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Ri-orientarsi nella storiografia dell’Asia meridionale. Rappresentazioni e intersezioni

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06 October 2021 AlessandraConsolaro Ri –orientarsi nellastoriografia dell’Asiameridionale Rappresentazionieintersezioni Trauben ©2008AlessandraConsolaro Traubenedizioni,2008 viaPlana1–10123Torino ISBN9788889909409

2 Indice

Introduzione 5

1. Lastoriografiacoloniale 9

2.Lastoriografia“nazionalista”eilnazionalismoculturale 15

3. Lastoriografiamarxista 25

4. Dialogointernazionaleeinterdisciplinarità 30

4.1. Lostudiodellanazioneoltrelastoriografianazionalista 32

4.2 .Lalezionedelle Annales 36

4.3. L’apportodelleteorieweberianeedell’antropologia 45

4.4. Ri–orientarelastoriadellerelazioniedegliscambi 49

5. Lastoriadegliesclusi 57

5.1 .Lastoriadigenere 57

5.2. Subalterni,postcolonialismoepostmodernismo 68

5.3. Storiadalit 76

6. Unesempiodirappresentazioneediri–orientamento:lo 79 studiodeimusulmaniedell’islàmdell’Asiameridionale Conclusioni 101

3

4 Introduzione Lastoriaèunincessantedibattito:leinterpretazionisto riche,infatti,cambianoquandocisipongonointerroga tivi nuovi. L’indagine storica richiede la considerazione dipiùteorie,davalutareinbaseaunaprecisametodo logia, fondata sull’ampiezza e sulla validità della docu mentazioneesullalogicadell’argomentazioneproposta. Il concetto di “documento”, portatore di un significato fisso,haormailasciatoilpostoaquellodi“traccia”,a pertaapiùinterpretazioni;ladecisionesullasuaautenti citàrestaaffidataalmetodocritico,mentrelostudiodel latrasmissionedelletracceneltemposiavvaledelme todofilologicoecomprendeanchelatrasmissionedelle esperienze storiografiche, o tradizione storica. Ciò com portal’accettazionedellanozionechenonesistonofatti storici, ma solo fenomeni storici, i quali sono l’oggetto dell’esperienzastoriografica,cheprevedeuninterpretee un’operadainterpretare.L’“opera”dicuisioccuperàil presentearticoloèlastoriadell’Asiameridionale:sicer cheràditracciareunquadrodellediverseinterpretazioni cheneltemposonostateproposte,concentrandosipreva lentementesuldibattitosviluppatosiinIndiaePakistan, poichéchiscrivehapiùfamiliaritàconlastoriografiadi

5 questipaesicheconquelladialtridellaregione. 1Èpur vero che in epoca postmoderna questo approccio “etni co”puòsembrare–ecertamenteinparteè–riduttivo, ma se pensiamo all’eurocentrismo degli studi storici in generale,percuituttelestorie“altre”nonsonoaltroche varianti della narrazione principale intitolata “Storia d’Europa”,puònonesseredeltuttoprivodisensosotto linearelacapacitàdegliindiani(quiinsensononnazio nale, ma come abitanti del subcontinente indiano) di parlare del proprio passato. Dato che nel mondo acca demicofinoanonmoltotempofalostudiodellastoria detta per l’appunto “extra–europea” era considerato “e xtra–vagante”,uneserciziodiripassodicomeleprinci pali problematiche storiografiche abbiano avuto una propriatrattazionedapartedistudiosiindigenipuònon essereinutile:delresto,mentrespessoglistoricidel“ter zomondo”sisentonoindoveredicitarestudidistoria europea, gli storici dell’Europa sembrano non avvertire alcunanecessitàdifarealtrettantoneiconfrontideicol leghi“extra”.Mentreunostoricoeuropeopuòesserere lativamente ignorante delle storie non occidentali (per esempioconosceresolomateriale obsoleto–elaspere 1 Si è deciso di non analizzare la produzione indianistica italiana, anche se sporadicamente si menzioneranno testi italiani. Per una presentazionedellastoriografiaindianainItaliav.Michelguglielmo Torri,“StudiesinItalyonModernandContemporaryIndia,”in Sto riadellaStoriografia/HistoryofHistoriography ,34,1998,pp.119151 e idem ,“L’IndianisticaitalianadaglianniQuarantaadoggi”,inAgo stino Giovagnoli e Giorgio Del Zanna, a cura di, Il mondo visto dall’Italia,Guerinieassociati,Milano2004,pp.247263.Ringrazio MichelguglielmoTorriperladisponibilitàadiscutereilpresentear ticoloinfasedielaborazione,conilsuoimplacabileepreziosooc chiocritico;sonogrataancheaTommasoBobbioperleamichevoli conversazionichemihannofornitoutilispuntidiriflessione. 6 quazionediignoranzanonriguardasoloilcampostori co)eciònonsiriflettesullaqualitàdelsuolavoro,uno storico“extra–europeo”,tantopiùseètaleancheperna scita,nonpuòpermettersiun’ignoranzaugualeesimme trica.Lastoriadell’Europaèstataalungo–permoltian cora rimane – un’entelechia della ragione universale: si riteneva che solo l’Europa possedesse le categorie fon damentalicheforgianoilpensierostorico,tuttelealtre storieeranosolooggettodiricercaempiricaesiregge vanosuunastrutturateoricacheè“Europa”. Nella consapevolezza dell’impossibilità di presentare una rassegna esauriente di tutti gli studi di storiografia indiana,sièdunquedecisoditracciareunapanoramica incentrata su pubblicazioni “indiane”. Nella presente trattazione si menzioneranno esclusivamente testi pub blicati in inglese, ma va sottolineato che il dibattito in unarealtàpoliglottacomel’Asiameridionalesiarticola inmodotalechequestepubblicazionirappresentanoso lounaparteinfinitesimalediciòchesidovrebbetenere in considerazione. Inoltre, specialmente nel mondo at tuale, nel quale le distinzioni di etnicità sono confuse dalla mescolanza di passaporti e di affiliazioni ideali, è piuttostodifficiledefinirechecosasia“indiano”:nonso lo ciò che è pubblicato in India, ma anche molti studi prodottiinOccidentedaaccademiciivistabilitisi–econ “Occidente”,sinoti,siintendespessononsoloStatiUniti oEuropa,maanchel’Australia!–sono“indiani”.Infine, perciòcheconcerneilpanoramadell’Asiameridionale,è fondamentale tenere presente che molto spesso anche pubblicazioni “non accademiche” sono importanti per l’elaborazionedinuoveconcettualizzazioni.Ilruolodel l’intellettualeinIndiaèmoltomenolegatoalleistituzio ni di quanto avvenga in Occidente e dibattiti e contro

7 versie accademiche si esprimono su piattaforme anche moltodiverserispettoaquellecuisièabituatinelconte stooccidentale. Comeultimaavvertenzaalettorielettriciènecessario aggiungerechenonèstatopossibile,datiilimitispazio– temporali,trattareinmanieraesaurientetemieproblemi di tutte le epoche storiche, né fornire una bibliografia completa.Delresto,noneraquestol’obiettivodichiscri ve.L’auspicioèchequestavelocepanoramicapossaes sere utile soprattutto ai giovani studiosi che si stanno avviandosull’accidentatocamminodellaricerca,perché diventino intellettuali capaci di porre domande anche scomode,perfinospiacevolieimbarazzanti,macapacidi portarecontributinuoviallanostraconoscenza.

8 1.Lastoriografiacoloniale Quandonel1947l’Indiabritannicascomparveperla sciareilpostoainuovistatinazionalil’ereditàdellasto rianelsubcontinenteeradiduetipi:daunapartec’era la storiografia coloniale, dall’altra quella nazionalista. Percapireilpuntodivistacolonialeèutileinnanzitutto avere presente la definizione generale di “orientalismo” datadaEdwardSaid,comeuncorpodiconoscenzapro dottodatestiepraticheistituzionali. 2Nelcontestocolo nialesidistinguevanodueentitàessenziali:l’Indiaspiri tualeel’Occidentematerialista,entrambelequaliacqui sivanosignificatosolonellarelazionereciproca.Larela zione coloniale era condizione necessaria dell’orienta lismobritannicoe,sebbeneproprioildominiocoloniale avesse generato la costruzione Oriente/Occidente, esso stessofacevasìchequestodualismoapparissecomepree sistenterispettoallarelazionecolonialeelagiustificasse. Leprocedurediconoscenzafondamentalidell’orienta lismosisvilupparonoimmediatamentedopolaconquista delBengaladapartedell’EastIndiaCompanynel1757e giànel1768–71AlexanderDowtradusseininglesebrani scelti da una nota storia dell’India in persiano. 3 L’India, 2 Edward W. Said, Orientalism , Routledge & Kegan Paul, London 1978 (trad it. di Stefano Galli: Orientalismo , Feltrinelli, Milano 1999). 3MuḥammadQāsimHindūShāhAstarābādīFirishtah, Thehistoryof Hindostan; from the earliest account of time, to the death of Akbar; translatedfromthepersianofMahummudCasimFerishtaofDelhi:to getherwithadissertationconcerningthereligionandphilosophyofthe Brahmins;withanappendix,containingthehistoryoftheMogulempire, fromitsdeclineinthereignofMahummudShaw,tothepresenttimes by AlexanderDow,Voll.12,printedforT.BecketandP.A.DeHondt, intheStrand,London1768;Sullastoriografiapersianav.peresem 9 costruita come composta esclusivamente da lingue e da testi, appariva immutabile e passiva. Nella prima metà del XVIII secoloilcampodellarappresentazionesiaffollò di interrogazioni parlamentari, documenti ufficiali, rile vazionidettagliate,cheentrolafinedelsecolodivennero attivitàregolarieprofessionalizzate,conl’istituzionedei censimenti,deirapportilinguistici,etnologiciearcheolo gici, nonché dei District Gazetteer . Ben presto, grazie a questanuovavisionedell’India,lavecchiaIndiadeglio rientalisti come William Jones, una realtà costituita di sanscrito,ditestiedibrahmani,lasciòilpostoaunqua dropiùvastoecomplesso,compostodidettaglisucon tadini,tasse,affittifondiari,caste,usanze,tribù,pratiche religiose popolari, diversità linguistiche, regimi agro– economici,popolazionimaschiliefemminilieviadicen do.Questasocietàeracostituitadaunsistemadicatego rieapparentementeobiettivoeculturalmenteneutro,un sistema di classificazione di individui, famiglie, profes sioniemestiericherendevapiùsempliceedefficaceuna capillarepenetrazione amministrativa.L’orientalistatopo dibibliotecafusostituitodalfunzionariostatale–l’esper to, il modernizzatore – ritenuto capace di amministrare lanuovaconoscenzaeilgovernosenzadisturbarelecre denze tradizionali degli indigeni, i quali, del resto, se condoquestacostruzione,sidisinteressavanodellapoli tica moderna e del cambiamento storico, come era evi dentedallepratichedell’induismodeitestisanscritiedel cosiddetto animismo popolare. Gli inglesi potevano in questo modo considerarsi agenti esclusivi del cambia mentoinsferecomelapoliticael’economia,nellequali

pioMohibbulHasan,acuradi, HistoriansofMedievalIndia ,Meenak shi,Meerut1968. 10 l’organizzazione della società indiana era ritenuta del tuttoincapacedioperare. Lastoriografiacolonialesostenevadiapplicareicrite rirazionaliderivatidall’Illuminismo,mainrealtàimpo neva un modello interpretativo legato al colonialismo stesso.Ilsuofondamentoerainfattiunaperiodizzazione particolarmenteinsistentesuitemidellareligioneedella maggioranza hindu. Altrettanto fondamentale era il po stulatochel’economiapoliticapremodernafossefondata sulcosiddetto“dispotismoorientale”,dominantesuuna società formata da caste rigidamente separate, statica e caratterizzata,pertanto,daun’assolutamancanzadisen sostorico. Ladivisionedellastoriaindianaintregrandiperiodi (l’antichità hindu, il periodo musulmano e l’epoca bri tannica) risale originariamente a James Mill, che nella suamonumentale HistoryofBritishIndia narravalastoria della formazione dell’impero britannico indiano ela borando teorie politiche sulla civiltà hindu e criticando duramente la conquista e l’amministrazione dei sovrani musulmani. 4NellaprefazioneMillammettedinonessere mai stato in India e di non conoscere alcuna lingua in diana,maaltrettantocandidamentedichiarachesitratta didueelementi“nonindispensabili.” 5 Questotipodistoriografia,postulandochenellacivil tàindianalareligioneavesseilpredominiosuqualsiasi altra autorità, è interamente incentrato sulla religione delledinastieregnantieidentificaduereligionimonoli ticheecontrapposte.Unsecondoelementocaratteristico 4 In 6 volumi, pubblicata nel 1817; consultabile online su http://oll.libertyfund.org/?option=com_staticxt&staticfile=show.ph p%3Ftitle=1867(ultimavisita15maggio2008) 5Ibidem ,p. IX . 11 della storiografia coloniale è che essa registra nel su bcontinenteun’assolutainesistenzadellaproprietàpriva ta e imputa all’assenza di cambiamento economico che nederiverebbelasituazionedioppressioneedipovertà endemicadelpaese.Lasocietàèconsideratacomedivisa in caste, identificate con i quattro varṇa descritti nella letteratura sanscrita, rigidamente separate e immutabili nellastoria. Gli orientalisti facevano derivare questo si stema dal fondamento ario della civiltà indiana, dove l’elemento ario denotava sia la razza sia la lingua. In questo discorso il sanscrito è la lingua dominante e il brahmanesimo vedico è la religione egemonica: l’India vienepresentatacomel’Altro,l’assolutamentediverso. Unassuntochedaormaioltreduesecoliriguardala civiltà indiana, dunque, è che essa non possieda senso storico: gli studiosi occidentali ne negarono comple tamente l’esistenza poiché a loro avviso non esistevano storie dell’India in sanscrito. Essi andavano alla ricerca ditestichecorrispondesseroalmodellodellastoriografia post–illuminista,conunanarrazionechepresentasseor dinatamenteunasuccessionedidinastieefatti.Glistori cidelperiodocoloniale,pertanto,tralasciaronol’analisi dialcunedinastie,correntireligioseeregionichenonri spondevano al modello che gli orientalisti avevano ela borato.Infatti,solola Rājataraṅginī diKalhaṇa(XIIsec) era riconosciuta come opera storicamente attendibile, probabilmenteperchésitrattadiuntestomoltolungoe dettagliato, nel quale l’autore esplicitamente dichiara il suointentodiscrivereuntestodistoria,presentandole

12 fonti consultate e i temi che intende trattare. 6 Tuttavia, latradizionestoricadell’Indiaanticasiesprimevaattra versogeneridiversi,oltrechenellatradizioneorale: 7ge nealogie,biografiecherivendicavanolapropriastoricità, annalisottoformadiiscrizionichespessoriflettonopun tidivistaufficiali,ecronachecomele vaṃśavalī,narra zionicronologicheesequenziali,che,comeavvenivaper lecronachemedievalieuropee,riflettevanolenormeso cialicondivise.ItestibuddhisticomelestoriediSriLan ka erano accettati solo con grande ambivalenza: dopo l’entusiasmo iniziale di studiosi come George Turnour, cheattribuìlorovaloreditestistorici(neiqualilaStoria conlamaiuscolasicontrapponevaall’inadeguatezzadel lecorrispondentiopereindiane,i Purāṇa ),glistoricifu ronoalungomoltoattentiasottolineareilcaratteremi tico e fantasioso di queste “cronache”, squalificandole come documenti imperfetti, condizionati dalla propria formatestuale;inognicasosisottolineavaillorocarat tere “nazionale,” facendone un’eccezione in un panora madigeneraleassenzadistoriaestoriografia. 8Infine,la 6Inambitoindologico,peresempio,questaèancoral’opinionepre dominanteinItalia:v.Boccali,PianoeSani, Leletteraturedell’India , Utet2000,pp.129n.12e493. 7R.Thapar, SomereflectionsonearlyIndianhistoricalthinking ,inJörn Rüsen, a cura di, Western historical thinking: an intercultural debate , BerghahnBooks,NewYorkOxford2002,pp.178188. 8Mahānāma, TheMaháwanṣoinromancharacters,withthetranslation subjoined;andanintroductoryessayonPáliBuddhisticalliterature .In two volumes. Vol. I. containing the first thirty eight chapters, by GeorgeTurnour,Ceylon,CottaChurchMissionPress,1837;peruna traduzione italiana v. Mahanama, La grande cronaca: sulle orme del Buddhanell'anticaCeylon ,curaetraduzionedallalingua pālī diVin cenzo Talamo, La Salamandra, Milano 1983. Sui “problemi” della storiabuddhistav.StephenC.Berkwitz, Buddhist historyinthever 13 tradizionedeipoetidicortedeisultanichescrivevanola storiafuscartatacomenonindiana,perchéislamica,no nostantequestiautoristesseroscrivendolastoriadell’In dia e non quella dell’islàm. Un indizio interessante del fattochequestodiscorsocorrispondesse,almenoimplici tamente,aunprogettocolonialesipuòtrovarenelfatto che una simile totalenegazione della presenza di senso storicononriguardaaltrerealtàimportantidell’Asia,co meperesempiolaCina–dovenoncifuil rāj !–,perla quale si riconosceva l’esistenza di opere storiche, per quanto“arretrate”,sostenendochefosseunaciviltàfer maalMedioevo.Nel XIX secololastoriaeraladisciplina cardinedituttalaconoscenza.Ilprogettocolonialeinsi stevasulfattochel’Indiafosseunaciviltàcompletamen tediversaederapossibilesottolinearequestadifferenza assolutaproprionegandol’esistenzadellastoria.Aciòva aggiuntoanchel’atteggiamentoottocentescochedivide vafraciviltàecultureprogrediteealtrenonancoraab bastanza avanzate, da civilizzare. Queste ultime tende vanoaessereastoriche.Lastoria,infatti,eralanozione diunprogresso:riconoscereunatradizionestoricasigni ficava riconoscere il progresso, il fatto che ci spostasse daunpuntoAaunpuntoBecheesistesseunafinalitàdi talemovimento.Masesipostulacheunasocietàèstati caechenonèingradodirealizzarenulladasé,dicon seguenzasidevesostenerecheessanonpossiedestoria: questoèunodeimotivipercuiglistoricimusulmanie buddhistidovetteroessereesclusidall’India.

nacular:thepowerofthepastinlatemedievalSriLanka ,Brill,Leiden 2004,pp.2128. 14 2.Lastoriografia“nazionalista”eilnazionalismoculturale Questiconcetti(opreconcetti),unitiaunasortadios sessioneperlacronologiaeperledinastieregnanti,di venneroilmodellostoriograficodominante.Glistudico lonialiavevanocomefontetestichepresentavanoilpun todivistadellecasteeclassidominanti. Maanchegli storici indiani che appartenevano alla “middle class” e mergentenelperiododelnazionalismoprovenivanoper lopiù da queste caste e classi e avevano familiarità con tali nozioni, pertanto accettarono in generale il modello creatodaglistudiosibritannici. 9Nellostudiodegliantichi imperiessividerolanascitadellostatonazionaleeperlo roerafondamentaledimostrareleoriginiindigeneditut tociòchedibuonosipotevatrovareinIndia:laspirituali tà,leoriginiarie,leideepolitiche,l’arte,eccetera.L’epo ca dell’impero gupta divenne il simbolo dell’età dell’oro incuil’induismoerafiorente,l’unitànazionaleerasalda, laprosperitàeconomica,l’armoniasocialeelarealizza zioneculturaleeranoall’apogeo. 10 Unesempiodeldibattitochecontrapposelastoriogra fiacolonialeaquellanazionalistaèl’interpretazionedel 9RomilaThapar,“InterpretationsofAncientIndianHistory,”in His tory and Theory , 7:3 (1968), pp. 31835, contiene una discussione criticasuglistoricinazionalisti.V.ancheS.P.Sen,acuradi, Histori ansandHistoriographyinModernIndia ,InstituteofHistoricalStudies, Calcutta1973. 10 V.peres.KashiPrasadJayaswal, HistoryofIndia ,150A.D.to350 A.D., Motilal Banarsi Das, 1933; Beni Prasad, History of Ja hangir ,OUP,Madras1922;RadhakumudMookerji, Hinducivilization: fromtheearliesttimesuptotheestablishmentofMauryaEmpire ,Long mans,GreenandCo.,London1936;R.C.Majumdar,H.C.Raychaud hurieKaukinkarDatta, AnadvancedhistoryofIndia ,Macmillan,Lon don1946. 15 lasollevazionepopolaredel1857nell’Indiasettentriona le. Per gli inglesi il termine per definirla era “ammuti namento”,poichéailoroocchinonsitrattavad’altroche dell’insurrezionedialcunisoldatiinsoddisfattidellepro priecondizionidilavoro.Nel1909,tuttavia,apparve The Indian War of Independence, 1857 di Vinayak Damodar Savarkar, 11 untestonelqualesisostenevachesieratrat tatodiunarivoltanazionalenellaqualeipoliticiparla vanodinazione infieri conl’obiettivodidiffonderetrale masseunacoscienzanazionalechegiàesistevacomere altàoggettiva.L’Indiaeraquicostruitacomeunsoggetto attivoenondiviso,chesiesprimevanellostatonaziona leechetrascendevadivisionidiclasseedietnia,anziché essere meramente oggetto di rappresentazioni orientali stiche. Essa possedeva una presenza ontologica antece dentea–eindipendenteda–lerappresentazionideriva tedalleproceduredell’orientalismo. La periodizzazione coloniale fu generalmente accet tatadaglistoricinazionalisti.Alcunimodificaronolade nominazionedeiperiodiproponendo,secondoilmodello europeo, la divisione in epoca antica, medievale e mo derna, considerata più “laica”, ma l’impianto generale rimaselostesso,senzaalcuncambiamentoeffettivo.Tra i fattori caratterizzanti la visione del mondo in quel l’epocatroviamol’ideadell’esistenzadiciviltànettamen teseparateleunedallealtre,ciascunacaratterizzatada unterritorio,unalinguaeunareligione.Sipotrebbe, en passant ,sottolinearecheancoroggi,sebbenemolticon testino questa concezione, il novero delle 27 civiltà di

