ANIEM

Rassegna Stampa del 05/05/2014

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SCENARIO EDILIZIA

04/05/2014 - Bergamo 10 Altro che casa di riposo Ecco il nuovo Gleno versione hotel di lusso

04/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 12 Cosmofarma 2014: una farmacia per tutti

04/05/2014 Corriere della Sera - Brescia 14 «Basta costruire, recuperiamo quel che c'è» La ricetta per arrestare il consumo di suolo

05/05/2014 16 Samoter e Asphaltica, piattaforma per il mondo

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 18 Macchine edili verso il rilancio

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 20 Incentivi per i nuovi macchinari

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 22 Edilizia, una terapia shock per invertire la tendenza

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 24 Imprese irachene in cerca di alleanze

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 25 Alla conquista di Africa e Indonesia

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 27 Il bilancio «pesa» sull'operatività

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 29 Patrimonio da mettere in circolo 05/05/2014 Il Sole 24 Ore 31 Lavori esterni, titoli su quattro livelli

04/05/2014 - Genova 34 Terzo Valico, delle ruspe "Così distruggono il nostro cuore"

04/05/2014 - Nazionale 35 Con i piccoli turbo citycar e compatte diventano sportive

05/05/2014 La Stampa - Imperia 36 Economia, conti "in rosso" nel primo trimestre 2014

04/05/2014 - Milano 37 I «No expo» all'attacco tra sabotaggi e minacce

04/05/2014 Il Giornale - Nazionale 38 Stangati capannoni e negozi Tasi salata, fino a 400 euro in più

05/05/2014 Il Giornale - Nazionale 40 Dal laboratorio al cantiere: i prodotti certificati Mapei per progetti eco-sostenibili

04/05/2014 - Belluno 42 Sedico, l’edilizia traballa

03/05/2014 - Nazionale 43 La bellezza infranta

04/05/2014 - Milano 45 Blitz alla Darsena: sabotate le ruspe

04/05/2014 Il Secolo XIX - Imperia 46 «UN NUOVO PIANO REGOLATORE ECOLOGICO E SEMPLIFICATO»

04/05/2014 - Roma 47 Soldi per non multare. Arrestato ispettore Asl

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 48 Se l'impresa taglia i consumi anche il bilancio ci guadagna

05/05/2014 Corriere Economia 49 Fiat-Chrysler Chiamata americana

05/05/2014 Corriere Economia 51 Perotti sul ponte della cantieristica

05/05/2014 Corriere Economia 52 Astaldi Adesso in cantiere entra lo shopping

05/05/2014 Corriere Economia 54 Fiere Se la sostenibilità abbraccia edilizia e costruzioni 05/05/2014 Corriere Economia 55 Regioni Ecco chi aiuta i giovani alle prime armi

05/05/2014 Corriere Economia 56 Archimede vola a Bangalore In patria la termodinamica non decolla

05/05/2014 ItaliaOggi Sette 57 Immobili, conta il fattore tempo

05/05/2014 ItaliaOggi Sette 59 Dalle nanotecnologie alla fotonica: diversi i campi agevolabili

05/05/2014 ItaliaOggi Sette 60 Sviluppo, si ricomincia da tre

05/05/2014 ItaliaOggi Sette 62 Arredo, progetti low cost sul web

05/05/2014 ItaliaOggi Sette 64 Il boom petrolifero dell'Iraq attrae l'Italia

05/05/2014 ItaliaOggi Sette 66 Posto a bordo per mille

SCENARIO ECONOMIA

03/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 68 Un miliardo per i giovani bloccato da 13 Regioni

03/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 70 Conseguenze molto reali del Sorpasso che non c'è

03/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 71 A sorpresa ripartono i mutui casa (+9,3%)

04/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 72 Se nel carrello della spesa non c'è il senso del ridicolo

04/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 73 piccole patrie europa fiacca

04/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 75 Presidenzialismo, la vera riforma

04/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 77 «I sindacati non mi fermano»

04/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 81 Berlinguer, non è stata solo coerenza 05/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 82 Tutti i ritardi sui tagli alla spesa e i pagamenti alle imprese

03/05/2014 Il Sole 24 Ore 85 Il ritorno della politica industriale

03/05/2014 Il Sole 24 Ore 87 La discesa dei tassi non ricuce l'Europa

03/05/2014 Il Sole 24 Ore 89 Sta finendo il lungo inverno del credito

03/05/2014 Il Sole 24 Ore 91 Madia: più mercato per i dirigenti pubblici

03/05/2014 Il Sole 24 Ore 94 Investire per riparare le strade della crescita

03/05/2014 Il Sole 24 Ore 95 Alitalia, le banche «aprono» a Etihad

04/05/2014 Il Sole 24 Ore 97 «Bene legare ai risultati i nuovi fondi regionali»

