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AGGIORNAMENTI

Scritture dei Latinos e degli Asian Americans

Mario Maffi

1848, 1882, 1898, 1942. È a partire da queste manente: mogli e fidanzate dei lavoratori cinesi quattro date che si può cominciare a tessere già presenti su suolo americano non possono più l’ordito d’una storia sociale e culturale relegata raggiungerli e nelle Chinatowns d’America nasce per molto tempo fra le quinte dell’impero e del così la cosiddetta bachelor society, composta per lo suo mainstream, e ora invece chiaramente, de- più di uomini resi “scapoli” per legge. cisamente, alla ribalta. L’immigrazione cinese datava dagli anni 1848: dopo due anni di guerra, Stati Uniti e Quaranta, ed era stata cruciale per la colonizza- Messico firmano il trattato di Guadalupe-Hidal- zione e lo sfruttamento delle terre all’ovest. Ma go, che consegna primi i territori oggi noti come dopo la guerra civile, quando scoppiò la prima Texas, Nuovo Messico, California meridionale, grave crisi economica, un vero e proprio “furore Nevada, Arizona, Colorado, Utah. Le loro po- anti-cinese” s’abbatté sulla California e sui ter- polazioni, i chicanos (probabilmente da una de- ritori circostanti. La comunità si disperse a rag- formazione di Mejicanos), divengono manodop- giera, privilegiando le città costiere più cosmopo- era dei campi e delle fabbriche, abitanti dei bar- lite, come San Francisco, New York, Filadelfia, rios, e alambristas o wetbacks, clandestini destinati dove era possibile raggiungere un alto grado di a passare e ripassare la frontiera del Rio Grande. “invisibilità” o “separatezza”. Ma l’incubo della Da quella data, la storia dei chicanos si dipana misce genation non cessò di perseguitare la comu- attraverso fasi alterne di passività e ribellione: i nità cinese immigrata. Il Chinese Exclusion Act, banditos (come il celebre Joaquín Murieta) sono ulteriormente aggravato dagli emendamenti del protagonisti dei cinquant’anni successivi al Trat- 1888, 1892 e 1904, e dall’Immigration Act del tato, immortalati in cuentos e corridos; la revolu- 1924, rimase in vigore fino al 1943, con tutti i trau- ción di Pancho Villa ed Emiliano Zapata segna mi sociali, culturali, psicologici e fisiologici che si l’immaginario collettivo a partire dagli anni Dieci possono immaginare. di questo secolo; i “Zoot Suit Riots” del 1943 a Los 1898: al termine della “splendida guerriccio- Angeles danno voce alla nuova generazione met- la” – l’espressione è di Theodore Roosevelt – con- ropolitana che ha nel pachuco (il teppista-ribelle tro la Spagna, gli Stati Uniti occupano l’isola di del ghetto) e nel suo gergo (il caló) i due simboli Portorico (e le Filippine, come, cinque anni pri- più significativi; negli anni Sessanta, la mobili- ma, avevano fatto con Hawaii e Samoa). Comin- tazione nelle campagne e la politicizzazione dei cia per Portorico una storia complessa di rap- barrios fanno da volano per quello che si sarebbe porti schizofrenici con la mainland: membro del chiamato “rinascimento chicano”. commonwealth ma non stato autonomo, separata 1882: il governo statunitense promulga il Chi- dal continente ma a poche ore di distanza, eco- nese Exclusion Act, che per dieci anni vieta nomicamente legata a filo doppio agli Stati Uniti l’ingresso negli Stati Uniti ai lavoratori cinesi (ma (come paradiso fiscale e come grosso serbatoio di non a diplomatici, commercianti, e professionis- manodopera a buon mercato), fin dai primi anni ti), escludendoli anche dal diritto di cittadinanza. del Novecento Portorico soffre d’una continua Nel 1892, la legge viene rinnovata per altri dieci emorragia di jíbaros (contadini) accompagnata da anni, e nel 1904 il doppio divieto è dichiarato per- una drammatica ondata di ritorni nel segno del-

