Mem. Descr. Carta Geol. d’It. XCII(1)(2014), pp. 31-510, 382 figg., 25 tabb.

Le acque sotterranee e l’intrusione marina in Puglia: dalla ricerca all’emergenza nella salvaguardia della risorsa The groundwater and the seawater intrusion in : from research to the emergency in the safeguard of the water resource

COTECCHIA V.

1. - ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE tuno per gli scopi dell’analisi, e ciò a causa della sua sostanziale estraneità dal contesto idrogeologico 1.1. - InqUAdRAmEnTO GEOLOGICO pugliese.

La Puglia, estrema propaggine sud-orientale 1.1.1. - Evoluzione geodinamica: elementi di paleogeografia, della penisola italiana, oltre ad essere la regione più stratigrafia e tettonica lunga (circa 348 km), possiede anche il maggior sviluppo costiero (785 km circa) tra le regioni pe- Le cinque aree fisiografiche pugliesi apparten- ninsulari. Il territorio, prevalentemente pianeg- gono ai tre domini strutturali del sistema oroge- giante (53.2%) e collinare (45,3%), presenta in nico dell’Appennino meridionale, individuatosi a realtà una marcata variabilità nei caratteri geologici, partire dall’Oligocene superiore?-miocene infe- morfostrutturali ed ambientali, che determina al- riore: Catena Appenninica (corrispondente alla por- trettanto differenti condizioni idrogeologiche. zione pugliese dell’Appennino dauno), Fossa In Puglia è possibile distinguere 5 principali aree Bradanica comprendente il e la fisiografiche: Gargano, Murge, , Tavoliere delle Pu- Fossa Premurgiana, l’Avampaese Apulo che, attual- glie e settore pugliese dell’Appennino Dauno (fig. 1.1). mente, corrisponde geograficamente al Promontorio Considerate le finalità della presente monogra- del Gargano, all’ e alle Serre Sa- fia, nel seguito si illustreranno, sinteticamente, le lentine, con le aree depresse interposte (fig. 1.2). principali tappe evolutive della storia geologica L’evoluzione geologico-strutturale della regione in della regione, le caratteristiche litologiche delle for- esame è quindi fortemente connessa alle diverse mazioni geologiche affioranti e i principali linea- tappe evolutive della Catena Appenninica meridionale, menti tettonici e morfologici del territorio pugliese. le quali a loro volta si inquadrano nel contesto geodi- Solo per l’Appennino dauno si presenteranno al- namico della genesi del bacino del mediterraneo. cuni cenni, nella misura in cui sarà ritenuto oppor- Sulla base delle conoscenze più recenti, la storia

Professore Emerito del Politecnico di Bari 32 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE geologica del territorio pugliese è stata ricostruita ripetute variazioni del livello marino. I depositi ter- a partire dal Paleozoico superiore (circa 250 mi- rigeni alluvionali furono ricoperti da depositi salini lioni di anni fa), allorché questo territorio costituiva evaporitici, in prevalenza gessosi e da sedimenti car- una propaggine del paleocontinente africano, porzione bonatici (calcari e dolomie con abbondante so- del megacontinente, detto Pangea (fig. 1.3). stanza organica), sedimentazione tipica di un A partire dal Paleozoico superiore fino al Trias- ambiente epicontinentale (fig. 1.4; AA.VV., 1999). sico medio, sul margine settentrionale del paleocon- Alla fine del Triassico, la Pangea cominciò a la- tinente africano, in lento abbassamento, si individuò, cerarsi ed i continenti iniziarono il loro esodo. du- in condizioni climatiche semiaride, un’ampia piana rante il Giurassico medio, insieme al tratto centrale alluvionale e deltizia percorsa da fiumi meandri- dell’attuale Oceano Atlantico, si aprì l’Oceano Li- formi, per cui sul basamento cristallino si depositò gure-Piemontese che separò progressivamente la una copertura detritica spessa oltre 1000 m. nel Placca Euroasiatica da quella Africana. di conse- Triassico superiore, la Pangea cominciò gradual- guenza, una tettonica disgiuntiva, con l’attivazione mente a frammentarsi, le aree meridionali del Mare di faglie listriche e trascorrenti, interessò il margine della Tetide furono gradualmente sommerse (incluso settentrionale della Placca Africana, con il relativo il “futuro settore pugliese”) e si costituì quindi una continente, e si individuò una propaggine, nota piana tidale con lagune e stagni costieri, soggetta a come Placca Apula (o Placca Adria) che fronteggiava

Fig. 1.1. – digital elevation model del territorio pugliese con la distinzione delle cinque aree fisiografiche. – Digital elevation model of Apulia region with its five physiographic areas. LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 33

Fig. 1.2 – a) Carta geologica schematica (mod., da PIERI et alii, 1997); b) sezione geologica dell’Italia meridionale (mod., da SELLA et alii, 1988). – a) Schematic geological map (mod. after PIErI et alii, 1997); b) geological section of Southern (modified from SELLA et alii, 1988). diverse aree oceaniche (fig. 1.5). All’interno della in un complesso carbonatico di scogliera di tipo ba- Placca Apula si impostarono dei bacini marini pro- hamiano. La crescita della piattaforma non avvenne fondi separati da estese piattaforme carbonatiche, sempre in condizioni di bassofondo. Essa registrò, tra cui la Piattaforma Apula (fig. 1.6). infatti, periodi di parziale emersione (episodiche durante il mesozoico, la Piattaforma Apula fu continentalizzazioni), dovuti sia a variazioni globali caratterizzata da un’attiva sedimentazione compen- del livello marino sia a deformazioni tettoniche, sata dalla subsidenza in condizioni di bassofondo connesse ai processi di convergenza tra la Placca (fig. 1.7) in un ambiente marino tropicale con acque Africana e quella Euroasiatica, che provocarono poco profonde (par. 1.2.1). La sedimentazione di blandi inarcamenti della piattaforma con relativa piattaforma epicontinentale progressivamente evolse emersione (AA.VV., 1999). 34 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALEE

Fig. 1.3 – Scala del tempo geolo- gico e immagini che illustrano l’evoluzione della superficie terre- stre dal Permiano al Cretaceo. – Geological time scale and images show- ing the evolution of the earth surface from to . LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 35

Tali emersioni permettevano l’esposizione di periore? - Coniaciano mentre il letto della discon- ampie zone della Piattaforma Apula con la creazione tinuità avrebbe età diversa spostandosi da nord- di vaste paludi e acquitrini (carattere insulare di Ovest verso Sud-Est (LUPERTO SInnI & REInA, porzioni della piattaforma; dALLA VECCHIA, 2002) 1996). Gli strati calcarei posti a letto delle bauxiti attraversate da grandi animali terrestri, probabil- sono, in particolare, riferibili al Cenomaniano mente in migrazione. Impronte di dinosauri (fig. medio nell’area della murgetta Rossa (Spinazzola), 1.8), sono state ritrovate, infatti, sia nella succes- al Cenomaniano superiore nell’area della murgia sione peritidale dell’Hauteriviano superiore-Barre- Ferrata () ed al Cenomaniano ter- miano inferiore del Gargano meridionale (Borgo minale in corrispondenza del monte Giannecchia Celano, Cava Colmar; PETTI et alii, 2008), sia nelle (a nord-Ovest di montalbano). porzioni dell’Aptiano affioranti a (Cava Lama Paterno; SACCHI et alii, 2009) così come nel- l’intervallo del Santoniano di (Cava di de Lucia; nICOSIA et alii, 2000; SACCHI et alii, 2009). Il ritrovamento di queste impronte di dinosauri ha condotto a riesaminare il quadro paleogeografico cretacico dell’area periadriatica (BOSELLInI, 2002; nICOSIA et alii, 2007), ove la Piattaforma Apula avrebbe costituito uno sperone della Placca Afri- cana, circondato da due bacini marini profondi (figg. 1.9, 1.10). Le continue variazioni del livello marino durante il Cretaceo avrebbero quindi per- messo l’emersione di ampi tratti della piattaforma, dando la possibilità ai dinosauri di migrare dal- l’Africa verso nord (BOSELLInI, 2002). Fig. 1.4 – Rappresentazione dell’evoluzione geologica del margine settentrio- Un’importante ed estesa emersione della Piatta- nale del Paleocontinente africano verificatasi tra il Paleozoico ed il mesozoico forma Apula fu quella avvenuta nel Cretaceo supe- inferiore (da AA.VV., 1999). Legenda: 1 - basamento cristallino; 2 - depositi terrigeni alluvionali; 3 - depositi salini evaporitici e sedimenti carbonatici. riore. In corrispondenza dell’intervallo Cenoma- – Geological evolution of the northern margin of the African Paleocontinent between the niano-Turoniano (par. 1.2.1) si instaurò, infatti, un Paleozoic and the Lower Mesozoic (after AA.VV.,1999). Legend: 1-crystalline basement; lungo periodo di continentalità indotto da un sol- 2 - terrigeneous alluvial deposits; 3 - saline evaporite deposits and carbonate sediments. levamento litosferico intraplacca, connesso alle fasi iniziali del processo di collisione tra la Placca Afri- cana e quella Euroasiatica (mIndSzEnTy et alii, 1995). questa fase di emersione fu registrata con una lacuna stratigrafica, accompagnata da una di- scordanza angolare ad estensione regionale (uncon- formity A di mIndSzEnTy et alii, 1995) e, localmente, da depositi continentali bauxitici (Spi- nazzola, San Giovanni Rotondo, Sant’Egidio, Apri- cena) o sabbioso marnoso-argillosi (Corato-Ruvo di Puglia, Fasano-Ostuni). L’ampiezza di questa la- cuna stratigrafica si ridurrebbe spostandosi dall’at- tuale Gargano (Cenomaniano inf.?-Turoniano sup.; BOSELLInI et alii, 1999) verso il Salento (Turoniano; Pozzo Ugento 1 in mIndSzEnTy et alii, 1995). Con Fig. 1.5 – Ricostruzione schematica della distribuzione delle aree continentali e marine nel Giurassico superiore (mod., da AA.VV., 1999). riferimento all’area murgiana, il tetto della discon- – Schematic reconstruction of the distribution of continental and marine areas during tinuità sarebbe ovunque riferibile al Turoniano su- Upper (mod., from AA.VV., 1999). 36 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Fig. 1.6 – a) Individuazione della Placca Apula (Adria) durante il Mesozoico (mod., da AA.VV., 2010); b) schema paleogeografico di una porzione della Placca Apula (da MOSTARDINI & MERLINI, 1986). – a) Formation of the Apulian Plate (Adria) during the Mesozoic (modified after AA.VV., 2010); b) palaeogeographic scheme of a portion of the Apulian Plate (from MOSTARDINI & MERLINI, 1986).

Fig. 1.7 – Rappresentazione del- l’evoluzione geologica dell’attuale territorio pugliese dal Mesozoico al Neozoico (da AA.VV., 1999). Legenda: 1 – basamento cristallino; 2 – coltre detritica continentale; 3 – depositi salini evaporitici; 4 – depositi piattaforma carbonatica epicontinentale; 5, 6 – depositi carbonatici cretaceo-paleogenici; 7 – magmi basici; 8 – depositi plio-pleistocenici; 9 – coltri alloctone. – Geological evolution of the present Apulia region from the Mesozoic to the Neozoic (from AA.VV., 1999). Legend: 1 – crystalline basement; 2 – debris continental cover; 3 – saline evaporite deposits; 4 – epi-continental carbonate platform deposits; 5, 6 – Cretaceous and Paleogene carbonate deposits; 7 – basic magma; 8 – Plio-Pleistocene deposits; 9 – allochthonous nappes. LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 37

Alla fine del Cretaceo inizio del Cenozoico (fig. all’epoca depositatesi soprattutto in ambienti di 1.7) la Piattaforma Apula subì un ampio inarca- piattaforma-scarpata e pendio e localmente, du- mento, evolvendosi progressivamente in una vasta rante il Paleocene, in ambiente bacinale (BOSELLInI area emersa, corrispondente in gran parte all’at- et alii, 1999; GRAzIAnO, 2001). tuale territorio pugliese. L’ambiente continentale durante le fasi geodinamiche eoceniche avven- si protrasse per quasi tutto il Cenozoico. durante nero, inoltre, importanti manifestazioni vulcaniche il Paleogene la sedimentazione carbonatica di piat- intraplacca, documentate da estese colate basaltiche taforma continuò saltuariamente sia sui margini riconosciute nel sottosuolo della Fossa Bradanica, e della piattaforma che sui fondali antistanti, carat- da più modeste manifestazioni all’attuale margine terizzati da evidenti lacune stratigrafiche e discor- nord-occidentale del Promontorio del Gargano (fig. 1.7). danze stratigrafiche ( C e D di In particolare, con l’Eocene superiore, si raggiunse mIndSzEnTy et alii, 1995; BOSELLInI et alii, 1999) la sutura dell’Oceano Ligure-piemontese, ed i margini nelle relative successioni sedimentarie, indotte da continentali della Placca Africana e di quella Euroasia- circoscritte ingressioni del livello marino connesse tica entrarono in collisione (fase di collisione conti- da fenomeni di natura locale (tettonici) o globale nentale; Eocene sup.-Attuale). Altresì, un magmati- (eustatici). Tali successioni costituiscono lembi di smo calcalino di arco a Ovest del massiccio corso- esiguo spessore ed estensione, attualmente localiz- sardo, la rotazione di 30°-50° di questo massiccio e zati lungo la fascia costiera garganica e salentina, l’apertura di un bacino di retro-arco dietro lo stesso

Fig. 1.8 – Impronte di dinosauri risalenti a circa 70 milioni di anni fa ritrovate nella cava di Pontrelli di Altamura in provincia di Bari. – Dinosaurs’ footprints dating back to about 70 million years ago, found in the Pontrelli quarry near Altamura (Bari). 38 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

massiccio, sono alcuni degli eventi geodinamici as- sociati a questa fase di convergenza, al termine della quale si creò la Catena Appenninica. A seguito, quindi, della subduzione verso Ovest-Sud-Ovest della Placca Adria (parte di quella Africana) sotto quella Iberica (parte di quella Euroasiatica), i processi tettonici associati all’orogenesi appenninica migra- rono verso Est-nord-Est (l’avanfossa prospiciente il fronte di accavallamento, i fronti di accavallamento e le faglie dirette, successive nel tempo, l’attività magmatica). In questo contesto geodinamico, a partire dal miocene inferiore, il settore crostale pugliese comin- Piattaforme carbonatiche di mare basso ciò a subire gli effetti deformativi connessi alla for- Bacini profondi ed oceani mazione sia della Catena Appenninica, ad Ovest, Ambienti di transizione Aree emerse che di quella dinarica, ad Est, assumendo così il Ritrovamenti di impronte di dinosauri ruolo di Avampaese (area non ancora raggiunta dal- Faglie trasformi e trascorrenti l’orogenesi e verso la quale migrano i fronti di acca- Fig. 1.9 – Carta paleogeografica del settore centro-occidentale dell’area me- diterranea durante il Cretaceo inferiore con indicazione dei siti ove sono vallamento dell’orogene). Inoltre, durante le fasi di state ritrovate impronte di dinosauri (mod., da BOSELLInI, 2002). costruzione dell’Appennino, l’Avampaese Apulo assunse – Palaeogeographic map of the central-western sector of the Mediterranean area during the Lower Cretaceous, showing the sites where dinosaurs footprints have been found (mod., progressivamente l’inflessione ed il sottoscorri- from BOSELLINI, 2002). mento dei margini rivolti verso i fronti di avanza- mento degli opposti edifici tettonici (RICCHETTI &

Successioni carbonatiche mOnGELLI, 1980), determinando così l’assetto mor- di mare basso fostrutturale di pilastro tettonico (Horst), dislocato Successioni bacinali (principalmente maiolica) da faglie in diversi blocchi che subirono abbassa- depositi costieri o di mare basso menti e sollevamenti relativi (par. 1.3). Aree emerse Prima del significativo abbassamento del mare margini di deposizione avvenuto durante il messiniano (“crisi di salinità Siti dSdP Pozzi petroliferi del messiniano” nota in tutta l’area del mediterra- Ritrovamenti di impronte di neo) circoscritte ingressioni marine, con la sedi- dinosauri mentazione di carbonati, coinvolsero le porzioni marginali dell’Avampaese Apulo durante il miocene (tav. 1 f.t.; fig. 1.11a). Un’estesa trasgressione ma- rina caratterizzò la fine del messiniano: gran parte delle aree emerse dell’Avampaese Apulo furono sommerse e si individuò la Fossa Bradanica, bacino marino interposto tra l’Appennino Meridionale e l’Avampaese. Si individuò all’inizio del Pliocene, du- rante le ultime fasi dell’orogenesi appenninica, in cui le aree occidentali dell’Avampaese Apulo degra- davano verso Ovest, grazie ad un sistema di faglie distensive (par. 1.3).

Fig. 1.10 – distribuzione schematica delle piattaforme carbonatiche cretacee durante il Pliocene inferiore e medio, diverse nell’area adriatica con indicazione dei siti ove sono state ritrovate impronte emersioni ed immersioni coinvolsero l’Avampaese, di dinosauri (mod., da BOSELLInI, 2002). – Distribution of the Cretaceous carbonate platforms in the Adriatic area, showing the testimoniate da depositi carbonatici di piattaforma sites where dinosaurs footprints have been found (modified, from BOSELLINI, 2002). aperta. durante il Pliocene superiore, mentre il LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 39 fronte di accavallamento appenninico migrava bili essenzialmente al Pleistocene glaciale verso Est, l’area in esame appariva come un vasto (800.000¸20.000 anni fa), le uniche ad aver carat- arcipelago, dove i blocchi sollevati costituivano teri significativamente distintivi sono quelle a strom- delle isole rocciose calcaree, mentre i blocchi ribas- bus bubonius, ascrivibili al Tirreniano e comprese tra sati corrispondevano a bracci di mare poco pro- i 15 e i 30 m s.l.m., tra Lido Silvana e S. maria di fondi; la Fossa Bradanica era quindi un bacino Leuca. In base ai dati geocronologici, il tasso di sol- marino profondo. Lungo le coste di queste isole si levamento risulta essere stato dell’ordine di 0.2-0.3 depositavano sabbie e ghiaie carbonatiche, mentre mm/anno mentre quelli stratigrafici suggeriscono argille emipelagiche si sedimentavano nei settori un tasso di almeno 0.5 mm/anno (dOGLIOnI et marini poco profondi a fronte dell’Appennino (fig. alii, 1996). Il mare, in definitiva, alla fine del Plei- 1.11b). Alla fine del Pliocene superiore e all’inizio stocene, regredì sino a quote di 100 metri al di del Pleistocene inferiore (fig. 1.11f), a causa del sotto di quello attuale, sia pure con modalità inter- lento, eppure progressivo, affondamento, molte mittenti e con periodiche inversioni di tendenza delle isole furono sommerse dal mare e le aree ma- (COTECCHIA & mAGRI, 1967; COTECCHIA et alii, rine poco profonde si ampliarono con la conse- 1969, 1971), per poi risalire al corrente livello in guente deposizione delle argille emipelagiche seguito alla deglaciazione post-wurmiana. que- (TROPEAnO et alii, 2002). st’ultima si attuò in due fasi successive: una prima, La tappa finale dell’evoluzione geodinamica del caratterizzata da una rapida ingressione del mare, territorio pugliese, tuttora in atto, iniziò nel Plei- che dall’inizio dell’Olocene si protrasse fino al- stocene (alla fine del Pleistocene inferiore-inizio l’Optimum Climatico, ed una successiva, durante la del Pleistocene medio secondo CIARAnFI et alii, quale il sollevamento fu più lento e di minore en- 1983; Pleistocene medio secondo dOGLIOnI et alii, tità (mASTROnUzzI et alii, 1989). 1996), quando l’Avampaese Apulo e la Fossa Bradanica In particolare, recenti studi (GALLICCHIO et alii, cominciarono a sollevarsi (circa 0.5 mm/anno; 2003) hanno sottolineato un’evoluzione sedimen- dOGLIOnI et alii, 1994). Tale sollevamento è stato taria pleistocenica di una parte del settore pugliese interpretato (dOGLIOnI et alii, 1994) come conse- di Avanfossa (settore pedemontano del Tavoliere delle guenza della locale resistenza alla subduzione della Puglie; Foglio 407 “San Bartolomeo in Galdo”), so- porzione pugliese della Placca Adriatica (fig. 1.12), stanzialmente diversa da quella registrata nelle re- caratterizzata da uno spessore maggiore della lito- stanti parti della Fossa Bradanica (TROPEAnO et alii, sfera continentale (100-110 km) rispetto a quella 2002). Infatti, durante il ritiro del mare nel Pleisto- adriatica (70 km). A partire da quell’istante, si re- cene, questo settore di Avanfossa registrò un in- gistrarono variazioni del livello del mare correlate tenso sollevamento con erosione di una porzione a fenomeni tettonici (sollevamento Piattaforma delle argille emipelagiche plio-pleistoceniche e dei Apula e Fossa Bradanica) ed a cambiamenti climatici successivi depositi marini terrazzati, come de- (intervalli glaciali ed intervalli interglaciali) che por- scritto più avanti (par. 1.2.4). tarono alla deposizione di depositi regressivi co- stieri del Pleistocene inferiore?-medio e di depositi 1.2. - CARATTERI LITOLOGICI E STRATIGRAFICI marini terrazzati del Pleistocene medio-superiore (fig. 1.11 c-d, 1.11 f-g; tav. 1 f.t.), nonché di depositi L’assetto litologico-stratigrafico del territorio in alluvionali terrazzati pleistocenici. Il progressivo esame deriva dall’evoluzione geodinamica del set- ritiro stadiale del mare è documentato dalla vistosa tore meridionale del bacino adriatico, già descritta conformazione a terrazzi dei versanti costieri nel precedente paragrafo (figg. 1.3, 1.4, 1.7 e 1.11). adriatico e ionico, nonché dai relativi depositi di La tavola 1(f.t.), riporta la Carta Geologica età via via più recente ed esistenti in ordine decre- schematica della regione pugliese e di una parte scente sulle stesse superfici terrazzate (fig. 1.13). dei terreni ad essa adiacenti, redatta sulla base dei Tra le circa sedici superfici terrazzate comprese dati bibliografici disponibili (BOnARdI et alii, 1988; tra i 450 m s.l.m. e l’attuale linea di costa, riferi- CIARAnFI et alii, 1988; CARTA TETTOnICA d’ITALIA). 40 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE et alii , 2002). et et alii, 2002). et g ROPEAnO rOPEANO f Palaeogeographic schemes of schemes – Palaeogeographic Southern-western from Italy from (modified, Pleistocene to Middle Messinian T Fig. 1.11 – Schemi paleogeografici 1.11 – Schemi da T (mod., medio al Pleisocene dal messiniano Sud occidentale dell’Italia Fig. e LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 41

Fig. 1.12 – a) diagramma a blocco mostrante il differente comportamento della litosfera dell’Adriatico e della Puglia; b) confronto tra l’andamento della subduzione nell’area centrale dell’Adriatico rispetto a quello del settore meridionale dal tardo Pliocene al tardo Pleistocene (da dOGLIOnI et alii, 1944). – a) Block diagram showing the different behaviour of Adriatic and Apulia lithosphere; b) subduction evolution in the central and southern Adriatic from Late Pliocene to Late Pleistocene (from DOGLIONI et alii, 1944).

