Cataloghi Di Collezioni D'arte Nelle Biblioteche Fiorentine

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Cataloghi Di Collezioni D'arte Nelle Biblioteche Fiorentine Cataloghi di collezioni d’arte nelle biblioteche fiorentine (1840-1940) a cura di GIOVANNA DE LORENZI QUADERNI DEL SEMINARIO DI STORIA DELLA CRITICA D ’ARTE 3 SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA 1988 [p. VII] PREMESSA Probabilmente uno dei settori più trascurati della nostra bibliografia artistica è quello che riguarda la storia del collezionismo. Mancano molto spesso nelle nostre biblioteche cataloghi di raccolte private e delle loro vendite, considerati per lo più materiali di consumo indegni di conservazione. Si è concretata così una lacuna che appare sempre più vistosa e irrimediabile a chi consulti, per confronto, repertori specifici e famosi, quali quello del Lugt1 L’Italia vi compare accidentalmente e per lo più citata solo per gli istituti stranieri, quali il Kunsthistorisches Institut di Roma o di Firenze. Chi voglia accertare le complesse fortune del nostro patrimonio artistico dovrà quindi tentare laboriose ricerche presso gli enti più diversi e imprevedibili. Tutto ciò ci è apparso evidente quando a Firenze, diversi anni fa si tentò di promuovere studi sulla sua entità culturale tra Otto e Novecento 2 e potemmo allora constatare carenze e presenze inaudite. Se le strutture bibliografiche pubbliche fiorentine risultarono del tutto inadeguate, i fondi privati italiani e stranieri, offrivano gradite sorprese. Apparve quindi opportuno prevedere una schedatura sistematica, che potesse orientare gli studi successivi, e al tempo stesso delineare una storia culturale locale, con tangenze dirette e indirette. La ricerca è partita dai nuclei più noti e consueti, quali il Kunsthistorisches Institut in Firenze, la Biblioteca Nazionale, la Biblioteca Marucelliana, con risultati assai modesti. L’indagine si è quindi spostata su biblioteche di fondazioni italiane e straniere, di istituti specializzati e di musei pubblici o legati in origine a una iniziativa privata, dove abbiamo potuto constatare la presenza di fondi bibliografici cospicui, rari e di diversa natura, in relazione alla loro genesi. Al Museo Nazionale del Bargello sono state donate nel corso di questo secolo due biblioteche particolarmente significative, legate alla attività di un [p. VIII] insigne collezionista quale fu Costantino Resstnan 3 e ad uno studioso di scultura toscana e delle affini arti 1 F. LUGT , Répertoire des catalogues de ventes publiques interessant l'art ou la curiosité,11, 1826-1860, La Haye 1953; 111, 1861-1900, La Haye 1964. 2 Promossi dalla Regione e dal Comune di Firenze a partire dal 1981. In tale occasione fu richiesta una borsa di studio per realizzare il censimento qui pubblicato. La borsa fu assegnata a Giovanna De Lorenzi e a Marzia Garuti. 3 Già ambasciatore d'Italia a Parigi, dove morì l'8 luglio 1899, lasciando con testamento olografo la sua collezione d'armi, armature, frammenti di armi e libri d'arte al Comune di minori, quale Leo Planiscig 4. La prima, raccolta nella seconda metà dell’Ottocento coll’intento di seguire il floridissimo mercato antiquario parigino, contiene non solo i repertori più autorevoli sul collezionismo Ottocentesco francese (dai Monuments Français di Willemin a L’Histoire des Arts industriels di Labarte) 5, ma i più significativi cataloghi di collezione e di vendita, a partire dai primi decenni dell’Ottocento, che consentono di seguire le complesse vicende di raccolte prestigiose, la cui realtà ebbe pochi decenni di vita, conclusasi di solito con una vendita, spesso postuma, causa di dispersioni e di acquisti da parte di protagonisti sempre diversi. E noto come le raccolte Debruge-Duménil e Sauvageot, ebbero tra il 1840 e il 1850 un ruolo portante in Francia 6 insieme a quelle di Du Sommerard e di Carrand 7, non solo per la qualità degli oggetti ma anche per la sistematicità delle strutture tipologiche, che in un certo senso preludono alle sezioni espositive del Palazzo di Cristallo. Se Du Sommerard, con l’Hotel di Cluny «a véritablement popularisé le gout de nos antiquités nationales» e «avait inventé le Moyen Age», Sauvageot «inventa la Renaissance» e il catalogo della collezione Debruge-Duménil, redatto nel 1847 dal genero Jules Labarte divenne la grammaire per la classificazione dei generi e delle tipologie e per la descrizione dei singoli pezzi. Le varie sezioni della collezione sono da prima descritte nella loro genesi storica e poi nei singoli esemplari in modo da informare il lettore su una vasta gamma di usi, di tecniche, di costumi, alla quale rispondono in un secondo momento i singoli oggetti. La struttura del catalogo della collezione Debruge-Duménil si riflette anche nel più breve catalogo di vendita del 1849, presente a Firenze nella sola Biblioteca del Bargello e costituisce un modello per le collezioni e i