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Genealogia Della Famiglia Gentili Di Castelli

Genealogia Della Famiglia Gentili Di Castelli

CAP 1.1

Genealogia della famiglia Gentili di Castelli

Diego Troiano

L’importanza della ricerca archivistica intesa produzione ceramica abruzzesi, Castelli, Bussi, come metodologia per un approccio oramai mul- Torre, Anversa, effettuato da chi scrive, ha già tidisciplinare nello studio della ceramica post- prodotto alcuni interessanti risultati, non solo medievale abruzzese appare sempre con maggio- per la ricostruzione delle genealogie di numerose re evidenza. Da qualche anno, gli ultimi studi a famiglie, dei dati anagrafici di molti vasai, degli riguardo includono quasi sempre notizie rin- imparentamenti, ed altro ancora3, ma anche per- tracciate nei vari archivi regionali e non, dando ché si è evidenziata un’insolita fonte dove rin- risultati estremamente interessanti soprattutto tracciare notizie legate al fenomeno del trasferi- nei casi dove il dato archeologico appare più labi- mento di maestranze4. le1. Questo lavoro nasce dalla consapevolezza da Dopo questo primo approccio, che ha già dato parte di chi scrive delle vaste potenzialità di que- come detto risultati abbastanza sorprendenti, dai sto tipo di ricerca e in particolare dell’analisi dei fondi archivistici suddetti emerge un altro dato, documenti degli archivi parrocchiali special- questa volta più complesso e legato all’utilizzo mente per la ricerca genealogica di famiglie di soprattutto a Castelli e per l’epoca più antica, vasai. Questo tipo di studio viene impostato in Cinquecento e Seicento, dell’uso molto diffuso agli inizi degli anni ’8o da Claudio Rosa, non del cognome ma del patronimico. Partendo il quale comunque ha orientato i suoi lavori pri- da questo dato quindi, si è cercato di congiungere vilegiando solo il centro di Castelli e dando pre- le ricostruzioni genealogiche più antiche basate cedenza a poche note famiglie di maestri vasai2. come detto sull’utilizzo del patronimico con Lo spoglio sistematico dei registri parrocchiali di quelle tardo seicentesche e soprattutto settecen- nati, matrimoni e morti dei maggiori centri di tesche in cui è consolidato l’uso del cognome.

1 Vedi ad esempio gli ultimi studi in BATTISTELLA 2oo4, TROIANO, VERROCCHIO 2oo4. 2 Per le genealogie delle famiglie dei Pompei e dei Grue vedi ROSA 198o e ROSA 1981. 3 Per la genealogia dei vasai castellani in Bussi e Torre vedi TROIANO, VERROCCHIO 2oo2, pp. 3oo-312 e solo per Bussi TROIANO 2oo4. Per i vasai di Anversa vedi VERROCCHIO 2oo2 b. Per la genealogia della famiglia de Vincentiis di Castelli in Bussi, Torre, Popoli e Trivento vedi TROIANO 2oo3, pp. 132-33. Per quella dei Barone di Castelli in Pettorano vedi TROIANO, VERROCCHIO 2oo4, pp. 144-145. Per i Marcelli di Anversa vedi VERROCCHIO 2oo2 a. 4 Ad esempio le prime presenze di vasai castellani in Bussi e Torre vengono scandite fin dall’inizio con una cronologia del- l’immigrazione attraverso i registri parrocchiali in TROIANO, VERROCCHIO 2oo2, pp. 3oo-312 e solo per Bussi: TROIANO 2oo4.

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Fig. 1. Albero genealogico della famiglia Gentile a Castelli. Si noti l’uso del patronimico “d’Intino” nelle prime tre generazioni.

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Con questa semplice operazione si è arrivati a dei risultati a dir poco sorprendenti. Si è già visto in un primo lavoro (TROIANO 2OO4 a) come i discendenti del noto Giacomo di Filippo, uno dei più attivi artefici del compendiarlo castellano, assunsero prima il soprannome e poi il cognome Fuina, famiglia che chiuse con l’ope- ra di Gesualdo nell’Ottocento la grande stagione dei pittori castellani. In questo modo, ricongiun- gendo le genealogie, si sono ricostruite in un arco cronologico esteso, le articolate vicende di una famiglia che molto ha dato all’affermazione della ceramica castellana. In questo studio si presentano i risultati di una ricerca analoga a quella suddetta5, ossia si è par- titi dall’esigenza di rintracciare gli antenati di quel Berardino Gentile detto il vecchio vissuto a Castelli a cavallo della metà del Seicento caposti- pite di una delle più note famiglie di pittori castellani. Soprattutto si è cercato di verificare se la sua ascendenza poteva essere messa in rappor- to con l’omonimo maestro e l’omonima famiglia presente ad Anversa nel Cinquecento, come ulti- mamente affermato in base solo all’omonimia, in maniera superficiale e senza l’ausilio di nes- sun elemento probativo6. Si sono quindi acquisi- te informazioni dai registri parrocchiali castella- ni tenendo questa volta ben presente l’uso molto diffuso del patronimico e si sono dunque cercati gli atti di nascita di Berardino ed Anna, gli unici nominativi a presentare per la prima volta, il cognome Gentile. Si è arrivati quindi a Giacomo d’Intino e a Intino di Intino di Penne, rispettivamente padre e nonno del nostro Berardino. La famiglia Gentile risulta discendere da Intino o Berardino di Intino di Penne che si trasferì a Castelli nel 1595

5 Desidero ringraziare in questa sede il parroco di Castelli don Franco d’Angelo per la disponibilità nei confronti di questa ricerca, inoltre ringrazio Van Verrocchio con il quale ho condiviso tutti gli aspetti inerenti la ricerca e la stesura di questo studio. 6 ARBACE 1998, p. 25; ARBACE 2ooo, p. 143. In forma dubita- tiva si sono invece espressi DE POMPEIS 1998 p. 8 e PROTERRA 2oo3 p. 9. In realtà il primo a proporre la discendenza di “Mastro Bernardino de’ Gentili de Anversa” nella omonima famiglia di Castelli fu nel 1879 il Campori (G. CAMPORI, Notizie storiche e artistiche della maiolica e della porcellana di Ferrara nei secoli XV e XVI, terza edizione, Pesaro, 1879, p. 44).

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Fig. 2a. Castelli, Chiesa di S. Donato, mattone datato 1615, produzione di magister Giacomo d’Intino (per gentile concessione di Andromeda Editrice). Fig. 2b. Castelli, Chiesa di S. Donato, mattone datato 1616, produzione di magister Giacomo d’Intino (per gentile concessione di Andromeda Editrice). Fig. 2c. Castelli, Chiesa di S. Donato, mattone riferibile alla produzione di magister Giacomo d’Intino. Si noti il modo di rappresentare alcuni particolari quali il disegno dell’orecchio, il taglio dell’occhio e del sopracciglio identico al mattone precedente datato 1616 (tratto da AA. VV., Castelli Ceramiche di cinque secoli. Catalogo della mostra, Castelli Museo delle Ceramiche, 5 agosto-5 settembre 1984, tav. 21, ).

morte come magister Giacomo figulo fu l’autore di almeno due mattoni compendiari del soffitto della chiesa di San Donato che presentano l’an- notazione del suo nome (Fig. 2). L’altro figlio Lazzaro come vedremo si occupò anch’esso di ceramica, quindi nella certezza che la famiglia abbia prodotto ceramica anche prima del noto Berardino il vecchio, è proprio nella produzione compendiaria e nello specifico in questi due mattoni, andranno ricercate le caratteristiche peculiari di Giacomo d’Intino o, se si vuole, della produzione più antica della famiglia Gentile. Infine, i legami presunti con l’omonima famiglia di maestri vasai anversani decadono totalmente di fronte alla documentazione qui di seguito pre- sentata, documentazione naturalmente basata non solo sulle carte parrocchiali. I dati raccolti vengono presentati in maniera esemplificativa sotto forma di scheda dei singoli nominativi seguendo una numerazione progres- siva e cronologica. Tutti i documenti, i commen- ti, gli approfondimenti e quanto altro attinente sono stati inseriti all’interno della singola scheda del nominativo a cui si fa riferimento. La ricerca come detto è stata svolta presso l’ar- chivio parrocchiale di Castelli, si sono consultati i seguenti volumi: 1. “Battesimi dal 1575 al 162o”, sposando una castellana. I suoi figli vennero 2. “Battesimi dal 7 ottobre 1631 al 25 ottobre annotati con il patronimico “d’Intino” ed i nipoti 1696”, 3. “Battesimi dal 1698 al 18o1”, 4. “Liber con il patronimico di suo figlio Giacomo cioè “di Baptizatorum” (18o1-1813), 5. “Liber Giacomo” (Fig. 1). I due nomi Berardino e Baptizatorum” (1814-183o), 6. Libro dei matri- Giacomo furono inoltre presenti in maniera moni (1572-1663), 7. “Liber matrimoniorum costante nella famiglia anche in tutte le genera- Castellorum oppidi” (1663-1792), 8. Libro dei zioni successive. matrimoni (1793-18o1), 9. “Liber matrimonio- Pur non avendo notizie sull’attività ceramica di rum” (18o1-1813), 1o. Libro dei morti (1596- Intino, di certo suo figlio annotato nell’atto di 1668), 11. “Libro dei Morti dal 1668 al 1711”, 12.

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“Liber defunctorum” (1712-1789), 13. “Liber sce molto sulla sua famiglia7, di certo va sottoli- defunctorum” (1789-18o1), 14. “Liber defuncto- neata la qualifica di mastro di suo padre rum” (18o1-1813). Costantino, qualifica che comunque anche in questo caso non è possibile relazionare con cer- tezza all’attività ceramica, attività che, come sta 1. INTINO d’Intino. Intino d’Intino della città di emergendo dagli ultimi studi contraddistingue Penne, detto anche Intinillo, Intinello o per l’ampiezza del fenomeno, anche e soprattutto Berardino secondo l’uso come vedremo in segui- in questo periodo, le attività produttive di to di identificare il nome Berardino o Castelli. Di Intino e Diadora non sono annotati Bernardino con la sua forma dialettale Intino o nei registri parrocchiali gli atti di morte. Di certo Intinello, sposa il 5 aprile 1595 a Castelli, Intino è ancora vivo nel luglio del 1616, quando Deaurea figlia di mastro Costantino di Castelli. interviene in qualità di testimone in un atto di Intervengono all’atto come testimoni Medoro di matrimonio, e ancora nel 1623, quando il suo Domenico e Andrea d’Intino, quest’ultimo pro- nome è inserito in un elenco di castellani pre- babile fratello dello sposo. Questa annotazione senti ad una seduta della locale Università8. presente nel libro dei matrimoni dell’Archivio Risulta invece deceduto il 1 febbraio 16279. Dalla Parrocchiale di Castelli rappresenta la prima coppia nacquero di certo 1o figli di cui si sono attestazione ed il punto di partenza della genea- rintracciati gli atti di nascita, e la discendenza logia della famiglia d’Intino in Castelli. In realtà prosegue solo con Giacomo. esattamente l’anno prima, nel 1594 il detto Andrea d’Intino, anch’esso originario della città 2. ANDREA d’Intino. Il 22 aprile 1594 in di Penne (probabile fratello di Intino d’Intino) Castelli, Andrea della città di Penne sposa aveva sposato la castellana Luciola di Ercole Luciola di Ercole, sono presenti all’atto come d’Alei. testimoni i castellani don Giovanni Antonio In questo modo si documenta il cambiamento di Fusco e Intino di Joannella. Luciola era figlia di residenza di Intino, da Penne in Castelli, senza Ercole d’Aleo e Costanza1o e imparentata con però riuscire a scioglierne le dinamiche e le mastro Cola d’Aleo probabile fratello di Ercole11. eventuali motivazioni per mancanza di ulteriori Dalla coppia nasceranno 2 figli. Dopo la prema- elementi. Appare verosimile comunque che il tura morte di Andrea, la vedova Luciola sposa in trasferimento sia avvenuto anteriormente al seconde nozze il 28 maggio 16o6 il lombardo matrimonio, forse per motivazioni inerenti l’at- mastro Giovanni Battista Caccianini, con cui tività lavorativa, non necessariamente comunque genera altri figli12. Luciola morirà il 3 gennaio riconducibile al campo ceramico. 1639: morse Liciola moglie di mastro Battista Sua moglie Diadora o Deaurea, Deaura, Disaurea, lombardo. Delaura, figlia di mastro Costantino di Stefano e Faustina, era nata il 23 ottobre 1575. Non si cono-

7 Mastro Costantino era figlio di un non meglio precisato Stefano, sposa ante 1575 Faustina. Dalla coppia nasceranno di certo 5 figli di cui si sono rintracciati gli atti di nascita: Diaora nel 1575, Eusanio nel 158o, Varano nel 1583, Donato Antonio nel 1586 e Francesco Antonio nel 1591. Costantino morirà post giugno 1599, anno in cui interviene come testi- mone nel matrimonio di Giacomo di Bartolomeo e Claritia di Giovanni. 8 Giovanni Berardino di Giovanni Berardino, nonché suo figlio Giacomo d’Intino sono presenti insieme a molti altri citta- dini di Castelli, il 9 agosto 1623 in una seduta dell’Università in cui si decide di accedere ad un censo con il Conte di Loreto Giovanni Francesco d’Afflitto. Archivio di Stato di Pescara, notarile, notar Tebaldo de Amicis di Penne, anno 1623, Loreto 9 Agosto 1623. 9 Gli eredi di Intino d’Antinillo risultano in questa data insieme a molti altri castellani creditori verso l’Università di Castelli di una somma di denaro per cui si provvede al sequestro di un loro terreno sito allo fosso. Archivio di Stato di Chieti, Regia Udienza, busta 4 fascicolo 1o2, p. 4o. La vertenza discussa nell’anno 1634 presso la Regia Udienza di Chieti, in realtà era sorta fra la Principessa di Squillace e l’Università di Castelli. 1o Costantia Herculis Alei è presente in qualità di madrina in un battesimo del 1o luglio 158o. 11 Cola è tra i pochi nominativi presenti nei Registri Parrocchiali cinquecenteschi affiancato con qualifica di mastro. 12 Come risulta dai registri parrocchiali, soprattutto negli atti di nascita dei suoi figli, mastro Giovanni Battista figlio di