I numerosi studi sinora condotti hanno per- pozzo Foresta Umbra (tav. 1 f.t.). Con spessori va- messo di delineare un quadro stratigrafico suffi- riabili da 1000 a 2500 metri circa, essa è costituita cientemente dettagliato delle successioni da calcari marnosi, marne e anidriti (Anidriti di Bu- sedimentarie localmente affioranti (successioni giuras- rano), sottostanti a depositi più spiccatamente do- sico-quaternarie) nelle cinque aree fisiografiche di- lomitici. Un esiguo lembo di questi depositi è stato stinte in Puglia, mentre i termini più antichi, non individuato in località Punta delle Pietre nere (ma- affioranti (successioni permotriassiche e triassiche), sono rina di Lesina). Trattasi dell’affioramento più antico stati intercettati unicamente nei pozzi petroliferi riconosciuto in Puglia, costituito da rocce ignee profondi (profondità anche maggiori di 6000 m). (melasieniti alcaline, melagabbri alcalini, ultramafiti La successione permotriassica, quella più antica sovra- a grana grossa e porfiriti), carbonatiche (calcari neri stante il basamento cristallino metamorfico pre- compatti con intercalazioni di marne bituminose cambrico (crosta continentale dello spessore di e calcari marnosi nerastri) e da gessi selenitici di 25-30 km individuata con indagini geofisiche; unità colore grigio-nerastro. 2 in figura 1.4), è stata intercettata, ad esempio, I caratteri litologici e stratigrafici delle succes- dai pozzi Puglia 1 e Gargano 1, rispettivamente a sioni sedimentarie affioranti nelle diverse porzioni -6100 m e a -4542 m s.l.m. (tav. 1f.t.). Essa è rap- del territorio pugliese, sono descritti nel seguito. presentata da depositi alluvionali e deltizi (arenarie, conglomerati e brecce poligeniche), passanti verso 1.2.1. - Unità giurassico-oligoceniche della Piattaforma l’alto a depositi calcarei oolitici di mare poco pro- Apula (Gargano, Murge e Salento) fondo, e si sarebbe depositata tra il Permiano su- periore ed il Triassico medio, sul margine Il corpo sedimentario fondamentale del territo- settentrionale del paleocontinente africano. La suc- rio pugliese, di oltre 5000 m di spessore, è rappre- cessione supratriassica, sedimentatasi in una ambiente sentato dalle formazioni carbonatiche di età epicontinentale (unità 3 in figura 1.4), è stata inter- giurassico-cretacea della Piattaforma Apula, che pre- cettata nei già citati pozzi profondi, oltre che nel sentano al loro interno alcune lacune stratigrafiche 42 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

maniano superiore), ove raggiunge uno sviluppo verticale intorno ai 2000 m. La porzione superiore, sovrastante la stessa lacuna, invece, affiora estesa- mente nel Salento e nelle Murge (Coniaciano infe- riore–maastrichtiano) e solo localmente nel Gargano (Conaciano-Santoniano). In particolare, questa porzione di successione raggiunge spessori com- plessivi di circa 1000 m nel settore sud-orientale delle Murge mentre nel Salento gli spessori comples- Linea di costa sivi sono alquanto maggiori. Infatti, nel Salento, il dune costiere limite inferiore di questa porzione non affiora ma Traccia di sezione è stato individuato nel sottosuolo in una perfora- zione eseguita nei dintorni di Ugento (tav. 1 f.t.) che ha attraversato per oltre 4.500 m l’intero si- stema carbonatico cretaceo e la parte terminale di quello giurassico, senza raggiungere la base della Piattaforma Apula (CIARAnFI et alii, 1988). Sulla base dei recenti studi litologici, sedimen- tologici e biostratigrafici svolti, è stato proposto di attribuire il nome formazionale di (SPALLUTO et alii, 2005) a tutto l’intervallo stratigra- fico inferiore della successione, e quello di (GRAzIAnO, 1994, 1999, 2001) all’in- tervallo stratigrafico superiore (post-lacuna turo- niana) della stessa successione, distinguendo Fig. 1.13 – a) Carta schematica mostrante la distribuzione e l’andamento delle linee di costa pleistoceniche individuate nel territorio murgiano e sa- diversi membri all’interno di queste due forma- lentino (da AA.VV., 1999); b) rappresentazione schematica dei terrazzamenti zioni (tav. 1 f.t.). Infine, localmente (area tarantina), creatisi per il graduale ritiro del mare durante il Pleistocene medio-Superiore (da CIARAnFI et alii, 1988). l’intervallo stratigrafico più recente (maastrichtiano – a) Schematic map showing the distribution and pattern of the Pleistocene coastlines in Murgia superiore), ritenuto trasgressivo sul Calcare di Alta- and Salento (after AA.VV., 1999); b) sketch of the terraces produced as a result of the gradual sea retreat during the Late-Middle Pleistocene (from CIArANFI et alii, 1988). mura, è stato attribuito alla formazione delle Dolomie di Monte Sant’Elia. Secondo la recente nomencla- tura stratigrafica, per l’area garganica si dovrebbero dovute alle ripetute interruzioni nel processo sedi- abbandonare alcuni dei nomi formazionali noti in mentario durante il mesozoico. Le successioni di letteratura (Formazione di Sannicandro, Forma- retroscogliera (laguna, margine interno) affiorano zione di Rignano Garganico, Formazione di S. in tutto il territorio pugliese, quelle di scogliera- Giovanni Rotondo, Formazione di monte la Serra, margine si ritrovano estesamente nel Gargano e lo- Calcari di masseria quadrone, Calcari di monte calmente nelle Murge, infine, quelle di avanscogliera Spigno e Calcari oolitici di Coppa Guardiola per (margine esterno, pendio e bacino) affiorano uni- l’intervallo inferiore, e di Calcari di masseria Lau- camente nelle porzioni orientali del Gargano (fig. riola per l’intervallo superiore). Tuttavia, è neces- 1.14; tav. 1 f.t.). sario sottolineare che le successioni garganiche e Per quanto riguarda le successioni di retrosco- murgiane ascrivibili al Calcare di Bari non sono gliera (successioni di piattaforma carbonatica in tav. completamente sovrapponibili. Infatti, i termini di 1 f.t.), la porzione inferiore, sottostante la lacuna età Aptiano superiore-Albiano, non sono noti turoniana, affiora unicamente nell’area garganica nell’area garganica, e quelli di età Giurassico supe- (età Calloviano-Aptiano) e nell’area sud-occiden- riore-Cretaceo iniziale non affiorerebbero nelle tale delle Murge (età Valangiano superiore-Ceno- Murge dove sicuramente sono stati intercettati in LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 43 profondità (v. Pozzo Puglia 1; tav. 1 f.t.). A tale pro- Calcare di Bari, ben stratificato, è costituito da calci- posito, COTECCHIA & zEzzA (1972) hanno rilevato lutiti, con una struttura prevalentemente a lamine la presenza di successioni dolomitiche di età Giu- planari o ondulate di origine biologica (algale) o rassico superiore-Cretaceo inferiore, ben visibile in meccanica (idrodinamiche e di carico), e da calca- affioramento nella sponda destra del canale Camaggi; reniti, micro e macrofossiliferi; le diverse litologie l’esistenza in affioramento di questa successione in- sono di norma organizzate in ripetute sequenze di dicherebbe infatti che in corrispondenza delle attuali tipo ciclotemico, accumulatesi su vasti fondali lagu- murge si era instaurato un ambiente di sedimenta- nari,poco profondi, e caratterizzati da una bassa o zione analogo a quello che ha caratterizzato la depo- media energia delle acque. La ciclicità di sedimen- sizione dei coevi sedimenti del Gargano occidentale. tazione prodotta dalle variazioni del livello marino dal punto di vista tettonico, questo affioramento è contraddistinta anche da episodiche emersioni di dimostrerebbe il generale e progressivo sprofon- variabile durata, le quali sono contrassegnate, a se- damento verso sud del mesozoico pugliese a par- conda dei casi, da sottili livelli argillo-terrosi di co- tire dall’horst garganico. Ciò indica l’esistenza di lore rossastro, talora associati a microbrecce, come una anticlinale con nucleo in Giurese. nel Gargano, o da tracce di grandi organismi (im- delimitato al tetto da deposti bauxitici (ad esem- pronte di dinosauri), da resti di vegetati terrestri pio ex miniere di San Giovanni Rotondo e di Spi- nonché da discordanze giaciturali. nazzola) e da un vistoso modellamento carsico, il nell’area garganica, le porzioni del Calcare di Bari, ascrivibili al margine interno sono rappresen- tate da calcari biostromali (Lamellibranchi e Ga- steropodi) e da calcari oolitici. nell’area murgiana sono stati individuati tre brevi intervalli calcarenitici (con spessore decime- trico) tipicamente ricchi di macroforaminiferi, as- sunti come “livelli guida” per la loro costante distribuzione areale e posizione stratigrafica nel- l’ambito della successione in esame. Inoltre, nella stessa area del territorio pugliese, saltuariamente sono presenti strati e/o banchi di calcari organo- geni costituiti da specifiche associazioni a grossi molluschi marini (Rudiste), intercalati a diverse ma ben definite altezze stratigrafiche. Anche questi in- tervalli di spessori modesti (non superiori a poche decine di metri) sono stati classificati come livelli guida e indicati in letteratura con nomi di locali centri abitati: “livello ” (età Valanginiano); “livello Corato” (età Bedouliano superiore), “livello Palese” (età Albiano superiore-Cenomaniano infe- riore); “livello Sannicandro-Toritto” (età Cenoma-

Fig. 1.14 – a) Schema geologico dell’area di studio (da SPALLUTO et alii, 2005). niano superiore). Bisogna anche segnalare Legenda: 1 – unità mesozoiche carbonatiche di scarpata e bacino; 2 – unità l’esistenza di un livello con abbondanti scheletri mesozoiche carbonati che di piattaforma; 3 – unità alloctone meso-cenozoi- che appenniniche; 4 – unità plio-pleistoceniche di avanfossa e di avampaese; fossilizzati di pesci (strati ittiolitici), di età cenoma- b) distribuzione degli ambienti deposizionali nella piattaforma carbonatica niana, affiorante nei dintorni di Rutigliano. apula al Giurassico superiore – Cretaceo inferiore (da AA.VV., 1999) – a) Geological sketch of the study area (after SPALLUTO et alii, 2005). Legend: 1 – A diverse altezze stratigrafiche, alcuni strati roc- slope and basin Mesozoic carbonate units; 2 – Mesozoic carbonate platform units; 3 – ciosi del Calcare di Bari presentano gli effetti di una Meso-Cenozoic Apennine allochthonous units; 4 – Plio-Pleistocene foredeep and foreland units; b) distribution of depositional environments in the Apulian carbonate platform dolomitizzazione, sia primaria sia secondaria, più during Upper Jurassic and Lower Cretaceous (from AA.VV., 1999). o meno spinta a seconda dei luoghi. In particolare, 44 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE nell’area murgiana, sono presenti banchi di dolo- sedimentario del “livello Toritto-Sannicandro” del mie calcaree microcristalline di origine primaria, Calcare di Bari. L’associazione fossile è composta massive o con struttura vacuolare, ben riconoscibili essenzialmente da Rudiste tipiche di fondali mobili nel loro complesso dal caratteristico colore grigio (Caprinidi) associati con forme di ambiente pro- scuro dovuto alla presenza di sostanza organica tetto (Radiolitidi, Ippuritidi). La biocostruzione è carbonizzata. I corpi massivi hanno uno spessore coperta, in alto e lateralmente, da una coltre di cal- di svariate decine di metri e sono in particolare lo- cari detritici, clinostratificati, contenenti abbon- calizzati alla base (dintorni di Andria) e media su- danti bioclasti derivanti dalla demolizione della periore (dintorni di Bitonto e di Palo del Colle). stessa biocostruzione. Il Calcare di Altamura è costituito da una sequenza nelle Murge le successioni di margine-scarpata, ritmica ben stratificata di calcari micritici e calcari a di età Campaniano superiore-maastrichtiano, affio- Rudiste, in cui si individuano più tipi litologici: cal- rano unicamente nei dintorni di Ostuni (tav. 1 f.t.) cilutiti e calcareniti detritiche a grana più o meno in discordanza sui calcari di piattaforma del Calcare fine, a Foraminiferi, Ostracodi e alghe, calcilutiti ce- di Altamura. La successione di margine corrisponde roidi grigio-nocciola con frammenti di Rudiste, cal- alla formazione del Calcare di Ostuni, costituita da careniti a Rudiste, calcari incrostanti rossastri e calcari biocostruiti a Rudiste, massicci in banchi terrosi, calcari dolomitici e dolomie calcaree. nel- spessi molti metri, ai quali si alternano calcareniti e l’area murgiana, il tratto riferibile al Campaniano- calciruditi a Coralli, Foraminiferi bentonici e plan- maastrichtiano inf. è costituito da calcari micritici e ctonici (PIERI & LAVIAnO, 1989). La successione di calcari dolomitici con murgella spp, passanti a scarpata corrisponde al Calcare di Caranna, eteropico calcari dolomitici con Rhapydionina liburnica rispetto alla precedente formazione, che è costituito (RICCHETTI, 1975; REInA & LUPERTO SInnI, 1994). da depositi detritici, da grossolani a molto grosso- Le Dolomie di Sant’Elia sono costituite da una se- lani, che formano accumuli estremamente caotici quenza, spessa 50 m circa, di strati dolomitici di colore (blocchi di calcari biocostruiti a Rudiste dispersi in grigio, a luoghi vacuolari, che affiorano limitata- una matrice bioclastica fine). mente nei dintorni di Poggiorsini e di massafra. nel Gargano, gli affioramenti dei depositi di nell’area garganica, le successioni di scogliera margine-scarpata-pendio sono maggiormente estesi e di margine esterno, riferibili all’intervallo crono- (fig. 1.15, tav. 1 f.t.). Occupando il settore centrale logico compreso tra il Giurassico terminale ed il del Promontorio, essi sono costituiti da calcari do- Cretaceo inferiore (ad es. successioni di margine di lomitici e da dolomie selcifere, organizzati in se- piattaforma: Monte Sacro e Calcari di Monte degli An- quenze cicliche ad evoluzione verticale, sia positiva geli, tav. 1 f.t.), costituivano una barriera bioco- sia negativa, con intercalazioni detritiche grosso- struita limitante l’ambiente di laguna da quello di lane lentiformi, contrassegnate da abbondanti resti mare aperto. Il corpo di scogliera è formato da di macrofossili rimaneggiati, derivanti dalla demo- bancate di calcari biogeni macrofossiliferi di tipo lizione della scogliera ad opera del moto ondoso. coralgale, che passano lateralmente al margine Sono altresì presenti, calcareniti torbiditiche (emi- esterno, rappresentato da megabrecce e calcari bio- pelagiti) con sottili liste di selce ed associazioni clastici con stratificazione lentiforme e rare inter- macro e microfossilifere di tipo bacinale. nell’am- calazioni di calcari oolitici. bito di questa successione sono state distinte alcune nell’area murgiana, la successione riferibile al- unità formazionali, tra cui i Calcari di Mattinata (si- l’ambiente di scogliera-margine è localmente rap- nonimi: Calcari e dolomie di monte Iacotenente, presentata dai calcari biocostruiti di età Calcari bioclastici di mattinata, Formazione di Car- Cenomaniano superiore affioranti nei dintorni di pino, Formazione di Rodi Garganico), i Calcari di Ruvo di Puglia (BA), costituenti una scogliera iso- Monte Sant’Angelo ed i Calcari di Monte Acuto (sino- lata con forma di dosso, di modeste dimensioni nimi: Calcari tipo “craie” di monte Acuto, Calcare- areali (alcune centinaia di metri) e limitati spessori niti di monte Acuto, Formazione di monte Acuto). (30 metri circa), impiantata nell’ambito del sistema I Calcari di Mattinata (Berrasiano-Albiano) sono LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 45

Fig. 1.15 – Schema litostratigrafico e sequenziale delle successioni affioranti nel Promontorio del Gargano (da GRAzIAnO 1994, 1999, 2001; SPALLUTO et alii, 2005; CASOLARI et alii, 2000; mod., da PAVIA & zUnInO, 2009). – Lithostratigraphic and sequential sketch of the successions cropping out in the Gargano Promontory (after GrAzIANO 1994, 1999, 2001; SPALLUTO et alii, 2005; CASOLArI et alii, 2000; modified, from PAVIA & zUNINO, 2009). costituiti da un’alternanza di calcari bioclastici, (BOSELLInI et alii, 1993). Il contatto superiore con brecce calcaree e calcari compatti con liste e no- i Calcari di Monte Sant’Angelo è netto ed è marcato duli di selce; superiormente prevale la facies cla- dalla lacuna stratigrafica di età albiana?-cenoma- stica con aumento delle dimensioni dei litoclasti, niana (fig. 1.15). a luoghi sono presenti anche facies marnose. que- I Calcari di Monte Sant’Angelo (Albiano supe- sta formazione è stata suddivisa in due membri riore?-Cenomaniano superiore) sono rappresentati (LUPERTO SInnI & mASSE, 1987) o in tre unità da banchi e lenti di megabrecce, alternate a calca- 46 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE reniti grossolane in banchi e a livelli centimetrici di e strati centimetrici di argille marnose. calcilutiti sabbiose. Lungo la fascia costiera garganica compresa tra Infine, la successione di pendio ascrivibile alla e Vieste, sulla successione di bacino è so- formazione dei Calcari di Monte Acuto (Coniaciano- vrapposta, con un contatto discordante, la Forma- Thanetiano superiore; GRAzIAnO & AdABBO, zione di Peschici, di età eocenica, depositatasi in un 1996) è costituita da biocalcareniti bianco-gialla- ambiente costiero marginale e di pendio. Essa è co- stre, piuttosto friabili, stratificate; a luoghi sono stituita essenzialmente da banchi e strati di calciru- presenti calcilutiti e calcilutiti sabbiose a Forami- diti e calcareniti torbiditiche a macroforaminiferi niferi planctonici, con livelli microbioclastici. In- (nummuliti), alternate e in graduale passaggio late- fine, verso il basso, sono presenti intercalazioni di rale con calcitorbiditi sottilmente stratificate. La suc- calcari organogeni compatti, biancastri o giallastri, cessione presenta una debole giacitura clinoforme, ora micritici ora olocristallini, mentre verso l’alto caratterizzata da frequenti discordanze geometriche. sono frequenti le brecce carbonatiche, talora di- nella fascia costiera salentina, da Otranto a sposte in corpi canalizzati. Leuca, affiorano depositi eocenici, di margine-pen- Le successioni bacinali affiorano unicamente dio, similari a quelli descritti per il Gargano. In di- nel settore orientale del Gargano (tav. 1 f.t.); sono scordanza (lacuna Paleocene-Eocene inferiore) sui rappresentate da depositi pelagici, che mostrano calcari di piattaforma interna del Calcare di Alta- strette analogie litologiche con le classiche forma- mura, questi depositi si ritrovano in lembi circo- zioni della Maiolica e della Scaglia dell’Appennino scritti, di modesta estensione e spessore, costituiti centro-settentrionale. Tra queste due unità è local- da calcareniti massive ad alveoline e nummuliti mente interposto un corpo sedimentario lenti- (Calcari di Torre Tiggiano di età Luteziano inferiore- forme, costituito da depositi marnosi e da argilliti Bartoniano) oppure da calcari bioclastici, ricchi di bituminose laminate (black shales) di ambiente anos- coralli frammentati e Alghe corallinacee (Calcare di sico (Marne a Fucoidi). Torre Specchialaguardia di età Eocene superiore). La Maiolica (Valangiano?-Aptiano inferiore) è Lungo il tratto costiero tra Castro e Leuca, questi costituita da calcari micritici bianchi, ricchi in fo- ultimi depositi si ritrovano sia sui lembi eocenici raminiferi planctonici con intercalazioni di calcilu- più antichi sia sugli strati cretacei del basamento. titi più o meno sabbiose, polverulente in superficie, nel Salento, infine, affiorano depositi trasgres- disposte in strati centimetrici, a luoghi fortemente sivi di margine-pendio di età oligocenica, di mag- deformati da pieghe da scivolamento gravitativo e giore estensione areale e con spessori più da faglie sin sedimentarie. In questa porzione della consistenti. questi depositi sono rappresentati da successione di bacino sono preponderanti le selci, due unità stratigrafiche, tra loro sovrapposte: Cal- sottoforma di liste, noduli e letti continui. Inoltre, cari di Castro (Cattiano inferiore-medio) e Calcareniti all’interno della Maiolica, si rilevano corpi di brecce di Porto Badisco (Cattiano superiore). I Calcari di Ca- con clasti appartenenti alle unità formazionali di stro sono costituiti, in prevalenza, da calcari biocla- margine-scarpata-pendio. stici stratificati e da calcari organogeni in corpi Le Marne a Fucoidi (Aptiano inferiore-Albiano massicci con facies di scogliera. nel loro com- superiore) sono rappresentate da calcari micritici plesso si tratta di sedimenti carbonatici di margine biancastri, calcari marnosi grigi e marne calcaree di piattaforma con sviluppo di corpi biocostruiti a verdastre, con livelli sottili di argille verdastre e rari struttura massiccia associati a depositi bioclastici, livelli di selce nera. A luoghi, sono presenti livelli prodotti dal disfacimento di scogliere. Il limite su- di argilliti bituminose laminate (black shales) e strati periore è costituito da una superficie erosionale più sottili di calcareniti e calciruditi silicizzate. o meno netta che li separa dalle sovrastanti Calca- La Scaglia (Albiano superiore-Santoniano infe- reniti di Porto Badisco. quest’ultima formazione, de- riore) è costituita da calcari micritici, leggermente positatasi in un ambiente di piana intertidale marnosi, in strati sottili e medi; si ritrovano anche esterna, è rappresentata da banchi di calcareniti e liste e noduli di selce, marrone chiaro o arancione, calciruditi bioclastiche poco cementate con fora- LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 47 miniferi bentonici, alternati a calcari organogeni mazione della Pietra leccese, in trasgressione sia sui con coralli e abbondanti alghe calcaree. La stratifi- calcari cretacei sia su quelli paleogenici. Essa è co- cazione non è evidente ed è marcata da superfici stituita da calcari detritici, calcari bioclastici e da irregolari e da pacchi di lamine clinostratificate una biocalcarenite giallina, talvolta verdognola per (CIARAnFI et alii, 1988). la presenza di glauconite, priva di stratificazione. La parte alta della formazione mostra facies micri- 1.2.2. - Unità mioceniche dell’Avampaese Apulo (Gargano tiche glauconitiche di colore verde scuro mentre e Salento) nella parte bassa sono presenti orizzonti di calcari micritici glauconitici, noti in letteratura col termine Le coperture di età miocenica, depositatesi in “piromafo”. La base è contrassegnata da un con- ambiente di piattaforma aperta o di litorale a seguito glomerato con ciottoli calcarei o da depositi con- di trasgressioni del mare su aree marginali dell’Avam- tinentali argillosi o grigio-giallastri o nerastri con paese Apulo, affiorano su ampie superfici nel Salento livelli di lignite (dEL PRETE & SAnTAGATI, 1972). e solo localmente nel territorio garganico (tav. 1 f.t.). A Sud di Otranto, lungo il margine costiero orien- Lungo il margine occidentale e settentrionale tale, la formazione della Pietra leccese è sostituita del Gargano affiorano lembi delle coperture sedi- dalla Calcarenite coralligena di Serra del Mito (Lan- mentarie datate al miocene superiore, note come ghiano-Tortoniano; Foglio 537 “Capo di S. maria Calcareniti di , che poggiano in trasgres- di Leuca” della Carta Geologica d’Italia alla scala sione, con discordanza angolare, sul basamento 1:50.000). quest’ultima formazione è rappresen- carbonatico di età giurassico-cretacea, con l’inter- tata da una calcarenite fosfatico-glauconitica di co- posizione, nel distretto delle cave di Apricena, di lore bruno rosato o grigiastro, ricca in macrofossili, un sottile paleosuolo costituito da terra rossa, ricca in prevalenza Coralli solitari, Lamellibranchi, Ga- di resti scheletrici fossili (mammiferi, Uccelli, Ret- steropodi, Cefalopodi pelagici (“livello ad Aturia”) tili e Anfibi), che riempie le numerose fratture be- e Foraminiferi planctonici, geneticamente riferibile anti e le cavità carsiche presenti nel substrato. ad una sedimentazione condensata (hardground), questa formazione miocenica è rappresentata da prodottasi su bassi fondali circoscritti in ambiente arenarie calcaree organogene di colore bianco-gial- marino. lastro, tenere, con cemento calcareo scarso, pas- I depositi del ciclo sedimentario successivo santi a calcilutiti, bianco-grigiastre e polverulente. (messiniano inferiore) costituiscono un sistema de- Si presentano generalmente ben stratificate e a luo- posizionale di piattaforma carbonatica, affiorante ghi si osservano livelli pelitico-argillosi giallastri. I lungo il tratto salentino tra Castro e Leuca, con gia- caratteri litologici e l’associazione fossilifera ricon- citura trasgressiva sulle unità più antiche, cretaceo- ducono questa formazione ad un ambiente co- mioceniche. Trattasi della formazione delle stiero coralligeno dell’infralitorale, instauratosi su Calcareniti di Andrano, depositatasi in un ambiente fondali fangosi o rocciosi prospicienti ripidi pendii, tidale/intertidale di piattaforma carbonatica in- o marginali rispetto ad una piattaforma appena terna, con il Membro di Gagliano del Capo formatosi sommersa (AA.VV., 1999). A tal riguardo, si distin- in un ambiente di margine-pendio di piattaforma. gue, quindi, una facies inferiore di ambiente co- Le Calcareniti di Andrano sono costituite da calcareniti stiero ed una, ad essa sovrastante, marcatamente e calciruditi ben stratificate, a luoghi oolitiche con clinostratificata di ambiente più profondo. struttura laminare a festoni, diagenizzate o semicoe- nell’area salentina affiorano successioni strati- renti con abbondanti macrofossili, rappresentati in grafiche mioceniche, riferibili a due cicli sedimen- prevalenza da gusci di molluschi e Brachiopodi di tari, probabilmente separati da una breve lacuna medie e piccole dimensioni e da Echini e Briozoi, sedimentaria, ben distinti sotto gli aspetti paleo- di ambiente intertidale. nella parte inferiore sono geografico e paleoambientale. presenti intervalli stratigrafici con intercalazioni sil- Al ciclo più antico (Burdigaliano-messiniano in- titiche a fitta laminazione planare, in molti luoghi feriore; BOSSIO et alii, 1987, 1989) appartiene la for- scompaginati e brecciati per effetto di deformazioni 48 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE gravitative (slump). Il Membro di Gagliano del Capo rapporti geometrici ed i loro spessori alquanto va- consiste in una biocostruzione coralligeno (Porites riabili riflettono le irregolarità topografiche del sp.) - algale (Halimeda sp.), marginata da brecce e fondale e le variazioni del tasso di sedimentazione. calciruditi con frammenti corallini e da calcareniti La Formazione dei Calcari a Briozoi, datata al Plio- laminari clinostratificate macrofossilifere (Serpulidi, cene superiore (Piano Gelasiano), con limite infe- Vemetidi, Pettinidi), con intercalazioni di calcisiltiti riore erosivo e livelli basali con ciottoli erosi dal microfossilifere (Foraminiferi bentonici e planto- substrato, è costituita da calcareniti bioclastiche da nici) nella parte distale. medie a grossolane, poco cementate ed organiz- zate in strati da decimetrici a metrici, con superfici 1.2.3. - Unità plio-pleistoceniche dell’Avanfossa Appenni- di stratificazione mal definite. Le caratteristiche nica e dell’Avampaese Apulo (intero territorio) delle facies sedimentarie rilevate all’interno di que- sta formazione sono riconducibili, in parte, ad un Alle unità mioceniche seguono le formazioni trend regressivo dell’area di sedimentazione con plio-pleistoceniche, testimoni delle trasgressioni ma- passaggio da sedimenti di ambiente circalitorale a rine che interessano, durante il Pliocene e l’inizio del depositi dell’infralitorale superiore, i quali prelude- quaternario, aree della Piattaforma Apula e il settore vano a una fase litorale con emersione nei settori meridionale dell’Avanfossa Appenninica (Fossa Brada- orientali (PAVIA et alii, 2010). nica) e che concludono il periodo di estesa continen- Infine, la Formazione di , datata al talità durato per gran parte del messiniano (par. 1.1). Pliocene superiore?-Pleistocene inferiore, rappre- nell’area garganica, la successione marina plio- senterebbe la chiusura del ciclo marino ovest–gar- pleistocenica è organizzata in due corpi litologici, ganico e si sarebbe depositata in un ambiente separati da discontinuità ubiquitarie, che si sono deposizionale tipo fan-delta, con apporto detritico depositati in un’area tettonicamente attiva: un dai quadranti nordoccidentali (CAPUAnO et alii, complesso inferiore carbonatico, a sua volta di- 1996; CASOLARI et alii, 2000; PAVIA et alii, 2010). stinto in due unità sovrapposte, ossia la Formazione Essa è costituita da sabbie siltose con stratifica- del Lago di Varano e la Formazione dei Calcari a Briozoi zione piano-parallela passanti verso l’alto a sabbie ed un’unità silicoclastica superiore, ossia la Forma- con stratificazione incrociata a grande scala. zione di Serracapriola (PAVIA et alii, 2010). La Forma- nell’area salentina, la successione marina plio- zione del Lago di Varano, datata al tardo zancleano cenica è rappresentata da due formazioni geologi- Piacenziano inferiore?, poggia sulle terre rosse re- che: la Formazione di Leuca (Pliocene inferiore) e la siduali di età messiniana-pliocenica o direttamente Formazione di Uggiano La Chiesa (Pliocene superiore- sulla superficie carsificata del Calcare di Bari, del Pliocene inferiore). mesozoico. La parte inferiore di questa forma- nell’aggiornamento della nuova cartografia zione comprende tre litozone: litozona pelitico-cal- geologica (Fogli 536 “Ugento” e 537 “Capo di S. carea (strati calcarei da medi a spessi, alternati a più maria di Leuca” della Carta Geologica d’Italia alla sottili livelli argillosi bioturbati di colore verdastro), scala 1:50.000), la Formazione di Leuca è riportata litozona calcarenitica (grainstones peloidali e bio- come Trubi. Limitata inferiormente da una super- clastiche ben classate a tessitura da fine a grosso- ficie inconforme, discordante sull’unità cretacea lana) e litozona a megabreccia. Le prime due (Calcare di Altamura) e su quella miocenica (Calca- testimonierebbero una trasgressione con transi- reniti di Andrano), essa è costituita da brecce e con- zione da facies lagunari a infralitorali, mentre quella glomerati calcarei passanti verso l’alto a calcareniti costituita da un singolo strato tabulare di mega- glauconitiche semicoerenti di colore giallo verda- breccia è interpretata come il risultato deposizio- stro, massive o con saltuaria stratificazione in ban- nale di uno tsunami. La porzione superiore della chi, ricche di Foraminiferi pelagici (Globigerinidi Formazione di Varano, al di sopra di una disconti- ed Orbulinidi) con intercalazioni di livelli macro- nuità con evidenze di esposizione subaerea, com- fossiliferi (Lamellibranchi). La sedimentazione di prende sei litozone, con caratteri biostromali, i cui queste calcareniti sarebbe avvenuta nella zona LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 49 esterna di un ambiente neritico profondo. cretacei nelle Murge e nel Salento settentrionale, In trasgressione sulle unità cretaceo-plioceni- mentre sui depositi paleogenici nel settore centro- che, quindi con un limite inferiore inconforme e meridionale del Salento. discordante, affiora la Formazione di Uggiano La Le Argille subappennine (Pliocene superiore?-Plei- Chiesa, che è rappresentata da calcareniti e calcisil- stocene medio?) sono costituite da argille e argille titi fossilifere (Lamellibranchi, Echini, Crostacei, marnose, a luoghi fittamente stratificate, di colore Pesci, Briozoi, Alghe, Foraminiferi bentonici), a grigio e giallastro, quando sono alterate, passanti diagenesi incompleta, di colore giallo chiaro, mas- verso l’alto ad argille limose e/o sabbiose. A diverse sive o stratificate in banchi, sedimentatesi in un altezze dal piano campagna, sono presenti livelli e ambiente neritico, da costiero ad aperto. lenti sabbioso-limosi, maggiormente frequenti nelle La serie geologica plio-pleistocenica continua porzioni superiori della successione, e livelli vulca- con la successione del Pliocene superiore?-Plei- noclastici di diversa età (CIARAnFI et alii, 1996). stocene inferiore depositatasi a seguito di una I depositi regressivi costieri del Pleistocene infe- sommersione più estesa dell’Avampaese Apulo. riore-medio sono quindi rappresentati dalle Sabbie questa successione, infatti, affiora in gran parte di Monte Marano, passanti verso l’alto al Conglomerato del territorio pugliese (tav. 1 f.t.) secondo lembi di Irsina, formazioni geologiche affioranti nel settore discontinui (estremo occidentale del Gargano, interno della Fossa Premurgiana o a ridosso della ca- Murge e Salento) o estesi affioramenti (Fossa Pre- tena appenninica (tav. 1 f.t.). Le Sabbie di Monte Ma- murgiana e Tavoliere delle Puglie). Essa è rappresen- rano (Pleistocene inferiore-medio) sono costituite da tata, in affioramento, dalle Calcareniti di Gravina, sabbie quarzose e calcaree mentre il Conglomerato di passanti verso l’alto e lateralmente per alternanze, Irsina (Pleistocene medio) è rappresentato da un ma rapidamente, alle Argille subappennine. A se- conglomerato poligenico in banchi. guito del sollevamento neotettonico dell’area e Le Argille subappennine poggiano in continuità del conseguente ritiro del mare (par. 1.1), dalle di sedimentazione verticale e laterale sulle Calcare- Argille subappennine si passa gradualmente ai de- niti di Gravina, lungo le rampe dell’Avampaese Apulo positi regressivi costieri (Sabbie di Monte Marano e e sulla successione plio-pleistocenica dell’Avanfossa Conglomerato di Irsina; tav. 1 f.t.) Appenninica (Fossa Premurgiana e Tavoliere delle Pu- nelle aree murgiane e salentine, la formazione glie). Ad esempio, nell’area del Tavoliere, questa for- delle Calcareniti di Gravina (Pliocene superiore?-Plei- mazione passa in profondità alla successione stocene inferiore) affiora su aree più o meno estese argilloso-sabbiosa plio-pleistocenica di Avanfossa o lembi residui, preferenzialmente in zone de- Appenninica, ricostruita da BALdUzzI et alii presse. In affioramento il suo spessore è intorno (1982), attraverso l’analisi di numerosi sondaggi ai 30-50 m mentre nel sottosuolo raggiunge gli 80 perforati per ricerche di idrocarburi nell’area del m. I maggiori spessori sono presenti soprattutto settore pugliese dell’Avanfossa. Trattasi di una sul lato bradanico, verso la Fossa Premurgiana, e su successione argillosa e argilloso-sabbiosa, abba- quello ofantino delle Murge (CIARAnFI et alii, 1988). stanza omogenea in senso longitudinale (nnO- Essa è costituita da biocalcareniti e biocalciruditi SSE) ma che presenta apprezzabili variazioni in intrabacinali e/o da calciruditi terrigene a clasti senso trasversale. In particolar modo, i corpi sab- calcarei erosi dalle unità cretacee di avampaese biosi presenti all’interno della successione si ridu- (TROPEAnO, 1994). Sono presenti alcune interca- cono lateralmente verso Est, terminando a pinch lazioni calcilutitiche e talora, in alcune depressioni out verso nE, fino ad essere completamente so- morfotettoniche, si rilevano alla base delle argille stituiti da argille di piattaforma. Ad Ovest, ai mar- e limi calcarei continentali (PIERI, 1975; IAnnOnE gini dell’Appennino, questa successione è troncata & PIERI, 1979, 1983). L’ambiente di sedimenta- dalle coltri alloctone, mentre il suo spessore tende zione è quello di spiaggia-piattaforma e, alla base, a diminuire verso l’Avampaese. Le ripetute e irre- da piana alluvionale a laguna salmastra. Le Calcare- golari alternanze degli strati sabbiosi, a luoghi niti di Gravina poggiano in trasgressione sui termini ghiaiosi, sono stati interpretati come intervalli di 50 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE sedimentazione torbiditica. BALdUzzI et alii (1982) verso l’alto ad un sistema argilloso (e subordinata- hanno evidenziato inoltre la progradazione verso mente sabbioso-argilloso) trasgressivo costituito es- oriente dei corpi torbiditici e il ringiovanimento, senzialmente da peliti con qualche intervallo nella stessa direzione, della trasgressione basale. sabbioso (quarta unità con età 1.25-0.92; deposito Le porzioni affioranti di questa successione sono trasgressivo di post-rampa in figura 1.17), che a sua rappresentate dalle Argille subappennine e dai Depo- volta passa gradualmente verso l’alto ad un sistema siti regressivi costieri pleistocenici. Una dettagliata argilloso-sabbioso progradante, costituito da peliti di descrizione dei depositi plio-pleistocenici di avan- piattaforma (quinta unità 0.99-0.66; depositi anti- fossa è contenuta in PATACCA &SCAndOnE (2001, chi post-ramp prograding in figura 1.17). Le ultime due 2007), che hanno raggruppato tali depositi in due unità identificano la formazione delle Argille subap- principali sequenze deposizionali (P1-2 e q1-2 in pennine delimitata in alto dalla base dei depositi re- PATACCA & SCAndOnE, 2007; fig. 1.16). La prima gressivi (0.66 ma in figura 1.17), costituiti dalle sequenza (P1-2) è costituita da due unità torbiditi- arenarie di acque poco profonde (Sabbie di Monte che (3.30-1.83 ma) che ricoprono in disconformità Marano in figura 1.16) passanti verso l’alto ai con- dei depositi emipelagici del Pliocene inferiore- glomerati fluvio-deltizi (Conglomerato di Irsina in fi- medio (3.70-3.30 ma). nell’area del Basso Molise- gura 1.16). Infine, è importante evidenziare che le Gargano, questi depositi possono raggiungere uno età attribuite nei lavori di PATACCA & SCAndOnE spessore massimo di circa 200 metri. L’unità tor- (2001, 2004, 2007) ai corpi plio-pleistocenici del- biditica inferiore è costituita da arenarie e peliti fi- l’avanfossa sono alquanto diverse da quelle ripor- nemente stratificate passanti lateralmente a solo tate in letteratura e nei logs di pozzo per il settore peliti, mentre quella superiore, delimitata alla base meridionale dell’avanfossa (CASnEdI et alii, 1981; da un livello calcarenitico, è caratterizzata da un BALdUzzI et alii, 1982), le quali risultano essere cro- rapporto sabbia/argilla maggiore. questa prima nologicamente più antiche rispetto alle altre. que- sequenza corrisponde al cuneo clastico sabbioso-argil- sto “invecchiamento” può derivare da attribuzioni loso pre-rampa descritto da PATACCA & SCAndOnE cronologiche errate giustificate dai diffusi feno- (2001) e mostrato nei profili geologici di figura meni di rimaneggiamento che caratterizzano le 1.17. La successione all’interno di questo cuneo è aree di avanfossa (PATACCA & SCAndOnE, 2001). costituita quindi dalla sequenza torbiditica arena- ceo-pelitica che, nell’area del basso molise-Gar- 1.2.4. - Unità pleistoceniche - oloceniche (intero territorio) gano, presenta uno spessore massimo pari a 400-450 metri. La sequenza sedimentaria pleisto- queste unità sono rappresentate dai Depositi ma- cenica (q1-2) include cinque unità deposizionali rini terrazzati del Pleistocene medio-superiore e dai (fig. 1.16). L’unità inferiore (1.83-1.57 ma) è rap- Depositi alluvionali terrazzati del Pleistocene medio- presentata da un deposito di emipelagiti, molto Olocene?, riferibili a più cicli sedimentari marini e/o sottile. La seconda (1.57-1.50 ma) è una unità tor- fasi di alluvionamento, nonché dai Depositi fluviali re- biditica, spessa al massimo 1500 m, corrispon- centi ed attuali (Pleistocene superiore-Olocene) e dai dente al cuneo clastico argilloso-sabbioso di sin-rampa di Depositi costieri attuali olocenici (tav. 1 f.t.). nella nuova PATACCA &SCAndOnE (2001) che, nelle porzioni cartografia geologica i depositi terrazzati sono ascri- interne, risulta troncato dalla rampa frontale del- vibili a diversi Supersintemi (ad es. alluvionali: Super- l’alloctono (fig. 1.17). Le porzioni più interne di sintema del Tavoliere delle Puglie e quello del Fiume questa unità sono prevalentemente costituite da , tra quelli marini il Supersintema delle Murge). depositi caotici franati dal fronte dell’alloctono Secondo la nomenclatura stratigrafica internazio- (ROSSI, 1986). La terza unità (1.50-1.25), rappre- nale, attualmente in vigore, il sintema è l’unità fonda- sentata da depositi torbiditici bacinali, localmente mentale della stratigrafia, delimitata da limiti canalizzati, costituisce la base di un deposito che inconformi. In base all’importanza stratigrafica delle trasgredisce in discordanza angolare sulle unità sot- discontinuità che delimitano le unità, il sintema è sud- tostanti, incluse quelle dell’alloctono. Essa passa divisibile in due o più subsintemi, così come due o più LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 51