62 AGGIORNAMENTI la sconfitta. La precarietà di questo rapporto, la permettere l’arruolamento dei Nisei nelle forze stratificazione delle culture (taína, spagnola, afri- armate, e le ferite che si aprono sono spesso dif- cana, yankee), il vivace spirito indipendentista, ficili da rimarginare. Alla fine della guerra, gli in- la forzata industrializzazione dell’isola e la trau- ternati sono ancora 44.000, in gran parte persone matica urbanizzazione dei suoi emigranti, saran- che non hanno più casa o lavoro. no alla base dell’esperienza portoricana negli Sta- *** ti Uniti, molto simile in questo a quella chicana. Il contesto metropolitano segna però fin dagli Di norma, il “rinascimento chicano” si fa da- inizi in maniera particolare l’identità del portori- tare dalla metà degli anni Sessanta, quando, cano sul continente. Gli avamposti creati soprat- sull’onda delle agitazioni dei braccianti guidati tutto a New York dalle avanguardie politico-sin- dalla United Farm Workers di Cesár Chavez, Luis dacali (i circoli, i centri sociali, le sezioni sindacali, Valdez fonda a Los Angeles “El Teatro Campesi- i giornali, i partiti politici) sono la testimonianza no”. E’ anche l’epoca dei Brown Berets, banda d’un grande fermento culturale e costituiscono la giovanile politicizzata sull’esempio delle Pantere trama che accoglierà l’immigrazione di massa de- Nere, dell’Alianza Federal di Reies Lopez Tije- gli anni successivi alla seconda guerra mondiale, rina, del “Piano Spirituale di Aztlan” – tutti pro- quando autentici ghetti come la Spanish Harlem, getti di recupero di un’identità sociale e cultura- il West Side, il Lower East Side, il South Bronx, le a forti componenti nazionalistiche. Ma dietro divengono meta di interi nuclei familiari, molto al movimento degli anni Sessanta c’è almeno un spesso destinati alla frantumazione e a un rap- secolo di complessa elaborazione e maturazione, porto profondamente sofferto sia con l’America che passa attraverso forme popolari come i cor- sia con il luogo d’origine. ridos e i cuentos, o i romanzi di Eusebio Chacón e 1942: l’Executive Order 9066 autorizza Miguel Otero. Nella prima metà del Novecento, l’evacuazione forzata della popolazione di orig- si assiste poi a una vera decantazione di temi e ine giapponese dalla costa occidentale e il suo forme letterarie, legata anche alla fase particolare “raggruppamento” in relocation camps, autentici di urbanizzazione e interazione con la società e campi di concentramento. Nel giro di pochi gior- cultura anglo-americane (ne sono testimonianza ni, più di 110.000 persone vengono allontanate a le opere di Maria Cristina Mena, Vicente Bernal e forza dalle loro case, proprietà, e posti di lavoro, Josephina Niggli): una fase che raggiunge il cul- e smistate nei campi di Puyallup (Washington), mine negli anni intorno alla seconda guerra mon- Portland (), Marysville, Sacramento, Tan- diale, quando emerge una nuova generazione de- foran, Stockton, Turlock, Salinas, Merced, Pine- cisa a rivendicare con maggior forza la propria dale, Fresno, Tulare, Santa Anita, Manzanar, Po- identità. mona, Tule Lake (California), Mayer (Arizona), Rapporto con la terra, con la lingua, con il pas- Minidoka (Idaho), Heart Mountain (Wyoming), sato, con gli Stati Uniti, con l’altro sesso: saran- Topaz (Utah), Poston e Gila River (Arizona), Am- no questi i temi centrali della letteratura chicana ache (Colorado), Rohwer e Jerome (Arkansas). nei due decenni successivi. Se infatti la forzata