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Sul nome Intino: forma abbreviativa e periodo ed in questa particolare area geografica il dialettale del nome Berardino nome Berardino, Bernardino o Giovanni Dalle ricerche svolte sui documenti, si è visto Berardino era spesso esteso nella sua forma dia- come a Castelli, ma anche a Penne e quindi in lettale nonché abbreviativa in “Intino”. maniera più ampia nel territorio dell’antica dio- cesi pennese, nell’epoca presa in esame cioè I Gentile di Penne seconda metà del cinquecento e prima metà del Con il dato inerente le origini di Intino e Andrea seicento, il nome Intino abbastanza comune a dir nella città di Penne, è sorta immediatamente il vero è messo sempre in relazione con il nome spontanea l’esigenza di verificare e di rintraccia- Berardino, Bernardino o Giovanni Berardino. re presso gli archivi del centro vestino eventuali A volte la stessa persona viene indicata in atti altri dati inerenti la loro ascendenza familiare. diversi alternando i suddetti nomi. Ad esempio Da un rapido calcolo sulle notizie castellane già nel libro dei matrimoni di Castelli in data note, si è arrivati quindi come prima nozione a 1.2.1586 viene annotato il matrimonio fra stabilire approssimativamente la data di nascita “Antonio di Ber(ardin)o di Donato” con di Intino e Andrea, avvenuta negli anni ’5o, primi Angelella di Ottaviano, ebbene nella pagina pre- anni ’6o del ‘5oo. Purtroppo la ricerca nei registri cedente nelle tre annotazioni delle “denuncia- dei battezzati dell’unica parrocchia cioè quella zioni” ovvero atti preliminari al matrimonio (in del duomo allora presente in Penne non ha dato i data 17 e 24 novembre e 1 dicembre 1685), tro- risultati sperati, mancando nei libri parrocchiali viamo lo stesso ma con la variante “Antonio appunto gran parte delle pagine inerenti questi d’Intino di Donato”13. Tibaldo di Berardino alias anni. Intini sposa il 15 settembre 16o4 Ancidonia di In un noto catasto pennese dell’anno 16oo15 Giovanni Antonio. Il nostro Intino d’Intino il viene censito un solo nucleo familiare con il 11.7.16o1 nell’atto di nascita di sua figlia cognome Gentile, si tratta di Giuseppe di Paolo Maddalena è detto “Bernardino”. Gentile, proprietario di una casa di 9 vani dove I registri castellani hanno messo in evidenza, ad abita sita in Rione da Piedi e possessore di una esclusione dei nostri Intino e Andrea di Penne, non meglio indicata “bottega”. Giuseppe, era ben altre sette persone che al nome Berardino figlio di Paolo di Gentile di Tocco16, documentato hanno scambiato spesso quello di Intino14. Per nella cittadina vestina ante anni ’7o del ‘5oo17. concludere appare ben evidente che in questo Questo ramo è l’unico a proseguire la discenden-

Bartolomeo era un “lombardo” di Pallanza, detto anche “Battista Caccianini” o “Cazzanini”, morirà l’11 marzo 1645. Dalla coppia Giovanni Battista e Luciola nasceranno 4 figli, Francesco nel 16o8, Domenica nel 16o9, Petronilla nel 1612 e Bartolomeo nel 1615; la discendenza di estingue con la suddetta Petronilla che sposa nel 1632 Giovanni Bernardino di Daniele. 13 Vedi libro dei matrimoni alla data indicata, pp. 91-92. 14 1. Intino d’Antonio detto anche Intino di Guaccio più volte menzionato in questo modo, compare come testimone in un matrimonio in data 28 maggio 16o6 come Berardino d’Antonio alias Guaccio. 2. Intino di Jacovo più volte menzionato in questo modo nel suo atto di morte in data 2o.9.1622 viene annotato come Berardino di Giacomo. 3. Intino Olivieri (Oliverij) detto anche “Intinello”, nell’atto di matrimonio di sua figlia in data 2.6.16o7 viene detto Berardino Oliverij. 5. Per Tibaldo d’Intino o Tibaldo d’Intino Sante come spesse volte viene annotato vedi sopra, si aggiunge che lo stesso era figlio di Berardino di Sante e fratello di Salvatore d’Intino Sante. 6. Salvatore a sua volta viene annotato ad esempio nell’atto del suo matrimonio in data 26.2.1582 come Salvatore di Berardino de Sante. 7. Per Antonio d’Intino di Donato vedi sopra, si aggiunge che lo stesso è più volte chiamato anche Antonio Vaccheo. Si segnala inoltre un Donato Antonio o Donato d’Intino e un Intino di Bartolomeo di Palombara a cui però non si sono tro- vate le corrispettive annotazioni con Berardino al posto di Intino. 15 Il catasto è conservato presso l’ Archivio Comunale di Penne. 16 Forse Tocco da Casauria, PE. 17 Vedi i registri di battesimo della Cattedrale custoditi presso l’Archivio Diocesano di Penne. Il 3.11.1577 nasce Alessandro figlio di Paulo de Gentile de Tocco.

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za pennese nel Seicento (Fig. 3). Da altre fonti di che spesso accompagna Mastro Silvestro in que- cronologia precedente apprendiamo comunque sti documenti21, ricorda molto da vicino il detto che in Penne erano presenti nella seconda metà Paolo di Tocco, in questo primo caso forse un del ‘5oo altri nuclei familiari con lo stesso cogno- errore di scrittura del parroco e quindi non rife- me, a questi nuclei familiari, estintisi a Penne ribile al luogo di provenienza della famiglia, ma nel ‘6oo, appartengono Giovanni Berardino e ad un abbreviativo patronimico, ovvero Tuccio. Giovanni Pietro Gentili ricordati in un atto nota- rile del 1616 inerente la dote di Lucrezia figlia di Giovanni Pietro e già moglie di Giovanni Pietro Fig. 3. Albero Genealogico della famiglia Gentile di Penne, XVI secolo, Astori18. La dote di 175 ducati viene prelevata sui in cui si evidenzia l’ascendenza pennese dei Gentili di Castelli. beni rimasti dell’eredità del fu Giovanni Pietro Gentili e viene assegnata da Giovanni Battista Gentile di Penne dei frati minori conventuali di S. Francesco, maestro si sacra teologia, presumi- bile parente, forse zio di Lucrezia. A questo ramo della famiglia e nello specifico a Giovanni Berardino potrebbero ricollegarsi i nostri Intino e Andrea trasferitisi a Castelli (Fig. 3). Ad un altro nucleo familiare appartiene magister o mastro Silvestro Gentile il cui nome compare su vari documenti notarili, e fra questi quello inerente la dote di sua figlia Camilla, dote costi- tuita nel 1589 che portò negli anni successivi ad una vertenza discussa presso la locale corte per le cause civili per la sua restituzione che avvenne nel 162319. Questo Silvestro è da identificare con il marito (matrimonio ante 1562) di Nella figlia di Cola di Buccio Longo2o, ostetrica pennese che fra il 1593 ed il 16o8 ritroviamo spessissimo come madrina negli atti di battesimo della catte- drale. La stessa infatti è ricordata sia come Madonna o Donna o Mammina (ovvero ostetri- ca): Nella Gentile, Nella di mastro Silvestro, Nella di Buccio Longo Gentile, Nella di Buccio Longo, o Bucciolonco, e ancora Nella di Buccio o Nella di Tucci. L’aggiunta Tucci o Tusius, Tutij

18 Archivio di Stato di Pescara, notarile, notar Tebaldo de Amicis di Penne. Penne 13 agosto 1616. L’atto è stipulato in casa dei già deceduti Giovanni Berardino e Giovanni Pietro Gentili forse fratelli, sita in rione della Piazza confinante con la strada pubblica e Virgilio Aromatarij. 19 Vedi Atti e Obblighi della Corte Civile in Archivio Comunale di Penne. Atti di restituzione della dote di Camilla figlia di magister Silvestro Gentile e moglie di Giovanni Domenico Albino. Decisione del 2 settembre 1623. La dote di 1oo ducati era stata assegnata il 21 gennaio 1589 con un atto stipulato nella casa di magister Silvestro Gentile sita in Rione S. Paolo. Si fa inoltre riferimento ad un atto in copia presso il notaio Claudio de Rubeis di Penne. 2o Vedi il testamento di Cola di Buccio Longo presso l’Archivio di Stato di Chieti, notarile, notar Gaspare Gentile di Penne, Penne 14 settembre 1586. Nel testamento viene ricordata anche la figlia Nella, in tale data già moglie di magister Silvestro Gentile al quale il padre lascia oltre la dote una somma di denaro da darsi a Camilla sua nipote. Il genero magister Silvestro Gentile è indicato inoltre come esecutore testamentario. 21 Vedi ad esempio l’atto inerente la dote di Clarissa sorella di magister Silvestro Tusius e moglie del fu Nardo Cardone. L’atto è stipulato alla presenza del notaio Gaspare suo nipote (si tratta di Gaspare Gentile), la dote di Clarissa era stata costituita con atto notarile del notar Virgilio Vestini. Archivio di Stato di Pescara, notarile, notar Claudio Rubeo di Penne, anno 1591, Penne 14 febbraio 1591.

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Mastro Silvestro scomparve prematuramente d’Intino-Gentile), potrebbero ricondurre ante il 16oo, anno in cui venne redatto il sopra- Apollonia alla famiglia Rossi o Rubeo - menzionato catasto di Penne e lui non compare. Cantuscio24. Un suo parente fu di certo il notaio Gaspare Giacomo non morì a Castelli ma a Nntaresco Gentile di Penne i cui protocolli che vanno dal (TE), come risulta dall’annotazione sul libro dei 1594 al 1613 sono attualmente conservati presso morti di Castelli in data 24 novembre 1648: l’Archivio di Stato di Chieti22. In un atto notarile Morse Jacovo d’Intino in . Quattro del 1591 riguardante la dote di Clarissa sorella di giorni prima infatti il 2o novembre 1648 in Magister Silvestro di Tuccio compare anche suo Notaresco il parroco annota nel libro dei morti il nipote, notar Gaspare23. decesso, munito dei conforti religiosi di Magister Per concludere, l’accertata presenza della fami- Iacobus figulus di anni 55 (ne aveva invece 52), fu glia in Penne con il cognome Gentile già consoli- sepolto nella chiesa di S. Pietro nella sepoltura dato nel ‘5oo fa ipotizzare che il ramo trapiantato della congregazione del Santissimo Rosario. a Castelli lo abbia di certo utilizzato e tramandato Questa notizia appare di straordinario interesse, nella prima metà del ‘6oo quantomeno oralmen- di certo dall’atto traspare che la scomparsa te o come soprannome contrariamente a quanto avvenne non occasionalmente: il parroco ebbe riscontrato nei documenti parrocchiali, dove i modo di amministrare i sacri conforti religiosi, sacerdoti preferirono, come era consuetudine, annota e quindi è a conoscenza della sua profes- l’annotare il patronimico, in altre parole forse sione di figulo. Inoltre fu sepolto in una sepoltu- furono i parroci a non utilizzare il cognome e non ra diversa da quella comune, ossia quella del la famiglia. In effetti i suddetti Berardino e Anna Santissimo Rosario, in genere riservata solo ai di fatto riportarono l’uso e riutilizzarono in atti confratelli della congrega. Non da ultimo bisogna pubblici un cognome che come visto era già con- ricordare che Castelli in questo periodo era sul- solidato nel ‘5oo e che di certo non era stato l’orlo di una gigantesca crisi economica, eviden- dimenticato. ziata l’anno successivo con una inconsueta onda- ta di decessi della popolazione ben evidenziata 3. Magister GIACOMO d’Intino. Nato il 26 dai registri parrocchiali castellani. In effetti non luglio 1596, figlio di Berardino di Berardino. vi sono altri dati a parte le suddette riflessioni Sposa ante 1634 Apollonia, con la quale genera 6 per ritenere con certezza che Giacomo avesse figli e fra essi Bernardino e Lazzaro che conti- lasciato temporaneamente Castelli e trasferito la nueranno la discendenza. Apollonia morirà il 12 sua residenza altrove. Rimane comunque diffici- gennaio 1678: Morse Apollonia di Jacovo. In tutti le tentare di trovare altre eventuali motivazioni gli atti di nascita dei figli dal 1634 al 1646, che avessero spinto il nostro Giacomo a salire in Giacomo è accompagnato sempre dal patronimi- collina fino a Notaresco solo per transito occa- co, egli non utilizzò mai il cognome Gentile. Per sionale, lasciando la valle del , noto per- quanto riguarda sua moglie Apollonia, le notizie corso obbligato e principale via di comunicazio- sono estremamente scarne, manca l’atto di ne che dall’interno ossia da Castelli conduceva matrimonio, e nelle annotazioni di nascita dei verso il mare. suoi figli, al di fuori del nome, non viene mai Le qualifiche di magister e figulo inserite accanto specificato né il cognome o la paternità, ma come al suo nome nell’atto di morte ci indica chiara- vedremo in seguito, alcuni dati (inerenti la mente che egli si occupò di ceramica, anzi a lui Cappella di S. Mattia di patronato della famiglia vanno a questo punto attribuiti due mattoni

22 Notar Gaspare Gentili di Penne in realtà rogò soprattutto nel vicino centro di Pianella dove si era trasferito. I protocolli consultati in due buste sono costituiti da atti in ordine sparso e non rilegati e abbracciano un periodo più ampio di quello annotato dall’inventario dell’Archivio (1581-1623). 23 Archivio di Stato di Pescara, notarile, notar Claudio Rubeo di Penne, anno 1591, Penne 14 febbraio 1591. 24 Analizzando comunque il libro dei nati, nel periodo interessato, l’unica Apollonia che potrebbe essere identificata con la nostra è Apollonia figlia di Antonio di Bartolomeo e Finisdecia di Giovanni Battista, nata a Castelli il 12 febbraio 16o2.