11 VinayakDamodarSavarkar, TheIndianwarofindependence,1857, Rajdhanigranthagar,NewDelhi1986. 16 ArnoldJ.Toynbee 12 èstatosostituitodaquellodiHun tington,chenericonoscesolo8. 13 Seesistono“civiltà”di conseguenzadevonoancheesisterepopolazioni“incivili” – inferiori e prive di legge – e nella visione coloniale dell’Indiagliappartenentiallecasteeranocivili,mentre gli altri non lo erano o comunque lo erano in maniera moltominore,ederanodefiniti“primitivi”,etichettache alivellopopolareèancoramoltoinvoga. Naturalmentelateoriadeldispotismoorientalefuri fiutatadaglistoriografiindianinazionalisti,macuriosa menteessinonsisforzaronodiforniremodelliinterpre tativialternativiriguardoallastoriaanticadell’India.La storiasocialereiteravailmodellodellequattroclassiso ciali–varṇa –trattodai dharmaśāstra ,senzaregistrarele deviazionidaquestomodelloesoprattuttosenzacercare difornireunaspiegazioneperquestedeviazioni.Nonera pensabile, nella produzione storiografica di questo pe riodo, avere un punto di vista diverso sul passato: la priorità era data all’elaborazione di grandi narrazioni storicheattraversolequalifossepossibiledareunsenso alpropriopassatoeidentificarsiconversioniparticolari diquelpassato,lestoriedella“nazione”. Si badi, tuttavia che l’uso del termine “nazionalista” nonintendeesserepeggiorativo,poiché moltideglisto riograficuisipuòapplicarequestaetichettarimangono, 12 Una traduzione italiana della versione abbreviata del ponderoso studioin12volumi Astudyofhistory (19341961)èArnoldJoseph Toynbee, Storia comparata delle civiltà , compendio di D. C. Somer vell,NewtonCompton,Roma1974. 13 SamuelPhillipsHuntington, TheClashofCivilizationsandtheRe makingofWorldOrder ,Simon&Schuster,NewYork1996(trad.it. diSergioMinucci: Loscontrodelleciviltàeilnuovoordinemondiale, Garzanti,Milano1997). 17 se inseriti nel contesto del loro tempo, studiosi seri e qualificati. Le loro posizioni nascevano dal rifiuto della concezionegeneralmenteaccettatadaglistoricibritanni ci che la storia dei “nativi” non potesse essere studiata allostessomododicomesistudialastoriadiqualunque altra popolazione europea. Le fonti “native”, come si è detto,noneranoconsiderateaffidabilieidocumentiche fornivano non erano altro che prove costruite da corti giani o fanatici religiosi; gli indigeni, infatti, erano per naturadiversidailorodominatori,alpuntodinonpos sederenessun’altrastoriachenonfossequellapoliticao religiosadegnadiesserestudiata.Lareazionedeglisto riografinazionalistiportòallaredazioneditestioggida tati, ma fondamentali nella storiografia del tempo, che sottolineavanol’importanzadiunapproccioscientificoe criticoallostudiodelpassato.Bastipensareaopereco me Influence of Islam on Indian culture di Tara Chand (pubblicatonel1922)o MahmudofGhaznin diMoham mad Habib (1924). 14 Fra i temi principali trattati dalla storiografianazionalistatroviamoquellodel“drenaggio” diricchezzedall’IndiaallaGranBretagnaedelladeindu strializzazione del paese causata dagli interessi dell’in dustriatessilebritannica,oltrechedallamancanzadiun progetto e di interventi di industrializzazione indiana: i due volumi della Economic history of India under British rule diRomeshChunderDutt(1902e1904)denunciava nolarapacitàdeicolonizzatorieunprocessodideindu strializzazione. 15 Anche la ricostruzione della storia del 14 TaraChand, InfluenceofIslamonIndianculture ,TheIndianpress, Allahabad1954;MohammadHabib, MahmudofGhaznin ,S.Chand, Delhi1967. 15 RomeshDutt, TheeconomichistoryofIndiaunderearlybritishrule: fromtheriseofthebritishpowerin1757totheaccessionofQueenVic 18 l’India meridionale in uno studio come Early history of VaishnavisminSouthIndia diSrinivasaKrishnaswamyI yengar(1920)ponevagiàinlucelaconsapevolezzadella necessitàdiapprofondirelostudiodellastoriadelmeri dionedelsubcontinente. 16 Nellaprimametàdel XX secololamaggiorpartedegli storiciindianinoneraconsapevoledelbisognodiriesa minareifondamentistessidellostudiodellastoria.Tut tavia,nuoviparametricominciavanoafarcapolinoinal tricampi.GlistudidellescienzesocialiinIndia,comesi èdetto,cominciaronoasvilupparsiconunfortedibattito nei confronti delle strutture sociali e delle cause della povertàeconomicaelateoriadeldrenaggiodiDadabhai Naoroji aveva suscitato scalpore rispetto all’interpre tazionedelcolonialismo. 17 Maglistoricidiquelperiodo non si interessarono molto all’economia dell’epoca pre moderna.Iprimistudidettagliatisulsistemadellecaste miseroinlucelafragilitàdiun’interpretazionelegatae sclusivamentealmodellofornitodaitesti,maglistorici vi prestarono scarsa attenzione. Gli scritti di Bhimrao Ramji Ambedkar, per esempio, non erano citati negli studidistoria:ilcampionedelmovimentodegliintocca toriain1837 ,Routledge&KeganPaul,London1956.Perunatratta zionediquestofilonedellastoriografianazionalistav.BipanChan dra, TheriseandgrowthofeconomicnationalisminIndia ,People’sPu blishing House, Delhi 1966. Sulla questione della “deindustrializ zazione”v.M.D.Morris etal. , Indianeconomyinthenineteenthcen tury:Asymposium ,IndianEconomicandSocialHistoryAssociation, Delhi1969. 16 S. Krishnaswami Aiyangar, Early history of Vaishnavism in South India ,OUP,London1920. 17 DadabhaiNaoroji, PovertyofIndia ,PrintedbyV.Brooks,Dayand son, London 1878; idem, Condition of India , N. R. Ranina, Bombay 1881. 19 bilisostenevachelacastanonèsolamenteunastruttura sociale,maèconnessaaproblemidisubordinazioneedi dominazioneecheilconfrontofracastesuperioriecaste inferioriofuoricastadipenderebbedall’interventodica steintermedieall’internodellagerarchiasociale. 18 Alcuniesponentidelnazionalismoculturalecercarono direndercontodellecomplessitàedellevariazionidel l’articolazione premoderna e precoloniale della cultura, mal’esistenzadiforticontroversieintellettualifraposi zionicontrastantitantoortodossequantoeterodosse,pur documentataancheneitestinormativi,erageneralmente ridotta all’ambito religioso e trattata come un discorso “settario”.Ingeneralesitrascuravacompletamenteilfat tochetaliarticolazionifacesseroriferimentoaunconte stovastissimo,delqualefacevanopartesìcredenzereli gioseemisticismo,maancheraziocinioelogica;altret tanto ignorato rimaneva il fatto che essesi esplicassero attraverso una dialettica elaborata seguendo una logica che molto spesso era condivisa, esprimendo differenze fondamentali e dissenso: era preferibile considerarli fe nomeni di posizioni minoritarie all’interno di un’unica filosofiacentralecheriscuotevailconsensogenerale.Al cunistudiosimiseroinluceedescrisserosistemiantichi di quella che oggi viene talora definita “protoscienza”, ma raramente si riconoscevano le implicazioni intellet 18 B.R.Ambedkar, Annihilationofcaste:anundeliveredspeech ,acura diMulkRajAnand,Arnold,NewDelhi1990(primaed.1936,con sultabileonlinesulsito http://ccnmtl.columbia.edu/projects/mmt/ambedkar/index.html); idem ,Theuntouchables:whoweretheyandwhytheybecameuntouch ables? , Bhemm Patrika, Jalandhar s.d. (prima ed. 1948). Per uno studiorecentev.ChristopheJaffrelot, Ambedkaranduntouchability. Analysingandfightingcaste ,PermanentBlack,NewDelhi2004. 20 tualidiquestisistemi,enonsiritenevanecessariositua reeanalizzareleideenellorocontestostorico. 19 Parallelamenteallaformazionediunastoriografiana zionalistica,generalmenteconsideratalaica,agliinizidel XX secolo si andarono elaborando, sebbene in maniera meno visibile, anche i due nazionalismi a connotazione religiosa(hinduemusulmana). 20 Nonnecessariamentesi trattò di movimenti anticoloniali e a essi non premeva tantoportareavantiunesamescientificodelleproblema tiche storiche, ma piuttosto lavorare sulle possibilità di utilizzare la storia per convalidare le proprie posizioni politiche e ideologiche, con l’obiettivo di una mobilita zionepiùampia.Aquestoscopobensiprestavaeviden ziarel’esistenza,findalpiùanticopassato,diidentitàre ligioseimmutabiliemonolitichechecontinuavanoaesi sterenelpresente.Ilprezzodapagareeral’accettazione 19 Glistudioccidentalisieranointeressatidellescienzenell’antichità indianaconuntaglioclassicamenteindologico(es.A.F.RudolfHo ernle, StudiesinthemedicineofancientIndia ,Clarendonpress,Oxford 1907). Per alcuni studi indiani dell’epoca v. Chandra Chakraberty, AninterpretationofancientHindumedicine ,RamchandraChakraberty publ., Calcutta 1923; Suryanarain Row, Introduction to the study of astrologyinthelightofmodern&ancientphysicalsciences ,Astrological Office, Bangalore 1941, Acharya Prafulla Chandra Ray, History of chemistry in ancient and medieval India, incorporating the History of Hindu chemistry , Indian Chemical Society, Calcutta 1956; Suren dranath Dasgupta, Debiprasad Chattopadhyaya (a cura di), Natural science of the ancient Hindus, Indian Council of Philosophical Re search, New Delhi 1987 presenta alcuni saggi inediti del grande filosofosulpensieroscientificohinduantico. 20 Pernecessitàdisintesi,nellapresentediscussionesiignoranotutte lealtrepossibiliposizioni (peres.quellasikh),pursapendochesi trattadiunasceltaarbitraria.D’altrocantoildiscorsosiègeneral menteincentratosullacontrapposizionediquestidueorientamenti nazionalistiaindirizzocomunitarista. 21 dell’ideadiduenazioniseparate,maciòfacevailgioco dei due nazionalismi a connotazione comunitarista– religiosa.Ilnazionalismoculturaleponeenormiproblemi all’indagine storica, poiché postula identità indigene e autentiche,fisseeimmutabili,einciòassomigliaforte menteallaposizionedelcolonialismo.L’affermazionedi queste idee a livello mondiale nell’epoca a noi contem poranearendeancorapiùimportantelaconoscenzaela comprensione della storia premoderna a cui tali ideolo gieattingonoperavvalorareleproprietesi. Lescuoledistoriografiacomunitaristahinduemusul mana possono essere ben esemplificate da due grandi opereprodotteaiduelatidellafrontierasortatraIndiae Pakistanconlaspartizione: Thehistoryandcultureofthe Indianpeople ,inundicivolumi,curatadaRameshChan draMajumdare AshorthistoryofPakistan ,inquattrovo lumi,curatadaIshtiaqHussainQureshi. 21 Entrambe–la primaimplicitamente,lasecondaapertamente–abbrac ciano la “teoria delle due nazioni”, perché ipotizzano e ammettonounconflittoincessantetrahinduemusulma ni fin dall’arrivo di questi ultimi nel subcontinente. Lo scopo dell’opera pubblicata dall’Università di è dimostrarechelaregioneall’epocachiamataPakistanoc cidentale ha costituito fin dall’epoca preistorica un’unità culturaledistintaall’internodelcomplesso culturalege neraledell’Asiameridionaleechetuttiimusulmanidella regione hanno sempre formato unacomunità unitaria e consapevole della propria identità, fondata su valori e obiettivi condivisi; in generale la narrazione presenta

21 R.C.MajumdareA.D.Pusalker, ThehistoryandcultureoftheIn dianpeople ,BharatiyaVidyaBhavan,Bombay1951;I.H.Qureshi, AshorthistoryofPakistan ,UniversityofKarachi,Karachi1967. 22 dueseriedipersonaggicontrapposti,conhinduebritan nici nel ruolo dei cattivi e i musulmani nel ruolo dei buoni, che in epoca moderna diventano vittime (sullo studiodeimusulmaniinIndiav. infra ,sezione6). Anche il testo pubblicato dal Bhārtīya Vidyā Bhāvan diBombaycontieneunabuonadosedisciovinismo.Per esempio,nelvol. I sisostienechegliindo–europeiebbero origineinIndiaechedalàsidiffuseronelmondoapor tarelaciviltà:questateoria,oramoltoinvogatragliin tellettualivicinialViśvaHindūPariṣad(VHP),trovòqui perlaprimavoltalasuaesposizioneinsedeaccademica. Il piano stesso dell'opera denuncia l'atteggiamento co munitarista:peresempio,nelvolume VII iconflitticoni dominatori muġal sonotrattati induecapitolidaltitolo "MuslimResistancetoMughalImperialism",mentrequel liconisovranihindusonol'oggettodelcapitolo"Hindu ResistancetoMuslimDomination".Nonsolononc'èal cun riguardo per la geografia e la cronologia, ma si dà perscontatoche,mentreisovranimusulmanisicontrap ponevanoai muġal perquestionidipotere,isovranihin dulofacevanosoloperamordifede. In entrambe le opere si evidenzia un’interpretazione dellefontidiparte,unapresentazionedeifattiselettivae la proiezione nel passato di identità che appartengono all’epocacontemporanea.L’invocazionedicredenzereli giose, che dovrebbe rimanere al di fuori del campo dell’indaginestorica,èparticolarmentemarcata.Questo approccio,inizialmentemarginalemaoggiallabasedel nazionalismo comunitarista–religioso, invece di fondare sul metodo storico l’indagine sul passato, fa ricorso a modelli mutuati dalla storia coloniale per giustificare l’ideologia politica del presente. In questo modo la pe riodizzazionecolonialeèriportatainauge, sisottolinea

23 l’importanzadellateoriadellafondazioneariadellacivil tàedellaculturaesipropugnal’ideadiuninnatocon flittofrahinduemusulmani.L’identitàindianaèdenota tacomehinduedèdefinitasecondoparametricoloniali. Inquestastoriografia,chepretendediesserel’unicasto ria “indigena”, si trascura completamente la storia eco nomica,considerataappannaggioesclusivodeimarxisti. InIndial’elaborazionedistudistoricidiquestotipoèal momento in declino, poiché dalla morte di Majumdar (1980)nessunostoricodiquestocalibrosièpresentato sullascenadello hindutva ,maquestavisionedellastoria èaffermatasemprepiùdastoricinonprofessionisti,lega tiamovimenticomunitaristi. 22 Sebbeneessaabbiaano stroavvisopocodaoffrireallaconoscenzadelpassato,è importante tenerla in considerazione perché è rilevante nell’ambitodellapoliticaattualeevienediffusaattraver soilibriditestononsolodelleistituzionilegateagruppi comunitaristi,maattraversounapoliticascolasticaecul turalebendefinita,alpuntocheoggiinIndiaparecchie ipotesinondimostratesonoritenutesolideveritàdamol tissimepersonecolte. 23 22 Peres.sipensiaunpersonaggiocomeSitaRamGoel(SītāRām Goyal,19212003),sulqualesipuòleggereiltesto(agiografico) In dia'sonlycommunalist:IncommemorationofSitaRamGoel ,acuradel controverso studioso Koenraad Elst (Voice of India, New Delhi 2005).Peralcunediquesteposizioniv.AlbertoPelissero,“Fenome nidifondamentalismoall’internodiunareligioneconsideratacome sistemacomplesso.Esempidirevisionismostoricoinàmbitohindui sta”in KervanRivistainternazionaledistudiafroasiatici ,nn.4/5(lu glio2006gennaio2007),pp.7180. 23 Unesempiopertutti:l’attualepresidentedell’UnioneIndianaPra tibhaPatil,all’epocacandidatafavorita,haespressoopinioniimba razzanti sul pardā v. http://www.thehindu.com/2007/06/18/ stories/2007061810770100.htm (ultima visita 15 maggio 2008). 24 3.Lastoriografiamarxista Neglianniimmediatamentesuccessiviall’indipenden zasicominciòaporreindiscussioneteoriestorichedate perscontateeciògradualmenteportòauncambiamento neicriteridiricercastorica.Sifecericorsoafontitratte daambitisemprepiùvasti,distanziandosisiadalmodel lo coloniale sia da quello nazionalista. Senza negare la validitàdeglistudiprecedenti,alcuneproblematichele gateallostatoindianodeglianniSessanta(XXsec)spin sero a spostare l’attenzione verso nuovi interrogativi e nuove problematiche.Non si trattava di imporre il pre sentesulpassato,madiconosceremeglioilpassatoan chepercapiremeglioilpropriopresente.Infatti,ilpro cessodidecolonizzazioneavevaportatoinprimopianoil problemadicomesidovessestrutturarelanuovanazio ne. Pertanto, bisognava analizzare problemi di crescita economicaediequitàsocialeedarcontodellamoltepli citàpresentenell’ambienteculturaleesocialedelpaese. Gli studiosi marxisti si interrogarono sulla teoria del modo di produzione asiatico: inizialmente il modello marxianofuadottatosenzametterneindubbiolavalidi tà, 24 oppure nella versione del socialismo nehruviano. 25 Sull’influenza della “nuova storia hindu” nell’India contemporanea v.GyanendraPandey,“ThenewHinduhistory”,in SouthAsia:Jour nalofSouthAsianStudies ,17:2(1994),pp.97112. 24 Si pensi a studi come quelli di Krishnarao Shivarao Shelvankar (The problem of India , Penguin Books, Harmondsworth, Middlesex, Eng.1940)odiRajaniPalmeDutt( Indiatoday ,V.Gollancz,London 1940). 25 JawaharlalNehru, ThediscoveryofIndia ,NewYork,TheJohnDay Company, 1946; v. anche Toward freedom: The autobiography of JawaharlalNehru ,JohnDay,NewYork1941( Autobiografia ,tradit. diPietroCanepa,Feltrinelli,Milano1955). 25 Malamaggiorpartedeimarxistiindianidiscusseerifiu tòlateoriadell’esistenzadiunmododiproduzioneasia tico,considerandolaunavariantedellanozionedidispo tismoorientaleebenprestol’interessenonsiconcentrò piùesclusivamentesullapoliticaesull’economia:lasto riacostruitaneiduesecoliprecedentifusottopostaaun nuovoesame,cheportòallascopertadinuoveinforma zionisuaspettidelpassatochenoneranostatepresein considerazione in precedenza. Vi fu un profondo ripen samentodelletematiche“sovrastrutturali”all’internodel marxismo:lestrutturesociali,culturaliereligiosediven tavanoambitidiindagineperlostorico,comeanchele formulazionidiidentitàetradizione.Lostoricocominciò a essere considerato parte del processo e la storiografia ebbeunnotevoleimpulso. 26 26 Ricordiamosoloqualcunofrainomipiùnotitraimoltissimialtri storiografi di ispirazione marxista, con un accenno agli studi più notevoli: Mohammad Habib ( Sultan Mahmud of Ghaznin , cit .); Ram Sharan Sharma ( Śūdras in ancient India , Motilal Banarsidass, Delhi 1958 e Indian feudalism: c. 3001200 , Calcutta University, Calcutta 1965); Romila Thapar ( Aśoka and the decline of the Mauryas , OUP, London1961);IrfanHabib( EssaysinIndianhistory,towardsamarxist perception ,Tulika,NewDelhi1995);DwijendraNarayanJha( Reve nue system in post Maurya and Gupta times , Punthi Pustak, Calcutta 1967); Suvira Jaiswal ( The origin and development of Vaiṣṇavism: Vaiṣṇavismfrom200B.C.toA.D.500. ,MunshiramManoharlal,Delhi 1967);IqtidarAlamKhan( ThepoliticalbiographyofaMughalNoble: LifeofMun’imKhan,KhaniKhanan,14971575 ,OrientLongmanfor theDept.ofHistory, AligarhMuslimUniversity,NewDelhi1973); Amiya Kumar Bagchi ( Private investment in India 19001939 , Cam bridge [Eng.] University Press, 1972); Sumit Sarkar ( Modern In dia:18851947 , Macmillan, Delhi 1983); Krishna Mohan Shrimali (AgrarianstructureincentralIndiaandthenorthernDeccan,c.AD300 500: a study of Vākāṭaka inscriptions , Munshiram Manoharlal Pub lishers,NewDelhi1987). 26 Si cominciò a criticare la periodizzazione in tre epo che – hindu, musulmana e britannica – che postulava duemilaannidietàdell’oronellaprima,ottosecolididi spotismoorientalenellasecondaeunamodernizzazione nellaterza.Taledivisionenontenevainconsiderazione l’esistenza di importanti cambiamenti all’interno di cia scuno di questi lunghi periodi. Si mise in discussione il fattochequalunqueepocachesiestendasuunlassodi tempotantolungopossaesseresemplicementeetichetta tacome“aurea”o“buia”.Anchelacaratterizzazionedi qualunqueperiodoinbaseaigovernantioallalororeli gioneapparivainadeguata.Lastoriadivennequalcosadi piùcheilmerostudiodelledinastie.Sicominciòacon siderarechecomunitàereligioninonsonomonolitiche, bensì segmentate, e che ciascun segmento ha relazioni specificheconglialtrisegmenti.Inpartel’elaborazione di una nuova periodizzazione nacque dal rapporto con altre discipline: storia sociale, storia economica, storia dell’arte,storiadellereligioni,eccetera.Questediscipline smiserodiessereintegrateaforzanellaperiodizzazione dettatadalsusseguirsidiunadinastiasemprepiùglorio sadellaprecedenteeidatifornitidaquestistudifurono integratiinunaretedirelazioni,creandounquadromol topiùarticolatoecomplesso. Nell’analisimarxistalanozionedell’Indiacomesogget toindiviso,separatoeosservabileinrapportoaun’Europa altrettanto non frazionata era poco accettabile, poiché negavalerelazionidiclassepresentiinquesterealtà.Le relazionidiclasseavevanoportatoaunosviluppoinco stanteediseguale,chenonerastatorisoltonédaidomi natoricoloniali,nédainazionalisti.Pertanto,perimar xistilacostruzionenazionalistadell’Indiacomesoggetto unitario e autonomo rimaneva ideologica. Una critica

27 analoga, sebbene fondata su argomentazioni diverse, è statasviluppatapiùrecentementedaglistoricisocialivi cinialla“worldhistory”ostoria–mondo,checostituisce una valida alternativa alla costruzione del mondo mo derno come dramma dell’espansione occidentale. 27 Una storiografia marxista professionista si sviluppò in India benprimadellosviluppodell’analisidellastoria–mondo neglianniSettantaeOttanta(XXsec),manonostantele forti differenze fra le due impostazioni, entrambi inter pretanol’Indiainterminiditransizionestoricaalivello mondiale. Anche il comune accento sull’economia poli ticacomportacheperentrambiiproblemideisistemidi produzione e del controllo politico siano di importanza fondamentaleneldefinireinmodospecificoilcarattere “terzomondista”dell’India. Gli storici marxisti scrissero storie di contestazione, nellequalisiparlavadidominazione,ribellioniemovi menti:peresempio,larivoltadel1857erainterpretata

27 ImmanuelWallerstein( Worldsystemsanalysis:Anintroduction ,Du keUniversityPress,Durham,NorthCarolina2004; Allascopertadel sistemamondo ,Manifestolibri,Roma2003)eSamirAmin( L'Europae l'economiadelsistemamondo ,Angeli,Milano1987)ritengonocheil “sistemamondomoderno”siainiziato500annifa,mettendoinri lievoladatadel1492;AndreGunderFranksottolineamaggiormen teglielementidicontinuitàeanticipadimoltolaformazionediun sistemaeconomicoglobale:v.AndreGunderFrank, ReOrient:global economy in the Asian age , University of California press, Berkeley 1998; idem eBarryK.Gills,acuradi, TheWorldsystem.Fivehundred yearsorfivethousands? ,Routledge,LondonNewYork1993;v.anche Giovanni Arrighi, I cicli sistemici di accumulazione: le trasformazioni egemoniche dell'economiamondo capitalistica , Soveria Mannelli, Rub bettino1999.Iltitolodelpresentearticolo vuoleessereuntributo proprioalleoperediFrank.V.anche infra ,4.4. 28 comeunmovimentorivoluzionariopopolare 28 elerivolte contadineeleinsurrezionipopolaridisseminateneiseco livenivanolettecomepartedellastoriadeglioppressi. 29 Anzichéesaltarel’ideadiunaciviltàindianaomogenea, si mettevano in luce l’eterogeneità e i processi di cam biamentoediresistenza.Lostoricomarxistachepropose unradicalecambiamentodiparadigmaèDamodarDhar manandKosambi,chenellasua Introductiontothestudy ofIndianhistory rifiutòperprimol’applicazionemeccani ca del materialismo storico e, confutando la posizione marxiana,dimostròchelasocietàindianapossedevauna propriastoriaedeglistadidisviluppo,mettendoallaba se della periodizzazione della storia indiana il cambia mentosociale. 30 L’analisi marxista analizzava le attività delle classi presentinellasocietàindiananelcontestodelpassaggio –omancatopassaggio–dell’Indiaalcapitalismo.Rispet to al cosiddetto “rinascimento bengalese”, per esempio, essasottolineavaiparadossidiquesto“rinascimento”nel contestocoloniale:glieventipresiinconsiderazioneera nospiegaticomeunfallitoprocessodimodernizzazione all’internodiunavisioneteleologicachemetteinlucela situazione dell’India come “terzo mondo,” come prota gonista di una narrazione incompleta, di promesse non

