Nove giorni dopo esce la “Ex Quo Ecclesiam”, nella quale, non potendosi tenere dopo secoli il Giubileo per l’anno 1800, concede ugualmente per due settimane l'indulgenza plenaria e la remissione dei peccati a quanti compieranno determinate pratiche di pietà. - Liberata Roma dalla truppe napoletane, la raggiunge il 3 luglio, arrivando a Pesaro su una nave austriaca, passando per Fano per pregare sulla tomba di sua madre morta in monastero. - La Provvidenza vuole che un Pontefice intelligente, abile, ostinato e coraggioso l’11 agosto scelga un altrettanto capace e aperto Segretario di Stato: il Cardinale , che ha solo 43 anni ed è semplicemente Diacono. - Dall’altra parte, il nuovo Papa ha a che fare con un personaggio come Napoleone, che dopo la Battaglia di Marengo ha in mano l’Italia. Il Primo Console si rende conto, come altri dittatori nel futuro, che la religione cattolica è indispensabile come sostegno allo Stato e da qui in poi cercherà di diventarne pure il capo effettivo. - Il 15 luglio 1801 viene stipulato il Concordato Francese (bolla “Ecclesia Christi”) in 17 articoli: sono così poste nuove fondamenta legali alla Chiesa in Francia. Inoltre, per il suo adeguamento al moderno stato di cose, tale Concordato servirà da modello ad altri che seguiranno nell'Ottocento. Nel documento si stabilisce che la religione Cattolica Apostolica Romana è la religione della grande maggioranza dei cittadini francesi e che può liberamente e pubblicamente essere praticata, nell'osservanza tuttavia delle prescrizioni di polizia. Si prevede una nuova ripartizione ecclesiastica della Francia in 60 Vescovati, di cui 10 Arcivescovati. La nomina dei nuovi Vescovi (tutti quelli che si trovano in carica, giurati o no, devono dimettersi) è di competenza del Primo Console, mentre la loro istituzione canonica spetta al Papa; si prescrive giuramento di fedeltà allo Stato per tutti gli ecclesiastici, la Chiesa rinuncia ai possedimenti confiscati durante la Rivoluzione, e, in cambio, lo Stato si assume il mantenimento adeguato dei Vescovi. Questi devono prestarsi, in accordo con le autorità statali, a una nuova delimitazione delle parrocchie delle loro Diocesi e hanno il diritto di nominare i parroci. Il Primo Console conserva presso la Santa Sede tutti i diritti e le prerogative del precedente governo. Accettando il Concordato, il Papa, indirettamente, riconosce la Repubblica come sistema legittimo in Francia, rinunciando alla monarchia. - Nella Costituzione della Repubblica, promulgata il 26 gennaio 1802 da Bonaparte in seguito alla Consulta di Lione, il cattolicesimo diventa la religione del nuovo Stato (art. 1).

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- Il 18 aprile Napoleone nomina autonomamente 10 Vescovi Costituzionali e fa segretamente redigere altri 77 Articoli Organici, che sono pubblicati, insieme al Concordato, come parte di esso. In questi articoli tutti i decreti del Papa e dei sinodi stranieri vengono subordinati al placet statale, gli articoli gallicani del 1682 sono dichiarati obbligatori per i docenti dei seminari, si ammette un unico catechismo approvato dal governo, si proibisce la convocazione di Sinodi e la permanenza di Legati Pontifici in Francia senza il permesso del governo, si ammette il ricorso al Consiglio di Stato contro il tribunale ecclesiastico, si introduce una distinzione tra parroci cantonali (curés) e parroci succursali (desservantes) molto più numerosi, ma scarsamente retribuiti e senz'altro più facilmente amovibili. Il Papa protesta, definendo inaccettabili 21 dei 77 Articoli Organici. - I Vescovi contrari all’accordo Papa-Napoleone, si vedono spodestati. Un piccolo nucleo di fedeli delle Diocesi di Lione e Poiters, appoggiandosi a due Vescovi intransigenti, rifiutano il Concordato: ne nasce lo scisma della cosiddetta Piccola Chiesa (Petite Église). - Nata al nord la Repubblica Italiana, il 7 settembre 1803 viene firmato tra il Cardinale Giovanni Battista Caprara Montecuccoli e il Ministro delle relazioni estere Ferdinando Marescalchi, il Concordato Italiano, che consta di 22 articoli. Con questo la religione cattolica viene dichiarata religione di Stato; il Presidente delle Repubblica sceglierà i Vescovi e gli Arcivescovi ai quali il Pontefice dovrà dare l'istituzione canonica; i candidati alle sedi vescovili saranno tenuti a prestar giuramento, sul modello francese, nelle mani del Presidente della Repubblica e i parroci nelle mani dell'autorità civile. Le chiese vescovili di Brescia, Bergamo, Como, Crema, Cremona, Lodi, Novara, Pavia e Vigevano dipenderanno dall'Arcivescovo di Milano, le altre, invece, saranno affidate agli Arcivescovi di Bologna, Ferrara e Ravenna. I Vescovi potranno comunicare liberamente con la Santa Sede su tutte le materie spirituali ed ecclesiastiche, conferire con le parrocchie e punire gli ecclesiastici; saranno conservati i capitoli delle Diocesi metropolitane, delle cattedrali e delle maggiori collegiate; le mense vescovili, i seminari e le parrocchie sono convenientemente dotate dallo Stato; ai Vescovi andranno assegnati la disciplina, l'insegnamento e l'amministrazione dei seminari; il governo si obbligherà a non sopprimere alcuna fondazione ecclesiastica senza l'intervento della Santa Sede; il clero sarà esente dal servizio militare; saranno proibiti, infine, gli scritti immorali o irreligiosi. - Nel maggio 1804 Napoleone si fa eleggere Imperatore ereditario dei francesi, e come Carlo Magno in passato, vuole ricevere la corona imperiale dal Pontefice. Non a Roma, ma a Parigi. Il Nunzio a Parigi Caprara si affretta a scrivere al Papa, esortandolo ad accettare e a mettersi subito in carrozza alla volta della Francia. - Solo in ottobre Pio VII accetta di partire, suscitando scandalo fra i monarchici. Il Papa e il Sacro Collegio prima avevano dovuto risolvere la questione del giuramento che il nuovo Imperatore avrebbe dovuto pronunciare alla cerimonia d'incoronazione. Secondo la formula stabilita dal Senatoconsulto, Napoleone avrebbe dovuto giurare di "rispettare e far rispettare le leggi del Concordato e la libertà dei culti". Ora a Roma si pretende che l'Imperatore assicuri trattarsi non degli Articoli Organici, non riconosciuti dal Pontefice, ma del solo Concordato; non di tolleranza religiosa, ma soltanto tolleranza civile dei culti, e nel medesimo tempo, prometta di comporre, in modo soddisfacente per la Santa Sede, gli affari religiosi tuttora pendenti. - Lunghe le trattative; spiegazioni rassicuranti vengono date al Papa dal Cardinale Caprara, dal Talleyrand e dal Cardinale Joseph Fesch, Ambasciatore francese a Roma. Alla fine, giunta la richiesta ufficiale di Napoleone portata dal Generale Caffarelli, il 2 novembre 1804 il Papa si mette in viaggio. Il 7 arriva a Firenze, il 12 a Torino, il 19 a Lione, il 25 a Fontaineblau. A Sant’Erasmo, fra Nemours e Fontainebleau, Pio VII trova Napoleone ad accoglierlo con una comitiva di cacciatori; si scambiano un abbraccio e insieme 140 proseguono il viaggio, che termina tre giorni dopo con l'arrivo a Parigi. Il giorno dopo il suo arrivo, nei giardini alle Tuileries, si sparge la voce della presenza del Papa. Una folla enorme s'accalca per ricevere la sua benedizione, preoccupando non poco Napoleone. - La notte prima del fatidico 2 dicembre, Giuseppina rivela al Papa di essere sposata solo civilmente con Napoleone. All’alba, Pio VII in persona li sposa religiosamente. E sarà a questo fatto che si attaccherà l’Imperatore per chiedere in futuro il divorzio, non essendo stato celebrato il matrimonio “dal proprio parroco”. - Il cerimoniale è concordato: la presentazione del sovrano, che avrebbe dovuto fare il Pontefice, è soppressa e sostituita con il canto del "Veni Creator Spiritus", le parole della formula della benedizione pontificale "Imperatorem eligimus" sono cambiate con "Imperatoris consacratori sumus". È lo stesso Pio VII che va ad attendere la coppia a Notre-Dame, dov'è tutto pronto per le ore 9 del mattino (dopo giorni di prove generali sotto la guida del pittore di corte Jean-Baptiste Isabey). Ma Napoleone non arriva. Tre ore di ritardo con una folle immensa in attesa. Solo a mezzogiorno l’Imperatore compare. La cerimonia dura molte ore e tutto va liscio, fino ad un attimo prima dell'incoronazione. Qui accade quel gesto per molti inaspettato, ma molto calcolato da Napoleone (forse in quelle tre ore di travaglio). All'atto dell'incoronazione, quando il Papa avrebbe dovuto posargli il diadema sul capo, invece di inchinarsi, prende delicatamente con le sue mani ferme la corona e se la pone sulla testa, ripetendo poi lo stesso gesto sul capo dell'Imperatrice, che sottolinea la volontà di non voler dipendere da nessuno, neanche dal Papa. Dopo il "Te Deum" e la Messa, il Pontefice si ritira e l'Imperatore pronuncia il giuramento. - L’anno seguente, il 18 marzo 1805, la Consulta della Repubblica Italiana proclama Napoleone Bonaparte Re d'Italia. Nasce il primo Statuto Costituzionale del Regno d'Italia. La borghesia ed il clero sono soddisfatti, nonostante le confische dei beni e la chiusura di scuole religiose e seminari. - Il Papa riparte per Roma solo il 4 aprile. In tutti questi mesi ha trattato con la Francia la sottomissione dei Vescovi Costituzionali, l'allontanamento dalla Chiesa dei preti ammogliati, il ristabilimento delle congregazioni, l'obbligo del riposo domenicale, la dotazione dei seminari, la modifica degli Articoli Organici, la soppressione del Decreto Organico emanato dalla Repubblica Italiana, l'abolizione del divorzio permesso dal Codice Napoleonico. Napoleone ha concesso molte delle cose che Pio VII ha chiesto, ma non vuole dichiarare dominante la religione cattolica, lascia intatti gli Articoli Organici e la legge sul divorzio e oppone un rifiuto alla richiesta di restituire alla Chiesa Avignone con le Legazioni oltre che Parma e Piacenza. Le mire napoleoniche puntano a trattenere il Papa in Francia, per renderlo pienamente strumento del suo potere assoluto; ma il Papa ha già sottoscritto, in vista di un caso simile, un documento di abdicazione: l'Imperatore deve quindi lasciarlo partire. - Il 23 aprile il Papa giunge a Torino, dove incontra ancora Napoleone a Stupinigi. Poi, passando per Asti, Alessandria, Voghera, Parma, Modena e Bologna, giunge il 6 maggio a Firenze, dove riceve festose accoglienze. Poi finalmente arriva a Roma. - Il 1° giugno entra in vigore il Concordato Italiano, cui nel frattempo Napoleone aveva aggiunto altri articoli, grazie ai quali può legiferare in materia ecclesiastica come se lui fosse il capo della Chiesa, decidendo quali ordini religiosi salvare e quali abolire, il numero di monasteri da tenere aperti; stabilisce l'età per la professione dei religiosi, assegna al demanio i beni dei conventi e dei monasteri soppressi e ordina che il prezzo di vendita sia versato al Monte Napoleone, costituito per estinguere il debito pubblico. Pio VII protesta vivamente con una Nota ufficiale e con una lettera all'Imperatore, ma ciò non fa altro che peggiorare la situazione già di per sé molto tesa.

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- In ottobre, per motivi strategici, Napoleone fa occupare Ancona, cosicché il 13 novembre 1805 il Papa gli invia una lettera, nella quale chiede lo sgombero delle terre occupate e minaccia di troncare i rapporti con il Ministro Imperiale a Roma. L'Imperatore risponde scocciato solo il 7 gennaio 1806, da Monaco di Baviera, dopo la vittoria d'Austerlitz: “... io mi sono considerato il protettore della Santa Sede e come tale ho occupato Ancona. Vostra Santità aveva interesse di vedere questa piazza forte nelle mie mani piuttosto che in quelle degli Inglesi o dei Turchi?” . Ancona viene sì sgomberata, ma vi resta un generale francese. - Il 21 marzo 1806, Pio VII con il consenso di 31 cardinali su 32, respinge l’ordine di Fesch di espellere dallo Stato Inglesi, Russi, Svedesi e Sardi. Il Papa gli scrive: ”Noi rispondiamo con apostolica franchezza che il Sommo Pontefice, divenuto da tanti secoli, quanti non ne vanta alcun regnante, anche sovrano di Roma, non riconosce e non ha mai riconosciuto nei suoi Stati altra podestà superiore alla Sua; che nessun Imperatore ha alcun diritto sopra Roma. (…) l'Imperatore di Roma non esiste e né può esistere senza spogliare dell'assoluto dominio ed impero che esercita in Roma il solo Pontefice”. - Quando a Napoli Napoleone mette sul trono il fratello Giuseppe, il Papa protesta e come risposta gli viene inviato un nuovo ambasciatore più energico (Alquier), mentre Civitavecchia viene occupata in maggio dai Francesi. L’Imperatore fa mandare poi dal Talleyrand una missiva a Roma, che esprime lo spirito dei tempi: “Le pretese della corte di Roma su Napoli sono quelle del secolo XI; ma i tempi sono mutati e le opinioni devono seguire il cammino della ragione e degli avvenimenti". - Il 30 maggio, con l'approvazione del debole Cardinale Caprara, viene promulgato un Catechismo imperiale, che esige dai fedeli "l'amore, il rispetto, l'obbedienza, la fedeltà, il servizio militare e i tributi imposti per la conservazione e la difesa dell'Impero". - Il Papa continua a non riconoscere Giuseppe Bonaparte Re di Napoli cosicché il 6 giugno questi s'impadronisce di Pontecorvo e Benevento, provocando il 17 le dimissioni del Cardinale Consalvi da Segretario di Stato, sostituito dal Cardinale Filippo Casoni. - In luglio il Pontefice si rifiuta di ubbidire all’ordine dell’Imperatore a stipulare un trattato, in cui s'impegna a chiudere i suoi porti alle navi inglesi commerciali e da guerra, e di consegnargli, in caso di guerra, tutte le fortezze dello Stato. Ormai rassegnato, dice all’Ambasciatore francese: “Siete i più forti; fate ciò che vi è utile e ciò che vi sembra conveniente. Quando avrete deciso, sarete i padroni dei miei Stati e disporrete a vostro piacere di tutte le risorse che vi possono offrire; ma non avrete mai la mia autorizzazione. (…) Io sono rassegnato a tutto e pronto, se lo desidera, a ritirarmi in un convento o nelle catacombe di Roma, secondo l'esempio dei primi successori di San Pietro". - L'11 ottobre il Papa rifiuta di accordare l'investitura canonica ai Vescovi designati per occupare le sedi vacanti nel Regno d'Italia, rompendo con questo gesto il Concordato. - Il 10 novembre Napoleone convoca a Berlino il nunzio Tommaso Arezzo per esigere l'adesione dello Stato Pontificio al blocco continentale, sancito da un Decreto in data 21 novembre, ma il Papa si rifiuta ancora. - Alla fine del 1807, la situazione precipita: il 4 novembre il generale Léonor François Le Marois occupa Urbino, Macerata, Fermo e Spoleto e fa arrestare parecchi prelati, che osano protestare. Da Parigi il Plenipotenziario pontificio Alphonse Hubert de Latier de Bayane spedisce a Pio VII uno schema di trattato durissimo verso la Santa Sede, consigliandogli di accettare. - il 2 dicembre il Papa scrive al De Bayane, ordinandogli di lasciare Parigi con i Cardinali Caprara e Della Genga, Nunzio in Germania (che è in Francia per trattare gli affari religiosi della Confederazione), se il governo imperiale persisterà in richieste inaccettabili. - Nel gennaio 1808 Napoleone promette al Papa che restituirà le province occupate, se la Santa Sede parteciperà con 400.000 franchi alle spese occorrenti a scavare il porto di 142