04/05/2014 Il Sole 24 Ore 99 Famiglia mono-reddito penalizzata sul bonus Irpef

04/05/2014 Il Sole 24 Ore 101 Autoriciclaggio insieme alla voluntary disclosure

04/05/2014 Il Sole 24 Ore 102 Squilibri e debito, Padoan prova a convincere la Ue

04/05/2014 Il Sole 24 Ore 103 L'industria rilancia la corsa delle fusioni

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 105 Debiti Pa, corsa per il censimento

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 108 Promesse alla prova dei conti

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 110 L'Italia paga dazio: scambi commerciali troppo «complicati»

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 112 Costa caro «rinunciare» all'Europa

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 113 NEL PARADISO DEL 12,5% ANCHE I «BOT» KAZAKI 05/05/2014 Il Sole 24 Ore 114 «BENE LE LEGGI, SARANNO I VANTAGGI A FAR PREFERIRE MODALITÀ NO-CASH»

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 116 L'esodo silenzioso verso Chiasso

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 118 «Il project financing ci avvicina all'Europa»

03/05/2014 La Repubblica - Nazionale 120 Aumento Bpm prezzo giusto Ma è rebus su attivi e governance

03/05/2014 La Repubblica - Nazionale 121 E a Piazza Affari sale la febbre dei collocamenti

03/05/2014 La Repubblica - Nazionale 123 Italia sempre più divisa dagli stipendi

04/05/2014 La Repubblica - Nazionale 125 "Italia pronta a intervenire in Ucraina"

04/05/2014 La Repubblica - Nazionale 127 Dieci Paperoni "valgono" 500 mila operai

04/05/2014 La Repubblica - Nazionale 129 Statali, valanga di mail "L'orario salga a 40 ore e premi solo in base ai giudizi dei cittadini"

05/05/2014 La Repubblica - Nazionale 131 Alitalia, una newco da un miliardo ma con Etihad meno rotte brevi

05/05/2014 La Repubblica - Nazionale 133 Bertelli, Mister Prada: troppa disuguaglianza ma non accusate i ricchi

05/05/2014 La Repubblica - Nazionale 135 Italia maglia nera Ue centinaia di milioni bruciati dalle infrazioni

05/05/2014 La Repubblica - Nazionale 137 Padoan: "Gli 80 euro sono per sempre non fondati i dubbi sulle coperture"

03/05/2014 La Stampa - Nazionale 138 SINDACATI IN CRISI DA CAMBIAMENTO

03/05/2014 La Stampa - Nazionale 140 I disoccupati calano in Europa Ma non in Italia

03/05/2014 La Stampa - Nazionale 141 "L'Ue ha fatto la sua parte ora tocca ai singoli Stati" 05/05/2014 La Stampa - Nazionale 143 Fiat­Chrysler, piano da 6 milioni di auto

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 145 TERREMOTO GRECO NEL SALOTTO BUONO

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 146 Finmeccanica, la "mission" di Moretti

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 148 Mercati globali, per puntare alto bisogna scendere dai campanili

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 150 La prima ragione del ritardo italiano

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 152 Euro, la rivincita della periferia

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 155 CRISI CONCLAMATA E PECHINO ORA HA PAURA DELL'INSTABILITÀ

05/05/2014 Corriere Economia 156 Dalle Poste alle stazioni Così l'effetto nomine frena le vendite di Stato

05/05/2014 Corriere Economia 158 Imposte e paradossi Il Fisco può renderci più competitivi

05/05/2014 Corriere Economia 159 Copyright, l'Italia fuori dalla lista nera americana

03/05/2014 Milano Finanza 160 Quel minimo di ripresa da non sprecare

03/05/2014 Milano Finanza 161 La moneta stortignaccola

03/05/2014 Milano Finanza 163 Marchionne al test finale

SCENARIO PMI

04/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 166 Interventi & Repliche

03/05/2014 Il Sole 24 Ore 167 Per l'industria passi avanti in tutti i Paesi dell'Eurozona

04/05/2014 Il Sole 24 Ore 168 Esprinet scommette su Italia e Spagna e sul «risveglio» della spesa hi-tech 05/05/2014 Il Sole 24 Ore 172 Cessione del leasing al bivio del 4%

05/05/2014 Il Sole 24 Ore 174 Opportunità dagli strumenti alternativi

03/05/2014 La Stampa - Cuneo 177 "Puntiamo a raggiungere diecimila soci entro l'anno"

03/05/2014 ItaliaOggi 178 Borse, chiusura debole

03/05/2014 ItaliaOggi 179 Class Editori, in Sicilia la raccolta alla Gds

05/05/2014 L Unita - Nazionale 180 Disoccupazione record: colpa anche dei salari bassi

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 182 Philip Morris comincia da Bologna la nuova vita delle sigarette

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 184 Biciclette shopping dall'estero e per crescere arriva l'e-bike