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compendiari che recano la scritta con il suo ducati, dei quali 15o promessi da Michelangelo di nome e le date 1615 e 1616 (Fig. 2 a, b) nonché un Patrizio di Penne zio paterno di Maddalena e 5o terzo mattone con busto maschile affine stilisti- da Intino, Giacomo e Lazzaro rispettivamente camente ai precedenti (Fig. 2c). All’epoca padre e fratelli della stessa Maddalena, Andrea Giacomo aveva 19 e 2o anni, quindi si tratta di Pipolo dichiara di aver ricevuto da Michelangelo opere giovanili, anche se in esse sono presenti Patrizio una serie di beni mobili fra cui un mate- tutti gli elementi che caratterizzarono la straor- rasso, lenzuola, cuscini, tovaglie, una veste tor- dinaria fase matura del compendiario castellano. china, una veste incarnata guarnita con velluto Queste mattonelle mostrano busti maschili girati verde, un paro di maniche di velluto rosso a di profilo e presentano alcune caratteristiche fondo d’oro, lana, oro, una cascia, il tutto per il distintive come ad esempio il taglio dell’occhio e valore di 76 carlini 4,8 grana, oltre a 18 ducati in del sopracciglio, la posizione della pupilla, l’o- moneta come risulta da scritture del libro dello recchio con caratteristico riempimento scuro stesso Michelangelo. In questo modo, davanti al della parte interna, le ombre sul viso con gota notaio, Michelangelo si dichiara debitore di arrossata, nonché il disegno della posizione delle Andrea di ducati 54, carlini 8 e grana 3, e pro- braccia e del collo del vestito. mette di rimettere la somma a rate. Allo stesso modo promettono di liquidare Giacomo e 4. CECILIA d’Intino. Nata il 3 giugno 1597, figlia Lazzaro fratelli di Maddalena, fino all’estinzione di Intinillo. del debito. 5. DOROTEA d’Intino. Nata il 6 dicembre 1598, Non appare casuale in questo periodo, un altro figlia di Intino de Civita di Penne et di Deaura di legame matrimoniale fra un castellano ed una Costantino delli Castelli. pennese della stessa famiglia Pipolo. Si tratta di 6. AGATA d’Intino. Nata il 2 luglio 16oo, figlia di Lorenza figlia di Nicola Pipolo seconda moglie di Deaura et Intinello suo marito. Antonio figlio di Finisso Cappelletti di Castelli. 7. MADDALENA d’Intino. Nata l’11 luglio 16o1, Antonio nato a Castelli il 9 agosto 1589, risulta figlia di Bernardino di Civita di Penne e risiedere in Penne già ante 161627, e la sua Disaurea. Sposerà ante 1622 Andrea Pipolo di discendenza proseguirà nel paese vestino, fino Penne25. Di notevole interesse ai fini della rico- agli inizi del ‘7oo, come ci testimoniano vari atti struzione genealogica appare un atto notarile del notarili28. Inoltre ante 1632 è documentato a 1624 inerente la dote della nostra Maddalena Penne un altro Cappelletti di Castelli, in un atto d’Intino, nell’atto compare Michelangelo notarile del 26 marzo 1632 Giovanni Marco Patrizio zio di Maddalena26. Davanti al notaio ed Iacchitti di Penne si dichiara debitore di ai testimoni si costituiscono Andrea Pipolo di Domenico Cappelletti di Castelli abitante a Penne e Maddalena d’Intino de Castellis, coniu- Penne della somma di 4 carlini, residuo di 2o gi. In riferimento alla dote assicurata di 2oo ducati: prezzo di un orto posto in Rione S. Paolo

25 Dalla coppia nascono: (?) non si legge, per le lacune del foglio, nato il 23 novembre 1622, Maria Giovanna il 12 gennaio 1627, Nicola il 1o dicembre 1628, Francesca il 25 maggio 1631, Andrea postumo il 21 luglio 1634. Archivio Diocesano di Penne, registri dei nati della cattedrale. 26 L’atto è stipulato in casa di Michelangelo Patrizio sita in Penne in rione S. Giovanni di mezzo confinante con la strada pubblica, gli eredi di Cesare Patrizio ed altri. Intervengono come testimoni Giovanni Domenico Rosa, Giovanni Domenico di Cicco di Giovanni Andrea, Agostino Saracino, Michelangelo Cantagallo, e Don Ruggiero Falcone. Archivio di Stato di Pescara, notarile, notaio Claudio Rubeo di Penne, anno 1624, Penne 6 maggio 1624. Da altri atti notarili apprendiamo che Michelangelo era fratello di Cesare, il cognome viene anche riportato come “di Patrizio” forse un patro- nimico. 27 Il 23 febbraio 1616, Antonio Finisso di castro Castellorum abitante a Penne, prende in affitto dal parroco di S. Panfilo a terza generazione mascolina due vani di casa siti in rione S. Paolo. Archivio di Stato di Pescara, notarile, notar Luca Teccarelli di Penne, Penne 23 febbraio 1616. 28 Antonio lo ritroviamo in Penne dove risulta dal 1616 in poi definitivamente trasferito, in vari altri atti notarili dove utiliz- zò spesso il patronimico: Finissi, anche suo figlio Carlo utilizzo lo stesso patronimico Finissi fino alla fine del ‘6oo quan- do assunse definitivamente il cognome Cappelletti.

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precedentemente vendutogli per mano dello Intino che concorrono (congiuntamente al padre stesso notaio dal Cappelletti29. Domenico con una somma di denaro) nella costituzione di potrebbe essere identificato con il nipote del 2oo ducati di dote di Maddalena (vedi supra). Il suddetto Antonio, figlio di suo fratello Matteo, 23 settembre 1634, Lazzaro sposa Caterina figlia nato 23 novembre 1597. Quest’ultimo contraria- di Antonio di Castelli, all’atto intervennero come mente a suo zio farà dopo pochi mesi rientro in padrini Giovanni Maria Mascia e Mercurio Castelli dove sposa nel luglio del 1634 Berardina d’Antonio. Dalla coppia nasceranno 7 figli, quasi di Matteo. tutti scomparsi in tenera età, la discendenza pro- 8. FRANCESCO d’Intino - Gentile. Nato il 2 segue con Mattia che sposa Francesco Celli di ottobre 16o3, figlio di Intino d’Intino di Civita di Teramo abitante a Castelli, per cui questo ramo di Penne e di Dia…era, morì di morte violenta in Lazzaro d’Intino si estingue nella famiglia Celli. come viene annotato nel libro dei morti Lazzaro si spense il 3 luglio 1662: Morse Lazzaro di Castelli in data 28 maggio 168o: Morse d’Intino e la moglie Caterina il 1o aprile 1695: Francesco Gentile ammazzato e fu seppellito Morse Caterina di Lazzaro. nella Badial Chiesa di S. Andrea di Tossicia3o. Si Sull’attività di Lazzaro come ceramista è docu- tratta di certo del nostro Francesco d’Intino, mentata ante 1656 una fornitura di maiolica su anche se appare anomalo l’omicidio di un uomo commissione ma non meglio precisata nei parti- di 77 anni. In questo caso, si manifesta evidente colari. La notizia è inserita nel testamento del come lo stesso nominativo compare nell’atto di notar Alessandro de Benedictis redatto in Penne nascita con il patronimico e nell’atto di morte il 6 dicembre 1656 ed aperto dopo la sua morte il con il cognome Gentile oramai già consolidato a 28 luglio 1657. All’interno del testamento è pre- Castelli. sente una nota dei debitori fra i quali compare 9. MARTA d’Intino. Nata il 5 luglio 16o6 da mastro Lazzaro d’Intino delli Castelli deve resti- Intino di Civita di Penne e Deaura, morì il 6 set- tuire ducati venti pagatili per la faienza non fatta tembre 1638: Morse Marta sorella di Jacovo nel modo, et forma patteggiato, et convenuto in d’Intino. virtù di polisa.31 1o. DOMENICO ANTONIO d’Intino - Gentili. Nato il 23 ottobre 1611 da Intinello di Civita di Il patronato della Cappella di S. Mattia Penne e Dia…(?). Potrebbe trattarsi di Antonio Apostolo dei d’Intino - Gentile Gentile documentato come vedremo nel 1662 Fra i vari altari connessi a benefici ecclesiastici come intestatario del patronato della Cappella di presenti all’interno della chiesa matrice di S. S. Mattia (vedi infra). Giovanni Battista di Castelli, vi è anche quello 11. CALISTA d’Intino. Nata il 9 ottobre 1614 da intitolato a S. Mattia (S. Matteo apostolo). Di Intino e Delaura. questo altare o cappella si ha notizie nelle rela- 12. Mastro LAZZARO d’Intino. Pur in assenza zioni delle consuete visite pastorali che il vescovo dell’atto di nascita, non presente nei registri di Penne effettuava ciclicamente nelle parroc- parrocchiali, la sua paternità viene documentato chie della sua diocesi. Nelle poche relazioni nell’atto notarile del 1624 inerente la dotazione superstiti, conservate presso l’Archivio di sua sorella Maddalena. In tale documento Diocesano di Penne si hanno dati della cappella infatti appare Giacomo e Lazzaro fratelli figli di di S. Mattia fin dal 165232 ma di estremo interes-

29 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Curzio Tranquilli di Notaresco, anno 1632, Penne 26 marzo 1632. 3o La chiesa (ex parrocchiale) di S. Andrea si trova nel centro di Flamignano oggi frazione del comune di Tossicia. Il riscon- tro presso l’Archivio Parrocchiale di Tossicia purtroppo non ha dato esito positivo essendo andati persi i registri più anti- chi del Seicento di questa parrocchia di S. Andrea. 31 Il de Benedictis decide di scrivere le sue ultime volontà a causa del contagio della peste che opprime la città di Penne e molti altri luoghi della provincia. Lascia (a parte un vitalizio per la moglie Giovanna), erede universale il Reverendo Capitolo della Cattedrale di Penne. Archivio di Stato di Chieti, notarile, notar Giovanni Domenico Presutti di Penne, anno 1657, Penne 28 luglio 1657. 32 Archivio Diocesano di Penne, fondo visite pastorali. Castelli, visita dal 15 al 19 marzo 1652.

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se per la nostra ricostruzione genealogia sono far dire le messe nella medesima cappella. quelle del 1662 e del 167o. Nella visita a Castelli Nell’ipotesi relativa all’eredità è da tener presen- effettuata fra il 18 ed il 21 settembre 1662, il te che gli unici parenti dei Gentile a Castelli in vescovo recatosi presso la chiesa di S. Giovanni questo periodo erano quelli della famiglia d’ori- Battista, vede l’altare di S. Mattia di cui è rettore gine di Apollonia, moglie di Giacomo e quelli di Don Luca de Sanctis, ed annota che la medesima Diadora moglie di Intino. Forse donne apparte- è de iure patronatus Antonio Gentilis, ha un red- nenti alla famiglia Rossi (Rubeo, Russo, de dito di cinque ducati e l’onere di una messa. Otto Rubeis), in questo modo appare più logico a fine anni dopo nella visita effettuata fra il 7 ed il 1o Seicento la perdita di patronato dei Gentile a settembre 167o, nella stessa chiesa, il vescovo vantaggio dei Rossi. ritrova lo stesso altare di S. Mattia ma questa Nel 1691 infatti la cappella è di nuovo strana- volta registra de iure patronatus illorum de mente senza patronato tanto che in un atto nota- Intinis, aggiunge che si tratta di un beneficio rile di quest’anno vi troviamo il parroco di semplice amministrato dallo stesso rettore D. Castelli come curatore dei beni ovvero conserva- Luca de Sanctis e ha l’onere di una messa. Il tore deputato sui frutti34. Due anni dopo nel vescovo in tale occasione impone di risistemare 1693, in un altro atto notarile, si nomina in sosti- entro un mese il piano dell’altare. tuzione del vecchio rettore (don Luca de Sanctis), Appare in questo modo evidente come i compo- il chierico Ignazio Antonio di Agostino di nenti della famiglia d’Intino: illorum de Intinis, Castelli, in tale data la cappella risulta di patro- agli inizi negli anni ’6o del Seicento, incomincia- nato della famiglia de Rubeis35. rono ad utilizzare il cognome Gentili, anzi in que- Attraverso il matrimonio di Caterina figlia di sto periodo spesso si alternò l’uso del patronimi- Michelangelo Russo o Rubeo36 con Agostino di co con il cognome33. Valentino originario della Villa delli Colli il Antonio Gentile possessore del patronato suddet- patronato passa ai Valentini, la stessa Caterina to potrebbe essere identificato con Domenico risulta donataria di beni alla Cappella37. Antonio d’Intino all’epoca di 51 anni. Come detto Dai Valentini successivamente a metà Settecento di questa cappella si hanno poche notizie prima il beneficio di S. Mattia viene ceduto alla famiglia del patronato dei Gentile, alcuni indizi comunque Vagnoli, in quest’ultimo passaggio Giacobbe concorrono nel ritenere che la stessa fosse stata Valentini nell’atto notarile di donazione, fa un eretta da un’altra famiglia forse i Rossi e che i interessante riferimento alla sua fondazione Gentile l’avessero probabilmente ereditata, dopo come la quondam Pentasilea Russi di detta terra un documentato periodo di assenza di patronato. sua zia lasciò molti beni per fondare la venerabile Nell’accennata visita pastorale del 1652 infatti, il cappella di S. Mattia eretta dentro la matrice vescovo impone al Reverendo Vicario Foraneo di chiesa di S. Giovanni Battista di detto luogo, questo luoco che si compiaccia prendere la come costa dal suo testamento …38. Si tratta di sopraintendenza dei beni della cappella di Santo Pentasilea di Giacomo bisnonna della nostra Mathia di questa chiesa, con darli in affitto a chi Caterina, moglie di Michelangelo o Amicangelo più li pare, e con ritratto delli frutti si compiaccia di Giovanni Ruscio (matrimonio del 1576) e

33 In realtà l’attestazione più antica del cognome Gentile si rinviene in questa visita parrocchiale del 1662, e nello specifico riferita ad Antonio. Solo l’anno successivo nel 1663 lo utilizzerà Berardino come vedremo nei registri parrocchiali castel- lani. 34 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Giacinto Liberatore di Scorrano, anno 1691, Castelli 9 luglio 1691. 35 Archivio di Stato di Chieti, notarile, notar Massimo Schips di , anno 1693, Castelli 9 aprile 1693. 36 Michelangelo Rossi risulta sposato con Anandia o Anandinia e padre di sole due figlie, Caterina era nata il 5 dicembre 1639 che prosegue la discendenza e Margherita nata il 7 febbraio 1641. 37 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Bartolomeo Paoletti di Tossicia, anno 1695, Castelli (due atti consecutivi) 15 maggio 1695. La donazione di Caterina Rossi a cui si fa riferimento risulta da una scrittura privata redatta per mano del Reverendo Don Pietro Setta ante 1695. 38 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Pietro Valentino Grue, anno 1751, Castelli 14 giugno.