Ancona, riconoscerà il re Giuseppe, caccerà da Roma il Console ed altre persone che dipendevano dall’ex Re di Napoli Ferdinando IV, arresterà un centinaio di fuorusciti napoletani, entrerà nella Lega contro gli Inglesi ed infine porterà il numero dei Cardinali francesi ad un terzo dei componenti il Sacro Collegio. Pio VII accetta solo i primi quattro punti, non gli ultimi due. - I Francesi occupano anche l’Umbria e si teme per Roma. Il 22 gennaio il ministro degli esteri Jean-Baptiste de Champagny informa Alquier, che il Generale Sextius Alexandre François de Miollis giungerà a Roma il 3 febbraio e gli ordina di rinnovare al Pontefice le richieste, avvisandolo che l'Imperatore vuole esercitare sullo Stato romano la stessa influenza che esercita a Napoli, in Spagna, in Baviera e negli Stati della Confederazione. Scrive minaccioso: "Alla prima bolla e pubblicazione del Papa contraria ai propositi di Sua Maestà, immediatamente, con la pubblicazione di un decreto, cancellerebbe la donazione di Pipino e Carlo Magno e riunirebbe gli Stati della Chiesa al Regno d'Italia. Questo provvedimento non avrebbe nulla di contrario all'autorità spirituale della Santa Sede; non è sulla sovranità di Roma che si è appoggiata la religione, e, se la condotta del Papa obbligasse ad emanare un tale decreto, sarebbe facile dimostrare i mali che il potere temporale ha prodotto alla religione ed opporre la vita umile di Gesù Cristo a quella dei suoi successori che si sono fatti re". - In effetti, il 3 febbraio 1808, nelle prime ore pomeridiane, senza incontrare alcuna resistenza, i Francesi entrano per la Via Flaminia a Roma e nonostante le proteste del colonnello piemontese Angelo Colli, che comanda Castel Sant’Angelo, la occupano, mentre quattro cannoni sono posti in Piazza del Quirinale con le bocche rivolte al Palazzo Pontificio, e quattro in Piazza Colonna. - Il Papa chiede ed ottiene la rimozione dei cannoni verso casa sua, poi invita la popolazione alla calma: "Vicario in terra di quel Dio di pace, che insegna con il divino esempio suo la mansuetudine e la pazienza, non dubita che i suoi amatissimi sudditi metteranno ogni impegno a conservare la quiete e la tranquillità sia privata che pubblica". - Pio VII continua a tenere un atteggiamento mansueto e paradossalmente accogliente verso persone che lo stanno per imprigionare : "Noi amiamo sempre i Francesi; quantunque siano ben dolorose le condizioni nelle quali ci vediamo, siamo commossi dall'ossequio che ci prestate. Voi siete celebri in tutta Europa per il vostro coraggio e dobbiamo rendere giustizia alle vostre sollecitudini per mantenere l'ordine e la disciplina". - I Francesi insistono a portargli via pezzo per pezzo lo Stato ed ogni potere: il Generale Miollis si impadronisce della direzione delle Poste e della Polizia, fa arrestare numerosi laici ed ecclesiastici noti per i loro sentimenti avversi alla Francia, fa accompagnare alla frontiera napoletana, i Cardinali Saluzzo, Pignatelli, Ruffo e Caracciolo per obbligarli a giurar fedeltà al nuovo Re di Napoli, che non vogliono riconoscere, ordina che sia perquisita la casa dell'ambasciatore di Spagna Vargas e incorpora nelle truppe francesi le milizie pontificie. Chi si rifiuta finisce nella Fortezza di Mantova. - Il 19 febbraio l’Imperatore arriva ad istituire in tutti i territori dell'Impero un "San Napoleone", oscuro martire la cui festa viene fissata il 15 agosto, giorno in cui la Chiesa celebra l'Assunzione. - Il 24 febbraio all’Ambasciatore Alquier, richiamato in Patria, il Papa scandisce: "Potete dichiarare a Parigi che, anche se mi facessero a pezzi o mi scorticassero vivo, io non accetterei di entrare nelle federazione. Siate pur certo che, malgrado tutti i tormenti che mi si sottoponete, la Chiesa non perirà mai". - Il 21 marzo il Generale Miollis intima a tutti i Cardinali, eccettuati gli ammalati e i molto anziani, di tornare ciascuno al proprio Paese. Questa volta il Papa non si accontenta di protestare, ma scrive al Cardinale Caprara di lasciare immediatamente Parigi. Il Caprara 143 chiede i suoi passaporti e li riceve insieme con una nota dello Champagny (3 aprile 1808), in cui si ribadisce che i Cardinali, essendo sudditi del sovrano del Paese dove sono nati, devono risiedere nel proprio Paese e che il Pontefice, se non vuole perdere il dominio temporale e rimanere soltanto Vescovo di Roma, deve stringere con gli altri stati italiani una Lega offensiva e difensiva. - Al Papa viene presentato il 13 aprile un Ultimatum. In caso di rottura diplomatica, le conseguenze saranno l'annessione al Regno d'Italia di Urbino, Ancona, Macerata e Camerino, il cui decreto imperiale è già pronto. Il Papa risponde per le rime. Al nuovo Ambasciatore Lefebvre, andato in visita di congedo, dice: "Dite al vostro Imperatore che si sta scavando la fossa con le proprie mani". - Il 22 aprile, il Governatore di Roma, monsignor Guidobono Cavalchini viene arrestato e deportato a Fenestrelle in Piemonte; il 30, a Milano, viene pubblicato il Decreto di annessione delle Marche. Pio VII dà ordine ai laici e consacrati delle province annesse di "non accettare uffici e di non prestare altro giuramento che quello di fedeltà ed obbedienza in tutto ciò che non fosse contrario alle leggi della Chiesa" e di “non temere quelli che uccidono il corpo e più oltre non possono fare, ma a temere solo quello che può mandare l'anima e il corpo alla eterna perdizione". - Ormai lo Stato è in mano ai Francesi e il Papa protesta inutilmente. Il nuovo Segretario di Stato Bartolomeo Pacca è risoluto quanto il Pontefice a resistere. Ovunque vengono commesse violenze, Monsignori e Cardinali vengono arrestati o mandati al confino. Il 6 settembre due ufficiali francesi penetrano nell’ufficio del Quirinale del Segretario di Stato e gli intimano di partire entro ventiquattro ore per Benevento sua patria, dove sarebbe stato accompagnato da una scorta. Il Cardinale risponde che non riceve ordini dalla Francia. Pio VII non ne può più e sbotta: “Andate, annunciate al vostro generale che io sono stanco di soffrire tanti insulti da parte di un uomo, che osa ancora chiamarsi cattolico. (…) Ordino al mio ministro di non obbedire alle ingiunzioni di un'autorità illegittima. Sappia il vostro generale che per tradurlo prigioniero egli dovrà far atterrare tutte le porte del mio palazzo, e lo dichiaro fin d'ora responsabile di tutte le conseguenze di un sì enorme attentato". - Il popolo sta col Papa, tanto che quando per il Carnevale 1809 proibisce le maschere e le feste pubbliche, il Generale Miollis apposta le organizza, ma non riesce a far divertire nessuno, perché la gente, per protesta, fa trovare chiuse le finestre e rimane tappata in casa. Il 20 marzo però, anniversario dell'incoronazione di Pio VII, vengono fatte grandi luminarie e Roma mostra l'aspetto dei giorni di festa. - Il 17 maggio 1809 Napoleone, tronfio della sua vittoria sull’Austria, emana da Vienna il famoso Decreto con il quale abolisce il potere temporale dei Papi e unisce all'Impero gli Stati della Chiesa. D’ora in poi Roma sarà dichiarata città imperiale e libera, i futuri Pontefici dovranno giurare l’osservanza delle quattro proposizioni della Chiesa gallicana, mentre il Papa riceverà una rendita annua di 2.000.000 di franchi, potrà risiedere in qualsiasi città dell'Impero e i suoi palazzi e le sue terre saranno esenti da ogni imposta e avranno speciali immunità. I Cardinali e il Collegio di Propaganda saranno mantenuti dallo Stato. Con un secondo Decreto si ordina di formare una Consulta straordinaria, presieduta dal Generale Miollis e composta anche da Cesare Balbo, che deve curare il trapasso dal vecchio al nuovo regime, dividendo il territorio in Dipartimenti, nominando un Senato di 60 membri ed applicando il Codice Civile. - Il 10 giugno 1809, a suon di tromba, il Decreto Imperiale viene notificato a Roma e contemporaneamente da Castel Sant’Angelo e da tutti gli edifici pubblici viene abbassata la bandiera pontificia per lasciare posto al tricolore francese. Pio VII riceve la notizia con molta serenità e al Cardinale Pacca dice: "Consumatum est!". Ai sudditi invia invece un proclama in cui si dice fra l’altro: ” Noi ci vediamo con indegni pretesti e con tanto 144 maggiore ingiustizia interamente spogliati della nostra sovranità temporale con cui è strettamente legata la nostra spirituale indipendenza. In mezzo a queste fiere persecuzioni ci conforta il pensiero che Noi incontriamo un così gran disastro non per alcuna offesa fatta all'Imperatore o alla Francia, la quale è stata sempre l'oggetto delle nostre amorose, paterne sollecitudini, non per alcun intrigo di mondana politica, ma per non aver voluto tradire i nostri doveri e la nostra coscienza". Nel contempo respinge ogni rendita o pensione per lui e per i membri del Sacro Collegio, dichiarando che preferisce condurre vita misera anziché accettare il vitto da un usurpatore dei beni ecclesiastici. - Lo stesso giorno scrive la bolla di scomunica "Quum memoranda", che durante la notte viene affissa nelle basiliche di San Pietro, di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore e che subito viene ovviamente strappata dai Francesi. Nella scomunica, comunque, non viene mai citato Napoleone. - Il 20 giugno Napoleone scrive minaccioso " Basta con gli accomodamenti; è un pazzo furioso e bisogna rinchiuderlo. Fate arrestare il Cardinal Pacca ed altri aderenti del Papa". - Il Papa si è barricato nel Quirinale, ma i Francesi temono una sua sortita che possa provocare una sommossa. Il 5 luglio giungono da Napoli a Roma 800 soldati al comando del Generale Pignatelli Cerchiara, e quel giorno stesso il Generale Miollis avvisa il colonnello Sires, Direttore Generale di polizia, di fare i preparativi per il colpo, che deve essere eseguito all'alba del giorno dopo. - Nelle prime ore del 6 luglio 1809 il generale Étienne Radet scala in tre punti le mura dei giardini del Quirinale, abbattendo, con l'aiuto di alcuni impiegati infedeli, le porte. Seguito da soldati, gendarmi e borghesi filo-francesi ed anticlericali, penetra negli appartamenti del Pontefice, il quale si è già alzato e insieme al Cardinale Pacca e ad altri prelati aspetta sereno. Il Radet, quando è al cospetto del Capo della Chiesa, in nome del governo imperiale invita a rinunziare al potere temporale. A lui risponde Pio VII: "Noi non possiamo né cedere né abbandonare quello che non ci appartiene. L'Imperatore potrà farci a pezzi, ma non potrà ottenere questo da noi. Dopo quanto abbiamo fatto per lui dovevamo attenderci una simile condotta?". E quando il Radet gli comunica l'ordine di arresto: “ Ecco la ricompensa che mi è riservata per quanto ho fatto per il vostro Imperatore. Ecco il premio per la mia grandissima condiscendenza verso di lui e verso la chiesa di Francia! Ma forse sotto tale riguardo sono stato colpevole dinanzi a Dio; e adesso che vuol punirmi mi sottometto a Lui con umiltà". - Pio VII chiede due ore di tempo, ma non gli sono concesse; esprime il desiderio di essere accompagnato da alcune persone di sua fiducia, ma gli viene accordata soltanto la compagnia del Cardinale Pacca; allora il Pontefice prende un Breviario e un Crocifisso e, montato in una carrozza, si mette sulla via dell'esilio. Accompagnato dal Radet e da una scorta di gendarmeria, Pio VII viene condotto a Firenze, in quella Certosa che dieci anni prima aveva accolto Pio VI; poi a Genova, Alessandria, Torino, Grenoble, Valence, infine Avignone. Il Cardinal Pacca viene invece rinchiuso nel Forte di Finestrelle. - Il 17 agosto 1809 il Papa viene riportato in Italia, a Savona, dove, rigorosissimamente sorvegliato, dapprima è alloggiato nella casa del conte Egidio Sansoni, sindaco della città, poi nel Palazzo Vescovile, dove in apparenza è libero, ricevendo i pellegrini, che da ogni parte accorrono a vederlo, ma in realtà è prigioniero, perché sempre sorvegliato da spie, da funzionari e da soldati. - Il 2 febbraio 1810 Napoleone ordina il trasferimento a Parigi degli Archivi Vaticani, con conseguenze molto pesanti sul piano documentario. - Il 17 febbraio sempre il corso proclama il diritto imperiale su Roma e sul suo territorio, che viene diviso in due Dipartimenti: Tevere e Trasimeno. Roma viene proclamata città libera, nella quale deve risiedere un principe consanguineo dell'Imperatore o un altro 145 dignitario della sua corte; inoltre Napoleone, per solennizzare il suo decimo anno di regno, programma una nuova consacrazione in San Pietro. L'erede al trono avrebbe poi portato il titolo di Re di Roma. Nel senatoconsulto inoltre si stabilisce che i Papi, appena eletti, dovranno giurare rispetto alle quattro preposizioni gallicane del 1682, che sono estese a tutto l'Impero. Per trattare gli affari religiosi, Napoleone costituisce una Commissione Ecclesiastica. Infine, un’apposita "Ufficialità diocesana metropolitana e primaziale" concede all'Imperatore di annullare il suo matrimonio con Giuseppina, per sposare Maria Luisa, figlia dell'Imperatore d'Austria. - Il 2 aprile 1810 Napoleone sposa così Maria Luisa. 13 Cardinali, non avendo voluto partecipare alla cerimonia religiosa delle nozze imperiali, sono privati della pensione e costretti a lasciare la porpora (il che vale loro il nome di "cardinali neri"), per essere relegati in varie città della Francia. - Sorge a questo punto il problema dell’insediamento dei 20 Vescovi di nomina imperiale, cui il Papa non vuole dare loro l'istituzione canonica. Anzi spedisce un Breve, in cui dichiara intrusi i nuovi eletti. Per forza di cose, questi trovano opposizione da parte del clero delle Diocesi loro assegnate, opposizioni che provocano arresti e deportazioni. - Stessa reazione contro coloro che si rifiutano di fare Giuramento di fedeltà all’Imperatore nell’ex Stato Pontificio: Napoleone sopprime 20 Vescovadi, deportandone in Francia i titolari, e relega nell'Italia settentrionale parecchie centinaia di parroci. - Il 14 ottobre 1810 l'ambizioso Cardinale Jean-Siffrein Maury, filoimperiale, viene nominato da Napoleone Arcivescovo di Parigi (dopo il rifiuto del Cardinale Fesch): il Papa, con due brevi da Savona, del 5 novembre e 18 dicembre (che Maury finge di ignorare), gli rifiuta l'investitura canonica, vietandogli di governare la Diocesi. - A questo punto il Papa viene sottoposto ad una sorveglianza più rigida e gli sono perfino tolti i libri e l'occorrente per scrivere. - Il 6 gennaio 1811 il Cardinale Maury legge davanti al Papa un "indirizzo" con il quale afferma l'autorità dei Capitoli ad eleggere i Vescovi nominati dal sovrano. In tal modo il Pontefice viene messo completamente in disparte. Tale indirizzo è tuttavia approvato non solo da tutti i Capitoli di Francia, ma anche da tutti, o quasi, quelli del Regno d'Italia. Il Papa a questo punto è l’unico a resistere. - Il 5 marzo la Commissione Ecclesiastica, interrogata dall’Imperatore, esprime il parere che, allorché siano disgraziatamente rotte le comunicazioni fra il Papa e i fedeli, i Vescovi potranno dare le solite dispense concesse dalla Santa Sede. Praticamente la Chiesa di Francia potrà provvedere da sé alla propria conservazione, facendo a meno dell'investitura pontificia dei Vescovi. Si va verso l’idea di riunire addirittura un Concilio Ecumenico in cui Napoleone stesso dia la linea. - Il 20 marzo Napoleone ha un figlio, al quale conferisce, senza alcun riguardo per il Pontefice prigioniero, il titolo di "Re di Roma". Da questo momento si adopererà per ottenere da Pio VII l'istituzione canonica dei Vescovi da parte dei Metropoliti, con la conseguenza di ridurre ulteriormente le competenze della Sede Apostolica e di minacciare l'unità della Cattolicità. - Nel maggio 1811 a Savona arrivano un Arcivescovo e due Vescovi con un Indirizzo firmato da tutto l'alto clero residente a Parigi. Pio VII, assediato e insidiato da ogni parte, finisce con il fare qualche concessione, soprattutto per paura che da un eventuale Concilio escano, insieme con lo scisma, mali maggiori. Pertanto promette di dare l'istituzione ai Vescovi nominati secondo le forme del Concordato, il quale ora viene esteso a Parma e alla Toscana, e inoltre dichiara che, se dopo sei mesi non avrà ancora concesso le bolle d'investitura agli ecclesiastici scelti dall'Imperatore, il Metropolita della Chiesa vacante o, mancando questo, il Vescovo più anziano della Provincia, sarà autorizzato a concedere lui 146 stesso le bolle medesime in "nome del Papa". Pio VII, con queste concessioni, di fatto ha ceduto del tutto la sua autorità, ma dice di averlo fatto "nella speranza soltanto che queste (le concessioni) avrebbero preparato la via agli accomodamenti che avrebbero ristabilito l'ordine e la pace della Chiesa restituendo alla Santa Sede la libertà, l'indipendenza e la dignità che a lei conveniva". - Il Concilio Nazionale dei Vescovi dell'Impero (sei Cardinali, otto Arcivescovi, ottantuno Vescovi, di cui quarantuno titolari italiani) si apre a Notre-Dame di Parigi il 17 giugno 1811. I Commissari Imperiali pongono all'approvazione del Concilio un Decreto, che stabilisce che le nomine dei Vescovi dovranno farsi secondo le forme del Concordato e che l'istituzione canonica, se il Pontefice non la concederà entro sei mesi, dovrà essere data dal Metropolita. Il Concilio, a maggioranza, rifiuta di approvare il Decreto senza l'autorizzazione scritta del Pontefice, e Napoleone ne rimane così indignato che ordina l'arresto di tre Vescovi e lo scioglimento del Concilio (12 luglio). Il Concilio viene convocato di nuovo (3 agosto), il Decreto nuovamente proposto all'approvazione e di 80 Vescovi presenti a questo punto, soltanto 10 votano contro. - Il Papa, su consiglio del Cardinale Giuseppe Maria Spina, per non riconoscere la legittimità del Concilio e per affermare di fronte ad esso la sua superiorità, dà l'approvazione sotto forma di Breve indirizzato ai Vescovi riuniti a Parigi e nello stesso tempo aggiunge le parole "in nome del Papa" a quell'articolo con il quale si concede ai Metropoliti di dare l'investitura. - Per timore che possa essere liberato con aiuto inglese (paradosso della storia!), Napoleone ordina al principe Camillo Borghese, suo cognato e Governatore del Piemonte, di trasferire di nuovo in Francia il Papa, di nascosto, la notte fra l’8 e il 9 giugno del 1812, travestito da prete e con la scorta di un cameriere, del medico Porta e del capitano Lagorse. Passando per Novi Ligure, Alessandria e Susa, giunge il 12 al Moncenisio. Qui deve fermarsi tre giorni, gli viene dato il Viatico, perché molto ammalato, ma guarisce grazie ad un chirurgo di Lanslebourg, Balthazard Claraz, il quale lo accompagna fino a Fontainebleau, dove giunge il 19 giugno. - Dopo il disastro della Campagna di Russia e in seguito a lunghe trattative condotte da Napoleone in persona senza testimoni, il 25 gennaio 1813 viene stilato un nuovo ed umiliante – per il Papa - Concordato (detto Concordato di Fontainebleau), in cui si prevede che egli avrebbe avuto la sua sede in Italia o in Francia con un appannaggio annuale di 2.000.000 di franchi, che avrebbe conferito l'istituzione canonica dei Vescovi secondo le disposizioni del Concilio parigino, mantenendo, però, il pieno diritto solo per i 6 Vescovi suburbicari del Lazio e per altri 10 da specificarsi, mentre tutti gli altri Vescovi dell'Impero sarebbero stati nominati dall'Imperatore. Ulteriori pretese sono respinte tenacemente da Pio VII, che aderisce a quelle citate solo a causa di aperte minacce, che contribuiscono a peggiorare il suo stato di prostrazione fisica. Napoleone intona un Te Deum, ma è ormai vicina la sua fine. - Il 23 marzo 1813 il Papa scrive una lettera, in cui ritira le concessioni fatte e invita l'Imperatore ad intavolare nuove trattative. Nel mese di maggio, infine, osa sfidare apertamente il potere di Napoleone, dichiarando nulli tutti gli atti ufficiali compiuti dai Vescovi francesi. - Il 19 ottobre Napoleone è sconfitto a Lipsia. Di fronte alla penetrazione degli eserciti della Sesta Coalizione in territorio francese, Napoleone decide di far ricondurre il suo prigioniero a Savona. Pio VII parte da Fontainebleu domenica 23 gennaio 1814 in forma privata, vestito da Vescovo. Viene condotto a Nizza attraverso un percorso tortuoso, per aggirare la valle del Rodano, dove il fermento antibonapartista è al culmine. Il lungo viaggio del prigioniero si tramuta in un trionfo: folle esultanti si accalcano al passaggio 147 dell'anziano Pontefice attraverso il sud della Francia. Il 16 febbraio il Papa giunge a Savona. È qui, forse, che gli viene data la notizia che Roma è stata liberata dal dominio francese. - Napoleone abdica in favore di suo figlio, rinunciando alla totalità dei suoi poteri. A questo punto lascia libero il Papa, che il 31 marzo arriva a Bologna, celebra la Pasqua ad Imola il 10 aprile, poi rimane nella sua Cesena fino al 7 maggio. - A Cesena scrive un’Enciclica in italiano, “Il Trionfo” datata 4 maggio 1814, con la quale ringrazia Dio della libertà riconquistata dopo quasi cinque anni di prigionia ed impartisce le prime disposizioni per la riorganizzazione dello Stato Pontificio. Scrive ai Romani di nutrire “ardente brama di migliorarne le sorti e stringerli al seno, come un tenero padre stringe con trasporto i figli amorosi dopo lungo ed amaro pellegrinaggio". - L'11 maggio il Cardinale Agostino Rivarola assume il governo dei Dipartimenti del Tevere e del Trasimeno e due giorni dopo pubblica un Editto, con il quale dichiara aboliti i codici napoleonici civile, di commercio, penale e di procedura, mantenendo solo il sistema ipotecario; richiama in vigore, invece, l'antica legislazione (compreso Indice ed Inquisizione), sopprime i diritti di registro, la carta bollata e il demanio, sospende fino ad ulteriore determinazione i diritti feudali e nomina una Commissione di governo. - Il 15 maggio il Papa si reca a ringraziare la Madonna a Loreto e il 24 maggio 1814 fa il suo solenne ingresso a Roma. - Il 5 luglio rinomina Consalvi alla Segreteria di Stato. - Il 7 agosto con la bolla “Sollicitudo omnium Ecclesiarum”, il Papa ricostituisce la Compagnia di Gesù. - Nonostante, come nel caso di monsignor Giuseppe Antonio Sala, venga da alcuni prelati esortato alla "grande opera di quella universale riforma, che Iddio vuole da noi e che tutti i buoni ardentemente sospirano" , il Papa rimette in vigore tutto ciò che cinque anni di dominazione francese aveva fatto dimenticare. Così il 30 luglio 1814 sono rimessi in vita i diritti feudali. - Durante i 100 giorni di Napoleone nel 1815, Gioacchino Murat invade lo Stato Pontificio da sud. Allora il Papa si rifugia prima a Genova, poi a Torino (19 maggio), ma è solo un fuoco di paglia. - Il 7 giugno 1815, dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo e col Congresso di Vienna in corso, Pio VII può tornare definitivamente in Vaticano, accolto dalla stima di molti, concedendo il suo perdono, anche se limitatamente al passato : “Ora, non potendo il Santo Padre resistere agli impulsi del suo animo pietosissimo, condona generosamente ai suoi sudditi ogni pena corporale fossero incorso per infedeltà al pontificio governo; ma protesta peraltro che se taluno si abbandonasse a nuova colpa consimile, cesserebbero per lui i benigni effetti di questo perdono e si riunirebbero a suo carico insieme con i nuovi anche i passati trascorsi, né potrebbe andare esente dalla severità del meritato castigo". - Il Cardinale Consalvi al Congresso di Vienna chiede indietro l’intero Stato Pontificio, in quanto “il Santo Padre è obbligato dai suoi più stretti doveri, come amministratore del Patrimonio di San Pietro e per i giuramenti solenni da lui fatti, a conservarlo, a difenderlo, a recuperarlo". Pio VII rifiuta di aderire alla Santa Alleanza, perché ciò avrebbe comportato la sottoscrizione di un manifesto religioso insieme a scismatici ed eretici, mentre collabora all’abolizione della schiavitù. - Il Trattato di Vienna (9 giugno 1815) restituisce al Papa sia le Marche e le Legazioni (salvo alcuni territori situati a nord del Po) sia le enclave di Benevento e di Pontecorvo. - Nel Concistoro dell’8 marzo 1816 rinuncia, dopo 31 anni, al titolo di Vescovo di Imola. - Nel Motu Proprio “Quando per ammirabile disposizione”, emanato il 6 luglio 1816, il Segretario di Stato Consalvi avvia la riforma dell'amministrazione dello Stato Pontificio, in 148 particolare quella del catasto e dell’ordinamento amministrativo e giudiziario, che nonostante le sue imperfezioni, segna un progresso non lieve in paragone con le legislazioni precedenti. Purtroppo l'Austria e la Curia non apprezzano molto la sua opera. Lo Stato Pontificio viene diviso in 20 "province": 5 (Roma con la Comarca, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì) governate da Cardinali Legati e perciò dette "Legazioni"; le altre 15 da Monsignori Delegati e dette quindi "Delegazioni". Ogni Provincia viene suddivisa in "mandamenti", detti "governi", retti da un Governatore di nomina regia; ogni governo comprende parecchi "comuni" amministrati da "Consigli Comunali". - Nello stesso tempo vengono regolarizzate le relazioni della Curia con gli Stati europei, mediante la conclusione di Concordati con il Piemonte (1817), la Baviera (1817), la Russia per la Polonia (1817), le Due Sicilie (1818), la Prussia (1821), mentre, per quel che riguarda la Francia si torna al Concordato del 1801. - Il Papa dà nuovi impulsi all'opera missionaria, riorganizzando la Congregazione di Propaganda Fide e la penetrazione cattolica nel Medio ed Estremo Oriente. - In compenso non vede di buon occhio i primi segnali di volontà di indipendenza da parte delle colonie spagnole americane. A tal proposito, in ragione del fatto che “in terra Noi siamo rappresentanti di Colui che è il Dio della pace e che, nascendo per redimere il genere umano dalla tirannide del demonio, volle annunciare la pace agli uomini attraverso i suoi angeli” scrive l’enciclica “Etsi longissimo terrarum” del 30 gennaio 1816, nella quale definisce come sediziosi i moti rivoluzionari. Non manca uno stucchevole panegirico di Ferdinando VII “per il quale nulla è più prezioso della Religione e della felicità dei suoi sudditi” e degli Spagnoli “ i quali non esitarono a sacrificare vita e fortune per dimostrarsi testimoni della Religione e della propria lealtà verso il Re.” - Dopo il fallito tentativo rivoluzionario di Macerata (1816-1817) subito represso dalle truppe papaline, movimenti settari come i “Guelfi” o i “” hanno un periodo di rallentamento, ma ben presto le società segrete riprenderanno la loro attività. Nell'ottobre 1817 i “Guelfi”si fondano con i "Carbonari" in una società sola. Allora la propaganda settaria s'intensifica così tanto, che pochi mesi dopo, si costituisce, all’opposto, la setta dei "Sanfedisti" con un programma ferocemente reazionario. - Consalvi, temendo che l'Austria, preoccupata dell'esistenza di società segrete ai confini del Lombardo-Veneto, occupi le Legazioni, ordina ai Cardinali Stanislao Sanseverino e Giovanni Rusconi , Legati delle province di Forlì e di Ravenna, di cacciare o di confinare i liberali più impetuosi. - La madre del Bonaparte, ormai prigioniero a Sant’Elena, in una lettera del 27 maggio 1818 al Segretario di Stato scrive: “La sola consolazione che mi sia concessa è quella di sapere che il Santissimo Padre dimentica il passato per ricordare solo l’affetto che dimostra per tutti i miei. Noi non troviamo appoggio ed asilo se non nel Governo Pontificio, e la nostra riconoscenza è grande come il beneficio che riceviamo”. - A partire da quest’anno il Cardinale Consalvi procede all’abolizione del regime feudale. - Due anni dopo (1820) il Segretario di Stato vieta alle truppe austriache di passare sul territorio pontificio per andare a reprimere la rivolta di Napoli (si ribellano anche le enclave papali di Pontecorvo e Benevento). Ma nello stesso tempo continua la repressione dei liberali: ne vengono arrestati dieci nella Marche, condannati ad alcuni anni di segregazione nella fortezza di Civitacastellana. - Il 13 settembre 1821, Pio VII, sollecitato da alcuni sovrani e specialmente da Francesco I d’Austria, lancia con la bolla "Ecclesiam a Jesu", la scomunica contro tutti i settari e in particolar modo contro i Carbonari, ma né questa né le proscrizioni e gli arresti varranno a scoraggiarli, anzi inaspriscono maggiormente i loro animi e si ha una lotta silenziosa, ma feroce tra liberali e "Sanfedisti", che è la causa di un inutile spargimento di sangue. I 149 disordini vanno di giorno in giorno aumentando e le sette, invano perseguitate, acquisiscono vigore. - Pio VII si spegne, stremato dalle fatiche, il 20 agosto del 1823, all'età di 81 anni, dopo 23 anni e mezzo di Pontificato. Lo scultore protestante Thorvaldsen costruisce lo splendido mausoleo, in cui sono deposte le spoglie del Pontefice: tale mausoleo rimane a tutt'oggi la sola opera d'arte della Basilica di San Pietro fatta da un artista di fede dichiaratamente non cattolica. - Aveva creato 99 cardinali (tra i quali due futuri Pontefici) nel corso di 19 distinti Concistori. - Il 15 agosto 2007 la Santa Sede ha concesso il nulla osta all'introduzione del processo di beatificazione. Da quella data il Pontefice ha assunto il titolo di Servo di Dio.