3,70 Fig. 1.16 – diagramma cromo stratigrafico dei depositi plio-pleisocenici della catena, del bacino di avanfossa e dell’avampaese nell’area attraversata dal profilo CROP-04 (mod., da PATACCA & SCAndOnE, 2001, 2007). – Chrono-stratigraphic chart of Plio-Pleistocene deposits of chain, foredeep and foreland in the area crossed by the CrOP-04 profile (mod., from PATACCA & SCANDONE, 2001, 2007). sintemi possono essere raggruppati in un supersintema. tichi. Superiormente ogni unità è definita da una In generale, i Depositi marini terrazzati (Supersintemi superficie strutturale pianeggiante corrispondente marini) sono depositi di spiaggia e di piana costiera, ad un terrazzo marino, delimitato a monte e a valle da sabbiosi a conglomeratici (sabbie quarzose gial- da un gradino, il quale corrisponde a tratti di paleo- lastre, calcari coralgali, calcareniti organogene, con- linee di costa (RICCHETTI et alii, 1988). glomerati etc.) oppure limosi o sabbioso limosi. nell’area delle murge, ad esempio, sono state Essi poggiano in discordanza su superfici di abra- individuate sedici paleolinee di costa che si elevano sione, poste a quote diverse ed incise nel substrato da circa 340 m sino a circa 2-6 m sull’attuale livello ceno-mesozoico, nei depositi plio-pleistocenici marino (fig. 1.13b); i tre terrazzi più elevati sono della Fossa Bradanica e nei depositi terrazzati più an- però privi di depositi. In corrispondenza di alcune 52 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE placche di questi depositi sorgono diversi centri nell’area salentina, dove affiorano estesamente abitati delle Murge come , Acquaviva nella Depressione tarantino-brindisina, sono stati rico- delle Fonti, Cassano murge e Casamassima. Infatti, nosciuti dieci episodi sedimentari relativi ad altret- nel passato gli affioramenti di questi depositi sono tante superfici terrazzate che si elevano da circa stati ritenuti luoghi idonei per degli insediamenti 180 m sino a 2-3 m sull’attuale livello marino (fig. umani, essendo sede, come si vedrà in seguito, di 1.13b). In taluni casi il contatto è sottolineato da falde freatiche, se pure modeste (cap. 15). livelli di terra rossa. Lo spessore, generalmente molto esiguo, raggiunge al massimo i 10 metri. I Depositi marini terrazzati, costituiti da ghiaie, sabbie e limi, affiorano estesamente invece in tutto il Tavoliere delle Puglie, ove raggiungono spessori rag- guardevoli, fino a circa 100 m in prossimità della costa. In questo settore del territorio pugliese, dELAnO SmITH (1973) ha distinto sei ordini di ter- razzi marini e precisamente, partendo dal più antico: - 400 m s.l.m. ai margini dell’Appennino dauno (Calabriano), che corrisponde presumibilmente alla superficie sommitale del Conglomerato di Irsina; - fra 250 m e 150 m s.l.m., visibile nei pressi di S. Severo e , riferibile al Siciliano; - fra 100 m e 50 m s.l.m. costituente la spianata di e riferito al milazziano;

a

b Fig. 1.17 – a) Carta geologica schematica con le isosisme del terremoto del 1627; b) sezioni geologiche schematiche (mod., da PATACCA & SCAndOnE, 2004). Legenda: 1 – depositi oleocenici; 2 – depositi continentali del Pleistocene medio e Superiore; 3 – depositi marini regressivi e continentali del Pleistocene medio; 4 – argille marine del Pleistocene Inferiore; 5 – depositi della Catena Appenninica; 6 – carbonati della Piattaforma Apula; 7 – fronte sepolto della Catena Appenninica; 8 – sovrascorrimenti; 9 – faglie; 10 – traccia dei profili geologici riportati nel riquadro sottostante; 11– isosisme del terremoto 1627. – a) Schematic geological map, showing the 1627 earthquake isoseismic lines; b) schematic geological sections (modified, from PATACCA & SCANDONE, 2004). Legend: 1 – Holocene deposits; 2 – Middle - Upper Pleistocene continental deposits; 3 – Middle Pleistocene marine regressive and continental deposits; 4 – Lower Pleistocene marine clays; 5 – Apennine Chain deposits; 6 – Apulian Platform carbonates; 7 – buried front of the Apennine Chain; 8 – thrusts; 9 – faults; 10 – line of geological profiles shown in the inset; 11 – 1627 earthquake isoseismic lines. LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 53

- fra 35 m e 30 m s.l.m., relativo alla spianata di anche in questo settore sono stati rilevati più cicli Amendola e Trinitapoli (Tirreniano); sedimentari sovrapposti e il loro numero tende ad - intorno ai 15-12 m s.l.m. del monastiriano, rin- aumentare verso l’attuale linea di costa. venibile in piccole placche residue come a masseria Infine, nel “settore settentrionale” del Tavoliere, Cupola; posto a nord dell’allineamento strutturale Torre mi- - a circa 5 m e 3 m s.l.m., ricoperto da colmate ar- leto-diga di Occhito, le Argille subappennine affioranti tificiali (nizzano o Versentiano). diffusamente a ridosso della Catena Appenninica Secondo gli studi svolti da CALdARA & sono troncate dai Depositi marini terrazzati, i quali pre- PEnnETTA (1989, 1991) e da BOEnzI et alii, (1992), sentano il loro maggiore spessore. Infatti, nel pozzo nel settore meridionale del Tavoliere, quello com- Termoli mare 1, il tetto della formazione argillosa preso tra il Fiume Ofanto e il Torrente Cervaro, il pleistocenica è stato ritrovato a circa 138 m dal p.c. tetto delle Argille subappennine è conformato in ri- L’unico dato biostratigrafico significativo è quello piani inclinati e degradanti verso il Golfo di man- connesso alla presenza del Tirreniano in corrispon- fredonia, interpretati come spianate di abrasione denza di un affioramento di biocalcareniti nei pressi marina formatesi in concomitanza di stasi del li- di Punta delle Pietre nere, poco al di sopra del livello vello marino (tav. 1 f.t., fig. 1.18). durante la gene- del mare. L’attuale piana costiera sembra, inoltre, es- rale regressione pleistocenica del mare, le linee di sere marcata da evidenze morfologiche riferibili alle costa non sono arretrate parallelamente fra di loro, oscillazioni della linea di costa a partire dall’Optimum ma da un originario allineamento nO-SE (v. le climatico fino ad oggi (mASTROnUzzI et alii, 1994). spianate I e II di tab. 1.1 e fig. 1.18), si sono dispo- Per quanto riguarda i Depositi alluvionali terrazzati ste progressivamente verso E-O (spianata V) e suc- affioranti nel Tavoliere (tav. 1 f.t.), essi sono costituiti cessivamente si sono riallineate secondo l’attuale da ciottoli poligenici, a luoghi cementati, con in- linea di costa (nO-SE). Sulle succitate nove spia- tercalazioni sabbiose, da sabbie, argille e limi, se- nate, sono stati riconosciuti depositi marini ricon- condo alternanze lenticolari che si incrociano e ducibili ad uno o più cicli sedimentari, in anastomizzano di frequente (COTECCHIA, 1956). particolare le spianate I-III sono sormontate da se- nella parte più superficiale, questi depositi sono dimenti marini depositatisi in un unico ciclo. Gli interessati da una crosta evaporitica di natura cal- spessori di questi depositi decrescono a partire carea, il cui spessore può raggiungere anche gli otto dalla quota più alta e sono costituiti in prevalenza o dieci metri (COTECCHIA, 1956; CALdARA & da litofacies grossolane con una copertura sommi- PEnnETTA, 1993) e la cui genesi sarebbe ricondu- tale conglomeratico-ghiaiosa. Altresì, le spianate cibile al fenomeno della risalita capillare e al clima IV-IX sono formate da almeno due cicli sedimen- fortemente arido che in passato ha caratterizzato tari, con litofacies sabbiose passanti ad argillose l’area. questi depositi poggiano in trasgressione in procedendo verso l’attuale linea di costa. Infine, parte sui depositi plio-pleistocenici di avanfossa ed sono state riconosciute facies lagunari a diversa sa- in parte sui Depositi marini terrazzati. linità nei depositi sovrastanti le spianate I, V, VI In base agli studi svolti da PAREA (1986), il Ta- (secondo ciclo) e IX (terzo ciclo). voliere risulta essere costituito da una serie di piane In riferimento ai Depositi marini terrazzati pre- alluvionali, ognuna incisa nella precedente, poste a senti nel settore centrale del Tavoliere (dal Torrente quote diverse; le maggiori inclinazioni si riscon- Cervaro sino a poco più a nord di S. Severo), gli trano in quelle più antiche e più lontane dall’Ap- studi sulle fasi di terrazzamento sono ancora in pennino. I livelli di base delle pianure, corrispon- corso. Allo stato attuale delle conoscenze, al tetto denti a livelli di mare alto, si troverebbero attual- delle Argille subappennine, sono stati individuati in mente sommersi nel Golfo di o co- maniera frammentaria lembi di depositi marini ri- perti dai depositi alluvionali olocenici. nello feribili a 16 spianate di abrasione, di cui il margine specifico, le coltri alluvionali dei Torrenti Fortore, più interno della spianata più alta individuata è e Cervaro, appartenenti al Supersintema del posto a 430 m s.l.m. (mOCCIA, 1993). Inoltre, Tavoliere, sono state suddivise in tre orizzonti prin- 54 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE cipali: le alluvioni grossolane basali, quelle fini pe- appenniniche, e verso valle da altri depositi alluvio- dogenizzate intermedie e infine le alluvioni fini nali più antichi. La superficie di base di ogni singolo sommitali. L’orizzonte pedogenizzato è riferito sintema è risultata essere inclinata verso Est, con all’Età del Bronzo, data la presenza di reperti ar- angoli decrescenti da monte verso valle (da 2.6° a cheologici in questo intervallo in località Tertivieri 0.5°); inoltre, a parità di distanza dalla catena, i sin- (Torrente Vulgano). temi più antichi hanno mostrato angoli di inclina- Con riferimento al settore pedemontano del Ta- zione maggiori rispetto ai sintemi più giovani. Essi voliere delle Puglie, che si estende dal fronte del Su- affiorano in lembi residui e di spessore variabile da bappennino dauno fino all’area di , i recenti pochi metri ad un massimo di 10 m, e sono costi- rilevamenti geologici (Foglio 407 “San Bartolomeo tuiti da ghiaie poligeniche ed eterometriche con gra- in Galdo”, scala 1:50.000) hanno individuato sette nuli da qualche cm a blocchi di oltre 1 m (con principali sintemi all’interno del Supersintema del Ta- embriciature prevalenti provenienti da O), associate voliere delle Puglie (GALLICCHIO et alii, 2003), rinvenuti ad intercalazioni lenticolari di sabbie grossolane. da in corrispondenza di più paleosuperfici poste a dif- monte verso valle, le ghiaie mostrano un passaggio ferenti altezze sul livello del mare. Il loro substrato, graduale a depositi sabbiosi o ghiaiosi con maggior costituito quasi ovunque dalle argille sabbiose su- presenza di lenti sabbiose, nonché un aumento del praplioceniche ascrivibili alle Argille subappennine, è grado di classazione ed una diminuzione di matrice. solo a luoghi rappresentato, verso monte, da unità Infine si è osservato un passaggio da corpi ghiaiosi

Tab.1.1 - Schema riassuntivo delle spianate di abrasione al tetto delle Argille subappennine rilevate nel Tavoliere meridionale e relativi cicli sedimentari ad esse sovrapposti (da CALDArA & PENNETTA, 1991, 1993) – Scheme of the abrasion flatlands at the top of the sub-Apennine clays in the southern Tavoliere plain and related superimposed sedimentary cycles (from CALdARA & PEnnETTA, 1991, 1993). Ordine della Quota margine spianata di Località interno n° cicli Litologia Spessore (m) erosione (m s.l.m.) riconosciuti

I Salvetere – Posta da piedi 250 1 sabbioso-conglomeratico 77

II Capacciotti 220-210 1 arenaceo-conglomeratico 50

III Fontana del Bue 140 1 sabbioso-arenaceo-ghiaioso 40

mass.Tramezzo – sabbioso-conglomeratico 40 IV 110 2 mass. Toro argilloso-sabbioso 10

V Cerignola 90 1? sabbioso-argilloso-sabbioso 40

arenaceo-sabbioso 16 VI Ortanova – San Ferdinando 20 2 ghiaioso-argilloso-sabbioso 40

sabbioso arenaceo 30 VII Posta Uccello - Trinitapoli 0 2 argilloso-conglomeratico 23

Guado Guarnieri – 25 VIII -20 2 ghiaioso-argilloso Pal. Piccardi ghiaioso-argilloso 25

sabbioso-conglomeratico 10 IX Posta Giordano - Cerina -40 3 sabbioso-argilloso 12 argilloso-sabbioso 19 LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 55