Il provvedimento colpisce sia gli Issei (i vec- omologazione linguistica vissuta nelle scuole an- chi immigrati dal Giappone) che i Nisei (i loro glo spinge a una rivendicazione dello spagnolo figli, nati su suolo americano, e dunque amer- come lingua della propria identità, è poi chiaro icani a tutti gli effetti). Molte famiglie si spez- che lo stesso spagnolo è in ultima analisi una zano; le condizioni di vita nei “campi” minano lingua imposta, una “lingua coloniale”, che ha la salute fisica e mentale di numerosi internati; ormai quasi del tutto cancellato il ricordo del le case, le fattorie, le piccole imprese dei nippo- nahuatl. Sarà allora inevitabile il ricorso americani vengono spesso saccheggiate; l’ostilità all’interlanguage e al cresce ovunque. Tra scioperi e dimostrazioni, la code-switching, a un continuo varcar di frontiere, tensione si fa acuta anche all’interno della stessa tra spagnolo, americano, nahuatl, caló, fortemente comunità, specie quando il governo decide di indirizzato in senso ritualistico, quasi sciamani-

63 Mario Maffi co. E se la rivendicazione della propria terra di continuo i confini del reale; e The Road to Tama- d’origine costituisce un forte momento di ag- zunchale (1975), di Ron Arias, che apre ormai de- gregazione socioculturale, è pur vero che il Messi- cisamente un dialogo con il mondo della letter- co – da cui continue ondate clandestine di senza- atura contemporanea, latinoamericana, norda- lavoro si riversano negli Stati Uniti – non può mericana, ed europea. esser visto come convincente punto di riferimen- Gli anni Ottanta segnano invece l’emergere to: “Aztlan”, la mitica terra d’origine, si carica d’una scrittura femminile, che, oltre a offrire nu- allora di implicazioni mistico-spirituali, è luogo ove chiavi interpretative alle tematiche della lin- dell’anima e dello spirito oltre che luogo fisico, gua e del passato, della vita nel barrio e della paro- terra amata ma strappata a forza. Allo stesso mo- la come affermazione d’una propria identità, af- do, la fedeltà a una cultura preurbana e precolo- fronta la questione del machismo diffuso e il senso niale non ne può trascurare gli aspetti patriarcali, nuovo e orgoglioso di una mestizaje che è al tempo profondamente intrisi di machismo: il che rende stesso culturale e sessuale. Le nuove voci sono necessaria una revisione di figure mitologiche quelle di , con le poesie di come “Malinche”, la “Llorona”, la “Chingada”, la Emplumada (1981); di , con il ro- “Curandera”... manzo The House on Mango Street (1985), le poe- Proprio intorno a questi contrasti, che rendo- sie di My Wicked Wicked Ways (1987), e i racconti no l’identità difficile, quasi inafferrabile, ruota- di Woman Hollering Creek (1991); di Lucha Corpi, no le opere migliori del “rinascimento chicano”. con le poesie di Palabras de Medio día/Noon Words Una prima fase è dominata da poeti come Ro- (1980) e il romanzo Delia’s Song (1989); di An- dolfo “Corky” Gonzales (I am Joaquín, 1969-1972), gela de Hoyos, con le poesie di Chicano Poems: Abelardo Delgado (Chicano: 25 Pieces of a Chicano For the Barrio (1977) e Woman, Woman (1985); di Mind, 1969), Ricardo Sánchez (Canto y grito mi lib- Pat Mora, con le poesie di Chants (1984) e Bor- eración, 1971), (Floricanto en Aztlan, 1971), ders (1986); di con i racconti di The José Montoya (El sol y los de abajo, 1972), Last of the Menu Girls (1986); di Gloria Anzaldúa (The Elements of San Joaquín, 1976); e dai collet- con l’intreccio di fiction, poesia e saggistica di Bor- tivi che si riuniscono intorno a riviste di grande derlands / La Frontera: The New Mestiza (1987) – vivacità