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TAVOLA XVII

Pio VII

Pio VII col Cardinale Consalvi

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Pio VII presenzia all’incoronazione di Napoleone

Pio VII nella Cappella Sistina nel 1814

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CAPITOLO 33

DAL 1823 AL 1846

Restaurazione: questa è la parola d’ordine di questi 23 anni di storia del XIX secolo. Chiesa vs Mondo, non ci può essere alcun compromesso fra di loro, nessun dialogo. Dalla restaurazione si passa poi facilmente alla repressione di qualsiasi voce discordante, di qualsiasi rivolta. Il liberalismo è condannato a priori, essendo settario e massonico, ma guai se qualche credente, magari in tonaca, cerca di prenderne qualcosa di buono per ipotizzare la figura del cattolico-liberale. La rinascita post-napoleonica dello Stato della Chiesa appare sempre più come un qualcosa di tollerato - ancora per poco - dalle cancellerie, contro la volontà di larghi strati della borghesia pontificia, specie nelle province del nord Italia, dove i Governatori (che sono poi alti prelati) devono sguinzagliare esercito e polizia, favorendo anche lo spionaggio, per procedere ad arrestare i sediziosi. Purtroppo quando non si riesce da soli, si ricorre agli odiati Austriaci. Tre Pontificati, uno brevissimo, quello del moderato Pio VIII, gli altri due assolutamente rigidi nella difesa del tridentismo e nella reazione a qualsiasi modernità, fosse anche l’antivaiolosa o la ferrovia. Questa la situazione politica, religiosa e sociale prima del fondamentale Pontificato di Pio IX, cui sono dedicati due interi capitoli.

Leone XII (1823-1829)

- Appartiene alla nobile famiglia marchigiana dei Della Genga, sesto dei dieci figli avuti dal Conte Flavio e dalla contessa Maria Luisa Periberti di Fabriano. Studia nel Collegio Campana di Osimo, nel Collegio Piceno e all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici a Roma. Il 14 giugno 1783 è ordinato sacerdote. Pio VI lo nomina prima Vescovo di Tiro, poi, nel 1794, Canonico della Basilica di San Pietro. È inviato come Nunzio Apostolico in Germania, a Lucerna, Colonia e infine Parigi, nel 1808, dove si scontra con il Cardinale Consalvi. Durante l’occupazione francese di Roma, monsignor Della Genga si rifugia nell'Abbazia di Monticelli, dove spera di poter vivere il resto dei suoi giorni e in questa convinzione prepara perfino la sua pietra tombale con il relativo epitaffio ancora oggi visibile. Pio VII, tra i 21 Cardinali da eleggere nel Concistoro del 1816, include anche il suo nominativo. Poco dopo, diviene Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, poi Vescovo di Senigallia, ma deve rinunciare all'incarico a causa delle precarie condizioni di salute. Nel 1820 è nominato Vicario per la città di Roma. - Il 2 settembre 1823, 49 dei 53 Cardinali di cui si compone il Sacro Collegio, si riuniscono in Conclave. Due gli schieramenti: da una parte gli “zelanti” filo-austriaci, dall’altra i “moderati”, con gli ex collaboratori di Pio VII Consalvi e Pacca. Quando sembra eletto il Cardinale Antonio Gabriele Severoli, l’Austria pone il veto. Il 27 settembre Annibale Sermattei Della Genga viene eletto con 36 voti ed incoronato il 5 ottobre. Molti ritengono che vivrà poco.

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- Dà subito un segnale chiaro su come sarà il Pontificato, accantonando il riformista Consalvi e sostituendolo col Cardinale Giulio Maria Della Somaglia, uomo politico avverso ad ogni forma di liberalismo e di rinnovamento. - Ed ecco dare maggiore potere ai Vescovi, ampliandone la giurisdizione nei giudizi civili; si dà loro facoltà di istituire fidecommessi e primogeniture; si prescrive che le donne congruamente dotate siano escluse dalle successioni degli ascendenti e dei discendenti; si esclude nei tribunali l'uso della lingua italiana, ripristinando il latino e si restituisce in parte il vecchio sistema di procedura nell'azione penale. - Per quanto riguarda la politica economica, mentre in Europa il libero scambio è in questo periodo il tema dominante, Leone XII grava i prodotti stranieri di dazi altissimi (fino a cinque volte in più). E non essendoci all'interno dello Stato grandi manifatture, industrie, razionali produzioni agricole, la circolazione delle merci è fortemente penalizzata: la carenza alimentare per i 2.600.000 abitanti di allora si fa drammatica, al limite della sussistenza con estesi fenomeni di malattie legate alla malnutrizione. Questo porta poi al brigantaggio, stroncato senza pietà tra la Ciociaria e il mare, e ad uno spirito sovversivo, peraltro già forte nel settentrione. - Proibisce le società bibliche di stampo protestante e finanziate spesso dalla Massoneria. Fortemente influenzato dai Gesuiti, il Papa riorganizza tutto il sistema scolastico. Le prime classi, in cui si apprendeva il leggere, lo scrivere e il far di conto, definite “abecedarie”, corrispondono alle attuali primarie, mentre le classi successive, della grammatica, umanistica e retorica, si configurano all’incirca come le nostre scuole medie, in grado dunque di offrire una preparazione propedeutica ai gradi secondari o superiori di istruzione. - Sul finire del 1823 Leone XII rischia di morire, ma il padre passionista Vincenzo Maria Strambi (futuro santo), suo consigliere personale, si offre al suo posto, morendo nel giorno di Capodanno 1824. - Nell'Enciclica “Ubi primum” del 5 maggio 1824 chiarisce quale sia il suo programma: restaurazione della fede, lotta all'indifferentismo religioso, condanna del liberalismo e delle “sette”. - Nel 1824 invia in Romagna il duro Cardinale Agostino Rivarola con il grado di Legato Straordinario, per poter stroncare in quella Provincia e in altre vicine, tutte le società segrete. Bastano anche semplici indizi per finire sotto processo. Alla sentenza segue poi un bando, con il quale si perdonano tutti i settari e si dichiara che se nuovamente si accosteranno alle società segrete, saranno puniti anche della colpa di cui erano in precedenza stati assolti; inoltre si minaccia ai capi e ai propagandisti delle sette la pena capitale e la pena di sette anni di galera per tutti coloro che non denunciano i settari. - Con la bolla “Quod hoc ineunte saeculo”, del 24 maggio, indice per il 1825 il Grande Giubileo, volto a rilanciare la fede cristiana, messa così a dura prova dai tentativi sovversivi. A chi lo consiglia di lasciar perdere, visti i pericoli di ordine pubblico, risponde: “Si dirà quel che si dirà: il Giubileo s’ha da fare”. Per questo cerca di curarne la logistica, per esempio con il rifacimento delle strade per favorire l’afflusso dei pellegrini. L’intento è di fare della città una “santa Gerusalemme, città sacerdotale e regia”. Unica novità per i pellegrini l’impossibilità di visitare la Basilica di San Paolo, a causa dell'incendio che l'aveva distrutta il 16 luglio 1823: viene sostituita dalla Basilica di Santa Maria in Trastevere. - Con la Costituzione apostolica "Quod divina sapientia" del 28 agosto 1824 riforma l’insegnamento universitario, ponendolo sotto il controllo di una Congregazione degli Studi, accentrandone il funzionamento con grande rigidità e senza respiro culturale, in modo da educare la popolazione e soprattutto il futuro ceto dirigente al massimo conformismo. Prescrive che le due università primarie di Roma e di Bologna, debbano essere presiedute 154 da un Arcicancelliere, da cui dipende il Rettore, mentre le cinque secondarie (Ferrara, Perugia, Camerino, Macerata e Fermo), da Cancellieri; restituisce, infine, il Collegio Romano ai Gesuiti. - Grave la decisione di togliere, sempre nel 1824, l'obbligatorietà della vaccinazione antivaiolo, pur mantenendone il carattere gratuito: ciò porterà all’epidemia del 1828: solamente nella città di Bologna causerà 553 morti. - Il 1° novembre 1824 pubblica la bolla “Super universam”, in cui si riprende e porta a conclusione un piano di riforma della struttura delle parrocchie romane già elaborato al tempo di Pio VII con la sua partecipazione come allora Vicario di Roma. L'obiettivo è quello di "adeguare l'assetto parrocchiale al ruolo di preminenza religiosa assegnato alla Chiesa di Roma, allo scopo di consolidare quest'ultimo e di riaffermarlo come una costante della prospettiva cattolica". - Il Giubileo, apertosi solennemente durante i Vespri della Vigilia di Natale 1824, si svolge in maniera molto ordinata, ma chi si era aspettato che anche dall'estero potesse arrivare una risposta positiva in termini di affluenza, resta comunque deluso, in quanto sulle circa 375.000 presenze che si riscontrano in città nell'Anno Santo, gli stranieri registrati presso la Trinità dei Pellegrini non vanno oltre le tremilaquattrocento unità, riducendo l'evento a qualcosa di essenzialmente italiano. Si fa di Roma un grande, unico spazio sacro, teatro di continue funzioni religiose, prediche, missioni (l'abate empolese Giovanni Marchetti è uno dei protagonisti più seguiti di tali celebrazioni). D'altro canto, le molte restrizioni in fatto di moralità pubblica e di divertimenti esasperano la popolazione, privandola dei consueti mezzi di sostentamento derivanti dal turismo; non mancano le contestazioni e le provocazioni di tipo settario, dando ragione a quanti, soprattutto tra i diplomatici stranieri, hanno criticato l’indizione per i disordini che ne sarebbero potuti scaturire. L’atteggiamento misticheggiante del Papa e dei suoi collaboratori non manca di ridare fiato ad una cultura decisamente reazionaria, capace con la propria intolleranza e col rifiuto di ogni mediazione di mettere in allarme anche le più conservatrici tra le Cancellerie europee. - All’inizio dell’Anno Santo viene ridato vigore al "Giornale Ecclesiastico" di Roma, organo della battaglia antigallicana e massimo veicolo della propaganda integralista tra i cattolici italiani ed europei. A guidarlo il teatino siciliano Gioacchino Ventura, che ha fra i collaboratori il succitato Marchetti, entrambi molto legati al Papa, entrambi campioni del più coerente “intransigentismo” e assertori accaniti del primato papale. - Durante l’Anno Santo (il 19 settembre) il Papa riesce perfino a far catturare, con l'aiuto prima di Monsignor Antonio Pallotta, uno dai metodi repressivi spicci, e poi del Cardinale Giovanni Antonio Benvenuti, maggiormente diplomatico, la famigerata banda dei briganti di Antonio Gasperone, specializzato in sequestri di persona (religiosi, ma anche un colonnello austriaco), abilissimo a non farsi prendere dalle truppe papaline e da quelle austriache. Il bandito si rassegna a piegarsi con l'assicurazione di clemenza. Tutti finiscono in carcere, ma nessuno viene condannato a morte. Sarà liberato nel 1870 dal governo italiano e finirà i suoi giorni a 86 anni nella Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso. Un mito anche fuori d’Italia, visto il panegirico che ne farà Stendhal. - Durante il Giubileo, finalmente, dopo secoli, sono tolte dall'Indice le opere di Galileo, ma vengono anche ghigliottinati pubblicamente in Piazza del Popolo a Roma, il 23 novembre, i due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, condannati dal Governatore di Roma, Monsignor Tommaso Bernetti, per il semplice ferimento di una spia. La gente accorre e guarda con distacco questi due uomini del nord Italia finire sulla forca. Ormai è uno spettacolo. Non certo giubilare. - Continua la repressione del Caldirola: il 31 agosto 1825 sono condannati 508 cittadini (di cui 7 finiscono sul patibolo); fra questi figurano nobili, possidenti, impiegati, medici e 155 chirurghi, avvocati e notai, farmacisti e flebotomi, ingegneri, veterinari e maniscalchi, studenti, militari, preti, negozianti, operai ed esercenti. - Il Giubileo alla fine rimarrà nella memoria collettiva dei Romani come l'anno in cui si scatenò la fervida fantasia del direttore generale di polizia, monsignor Bernetti e del Cardinale Vicario Zurla per l’ordine pubblico: cancellate tutte le feste popolari, limitata l'attività dei teatri e sottoposti a rigido controllo gli spettacoli, regolate con severità la produzione e la circolazione dei libri e dei periodici, disciplinato l'accesso alle osterie con i famosi "cancelletti", poiché “il vino bevuto in troppa grande abbondanza cagiona frequentemente scene funeste”. Dalle fessure l’oste poteva dare sì il vino all’avventore, ma questi doveva berselo a casa o per strada (con lo spettacolo pubblico che si può immaginare). Giuseppe Gioachino Belli scrive in uno dei tanti sonetti dedicati con toni del tutto irriverenti verso questo Papa misoneista: “Ma cchi ddiavolo, cristo!, l’ha ttentato / Sto Pontescife nostro bbenedetto / D’annàcce a sseguestrà ccor cancelletto / Quella grazzia- de-ddio che Iddio scià ddato!” - Il 27 febbraio 1826 istituisce una Congregazione della Vigilanza, con il compito di intervenire sulla pubblica amministrazione per regolarne il lavoro e reprimerne gli abusi. - Il 23 luglio il Cardinale Agostino Rivarola subisce un attentato nella Pineta di Ravenna, ma i colpi di pistola dei carbonari colpiscono l’accompagnatore don Muti. Sconvolto, il porporato lascia l’incarico e viene sostituito dal Papa da monsignor Filippo Invernizzi, che reprimerà i settari ancora più duramente. - Durante l’anno emana dei provvedimenti di carattere pubblico nei riguardi di coloro che sono sbandati e mendicano. Viene consentita la questua solo se i bisognosi sono raccolti sul sagrato delle chiese: questo permette di controllarli e anche di conoscerli uno per uno. - In questo quadro da “indietro tutta” (si torna alle leggi del 1775), non può mancare un nuovo inasprimento della libertà per gli Ebrei: ampliamento del ghetto romano, proibizione di possedere beni immobili e di compiere transazioni finanziarie tra ebrei e cristiani, trasferimento all’interno del ghetto delle attività commerciali precedentemente svolte in città, censimento di tutte le botteghe da loro gestite e sorveglianza del Santo Uffizio. Ciò ne favorisce l'emigrazione a Trieste, a Venezia, in Lombardia e in Toscana. Alla morte del Papa il ghetto conterà circa 3.500 abitanti, dei quali almeno 1.600 in condizioni di indigenza e 300 in povertà assoluta. - Nelle Marche ordina la costruzione di opere pubbliche (soprattutto strade), e sempre a lui si deve il tempietto ottagonale all'interno della Grotta del Santuario di Frasassi, nel Comune di Genga. L’opera è del celebre architetto francese Valadier. Una volta realizzato il tempio, Leone XII provvede a far collocare al suo interno una bella immagine della Madonna in marmo candido, opera della scuola del Canova. - Nel 1827 viene concluso un Concordato coi Paesi Bassi, che in qualche modo affievolisce gli attriti determinati dalla sua dominazione sul Belgio cattolico. - La Chiesa prende atto dell’indipendenza dei Paesi sudamericani e si accorda con Spagna e Portogallo in modo da provvedere autonomamente a creare là una gerarchia ecclesiastica con la nomina di due Arcivescovi e di cinque Vescovi in Colombia e Brasile. - Il 27 dicembre 1827 un Motu Proprio avvia l'impianto della Direzione generale delle dogane e del dazio. - Il 17 giugno 1828 il Papa nomina nuovo Segretario di Stato il più moderato Cardinale Tommaso Bernetti, diplomatico ed ex Governatore di Roma, come abbiamo visto. - Nell'ottobre dello stesso anno, il nuovo ambasciatore francese, visconte François-René de Chateaubriand, è in udienza dal Papa. Racconta di aver ricevuto da lui in regalo un bel gattone e di averlo visto sparare qualche colpo di fucile da caccia nei giardini del Vaticano.

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Ha incontrato un Leone XII sereno, malgrado i lineamenti smunti per la malattia, che presto lo avrebbe condotto alla morte. - Il 21 dicembre nasce la Congregazione di Revisione dei conti, destinata a sottoporre a controllo i disastrati bilanci preventivi e consuntivi della Reverenda Camera apostolica e di tutti gli altri uffici pubblici. - Papa più temuto che amato (e anche molto dileggiato dalla satira del tempo), preoccupato eccessivamente di rinverdire i tempi dell’assolutismo, muore in Vaticano il 10 febbraio 1829, in pieno Carnevale romano: cinque giorni dopo, compiute le solenni cerimonie di rito, viene sepolto in San Pietro. Prima del trapasso chiede che la sua bara sia tumulata nella cripta dell'altare di San Leone Magno, il che avverrà il 5 dicembre 1830. - Aveva creato 25 Cardinali (tra cui un suo successore) nel corso di 8 distinti Concistori.

Pio VIII (1829-1830)

- Dura solo 20 mesi il Pontificato di Papa Castiglioni, anch’egli marchigiano, terzo degli otto figli del Conte Ottavio e della moglie Sanzia Ghisleri, imparentata quindi col celebre San Pio V. Cresciuto in una famiglia austera, ma culturalmente ricca, Francesco Saverio Maria Felice nel 1773 entra nel Collegio Campana di Osimo, riservato ai figli dei nobili. Poco docile ai duri metodi educativi, viene trasferito nel Collegio Pontificio Montalto di Bologna, dove un clima di maggiore apertura intellettuale sollecita positivamente la sua personalità, ancora incerto se diventare prete o meno. Sognerebbe di studiare diritto, ma i parenti insistono per la carriera ecclesiastica. Affidato a due ex Gesuiti, l'italiano Borsetti e il messicano Emanuele Mariano de Yturriaga (che gli trasmettono la grande devozione al Sacro Cuore), nell'ottobre del 1782 si risolve ad abbracciare il sacerdozio e il 17 dicembre 1785 a Roma avviene l’ordinazione. Fin da giovane soffre di un erpete e di altri malanni. La sua carriera ecclesiastica comincia ad Anagni e successivamente prosegue a Fano come Vicario Generale, mentre l'11 agosto 1800 è nominato Vescovo di Montalto e Abate Commendatario dell'Abbazia di Santa Maria in Montesanto. Dopo la prigionia in Francia per il suo no a Napoleone, nel 1816 viene ricompensato da Pio VII con la nomina a Cardinale di Santa Maria in Traspontina ed eletto proprio al posto del Papa alla Diocesi di Cesena. Nel 1821 viene nominato Cardinale Vescovo di Frascati e Gran Penitenziere e, in seguito, Prefetto della Congregazione dell'Indice. - Il 23 febbraio 1829 si apre il Conclave, che prende la direzione gradita all'Austria, grazie all’amico Cardinale , il quale fa in modo che le preferenze della maggioranza dei Cardinali ricadano sul Castiglioni. Con 46 voti viene eletto il 31 marzo e consacrato poi il 5 aprile. I Cardinali questa volta vedono giusto nel prospettare per il futuro Papa poco tempo ancora da vivere. - Naturale la scelta immediata del Cardinale Albani per la Segreteria di Stato, con buona pace dei Francesi. Sceglie il nome di Pio VIII, in onore del moderatamente riformista Pio VII, e del suo avo Pio V. Che il punto di riferimento sia Papa Chiaramonti, lo dimostra la decisione di programmare la solenne cerimonia del possesso per il 24 maggio 1829, giorno e mese del rientro del suo predecessore a Roma, reduce dalla lunga deportazione inflittagli da Napoleone. - Lo stesso giorno pubblica l’Enciclica “Traditi humilitati nostrae”, con cui, oltre a ribadire l'autorità papale sui Vescovi, critica l'indifferentismo religioso, le società bibliche e l'attività delle sette (contro queste ultime mette in atto uno sforzo repressivo, che sfocia in molte condanne, ma mai in esecuzioni capitali). Scrive tra l’altro: “Parliamo, o Fratelli, di quei mali noti, manifesti che deploriamo con comuni lacrime, e che con solidale impegno dobbiamo correggere, estirpare, sconfiggere. Parliamo degli innumerevoli errori, delle 157 dottrine perverse che combattono la fede cattolica, non più in segreto e di nascosto, ma con palese accanimento. (…) Bisogna inoltre vigilare sulle società di coloro che pubblicano nuove traduzioni della Bibbia in ogni lingua volgare, contro le salutari regole della Chiesa, per cui i testi vengono astutamente travisati in significati aberranti, a seconda degli umori di ciascun traduttore. (…) È vostro dovere, Venerabili Fratelli, indirizzare gli sforzi contro quelle società segrete di uomini faziosi che, nemici di Dio e dei Principi, sono tutti dediti a procurare la rovina della Chiesa, a minare gli Stati, a sovvertire l’ordine universale e, infranto il freno della vera fede, si sono aperti la via ad ogni sorta di scelleratezze”. - Nei pochi mesi di Pontificato, viene sbeffeggiato in modo volgare dalla satira (i versi del Belli sono terribili) per la sua bruttezza fisica, ma in realtà è un uomo colto e mansueto, che ha le idee chiare sulle linee guida della sua azione di governo: fondamentale, tra tutte, quella di tener distinta la direzione spirituale del mondo cattolico da quella politica, riservando la prima alla propria competenza esclusiva e affidando la seconda al Cardinale Albani. - Non gli piacciono le decisioni precipitose, e ben lo sperimenta il Rosmini che, avendolo sollecitato perché approvi la propria Congregazione, si sente consigliare di non avere fretta e di procedere con "umiltà e prudenza". - Il 18 giugno 1829 proclama il classico Giubileo Straordinario per festeggiare l’avvenuta elezione. La gente, che ha un ricordo negativo di Leone XII, apprezza almeno la decisione di abolire i famosi "cancelletti", odiatissimi dal popolino romano per l'inutile funzione di controllo che per loro mezzo si esercitava sull'accesso alle osterie; ulteriore consenso gli viene dalla lettera, scritta ai parenti e immediatamente data alle stampe, con cui avverte che non concederà nulla alle consuetudini nepotistiche della Curia. - Importante il suo sostegno all'agricoltura e alla zootecnia e la decisione di importare grano dall'estero in vista dello scarso raccolto del 1830. Compie una riforma delle tariffe doganali, protegge l'editoria, e infine incrementa le opere pubbliche come settore in cui dare sfogo alla disoccupazione con il ricorso a forme di lavoro socialmente utile. - In un Breve del 28 agosto scioglie la Commissione dei Conservatori Femminili istituita nel 1827, riattribuendone la competenza ai singoli Istituti; il 21 dicembre un altro Breve fa qualcosa di analogo a proposito dei cinque maggiori ospedali romani, ricondotti in nome di una maggiore funzionalità ed efficienza alla condizione di massima autonomia. - Con un chirografo del 28 gennaio 1830, si ristabilisce il Tribunale di Appello Commerciale di Ancona e si accelerano i procedimenti giudiziari in materia di scambi e traffici, avvantaggiando in tal modo uno dei comparti più dinamici dello Stato Pontificio. - Per capire il carattere di questo Papa, basta vedere come si muove in questi pochi mesi sullo scenario internazionale. È sua convinzione che con il dialogo e comprendendo le ragioni degli altri, la Chiesa riuscirà a tutelare i propri diritti assai meglio che con le conflittualità; ha molta pazienza, dal momento che i tempi richiedono "mezzi di dolcezza e persuasione" . Egli non ama la parola "subito". Armato di tale saggezza, è deciso a creare con la sola autorità morale uno scenario di pace tra Francia e Austria, il cui raggiungimento avrebbe potuto conferire grande prestigio internazionale alla Chiesa. Il Papa si lascia guidare da un solo, ma solido principio: che, cioè, Roma deve rispettare le istituzioni civili di ogni singolo Stato, prescindendo da un'origine eventualmente rivoluzionaria. - Proprio alla sua elezione, grazie al deputato irlandese Daniel O'Connell, era diventata legge nel Regno Unito l'Emancipation Act, che ridava pari dignità ai cattolici. Di conseguenza fra Roma e Londra si stabilisce una condizione di reciproco rispetto e di comune volontà nel contenere il disagio dell'Irlanda, evitando le inutili provocazioni, così come con gli Stati Uniti si gettano le basi per una piena integrazione dei cattolici in un 158

Paese a maggioranza protestante e si avvia l’allargamento della Chiesa locale sul territorio. Ugualmente riesce ad ottenere dalla Turchia l'emancipazione dei cattolici armeni. - Infine, quando arriva a Roma la notizia che a Parigi, in seguito ad una rivolta popolare, i Borbone sono stati deposti e sostituiti dagli Orléans, Pio VIII, nel settembre 1830, decide di gestire la questione in prima persona, optando a favore di un rapido riconoscimento del nuovo sovrano, affermando così un principio giuridico non molto familiare alle tradizioni della Chiesa, quello "del riconoscimento del potere politico indipendentemente dalla sua legittimità" , dov’è significativo che, come avviene ora con Luigi Filippo, il Papa dà la propria approvazione ad un potere che non è di origine divina, ma è imposto dalla volontà popolare, manifestatasi per giunta attraverso una rivoluzione. Parallelamente non appoggia quegli esponenti dell'alto clero francese, che avrebbero voluto offrire solidarietà e sostegno al Re deposto. - Poco dopo, il 30 novembre, logorato ormai nella fibra, si spegne dopo una breve agonia iniziata con alcuni attacchi di asma e conclusasi con un collasso. Viene sepolto nella Basilica di San Pietro, da dove, alla morte di Gregorio XVI, i resti mortali saranno trasferiti nelle Grotte Vaticane. Sempre nella Basilica, il Cardinale Albani farà elevare un monumento funebre neoclassico, opera dello scultore Tenerani. - Aveva creato 6 Cardinali nel corso di 3 distinti Concistori. I nomi di altri 8 rimasti in pectore, non si sapranno mai.