05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza 186 Rivoluzione nel pianeta della pausa caffè La filiera cambia pelle

05/05/2014 Corriere Economia 188 Borsa Marchi e hi-tech, l'Elite è diventata grande

03/05/2014 Milano Finanza 190 I temporary store verso un 2014 da record

03/05/2014 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 191 Italia sotto i riflettori, reattive anche le Pmi

03/05/2014 Capital 194 40 Nomi PeR RiACCeNdeRe l'itAliA

SCENARIO EDILIZIA

36 articoli 04/05/2014 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Altro che casa di riposo Ecco il nuovo Gleno versione hotel di lusso Inaugurato «Carisma»: tre residenze e un parco All'interno, giochi di luce, palestre e la cromoterapia Silvia Seminati

Per il trasferimento degli anziani nel nuovo Gleno c'è bisogno ancora di un paio di mesi d'attesa. Il trasloco potrebbe essere fatto alla fine di giugno, dopo che l'Asl di Bergamo avrà accreditato la struttura, che non si chiama più Gleno, ma Carisma: un nome che è l'acronimo di Casa di Riposo Santa Maria Ausiliatrice. Gli edifici, del valore di 50 milioni di euro, sono già pronti e, da ieri, anche inaugurati. Con un taglio del nastro delle grandi occasioni e moltissimi cittadini in fila per vedere le nuove residenze in anteprima (l'«open weekend» continua anche oggi e si può fare una visita guidata al nuovo Gleno dalle 9,30 alle 12 e dalle 15 alle 18). I posti letto sono 360, divisi in tre residenze da 120 posti ciascuna. In totale ci sono 60 stanze singole e 150 doppie, per un volume complessivo di 100 mila metri cubi. «Si realizza così un sogno iniziato una decina di anni fa, quando sembrava impossibile - dice Miro Radici, presidente della Fondazione Santa Maria Ausiliatrice -. Quando si realizza un'opera così, non può essere merito di poche persone. È un'opera imponente, si vede anche da fuori: il merito è di tutta la comunità». Dall'esterno si vedono le tre residenze e un parco grande 10 mila metri quadrati, dove saranno creati giardini tematici e terapeutici. Da fuori si vede anche un muro con grandi foglie di vetro: è la parete della «sala delle foglie», dove gli anziani ospiti potranno fare attività d'animazione in una struttura che assomiglia più a un albergo lussuoso che a una casa di riposo. Dalle finestre a forma di foglie filtra il sole che forma dei giochi di luce. «Le camere sono state arredate in modo essenziale. Qui gli anziani devono sentirsi a casa - dice Nadia Leoni, responsabile alberghiera -. Nelle camere, oltre ai letti, c'è la tv, un tavolino, il sistema di sollevamento a parete, la filodiffusione, impianti di ossigenoterapia e il sistema di microcircolo dell'aria. Come succede al nuovo ospedale Papa Giovanni XXIII, anche qui le finestre dovranno rimanere chiuse, per avere all'interno il riciclo dell'aria». Ogni reparto ha anche una piccola palestra e due bagni assistiti e accessoriati per la cromoterapia e l'aromaterapia. Poi c'è una palestra più grande, per gli ospiti di tutti i reparti e un auditorium da cento posti. Nei vari reparti ci sono anche salottini per i parenti e ambulatori medici. Nei corridoi della nuova struttura, inaugurata in piena campagna elettorale, ieri sono passati anche numerosi politici. Perché la struttura è nata dalla collaborazione tra pubblico e privato, che si è concretizzata dalla sottoscrizione di un accordo di programma da parte dell'amministrazione comunale e di quella provinciale. A tagliare il nastro, insieme al vescovo monsignor Francesco Beschi («Solo onorando le generazioni passate, ci garantiamo il nostro futuro», dice), sono stati il sindaco di Bergamo Franco Tentorio e l'assessore provinciale Silvia Lanzani, in rappresentanza di Via Tasso. «Le grandi opere - dice Tentorio - sono sempre figlie di una collaborazione ampia. Il merito, oltre che delle fondazioni, è anche dell'amministrazione comunale: l'opera, voluta dall'amministrazione Veneziani, è stata portata avanti con passione da quella di Bruni e ora conclusa da noi». E l'ex sindaco Roberto Bruni aggiunge: «Appena eletto, il Gleno non mi faceva dormire la notte. C'era un deficit strutturale, 2 milioni di euro nel 2005, e un pesante passivo pregresso. Feci un appello e la città rispose, così si arrivò all'accordo di programma». Ora tocca all'Asl, che dovrà accreditare i reparti. «È una struttura al passo con i tempi e fondamentale - dice il direttore generale dell'Asl Mara Azzi -, per la rete sanitaria e sociosanitaria bergamasca». E il presidente della Fondazione Azzanelli Cedrelli Celati Aldo Ghilardi dice: «Nel 2003 le singole fondazioni sono diventate una soltanto creando la premessa per riuscire a realizzare la struttura. Se si vuole pensare a un nuovo welfare con un ruolo attivo delle fondazioni, questo modello va applicato anche in altre occasioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 10 04/05/2014 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Dal giardino ai locali nuovi di zecca Foto: Aree verdi e zona relax A fianco, una parte del giardino, che è grande 10 mila metri quadri. Sopra, il salottino Foto: Sentirsi a casa L'arredamento delle camere, dei bagni e degli spazi comuni è essenziale Foto: Sopra, la «sala delle foglie» per i momenti di animazione. Dalle foglie sulle pareti filtra il sole, che crea giochi di luce. A lato, il vescovo Beschi saluta un'anziana dopo il taglio del nastro Si realizza un sogno che sembrava impossibileMiro Radici presidente È fondamentale per la rete sociosanitaria bergamasca Mara Azzi direttore Asl Le grandi opere sono sempre figlie di tante personeFranco Tentorio primo cittadino Appena eletto, il Gleno non mi faceva dormire la notte Roberto Bruni ex sindaco Solo onorando padre e madre si può guardare al futuro Francesco Beschi vescovo L'obiettivoè far sentire a casa gli anzianiNadia Leoni resp. alberghiera Foto: 360 Foto: i posti letto divisi in tre residenze. In totale ci sono 60 stanze singole e 150 doppie per un volume totale di 100 metri cubi