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madre di Scipione Rossi nonno di Caterina. 15. BERARDINO di Giacomo d’Intino - Pentasilea dopo la morte del primo marito si Gentile. Nato il 15 giugno 1635 da Jacovo d’Intino risposa nel 16oo con il vedovo Intino o Berardino e da Apollonia, egli fu il primo della famiglia ad di Antonio alias Guaccio, ma risulta vedova di utilizzare dagli inizi degli anni ’6o del ‘6oo il quest’ultimo già nel 1613. Morirà il 14 giugno cognome Gentile41. Sposa ante 1668 Giustina 1635. Dalle poche notizie a riguardo comunque Cappelletti. Morirà il 12 maggio 1683: Morse non risultano affinità fra la detta Pentasilea e la Berardino Gentile con tutti li Sacramenti. Dalla famiglia Gentile. Di certo comunque, da altri coppia nasceranno 8 figli, la discendenza prose- documenti39 la Cappella risulta già eretta nel gue con Carmine. Giustina nata il 24 febbraio 1618 per cui appare certo che Pentasilea nomina- 1643 e morta il 26 gennaio 1726 all’età di 83 anni, ta nel documento di metà Settecento è da identi- era figlia di Giovanni Antonio Cappelletti, giudi- ficarsi con la suddetta. ce a contratti42, e la non meglio precisata Mattia. Era discendente del ramo di Serafino, e cugina di 13. ERCOLE d’Andrea d’intino. Nato il 5 secondo grado di Bartolomeo Cappelletti marito novembre 1596, figlio di Andrea d’Intino di di Anna Gentile. Come appare evidente dall’al- Civita. Di lui non si hanno molte notizie, è pro- bero genealogico (Fig. 4) i rapporti fra le due babile che dopo la prematura scomparsa del famiglie furono molto stretti, ed a fine Seicento, padre ed il successivo secondo matrimonio della quando questo ramo dei Cappelletti si estinse a madre nel 16o6 (con il mastro lombardo Castelli, proprio i Gentili ne ereditarono parte Giovanni Battista Caccianini, vedi supra), egli di delle proprietà43. La bibliografia ceramologica ha appena 1o anni, seguisse la madre e si integrasse molto insistito in passato, sul rapporto di paren- nella famiglia Caccianini. Risulta ancora vivo il 9 tela dei Gentile con la famiglia Cappelletti, rap- agosto 1623, quando ventisettenne partecipa porto che si ritenne non estraneo anche all’ap- insieme a molti altri cittadini ad una seduta prendistato ceramologico dei fratelli Giacomo e dell’Università di Castelli convocati per garantire Carmine Gentili con Carlo Antonio Grue con- l’accesso ad un prestito o censo con il conte di giunto dei Cappelletti. In realtà queste relazioni Loreto Giovanni Francesco d’Afflitto4o. sono più antiche, il padre della nostra Giustina 14. ANGELA d’Andrea d’Intino. Nata il 2 era cugino di primo grado del noto Francesco dicembre 1598, figlia di Andrea d’Intino di Grue figlio di Margherita di Serafino Cappelletti, Civita. e proprio le influenze di Francesco Grue, come vedremo, caratterizzeranno la produzione del

39 I beni della Cappella di S. Mattia sono nominati nel 1618 fra i confini di una casa sita in Castelli “in loco detto al giardino” di proprietà dei fratelli Giacomo e Girolamo di Filippo d’Antonio venduta in questo anno al Reverendo D. Leonardo Cornacchia. Archivio di Stato di Chieti, notarile, notar Giovanni Nicola Lanuti di Chieti, anno 1618, Chieti 14 agosto 1618. 4o Nell’atto è ricordato con il patronimico: Ercole di Andrea. Archivio di Stato di Pescara, notarile, notar Tebaldo de Amicis di Penne, anno 1623, Loreto 9 agosto 1623. 41 In realtà il primo fu nel 1662 Antonio Gentili (vedi infra). Nei registri parrocchiali la prima volta in cui compare Berardino accompagnato dal cognome Gentile è il 24 dicembre 1663, quando il suo nome è presente come padrino nel- l’atto di matrimonio di Francesco di Berardino Nardangeli. L’anno successivo il 4 febbraio 1664 è ancora presente come padrino al matrimonio di Francesco di Michele di Antonio Santo. Dopo queste date il cognome Gentili è sempre utilizzato negli atti di nascita di tutti i suoi figli fin dal 1668 anno di nascita del primogenito. Il fratello Costantino utilizzò il cogno- me Gentile quando intervenne il 21 febbraio 1666 anch’esso come padrino al matrimonio di Giovanni di Leonardo e Francesca di Annunzio di Giustiniano. La sorella Anna, utilizzo il cognome Gentili la prima volta nel suo atto di matrimo- nio l’11 agosto 168o. 42 Sulla sua attività di giudice a contratti vedi vari atti notarili rogati a Castelli (in cui compare con questa qualifica), nei pro- tocolli del notaio Lorenzo Melchiorri di Montorio conservati presso l’Archivio di Stato di Teramo. Ad esempio nell’anno 1637, nel 1647, 1648, e nel 1649. 43 Carmine Gentile, risulta infatti erede di suo zio paterno Pietro Antonio Cappelletti. Vedi Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Domenico Antonio Olivieri di Castelli, anno 1756, Castelli 1o dicembre 1756, notar Francesco Carlucci Pistilli di Teramo, anno 1756, Teramo 17 novembre 1756. Negli atti suddetti Carmine Gentili definito negoziante di maio- lica fina intervenne in riferimento ad un censo stipulato da suo zio Pietro Antonio Cappelletti nel 1712 con Domenico Antonio Polce.

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nostro Berardino Gentile. Inoltre non va sotto- ad uso di cantina di fondaco e di legnaro e 5 valutata la precoce adesione ai canoni dell’isto- superiori. Confina davanti con la strada grande, riato anche dei Cappelletti, espressi già in pieno dietro Ascenzo de Sanctis, da un lato la Piazza e periodo compendiarlo attraverso le ben note ed dall’altro lato Alessandro Vagnoli e Croce Tiberij. innovative formelle dell’Altare di S. Michele Per le vicende successive vedi infra. Arcangelo della parrocchiale di Castelli. Anzi recentemente si è evidenziato nella figura di La bottega Francesco Grue il suo probabile apprendistato Berardino non risulta proprietario di una bottega, nonché i precoci influssi della nascente produ- indirettamente però si sa che egli lavorò quanto- zione istoriata appunto attraverso la famiglia meno nell’ultimo periodo della sua attività in una materna dei Cappelletti44. dette 3 botteghe di Geronimo Pompei site alle Volte. Nel 1695 infatti i suoi figli Giacomo e La casa Carmine si trovarono debitori anche in nome del I beni di Bernardino sono elencati per la prima defunto Berardino nei confronti di Gabriele figlio volta in maniera sistematica nel Catasto Antico ed erede di Geronimo Pompei della somma di 151 del 1685 di Castelli, in tale data gli eredi di ducati 26 grana e 9 cavalli. Tale debito, riscontra- Berardino Gentile possiedono già la casa dove bile in un atto notarile, viene evidenziato dal conto continueranno ad abitare i suoi discendenti fino fra le due parti del dare at avere come risulta da un all’inizio dell’’8oo quando passò ai de Dominicis. libro tenuto dal detto Gabriele. Si specifica inoltre La stessa è sita ad angolo fra la piazza principale che detto conto è riferito a tutto il negotiato fra di di Castelli e la strada grande cioè l’attuale via noi, di tutte le fatighe et opere fatte nella poteca di Carmine Gentili chiamata oggi in tal modo detto Gabriele come da noi predetti Carmine e appunto in relazione alla sua abitazione. Nel Giacomo, quanto dal quondam Berardino Gentile catasto del 1685 confinava con Martino Leonetto, nostro padre et calcolate il valore di tutte dette fati- Camillo Antonio Cornacchia, la Piazza e la Via45. ghe et opere et di tutto quello avuto et ricevuto da Dieci anni dopo la stessa abitazione è tenuta da noi et dal detto quondam nostro padre, s’è trovato Giacomo e Carmine Gentili, è di 4 vani e confina et calcolato che i Gentili risultano debitori dei davanti con la via pubblica, dietro con Leonardo Pompei dei detti ducati 151. Si precisa infine che i Cornacchia, da un lato con Caterinella Lelij e dal- debitori si impegnano con il creditore a pagarli et l’altro con la piazza stessa46. Negli anni successi- sodisfarli di contarsi qui nelli Castelli… Castelli 3o vi si documenta come l’abitazione fu dai detti ottobre 1695 49. eredi ingrandita con acquisti di stabili confinanti Nove anni dopo, il 6 agosto 17o4, il debito risulta e con la costruzione di nuove muraglie47. Nel ancora non pagato, tanto che i fratelli Giacomo e 1743, Carmine Gentili, nel Catasto Onciario48 Carmine si impegnano con un altro atto notarile possiede la casa di abitazione che ha assunto ora- a soddisfare ratealmente il Pompei5o. Questo mai l’assetto definitivo: ha 9 vani cioè 3 terranei documento del 17o4 è rogato in casa del notaio

44 ARBACE 2ooo, p. 85. 45 Oltre alla casa, gli eredi possiedono solo un terreno, una chiusa sita alle Cese. Catasto del 1685, Archivio Comunale di Castelli. 46 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Bartolomeo Paoletti di Tossicia, anno 1695, Castelli 21 giugno 1695. 47 Il Bastardello annota che ai beni descritti nel catasto si aggiungono: 1. metà di una cantina o “cellaro” già di proprietà dei Gentile e ceduta a Bartolomeo Cappelletti per la dote di sua moglie Anna Gentili e ricomprata dagli eredi di quest’ultimo. 2. muraglie di nuova costruzione. 3. una stanza comprata da Martino Leonetti e sua moglie. 4. Casa comprata dagli eredi di Valerio di Giovanni. 5. una stanza terranea che fu di Nicola Pardi, adibita a stalla acquistata da Simone Paolini. Bastardello, Archivio Comunale di Castelli. Vedi le due partite di eredi di Berardino Gentile e Bartolomeo Cappelletti. 48 Copia del XIX secolo del Catasto Onciario di Castelli del 1743, Archivio Comunale di Castelli. 49 Atto redatto dal notar Massimo Schips di Castel Castagna datato Castelli 3o ottobre 1695. Inserito in un libro di atti nota- rili del notar Francesco de Perleonibus di Castel Castagna, anno 17o4, Castagna 6 luglio 17o4. Archivio Comunale di Castelli. Questo documento del 1685 è da intendersi come una scrittura privata anche se redatta da un notaio, infatti esso non è inserito nei repertori del notaio Schips di Castagna oggi custoditi presso l’Archivio di Stato di Chieti. 5o Per le difficoltà economiche della famiglia in questo periodo vedi MAZZUCCATO 1984, HESS 1999, p. 41, documento n. 8.

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Fig. 4. Albero genealogico del solo ramo di Serafino di Cola della famiglia Cappelletti di Castelli. Si noti la parentela con i Gentili attraverso Giustina figlia di Giovanni Antonio e Bartolomeo figlio di Antonio.

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Francesco de Perleonibus a Castel Castagna lani verso nuovi centri e la conseguente apertura paese non lontano da Castelli e contiene in alle- di manifatture con sbocchi commerciali in altre gato oltre al documento del notaio Schips del aree regionali come ad esempio fu per i casi di 1685 precedentemente descritto anche una pro- Torre e Bussi. cura scritta a Castelli dallo stesso notaio de Infine in merito alla probabile attività ceramica Perleonibus il giorno prima, il 5 luglio, in cui di Geronimo Pompei, ultimamente molto spon- Gabriele Pompei designa il signor Francesco di sorizzata52 e come si vuole caratterizzata da una Clemente di Castagna a rappresentarlo in qualità presunta produzione aulica, addirittura di isto- di suo procuratore nell’atto da redigere il giorno riati, si fa presente che la stessa appare comple- dopo a Castagna. Risulta in questo modo assai tamente priva di sostegni convincenti, poiché stravagante la procura del Pompei perché non basata su ricerche archivistiche inconsistenti necessaria, visto che il notaio si trovava in nonché supposti scarti di fornace che non pre- Castelli il giorno prima, cioè il 5, ed avrebbe sentano a dir il vero nessun visibile difetto di potuto di certo redigere l’atto con le parti ambe- cottura e attribuite a Gerolamo solo in base all’a- due residenti in paese, anzi facendo come si è rea di rinvenimento, ovvero un butto sottostante effettivamente operato, si è imposto il giorno la sua abitazione a Castelli, butto oramai in que- dopo ai fratelli Gentile uno spostamento inutile sto periodo solo d’uso e non di fornace. da Castelli fino a Castagna. V. de Pompeis51 che ha segnalato questi atti, ha La produzione visto erroneamente in questo debito dei Gentile La sua attività ceramica è documentata allo stato una loro dipendenza dai Pompei, prassi questa attuale degli studi esclusivamente con targhe oramai consueta, ma altrettanto parziale di lettu- devozionali di cui due firmate e datate opere di ra delle fonti che si concretizza quasi sempre, da modesta esecuzione che ricordano lo stile di parte dello studioso, nell’esaltazione della fami- Francesco Grue e della sua bottega dove forse il glia Pompei spesso a discapito di altre, come nel nostro Berardino operò. La prima con il caso suddetto dei Gentile. In realtà pur trovan- Crocifisso del Carmine datata 167o53 e la seconda dosi in presenza di un documento assai ambiguo, firmata “BERARDINO GENTILE FECIT OPERA” dallo stesso si evince chiaramente che fra le due e datata “A. D. DIECI FEB(RAI)O 1672” raffigu- famiglie ci fu di certo un rapporto di società, e rante la madonna del Rosario e santi54. Alla sua non di dipendenza, altrimenti non si giustifica la mano recentemente gli è stata attribuita un’altra menzione fra di noi del dare ed avere, ne tanto targa raffigurante S. Rocco datata 168155. meno il fatto assai anomalo di un dipendente che deve del denaro al suo datore di lavoro. Società in 16. ROSINA di Giacomo d’Intino. Nata il 15 cui il Pompei mette il capitale ovvero la bottega, ottobre 1636 figlia di Jacovo d’Intino e Apollonia. oramai solo di proprietà e forse anche le materie 17. COSTANTINO di Giacomo d’Intino - prime quali piombo e stagno ed i Gentile il lavo- Gentile. Nato il 25 settembre 1638, figlio di ro. Altra riflessione poi è da fare se la società si Jacovo d’Intino e Apollonia. Di lui non si conosce concluse con un debito dei Gentile, debito in cui la data di morte, risulta comunque ancora vivo non è possibile non vedere la crisi del settore all’età di 28 anni, quando il 21 febbraio 1666 ceramico in Castelli. Crisi che portò appunto in interviene in Castelli in qualità di padrino al quegli anni ad un vero e proprio esodo di castel- matrimonio di Giovanni di Leonardo e Francesca

51 DE POMPEIS 2ooo, p. 18, 2o. 52 DE POMPEIS 2ooo, ARBACE 2ooo p. 138 e 139, Figg. 116, 117. 53 POLIDORI 1949, Tav. 17. 54 ARBACE 1993, p. 32, ARBACE 2ooo p. 121. All’epoca Berardino ha 37 anni, e da circa 5 anni sposato con Giustina Cappelletti, ha un solo figlio di 4 anni Giacomo, e firma la targa stranamente annotando anche il giorno ed il mese di esecuzione che coincide con la nascita di sua figlia Rosina che avverrà pochi giorni dopo. 55 BATTISTELLA 2oo4a p. 98, scheda 82.