Gregorio XVI (1831-1846)

- Dopo tanti Papi nati sul territorio pontificio, i Cardinali scelgono un uomo che viene dall’estremo nord d’Italia, da quel bellunese, che sarà anche la patria di Papa Luciani. Padre Mauro dei Camaldolesi del monastero di San Michele in Isola, presso Murano, nasce Bartolomeo Alberto Cappellari, figlio di una famiglia di notai, appartenenti alla piccola nobiltà di Belluno, ai tempi ancora parte della Repubblica di Venezia. A partire dal 1790 insegna filosofia e scienze presso il suo monastero. Pubblica nel 1799 un lavoro contro i Giansenisti italiani, intitolato “Il trionfo della Santa Sede e della Chiesa: contro gli assalti dei novatori combattuti e respinti colle stesse loro armi” il quale, oltre ad essere pubblicato in diverse edizioni in Italia, viene tradotto in varie lingue europee. Nel 1800 è nominato membro dell'Accademia della Religione Cattolica, fondata da Pio VII. Sotto Napoleone si ritira a Murano e Padova. Con la restaurazione, viene richiamato a Roma, dove riceve le nomine a Vicario Generale dei Camaldolesi, Consigliere dell'Inquisizione, Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide ed Esaminatore dei Vescovi. Il 21 marzo 1825 è creato Cardinale da Leone XII, e, poco dopo, gli viene affidata l'importante missione di regolare un Concordato riguardante gli interessi dei cattolici del Belgio e dei protestanti dei Paesi Bassi, cui lavora alacremente e con successo. - Dopo più di due mesi di Sede Vacante e ben cinquantuno giorni di Conclave, il 2 febbraio 1831 viene eletto con 32 voti il Cardinale Cappellari, che sarà l’ultimo “Papa Gregorio” della storia. Essendo ancora semplice prete, è prima consacrato Vescovo dal suo confratello, Cardinale Giacinto Placido Zurla, Vicario Generale di Roma il 6 febbraio. Si stabilisce in Vaticano e non al Quirinale. - Come Pro-segretario di Stato viene confermato subito il filo-austriaco e conservatore Cardinale Bernetti, che sarà ordinato prete solo nel 1839 dal fratello Vescovo di Recanati e Loreto. - Il giorno dopo l'elezione del nuovo Papa, il 3 febbraio, scoppia la rivoluzione a Bologna, che in due settimane si estende a quasi tutto lo Stato Pontificio. Nella città felsinea viene proclamata la nascita delle Province Unite Italiane. Gli insorti dichiarano la secessione delle 159

Legazioni di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna. Per sedare le rivolte e riportare l'ordine sociale, la Santa Sede deve chiedere l'intervento dell'esercito austriaco. - Sedata con l’aiuto straniero la rivolta, che intanto si era estesa fino nella capitale, a fine marzo si riunisce a Roma una conferenza internazionale, con la partecipazione di Austria, Francia, Inghilterra, Prussia e Russia. L'umiliazione della Santa Sede e del Papa è palese: potenze anche protestanti e ortodosse intervengono per insegnare al capo della Chiesa cattolica cosa deve fare. Il 21 maggio i plenipotenziari presentano un memorandum, redatto dall'inviato prussiano Karl Josias von Bunsen in modo piuttosto secco, in cui si chiedono al Papa varie riforme: una certa laicizzazione dell'amministrazione, modifiche del sistema giudiziario, consigli comunali elettivi largamente autonomi, consulta centrale con efficace controllo sul bilancio statale. Il Papa, pur rifiutando ogni ingerenza straniera nel proprio Stato, dichiara che avrebbe attuato le riforme già promesse e quelle che avrebbe giudicato opportune. Effettivamente nei mesi seguenti e per tutta la durata del governo del Cardinal Bernetti, non mancheranno innovazioni. - Nel frattempo, il 5 aprile, il Papa aveva pubblicato la prima Enciclica, in italiano, “Quel Dio”, con la quale il Pontefice esprimeva la propria soddisfazione per la conclusione delle insurrezioni scoppiate nello Stato Pontificio a partire dal febbraio 1831 e ringraziava l'Imperatore d'Austria Francesco I, che con il suo intervento, unitamente a gruppi di cittadini organizzati nella Milizia Civica, gli aveva restituito la pienezza del potere temporale. - L'editto del 5 luglio 1831 costituisce un passo avanti verso una migliore uniformità amministrativa, pur evitando una seria laicizzazione e lasciando una forte dicotomia fra le province settentrionali e le altre. Più importanti saranno i nuovi regolamenti nel campo penale e civile. - Una settimana dopo, pubblica una nuova Enciclica in italiano, “Le Armi valorose”, con la quale il Pontefice, dopo che le forze militari austriache si erano ritirate dalle quattro Legazioni dello Stato Pontificio, elogia il loro corretto comportamento ed invita i suoi sudditi a dimenticare il passato e a ricostituire una sola famiglia. - Il 5 agosto 1831 il Papa, con l'Enciclica “Sollicitudo ecclesiarum”, afferma che, in caso di cambiamento di governo, i Pontefici romani per risolvere le questioni religiose, entreranno in rapporto con i nuovi governi di fatto esistenti. - Dopo il tentativo polacco di emanciparsi dalla dominazione russa, Gregorio XVI pubblica un’Enciclica che un po’ ci sconcerta. Infatti la “Cum Primum”, del 9 giugno 1832, denuncia la diffusione in Polonia di teorie provenienti da falsi maestri; incita i Vescovi a combattere gli erronei principi e, richiamando alcuni documenti della Sacra Scrittura, raccomanda ai cattolici di ubbidire ai sovrani legittimamente costituiti, purché non emanino disposizioni contrarie alle leggi di Dio e della Chiesa. Questo perché il Papa è contrario di principio ad ogni rivoluzione, oltretutto vittima di diverse pressioni da parte dell’austriaco Klemens von Metternich e dell’Ambasciatore russo Grigorij Grigor'evič Gagarin. Nello stesso tempo perché mosso dalla speranza di evitare il peggio alla Polonia e di salvare il salvabile in campo religioso. Un mese dopo il Papa invierà allo Zar una lunga relazione, in cui denunzierà i soprusi commessi in Polonia contro il cattolicesimo: Nicola I seppellirà nel silenzio il documento, rimasto ignoto al pubblico. - Il Papa bellunese mostra invece la sua simpatia per un nuovo Stato, nato da una rivolta quasi contemporaneamente alla sua elevazione al Pontificato: il Belgio. Sceglie un ottimo Vescovo come il giovane Engelbert Sterckx per Malines ed approva tacitamente la Costituzione del 1831, tollerando il giuramento di fedeltà ad essa. - Il 15 agosto 1832 esce l’importante Enciclica “Mirari Vos”, dove vengono condannati tutti i principi del liberalismo religioso e politico. Anche se non è mai nominato espressamente, 160 viene soprattutto respinto il tentativo di Hugues-Félicité Robert de Lamennais e del suo giornale l'Avenir, di introdurre nella Chiesa le tesi liberali. Contrario a qualsiasi proposta di un rinnovamento della Chiesa, il Papa riafferma l'indissolubilità del matrimonio e il celibato ecclesiastico; condanna l'indifferentismo religioso, la libertà di coscienza intesa come corollario dell'indifferentismo, la libertà di pensiero e di stampa (“pessima, né mai abbastanza esecrata ed aborrita "libertà della stampa" nel divulgare scritti di qualunque genere; libertà che taluni osano invocare e promuovere con tanto clamore” ), riafferma il dovere di sottomissione ai sovrani legittimi, condanna la separazione fra Stato e Chiesa (“È troppo chiaro che dagli amatori d'una impudentissima libertà si teme quella concordia che fu sempre fausta e salutare al governo sacro e civile” ), chiede l'aiuto statale (“concezione strumentale dello Stato”) nel controllo dell’ordine pubblico. - A partire dal 1835, Roma riconosce gli stati indipendenti del Sud America: la Grande Colombia nel 1835, il Messico nel 1836, l'Ecuador nel 1838, il Cile nel 1840, e gradualmente vengono stabilite relazioni diplomatiche con le varie Repubbliche, mediante due delegati a Rio de Janeiro e Bogotá, accreditati ciascuno presso un certo gruppo di Stati. - Nel 1836 il Papa nomina nuovo Segretario di Stato il Cardinale , ligure, barnabita, ex-Arcivescovo di Genova e Nunzio a Parigi. Questi fa ampio ricorso all'uso delle spie e della prigione verso i carbonari, chiuso all'evoluzione delle idee e alla mentalità moderna, si mostra più sensibile ai problemi religiosi e pastorali. - In Francia padre Lamennais continua nelle sue critiche alla Chiesa del tempo. Già nel 1832 aveva duramente criticato il Papa per il suo non appoggio ai Polacchi, nel 1834 con “Paroles d'un croyant” aveva attaccato l'uso della forza e contestato Gregorio, ritenendolo un rinnegato. Nel 1835 la scrittrice George Sand lo aveva fatto avvicinare al Socialismo. Nel 1836 esce “Les Affaires de ” e l’anno dopo ci sarà la condanna all'Indice. - Nel 1838 il Papa decide di ridimensionare il patronato portoghese sulle missioni dell'Estremo Oriente. Ormai anche Gregorio XVI prende atto che il governo laico di Lisbona, a parte Goa, non controlla più l’immensa India, ormai in mani inglesi. A Bombay e Calcutta andranno Vicari Apostolici nominati e soggetti solo a Roma. - Morto Ferdinando VII di Spagna, la fazione antiliberale che vorrebbe sul trono il fratello Carlo Maria Isidoro, soccombe rispetto agli antiecclesiastici, che sostengono la piccola Isabella II, figlia di soli tre anni del defunto Re, reggente la madre Maria Cristina delle Due Sicilie. Questo comporta la rottura delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede nel 1839. - Il 26 maggio 1839 il Papa, pur non essendo un fautore dello spirito di Alfonso Maria de' Liguori, fondatore dei Redentoristi e compositore del celebre canto natalizio “Tu scendi dalle stelle”, decide di canonizzarlo con una bolla, che ribadisce l'ortodossia della sua dottrina. - Col breve “In supremo apostolatus” del 3 dicembre 1839 si rivolge ai partecipanti al IV Sinodo Provinciale di Baltimora (Maryland - Stati Uniti). Dopo aver ricordato come i suoi predecessori abbiano già condannato in diverse occasioni la schiavitù, ribadisce che sia gli Indiani sia i Negri sono creature umane e che presso Dio non c'è discriminazione di persone: “Con la Nostra Apostolica autorità ammoniamo e scongiuriamo energicamente nel Signore tutti i fedeli cristiani di ogni condizione a che nessuno, d'ora innanzi, ardisca usar violenza o spogliare dei suoi beni o ridurre chicchessia in schiavitù, o prestare aiuto o favore a coloro che commettono tali delitti o vogliono esercitare quell'indegno commercio con il quale i Negri vengono ridotti in schiavitù, quasi non fossero esseri umani, ma puri e semplici animali, senza alcuna distinzione, contro tutti i diritti di giustizia e di umanità, destinandoli talora a lavori durissimi.”

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- Verso il 1840 si moltiplicano da parte dei Gesuiti opuscoli molto severi contro Antonio Rosmini. La polemica si aggrava quando un articolo su "L'ami de la religion et du Roi" insinua come probabile che il sacerdote trentino possa fare la stessa fine di Lamennais. Il Papa aveva più volte manifestato la sua simpatia per Rosmini, approvando nel 1839 l'Istituto da lui fondato. Ma Gregorio XVI stima ugualmente i Gesuiti per la loro opera dentro e fuori d'Europa. Così il 7 marzo impone alle due parti il silenzio. - Sempre nel 1840 crea una commissione per studiare la costruzione di ferrovie nello Stato Pontificio, ma i progetti presentati risultano svantaggiosi. Lo Stato, infatti, non ha il ferro e il carbone, materiale che si sarebbe dovuto importare, né dispone della tecnologia necessaria. La commissione conclude che i costi sarebbero stati altissimi, specialmente per le magre finanze romane. Il Papa, tuttavia è convinto che sicuramente il suo successore metterà mano alla faccenda. Cosa che poi avverrà. - Alla fine del 1840, il 21 dicembre, pubblica l’Enciclica “Augustissimam beatissimi”, nella quale il Pontefice, dopo aver ricordato i sacrifici compiuti per restaurare la Basilica di San Paolo, devastata da un incendio nel luglio 1823, si rallegra di aver potuto inaugurare e consacrare una parte di essa. Poiché occorre compiere tanti altri dispendiosi lavori, invita i Vescovi di tutto il mondo a raccogliere offerte e ad inviarle a Roma, affinché la Basilica possa essere completamente restaurata. - Il 4 aprile 1841 una seduta della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, alla presenza del Papa, discute la situazione dell'Ungheria e della Transilvania in merito ai matrimoni misti fra cattolici e non cattolici. Si riflette se applicare l’apposito decreto di Benedetto XIV del 1741 per l’Olanda. Nonostante il Pontefice sia contrario, fatto presente il progetto di legge della Dieta ungherese, che avrebbe imposto la celebrazione del matrimonio davanti al parroco acattolico e l'educazione di tutta la prole nella religione paterna, si rassegna a riconoscere validi i matrimoni celebrati davanti a un ministro acattolico, senza dispense per l'educazione cattolica della futura prole. - Un anno dopo, il 1º aprile 1842, con l’Enciclica “Inter Ea” il Papa si lamenta che in diverse regioni svizzere siano state promulgate leggi che danneggiano i monasteri, i cui beni sono stati confiscati dallo Stato e messi all'asta. - Il 22 luglio viene affrontata la drammatica situazione polacca con l’Allocuzione Concistorale “Haerentem diu animo”. Il Papa è molto duro questa volta nella condanna dell’atteggiamento russo. Parla degli sforzi tenacemente continuati per decenni a difesa dei cattolici polacchi, del silenzio russo che ha finito per far credere ad un abbandono dei Polacchi al loro destino. Il Segretario di Stato allega un “libro bianco”, novanta testi, che mostrano obiettivamente i soprusi compiuti dalla Russia: confisca dei beni, soppressione dei monasteri, nomine arbitrarie degli ordinari locali, arresto di qualche Vescovo, appoggio ai prelati passati alla Chiesa ortodossa, sevizie contro i preti fedeli, alcuni martiri, passaggio alla religione ortodossa di migliaia di fedeli greco-ruteni. L’allocuzione viene apprezzata da intellettuali come il cattolico liberale Charles de Montalembert, che sottolinea il silenzio dell’Europa, succube dell'influsso moscovita, elogiando invece il coraggio del Vicario di Cristo. - L'8 maggio 1844, con l’Enciclica “Inter praecipuas”, Gregorio XVI mette in guardia dall'attendibilità delle varie traduzioni della Bibbia, frutto delle Associazioni Bibliche sorte nel mondo protestante con il solo scopo di fare propaganda con effetti nocivi sugli ignoranti e le anime deboli. Approva la lettura della Bibbia in lingua volgare, purché queste traduzioni siano “approvate dall'autorità ecclesiastica e corredate da note esplicative di Padri della Chiesa o di altri dotti e cattolici studiosi”. - Abolisce la vergognosa abitudine ogni 24 agosto, festa di San Bartolomeo, di affiggere su una colonna all’esterno della Basilica a lui dedicata sull’Isola Tiberina, il cosiddetto 162

“Cedolone”, cioè il cartello con l'elenco dei nomi di coloro che erano stati scomunicati per non avere soddisfatto il precetto pasquale. Vi si trovava schedato alla fin fine non tanto chi aveva trasgredito, quanto coloro che non disponevano di liquidi da regalare al sagrestano per farsi rilasciare il biglietto che attestava i sacramenti oppure per ricompensare chi si comunicava al posto proprio in cambio di una somma in denaro. Gli schedati incorrevano nella pena dell'Interdetto, cioè la proibizione di entrare in chiesa e, morendo, la privazione della sepoltura cristiana. - Il leader politico francese François Guizot invia a Roma nell'ottobre 1844 l’ambasciatore conte Pellegrino Rossi, per ottenere dal Papa la dispersione della Compagnia di Gesù in Francia. Il Papa, per evitare mali maggiori, cede parzialmente ed ordina all’olandese padre Joannes Philippe Roothaan, Generale dell'Istituto, di chiudere un certo numero di case. Il Generale ubbidisce, ma insiste, perché i Gesuiti siano lasciati liberi di difendersi. Il Papa acconsente e la tempesta per il momento si placa. - Il 23 settembre 1845 scoppiano moti mazziniani in Romagna. I rivoltosi si impadroniscono con facilità di Rimini, la occupano per tre giorni, pubblicando “Il Manifesto delle popolazioni dello Stato romano ai principi e ai popoli d'Europa”, scritto da Carlo Farini, in cui additano a tutti i governi e sovrani europei l'illiberalità delle Corti speciali, istituite dal governo dello Stato della Chiesa, e chiedono una maggiore libertà di azione politica a favore dei cittadini della Romagna. - Da segnalare, sempre nel 1845, il passaggio in Italia dello Zar Nicola I. Questi, via Milano-Genova, accompagna a Palermo la moglie seriamente malata. Al ritorno, passando per Napoli, lo Zar "in trasparente incognito" si ferma a metà dicembre a Roma per pochi giorni, a palazzo Giustiniani, dietro il Senato, sede allora del rappresentante russo a Roma. Viene ricevuto due volte dal Papa, alla presenza del Cardinale Charles Januarius Acton e del ministro russo Apolinarij Petrovic Butenev. Nei colloqui, molto cordiali e dignitosi, Gregorio XVI ricorda esplicitamente le leggi russe lesive della libertà religiosa in Polonia, e lascia al sovrano un lungo rapporto in proposito (forte controllo sul governo dei Vescovi, soppressione di molti conventi, severo esame sulla corrispondenza dei fedeli e del clero con la Santa Sede, divieto di battezzare i bimbi nati da matrimoni misti). - Pochi mesi dopo, il 20 maggio 1846 il Papa sente che la sua salute sta peggiorando. Qualche giorno dopo cade malato con macchie dovute alla erisipela, che gli coprono la faccia. Il 31 maggio le forze gli vengono meno e la sua fine appare vicina; ripete: “Voglio morir da frate, non da sovrano” . Muore il 1º giugno 1846. Due attendenti sono accanto al suo letto al momento della morte. Dopo il funerale viene sepolto nella Basilica di San Pietro. - Aveva creato 75 Cardinali nel corso di 24 distinti Concistori, tra i quali il futuro Beato Pio IX.

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TAVOLA XVIII

Leone XII

Pio VIII 164

Pio VIII sulla sedia gestatoria

Gregorio XVI

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CAPITOLO 34

DAL 1846 AL 1860

Per la prima volta nella storia possiamo guardare in volto un Vicario di Cristo, non attraverso l’interpretazione o l’abilità un pittore, ma grazie ad un’istantanea fotografica. Ci appare un uomo ormai anziano, corpulento, con un volto pieno e sereno, a volte con un sorriso appena accennato, altre volte molto serio. Non ha indosso che l’ormai tradizionale tonaca bianca, uguale a quella odierna e la croce portata “alla Francesco”. Si fa ritrarre molto Pio IX, da solo o circondato da persone. Si fa riprendere da lontano perfino su un treno, prima volta per un Pontefice. È il primo Papa che ha conosciuto da giovane l’America (il Cile), che sembra aperto nei confronti delle idee liberali e che applica per pochi anni uno Statuto al suo Stato. È un Papa che avrà grandissima popolarità fra i cattolici del mondo, amato da futuri santi come Don Bosco, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che lo beatifica, tra tante polemiche, il 3 settembre 2000 insieme al “Papa Buono”: un accoppiamento che parrebbe improponibile, se non fosse che, come dicevo, Roncalli fu sempre molto devoto a Mastai Ferretti. È un Papa anche molto detestato, specie dal mondo liberale italiano ed internazionale, che vede in lui l’immagine di una Chiesa oscurantista, che cerca di resistere al progresso e alla democrazia. Più di una sua scelta certamente darà adito a questa immagine. Un cattolico di oggi, e chi scrive per primo, si trova veramente in imbarazzo a mettere insieme il Papa dalla vita privata semplice, che è uomo di preghiera e di azione caritativa, che fa diventare dogma l’Immacolata Concezione e quello invece che per difendere il suo potere temporale benedirà eserciti, permetterà al suo Segretario di Stato di reprimere nel sangue qualsiasi tentativo di cambiamento o di opposizione politica, che non muterà atteggiamento verso gli Ebrei, che farà dogma anche l’infallibilità dei Pontefici, quando parlano ex , che condannerà in toto il mondo moderno, tramandando uno stile severo e giudicante verso chi è fuori dall’ovile (o è scappato) ancora duro da scardinare del tutto dalla Chiesa di oggi. Siamo davanti al Papa che ha regnato più lungamente nella storia: 31 anni, 7 mesi e 23 giorni. È d’obbligo quindi dedicargli due capitoli: nella prima parte arriviamo fino al 1860, quando il Papa perde per sempre, dopo secoli, gran parte dei suoi domini e la storia del potere temporale ormai ha svoltato l’angolo.