cataloghi coevi. Soltykoff, Basilewsky, Pourtalès, che in quel momento erano i collezionisti più accreditati, non solo acquistarono numerosi pezzi dalla vendita Debruge-Duménil, ma si Firenze per «essere depositati nel R. Museo Nazionale del Bargello, possibilmente in immediata prossimità degli oggetti lasciati dal defunto amico Louis Carrand». Probabilmente si deve allo stesso Ressman la precedente donazione dell'amico che preferì legare all'Italia la propria raccolta piuttosto che affidarla ad una amministrazione di cui non condivideva l'orientamento politico. Il testamento Ressman registra 283 lotti di volumi e di fotografie di collezioni contemporanee, tra cui quelle della collezione Carrand (oggi nel fondo Supino dell'Istituto di Storia dell'Arte di Bologna). 4 La biblioteca Planiscig fu acquistata nel 1953 dall'Azienda Autonoma di Turismo e donata al Museo Nazionale del Bargello. 5 N.-X. WILLEMIN , Monuments Français inédits pour servir à l'histoire des arts depuis le VIe siècle jusqu'au commencement du XVIII e. Choix de costumes civils et militaires, d'armes, armures, instruments de tnusique, meubles de toute-espèce et de décorations intérieures et exterieures des maisons, con schede di A. POTTIER , Paris 1806-1839; J. LABARTE , Histoire des Arts industriels au Moyen Age et a l'époque de la Renaissance, Paris 1872-1875. 6 Cf. P. BAROCCHI -G. GAETA BERTELÀ , La genesi della collezione Carrand, in AA.VV., Arti del Medio Evo e del Rinascimento. Omaggio a Louis Carrand 1889-1989, Firenze, in corso di pubblicazione. 7 Ibidem . preoccuparono di testimoniare le proprie collezioni con cataloghi esemplari, [p. IX] sempre più curati e monumentali. Nello stesso Bargello si possono consultare i cataloghi delle collezioni Fould: venduta tra il 1860 e il 1869, Pourtalès (1865), Laforge (1868-1869), Basilewsky (1869, 1874), Fortuny (1875), Castellani (1879, 1884, 1907), Jacquemart (1881), Spitzer (1890-1892). Questi stessi nomi sono i protagonisti delle famose vendite dell’Hotel Drouot e di numerosi articoli pubblicati nella Gazette des Beaux-Arts, a partire dalla sua nascita nel 1859 8. Il fenomeno impressionante della rotazione delle proprietà delle opere non mancò di suscitare apprensioni; Alfred Darcel scriveva nel 1861: Après la collection Fould, c’est la collection Soltykoff qui disparait, puis ce sera le tour d’une autre, et d’une autre encore! Après celles qui sont déjà formées viendront celles qui se forment des debris arrachés aux cabinets que l’on disperse. Mais dans cette rotation incessante certaines oeuvres disparaltront à tout jamais, immobilisées dans les dépòts publics. Un jour viendra donc où, les sources étant taries, soft par épuisement, soit parce qu’on y conservera ce qu’elles abandonnaient naguère avec une si déplorable insouciance, un jour viendra où, les musées retenant tout ce qu’ils auront accaparé, les pièces extraordinaires deviendront introuvables 9. Le stesse apprensioni possiamo condividere oggi di fronte alla trascuratezza con cui questi materiali bibliografici, relativi ad eventi effimeri certo, ma legati ad una cultura europea che ha condizionato le nostre istituzioni, rischiano di non essere adeguatamente valutati. Non solo è possibile dedurre da un fondo omogeneo, come quello Ressman del Bargello, l’evoluzione degli orientamenti di gusto dalla erudizione archeologica (Musée des Monuments Français), alla ricostruzione romantica (Musée de Cluny), all’apprezzamento tecnico e sociale (Union Centrale), alla comparazione enciclopedica di usi e costumi (Viollet-le-Duc), ma anche la loro relazione con le grandi iniziative espositive (a partire dalla esposizione londinese del Palazzo di Cristallo del 1851), nelle quali il collezionismo ebbe un ruolo esemplare assai rilevante. D’altra parte le stesse inclinazioni di Ressman, che privilegiavano tra tutti i generi quello delle armi, si riflettono nella scelta di repertori e cataloghi specializzati, quali quelli di Rush Meyrick (1824), di Jubinal o del Museo di Tzarskoe (1835- 1853), giudicati, anche dagli specialisti, esemplari eccezionali e quasi unici. Né va dimenticato che molti dei cataloghi della biblioteca Ressman recano delle annotazioni manoscritte che riportano i prezzi di vendita, i giudizi e i nomi degli acquirenti e costituiscono così delle 8 Fondata da Charles Blanc, che fin dall'introduzione si pone il problema dei vasti interessi contemporanei per il collezionismo di tutte le arti, dall'antichità in poi e della preoccupante precarietà delle raccolte contemporanee. 9 A. DARCEL , La collection Soltykojj, GBA, X, 1861, 169-178. fonti preziose e del tutto trascurate, per una storia capillare del collezionismo (anche in senso economico). La Biblioteca Planiscig donata al Museo nel 1953 venne ad integrare ed aggiornare con 1350 volumi un fondo già cospicuo 10 molteplici interessi dello studioso per tutte le
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