Big Bill Il Primo Vincitore
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Roma Italian style dentro e fuori campo LA RIVISTA Scopri in anteprima Anno XI - n.15 - 6 maggio 2015 l’abbigliamento ufficiale Pag.24 Big Bill il primo vincitore #IBI15 in diretta ‘Spegni’ l’acqua gli orari della tv con il fuoco Guida e palinsesto Al challenger di Torino 10 giorni di... SuperTennis l’antico rimedio indiano Pag.10 Pag.18 Giornata nera? GLI ALTRI CONTENUTI Che storia! Pag.3 - #IBI15: 85 anni dopo... Pag.5 Vinci lo stesso Racchette di classe Pag.9 - Circuito mondiale: I consigli del mental coach L’Imperatore va a Oriente Pag.14 - Batch-point Pag.15 per giocarsela sempre I numeri della settimana Pag.16 - Circuito Fit-Tpra: miglioriamo il power Pag.20 - La regola del gioco: alla Pag.22 ricerca del segno perduto Pag.26 2 prima pagina DI ENZO ANDERLONI è qualcosa nel tennis che non si può comprare, un valore Che storia! che resta indifferente alle C’oscillazioni delle monete, alla globalizzazione e al boom di nuovi Il barone Uberto de Morpurgo e Bill Tilden prima della finale degli mercati. Si chiama storia e, se è davvero Internazionali 1930. Qui sotto, la presa con il dito menomato di Big Bill importante, è scritta nero su bianco e narrata per immagini in bianco e nero. Hai voglia a costruire un impianto con 50 campi da tennis, a far emergere come un fungo uno stadio con il tetto che si chiude là dove non c’era nulla. A costru- ire scatoloni detti magici, a rovesciare dollaroni nel deserto californiano. Poi al controllo documenti per l’immortalità ti chiedono l’Albo d’Oro. Lì c’è chi può srotolare ricche pergamene e chi al mas- simo lo scontrino di una maxi spesa al megastore. Quando si parla degli Inter- nazionali BNL d’Italia come di un quinto Slam lo si fa non solo poggiando sulla straordinaria qualità dell’attuale torneo “combined” e sull’eccellenza pluripre- miata del “site”, l’impianto meraviglioso dove si gioca. Si ricorda anche che nella prima riga dell’elenco dei vincitori c’è scritto: 1930: William Tilden. E il nudo dato sintetizza due nozioni fondamen- tali: l’antica tradizione (l’albo d’oro del Roland Garros comincia poco prima, nel 1925) e il prestigio di cui già godeva il nostro tennis se il Federer di allora, “Big Bill” Tilden si fece trovare pronto per la prima testa di serie e la onorò fino in fondo, vincendo. Proprio come il Fede- rer di oggi era già nella fase più matura della sua carriera: ha 37 anni. Questo non gli impedì nelle settimane succes- sive di arrivare in finale a Parigi e di vincere a Wimbledon. Il suo nome esce sempre quando si discute su chi sia sta- to il più grande di sempre, insieme ai 10 Slam e alle 6 Coppe Davis, conquistati. E alla curiosità che gli mancava una fa- lange del dito medio della mano destra, quella con cui impugnava la racchetta e sparava il suo servizio “cannonball”. Quando una manifestazione ha la capa- cità di crescere, di evolversi anno dopo anno, di offrire al pubblico e ai gioca- tori una qualità della vita giornaliera come gli #IBI15 sanno fare, il patrimo- nio storico fa una differenza enorme. Dà un sapore davvero da quinto Slam, sapere che sei lì a giocarti un titolo che tutti i migliori tennisti del mondo inse- guono da quasi un secolo. E che magari a te ancora manca. DIRETTORE COORDINAMENTO REDAZIONALE HANNO COLLABORATO PROGETTO GRAFICO dell’ 8 gennaio 2004 Angelo Binaghi Angelo Mancuso Giovanni Di Natale, Max Fogazzi, REALIZZAZIONE SUPER TENNIS TEAM Andrea Nizzero, Gabriele Riva, Edisport Editoriale Srl Manoscritti e fotografie, anche se non COMITATO DI DIREZIONE Antonio Costantini (foto editor), Mauro Simoncini, Giorgio Spalluto, pubblicati, non si restituiscono. Angelo Binaghi, Giovanni Milan, Amanda Lanari, Annamaria Pedani Piero Valesio REDAZIONE E SEGRETERIA Nicola Pietrangeli, Giancarlo Baccini, (grafica) Stadio Olimpico - Curva Nord La rivista è disponibile Massimo Verdina A CURA DI Ingresso 44, Scala G in formato digitale sui siti www. FOTO Sportcast srl 00135 Roma federtennis.it e www.supertennis.tv DIRETTORE RESPONSABILE Getty Images, Archivio FIT, Antonio Via Cesena, 58 - 00182 Roma Info: [email protected] e spedita via newsletter. Per riceverla Enzo Anderloni Costantini, Angelo Tonelli [email protected] Reg. Tribunale di Roma n. 1/2004 scrivere a [email protected] 3 4 internazionali bnl d’italia #IBI15: 85 anni dopo... Quella targata 2015 è l’edizione n.72, ma la prima risale al 1930. Si giocò a Milano in uno stadio creato apposta. Vinse Bill Tilden, il Roger Federer dell’epoca, sull’azzurro De Morpurgo. E anche Lucia Valerio arrivò in finale Lo stadio da 3.000 posti costruito a Milano per gli Internazionali d’Italia: è il campo centrale del TCM Alberto Bonacossa DI VIVIANO VESPIGNANI 1905 a Napoli) e, insieme, l’ambizio- uno stadio del tennis, stadio che ver- ne di offrire il migliore e più spetta- rà poi intitolato a Gilberto