28 P.C.Joshi,acuradi, 1857Rebellion ,People’sPublishingHouse, Delhi1957. 29 A.R.Desai,acuradi, PeasantstrugglesinIndia ,OUP,Delhi1979; Irfan Habib, The agrarian system of Mughal India 15561707 , Asia PublishingHouse,NewYork1963. 30 D.D. Kosambi, Introduction to the study of Indian history , Popular BookDepot,Bombay1956:v.anche idem , Cultureandcivilizationof ancientIndiainhistoricaloutline ,RoutledgeandKeganPaul,London 1965. 29 mantenute ancora da realizzare. 31 Sempre più si sottoli neava che era necessario ricorrere a un metodo storico legatoall’esamecriticoperpoterarrivareaelaborarete oriestoriche.Ilcontestostoricoeraspiegatoinmaniera piùampia,percuiidatieifattirimanevanoimportanti, maandavanoinseritiinuncontestoallargato:ambienta le,sociale,culturale.L’analisimarxistadivenneunacriti ca complessa e articolata, non più limitata all’indagine sui“modidiproduzione”,maarrivandoatrattareanche lastoriadelleidee 32 edellatecnologia. 33 4.Dialogointernazionaleeinterdisciplinarità GlianniSessanta(XXsec)allaDelhiUniversityeSet tanta(XXsec)allaJNUfuronodecennineiqualiglisto riciindianisidiederoconpassioneall’elaborazionediun nuovoparadigmaperlastoriadell’Asiameridionale.An coraunavoltaillegamefraeconomia,societàeculturaè 31 SumitSarkar,“RammohumRoyandtheBreakwiththePast,”in RammohunRoyandtheprocessofmodernizationinIndia ,acuradiV. C.Joshi,Vikas,Delhi1975,pp.4668;BarunDe,“TheColonialCon textoftheBengalRenaissance,”in Indiansocietyandthebeginningsof modernizationc.18301850 ,acuradiC.H.PhilipsandMaryDoreen Wainwright, School of Oriental and African Studies, London 1976, pp.11925;AsokSen, IswarChandraVidyasagarandhiselusivemile stones ,RiddhiIndia,Calcutta1977. 32 Sivedal’operadiDebiprasadChattopadhyaya,tracuiricordiamo peres. Lokayata:AstudyinancientIndianmaterialism, People’sPub. House,NewDelhi1959e idem , Indianatheism Amarxistanalysis , Manisha,Calcutta1969. 33 V. Irfan Habib, The agrarian system..., op. cit. ; Debiprasad Chat topadhyaya, History of science and technology in ancient India, con unaprefazionediJosephNeedham,FirmaKLM,Calcutta1986. 30 fondamentale.Talorailcambiamentodiparadigmafule gatoallascopertadinuovefontiedocumenti,traccein precedenza non note o trascurate, ma molto spesso si trattòsemplicementediunriesamedimaterialegiàstu diato. Il dialogo fra gli storici indiani e gli studiosi del resto del mondo divenne più intenso e fecondo: Marx, Weber,glistoricidelle Annales ,avevanotuttiamodolo rofattocommentisulpassatodell’Indiaedallametàdel XX secololadiscussionesierafattapiùarticolata. Glistoricicominciaronoainteressarsianchedicome fosse possibile ricostruire le società antiche, con un’at tenzione particolare ai problemi specifici del subconti nenteindiano,apartiredamodalitàdiverse,peresempio da altre discipline delle scienze sociali: antropologia, e conomia,sociologia,geografiaumana,demografia,ecce tera.Studiandoidatiarcheologicinoncisilimitòpiùa elaboraremerielenchidimanufatti,masiesploraronole possibilitàdiconnetterequestirepertiall’ambientecirco stante e di conoscere anche in questo modo le società cheliavevanoprodotti.Nacqueronuovimodidilegare le interpretazioni ad altre fonti: si cominciarono a esa minareinprospettivastoricadocumenticommerciali,re gistri fiscali, donazioni fondiarie, sigilli amministrativi, censimenti, monete, incisioni su stele funebri, memorie dipellegrini,datiarcheologiciearchitettonici,dizionari biografici,iscrizionie,perciòcheconcernelastoriapiù recente, la storia orale. La storia come scienza sociale sviluppò nuove metodologie e interessi: l’indianistica si emancipava sempre più dalla sua precedente inclusione nell’indologiaedallegameconl’analisitestuale.Questo rinnovamento, tuttavia, interessò principalmente lo stu dio della storia moderna e contemporanea: gli studiosi impegnatinellaricercasullastoriadell’Asiameridionale

31 antecedenteal XVI secolo,giàallepreseconenormipro blemilinguistici,restaronospessointrappolatineldiretto confrontoconl’orientalismoeilpositivismo. 4.1.Lostudiodellanazioneoltrelastoriografianazionalista Conl’ampliarsidell’indaginestoricaglistudidistoria sociale cominciarono a posizionare la storia indiana in una dimensione mondiale, col risultato che la nazione indiana si rivelò una creazione recente e fragile, la cui artificialitàfumessainluceparticolarmentedaglistorici dellaprimagenerazionedellacosiddetta“scuoladiCam bridge”. 34 Ildibattito,comesièdetto,riguardavasoprat tuttol’interpretazionedelconcettodinazioneedinazio nalismo.Infatti,datal’elaborazionedellateoriadelledue nazioni,ilconcettodinazionerimanevaconfusoeilfat to di interpretare l’identità religiosa come un’identità storicanonaiutavacertoachiarireleidee.Leteoriedel lostoricoingleseSirLewisNamier,cheavevamessoin lucegliinteressiprivatideiparlamentarinell’Inghilterra del XVIII secolo, furono applicate alcontesto indiano da Anil Seal, secondo il quale gli interessi dei notabili in dianieilloroopportunismosarebberostatilaprincipale

34 Unadiscussionesulla“scuoladiCambridge”initalianosipuòtro vare in Michelguglielmo Torri, Dalla collaborazione alla rivoluzione nonviolenta:Ilnazionalismoindianodamovimentodieliteamovimento dimassa ,G. Einaudi,Torino1975,pp.361364; idem , Regimecolo niale,intellettualienotabiliinIndia:politicaesocietànell’eradelnazio nalismo ,F.Angeli,Milano1996,specialmentepp.1961. 32 caratteristicadelnazionalismo. 35 Sebbenelasuaindagine si fondasse su fonti meno dipendenti dagli archivi bri tannici,egliriducevailnazionalismoamanovredeinota bili e delle classi colte occidentalizzate che tentavano di salvaguardare l’interesse delle proprie caste e classi, più che esprimere genuine richieste nazionali. 36 Un’imposta zionediquestotiposiritrovainparteancheneglistudisu Gandhi di Judith Brown e su Jinnah di Ayesha Jalal. 37 Christopher Alan Bayly estese questa interpretazione al XVIII secolo, identificando una continuità di “corporate groups” dalla fine dell’epoca muġal fino all’inizio della dominazionebritannicaedelineandounquadrodell’In dia frammentato, con le aree costiere proiettate verso l’OceanoIndianoel’entroterracompostodisistemidiin teressisocialiepolitici,commercioeagricolturaabase regionale. 38 In questo modo si riproponeva la nozione dell’epocaprecolonialecomeunperiododicaosedide clino,conl’interventodegliinglesianalizzatocomeuna combinazionedicondizionieinteressisociali,economici e politici: in quest’ottica la conquista britannica non fu 35 A. Seal, The emergence of Indian nationalism: competition and col laborationinthelaternineteenthcentury ,CambridgeUniversityPress, Cambridge1968. 36 JohnGallagher,GordonJohnsoneAnilSeal,acuradi, Locality, Province and Nation , Cambridge University Press, Cambridge 1973; David Washbrook, The emergence of provincial politics , Cambridge UniversityPress,Cambridge1976. 37 JudithM.Brown, Gandhi’srisetopower:Indianpolitics,19151922, CambridgeUniversityPress,Cambridge1972;AyeshaJalal, Thesole spokesman: Jinnah, the Muslim league and the demand for Pakistan , CambridgeUniversityPress,Cambridge1985. 38 C.A.Bayly, Rulers,townsmen andbazaars:north Indian society in theageofBritishexpansion,17701870 ,CambridgeUniversityPress, Cambridge1983. 33 altrocheun’elaborazionediprocessicheeranogiàinat to in India. Quest’interpretazione rischia di limitarsi a capovolgereildiscorsosusomiglianzaedifferenza,man tenendo l’idea che l’India fosse una realtà tanto “altra” daesseredeltuttoincapacedicapitalismoegiustifican do,pertanto,l’interventocolonialistabritannicoingrado di proiettarla nell’orbita della storia mondiale, 39 tanto chefuferocementeavversatadapartedeimaggioristo riciindiani.Tuttavia,questoapproccioèstatomoltoim portante per chiarire dinamiche che legarono i diversi poteri locali con i gruppi di potere a livello nazionale, contribuendo,peresempio,amettereinlucealcuneca ratteristichedelPartitodelCongressocheaiutanoacapi remegliocertepolitichedell’Indiaindipendente:ilrico noscimentoditrelivellidiarticolazionedellascenapoli tica (locale, provinciale e centrale), interagenti ma di stintitraloroecaratterizzatidarealtàche,puressendo diversificate,eranoomogeneamentepermeatedallapre senzadistruttureclientelaridominatedanotabili,rima ne un contributo fondamentale alla comprensione della storiadellafinedelcolonialismo. Uncertonumerodistorici,siaindianisiaoccidentali, tentaronoinqueidecennidisuperaresialavisionefilo– coloniale sia quella nazionalista. Essi sottolinearono la necessità di studiare la storia dell’India (e dell’Asia in generale)noncomelastoriadellapresenzaeuropeanel subcontinente, né solo come la storia della liberazione dell’Indiadalladominazioneeuropea,mapiuttostocome la storia della modernizzazione dell’India, un processo

39 David A. Washbrook, “Progress and Problems: South Asian Eco nomicandSocialHistory,c.17201860.”in ModernAsianStudies 22, no.1(1988),pp.5796. 34 del quale facevano parte tanto la conquista europea quantolareazioneindigena:inquestaaccezionemoder nizzazionenonèsinonimodioccidentalizzazione,poiché attraverso la dialettica di dominazione e reazione si in stauròuncomplessoprocessodiinterazionefraideeim portatedall’Occidenteenozionichefacevanopartedella cultura tradizionale. La mutuazione di idee e strumenti dalmondomodernooccidentalenonimplicavanecessa riamenteun’occidentalizzazione.Sebbeneperquestisto riciilnazionalismorappresentasseunacaratteristicaes senzialedelmondomoderno,ciòcheliinteressavamag giormente era l’idea dell’India non come uno stato na zionale,macomeunostatocivile.Fraglistudiosiindiani chehannofattopartediquestoorientamentosipossono citare,traaltri,RavinderKumar,S.R.Mehrotra,Bishwa NathPandeyeSarvepalliGopal. 40

40 S.R.Mehrotra, IndiaandtheCommonwealth18851929 ,GeorgeAl len&Unwin,London1965;B.N.Pandey, ThebreakupofBritishIn dia ,MacMillan,London1969;S.Gopal, Thepermanentsettlementin Bengalanditsresults ,G.Allen&Unwin,London1949;R.Kumar, In diaandthePersianGulfregion,18581907 :astudyinBritishImperial policy, Asia Publishing House, London 1966. Per questo approccio fuori dall’India possiamo menzionare, per es., studiosi come John Broomfield( Eliteconflictinapluralsociety:20.centuryBengal ,Berke leyLosAngeles1968),JimMasselos( Indiannationalism:Anhistory , Sterling,NewDelhi1985),D.A.Low( CongressandtheRaj ,Arnold Heinemann,Melbourne1977),DavidHardiman(Feedingthebaniya: peasantsandusurersinWesternIndia ,OUP,Oxford2000)e,inItalia, Giorgio Borsa ( Trade and politics in the Indian Ocean: historical and contemporaryperspectives ,Manohar,NewDelhi1990)eilgiàcitato M.Torri. 35 4.2.Lalezionedelle Annales La“nuovastoria”sipotéprodurregrazieanumerosi procedimenti trasversali. Particolarmente importante fu l’esperienza dell’École des Annales in Francia, 41 che po neval’accentosuicambiamentialungotermine,riguar danti abitudini sociali, atteggiamento psicologico e fe nomenieconomici:piùchedarpesoallerivoluzionipoli tiche,siandavanoaindagarelamentalità,leclassimar ginali,icambiamentidiclimaedipaesaggio. 42 Fralevit timediquesticambiamentilaperditapiùfelicefuforse ladicotomiaframodernoepremoderno.Aquestofilone diindagineappartengonoleoperediHarbansMukhia 43 e,sebbeneinmanieranonesplicitaeinepocapiùrecen te,quellediShadakshariSettar. 44

41 P.Burke, Unarivoluzionestoriografica.LascuoladelleAnnales1929 89 , Laterza, RomaBari 1992; Aa.Vv., La storia delle “Annales” , n. speciale della “Rivista di storia della storiografia moderna”, 12, 1993,Gei,Roma1994. 42 SipensisoprattuttoglistudidiF.Braudel:v.peres.isaggi“Storia escienzesociali”,“La«lungadurata»“e“Ilpresentespiegailpassa to”,in Scrittisullastoria ,Mondadori,Milano1980,pp.5792epp. 223236. 43 V.peres.HarbansMukhia, Historiansandhistoriographyduringthe reignofAkbar ,VikasPub.House,NewDelhi1976; idem,Feudalism andnonEuropeansocieties ,FrankCass,London1985; idem, Perspec tives on medieval history , Vikas Pub. House, New Delhi 1993; idem, Thefeudalismdebate ,Manohar,NewDelhi1999. 44 V.peres.ShadakshariSettar, Invitingdeath:historicalexperiments on Sepuchar , Institute of Indian Art History, Karnatak University, Dharwad1986;iduevolumisullaspartizionecuraticonI.B.Gupta, Pangs of partition , Manohar, New Delhi 2002; e i 4 volumi sull’archeologiaindianacuraticonR.Korisettar,Indianarchaeology inretrospect ,Manohar,NewDelhi2002. 36 AncheRomilaThaparnellasualungacarrierahasem pre perseguito una mediazione fra la narrativa delle ci viltàdivecchiostampo,l’antropologiastrutturale,ilma terialismodialetticoelanozionedicoscienzacollettiva. 45 FraglianniSessantaeSettanta(XXsec),infatti,lostudio dellastoriainIndiasubìunveroepropriospostamento diparadigmadall’indologiaclassicaversolescienzeso cialiequestoriorientamentosiriflettenellestoriescritte aquell’epoca.Emblematicaèpropriola HistoryofIndia , Vol. I(1966)diquestastudiosa,chevabenoltrelestorie politiche dinastiche, all’epoca molto limitate, fino a in cludereunagrandevarietàdiattivitàumane,comequel laeconomica,sociale,tecnologica,religiosa,letterariae artistica.Peravereun’ideadiquantosiacambiatonegli ultimiquarant’annibastamettereaconfrontoidue ava tār dellibro:infatti,essoèstatocompletamenteriscritto dall’autricenel2002, inunprogettodistoriadell’India nonpiùarticolatoinduevolumi,bensìintre,per“doju stice to the important period from c. A.D. 1300 to 1800”. 46 Ilprimoradicalecambiamentoriguardalacro nologia: la prima edizione arrivava fino al 1526, ma l’edizione più recente si ferma alla fine del XIII secolo, periodo nel quale, secondo Thapar, si verificò un cam biamentoepocaleinIndia.Rifiutandocompletamentela periodizzazionetradizionalesisottolineacomepercapi relastoriasiafondamentalenonsoloseguirelesortipo litico–dinastiche, ma esaminare i cambiamenti nei pro cessi e nelle strutture. Non essendo possibile in questa 45 V.peres.R.Thapar, TheMauryasrevisited ,K.P.Bagchi&Co.,Cal cutta1987. 46 Eadem , EarlyIndia:fromtheoriginstoAD1300 ,UniversityofCali forniaPress,Berkeley,Calif.2003,p.ix;laprimaedizionedeltesto è AhistoryofIndia ,PenguinBooks,Harmondsworth1966. 37 sede analizzare per esteso le differenze fra le due reda zioni,cisilimiteràapresentareunpaiodiconsiderazio ni esemplificative riguardanti i capitoli iniziali. Nella prima edizione “Antecedents” è il primo capitolo ed e saminaimodiincuiinpassatoerastatascrittalastoria dell’India; nell’edizione del 2002 il capitolo con questo titolo diventa il terzo e presenta la documentazione ar cheologicadelsubcontinente,deltuttoassenteinprece denza. Il primo capitolo, intitolato “Perceptions of the Past”,aggiornaildibattitosullastoriografiapresentando unacriticadellostatodell’artemoltosignificativa.Que sto capitolo, se letto unitamente a “Introduction” (pp. xvii–xxx) non èsemplicemente una presentazione gene raledellabibliografiadisponibile,mapermetteachileg gediapprezzaremeglioicapitoliseguenti,presentando una recensione critica della storiografia coloniale, che tuttavia non diventa demonizzante, bensì sottolinea quanto questa abbia influenzato anche le ideologie na zionalistaecomunitarista.Anchelestoriemarxistesono sottoposteacritica,sebbenel’autricesiamoltovicinaa quell’ambito ideologico. Rispetto alla prima edizione troviamo l’aggiunta di un capitolo completamente nuo vo,daltitolo“LandscapesandPeoples”,chenonsilimita afornireunorientamentogeografico,maesaminacome l’ambienteel’ecologiaabbianoinfluenzatolavitaumana esianoalorovoltastatiinfluenzatidall’antropizzazione. Troviamoun’analisidelconcettoditemponell’Indiaan ticaeunapresentazionedeidiversitipidi società(cac ciatori, raccoglitori, pastori, agricoltori, cittadini) insie me a una discussione sull’istituzione della casta, nella quale si sostiene che jāti e varṇa erano originariamente distintieavevanofunzionidiverseecheilfattochele jā

38 ti sianostateincorporatenei varṇa dipendedaunproces sostorico. Nessuna spiegazione storica è definitiva, anche se il fervore della discussione può portare a pensare che lo sia. In tutte le teorie sopra menzionate era evidente la centralità della teoria economica e sociale. In India i modellipropostidaglistoricieuropeifuronoadottaticon l’avvertenzachenell’ambitoindianoerapossibilechesi verificasserodellevarianti.Granpartedeldibattitostori co successivo all’indipendenza è stato dominato dal l’indaginesullapossibilitàdiunamodalitàdiproduzione feudale e di una transizione al capitalismo in contesto indiano. Inizialmente la discussione sul feudalesimo si eraincentratasuimodellieuropei,malacostruzionedel feudalesimoindianodiRamSharanSharma 47 scatenòun dibattitosullacondizionedeibracciantinell’Indiaantica esullororapportoconiproprietariterrieri.Essahage neratodueparadigmialternativi,chetendonoasottoli nearegliaspetti“segmentari”ointegratividellapolitica medievaleantica.Perquantoriguardalaconcezionedel lo stato “segmentario”, 48 che relega lo stato a un ruolo 47 R.S.Sharma, ŚūdrasinancientIndia;asurveyofthepositionofthe lowerordersdowntocircaA.D.500 ,MotilalBanarsidass,Delhi1958. Dellostessoautore,unaversioneaggiornatadeldibattitositrovain Early medieval Indian society: a study in feudalisation , Orient Lon gman,Hyderabad2001. 48 Questo termine fu coniato da Aidan Southall nell’ambito dell’antropologiapoliticaneglianniQuaranta(XXsec)einseguito venne applicato alla realtà indiana da R. G. Fox (v. Urban India; Society,spaceandimage ,DukeUniversityPress,Durham1970;v.an che idem , Kin, clan, raja and rule: Statehinterland relations in pre industrialIndia (UniversityofCaliforniaPress,Berkeley1971)eda BurtonStein(v.“ThesegmentarystateinSouthIndianhistory,”in Realmandregion ,acuradiR.G.Fox,1977; Peasant,stateandsociety 39 marginale rispetto alla comunità, essa è stata elaborata ampiamentenelcontestodell’Indiapeninsulare, 49 mentre la “politica integrativa” è stata studiata maggiormente nelcontestodelRajasthanedell’Orissa. 50 Attualmenteil dibattitoriguardaprevalentementeilcambiamentodella proprietàfondiarianel Imillenniod.C..SecondoThapar, peresempio,latransizionealfeudalesimosirealizzereb beprincipalmenteattraversolaconcessionediterreevil laggiabrahmani,templi,monasteribuddhistieadalcuni funzionaridellostato.Laconcessionedelleterredivenne unelementofondamentaledell’economiapoliticaeper tanto generò un cambiamento radicale che assunse un ruolocentraleversoisecoli IX – X d.C.,tantocheèdi ventatounmarcatoretemporaleperunnuovotipodipe riodizzazione. La discussione pro e contro il modello feudaleportòanuoveconsiderazionisullostato,sull’eco nomia,sullasocietà,sulleattivitàreligioseesualtrepo tenziali aree di indagine, come anche altreteorie inter pretativenonmarxiste. Attraversolostudiodellevariazionineimodellidipo teresiarrivòadistinguerepiùchiaramentetraleforme di organizzazione politica dell’epoca antica. Infatti, la storiografia coloniale e nazionalista postulava che in e pocaanticaesistesseunostatocentralizzato,ilcuicrollo

in medieval South India , OUP, Delhi 1980; e A history of India, Bla ckwellPublishers,Oxford 1998). 49 Aidan Southall, “The Segmentary State in Africa and Asia”, in ComparativeStudiesinSocietyandHistory ,XXX,I,January1988,pp. 5282:laapplicanelcasodei rājpūt neisecoli XVI XVII . 50 V.HermannKulke,“Fragmentationandsegmentationversusinte gration:reflectionsontheconceptofIndianfeudalismandtheseg mentary state in Indian history”, in Studies in History , IV, II , July December1982,pp.23763. 40 eralacausadeldeclinopolitico,vistocomelaframmen tazionediunapoliticaaccompagnatadall’assenzadiun potere consolidato. Ora, invece, si riteneva che forma zioniantecedentiaquellastatualefosserolestruttureso ciali–ingenereagropastorali–comei chiefdom ,51 men tre le monarchie manifestavano un grado di organizza zione più complesso; 52 nelle società descritte nei Veda , nel Mahābhārata enel Rāmāyaṇa ,comeanchenelleparti più antiche dei canoni buddhista e jaina la transizione dalprimotipodisocietàalsecondorisultavafondamen tale. Questa considerazione rendeva auspicabile che gli studi si spostassero dall’annosa questione delle origini degliariiedelfondamentoariodellaciviltàindianaver sointerrogativipiùampi:lanaturadelcambiamentoso ciale,ilrapportofralemoltepliciculturediquelperiodo eimeccanismidilegittimazionedelpotere.Questepro blematiche, che riguardano strettamente l’indagine sul passatodell’India,sonoinrealtàdigrandeinteressean cheperquantoconcernelasocietàanoicontemporanea, poichétalistrutturenonsimuovonoinmodolineare,ma coesistonotantonelpassatoquantooggi,eciòsiriflette nellacomplessitàdeidocumentistorici. Ladiscussionesullostatoportòaunapprofondimento dello studio delle tipologie dei sistemi statuali: il modo nelqualeunostatovieneaformarsineltempoogginon èpiùstudiatoseparatamentedallasocietà.Lanaturadel 51 Unità politiche autonome che comprendono un certo numero di villaggiodicomunitàsottopostialcontrollopermanentediuncapo supremo;perunostudiorecentev.TimothyEarle, Chiefdoms:power, economy,andideology ,CambridgeUniversityPress,Cambridge1991. 52 Perunostudiorecentev.KumkumRoy, Theemergenceofmonar chy in North India: eighth to fourth centuries B.C , OUP, New Delhi 1994. 41 laformazionedeglistatisuggeriscevariabilichecambia noneltempo:lostato maurya ( IV a.C.)nonfuidenticoa quello gupta ( IV d.C), come sembra suggerire l’etichetta omologante di “impero” riferita a entrambi. Si criticò pertantol’equiparazionedituttiisistemistatualiantichi e si approfondì lo studio di quella che è stata definita l’amministrazioneimperiale.Cisicominciòainterrogare sulla tensione fra centro e periferia e si indagarono le tendenze centralizzanti e quelle autonomiste, mettendo indiscussionelacorrettezzadell’usocontinuodeltermi ne impero per ogni tipo di monarchia, poiché esistono vari tipi di monarchie organizzate in maniera diversa e nontuttesonoimperi.Oggisipuòdiscuteresel’impero maurya fosse unsistema fortemente centralizzato, come lamaggiorpartedeglistoriciqualchedecenniofasoste neva senza ombra di dubbio, o se possa essere invece consideratounsistemabenpiùdiversificato,comealcuni hannocominciatoaproporrenegliultimidecenni. 53 Un altro importante riorientamento riguarda il ruolo della religione nella storia indiana. Esso è certamente ancoraritenutounelementomoltoimportante,manonè consideratoaltrocheunafralesvariatearticolazioniso ciali.Interministoricilareligionenonpuòessereconsi deratasolocomeuninsiemediritualiedicredenze,poi chénelmomentoincuiessaescedall’ambitopuramente personale ed entra nella sfera pubblica, diventando e spressionediungrupposocialechesiidentificaconessa, perlostoricoènecessariotenereinconsiderazionemolte varianti.L’analisideitesti,deiritualiedellecredenzesi curamenteaiutaacomprenderechecosasiaunareligio ne,malasuainfluenzastoricasidefinisceinbaseachi 53 V.RomilaThapar, Aśoka...,cit . 42 siano i suoi propagatori, i suoi sostenitori, i seguaci, le modalitàdiorganizzazioneelerispostecheessasadare aifedelianchealivellodivitaquotidiana.Peresempio, l’affermarsi del buddhismo come evento storico è un processoconnessoancheall’evoluzionedistatiedicen triurbani,nonsolamenteanuovericerchespirituali. Considerare la religione come fattore primario della formazioneinizialedeglistatièsemplicistico,poichétale processorichiederisorsemoltopiùconcreteeutilitarie. Tuttavia,certamentealcuniaspettidellareligionefurono utilizzatiinalcuneepochestoricheperfavorirelafusio nedisegmentiinunimpero,comeall’epocadelsovrano maurya Aśokaodelsovrano muġal Akbar. La storiografia più recente comincia a riconoscere l’importanza dello studio delle ideologie divergenti per interpretareilconflittoeilcambiamentoinalcuneepo chestoriche.Peresempio,lostudiodeiprocessidiorga nizzazione urbanistica della pianura gangetica nel VI –V secolo a.C. è fondamentale per comprendere lo scontro frai gaṇasaṅgha (oligarchiee chiefdom )ei rājya (monar chie),untemporilevatosolomarginalmente.Studiarele cittàelelororelazioniconl’ambiente,lerisorsedispo nibilielademografiaènecessarioancheperchélacittàè importantecomecentrodiscambioe diamministrazio ne. La prospettiva coloniale dava particolare rilevanza all’economiaagrariadell’Indiaanticaepertantotuttociò che riguarda le formazioni urbane e le loro molteplici dimensioni dell’antichità era stato lasciato in secondo piano.Masesivoglionostudiarequestiprocessièneces sarioconsiderarecheinquestocontestofannopartedel lo spirito urbano anche le argomentazioni e contro– argomentazionidegliintellettualidell’epocaoladiscus sione sulle divergenti concezioni dell’etica sociale, che