come “El Grito” e “Quinto Sol”. A ques- tutte autrici che imprimono una svolta alla let- ta fase di impegno sociale, appartengono anche teratura chicana dopo la sua fase di “rinascimen- le prime opere narrative di rilievo: Pocho (1959), to”, indirizzandola verso prospettive più ampie, di José Antonio Villareal, imperniato sul tema nella fusione di temi privati e collettivi e nella sal- dell’assimilazione; City of Night (1963), di John datura con le espressioni culturali di altri gruppi Rechy, in cui la ricerca d’identità si svolge so- etnici. prattutto a livello sessuale; The Plum Plum Pick- *** ers (1969), di Raymond Barrio, che fonde i temi della protesta a una ricerca stilistica di stampo Sviluppi simili si possono cogliere nella let- quasi modernista. Poi, nel giro di due anni, com- teratura dei portoricani. Anche qui, i precursori paiono gli autentici capolavori del “rinascimen- non mancano, come le poetesse Clara Lair (Arras to chicano”: ...y no se lo tragó la tierra (1971), di de cristal, 1937) e Julia de Burgos (Poema en viente Tomás Rivera, 14 schizzi in cui s’intrecciano le surcos, 1938), i narratori José Luis González (El vicende private-collettive di braccianti e clandes- hombre de la calle, 1948) e Pedro Juan Soto (Spiks, tini messico-americani; Estampas del valle y otras 1956), il drammaturgo René Marqués (La carreta, obras (1972), di Rolando Hinojosa-Smith, prima 1952), i militanti sindacali e politici Jesus Colón d’una serie di opere di complessa struttura po- (A Puerto Rican in New York, and Other Sketches, lifonica e sperimentale; Bless Me, Ultima (1972), 1961) e Bernardo Vega (Memorias de Bernardo Ve- il più importante dei molti romanzi di Rudolfo ga, 1977): un intreccio di voci che si dipana dentro Anaya, in cui l’impianto classico del Bildungsro- le strade di East Harlem e del Lower East Side man si adatta a una ricerca d’identità che valica newyorkesi ed evoca quel muoversi senza posa –

64 AGGIORNAMENTI psicologico, esistenziale, culturale – tra isla e urbe lungi dall’essere esaurito) i drammi duri e vio- destinato a caratterizzare questa cultura. Poi, con lenti del poeta-bandito Miguel Piñero (Short Eyes, Down These Mean Streets (1967), drammatico ri- 1974; Plays, 1984), la poesia e il teatro grottesco- tratto della vita nel barrio, Piri Thomas segnerà il surreali di Pedro Pietri (Puerto Rican Obituary, punto di svolta e l’emergere definitivo della cul- 1973; Traffic Violations, 1983; The Masses Are Asses, tura portoricana sulla mainland. 1984), l’opera articolata e in continuo dialogo con Al centro della nuyorican experience (come pres- le tendenze poetiche contemporanee di Miguel to viene chiamato, con eloquente sineddoche, Algarín (Mongo Affair, 1978; On Call, 1980; Time’s il “rinascimento portoricano” nel continente), si Now, 1985), la forte componente orale e il retaggio possono riconoscere molti elementi propri anche multietnico che animano la produzione di Tato della cultura chicana: un interlanguage e un code- Laviera (La Carreta Made a U-Turn, 1981; Enclave, switching fors’anche più accentuati, un legame 1981; AmeRícan, 1985), la riflessione sull’essere contraddittorio con il passato (quale passato? donna, poetessa e portoricana a New York di quello della conquista spagnola? quello ormai re- Sandra María Esteves (Yerba Buena, 1981; Trop- moto e irrintracciabile della cultura taína?) e con ical Rains, 1984; Bluestown Mockingbird Mambo, il presente (una Portorico ormai profondamente 1990), i bozzetti dal ghetto della narratrice Nich- e grettamente “americanizzata”, al punto da far olasa Mohr (In Nueva York, 1977; Nilda, 1986), dire a un