Pio IX (1846-1878) – Parte I

- Tra i tanti Pontefici marchigiani di questi anni, il più famoso resterà per sempre Giovanni Maria Mastai Ferretti (battezzato Giovanni Maria Battista Pellegrino Isidoro). Nato a Senigallia, nono figlio del conte Girolamo e di Caterina Solazzi, a cinque anni, nel 1797, subisce un grave trauma cranico, che gli procurerà per diverso tempo attacchi epilettici. Comincia gli studi classici nel celebre Collegio dei Nobili di Volterra, diretto dai Padri Scolopi, dal 1803 al 1808, ma i problemi di salute lo costringono a lasciare. Dal 1814 è ospite a Roma dello zio Paolino Mastai Ferretti, canonico di San Pietro, e qui prosegue gli studi di filosofia e di teologia nel Collegio Romano. Nel 1815 chiede ed ottiene di far parte 166 della Guardia Nobile Pontificia ma, a causa del suo male, viene presto dimesso. Si reca a Loreto, dove si trova in pellegrinaggio Pio VII e qui gli viene vaticinato dal Papa stesso che non avrà mai più problemi di epilessia. E sarà così. Tornato a Roma, frequenta l'Università romana. In questo periodo è seminarista e si prodiga presso il "Tata Giovanni", un ospizio per i ragazzi abbandonati che qui ricevono un'educazione e imparano un mestiere. Il 5 gennaio 1817 prende gli ordini minori, il 10 aprile 1819 è ordinato sacerdote. Celebra la prima Messa il giorno dopo, Pasqua, nella chiesa del "Tata Giovanni", Sant'Anna dei Falegnami, tra i suoi poveri. Si dedica all'apostolato nella sua città natale e contemporaneamente diventa direttore del "Tata Giovanni", a Roma. Professa nel terzo ordine francescano, nella chiesa romana di San Bonaventura al Palatino, dove si ritira spesso a pregare. Come dicevamo, è il primo Papa ad aver conosciuto l’America: dal 1823 al 1825 è in missione diplomatica a Santiago del Cile, dove si prodiga per gli ammalati e nell’amministrare i sacramenti. Richiamato in Italia, si ferma per alcuni mesi a Senigallia. Leone XII gli conferisce l'incarico di dirigere l'Ospizio di San Michele a Ripa, dove si accudiscono anziani, ex-prostitute e giovani abbandonati. A 35 anni è Arcivescovo di Spoleto, fonda anche in questa città un istituto analogo al “Tata Giovanni”. Qui mostra quale sarà il suo carattere: disciplina religiosa e molta carità per i poveri, arrivando ad impegnare i propri mobili per aiutare i più bisognosi. Durante i moti risorgimentali, con un'abile mediazione, salva la città da un inutile spargimento di sangue. Il 13 gennaio 1832 la città di Spoleto subisce un grave terremoto, il Vescovo dirige subito gli aiuti, organizzando un piano specifico e andando di persona sui luoghi del disastro. Da allora si impegna per la ricostruzione nel più breve tempo possibile, prima del sopraggiungere dell'inverno, ottenendo fondi da Roma. Il Papa lo invia allora nella rivoltosa Emilia Romagna, nominandolo Vescovo di Imola. Anche qui si spende con particolare impegno, tanto che la sua opera è premiata all'età di soli quarantotto anni, dal cardinalato (1840). - E siamo al 1846, dopo la scomparsa di Gregorio XVI. Il Conclave si svolge, per l'ultima volta nella storia, al Quirinale: dal 14 al 16 giugno, 50 Cardinali prendono parte all'elezione, tutti italiani, la maggior parte nati nello Stato Pontificio, e per di più provenienti da modesti centri di provincia. I Cardinali si separano subito nella fazione conservatrice, che supporta il Cardinale Luigi Lambruschini (Segretario di Stato del precedente Pontefice), e in quella più aperta, che supporta due candidati: il Cardinale Tommaso Pasquale Gizzi e il cinquantaquattrenne Cardinale Mastai Ferretti. Al primo scrutinio i voti si dividono ugualmente fra i diversi candidati, ma a quel punto i favoriti Lambruschini e Gizzi sembrano fuori gioco. Il 16 giugno, secondo giorno di Conclave, Mastai Ferretti viene eletto al soglio pontificio, assumendo il nome di Pio IX in onore di Papa Pio VII, che aveva incoraggiato la sua vocazione al sacerdozio. In ogni caso il nuovo Papa è assai inesperto in questioni diplomatiche. Per questo motivo l'Impero austriaco manda a Roma l'Arcivescovo di Milano, il Cardinale Karl Kajetan von Gaisruck, per porre il veto all'elezione di Mastai Ferretti, ma arriva troppo tardi. Pio IX è incoronato il 21 giugno e sceglie subito il Cardinale Tommaso Pasquale Gizzi, nativo di Ceccano, come Segretario di Stato. L'Europa liberale applaude alla sua elezione. - Già il 16 luglio 1846 concede l'amnistia per i reati politici. Il provvedimento permette a 400 carcerati di uscire di prigione e a 400 esiliati politici di tornare in Patria. - Il 9 novembre esce la prima di ben 41 Encicliche, la “Qui pluribus”, nella quale il Pontefice delinea il suo programma: insiste sulla necessità che da parte di tutti si mantenga la comunione con la Cattedra di Pietro; condanna l'indifferentismo, la libertà di stampa, di coscienza e di pensiero; mette in guardia contro la dottrina del Comunismo; infine invita i Principi a difendere la Religione Cattolica, fondamento di ogni ordine sociale e politico. 167

- Il 1847 è l’anno delle grandi riforme dello Stato Pontificio: nasce la Consulta di Stato, vengono fatte alcune concessioni agli Ebrei e permessa una certa libertà di circolazione dei giornali (15 marzo). Il Papa istituisce nuove casse di risparmio (Cassa di Risparmio di Civitavecchia), mette in atto una moderazione della censura preventiva, crea un Consiglio dei Ministri (in giugno), il Consiglio Comunale di Roma, inaugura la Consulta di Stato (in novembre) e dà inizio alla costruzione di ferrovie. Promuove inoltre la costituzione di una Lega Doganale tra gli Stati italiani, che rappresenta il più importante tentativo politico- diplomatico dell'epoca volto a realizzare l'unità d'Italia per vie federali. - Sempre nel 1847 firma un Concordato con la Russia in difesa della libertà della Chiesa in Polonia. Si tratta di uno sforzo sincero per salvare il salvabile davanti all’autocrazia e all’intolleranza russa, con scarsi risultati, che non impediranno nuovi soprusi, fino al passaggio forzato alla Chiesa russa nel 1875 di un discreto gruppo di fedeli a Chełm (Polonia sudorientale). Il Concordato sarà praticamente revocato nel 1866. - Il 17 giugno esce l’”Ubi Primum”, una delle due Encicliche con questo titolo, scritta a tutti i Superiori Maggiori degli Ordini e Congregazioni religiose. Il Papa ricorda l'importanza nella Chiesa della vita consacrata, esprime la sua preoccupazione per gli abusi esistenti ed annuncia la nascita di una nuova Congregazione attenta ai problemi dei Religiosi (la Sacra Congregazione sullo Stato dei Regolari). Invita poi i Superiori Maggiori a vigilare sulla condotta dei religiosi ed insiste sulla necessità di una maggiore severità nell’ammissione e nella formazione dei giovani seminaristi. - L'istituzione della Guardia Civica, il 5 luglio 1847, provoca le dimissioni del Segretario di Stato Gizzi, perché contrario al provvedimento. - Durante l’anno esce un libro di Vincenzo Gioberti, “Il Gesuita moderno”, che provoca l’espulsione della Compagnia da Torino a Roma, da Napoli a Palermo. Il 30 maggio Gioberti viene messo all’Indice. - La stessa sorte capita a Rosmini, frutto di gelosie, sospetti, prevenzioni, non certo per motivi reali. - Il 6 gennaio 1848 viene pubblicata l’Enciclica “In Suprema Petri Apostoli”, dedicata al tema dell'unione con le Chiese Ortodosse. Annuncia prima di tutto ai cattolici Uniati l'invio di un Visitatore Apostolico e, rivolgendosi a tutti i Cristiani d'Oriente, li invita a ritornare nella comunione con la sede di Roma, l'unica “vera Chiesa” . Chiaramente i Cristiani delle chiese orientali non in comunione con Roma considerarono la lettera una chiara provocazione: i quattro Patriarchi ortodossi di Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme ed Alessandria, più una trentina di Vescovi orientali, riuniti in un Sinodo straordinario stigmatizzano l'Enciclica, ribadendo le accuse di eresia alla Chiesa di Roma per l'introduzione di innovazioni teologiche (il Filioque) ed in modo polemico invitano Pio IX a fare il primo passo, rinunciando a tutti i suoi privilegi. - Permette la costituzione di un esercito di volontari, con la sola missione di proteggere i confini dello Stato con il Regno Lombardo-Veneto (controllato dall’Austria). Vengono formati due corpi: uno, di soldati regolari, comandato dal generale Giovanni Durando, l'altro di volontari, comandato dal generale Andrea Ferrari. - Il 14 marzo 1848 viene stilato “Lo Statuto fondamentale pel governo temporale degli Stati di S. Chiesa” carta fondamentale concessa dal Papa ai sudditi dello Stato Pontificio (a somiglianza della Costituzione concessa dal Re delle Due Sicilie il 29 gennaio). Lo Statuto è pubblicato insieme all'editto “Nelle istituzioni”. Fatto salvo che la religione cattolica è religione di Stato e che rimane il potere di censura ecclesiastica preventiva su tutte le pubblicazioni in materia di religione, lo Statuto, per la prima volta nella storia plurisecolare dello Stato della Chiesa, ammette i laici sia nel ramo esecutivo sia nel ramo legislativo dello Stato. I ministri sono nominati dal Pontefice; i deputati sono scelti in base ad 168 elezioni. Sono istituite due Camere per la formazione delle leggi, denominate “Alto Consiglio” e “Consiglio dei Deputati”. I membri del primo Consiglio sono nominati a vita dal Pontefice, senza limitazione di numero. I Deputati invece sono scelti dagli elettori, “sulla base approssimativa di un deputato per ogni 50.000 anime”. Il potere di convocazione dei Consigli spetta al Pontefice, così come la nomina del Presidente dell'Alto Consiglio. Il Consiglio dei Deputati elegge autonomamente il proprio Presidente. Il Pontefice può sciogliere solamente il Consiglio dei Deputati. Le sedute sono pubbliche, così come sono pubbliche le deliberazioni di entrambi i Consigli. Il corpo elettorale è individuato su base anagrafica e censitaria: per avere diritto di voto è necessario avere compiuto 25 anni ed essere iscritti al censo per una quota di 300 scudi. Votano per diritto, invece, i titolari di cariche pubbliche, come i priori ed anziani delle città, i sindaci, ecc. I collegi sono uninominali. Il potere di convocare le elezioni spetta al Pontefice. - Sempre il 14 marzo emana un altro Editto, “Romani e quanti”, nel quale elenca quali siano le istituzioni più adeguate per governare i popoli. Promette che verranno istituiti due consigli legislativi. Il Pontefice comunque manterrà il diritto di "sanzionare" (approvare) e promulgare tutte le leggi; inoltre riserverà a sé la prerogativa di decidere in materia di religione e di morale. Il documento contiene anche un appello ai sudditi di Roma e del resto dello Stato Pontificio “a non provocare giammai il terribile anatema di un Dio sdegnato che fulminerebbe le sue sante vendette contro gli assalitori degli Unti suoi”. - Il 23 marzo 1848 il Regno di Sardegna dichiara guerra all'Impero austriaco. Il 25 e il 26 marzo due avanguardie attraversano il fiume Ticino, entrando in territorio nemico. È la I Guerra di Indipendenza italiana, che vede anche la partecipazione di volontari di altri stati italiani. Quelli del Papa sono i primi ad arrivare. L'esercito pontificio prevede un contingente di 17-18.000 uomini (con circa 900 soldati della cavalleria e 22 cannoni). Esso comprende una prima divisione regolare (10-11.000 uomini di cui 3-4.000 volontari) al comando del piemontese Giovanni Durando, e una seconda divisione (circa 7.000 uomini) di appartenenti alla Guardia Civica Mobile e di volontari diretta dal repubblicano Andrea Ferrari. Il corpo d'armata entra nel Lombardo-Veneto dalla Legazione Pontificia di Ferrara. - Il colpo di scena avviene il 29 aprile, quando il Papa pronuncia l’Allocuzione “Non semel”, con la quale annuncia il ritiro delle truppe regolari inviate contro l'Austria. Nell’Impero asburgico l'atteggiamento di Pio IX aveva fatto nascere molte critiche ed anche una minaccia di scisma, a cui il Pontefice risponde ora dicendo che l'invio delle truppe era stato determinato dalla volontà di difendere lo Stato Pontificio, non di recare offesa all'Impero austriaco o ai popoli germanici in generale. In più invita, fra lo sconcerto dei patrioti italiani, a “restare attaccati fermamente ai loro prìncipi, di cui sperimentarono già la benevolenza e non si lascino mai staccare dalla debita osservanza verso di loro.” Questo intervento assume una notevole importanza, dal momento che il Pontefice, dichiara da un lato la neutralità dello Stato Pontificio (poiché il Papa non può dichiarare guerra ad uno Stato cattolico quale l'Austria) e dall'altro non condanna la guerra in corso. Il re di Sardegna Carlo Alberto scrive al ministro Thaon di Revel: “L'allocuzione del Papa è un fatto che può avere conseguenze immense. Certamente farà del male alla causa dell'indipendenza italiana”. C’è da dire che le truppe pontificie ed il loro comandante Giovanni Durando non ubbidiscono al Papa e proseguono la campagna, arrendendosi poi in giugno a Vicenza. Il generale passerà a combattere coi Piemontesi. - In agosto Antonio Rosmini, inviato in missione speciale dal governo piemontese, viene accolto con estrema cordialità dal Papa, che gli manifesta la sua intenzione di promuoverlo Cardinale e di nominarlo Segretario di Stato. Dopo un breve soggiorno accanto al Papa a Gaeta, l’abate, convinto ormai che la sua presenza non è gradita a molti, si ritirerà a Napoli: il 30 maggio 1849 la sua opera sarà messa all’Indice, ma Pio IX, ricevendolo pochi 169 giorni dopo, non se la sentirà di comunicargli la notizia, che l’abate riceverà settimane più tardi, con piena sottomissione. - Dopo il “tradimento” verso il Piemonte, a Roma cominciano una serie di tumulti. Il 15 novembre viene ucciso il Capo del governo, il moderato Pellegrino Rossi, l’ultimo di una lunga serie di Presidenti dimissionari. Successivamente i rivoluzionari, guidati da Angelo Brunetti (detto Ciceruacchio) pretendono di dettare condizioni per la formazione del nuovo governo. Pio IX, dopo vari tentativi per formarlo, non volendo scendere a patti e per evitare una guerra civile, decide di lasciare Roma. - Dopo un tentativo di assalto al Quirinale, il 24 novembre il Pontefice parte nottetempo, vestito da semplice sacerdote, in una carrozza chiusa, accompagnato dal conte Graf Karl von Spaur, Ambasciatore bavarese, e dalla moglie di lui, con destinazione Gaeta, nel territorio del Regno delle Due Sicilie. Nonostante l’invito del Presidente francese Luigi Napoleone a trasferirsi nella sua nazione, preferisce quindi rimanere in territorio italiano. Rende note le sue ragioni con una Lettera aperta ai sudditi e a tutti gli uomini di buona volontà, in cui afferma: “Le violenze usate contro di Noi negli scorsi giorni, e la manifestante volontà di prorompere in altre [...], Ci hanno costretto a separarci temporaneamente dai Nostri sudditi e figli, che abbiamo sempre amati e amiamo. Fra le cause che Ci hanno indotto a questo passo (Dio sa quanto doloroso è al Nostro cuore) una di grandissima importanza è quella di avere la piena libertà nell'esercizio della suprema potestà della Santa Sede, quale esercizio potrebbe dubitare l'Orbe cattolico che nelle attuali circostanze ci venisse impedito. [...] Intanto avendo a cuore di non lasciare acefalo in Roma il governo del Nostro Stato, nominiamo una Commissione Governativa [...] e nell'affidare alla detta Commissione Governativa la direzione temporanea degli affari pubblici, raccomandiamo a tutti i Nostri sudditi e figli la calma e la conservazione dell'Ordine.” - Il 6 dicembre 1848 viene nominato Prosegretario di Stato il Cardinale Giacomo Antonelli, che dal 1852 diventerà Segretario fino alla sua morte nel 1876. Caso singolare di collaborazione fra un Papa religiosissimo e di profonda preghiera e un uomo sostanzialmente fedele ai suoi doveri religiosi essenziali, compreso il celibato, ma che non riceverà mai il sacerdozio. Antonelli è un buon economista, discreto diplomatico anche se ben inferiore al Cardinale Consalvi, ma conservatore, ambizioso, avido di accumulare ricchezze, portato ad allontanare e tener lontano chiunque possa con le sue doti contrastare la sua autorità, fin troppo sicuro di sé e della sua abilità, incapace di gareggiare in astuzia con un Cavour, per esempio. - Il 2 febbraio 1849 esce l’”Ubi Primum”, seconda Enciclica con questo titolo. Il Pontefice consulta l'intero Episcopato sull’opportunità di una definizione del dogma della Immacolata Concezione e raccomanda i Vescovi di fargli conoscere al più presto il loro parere personale e i sentimenti del clero e del popolo delle loro diocesi. - Il 18 febbraio 1849 Antonelli invia ad Austria, Francia, Regno delle Due Sicilie e Spagna una nota diplomatica: “Avendo il Santo Padre esauriti tutti i mezzi che erano in suo potere, spinto dal dovere che ha al cospetto di tutto il mondo cattolico di conservare integro il patrimonio della Chiesa e la sovranità che vi è annessa, così indispensabile a mantenere, come Capo Supremo della Chiesa stessa … si rivolge di nuovo a quelle stesse potenze, e specialmente a quelle cattoliche … nella certezza che vorranno con ogni sollecitudine concorrere … rendendosi così benemerite dell'ordine pubblico e della Religione”. - Risponde la Francia repubblicana del Bonaparte, che invia un corpo di spedizione di 7.000 soldati al comando del generale Oudinot. Il 30 aprile 1849 i Francesi sono sconfitti da Garibaldi nella Battaglia di Porta Cavalleggeri, ma grazie ai copiosi rinforzi che nel frattempo hanno ricevuto (il 29 maggio Pio IX aveva benedetto 9.000 soldati spagnoli 170 sbarcati a Gaeta), i Francesi, nonostante la resistenza, riescono a far breccia nelle mura del Gianicolo e a conquistare Roma il 30 giugno 1849, dove fanno ingresso il 3 luglio. - Il Papa programma a questo punto un lento rientro a Roma. Soggiorna a Portici dal 7 settembre 1849 fino al 4 aprile 1850. Sperimenta per la prima volta un viaggio in treno sulla linea Napoli-Nocera (8 settembre 1849) e visita le officine ferroviarie di Pietrarsa il 23 settembre 1849. Poi si mette in viaggio, toccando varie località dello Stato per otto giorni. Fa il suo ingresso nell'Urbe il 12 aprile 1850. Acclamato dalla folla, scegliendo come dimora il Vaticano in luogo del Quirinale. Lo Statuto, a questo punto, se pur non formalmente abrogato, viene ormai ignorato dal Papa. - All’inizio del 1850 i Gesuiti, decisamente antirosminiani, riprendono l’attività al Collegio Romano, con il loro insegnamento tipicamente ultramontano, antigallicano, antigiuseppinista, antigiansenista, visti con fiducia e simpatia. E così il Papa impone al riluttante Generale dei Gesuiti Roothaan la fondazione della “Civiltà Cattolica”, che diventerà presto uno dei mezzi efficaci di diffusione nel mondo culturale di quelle idee antiliberali ormai care al Pontefice, costituendo una delle più tipiche espressioni dell’intransigenza cattolica. Ben diversa dalle posizioni odierne. - La reazione alle Leggi Siccardi votate nel Regno di Sardegna il 9 aprile e il 5 giugno 1850, che aboliscono i privilegi goduti fino ad allora dal clero cattolico, portano alla rottura dei rapporti diplomatici e all’esilio a Lione dell’intransigente Arcivescovo di Torino, Luigi Fransoni, che aveva rifiutato di somministrare i sacramenti al morente ministro Pietro De Rossi Di Santarosa, tra i responsabili delle leggi anticlericali. - Il 14 agosto, con una legge unica nell'Europa dell'epoca, il Papa stabilisce disposizioni per tutto lo Stato Pontificio per la tutela e formazione dei sordomuti. - Il 12 settembre 1850 con un Motu Proprio riordina il Consiglio di Stato, istituisce una nuova Consulta delle Finanze (dopo la Consulta di Stato creata nel 1847) ed elargisce una nuova e più ampia amnistia. - Nel 1851 vengono firmati dei Concordati con il Granducato di Toscana e la Spagna. In essi si riaffermano principi tipici come la religione di Stato e l’intolleranza, il controllo della gerarchia sulla scuola, l’appoggio statale all’attività pastorale, e, dove è possibile, la censura preventiva episcopale sui libri religiosi, il riconoscimento delle immunità, affidando però la nomina dei Vescovi allo Stato. Dello stesso tipo saranno quelli con alcune nazioni sudamericane del 1862. - Il 21 novembre 1851 l’Enciclica “Ex Aliis Nostris” decreta un Giubileo Straordinario (nel 1850 non è stato possibile convocarlo per motivi bellici) e con la “Exultavit Cor Nostrum” ne decreta ancora un altro, visto il quadro drammatico che vi traccia del mondo suo contemporaneo: “L’odio terribile contro la virtù e l’onestà; i peggiori vizi considerati onesti con nome menzognero; una sfrenata licenza di tutto opinare, di vivere e di tutto osare; l’insofferente intolleranza di qualsiasi autorità, potere o comando; il disprezzo e il ludibrio per tutte le cose sacre, per le leggi più sante e per le migliori istituzioni; una miseranda corruzione dell’improvvida gioventù; una colluvie pestifera di cattivi libri, di libelli volanti, di giornali e riviste che insegnano a peccare; il mortifero veleno dell’incredulità e dell’indifferentismo; i moti di empie cospirazioni e ogni diritto, sia umano, sia divino, disprezzato e deriso.” - Il 17 maggio 1852 il Papa pubblica la “Probe noscitis”, con la quale esprime la propria soddisfazione per l'accordo raggiunto con la Regina Isabella II di Spagna. In forza di esso la Chiesa potrà nuovamente esercitare liberamente la propria missione: invita pertanto a convocare i Sinodi Diocesani e a preparare i giovani chierici ai compiti sacerdotali. - Alla fine dell’anno, le autorità austriache, al fine di poter eseguire la condanna a morte, richiedono la sconsacrazione di don Enrico Tazzoli, negata dal Vescovo di Mantova 171