Porro Lam- ochi anni segnano la storia del colare agonismo. Beh, tutto questo bertenghi. Quando Alberto Bonacossa nostro sport con l’evidenza di albergò nella mente di uno dei padri cominciò a ragionare con chi gli era una pietra miliare. Tra questi del nostro sport, un uomo al quale più vicino (Guido Valerio in partico- Psta, in primis, il 1930 e, a vo- ancor oggi molto dobbiamo, il conte lare) sull’idea ambiziosa di lanciare ler essere pignoli, il 28 aprile 1930. Alberto Bonacossa. in Italia un torneo che ne rappresen- Perché questa è la data di nascita dei tasse nel mondo la bandiera, incontrò Campionati Internazionali d’Italia L’ideazione non poche perplessità. Trovò invece che, a Milano, furono tenuti a bat- Nel 1929, quando contava 46 anni sostegno e appoggio nel presidente tesimo dal neonato campo centrale (era nato a Varese il 24 agosto 1883), e nel segretario generale della Fede- del Tc Milano Alberto Bonacossa. aveva fatto costruire in pochi me- razione Italiana Tennis, Aldo Tolusso Il desiderio, fortissimo, di inserire si al Tennis Club Milano un campo ed Enrico Piccardo, e in tutti i più for- il tennis italiano nell’ambito inter- centrale capace di contenere tremi- ti giocatori italiani. nazionale più elevato, ovvero farlo la persone. Certamente fu il frutto – salire a una dimensione che gli era per quei tempi rivoluzionario - della I preparativi preclusa a dispetto dei molti tornei sua straordinaria passione sportiva A loro parere il progetto non era per che l’Italia ospitava (in particolare e, insieme, delle sue mai celate am- nulla campato in aria. Anzi, per dirla dal 1891 a Torino, dal 1894 a Geno- bizioni. Era scontato che un grande con Lucia Valerio, “era stato tessuto va e Milano, dal 1900 a Firenze, dal torneo presupponeva l’esistenza di con realismo, oltre che con convin- 5 internazionali bnl d’italia Il diritto del grandissimo “Big Bill” Tilden, primo vincitore degli Internazionali d’Italia, nel 1930 zione”. E ne erano state create le presso giocatori e giocatrici al fine di da alcuni fastosi ricevimenti. La par- premesse anche attraverso alcuni promuovere il torneo in ambito inter- tecipazione risultò qualitativamente eventi organizzati a Milano alla fine nazionale. In tal senso lo sostennero buona soprattutto in campo maschile degli Anni ‘20 che riscossero note- fortemente gli azzurri insieme ai qua- grazie alla presenza - oltre che di tut- vole successo di pubblico. In par- li si era cimentato nelle Olimpiadi di ti i più forti azzurri, a cominciare da ticolare la finale di zona europea di Anversa del 1920 oppure che aveva Giorgio De Stefani e Cesare Colombo Coppa Davis del 1928, nella quale gli guidato nelle vesti di capitano ai suc- che raggiunsero i quarti di finale - del azzurri batterono la Cecoslovacchia cessivi Giochi di Parigi del 1924, ma i francese Toto Brugnon, del tedesco 3 a 2, oltre ad alcune esibizioni che suoi più convinti ambasciatori furono Prenn, del britannico Hughes, dell’un- fecero scalpore avendo come prima Giorgio De Stefani e Lucia Valerio. gherese Kehrling e dello statunitense protagonista la “divina” Suzanne Len- “Big Bill” Tilden. glen. E quando Bonacossa decise di Quanti campioni E proprio Tilden, allora trentasetten- far partire la macchina organizzati- Dal 28 aprile al 5 maggio del 1930, ne, che a partire dal 1920 era stato va che avrebbe dato vita agli Inter- Milano fu dunque teatro di un evento sei volte numero uno del mondo, let- nazionali, si occupò di ogni fase, di sportivo di grande risonanza (segnato teralmente sbaragliò il campo sino ogni aspetto, di ogni dettaglio della dalla partecipazione di 40 giocatori e ad infliggere in finale un drastico 6-1 programmazione. In particolare, uti- 15 giocatrici) e, insieme, di un ambito 6-1 6-2 al nostro numero 1 Uberto de lizzò la grande stima di cui godeva avvenimento mondano sottolineato Morpurgo. L’uomo che inventò gli Internazionali Ecco chi era il conte Bonacossa Una testimonianza di Lucia Valerio spiega eloquentemente come sia stato possibile che un sol uomo sia stato non solo l’ideatore ma anche l’artefice della nascita degli Internazionali. Come detto, il conte Alberto Bonacossa era uomo ambizioso ma era anche concreto. Sapeva programmare sin nei dettagli le iniziative che concretizzò su molti fronti dello sport, tanto è vero che fu tra i fondatori delle federazioni italiane dello sci, dell’hockey e dello sport su ghiaccio. Sfruttò marginalmente la laurea in ingegneria se non nel corso della prima Guerra Mondiale. Viceversa dedicò energie e spazi al Comitato Olimpico Internazionale, di cui fu membro dal 1925 fino alla morte, avvenuta nel 1953, alla Gazzetta dello Sport di cui fu proprietario e editore dal 1929, al primo manuale italiano di tennis (“Il Tennis”), redatto nel 1914 assieme a Porro Lambertenghi, nonché al Moto Club d’Italia o al Club Alpino Italiano di cui fu presidente.