poeta “Questa non è la terra dove son il complesso mondo di ibridazioni culturali di nato”), una mestizaje etnica, linguistica, culturale Aurora e Rosario Levins Morales (Getting Home ancor più complessa per l’ibridismo proprio dei Alive, 1986), il rapporto dialettico tra isola e Caraibi, uno sradicamento drammatico legato metropoli nella poesia e narrativa di Judith Ortiz all’urbanizzazione, alla vicinanza/ lontananza Cofer (Terms of Survival, 1987; The Line of the Sun, dell’isola, alla grave frammentazione della co- 1989), il gusto del paradosso e della satira nei ro- munità e famiglia portoricana, e una più diretta manzi e racconti di Ed Vega (The Comeback, 1985; presenza dell’universo metropolitano come fon- Mendoza’s Dreams, 1987) – il tutto in un progres- te d’ispirazione. Tutti nodi che, negli anni cru- sivo ampliarsi e affinarsi di tematiche e di poet- ciali dell’immigrazione di massa, si ritrovavano iche, ma sempre nel legame costante con una con- già nella poesia-monologo d’una singolare figu- cezione “pubblica” e “collettiva” del fare lettera- ra di bardo nuyorican: Jorge Brandon, el coco que tura. habla, drammaturgo, poeta di strada e “padre spir- Il risuonare della voce nuyorican nei ghetti ituale” di tutte le generazioni più giovani. USA degli anni Settanta e Ottanta, unitamente La pubblicazione, nei primi anni Settanta, del- alla spinta rappresentata da autori diversi e la lunga poesia di Pedro Pietri “Puerto Rican fors’anche lontani tra loro come Derek Walcott, Obituary” e dell’antologia curata da Miguel Al- Edward Brathwaite, Linton Kwesi Johnson, Mi- garín e Miguel Piñero, Nuyorican Poetry, e la nas- chael Smith, ha contribuito al risveglio culturale cita di un luogo d’aggregazione culturale come dell’intera area caraibica. La narrativa di Paule il Nuyorican Poets’ Café, sono la conferma di Marshall (Brown Girl, Brownstones, 1959; Daugh- un’ormai raggiunta consapevolezza da parte di ters, 1992), Oscar Hijuelos (Our House in the Last un ampio ventaglio di giovani poeti. La lunga World, 1983; The Mambo Kings Play Songs of Love, introduzione scritta da Algarín per l’antologia 1989), Jamaica Kincaid (Lucy, 1990), Jorge Man- definisce il “posto” della voce nuyorican, sia come rique (Latin Moon in Manhattan, 1992) ha così ag- prodotto di un’evoluzione interna sia come voce giunto nuove angolazioni al tema del rapporto accanto alle altre voci che provengono dai margi- tra margini e centro, borderlands e mainland. ni, in un collegamento evidente con la produzione *** messico-americana, ma anche con chiare speci- ficità culturali. Alla definizione di quest’identità La distanza dal proprio passato e dalla pro- contribuiranno in quegli anni (ma il processo, pria terra e dunque il bisogno di organizzare la ri- culminato nei primissimi anni Ottanta, è oggi ben cerca d’identità lungo linee relativamente diverse

65 Mario Maffi si fanno sentire con maggior forza all’interno costa est come sulla costa ovest (un esempio per della comunità Asian American – una comunità tutti è il “Basement” fondato a New York dalla che, dall’originale nucleo cino-americano, s’è con poetessa e pittrice Fay Chiang). Così, The Chick- il tempo allargata a comprendere nippo-amer- encoop Chinaman (1972) di è il primo icani, filippini, hawaiiani, pakistano-americani, testo Asian American a venir messo in scena a New indiano-americani. York e, insieme al successivo The Year of the Drag- Proprio per queste sue caratteristiche cos- on (1974), dello stesso autore, apre la strada al mopolite, il gruppo di artisti Asian American è grande successo, anche commerciale, di M. But- quello forse più