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 11 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 57 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'evento leader in Italia nel settore farmaceutico si terrà a maggio nella città di Bologna Cosmofarma 2014: una farmacia per tutti Cuore dell'evento saranno importanti temi quali la terza età, gli integratori, la farmacia per la coppia e l'oral care Bologna, un polo fieristico ineguagliabile per il mondo della cosmesi e della farmacia

Si svolgerà a Bologna, dal 9 all'11 maggio 2014 la diciottesima edizione di COSMOFARMA, evento leader in Italia e tra i più importanti in Europa per il mondo della farmacia. L'obiettivo principale di Cosmofarma Exhibition è quello di permettere l'incontro tra gli operatori del settore farmaceutico, le aziende e i farmacisti. In occasione di questa edizione viene proposto un nuovo tema: "Una farmacia per tutte le età, una farmacia per tutti". Il tema scelto sottolinea l'attenzione che Cosmofarma Exhibition vuole dedicare a tutte le imprese, dalle start-up alle aziende più consolidate, e a tutti gli operatori qualificati, fornendo risposte concrete alle molteplici necessità del settore farmaceutico. Cosmofarma 2014 si rivolge inoltre ai Farmacisti di tutte le età, nelle differenti fasi della loro carriera, per offrire loro spunti imprenditoriali di forte attualità. Nei tre giorni di manifestazione, verranno proposti numerosi corsi ECM, indispensabili per l'aggiornamento professionale. LE AREE tEMAtIChE dELL'EdIzIOnE 2014 Quest'anno Cosmofarma punterà i riflettori in particolare su 4 aree tematiche, prima fra tutte la Terza età: l'invecchiamento della popolazione costituisce un tema di grande attualità sia per il mercato farmaceutico sia per la realtà sociale italiana. La seconda area tematica riguarderà gli integratori alimentari che contribuiscono a migliorare lo stato nutrizionale coadiuvando dell'organismo, l'attenzione agli integratori è confermata dal trend di mercato di questo settore, in crescita costante anche in questo momento economico particolare. Si parlerà inoltre di "Farmacia per la coppia" per affrontare le problematiche inerenti la sfera intima e sessuale degli uomini, delle donne o, più in generale, della coppia. Un ambito in cui il ruolo di consulenza del farmacista è fondamentale. La quarta area tematica sarà dedicata all' oral care il cui mercato rappresenta uno dei settori di specializzazione più importanti tra quelli complementari al farmaco. tRE IMpORtAntI "pROgEttI nOvItà" Tre i "progetti novità" di questa edizione: l'"Osservatorio Cosmofarma", in collaborazione con il sociologo Francesco Morace (Future Concept Lab), presenterà una nuova ricerca che permetterà ai visitatori di conoscere i nuovi orizzonti del cambiamento nel mercato e le prossime tendenze rilevanti per il mondo delle farmacie. Il progetto "Farmacia Etica" focalizzerà l'attenzione sul ruolo fondamentale che le farmacie e i farmacisti svolgono per tutte le comunità, dai paesi più piccoli fino alle grandi città. Cosmofarma premia i progetti solidali delle farmacie italiane che si impegnano ogni giorno nell'ambito della solidarietà, beneficienza ed eco-sostenibilità. Con il progetto "Incubatore" Cosmofarma si fa promotore di imprese emergenti meritevoli, offrendo un contenitore di servizi, supporti, visibilità e strumenti per le start-up che costruiranno il futuro del Made in Italy nel settore della farmacia. nuOvA LOCAtIOn E pARtnERShIp pREStIgIOSE Tra le novità di questa edizione emerge anche la location: il polo fieristico bolognese, centro per l'organizzazione dell' evento. "Bologna diventa la sede continuativa di Cosmofarma -ha dichiarato Duccio Campagnoli, Presidente di Bologna Fiere e di Sogecos, la società che organizza Cosmofarma /Cosmoprof - Sulla base dei risultati di una ricerca condotta tra addetti ai lavori, espositori, visitatori che hanno espresso la preferenza per questa città, abbiamo voluto dar vita a un polo fieristico ineguagliabile per tutta la filiera della cosmesi e il mondo della farmacia.". Il Presidente Campagnoli ha messo inoltre in luce come le partnership rinnovate con Federfarma e Cosmetica Italia costituiscano garanzia di vicinanza al target di visitazione, i Farmacisti e gli addetti ai lavori della Cosmesi in farmacia. "Cosmofarma è un momento imprescindibile per l'industria e gli operatori sanitari, utile per favorire l'evoluzione del settore"osserva Annarosa Racca, Presidente di Federfarma. Cosmofarma, inoltre, si propone anche quest'anno come concreto strumento di business internazionale. Sarà attivato un intenso International Buyer Programme: Cosmofarma ospiterà Buyer altamente profilati provenienti da più di 20 paesi per fissare oltre 600 incontri BtoB con le aziende espositrici interessate. "Le aziende rappresentate riconoscono, anche nel ricco programma di incontri BtoB, il respiro internazionale della manifestazione" ha affermato Vincenzo Maglione, Presidente del Gruppo Cosmetici di Cosmetica Italia. Duccio Campagnoli, presidente di