22 Genealogia della famiglia Gentili di Castelli CAP 1.1

di Annunzio di Giustiniano. In tale occasione 23. DOMENICA ANTONIA di Lazzaro d’Intino. viene annotato con il cognome Gentile. Nata il 12 ottobre 1642, figlia di Lazzaro d’Intino 18. GIUSEPPE di Giacomo d’Intino. Nato il 27 e Caterina, morì a 7 anni il 1o novembre 1649. maggio 1642, figlio di Jacovo d’Intino e 24. GIACOMO di Lazzaro d’Intino. Nato l’ulti- Apollonia. Morirà dopo qualche giorno il 1 giu- mo di febbraio 1651 e morto dopo qualche mese gno 1642: Morse Giuseppe di Jacovo d’Intino il 9 aprile 1651, figlio di Lazzaro d’Intino e nelle fasce …. Caterina. 19 ANNA di Giacomo d’Intino - Gentile. Nata il 25. ALETIO (?)di Lazzaro d’Intino. Nato il 17 28 luglio 1646, figlia di Jacovo d’Intino e giugno 1655 da Lazzaro d’Intino e Caterina, morì Apollonia. Sposa l’11 agosto 168o Bartolomeo dopo 4 anni il 24 aprile 1659. figlio di Antonio Cappelletti, testimoni delle 26. ANDREA di Lazzaro d’Intino. Di lui non ho nozze furono Vincenzo Rapaccioli e Francesco di trovato la data di nascita, da collocarsi comunque Leonetto, nell’atto di matrimonio Anna è accom- di certo ante 1662 anno della morte del padre. pagnata per la prima volta dal cognome Gentile. Morì il 13 gennaio 1665: Andrea figlio del quon- Ebbe per dote la metà di un vano adibito a canti- dam Lazaro d’intino. na che successivamente fu rivenduto dal marito ai suoi nipoti Giacomo e Carmine Gentile56 ed un 27. GIACOMO Gentile. Nato il 14 settembre terreno in contrada le Cese57. 1668 da Berardino Gentile e Giustina, morì a soli 45 anni il 17 settembre 1713: Morì Giacomo 2o. PAOLO di Lazzaro d’Intino. Nato il 25 gen- Gentile con tutti li Sacramenti e fu sepolto in S. naio 1636, figlio di Lazzaro d’intino e Caterina, Pietro. Fu di certo in gioventù avviato agli studi morirà a 24 anni il 29 agosto 166o. ecclesiastici, come testimoniano alcuni docu- 21. MATTIA di Lazzaro d’Intino. Nata nel feb- menti degli anni ’9o in cui il suo nominativo è braio 1638 da Lazzaro d’Intino e Caterina, sposa accompagnato sempre con la qualifica di il 19 aprile 1673 Francesco Cella della città di chierico58, studi che probabilmente non portò Teramo. Dalla coppia nasceranno 2 figli deceduti mai a compimento forse a causa delle ristrettezze probabilmente in tenera età. Mattia morrà il 16 economiche in cui si trovò la famiglia dopo la maggio 1677: Morse Mattia moglie di Francesco prematura morte di suo padre. A lui si deve nel Cella. Il marito Francesco si risposerà lo stesso 17o7 la prima testimonianza di una produzione di anno con Caterina figlia di Valerio della Preta vasi storiati, della bottega Gentile, produzione ossia di (TE). dipinta di certo di alto livello qualitativo come 22. CHIARA di Lazzaro d’Intino. Nata il 2o gen- testimonia la commissione da parte della nobile naio 164o da Lazzaro d’Intino e Caterina, morì a famiglia napoletana degli Alarcon all’epoca feu- 41 anni il 4 settembre 1681. Chiara fu tra i datari di Castelli59. d’Intino la più longeva, sopravvisse infatti insie- 28. ROSINA Gentile. Nata il 17 febbraio 1672 da me alla sorella Mattia (morta nel 1677) a tutti i Berardino Gentile e Iustina Cappelletti, morì suoi fratelli. La madre Caterina, morta nel 1695, prima di aver compiuto un anno il 1o gennaio fu comunque l’ultima superstite della sfortunata 1673: Morse Rosina di Berardino Gentile. famiglia di Lazzaro. 29. ROSA (?) Gentile. Nata il 29 gennaio 1674 da

56 Vedi il Bastardello, allegato al Catasto Antico di Castelli in Archivio Comunale di Castelli. Le due partite di Bartolomeo Cappelletti e Eredi di Berardino Gentili. 57 Nel 1695 Anna Gentili per saldare un debito di suo marito Bartolomeo Cappelletti vende al prezzo di 14 ducati, al Reverendo don Giuseppe Pompei un suo terreno dotale sito in Castelli in contrada le Cese confinante da capo con la via pubblica da piedi con la via vicinale, da un lato con il signor Gabriele Pompeis dall’altro lato con Marcantonio Stella e Francesca Cappelletti. Archivio di Stato di Chieti, notarile, notaio Massimo Schips di Castel Castagna, anno 1695, Castelli 13 giugno 1695. 58 Compare come chierico, ad esempio il 29 gennaio 169o quando interviene in qualità di testimone al matrimonio di Giovanni Battista Comino di Loreto e Agnese di Francesco Ceci di Castelli. Vedi anche Archivio di Stato di Teramo, nota- rile, notar Bartolomeo Paoletti di Tossicia, anno 1695, Castelli 21 giugno 1695. 59 ROSA 1857 p. 1oo.

23 Diego Troiano

Berardino Gentile e Giustina Cappelletti, morì a economici che l’aveva afflitta anni prima62. 2 anni il 18 marzo 1676. Di notevole interesse appare inoltre un inedito 3o. IGNAZIO ANTONIO Gentile. Nato il 15 ago- soggiorno di Carmine nella città di Teramo. L’8 sto 1676 da Berardino Gentile e Giustina, morì agosto 1726 infatti, nell’atto notarile redatto a dopo pochi mesi il 16 novembre 1676: Morse Canzano inerente la divisione delle proprietà Gnatio Antonio di Berardino Gentile. degli Amicucci63 interviene il nostro Carmine 31. CARMINE ANTONIO Gentile/i. Detto Gentili à terra Castellorum incola ad presentij in anche solamente Carmine, nato il 16 luglio 1678 civitate Terami. Partendo da questo dato si è da Berardino Gentile e Iustina, sopravvisse a tutti riscontrato in effetti che dopo il 6 gennaio 1723, i fratelli, morì il 11 luglio 1763: Morì Carmine anno di nascita di sua figlia Maria Giovanna Gentili d’anni 85 con tutti li Sacramenti assolu- Epifania, Carmine non è più documentato a zione in articolo mortis ed assistenza fattali da Castelli. L’assenza si protrasse fino al 7 aprile me suddetto e dal Reverendo Giuseppe Rosa e fu 173o quando è attestato il suo rientro con la sepolto in S. Pietro6o. Sposa ante 1716 Caterina nascita dell’ultima figlia Giustina. Si tratta quin- Amicucci di Canzano (TE) con la quale ebbe 9 di di circa sei anni, anni in cui effettivamente figli. Caterina morì il 28 maggio 1768: Morì risultano nati ma non a Castelli quantomeno tre Caterina Amicucci moglie del quondam Carmine dei suoi figli ossia il futuro reverendo don Gentili. Egli fu il primo ad utilizzare il proprio Domenico Berardo, il noto Berardino e Antonio, cognome Gentile anche con la variante Gentili. procreati a questo punto proprio a Teramo64. Caterina era figlia di Giovanni Amicucci e Maria Appare quindi oggettivamente più corretto alla Giovanna Muccini (?) di Canzano, e sorella di luce di questo inedito soggiorno, anche in assen- Mariangela moglie del notaio Domenico za di ulteriori riscontri, riferire a Teramo la pro- Ferrante di Ripattoni e Geltrude moglie di un duzione ceramica di Carmine Gentili, quella altro castellano Giovanni di Nicola Tommaso inquadrabile cronologicamente agli anni ’2o del Grue. Le tre sorelle con le quali si estinse la fami- Settecento. La detta città inoltre a partire appun- glia Amicucci ereditarono perciò un ingente to dagli anni ’2o del Settecento e poi per tutto il patrimonio61, lo stesso Carmine Gentili ebbe 558 secolo, attirò a se anche altre famiglie castellane ducati e 13 grana e mezzo di dote che di certo quali quella dei de Martinis (all’epoca di concorsero a risollevare la famiglia dai problemi Martino) documentati nel 171965, i fratelli

6o Si noti nell’atto il cognome Gentili al posto di Gentile. Vedi a tal proposito anche l’atto di morte della sorella Maddalena del 1756. 61 Patrimonio valutato nell’anno 1726 di ducati 1674 e 41 grana (vedi Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Gioacchino Antonio Inchini di Canzano, anno 1726, Canzano 8 agosto 1726) comprensivo non solo delle proprietà paterne e materne ma anche di vari ingenti lasciti di parenti fra cui quelli di don Berardo Lelij e Giovanni Vittorio Amicucci, e Santa Amicucci, nonché quelli del defunto fratello di Caterina cioè Giovanni Berardino Amicucci (testamento presso Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Gioacchino Antonio Inchini di Canzano, anno 1712, Canzano, 2 settembre 1712). 62 Vedi la divisione dell’eredità Amicucci in Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Gioacchino Antonio Inchini di Canzano, anno 1726, Canzano 8 agosto 1726. 63 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Gioacchino Antonio Inchini di Canzano, anno 1726, Canzano 8 agosto 1726. 64 Questo dato non è stato possibile documentarlo, in quanto presso l’archivio Vescovile di Teramo risulta disperso il regi- stro degli atti di nascita inerente gli anni che ci interessano dell’allora unica parrocchia ossia quella del Duomo in cui si esercitava il sacramento del battesimo. 65 Il 28 settembre 1719 Sebastiano di Martino di Castelli insieme con i figli presenti: Martino, Nicola, Giuseppe Ambrosio e Tommaso (quest’ultimo padre dell’illustre Silvio de Martinis) intervengono in un atto notarile in merito ad un ingente debito che la famiglia aveva contratto qualche anno prima il 23 settembre 17o6 (atto di censo del notar Giuseppe Ursi di Città S. Angelo) con il Don Antonio Figliola fratello dell’attuale duca di Città S. Angelo Don Aniello Figliola. Nell’atto Sebastiano congiuntamente ai figli si impegnano a estinguere tale debito con rate annuali. Archivio di Stato di Teramo, notarile, anno 1719, Teramo 28 settembre 1719. Ringrazio Van Verrocchio che mi ha gentilmente segnalato il documento. 66 Con atto notarile, mastro Ciriaco e Andrea Vagnoli fratelli di Castelli abitanti a Teramo si dichiarano debitori di due mer- canti di Ancona anch’essi residenti a Teramo di una somma di denaro in merito all’acquisto di materiale per l’attività di calzolaio. Archivio di Stato di Teramo, notarile, notaio Dionisio Antonio Urbani di Teramo, anno 1721. 67 Il Setta che aveva ricoperto fino a questo anno la carica di fattore presso il monastero di San Matteo di Teramo fu investito in tale anno del beneficio di Santa Maria delle Varroni (?) sito nel predetto monastero, monastero dove era badessa Maria