Fig. 1.18 – Settore meridionale del Tavoliere: morfologia sepolta del tetto delle Argille in contatto con le sovrastanti Sabbie di monte marano (A) (da BOEnzI et alii, 1992; CALdARA & PEnnETTA, 1993). Legenda: I÷IX – spianate a quote via via decrescenti procedendo dall’interno verso la costa; 1 – scarpata di abrasione marina superiore a 30 m; l.m.m. 2 – scarpata di abrasione marina inferiore a 30 m; l.m.m. 3 – scarpata di erosione fluviale; 4 – scarpata di erosione di origine complessa; 5 – scarpata di origine incerta; 6 – margine interno di terrazzo; 7 – paleoalveo. – Southern sector of the Tavoliere plain: morphology of the buried top of the sub-Apennine Clays at contact with the overlying Monte Marano sands (A) (from BOENzI et alii, 1992; CALdARA & PEnnETTA, 1993). Legend: I÷IX – terraces (roman numbers indicate levels at decreasing altitude from inland toward the coastline); 1 – marine abrasion scarp higher than 30 m; l.m.m. 2 – marine abrasion scarp lower than 30 m; l.m.m. 3 – fluvial erosion scarp; 4 – erosion scarp of complex origin; 5 – scarp of uncertain origin; 6 – inner margin of terrace; 7 – palaeo-riverbed. non stratificati, massivi e privi di strutture sedimen- GALLICCHIO et alii, 2003, il settore pedemontano tarie, a corpi sabbioso-ghiaiosi con accenni di stra- del Tavoliere delle Puglie, ricadente nel Foglio 407 tificazione e rare forme erosive canalizzate e “San Bartolomeo in Galdo”, avrebbe mostrato orientate Est–Ovest (GALLICCHIO et alii, 2003). In un’evoluzione sedimentaria differente da quella base ai caratteri sedimentologici e morfologici, degli altri settori della Fossa Bradanica. Infatti, mentre nell’area pedemontana del Tavoliere, il Supersintema in gran parte della Fossa Bradanica (area lucana com- del Tavoliere delle Puglie sarebbe rappresentato da de- presa fra Genzano di Lucania e la zona costiera me- positi di ambienti di conoide alluvionale da prossi- tapontina e, più a nord, area pugliese da Ascoli male a distale, fino al passaggio con depositi Satriano a Barletta e dalla valle del fiume Fortore alluvionali di tipo braided; ciascun sintema deposi- fino alla fascia costiera di Lesina) sulla formazione zionale presenta un trend evolutivo retrogradazio- delle Argille subappennine poggia una serie di depositi nale. In sintesi, secondo quanto riportato in grossolani costieri (Depositi costieri regressivi, in PIERI 56 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE et alii 1996) a testimonianza del graduale ritiro del valentemente dalla deformazione dei vecchi do- mare nel Pleistocene, nell’area in questione, sulle mini paleogeografici meso-cenozoici che caratte- Argille subappennine poggiano in erosione i depositi rizzavano il margine settentrionale del continente continentali quaternari del Supersintema del Tavoliere africano. All’interno del settore appenninico in delle Puglie. quindi, prima della sedimentazione del esame è possibile, quindi, individuare successioni Supersintema del Tavoliere delle Puglie, questo tratto di sedimentarie depositatesi in bacini pre-orogenici avanfossa è stato soggetto ad una fase di solleva- marini (Lagonegrese-molisano: Unità della Daunia mento, responsabile dell’erosione della parte più re- o del Fortore) e depositi sin-orogenici di bacini di cente delle Argille subappennine (Pleistocene fronte catena (Supersintemi di Ariano Irpinio o di Al- inferiore) e dei “Depositi costieri regressivi”, ben rap- tavilla). Trattasi quindi di successioni torbiditiche, presentati nelle restanti parti del Tavoliere. di depositi pelagici, di pendio–scarpata, o di bacini Infine il quadro stratigrafico delle unità pleisto- di fronte catena. ceniche-oloceniche si completa con i depositi allu- Con riferimento alle unità pre-orogeniche, nel- vionali, attuali e recenti, con i depositi palustri e di colmata l’area in esame affiorano essenzialmente i litotipi pleistocenici ed olocenici, e con i depositi costieri anch’essi appartenenti a due principali unità tettoniche so- olocenici. I depositi alluvionali sono rappresentati da vrapposte, quella strutturalmente inferiore nota limi argillosi frammisti a sabbie e ghiaie, oppure da come Unità della Daunia e quella superiore nota ghiaie sabbiose e sabbie accompagnate da una ma- come Unità del Fortore (fig. 1.19). Localmente, è trice terrosa presente in quantità variabile. Gli spes- stata rilevata un’altra unità tettonica, l’Unità del Val- sori e le estensioni maggiori di questi depositi lone del Toro, sottostante a quella della daunia (dI affiorano lungo i corsi d’acqua a regime perenne nOCERA et alii, 2006). (ad esempio i fiumi Ofanto, Fortore e Candelaro L’Unità del Vallone del Toro è costituita, dal basso nel Tavoliere delle Puglie). I depositi palustri e di colmata verso l’alto, dalle Argilliti policrome del Torrente Ca- sono essenzialmente depositi limoso-argillosi, co- laggio (Tortoniano medio-messiniano superiore) e stituti da argille e limi argillosi grigio-azzurri e/o dalle Argilliti con gessi di Mezzana di Forte (messiniano giallastri. questi depositi si rinvengono, ad esem- superiore). La prima formazione è costituita da pio, nella fascia bordante i laghi di Lesina e di Va- un’alternanza di argilliti e marne siltose policrome rano, nonché nella fascia costiera interna compresa localmente silicizzate, calcareniti torbiditiche grigio tra manfredonia e margherita di Savoia, ove corri- chiare a grana media e fine, calcilutiti e calcari mar- spondono ad antiche paludi successivamente col- nosi grigi con hardground ricche di noduli di pirite, mate per fatti naturali ed antropici (CALdARA & marne calcaree silicizzate di colore rosa-violaceo e PEnnETTA, 1993). Infine, i depositi costieri sono rap- diaspri, con intercalazioni verso l’alto di diatomiti presentati essenzialmente da sabbie e limi, talora nerastre con minuti cristalli di gesso (BASSO et alii, anche da ghiaie, che formano talvolta strette 2001). Le Argilliti con gessi di Mezzana di Forte sono spiagge delimitate verso terra da cordoni dunari rappresentate da argilliti marnose e marne in strati oppure da ripide falesie incise nelle successioni cal- da fini a medi di colore grigio, verde e rosso, con caree di piattaforma o bacinali. intercalazioni di diatomiti, contenenti minuti resti di pesci, noduli solfurei, piccoli ciottoli e cristalli 1.2.5. - Unità di catena (Monti della Daunia) di gesso (BASSO et alii, 2001). A più altezze, si rico- nosce la sporadica presenza di gessareniti e gesso Il settore dell’Appennino dauno ricadente nel laminato in strati sottili e lentiformi. territorio pugliese è, come gran parte della Catena L’Unità della Daunia è costituita, dal basso verso Appenninica meridionale, costituito da una serie l’alto, dal Flysch rosso o Calcareniti, marne e argille di di falde tettoniche impilatesi durante le fasi tetto- Monte Sidone, dal Flysch di Faeto, dalle Marne argillose di niche mio-pleistoceniche che hanno caratterizzato Toppo Capuana, da Tripoli e dalle Evaporiti di Monte Ca- le ultime fasi della formazione della Catena Ap- stello (tav. 1 f.t.). Secondo quanto riportato nel Cata- penninica stessa. I terreni affioranti derivano pre- logo delle Formazioni (dI nOCERA et alii, 2011), il LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 57

Flysch rosso è rappresentato da successioni calcareo stiche decametriche. nella porzione sommitale della clastiche e pelitiche di scarpata-bacino, cretacico- formazione può essere presente un livello di peliti mioceniche. nella parte bassa della successione, grigio-verdi con sottili intercalazioni vulcanoclasti- sono presenti argilliti e radiolariti con sottili interca- che (dI nOCERA et alii, 2011). La formazione delle lazioni di livelli bituminosi (black shales), cui segue Calcareniti, marne e argille di Monte Sidone sono rappre- un’alternanza di argille, marne e calcilutiti rosse. sentate da un’alternanza di strati da medi a sottili di Sono presenti, inoltre, calcareniti e calcilutiti torbi- argille e marne grigie, rosate e policrome, calcilutiti ditiche, di colore biancastro, con subordinate inter- e calcareniti torbiditiche di colore bianco; al passag- calazioni di marne argillose ed argilliti rosse e verdi, gio con il sovrastante Flysch di Faeto localmente sono ed infine calciruditi a matrice biolitoclastica. Prose- presenti livelli di arenarie numidiche (ad esempio guendo nella successione si possono individuare al- presso l’abitato di Celle San Vito). ternanze di strati molto spessi con brecciole gradate dal Flysch rosso o dalle Calcareniti, marne e argille e calcareniti laminate a nummuliti ed Alveoline. di Monte Sidone si passa gradualmente al Flysch di Faeto nella parte più alta la formazione evolve verso ter- (Burdigaliano?-messiniano inferiore), rappresentato mini decisamente più pelitici, presentando alter- da alternanze di calcareniti torbiditiche, calcilutiti e nanze di argilliti marnose di vario colore, con marne biancastre con zoophycos, con intercala- subordinati livelli di risedimenti carbonatici ad Al- zioni di argille marnose e calciruditi bioclastiche. dI veoline, nummuliti e vari bioclasti (frammenti di nOCERA & TORRE (1987) hanno, in particolare, di- Alghe, di Rudiste). Le argilliti talora contengono stinto, dal basso verso l’alto, un membro marnoso- blocchi calcareo-marnosi; nella parte più alta della argilloso ed un membro calcareo-marnoso. Il successione le marne argilloso-siltose biancastre, ro- “membro marnoso-argilloso” è costituito da un’al- sate e gialle, contengono clay-chips verdi, calcareniti ternanza, per lo più ritmica, di marne bianche e bioclastiche gradate e laminate, calcisiltiti e calcilutiti gialle, calcareniti e marne argillose verdastre o grigie chiare in strati sottili. I livelli argillitici e marnosi della in strati generalmente sottili di spessore sempre in- porzione superiore presentano passaggi latero-ver- feriore al metro. Il “membro calcareo marnoso”, in- ticali, talora anche molto bruschi, con le porzioni vece, è costituito essenzialmente da brecciole e calcarea e calcareo-marnosa (dI nOCERA et alii, calcareniti bioclastiche ben cementate, in strati e 2000). Ripetutamente e a più altezze stratigrafiche banchi, e subordinatamente da calcari marnosi e sono osservabili intercalazioni di lenti calcareo-cla- marne. La porzione più alta di quest’ultimo membro

Fig. 1.19 – Sezione geologica schematica del settore di catena marginale dell’area sannitica e dauna dell’Appennino meridionale (mod., da PESCATORE et alii, 2000). Legenda: 1 – Unità della Piattaforma Carbonatica Appenninica; 2 – Unità Lagonegrese inferiore; 3 – Unità Lagonegrese superiore (a = Unità del Sannio e del Fortore, b = Unità della daunia); 4 – Unità plio-mioceniche; 5 – Unità della Fossa Bradanica; 6 – Unità della Piattaforma Carbonatica Apula; 7 – faglie. – Schematic geological section of the outer sector of Sannio and Daunia Apennines (modified, from PESCATOrE et alii, 2000). Legend: 1 – Apennine Carbonate Platform Unit; 2 – Lower Lagonegrese unit; 3 – Upper Lagonegrese Unit (a = Sannio and Fortore Unit, b = Daunia Unit); 4 – Plio-Miocene Units; 5 – Bradano Foredeep Unit; 6 – Apulian Carbonate Platform Unit; 7 – faults. 58 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

è costituito da calciruditi, calcareniti, calcilutiti, di colore variabile dal nero al rossastro, sottili marne, marne argillose, argille in strati poco potenti strati di arenarie micacee e rarissimi olistoliti di (rare arenarie micacee fini) e nelle marne sono pre- piattaforma carbonatica. Localmente questa for- senti interstrati calcareo pulverulenti bianchi. mazione è ricoperta dalle Tufiti di Tusa (miocene Le Marne argillose di Toppo Capuana (Tortoniano- inferiore), in cui litoareniti vulcanoclastiche di co- messiniano) sono costituite prevalentemente da ar- lore grigio-verde si alternano a calcareniti gialla- gille marnose e marne argillose, talora limose, stre e argille limose grigio scure. Il Flysch Numidico grigio-azzurre, ben stratificate e con rari e sottili (Burdigaliano-Langhiano) è costituito essenzial- interstrati calcilutitici. Esse poggiano in contatto mente da quarzoareniti e quarzosiltiti di color gri- stratigrafico graduale per alternanza con il Flysch di gio o giallo arancio, in strati medi e spessi, a cui Faeto o con la stessa presenta un contatto graduale talora si associano sottili intercalazioni di argille latero-verticale. Esse sono infatti eteropiche con la e argille siltose verdastre. A luoghi sono presenti parte alta dello stesso flysch. subordinate intercalazioni di argille marnose gri- La formazione Tripoli, del Tortoniano supe- gio-verdi, calcareniti grigie e siltiti rossastre. Esso riore-messiniano, è costituita da un’alternanza di è ricoperto in discordanza dal Flysch di San Barto- sottili strati di diatomiti biancastre o brune, leggere lomeo (Langhiano?-Tortoniano superiore), forma- e ricche in resti di pesce, e di marne argillose chiare zione costituita da fitta alternanza argilloso- e marne diatomiti. nella parte alta della succes- arenacea di natura torbiditica: areniti silicoclasti- sione si rinvengono sottili livelli di cineriti. Infine, che, conglomerati, marne argillose ed argille li- la formazione delle Evaporiti del Monte Castello (mes- mose, di colore grigio o marrone per alterazione. siniano superiore), che poggia in continuità di se- Il rapporto arenaria/pelite varia all’interno della dimentazione sulle sottostanti formazioni (Tripoli, formazione da minore a maggiore di uno, distin- Marne argillose di Toppo Capuana e Flysch di Faeto), è guendo cosi un membro arenaceo inferiore ed costituita da gesso macrocristallino con cristalli a uno prevalentemente argilloso superiore. coda di rondine (selenite) in banchi, alternato a Localmente, in particolare nella daunia meridio- marne gessose, gessoareniti, gessoruditi, gessosiltiti nale, in discordanza sui terreni della catena, sono laminate ed argille con livelli cineritici biancastri. stati rinvenuti lembi di avanfossa o di bacini di nella parte bassa sono presenti calcari evaporitici fronte catena ancora preservati dall’erosione. Si biancastri, brecciati, vacuolari e friabili, mal strati- tratta di successioni conglomeratico-sabbioso-argil- ficati e con rare concentrazioni di zolfo. lose che definiscono due supersintemi (tav. 1 f.t.): il L’unità strutturalmente superiore, ossia l’Unità Supersintema di Altavilla (messiniano) ed il Supersin- del Fortore, presenta una successione molto simile tema di Ariano Irpino (Pliocene inferire-medio). Il Su- a quella precedentemente descritta, costituita, dal persintema di Altavilla è costituito da arenarie basso verso l’alto, dal Flysch rosso o Gruppo delle quarzo-feldspatiche, marne argillose, conglomerati, Argille Variegate, dai Tufiti di Tusa, dal Flysch Numi- argille e marne sabbiose, depositatisi in un ambiente dico e dal Flysch di San Bartolomeo (Foglio 407 alla da alluvionale a marino epibatiale. Il supersintema scala 1:50.000). Le suddette formazioni non sono pliocenico è formato invece da sabbie e conglome- sempre presenti ed i contatti talora sono concor- rati, argille limoso-sabbiose, conglomerati poligenici danti o discordanti. Il Flysch rosso presenta carat- con intercalazioni di sabbie e calcareniti alla base. teristiche similari a quelle descritte per la precedente unità. Il Gruppo delle Argille Variegate 1.3. - PRInCIPALI LInEAmEnTI TETTOnICI E (Cretaceo superiore-Oligocene) è rappresentato mORFOLOGICI da argilliti scagliose, policrome, a cui si interca- lano strati calci - clastici a granulometria variabile Il territorio pugliese si configura come un da media a grossolana e colore variabile dal ampio pilastro tettonico asimmetrico, allungato in bianco al giallastro. Si ritrovano inoltre strati cal- direzione nO-SE e trasversalmente segmentato in carei con liste e noduli di selce, livelli diasprigni diversi settori, variamente estesi e dislocati: gli LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 59 horsts del Gargano e delle Murge tra cui si interpone nica. Tale andamento è stato ricostruito in questa il graben del Tavoliere delle Puglie, la Depressione taran- sede elaborando i dati delle stratigrafie rese dispo- tino-brindisina che segna il passaggio dalle Murge agli nibili dal progetto VidEPI (Visibilità dati Esplora- horst e ai graben salentini. Secondo RICCHETTI et alii zione Petrolifera in Italia), che ha catalogato e reso (1988), questa configurazione strutturale si sarebbe accessibili i documenti tecnici relativi all’esplora- impostata nel miocene per poi delinearsi maggior- zione in Italia. mente nel Pliocene, anche se un accenno di diffe- In base ai dati di sottosuolo risulta quindi che, renziazione stratigrafico-strutturale tra i principali sotto la catena appenninica, la successione carbo- settori del territorio pugliese sembra essere esistito natica della Piattaforma Apula è deformata, motivo anche in epoche precedenti. per cui è stato distinto un settore dell’Avampaese L’attuale assetto strutturale del territorio pugliese Apulo coinvolto nella compressione (Catena Apula) è essenzialmente definito da tre principali sistemi di da un altro (Avampaese Apulo s.s.) dove è stato faglia, di direzione nO-SE, O-E e nE-SO, a carat- prevalente un regime distensivo (mOSTARdInI & tere prevalentemente distensivo, talora con una com- mERLInI, 1986). La Catena Apula sepolta sarebbe ponente trascorrente. Inoltre, questa tettonica costituita da diverse scaglie tettoniche embriciate, disgiuntiva avrebbe dislocato alcune strutture defor- appartenenti alle porzioni interne della Piattaforma mative più antiche, tra cui l’estesa antiforme, ad Apula, che nel loro insieme definiscono una strut- ampio raggio di curvatura con asse OnO-ESE e tura a duplex, con una geometria ad antiforme. Il vergenza nnE, che ha deformato le successioni pre- sovrascorrimento basale separerebbe la Catena senoniane di piattaforma (fig. 1.20). questa struttura Apula dalle porzioni non deformate o debolmente sarebbe connessa agli sforzi compressivi intraplacca deformate della Piattaforma Apula, affioranti nelle che hanno agito durante l’orogenesi alpina, determi- Murge e nel Salento, mentre il sovrascorrimento nando un inarcamento litosferico della Placca Apula. sommitale della struttura duplex costituisce la base Tale inarcamento avrebbe provocato un solleva- delle unità tettoniche appenniniche sovrastanti (fig. mento delle piattaforme carbonatiche poste all’in- 1.21). questi elementi strutturali scaturiscono terno della placca, a cui è ascrivibile la temporanea dall’analisi dei dati stratigrafici e strutturali resi di- emersione della Piattaforma Apula durante il Turo- sponibili da oltre quaranta anni di esplorazione pe- niano con i suoi depositi continentali (par. 1.1). L’an- trolifera e dal recente riprocessamento del profilo tiforme presenoniana è stata, altresì, suddivisa in due sismico crostale CROP-04 (SCROCCA et alii, 2007). tronconi (garganico e murgiano) a diverso orienta- Per quanto riguarda le caratteristiche geofisiche mento, dalle faglie antiappenniniche, che hanno del territorio pugliese, il Gargano presenta un’ele- creato il graben del Tavoliere delle Puglie in tempi plio- vata anomalia magnetica, pari a 120 mgal contro i cenici-infrapleistocenici (RICCHETTI et alii, 1988). 70 mgal delle Murge, collegata ad un campo ma- Attualmente il territorio pugliese costituisce, gnetico allungato in direzione E-O, con superficie quindi, la parte emersa della Piattaforma Apula, che a della moho situata a 25 km di profondità nel Gar- seguito delle dislocazioni tettoniche ad andamento gano rispetto ai 35-40 km della Puglia. La localizza- nO-SE, degrada progressivamente al di sotto della zione a breve profondità della moho determina un Fossa Bradanica, ad Ovest, e del mar Adriatico ad Est. alto strutturale del basamento profondo assieme Con riferimento all’area occidentale, in corrispon- ad un elevato flusso di calore, quest’ultimo pari a denza del fronte dell’alloctono appenninico, il tetto 60 mW/m2 contro i 40 mW/m2 misurati per le della successione carbonatica di piattaforma risulta Murge ed il Salento. posizionarsi intorno ai 3000-4250 m dal livello Con riferimento ai caratteri sismici del territo- medio del mare nei settori settentrionali mentre a rio in esame, l’attività sismica è maggiore per circa 1750-2000 m di profondità in quelli meridio- l’area garganica mentre per le altre aree pugliesi nali (tav. 1 f.t.). In particolare, nell’area del Tavoliere la sismicità è diffusa e di bassa intensità, collegata si passa da 500 m di profondità (zona centrale del alle strutture sismogenetiche delle aree adiacenti Tavoliere) a 4250 m al di sotto della catena appenni- (Gargano, Appennino, mar Adriatico e Balcani). 60 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

La sismicità del Gargano, quindi, è medio-alta (in- del piano assiale a O-nO (RICCHETTI et alii, 1988). tensità massima pari a X mCS e massima magni- Al momento attuale, non esiste un’univoca inter- tudo pari a 6), con profondità ipocentrali pretazione sulla tipologia e sulla cinematica di alcune comprese tra 5 e 30 km (SELLI & zECCHI, 1981) delle faglie garganiche, ed in generale sui processi e massima frequenza al tetto della zona a bassa geodinamici che le hanno prodotte, nonché sulla se- velocità crostale connessa ad importanti faglie quenza temporale dei diversi eventi deformativi che trascorrenti, descritte nel successivo paragrafo hanno interessato l’area (FUnICIELLO et alii, 1988, (CASSInIS et alii, 1984). 1991; mOnTOnE & FUnICIELLO, 1989; ORTOLAnI & PAGLIUCA, 1988; SALVInI et alii, 1999; CHILOVI et 1.3.1. - Area garganica alii, 2000). è comunque possibile individuare alcuni sistemi di faglia principali con orientamenti E-O, L’assetto tettonico del Promontorio del Gargano è nE-SO, nO-SE, OnO-ESE, ed infine EnE-OSO quello di un pilastro tettonico, asimmetrico con che dislocano il territorio garganico. orientamento E-O e fianco settentrionale più ri- Una delle più importanti faglie appartenenti pido, impiantato su una più antica deformazione all’ultimo sistema è quella che delimita a nord il antiforme a largo raggio con asse OnO-ESE. La Promontorio. Essa è parte dell’allineamento tetto- culminazione di questa struttura è localizzata lungo nico Fortore-Volturno, interpretato come faglia di- l’allineamento Sannicandro Garganico-San Gio- retta, riattivata probabilmente come trascorrente, vanni Rotondo con asse OnO-ESE e immersione che ribassa il basamento carbonatico apulo verso

Fig. 1.20 – Schema tettonico dell’Avampaese Apulo (da RICCHETTI et alii, 1988). Legenda: 1 – sedimenti di piattaforma carbonatica; 2 – sedimenti di scarpata e di bacino; 3 – coperture post-cretacee; 4 – giaciture regionali di strato; 5 – assi di piega (fasi tettoniche presenoniane); 6 – assi di piega (fasi tettoniche tardo cretaceo-paleogeniche); 7 – principali allineamenti di faglia. – Tectonic scheme of the Apulian foreland (from rICCHETTI et alii, 1988). Legend: 1 – carbonate platform sediments; 2 – slope and basin sediments; 3 – post-Cretaceous cover deposits; 4 – regional strata attitudes; 5 – fold axes (pre-Senonian tectonic phases); 6 – fold axes (tectonic phases occurred during Upper Cretaceous and Paleogene); 7 – main fault lines. LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 61 et alii, 2007). et CrOCCA et alii , 2007). et CROCCA (da S (da regional geological section, about parallel to the crustal to the about parallel section, crossing profile seismic geological – regional southern CrOP-04, from Italy Tyrrhenian the (from - Barletta) (Adriatic coastline coastline S Fig. 1.21 – Sezione geologica regionale tracciata circa parallelamente al profilo sismico crostale CROP-04, che attraversa l’Italia meridionale dalla costa tirrenica (Costa Adriatica - Barletta) 62 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE nO. La prosecuzione verso mare di questa faglia collegati allo sbocco con conoidi di deiezione corrisponderebbe alla “right-lateral transfer zone” aperte a ventaglio sulla piana sottostante. La Faglia (zona di trasferimento destro) proposta da di mattinata (FUnICIELLO et alii, 1991) o Faglia dOGLIOnI (1991), e dOGLIOnI et alii (1994, 1996), della Val Carbonara (ORTOLAnI & PAGLIUCA, ove ricadono le Isole Tremiti, e quindi sarebbe asso- 1989; BOSELLInI et alii, 1993) è ubicata lungo il ciata ad un regime trascorrente destro (mOnTOnE fianco meridionale dell’anticlinale garganica e co- & FUnICIELLO, 1989; ORTOLAnI & PAGLIUCA, stituisce la discontinuità tettonica morfologica- 1988; FUnICIELLO et alii, 1988, 1991). mente più evidente della regione. Elemento Al sistema nO-SE appartiene la Faglia del Can- composito, di rango regionale, la Faglia di matti- delaro (fig. 1.22), l’allineamento tettonico lungo il nata presenta deformazioni rilevabili per una lun- quale si è impostato l’omonimo torrente. Trattasi ghezza di circa 200 km ed una larghezza di circa di una faglia con marcato scorrimento orizzontale 50 km. Essa trova la sua prosecuzione verso Est e blocco ribassato a SO, sepolto sotto i depositi in mare per diversi chilometri (South Gargano Fault terrigeni del Tavoliere. Inizialmente questa faglia si –FInETTI, 1982; Gondola Line – dE dOmInICIS & sarebbe attivata come trascorrente sinistra e si sa- mAzzOLdI, 1987, BILLI et alii, 2007; Molise-Gondola rebbe riattivata secondo una cinematica dip-slip sub shear zone, dI BUCCI et alii, 2006; fig. 1.23). nella zona verticale, che ha generato evidenti scarpate mor- della Valle Carbonara, la scarpata di faglia mostra un fologiche subverticali, con un dislivello di 100-150 dislivello medio di 200 metri, seguito da un pro- m (BILLI & SALVInI, 2000). fondo solco erosivo. Attiva dal Pliocene medio-su- Al sistema OnO-ESE appartiene la Faglia di periore fino ad oggi, la Faglia di mattinata è una Apricena, a cinematica distensiva immergente faglia trascorrente con una cinematica destra se- verso Sud, che in superficie attraversa un territorio condo alcuni studiosi (FInETTI, 1982; GUERRICCHIO, di 30 km esteso da Serracapriola a Santa maria di 1986; ORTOLAnI & PAGLIUCA, 1989; dE dOmInICIS Stignano, dislocando la sequenza quaternaria ivi & mAzzOLdI, 1987; PICCARdI, 2005) o sinistra se- presente (PATACCA & SCAndOnE, 2004). condo altri (FUnICIELLO et alii, 1991; FAVALI et alii, Il tratto terminale della Faglia Sorrento-manfre- 1993; SALVInI et alii, 1999). Lungo l’allineamento donia, delimitante a SE il rilievo garganico, costituisce principale sono presenti faglie satelliti con orienta- uno delle faglie più importanti appartenente al si- mento n-S e nO-SE che hanno generato una serie stema nE-SO. questa faglia, con una scarpata di fa- di depressioni tettoniche di dimensioni variabili, tra glia di alcune centinaia di metri (CIARAnFI et alii, 1983), questi la Piana di mattinata ed il Pantano di Sant’Egi- avrebbe registrato movimenti distensivi e trascorrenti dio, entrambi formatesi come bacini di pull-apart lungo (sinistri per GUERRICCHIO & WASOWSkI, 1988). Essa uno step sinistro della faglia secondo BILLI & SALVInI costituirebbe, quindi, l’espressione superficiale di (1999). Trattandosi di uno dei principali elementi di un’importante discontinuità tettonica dell’Italia me- trasferimento che accomodano la retrocessione dif- ridionale, evidenziata da dati magnetici e gravimetrici ferenziale della cerniera di subduzione dello slab (mOSTARdInI & mERLInI, 1986). adriatico - più rapida - rispetto a quello apulo, la Fa- Infine, al sistema E-O appartengono diversi al- glia di mattinata costituisce, quindi, una struttura tra- lineamenti tettonici tra cui quelli più importanti a scorrente di notevole importanza (una tear fault scala regionale sono la Faglia di mattinata e quella secondo alcuni autori) la cui attività ha probabil- di Rignano Garganico-manfredonia (fig. 1.22). La mente avuto carattere polifasico ed una cinematica Faglia di Rignano Garganico-manfredonia, attiva- contrassegnata da probabili riattivazioni ed inversioni tasi come trascorrente sinistra e riattivatasi con una tettoniche, il che può giustificare la coesistenza di in- cinematica dip-slip, (movimento secondo l’immer- dicatori cinematici apparentemente controversi. A sione del piano) è caratterizzata da una scarpata tale proposito, come sottolineato da CHILOVI et alii subverticale con un dislivello superiore ai 400 m (2000), la cinematica di questa faglia sarebbe variata (BILLI & SALVInI, 2000). Essa è attraversata da una a seguito del cambiamento del campo di sforzi av- successione di solchi erosivi con ripidi versanti venuti dal Cretaceo all’Attuale nel corso dell’evolu- LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 63

Legenda

Fig. 1.22 – Schema geologico-strutturale del Promontorio del Gargano (da BILLI & SALVInI, 2000). – Geological-structural scheme of the Gargano Promontory (from BILLI & SALVINI, 2000). zione strutturale dell’area garganica. In particolare, nuti nell’area del Basso molise-Gargano (fig. 1.25). nel Cretaceo, essa avrebbe agito come fascia di tra- A tale proposito è importante evidenziare come la sferimento tra faglie dirette sinsedimentarie ad anda- sismicità dell’area garganica è in gran parte impu- mento appenninico, presumibilmente in un contesto tabile agli effetti di sbloccamento per compres- regionale estensionale (asse di maggiore estensione sione lungo le faglie trascorrenti, come quella di nE-SO). durante l’orogenesi appenninica (miocene mattinata o alle faglie associate alla zona di taglio superiore-Pliocene inferiore), con asse di massima molise-Gondola. Uno degli eventi sismici più forti compressione OSO-EnE, sarebbe stata riattivata avvenuti nell’area, ad esempio, è quello noto come come trascorrente sinistra con locali effetti di tran- terremoto di mattinata, avvenuto il 10 Agosto del spressione e di transtensione (bacino pull-apart: Pan- 1893 (Imax=VIII-IX mCS, ma=5.2; Gruppo di tano di S. Egidio; fig. 1.24). Successivamente, a Lavoro, CPTI, 1999) il cui epicentro è localizzato partire dal Pliocene superiore fino all’Attuale, con un nel tratto della faglia di mattinata prossimo a asse di massima compressione orientato nO-SE, in- monte S. Angelo (PICCARdI, 2005). dotto presumibilmente dalla diminuzione degli sforzi Altro evento sismico di rilievo è quello avvenuto compressivi orogenetici sull’Avampaese, la faglia in il 30 Luglio 1627 (intensità X mCS, magnitudo sti- esame sarebbe stata localmente riattivata come tra- mata 6.6-6.8, BILLI et alii, 2007), la cui zona ipocen- scorrente destra, come descritto nel seguito, preser- trale è stata recentemente individuata nell’area vando alcune strutture legate alle precedenti fasi ovest-garganica, lungo la Faglia di Apricena (fig. tettoniche e creandone altre come il bacino di Serra- 1.26), uno dei segmenti occidentali collegati alla zona capriola (CHILOVI et alii, 2000). di taglio molise-Gondola (PATACCA & SCAndOnE, L’attuale cinematismo, trascorrente destro, della 2004). Conseguentemente, i più aggiornati scenari si- Faglia di mattinata, scaturisce anche dalle caratte- smici temuti, prevedono la possibilità che questa ristiche dei meccanismi focali dei terremoti avve- struttura, in particolare nel tratto prossimo a monte 64 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Fig. 1.23 - Carta geologica schematica dell’orogene appenninico con indicazione delle principali strutture costituenti la molise-Gondola shear zone (da BUCCI et alii, 2006). - Schematic geological map of the Apennine orogen with the main tectonic structures defining the Molise-Gondola shear zone (from BUCCI et alii, 2006).