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 12 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 57 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

BolognaFiere e Sogecos

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 13 04/05/2014 Corriere della Sera - Brescia Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'intervista L'urbanista gardesano: «La crisi ha interrotto un andazzo sconsiderato. Ma rimane il rischio di finire come la Spagna, che ha iniziato le demolizioni» «Basta costruire, recuperiamo quel che c'è» La ricetta per arrestare il consumo di suolo Giovanni Cicognetti: un boomerang per i Comuni fare cassa con il mattone L'atteggiamento non è stato predatorio solo verso il suolo, ma verso ogni risorsa: un circolo vizioso che va spezzato Pino Casamassima

È possibile rispettare il territorio senza imbrigliare l'economia? L'Auditorium del Santuario del Carmine di San Felice del Benaco ha ospitato, giorni fa, un convegno con diversi esperti. Tra questi, l'architetto salodiano Giovanni Cicognetti, urbanista che da decenni monitora il territorio gardesano. Consumo del suolo, ambiente ed economia. Come coniugarli? «Di fatto si tratta di un tema a tre voci, considerando che proprio sul fronte economico, quello immediatamente più percepibile, il consumo del suolo produce una situazione insostenibile per i bilanci dei Comuni. Bisogna privilegiare il recupero rispetto al consumo». Un esempio concreto? «Le edificazioni sulle aree rese tali in modo spesso disinvolto sono avvenute con tecniche di bassa qualità, perché rispondenti a motivazioni finanziarie, cioè speculative. Intervenire sull'esistente significa invece poter contare su una qualità edilizia molto più elevata. La crescita edilizia è stata speculare alla crescita di una bassa qualità imprenditoriale, vale a dire una bassa qualità delle maestranze, senza parlare del loro sfruttamento. Con la trasformazione dell'edilizia da processo collettivo di creazione ad assemblaggio di componenti - vedi gli interni in cartongesso - la situazione è ulteriormente peggiorata». Fino a quando i Comuni potranno continuare a consumare suolo per fare cassa? «Fino a quando ci si renderà conto che la resa immediata è un boomerang: una volta incassati i soldi, devi spenderne di più per le urbanizzazioni». C'è proporzione fra crescita demografica e consumo del suolo? «L'estensione del costruito va ben oltre il reale bisogno di case in relazione con la crescita demografica. Il vero indicatore di crescita di un paese è il suo centro storico. Prendiamo un paese come Salò e vediamo di quanto è cresciuto il suo centro, considerando che è sostanzialmente rimasto immutato fino al dopoguerra. C'è una foto aerea fatta dagli americani nel 1945 che svela il cuore romano di Orzinuovi. Comuni con crescita demografica negativa fino al 50 per cento hanno moltiplicato di ben quattro volte il nucleo originario. Diminuiti gli abitanti e quindi le attività commerciali, è aumentato il costruito: come è possibile? La risposta è di carattere finanziario non demografico». In che misura questo consumo di suolo ha avuto conseguenze sulle infrastrutture? «Il Comune di Castenedolo ha un centro storico attorno all'8% della superficie costruita. Com'è possibile? Questo modo sconsiderato di consumare il suolo è iniziato negli anni Settanta. Oggi, tutto quel sistema infrastrutturale è da sistemare. Ho analizzato il patrimonio edilizio di alcuni comuni in rapporto ai metri quadrati di strada asfaltata, catalogando