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impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 1 ANNALI del CENTRO PANNUNZIO TORINO Anno XXXVI - 2006/07 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 2 Il logo ideato dal Centro “Pannunzio” per il centenario della nascita di Mario Soldati che fu per vent’anni Presidente del Centro impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 3 ANNALI del CENTRO PANNUNZIO CENTRO PANNUNZIO TORINO 2006/07 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 4 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 5 SOMMARIO Primo Piano p. 9 A proposito di tolleranza di Girolamo Cotroneo p. 15 Il magistero politico e morale di Ernesto Rossi di Pier Franco Quaglieni p. 19 La figura di Garibaldi nella formazione di Spadolini di Cosimo Ceccuti p. 27 La rivoluzione ungherese e il problema del socialismo comunista dal volto disumano di Francesco Forte p. 41 Sessant’anni di Costituzione: attualità di una Carta ancora giovane di Tito Lucrezio Rizzo p. 53 John Stuart Mill: uno dei padri del liberalismo di Luigi Compagna p. 59 Arte, politica, nazionalismo: Alfredo Oriani critico musica- le di Loris Maria Marchetti p. 75 Piero Calamandrei: per un’etica del diritto e della politica di Franco Mazzilli p. 85 Il disegno intelligente: favola o realtà? di Piero Galeotti Mario Soldati a cento anni dalla nascita p. 97 Mario Soldati Presidente del Centro “Pannunzio” di Pier Franco Quaglieni p. 101 Lessico famigliare di Chiara Soldati Caracciolo di Vietri p. 103 Soldati e l’Istituto Sociale dei Padri Gesuiti di Torino di Mauro Pasquale S. J. p. 109 La Torino di Mario Soldati di Bruno Quaranta p. 115 L’epicentro di Orta di Silvia Fronteddu p. 123 Le città e i luoghi del Nord nella biografia di Soldati di Lorenzo Mondo p. 127 Il romanzo “Le due città”: la presenza di Roma nella vita e nella narrativa di Soldati di Alba Andreini 5 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 6 p. 137 Il paesaggio nell’opera di Mario Soldati di Giovanni Ramella p. 157 Il viaggio ferroviario nella narrativa di Mario Soldati di Remo Ceserani p. 165 La civiltà contadina nei viaggi per la televisione di Giovanni De Luna p. 171 Soldati storico dell’arte di Angelo Dragone p. 185 Le sirene di Mario Soldati e di Giuseppe Tomasi di Lampedusa di Liana De Luca p. 193 Una lettera di Mario Soldati a Benedetto Croce di Anna Giubertoni Mila Il giardino delle Muse p. 197 Wolfgang Amadeus Mozart: Anno Domini MDCCLXXXVII di Loris Maria Marchetti p. 203 Charles Baudelaire: un poeta nel mondo dell’arte (parte III) di Willy Beck p. 217 Ricordo di Samuel Beckett di Guido Davico Bonino p. 221 Ancora una volta in America di Willy Beck p. 227 Giochi linguistici di Tiziana Conti p. 231 Pietro Chiodi nella memoria di un allievo di Giovanni Borgno p. 235 Breve ricordo del professor Pietro Chiodi di Umberto Chiodi p. 237 Ugo Rubini: “Il sogno di Jan Jesensky” di Carla Piccoli Scienza p. 243 Corrado Segre e le “orge geometriche” torinesi di fine Ottocento di Livia Giacardi p. 273 Il secolo di Gödel di Gabriele Lolli p. 291 Il mistero della vita di un geniale fisico del Novecento: Ettore Majorana di Enrico Predazzi 6 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 7 p. 301 La Relatività nella vita quotidiana. Navigare con orologi atomici e con satelliti: il progetto “Galileo” di Sigfrido Leschiutta Saggi p. 315 John Stuart Mill e la libertà civile di Guglielmo Gallino p. 365 Vittorio Amedeo II il primo re di Casa Savoia di Paolo Ripa di Meana p. 393 In cammino verso l’ultima stanza. L’effimero e il tremendo nelle “Elegie” di Rilke di Filiberto Ferro p. 429 “Ritratto veneziano” come autoritratto artistico di Gustaw Herling-Grudzin´ski di Alessandro Ajres Dibattiti p. 487 È possibile mettere in discussione la democrazia? di Andrea Formagnana p. 499 Restituiamo a Gentile la sua identità di Anna Vania Stallone Il Centro “Pannunzio” p. 503 Pierluigi Battista, giornalismo d’élite di Paolo Fossati p. 513 “Liberi dal ‘68”: da Pannunzio al Centro “Pannunzio”. Sintesi delle attività del 2005 di Darica Martino p. 524 L’esempio del giovane Mario Soldati 7 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 8 Voltaire o della tolleranza 8 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 9 GIROLAMO COTRONEO A PROPOSITO DI TOLLERANZA Ha scritto una volta Benedetto Croce che «la storia non è mai giustizie- ra, ma sempre giustificatrice»; e che «non può discriminare i fatti in buoni e cattivi e le epoche in epoche progressive e regressive, ma […] non comin- cia se non quando le condizioni psicologiche, che rendono possibili code- ste antitesi, sono state sorpassate e sostituite dall’atto dello spirito, che inda- ga a quale ufficio abbia adempiuto nello svolgimento il fatto o l’epoca che prima si condannava: ossia che cosa essa abbia recato di proprio in quel corso, e perciò che cosa abbia prodotto; e in quanto tutti i fatti e