S. Angelo, possa generare eventi di magnitudo sino dal mare Adriatico. L’ampia superficie sommitale a mw pari a 6.4 (PICCARdI, 1998; VALEnSISE & presenta quote tra gli 800 ed i 900 metri con cul- PAnTOSTI, 2001; VALEnSISE et alii, 2004). minazione al monte Cavo (1055 m). I versanti pre- dal punto di vista morfologico il Promontorio del sentano una tipica conformazione a gradinata e Gargano costituisce un rilievo isolato con sommità sono profondamente incisi da solchi erosivi, con livellata, circoscritto da ripide scarpate, che si erge basso ordine di gerarchizzazione e disposizione a bruscamente dalla pianura del Tavoliere delle Puglie e raggiera con le testate localizzate a margine della LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 65

superficie più alta del Promontorio. Gli alvei di questi solchi, in prevalenza asciutti, sono caratte- rizzati da un regime torrentizio in occasione di piogge persistenti, e da un abbondante apporto de- tritico. Essi sfociano nelle pianure oppure in mare, dove gli alvei si allargano a ventaglio in ampie piane alluvionali. Il tratto costiero settentrionale, fino a Peschici, è essenzialmente rettilineo. Tranne i tratti di costa a ripa a monte d’Elio e a Rodi Garganico, la re- stante parte della costa è a lido, formata dal delta del Fiume Fortore e dagli estesi cordoni litoranei che separano il laghi di Lesina e di Varano dal mare aperto, nonché dall’arenile di San menaio. La costa da Peschici sino a mattinata è caratteriz- zata da un continuo susseguirsi di coste alte molto frastagliate corrispondenti a dorsali inter- fluviali, e di spiagge falcate di variabile ampiezza, localizzate alle foci fluviali. Verso manfredonia, la costa a ripa assume un profilo arcuato, pas- sando gradualmente a una bassa costa a spiaggia Fig. 1.24 – modello dell’evoluzione temporale della Faglia di mattinata (da CHILOVI et alii, 2000). orlata da dune e stagni costieri, oggi in gran parte – Evolution model of the Mattinata Fault (from CHILOVI et alii, 2000). bonificati.

Fig. 1.25 – meccanismi focali relativi all’attività sismica recente registrata nell’Appennino meridionale con indicazione dell’anno e della magnitudo (da BUCCI et alii, 2006). – Focal mechanisms of the recent seismic activity recorded in the southern Apennine with indication of year and magnitude (after BUCCI et alii, 2006). 66 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

1.3.2. - Area murgiana dal mesozoico fino al Pleistocene, hanno preva- lentemente un carattere distensivo, a cui talora è da un punto di vista strutturale, l’assetto tet- associata una componente trascorrente, come nel tonico dell’impalcatura carbonatica murgiana cor- caso di quelli antiappenninici. Le diverse faglie risponde all’ampia e piatta struttura anticlinalica hanno scomposto in blocchi la piattaforma carbo- presenoniana, con asse OnO-ESE e culmina- natica, conferendogli un assetto strutturale a horst zione presso la fascia costiera, nei dintorni di An- asimmetrico, esteso in direzione appenninica. Oltre dria fino circa ad Ostuni, in debole vergenza nE, ai suddetti sistemi di faglia, altre importanti diret- di cui affiora principalmente il fianco sud-occiden- trici tettoniche sono le faglie orientate nE-SO, tale (RICCHETTI, 1980). questo assetto potrebbe in EnE-OSO e nS, le quali hanno presentato una ci- parte giustificare l’andamento a monoclinale della nematica distensiva talora con carattere trascor- successione mesozoica delle murge, con immer- rente non puro o solo trascorrente (PIERI et alii sione verso SO e inclinazione media intorno ai 20- 1997). 15° (RICCHETTI, 1980; CIARAnFI et alii, 1988; Il blocco murgiano più sollevato dell’horst corri- RICCHETTI et alii, 1988). Una serie di pieghe mi- sponde alle Murge Alte (fig. 1.27), rispetto al quale nori con deformazioni più attenuate ed assi orien- l’asse dell’ampia antiforme risulta essere spostato a tati circa OnO-ESE, ascrivibili alle fasi tettoniche nE di circa 30 km. dall’alto strutturale in esame si tardo cretaceo-paleogeniche, sono state rilevate snodano due opposte gradinate di faglia: a nE, soprattutto nell’area delle Murge di Castellana verso l’Adriatico, con un rigetto complessivo di circa Grotte-Alberobello (CIARAnFI et alii, 1988; tav. 1 4000 m su una distanza di circa 150 km e a SO, verso f.t.). la catena appenninica, con un rigetto di oltre 3500 nell’area murgiana, le successioni carbonatiche m su una distanza di circa 50 km (RICCHETTI, 1980). sono interessate da sistemi di faglie variamente Per quanto riguarda la porzione occidentale, la orientate; quelle più importanti corrispondono alle struttura a gradinata costituisce il substrato della strutture disgiuntive, con direzione nO-SE, Fossa Bradanica (alias Fossa Premurgiana, per il tratto OnO-ESE e O-E. questi sistemi di faglia, attivi murgiano), in cui si individua, rispetto alla dire- zione di migrazione dell’Appennino, un settore esterno (ripiano premurgiano) e uno più interno con una maggiore inclinazione (PIERI et alii, 1996). Fronte catena Isole Tremiti appenninica questi due settori sono raccordati da due faglie di- Traccia profilo sismico rette (faglie assiali) orientate n130°, molto ravvi- Faglia di Apricena cinate in corrispondenza del gradino strutturale “Lavello-Banzi”, ove determinano un rigetto com- plessivo di 1000 m verso SO, mentre verso SE pro- seguono secondo due allineamenti distanziati tra Faglia di Apricena loro 10-15 km. Il ripiano premurgiano si estende da C 0.66 ma A Cerignola fino a Sud di matera; verso l’Appennino B 0.92 ma esso è delimitato dalle faglie assiali, mentre verso

A Carbonati della oriente da faglie dirette, orientate all’incirca n120°, Piattaforma Apula con rigetti complessivi dell’ordine di qualche cen- Carbonati della Piattaforma Apula tinaia di metri. Oltre alle faglie dirette ad anda- mento appenninico, questo ripiano, così come il Fig. 1.26 – Profilo sismico attraversante la Faglia di Apricena (mod., da substrato carbonatico della Fossa Bradanica, è PATACCA & SCAndOnE, 2004). Legenda: A – tetto dei carbonati della Piattaforma Apula; B – base dei depositi del sistema argilloso sabbioso stato interessato da una tettonica trasversale (nE- progradante; C – base delle sabbie regressive. SO e EO) a carattere distensivo, che in alcuni casi – Seismic profile crossing the Apricena Fault (mod., from PATACCA & SCANDONE, 2004). Legend: A – Top of the Apulian Platform carbonates; B – bed of the progre- ha presentato una componente trascorrente non sional clay-sand system; C – bed of he regressive sands. pura (CASnEdI, 1988; PIERI et alii, 1997). LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 67

Per quanto riguarda la porzione orientale della nell’area murgiana, inoltre, è presente un basso struttura a gradinata, si individua una zona nota morfotettonico, riattivato dalla neotettonica, delimi- come Murge Basse, area interposta tra la scarpata di tato da faglie nE-SO e n-S, noto come Depressione faglia allineata lungo la direttrice Ostuni-Fasano- di Gioia del Colle (fig. 1.27), che permette di distinguere Conversano e quella più in alto tra Putignano-Cas- una Murgia nord-occidentale ed una sud-orientale. In par- sano-montegrosso. ticolare, durante il massimo avanzamento marino Il territorio murgiano è attraversato da due prin- pleistocenico, la porzione dell’area nord-occidentale, cipali depressioni tettoniche: il Graben delle Murge compresa tra minervino-montegrosso-Cassano- Alte, ubicato tra l’abitato di montegrosso e quello Altamura-Gravina, e quella dell’area sud-orientale, di Fasano, e il Graben delle Murge Basse, posizionato delimitata dalle congiungenti Conversano-Fasano- tra Canosa e Polignano (fig. 1.27). queste depres- Ostuni-Francavilla Fontana, costituivano due isole sioni sono ampie alcuni chilometri e lunghe fino a separate dalla Depressione di Gioia del Colle (IAnnOnE 100 km; esse presentano un’iniziale orientamento & PIERI, 1982). OnO-ESE e un tratto terminale, verso l’Adriatico, durante il sollevamento dell’area murgiana, ini- di direzione all’incirca E-O. Entrambe le depres- ziato nel Pleistocene inferiore?-medio e probabil- sioni sono delimitate da una faglia maestra immer- mente ancora in atto, sono state attivate e/o gente a nE ed una minore parallela alla precedente riattivate faglie normali e transtensive (PIERI et alii, ma immergente a SO; lungo i relativi piani di faglia 1997). Il sollevamento dei principali blocchi mur- sono stati rilevati indicatori cinematici di tipo di- giani (Murge Alte, Murge Basse, Murgia nord-occidentale, retto e obliquo (PIERI et alii, 1997). Essi si sareb- Murgia sud-orientale) non ha presentato la stessa in- bero formati prima della sedimentazione dei tensità. Infatti, considerando solo l’intervallo di depositi plio-quaternari e sarebbero stati attivi du- tempo compreso tra 0,7 e 0,018 ma dal presente, rante il quaternario (IAnnOnE & PIERI, 1982). lungo il bordo occidentale (allineamento miner- Inoltre, un’altra depressione tettonica è rappresen- vino-monte Caccia) il sollevamento raggiunge va- tata dal noto Canale di Pirro, definito dall’allinea- lori massimi intorno ai 400 m, che decrescono fino mento tettonico tra Putignano e Fasano, collegato a pochi metri lungo la fascia costiera (IAnnOnE & con la faglia delle Murge Alte, estesa tra Canosa di PIERI, 1982). Altresì, il maggiore sollevamento Puglia e . neotettonico che l’area murgiana ha risentito ri-

Fig. 1.27 – Carta geologico-strutturale schematica delle murge (da PIERI et alii, 1997). – Schematic geological-structural map of the Murge (from PIErI et alii, 1997). 68 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE spetto al settore salentino è stato dell’ordine di gressivamente più distanziati nei tratti intermedi e circa 250 m (GRASSI, 1983). inferiori e fondo piatto coperto da depositi allu- dal punto di vista morfologico, l’area murgiana vio-colluviali, e sono denominati lame. Trattasi di forma un esteso altopiano, poco elevato (450-700 forme fluviali ereditate, incise in epoche di mag- m s.l.m.), allungato in senso nO-SE, delimitato da giore piovosità, a partire dal Pleistocene medio; il una netta ed ininterrotta scarpata dalle confinanti loro modellamento è stato condizionato dalle ri- pianure: Tavoliere delle Puglie a nord-Ovest, Fossa petute variazioni del livello di base connesse alle Premurgiana a Sud-Ovest, e Depressione tarantino-brin- contemporanee fasi di sollevamento regionale (par. disina a Sud-Est. Il versante nord-orientale digrada 1.1). queste lame hanno la forma e il regime idrau- verso il mare Adriatico con una marcata confor- lico tipico dei corsi d’acqua delle regioni desertiche, mazione a gradinata. Le Murge sono delimitate a quindi generalmente asciutti con rapidi deflussi SO, lato bradanico, a nO, lato ofantino e a nE, anche cospicui, temporanei ed effimeri, in occa- lato adriatico (per il tratto compreso fra Conver- sione di abbondanti rovesci o di piogge persistenti. sano e Ostuni), da alte scarpate e ripiani poco Presentano dei reticoli parzialmente gerarchizzati, estesi. Al contrario, lungo il versante adriatico da i cui segmenti hanno origine in corrispondenza Barletta a mola di Bari e quello di raccordo con il delle varie scarpate, a partire da quella più elevata, Salento, le Murge sono caratterizzate da una serie di e confluiscono negli alvei principali, in relazione vasti ripiani che degradano verso le quote più basse anche alle locali incidenze morfologiche o tettoni- a mezzo di scarpate, con rigetto più modesto che. I reticoli più estesi e gerarchizzati sono loca- (poche decine di metri). lizzati nel settore nord-occidentale dell’altopiano La maggior parte degli elementi morfologici ca- murgiano (Murge Baresi), ove costituiscono un ratterizzanti le Murge (scarpate e ripiani; rilievi e de- vasto bacino imbrifero con le testate lungo il ciglio pressioni) si sviluppano preferenzialmente con delle Murge Alte ed una disposizione a raggiera direttrici OnO-ESE o E-O e, subordinatamente, verso la costa adriatica. Alcuni di questi solchi sono n-S o SO-nE, cioè le stesse direttrici dei principali stati canalizzati, sbarrati da dighe (Torrente Picone) elementi tettonici, descritti in precedenza. Le esi- e deviati su altri solchi, oppure aperte nuove vie di gue coperture sedimentarie post-cretacee, solo in deflusso a mare mediante opportune opere idrau- parte hanno modificato il paesaggio delle murge. liche (Canalone di S. Francesco). L’area murgiana è priva di un reticolo idrogra- Alla base delle scarpate sono presenti alcuni im- fico propriamente detto. I numerosi solchi erosivi pluvi, orientati in direzione parallela all’allunga- presenti intercettano trasversalmente i diversi ri- mento dell’altopiano murgiano. Essi costituiscono piani e gradini del territorio murgiano, in genere bacini allungati di tipo endoreico variamente estesi asciutti, ad andamento cataclinale e presentano de- e poco incisi, con fondo coperto da depositi col- flussi opposti, a SO e a nE. I solchi con deflusso luviali, sede di stagni e laghetti temporanei in oc- verso SO, quindi verso l’entroterra, hanno la forma casione di piogge abbondanti, raramente collegati di forre con pareti ravvicinate, con fondo a “v” con i reticoli cataclinali descritti in precedenza. scavato in roccia e profilo irregolare in forte pen- Infine, la linea di costa murgiana ha un anda- denza, e sono denominati gravine. I solchi del mar- mento pressoché rettilineo, orientato all’incirca pa- gine nord occidentale dell’altopiano proseguono il rallelamente alla prevalente direzione morfostrut- loro corso lungo il versante ionico come sub-af- turale dell’altopiano. La costa è caratterizzata da fluenti del Fiume Bradano (Gravina di Picciano) ripe rocciose con dislivelli variabili da pochi metri mentre quelli del margine sud orientale costitui- (litorale da Trani a Giovinazzo) sino a oltre 20 m scono dei singoli reticoli con sbocco nell’Arco Io- (Polignano a mare) e con insenature di diversa am- nico Tarantino (Gravina di Ginosa; Gravina di piezza e forma in corrispondenza dello sbocco dei Laterza; Gravina di ; Gravina di massafra). solchi erosivi che incidono il retroterra. Le più I solchi con deflusso a nE, quindi con lo sbocco ampie insenature costituiscono le aree portuali del nel mare Adriatico, presentano fianchi ripidi pro- tratto costiero tra Trani e Torre Canne. quest’ul- LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 69 tima località è ubicata in corrispondenza di un pic- maggiormente frequenti progressivamente spo- colo promontorio dal quale si sviluppa a SE, per standosi dall’area sud-occidentale fino a quella circa 6 km, sino a Torre S. Leonardo, una costa ret- nord-orientale, ove diventano, come visto, prepon- tilinea a lido con ripa in posizione arretrata. II con- deranti. L’assetto strutturale dell’area sud-occiden- tiguo tratto orientale, noto come Costa merlata, è tale, quindi, è rappresentato da un insieme di caratterizzato da una ripa bassa fittamente frasta- blocchi (Serre Salentine) e depressioni, separati prin- gliata e limitata dal modesto promontorio di Torre cipalmente da faglie nnO-SSE (fig. 1.29), noti Guaceto, da cui si distaccano alcune isolette alli- come (TOzzI, 1993): neate (Scogli di Apani) che racchiudono un braccio - Blocco di Alliste, porzione più occidentale dell’area di mare (pseudolaguna). L’origine di questa pseu- i cui limiti orientali sono definiti da faglie trascor- dolaguna è collegabile allo smembramento di un renti e oblique; antico cordone litoraneo con conseguente inonda- - Depressione di Felline, area ribassata che si allarga zione del retrostante stagno costiero, a seguito verso nO e delimitata da faglie a componente delle azioni erosive prodotte dalla recente rimonta orizzontale; del mare olocenico. - Blocco di Melissano, una serra interessata da faglie bordiere caratterizzate da movimenti obliqui e tra- 1.3.3. - Area salentina scorrenti, da pieghe ad assi nO-SE e da faglie di- rette di direzione nnO-SSE; Con riferimento alla configurazione strutturale, - Bacino di Ugento, depressione stretta e allungata, il territorio salentino è definito dal pilastro tetto- associata ad un movimento trascorrente sinistro; nico asimmetrico allungato in direzione nO-SE - Blocco di Salve, caratterizzato dalla presenza di de- con il fianco occidentale più sviluppato, e dislocato pressioni minori al suo interno e pieghe ad assi da faglie dirette, nO-SE, in una serie di blocchi nO-SE; sub paralleli (CIARAnFI et alii, 1988). Gli studi con- - Depressione di Acquarica del Capo, bacino delimitato dotti da mARTInIS (1962), CIARAnFI et alii (1988), da faglie subverticali principalmente dirette nnO- FUnICIELLO et alii (1991), TOzzI (1988, 1993) e da SSE, al cui interno sono presenti faglie di direzione altri studiosi, hanno evidenziato una differenza nel- nE-SO; l’andamento e nella natura degli allineamenti tet- - Blocco di Alessano-Casarano, la serra di maggiori di- tonici presenti nel settore sud-occidentale e mensioni dislocata da diversi sistemi di faglia, per nord-orientale dell’area salentina. Secondo TOzzI lo più, orientati nnO-SSE, nO-SE e n-S; (1988, 1993), nel settore nord-orientale (fig. 1.28), - Depressione di Tricase, depressione interessata da prevalgono le faglie dirette e subverticali, orientate fratture subverticali di direzione nnO-SSE e nO- nO-SE e anche circa n-S; nei dintorni di Otranto SE. (stereogramma 11 di fig. 1.28) sono state rilevate dal punto di vista morfologico, l’area salentina faglie nnE-SSO caratterizzate da motivi trascor- costituisce il blocco meno elevato della Piattaforma renti e pieghe con superfici assiali n-S. Il settore apula. Le forme del suo rilievo sono direttamente sud-occidentale risulta essere più deformato e ar- condizionate dalla locale architettura tettonica e stra- ticolato; infatti in esso, oltre alle note pieghe ad tigrafica, acquisita nel corso delle ere geologiche, che ampio raggio di curvatura e con direzione delle su- conferisce al paesaggio la tipica conformazione di perfici assiali nnO-SSE, sono presenti deforma- una serie di dorsali, convergenti verso l’estremità zioni duttili con direzione EnE-OSO e nE-SO meridionale (Capo di Santa maria di Leuca), e de- del piano assiale e immersione a nO (ad es. nella pressioni variamente estese e collegate con la vasta zona di Galatone, stereogramma 4 di figura 1.28). piana della Depressione tarantino-brindisina a nord. Le In questo settore, la tettonica disgiuntiva è rappre- dorsali hanno sommità subpianeggiante, con quote sentata da faglie dirette, trascorrenti e oblique di massime non superiori ai 200 metri (189 m; Serre direzione nnO-SSE e nO-SE (FUnICIELLO et alii, del Cianci, nei dintorni di Specchia) e limitate sul 1991; TOzzI, 1993). Le faglie dirette diventano lato orientale da ripidi gradini con dislivelli compresi 70 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Fig. 1.28 – Carta strutturale del Salento e delle Murge meridionali con gli stereogrammi dei rilievi strutturali svolti (proiezioni di Schmidt, emisfero inferiore) (da TOZZI, 1993). Legenda: 1 – principali faglie; 2 – faglie dirette e sub-verticali; 3 – faglie trascorrenti o con importante componente orizzontale; 4 – intersezioni delle superfici assiali con la topografia (poli); 5 – direzione di massima compressione; 6 – direzioni di estensioni; 7 – poli dei piani di stratificazione; 8 – calcari e dolomie del Cretaceo superiore; 9 – calcari Paleogenici; 10 – calcareniti mioceniche; 11 – calcareniti e depositi plio-quaternari. – Structural map of Salento and southern Murge, showing the stereograms of the structural surveys (Schmidt projections, lower hemisphere) (from TOZZI, 1993). Legend: 1 – main faults; 2 – normal and sub-vertical faults; 3 – transcurrent faults, or faults with a significant horizontal component; 4 – intersections of the axial surfaces with the topography (poles); 5 – direction of maximum compression; 6 – directions of extensions; 7 – poles of bedding planes; 8 – Upper Cretaceous and dolostones; 9 – Paleogene limestones; 10 – Miocene calcarenites; 11 – Plio-quaternary calcarenites and deposits. tra qualche decina di metri e gli 80 m. mento a terrazzi delle coste di recente emersione: I reticoli idrografici che dissecano il retroterra sa- ripe e antistanti piattaforme d’erosione o di accre- lentino corrispondono a singoli solchi di varia lun- zione che si susseguono, senza soluzione di conti- ghezza, poco incassati, moderatamente gerarchizzati nuità, dalle quote più alte sino al livello del mare. e prevalentemente endoreici. Come per le altre por- In particolare, la fascia costiera orientale, che si af- zioni del territorio pugliese, questi solchi sono ali- faccia sul Canale d’Otranto, mostra una continua mentati esclusivamente dalle precipitazioni meteo- falesia, alta e rocciosa, modellata in corrispondenza riche, quindi sono caratterizzati da un regime torren- del margine originario della Piattaforma apula, in- tizio, con deflussi saltuari e rapidi, fortemente con- tagliata da piccole rias (brevi solchi erosivi) e incisa nessi all’intensità e alla durata degli episodi piovosi. da numerose grotte situate a varie quote sul livello I versanti costieri presentano il tipico modella- marino. La costa occidentale, aperta sul Golfo di LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 71