43 assumonoparticolarerilevanzanell’esameditestoecon testo.Nonèirrilevante,peresempio,ilfattochenelledi scussionidiquestoperiodoibrahmaniortodossisiriferi scanoagliereticicome nāstika e paṣanda ,macheglistes si termini siano usati dagli eterodossi nei confronti dei brahmani! Distinguereeseparareleattivitàinglobatesottolage nericaetichettadi“religione”ecercaredisvelareleloro funzionisocialiaiutaachiarireilegamifraruolosociale ecredenzereligiose.Peresempio,laconcessionediterre aistituzionireligioseinepocapost–Guptacomportòmu tazioninelleloroideeenelleloroattività:essefondaro noalorovoltaistituzioniedivenneroimportantideten tricidiricchezzeedipotere.Questeistituzionimonasti che,lungidalpromuovereunareligioneinformale,erano agenti di intervento, spesso associate ai sovrani. Movi menti religiosi popolari, alcuni noti come deviazioni dall’ortodossia o come vere e proprie contrapposizioni neisuoiconfronti,ebberounruolomoltoimportantedal puntodivistastorico.Unaltrorilevantestimolodirifles sione in ambito storico è la relazione fra il devoto e la sua divinità nella tradizione bhakta della devozione po polare,cheèstataparagonataaquellafrailbracciantee ilsuosignorefeudale. Infine,èd’uoposottolinearecomeundocumentosto ricopossaessereusatosoloinminimapartefinquando non ci si pongano interrogativi nuovi. Per esempio, le numerose iscrizioni che registrano le donazioni di terre nell’epoca successiva ai Gupta sono state oggetto di in daginestoricafindal XIX secolo,maperlungotempofu ronoutilizzatesoloperricostruirelacronologiadelledi nastie.Solamentenegliultimicinquant’annisiècomin ciatoastudiarlepertrovaredatisull’economiaagrariae

44 sulpatrociniodelleéliteneiconfrontideidiversigruppi religiosi. 54 Per un sovrano sostenere un culto locale era un modo di creare consenso e alcuni culti religiosi di vennero una rete di sostegno per particolari dinastie. Dunqueilsostegnoregaleneiconfrontidiundetermina tocultopotevaimplicarecheilsovranoavessemaggiore possibilitàdiricevereconsensinell’interaareageografica didiffusionedelculto. 55 4.3.L’apportodelleteorieweberianeedell’antropologia Le teorie weberiane sulla religione indiana e sulla mancanza di un’economia e di una logica nel subconti nentenonhannoprodottograndistudistorici.Tuttavia, lanozionedilegittimazioneèstataoggettodiampiodi battito, soprattutto riguardo ai regni e alle dinastie dell’iniziodel Imillenniod.C. 56 Glistudisullatradizione storicaindianasonoancoramoltolimitati,madimostra nocheilbisognodilegittimazioneeraunadelleragioni dellafondazioneditaletradizione.Ciòèconnessoadal cuni studi sulla relazione fra rituale e potere, 57 special 54 Dineschandra Sircar, Indian epigraphy , Motilal Banarsidass Delhi 1965;RichardSalomon, Indianepigraphy:Aguidetothestudyofin scriptionsinSanskrit,Prakrit,andotherIndoAryanlanguages ,Univer sityPress,NewYork1998;NoboruKarashima,“SouthIndiantemple inscriptions:Anewapproachtotheirstudy”,in SouthAsia:Journal ofSouthAsianStudies ,19:1(1996),pp.112. 55 B. Stein, a cura di, South Indian temples. An analytical recon sideration ,VikasPub.House,NewDelhi1978. 56 HermannKulke, Kingsandcults:Stateformationandlegitimationin IndiaandSoutheastAsia ,Manohar,Delhi2001. 57 V.peres.MauriceBloch, Ritual,historyandpower:Selectedpapers inanthropology (LondonSchoolofEconomicsMonographsonSocial 45 menteinsocietàgovernatedaconcettidireciprocità,le cui principali caratteristiche sono lo scambio di doni e glistudidellegenealogie. 58 I modelli dei legami di parentela aiutano a tracciare molteplicischemigenealogicinelleesteselistedieroie antieroi (es. pāṇḍava e kuru del Mahābhārata ): anziché ricorrere al vecchio modello di presunta uniformità si tende oggi a studiare questi elenchi come meccanismi perincorporaresvariatigruppisociali. 59 Untemaparticolarmenterilevanteperciòcheconcer nel’indaginesullasocietàdelsubcontinenteèquellodel lecaste.Conlafinedellacolonizzazione,dopolasecon daguerramondiale,vifuunafortespintaversolostudio della“realtàdibase”,conunprogressivoallontanamento dallostudiodellapoliticaimperiale.Unanuovagenera zionediantropologisocialieculturalisilanciònell’ana lisidellacastaedellasocietàdivillaggiosubasirinnova te.Ciòdaunapartefavorìlaraccoltadidatisulcampo dacontrapporreallaconoscenzaderivatadaitesticlassi ci, ma allo stesso tempo rimase legata a una ricerca Anthropology),TheAthlonepress,London1989.Perildonocome ritualeeformadiscambiosocialeincontestoindianov.peres.Frits Staal,incollaborazioneconC.V.SomayajipadeM.IttiRaviNambu diri, Agni, the Vedic ritual of the fire altar , Asian Humanities Press, Berkeley1983. 58 Sebbene datato, rimane classico il saggio di Marcel Mauss, Essai sur le don. Forme et raison de l’échange dans les sociétés archaïques (Trad.diFrancoZannino: Saggiosuldono:formaemotivodelloscam bionellesocietaarcaiche ,conun’introduzionediMarcoAime,G.Ei naudi,Torino2002).Per ilcontestoindianov.peres. VijayNath, Dāna, gift system in ancient India, c. 600 B.C.c. A.D. 300: a socio economicperspective ,MunshiramManoharlal,NewDelhi1987. 59 R. Thapar, From lineage to state: Social formations in the midfirst millenniumB.C.intheGangavalley ,OUP,NewYork1984. 46 dell’“Indiaautentica”cherischiavadiriproporrevecchie idee sotto nuove spoglie. Il modello della casta come strutturaimmutabileerigidafuripropostoeargomenta to da Louis Dumont 60 e l’antico concetto di un’India ul tramondanaeregolatadalsistemadellecastefuriformu lato come “India tradizionale” dalle teorie della moder nizzazioneneglianniSessanta(XXsec). 61 Glistudiantro pologici degli anni Cinquanta e Sessanta (XX sec) in fluenzaronomoltoancheglistudidiareanegliStatiUni ti,anticipandodialmenoundecennioilpiùrecentele game fra antropologia e storia. 62 Con la loro pretesa di oggettività,tuttavia,sial’antropologiasiagli“AreaStu dies” finirono spesso per ricorrere a teorie essenzialiste, postulandoentitàrappresentatecomecredenzeestruttu re“tradizionali”,chevenivanocontrapposteallamoder nizzazioneerisultavanoutiliall’elaborazionediprogetti disviluppoculturalmentesensibilieall’evoluzionedella 60 L. Dumont, Homo hierarchicus. Le système des castes et ses im plications ,Gallimard,Paris1966(tradit.diD.Frigessi: Homohierar chicus: il sistema delle caste e le sue implicazioni , Adelphi, Milano 1991). Quest’opera non esercita più ormai a livello internazionale l’influenzacheavevaneglianniSettanta(XXsec),malasuaformu lazionedellagerarchiaritualecomestrutturaessenzialeecaratteriz zante dell’India ha ancora seguaci e sostenitori, specialmente nei circolidell’indologiaclassica. 61 V.peres.FrederickJ.Bailey, Casteandtheeconomicfrontier ,Man chesterUniversityPress,1957;WilliamMcKimMarriott, “HinduTransactions:DiversityWithoutDualism,”in Transactionand meaning: Directions in the anthropology of exchange and symbolic be havior , a cura di Bruce Kapferer, Institute for the Study of Human Issues,Philadelphia1976;MichaelMoffat, Anuntouchablecommunity inSouthIndia ,PrincetonUniversityPress,Princeton1979. 62 Peruncompendioriccodicitazionisullabibliografiasullecaste dell’epoca v. David G. Mandelbaum, Society in India , 2 voll., UniversityofCaliforniaPress,Berkeley1970. 47 tecnologia“piùadeguata”.Oggisiammettechelamobi litàsocialenonsoloerapossibilemaèanchericonoscibi le e documentabile nel passato e molti studi hanno af frontatoladimensionestoricadialcunecastenelconte stolocale. 63 LateoriasociologicacheMysoreNarasimha charSrinivashadefinito“sanscritizzazione”, 64 secondola qualeerapossibileperlecasteinferioriprogredirenella scalasocialeattraversol’imitazionedellecastesuperiori è stata applicata ad alcune situazioni storiche, sebbene presenti alcuni limiti. 65 La politica è sempre stata un campodigiocoapertoetutteledichiarazionidiidentità kṣatriya e/oaristocraticarimangonostrumentidilegitti mazioneestremamenteambigui:nonsempresiètrattato diunfenomenodiosmosi,poichéincorporarsiinunsi stemaoimitarestilidivitapuòanchediventaremotivo difrizione,quandonondiventiaddiritturascontro.

63 V.peres.RonaldB.Inden, MarriageandrankinBengaliculture:a historyofcasteandclaninthemiddleperiodBengal ,UniversityofCali forniaPress,Berkeley1975;FrankF.Conlon, Acasteinachanging world:TheChitrapursaraswatsrahmans,17001935 ,ThomsonPress, Delhi 1977; Karen I. Leonard, Social history of an Indian caste: The kayasthsofHyderabad ,UniversityofCaliforniaPress,Berkeley1978. 64 M.N.Srinivas, CasteinmodernIndia, AsiaPublishingHouse,Lon don1962; idem , SocialchangeinmodernIndia ,UniversityofCalifor niaPress,Berkeley1966;perunostudiosulconcettoesullesueap plicazioniv.SimonCharsley,"Sanskritization:Thecareerofanan thropological theory"in ContributionstoIndianSociology ,1998;32, pp.527549. 65 Per uno studio recente sulla sanscritizzazione nell’India setten trionalev.ChristopheJaffrelot,"Sanskritizationvs.ethnicizationin India:ChangingidentitiesandcastepoliticsbeforeMandal"in Asian Survey , Vol. 40, No. 5, Modernizing tradition in India . (Sep. Oct., 2000),pp.756766. 48 4.4.Ri–orientarelastoriadellerelazioniedegliscambi Laprincipalemessaindiscussionediquellochepos siamo chiamare il monopolio dei testi viene probabil mentedall’archeologia:introdurredatiarcheologicinegli studistoricicostringeglistoriciaragionarelungolinee interdisciplinari. 66 Trail XIX eil XX secolo,quandolasto ria si stava affermando in Europa come una disciplina professionale, gli studiosi e gli scienziati europei erano particolarmente interessati a questioni ontologiche: in numerosi campi della conoscenza si fece un immane sforzoperidentificareeclassificarecategoriedellasocie tàumana,definirnelequalitàessenzialiedimostrarneil progressolungoilcamminodell’evoluzione.Sitrattò in effettidiungrandeeserciziodiformazionedell’identità, profondamente influenzato da concezioni razziste. Nel contestodell’Asiameridionalequestoeserciziosiesplicò neidibattitifilologicienell’interpretazionedeidocumen ti testuali come base della ricostruzione storica, che si concentravapertantosui Veda esulcorpusletterariosan scrito.Secondoquestaconcezioneesistevaunlegamefra geneticaelinguaggio,ederaperciòpossibileconnettere lelingue“indoeuropee”conorganizzazionisocialichesi potevanoricostruiredalletestimonianzecontenutenella letteratura, postulando l’esistenza di una popolazione “indoaria”geneticamentedistinta.Questotipodiricerca storicaponevaunforteaccentosulproblemadelleorigi ni.Dalmomentochesipostulavachelepiùantichema 66 Sulle relazioni fra storia e archeologia v. per es. Thomas R. TrautmannandCarlaM.Sinopoli,“Inthebeginningwastheword: ExcavatingtherelationsbetweenhistoryandarchaeologyinSouth Asia”in JournaloftheEconomicandSocialHistoryoftheOrient ,45,4 (December2002),pp.492523. 49 nifestazioni di questo complesso di genotipi linguistici fossero situate nell’India settentrionale, si elaborò una tesi di diffusione che prevedeva la ricerca delle tracce dell’espansione degli arii e del loro “Altro”, i non–arii. Ancheglistudiosicherifiutavanoillegamegeneticoap plicavanoilprocessodidiffusione,trasportandoloalivel lodiculturaodiistituzionisociali,conl’ideachetutto ebbeinizionell’Indiasettentrionaleperespandersiinse guitointuttoilsubcontinente.Questatesiebbenumero se ramificazioni. In primo luogo il modello si ripeteva, così che la storia dell’Asia meridionale era intesa come una serie di ondate successive di “invasori” (politici o culturali/ religiosi), intesi come l’intrusione di un ele mento estraneo nel substrato originario: l’esempio più lampante era rappresentato dall’islàm. D’altro canto, si andavaallaricercadell’elementoindigeno,incostruzioni come il nazionalismo dravidico, quello singalese o lo hindutva .Nonècertamenteesageratoaffermarechean coroggimoltiaccademicilavoranoall’internodiqueste categorie.Tuttavia,lastoriografiapiùrecentesièmossa certamenteindirezionidiverse,cercandoperesempiodi esaminarefontiestraneeall’Indiasettentrionale,interes sandosidellaletteraturajainaobuddhista,riconoscendo parivaloreadocumentiinsanscritoeinlinguediverse dalsanscrito. L’archeologia pone un’alternativa al metodo testuale, poiché nel momento in cui non ci si limita a elaborare merielenchidimanufatti,masiesploranolepossibilità diconnetterliall’ambientecircostantesiscoprelapossi bilitàdiconoscereancheinquestomodolesocietàcheli avevanoprodotti,mettendoleinterpretazioniinrelazio

50 neadaltrefontiinmodinuovi. 67 Unamanieraradicaledi evitareiproblemigeneratidall’evoluzionismoedaldif fusionismoderivatidallefontiletterarieconsistenell’evi tarelaletteratura toutcourt :peresempio,nellasuapon derosa sintesi dell’archeologia antica dell’Asia meridio naleDilipK.Chakrabartiriesceinoltre350pagineanon farequasialcunriferimentoatesti. 68 Ilproblemaprinci paleperquestostudiosoèquellodellerelazionispaziali fraculturamaterialeeambiente,noncertoquellodelle migrazioni arie o delle caste. Uno studio geografico di questotipopuòconferireunelementodirealismostorico allemappedegliinsediamentidistadidiversidell’India protostoricaeantica.L’archeologiainquestaprospettiva è“thereconstructionofthestoryofman–landrelation shipthroughtheages”. 69 Imaterialiprovenientidaisiti piùrilevantivengonodettagliatamenteutilizzatipercre areritrattidimicro–regioniedeiloroambienti,nelpro cesso di costruzione di unità socio–spaziali più ampie. Particolarerilevanzahannole“zonediinterazione”dei bacinideifiumiIndoeOxus(AmuDarya),laregionedel TaraiequelladellacatenadeiVindhya/Satpura,chedi ventano quadri di riferimento per interpretare processi storicipiùampiealungotermine.Ciòpermettedirile vareletecnologiepresentinelsubcontinentedurantetut

67 Perunostudioitalianosullaricercadidocumentazionearcheolo gica per le affermazioni testuali v. per es. Gian Giuseppe Filippi e BrunoMarcolongo,acuradi, Kampilya:QuestforaMahabharatacity , VenetianAcademyofIndianStudiesD.K.Printworld(P),Venezia NewDelhi1999. 68 DilipK.Chakrabarti, India:Anarchaeologicalhistory.Paleolithicbe ginningstoearlyhistoricfoundations ,OUP,NewDelhi1999. 69 Ibidem ,p.3. 51 to il III millennio a.C. e di eliminare la questione della diffusioneodell’espansione. Certamenteanchel’accumulazionedidatiarcheologici che permetta alla fine di identificare un modello è un processodirappresentazionedellarealtà,cheportaaco struire interpretazioni tanto quanto l’analisi della docu mentazionetestuale.Tuttavia,ilproblemanonèscartare l’unaol’altradocumentazionequando,comespessoav viene,essesianoindisaccordo,mapiuttostoperchistu dia la storia è importante tenere in considerazione un punto di vista che sottolinei la non univocità della do cumentazione.Lanegazionediunanarrazionegrandiosa permettel’identificazionedimoduliautonomi,chesem branoderivatiorganicamentedamolteplicisitiambien tali.Lediverseregionidelsubcontinentepossonoinque stomodo generarestoriebasatesullepropriespecifiche condizioniambientali,anzichéesserericondotteaun’in terpretazioneunitariadell’induismo,alsistemadelleca ste,alconcettodidiffusionedellaculturaedellatecno logia da specifici nuclei regionale, con la conseguente predominanzadiunaparticolareareadelsubcontinente. Questo approccio apre nuove possibilità di lavoro sul campo e nuove modalità per identificare legami e rela zioni. Unaltroaspettodeglistudidell’Asiameridionaleche negli ultimi decenni ha assunto notevole rilevanza è lo studio della mobilità, degli scambi e delle relazioni fra l’Asia meridionale e le regioni circostanti, che pone in dubbio la correttezza della concezione di una storia di

52 civiltà nettamente definite e separate. 70 Nelle forme più varie, dal baratto al commercio, gli scambi sono docu mentaticonsempremaggioreevidenzaapartiredal’epo ca maurya e forniscono una dimensione economica alle mappe che si possono tracciare con i dati testuali e ar cheologici. Lo studio della numismatica oggi non è più intesosemplicementecomeunostrumentoperricostrui relacronologiaeledinastie,maintroduceipreliminari deldanaroedelcommercioneicentridiscambio. 71 Lad dove il commercio è centrale per una certa regione di ventanecessariostudiarequalisianoibenichevenivano scambiatielaloroproduzione,letecnologieditrasporto elerotteinteressate,lanaturadeimercati,l’evoluzione dei centri urbani e l’autorità preposta al controllo del commercio nei diversi punti di passaggio e di scambio. Lostudiodelleviedicomunicazioneedellerotteverso l’esternodelsubcontinenteapartiredall’epocaanticaha messoinlucecomelaprospettivachespiegavailpassato delsubcontinenteindianoquasiesclusivamenteapartire dalloHinduKushedalloHimalayanonsiacorretta,poi chétrascuragliscambicheriguardavanol’OceanoIndia noeilsuddelsubcontinente. 72 L’indaginesull’OceanoIn 70 V.DavidLudden,“Historyoutsidecivilisationandthemobilityof South Asia”, in South Asia: Journal of South Asian Studies , 17:1 (1994),pp.123. 71 V.peres. Śrīpuṣpāñjali:recentresearchesinprehistory,protohistory, art, architecture, numismatics, iconography, and epigraphy: Dr. C.R. Srinivasan commemoration volume , a cura di K.V. Ramesh, S. SubramoniaIyer,M.J.Sharma,S.SwaminathanandC.S.Vasudevan, Bharatiya Kala Prakashan, Delhi 2004, 2 voll.; Brajadulal Chat topadhyaya, Coins and currency systems in South India, c. A.D. 225 1300 ,MunshiramManoharlalPublishers,NewDelhi1977. 72 PerunostudiorecentesugliscambitraMediterraneoeAsiaMeri dionaleinepocaanticav.FedericoDeRomaniseAndréTchernia,a 53 diano nell’antichità ha evidenziato una fiorente rete di scambimarittimicheportaarivalutarealcuneconcezio ni diffuse riguardanti gli accordi commerciali esistenti, che appaiono molto più complessi di quanto comune mentesiritenesse:nelperiodoantecedenteall’espansio neeuropeal’orbitaandavadaTunisiaCanton,comedi mostranoperes.glistudidiK.N.ChauduryeSugataBo se. 73 L’esamediquesteviedicomunicazione,oggettodel leimportanticorrentistoriografichedefinite maritimehi story e/o precolonialhistory, haportatoallalucemoltein tersezioni culturali e intellettuali. Ciò dimostra quanto sianecessarioconsiderareleculturenoncomemonoliti che,macomerealtàpermeabili,einserirelastoriadel l’India e dell’Asia nel sistema–mondo: contrariamente a quanto generalmente ritenuto, l’Asia fu fino al 1800 il motoredell’economiamondialeenonècorrettoattribui rel’“ascesadell’Occidentemoderno”aunapresuntasu perioritàdell’Europa,bensìèpiùadeguatospiegarlaco meilrisultatoditendenzeglobali,sostituendoaunap curadi, Crossings:earlyMediterraneancontacts withIndia ,Manohar, NewDelhi1997;sullapartemeridionaledelsubcontinentev.Radha Champakalakshmi, Trade,ideology,andurbanization:SouthIndia300 BC to AD 1300 , OUP, Delhi 1996; sulle vie di comunicazione nell’India muġal v. Jean Deloche, La circulation en Inde avant la revolutiondestransports ,Ecolefrancaised’ExtremeOrient,Paris1980. 73 V. Kirti Narayan Chaudhury, Trade and civilisation in the Indian Ocean:AneconomichistoryfromtheriseofIslamto1750 ,Cambridge UniversityPress,Cambridge1985; idem , AsiabeforeEurope:economy and civilisation of the Indian Ocean from the rise of Islam to 1750 , Cambridge University Press, Cambridge 1990, trad. it. di Maria Baiocchi, L' Asia prima dell'Europa: economie e civiltà dell'Oceano In diano ,Donzelli,Roma1994;SugataBose, Ahundredhorizons:theIn dian Ocean in the age of global empire , Harvard University Press, Cambridge,Mass.2006. 54 proccioeurocentricoquellodiunsistemamondiale. 74 Le potenzialitàdiunpossibilebilinguismoinalcuneregioni (peres.pracritoegreco,osanscritoegiavanese)sugge risconounriesamedegliscambifracultureinmoltiam biti. 75 Sipotrebbescherzosamenteparlarediuna“globa lizzazioneprimadellaglobalizzazione”,maciòcheèse riamentesostenibileèchelateoriadiciviltàrigidamente separatenonèsuffragatadaquestaseriedistudi. Oggi questo tipo di lavori, che richiede l’analisi e la comparazionediungrandenumerodidati,èresopiùfa cile anche dall’uso dell’informatica, che è diventato co muneintuttiitipidistudistorici.Tuttavia,ilcomputer nonèaltrocheunostrumentoenonpuòfornirerisposte dasé.Certamenteessorendelaricercadialcunitipidi informazione molto più semplice e veloce e ciò apre la strada a nuovi orientamenti di indagine. Ma in ultima analisi è solo l’uso che lo studioso fa del computer che portaaconoscereidati,aporsigliinterrogativiecercare lerisposteaessi. Nella storiografia attuale è diventato fondamentale, dunque,tracciareconnessionifraleregionigeografiche, l’ambienteelespiegazionistoriche.L’indaginesuifattori ambientali ha portato anche, d’altro canto, a una mag gioreattenzioneall’aspettoregionaledellastoria.Lacre azionedistatilinguisticineglianniCinquanta(XXsec), checancellòiconfiniimpostiall’Indiabritannica,favorì 74 PerunapprocciodiquestotipoinItalia,v.MichelguglielmoTorri, Storiadell’India ,GLFeditoriLaterza,RomaBari2000. 75 V.SheldonPollock, Literaryculturesinhistory:reconstructionsfrom South Asia , University of California Press, Berkeley 2003; Sumit Guha,“Transitionsandtranslations:Regionalpowerandvernacular identityintheDakhan,15001800”,in ComparativeStudiesofSouth Asia,AfricaandtheMiddleEast ,24:2(2004),pp.2331. 55 a sua volta lo sviluppo delle storie regionali. 76 Gli stati recentementecreaticominciaronoaesseretrattatidaal cunistoricicomeentitàsub–nazionali,sebbeneiconfini attuali non necessariamente corrispondano a quelli del passato.Glistudidellestorieregionalihannocomportato lo spostamento della prospettiva dalla piana indo–gan getica,colrisultatocheoggilastoriadell’Indiameridio nalehamoltopiùspazioerilevanzanellestoriegenerali dell’Indiadiquantoavvenisse,peresempio,cinquant’an nifa.Lestorieregionaligeneranomodellichetaloraso nodifferentigliunidaglialtriequestevariazionihanno un fondamento storico. Per esempio, il modello quadri partitodei varṇa nonèvalidointuttoilsubcontinente, come si credeva unavolta, ma riflette situazioni sociali piùdiffuseindeterminateregioni. 77 Nonsitrattasolodi variazione di stili regionali, ma dell’espressione di mol teplicinormeculturali,trasversalirispettoaidentitàfisse e monolitiche. 78 Tutto questo richiede una riconsidera

