Legambiente, Rapporto Pendolaria 2014
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nell’ambito della campagna Il Rapporto Pendolaria 2014 ci presenta l’immagine di un Paese che viaggia sempre più a due velocità. Da una parte il successo di treni sempre più moderni e veloci che si muovono tra Salerno, Torino e Venezia - con una offerta sempre più ampia (+13% dal 2010 al 2013, ed ancora in aumento nel 2014), articolata e con sempre più persone ogni giorno sui Frecciarossa (+8% nel 2014) e sugli Italo - e dall’altra la progressiva riduzione dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza (-22% dal 2010 al 2013) su tutte le altre direttrici nazionali (Adriatica, Tirrenica, Napoli-Bari, Jonica, ecc.) dove sembra essere rimasti fermi agli anni Ottanta come tempi di percorrenza. E ancora, crescono i pendolari in Lombardia, Toscana, Puglia, Alto Adige dove si è investito e comprato treni, mentre letteralmente crollano in Campana, Piemonte, Liguria dove alla riduzione dei trasferimenti da parte del Governo hanno fatto seguito solamente tagli al numero dei treni in circolazione e addirittura ad intere linee. Si conferma, ancora una volta, che ovunque si migliora il servizio (nuovi treni, puntuali, un servizio efficiente) il successo è garantito. Lo dimostrano gli investimenti che Trenitalia continua a realizzare sui servizi “a mercato” ossia quelli dove si ripaga dalla vendita dei biglietti e dove, ad esempio, si avranno nel 2015 ulteriori miglioramenti nell’offerta (con collegamenti diretti tra Venezia e l’Aeroporto di Fiumicino) in occasione dell’Expò presso la stazione di Rho Fiera, dove fermeranno 19 Frecciarossa, 18 Frecciabianca e 4 Intercity notte. E risultati positivi si sono riscontrati anche per le Frecciargento e Freccebianche al centro- nord dove sono stati fatti investimenti sul materiale rotabile e ridotti i tempi di percorrenza. Ma anche i nuovi collegamenti NTV con 36 treni giornalieri tra Roma e Milano, di cui 12 no stop, ed il raddoppio di quelli da e per la stazione Mediopadana di Reggio Emilia, con dodici treni al giorno. Il problema è che il numero dei passeggeri sulle linee regionali cala in numero assoluto anche nel 2014, confermando la tendenza del 2013, con un’ ulteriore riduzione di 90.000 passeggeri al giorno. Per la prima volta in 10 anni ci troviamo di fronte ad un decremento addirittura consecutivo e con una ragione precisa: il “crollo” del numero dei viaggiatori in alcune Regioni. Sono proprio le differenze nei dati tra le Regioni a confermare come la questione sia solo in minima parte legata alla crisi economica, ma che dipenda proprio dai tagli effettuati in questi anni. In Campania sono stati effettuati tagli complessivi del 19% al servizio dal 2010 ad oggi, con punte di -50% su alcune linee. La conseguenza è che ci sono 150 mila persone in meno sui treni campani (sono 271mila contro i quasi 420.000 del 2009, -35,4%). Mentre in Piemonte i tagli al servizio pari a -7,5% dei treni*km e la cancellazione di ben 14 linee hanno portato a far scendere i viaggiatori da 236mila viaggiatori al giorno nel 2012 ai 203mila attuali. Ma non sono gli unici casi. Ad esempio nel solo ultimo anno in Liguria e Abruzzo si è passati rispettivamente da 105.000 a 94.000 viaggiatori al giorno e da oltre 23.500 a circa 19.500. I pendolari in Italia 2007-2014 (in milioni di viaggiatori al giorno sulla rete regionale) 3.500.000 2,90 2,86 2,83 2,77 3.000.000 2,63 2,70 2,39 2,42 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Legambiente 2014 1 I dati raccolti da Legambiente attraverso un questionario inviato alle Regioni ci raccontano come ogni giorno, in media, sono 2milioni e 768mila i passeggeri che usufruiscono del servizio ferroviario regionale. Considerando quanto sono limitati i controlli su queste tipologie di treni, si può stimare che siano oltre 3 milioni i pendolari dei treni di cui però, più o meno, nessuno si occupa. I numeri lo raccontano meglio di tante parole. Tra il 2009 e il 2012 si è assistito al paradosso per cui mentre i passeggeri aumentavano del 17% le risorse statali per il trasporto regionale su gomma e ferro si riducevano del 25%. Sta qui la ragione della situazione di degrado e incertezza del trasporto ferroviario in Italia. Ed è questa una delle ragioni che ha portato il numero dei pendolari su ferro a diminuire nel corso dell’ultimo biennio. Quello che i pendolari stanno vivendo ha ragioni precise, dipende da una situazione di irresponsabile incertezza sul futuro del trasporto pubblico, su quello delle aziende, sulla sopravvivenza delle linee, per non parlare degli investimenti, come per l’acquisto di nuovi treni. Non è colpa dei Frecciarossa se la situazione è così difficile per i pendolari come per chi si muove sulle direttrici nazionali "secondarie". Però è vero che quel successo è figlio di investimenti e attenzioni, che oggi si devono spostare nelle aree