versamente estesi, collegati da gradini con dislivelli variabili, dissecati da reticoli idrografici caratteriz- zati da ampie piane alluvionali che presso la fascia costiera originano estese aree palustri orlate da dune costiere. Il settore meridionale del Tavoliere, compreso tra il Fiume Ofanto e il Torrente Cervaro, corrisponde ad un graben allungato SO-nE, con ulteriore gra- donatura nO-SE immergente verso l’Appennino. questa depressione tettonica (Graben dell’Ofanto), interpretata come “graben a pettine” da dOGLIOnI et alii (1994), è delimitata da due principali linea- menti tettonici, quello di manfredonia a nord e dalla linea dell’Ofanto a Sud, entrambi attivi du- rante il Plio-Pleistocene. In questo settore sono stati individuati otto ripiani disposti a quote diverse Fig. 1.29 – Rappresentazione schematica dell’assetto strutturale del Salento Sud-occidentale con i diversi blocchi e depressioni identificati su base comprese tra 350 e 5 m s.l.m. (CALdARA & PEnnETTA, territoriale (da TOzzI, 1993). 1993), ognuno dei quali bordato da una scarpata, – Schematic representation of the structural setting of the southern-western sector of Salento, showing the horsts and the tectonic depressions (from TOzzI, 1993). con modesti dislivelli, continua per diversi chilome- tri. Il reticolo idrografico è costituito da corsi d’ac- qua, poveri e poco profondi, generati nella stessa , è, invece, caratterizzata da basse ripe roc- piana e che scorrono ortogonalmente rispetto al- ciose, con isolette e scogli allineati a breve distanza l’attuale linea di costa, fino all’altezza di Cerignola, dalla riva, che si alternano ad estesi arenili, orlati ove subiscono una rotazione verso nord, presumi- da cordoni dunali con retrostanti paludi attual- bilmente connessa a fasi di sollevamento differen- mente bonificate. ziale, evidenziate anche dalla migrazione del delta del fiume Ofanto. La piana costiera del settore meri- 1.3.4. - Tavoliere delle Puglie, Fossa Premurgiana e dionale, quindi, è costituita da una fascia di circa 5- Depressione tarantino-brindisina 6 km che tende ad allargarsi dopo aver superato le Saline di margherita di Savoia fino a circa 20-25 km I principali bassipiani del territorio pugliese sono (CALdARA & PEnnETTA, 1993). Secondo gli stessi rappresentati dal Tavoliere delle Puglie, dalla Fossa Pre- autori, la presenza di un antico cordone litorale ha murgiana e dalla Depressione tarantino-brindisina. determinato la formazione di un’unica ampia la- Il Tavoliere costituisce una vasta zona pianeg- guna, che, intorno al II secolo a.C., è stata suddivisa giante (circa 3500 km2) con forma grossomodo di in diverse porzioni dalle alluvioni del Torrente Cer- quadrilatero, delimitata a Sud-Est dal basso tronco varo. Il successivo insabbiamento da parte del mare del Fiume Ofanto e dagli affioramenti della piatta- ha favorito la formazione di numerosi laghi costieri, forma murgiana, ad Ovest dalla fascia montuosa bonificati per colmata a seguito della legge Serpieri- dell’Appennino dauno, a nord-Est dal Torrente Iandolo (1933). Candelaro che lo separa dall’adiacente Gargano (tav. Il settore centrale del Tavoliere, esteso dal Torrente 1 f.t.). Presenta un’elevazione media non superiore Cervaro sino a poco più a nord di S. Severo (tav. a un centinaio di metri, tranne la porzione più in- 1 f.t.), è occupato da un semigraben allungato in terna, in corrispondenza della fascia a ridosso direzione appenninica. Ad occidente, a ridosso del- dell’Appennino dauno, ove si raggiungono i 700 l’Appennino dauno, si individua la zona più ele- m di quota. Procedendo dal margine appenninico vata (tra 500-100 m s.l.m.) rispetto a quella verso il mare Adriatico, le forme del rilievo sono orientale che si raccorda al mare. All’interno di rappresentate da una serie digradante di ripiani di- questo settore, si distinguono due distretti: uno oc- 72 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE cidentale, tra i 500 m e i 100 m di quota a ridosso debole deformazione. Il secondo sistema è stato dell’Appennino, ed uno orientale che parte dai 100 rilevato unicamente nella zona di Sant’Agata, ad m e si raccorda con la piana costiera. I corsi d’ac- Ovest del lago di Lesina, ove sono stati ricono- qua nascono dall’Appennino e si immettono nel sciuti due allineamenti tettonici, verticali di dire- Torrente Candelaro, ad esclusione del Torrente zione nE-SO, sigillati dai depositi del Tardo Cervaro. Secondo la cartografia storica fino al Pleistocene inferiore e rappresenterebbero la ter- XVIII secolo, quest’ultimo torrente non raggiun- minazione dell’alto strutturale delle Tremiti. Un si- geva il mare bensì confluiva nel Lago Versentino; stema transpressivo ad alto angolo e direzione soltanto sul finire del secolo zATTA (1784) riporta OnO-ESE, attivo durante il Pleistocene inferiore, per questo torrente tre rami: uno si immetteva nel costituisce il terzo sistema di faglie riconosciuto lago per poi uscirne ed immettersi nel Candelaro, nell’area in esame e ben rappresentato dall’alto di un secondo, invece, confluiva nella foce del Can- . questa struttura tettonica è stata interpre- delaro ed un terzo sfociava direttamente a mare. tata da PATACCA & SCAndOnE (2004) come una La presenza di numerosi tratti di paleoalvei con an- struttura di push-up, delimitata da faglie ad alto an- damento meandriforme indica che i diversi corsi d’ac- golo, immergenti a Sud e ad nord, sigillata dai de- qua che solcano attualmente questo settore di Tavoliere positi di età Emiliano-Siciliano (1.50-0.92 ma; dovevano divagare a lungo prima di immettersi nel depositi di post-rampa in figura 1.17). Faglie normali Torrente Candelaro (CALdARA & PEnnETTA, 1993). ad andamento OnO-ESE costituiscono il quarto, Infine, il settore settentrionale del Tavoliere si svi- più antico, ed il quinto, più recente, sistema tetto- luppa a nord dell’allineamento strutturale Torre nico. Il più antico, attivo solo durante il Pleistocene mileto-diga di Occhito. è caratterizzato da un se- inferiore, è rappresentato da faglie normali immer- migraben ribassato verso il mar Adriatico con genti a Sud e a nord, rispettivamente a Sud e a complicazioni allineate E-O, nE-SO e n-S corri- nord del pozzo petrolifero Chieuti 1. Il sistema spondenti alla Faglia del Fiume Fortore. questo più recente, attivo, corrisponde alla nota Faglia di settore è caratterizzato da un reticolo idrografico Apricena, immergente a Sud, ed altre faglie ad essa giovane, ad andamento circa n-S, presumibilmente associate che dislocano i sedimenti del Pleistocene condizionato dai lineamenti tettonici, in fase di inferiore e medio (depositi progradanti e sabbie regressive erosione regressiva e con acque che defluiscono in figg. 1.17, 1.24). nel mare Adriatico. Come riportato in CALdARA & La Fossa Premurgiana (parte della Fossa Brada- PEnnETTA (1993), in tempi storici recenti le cor- nica) è l’area depressa interposta tra l’Appennino renti marine provenienti da nord-Ovest avrebbero lucano e le murge, che si estende a Sud della Valle ridistribuito verso Est i sedimenti del Fortore, cre- dell’Ofanto fino alla Piana di metaponto (AA. VV. ando in tal modo la lunga barra costiera che isola 2010) (tav. 1 f.t.). è un’area prevalentemente colli- attualmente il Lago di Lesina (cap. 13). nare con rilievi a tetto piatto, caratterizzata da Secondo quanto riportato in PATACCA & estese superfici pianeggianti disposte a gradinata. SCAndOnE (2004), nelle aree settentrionali del Ta- In particolare, la Fossa Premurgiana ricade in gran voliere, ricadenti in parte nei settori settentrionali e parte negli ambiti amministrativi lucani e solo la centrali individuati da CALdARA & PEnnETTA sua porzione orientale, a ridosso della scarpata (1993), sono stati riconosciuti 5 sistemi di faglia delle Murge Alte, ricade nel territorio pugliese. profondi (fig. 1.17), di diverso orientamento ed at- L’area settentrionale del settore pugliese di questa tività sismica. Il primo sistema è rappresentato Fossa è solcata dal Torrente Locone e dai tratti su- dalle faglie normali di direzione nO-SE, immer- periori dei Torrenti Gravina di Picciano e Gravina genti a SO, attive durante il Tardo Pliocene ed il di matera mentre il Torrente Galeso, il fiume Lato, Pleistocene inferiore, e sigillate dai depositi di età il fiume Tara ed il fiume Chidro sono i più brevi Santerniano-Emiliano (1.57 -1.50 ma; cuneo cla- corsi d’acqua che attraversano l’area meridionale stico di sin-rampa in fig. 1.17). Localmente le por- della Fossa (AA. VV. 2010). Le testate dei bacini zioni inferiori di queste successioni mostrano una idrografici dei fiumi/torrenti dell’intera fossa sono LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 73 sempre impostate sui versanti delle Murge Alte, per Società Speleologica Italiana, nella quale è rappre- poi dirigersi verso la fossa, presentando le morfo- sentata sommariamente la distribuzione delle aree logie tipiche delle forre, denominate gravine. carsiche d’Italia e l’ubicazione delle principali sor- Infine, la Depressione tarantino-brindisina o nota genti; carta realizzata per un primo censimento ge- come Soglia Messapica (fig. 1.27), è stata interpretata nerale delle sorgenti di origine carsica, edita nel come una faglia trascorrente destra (North Salento 2002. Per quanto riguarda le sorgenti della Puglia, Fault di GAmBInI & TOzzI, 1996) a cui è associata carsiche e non, si rimanda alla più dettagliata illu- una più ampia zona di deformazione, ad anda- strazione riportata nel capitolo 4. mento E-O. nella sua porzione orientale, questa La predominante estensione di rocce solubili zona è caratterizzata da un’ampia depressione carsificabili influenza notevolmente i caratteri mor- triangolare aperta sul lato adriatico mentre sul lato fologici, idrologici ed idrogeologici della Puglia. occidentale è definita da una serie di piccoli blocchi L’intenso sviluppo dei processi carsici (tav. 2 f.t.) sollevati e strette depressioni (fig. 1.29; RICCHETTI su vaste aree ha determinato la prevalenza nel pae- et alii, 1988; TOzzI, 1993). quest’ultimo assetto saggio pugliese di tipiche morfologie, paesaggi e strutturale è riconoscibile nell’area di mottola, ove grotte carsiche (GIULIAnI, 2000; PARISE, 2007). sono evidenti strutture transpressive e transtensive meno evidente è il carsismo profondo, il quale associate ad un principale sistema di faglie trascor- però assume una notevole importanza in Puglia, in renti destre, attive durante il Pliocene superiore- quanto incide sulla idrogeologia regionale. Pleistocene inferiore. (PIERI et alii, 1997; Per evidenziare l’incidenza che il carsismo as- TROPEAnO et alii, 1998). In particolare, nell’area sume sulla idrogeologia e sulle disponibilità idriche in esame, in affioramento (stereogramma 18, fig. sotterranee presenti e future di questa regione, 1.28), sono stati rilevati due sistemi di faglia conviene ricordare talune sintetiche e semplici con- (TOzzI, 1993): il principale subverticale orientato siderazioni tratte dal documento informativo n270°-280° che ha ribassato il Salento rispetto “L’acqua che berremo” (giornate nazionali della alle Murge, e uno secondario orientato n330°. Le Speleologia, patrocinate dal Comitato Italiano per faglie sono principalmente di tipo diretto, con il 2002 AIm), dedito a tutelare il patrimonio idrico qualche componente di movimento obliquo e le fenomenologie carsiche (AA.VV., 2002): verso SO. L’ultimo evento distensivo si è proba- Ciò che colpisce particolarmente è la constatazione che, bilmente impostato su precedenti faglie trascorrenti laddove più copiose sgorgano le sorgenti, esse traggono ali- (FUnICIELLO et alii, 1991). Lo stesso movimento mentazione dalle rocce carbonatiche e carsiche. Le conoscenze obliquo avrebbe separato il Salento dalle Murge, in acquisite ad oggi al riguardo ci permettono di asserire che le tempi eo-oligocenici, probabilmente a seguito delle sorgenti carsiche e tutto il complesso di fenomeni e di processi spinte prodotte dall’Arco Ellenico (RICCHETTI et che avvengono all’interno di tali rocce, rappresentano un pa- alii, 1988; TOzzI, 1988). questo movimento trimonio di grande importanza socio-economica. L’attenzione avrebbe indotto una rotazione oraria di circa 25° si sposta, dunque, su tutto il paesaggio carsico, sia quello su- del Salento rispetto alle murge, determinando baereo, sia quello sotterraneo, davvero straordinario. quindi una differenza di circa 20°-30° nell’anda- Le acque carsiche rappresentano e rappresenteranno mento degli assi strutturali principali del Salento sempre più in futuro un pilastro dello sviluppo sostenibile (nnO-SSE) rispetto a quelli delle murge (nO-SE). in termini di risorse idriche destinate al consumo umano. La protezione di tali risorse diventa una missione priorita- 1.4. - IL CARSISmO ria per tutti i governi e le organizzazioni mondiali. Ma la protezione dell’Ambiente, in tutte le sue diverse forme e ma- La Puglia è la regione italiana con la maggiore nifestazioni, è figlia della conoscenza. presenza di rocce solubili in affioramento, essen- Per quanto riguarda l’idrologia il carsismo è un fenomeno zialmente di natura carbonatica, con presenza rara ambivalente, perché è vero che le montagne carsiche sono spesso di depositi evaporitici. A tal riguardo, in figura 1.30 riarse, ma funzionano come gigantesche spugne nell’assorbire è riportata la mappa sintetica, redatta a cura della e immagazzinare la preziosa risorsa idrica, restituendola a 74 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Fig. 1.30 - Carta delle principali aree e sorgenti carsiche d’Italia. Le cifre in parentesi indicano la portata idrica in mc/s (mod., da AA.VV., 2002). – Map of the main areas and springs of Italy. Numbers in parenthesis indicate the water discharge in m3/s (modified, from AA.VV., 2002). LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 75 valle in punti ben precisi. Qui, dove il reticolo idrografico sot- possono essere trasportati a sorgenti distanti e insospettabili. terraneo viene alla luce, si trovano sorgenti imponenti: veri e Anche in Italia si conoscono casi di sorgenti alimentate propri fiumi che all’improvviso emergono dalle profondità dove da zone molto lontane. Noto da sempre è l’esempio del F. hanno avuto origine dall’incessante confluire di mille vene e di Timavo, che scompare sottoterra a San Canziano, in Slo- miriadi di gocce. In altri casi, grandiosi sono corsi d’acqua già venia, per riapparire vicino al mare a una quarantina di formati che vengono inghiottiti e scompaiono sottoterra per riap- chilometri di distanza. parire, ingrossati da ignoti affluenti, a molti chilometri di di- A differenza delle modeste sorgenti che si trovano un stanza e spesso sotto un altro nome. Questi corsi d’acqua po’ in tutti i tipi di terreni, i punti di emersione delle acque misteriosi e improvvisi – autentici “fiumi della notte” carichi carsiche, raccogliendo gli apporti di bacini molto vasti, hanno di simbologie e di fascino - costituiscono una risorsa di valore portate che possono essere imponenti, e che vengono misurate incalcolabile: sono i condotti in cui scorre l’acqua che beviamo in m3/s. In Italia la più copiosa emergenza di acque carsiche e, sempre di più, l’acqua che berremo. è quella del Timavo, che drena il Carso con un deflusso Le modalità e velocità di deflusso delle diverse zone sot- medio di circa 35 m3/s, ma che può superare i 140 m3/s terranee sono molto differenti. Nella parte superiore (detta durante le piene. Le altre sorgenti maggiori si trovano nel- “vadosa”), l’acqua scorre a pelo libero, in condizioni del l’Italia centrale: quelle del Peschiera e del Gari, entrambe tutto simili a quelle dei corsi d’acqua esterni: flussi concen- con portate attorno ai 18 m3/s, e quelle della gola di Narni trati e alte velocità, con rapide e cascate. Nella zona satura, (circa 15 m3/s); ed ai piedi delle Prealpi, con le sorgenti del invece, l’acqua si muove in pressione esercitando sulle pareti Livenza (9 m3/s) e dell’Oliero (13 m3/s). rocciose un’uguale azione in tutte le direzioni. La sua velo- La presente monografia cita ampiamente situa- cità è bassa, potendo essere di qualche millimetro all’ora. zioni idrogeologiche pugliesi più o meno analoghe a La demarcazione tra zona vadosa e freatica non costituisce quelle dianzi citate, comportanti afflussi sorgentizi di un confine regolare o costante, ma può subire notevoli oscil- acqua, sovente prossimi alle coste, in prevalenza sal- lazioni, condizionate dalle precipitazioni esterne (si cono- mastri, perchè influenzati dal rapporto acqua dolce scono variazioni di livello di molte decine di metri in tempi di falda – acqua marina intrusa nel continente, che brevissimi) oppure, su scala temporale geologica, indotte nell’insieme danno luogo ad una portata d’acquaaf- dall’evoluzione della struttura dell’acquifero. Queste lentis- fiorante lungo costa di svariate decine di m3/s. sime modificazioni possono portare allo svuotamento di gal- Fortunatamente molti dei principali acquiferi carsici lerie un tempo completamente allagate, permettendo così agli comprendono territori montuosi quasi disabitati – tutelati speleologi di accedervi e di esplorarle. Ma può verificarsi da parchi, riserve o zone di rispetto degli acquedotti - dove anche il caso contrario. Ad esempio, al termine delle ultime l’impatto delle attività umane è praticamente inesistente. glaciazioni il livello marino si è innalzato di più di cento Ben diversa è invece la situazione nelle vaste aree carsiche metri, sommergendo cavità che si erano evolute in ambiente di bassa quota e densamente popolate, dove viene sistemati- aereo; è questa la genesi di gran parte delle grotte (e sorgenti camente ignorata l’estrema vulnerabilità di terreni altamente sottomarine) che troviamo un po’ dovunque, laddove il cal- permeabili. Permane, quasi ovunque, la consuetudine di get- care si immerge direttamente in mare, dalla Sardegna alla tare un po’ di tutto nei pozzi, nelle doline, nelle spaccature Puglia, dal Cilento al Carso. della roccia, dove inevitabilmente finiscono anche gli scarichi Circa la protezione dell’acqua costituente un impegno degli allevamenti e delle attività industriali. di civiltà, il problema è aggravato dalle caratteristiche stesse Problemi analoghi si riscontrano in gran parte della Pu- degli acquiferi carsici, direttamente collegati al mondo esterno glia, costituita da un tavolato calcareo, dove il fenomeno più e dove l’acqua scorre velocemente, con scarso potere autode- preoccupante, sempre legato alla permeabilità del terreno, è purante e nessuna capacità filtrante. Intanto la presenza di quello dell’ingressione di acque marine. In questa regione laghi e di bacini sotterranei può favorire l’accumulo delle so- –che possiede unicamente risorse idriche carsiche- sono stati stanze inquinanti, che in tal modo possono raggiungere con- scavati negli ultimi cinquant’anni circa 120.000 pozzi, fra centrazioni superiori a quelle della fonte originaria, per poi legali ed abusivi, usati soprattutto per l’irrigazione. In as- venire velocemente recapitate alle sorgenti durante le piene. senza di ogni tipo di controllo è stata (ed è) prelevata una La questione è complicata dal fatto che il bacino superficiale quantità d’acqua molto superiore alla capacità dell’acquifero e quello effettivo raramente coincidono, così che gli inquinanti di ricaricarsi, portando alla rottura dell’instabile equilibrio 76 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE costiero fra le acque sotterranee continentali e quelle marine. 1.4.1. - Il fenomeno carsico in idrogeologia Il risultato è che queste ultime sono entrate in profondità nelle falde: non essendo più contrastate dalla pressione del- Il carsismo consiste principalmente nella disso- l’acqua dolce, hanno avuto buon gioco nell’insinuarsi fino a luzione chimica operata da acque acidule su rocce molti chilometri dalla costa, dove, se si scava un pozzo, ora solubili. Fra queste, fatta eccezione per i gessi pre- esce acqua salata. senti in Puglia principalmente in prossimità di ma- Questi fenomeni, qui appena sfiorati nella loro gravità, rina di Lesina nell’area garganica (cap. 13), le condizionano il modo in cui sarà possibile pensare al futuro presenti annotazioni riguardano principalmente di molte aree, ove sono presenti gli acquiferi carsici. Per in- formazioni carbonatiche, rappresentate dai calcari vertire la tendenza, appaiono indispensabili interventi con- mesozoici e, subordinatamente, dalle calcareniti in creti di governo del territorio, ma altrettanto utili potrebbero prevalenza mioceniche e plio-quaternarie. detta essere adeguate campagne di informazione e sensibilizza- dissoluzione carsica determina prioritariamente ef- zione dei funzionari addetti e delle popolazioni locali. fetti in superficie (doline, polje, inghiottitoi, ecc.) Per un paese in cui oltre un terzo del territorio è carsi- e poi nel sottosuolo, dove si va formando una ficato e oltre il 40% delle risorse idriche ad uso potabile pro- complessa e sovente intercomunicante rete di viene da acquiferi carsici, il quadro normativo di tutela vuoti, che in base alle dimensioni degli stessi sono puntuale e territoriale relativo a queste peculiari e imperdi- in genere distinti in fessure o fratture, condotti car- bili risorse risulta, malauguratamente, ancora inadeguato. sici, sino a vere e proprie grotte esplorabili dal- Intanto necessita prevenire le conseguenze di impatti negativi, l’uomo. è proprio la presenza di questi vuoti o derivanti da inadeguati o insufficienti studi preventivi, re- cavità, tra l’altro in continua evoluzione, a costi- lativi ad opere pubbliche e private attingenti a dette risorse tuire l’elemento primario dei territori carsici, rap- idriche; rimuovere, ove presenti, le cause di degrado e inqui- presentandone la peculiarità e influenzando, in namento della qualità degli acquiferi carsici; sensibilizzare modi assai complessi, i caratteri idrologici e idro- l’opinione pubblica sull’importanza ambientale delle aree geologici (SmART & FORd, 1986; WHITE, 1988; carsiche, attraverso azioni di divulgazione e progetti didattici FORd & WILLIAmS, 2007). a vario livello. In termini di tempi occorrenti affinchè il carsismo L’acqua che si raccoglie nel territorio carsico nazionale in parola si produca, a livello di semplice informa- rappresenta una insostituibile risorsa naturale collettiva, zione vanno distinte le rocce evaporitiche (tipo ani- confinata in orografie superficiali e profonde non deter- driti o gessi), raramente presenti in Puglia, da quelle minate da confini amministrativi, bensì solo da complessi calcaree propriamente dette. nel primo caso l’evo- fenomeni geologici, oggi sovente ancora incompresi e da luzione del carsismo è rapida, talora anche dell’ordine indagare. di qualche diecina di anni, mentre nelle rocce carbo- Le interessanti citazioni sopra esposte espri- natiche compatte detta evoluzione è lentissima, del- mono, con grande semplicità, aspetti delle feno- l’ordine dei millenni o dei tempi geologici. menologie carsiche strettamente legati alla In presenza degli acquiferi carsici, ai quali la presenza e alle disponibilità idriche, cui la lettera- presente monografia si riferisce, è difficile definire tura idrogeologica e scientifica ha dedicato finora un “bacino idrografico”, dato che il ruscellamento nel mondo grande spazio. Si ricordano fra gli au- superficiale risulta assai limitato, in quanto l’acqua tori che più di recente hanno trattato largamente tende rapidamente ad infiltrarsi nel sottosuolo una l’argomento FORd & WILLIAmS, 2007. volta individuata una via di accesso, sia essa una Il presente capitolo presenta a tal riguardo al- frattura o un vero e proprio inghiottitoio. Gran cune utili osservazioni, legate principalmente al parte del movimento dell’acqua avviene quindi nel controllo dell’assetto strutturale e all’incidenza che sottosuolo, il che rende non praticabile la suddivi- il carsismo determina agli effetti della circolazione sione in bacini idrografici superficiali e l’individua- idrica in generale, evidenziando, inoltre, il ruolo zione dei relativi spartiacque topografici, quando svolto dall’epicarso sulla infiltrazione e sulla rica- questi sono finalizzati alla formulazione dei bilanci rica degli acquiferi. idrici. Per gli ambienti carsici è stato pertanto pro- LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 77 posto l’uso delle cosiddette “aree contribuenti”, in drology, 2008). è ben evidente l’estrema variabilità di sostituzione del concetto di bacino idrografico comportamento che gli acquiferi carsici subiscono (GUnn, 2007), intendendo con tale termine qua- in funzione delle eterogeneità idrogeologiche deri- lunque area che contribuisca alla ricarica idrica. vanti da porosità di vario ordine (ATkInSOn, 1977; Esse andrebbero determinate attraverso l’analisi WORTHInGTOn, 1994, 1999). è possibile infatti di- dei livelli idrici e dei risultati di indagini sistemati- stinguere la porosità dovuta a fratturazione tetto- che, quali ad esempio prove con traccianti (FORd nica, a giunti di strato, talora ricolmi più o meno di & WILLIAmS, 2007; GOLdSCHEIdER & dREW, 2007; materiali residuali, nel caso della Puglia costituiti da GOLdSCHEIdER et alii, 2008; SHAPIRO, 2011). Ulte- terre rosse, dai vuoti carsici più pronunciati. In ogni riori informazioni, di estrema rilevanza in quanto caso, per definire la porosità efficace ai fini degli derivanti da insostituibili osservazioni dirette, sono studi di idrogeologia nel particolare contesto pu- fornite dalle esplorazioni e dai rilievi speleologici, gliese, conviene trascurare del tutto la porosità in- e dalla relativa documentazione, che attualmente tergranulare della matrice, intendendosi quest’ultima hanno raggiunto livelli di notevole affidabilità e come porosità del calcare di base. precisione (HAUSELmAnn, 2011; mARTImUCCI & La tabella 1.2 riporta alcuni dati geometrici e la PARISE, 2012; SAURO et alii, 2013). In ogni caso, porosità (definita come il rapporto tra il volume in presenza di carsismo, la definizione e l’inter- della grotta e il volume minimo del blocco di roccia pretazione di parametri idrogeologici presenta che la contiene) di alcune grotte variamente distri- notevole complessità (PALmER, 1999). Parametri buite nel mondo. Essa evidenzia che i vuoti dovuti idrogeologici quali la porosità e la permeabilità al carsismo costituiscono un’aliquota estrema- andrebbero definiti caso per caso, in funzione mente bassa dei volumi di roccia complessivi. Ciò dell’evoluzione del carsismo e della sua influenza rende difficoltosa la ricerca di detti vuoti attraverso sull’idraulica sotterranea. l’esecuzione di indagini geognostiche. Vale la pena ricordare a tal riguardo che la let- teratura scientifica dedicata al carsismo della Puglia 1.4.2. - Il ruolo delle discontinuità e dell’assetto geologico- si sofferma più frequentemente sugli spessori più strutturale nello sviluppo del fenomeno carsico epidermici dei territori e sull’epicarso in partico- lare. Poco è stato studiato invece con riferimento Gli elementi fondamentali che concorrono al- al carsismo profondo, che condiziona notevol- l’innesco delle azioni di dissoluzione su rocce so- mente la circolazione idrica sotterranea. nell’Alta lubili ed alla successiva evoluzione del fenomeno murgia (par. 15.7) è stato possibile riscontrare la carsico nei calcari sono i caratteri litologici e strut- presenza di carsismo a notevole profondità. Il caso turali dell’ammasso roccioso. Si verifica a detto ri- più recente riguarda gli strati carbonatici carsificati guardo in Puglia che certe formazioni rocciose rinvenuti a oltre 900 m di profondità in un pozzo carbonatiche, definite più correttamente maiolica di ricerca idrica perforato in agro di Ruvo di Puglia. o scaglia, come quelle presenti alla base delle for- Viceversa, è stata riscontrata nella piana barese una mazioni litoidi del tratto mattinata-Vieste (Gar- riduzione della permeabilità dell’ammasso carbo- gano) e particolarmente segnate dall’alternanza con natico con la profondità, ad indicare una frattura- liste di selci del Cretaceo superiore, benché forte- zione carsificata che va riducendosi progresiva- mente interessate da tettonica disgiuntiva, risultano mente lungo la verticale (par. 15.8). sotto il profilo idrogeologico essenzialmente im- I processi che determinano il carsismo modifi- permeabili, stante il carattere fortemente serrato cano fortemente la porosità e la permeabilità delle delle fratture, pur assai frequenti. Fa eccezione ta- rocce carbonatiche in tutti gli stadi diagenetici della lora il passaggio laterale a calcari micritici, ovvero roccia stessa. Il carsismo può determinare, ad esem- dalla maiolica alla scaglia, segnatamente stratificata, pio, una porosità, intesa come semplice rapporto nella quale la fratturazione tettonica subisce talora vuoto su pieno, anche nell’ordine del 40-50% intrinseche situazioni petrografiche, caratterizzate (CHOqUETTE & PRAy, 1970; Focus Group on Karst Hy- da vuoti carsici singolari, colmati da terra rossa al- 78 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE luvionata attraverso i giunti tettonici confluenti fenomeni in ogni caso ben rari in detta area. verso le cavità carsificate. è difficile in detta situa- Passando agli esempi di vere e proprie grotte, zione individuare in situ dette cavità, stante la densa prodotte da motivazioni di geologia strutturale e copertura da parte della Foresta Umbra. La pre- conseguente evoluzione carsica, val la pena ricor- senza di forme carsiche e il conseguente riempi- dare il caso delle grotte di Citrus County in Florida mento ad opera di terre rosse (fig. 1.31), sono (BRInkmAnn & REEdER, 1994), il cui sviluppo è ri-

Tab. 1.2 – Valori di porosità e estensione areale per alcune tra le più note grotte al mondo. Il volume della roccia corrisponde al minimo blocco rettangolare di roccia che contiene il sistema tridimensionale di gallerie note per ciascuna grotta. Volume e lunghezza della grotta si riferiscono ai passaggi di grotta esplorati e cartografati. Porosità della grotta è il volume della grotta cartografata diviso per il minimo blocco rettangolare di roccia che la contiene. Copertura areale della grotta è l’area in pianta della grotta divisa per il minimo rettangolo di roccia che la contiene (mod., da WOrTHINGTON, 1999). – Porosity values and areas of some of the most well-known caves in the world. The volume of rock cor- responds to the minimum rectangular block of rock containing the three-dimensional system of under- ground passages known for each cave. Volume and length of the cave refer to the explored and mapped passages. Cave porosity is the mapped volume of a cave divided by the minimum rectangular block of rock containing it. Areal coverage of a cave is the planimetric area of the cave divided by the minimum rectangular block of rock containing it (modified from WORTHInGTOn, 1999).