76 V.peres.K.A.NilakantaSastri, AhistoryofSouthIndia:Frompre historic times to the fall of Vijayanagar , OUP, London 1955; Aloka ParasherSen, SocialandeconomichistoryofearlyDeccan:Someinter pretations ,Manohar,Delhi1993. 77 Peres.,inPanjableéliteeranoimercanti khatrī ,inTamilNadu brahmani e vellala . V. Baij Nath Puri, The Khatris, a sociohistorical study , M.N. Publishers and Distributors, New Delhi 1988; M. S. S. Pandian, “Notes on the Transformation of ‘Dravidian’ Ideology: Tamilnadu,c.19001940”,in SocialScientist ,Vol.22,No.5/6.(May Jun.,1994),pp.84104. 78 Sivedaperes.lostudiosulKashmirdiChitralekhaZutshi( Lan guagesofbelonging:Islam,regionalidentity,andthemakingofKashmir , OUP, New York 2004), che spiega la formazione dell’identità ka shmirisottoildominiodogranoncomeunprogettolinearedihin duizzazione,bensìcomeuninsiemediprocessicomplessiefluididi collaborazioneeconflittofraleélite,siahindusiamusulmana. 56 zionediciòchecostituival’identitànelpassatoepertan to lo storico dovrebbe sempre esaminare e confrontare fontimoltodiverse,anchequandolasuaindaginesibasa prevalentemente su fonti testuali. La tradizione degli studiindologicihafornitoapprofonditiesamidalpunto divistafilologicoelinguistico,maoraènecessarioposi zionareitestinellorocontesto,sottoponendoadappro fonditoesamegliautori,ilpubblicoelaloroagenda,e amplificandolasferadisignificatiedipossibiliintenzio ni. Anche rimanendo nell’ambito dell’esame linguistico, per esempio, bisogna porsi interrogativi nuovi. Si pensi alcaso,noninfrequente,diiscrizioniregalibilingui,con l’uso,poniamo,ditamilesanscrito:ilricorsoaidueco dicinonèsemplicementelosfoggiodiun’abilitàlingui stica,poichélametaforadellalinguaesprimesignificati aldilàdiquelloletterale. 5.Lastoriadegliesclusi 5.1.Lastoriadigenere Ilriorientamentodellostudiodellastoriadell’Indiafu anche una conseguenza della consapevolezza della ne cessità di un approccio interdisciplinare, di un cambia mentometodologicoedi discussionisulleteorieesulle interpretazioni. 79 Negliultimidecennisonoemersianche nuovi temi, i quali forniscono generalizzazioni che si 79 Unapprocciointerdisciplinarenelpanoramadeglistudiitalianisi trova in Elisabetta Basile e Michelguglielmo Torri, a cura di, Il su bcontinenteindianoversoilterzomillenni:tensionipolitiche,trasforma zionisocialiedeconomiche,mutamentoculturale ,prefazionediEnrica CollottiPischel,F.Angeli,Milano2002. 57 possono utilizzare per studi comparati con temi simili dellastoriadialtresocietà.Peresempio,lastoriadige nereogginonsilimitapiùadessereunaraccoltadidati aggiuntivi riferiti alle donne, ma include anche la revi sionediinterpretazionidellerelazionisocialieunampio dibattitoteoricoemetodologico. Glistudiclassicisullacondizionefemminilenellasto riaindianacercavanoneitestisanscritiunaseriedidati dai quali fosse possibile costruire una conoscenza della societàedellerelazionifraisessinelpassato.L’episodio diGargīnelle Upaniṣad oilfattochel’imperatoreAśoka avesse ordinato di registrare ufficialmente le donazioni allaconsorteKāruvākīeranoconsiderateprovesufficien tiperdimostrarecheledonnegodevanodialtorispetto intuttol’arcoditempochevadal II al I millennioa.C.. Tuttavia,èinnegabilechequestidocumentirimanevano in stretto contrasto con documentazioni di provata su bordinazione,inparticolarecontenuteneitestinormati vi.Bastipensarealleformedimatrimonioammessenei codicisociali,chetestimonianovariemodalitàdicontrol losullapopolazionefemminile:il kanyādana èriconosciu to come il miglior tipo di matrimonio, ma il rapimento, pur classificato come il peggiore, è tuttavia considerato legaleeviricorronosenzaturbamentiocrisidicoscienza i campioni e gli eroi, Arjuna compreso. Le donne erano centrali alla creazione di comunità e di identità tanto quantogliuomini,maillororuolosubìcambiamentiat traversolediverseepochestoriche.Questavariazionene cessitadispiegazionipiùapprofonditerispettoaquantola storiografiaufficialeabbiafinoraprodotto. Primadell’indipendenzafupubblicatoununicostudio che si può definire una storia generale delle donne in dianedall’antichitàal XX secolo: ThePositionofWomenin

58 Hindu Civilization di Anant Sadashiv Altekar (1938). 80 L’impiantodiquest’operaseguel’ideadiMillsecondocui laposizionedelledonneeraunindicatoredellostatodi progressodiunasocietà.Altekareraunostoriconaziona lista e sembra orientato a una glorificazione compulsiva delpassatoanticoemedievaledell’India:perluilacate goria“donne”èdataperscontata,nésiponeilproblema di criticare la natura androcentrica delle fonti utilizzate. Delresto,durantetuttoil XIX elaprimapartedel XX seco lo, qualunque fosse l’agenda dei riformatori dagli orien tamentiideologicipiùsvariati,tutticoncordavanosulfat tochel’istruzionedelledonnefossefondamentale,poiché siidentificavainesselafunzionedicustodideivalori. Dopol’indipendenzainIndiasiiniziòunadiscussione riguardante il codice civile hindu e musulmano, molte donne che avevano lavorato con Gandhi e con il Con gressoottennerocaricheautorevolienumeroseorganiz zazionifemminilidivenneroattiveeimportanti.Glistudi sulle donne in questo periodo erano meno pressati dall’urgenzadipropagarel’ideachelaciviltàhinduaves seunatteggiamentopositivoneiconfrontidellapropria popolazionefemminileederanomaggiormenterivoltia tematichechefosserointeressantiperilpubblicoindia no,conunariflessionesulpassatodalpuntodivistadel nuovo stato nazionale emergente. Per esempio, Neera Desai,diformazionesociologica,utilizzòfontiemetodo logiestoricheperunostudionelqualeladocumentazio neconvenzionalevenivaanalizzataallaricercadiinfor mazionispecifichesulgenere;l’interrogativofondamen

80 AnantSadashivAltekar, ThepositionofwomeninHinducivilization: from prehistoric times to the present day , Motilal Banarsidass, Delhi 1959. 59 tale era estremamente innovativo per l’epoca, poiché vertevasullecausepercuiledonnenonavevanopotuto trarrevantaggidallepromessedellanuovaIndia. 81 Nel1971ilMinistryofEducationandSocialWelfare dell’UnioneIndianaistituìuncomitatoconl’obiettivodi esaminare “the Constitutional, legal and administrative provisions that have a bearing on the social status of women,theireducationandemployment” 82 edivalutar ne l’impatto nel paese, in vista dell’anno internazionale delle donne indetto dalle Nazioni Unite per il 1975. La pubblicazione del rapporto nel 1974 modificò radical menteglistudisulledonneesulgenereinIndia.Perla primavoltasivideunimpegnosistematicoperporrein discussionequalefosseilverosignificatoperledonnedi uguaglianza e giustizia, i diritti garantiti dalla costitu zione.Rileggendolastoriapassata,gliautoridelrappor tononrilevavanoalcunaetàdell’oro,maanzisottolinea rono la rappresentazione negativa delle donne presente neitestiantichielanaturaautoritariadeiprecettihindu. Anche l’intervento dei riformatori del XIX secolo era ri dimensionato nel suo potenziale innovativo, poiché si ammetteva che esso rimase limitato all’ambito domesti co,mentreaGandhiealmovimentodiliberazionesiat

81 NeeraDesai, WomaninmodernIndia ,Vora,Bombay1957.Unaltro studiocheponeledonneelaquestionedigenerealcentrodell’analisi eanalizzalefontiinmodonuovo,purrimanendoall’internodiuna concezione consolidata della storia, è Paul Thomas, Indian women throughtheages:Historicalsurveyofthepositionofwomenandtheinstitu tionsofmarriageandfamilyinIndiafromremoteantiquitytothepresent day ,NewYorkAsiaPub.House,Bombay1964. 82 TowardEquality , ReportoftheCommitteeontheStatusofWomenin India, GOI Ministry of Education and Social Welfare, New Delhi 1974,p.xii. 60 tribuivailmeritodiaverpropostounagiustaprospettiva per il movimento di emancipazione femminile, ricono scendoquest’ultimocomepartedelpiùampiomovimen toditrasformazionesociale. Dopolapubblicazionedelrapportol’IndianCouncilof SocialScienceResearch(ICSSR)istituìuncomitatosugli studidelleproblematichefemminili,guidatodaVinaMa zumdar, 83 conl’incaricodisostenerelaricercasulledon nedell’Indiacontemporaneaeneglianniseguentianche altreistituzionifinanziaronostudisullecondizionidivita e di lavoro delle donne. Pertanto, si assistette alla pub blicazione di un grande numero di antologie interdisci plinarisulledonneindiane. 84 Inmoltidiquestiarticolisi contestano i presupposti convenzionalmenteaccettatiri guardoalledonneeallelorostorie,ponendonuoviinter rogativisull’affermazionedelledonneincampopolitico, 85 sullalororappresentazioneerappresentanzanellapropa

83 Vina Mazumdar fondò nel 1980 il Centre for Women's Develo pment Studies a New Delhi, che diresse fino al 1991. È una delle fondatricideglistudidigenereinIndia.Fraisuoiscrittiricordiamo VinaMazumdareN.Krishnaji, Enduringconundrum:India’ssexratio: Essays in honour of Asok Mitra , Centre for Women’s Development Studies, Delhi 2001; Vina Mazumdar e Indu Agnihotri, "The Wo men’sMovementinIndia",inBharatiRayeAparnaBasu,acuradi, From independence towards freedom: Indian women since 1947 , OUP, Delhi1999. 84 Per es. Alfred deSouza, a cura di, Women in contemporary India: Traditionalimagesandchangingroles ,Manohar,Delhi1975;BalRam Nanda, a cura di, Indian women: From purdah to modernity , Vikas, NewDelhi1976;DevikaJain,acuradi, Indianwomen ,Ministryof InformationandBroadcasting,NewDelhi1975. 85 DevikaJain, cit., pp.301312. 61 ganda nazionalista, o sull’importanza di riconsiderare i fenomenipsico–socialiinrelazioneall’esseredonna. 86 Unnuovointeresseperidocumentielaboratidadon ne prese slancio. Un progetto del Nehru Memorial Mu seum and Library sulla storia orale realizzò interviste a donnecheavevanopartecipatoallalottadiliberazione, raccogliendolelorocollezioniprivate.Cominciòunari cerca di manoscritti, documenti privati, riviste, archivi delle organizzazioni, che furono identificati, raccolti e catalogati.Archividiperiodicifemminili,collezionipri vate,schedaridipoliziafuronosetacciatiperricostruire storiediscrittrici,cantanti,danzatriciemusiciste,attivi ste. Donne comuni, madri e nonne furono intervistate perraccoglierelalorotestimonianzasulpassatoeleloro storie diventarono oggetto di studio. 87 Gail Minault co minciòilsuostudiosulledonnemusulmane,cheinque gli anni entravano nel discorso pubblico perlopiù come soggetti di conflitti tra comunità religiose e come em blemi dell’intransigenza del diritto privato musulmano, comenelfamosocasodiShahBano:lesuericerchepor tarono a uno studio sull’istruzione femminile nelle co munità musulmane nel XIX secolo che smantellò molti pregiudizi sulla costruzione della donna musulmana in dianacomepassiva,repressaeignorante. 88

86 BalRamNanda, cit., pp.146160. 87 V. per es. Rama Mehta, The western educated hindu woman , Asia PublishingHouse,NewYork1970;BharatiRay, Earlyfeministsofco lonial India: Sarala Devi Chaudhurani and Rokeya Sakhawat Hossain , OUP,NewDelhi2002;AparnaBasu, MridulaSarabhai:rebel witha cause , OUP, Delhi 1996; Vina Mazumdar, Symbols of power: studies onthepoliticalstatusofwomeninIndia ,Allied,Bombay1979. 88 GailMinault, Secludedscholars ,OUP,Delhi1997. 62 NeglianniSettanta–Ottanta(XXsec)preserol’avvioin IndiaiWomen’sStudies,conlafondazionediimportanti istituzionicomeilResearchCenterforWomen’sStudies presso la SNDT Women’s University di Bombay (1974) direttodaNeeraDesai,oilCenterforWomen’sDevelo pment Studies di Delhi (1980) diretto da Vina Mazum dar. Fu un periodo di eccezionale passione e impegno perlagiustiziasociale,chevidenascereimportantipub blicazionifemministecome Manushi:AJournalofWomen and Society (1978) 89 e la casa editrice Kali for Women (1984). 90 Anchelaprestigiosarivistadisinistra Economic and Political Weekly cominciò nel 1986 a pubblicare il semestrale ReviewofWomen’sStudies ,chedivenneun’au torevole sede di pubblicazione per i nuovi studi sulle donneesulgenere,cheperlopiùvertevanosullecondi zionieconomicheesocialidelledonne,specialmentenel periodosuccessivoall’indipendenzafinoallacontempora neità. La coincidenza di queste ricerche con il periodo dell’Emergenza comportò un energico controllo da parte del governo guidato da Indira Gandhi: molte attiviste di organizzazionidissidentifuronoincarcerateeleconferen zeufficialisullacondizionefemminilesitrasformaronoin celebrazionidellaleaderdelpaese.Lastampafusottopo staaunafortecensura,checostrinsemolteallaclandesti nitàoalsilenzio,enelcampoaccademicosilasciòspazio soloapubblicazionidiregimenellequaliancoraunavol tasiricorrevaalpassatopersuffragarepolitichedelpre

89 FondataaDelhidauncollettivodicuifacevanoparte,tral’altro, MadhuKishwareRuthVanita. 90 FondataaDelhidaRituMenoneUrvashiButalia,orasièdivisae leduefondatricihannodatovistarispettivamenteaWomenUnlimi tedeZubaan. 63 sente. 91 Solo dopo il 1977 vi fu una ripresa dell’attività femministaedeglistudidigenere,conpubblicazioniche denunciavano l’endemica violenza contro le donne nella società indiana e fenomeni come la discriminazione ses sualelegataallapreferenzadelfigliomaschio. 92 DallasecondametàdeglianniOttanta(XXsec)ina vantiilcampodeglistudidigenerehavistounaconti nua messa in discussione delle categorie esistenti. 93 In campo storiografico si è verificata una riconsiderazione del colonialismo e del concetto di “terzomondismo” al femminile. Studi e pubblicazioni sono incrementati di numero,comeanchel’interesseinternazionaleperlete matichefemminiliedigenere,esonoricomparseopere generali.Specialmentenelcampostoricolaproduzioneè statamoltointeressante:unnuovoindirizzonellostudio delledonneedigenereinIndiaèstatosegnatoinparti colare dalla pubblicazione di due antologie di saggi. Women in Colonial India curato da Jayasankar Krishna

91 V.peres.TaraAliBaig, India’swomanpower ,S.Chand,NewDelhi 1976, che celebra il matriarcato dell’India antica e la cui autrice presentaIndiraGandhicomemodellodifemminilitàrealizzata. 92 V.peres.GailOmvedt, Wewillsmashthisprison!Indianwomenin struggle , Zed Press, London 1980; Barbara D. Miller, The endangered sex: neglect of female children in rural North India , Cornell University Press, Ithaca 1981; Madhu Kishwar and Ruth Vanita, a cura di, In search of answers: Indian women’s voices from Manushi , Zed Books, London1984. 93 Per quanto riguarda alcuni studi riferiti a tematiche di genere dell’AsiameridionaleprodottiinItalia,nel1995EnricaGarzilliha fondato il Journal of South Asian Women Studies, (http: //www.asiatica.org/jsaws/); Elisa Giunchi, Radicalismo islamico e condizione femminile in Pakistan , L’Harmattan Italia, Torino 1999; Daniela Bredi, Nazione, etnia, genere: le donne Muhagir di Karachi (Pakistan) ,Istitutoperl’Oriente“C.A.Nallino”,Roma2000. 64 murthy 94 sottolineò l’importanza per gli studi storici di rappresentarelavitadelledonnetenendocontosiadella percezionecheessehannodisestesse,siadelmodoincui sonovistedall’esterno,considerandotantolalorocapaci tà di azione autonoma quanto la loro relazione con gli uomini. Rispetto alle fonti, vista la scarsità di materiale nei documenti ufficiali soprattutto sulle questioni econo miche,diventaimportantesaperleggerenelleareemargi nali e interpretare i silenzi: da qui gli studi sull’emargi nazionedelledonnenell’economiaenellaculturapopola re 95 osull’impattodelleleggiedellapoliticaamministra tivasulruoloesullacondizionesocialedelledonne. 96 Rigettandol’ideasemplicisticadiAltekarsecondocui il progresso delle donne nell’India moderna era comin ciatoconildominiobritannico,sisottolineanoallostes so tempo anche la persistenza di elementi tradizionali neimovimentidiriforma.In RecastingWomen ,curatoda Kumkum Sangari con Sudesh Vaid, 97 l’accento è soprat tuttosulpatriarcatoindiano,sull’interpretazionedatadai britannicidellastrutturapatriarcalenellasocietàindiana esullasuapersistenzanell’Indiaindipendentenellesub dole forme di violenza rappresentate dagli omicidi per 94 J.Krishnamurthy,acuradi, WomenincolonialIndia:Essaysonsur vival,workandthestate ,OUP,Delhi1989 95 SumantaBanerjee, Theparlourandthestreets:eliteandpopularcul tureinnineteenthcenturyCalcutta ,Seagull,Calcutta1989. 96 V.peres. JanakiNair, Women andlawincolonialIndia:A social history , Kali, New Delhi 1996; Sudhir Chandra, Enslaved daughters: Colonialism,lawandwomen’srights ,OUP,NewDelhi1998. 97 KumkumSangarieSudeshVaid,acuradi, Recastingwomen:Essays incolonialhistory ,KaliforWomen,NewDelhi1989;sulpatriarcato v. anche per es. Partha Chatterjee, ‘Colonialism, nationalism and colonialized women: The contest in India’, in American Ethnologist , 16/4(1989),pp.622–33. 65 dote,dalla sātī ,dallaviolenzacomunitaristaedall’emar ginazione delle donne nei processi produttivi. Questo studio proponeva un ripensamento dei postulati gene ralmenteaccettatisupubblicoeprivato,mettendoindi scussione i limiti della storia convenzionale. 98 In questo periodofumoltofortelaricercadellavocedelledonne, sia dal punto di vista della creazione artistica, sia dal puntodivistadell’autobiografiaedellamemoriacollet tiva: 99 molti studi si occuparono della visibilità storica delledonne,peresempioriportandoinluceleoperedi donne note o sconosciute che hanno redatto testi nei qualisimettonoindiscussionelerelazionidigenere.Va leforselapenadisottolinearecheilgruppodeiSubal ternStudies(v. infra ,sez.5),perquantograndesiastato ilsuoinflussonelrivalutareeritrovareilpassato,hatra 98 V.ancheilpiùrecentePadmaAnagol, Theemergenceoffeminism inIndia ,Ashgate,Aldershot,Burlington2006. 99 SusieTharueK.Lalita,acuradi, WomenwritinginIndia:600B.C. tothepresent ,voll. I II ,FeministPressattheCityUniversityofNew York,NewYork1991;ManmohiniZutshiSahgal, AnIndianfreedom fighterrecallsherlife ,M.E.Sharpe,Armonk,N.Y.1994;LakshmiSah gal, A revolutionary life: memoirs of a political activist , Kali for Women, New Delhi 1997; Sumitra Bhave, Pan on fire: eight Dalit womentelltheirstory ,IndianSocialInstitute,NewDelhi1988;K.La lita etal. ,StreeShaktiSanghatana, Weweremakinghistory:lifestories ofwomenintheTelanganapeople’sstruggle ,ZedBooks,London1989; Geraldine Forbes, Women in modern India , Cambridge University Press, Cambridge 1996; Ritu Menon e Kamla Bhasin, Borders and boundaries:WomeninIndia’spartition ,RutgersUniversityPress,New Brunswick 1998; Urvashi Butalia, The other side of silence: Voices from the partition of India , Penguin India, Delhi 1998; Meera Ko sambi,acuradi, PanditaRamabaiinherownwords ,FeministPress, NewYork2000;RosalindO’Hanlon,acuradi, Acomparisonbetween womenandmen:TarabaiShindeandthecritiqueofgenderrelationsin ColonialIndia ,OUP,Madras1994. 66 scuratoalungolequestionicheriguardanoledonneeil genere. Infatti, solamente il quinto volume della serie (1987)contenevaunpaiodiarticolisuistanzedigenere 100 esolonelvolume IX lamaggioranzadeisaggianalizzava questionichecomprendevanodonnee/ogenere. 101 Si possono evidenziare almeno tre aspetti per i quali lostudiodellastoriaindianahafattopassiinavantigra zie alla trattazione di questioni femminili e di genere. Innanzituttoèvenutamenolaretoricacolonialeriguardo alla tradizione e alle donne indiane; ciò ha comportato una nuova interpretazione della modernizzazione della donna indiana nel passaggio fra XIX e XX secolo, come anchenuoveinterpretazionidelgenereedellacostruzio ne dell’egemonia coloniale 102 e proposte innovative sui parametridiciòcheglistoricidiprofessionecostruireb beronormalmentecome“storia”ecome“archiviostori co”. 103 Tuttavia,laricercasulgenerenonhaprodottouna