Monsignor Giovanni Corti. Sconfessando il Vescovo, il 24 novembre, Pio IX ordina la sconsacrazione del sacerdote, simpatizzante mazziniano. Monsignor Corti è quindi costretto a procedere alla lettura della formula di condanna, al ritiro dei paramenti sacri tolti di dosso e alla raschiatura con un coltello della pelle delle dita che avevano sorretto l'ostia dell'Eucarestia. Non essendoci a quel punto più conflitto con il diritto ecclesiastico, il 4 dicembre gli Austriaci danno al Tazzoli e ad altri nove processati lettura della sentenza del Consiglio di guerra austriaco, che già il 13 novembre aveva decretato la condanna a morte. L'emozione suscitata e il susseguente intervento delle autorità religiose lombarde inducono il Governatore Generale Josef Radetzky a commutare alcune pene ad anni di carcere, ma lo stesso conferma la pena capitale per Tazzoli, Scarsellini, Poma, Canal e Zambelli. Il 7 dicembre 1852 sono eseguite le condanne a morte per impiccagione in località Belfiore, poco fuori le mura della città di Mantova. - Nel 1853 esce l’Enciclica “Inter multiplices”, scritta all'Episcopato e al clero francese, con la quale il Pontefice invita la Chiesa di Francia ad una rappacificazione tra gallicani (sostenitori dell’autonomia da Roma della Chiesa francese) ed ultramontani (sostenitori invece delle decisioni romane e della superiorità papale). Elogia poi i Vescovi per l'impegno con il quale esercitano il loro ministero; li esorta alla concordia e li invita a seguire con cura la formazione dei giovani chierici nei seminari, in modo da preparare sacerdoti umili e dotti; condanna la stampa che corrompe le intelligenze e i costumi, e consiglia l'utilizzo di uomini di cultura che, animati da spirito cattolico, possano produrre libri e giornali al servizio della Chiesa. - Il 1854 è un anno centrale nel Pontificato, con diverse Enclicliche e una Costituzione Apostolica fondamentale per la storia del Cattolicesimo: la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. - Il 2 febbraio viene pubblicata la “Neminem Vestrum”, rivolta all'Episcopato dell'Armenia, che espirme grande amore per quella Nazione, dove, nonostante i provvedimenti adottati dalla Santa Sede, si sono manifestate preoccupanti discordie. Il Papa condanna la diffusione di scritti polemici in lingua volgare redatti dalle parti in lotta ed invita a superare i motivi di divisione, affinché si ristabiliscano condizioni di pace e di comprensione. - Agli Irlandesi è rivolta la “Optime noscitis” del 20 marzo: a seguito delle decisioni adottate nel 1850 dal Sinodo di Thurles, gli Arcivescovi e i Vescovi d'Irlanda hanno deciso la creazione di una Università Cattolica. Poiché l'opera non è stata ancora realizzata, nonostante siano disponibili tutti i mezzi necessari, il Pontefice raccomanda ai Pastori d'impegnarsi con animo concorde, affinché l'iniziativa venga portata a compimento. - Il 1º agosto 1854, di fronte ai dilaganti e preoccupanti fenomeni dell'indifferentismo e dell'incredulità, il Papa, con la “Apostolicae Nostrae”, invita alla preghiera, “madre d'innumerevoli beni”. Ed in particolare per lui, che sta per prendere decisioni importanti a proposito dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Nel frattempo, concede l'indulgenza plenaria in forma di Giubileo, da lucrarsi secondo le norme tradizionali. - L’”Ineffabilis Deus” è la fondamentale Costituzione Apostolica (tradotta in 400 fra lingue e dialetti), con la quale Pio IX proclama, l'8 dicembre, il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria. Il documento passa in rassegna la tradizione della Chiesa in merito all'Immacolata, indicando come le radici del dogma si trovino nei tempi passati, lungo i quali è stata celebrata la festa dell'Immacolata nella Chiesa occidentale e orientale. Richiama anche l'assenso dato nel 1849 da parte dei Vescovi cattolici di tutto il mondo nel momento in cui era stato loro chiesto di esprimere la loro opinione in materia. La frase centrale del documento è il paragrafo che esprime il dogma dell'Immacolata: “Perciò, dopo aver presentato senza interruzione, nell'umiltà e nel digiuno, le Nostre personali preghiere e quelle pubbliche della Chiesa, a Dio Padre per mezzo del suo Figlio, perché si degnasse 172 di dirigere e di confermare la Nostra mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato l'assistenza dell'intera Corte celeste e dopo aver invocato con gemiti lo Spirito Paraclito; per sua divina ispirazione, ad onore della santa, ed indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certa ed immutabile per tutti i fedeli.” - La definizione ha una molteplice portata: rafforza l’autorità del Papa (preludio al dogma della sua infallibilità); stimola gli studi teologici, pur ricordando la necessità della sottomissione al Magistero. Favorisce la pietà mariana, soprattutto popolare, sottolineando alcune verità religiose essenziali negate o trascurate dal pensiero moderno (l’ordine soprannaturale, l’elevazione dell’uomo a figlio di Dio, il peccato originale, la redenzione). - Il 9 dicembre, il Papa riconsacra la Basilica di San Paolo fuori le mura, ricostruita dopo l'incendio del 15 luglio 1823. - Nel 1855 c’è da ricordare il Concordato con l’Austria, in realtà contro il “giuseppinismo”. Firmato il 19 agosto dal Cardinale bolognese Michele Viale Prelà e dal Cardinale austriaco Joseph Othmar von Rauscher, è riconosciuta largamente la libertà della Chiesa, pur rinunciando al Foro Ecclesiastico, e affidando la nomina dei Vescovi allo Stato. Ma insieme si ottiene, contro i principi liberali, il controllo della gerarchia sulla scuola e sulla stampa. Il Papa si illude di fare dell’Austria uno Stato cattolico. All’Impero tipicamente giuseppinista succede ormai gradualmente, fra pressioni di Vienna e resistenze di Roma, la monarchia austroungarica, tipicamente liberale. Il Concordato cadrà nel 1870, dopo la proclamazione dell’infallibilità pontificia al Concilio Vaticano I. - Con un Decreto dell’agosto 1856 viene resa universale la festa del Sacro Cuore di Gesù, cui seguirà, il 18 settembre 1864, la beatificazione di Margherita Maria Alacoque. - Da diversi anni c’è attrito fra Santa Sede e Portogallo, per colpa del Patronato che il paese iberico vorrebbe mantenere sull’Asia, pur avendo ormai solo qualche possedimento. Con la lettera “Probe nostis” (1853) il Papa aveva severamente minacciato di scomunica i principali responsabili del contrasto fra Propaganda Fide e Lisbona, sorto dopo le misure di Gregorio XVI (1838) contrarie al Patronato. Il Concordato cerca di porre fine al dissidio. Dopo lunghe trattative, si arriva con qualche limitazione al nuovo riconoscimento del Patronato anche nei territori inglesi. Il compromesso, che non verrà mai applicato, non piace a nessuno: a Lisbona viene considerato un’umiliazione inflitta ad una grande potenza, gloriosa del suo passato; a Roma ci si rende conto che il Portogallo vuole mantenere la situazione preesistente. - All’inizio del 1858, in occasione di un violento terremoto nel sud Italia, il Papa scrive la “Cum Nuper”, in cui invita i Vescovi locali ad implorare la misericordia di Dio, a curare la preparazione e la disciplina del Clero nelle varie Diocesi e ad incontrarsi frequentemente fra di loro al fine di esaminare in comune i problemi dei fedeli. - In marzo, don Bosco si reca per la prima volta a Roma a conferire col Papa per la fondazione della Società Salesiana. Il Santo Padre, per mostrargli la sua stima e il suo affetto, pensa di nominarlo suo Cameriere Segreto, ossia Monsignore. Don Bosco modestamente ringrazia, soggiungendo spiritosamente: “Santità, che bella figura farei io quando comparissi in mezzo ai miei ragazzi vestito da Monsignore! I miei figli non mi riconoscerebbero più; non oserebbero avvicinarmi, e tirarmi da una parte e dall'altra come 173 fanno adesso. E poi, la gente mi crederebbe ricco e... addio elemosine. I miei poveri giovani ne avrebbero a morir di fame, e le mie opere a perire. Oh, quant'è meglio che resti sempre il povero don Bosco!”. Nella settimana Santa di quest’anno il Papa lo vuole presso di sé in tutte le funzioni della Basilica di San Pietro, ed è presente sul balcone delle benedizioni la Domenica di Pasqua. - A conferma di quanto decretato dal Papa nel 1854, appena fuori dall’abitato di Lourdes in una grotta nei pressi del fiume Gave a ridosso dei Pirenei, durante la XVI apparizione di Maria ad una ragazzina del luogo, Bernadette Soubirous, viene rivelato il nome della misteriosa figura nel dialetto locale: Immaculada Councepciou (25 marzo 1858). - Il 1858 è anche l’anno del celebre e discusso “Caso Mortara”. Edgardo Levi Mortara è un bambino di 7 anni appena, nato in una famiglia ebrea di Bologna, battezzato dalla domestica cattolica ad un anno all’insaputa dei genitori, temendo che muoia di malattia. Il 23 giugno, la polizia pontificia si presenta alla porta della famiglia di Salomone Momolo Mortara e di sua moglie Marianna Padovani per prelevare il sesto dei loro otto figli e portarlo a Roma, secondo le leggi vigenti nello Stato Pontificio, che prevedono l'obbligo di impartire un'educazione cattolica a tutti i battezzati. A Roma è ospitato presso la Casa dei Catecumeni (Pia Domus Neophytorum), istituzione nata ad uso degli Ebrei convertiti al cattolicesimo e mantenuta con i proventi delle tasse imposte alle Sinagoghe dello Stato Pontificio. Ai suoi genitori non verrà permesso di vederlo per diverse settimane e, quando in ottobre è loro concesso, non potranno essere soli. Pare che in quei pochi istanti concessi di visita il ragazzo riesca a confidare alla madre: “Sai, la sera recito ancora lo Shemà Israel”. Da allora non si vedranno più fino al 1870. Pio IX si prende cura di lui, fin quando diventerà addirittura sacerdote e, per tranquillità, emigrerà all’estero. - Una volta rivelato al grande pubblico, il "Caso Mortara" diventa ben presto uno scandalo internazionale, le cui ripercussioni si vedranno per decenni nelle relazioni fra Chiesa e mondo ebraico. Negli ultimi anni lo scrittore Vittorio Messori si è occupato del caso, con un libro apologetico nei confronti della scelta papale: vero che poi il ragazzo crescerà dimenticando i genitori e amando come un padre il Papa stesso (aggiungerà Pio al suo nome), ma agli occhi di oggi, quello che fu commesso allora è un reato bell’e buono, non l’unico, perché di casi simili, nello Stato Pontificio, ce ne furono diversi, mentre la vita nel Ghetto ebraico romano restava miserevole. - Il 16 aprile 1859 viene inaugurata dal Papa la Roma-Civitavecchia (80 km), la prima ferrovia pontificia aperta al pubblico. - Il 27 aprile, Pio IX firma l’Enciclica “Cum Sancta Mater”, il giorno in cui l'Austria dichiara guerra al Piemonte (aiutato dalla Francia di Napoleone III in forza degli Accordi di Plombières). Il Papa ricorda le parole di pace che Gesù aveva ripetuto tante volte ai suoi Apostoli, ed invita i fedeli a pregare, affinché i conflitti siano scongiurati: a chi reciterà la preghiera della pace nella forma stabilita concede particolari indulgenze. - La II Guerra di Indipendenza vede le sconfitte austriache a Montebello, Palestro e Magenta. L'8 giugno Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrano vittoriosi a Milano. Nel frattempo Firenze si è ribellata al Granduca di Toscana, costretto alla fuga, e l'Umbria a sua volta si ribella al dominio della Chiesa. Il Papa allora invia un’Enciclica, la “Qui Nuper”, in cui invita i propri sudditi a restare calmi e fedeli, e dichiara apertamente che lo Stato Pontificio è necessario alla Santa Sede per l'esercizio della sua sacra potestà: “Ora, mentre Noi riproviamo e lamentiamo questi atti di ribellione con i quali una sola parte del popolo, in quelle province così ingiustamente disturbate, risponde alle Nostre paterne cure e sollecitudini, e mentre apertamente dichiariamo essere necessario a questa Santa Sede il principato civile, perché senza alcun impedimento possa esercitare, nell'interesse della Religione, la sua sacra potestà (principato civile che i perversissimi nemici della Chiesa di 174

Cristo si sforzano di strapparle), a Voi, Venerabili Fratelli, in così gran turbine di avvenimenti indirizziamo la presente lettera per dare qualche sollievo al Nostro dolore”. - Ma i fatti precipitano al nord: il 12 giugno il Cardinale legato di Bologna Giuseppe Milesi Pironi Ferretti, a bordo di una carrozza scortata da soldati austriaci a cavallo, lascia la città da Porta Galliera. L’Emilia e la Romagna sono perse per sempre. - Se il “Caso Mortara” aveva già creato una fama mondiale negativa nei confronti dello Stato della Chiesa, dopo gli avvenimenti di Perugia, purtroppo il potere papale avrà sempre più un’immagine sinistra, grazie alla stampa, soprattutto anglosassone, che scriverà relazioni minuziose dei fatti. Il 20 giugno 1859 le truppe dei reggimenti svizzeri, inviate dal Papa, attaccano i cittadini, che si sono ribellati al dominio dello Stato della Chiesa, procedendo all'occupazione della città, al saccheggio, a violenze su donne e bambini ed uccisioni di civili, diventati tristemente famosi in tutto il mondo, grazie al New York Times , perché viene coinvolta anche una casa di americani. Se da una parte si discute quanto il Papa sia stato tenuto a conoscenza delle intenzioni dei militari comandati dal Colonnello Antonio Schmidt d'Altorf, è anche vero che però dopo quei fatti luttuosi, istituisce la medaglia "Benemerenti" per la presa di Perugia, da assegnarsi ai soldati pontifici che avevano partecipato alla riconquista della città. - Lo Stato ormai al suo tramonto, può vantare nel 1859 il pareggio del bilancio, ma con una forte arretratezza nei lavori pubblici (110 km di strade ferrate nel 1859 rispetto al migliaio che troviamo nel Regno di Sardegna), il latifondo incolto accanto a Roma, che rimane una grande “metropoli paesana”, la cronica assenza di industrializzazione, l’abbandono in cui resta il Foro Romano, la mancanza di una cultura vivace e aperta ai problemi del momento. - Dopo la II Guerra di Indipendenza, la storia prende ormai una piega che preoccupa e angoscia il Papa, che il 19 gennaio 1860 pubblica l’Enciclica “Nullis certe verbis”, dopo i moti verificatisi a Bologna, Ravenna e in altre città dello Stato Pontificio, rinnova la propria protesta ed in particolare risponde negativamente all'Imperatore dei Francesi, Napoleone III, che aveva suggerito di rinunciare al possesso delle province ribelli. - Sul finire dell’estate 1860 in Vaticano prestano fede ad equivoche dichiarazioni francesi e, illusi sulla sterilità della spedizione garibaldina nel Mezzogiorno, rimangono ancora convinti che l’esercito piemontese non avrebbe mai invaso le Marche. Oltretutto guardano con calda simpatia a Francesco II di Napoli, un giovane politicamente impreparato, sopraffatto da un compito superiore alle sue forze. - Ai primi di settembre, si verificano tumulti in alcune città pontificie: Urbino, Senigallia, Pesaro, Fossombrone, per la cui repressione si muove l'esercito papalino da poco rinnovato e rinforzato. A seguito di ciò, l'11 settembre l'esercito piemontese, al commando del Generale Manfredo Fanti, attraversa il confine avanzando nelle Marche e in Umbria. L'esercito pontificio, costituito da volontari e mercenari provenienti da tutta Europa, è comandato dal Generale francese Christophe De Lamoricière. Il 18 settembre, in seguito alla battaglia di Castelfidardo, le truppe piemontesi sconfiggono le truppe papaline. Ancona, dopo un'accanita resistenza austriaca e pontificia, il 28 settembre 1860 viene presa dal mare con un'ardita manovra navale che porta all'esplosione della batteria della Lanterna, che difende il porto, alla quale è agganciata la catena che ne chiude l'imboccatura. Il giorno dopo, 29 settembre, alle ore 14, a Villa Favorita sede del comando italiano, i pontifici firmano la resa. Il 3 ottobre, alle ore 17, sbarca nel porto di Ancona il Re Vittorio Emanuele II accolto da una città in festa, ornata di centinaia di bandiere tricolore. Il 4-5 novembre un plebiscito segna, in modo pressoché unanime, la volontà dei marchigiani e degli umbri di voler "far parte della Monarchia Costituzionale del Re Vittorio Emanuele, sancita con Regio Decreto del 17 dicembre". Al Papa rimane soltanto quasi 175 tutto l’attuale Lazio; la strenua difesa del suo Stato ha portato ad altri 143 morti e quasi 600 feriti. - Poco dopo, il 26 ottobre, Vittorio Emanuele II, reduce dalla conquista dei territori pontifici, si incontra con Garibaldi, fresco della decisiva vittoria sul Volturno, presso Teano, al bivio di Taverna Catena, presso una casa rustica. Lo scopo dei Piemontesi è proprio quello di non fare arrivare i garibaldini a Roma, cosa che avrebbe provocato la reazione francese. La spedizione dei Mille si conclude così, cedendo al Savoia tutto il Sud d’Italia. Per completare l’unità nazionale manca ora solo il Triveneto e proprio il Lazio papalino.

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TAVOLA XIX

Pio IX giovane Papa poco dopo l’elezione

Pio IX nel suo studio, nei primi anni di Pontificato 177

Pio IX con il Re delle Due Sicilie in esilio a Roma.

Pio IX affacciato dal treno papale alla stazione di Velletri

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CAPITOLO 35

DAL 1860 AL 1878

“Tutto è cambiato intorno a me, il mio sistema e la mia politica hanno fatto il loro tempo, ma sono troppo vecchio per cambiare indirizzo”. Così si confidava il Papa nel 1876, sei anni dopo la perdita del suo Stato ad opera delle truppe italiane. Morirà pochi mesi dopo, a conclusione di un lunghissimo pontificato che dire fondamentale è poco per la Chiesa dei successivi 80-90 anni. Eppure oggi, a ben vedere, soprattutto leggendo i suoi scritti ed esaminando i suoi atti magisteriali, cosa rimane di tanta fatica? La Chiesa attuale vive ancora all’interno discussioni non dissimili da quelle di allora, solo che certe posizioni sembrano addirittura invertite. Una parte (minoranza?) continua a ragionare e ad esprimersi come Pio IX; una parte, a partire dal Papa attuale, ha una visione di Chiesa non dissimile da quella che allora veniva condannata come frutto di pericolose infiltrazioni della mentalità mondana. Il Sillabo e gli “anatema sit” del Concilio Vaticano I sono lontanissimi, in gran parte, dalla pastorale odierna, ma ancora punti di riferimento non solo per i cattolici di Ecône, ma anche per tanti altri, che vedono nel Vaticano Secondo una sorta di stravolgimento del Primo, di fatto mai dichiarato chiuso ufficialmente se non nel 1959, quando Giovanni XXIII non volle riaprire quello del 1869-70, ma proclamarne uno nuovo. Credo che sia impossibile oggi capire un tale livello di chiusura e di paura/disprezzo nei confronti del “mondo”, accompagnato da un eccessivo attaccamento al potere temporale, visto come essenziale per il servizio del Vicario di Cristo e considerato ancora, da medievali, di natura divina. Troppo sangue inutile è scorso in quegli anni per impedire ciò che la storia o la Provvidenza stessa ormai avevano deciso! Con difficoltà ed imbarazzo leggiamo oggi l’assoluta convinzione di Pio IX che fuori dalla cattolicità non c’è salvezza né bene possibile. Per non parlare di scelte politiche imbarazzanti, come quella di appoggiare gli Stati schiavisti durante la Guerre di Secessione Americana, di vietare ai cattolici italiani ogni partecipazione alla cosa pubblica, finita così totalmente in mani massoniche ed anticlericali. Perfino nel caso della povera Polonia, al di là di proteste anche vibranti, la Chiesa non appoggiò mai le rivolte antizariste, in nome di un rispetto del potere regale a prescindere, che ci lascia di stucco, pensando che siamo nel pieno del XIX secolo. L’Ecumenismo non era contemplato, per il timore dell’Indifferentismo e quindi la rottura totale con gli altri cristiani continua come e più di prima. La misericordia “costava” sacrificio e poteva anche essere negata: così si spiega il Viatico rifiutato a chi era bollato come nemico della Chiesa (soprattutto nemico del suo potere economico e politico), in assenza di un qualche segnale di ritrattazione, e la Grazia negata ad alcuni condannati a morte (per ghigliottina, unica eredità tollerata della Rivoluzione Francese!). Il Dio che fa capolino nelle Encicliche papali è spesso pieno d’ira, voglioso di punire l’umanità, se le cose andranno avanti così. Se la Catholica soprattutto continuerà ad essere vessata. Insomma siamo lontani anni luce dalla Chiesa odierna. Almeno, come dicevo sopra, da una parte di essa.