tutte le epoche sono a loro modo produttivi, non solo nessuno di essi è al lume della storia condannabile, ma tutti sono laudabili e venerabili». Se questo è vero, uno degli eventi del Novecento, il più tragico e terri- bile evento del Novecento, la Shoah, non può essere oggetto di storia in senso forte, non essendo ancora presenti e operanti quelle “condizioni psi- cologiche” che non ci fanno più dividere i fatti in “buoni” e “cattivi”, ma tutti in qualche modo “produttivi”. Cosa, peraltro, almeno in questo caso, vera soltanto in parte: soprattutto perché quando, nel secondo decennio del secolo trascorso, Croce sosteneva questa tesi, non era ancora apparso nella nostra storia quello che, con Hannah Arendt, possiamo chiamare il “terrore totale”, e con esso il “male radicale”: questo, infatti, travalica il cri- mine “comune”, perché compiuto “in assenza di pensiero”, come nel caso – affrontato e discusso in profondità, appunto, dalla Arendt, che in quel- l’occasione formulò il celebre concetto di “banalità del male” – di Adolf Eichmann, quando un uomo venne processato – come già era accaduto a Norimberga per i più alti gerarchi nazisti – per avere commesso un delitto ancora assente da tutti i codici penali del mondo, e nel corso di quei pro- cessi definito «un crimine contro l’umanità, perpetrato nel corpo del popo- lo ebraico», secondo le parole della stessa Arendt. In quell’occasione il “male” compiuto non era destinato a risolversi dia- 9 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 10 letticamente in “bene”, come il male a cui pensava Benedetto Croce. Quel “fatto” ha smentito la «positività della storia», teorizzata anch’essa nel secon- do decennio del Novecento dal filosofo napoletano, perché non ha pro- dotto nulla di positivo, nulla di “venerabile” o di “laudabile”: quella che Hegel chiamava l’«immane potenza del negativo» ad Auschwitz non si ha dato vita al suo contrario, al “positivo”, appunto, perché fu allora che com- parve nel mondo il “male assoluto”, il male che nessuno sulla terra può redimere; un male compiuto da chi aveva «messo in pratica una politica il cui senso era di non coabitare in questo pianeta con il popolo ebraico e con varie altre razze», arrogandosi «il diritto di stabilire chi deve e chi non deve abitare la terra», come ha scritto ancora Hannah Arendt. Non si potrebbe certo dire che il “male radicale” sia qualcosa che riguar- da soltanto quell’epoca, quell’episodio, dal momento che anche oggi feno- meni analoghi, se non identici, si presentano in varie parti del mondo. Ha scritto di recente un noto filosofo statunitense, Michael Walzer, in un volu- metto dal titolo Sulla tolleranza, che quest’ultima è sempre un bene: ma non perché «le persone la apprezzino sempre – spesso, anzi, è vero il con- trario. Che si tratti di un bene», ha proseguito, «lo dimostra il fatto che la gente è fortemente portata a dire di apprezzarla. Le persone non riescono a giustificarsi né ai propri occhi né agli occhi dei propri simili, se non a condizione di sottoscrivere il valore della coesistenza pacifica, nonché della vita e della libertà che tale valore serve. Questo è un fatto del mondo mora- le, almeno nel senso limitato che l’onere della prova ricade su coloro che intendono contestare tale posizione. A doversi giustificare è chi opera l’as- similazione forzata e la “pulizia etnica”, chi scatena la persecuzione reli- giosa e le guerre di religione; e queste persone per lo più si giustificano non difendendo ciò che fanno ma negando di farlo». Che sia così lo rivelarono anche il processo di Norimberga e quello di Gerusalemme, dove gli imputati si difesero dicendo di avere obbedito agli ordini. Sempre Hannah Arendt, nel suo resoconto del processo a Alfred Eichmann – noto con il titolo La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme –, ha scritto che «la prima volta che Eichmann mostrò di ren- dersi vagamente conto che il suo caso era un po’ diverso da quello del sol- dato che esegue ordini criminosi per natura e per intenti, fu durante l’i- struttoria, quando improvvisamente dichiarò con gran foga di avere sempre vissuto secondo i principî dell’etica kantiana, e in particolare conforme- mente a una definizione kantiana del dovere». Questa affermazione, ha scritto quasi sbigottita la Arendt, «era veramente enorme, e anche incom- prensibile, perché l’etica di Kant si fonda soprattutto sulla facoltà di giudi- zio dell’uomo, facoltà che esclude la cieca obbedienza»; facoltà di cui Eichmann era decisamente sprovvisto. Ma a parte questo “caso limite”, che oggi l’intolleranza venga praticata negando di praticarla, lo rivela anche un argomento molto diffuso: le pole- miche contro lo Stato d’Israele che quasi sempre nascondono subdole 10 impag annali 2006-07 26-03-2007 15:59 Pagina 11 forme di antisemitismo: e non a caso, in riferimento diretto a queste pole- miche, si è parlato di un “nuovo” antisemitismo.