aperto a un’interazione multi-et- terfly (1986), di David Henry Hwang. Proprio in- nica. Inoltre, quella maggiore distanza dal luogo torno a Chin si forma poi un agguerrito gruppo d’origine – geografico e culturale – impone la ne- di attivisti culturali, come Jeffery Paul Chan e cessità d’individuare un punto di mediazione, un Shawn Hsu Wong e il nippo-americano Lawson filtro interpretativo posto tra descent e consent (per Fusao Inada, che nel 1974 pubblica la prima, usare le categorie di Werner Sollors), passato e seminale e polemica, antologia dedicata alla nar- presente, tradizione e America: un punto di me- rativa: Aiiieeeee!. Intanto, i romanzi di Maxine diazione e un filtro interpretativo che ciascuna Hong Kingston (The Woman Warrior, 1975; China componente del gruppo Asian American ritrova Men, 1977), le poesie di Fay Chiang (In the City nella propria traumatica esperienza di incontro/ of Contradictions, 1979; Miwa’s Song, 1982), la nar- scontro con gli Stati Uniti. Il dramma della bach- rativa di Shawn Hsu Wong (Homebase, 1979), le elor society, per esempio, ha gravato a lungo sulla antologie di poesia (Breaking Silence, 1983), narra- comunità cino-americana, producendo un vero tiva (Home to Stay, 1990), teatro (Between Worlds, e proprio “blocco dello scrittore”. Sebbene non 1990), contribuiscono a delimitare con maggio- sia mancato, nei primi anni Quaranta, un movi- re precisione il territorio di questa cultura che, mento letterario di un certo rilievo (Lao Mei, Xi- mentre riflette con notevole asprezza sugli ste- andai Yugong), esso però era totalmente inscritto reotipi etnici, culturali, sessuali di cui è stata (e entro i confini geografici, linguistici ed esistenzia- continua a essere) vittima – con un’accesa po- li della Chinatown newyorkese. Bisognerà atten- lemica che non risparmia nemmeno alcune voci dere il 1961 per poter leggere il primo vero roman- interne – , registra anche, necessariamente, la va- zo cino-americano, anticipato da prove non sem- rietà e ampiezza dello spettro rappresentato dal pre immuni da ambiguità e contraddizioni per termine Asian American. ciò che riguarda i problemi cruciali dell’identità e Un’analoga esplorazione ha intanto luogo dell’assimilazione (Pardee Lowe, Father and Glo- all’interno delle comunità nippo-americana e rious Descendant, 1943; Jade Snow Wong, Fifth filippina. La condizione degli Issei e le memorie Chinese Daughter, 1950; Diana Chang, The Fron- del relocation camp vengono fatte rivivere dalle tiers of Love, 1956; C. Y. Lee, The Flower Drum Song, parole e dai disegni di Taro Yashima (The New 1957): con uno stile realista ma profondamente Sun, 1943; Horizon Is Calling, 1947) e di Miné Oku- autoironico e una precisa attenzione per i luoghi, bo (Citizen 13660, 1946), dai racconti di Hisaye il dialetto, i dettagli della vita a Chinatown, Eat Yamamoto (1948-1952, poi riuniti insieme ad altri a Bowl of Tea, di Louis Chu, per la prima volta racconti successivi in Seventeen Syllables, and Oth- diede voce all’intera comunità, sollevandola al er Stories, 1988) e di (Yokohama, Cali- contempo dal peso di stereotipi che non di rado fornia, 1949), dall’autobiografia di Monica Sone filtravano al suo stesso interno. (Nisei Daughter, 1953)–primi tentativi di rimar- Dopo Chu, il risveglio politico-culturale de- ginare ferite ancora molto recenti—, mentre il ro- gli anni Sessanta e Settanta coinvolse un’intera manzo-chiave di (No-No Boy, 1957) generazione decisa a riscattare dall’oblio il vis- fissa in maniera indelebile il tema della difficile ri- suto della bachelor society, grazie anche all’intensa cerca di un’identità e di una collocazione da parte attività di collettivi e laboratori fioriti un po’ d’un giovane Nissei negli Stati Uniti post-bellici. ovunque nelle comunità cino-americane, sulla In seguito, la poesia di Lawson Fusao Inada (Before

