Rapimenti Erotici

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Rapimenti Erotici ὃν οἱ θεοὶ φιλοῦσιν ἀποθνήσκει νέος muor giovane colui ch’al ciel è caro (fr. 125 Menandro) A Felice e Antonino 2 Stanno in cielo i rapiti e non pensano ad andarsene lontano dagli dèi, tutti contenti, credo, della vicenda che li vinse. (Eur. Hipp. 456-458) 3 4 5 6 Introduzione La cultura greca dedica ampio spazio alle narrazioni mitiche in cui un tema particolare come il ratto, oggetto specifico di questa ricerca, compare frequentemente nei racconti tradizionali, spesso con un’implicazione di tipo erotico. I personaggi di una narrazione incentrata su un rapimento a scopo erotico nell’immaginario greco sono veramente tanti: divinità, ninfe, mortali, satiri, centauri, ecc. Ma i protagonisti della serie di rapimenti trattati nella presente indagine sono esclusivamente rapitori di natura immortale (dèi e dee) vs rapiti di natura mortale (bellissime ragazze vergini ed avvenenti efebi). Ciò posto, è chiaro che la scelta di affrontare il tema del ratto da una prospettiva che vede gli immortali condividere, anche se solo per un breve momento della loro esistenza, l’esperienza erotica con i mortali, oltre a delineare i confini entro i quali è indirizzata la presente ricerca, ha lo scopo di cogliere nel profondo la concezione del rapporto tra l’uomo greco e la divinità. Il fatto di delimitare la ricerca ai racconti di ratto aventi come rapitori solo gli dèi e come rapiti solo i mortali determina l’esclusione dei grandi miti di ratto famosi nell’antichità come quelli di Persefone ad opera di Ade e di Elena ad opera di Paride, qui relegati in appendice in ossequio al fatto che costituiscono un punto di riferimento costante per i miti pertinenti alla ricerca. La selezione di tutte le narrazioni sul ratto ha preso le mosse dai grandi manuali mitologici, soprattutto I miti greci di R. Graves1 e Mythes de la Grèce archaïque di T. Gantz2, da cui è stato possibile ricavare non solo i miti specifici, ma anche le fonti utili ad un primo approccio con la materia trattata, per poi passare ad una più ampia e specifica ricerca bibliografica. La distribuzione nei vari capitoli, paragrafi e sottoparagrafi, qui proposta, è l’esito di vari tentativi di articolare in maniera congrua tutta la materia. Alla fine è sembrato che fosse un criterio valido di impostazione la suddivisione in tre parti: una prima parte dedicata ai rapimenti di bellissime e giovani vergini che destano 1 Cfr. Graves (1982³). 2 Cfr. Gantz (2004). 7 l’attenzione e la brama degli dèi, una seconda avente come oggetto il ratto di avvenenti efebi, e una terza ed ultima relativa ai modi e ai contesti del rapimento. La trattazione dei singoli miti contenuti in quest’opera si fonda sull’analisi, condotta con la massima cura possibile, di tutte le testimonianze poetico-letterarie presso autori greci e latini, e anche sulla valorizzazione delle fonti iconografiche3 (pittura vascolare in particolar modo) integrate con quelle scritte, al fine di chiarire lo scenario mitico avente come protagonisti una divinità innamorata e un mortale di bellissimo aspetto. A questo proposito si avrà modo di osservare che alcuni dettagli assenti nelle fonti scritte sono invece messi in evidenza in quelle iconografiche e viceversa. Ad esempio, il fatto che i ragazzi mortali aggrediti non si limitino a fuggire, ma tentino anche di difendersi, brandendo un sasso o una lira e cercando di scagliare l’oggetto contro la divinità (come fa Titono in una pittura vascolare), è un particolare assente nelle fonti scritte che si concentrano di preferenza sull’azione attiva della divinità, soffermandosi sulla vittima del ratto soprattutto per informare sulle conseguenze dell’aggressione. La prima parte della trattazione, dedicata alle vergini, presenta una suddivisione interna dei miti in tre gruppi, che hanno come criteri distintivi i temi del matrimonio, dell’eponimia e della metamorfosi, comuni solamente ad alcuni racconti sul ratto. Il tema del matrimonio permette di fare confluire nello stesso capitolo i racconti tradizionali aventi come protagoniste donne mortali destinate ad essere eterne consorti del dio rapitore, come Anfitrite ed Arianna, compagne rispettivamente di Posidone e di Dioniso. Condividono la loro sorte anche altri personaggi femminili come Orizia, sposata dal suo rapitore Borea, o le Leucippidi, rapite e poi sposate dai Dioscuri. Si tratta di miti che inequivocabilmente trovano collocazione in un capitolo il cui tema unificante è costituito dalle nozze con la divinità rapitrice. Ma le distinzioni non sono sempre così immediate e spesso si ha difficoltà ad assegnare determinati miti ad uno o all’altro dei vari gruppi e sottogruppi. All’interno del tema dell’eponimia vengono fatte confluire narrazioni in cui l’esito dei rapimenti è collegato con la nascita di eroi eponimi di città o isole, oppure con l’importanza assunta da una leggiadra ninfa amata da un dio, diventata eponima 3 Per l’esame dell’iconografia ho usato come testo guida il volume sugli amori divini di Kaempf- Dimitriadou (1979), una grande raccolta di pitture vascolari aventi in comune il tema dell’inseguimento e del ratto. 