24 Genealogia della famiglia Gentili di Castelli CAP 1.1

Ciriaco e Andrea Vagnoli nel 172166, il Chierico ghezza con istorie profane e modeste, 12 altre di 1 don Donato Setta nello stesso anno67. Più tardi palmo altezza e 1 di larghezza sempre con istorie ante 1745, dopo la prematura morte della moglie profane e modeste, 4 mattonelle a misura de’ vi si stabilisce il noto Liborio Grue sposando in regali rotonde con le istorie di battaglie e campa- seconde nozze Anna Casimira figlia del notaio gne, 4 altre mattonelle rotonde della misura de’ Francesco Carnicci-Pistilli68. Ancora a Teramo è mezzi regali con stesse istorie, ed infine 4 altre documentata la presenza di Francesco Saverio mattonelle rotonde alla misura di un piatto da Grue (1721-1755) figlio di Giovanni e Geltrude pane con le stesse istorie e campagne. Si conse- Amicucci nipote di Carmine Gentile il quale gna come anticipo al Gentile la metà della sembra lavorasse con opere di pittura per quattro somma, e si specifica che l’intero importo pat- anni presso la famiglia de’ Santi69. tuito verrà pagato a lavoro finito, lavoro che si Dopo il rientro a Castelli, Carmine ricoprì negli precisa deve essere consegnato entro sei mesi, anni 1735-36 la carica di Camerlengo quindi entro il febbraio dell’entrante anno 1742 dell’Università7o, e la sua opera risulta partico- (Fig. 5). larmente apprezzata anche in paese, visto che Di notevole interesse, questo documento ci atte- spesso la suddetta Università ricorre ai suoi lavo- sta la rara produzione di Carmine Gentili di ri: piatti, piattini e chicchare, quando si trova grandi mattonelle quadrate, 24 in tutto, raffigu- nella necessità di effettuare regalie di rappresen- ranti storie profane e non sacre; mattonelle qua- tanza71. drate che possono essere messe in relazione a Sempre attraverso Teramo infine, arrivarono a quella grandissima (cm. 5o x 6o) oggi presso la Carmine Gentile importanti commesse di lavoro. raccolta Acerbo di Loreto Aprutino ex collezione Nell’agosto del 1741 il figlio Bernardino è pre- Aliprandi con Bacco e Arianna tema tratto dalle sente come rappresentante del padre in un atto Metamorfosi di Ovidio, firmata e datata appunto notarile in cui interviene Don Ignazio Maria Valle 1742 ovvero lo stesso anno della consegna al Regio Governatore della città di Teramo il quale Sersale-Capece. Vedi anche l’altra mattonella per conto di Don Onofrio Sersale - Capace grandissima (di dimensioni cm. 5ox5o) con Giudice della Gran Corte della Vicaria e Regio Diana al bagno conservata presso la stessa rac- Auditore della Provincia di Matera, appartenente colta Acerbo73. Le misure di queste due opere ad una nota famiglia patrizia di Sorrento ordina a inoltre confermano il riferimento alla commessa Carmine Gentili 36 mattonelle tutte di maiolica del Sersale-Capece, infatti due palmi corrispon- fine, di buona qualità istoriate, per la complessi- dono appunto alle misure delle due targhe della va somma di 12o ducati72. Nello specifico si tratta raccolta Acerbo74. di 12 mattonelle di 2 palmi di altezza e 2 di lun- 32. MARIA TERESA Gentile. Detta anche solo

atonia Nicolini di Castelli. Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Giovanni Domenico Saverio Corradi di Teramo, anno 1721 e 1726. 68 Nel 1745 Liborio Grue risulta già sposato e residente a Teramo, compra in tale anno una casa. Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Francesco Nicola Cagnacci di Teramo, anno 1745. 69 ROSA 1857 p. 95. 7o Vedi Archivio Comunale di Castelli. Conti dei Camerlenghi, all’anno. Carmine ricoprì la carica di Camerlengo dal primo dicembre 1735 fino a tutto maggio 1736. 71 Archivio Comunale di Castelli, Conti dei Camerlenghi, all’anno. Il 6 giugno 1737, l’Università di Castelli regala al Mastro d’Atti dell’Isola, (Isola del Gran Sasso, TE), piatti fatti da Carmine Gentili, spendendo 1,44 ducati. Nel 1838 per sei piatti- ni e chicchare mandati all’Arrendatore de Sali in Giulia (, TE) pigliati da Tomasso de Martinis carlini 6. Per sei poste di vase al medesimo 1 ducato. Come anche meza dozzina di piattini e ciccare di Carmine Gentili, 2,4 ducati. Qualche anno dopo nel 1749 l’Università di Castelli retribuisce Francesco Grue e Gentili per pittura de nostri santi protettori, car- lini 15 e carlini 13 di colori e macinatura, in tutto carlini 28. 72 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notaio Francesco Nicola Cagnacci di Teramo, anno 1741, Teramo 4 agosto 1741, vedi anche nello stesso Archivio, notarile, notar Domenico Antonio Olivieri di Castelli, anno 1741, Castelli 7 agosto 1741. 73 ARBACE 1993 p. 165 e 169. BATTISTELLA 2oo4a pp. 82, 83. 74 A. PROCACCI, Premesse di una rivoluzione, Penne 16oo-1647, “Quaderno Archeoclub di Penne”, 4, Penne 1995. Vedi all’interno del quaderno la tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure con il sistema metrico decimale del circondario di Penne, p. 5o, in cui al palmo corrisponde metri o,263. Due palmi quindi corrispondono a cm. 52,6.

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Diego Troiano

Fig. 5. Atto notarile redatto a Teramo il 4 agosto 1741 in Maria, nata il 17 agosto 1681 da Berardino Gentile fratello Bernardino nei confronti Varano cui intervengono da una e Iustina, morì dopo qualche mese il 2 marzo d’Ercole esattore delle tasse comunali: parte Bernardino Gentile in 1682: Morse Maria Teresa si Berardino Gentile. Testificato pro Varano Erculis de terra rappresentanza del padre 33. MARTA Gentile. Nata il 25 luglio 1683, dal Castellorum. Il 7 febbraio 1761in Castelli e pro- Carmine e dall’altra Don quondam Berardino Gentile e da Iustina, gemella priamente nell’officina calcamentaria di Pietro Ignazio Maria Valle, Regio di Maddalena, morirà il 14 luglio 1628: Marta Antonio Vagnoli sita fuori le mura e propria- Governatore della città di Teramo, il quale per conto di figlia di Berardino Gentile e Giustina Cappelletti, mente fra la prima e la seconda porta di questa Don Onofrio Sersale-Capece morì in grembo di santa chiesa d’età d’anni 45 e terra. Si costituiscono Patrizio de’ Annunzio, Giudice della Gran Corte due mesi. Nicola de’ Mercante e Donato di Crescenzo di della Vicaria e Regio 34. MADDALENA Gentile. Gemella della sud- Castelli i quali previo giuramento fatto davanti ai Auditore della Provincia di detta Marta, morirà il 31 dicembre 1756: Morì presenti depongono e attestano come sotto li 29 Matera, ordina a Carmine Maddalena Gentili d’anni 73 con tutti li del passato mese di gennaio del corrente anno Gentili 36 mattonelle tutte di maiolica fine, di buona Sacramenti ed assoluzione in articolo mortis col- 1761 ritrovandosi essi testificanti nella Piazza qualità istoriate, per la l’assistenza fattali da me (parroco) et da D. publica di detta terra con Varano d’Ercole esatto- complessiva somma di 12o Berardo Gentili sino alla morte, e fu sepolta in S. re delle Regie Collette fecesi presente e si accostò ducati. Nello specifico si Pietro. a detto esattore Giacomo Gentile di detto loco, il tratta di 12 mattonelle di 2 quale senza veruna causa principiò ad ingiuriar- palmi di altezza e 2 di 35. ROSA Gentili. Nata l’8 febbraio 1716 da lo, dicendogli … figlio di mulo, figlio di ladro e lunghezza con istorie profane e modeste, 12 altre Carmine Gentili e Caterina, morì qualche giorno ladro, io ti prenderò la misura della scarpa, ed a di 1 palmo altezza e 1 di dopo: il 24 febbraio 1716: Morì Rosa di Carmine tal parlare fatto dal detto Giacomo affacciandosi larghezza sempre con Gentile. nella finestra di sua casa Berardino Gentile fra- istorie profane e modeste, 36. GIACOMO Gentili. Nato il 5 febbraio 1717 da tello carnale del detto Giacomo principiò 4 mattonelle a misura de’ Carmine Gentili e Caterina, padrino al battesimo anch’esso a borbottare contro detto Varano regali rotonde con le istorie fu il notaio Pallotta di Atri, da poco marito di dicendo al detto Giacomo fratello, sfasciagli le di battaglie e campagne, 4 altre mattonelle rotonde Laura di Luca Pompei. Morì prematuramente il 4 corna a questo becco fottuto, facendo eco alle 75 della misura de’ mezzi febbraio 1765 a soli 48 anni . Rare sono le noti- parole ingiuriose proferite dal detto Giacomo e regali con stesse istorie, ed zie inerenti la sua vita, si hanno testimonianze di tal parlare cagionasse gran ammirazione à tutti infine 4 altre mattonelle un suo soggiorno a Napoli post il 13 settembre gl’astanti … à Nicola di Donato, Berardo Cella rotonde alla misura di un 1748, in tale occasione fu raccomandato con una che furon presenti, e tutto ciò esser pura verità piatto da pane con le stesse lettera da un tal don Ludovico Basilio a suo fra- …77. istorie e campagne. Si consegna come anticipo al tello residente nella capitale con premura di aiu- 37. MANSUETA Gentile. Nata il 23 novembre Gentile la metà della tare Giacomo Gentile pittore bravo attraverso 1718 da Carmine Gentile e Caterina. Morì il 25 somma, e si specifica che l’acquisto delle sue opere76. ottobre 1784 all’età di 63 anni. l’intero importo pattuito Un documento più di altri, comunque, ci tra- 38. LEONILDA Gentile/i. Nata il 12 gennaio verrà pagato a lavoro finito, manda alcune sue caratteristiche caratteriali, 1721 da Carmine Gentile figlio del fu Berardino lavoro che si precisa deve dato che pur discostandosi dal riferimento alla Gentile e Caterina. Morì all’età di 76 anni il 13 essere consegnato entro sei mesi, quindi entro il produzione ceramica, di certo aiuta a compren- giugno 1797. febbraio dell’entrante anno dere la sua personalità. Si tratta di un atto notari- 39. MARIA GIOVANNA EPIFANIA Gentile/i. 1742 (Archivio di Stato di le in cui alcuni castellani attestano probabilmen- Detta anche solo Maria Giovanna, nata il 6 gen- Teramo, notaio Francesco te in riferimento ad una vertenza, l’aggressione naio 1723 da Carmine Gentile e Caterina, morì Nicola Cagnacci di Teramo, verbale del nostro Giacomo e poi anche di suo prematuramente a soli 32 anni il 19 maggio Teramo 4 agosto 1741). Riproduzione del documento autorizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Archivio 75 Nell’atto di morte il cognome è Gentili. di Stato di Teramo, 76 ROSA 1857, p. 138, appendice y. concessione n. 39, protocollo 77 Intervengono all’atto Paolo Rosa di Castelli Regio Giudice a Contratti ed i seguenti testimoni, Pietro Antonio e Dionisio n. 1113, categoria XII. Vagnoli ed il Magnifico Simone Rosa. Archivio di Stato di Teramo, notarile, notaio Domenico Antonio Olivieri di Castelli, anno 1761, Castelli 7 febbraio 1761. 78 Nell’atto di morte Maria Giovanna viene indicata come figlia di Carmine Gentili.

26 Genealogia della famiglia Gentili di Castelli CAP 1.1

27 Diego Troiano

28 Genealogia della famiglia Gentili di Castelli CAP 1.1

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30 Genealogia della famiglia Gentili di Castelli CAP 1.1

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32 Genealogia della famiglia Gentili di Castelli CAP 1.1

175578. egli pur compiendo le sue mansioni di pievano 4o. DOMENICO BERARDO Gentili. Nasce nel nel vicino centro di Roviglia, mantenne sempre 1725 circa, probabilmente a Teramo (vedi infra) costanti rapporti con il suo paese d’origine, dove come si evince dall’età riportata nel suo atto di morì il 3o gennaio 18o4: Sacerdos Dominicus morte, ma non a Castelli dove comunque per Berardus Gentili etatis sue annorum 79 circiter: questo periodo i registri sono completi e non Don Domenico Berardo rappresenta una figura presentano mancanze di pagine. Fu sacerdote, anomala anche se di certo non unica nel panora- pievano della chiesa di S. Maria di Roviglia79 ma della produzione ceramica castellana, infatti dove viene documentato nel 1741 quando si fa pur vestendo gli abiti sacerdotali, non disdegnò promotore di una supplica presso il Vescovo di di accostarsi alla pittura su maiolica. Il 1o gen- Penne per la reintegra di alcuni beni apparte- naio 1757, infatti, con una lettera gli vengono nenti alla sua chiesa e alla Cappella del commissionate 6 mattonelle istoriate al costo di Santissimo Rosario, usurpati anni prima da alcu- 8 carlini l’una83. ni uomini di Isola8o. Successivamente il suo 41. BERARDINO Gentili. Nel libro dei nati nominativo compare occasionalmente con la manca il suo atto di nascita, Claudio Rosa afferma qualifica di Reverendo nei registri parrocchiali che egli nacque il 3 settembre 1727, figlio di castellani. La prima volta nel libro dei morti il 31 Carmine Gentile e Caterina Amicucci84. Sposa il dicembre 1756, quando insieme all’arciprete 9 maggio 1779 Teresa Paolini, testimoni alle assiste spiritualmente e amministra i sacramenti nozze furono Anastasio Stella, Eusanio Fuina e alla moribonda zia Maddalena Gentili e occasio- Giovanni de Sanctis. nalmente nel libro dei nati il 12 dicembre 1765: Teresa o Anna Teresa era nata il 24 gennaio 1739 Reverendo Don Domenico Berardo Gentili Da Simone Paolini e Domenica Cicione di Villa quando amministra i sacramenti nella chiesa Frisoni, attualmente frazione di Isola del Gran parrocchiale81. Sasso (TE), era discendente di una delle più anti- Come appare evidente anche in atti notarili82, che famiglie di Castelli, documentata nei registri