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Pio IX (1846-1878) – Parte II

- Con la capitolazione di Gaeta il 13 febbraio 1861, scompare per sempre un altro stato italiano secolare: il Regno delle Due Sicilie, erede dei Regni di Napoli e di Sicilia che tanto sono stati a cuore ai Pontefici. Naturale quindi che l’ultimo Re, il venticinquenne Francesco II, trovi rifugio, insieme alla moglie Maria Sofia di Baviera (sorella della celebre Sissi), presso il Papa. Pio IX gli dà ospitalità prima al Quirinale, poi a Palazzo Farnese, di proprietà dei Borbone. Resteranno a Roma fino al 1870. - Il 17 marzo Vittorio Emanuele assume il titolo di re d’Italia, Cavour parla già di Roma capitale. Il giorno dopo, 18 marzo, con l’Allocuzione “Iamdum cernimus” il Papa ribadisce che non può rinunciare al suo Stato. “(…) mentre siamo gratuitamente fatti segno all’invidia e all’odio per opera di quegli stessi che chiedono la Nostra conciliazione, essi vorrebbero anche che dichiarassimo formalmente di cedere in libera proprietà degli usurpatori le Province del Nostro Stato Pontificio. Con tale audacissima e inaudita richiesta vorrebbero che questa Apostolica Sede, la quale fu sempre e sarà il baluardo della verità e della giustizia, sancisca che la cosa ingiustamente e violentemente rubata può tranquillamente ed onestamente possedersi dall’iniquo aggressore; e così si stabilisca il falso principio che la fortunata ingiustizia del fatto non reca alcun danno alla santità del diritto. Siffatta domanda contrasta anche con quelle solenni parole, con le quali in un grande ed illustre Senato fu testé dichiarato che - il Romano Pontefice è il rappresentante della precipua forza morale nell’umana società -. Dal che segue che Egli non può in alcun modo consentire ad una tale vandalica spoliazione, senza violare il fondamento di quella morale disciplina di cui Egli è riconosciuto essere come la prima forma, e l’esemplare.” - Il 5 giugno Cavour, ormai vicino alla fine in seguito alla grave malattia che lo aveva colpito il 29 maggio, fa chiamare al suo capezzale l’amico Frà Giacomo da Poirino (al secolo Giovanni Luigi Marrocco), che gli impartisce il giorno dopo, con animo commosso, l'estrema unzione, nonostante la scomunica lanciata da Pio IX il 26 marzo 1860 "contro gli usurpatori dello Stato Pontificio, i loro mandanti, fautori, aiutatori, consiglieri, aderenti" e senza chiedere alcuna dispensa ai suoi superiori e la solenne ritrattazione da parte del moribondo, come gli imponevano i suoi doveri verso la Chiesa. La stampa cattolica (in primis La Civiltà Cattolica) nei giorni seguenti attacca apertamente il frate per avere agito senza tenere conto dei suoi obblighi ecclesiastici. Anche l'Arcivescovo di Torino Luigi Fransoni, dal suo esilio a Lione, stigmatizza in una relazione inviata a Roma la " deplorabile condotta" . A questo punto il frate è invitato a Roma per comunicare personalmente al Papa la propria versione dell'accaduto. Il 24 luglio è ricevuto in udienza da Pio IX, che subito gli chiede se Cavour, prima di confessarsi, avesse pronunciato una ritrattazione; il frate risponde che nessuna condizione era stata posta per la somministrazione dei sacramenti e, all'incalzare del Papa, aggiunge di avere agito secondo la sua coscienza. Nei giorni successivi Fra’ Giacomo viene ascoltato anche dal Sant’Uffizio e il 31 luglio, una seconda volta da Pio IX, ma non aggiunge nulla di nuovo a quanto già rivelato. Le autorità ecclesiastiche - forse anche per il clamore sollevato sul caso dalla stampa liberale non solo italiana - nei primi di agosto permettono che il religioso lasci Roma con l'interdizione ad esercitare il ministero della confessione. Al ritorno a Torino, per ordine dell'Arcivescovo e della Santa Sede, il Vicario Generale lo priva anche della carica di parroco di Santa Maria

180 degli Angeli (4 settembre). Nel 1881 Leone XIII gli concederà nuovamente, dopo vent’anni, la facoltà di confessare. - Il 10 settembre il Primo Ministro Bettino Ricasoli cerca di riaprire i contatti con il Cardinale Antonelli con una nota in cui fa appello “alla mente ed al cuore del Santo Padre, perché colla sua sapienza e bontà, consenta ad un accordo che lasciando intatti i diritti della nazione, provvederebbe efficacemente alla dignità e grandezza della Chiesa.” Ancora una volta Antonelli e Pio IX si mostrano contrari. L'Ambasciatore francese a Roma scrive al suo Ministro che il Cardinale gli aveva detto: “Quant à pactiser avec les spoliateurs, nous ne le ferons jamais”. - Il 18 gennaio 1862, a nome di tutta la Chiesa, il Vescovo della Diocesi di Tarbes pubblica un decreto, col quale riconosce ufficialmente la veridicità e autenticità delle apparizioni di Lourdes. Nel 1874 Pio IX promuoverà a “basilica minore” la nuova Basilica dell’Immacolata Concezione costruita presso la grotta delle apparizioni. - L’8 aprile esce l’Enciclica “Amantissimus humani generis”, scritta ai Vescovi cattolici di rito orientale, in cui il Pontefice annuncia la nascita della sezione di Propaganda Fide principalmente destinata alle Chiese Orientali; insiste sul principio dell'unità della Chiesa, raccolta sotto il Papa, Vicario di Cristo, e della varietà dei riti liturgici. In forza di questo principio (unità nella varietà), confuta la tesi secondo cui un cristiano ortodosso convertito al cattolicesimo deve abbandonare il suo rito per abbracciare forzatamente il rito latino. - L’anno dopo, il 10 agosto 1863, all'Episcopato italiano rivolge la “Quanto conficiamur”, nella quale condanna nuovamente gli errori del tempo moderno, che si stanno insinuando anche nella Chiesa cattolica, in particolare le idee liberali tra il clero italiano (le Società “clerico-liberali”, l'associazione “Emancipatrice del Clero Italiano”, fondata nel 1862 dal prete garibaldino Rocco Brienza). Assume una notevole importanza l'affermazione secondo cui vi è salvezza fuori dalla Chiesa per quelli che “conducono una vita onesta e retta” , ma “ignorano invincibilmente” la religione cattolica. “ A Noi ed a Voi è noto che coloro che versano in una invincibile ignoranza circa la nostra santissima religione, ma che osservano con cura la legge naturale ed i suoi precetti, da Dio scolpiti nei cuori di tutti; che sono disposti ad obbedire a Dio e che conducono una vita onesta e retta, possono, con l'aiuto della luce e della grazia divina, conseguire la vita eterna”. - Interessante vedere quale posizione prenda il Papa verso la Guerra di Secessione Americana. Nel 1863, con il conflitto all’apice dell’incertezza, Pio IX scrive ai Cardinali di New York e New Orleans, uno geograficamente “nordista” e l’altro “sudista”, per rivolgere loro un appello, affinché si adoperino per la pace. Questo mentre l’atteggiamento della Chiesa cattolica americana è di prudenza estrema nella controversia sull’abolizione della schiavitù. Monsignor Martin John Spalding, futuro Arcivescovo di Baltimora, scrive in primavera una relazione a Propaganda Fide, proponendo la neutralità rispetto allo schiavismo dei neri del Sud. A suo avviso, gli abolizionisti avrebbero portato gli Stati sudisti alla rovina economica e gli schiavi alla rovina morale, perché secondo i vertici ecclesiastici, sono impreparati alla libertà. In questo pesa anche l’ostilità degli immigrati irlandesi, che vedono nei neri dei possibili concorrenti sul mercato del lavoro. La gerarchia americana conservatrice, in più, è spaventata da qualunque sovvertimento dell’ordine costituito e dunque dalla prospettiva che la fine della schiavitù avrebbe aperto le porte ad una rivoluzione. Per questo, quando il sudista Jefferson Davis risponde alla lettera di Pio IX, il Papa replica con un’altra missiva rivolta: “All’illustre e onorabile Jefferson Davis, Presidente degli Stati Confederati d’America”. Unico Stato, quello pontificio, a riconoscere “Presidente” Davis. I Nordisti la prendono come una scelta di campo della Santa Sede, sebbene il Segretario di Stato Antonelli si sforzi di negare qualunque intento politico. Il risultato sarà sì quello di avere mantenuto unito il clero americano; ma al prezzo di 181 connotarsi come Chiesa conservatrice, lasciando ai protestanti la bandiera del progresso e dell’emancipazione degli ex schiavi. Nel 1867 si arriverà di fatto alla rottura delle relazioni diplomatiche tra Washington e Roma. Dopo la guerra, al leader sudista prigioniero il Papa invierà una sua effige ed una corona di fiori accompagnate da una citazione del Vangelo di Matteo: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi, e io vi darò sollievo, dice il Signore”. - Nel 1864, dopo una serie di vibranti note diplomatiche, il Papa in un discorso attacca lo Zar Alessandro II, che opprime i suoi sudditi cattolici, tanto da esiliare sul Volga l’Arcivescovo di Varsavia, Zygmunt Szczęsny Feliński (canonizzato da Benedetto XVI) solo perché aveva preso le difese del popolo nell’insurrezione del 1863. - Per la prima volta arrivano a Roma richieste di delucidazioni circa il comportamento dei cattolici nelle elezioni politiche. In giugno e settembre del 1864 e nel febbraio e marzo del 1865 la Sacra Penitenzieria, il primo dei tribunali della Curia Romana, risponde negativamente. Solo in un intervento del 1º dicembre 1866, il Dicastero romano affermerà che un deputato cattolico può accettare l'incarico parlamentare “a condizione di dichiarare pubblicamente la sua intenzione di non approvare mai leggi contrarie alla Chiesa”. - Il 30 luglio 1864 da Castel Gandolfo il Papa dedica un’intera Enciclica all’amata Polonia. Si tratta dell’”Ubi Urbaniano”, nella quale deplora la rivoluzione che i Polacchi stanno attuando contro il legittimo governo russo ed invita ad obbedire all'autorità costituita; nello stesso tempo però il Pontefice denuncia nei termini più forti le misure anticattoliche messe in atto dai Russi, gli esili forzati dei Prelati cattolici e le pressioni fatte in Lituania per indurre i fedeli cattolici allo scisma. - Nel giorno della Festa dell’Immacolata Concezione esce la fondamentale Enciclica “Quanta cura”, cui è allegato il celebre “Syllabus complectens praecipuos nostrae aetatis errores” (“Elenco contenente i principali errori del nostro tempo”, chiamato per antonomasia “Sillabo”). Nella lettera vengono condannate tutte le ideologie "moderne", dal Liberalismo al Socialismo. Troviamo una critica alla Rivoluzione Francese e al Risorgimento Italiano, definendo la libertà di pensiero illuminista come "libertà di perdere se stessi". Forte è la critica al concetto di stato aconfessionale. Questo è il tono dello scritto: “Noi dunque, in tanta perversità di depravate opinioni, ben memori del Nostro apostolico ufficio e massimamente solleciti della santissima nostra religione, della sana dottrina e della salute delle anime affidateci da Dio, e del bene della stessa società umana, abbiamo ritenuto di dovere nuovamente elevare la Nostra apostolica voce. Pertanto, tutte e singole le prave opinioni e dottrine espresse nominatamente in questa Lettera, con la Nostra autorità apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo; e vogliamo e comandiamo che esse siano da tutti i figli della Chiesa cattolica tenute per riprovate, proscritte e condannate.” - Come dicevamo, allegato all’Enciclica c’è il Sillabo, che non è altro che un elenco di 80 proposizioni in cui sono condannati il Liberalismo, le vecchie eresie riproposte nelle idee del tempo, l'ateismo, il Comunismo, il Socialismo, l'indifferentismo ed altre Proposizioni relative alla Chiesa ed alla società civile (tra cui il matrimonio civile). L'incarico di preparare una bozza di studio era stato affidato ad un laico, il Marchese spagnolo Juan Donoso Cortés, Ambasciatore a Parigi, un liberale che si era convertito al Cattolicesimo. Incaricato quindi nel 1852 dal Cardinale Raffaele Fornari di vagliare la possibile pubblicazione di una condanna degli errori del loro tempo, sostiene che un errore politico o sociale deriva per forza da un errore teologico e pertanto la condanna del Liberalismo non può non partire dalla condanna di vecchie eresie così come si vedevano rinascere nel Liberalismo e nel Socialismo. Come la negazione del peccato originale e l'inutilità dell'aiuto soprannaturale dei sacramenti. Il Sillabo contiene cinque gruppi di Proposizioni. Ogni Proposizione riporta 182 la citazione di un precedente documento pontificio in cui l'errore era già stato condannato. Non espone una dottrina originale, ma ribadisce sinteticamente e senza spiegazioni posizioni già espresse dal Magistero. Nelle prime sette Proposizioni sono condannati Panteismo, Naturalismo e Razionalismo assoluto. Nel secondo gruppo (altre sette Proposizioni) si condanna il Razionalismo moderato e la confusione tra natura e ragione. Il terzo gruppo (quattro Proposizioni) condanna l'idea relativista dell'uguaglianza di tutte le religioni (Indifferentismo). In particolare, la Proposizione XV, condanna l'ipotesi che l'uomo possa scegliersi la “religione che, col lume della ragione, reputi vera”. Un breve paragrafo intermedio ricorda, senza ulteriori citazioni, che sono già state condannate dalla Chiesa le “pestilenze” del Socialismo, del Comunismo, delle società segrete, delle società clerico- liberali (cioè il "Liberalismo cattolico") e delle società bibliche. Seguono poi la condanna di 20 errori sull'autorità del Papa, sulla Chiesa e i suoi diritti, e 21 errori relativi alla società civile. La Proposizione XXXIX condanna l'idea che “lo Stato in quanto origine e fonte di tutti i diritti, gode del privilegio di un diritto senza confini”. C'è quindi una sezione di nove Proposizioni errate sulla morale naturale e cristiana, fra cui la condanna dell'idea che “il negare obbedienza, anzi il ribellarsi ai Principi legittimi, è cosa logica”. Seguono dieci Proposizioni a proposito del matrimonio cristiano. C'è quindi una breve sezione di due sole Proposizioni per condannare gli errori relativi al diritto del Papa ad essere sovrano temporale dello Stato Pontificio: la Proposizione LXXVI condanna l'idea che “l'abolizione del civile impero posseduto dalla Sede apostolica gioverebbe moltissimo alla libertà ed alla prosperità della Chiesa”. Ci sono infine dieci proposizioni per condannare gli errori relativi al Liberalismo. C'è anzitutto la condanna dell'ingerenza politica in campo religioso. C'è poi la Proposizione conclusiva in cui si condanna l'influenza del contesto culturale in campo religioso. - Il 15 settembre 1864 viene stipulato a Fontainebleau una Convenzione tra il Regno d'Italia e il Secondo Impero di Napoleone III, che prevede il ritiro entro due anni delle truppe francesi che presiedono Roma per tutelare il Papa, in cambio di un impegno da parte dell'Italia a non invadere lo Stato Pontificio, a proteggere quest'ultimo in caso di attacchi esterni, a consentire la costituzione di un corpo di volontari cattolici a difesa di Roma e a farsi carico di parte del debito pubblico pontificio. - Nei primi giorni del gennaio 1865, prima il governo francese e poi quello italiano proibiscono la lettura pubblica del Sillabo; parte della stampa italiana ed estera critica Pio IX e la pubblicazione del Sillabo (di cui si occupano perfino giornali a carattere economico, come il settimanale inglese The Weekly Chronicle and Register). - Durante il 1865 il Papa approva le formule di benedizione per il telegrafo e le ferrovie. - Dopo l’annessione del Veneto all’Italia, Pio IX sembra ormai essersi rassegnato alla nascita di una nazione italiana, così come trapela dal resoconto del colloquio in francese col futuro Primo Ministro liberale inglese William Ewart Gladstone, avvenuto nel settembre 1866. - Nell'udienza che don Giovanni Bosco ottiene dal Papa il 19 gennaio 1867, con la massima familiarità, gli viene chiesto: “E in quanto all'amnistia che abbiamo concesso ai condannati politici, che cosa ne dite?” Il prete piemontese, ben prevedendo i gravi avvenimenti che sarebbero successi, esita a rispondere; ma il Papa soggiunge insistendo: “Su, su, dite pur liberamente il vostro pensiero.” Don Bosco allora risponde: “Vostra Santità con quel tratto di sovrana clemenza pare che abbia fatto come Sansone quando catturò le 300 volpi e poi le lasciò andare in libertà. Esse corsero ovunque, a portarvi l'incendio e la distruzione.” E Pio IX: “Bene, bene, avete indovinato! Noi ci siamo ingannati! Si ammansiscono e si addomesticano le bestie feroci, ma le «volpi perdono il pelo, ma non il vizio»”.