urbane per dare risposta a quasi 3 milioni di cittadini italiani e ai tanti che vorrebbero lasciare a casa ogni giorno l'automobile per prendere un treno. Altrimenti il rischio è che aumenteranno le differenze tra una parte e l’altra del Paese. La campagna Pendolaria di Legambiente vuole dare visibilità e forza a una battaglia di civiltà come quella di avere nelle città italiane treni nuovi, più numerosi e puntuali per chi viaggia, carrozze pulite e non sovraffollate, servizi migliori nelle stazioni, maggiori informazioni ai viaggiatori, collegamenti e tariffe che migliorino gli spostamenti quotidiani riducendo il bisogno del mezzo privato. Perché quella dei pendolari è una questione nazionale, è un tema ancor prima che ambientale di dignità, di diritto alla mobilità delle persone. Lo fanno ben capire i numeri: sono 670mila i pendolari lombardi, 540mila quelli del Lazio, e su alcune linee è come se ogni mattina si spostassero tutti gli abitanti di città come Grosseto o Ancona. Il Rapporto Pendolaria è uno degli strumenti che offriamo alla discussione pubblica, un contributo che accompagna i monitoraggi della qualità del servizio, le iniziative per mettere in luce i punti in maggiore sofferenza della rete, le assemblee promosse insieme ai comitati pendolari. Proprio in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando bisogna occuparsi di un fenomeno sociale di queste dimensioni, perché questi dati si spiegano anche con la crisi economica che ha obbligato tante persone a trovare mezzi alternativi per i propri spostamenti. Inoltre i numeri di chi viaggia sui treni regionali sono sempre sottostimati – perché molti viaggiano senza biglietto, anche per l’assenza di controlli – e soprattutto sono solo una parte di coloro che tra auto, autobus di linea e treno ogni mattina sono pendolari (14milioni secondo una stima del Censis). La ragione è nel cambiamento avvenuto nelle principali aree metropolitane italiane, con il trasferimento di centinaia di migliaia di famiglie in Comuni di seconda o terza fascia. Pochi fenomeni in effetti sono più rappresentativi di quanto avvenuto nel territorio e nella società italiana negli ultimi venti anni, quando è avvenuta una autentica “esplosione” delle periferie delle principali città italiane arrivate a inglobare i Comuni limitrofi dove si sono trasferite migliaia di persone che continuano a lavorare nel capoluogo, mentre si sono distribuite nel territorio attività e funzioni con uno spaventoso consumo di suolo. Tagli di treni e linee, aumento del prezzo dei biglietti: che succede per i treni pendolari in Italia? Gli anni tra il 2010 ed il 2014 sono stati particolarmente critici per i pendolari e sono state molte le Regioni che hanno deciso di tagliare i servizi (meno corse e meno treni) e di aumentare il costo di biglietti ed abbonamenti. Solo nel corso del 2014 i tagli ai servizi hanno visto esempi drammatici come in Calabria, Regione con un servizio già fortemente deficitario, dove hanno aggiunto un altro -8% dei treni totali, ed in Umbria con un taglio del 2,8% esclusivamente sulle linee gestite da Umbria Mobilità. Addirittura si aggiungono altre linee chiuse, nonostante già nel 2012 si potevano contare le chiusure di 12 linee in tutto il Piemonte, ma anche in Abruzzo e in Molise, arrivando a vedere definitivamente soppressi i treni della linea Pescara-Napoli. Chiusa definitivamente nel 2013, sempre in Piemonte, la linea Vercelli-Casale Monferrato, mentre la Novara-Varallo Sesia dopo aver ricevuto una drastica riduzione di corse è stata sospesa dallo scorso Settembre. Chiuso per il servizio passeggeri il tratto al confine Piemonte-Lombardia tra 2 Sesto Calende ed Oleggio, tratta che in orari di punta mostrava numeri di frequenza significativi. Stessa sorte è toccata alla Piacenza-Cremona sempre a fine 2013. Ma come si evidenzia nella cartina successiva si tratta di un fenomeno purtroppo diffuso in tutta Italia e che riguarda ormai gli ultimi 11 anni. Oltre ai già citati casi di Piemonte, Abruzzo e Campania, vanno segnalate le chiusure di numerose tratte in Calabria e Puglia. Dal 2010 nel conto nazionale vanno dunque considerati i 740 chilometri in più di linee dove sfrecciano treni a 300 chilometri l’ora e gli oltre 1.189 km di rete ferroviaria “storica” chiusi. Legambiente, 2014 Per quanto riguarda il prezzo dei biglietti, nel corso del 2014 l’aumento più consistente ha riguardato la Calabria con un +20% e come visto un servizio sempre più carente sia in qualità sia in quantità dei treni circolanti. Ma il costo dei biglietti nei recenti anni ha visto aumenti in Piemonte del 47%, in Abruzzo del 25%, in Toscana per oltre il 21% (ma con tariffe scontate per i redditi bassi), nel Lazio del 15% e con un servizio inadeguato alla grande richiesta presente in questa Regione, ed in Liguria dove gli aumenti che si sono susseguiti hanno portato ad un +41% rispetto al 2010.