100 V. Gayatri Chakravorty Spivak, “A literary representation of the Subaltern:MahaswetaDevi’s‘Stanadayini,’“in SubalternStudiesno.5 , OUP,Delhi1987.pp.91134,sulleprotagonistesubalternenellalet teraturadiMahaswetaDevi;RanajitGuha,“Chandra’sdeath,”, ibidem , pp.135165,sulrapportofrapatriarcato,curemedicheeaborto.Per unadiscussionev.HimaniBanerji,“Projectsofhegemony:Subaltern Studies’resolutionofthewomen’squestion,”in EconomicandPolitical Weekly ,v.35,No.11,March1117,2000,pp.902920. 101 SubalternStudies No.9,acuradiShahidAminandDipeshChak rabarty,OUP,Delhi1996. 102 RosalindO’Hanlon, cit. ,p.3. 103 V.AntoinetteBurton, Dwellinginthearchive:Womenwritinghouse, home,andhistoryinlatecolonialIndia ,OUP,NewYork2003. 67 rivalutazione generale dei parametri della storiografia dell’Asiameridionale. 104 5.2.Subalterni,postcolonialismoepostmodernismo La storiografia dell’Asia meridionale è stata profon damentescossadaivorticidellecorrentiintellettualiche negli anni Sessanta–Settanta (XX sec) solevano denomi narsiconterminiprecedutidalprefisso“post”.Nuoviin terrogativi venivano alla ribalta ed erano affrontati di voltainvoltadaunnuovopuntodivista(post–moderno, post–strutturalista, post–coloniale, post–orientalista) che poneva in discussione molte certezze date per scontate, comelafiduciamodernistanell’ascesadelgenereumano enell’evoluzionedellostato,lepretesediveritàscientifi caelasupremaziadeifatti.Sidenunciavanolerigidità strutturali,glistereotipiorientalistielecostruzionicolo nialidicuisovrabbondavalastoriadell’Asiameridiona le,ponendol’accentosullereti,sullerelazioni,sullege nealogie del potere e sulla costruzione sociale, nonché sulladecolonizzazionedellaconoscenza.Daalloral’eco nomiapoliticaèstatacostrettaafareiconticonconside razioni che riguardano la cultura, le formazioni socio economicheeleformazionidiscorsive.Glistoricisidie deroaesplorarenuoviambitidiindagine–lerelazioni dialleanzeediparentele,lecosmologie,leformediresi stenza,lamalattia,ladevianza,eccetera–portandoalla luceuninterouniversodifontiediproblemifinoadal

104 BarbaraRamusack,“Womenin SouthAsia,“inBarbaraN.Ra musackeSharonSievers, WomeninAsia:Restoringwomentohistory , IndianaUniversityPress,Bloomington1999,p.16. 68 loratrascurati.Diconseguenzasirealizzòunaproduzio neenormedistudiempiriciinunasferasemprepiùam piadisottodisciplineodiesperimentiinterdisciplinarie diprocedimentitrasversali. Lamanifestazionepiùnotadiquestenuovetendenze nellastoriografianelsubcontinenteindianofuquelladei “SubalternStudies”.GuidatodaRanajitGuha,ilcolletti vonascevadaun’interpretazionemoltopersonalee“cre ativa” del pensiero gramsciano, con un adattamento di idee e metodologie marxiste che anziché concentrarsi sull’analisidiclassericonoscevacometemadominantela contrapposizionetraéliteesubalternieproponevaper tantoricerchesullacondizionedivitaedipensierodella gentecomune.Itestidelpassatosopravvissutisonoge neralmenteoperadeigruppielitari.Colorochenelleso cietàpassatesonostatiemarginati(donne, dalit ,abitanti dellaforesta,casteinferiori)hannosempreavutoscarse possibilitàditramandareilorotesti.GlistudiosideiSu balternStudiessottolineavanolanecessitàdirileggerele fontiallaricercadelleprospettivedeigruppisubalterni: riscoprirequestastoriasignificavascardinarelanarrativa nazionalistacheconsideravatuttelerivoltecolonialico meeventifacentipartedeldiveniredellanazioneindia na, ma allo stesso tempo anche rifiutarne l’interpreta zionemarxistacomepreludiodellaformazionediunaco scienzadiclasse. Utilizzando una grande varietà di fonti, materiali e tematichedistudio,ilcollettivosiconcentròquasiesclu sivamentesugliultimitresecoli.Inpartequestolimitedi spessorecronologico dipendevadallecompetenzespeci fichedeiricercatori,mainparteessoeraanchedetermi nato dal profondo senso di frattura percepito nei con fronti dell’esperienza coloniale. Un’infelice conseguenza

69 diciò,secondochiscrive,fuche,sommandosialsensodi transizionerispettoall’impero muġal nel XVI secolo,ilpo stcolonialismo finì per essere ancora più lontano dalla storia antica dell’Asia meridionale, contribuendo a ren dereancorapiùprofondol’abissocheseparavaglistudi storici“moderni”elaricercanelleepochepiùlontane. Seguendo la volontà di decolonizzare la storiografia indianalaseriedeiSubalternStudiessiposeinizialmente proprioinopposizioneall’egemoniadellestoriecoloniali e nazionaliste. I primi tre volumi dei Subaltern Studies contenevanoricercheoriginalisu casestudy dibraccianti, operaiealtrisoggetti“subalterni”,che,sebbeneperlopiù nonavesseroraggiuntoipropriobiettivi,avevanotutta viadimostratodiessereingradodiagireperliberaregli indiani dalle costrizioni sociali politiche e ideologiche del colonialismo. Gli studiosi del collettivo, animati da unapassioneedaunaconvinzioneammirevoli,seppero rivitalizzare la storiografia indiana come forse nessun movimentoerariuscitoafare inprecedenza.Inoltre,le lororicercheportaronoallalucenuovidocumentistorici che contribuirono in maniera fondamentale alla cono scenza della storia indiana del XIX e del XX secolo, po nendoradicalmenteindiscussioneimodelliprecedenti. Tuttavia,influenzatibenprestodaglistudi postmoderni o poststrutturalisti, molti di questi studiosi inclinarono verso una modalità di scrittura storica “comunitarista”, volta a celebrare il “frammento” religioso come la vera essenza dell’India, contrapposta alla modernità post– illuminista coloniale “ingannevole” e all’egemonia dello

70 statonazionale. 105 Questoorientamentoportòaconside rareilregionalismoeilcomunitarismocomeespressioni più autentiche della coscienza subalterna rispetto al fe nomenodelnazionalismo,connotatoinsensototalmente negativo. Nellaconcezionepostmodernaleistituzionielestrut ture moderne sono considerate come realtà meramente immaginate: 106 allametàdeglianniOttanta(XXsec),in fatti,entròincrisilanozionedi“progresso”cometeleo logia lineare, nozione che stava alla base sia della Wel tanschauung delmondocapitalista,siadiquelladeipaesi socialisti.Conessacrollòanchelavenerabileperiodizza zionetripartitadellastoriaeuropeacomeantica,medie valeemoderna,conlaconseguenteimpossibilitàditeo rizzareuntempopresenteofuturo,senoninriferimento allospaziocronologicoindefinitocheseguival’ultimadi questetreere:daquiiltermine“postmoderno”.L’equi valentespazialedelnonluogotemporaleèlanozionedi de–centralità,checomportaildecentramentodell’azione eilrelativismodellaconoscenza,taledaporreindubbio lapossibilitàdiqualunqueespressionestabileocoscien zacollettivaperqualechesiaclassesociale.Inquestoo rientamento teorico la tradizione dei “subalternisti” si differenziava profondamente, almeno inizialmente, da quella dei postmodernisti, poiché per i primi l’azione e l’espressionesonoconcentratiinungruppomoltospeci 105 Specialmente importante in questo ambito è Partha Chatterjee, Thenationanditsfragments:colonialandpostcolonialhistories ,Prince tonUniversityPress,Princeton,N.J.,1993 106 BenedictAnderson, Imaginedcommunities:reflectionsontheorigin and spread of nationalism , Verso, London 1983 (Trad. di Marco Vi gnale, Comunitàimmaginate:originiediffusionedeinazionalismi ,Ma nifestolibri,Roma1996). 71 fico:gliemarginatieleclassisubalterne.Pertanto,men treiprimistoricisubalternisticonsideravanolastoriain terminidiliberazioneedirealizzazionedelleclassesu balterne, la svolta postmoderna metteva in discussione propriolestrutturelinearieteleologichechestavanoalla basedituttelemeta–narrazionidellastoriaindianamo derna.AllametàdeglianniOttanta(XXsec)nelgruppo dei subalternisti era evidente l’influsso di Michel Fou caultedelpoststrutturalismo 107 ebenprestoilgrupposi spaccòsulladiscussionesefossepossibilestudiarelepo liticheradicalidicolorochenonappartenevanoalleélite considerandoli agenti autonomi, oppure se inevitabil mente la voce dei subalterni fosse cooptata dal potente campodel“discorsocoloniale”,conlaconseguentesosti tuzionedellostudiodelleclassiemarginatedapartedel lo studio dei discorsi dei gruppi elitari. 108 Il dibattito si protrassefinoall’iniziodeglianniNovanta(XXsec)eri maseirrisolto. 109 SecondoGyanPrakash,strenuodifenso

107 V.peres.BernardS.Cohn,“TheCommandofLanguageandthe LanguageofCommand”,in SubalternStudiesNo.4 ,acuradiRanajit Guha, OUP, Delhi 1985. pp. 276329; Gayatri Chakravorty Spivak, “SubalternStudies:Deconstructinghistoriography”, ibidem ,pp.330 363; Partha Chatterjee, Nationalist thought and the colonial world: a derivativediscourse? ,ZedBooks,London1986;VeenaDas,“Gender studies, crosscultural comparison and the colonial organization of knowledge,” in Berkshire Review , no. 21 (1986), pp. 5876; Lata Mani,“Contentioustraditions:ThedebateonSatiincolonialIndia,” in CulturalCritique ,7(Fall1987),pp.11956. 108 GayatriChakravortySpivak,“Canthesubalternspeak?”In Mar xismandtheinterpretationofculture ,acuradiCaryNelsoneLawren ceGrossberg,Macmillan,London1988.pp.271313. 109 Sipensialdibattitochesisvolsesu ComparativeStudiesinSociety andHistory traRosalindO’HanloneDavidWashbrookdaunaparte, chesottolinearonol’impossibilitàdicavalcarecontemporaneamente 72 redelmovimento,lanuovastoriografiasiposizionavain unpuntodiconvergenzaediintersezionefrateoriepo ststrutturaliste,marxisteefemministe,eallostessotem po faceva tesoro di parte della storiografia precedente, comeperesempioilavoridiRomilaThaparediBernard Cohn. 110 Essa formulava prospettive di “terzomondismo critico,”identificandosiconlaposizionedelsoggettosu bordinato,piùcheconl’originenazionale:ilterzomondo superava barriere e confini per connettersi con tutte le vociminoritariedelprimomondo,fosseroesserefemmi niste,vocidiminoranze,radicali,eccetera. 111 Glieventidel1992–ladistruzionedellamoscheadi Ayodhya e lo sdoganamento definitivo del fondamen talismo hindu da parte di importanti partiti politici – scosseromoltiintellettualieportaronoalcunistoriciain terrogarsisuldeterioramentodellerelazionifrahindue duecavalli(lafedenellapossibilitàdiemancipazioneumanaeilre lativismopostmodernista),eGyanPrakashdall’altra,cheprovoca toriamenteinsistevacheavrebbecontinuatoa“hangontotwohor ses,inconstantly”:v.RosalindO’HanloneDavidWashbrook,“After Orientalism:Culture,criticism,andpoliticsintheThirdWorld,”in ComparativeStudiesinSocietyandHistory 34,1(January1992),pp. 141167 e Gyan Prakash, “Can the “Subaltern” ride? A reply to O’Hanlon and Washbrook”, ibidem , pp. 168184. Sulla svolta che portòallascomparsadeisubalterniaiSubalternStudiesv.JimMas selos, “The dis/appearance of subalterns: A reading of a decade of subaltern studies,” in South Asia: Journal of South Asian Studies , 15:1,1992,pp.105125. 110 Peres.BernardCohn, Ananthropologistamonghistoriansandother essays ,OUP,1987èunostudiosullastoricizzazionediformecultu raliessenzializzateduranteildominiocoloniale;RomilaThapar, An cientIndiansocialhistory:Someinterpretations ,OrientLongman,Delhi 1978analizzalecostruzioniorientalisteenazionaliste. 111 Mainrealtàletematichefemminiliedigeneresonostatealungo trascuratedalcollettivo.V. supra ,4.5. 73 musulmaniesullanecessitàdistoricizzarel’accadutoela violenzacheessoavevascatenato.Unodeifondatoridel collettivo,SumitSarkar,divenneinquestocontestouno deisuoicriticipiùferoci,poichéaccusòilgruppodinon essereingradodidareunsensoaglieventidellastoria recente e ne decretò il fallimento; 112 da allora il movi mentohapersovitalità,almenoinIndia,echec’èchilo consideradefunto. 113 NeglianniNovanta(XXsec)gradualmenteilcollettivo spostò i propri interessi verso (o li sostituì completa mente con) problematiche riguardanti il “postcolonia lismo”. Il paradosso di questa corrente di studi è che è rappresentata perlopiù da intellettuali della cosiddetta diasporaindiana, 114 iquali,abbracciandonozionidicen tralitàediautenticitàculturale,rischiavanodiripropor rel’anticadicotomiatraEuropaeIndia,conladifferenza chequestavoltal’“Oriente”eraconcepitocomelapro 112 V.SumitSarkar,“TheDeclineoftheSubalterninSubalternStud ies,” in Writing social history , OUP India, Delhi 1997, pp. 82108. L’accusamaggioremossadaSumitSarkarècheglistoricisubalter nisti o “culturalisti” antimoderni condividano uno “spazio discorsi vo” con i propugnatori dello hindutva , l’ideologia del nazionalismo hindu esclusivista: v. Sumit Sarkar, “The antisecularist critique of Hindutva: Problems of a shared discursive space” in Germinal , 1 (1994). 113 Richard M. Eaton, “(Re)imag(in)ing Other2ness: A Postmortem for the Postmodern in India”, in Journal of World History , Vol. 11, No.1(Spring2000),pp.5778. 114 Si veda la sprezzante definizione data da Kwame Anthony Ap piah: “Postcoloniality, is the condition of what we might ungener ouslycallacompradorintelligentsia:ofarelativelysmall,Western style, Westerntrained, group of writers and thinkers who mediate thetradeinculturalcommoditiesofworldcapitalismattheperiph ery.”, in My father’s house: Africa in the philosophy of culture , OUP, NewYork1992,p.149. 74 duzionediun“discorsocoloniale”europeo:aldualismo, ormaifuorimoda,di“tradizione”e“modernità”sifiniva persostituirequellotra“precoloniale”e“coloniale.”Un ulterioreradicalecambiamentolegatoaquestasvoltafu lamortedellaricercasulcampo:rispettoaidecennipre cedentifuronosempremenoglistoricicheconducevano lepropriericerchenegliarchividistrettuali,nellebiblio teche locali, nelle collezioni private, nei documenti dei grandiproprietariterrieri(luoghispessodisagevoli,pol verosi e quasi certamente privi di aria condizionata), mentresemprepiùricerchevertevanosuidocumentico loniali–pressol’IndiaOffice diLondraogliarchivina zionalidiDelhi–dasottoporreaun’analisidel“discorso”. Comesiègiàsottolineato,infatti,glistoricidelgrup podeiSubalternStudiesnonsisonointeressatiingenere dellastoriaprecedenteall’epocacoloniale.Anostroavvi so,tuttavia,l’incontrofracolonizzatiecolonizzatoripuò esseremegliocompresosolosesiponerimedioall’invisi bilità della società precoloniale e/o premoderna. Nono stantetuttiilimitidelmovimento,rimaneindubbioche essorappresentiunodeifenomenipiùinteressantiesti molantinelpanoramadellastoriografiaindianadegliul timidecenni,ancheperilgranderiscontrochehaavuto incampointernazionale. 5.3.Storia dalit Aldifuoridellacorrentesubalternista,mainuncerto modo portando avanti proprio gli spunti più genuini di questomovimento,sièsviluppatanegliultimianniuna ricerca sulla storia dalit . Come è noto, dalla fine degli anni Settanta (XX sec) il movimento dalit ha acquisito

75 unasempremaggiorevisibilitàehaottenutoimportanti risultati anche a livello di riconoscimento politico. La storiografia “maistream” sostiene e rinforza l’opinione comune che prima degli anni Ottanta (XX sec) non esi stesse una politica dalit organizzata in India settentrio nale,adifferenzadiquantosiriscontrainvecenell’India meridionale:sitendeaidentificarelanascitadiun’orga nizzazione dalit in quell’area con l’ascesa del Bahujan SamajParty(BSP)neglianniOttanta(XXsec). 115 Tutta via, questa posizione è stata recentemente criticata da alcunistorici,chehannomessoinrilievocomelastorio grafiaindianariguardiinmodopreponderanteglihindu di casta o i musulmani e non abbia mai dato spazio ai dalit . In realtà fin dal XIX secolo alcuni gruppi di dalit cominciarono a rileggere la tradizione della bhakti in modo da trarne una propria identità, specialmente in ambientineiqualilasituazionesocio–economicapermet teva la creazione di opportunità di promozione sociale;

115 GailOmvedt, Culturalrevoltinacolonialsociety:thenonBrahman movementinwesternIndia,1873to1930 ,ScientificSocialistEduca tion Trust, Bombay 1976; eadem, Land, caste, and politics in Indian states ,AuthorsGuildPublications,Delhi1982; eadem,Dalitsandthe democraticrevolution:Dr.AmbedkarandtheDalitmovementincolonial India , Sage Publications, New Delhi 1994; eadem, Dalit visions: the anticastemovementandtheconstructionofanIndianidentity ,Orient Longman, New Delhi 1995; Oliver Mendelsohn e Marika Vicziany, Theuntouchables:Subordination,povertyandthestateinmodernIndia , CambridgeUniversityPress,NewYork1998;SusanBayly, Caste,so cietyandpoliticsinIndiafromtheeighteenthcenturytothemodernage , Cambridge1999;SudhaPai, Dalitassertionandtheunfinisheddemoc raticrevolution.TheBahujanSamajPartyinUttarPradesh ,SagePubli cations, New Delhi 2002; Christophe Jaffrelot, India's silent revolu tion.TheriseofthelowercastesinNorthIndia ,PermanentBlack,New Delhi2003. 76 ciò avvenne, per esempio, a Kanpur, dove lo sviluppo delleconcerie,cheoffrivanounlavoroconsideratoimpu ro,sirivelòun'occasionedipromozionesocialetantoper i cāmār quanto per i musulmani. 116 Durante i decenni 1920e1930,però,lestesseautoritàcolonialiesitavanoa riconoscereai dalit unruolonelprocessopoliticoistitu zionale,mentrealcunigruppicastalitentavanoditrarre vantaggiodalprocessodiriformainatto. 117 Questo campo di ricerca si sta sviluppando a livello interdisciplinare,implicandodaunapartel’analisistori caedall’altral’analisiletterariadeitestiprodottidai da lit findall’iniziodel XX secolo.Peresempio,perquanto riguarda la regione hindi, esiste un’enorme quantità di pamphletedipiccoliperiodicichevenivano–etutt’oggi vengono – fatti circolare tra i dalit dell’India settentrio naleechecontribuironoacreareunasferapubblicase paratadaquellaufficiale,manellaqualevenivanoesa minateediscusseleproblematichedell’epoca.Findagli anniVenti(XXsec)sorseroduecaseeditrici dalit ,ilBa hujan Kalyāṇ Prakāśan a Lucknow diretto da Candrikā PrasādJijñāsuelacasaeditriceprivatadiAchūtānānda Kanpur.Ilcontenutodiquestepubblicazioniriguardava 116 MarenBellwinkelSchempp,“Frombhaktitobuddhism:Ravidas andAmbedkar”in EconomicandPoliticalWeekly ,June9,2007,pp 21772183; eadem , “Kabirpanthis in Kanpur: From sampradaya to Dalit identity” in Monika Horstmann, a cura di, Images of Kabir , Manohar,NewDelhi2002,pp21532. 117 Ian Duncan, “Scheduled caste, Dalit and the Bahujan: political mobilization and electoral politics among the former untouchables andthecaseofUttarPradesh”,in PostcolonialIndia:History,politics and culture , a cura di Vinita Damodaran e Maya UnnithanKumar, Manohar,NewDelhi2000;sulprocessodiempowermenttragli adi vāsī v.peres.DavidHardiman, ThecomingoftheDevi:adivasiasser tioninwesternIndia ,OUP,Delhi1987. 77 principalmente la reinterpretazione della storia indiana secondolateoria adihindū ,118 macolpassaredeltempoi temi di discussione divennero più vari e complessi; le pubblicazioni,checircolavanospecialmenteinoccasione dellefiereannuali,eranounveicolodidivulgazionedel le idee del movimento che cercava di negoziare un’in clusione alla pari nella società dell’India indipendente purmantenendolarivendicazionediun’identitàdistinta, comecomunitàsocialmenteeculturalmenteseparatada glihindu. 119 RamnarayanS.Rawat,traaltri,staportando avantiunaricercasultotalemisconoscimentodelproces sodiformazionediun’identitàcollettiva dalit finnel XIX secoloenegliannidellalottaperl’indipendenza,convin toche“dalit”nonsiaunoggettodistudio,maunapro spettivaconcuièpossibileaffrontarelostudiodellaso cietàedellastoriaindiana,delcolonialismoedelnazio nalismo,dellademocrazia,dellamodernitàeingenerale delmondo. 120

118 Tale teoria sostiene che gli intoccabili sono i primi abitanti dell’Indiaesonopertantoilegittimiproprietaridiquellaterra. 119 Questiargomentisonol’oggettodellericerche,finorainedite,del lastudiosaSarahBeth. 120 RamnarayanS.Rawat,“PartitionPoliticsandAchhutIdentity:A Study of Scheduled Castes Federation and Dalit politics in U.P. 19461948,”in Thepartitionsofmemory ,acuradiSuvirKaul,Per manent Black, Delhi 2001, pp. 111139; v. anche idem , "The prob lem"in Seminarno.558,Dalitperspectives:asymposiumonthechang ing contours of Dalit politics , February 2006 http://www.india seminar.com/2006/558/558%20the%20problem.htm (ultima visita 15maggio2008). 78 6. Un esempio di rappresentazionee di ri–orientamento:lo studiodeimusulmaniedell’islàmdell’Asiameridionale Perpresentareun“casoscuola”sièpensatodianaliz zareilmodoincuilastoriografiadegliultimidecenniha portatoalladecostruzionedellarappresentazionemillia na e a un radicale ri–orientamento della conoscenza di alcuniaspettidellastoriadell’Asiameridionale.Larealtà musulmananelsubcontinenteindianoèstatastudiatada unaparteattraversounapprocciotipicamente“storico”, che prende in considerazione le vicende politiche dei musulmanidell’Asiameridionaledalpuntodivistadelle dinastie e dei sovrani. Ma altrettanto importante è l’approccio culturale, che studia l’islàm indiano in pro spettivateoricaedottrinaleedelineailprocessodifor mazione della comunità musulmana in tutte le sue va riantisincronicheediacroniche. 121 Fino a un’epoca molto recente lo studio della storia dell’India medievale non era altro che un elenco delle glorioseimpresedeigrandiimperatori,oppureladescri zionedeilorofallimentiedellelorocolpe.Inentrambii casi,l’interessedellostoricovertevaesclusivamentesulla 121 Peralcunistudirecentiprodottidall’accademiaitalianav.Ame deoMaiello,“EthnicconflictinpostcolonialIndia”in ThePostcolo nial question: Common skies, divided horizons , a cura di Iain Cham bers,Routledge,NewYork1996,pp.99114;DanielaBredi, Storia dellaculturaindomusulmana:secoli720 ,Carocci,Roma2006;Diego AbenanteeElisaGiunchi,acuradi, L’islaminAsiameridionale:iden tità,interazioniecontaminazioni ,F.Angeli,Milano2006.Puressendo unastoriagenerale,anchelamenzionata Storiadell’India diM.Torri proponelineeinterpretativeinnovativesuirapportifrahinduemu sulmani,sottolineandoleforticomponentilaichepresentinell'opera to(etaloraanchenelleteorizzazioni)diunaseriedigrandimonar chiindomusulmani. 79 corte e sull’imperatore, caratterizzati dall’essere musul mani.Aquestaconnotazionereligiosaeraattribuitotale peso da giustificare la definizione dell’intero periodo come“eramusulmana”. Nelperiodocolonialelostudiodell’impero muġal ebbe iniziograzieall’operadiduefunzionaridel rāj ,Elliot e Dowson,iqualiraccolseroetradussero–ofecerotradur re–dalpersianounaselezionedeitestidistoriapiùnoti delperiodo,inquellachesarebbediventatalabasedelle successivericerchesullastoria muġal .122 Laselezionedel materiale da parte dei due solerti funzionari, tuttavia, era esplicitamente orientata a porre in luce l’eccellenza del governo britannico tracciando un quadro negativo deidominatoriprecedentiepertantoelaboravaunanar razionenellaqualegliinglesieranoiliberatoridelpopo loindianodallatirannide muġal .123