79 Attualmente la Pieve di S. Maria di Roviglia è di difficile identificazione, forse perché non più esistente. Alcuni riferi- menti comunque aiutano ad ubicarla nei pressi degli attuali comuni di Isola del Gran Sasso o di Castel Castagna (TE). Per il toponimo Roviglia vedi le shede nn. 5 e 31 in M. A. AMBROGI, Introduzione al fondo“Giulio Di Nicola (Padre Teotimo Passionista)”. Cenni storici e guida alla lettura, “Notizie dalla Delfico”, Biblioteca Provinciale, Teramo, a. XVIII (2oo4), nn. 1-2, pp. 5-54. 8o Archivio Diocesano di Penne, visita pastorale del 1741. 81 Le altre date dove Compare il Reverendo D. Domenico Berardo sono le seguenti: nel Libro dei morti, in data 1o ottobre 1767. Assiste Teresa Paolini moglie di Bernardino Gentili come appare nell’atto di morte di quest’ultima del giorno 11 giugno 179o, ed infine il 16 agosto 179o. 82 Vedi ad esempio in Archivio di Stato di Teramo gli atti del notar Giuseppe Epifanio Severino de’ Santi di Castelli, anno 1768, 24 e 26 ottobre; 1769, 31 agosto. In questi documenti compare il Reverendo D. Berardo Gentili ed il fratello Bernardino Gentili. 83 BATTISTELLA 2oo4 a p. 9o scheda 67. Per meglio definire la personalità del sacerdote di certo sarebbe di notevole interesse ana- lizzare alcuni fogli di cui alcuni con spolveri o disegni che recano il nome o la firma Dom Ber, oppure Dom Berardo Gentili, oggi conservati negli Stai Uniti, vedi HESS 1999 p. 6o scheda 122, p. 62 scheda 128, p. 64 scheda 139, e p. 125 scheda 2o8. 84 ROSA 1981, p. 38. Nel libro dei nati comunque alla data indicata dal Rosa non compare l’atto di nascita di Bernardino, inol- tre il volume in oggetto in tale data appare integro: non mancano pagine. Questa circostanza, induce a ritenere Teramo, dove suo padre risulta risiedere, la città di nascita di Berardino (vedi infra). 85 La famiglia Paolini è documentata nel ‘5oo a Castelli con Giovanni Antonio, Sinone e Matteo, forse fratelli; alcune volte detti di Paolo d’Alfonso ovvero con l’uso molto diffuso nei registri parrocchiali castellani del patronimico. Contrariamente a Simone, da cui discende la nostra Teresa e Matteo, Giovanni Antonio Paolini (?-1621) è spesso menzio- nato con appellativi quali Domino, Eccellente, Excellenti Domino, Messer, Eccellente Messer, Dottor; anzi la famiglia di Giovanni Antonio Paolini è l’unica castellana nel ‘5oo che i registri parrocchiali suddetti ricordano con qualifiche che lasciano intuire una superiore e preminente posizione sociale all’interno del paese. Probabilmente Giovanni Antonio era all’epoca uno dei pochi castellani, forse l’unico, ad eccezione di chi seguiva la carriera ecclesiastica, ad essere in possesso di un attestato di studi, da cui la sua qualifica di Dottore, forse Dottore fisico ovvero medico. Il suo titolo di studio di certo potrebbe avergli procurato anche qualche carica pubblica, e forse non solo all’interno del paese ma anche nell’ambito del marchesato della Valle Siciliana di cui Castelli faceva parte. Di certo Giovanni Antonio ha stetti legami con influenti

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suddetti fin dalla seconda metà del ‘5oo85, suo sopra, indebitati, donarono tutti i loro beni, padre Simone viene indicato nel Catasto attraverso tre atti notarili, alla famiglia de Onciario castellano del 1743 con la qualifica di Dominicis. pittore di maioliche con una propria fornace in Nel primo atto del 21 gennaio 18o4, i suddetti contrada delle Cese. fratelli per l’affetto grande e amore che dicono Dalla coppia non nasceranno figli, Teresa morirà aver portato a Michele de Dominicis figlio del a 51 anni l’11 giugno 179o86, suo marito defunto Domenico e per i grandi servizi e buoni Berardino morirà 23 anni dopo, all’età di 85 anni offici ricevuti da lui, donano al suddetto tutta la il 6 gennaio 181387. loro roba e beni stabili, semoventi, justi, ragioni Le difficoltà di natura economica, come abbiamo e tutto ciò che è della di lor ragione e ad essi spet- visto anche nelle generazioni precedenti sono ta e s’appartiene, con riserva però dei soli mobili ciclicamente presenti nella storia della famiglia di casa. La donazione viene effettuata “a condi- Gentile, e caratterizzano in questo caso anche gli zione però di dover esso (Michele) adempire … ultimi anni di vita di Berardino e di suo fratello (a varie clausole o obblighi, nonché) che essi fra- don Domenico Berardo. Il bisogno di denaro e la telli restino assicurati di un frugale manteni- mancanza di redditi furono alla base infatti di mento vita loro durante …non avendo (essi) una scrittura privata, del 6 settembre 18o3 nella rendita…”89. Appare probabile che questa dona- quale gli anziani fratelli Don Berardo di circa 78 zione fosse stata effettuata per le gravi condizioni anni e Berardino di circa 76 anni, promettono di di salute di don Domenico Berardo, infatti il vendere a Domenico de Dominicis la loro casa di Reverendo dopo qualche giorno, il 3o gennaio abitazione di 9 vani sita in “la piazza” in cambio muore. ricevono un anticipo in denaro sul prezzo pari a Il giorno successivo il 31 gennaio 18o4 Berardino 1o2 ducati e 7 carlini88. L’anno successivo, nel Gentili con un secondo atto notarile conferma la 18o4 i Gentili, privi di eredi diretti, e come visto precedente donazione a Michele ed aggiunge ad

uomini del marchesato come appare evidente nell’atto di nascita di suo figlia Francesca nel 1595 quando interviene come padrino l’Illustre Domino Filippo di Pasquale Casentino, giudice generale dello Stato della Valle come rappresentante dell’Illustre Domino Giovanni Rodrigues di Napoli Governatore dello Stato della Valle, all’epoca affittuario dei redditi dello Stato suddetto. La famiglia prosegue la discendenza nel ‘6oo a Castelli solo con il ramo di Simone. 86 Nell’atto di morte viene annotato: Teresa Paolini figlia di Simone, moglie di Bernardino Gentili di 51 anni circa, si spense munita dei sacramenti religiosi ed assistita da Don Domenico Berardo Gentili, fu sepolta in S. Pietro. 87 La data di nascita di Bernardino si evidenzia nell’atto di morte in cui viene indicato che egli morì nel gennaio del 1813 ad 85 anni e 4 mesi. Morì munito dei sacramenti religiosi e fu sepolto in S. Pietro. 88 La notizia dell’atto privato scritto dal notaio Beniamino Olivieri di Castelli in data 6 settembre 18o3 è tratta da un atto notarile successivamente descritto. Vedi Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Giuseppe Epifanio Severino de Santi di Castelli, anno 18o4, Castelli 29 marzo 18o4. 89 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Beniamino Olivieri di Castelli, anno 18o4, Castelli 21 gennaio 18o4. La detta donazione è effettuata con cinque condizioni. La prima: Con obbligo espresso però al donatario medesimo che esso pri- mieramente debb’amare, accudire e ben trattare i suddetti donanti durante la di loro vita, senza poterli strapazzare nem- men per ombra, ma riguardarli sempre e costantemente come se fossero i propri suoi genitori e rispettarli come se fusser tali. La seconda: Debba alimentarli, mantenerli e vestirli da oggi sino alla rispettiva di loro morte con provvederli di quantooccorre per la di loro sussistenza, ne mai fargli mancare cosa per qualunque pretesto e causa, ed essi Gentili non sian tenuti di pensar più a cos’alcuna, ma tutto a quant’occorre debb’andare a carico di esso donatario Michele, senza poterli amovere dalla casa ove presentemente abitano. La terza: Che seguita sarà la morte tanto di detto D. Domenico Berardo quanto del suddetto Berardino, detto donatario oltre alla celebrazione di ducati cinquanta di messe per ciasche- duno, debba far adempire a ciascun di loro un decente funerale a seconda delle sue forze e della condizione dei predetti donanti. Quarto: Che anche dopo la di loro morte esso donatario Michele debba ducati trenta contare a Giustino e Domenico fratelli Grue di questo luogo che a titolo di gratitudine lasciano ai medesimi per il ramo, benchè lontano, di parentela che con essi hanno. Tale adempimento però possa farlo esso Michele a dieci ducati l’anno senza essere altri- menti costretto e molestato. Quinto: Che qualora il donatario suddetto Michele de Dominicis non adempisse all’osser- vanza di tutte le premesse condizioni, o in tutto o in parte in ciascuno di detti casi si abbia per reclusa la presente donazio- ne ed abbiasi a riputare come non fatta perché così è. Sono presenti alla stesura dell’atto oltre al notaio, don Eusanio Rosa Regio Giudice a Contratti ed i seguenti testimoni “Magnifici” don Donatangelo de Santi, Vincenzo Rosa, Altebrando Nardangeli, Pietrangelo Fuina e Pietro Rosa tutti di Castelli.

34 Genealogia della famiglia Gentili di Castelli CAP 1.1

essa anche tutti i suoi beni mobili (non donati chiali di Castelli, nemmeno in qualità di testimo- precedentemente), in questo caso però estende ne, e neppure in atti notarili inerenti i beni della tale lascito (di beni mobili) a tutti i fratelli de famiglia Gentile92, si presenta documentato solo Dominicis, poiché dalla famiglia di loro esso attraverso alcuni atti fatti conoscere per primo da Berardino ha ricevuto e riceve servizi, accudi- O. Mazzucato93 e poi da F. Battistella94 che lo menti e attenzioni grandissime 9o. definiscono attivo nel 18o2 e nel 18o5. In realtà Infine due mesi dopo il 29 marzo 18o4 attraverso se per il luogo e la data di nascita è plausibile un terzo atto, in cui vengono riassunte e riconfer- pensare alla città di Teramo e agli anni ’2o del mate le precedenti donazioni, si specifica che la Settecento, dove suo padre Carmine risulta in casa dei Gentili viene donata non solo a questo periodo risiedere, non si giustifica l’as- Michelangelo, ma anche a tutti i suoi fratelli in senza a Castelli dell’atto di morte. A Castelli quanto eredi del defunto loro padre Domenico de infatti i suddetti studiosi documentano una pro- Dominicis, con il quale i Gentili avevano contratto duzione di Antonio che in realtà in questo perio- nel 1813 il debito sopra descritto di 1o2 ducati91. do era di certo in età molto avanzata. Battistella Con Berardino, si estingue nel 1813 la famiglia inoltre in base ai confronti con la nota via crucis Gentili a Castelli. Come abbiamo visto, oltre ai un tempo presso la parrocchiale di com- beni, l’eredità più profonda e legata all’esperien- missionata appunto al nostro Antonio nel 18o2 e za artistica dell’intera famiglia Gentili fu raccolta pagato nel 18o3, assegna al Gentile varie opere da Michelangelo de Dominicis. vicine allo stile Rococò con ornati Rocaille già 42. ANTONIO Gentili. La figura di Antonio riferiti in precedenza alla maniera di Saverio Gentili appare alquanto emblematica, in realtà Grue95. Recentemente gli attribuisce anche varie pur non comparendo mai nei registri parroc- altre opere di cronologia precedente ma pur-

9o Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Beniamino Olivieri di Castelli, anno 18o4, Castelli 31 gennaio 18o4. All’atto intervengono Michele e Francesco de Dominicis anche in nome dei fratelli “assenti” Giuseppe, Simplicio, Antonino, Severino e Filippo Eusanio. Sono presenti oltre al notaio, don Eusanio Rosa Regio Giudice a Contratti ed i seguenti testi- moni “Magnifici” Pietro Rosa, Pietrangelo Fuina, Altebrando Nardangeli, Elia Petrini e Camillo Natanni tutti di Castelli. 91 Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Giuseppe Epifanio Severino de Santi di Castelli, anno 18o4, Castelli 29 marzo 18o4. Il “Magnifico” Michelangelo de Dominicis asserisce … come i fratelli germani Signor Berardino e il Sacerdote quondam D. Domenico Berardo Gentili … promisero di vendere al quondam di lui padre Domenico de Dominicis una loro casa di abitazione di membri nove sita in questa Terra nel luogo detto la piazza, col patto di pagarne ai venditori Gentili l’intiero prezzo che potea valere e riserbandosi l’uso di abitarvi vita loro durante, ricevendosi essi fratelli … la somma di docati cento due e carlini sette per principio di pagamento come si spiegò in un alberano scritto dal notar D. Beniamino Olivieri il dì sei settembre dell’anno scorso 18o3.. Dopo questo atto e dopo il decesso del detto Domenico avvenuto il 6 dicembre del 18o3, non potendo i fratelli Gentili concludere la detta vendita, stimarono cosa più propria di donare“ a Michelangelo figlio maggiore del fu Domenico la detta casa attraverso un “istrumento” del notar Olivieri del 21 gennaio 18o4, nel quale sono inserite alcune condizioni. La prima riguarda i 1o2 ducati e 7 carlini dell’anticipo sul prezzo della casa, questo denaro si intende definitivamente ceduto ai Gentili. La seconda impegna Michelangelo nei confronti dell’anziano Berardino ad accudirlo fornendogli vitto, vestito, assistenza e quanto mai può occorrere al suddetto Signor Berardino si nello stato di salute che in quello di indisposizione e di età decrepita, col tenerlo insieme con esso Michelangelo, sua madre e fratelli affinché a vicenda possano servirlo ed assisterlo sino alla morte. Il terzo punto prevede oltre l’impegno per un funerale decente anche l’obbligo di far celebrare 1oo ducati di messe in suffragio sia dell’anima del fu Don Domenico Berardo che di esso Berardino. Il quarto punto impegna Michelangelo a cedere 3o ducati ed un capitale di censo ai fratelli Giustino e Domenico Grue nipoti di essi Gentili in terzo grado. Infine siccome i suddetti 1o2 ducati si pagarono da Domenico, padre di Michelangelo, quest’ultimo con questo atto, dichiara che la donazione della suddetta casa fatta dai Gentili s’intende non solo a suo favore ma anche a nome dei fratelli Francesco, Giuseppe, Antonio, Simplicio, Severino ed Eusanio. Sono presenti alla stesura dell’atto oltre al notaio, Berardino Fuschi Regio Giudice a Contratti ed i seguenti testimoni: Raffaele Paolini, Antonio Petrini e Nicola Finissi tutti di Castelli. 92 Stranamente Antonio non viene mai nominato nei quattro atti precedentemente descritti, inerenti la donazione ai de Dominicis sia della casa di abitazione dei Gentili sia in definitiva di tutti i beni di famiglia compreso i mobili di casa. 93 MAZZUCCATO 1984 il quale segnala fra la raccolta di Margherita Barnabei figlia dell’illustre Felice originario di Castelli molti disegni e spolveri eseguiti spesso su fogli con annotazioni o lettere dei Gentili. 94 BATTISTELLA 1985, pp. 214-215, note nn. 3o-32 e documento XIII a p. 231. 95 BATTISTELLA 1985, p. 2o8, tav. 1, p. 215, nota 32. BATTISTELLA 2oo4a, p. 118, scheda n. 111. 96 BATTISTELLA 2oo4 a, p. 91, scheda 68, p. 1o5 scheda n. 89; p. 1o5, scheda n. 9o.