le strade primarie e quelle di quartiere e considerando che le prime hanno un ritmo di riasfaltatura decennale. Orbene, un paese come Roè Volciano, con quattrocentomila metri quadrati di superficie stradale asfaltata, esclusi i parcheggi, nel 2009 aveva a bilancio per la manutenzione ordinaria 40 mila euro». Questo nell'ordinario, poi c'è lo straordinario, come il terremoto. «Sappiamo che questa è una zona sismica. Nonostante ciò, non solo sono pochissime le strutture a norma, ma non c'è nemmeno una stima dei costi per mettere a norma le scuole. Ho analizzato una decina di comuni con cifre - milioni e milioni di euro - esorbitanti solo per la manutenzione. Una lottizzazione produce una gestione annuale non inferiore ai 6 mila euro l'anno. Il consumo di suolo è una scelta irreversibile e il costruito poi necessiterà di manutenzione».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 14 04/05/2014 Corriere della Sera - Brescia Pag. 7 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Rispetto ai «catastrofici» anni Settanta, cosa è cambiato? «Nulla. Si è continuato a costruire ex novo piuttosto che intervenire sull'esistente, col risultato di creare fatiscenze future». Qual è stata la causa maggiore di questa fatiscenza? «Un'edilizia povera, di materiali e di idee. Oggi questa edilizia dev'essere bandita». Quanto può influire l'attenzione al risparmio energetico? «Una casa in classe A, dal punto di vista del sistema è irrilevante. Due centimetri di isolante su un condominio è un beneficio per tutto l'ambiente». Quale potrebbe essere un incentivo per intervenire sull'esistente? «Considerare che se si interviene sul già costruito non si avranno i costi legati alle necessarie forniture, senza parlare delle implicazioni ambientali». Come ha influito la crisi? «Ha interrotto un andazzo sconsiderato, riconducendo a una filosofia in linea coi bisogni reali. La deviazione da questa filosofia che durava da millenni è arrivata con la tesaurizzazione del mattone: la casa come rendita finanziaria. Sono convinto che se l'economia ripartisse ora, ripartirebbe un'edilizia arrembante, per questo dobbiamo intervenire mettendo al centro la sostenibilità. Dobbiamo fare barriera contro il consumo di suolo. E questo non sarebbe un atteggiamento virtuoso, ma semplicemente necessario. Cosa faremo dell'invenduto? Delle costruzioni rimaste a metà? In Spagna sono iniziate le demolizioni. Credo che non ci sia via d'uscita nemmeno da noi». Cosa si augura? «Il ritorno alla qualità costruttiva, che un tempo era enormemente superiore, perché non disponeva di quell'energia utilizzata come compensazione. I caloriferi hanno fatto sottilette delle pareti. La disponibilità del calore a comando ha generato un pensiero distorto, funzionale solo al '900, incurante del futuro, delle generazioni successive. L'atteggiamento predatorio non è stato solo nei confronti del suolo, ma di ogni risorsa, in un circolo vizioso perverso che dobbiamo spezzare». © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 15 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 19 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'evento. Atteso alla fiera che si svolgerà dall'8 all'11 maggio il confronto con le istituzioni - Al centro le innovazioni di prodotto e i focus sulla ricerca Samoter e Asphaltica, piattaforma per il mondo ANTEPRIME Anche home theatre e mega stand per presentare le novità. E per le strade asfalti a bassa emissione fatti con pneumatici riciclati B. Ga.