122 SirH.M.EllioteJohnDowson, TheHistoryofIndia,astoldbyits ownhistorians.TheMuhammadanperiod,voll.18,TrubnerCompany, London, 1867–1877 consultabile online su: http://persian. packhum.org/persian/main?url=pf%3Ffile%3D80201010%26ct% 3D0(ultimavisita15maggio2008). 123 Nell’introduzioneSirElliottdichiarachequest’opera“willmake ournativesubjectsmoresensibleoftheimmenseadvantagesaccru ingtothemunderthemildnessandand[ sic! ]equityofourrule.If instructionweresoughtforfromthem,weshouldbesparedtherash declarations respecting Muhammadan India, which are frequently madebypersonsnototherwiseignorant.Charactersnowrenowned only for the splendour of their achievements, and a succession of victories,would,whenwewithdrawtheveilofflattery,anddivest themofrhetoricalflourishes,besetforthinatruerlight,andproba blybehelduptotheexecrationofmankind.Weshouldnolonger hearbombasticBábús,enjoyingunderourGovernmentthehighest degreeofpersonalliberty,andmanymorepoliticalprivilegesthan were ever conceded to a conquered nation, rant about patriotism, 80 La storiografia nazionalista, legata agli avvenimenti della storia contemporanea, rimase a lungo influenzata dall’ideologia del comunitarismo: come si è detto, nelle operediR.C.Majumdar,A.L.SrivastavaandI.H.Qure shilastoriadelperiododelladominazione muġal siridu ceallanarrazionediconflittiincessantifrahinduemu sulmani,consideraticomeduecomunitàmonolitiche,di stinteereciprocamenteostili. 124 Ilcomunitarismohindu, connotando come hindu le grandi masse indigene che popolavanoilpaese,interpretavaisecolimedievalicome unlungoperiododidominazionestraniera,diconversio ni forzate, di violenze e di strenua resistenza indigena. Questaletturageneròanchealcunistereotipicollaterali, comeperesempiol’ideachelasconfittadeglihindudi pendessedallaloroincapacitàdisuperareidissensiinte stiniallapropriacomunitàconsideratacomemonolitica, poichél’unitàavrebbeconferitounamaggioranzanume ricacheliavrebberesiinvincibili.Inrealtàilproblema nonstatantonellasuperioritànumerica:letruppehindu erano quasi sempre superiori di numero agli avversari “turchi” ma le tecniche militari erano meno efficaci di quelledeinemiciepertantounnumerodisoldatipiùe levatononavrebbegarantitomaggioripossibilitàdivit toria.Unaltroevidenteesempiodiargomentazionescor rettariguardalaspiegazionedellanascitadelcomunita andthedegradationoftheirpresentposition.” ibidem ,vol I,p. XVII (onlineedition). 124 V. supra ,nota12.IlluminantiesempisonoanchegliscrittidiA shirbadiLalSrivastava,comeperes. TheMughalempire,15261803 A.D. ,S.L.Agarwala,Agra1959;v.anche idem ,“ASurveyofIndia’s Resistance to Medieval Invaders from the North—West: Causes of Eventual Hindu Defeat”, in Journal of Indian History , 1965, pp. 349—350. 81 rismo come una conseguenza della determinazione dei musulmanidimantenereun’identitàseparata,adifferen zadiquantoeraavvenutoperglistranieriimmigratiin precedenza, che sarebbero stati più disponibili a essere inglobati dalla civiltà indiana (hindu), caratterizzata da una naturale tolleranza. Il problema in questa linea di ragionamentoèchesimettonoaconfrontofenomeninon paragonabili:greci,unni,sciti,eccetera,sonopopolazio niidentificateinbaseallaprovenienzageografica;imu sulmani,invece,sonoidentificatiinbaseall’appartenen zareligiosa,sebbenesianopopolazionidiverse(eanche incamporeligiosovisonodifferenzedinonpococonto trasunnitiesciiti,peresempio).Sesisostienechegreci, unniesciti,unavoltagiuntiinIndia,sisonostabilitinel paeseecolpassaredeltemposisonointegratinellacul turaindiana,cisidovrebbeinterrogarenonselostesso sia avvenuto dei “musulmani”, bensì dei Mamlūk, dei Khiljī,deiTuġlaq,deiLodi,deiMuġaleccetera:dinastie etnicamentediversenellecuiamministrazionieranoim piegatepersonealtrettantomultietniche,daiturchicen troasiaticiuzbechiai paśto afghani,aipersiani.Nessuno diquestigruppi(tranneforsei pārsī, cheperòsonoper sianizoroastrianienonc’entranopernullaconipersiani presenti nell’amministrazione muġal !), ha mantenuto un’identità separata e oggi nessuno rivendica la discen denzadaquestedinastiemedievali.Malaresistenzaad ammetternel’appartenenzaallaculturaindianadipende dal fatto che si identifica la cultura indiana con quella hindueciòimpediscediriconoscerechelaculturaindo– musulmanaèpienamenteindiana. Daparteloro,isostenitoridelcomunitarismomusul mano interpretavano lo stesso periodo come l’apogeo dellagloriaislamicaeancoroggiunodeiproblemiprin

82 cipalideglistoricipakistaniècomespiegareunpassato che,inbaseallateoriadelleduenazioni,nonappartiene al paese:si tende talora a esagerare i legami, pur forti, della valle dell’Indo con l’Asia centrale per sminuire quelli con la piana gangetica, 125 fino a interpretare la conquista araba del Sindh come un evento che fece di questaregioneunapartedell’imperoarabo,oascorag giare lo studio delle diverse regioni del Pakistan per promuovereunavisionecentralizzataunitariaeomoge neizzante. 126 Dal momento che il centro del potere delle dinastie musulmane era situato in India, si sottolinea il pericolo di una perdita dell’identità islamica attraverso pratiche considerate non islamiche come le politiche di inclusione di hindu nell’amministrazione o i matrimoni misti. 127 Gli storici nazionalisti di ispirazione laica, al contra rio, sottolinearono l’esistenza di una cultura composita,

125 V.AhmadH.Dani, Induscivilization:newperspectives ,Centrefor theStudyoftheCivilizationofCentralAsia,QuaidiAzamUniver sity, 1981; idem , a cura di, New Light on Central Asia , SangeMeelPublications,Lahore1993. 126 V.SuhailZaheerLari, AhistoryofSindh ,OUP,Karachi1994.Per unostudiosullapresenzaarabainSindhnelqualesipresentanole diverseposizionisull’islamizzazionedell’areav.DerrylN.Maclean, ReligionandsocietyinArabSind ,E.J.Brill,Leiden1989.Perunapo sizionedidissensodialcunistoricipakistanisullastoriografiauffi cialedelpaesev.MubarakAliKhan, Historian’sdispute ,Progressive Publishers,Lahore1992; idem,Intheshadowofhistory ,Progressive Publishers,Lahore1993; idem,Historyontrial ,FictionHouse,Lahore 1999;KhursheedKamalAziz, Themurderofhistory:acritiqueofhi storytextbooksusedinPakistan ,Vanguard,Lahore1993. 127 V. Ishtiaq Husain Qureshi, The Muslim community of the Indo Pakistansubcontinent,6101947;abriefhistoricalanalysis ,Mouton,‘s Gravenhage1962. 83 nellaqualeerapossibileunapacificacoesistenzaeunin terscambiotraleduecomunità:studiosicomeSirJadu nathSarkar 128 egliesponentidellacosiddetta“scuoladi Allahabad” 129 diedero origine a una nuova ricerca sulle fonti,chesebbenefosserotaloraacriticamentepresealla lettera, 130 reseropossibile,tral’altro,confutarel’afferma zionechel’impero muġal fossestatoun’epocadidecaden za,peresempioriconoscendonelabuonaperformancein campo economico. 131 Nonostante la diversità nell’orien tamento ideologico, gli storici nazionalisti, tanto laici quanto comunitaristi, accettavano l’esistenza di due co munitàseparate.L’usodellefonti,inoltre,finivaperes

128 SirJadunathSarkar, TheIndiaofAurangzib(topography,statistics, and roads) compared with the India of Akbar; with extracts from the KhulasatuttawarikhandtheChaharGulshan ,Bosebrothers,Calcutta 1901; idem, History of Aurangzib mainly based on original sources , M.C.Sarkar&Sons,Calcutta19121924; idem,Shivajiandhistimes, S.C.Sarkar&Sons,Calcutta1919. 129 V.peres.RamPrasadTripathi, SomeaspectsofMuslimadministra tion ,Allahabad,IndianPress1936;BeniPrasad, HistoryofJahangir , OUP,Bombay1922;BanarsiPrasadSaksena, HistoryofShahjahanof Dihli ,CentralBookDepot,Allahabad1962;TaraChand, Influenceof IslamonIndian culture,cit. .Sebbeneattivopressol’AligarhMuslim University dal punto di vista storiografico Mohammad Habib può essereinclusoinquesta“scuola”. 130 Lungi dal trattare la storia come un ramo della teologia e dal concepire la causalità storica come derivante dalla volontà divina, glistoriciindianimedievalilegatiallecortisiconcentravanoquasi esclusivamentesuciòcheavvenivaacorteespiegavanoglieventiin terminidivolontàumanaodicaratteredelsovrano:perciò,lecarat teristichepersonalidelsovranodiventavanoilfattoredeterminante dituttiglieventichesiverificavanoduranteilsuoregno. 131 V.peres.BrijNarain, Indianeconomiclife,pastandpresent ,Uttar Chand Kapur & sons, Lahore 1929 e Radhakamal Mukerjee, Land problemsofIndia ,Longmans,Green&Co.,London1933. 84 sereselettivodaentrambeleparti,cheutilizzavanoprin cipalmentelecronachedicorteesi interessavanodella storia politico–amministrativa, mettendo in luce sola menteunapartedeidocumenti,sebbeneperobiettividi versi. L’analisi marxista contribuì a sua volta a rinnovare l’interpretazione del cosiddetto medioevo indiano. Per esempio, Kosambi integrò nel suo modello di “feudale simo indiano” le politiche dei sovrani musulmani, spe cialmenteriguardounprocessodaluidefinito“feudale simo dall’alto”, 132 riconoscendo, oltre alle conseguenze culturali, anche quelle tecnologiche comportate dall’av vento degli invasori islamici. Anche Mohammad Habib utilizzòmolticoncettimarxianinellasuainterpretazione in chiave economica della conquista ghoride–turca del XIII secoloedelprimoperiododelsultanatodiDelhi. 133 Dopol’indipendenza,all’iniziodeglianniSessanta(XX sec)cominciòlaricercasutemideltuttonuovi,neiquali non entravano assolutamente categorie comunitarie: in dagando non più su ciò che i “testi” ci dicevano della “civiltà”cisiinterrogavasucosai“dati”cidicesserodel la “società”, e perciò l’analisi verteva su temi come la strutturadiclasseinambienterurale,leformedisfrut tamentodeicontadininell’Indiamedievale,l’importanza degli zamīndār comeclasse,latecnologiadiproduzione, l’organizzazione dei mercati, del commercio, eccetera. 132 Definitocome“astatewhereinanemperororpowerfulkinglev iedtributefromsubordinateswhostillruledintheirownrightand didwhattheylikedwithintheirownterritoriesaslongastheypaid theparamountruler.”(D.D.Kosambi, Anintroductiontothestudyof Indianhistory ,PopularBookDepot,Bombay,1956,p.275). 133 V. Some aspects of the foundation of the Delhi Sultanat [sic!], KalamkarCooperative,Delhi1968. 85 Nel1965RamSharanSharmaproposelasuainterpreta zione di feudalesimo nell’India medievale antica, 134 che miseindiscussionelaperiodizzazionechesituanel1206 d.C. l’inizio dell’età medievale, in concomitanza con l’istituzione del sultanato di Delhi e dell’avvento del l’islàm.Sisottolineava,alcontrario,lapossibilitàdirin tracciare un continuum di storia sociale ed economica nelperiodochesiestendedaisecoli VII –VIII finoal XIII – XIV : lo spostamento dell’indagine dall’aspetto politico– amministrativo a quello socio–economico faceva anche cadere in secondo piano le categorie di appartenenza comunitaria. NeglianniSettanta(XXsec)lostudiodellastoria mu ġal fudominatodallacosiddetta“scuoladiAligarh”,che annoverastudiosiillustridelcalibrodiM.AtharAli,Ir fanHabib,IqtidarAlamKhan,SaiyidNurulHasan,Satish ChandraeShireenMoosvi. 135 Èalorochedobbiamomol todell’attualeconoscenzadicuidisponiamoriguardoal la complessità del sistema agrario, del sistema moneta rio,dell’amministrazione,delsistemaerariale,dell’orga nizzazione della nobiltà, eccetera nell’impero muġal . A partiredaglianniSettanta(XXsec)sipossonoidentifica reduecorrentiimportantimacontroverse.Nel1980Bur ton Stein applicò all’India meridionale la teoria dello

134 R.S.Sharma Indianfeudalism,cit. 135 Peralcuneopererappresentativedellavorodiquestistudiosiv. SatishChandra, PartiesandpoliticsattheMughalCourt ,People’sPub. House,NewDelhi1972;S.NurulHasan, Thoughtsonagrarianrela tions in Mughal India , People’s Pub. House, New Delhi 1973; M. Athar Ali, The Mughal nobility under Aurangzeb , Asia Pub. House, Bombay1966;I.A.Khan, MirzaKamran,abibliographicalstudy ,Asia Pub. House, Bombay 1964; Shireen Moosvi, The economy of the MughalEmpire,c.1595:astatisticalstudy ,OUP,Delhi1987. 86 “stato segmentario”, sviluppato dall’antropologia africa na, utilizzandola per analizzare l’impero cōḻa e, più re centemente,quellodiVijayanagar, 136 conunmodelloche André Wink applicò in seguito anche ai regni muġal e marāṭhā.137 Questa interpretazione del sistema statuale rappresentaun’importanteanalisideglischemigeopoliti cidellastoriadell’Indiadelsud,anchesepuòrischiare dinegarelastoricitàdelprocessodicentralizzazioneedi schematizzazionedeigoverniprecoloniali. 138 Laseconda correntesottolinealacontinuitàfralepoliticheindigene precedenti e il regime coloniale, ed è rappresentata da alcuniesponentidellacosiddetta“scuoladiCambridge”, comeC.A.Bayly,lecuitesisonostateaccoltedastudiosi indianicomeMuzaffarAlameSanjaySubrahmanyam. 139 Un altro tema importante che riguarda la storia dei musulmaninellaregione,comesièdetto,èlostudiodel 136 V.BurtonStein, Peasant,state,andsocietyinmedievalSouthIndia , OUP, New Delhi 1980; idem, Vijayanagara , Cambridge University Press,Cambridge1989. 137 A.Wink, LandandsovereigntyinIndia:agrariansocietyandpolitics underthe eighteenthcenturyMaratha svarājya ,CambridgeUniversity Press,Cambridge1986. 138 Controquestaconcezionedellostato muġal comeprivodipotere e scollato dalla società, c’è stato chi invece lo considera uno stato patrimonialeburocratico,secondoilconcettoweberianocheintende lostatocomeunafamigliaenormementeestesaeburocratizzata:v. StephenP.Blake, Shahjahanabad:the sovereigncityinMughalIndia, 16391739 , Cambridge University Press, Cambridge 1991. Due ot timistudisull’impero muġal sono:DouglasStreusand, Theformation of the Mughal empire , OUP, Delhi 1989 e John F. Richards, The Mughalempire ,CambridgeUniversityPress,Cambridge1995. 139 Muzaffar Alam e Sanjay Subrahmanyam, a cura di, The Mughal state, 15261750 , OUP, New Delhi 1998; v. anche Muzaffar Alam, The Crisis of Empire in Mughal North India Awadh and the Punjab, 170748 ,OUP,Delhi1986. 87 “separatismo”edelnazionalismomusulmano:sitrattadi un tema scottante poiché è connesso alla spartizione dell’India britannica e alla conseguente realizzazione concreta di due nazioni fino ad allora solo pensate, di scusseoimmaginate.LastoriografiadeglianniSettanta (XXsec)sottolineòilfattocheimusulmaninoneranoil gruppocoesoeindifferenziatocheilorogovernantiave vanoamatofarcredereeconfutòlateoriacheilsepara tismo musulmano fosse stato prodotto dall’arretratezza deimusulmanidell’Asiameridionale. 140 Tuttavia,lacon cezionecolonialedeimusulmaniindianicomeunaclasse omogenea di monoteisti, iconoclasti, naturalmente ari stocraticidisseminati nell’interosubcontinentefiltròdai dominatoriall’intelligentsiamusulmana.Leradicalialte razioniavvenuteaseguitodeldeclinodell’autoritàpoli tica muġal ,conunaveraeproprialottatragli ʿulamāda unaparteeimusulmanidiclassemediaoccidentalizzati dall’altra, entrambi in competizione per la leadership della comunità, sono state analizzate recentemente, per esempio,inunostudiodistoriasocialediAyeshaJalal, 141 chenellasuamonografiasuJinnahavevasuscitatoleire di molti pakistani sostenendo che Jinnah in realtà non 140 FrancisRobinson, SeparatismamongIndianMuslims.Thepoliticsof the United Provinces' Muslims, 18601923 , Cambridge University Press,Cambridge1974.Perunastoriageneralev.PeterHardy, The Muslims of British India , Cambridge University Press, Cambridge 1972. 141 Ayesha Jalal, Self and sovereignty: Individual and community in SouthAsianIslamsince1850 ,OUPIndia,Delhi2000.Ancheinque stocampolabibliografiaèsterminataecisilimita aricordareun paiodistudi:v.peres.DavidLelyveld, Aligarh'sfirstgeneration:Mus lim solidarity in British India , Princeton University Press, Princeton 1978 e Barbara Metcalf, Islamic revival in British India: Deoband, 18601900 ,PrincetonUniversityPress,Princeton1982. 88 volevaveramenteunPakistanseparato,maavevausato questaideacomearmaperaveremaggiorpoteredine goziazioneperlaminoranzamusulmana. 142 Finquisiètracciatounbreve excursus sullastoriogra fia del periodo da molti ancora definito “epoca musul mana”,conunaccentoprevalentementepostosullasto riapoliticaedinasticadeimusulmaniinAsiameridiona le, per mostrare come l’evolversi degli studi abbia evi denziato la fragilità di tale categorizzazione. Oltre allo sguardo fin qui gettato sull’approccio “storico”, ci sem bra,però,altrettantoutileporreinlucequalchedatosi gnificativo riguardo allo studio dell’islàm in India dal puntodivistareligioso,antropologicoesociale.Spesso, infatti,glistudistoricitrascuranocompletamentegliin teressieleattivitàdellemassedegliindianimusulmani qualunque,quellicheformanoilseguitodeileaderelita rinellediverseformediattivitàpolitica.Lamaggiorpar tedeglistudidiquestotiposisonoalungoconcentrati sulleélite,trascurandocompletamentegliaspettinoni stituzionali e non legati alla leadership della politica dell’Indiabritannica:lemassedicontadinieartigianie ranointerpretatecomeendemicamenteviolenteefanati che. 143 Il problema della contrapposizione tra hindu e 142 AyeshaJalal, Thesolespokesman , cit . 143 GyanendraPandey,"ThebigotedJulaha,"in EconomicandPoliti calWeekly ,18,no.5,pp.19–28,(15January,1983).V.ancheAsh gar Ali Engineer, Communalism and communal violence in India: An analytical approach to HinduMuslim conflict , Ajanta Publications, Delhi 1989; Paul R. Brass, a cura di, Riots and pogroms , New York UniversityPress,NewYork1996;ChristopheJaffrelot, Lesnationali stes hindous ,PressesdeSciencesPolitiques,Paris1993;MarkJuer gensmeyer, TerrorinthemindofGod:Theglobalriseofreligiousvio lence ,UniversityofCaliforniaPress,Berkeley2000;PramodKumar, acuradi, Towardsunderstandingcommunalism, CentreforResearch 89 musulmaniedellaconseguenteanimositàoscontrovio lentotraleduecomunitàèdiventatooggettodiattenta indaginespecialmentedopogliscontriseguitiallademo lizione della moschea di Ayodhya e al massacro di Go dhraelostudiodelcomunitarismonegliultimianniha avuto un grande sviluppo. Gyanendra Pandey in The ConstructionofCommunalisminColonialNorthIndiapro poseagliinizideglianniNovanta(XXsec)un’analisira dicalmenteinnovativadelcolonialismo,delnazionalismo edelcomunitarismo,utilizzandonuovispuntiteoriciper spiegarelanaturaeledinamichedellacostruzionedella societàindianaedellepoliticheinessaperseguite. 144 La nozione di identità nazionale, infatti, è costruita come pura(ilcittadinoindiano),maparallelamenteesimulta neamente crea una serie di costruzioni “miste” (musul manoindiano,cristianoindiano,ebreoindiano)ilcuidi rittoall’esistenzaèspessomessoindubbio. 145 Piùrecen temente,unapprocciomoltointeressanteallostudiodel la violenza comunitarista è stato proposto da Ashutosh Varshney, 146 chehasottolineatolanecessitàdidistingue in Rural and Industrial Development, Chandigarh 1992; Sudhir Kakar, Thecolorsofviolence:Culturalidentities,religion,andconflict , The University of Chicago Press, Chicago 1996; Veena Das, a cura di, Mirrorsofviolence:Communities,riotsandsurvivorsinSouthAsia , OUP,Delhi1990;SikataBanerjee. Warriorsinpolitics:Hindunation alism,violence,andtheShivSenainIndia ,WestviewPress,Boulder Oxford2000;AmritaBasueAtulKohli,acuradi, Communitycon flictsandthestateinIndia ,OUP,NewYork1998. 144 Gyanendra Pandey, The construction of communalism in colonial NorthIndia ,OUP,NewDelhi1990. 145 Idem ,"CanaMuslimbeanIndian?"in ComparativeStudiesinSoci etyandHistory ,Vol.41,No.4.(Oct.,1999),pp.608629. 146 AshutoshVarshney, Ethnicconflictandciviclife:HindusandMus limsinIndia, YaleUniversityPress,NewHaven2003. 90 retraconflittoetnicoeviolenzaetnica,poichéinunaso cietàpluralistailconflittoècertamentepresente,manon necessariamente si trasforma in violenza. Visto che gli scontricomunitaristiviolentisonofenomeniprevalente menteurbani,lostudiosiarticolaattraversounconfron tofraottocittàindianeidentificatecomeparticolarmen tepropenseascontricomunitaristiinquantoannoverano il 45,5% dei decessi per violenze in scontri tra hindu e musulmanipuravendosoloil5%dellapopolazionedel paese, e prendendo in esame il periodo tra il 1950 e il 1995.Spostandol’accentodallostatoallasocietàcivile, lostudiosoarrivaastabilireunlegametralavitacivica elaviolenza,sottolineandocomeleprobabilitàdiscontri diminuiscanoproporzionalmentealgradodiintegrazione tra hindu e musulmani nella vita sociale: quanto più l’elettoratoèinteressatoainterazioniinter–etniche,infat ti,tantomenoipoliticihannovolontàocapacitàdipola rizzareeincasodiviolenzeriesconoadeffettuareinter ventiefficacigrazieancheallacooperazionedeicittadini. Daquantofinoraespostoèchiaroche,oltreastudiare gli aspetti politici legati alla comunità musulmana dell’Asiameridionale,ènecessariori–orientareanchelo studiodell’islàminquest’area:spessosicontestal’enfasi che si è posta sugli arabi negli studi sulla “civiltà mu sulmana”,spingendosialpiùfinoalcontestopersianoe ottomano,matrascurandoleenormimassedimusulma nipresentinelsubcontinenteindiano,inIndonesiaenel la cosiddetta diaspora indiana in tutto il mondo. Un e sempio del riposizionamento dello studio dell’islàm in prospettivamondialesitrovagiànellagrandeoperapio nieristicaportataavantifindaglianniSettanta(XXsec)