8 essa stessa di territori prima vergini e successivamente abitati dai colonizzatori greci. Completa la serie di argomenti in base ai quali vengono aggregati i racconti mitici relativi alle vergini il dato della metamorfosi, in relazione alla quale vengono fatte sottili distinzioni tra personaggi trasformati (rapitore o rapito) e forme animali o vegetali di cui essi assumono le sembianze. Va precisato che ho ritenuto utile trattare soltanto di quei miti che si esprimono in narrazioni ampie e varie, e sufficienti a fornire un’idea abbastanza chiara della vicenda. Ho relegato invece, con la dizione “Altri ratti”, in margine alla categoria trattata, quelle storie a noi note da pochi accenni delle fonti pervenuteci: segno di una certa marginalità di questi miti nell’ambito della creazione mitologica dei Greci. Per quanto riguarda i ratti degli efebi, minori sono le difficoltà di costruzione dei paragrafi e sottoparagrafi, perché più esiguo è il numero dei racconti mitici. Qui si è introdotta una divisione in due capitoli in base alla figura del rapitore, divinità maschile nei casi di Ganimede e di altri giovani amati dagli dèi, divinità femminile (Eos, unica dea predatrice di bei ragazzi) nei casi di Titono, Cefalo, Orione, ecc. L’elenco delle vicende mitiche trattate si conclude con la figura del giovane Ila trascinato in un vortice abissale dalle ninfe prese dall’amore per lui. La terza parte è dedicata ad un’analisi accurata delle modalità usate dagli déi per rapire i mortali e dei contesti del rapimento. Da tale analisi emergono tre modalità privilegiate dagli dèi al fine di avvicinare il mortale desiderato: la persuasione, la forza e l’inganno (operato tramite una metamorfosi). La prima modalità sembra essere la più sfuggente, in quanto le fonti (sia scritte sia iconografiche) vi alludono in maniera sottile e velata. La seconda, più tipica, è connotata dalla violenza che il dio esercita sul mortale di cui è innamorato. La terza risulta tra tutte la più originale modalità di rapimento, in quanto la divinità sceglie di prendere una forma (solitamente quella animale) per rapire la sua preda d’amore, prima avvicinandola in mutate sembianze, per poi afferrarla e portarla via. Oltre alle modalità del ratto, nella terza parte sono discussi i vari contesti che fanno da scenario ai miti: si tratta di luoghi esterni sempre lontani dalla casa paterna delle vittime, come prati, giardini pieni di fiori profumati e variopinti, spazi vicini a luoghi cultuali in cui i giovani compiono i riti di passaggio dall’adolescenza alla maturità. 9 Alcune precisazioni sulla terminologia utilizzata in riferimento al concetto di mito: uso ‘racconto’, ‘storia’, ‘leggenda’, pur consapevole di una loro effettiva distinzione4 (tale scelta lessicale non vuole sembrare riduttiva e non intende di certo svilire il concetto di mito). La complessità della materia mitica non risiede solo nella definizione del concetto di mito, ma anche nell’interpretazione dei significati profondi che vi sono contenuti. Per gli strumenti metodologici e teorici, mi sono servita come punto di riferimento in particolare delle opere: Mito e tragedia nell’antica Grecia e Mito e pensiero presso i Greci di J.-P. Vernant5, L’invenzione della mitologia di M. Detienne6, Il mito in Grecia di F. Graf7, Il racconto in Grecia di C. Calame, La religione greca di W. Burkert8. Opere più specifiche saranno citate in occasione della loro utilizzazione. Sul tema specifico del ratto a scopo erotico, la bibliografia è costituita da un ristretto numero di opere di cui mi sono avvalsa con profitto; mi riferisco in particolare al saggio di A. Stewart9 in cui l’autore si interroga sul senso dei ratti a scopo erotico nel contesto storico e culturale dell’Atene del V secolo, in relazione al fatto che in questa città, in un periodo ben determinato (dall’inizio del 500 al 430 a. C.), la pittura vascolare a figure rosse mostra un vivo interesse per gli dèi all’inseguimento di vergini ed avvenenti efebi. Di notevole interesse ho trovato anche la lettura del volume di orientamento femminista di Eva Keuls10, dedicato alla fallocrazia, che vede nelle scene di inseguimento e ratto la drammatizzazione del potere che l’uomo esercita sulla donna. La sua posizione, anche se può essere ritenuta troppo radicale, tocca un punto importante della vita sociale ateniese del V secolo: l’antagonismo tra i sessi. Particolarmente utile si è rivelato anche il saggio in cui Froma Zeitlin11 esamina il tema del ratto nel mito greco a vari livelli: artistico, erotico e politico, suggerendo varie possibilità di interpretazione. Un altro prezioso volume, particolarmente interessante per il mio studio, è quello intitolato Rape in Antiquity, opera a carattere miscellaneo a cura di Susan Deacy e Karen E. Pierce12. Infine non 4 Per una sistematica distinzione tra i suddetti termini si veda Calame (1999: 11-76).
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