Dall'8 all'11 maggio Verona diventa la capitale del settore del movimento terra e dell'edilcantieristica. La città ospita la 29^ edizione di Samoter, Salone internazionale triennale dedicato alle macchine da movimento terra, da cantiere e per l'edilizia (www.samoter.com); la rassegna, nata nel 1964 proprio a Verona, sarà affiancata da Asphaltica, Salone delle soluzioni e tecnologie per produzioni stradali, sicurezza e infrastrutture (www.asphaltica.it). Una manifestazione che trova il suo filo conduttore nella ricerca della sostenibilità della filiera delle costruzioni nella sua accezione più ampia, ovvero di responsabilità economica, sociale e ambientale. Obiettivo della manifestazione è anche offrire un'occasione di conoscenza, formazione e approfondimento. «Il Paese è a una svolta: deve decidere se vuole ancora un settore industriale, oppure se lasciare che vada definitivamente alla deriva. Noi ci crediamo, forti di 50 anni di storia, e le associazioni dei produttori con noi. Nord Africa, area del Mediterraneo, Est e Nord Europa sono le aree, con l'Italia, sulle quali stiamo investendo per l'incoming. Ma una grande attenzione è rivolta anche all'innovazione del prodotto e alla convegnistica», sottolinea il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. «L'edizione 2014 di Samoter - commenta Ettore Riello, presidente di Veronafiere - è ancor più strategica in quanto quest'anno, in un momento di crisi del comparto, è l'unico evento di settore in programma in tutta Europa. Come fiera il nostro compito è quello di essere una piattaforma per lo sviluppo del business delle aziende e con Samoter siamo impegnati su un doppio fronte: internazionale - con il presidio degli scenari più promettenti per il mondo del construction come Est Europa, bacino del Mediterraneo e area del Golfo - e interno - da sempre caratterizzato da un mercato di macchine molto specializzate a causa della particolare orografia del nostro Paese». Samoter rappresenterà anche l'occasione per un confronto tra il settore e il governo, in particolare con i ministeri dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e Trasporti e delle Politiche agricole e dell'Ambiente per identificare le aree di investimento e i piani di sviluppo per far ripartire il settore. A mostrare grande dinamicità è la ricerca: nel campo viario il focus sarà su pavimentazioni stradali più sicure e durevoli grazie ad applicazioni di geo-membrane bituminose e griglie in fibra di vetro; asfalti a bassa emissione, realizzati con pneumatici riciclati in grado di ridurre l'inquinamento acustico nei centri urbani e di resistere maggiormente all'usura; strade "intelligenti", con sistemi innovativi di monitoraggio in fibra ottica per il controllo delle grandi infrastrutture e monitoraggio geotecnico connesso ad eventi calamitosi. Non a caso l'8 maggio mattina, l'evento di apertura sarà la presentazione del progetto Siteb - Legambiente "La strada verde (Green road). I cambiamenti climatici e l'aumento dei flussi di traffico spingono verso la ricerca di maggiore durabilità delle strade, con la messa a punto di nuovi materiali, membrane, additivi e tecnologie innovativescelte. Sempre in campo ambientale, saranno protagoniste una serie di proposte indirizzate alla riduzione del rumore, delle emissioni e degli odori, temi di forte interesse per i cittadini. E se il 2014 può essere considerato l'anno delle "buche", non mancheranno ad Asphaltica tutti i nuovi materiali e le tecniche per riparare i danni causati dal maltempo e dalla carenza di una manutenzione programmata. La fiera veronese ospiterà anche anteprime e nuovi modelli: dalla giapponese Komatsu, che porta il nuovo escavatore cingolato prodotto nello stabilimento di Este (Padova) a Mercedes, che si presenta con uno stand di circa 500 metri quadri: il colosso tedesco esporrà tre veicoli della nuova gamma Arocs; i visitatori, previa prenotazione, saranno accompagnati con un pulmino in una vicinissima cava dove potranno usufruire di un test drive dei mezzi. Cifa punterà sulla gamma dei nuovi motori Euro 6, e sul fronte dei servizi alle aziende e della formazione attraverso la "Cifa Academy". Alla Terex anticipano la presenza fra l'altro della pala

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 16 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 19 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

gommata TL 120, un prodotto di nuovissima generazione, mentre VF-Venieri, azienda totalmente italiana, presenterà sei macchine della gamma idrostatica e Vermeer allestirà un vero e proprio home theatre per vedere all'opera i macchinari più imponenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ettore Riello Presidente Veronafiere «L'edizione 2014 è strategica, unico evento per il settore in programma a livello europeo» Giovanni Mantovani Direttore generale «Il Paese è a una svolta: deve decidere se vuole ancora mantenere in vita questa industria» LE DICHIARAZIONI

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 17 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 19 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Edilizia e movimento terra. Dalle categorie l'appello all'allentamento del Patto di stabilità e al fondo garanzia sui mutui Macchine edili verso il rilancio Avviate gare a sostegno del settore - Il mercato del recupero vale il 66% del totale LAVORI IN CORSO Il comparto attende risorse per manutenzioni straordinarie, riqualificazioni di scuole e ospedali, efficienza energetica