Volume Volume Lunghezza Porosità Copertura della roccia della della della areale della Grotta (lunghezza x grotta grotta grotta grotta larghezza x altezza) (ml) (m3 x 106) (km) (%) (%)

Ogof Agen Allwedd - Ogof Daren Cilau, Galles 6200 x 1900 x 50 0.9 75 0.15 1.7

Blue Spring Cave, Indiana, USA 5100 x 2600 x 45 0.5 32 0.08 1.1

Kingsdale Cave System, Inghilterra 2600 x 1500 x 100 0.17 20 0.04 1.8

Nohoch Nah Chich, Messico 5500 x 1900 x 80 4 39 0.48 6.5 Mammoth Cave, Kentucky, 11000 x 9000 x 90 8 550 0.09 1.4 USA Castelguard Cave, 6500 x 1200 x 400 0.12 20 0.004 0.51 Canada

Friars Hole System, West 6000 x 2000 x 80 2.7 70 0.28 2.5 Virginia, USA

McFail’s Cave, New York, 3500 x 2300 x 90 0.12 11 0.016 0.37 USA Skull Cave, New York, 1300 x 940 x 60 0.046 6 0.064 1.2 USA Southern Gunung Api, 7000 x 2500 x 400 30 110 0.43 7.5 Malesia LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 79 sultato fortemente condizionato dalle discontinuità Castel Pagano a Cisternino, oltre ad estesi tratti dei di origine tettonica e dal miscelamento delle acque sistemi carsici di , come il Corri- dolci di falda con acque marine. questa circostanza doio del deserto delle Grotte di Castellana (PARISE, è particolarmente presente anche lungo le coste pu- 1999; PARISE & TRISCIUzzI, 2007)eparte del si- gliesi (dELLE ROSE & PARISE, 2005; PARISE et alii, stema di Pozzo Cucù (mOnTEnEGRO et alii, 2005; 2012), laddove andrebbero approfonditi gli studi PARISE, 2011; mOnTEnEGRO & PARISE, 2012). In mirati all’analisi dell’evoluzione del carsismo in cor- tabella 1.3 sono riportati alcuni dati relativi alle rispondenza delle zone tettonizzate della forma- grotte naturali più estese del territorio regionale. zione carbonatica in prossimità dell’interfaccia L’assetto strutturale a grande scala, laddove è acqua dolce-acqua di mare, condizionato, peraltro, significativamente presente il carsismo, potrebbe dalle ripetute oscillazioni del livello marino. Infatti, fornire indicazioni di massima circa le direzioni alcune grotte naturali pugliesi prodotte dal carsismo preferenziali di deflusso idrico sotterraneo (dELLE sono oggi presenti a quote altimetriche di molto su- ROSE & PARISE, 2003). In figura 1.32 è schemati- periore al livello del mare. In quest’ordine di idee si camente illustrato il processo di formazione di di- ricordano qui la Grotta di nove Casedde in terri- scontinuità strutturali la cui permeabilità è torio di martina Franca (IURILLI et alii, 2009), la progressivamente incrementata dal carsismo, che Grava di Campolato a San Giovanni Rotondo determinano percorsi preferenziali del flusso (FUSILLI, 1988), la Grave don donato a Locoro- idrico sotterraneo. L’argomento richiede, in Pu- tondo (PALmISAnO, 1990), e la Voragine di monte glia, maggiori approfondimenti, stante l’impor-

Fig. 1.31 – Passaggio dalla “maiolica” alla “scaglia” alternate a straterelli di selce lungo la strada provinciale n° 53 mattinata-Vieste (FG). Si riscontra la presenza esemplare di una cavità carsica, ricolma di terra rossa. - Transition from Maiolica to Scaglia formations alternated with thin beds of chert along the province road no. 53 Mattinata-Vieste (Foggia province). Note the karst cavity filled with terra rossa. 80 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE tanza che riveste al fine dello studio della “vulne- Tentare una ricostruzione della storia evolutiva rabilità” degli acquiferi carbonatici all’inquina- che, dalle vicende tettoniche di origine, porta nel mento (par. 1.4.5; cap. 10). In ogni caso, le cavità tempo geologico alle condizioni carsiche tarde degli carsiche negli ammassi rocciosi carbonatici assai ammassi rocciosi, equivale a fare “geologia di detta- spesso oscurano l’origine stratigrafica e tettonica glio” (SEBELA et alii, 1999, PARISE & TRISCIUzzI, (figg. 1.33, 1.34), a causa dei fenomeni di erosione 2007). Approfondire il ruolo idrologico svolto da meccanica conseguenti al deflusso idrico, dai una faglia fin dal suo nascere è un procedimento quali si determinano, nei tempi geologici, allarga- estremamente interessante, ma non immediato nè menti dei piani di strato e delle cavità, tanto da facile. A livello applicativo queste circostanze equi- complicare il legame fra processo carsico e de- valgono a significare le possibilità assai varie di flusso idrico sotterraneo (LOWE, 2005). flusso idrico sotterraneo (HARRISOn et alii, 2002), in Passando a definire gli orizzonti strutturali e particolare laddove è possibile acquisire e interpre- morfologici che le vie carsiche assumono in pro- tare il rapporto fra giunti di strato e faglie, sovente fondità (inception horizons; LOWE, 1992; LOWE & ortogonali fra loro, e colmati da terra rossa, ostaco- GUnn, 1997; FILIPPOnI et alii, 2010), l’argomento lanti il flusso idraulico in vario modo (fig. 1.37). -non semplice nè immediato da determinare- equi- A questo riguardo val la pena ricordare un caso vale in sostanza a stigmatizzare, fin dove possibile, emblematico, sovente presente nella regione pu- il processo di dissoluzione prodottosi in profon- gliese, riguardante il riempimento di giunti di strati dità partendo dalla strutturazione tettonica e dal profondi, da parte di terre rosse dilavate verso il degrado subito in tempi pregressi dalla stessa, fino basso e provenienti dalla superficie del suolo. Le a determinare gli incrementi di porosità e di per- foto della cava mallardi (fig. 1.38) in tenimento di meabilità. La situazione si complica ulteriormente Bitritto (BA), sono assai significative al riguardo. laddove gli strati carbonatici sono interrotti strati- Esse infatti mostrano come, dalla presenza diffusa graficamente da livelli impermeabili, devianti o re- di terre rosse alla superficie del suolo, attraverso golarizzanti, secondo i casi, i deflussi stessi fessure tettoniche verticali, viene raggiunto nei cal- nell’acquifero (figg. 1.35, 1.36). cari cretacei un giunto di strato profondo oltre 20

Tab. 1.3 – Dati delle grotte naturali più estese del territorio pugliese (dal Catasto delle Grotte Naturali, a cura della Federazione Speleologica Pugliese; http://www.fspuglia.it/). – data of the longest natural caves in Apulia region (after the Register of natural Caves, managed by Federazione Speleologica Pugliese; http://www.fspuglia.it/).

n. catasto nome comune provincia lunghezza prof.

PU 8 Grotte di Castellana Castellana-Grotte BA 3348 122

PU 1389-1390 Grotta di Cava zaccaria Ostuni BR 2065

PU 42-374 Complesso di Sant’Angelo Ostuni BR 1574 20

PU 902 Grotta di Porto Badisco Otranto LE 1550

PU 276 Grava di Campolano San Giovanni Rotondo FG 1340 303

PU 1200 Grotta di Pozzo Cucù Castellana-Grotte BA 1200 22 LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 81

Fig. 1. 32 – Ipotetico ammasso roccioso carbonatico in fase iniziale, intermedia e avanzata di sviluppo di un acquifero. dallo stadio A, con linee di flusso che seguono la relazione di darcy, si passa allo stadio B, in cui un percorso preferenziale si è sviluppato lungo discontinuità strutturali, e quindi allo stadio C, con ulteriore sviluppo del percorso che ha catturato gran parte del flusso nella parte alta dell’acquifero, causando l’abbassamento della falda freatica (da SASOWSky, 1999). – Hypothetical carbonate rock mass at the initial, intermediate and advanced stage of development of an aquifer. From stage A, where the flowlines follow the Darcy’s law, it moves to stage B, where a preferential flow develops along the structural discontinuities, and then to stage C, with further development of the path that has captured most of the flow in the upper part of the aquifer, thus causing the drawdown of the water table (from SASOWSky, 1999).

metri sotto il p.c., prima carsificato e poi ricolmato di terra rossa. queste circostanze vengono spesso scambiate erroneamente come presenza singene- tica di terra rossa (fig. 1.38). Gli aspetti fin qui segnalati danno luogo a si- gnificative conseguenze nei confronti della condu- cibilità idraulica di formazioni fratturate, dominanti lo sviluppo potenziale del carsismo all’origine (mACE & HOROVkA, 2000) e la chiusura del carsi- smo in profondità (PALmER, 2007; WILLIAmS, 2008). La figura 1.39 mostra l’azione drenante di partenza, nell’epicarso, laddove ben ovviamente le fratture non siano significativamente colmate da terra rossa. La letteratura scientifica si riferisce, come già detto, sovente all’epicarso più che alla presenza di carsismo profondo. quest’ultimo è re- golato spesso dall’ampiezza che la fratturazione tettonica assume per dissoluzione carsica in pre- senza di anticlinali o sinclinali; circostanze che age- volano la tendenza della frattura, ancorchè presente in strati o banchi decimetrici, ad un car- sismo più accentuato laddove la frattura è più larga, in ragione della curvatura subita dallo strato ad opera delle azioni tettoniche (fig. 1.40).

Fig. 1.33 - La foto illustra un tratto di parete del Pulo di , con tre diverse Circostanze strutturali di siffatto genere giustifi- modalità di sviluppo di cavità carsiche: un condotto carsico di forma circolare, in cano la presenza di cicli paleo-carsici (d’ARGEnIO basso; una cavità a controllo strutturale impostata lungo un frattura sub-verticale, IndSzEnTy in alto a sinistra; una cavità freatico-vadosa, con classica forma a buco di serratura, & m , 1991, 1995), anche in tipologie li- inizialmente sviluppata orizzontalmente lungo il giunto di strato, e poi approfo- tologiche laddove il carsismo non è tipicamente ditasi verticalmente in regime vadoso (al di sopra del martello da geologo). - Picture showing a sector of the walls at the Pulo di Molfetta, with three different modes sviluppato. La figura 1.41 mostra, ad esempio, uno of development of karst cavities: a circular shaped karst conduit, at the base; a structurally- scavo nella calcarenite miocenica, definita Pietra controlled cavity along a sub-vertical fracture, on the upper left side; a phreatic-vadose cavity, with the typical keyhole-shape, that initially developed horizontally along the bedding plane, Leccese, laddove si notano frequenti paleo-cavità and later on deepened vertically in vadose regime (above the geologist’s hammer). colmate da terre rosse. 82 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Fig. 1.34 – Pareti del Pulo di molfetta: evidenza di condotti carsici in pressione, anche su più livelli, e successiva evoluzione per collegamento tra gli stessi ad opera di fratture verticali. – Walls of the Pulo di Molfetta: evidence of pressurized karst conduits, even at several levels, and subsequent evolution due to connections via vertical fractures.

In ordine alla presenza di antichi cicli carsici, mineraria (fig. 1.43). Oggi questi ritrovamenti, di vanno ricordate in Puglia le fasi paleo-carsiche suggestivo fascino paesaggistico, testimoniano la (GRASSI et alii, 1982; PARISE, 2011; GUEGUEn et presenza di depositi residuali, ancorchè piuttosto alii, 2012), laddove si rinvengono depositi bauxitici, rari, connessi alle terre rosse, formazioni ben più dei quali viene detto più avanti (COTECCHIA & estese e diffuse nel territorio pugliese. Val la pena dELL’AnnA, 1959; dELL’AnnA, 1967; dELL’AnnA ricordare a riguardo il polje di Sant’Egidio, sul Gar- et alii, 1973). Va ricordato a tal riguardo il caso delle gano (FUSILLI, 2005) e il Canale di Pirro nelle cave di bauxite di murgetta Rossa presso Spinaz- murge di Sud-Est (PARISE, 2006), emblematici zola (AnELLI, 1958), gestite fino agli inizi degli anni esempi di situazioni ove l’affioramento di spessori ’80 (fig. 1.42), o dei noti depositi bauxitici di più o meno significativi di tali depositi determina Otranto, dal 1976 non più oggetto di estrazione la formazione di bacini lacustri temporanei e, a se- LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 83

Fig. 1.35 – Intercalazioni in successioni carbonatiche: a) alternanza di strati decimetrici di calcare con piccoli livelli fittamente stratificati di calcilutiti (Gurgo di Andria); b) passaggio litologico tra il Calcare di Altamura (in basso) e il Calcare di Ostuni (al di sopra del martello da geologo), dall’aspetto più vacuolare (presso monte S. Biagio, Ostuni). – Interlayers in carbonate successions: a) alternating decimetric levels of with small densely stratified calcilutites (Gurgo di Andria); b) lithological passage, marked by the geologist hammer, between the Altamura Limestone (below) and the Ostuni Limestone (above), the latter showing a vacuolar aspect (near Monte S. Biagio, Ostuni). guito di piogge di particolare intensità, si deter- L’epicarso, talora detto anche zona sub-cutanea, mina un ristagno d’acqua che perdura a volte anche è la porzione più superficiale della zona vadosa per diversi giorni, con conseguenti disagi e danni (WILLIAmS, 1983, 2008). Essa costituisce in pratica la per le vie di comunicazione e, talora, le aree abitate pelle del carso, di spessore variabile da pochi metri (PARISE, 2003; dELLE ROSE & PARISE, 2010; fig. sino a valori massimi dell’ordine dei 20-30 m. Ivi si 1.44). Ulteriori situazioni, di minore estensione ma riscontra una elevata porosità. Trattasi in sostanza non per questo meno rilevanti, tanto da aver con- dello strato di copertura di sommità di una forma- dizionato nel corso delle varie fasi storiche l’ubi- zione carsificata, che sfuma verso il basso nell’am- cazione degli insediamenti antropici sul territorio, masso roccioso via via meno poroso, fortemente sono costituite dai laghi di Conversano (PARISE, segnato dall’azione combinata di fratture e micro-car- 2002, 2009; LOPEz et alii, 2009) e dai numerosi si- sismo, tale da produrre riduzioni progressive di per- stemi di “pozzelle” (dE GIORGI, 1882, 1922) di varie meabilità delle fessure stesse verso il basso (fig. 1.47). cittadine del Salento (martignano, Soleto, martano, Sussiste pertanto una sostanziale differenza, in Castrignano dei Greci, zollino, ecc.) (fig. 1.45). termini di funzione idrica, fra l’epicarso e il resto della zona vadosa. Gli elevati valori della porosità 1.4.3. - L’epicarso dell’epicarso determinano una notevole capacità di accumulo idrico, sicché esso distribuisce le pre- La successione in verticale delle fenomenologie cipitazioni assorbite verso gli strati profondi della carsiche subite dalle formazioni carbonatiche in ar- zona vadosa, laddove si constata una riduzione gomento non si presta ad una semplice interpreta- della porosità. La trasmissione idrica verso il zione, stante la variabilità dei condizionamenti che i basso prosegue pertanto verso strati a ridotta ca- massicci carbonatici hanno sostenuto durante la sua pacità di immagazzinamento (BAkALOWICz, 1995, evoluzione, prima di raggiungere lo stato nel quale li 2006; CLEmEnS et alii, 1999). L’accumulo, sovente si ritrovano. In figura 1.46 è riportata una suddivi- temporaneo dell’acqua nell’epicarso, è comunque sione molto schematica, nella quale si parte dalla di estrema importanza ai fini del sostentamento sommità con la zona vadosa, e si passa, attraverso della fauna, che si infiltra nell’epicarso stesso, gra- una di transizione, alla zona freatica più decisamente zie a condizioni ideali di habitat, temperatura e satura, con eventuale presenza di acquifero confi- umidità (BAkALOWICz, 2005; BRAnCELj & CULVER, nato, ed infine si giunge, in profondità, all’impermea- 2005). Apparati radicali si infiltrano all’interno bile di base, variamente giustificato da caso a caso. dell’ammasso roccioso, determinando incrementi 84 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

(kLImCHOUk, 2005). Tuttavia, grande variabilità deve attribuirsi in genere all’epicarso, che talora può ospitare frequenti doline (o ). So- vente nell’epicarso si riscontrano croste evapori- tiche, che ne riducono improvvisamente la

Fig. 1. 36 – Cava dei Porcili a minervino murge: a) vista generale della cava in cui si osservano livelli siltoso-marnosi all’interno di successioni calcaree; b) nu- merose superfici di discontinuità tettoniche e principali intercalazioni siltoso- marnose nella successione stratigrafica; c) particolare del livello siltoso-marnoso. – Porcili Quarry at Minervino Murge: a) general view of the quarry, with evidence of the silt-marl levels within the limestone succession; b) numerous tectonic discontinuity surfaces and main silt-marl interbeds in the stratigraphic succession; c) detail of the silt-marl level.

Fig. 1.37 – Esempi di discontinuità in ammassi rocciosi carbonatici; a, b) scavi che mettono a giorno i piani di strato e la presenza di terre rosse lungo di permeabilità dell’epicarso, in direzione del sub- i livelli selezionati e fratture, città di Bari; c) nette discontinuità tettoniche, marcate da riempimenti di terre rosse e da cavità carsiche, nell’ambito di una strato roccioso non alterato (fig. 1.48). successione carbonatica ad assetto sub-orizzontale (presso Poggiorsini). Gli spessori dell’epicarso sono ovviamente – Examples of discontinuities in carbonate rock masses; a, b) excavations showing ex- posures of the bedding planes and presence of terra rossa along preferential levels and funzione principalmente della litologia, della fractures, city of Bari; c) sharp tectonic discontinuities, filled with terra rossa and karst struttura tettonica e della morfologia dell’area cavities, within a sub-horizontal carbonate succession (near Poggiorsini). LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 85

Fig. 1.38 – Lungo le pareti della cava mallardi (Bitritto) in calcari stratificati, si evidenziano frequenti fratture tettoniche verticali carsicizzate attraverso le quali penetrano terre rosse dilavate dalla sommità e raggiungenti i giunti di strato più profondi. – Frequent vertical karstified tectonic fractures along the walls of the Mallardi quarry (Bitritto) in stratified limestone; through these fractures, terra rossa deposits are transported downward, from the upper layers to the deepest bedding planes. porosità (WRIGHT & TUCkER, 1991). Lungo le coste pugliesi, al pari di altri siti costieri del me- diterraneo, l’epicarso, affacciandosi a mare, mo- stra delle “sigillature” e varietà paesaggistiche e E idrogeologiche insieme di grande pregio (d Fig. 1.39 - Fratture allargate dal carsismo e colmate da terra rossa nei primi WAELE et alii, 2011). metri di affioramento di successioni carbonatiche del Cretaceo. da notare la progressiva chiusura delle fratture verso il basso. Per fornire in questa sede un chiaro esempio - Fractures widened by karst processes, and filled with terra rossa in the upper meters dell’epicarso, ci si sofferma particolarmente su ta- of the Cretaceous carbonate successions. Fractures progressively taper downward. 86 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

tra gli 80 e i 140 m dal p.c., circola in condizioni semi-confinate, con un carico piezometrico pros- simo a 3 m sul livello mare; l’acquifero ha mostrato permeabilità di grande rilievo, comprese tra 0,1 e 10 cm/s, donde scaturiscono portate estraibili di 30-40 l/s per pozzo, con depressioni dell’ordine del metro. L’area è dunque ricca di una risorsa idrica sotterranea appartenente ad un acquifero ali- mentato dall’epicarso.

1.4.4. - La ricarica

è raro che gli afflussi pluviometrici vengano trattenuti nell’epicarso per lunghi periodi prima di essere trasmessi, attraverso la zona vadosa, all’ac- quifero di base. L’alimentazione dell’acquifero pro- fondo avviene, a valle di fenomeni variegati di ruscellamento superficiale, attraverso inghiottitoi e zone depresse. L’alimentazione degli acquiferi può avvenire anche attraverso una ricarica alloge- nica (fig. 1.50), ossia da terreni limitrofi e talora da Fig. 1.40 – Rappresentazione schematica della variazione di apertura di una versanti lontani. detta circostanza ha notevole in- frattura carsificata, determinata da piegamenti tettonici. fluenza sulla vulnerabilità all’inquinamento degli – Schematic representation of the changes in the aperture of a karst fracture, originated by tectonic fold. acquiferi. L’acqua di pioggia insistente su porzioni di territorio caratterizzate da bassa vulnerabilità in- trinseca può quindi, specie in occasione di eventi lune vaste aree dell’epicarso presenti nel Salento. meteorici particolarmente intensi, infiltrarsi nel La zona cui si riferiscono le foto di figura 1.49 ha sottosuolo anche a notevole distanza, con la pos- sede fra i centri abitati di Galugnano e Sternatia, sibilità di raggiungere acquiferi fortemente vulne- in prossimità del campo pozzi con il quale termina rabili, e ciò in ragione del ruscellamento l’Acquedotto del Pertusillo, una ventina di km a superficiale facente capo alle forme carsiche di su- sud di Lecce. Le foto mostrano avvallamenti mor- perficie, così come di recente osservato a seguito fologici, in genere determinati dalla frequente tet- tonica disgiuntiva dell’area, donde le conseguenti possibilità di alluvionamento. I blocchi micro-car- sificati, costituenti la parte sommitale dell’epicarso, e i frequenti ancorchè locali avvallamenti dell’area, oscurano la presenza di minuscole doline, alimen- tanti abbondantemente l’acquifero profondo di detta area. Gli apporti idrici provenienti dalla superficie, immagazzinati nell’epicarso, sono in quest’area re- sponsabili dei ritrovamenti di manifestazioni ac- quifere non basali durante la perforazione di pozzi, che costituiscono quindi un serbatoio per la falda Fig. 1.41 – Carsismo in fratture verticali, nella Pietra Leccese alla periferia di Lecce, colmate di terra rossa. carbonatica profonda. Ivi quest’ultima, caratteriz- – Karst phenomena in vertical fractures of the Lecce Stone Formation, at the outskirts zata da rinvenimenti idrici di profondità compresa of Lecce, filled with terra rossa. LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 87

Fig. 1. 42 - Colonna stratigrafica e vedute generali delle cave di bauxite di murgetta Rossa a Spinazzola. - Stratigraphic column and general view of the Murgetta rossa bauxite quarries at Spinazzola. dell’evento pluviometrico dell’ottobre 2005 che ha dissoluzione dei condotti carsici, in funzione delle interessato la città di Bari (par. 10.1). In detta cir- modalità di ricarica (kASTnInG, 1999; SASOWSky, costanza intense piogge si sono trasferite dall’area 1999), sono presenti in varie forme lungo i per- collinare, molto a monte della città, all’area a quota corsi in calcari cretacei fratturati della Puglia, pre- bassa della , in maniera analoga a senti particolarmente lungo le cosiddette “lame”, quanto già verificatosi in occasione di un altro che determinano i collegamenti idraulici in pre- evento eccezionale, verificatosi nel 1926. Va poi senza di ricarica allogenica. considerato che le circostanze che governano la Le condizioni di deflusso superficiali, laddove 88 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Fig. 1.43 – Veduta di un lago in depositi di bauxite presso Otranto (LE). Originariamente la località era sede di attività estrattiva per la produzione di alluminio. – View of a lake in bauxite deposits near Otranto (Lecce province), originally used for mining aluminium.