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troppo non confortate da confronti con opere atti parrocchiali98. Il patronimico venne utilizza- certe del pittore96. to anche in atti pubblici, ad esempio nel Catasto 43. GIUSTINA Gentile. Nasce il 7 aprile 173o da antico e nel Bastardello di Castelli del 1685 tro- Carmine Gentile figlio di Berardino Gentile e viamo Francesco di Michele e nel Catasto Giustina Cappelletti e Caterina Lelij di Canzano. Onciario del 1743 troviamo Michele di Visse fino all’età di 72 anni. Morì il 26 marzo Domenico. 18o2. Dall’esame delle fonti archivistiche, la famiglia non si occupò di produzione ceramica fino alla MICHELE ANGELO (MICHELE) de seconda metà del ‘7oo. Nel 1743 infatti dal Dominicis. Catasto Onciario si evidenzia che Michele di La famiglia che assumerà successivamente il Domenico risulta mulattiere e suo fratello cognome De Dominicis97 compare nei registri Filippo bracciale. Bisogna aspettare il 1787, parrocchiali castellani negli anni ’4o del ‘6oo con quando Domenico de Dominicis prende in enfi- Michele d’Antonio Sante originario di teusi perpetua una bottega ad uso di far maiolica Palombara (villa nei pressi di Castelli) insieme al di 7 vani, in precedenza proprietà dalla famiglia figlio Francesco detto di Michele d’Antonio Nardangeli sita alla via delle Cese che contiene Sante (Fig. 6). Come era consuetudine in passato un membro terrivo ad uso di fondaco colla lamia a Castelli, molti nuclei famigliari utilizzarono e sei membri per fabricar maiolica, con baracca, non il cognome ma il patronimico, compresa la due fornaci, alcune tavole e legnami, e sbadio o famiglia dei Gentile come abbiamo visto. Nel sia posto per spander le maioliche … confinante caso dei de Dominicis appare singolare che la davanti con la strada pubblica, dietro con l’orto stessa utilizzò tale prassi fino ad epoca molto di Lucrezia d’Ercole, da un lato con il Magnifico recente ovvero fino alla fine del ‘7oo. Sarà Francesco de’ Rosa e dall’altro Giuseppe Paolini e Domenico figlio di Michele di Domenico, padre Donato Rosa, di valore stimata docati 26o ed un del nostro Michele de Dominicis a dare origine al carlino99. cognome negli anni ’8o del ‘7oo quando lo tro- Sull’attività ceramica di Domenico non si hanno viamo come Domenico de Dominicis in alcuni notizie, è da credere comunque che egli abbia di

97 Si faccia attenzione a non confondere la nostra famiglia de Dominicis con l’omonima presente a Castelli nella prima metà dell’ottocento. Questo secondo nucleo familiare ha origine da Pietro di Francesco di Domenico poi Pietro de Dominicis di Montorio (TE), morto nel 18o3, che si trasferisce in Castelli nel 1756 in seguito al matrimonio con la vedova Maria Domenica Maddalena figlia di Gregorio Vagnoli di Castelli. Successivamente rimasto vedovo Pietro sposa nel 1789 sem- pre a Castelli, Maria figlia di Giovanni Battista Petrini. 98 Il primo documento in cui compare il cognome è l’atto di nascita di Francesco Saverio del 1 febbraio 1783: figlio di Domenico de Dominicis; mentre due anni prima il 16 gennaio 1781 nell’atto di nascita di Michele lo stesso utilizza il patronimico figlio di Domenico di Michele. 99 Pro Lucrezia de Ercole et Dominico de Dominicis. Il 18 giugno 1787, in Castelli e propriamente nella casa di abitazione del notaio. Si costituisce da una parte Lucrezia d’Ercole di Castelli erede del fu Marco Nardangeli suo avo materno, con il con- senso di suo marito Vincenzo Salini, la quale asserisce in virtù dell’eredità del Nardangeli di possedere dentro questa terra nel luogo detto la via delle Cese, una bottega ad uso di far maiolica che contiene un membro terrivo ad uso di fondaco colla lamia e sei membri per fabricar maiolica, con baracca, due fornaci, alcune tavole e legnami, e sbadio o sia posto per spander le maioliche … confinante davanti a detta bottega la strada publica, da dietro l’orto di essa asserente, da un lato il Magnifico Francesco de’ Rosa e dall’altro Giuseppe Paolini e Donato Rosa, di valore stimata … docati 26o ed un carlino …come da stima di esperti. Poiché vi è sulla bottega un legato di due messe la settimana da dirsi nell’altare della Madonna Santissima del Carmine nella chiesa di S. Pietro, come da disposizione del fu Varano Nardangeli proavo della detta Lucrezia, nonché un’altra disposizione (che impone di riparare detta bottega) dell’avo fu Marco Nardangeli (come da testamento del 17 ottobre 1758 del notar Domenico Antonio Olivieri), e non potendo la detta Lucrezia con mezzi propri adempiere alle dette pie disposizioni, ha deciso di concedere in affitto: Enfiteusi perpetua a Domenico de Dominicis la detta bottega. Quindi con questo atto, Lucrezia concede al de Dominicis in enfiteusi perpetua i 7 vani di casa ad uso di bottega da far maioliche al canone annuo di 9 ducati e 8 e mezzo carlini come dedotto dai periti e in virtù di alcuni acco- modi da farsi ai muri mal ridotti e cadenti della bottega. Intervengono all’atto Berardino Fuschi Regio Giudice a Contratti, il notaio Giuseppe Epifanio Severino de Santi ed i seguenti testimoni: Pietro de Dominicis, Giovanni Pietro Tobia e Pasquale Russi tutti di Castelli. Archivio di Stato di Teramo, notarile, notaio Giuseppe Epifanio Severino de Santi, anno 1789, Castelli 18 giugno 1789.

36 Genealogia della famiglia Gentili di Castelli CAP 1.1

Fig. 6. Albero genealogico della famiglia che assumerà dagli anni ’8o del ‘7oo il cognome De Dominicis. Si noti l’uso del patronimico nelle generazioni precedenti.

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certo contribuito all’affermazione di suo figlio Michele Angelo (Castelli 16 gennaio 1781 - 28 ottobre 1861), una delle figure più rilevanti nel panorama della tarda produzione ceramica castellana soprattutto nel primo ventennio dell’Ottocento. Già dalle prime notizie che si hanno del giovane Fig. 7. Tabella de Dominicis, lo stesso appare ben inserito e con riassuntiva del una posizione di rilievo rispetto ai suoi colleghi 1813 del “Ruolo delle patenti” conterranei. Nel 18o8 infatti, all’età di 28 anni, ossia l‘annuale dopo il lascito dei beni dei Gentili visto prece- tassa statale da dentemente e con Berardino ancora in vita, esigersi dai risulta da un documento proprietario di una for- cittadini sulle nace di maiolica soprafina la quale viene messa a professioni o confronto con la fornace di maiolica fina prodot- mestieri. Si noti 1oo che Michele de ta da Eusanio Nardangeli . Lo stesso giudizio Dominicis è viene confermato in un altro documento nello l’unico stesso anno 18o8 dove fra le 1o manifatture nominativo che castellane quelle più rinomate ed accreditate risulta tassato sono quella di Gesualdo Fuina per il disegno e due volte, la colorito e quella del De Dominicis per la nitidez- prima come 1o1 “fabricante e za della vernice . Due anni dopo nel 181o invia venditore di un finimento di maiolica soprafina a Napoli alla maiolica” e la annuale mostra di prodotti delle manifatture del seconda come Regno, in tutto 474 pezzi al costo di 44 ducati e “stuccatore”. 29 grana che documentano la sua vasta e variega- ta produzione. Si tratta nello specifico di piattini da pane, piattini da zuppa, piatti bislunghi, piatti mezzoreali, piatti da caponi, piatti reali, piatti mezzoreali ovati, piatti reali ovati, piatti arcerea-

1oo Archivio di Stato di Teramo, Intendenza Francese, Primo ufficio, quarta sezione. Busta 72 fasc. 1965. “Castelli, piani per manifatture di e spese di ciascuna fornaca di lavori”. Le due fornaci castellane vengono prese come esempi in una risposta all’Intendente della provincia che chiedeva notizie in merito alle misere con- dizioni in cui si trovavano le manifatture ceramiche. Nella lettera di risposta scritta dallo stesso Michele de Dominicis, si denuncia una grave crisi del settore, riguardo poi ad un’altra domanda dell’Intendente, che concerne il color rosso il de Dominicis risponde man- dandogli una mostra … di chicchere e piattini con uccel- letti, che si servirà gradire in attestato di quella profonda servitù che le professo. Nel confronto fra le due fornaci suddette, quella del de Dominicis prende in considera- zione come detto la maiolica sopraffina, 12 ceste ad uso di Sinegaglia vendute alla fiera di Sinegaglia a 6 scudi la cesta, mentre le maioliche fina del Nardangeli, 14 ceste “ad uso di Sinegaglia” vendute a paoli 33 la cesta. 1o1 BATTISTELLA 2oo4 a, p. 118, scheda n. 111. 1o2 Archivio di Stato di Teramo, Intendenza francese, busta 73, fascic. 1981. Vedi anche BATTISTELLA 2oo4 a, pp. 121,

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li, piatti imperiali ovati, piatti imperiali rotondi, Nel 1813 nell’annuale “ruolo delle patenti”: la candelieri da candela, canestrine da frutto, insa- tassazione statale sulle professioni o mestieri1o4 latiere, salere con i loro coverchi, saliere con i (Fig. 7), Michele de Dominicis risulta fabricante loro sottopiatti, brocche e suoi bacini, bocali e e venditore di maiolica nonché, unico caso docu- suoi bacili , oglio e aceto, zuppiere da dodici e mentato in quest’anno anche stuccatore1o5. Con sottopiatti, zuppiere da 8 e sottopiatti, zuppiere questo termine, attestato nel “ruolo delle paten- per una persona e sottopiatti, chicchere con piat- ti” suddetto con tre nominativi è da intendersi tini, caffettera da 8 e sottopiatto, caffettera da certamente l’attività di modellatore o plasticato- quattro e sottopiatto, zuppiera e sottopiatto, tazze re espletata attraverso la formazione di stampi in da brodo, coronari, piatti di rinforzo1o2. L’anno gesso1o6. Questa attività potrebbe essere messa successivo 1811 lo stesso Michelangelo inviò alla in relazione a ad una scuola di stuccatori presente mostra napoletana un piattino miniato del valore a Castelli già dal nono decennio del di 6 grana ed un altro ma senza ornati al costo di 3 Settecento1o7. grana e 6 carlini. Nel 1818 infine Michelangelo Per quanto riguarda il suo repertorio si segnala- de Dominicis insieme a Gesualdo Fuina inviaro- no a parte varie opere marcate1o8, attardamenti no alla annuale mostra napoletana una tazza da di ornati rococò fino al secondo decennio caffè miniata con uccello di prima sorte sopraffi- dell’Ottocento1o9 e ornati largamente di moda e na di valore 15 grana, un piattino simile corri- desunti dal repertorio di Gesualdo Fuina quali gli spondente di valore 15 grana, un altro piccolo uccelli, le vestiture contadine, i mazzetti di fiori, figurato di valore 5o grana ed infine un altro con riproposti anche nelle sue opere tarde fino “agli fiori di valore 1o grana1o3. albori del quinto decennio” dell’Ottocento11o.

22 scheda n. 117, il quale dice di trattarsi di maiolica monocroma bianca priva di decori, forse in riferimento al prezzo troppo basso per la quantità degli oggetti. 1o3 BATTISTELLA 2oo4 a, p. 121, scheda n. 117. Qualche anno più tardi, nel 1836, alla annuale mostra napoletana figura anche suo fratello Francesco de Dominicis (Castelli, 1 febbraio 1783-16 dicembre 1852), presente con un polverino e un cala- maio non decorati BATTISTELLA 2oo4a p. 118, scheda n. 111. 1o4 Archivio di Stato di Teramo, Contribuzione diretta, Ruolo delle patenti, dell’anno 1813. Provincia di Teramo, Comune di Castelli. 1o5 Si ricorda che Michele de Dominicis viene indicato in un atto notarile dello stesso anno 1813, solamente con la qualifica di “stuccatore”, nello stesso atto si fa menzione della stessa qualifica anche l’anno precedente 1812. Archivio di Stato di Teramo, notarile, notar Beniamino Olivieri di Castelli, anno 1813, Castelli 5 febbraio1813. 1o6 Vedi lo “Specchio di tutti gli opifici, fabbriche, stabilimenti di arti, manifatture e d’industra esistenti” a Castelli in data 17 maggio 1842, dove si ricordano “17ooo stampe diverse fatte a gesso duro”. Archivio di stato di Teramo, Intendenza Borbonica busta 15o, vedi TROIANO, VERROCCHIO 2oo2, p. 28o. 1o7 BATTISTELLA 2oo4 a, p. 119, scheda n. 113, il quale segnala un ignoto plasticatore o modellatore castellano operante nel nono decennio del Settecento, che si caratterizza per la presenza di ornati rococò a rilievo attestati su varie maioliche quali la zuppiera p. 118 e la lucerna p. 119. 1o8 BATTISTELLA 2oo4 a, p. 122, scheda n. 118. 1o9 BATTISTELLA 2oo4 a, p. 118, scheda n. 111, segnala un coperchio in raccolta privata abruzzese di Michele de Dominicis. 11o AA. VV. 1997, P. 9.

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