91 da Marshall G. S. Hodgson, 147 che propose nuove inter pretazionidellaposizionedell’islàmnellastoriamondia leeicuistudiispiraronomoltiaintraprenderenuoveri cerche.Ilproblemanonètantostabiliresel’Asiameri dionalesiaomenounaperiferia,mapiuttostoanalizzare comequestaregionesiadiventataunepicentroculturale edemograficodell’interomondomusulmano. 148 Tuttavia, ingeneraleinpassatoglispecialistidistudiindiani(gli indologiclassici)nonavevano–néaquantoparehanno ora–interesseperl’islàmdell’Asiameridionale,néperla popolazionemusulmanadell’area:alcontrario,moltistu diosi,tantooccidentaliquantoindiani,inrealtàprovava no–eancoroggiprovano–sentimentiambivalentioper fino negativi nei confronti sia dei musulmani, sia del l’islàm. Dalcantoloro,glistudiosidiislàm,comesièdet to,mantengonounaprospettivaarabocentricaetendono atrascurarelespecificitàregionalidell’Asiameridionale. Per individuare alcuni concetti che hanno caratte rizzato e condizionato lo studio dell’islàm del subconti nentepossiamoutilizzarecomeguidauntestousatoco me riferimento ormai da generazioni di studenti e stu diosi: Muslim civilization in India di Shaikh Muhammad

147 MarshallG.S.Hodgson, TheventureofIslam:Conscienceandhis toryinaworldcivilization ,3voll.,TheUniversityofChicagoPress, Chicago1974. 148 Perunostudiodell’islàminunaprospettivastoricamondiale,v. Richard M. Eaton, “Islamic history as world history”, in Essays on Islam and Indian history , OUP, New Delhi 2000, pp. 944; Michael Adas,acuradi, IslamicandEuropeanexpansion:theforgingofaglobal order ,TempleUniversitypress,Philadelphia1993;AndréWink, Al Hind:themakingoftheIndoIslamicworld ,voll.13,E.J.Brill,Leiden 1991. 92 Ikram. 149 Sinotaimmediatamentecheessoproponeuna periodizzazionedellastoriaindianaditipocoloniale,an che solo per il fatto di sostenere che l’islàm è stato l’elementodominantenelsubcontinentepermoltisecoli. Altrettantorilevanteèl’accettazionedelconcettodi“ci viltà”–riformulatocome“retaggio”daIkram–chesot tolinea come la storia del dominio musulmano in India sia la storia dell’islàm in un contesto prevalentemente non musulmano, cosa che comporta conflitti, tensioni e assimilazioni. 150 Da qui deriverebbe la differenza fra l’evoluzionedellaciviltàmusulmanainIndiaequelladi altri paesi a maggioranza musulmana. Pur mantenendo unaposizioneoriginalerispettoallastoriografiapakista na contemporanea (egli stesso era funzionario del Paki stanCivilService)Ikramcondivideval’impostazionedel lastoriografianazionalistachericonosceva“dueelemen tieterogenei:”quelloindigenoequelloislamico.Queste categorie della storiografia coloniale e poi nazionalista, checostituivanolabaseperl’interpretazionedellastoria indianasiainIndiasiaall’estero,rimangonoancoraoggi l’implicito paradigma non solo della storia, ma anche delledisciplineumanisticheedellescienzesociali,come anche dell’opinione pubblica generale quando riferite all’India:ancoraoggisiinsegnanocorsidi“civiltà”,sidà granderilevanzaaitesticlassiciperspiegareun’identità permanente“hindu”o“musulmana”,siattribuisceunva loreermeneuticoaquesteessenzeinambitostoricoesi 149 ShaikhMuhammadIkram, MuslimcivilizationinIndia ,editedby AinslieT.EmbreeNewYork:ColumbiaUniversityPress,1964,voll. IIII; disponibile online sul sito di Frances Pritchett http:// www.columbia.edu/itc/mealac/pritchett/00islamlinks/ikram/index. html(ultimavisita15maggio2008). 150 Ikram, cit, p. XX. 93 estrapoladaessepercrearecategoriesociologiche.Spes so,però,quellachesembraunaconoscenzaintuitivadi ciò che è “islàm” e di ciò che è “induismo” è in realtà l’estrapolazionenelpassatodiunmondocontemporaneo diidentitàreligiosepoliticizzate. Ikram,dunque,identificaduefilonidell’islàmindiano. Da una parte vi sono personaggi come Akbar, Dārā Śi kōh,AmīrKh usrauDihlavī,ŚāhValīUllāh,KabīreĠalib, nei quali si evidenzia un’assimilazione massiccia di ele mentiindigeni;d’altrocanto,laviolentareazionecontro tutti gli elementi non musulmani porta a una predomi nanzadell’elementopuritanodistile wahhābīya ,comein Auraṅgzeb, Aḥmad Sirhindī, Muḥammad Iqbāl. Egli ri conosce, pertanto, un conflitto fondamentale fra le due tendenze,cheneltempohaprovocatotensionietaloraè sfociatoancheinapertoscontro,sebbeneingenerale,al difuoridicerchiepiuttostoristrette,questidueelementi dell’islàmindianoabbianopromossounacrescitaditol leranzarispettoapraticheecredenzecontrastanti. Latesichel’islàmindianoconsistadidueelementie terogeneiportaafareoggettodeglistudiiconflittiele tensionidaunaparteol’assimilazionedell’islàmdall’al tra,inrelazioneallapopolazionenonmusulmananume ricamentepredominante.Neconseguechel’islàmhadue soleposizionipossibili:rafforzarsiperrimanereseparato, chiaramentedistintodallapopolazionemaggioritaria–e inquestocasorimanerestraniero–,oppureassimilarsie dimostrarsiinquestomodoautenticamenteindiano,an che a rischio di non essere veramente islamico. Questa premessa,accettatadallamaggiorpartedeglistudiosi,ha portatoaunmaggioreinteresseperlasecondaversione

94 dell’islàmeaunosviluppodeglistudisulsufismo,151 nei qualisonoparticolarmentefortilemetaforedell’“assimi lazione”edel“sincretismo”. Tuttavia,nelconcettostesso disincretismosifariferimentoanozionididifferenzae diidentitàe,ciòcheèancorapiùimportante,aun’idea dipotere:ilpoterediaffermarecheesisteuna“vera”re ligione – ben identificabile – che è stata migliorata o peggiorata,mainognicasomodificatadallamescolanza. Inquestosenso,chietichettaalcunepratichecomesin cretiche le può considerare come migliori, nella misura incuiessepromuovonola“tolleranza”,oppurecomefal se,inquantocompromettonounafedepuraediconse guenzaimplicanounaperditadiidentità. 152 L’ideologiadella“tolleranza”èanchetipicadellaici smonehruvianoeditutticoloro,comeGandhi,chepo stulano l’esistenza di un “civiltà indiana” “tollerante” i cuieroieranoperesempioAśokaeAkbar.Laversionedi quest’ideologia di Gandhi ricorda molto la posizione di Vivekānandanelricercarela“spiritualità”dell’induismo come chiave di quella “tolleranza”. Quest’ideologia na zionalista comportava come elemento collaterale l’esi stenzadiunareligione“popolare”dibase,lecuicaratte ristica è anche di essere “pluralista” e “tollerante”. Un

151 Perunabrevepresentazioneinitalianov.peres.JolandaGuardi, “AlcuneconsiderazionisulleconfraternitesufiinIndia”,in Culture, rivista della Facoltà di Scienze Politiche , Università di Milano, 1999: http://www.club.it/culture/culture98/jolanda.guardi/(ultimavisita 15maggio2008). 152 Perunadiscussionedeiproblemipostidalmodellodelsincreti smoeunapropostaalternativabasatasullateoriadellatraduzione v. Tony K. Stewart, “In search of equivalence: conceiving the Mu slimHinduencounterthroughtranslationtheory”inR.M.Eaton,a curadi, India’sIslamictraditions,7111750 ,OUP,2003,pp.363392. 95 esempio di questa posizione è rappresentato oggi da A shisNandy,conlasuaromanticizzazionedellafedetra dizionale del “popolo” contro gli ideologi responsabili dellaviolenzareligiosa. 153 Questainterpretazionehaco meeffettocollateraleilrischiodifarconsiderarelepra tiche “popolari” dei musulmani come non veramente i slamiche, ma come un substrato popolare che non può essereintaccatodell’islàm,unaspeciedimodelloarche tipicoilcuiverofondamentodellaculturaèhindu,ole gatoaunanozionedi hindutva .154 Esistonoinvecechiare testimonianze del fatto che una piena indigenizzazione dell’islàmsisiaverificata,conl’introduzionedielementi indianinellaculturaislamicaindiananoncomerisultato disincretismo,bensìdiunprocessodiconsapevoleede liberato adattamento all’ambiente locale da parte di in dividui che rimanevano genuinamente musulmani nel proprioorientamentoreligioso. 155 Ma come non è corretto ridurre la grande varietà di praticheedifedeltàdeimusulmaniaunislàmdefinito solosubasetestuale,chefinisceperdiventarel’unicava riabile–elapiùimportante–perspiegaretuttociòche essifanno,nonsipuònemmenoconsiderareildevozio nalismosuficomeciòcheesaurisceladimensionedella 153 V.A.Nandy,ShikhaTrivedyeAchyutYagnick,acuradi, Creating anationality:theRamjanmabhumimovementandfearoftheself ,Ox fordUP,Delhi1995. 154 Peter van der Veer, “Syncretism, multiculturalism and the dis course of tolerance”, in Syncretism and antisyncretism, a cura di Charles Stewart and Rosalind Shaw, Routledge, London 1994, pp. 196212. 155 Perunesempioletterario,v.AdityaBehl,“TheMagicDoe:Desire andnarrativeinaHindaviSufiRomance,circa1503”,in India’sI slamictraditions,7111750 ,acuradiRichardM.Eaton,OUP,New Delhi2003,pp.180208. 96 storiadelculto,delrituale,dell’eticaedituttociòchein generalerientranelladefinizionedi“religione”degliin diani musulmani. Studiare storicamente l’islàm in India implica anche l’analisi dei testi, della tradizione colta, dellenormedicondotta,deiritualidellavitaquotidiana, delle cerimonie del ciclo della vita e degli eventi sacri delcalendarioannualechescandiscono–operfinostrut turano–levitedimoltimusulmaniindiani. 156 Moltissime tecniche,tipidicoltivazioneeoggettisonocomunemen tedefiniti“islamici”semplicementeperchésonoassociati a popolazioni prevalentemente musulmane, ma l’uso di questoaggettivoevocaunconcettodireligioneessenzia lizzata:l’usodiqualificatividiversi,ediconseguenzadi categoriediverse,puòinquesticasipromuovereun’ana lisipiùcontestualizzata:piùstorica. Altrettantoimportanteèconsiderareilpensieropoliti co e il fatto che oggigiorno in India l’islàm, come l’induismo, è un’identità della sfera pubblica: il suo ri flessositrovaneitestiscolasticidellescuolechehanno l’comelinguaveicolare, 157 onellapauradiutilizzare inpubblicoterminidiparentelacheconnotanol’apparte nenzaallacomunitàmusulmanainluoghicomeilGuja

156 Perunostudiosugliʿulamā v.peres.FrancisRobinson, Islamand MuslimhistoryinSouthAsia ,OUP,Delhi2000; idem , The ʿUlamaof Farangi Mahall and Islamic culture in South Asia , Permanent Black, Delhi 2001. Per uno studio sul passaggio da una religiosità ultra mondanaaunareligiositàorientataaquestomondonell’interazione conilpoterecolonialev. idem , Islam,SouthAsia,andtheWest ,OUP, Delhi2007. 157 VéroniqueBénéï,“TeachingnationalisminMaharashtraschools”, inC.J.FullerandVéroniqueBénéï,acuradi, Theeverydaystateand society in modern India , Social Science Press, New Delhi 2000, pp. 194216. 97 rat dopo il 2002. 158 Una delle questioni più importanti dall’indipendenza a oggi è la conservazione del diritto privatomusulmano:matrimonio,divorzioedirittoeredi tariotoccanoledimensionipiùintimedellavitapersona le e, specialmente in casi di proprietà waqf , fissano la giurisprudenza su pratiche fondamentali e simboli di i dentità. Fatwā , lettere, volantini e media fanno costan tementeriferimentoaitestisacriperfornireunindirizzo suognisingoloaspettodellavitaquotidiana:itestinon esistono separati dal contesto nei quali si utilizzano e nonsonoappannaggioesclusivodelleélite.Tuttociòfa parte delle espressioni locali dell’islàm tanto quanto le pratiche devozionali, le quali sembrano però costituire l’esclusivointeressedell’indagineantropologica. Lo studio dell’islàm scritturale o testuale in India – unadelledueessenzeeterogeneesecondo ilmodellodi Ikram–sembracrearedisagiotraglistudiosi,cheinge neralelopresentanocomerigido,intransigente,“stranie ro” e pertanto problematico, tanto che cercano costan tementeditrovareunislàmalternativo.Inquestomodo, tuttavia,siescludeun’ampiagammadipraticheediisti tuzioni,eparlandodi“sincretismo”sifinisce(senzamai ammetterlo) per rinforzare la stessa immagine di un i slàmnegativo,nonindiano,separato.Ilrisultatodauna partepuòandareaconsolidarelaconcezionedello hindu tva cheinrealtàgliindianimusulmanisonotuttihindu, dall’altra porta all’affermazione che i musulmani della tradizioneeruditasonoaldifuoridituttociòcheè“in 158 ArundhatiRoy,"Democracy.Who'sSheWhenShe'sAtHome?",in Outlook India , May 6, 2002; Jan Breman, "Communal Upheaval as theResurgenceofSocialDarwinism"inRavinderKaur,acuradi, Re ligion,violence,andpoliticalmobilisationinSouthAsia ,SagePublica tions,NewDelhi2005,pp.6978. 98 diano”. In realtà, proprio queste concezioni dovrebbero essereconsideratenoncomefatti,macomeposizionida storicizzareecontestualizzare. Moltistudidegliultimidecenni,siaincampostorico, siaincampotestualeoetnograficohannodimostratoche ormaisilavorasuun’ampiagammadifontiinnumerose lingue(gujarati,urdu,bengalese,arabo,persiano,ingle se) 159 e su casi concreti, arrivando a rivalutare l’impor tanzarelativadialcunitesti.Peresempio,CarlErnstso stienecheuntestocomel’ Amṛtakuṇḍa ,dicuinumerose copieebberounavastissimacircolazione,ebbeun’impor tanza molto superiore rispetto al rinomato testo di al– Bīrūnī,cheperquantosiaimpareggiabileperleinforma zionicheforniscesullaculturadellacorteghaznavide,in realtànonfupraticamentemaicopiatoepertantorimase marginalenelmondoindianoesiattestòcometestofon damentalesoloinepocacoloniale. 160 159 Purtroppoèancoraradicatalaconvinzionechebastilaconoscen zadell’ingleseperoccuparsidellastoria–eingeneraledellostudio dell’India:ancheinquestocasosiauspicachelenuovegenerazioni colminoildivariocheseparaglistorici(chespessononsannolelin gue)eilinguisti(chesoventenonconosconolastoriamentrege neralmenteentrambipocosannodieconomia,sociologiae/ostati stica,permenzionaresoloalcunedelledisciplinechepossonoessere rilevantiperunaricercastoricainterdisciplinare). 160 Sitrattaditestodipraticayogica,ilcuioriginalesanscritoohin dièperduto,chefutrasmessoestudiatoneipaesimusulmanialdi fuoridelsubcontinenteindianoedèsopravvissutonelletraduzioni inlingua araba,persiana, turca,urduedebraica:v. CarlW.Ernst, “The Islamization of Yoga in the Amritakunda Translations”, in JournaloftheRoyalAsiaticSociety ,Series3,13:2,(2003),pp.123, trad it. di Mustafa Shams Yoga consultabile su http://www. tradizionesacra.it/islamizzazione_yoga_traduzioni_Amritakunda.htm (ultimavisita15maggio2008).PeriltestodialBīrūnīv. Alberuni’s India: An account of the religion, philosophy, literature, geography, 99 Lanecessitàdiriesaminareerivalutarelenostrecate gorie di analisi storica è ancora una volta evidenziata dall’esempio dello studio dell’islàm e dei musulmani dell’Asiameridionale.Ilmodellodel“sincretismo”rima ne ancora molto attraente, soprattutto per chi desideri superare la divisione creata dalle identità politicizzate dell’epoca contemporanea che tende a etichettare ogni tipodisimboloedioggettomaterialecomehinduomu sulmano,maperglistudiosidioggiessononpuòbastare edènecessarioconfrontarsiconnuovicampiestrumenti di indagine per scrivere una storia dei musulmani del l’Asiameridionalenuova,lontanadairetaggidell’orien talismomaanchedallapoliticacomunitarista.Unastoria che tenga conto dei musulmani, ma allo stesso tempo nonfacciadell’islàml’elementoprioritarioedeterminan te.Unmododirealizzarequestori–orientamentopuòes sere per i giovani studiosi quello di infrangere il muro che separa l’indologia, l’islamistica e l’indianistica per perseguireunaveraricercainterdisciplinare.

chronology,astronomy,customs,lawsandastrologyofIndiaaboutAD 1030 , a cura di Edward C. Sachau, Munshiram Manoharlal, New Delhi2001;initaliano: AlBiruni,Gliastri,iltempo,ilmondo.Viaggio nell’Indiasegreta ,acuradiGiuseppeBezza,trad.itdiG.DeMartino, Xenia,Milano1997.Suglistudidell’induismodapartedimusulmani v.ancheCarlW.Ernst,"MuslimstudiesofHinduism?Areconsidera tion of Arabic and Persian translations from Indian languages" in IranianStudies ,volume36,number2,June2003,pp.173195. 100 Conclusioni Capire il presente e avanzare verso il futuro sono a zioni che richiedono di comprendere il passato e di in terpretarloinmodosensato,analiticoecritico.Questoè statoiltentativodimoltistoriciindianidegliultimide cenni:attraversoilorostudiessinonsolohannorealiz zato opere di grande importanza per l’indagine storica, ma hanno anche indicato nuove linee di ampliamento della metodologia storiografica, arricchendo la nostra capacitàdicomprenderelarealtàdelsubcontinente.Nel sessantesimoanniversariodell'indipendenzaedellaspar tizionedelsubcontinentel'Indiahacelebrato,insiemeal trionfonellaCoppadelMondodicricket,lavittoriadella politicadellecasteconlacrisidelCongresso,mentreil Bangladeshèinstatod'emergenza,ilPakistanhaaffron tatoincerteelezioniinunclimaditerroreeSriLankaè ancora in uno stato di guerra civile. In questo contesto non sembra fuori luogo proporre un ripensamento sul passato,chepermettaaigiovanistudiosidifareilpunto sullaricercastoricapiùrecente,macheportianchealla consapevolezza del pubblico più vasto il cambiamento deiparametrideldibattitosullastoriografiadell'Asiame ridionale. Adifferenzadiquantoèavvenutoduranteil XIX secolo efinoallafinedellasecondaguerramondiale,quandolo studio della storia dell'Asia meridionale non era quasi consideratodegnodiattenzionedapartedeglistoricioc cidentalidallegrandiambizioniintellettualieglistorici indiani erano quasi sconosciuti fuori del subcontinente, negliultimidueotredecennisonogiuntidallaregione studimoltoinnovativi,chehannorichiamatol'attenzione dituttiglistorici,nonsolamentedeglispecialistidell'a

101 rea.Laricchezzadistudimonograficielaprofusionedi articolichevengonocostantementepubblicatisullerivi ste specialistiche hanno definitivamente reso obsoleti i testichepergenerazionihannoformatoglistudentisulla storiadell'India,comeleclassichestoriegeneralidiPer civalSpear 161 eStanleyWolpert. 162 Fralestoriegenerali più recenti disponibili in italiano quella di Kulke e Ro thermundècertamenteutileperunapresentazionegene rale, sebbene si concentri prevalentemente sul periodo antico: 163 fraisuoipregivièquellodipresentareinter pretazionidiversenoncontonopolemico,madiscuten dolerispettosamente,inmododaevidenziarel’ideache lastoriaèunacostruzioneintellettualeinperennecam biamentoenonunasempliceelencazionedieventi.Su gataBoseeAyeshaJalal 164 inoccasionedelcinquantesi moanniversariodell’indipendenzahannorealizzatouno studiomoltoutileperlapresentazionedellaloroampia ricerca. Modern South Asia , un saggio che si situa deci samente al di fuori delle posizioni “mainstream”, è un preziosostrumentoperunapprocciocomparatoallasto 161 PercivalSpear, India:amodernhistory ,TheUniversityofMichi ganpress,AnnArbor1961(trad.it.diElenaSpagnol, Storiadell'In dia ,Rizzoli,Milano1970). 162 StanleyWolpert, AnewhistoryofIndia ,OxfordUniv.Press,New York1977,trad.it.diDanielaRossella, Storiadell'India:dalleorigini dellaculturadell'Indoallastoriadioggi ,Bompiani,Milano1985. 163 Hermann Kulke e Dietmar Rothermund, Geschichte Indiens , Ko hlhammer, Stuttgart 1982, trad. it. dall'inglese di Mario Cristiani, Storiadell'India ,Garzanti,Milano1991. 164 Sugata Bose e Ayesha Jalal, Modern South Asia: history, culture, political economy , Routledge, London 1998; la seconda edizione (2004) ha una discussione particolarmente interessante sulle que stioni teoriche della storiografia dell’area in una “general note on historiographicaltrends”postaall’iniziodellabibliografia. 102 riadeimodernistatinazionalidelsubcontinente,conun temadominantecheèladiscussionesucomegestirela diversitàerisolvereletensionifracentroestatiregiona li,attraversoteorieepratichedisovranitàstratificatae condivisa.Primaoperarealizzataaduemanidaunostu diosoindianoedaunastudiosapakistana,unanonpic colapartedellasuarilevanza,comeesplicitanoglistessi autori,stanelfattochequestostudiopromuoveildialo go e la negoziazione contro la guerra e incoraggia “the opening of an intellectual and cultural corridor stre tchingfromLahoretoCalcutta.” 165 Negli anni successivi la vitalità della storiografia sull’Asia meridionale ha continuato a manifestarsi sia a livellointernazionalesiainItalia. 166 Significativoèilfat tocheinunpanoramageneralmentepocoeffervescente comequelloitaliano,conl’avventodelnuovomillennio nellostessoannosianouscitebendueoperegeneralidi storiaindiana,rispettivamentediMichelguglielmoTorri ediFrancescod'OraziFlavoni. 167 Operemoltodiverse,la prima è uno studio volto a inserire la storia dell’India dall’antichitàaogginellastoria–mondoeruotaattornoa dueconcettichiave:lacostanteinterazionedelsubconti 165 Ibidem ,p.xiv. 166 Peres.,PeterRobb, AhistoryofIndia ,Palgrave,NewYork2002, nonostanteiltitoloèunostudiosull’economiapoliticadell’Indiaset tentrionalemoderna;DavidLudden, IndiaandSouthAsia:Ashorthi story ,Oneworld,Oxford2002,èpiùchealtrounastoriadell’identità sociale in India; un’ottima storia generale è Barbara D. Metcalf e ThomasR.Metcalf, AconcisehistoryofIndia ,CambridgeUniversity Press,Cambridge,2002,trad.it.diGisellaFornaca, Storiadell'India , Mondadori,Milano2004. 167 M. Torri, Storia dell’India , cit .; Francesco d'Orazi Flavoni, Storia dell'India:societàesistemadall'indipendenzaadoggi ,Marsilio,Venezia 2000. 10 3 nenteconilrestodelmondocivilizzato,caratterizzatada profondiprocessiditrasformazioneedimutamentoali vello tanto sociale, quanto economico e culturale, e la presenzadiunprocessodimodernizzazioneantecedente alla modernizzazione coloniale, la quale è ambigua e portatricedi istituzionisocialiedischemi mentalioggi ritenutitipicidellasocietàindiana“tradizionale”.Lase conda,invece,operadiundiplomaticodicarrieracom petente anche in campo storico, si concentra esclusiva mentesullavicendadell’Indiadopol’indipendenza,con l’occhiodichihaspessopartecipatoaglieventichede scrive.Iduevolumipresentanounagammaditematiche e di linee di interpretazione che insieme riescono a sti molareearricchiresiaillettorespecialistasiaquellopiù generico.

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105 Stampatonelmesedimaggio2008 pressoEST–Torino

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