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- Nel settembre 1867 Garibaldi fa un nuovo tentativo di conquista dello Stato della Chiesa, sbarcando nel Lazio. In ottobre i Francesi sbarcano a loro volta a Civitavecchia e si uniscono alle truppe pontificie, scontrandosi con i garibaldini. L'esercito italiano, in ottemperanza alla Convenzione di settembre, non varca i confini dello Stato Pontificio. Il 3 novembre i garibaldini sono sconfitti nella Battaglia di Mentana. Tornata la pace, i soldati francesi, nonostante quanto previsto dalla Convenzione, lasciano una guarnigione di 4.000 uomini. - Il 22 ottobre 1867 Gaetano Tognetti e Giuseppe Monti compiono un attentato contro la Caserma Serristori degli zuavi pontifici in Borgo. Nel crollo parziale dell'edificio, causato dall'esplosione di due barili di polvere, periscono 25 militari - 16 italiani e 9 francesi - e due civili romani. Monti e Tognetti sono arrestati e condannati a morte. Inutile la richiesta di grazia al Papa e l'intervento in loro favore di Vittorio Emanuele II. L'esecuzione, mediante ghigliottina (eseguita da Vincenzo Balducci, aiutante e poi sostituto del celebre Mastro Titta, soprannome di Giovanni Battista Bugatti, il "boja di Roma"), avverrà il 24 novembre 1868 in Via dei Cerchi, nei pressi del Circo Massimo. Questa sarà l'ultima decapitazione mediante ghigliottina eseguita nella città di Roma. - Nonostante i tempi bui, il Papa celebra nel 1867 un Giubileo straordinario per il XVIII centenario del martirio dei Principi degli Apostoli Pietro e Paolo: più di 10.000 pellegrini accorrono a Roma. Il Papa riceve dimostrazioni di omaggio e devozione. - Il 30 gennaio 1868, per iniziativa dei Vescovi piemontesi, che chiedono se è lecito per i cattolici partecipare alle elezioni politiche, la Sacra Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari risponde con il non expedit, ossia "non è conveniente", linea di condotta che sarà successivamente confermata. - Il 29 giugno, con la bolla “Aeterni Patris”, è convocato il Concilio Vaticano I. La preparazione viene affidata ad una Commissione di Cardinali, detta "Congregazione direttiva", assistita da cinque Commissioni Speciali, le quali dovranno trattare i problemi riguardanti l'adeguamento della dottrina ecclesiastica, il ruolo del Papa, valutare gli errori del Razionalismo e i rapporti tra la Chiesa e lo Stato. - La prima sessione del Concilio, è tenuta nella Basilica di San Pietro l'8 dicembre 1869. Sono invitati anche delegati delle altre confessioni cristiane le quali però, credendo si trattasse di una provocazione e non di un invito, rifiutano. Nelle tre sessioni ci sarà discussione e approvazione solo di due costituzioni: la “Dei Filius”, la Costituzione Dogmatica sulla Fede Cattolica (che definisce, tra le altre cose, come la Bibbia è ispirata da Dio secondo la dottrina cattolica) e la Pastor Aeternus, la Prima Costituzione Dogmatica sulla Chiesa di Cristo, che tratta il primato e l'infallibilità del Vescovo di Roma, quando definisce solennemente un dogma. All’apertura, i quasi 800 Vescovi presenti (su un totale di un migliaio) sono divisi in due gruppi. La minoranza, poco più di un quarto, composta di Vescovi tedeschi, austriaci, ungheresi e di parecchi francesi è contraria alla definizione dell’infallibilità, giudicata inopportuna e soggetta a serie difficoltà di sostanza. La maggioranza, circa i tre quarti, raccoglie quasi tutti i Vescovi di lingua spagnola, quelli provenienti dalle missioni, i pastori belgi, svizzeri, italiani, la maggioranza dei francesi, due terzi dei Vescovi statunitensi. Essa appoggia energicamente la definizione proposta, a suo avviso fondata su una lunga tradizione, esplicitamente condivisa dalla maggioranza dei fedeli, rispondente all’urgente bisogno di dare una risposta all’assalto contro il Papato. In realtà, la definizione di infallibilità papale non era nell'ordine del giorno originario degli argomenti da discutere, ma è aggiunta ben presto a Concilio Vaticano in corso, per volontà dell'Arcivescovo di Messina Luigi Natoli, che sostiene, in molteplici interventi, la chiara definizione del Dogma dell’infallibilità del Papa. Però molti non pensano sia prudente definire la dottrina formalmente. John Henry Newman, per esempio, ritiene che una tale 184 definizione formale possa allontanare potenziali convertiti. Una tale visione è sostenuta dai due terzi dei Vescovi degli Stati Uniti e da molti della Francia e della Germania. Circa 60 membri del Concilio decidono di astenersi, lasciando Roma il giorno prima del voto. L'Arcivescovo Natoli e l'Arcivescovo Antonio María Claret y Clará, fondatore dei Figli Missionari del Cuore Immacolato di Maria (Missionari Claretiani), condannano fortemente le "blasfemie e le eresie espresse sul campo di questo Concilio", e sono i più energici difensori riguardo alla questione dell'infallibilità del Papa e del primato della Santa Sede Romana. La discussione e l'approvazione della Costituzione darà adito ad una serie di controversie che porteranno all'abbandono della Chiesa di alcuni che diventeranno noti come “Vecchi Cattolici”. Interrotto per motivi politici e di sicurezza il 18 luglio 1870 e definitivamente dichiarato chiuso da Giovanni XXIII solo nel dicembre 1959, il Concilio aveva espresso in tutto ben 24 anatemi. - Ma torniamo alle due Costituzioni Dogmatiche. La “Dei Filius” è approvata il 24 aprile 1870. Il testo si compone di un prologo, di quattro capitoli, e di alcuni canoni finali. Essa insegna l’esistenza di un Dio personale, creatore e provvidente; dichiara che Dio può essere conosciuto con le forze della ragione, ma insieme ribadisce la necessità morale della rivelazione, perché le verità accessibili alla ragione siano conosciute da tutti facilmente, senza errore, con piena certezza; e la necessità assoluta della rivelazione, per le verità soprannaturali (Trinità, Incarnazione, Redenzione...); spiega la natura della fede, dono soprannaturale e libera adesione dell’intelligenza mossa dalla volontà; afferma che non vi è opposizione fra fede e ragione. Sono respinti così il Razionalismo, ma anche il Tradizionalismo, che svaluta eccessivamente la ragione (tendenza che aveva riscosso larga simpatia nel primo Ottocento), e il Fideismo, che separa radicalmente ragione e fede, negando che la ragione, sorretta dalla Grazia, prepari l’uomo alla fede. Si ribadisce la conciliabilità tra fede e scienza e l’autonomia specifica di quest’ultima. Il documento conciliare, opera non esclusiva della Curia e dei teologi strettamente legati al Papa, ma frutto della collaborazione fra Papato ed Episcopato, a differenza dei testi pontifici di quegli anni, appare sereno, equilibrato, ottimista, e da allora rimarrà uno dei documenti fondamentali del Magistero ecclesiastico. È comunque un forte passo in avanti rispetto alla “Quanta cura”. - La “Pastor Aeternus” è la seconda Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano I sulla Chiesa di Cristo, approvata il 18 luglio 1870 nella IV Sessione. Con questa Costituzione vengono definiti due dogmi della Chiesa cattolica: il Primato e l'Infallibilità papali. Già il 21 gennaio ai Padri conciliari era stato sottoposto un lungo schema dottrinale sulla Chiesa (“De Ecclesia”), redatto dalla Commissione preparatoria al Concilio nei mesi precedenti la sua apertura, in cui però manca ogni accenno all'infallibilità. Il 1º marzo Pio IX decide di intervenire direttamente, annunciando la sua volontà che il Concilio affronti la questione. Così allo schema sulla Chiesa, viene aggiunto un capitolo, quasi un'appendice, dedicato all'infallibilità del Magistero Pontificio. Ma in questo modo i Padri si accorgono che la discussione sull'Infallibilità sarebbe stata affrontata solo nella primavera del 1871. Dopo vari interventi a favore o contro tale proposta, alla fine del mese di aprile, Pio IX dà ordine di iniziare l'esame del capitolo sull'Infallibilità. Per ovviare agli inconvenienti di questa inversione di discussione, il capitolo è trasformato in un nuovo testo (“De Romano Pontifice”), suddiviso in quattro capitoli. La discussione su questo nuovo schema si prolunga vivacissima dal 13 maggio al 18 luglio 1870. Il 13 luglio si vota lo schema nel suo insieme: 50 Padri circa non partecipano alla seduta, e dei 601 presenti, 88 danno un voto negativo e 62 approvano con la riserva iuxta modum. Sommando questi ultimi voti con quelli dei non presenti, quasi un terzo dell'assemblea si mostra contraria all'approvazione dello schema. Così in quelle ore e in quei giorni, si fanno pressanti gli appelli e gli 185 interventi dell'una e dell'altra parte: i favorevoli, per spiegare il senso dell'Infallibilità; i contrari, per limitare i poteri del Papa. Su decisione di Pio IX, nel testo di proclamazione del dogma dell'Infallibilità è inserita la famosa espressione “ non autem ex consensu Ecclesiae” (e non per il consenso della Chiesa), che fa molto arrabbiare ed amareggiare gli anti-infallibilisti, e che tanto farà discutere in seguito. Il 18 luglio viene letto il testo definitivo della “Pastor Aeternus” e si procede alla votazione. Questa la proclamazione ufficiale del dogma: “Noi, quindi, aderendo fedelmente ad una tradizione accolta fin dall’inizio della fede cristiana, a gloria di Dio, nostro salvatore, per l’esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del santo concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il Romano pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica definisce che una dottrina riguardante la fede o i costumi dev’essere ritenuta da tutta la chiesa, per quell’assistenza divina che gli è stata promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotata la sua chiesa, allorché definisce la dottrina riguardante la fede o i costumi. Quindi queste definizioni sono irreformabili per virtù propria, e non per il consenso della chiesa. Se poi qualcuno - Dio non voglia! - osasse contraddire questa nostra definizione: sia anatema.” La minoranza contraria aveva già comunicato a Pio IX la sua decisione di non partecipare alle votazioni e la sera precedente aveva abbandonato il Concilio. Su 535 vescovi presenti, 533 danno la loro approvazione: gli unici due Vescovi contrari aderiscono subito al parere unanime dei loro colleghi. Pio IX sanziona immediatamente il testo e si canta il Te Deum di ringraziamento. Il Concilio si chiude qui. - Tra i più forti oppositori alle decisioni conciliari, ci sono alcuni teologi tedeschi, tra i quali monsignor Johann Joseph Ignaz von Döllinger, che riunisce in agosto a Monaco di Baviera un congresso, che pubblica una risoluzione contraria all’Infallibilità papale. Il 17 aprile 1871 verrà scomunicato: i suoi discepoli abbandoneranno la Chiesa cattolica e fonderanno la Chiesa vetero-cattolica. - Il governo austriaco coglie il pretesto del nuovo dogma per denunciare il Concordato stipulato con la Santa Sede nel 1855, in quanto esso era stato fatto con un Pontefice, che non si presentava come infallibile, mentre ora una delle due parti contraenti si arroga una posizione sostanzialmente diversa dalle precedenti. - Il 3 agosto 1870 i Francesi lasciano Roma. Di nuovo si muove la diplomazia italiana, chiedendo una soluzione della Questione romana. L'imperatrice Eugenia, che svolge in quel momento le funzioni di reggente in Francia, invia la nave da guerra Orénoque a stazionare davanti a Civitavecchia. Ma le vicende della Guerra franco-prussiana vanno storte e Napoleone III cerca soccorsi in Italia che, visto lo stato dei rapporti, gli sono negati. Il 4 settembre cade il Secondo Impero e in Francia viene proclamata la Terza Repubblica. Questo stravolgimento politico apre di fatto all'Italia la strada per Roma. - L'8 settembre il senatore italiano Gustavo Ponza di San Martino parte dalla nuova capitale Firenze per consegnare al Papa una lettera autografa di Vittorio Emanuele II. L'indomani viene ricevuto dal Cardinale Antonelli, il quale lo ammette alla presenza del Pontefice. Nella lettera Vittorio Emanuele, che si rivolge al Pontefice "con affetto di Figlio, con fede di Cattolico, con lealtà di Re, con animo d'Italiano" , dice chiaramente: “Per la sicurezza dell'Italia e della Santa Sede, [è necessario] che le mie truppe, già poste a guardia del confine, debbano inoltrarsi per occupare le posizioni indispensabili per la sicurezza di Vostra Santità e pel mantenimento dell'ordine”. La risposta del Papa è rispettosa ma ferma: “Sire, Il conte Ponza di San Martino mi ha consegnato una lettera, che a V. M. piacque dirigermi; ma essa non è degna di un figlio affettuoso che si vanta di professare la fede cattolica, e si gloria di regia lealtà. Io non entrerò nei particolari della 186 lettera, per non rinnovellare il dolore che una prima scorsa mi ha cagionato. Io benedico Iddio, il quale ha sofferto che V. M. empia di amarezza l'ultimo periodo della mia vita. Quanto al resto, io non posso ammettere le domande espresse nella sua lettera, né aderire ai principii che contiene. Faccio di nuovo ricorso a Dio, e pongo nelle mani di Lui la mia causa, che è interamente la Sua. Lo prego a concedere abbondanti grazie a V. M. per liberarla da ogni pericolo, renderla partecipe delle misericordie onde Ella ha bisogno”. - Il 10 settembre il conte di San Martino, scrivendo da Roma al capo del governo, Giovanni Lanza, riferisce la frase pronunciata da Pio IX: “Io posso cedere alla violenza, ma dare la mia sanzione a un'ingiustizia, mai!”. - La sera stessa, il Luogotenente Generale Raffaele Cadorna riceve l'ordine di attraversare il confine pontificio tra le cinque pomeridiane dell'11 ed entro le cinque antimeridiane del 12 settembre. In tutto sono schierati 50.000 uomini. - Il Ministro delle Armi e Comandante supremo delle Forze Pontificie, il tedesco Hermann Kanzler, riceve l’ordine di resistere all'attacco delle camicie rosse garibaldine, ma, in caso d'invasione dell'esercito sabaudo, dovrà ripiegare verso Roma. Infatti, gli Zuavi si ritirano e il colonnello spagnolo Serra, che controlla la Piazzaforte di Civitavecchia, il 15 si arrende senza combattere. - Lo stesso giorno Cadorna chiede a Kanzler di acconsentire all'occupazione pacifica di Roma. Questi risponde che l’avrebbe difesa con tutti i suoi mezzi a disposizione. - L'attacco alla città è portato in diversi punti. Il cannoneggiamento delle mura inizia alle 5 di mattina del 20 settembre. Pio IX aveva minacciato di scomunicare chiunque avesse comandato di aprire il fuoco sull’Urbe. L'ordine di cannoneggiamento non giunge quindi da Cadorna, bensì dal capitano d'artiglieria Giacomo Segre, giovane ebreo, che dunque non sarebbe incorso in alcuna scomunica. Alle 10, dal campo pontificio è esposta la bandiera bianca. Mentre la resistenza cessa a Porta Pia, la bandiera bianca viene issata lungo tutta la linea delle mura. Le truppe italiane oltrepassano la breccia di Porta Pia, sparando e facendo prigionieri. - Il 21 il Generale Cadorna prende possesso della città. Dal suo Quartier Generale in Villa Patrizi ordina che tutta Roma, ad eccezione della Città Leonina, sia evacuata dall'esercito pontificio e occupata dagli Italiani. Le truppe pontificie avrebbero ricevuto l'onore delle armi ed i volontari sarebbero tornati alle proprie case. Al tramonto tutta Roma, ad eccezione della Città Leonina, è occupata dagli Italiani. Entro mezzogiorno del 21 i soldati pontifici lasciano l'Urbe. Il giorno successivo il Papa chiede al comandante italiano di entrare nella Città Leonina allo scopo di prevenire i possibili disordini. Cadorna avvisa il governo e ordina alle sue truppe di procedere. Il 27 settembre l'esercito italiano prende possesso anche di Castel Sant'Angelo e, da quel momento, i possedimenti del Papa sono limitati al Vaticano. - Il Regio Decreto 9 ottobre 1870, n° 5903, proclama l'annessione del Lazio all'Italia: è la fine, dopo 1.118 anni, dello Stato Pontificio. - La prima Enciclica di un Papa non più Re è la “Respicientes ea”, del 1º novembre. In essa egli giudica ingiusta, violenta, nulla ed invalida l'occupazione e la presa di Roma da parte delle truppe italiane e la fine dello Stato Pontificio. In particolare Pio IX si lamenta della violazione del Palazzo del Quirinale, considerato sua proprietà personale, contro la decisione del Governo italiano di annetterlo al demanio pubblico e farne la sede del Re d'Italia. - Il Cardinale Antonelli, l'8 novembre, dirama ai rappresentanti degli Stati stranieri una nota in cui afferma: “Quando con un cinismo senza esempio, si pone in ogni cale ogni principio di onestà e giustizia, si perde il diritto di essere creduti”. Pio IX si dichiara “prigioniero politico del Governo italiano”. 187

- Il 15 maggio 1871, due giorni dopo la pubblicazione della Legge delle Guarentigie, con la quale il governo italiano, dopo la presa di Roma, assicurava delle garanzie al Pontefice e regolava unilateralmente i rapporti fra Santa Sede e Regno d'Italia, il Papa pubblica l’Enciclica “Ubi nos”, in cui ricorda la sua situazione personale e quella del suo Pontificato, “ridotti sotto un potere ostile”. Ribadisce il fermo proposito di mantenere “salvi e integri” i diritti della Santa Sede e non riconosce assolutamente la Legge delle Guarentigie, “perché non garantisce il libero ed effettivo esercizio del potere papale, che è conferito direttamente da Dio stesso” e perché ritiene assurdo “che un potere e una autorità di origine divina possa ridursi ad una semplice concessione del potere laico”. - Il 19 giugno 1873, in base alla Legge contro i religiosi del 1866, i Gesuiti sono espulsi dal Collegio Romano. All’antica scuola confessionale si tenta di sostituire anche nell’Urbe una scuola statale, laica. - Il Papa, il 7 agosto 1873, in reazione al Kulturkampf imposto ai cattolici dal protestante Cancelliere tedesco Otto von Bismarck, invia una lettera al Kaiser Guglielmo I, in cui afferma che “chiunque è battezzato appartiene in qualche parte [...] al Papa”. Guglielmo risponde il 3 settembre, dichiarando che non riconosce altro mediatore con Dio, che Nostro Signor Gesù Cristo. Bismarck, l’anno prima, in un celebre discorso in Parlamento era stato chiaro: “Nach Canossa gehen wir nicht - weder körperlich noch geistig” (“ Noi non andremo a Canossa, né con il corpo né con lo spirito” ), ma Pio IX continuerà a sostenere i Vescovi tedeschi (cinque dei quali arrestati) con lettere private, con interventi solenni fra il 1873 e il 1875 - che solleveranno tante polemiche - con istruzioni ai Nunzi, con la promozione a Cardinale nel 1875 dell’Arcivescovo di Gnesen-Posen (Gniezno-Poznań), Mieczysław Halka Ledóchowski, agli arresti in una fortezza dal 1874 e liberato solo nel 1876, dopo due anni di internamento. - Il 21 novembre 1873 pubblica l’Enciclica “Etsi multa luctuosa”, in cui denuncia gli attacchi sempre più frequenti ai diritti e alla libertà della Chiesa. In particolare, si sofferma sulla situazione in Germania, a cui abbiamo appena accennato, e su quella in Svizzera, denunciando i tentativi dei legislatori elvetici di introdurre l'elezione democratica e popolare dei parroci. Alla base di questi attacchi alla Chiesa, il Pontefice vi vede le sette, tra cui la Massoneria. Afferma tra l’altro: “Si meraviglierà forse qualcuno di Voi, Venerabili Fratelli, che la guerra che oggi si muove alla Chiesa Cattolica si espanda tanto. Ma chiunque conosce il carattere, gli obiettivi ed il proposito delle sette, sia che si chiamino massoniche, sia che si chiamino con qualsivoglia altro nome, e li paragoni al carattere, al modo, e all'ampiezza di questa guerra, da cui la Chiesa è assalita quasi da ogni parte, non potrà certamente dubitare che questa calamità non si debba attribuire alle frodi ed alle macchinazioni di quelle sette. Da esse infatti è formata la sinagoga di Satana, che ordina il suo esercito contro la Chiesa di Cristo, innalza la sua bandiera e viene a battaglia”. - Il 3 aprile 1874 la Santa Sede approva le costituzioni della Società Salesiana di San Giovanni Bosco (in latino Societas Sancti Francisci Salesii), che dieci anni prima aveva già ricevuto da Pio IX il decreto di lode. - L’11 ottobre 1874 il Papa prende di nuovo posizione, vietando ai cattolici italiani a partecipare alla vita politica come segno di protesta per la perduta indipendenza politica della Santa Sede: “La scelta non è libera, perché le passioni politiche oppongono troppi e potenti ostacoli. E fosse anche libera, resterebbe un ostacolo anche maggiore da superarsi, quello del giuramento che ciascuno è obbligato a prestare senza alcuna restrizione. Questo giuramento, notate bene, dovrebbe prestarsi a Roma, qui nella capitale del cattolicesimo, qui sotto gli occhi del Vicario di Gesù Cristo… si deve giurare di sancire lo spoglio della Chiesa, i sacrilegi commessi, l'insegnamento anticattolico…”.

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- Problemi anche con Francesco Giuseppe, Imperatore d’Austria-Ungheria (chiamato dal Papa ironicamente “bonissimus vir”), dopo le nuove leggi sul matrimonio emanate in quell’anno. Il Papa minaccia censure ecclesiastiche ad un sovrano, verso il quale da tempo non provava nessuna simpatia. - Il 24 dicembre 1874 con l’Enciclica “Gravibus Ecclesiae”, il Papa, in previsione di un Giubileo 1875 diverso da quelli del passato, lo estende a tutto il mondo: “(..) Vedendo Noi i tanti mali che affliggono la Chiesa, i tanti sforzi dei suoi nemici diretti a svellere dagli animi la fede in Cristo, a corrompere la sana dottrina, e a propagare il veleno dell’empietà, i tanti scandali che si offrono ovunque ai veri credenti, la corruzione dei costumi che spaziosamente si propaga, e la turpe manomissione dei diritti divini ed umani tanto ampiamente diffusa, tanto feconda di rovine, e che tende a distruggere nell’animo degli uomini lo stesso senso del retto; (…) pensammo di non dovere Noi permettere che in questa occasione il popolo cristiano fosse privato di questo salutare beneficio, secondo quella forma che è permessa dalla condizione dei tempi”. Inoltre concede ai confessori competenze solitamente dei Vescovi, infatti “tali confessori, entro lo spazio dell’anno sopra nominato, potranno assolvere coloro che sinceramente e seriamente avranno deciso di lucrare il presente Giubileo e con questo intento compiranno le opere necessarie e si confesseranno; potranno assolverli dalla scomunica, dalla sospensione e da altre sentenze ecclesiastiche e censure comminate ed inflitte a jure vel ab homine per qualunque causa”. Inoltre essi potranno “ assolvere i nominati penitenti da tutti i peccati ed eccessi, per quanto gravi ed enormi anche, come si dice, riservati agli stessi Ordinari e a Noi e alla Sede Apostolica, ancorché siano ingiunte ad essi una penitenza salutare, ed altre cose da comminarsi per diritto.” - L'11 aprile 1875 il Giubileo viene inaugurato in San Pietro, alla sola presenza del clero romano e senza l'apertura delle Porte Sante. Gli ospizi e le confraternite, che avevano sostenuto abbastanza bene gli altri Anni Santi, sono ormai decaduti; le Opere Pie sono state secolarizzate e le case religiose soppresse; nessuna nuova organizzazione turistica è sorta ancora. Ogni cerimonia religiosa comporta quindi problemi organizzativi e logistici. Gli unici pellegrinaggi di una certa entità saranno quelli francesi. - Importante è il breve del 2 marzo 1875 in cui il Papa loda e approva (perché “fornisce la pura dottrina cattolica e conseguentemente quella del santo concilio e di questa Santa Sede” ) una lettera di risposta dei Vescovi tedeschi al Cancelliere Bismarck per un dispaccio rimasto segreto per due anni, in cui il Primo Ministro affermava che nel prossimo Conclave si sarebbe dovuto prestare speciale attenzione all'elezione del Papa, dato che dopo il Concilio Vaticano I, i Vescovi non avevano più alcuna importanza. L’approvazione papale a questo scritto dei Vescovi è importante, perché essi danno un’interpretazione dell’Infallibilità papale in un certo senso moderata. Essi avevano scritto che la costituzione “Pastor Aeternus” in nessun modo lede o limita la responsabilità di ciascun Vescovo e dell'Episcopato nel suo insieme; che il Papa è Vescovo di Roma e di nessuna altra Diocesi; che il suo non è un potere di tipo monarchico assoluto, in quanto è sottoposto al diritto divino ed è vincolato dalle disposizioni date da Cristo alla sua Chiesa; che l'infallibilità non è nulla di nuovo, in quanto già presente nella coscienza e nella prassi della Chiesa cattolica; che riguarda solo gli interventi ex cathedra e che, benché il Papa non abbia il dovere giuridico di ascoltare l'Episcopato quando impegna questa sua autorità, tuttavia non esprimerà mai niente di contrario o di diverso da ciò che già la Chiesa crede e vive. - Il 6 novembre 1876 muore il Cardinale Antonelli, lasciando un ingente patrimonio, per la cui successione si aprirà un processo, che farà scalpore. Nuovo Segretario di Stato diventa il Cardinale Giovanni Simeoni, uomo adatto ad una politica di attesa, necessaria in questa fase di transizione. “Tutto è cambiato intorno a me, il mio sistema e la mia politica hanno 189 fatto il loro tempo, ma sono troppo vecchio per cambiare indirizzo”, confida il Papa in questi giorni. - Siamo quindi all’epilogo: per le ironie della storia nel giro di pochi giorni lasciano questo mondo sia il Re d’Italia, sia il Papa che si ritiene suo prigioniero. Il 9 gennaio 1878 muore Vittorio Emanuele II, dopo aver pronunciato una generica dichiarazione di fedeltà alla Chiesa, sufficiente per i conforti religiosi. Meno di un mese dopo, il 7 febbraio, dopo una breve malattia, muore anche Pio IX, dopo aver ripetuto più volte “ Parti o anima cristiana” , baciando il crocifisso e l'immagine della Madonna. Viene sepolto inizialmente in Vaticano. - Già il giorno dopo il Terz'Ordine francescano di Vienna esprime l'augurio, al di fuori dell'ufficialità, che “il Padre di tutta la cristianità possa essere beatificato senz'alcun indugio”. Formalmente, la causa di beatificazione ha inizio solo l'11 febbraio 1907. Del 7 dicembre 1954 è il decreto per l'introduzione della causa, cioè per la fase apostolica del processo. Il 6 novembre 1973 inoltrano una supplica a Paolo VI, perché disponga la ripresa della causa e si conoscono le 13 obiezioni emerse durante le sedute preparatorie. Il nuovo Patrono, il 7 ottobre 1984, presenta una risposta ad ognuna delle 13 obiezioni, che viene giudicata, dalla Commissione per la causa di beatificazione, esauriente ed ineccepibile, anche sul piano metodologico. Il 6 luglio 1985 Pio IX è nominato Venerabile. È beatificato il 3 settembre 2000 da Giovanni Paolo II dopo che la Chiesa aveva riconosciuto l'autenticità del miracolo ottenuto da suor Marie-Thérèse de St-Paul per intercessione del Papa marchigiano. - Nel proprio testamento, il Pontefice aveva designato come luogo definitivo di sepoltura la Basilica di San Lorenzo al Verano. La traslazione comincia alla mezzanotte tra il 12 e il 13 luglio 1881. Ad accompagnare la salma lungo le strade si accalcano migliaia di cittadini. Numerosi elementi anticlericali preparano manifestazioni di protesta. Nonostante siano prevedibili degli scontri, non viene organizzato un visibile dispiegamento di polizia. La cerimonia viene interrotta da un gruppo di anticlericali, che tentano di impossessarsi del feretro, al grido di “al fiume il papa porco”, attaccando il corteo funebre con sassi e bastoni nell'evidente intento di gettare la salma di Pio IX nel Tevere. I fedeli, tranne pochi animosi, rimangono sostanzialmente passivi. Solo la pronta reazione della polizia evita gravi incidenti; sono richiamati rinforzi anche dell'esercito. Solo dopo alcune ore il corteo funebre potrà riprendere la processione sino a San Lorenzo in una situazione di relativa tranquillità. Questa figuraccia internazionale costerà il posto al Prefetto di Roma e il governo Depretis dovrà rispondere a numerose interrogazioni parlamentari sulla vicenda. - Pio IX aveva creato ben 123 Cardinali nel corso di 23 distinti Concistori, tra i quali il successore Leone XIII.

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TAVOLA XX

Pio IX in una della sue tipiche espressioni

Pio IX a passeggio

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Pio IX in abiti sacerdotali

Pio IX con la Curia 192

INDICE

213. Alessandro VI 1492 - 1503 pag. 3 214. Pio III 1503 pag. 6 215. Giulio II 1503 - 1513 pag. 7 216. Leone X 1513 - 1521 pag. 9 217. Adriano VI 1522 - 1523 pag. 15 218. Clemente VII 1523 - 1534 pag. 17 219. Paolo III 1534 - 1549 pag. 20 220. Giulio III 1550 - 1555 pag. 26 221. Marcello II 1555 pag. 28 222. Paolo IV 1555 - 1559 pag. 30 223. Pio IV 1560 - 1565 pag. 32 224. San Pio V 1566 - 1572 pag. 35 225. Gregorio XIII 1572 - 1585 pag. 42 226. Sisto V 1585 - 1590 pag. 47 227. Urbano VII 1590 pag. 49 228. Gregorio XIV 1590 - 1591 pag. 50 229. Innocenzo IX 1591 pag. 51 230. Clemente VIII 1592 - 1605 pag. 52 231. Leone XI 1605 pag. 55 232. Paolo V 1605 - 1621 pag. 59 233. Gregorio XV 1621 - 1623 pag. 63 234. Urbano VIII 1623 - 1644 pag. 65 235. Innocenzo X 1644 - 1655 pag. 74 236. Alessandro VII 1655 - 1667 pag. 79 237. Clemente IX 1667 - 1669 pag. 81 238. Clemente X 1670 - 1676 pag. 83 239. Beato Innocenzo XI 1676 - 1689 pag. 84 240. Alessandro VIII 1689 - 1691 pag. 91 241. Innocenzo XII 1691 - 1700 pag. 93 242. Clemente XI 1700 - 1721 pag. 96 243. Innocenzo XIII 1721 - 1724 pag. 100 244. Benedetto XIII 1724 - 1730 pag. 105 245. Clemente XII 1730 - 1740 pag. 108 246. Benedetto XIV 1740 - 1758 pag. 111 247. Clemente XIII 1758 - 1769 pag. 121 248. Clemente XIV 1769 - 1774 pag. 125 249. Pio VI 1775 - 1799 pag. 129 250. Pio VII 1800 - 1823 pag. 138 251. Leone XII 1823 - 1829 pag. 153 252. Pio VIII 1829 - 1830 pag. 157 253. Gregorio XVI 1831 - 1846 pag. 159 254. Beato Pio IX 1846 - 1878 pag. 166

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