66 AGGIORNAMENTI the War: Poems As They Happened, 1971), il teatro esse non possono non convergere verso l’occhio di Wakako Yamauchi (And the Soul Shall Dance, del ciclone, non possono non fare i conti con la 1977) e Lonny Kaneko (Lady Is Dying, 1977, con storia, la cultura, la letteratura degli Stati Uniti. Amy Sanbo), i romanzi di (Obasan, E dunque, se la loro iniziale collocazione fisica e 1982), l’opera recente di Janice Mirikitani (Shedd- geografica, psicologica e culturale è stata ai mar- ing Silence, 1987), oltre ai testi di numerosi altri gini dell’impero, ha sempre operato in esse una autori raccolti nelle antologie indicate più sopra, forte spinta centripeta, senza con questo far di- sono la viva testimonianza d’una grande varietà menticare il punto di vista particolare (e prezio- di temi e tecniche stilistiche e di un fermento cul- so) di chi sta ai margini, di chi si muove e crea turale che infonde nuova linfa alla produzione sulle borderlands, di qualunque genere esse sia- Asian American. no. Lo stesso percorso si può cogliere nei con- Si tratta di processi squisitamente dialettici e tributi degli autori filippini: dall’intenso e violen- soprattutto di sviluppi in corso, che non tollerano to America Is in the Heart (1946) di Carlos Bulosan contrapposizioni astratte o congelamenti metaf- (un’autobiografia che ricorda tanto quella di Mal- isici. Ed è proprio per questo che le scritture di La- colm X quanto quella, menzionata più sopra, del tinos e Asian Americans si caricano d’una così portoricano Piri Thomas) fino all’opera aggres- tensione, una tensione che si sprigiona non solo sivamente sperimentale e multimediale di Jessi- dalla rabbia e dalla nostalgia, ma anche dal de- ca Hagedorn (Dangerous Music, 1975; Tenement siderio e dall’anticipazione, dall’incontro e dalla Lover: no palm trees/in new york city, 1981; Dogeat- mescolanza. Queste scritture tornano cioè a in- ers, 1990). E di quelli hawaiiani: i racconti di Ka- trodurre con forza, in un paese e in una cultura zuo Miyamoto (Hawaii: End of the Rainbow, 1964), che credono di poterne fare a meno annullando la narrativa di (All I Asking For o dimenticando tanta parte della propria storia, Is My Body, 1975), la poesia di Cathy Song (Picture un vissuto di ibridazione, mestizaje e nomadis- Bride, 1983). mo, che sono poi esperienze collettive profonda- mente radicate nella storia delle culture. *** Non sorprende allora che, al centro di questa Come si vede, il patchwork delle nuove voci nuova polifonia statunitense, risuoni nitida, pur statunitensi (qui solo tratteggiato a grandi linee) è con forme e mediazioni diverse, la voce carica ampio e complesso. Le scritture dei Latinos e degli di fascino dello story telling – un’autentica fonte Asian Americans sono certo radicate nel proprio d’energia capace di recuperare la tradizione orale passato, e certo lavorano sul quel retaggio di miti, che sta alla base di tutte queste culture adattan- tradizioni e ricordi collettivi che caratterizza le dola alle necessità della pagina stampata, ma so- varie comunità, su quel trascorso storico, politico, prattutto capace di tendersi con l’elasticità e plas- e sociale che le ha segnate. Al tempo stesso, però, ticità che le son proprie al di sopra dell’arco dei secoli e dei luoghi, per contenere il passato e il presente, le origini e il divenire.

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