Fig. 1.44 – Esempi di aree topograficamente depresse soggette ad allagamento a seguito di intensi episodi di pioggia (zona tra Altamura e Gravina; foto martimucci). - Some examples of low-lying areas prone to flooding caused by cloudbursts (in the area between Altamura and Gravina; photo by Martimucci). in particolare è presente un epicarso pianeggiante, nare spartiacque e linee di impluvio, agevolanti dre- dipendono dall’assetto della fratturazione sub-oriz- naggi concentrati, corrispondenti spesso a depres- zontale, laddove le linee di impluvio sono scarsa- sioni carsiche, doline o veri e propri inghiottitoi. mente definite, bizzarre e spesso oggetto di questi aspetti morfologici epigei costituiscono il coperture eluvio-colluviali della roccia calcarea. controllo dello sviluppo dei sistemi carsici ipogei morfologie accentuate possono talora determi- (FORd & EWERS, 1978). LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 89

1.4.5. - Vulnerabilità degli acquiferi carsici

Recenti ricerche, condotte nell’ambito dei progetti di Cooperazione Scientifica e Tecnologica della Co- munità Europea (COST Action 620 “Vulnerability and riskmapping for the protection of carbonate (karst) aquifers”), sono state adeguatamente dedicate alla valutazione della vulnerabilità degli acquiferi in ambiente carsico. La ricerca nel merito è ancora in corso (dALy et alii, 2002; zWAHLEn, 2003; RAVBAR &GOLdSCHEIdER, 2009). nel capitolo 10 si illustrano le principali pro- blematiche che si presentano nella cartografazione della vulnerabilità degli acquiferi carsici. nell’ambito di illustrazioni particolareggiate di

Fig. 1.45 – Le pozzelle di Castrignano, in Salento. casi presenti nella Comunità Europea, l’attenzione - “Pozzelle” of Castrignano (underground water reservoirs) in Salento. è stata rivolta al problema della gestione delle

Fig. 1.46 – Schema di un ideale mas- siccio carsico, con individuazione della zona vadosa e della zona frea- tica. La parte più superficiale della zona vadosa costituisce l’epicarso. – Ideal sketch of a karst massif, showing the vadose and the phreatic zones. The uppe most part of the vadose zone is the epikarst. 90 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Fig. 1.47 – Schemi dell’epicarso, o zona sub-cutanea. L’acqua contenuta nell’epicarso costituisce un acquifero sospeso e non permanente, che regola l’infiltrazione nel sottostante ammasso roccioso. In superficie, le doline che assumono espressione topografica in corrispondenza dei punti di maggiore concentrazione del flusso idrico (da WILLIAmS, 1983). – Sketches of the epikarst, or subcutaneous zone. Water stored in the subcutaneous zone constitutes a perched and temporary aquifer, regulating the infiltration in the rock mass below. At the surface, dolines gain topographic expression because of the concentration of the water flow at particular sites (from WILLIAMS, 1983). acque sotterranee con particolare riferimento agli trusione marina (TULIPAnO et alii, 2005). detto fe- ambienti carsici costieri (COST Action 621 nomeno, come verrà ripetutamente illustrato nei “Groundwater management of coastal karstic aquifers”). vari capitoli della presente monografia, risulta for- questi risultano fortemente soggetti a problema- temente condizionato, tra l’altro, dal carsismo delle tiche di inquinamento, a causa dei fenomeni di in- rocce carbonatiche presso costa. LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 91

1.4.6. - Influenza del carsismo sulla circolazione idrica sot- terranea in Puglia

Pare ovvio, dopo le considerazioni fin qui svolte, che il territorio pugliese, principalmente laddove affiorano successioni carbonatiche creta- cee, presenta una circolazione idrica sotterranea significativamente influenzata dai processi carsici, nelle varie forme sopra illustrate (zEzzA, 1975; COTECCHIA, 1977). L’argomento viene particolareggiatamente illu- Fig. 1.48 – Evidenti effetti di allargamento delle fratture ad opera dell’ap- strato nei capitoli 13÷18, riguardanti singolarmente parato radicale nell’epicarso dell’area di doleniska, in Slovenia. – Evident effects of widening in the fractures, caused by roots in the epikarst (Doleniska le condizioni delle aree idrogeologiche, laddove area, Slovenia). geologia strutturale, carsismo conseguente e con-

Fig. 1.49 – Immagini di un’area epicarsica a sud di Galugnano nel Salento, laddove la morfologia del Calcare cretaceo di ridotte coperture di Pietra Leccese è mossa in ragione di una blanda tettonica disgiuntiva che crea frequenti alluvionamenti nell’area. negli spietramenti antropici si notano accumuli di terre rosse e nelle rocce estratte dalla superficie il micro carsismo, caratterizzante l’epidermide dell’epicarso. Si evidenzia peraltro la stratigrafia di un pozzo, dal quale si estrae acqua sotterranea con portata notevole e conseguente depressione dinamica molto ridotta. – Images of an epikarst area south of Galugnano of Salento, showing the rolling morphology of the Cretaceous limestone with reduced cover of the Lecce Stone as a result of slight disjunctive tectonics, at the origin of the frequent floods in the area. In the rocks extracted by man through stone clearing and crashing, terra rossa deposits are visible, together with microkarst features typical of the epikarst. Stratigraphy of a water well, from which a significant amount of water is taken, with a resulting limited depression cone, is also shown. 92 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

1992; PARISE, 2008). A parte le aree a maggiore fre- quenza di doline, sono altresì da segnalare frequenti casi isolati di carsismo, legati a eventi da collasso, come nel caso della dolina Pozzatina (CASTIGLIOnI & SAURO, 2000) e della Grave di S. Leonardo. Riferendoci ancora al Gargano, laddove i calcari e le dolomie mesozoiche sono particolarmente og- getto di tettonica e carsismo insieme, a siffatte cir- Fig. 1.50 – Ricarica allogenica e autogenica di un acquifero carsico (da costanze si sottraggono in genere i calcari di PALmER, 2007). bacino tipo maiolica, rinvenibili lungo il versante – Allogenic and autogenic recharges of a karst aquifer (from PALmER, 2007). alla base sud-orientale del Promontorio. è invece fortemente presente il carsismo nelle porzioni cen- dizioni di alimentazione idrica del sottosuolo, fino trali ed occidentali del Gargano, del quale si sa però agli acquiferi profondi, trovano informazioni det- poco, soprattutto con riferimento all’influenza che tagliate e segnalazioni specifiche. esso, con le lineazioni tettoniche, esercita sulla cir- Le aree della murgia sono in particolare og- colazione idrica sotterranea (par. 13.5). getto di carsismo profondo. Larghe zone del Sa- L’altopiano delle murge mostra paesaggi epigei lento e del Gargano sono esemplari agli effetti certamente meno spettacolari (in termini di fre- della connessione fra fratturazione tettonica, quenza) e meno evidenti di quelli del Gargano, con carsismo e alimentazione di falde profonde. nel morfologie in genere blande (PARISE, 2011; PEPE Salento ed in alcune zone costiere della murgia, & PARISE, 2012). Sono comunque presenti doline in ragione della fratturazione tettonica e del car- di grande rilevanza (tav. 2 f.t.), che hanno da sempre sismo, si hanno permeabilità dell’acquifero cre- attratto l’attenzione degli studiosi del carsismo per taceo elevatissime, cui conseguono gradienti le loro vaste dimensioni e il particolare risalto mor- piezometrici minori dell’1‰. nelle aree interne fologico. Tali doline assumono nomi differenti nei della murgia si presentano assai spesso condi- vari settori del territorio regionale pugliese, in fun- zioni di deflusso in pressione, a profondità zione dei locali dialetti e lingue di origine (PARISE et anche notevoli sotto il livello mare, il che con- alii, 2003): nelle murge esse vanno sotto il nome ferma la presenza di carsismo che improvvisa- di puli, e costituiscono le principali emergenze mente si evidenzia nelle successioni calcaree a morfologiche del locale carsismo epigeo. L’origine forte profondità (GRASSI, 1973). di tali forme del paesaggio carsico va ricercata Le diversificazioni del carsismo in Puglia sono nell’esistenza di complessi sistemi di cavità sotter- assai legate, ovviamente, alle condizioni tettoniche, ranee, la cui evoluzione ha portato nel tempo al come d’altronde riscontrato per la maggior parte crollo delle originarie volte, determinando la for- delle grotte esplorate a scala mondiale (PALmER, mazione di ampie e profonde morfologie da col- 1991; FORd & WILLIAmS, 2007). In quest’ordine di lasso. nel territorio murgiano ci si riferisce, in idee, il Promontorio del Gargano presenta caratteri particolare, al (COLAmOnICO, idrogeologici spesso condizionati dall’evoluzione 1917a; SEGRE, 1954; LARAGIOnE et alii, 2008) al Pulo dei fenomeni carsici e delle conseguenti locali in- di molfetta (GIOVEnE, 1784, 1819), al Pulicchio di trusioni dell’acqua marina fino al centro del Pro- Gravina e al Gurgo di Andria (COLAmOnICO, 1917b, montorio (COTECCHIA & mAGRI, 1966; CALAFORRA 1919). La figura 1.51 mostra la veduta aerea del- et alii, 2005). Sempre sul Gargano, per quanto ri- l’area del Pulo di molfetta; esso è circondato da un guarda l’ambiente carsico epigeo, le morfologie esteso pianoro detto fondo Azzolini, con cavità più diffuse sono le doline, che localmente supe- profonda 30 metri a forma di cratere nei calcari rano la densità di 100 per km2, come nel pianoro mesozoici della Piattaforma Apula. delle Chiancate tra S. marco in Lamis e San Gio- Ancora nelle murge, in prossimità della fascia vanni Rotondo (BABOCI et alii, 1991; GIULIAnI, costiera adriatica, affiorano diffusamente le calca- LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 93 reniti del Pliocene e Pleistocene, comunemente nel capitolo delle Sorgenti, nel tratto di morciano note come “tufi calcarei”, che sono, talora, egual- sul litorale ionico del basso Salento (par. 4.1). Trat- mente oggetto di fenomeni paracarsici (AnELLI, tasi in ogni caso di fenomenologie diffusamente 1963, 1964), sviluppantisi sia in superficie, con dif- presenti anche laddove, lungo la fascia costiera fusa presenza di micro-forme di dissoluzione car- compresa tra Trani e Bari, si rinvengono le cosid- sica, la cui morfologia è particolarmente accentuata dette “Acque di Cristo”. lungo costa, sia in ambiente ipogeo. Le circostanze sopra dette, quando appartengono Ancora con riferimento alle zone costiere della a manifestazioni carsiche sorgentizie più cospicue, Puglia, è opportuno non sottovalutare il micro-car- sono molto legate al regime pluviometrico e presen- sismo, che lungo frequentissimi tratti costieri espo- tano talora carattere ciclico (GRASSI, 1974; zEzzA, sti direttamente a mare, in calcare cretaceo, 1974), anche in dipendenza delle ricariche locali. aggredisce le fratture tettoniche, intersecantisi in nel Salento, manifestazioni sorgentizie legate al ogni senso fra loro, dando luogo alla fuoriuscita, a carsismo derivano talora anche da litotipi oligo- qualche metro soltanto sul livello marino, di vene miocenici, non presenti nel resto della regione (tav. acquifere, ciascuna di modesta portata, costituenti 1 f.t.). nell’insieme il versamento naturale della falda ac- Con specifico riferimento al paleo-carsismo quifera della regione a mare. questa circostanza è presente sopra il livello del mare attuale, sono da particolarmente evidenziata in un esempio esposto citare le ben note grotte, di notevole sviluppo, oggi

Fig. 1.51 – Veduta aerea del Pulo di molfetta (Ba). – Aerial view of Pulo di Molfetta (Bari province). 94 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE del tutto anidre per i sollevamenti tettonici che la La carrellata di notizie fin qui fornite rappresenta regione ha subito. I territori di Castellana-Grotte a dir poco una metafora coinvolgente nell’insieme ed Ostuni (tab. 1.3) sono le zone ove detti eventi carsismo di superficie, quello profondo, l’alimenta- presentano maggiore sviluppo lineare, con dirama- zione conseguente degli acquiferi sotterranei, le re- zioni su più livelli altimetrici, controllati dalla stra- lative condizioni idrauliche; tutte circostanze interes- tificazione (che conferisce l’andamento prevalente santi l’idrogeologia degli acquiferi cretacei pugliesi. sub-orizzontale), ma allo stesso tempo condizio- A livello di comportamenti idraulici generali, va nati dai principali allineamenti tettonici (PARISE, prioritariamente sottolineato che i deflussi idrici 1999, 2012; COPPOLA & PARISE, 2005). L’esempio sotterranei esplicantisi nei modi predetti non im- più importante è rappresentato dal Corridoio del plicano necessariamente la presenza di turbolenze. deserto nelle Grotte di Castellana. La figura 1.52 La circolazione idrica sotterranea, allorché influen- mostra alcuni esempi particolareggiati, fra quelli zata dal carsismo, è caratterizzata, nella maggior numerosissimi che in tal senso caratterizzano mur- parte dei casi, da condizioni di moto laminare, così gia e Salento in particolare. come evidenziato dalle innumerevoli prove di per- E per terminare gli esempi di carsismo in grotte, meabilità ed accertamenti in situ condotti sugli ac- con spettacolari caratteristiche anche paesaggistiche, quiferi cretacei regionali (par. 2.2). I deflussi idrici vanno ricordate quelle che, in varia misura, influen- che interessano le fratture ed i condotti carsici in zano le emergenze sorgentizie lungo la costa, lad- Puglia, che si esplicano in ragione di altezze piezo- dove il carsismo condiziona fortemente la metriche variabili da caso a caso e percorsi variegati permeabilità delle fratture anche per centinaia di e irregolari, sono nella maggior parte dei casi ca- metri. Talora si rinvengono condotti emananti idro- ratterizzati da modeste velocità di filtrazione. que- geno solforato; è questo il caso di cunicoli che, all’in- ste ultime, a parità di cadente piezometrica, sono circa perpendicolari alla fascia costiera, si sviluppano dipendenti essenzialmente dalla continuità delle all’interno dei versanti esposti a mare nell’area di S. fratture carsificate, dalle dimensioni e scabrezze, Cesarea Terme (CALò et alii, 1983; CALò & TInELLI, dalle sporadiche presenze di ostacoli di materiali 1995), esempio di sorgenti “minerali” (par. 4.4). residuali lungo il percorso, dai rapporti morfologici

Tab. 1.3 – Dati delle grotte naturali più estese del territorio pugliese (dal Catasto delle Grotte Naturali, a cura della Federazione Speleologica Pugliese; http://www.fspuglia.it/). – data of the longest natural caves in Apulia region (from the Register of natural Caves, managed by Federazione Speleologica Pugliese; http://www.fspuglia.it/).

n. catasto nome comune provincia lunghezza prof.

PU 8 Grotte di Castellana Castellana-Grotte BA 3348 122

PU1389-1390 Grotta di Cava zaccaria Ostuni BR 2065

PU 42 - 374 Complesso di Sant’Angelo Ostuni BR 1574 20

PU 902 Grotta di Porto Badisco Otranto LE 1550

PU 276 Grava di Campolato San Giovanni Rotondo FG 1340 303

PU 1200 Grotta di Pozzo Cucù Castellana-Grotte BA 1200 22 LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 95 bizzarri esistenti tra i vuoti carsici, la fratturazione marine intruse nel continente. La falda, infatti, ac- tettonica e i giunti di strato, che si intersecano fra costandosi alla costa nei punti di effettiva emer- loro determinando le vie entro cui si esplica la cir- genza con un moto caratterizzato da notevole colazione idrica sotterranea. velocità e turbolenza, finisce col dar luogo a ma- Condizioni di moto turbolente possono presen- nifestazioni sorgentizie fortemente salmastre, che tarsi, localmente, laddove vi è confluenza di de- rendono gli affioramenti sorgentizi utili all’ap- flussi concentrati di notevole rilevanza, in provvigionamento idrico produttivo solo se sot- particolare in corrispondenza delle sorgenti co- toposti a dissalazione. stiere della regione Puglia (COTECCHIA, 1955-56). In dette situazioni gioca un ruolo determinante 1.5. - TERRE ROSSE E BAUXITI l’intrusione marina continentale, che determina il galleggiamento delle falde idriche. In ragione delle Le terre rosse e le bauxiti hanno un’origine co- oscillazioni periodiche ed aperiodiche del livello mune, connessa alla dissoluzione carsica delle mare si ha infatti un continuo mutare della posi- rocce calcaree e calcareo-dolomitiche. In entrambi zione dell’interfaccia acqua dolce – acqua di mare, i casi si tratta, infatti, di “rocce residuali”, che si che condiziona il miscelamento, quantitativamente formano a partire dal residuo delle rocce carbona- significativo, tra le acque dolci di falda e quelle tiche aggredite dal carsismo, per eliminazione delle

Fig. 1.52 – Planimetrie schematiche di alcune tra le principali grotte pugliesi. Le sigle (Pu) si riferiscono ai numeri catastali delle grotte, riportati in tabella 1.3. – Schematic plans of some of the major Apulian caves. The abbreviations (Pu) refer to the register numbers of the caves listed in table 1.3. 96 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE parti carbonatiche e successiva, più o meno spinta, pimento totale o parziale delle cavità carsiche sot- alterazione del materiale residuale risultante. terranee, il presente paragrafo si sofferma mag- Le rocce residuali presenti in Puglia vengono giormente sulla caratterizzazione granulometrica, differenziate in ragione della composizione chi- chimico-mineralogica e geotecnica delle stesse. mico-mineralogica, la quale dipende dalla durata e intensità delle azioni fisiche e chimiche che inter- 1.5.1. - Le terre rosse vengono nell’alterare il materiale derivante dalla dissoluzione carsica del calcare, in funzione delle A causa della predominanza in ambito regionale condizioni ambientali. Le bauxiti sono rocce ricche delle facies carbonatiche calcaree e calcareo-dolo- di idrossidi di alluminio e ferro, mentre le terre mitiche, depositi di terre rosse si rinvengono ab- rosse sono classificabili come argille inorganiche, bondantemente sia in superficie sia in profondità. contenenti una percentuale maggiore in silice ri- In superficie la terra rossa è presente nelle zone spetto agli ossidi idrati di alluminio. situate alle quote più alte, ove le masse rocciose car- La dissoluzione dei calcari, riconducibile ai pe- bonatiche sono più esposte al dilavamento; si rin- riodi di continentalità degli stessi, conduce in ge- viene, in modo preferenziale, in corrispondenza di nerale alla formazione di sospensioni più o meno depressioni morfologico-strutturali, quali sinclinali, fini, costituite dalla frazione più insolubile dei cal- solchi vallivi estinti, conche carsiche, polje e doline. cari, ricca soprattutto di idrossidi di alluminio. Lo spessore dei rinvenimenti di terra rossa è varia- dalla gelificazione di questi ultimi si formano le bile da punto a punto, passando da pochi decimetri bauxiti, mentre dalla frazione più insolubile dei cal- a diversi metri. Le terre rosse spesso riempiono le cari, attraverso ulteriori processi chimici, si origi- fratture in affioramento delle successioni carbona- nano le terre rosse (zEzzA & zEzzA, 1999). La tiche, allargate dall’azione del carsismo (fig. 1.39). letteratura specifica concorda nel distinguere gene- In profondità le terre rosse, trasportate mecca- ticamente le bauxiti in lateriti e bauxiti vere e proprie. nicamente dalle acque di infiltrazione, possono oc- Per le lateriti l’alterazione delle rocce e la successiva cupare qualsiasi apertura presente nell’ammasso lateritizzazione avvengono sul materiale in posto, roccioso, dai giunti di stratificazione aperti alle frat- mentre per le bauxiti vere e proprie i prodotti del- ture, alle faglie (fig. 1.37) e alle varie cavità carsiche l’alterazione di tipo lateritico vengono trasportati, ri- quali voragini, caverne e grotte, anche nelle forma- depositati e subiscono un’ulteriore alterazione, zioni post-cretaciche carsificabili, quali ad esempio durante e dopo la deposizione (CRESCEnTI & VIGHI, i depositi miocenici della Pietra Leccese (fig. 1.41). 1964). Le terre rosse acquisiscono quindi una configura- nell’ambito della dissoluzione dei calcari la for- zione variabile, passante da modesto deposito di mazione delle terre rosse è tuttavia un fenomeno interstrato o di frattura a deposito spesso cospicuo certamente più generale e comune di quello della in cavità carsiche (fig. 1.53). Talora è presente un formazione delle bauxiti, come dimostra la mag- esteso deposito evolutivo di tipo olofossile (zEzzA giore diffusione delle prime in ambito regionale: & zEzzA, 1999). depositi di terre rosse si rinvengono assai frequen- L’attuale distribuzione delle terre rosse in ambito temente in tutto il territorio regionale, sia in super- regionale è stata condizionata dai movimenti relativi ficie sia in profondità, contrariamente ai depositi che tra mare e continente si sono prodotti dal Cre- di bauxiti, che si rinvengono invece limitatamente taceo ad oggi. detti movimenti hanno ripetuta- in talune porzioni del Gargano e delle murge e, più mente apportato sostanziali variazioni di quota al frequentemente, solo nella parte centro-meridio- livello di base della circolazione idrica superficiale e nale della provincia di Lecce. sotterranea, quindi dell’attività carsica, ora favo- Considerata la maggiore diffusione delle terre rendo gli accumuli di terra rossa (trasgressioni e rosse e la grande importanza che queste assumono oscillazioni positive del livello mare), ora esaltando sotto il profilo idrogeologico e geotecnico, quando o riattivando l’attività drenante ed erosiva (regres- presenti, spesso in maniera imprevedibile, a riem- sioni ed oscillazioni negative del livello mare), con LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 97 conseguente ridistribuzione della terra rossa in su- bordinatamente, da minerali di ferro; gli altri mi- perficie e in profondità. detti movimenti, avendo nerali presenti hanno sempre carattere di costi- più volte rotto e disorganizzato l’unitarietà dei si- tuenti accessori. La frazione fine è costituita stemi carsici drenanti e quindi a luoghi apportato prevalentemente da caolinite, da goethite, in quan- sostanziali diversioni alla rete idrica, hanno causato tità spesso sensibili e solo talora scarse, da ossidi fossilizzazioni improvvise e spesso precoci, per di ferro (ematite e magnetite) ora in quantità sen- modo che oggi nel sottosuolo, accanto a cavità car- sibili ora ai limiti della rivelabilità, e dall’anatasio siche completamente occupate da terra rossa, si rin- sempre in tenori esigui; minerali spesso assenti, ma vengono cavità ora parzialmente riempite ora quasi talora abbondanti sono: quarzo, bohemite e gibb- del tutto vuote (GRASSI et alii, 1975). site; l’illite è quasi sempre assente o presente in scarsa quantità. La terra rossa, quando ulterior- 1.5.1.1. - C a r a t t e r i s t i c h e g r a n u l o m e t r i c h e mente interessata da fattori pedoclimatici, offre, di e c h i m i c o-m i n e r a l o g i c h e norma, maggiori contenuti in illite, la quale contri- buisce particolarmente alla scarsa permeabilità. dal punto di vista granulometrico la terra modeste quantità di montmorillonite sono state ri- rossa pugliese si colloca tra le sabbie limose e le scontrate nella terra rossa di taluni depositi inqui- argille limose (zEzzA, 1999). Essa è dotata di una nati da materiali derivanti dal disfacimento di composizione chimico-mineralogica sostanzial- sedimenti marini calcarenitici ed argillosi del qua- mente uniforme (CORTInI, 1975; COTECCHIA & ternario (GRASSI et alii, 1975). dELL’AnnA, 1959; dELL’AnnA, 1967; dELL’AnnA dal punto di vista chimico, i principali ossidi et alii, 1973). hanno un campo di variabilità relativamente dal punto di vista mineralogico la frazione sab- ampio: SiO2 [32 ÷ 54]%; Al2O3 [20 ÷ 38]%; Fe2O3 biosa è costituita essenzialmente da quarzo e, su- [5 ÷ 15]%; k2O [0 ÷ 1,85]%.

Fig. 1.53 – Alcuni tipi di depositi di terra rossa frequenti in Puglia (da GRASSI et alii, 1975). Legenda: 1 – depositi in depressioni morfologico-strutturali e/o carsiche; 2 – talora parzialmente ricoperti da materiale colluviale di diversa natura inglobante elementi piroclastici; 3 – depositi in via di formazione in cavità car- siche; 4 – depositi di interstrato, di frattura e di faglia; 5 – depositi di cavità carsiche merofossili; 6 – depositi riempienti totalmente cavità carsiche ampliatesi anche per fenomeni di crollo; 7 – depositi in cavità carsiche olofossili; 8 – depositi di tipo olofossile completo, ricoperti da sedimenti marini trasgressivi o fluvio-lacustri; 9 – a luoghi esumati. – Some types of frequent deposits of terra rossa in Apulia (from GrASSI et alii, 1975). Legend: 1 – deposits in morphological-structural and/or karst depressions; 2 – deposits locally partially covered by colluvial material of various nature including pyroclastic elements; 3 – deposits in karst cavities; 4 – interbed, fracture and fault deposits; 5 – deposits of merofossil karst caves; 6 – deposits filling completely karst cavities, partly enlarged because of breakdown processes; 7 – deposits in olofossil karst caves; 8 – olofossil deposits, overlain by marine transgressive or fluvial-lacustrine sediments; 9 – exhumed deposits. 98 ASSETTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Fig. 1.54 – a) Punti di campionamento nella terra rossa della murgia e del Salento; b) quadro riassuntivo delle principali caratteristiche geotecniche (w – Contenuto naturale d’acqua; I.C. – Indice di consistenza; gd – Peso dell’unità di volume del secco; L.R. – Limite di ritiro; L.L. – Limite liquido; A – Attività, I.P. – Indice plastico; CaCO3 – Carbonati) (da GRASSI et alii, 1975). – a) Sampling sites of terra rossa in Murgia and Salento; b) summary representation of the main geotechnical characteristics (w – natural water content; I.C. – consistency index; g d – weight of the dry volume unit; L.r. – shrinkage limit; L.L. – liquid limit; A – activity; I.P. – plastic index; CaCO3 – carbonates) (from GrASSI et alii, 1975). LE ACqUE SOTTERRAnEE E L’InTRUSIOnE mARInA In PUGLIA 99

1.5.1.2. - C a r a t t e r i s t i c h e g e o t e c n i c h e neralogiche tra le quali prevalgono gli ossidi e gli idrossidi idrati di alluminio e ferro, diasporo Alla luce degli elementi emersi dalla letteratura AlO(OH), gibbsite Al(OH)3, goethite FeO(OH). Il te- (GRASSI et alii, 1975), le caratteristiche geotecniche delle nore dell’idrossido di alluminio varia, nei diversi terre rosse variano considerevolmente in ragione della depositi, dal 30% al 75%, sicché i giacimenti bau- storia geologica e delle vicissitudini paleo-idrogeolo- xitici rivestono una notevole importanza econo- giche del deposito e/o della sua composizione chi- mica per l’estrazione di alluminio. mico-mineralogica, come deducibile dalla figura 1.54 In generale un deposito bauxitico si presenta che, con riferimento ad otto tipologie di terra rossa sotto forma di un aggregato di consistenza litica, differenti per ubicazione geografica, giacitura, grado nel quale si trovano sparse delle pisoliti, ovvero dei di evoluzione, maturità ed età, riassume le principali noduli tondeggianti, e, in qualche raro caso, le pi- caratteristiche fisiche e geotecniche. soliti costituiscono un giacimento di facies conglo- Il peso specifico dei granuli [26,8 ÷ 28,5] meratica come appunto si verifica nel Salento. qui, kn/m3, l’attività colloidale, il limite di ritiro (10- le pisoliti bauxitiche, possono trovarsi miste a terre 20%) e l’indice di rigonfiamento, sono parametri rosse. indipendenti dal tipo di deposito. Le variazioni vo- La genesi dei depositi bauxitici in Puglia inizia con lumetriche e le pressioni dovute a rigonfiamento la fine del Cretaceo inferiore, anche se i giacimenti in presenza d’acqua sono in genere trascurabili (il più estesi sono ascrivibili al passaggio tra il Cretaceo valore medio dell’indice di rigonfiamento è 0,027, superiore e il Terziario. Si rinvengono in avvallamenti con scarto quadratico medio di appena 0.003). di superfici paleo-carsiche fortemente accidentate, ri- Anche i caratteri di plasticità risultano quasi del feribili al periodo di emersione della piattaforma car- tutto indipendenti dal tipo di deposito, quantunque bonatica apula, sottoforma di depositi stratiformi i valori del limite liquido si collochino in campi che si interpongono tra la serie carbonatica del me- chiaramente distinti, ossia quello della media e sozoico e quella detritico-organogena del Terziario, quello dell’alta plasticità, mentre l’indice plastico è definibili come lacuna stratigrafica ovvero una pausa in genere compreso tra 20% e 50%. di sedimentazione marina sostituita da un episodio Tutte le altre caratteristiche geotecniche si pon- di continentalità. Talora i depositi bauxitici delle su- gono in campi sostanzialmente diversi, risentendo perfici paleo-carsiche risultano coperti da lignite e se- esse della meccanica del rimaneggiamento, del- dimenti argillosi ricchi di sostanza organica, in facies l’evoluzione subita nel tempo dal deposito e in par- lacustre, dovuti a ingressioni marine più recenti, pro- ticolare della misura in cui questo ha accusato gli babilmente mioceniche. effetti dovuti all’attività di drenaggio della cavità carsica e ai fenomeni di essicamento subiti. Sostanziali differenze riguardano lo stato di conso- lidazione, le caratteristiche di consistenza e di compres- sibilità, la riduzione di volume conseguente a fenomeni di ritiro. Si passa da uno stato di consistenza plastico ad uno stato semisolido o prossimo al solido, da terreni fortemente compressibili a terreni pre-consolidati; i va- lori medi del peso-volume del secco e dell’indice di consistenza variano rispettivamente nell’intervallo 1.26÷1.70 g/cm3 e 0.4÷1.4 g/cm3 (GRASSI et alii, 1975).

1.5.2. – Le bauxiti

La bauxite è una roccia la cui composizione è caratterizzata dalla presenza di diverse specie mi-