Katy Mandurino Qualcosa si muove, anche se il mercato delle costruzioni non è di certo uscito dalla crisi. I provvedimenti legislativi degli ultimi mesi e i programmi delle grandi stazioni appaltanti mostrano che c'è qualche segnale di dinamismo. A sostegno del settore sono in arrivo gare e provvedimenti: ferrovie, autostrade, ma anche ristrutturazione di edifici scolastici e opere nei piccoli comuni, sono i settori che nel corso dell'anno vedranno l'apertura del maggior numero di cantieri. L'analisi parte da un provvedimento atteso da anni, quello denominato "Piano dei 6mila campanili", che ha messo a disposizione fondi per i comuni con meno di 5mila abitanti. La prima tranche, assegnata con la procedura del click day, ha distribuito a 115 comuni i primi 100 milioni di euro, e altri 50 sono in corso di assegnazione con la seconda tranche, seguendo la graduatoria "a scorrimento". Complessivamente, lo stanziamento annunciato è di 1 miliardo di euro. I Comuni così possono sbloccare opere incagliate dai vincoli del Patto di stabilità e attivare lavori di cui beneficieranno soprattutto le piccole imprese di costruzione. Un effetto simile lo ha anche il Piano per l'edilizia scolastica. Il Governo ha assegnato 150 milioni di euro per i piccoli progetti di manutenzione delle scuole, attraverso graduatorie stilate dalle Regioni. Le politiche di riqualificazione urbana possono essere un buon driver per la ripresa del mercato: secondo il Cresme, oltretutto, nuova costruzione e opere pubbliche non torneranno comunque ai livelli pre crisi e già oggi il recupero vale il 66% del mercato. E che la direzione sia questa anche per il futuro è evidente pensando all'età del nostro patrimonio edilizio (nelle città le case con più di 40 anni sono mediamente il 76%), alla necessità di adeguamento alle normative europee relative all'impiantistica e alla richiesta di maggiore efficienza energetica. Federcostruzioni chiede il varo di un piano nazionale per la riqualificazione urbana basato anche sui Fondi europei 2014-2020. Ma non solo: «Se si dovesse scegliere di vincere la partita contro la crisi abbattendo il costo del lavoro e alleggerendo il peso fiscale sulle imprese - recita il rapporto 2013 -, l'effetto positivo ricadrebbe anche sul nostro settore. L'importante è che la scelta sia chiara e le risorse consistenti. Se verrà confermata la messa a regime degli incentivi fiscali per le opere di manutenzione straordinaria e l'efficienza energetica degli edifici, se si mettessero a disposizione 10 miliardi da liquidare alle imprese per debiti pregressi e 5 miliardi di investimenti per la manutenzione del territorio e per la riqualificazione di edifici pubblici, in primis scuole e ospedali, il 2014 potrebbe consentire di invertire il ciclo negativo avviando una nuova stagione. Il -4,5% di investimenti in termini reali previsto potrebbe diventare un +1,6%». La legge di stabilità per il 2014 contiene complessivamente 50 norme per le costruzioni. Impossibile elencarle tutte, ma tra le più attese per ridare fiato al mercato immobiliare c'è senza dubbio il fondo di garanzia sui mutui prima casa (200 milioni l'anno per il triennio 2014-2016). Ancora, da ricordare un allentamento del Patto di stabilità del valore di 1 miliardo per i pagamenti in conto capitale da parte di Comuni e Province entro i primi sei mesi del 2014. Sul fronte delle infrastrutture, Rete Ferroviaria Italiana ha previsto di bandire nel 2014 gare per 2,5 miliardi di euro. Una cifra suddivisa in 750 milioni per nuovi investimenti ( tra questi la velocizzazione della Catania- Siracusa, e l'ammodernamento della Messina-Palermo, ma anche opere nel nodo di Roma) e ben 1.310 milioni di euro per la manutenzione della rete. Entro la prima metà dell'anno andranno in gara anche le opere civili del secondo lotto costruttivo per il Terzo valico, per un valore di circa 500 milioni di euro mentre per la fine dell'anno è prevista la pubblicazione dell'avviso di preinformazione di BBT per il lotto Mules del Tunnel

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 18 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 19 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

del Brennero, opere che valgono circa 1,2 miliardi di euro. Sul fronte autostrade, entro l'anno apriranno i cantieri lungo tutta la tratta della Pedemontana Veneta e saranno liquidati lavori per non meno di 130 milioni di euro. Va ricordato che dal primo gennaio di quest'anno le Concessionarie autostradali debbono per legge affidare il 60% e non più il 40% dei lavori a terzi. Questo mette sul mercato, secondo i dati elaborati dal ministero delle Infrastrutture, circa 500 milioni in più rispetto al 2013. © RIPRODUZIONE RISERVATA Filiera delle costruzioni Produzione complessiva, andamento e previsioni 2013 e 2014. Variazione % in termini reali sull'anno precedente Fonte: Federcostruzioni Nota: dati di consuntivo dal 2009 al 2012; dati di previsione per il 2013 e 2014; esclusi Servizi Innovativi e Tecnologici 2009 2010 2011 2012 2013 2014 -2,9 -4,0 -7,3 -2,3 -2,0 -12,7 IN CIFRE 29 Edizioni A Verona dall'8 all'11 maggio ritorna l'appuntamento con Samoter (Salone internazionale triennale dedicato alle macchine da movimento terra, da cantiere e per l'edilizia), in programma con Asphaltica a Veronafiere 66% Percentuale Le politiche di riqualificazione urbana possono essere un buon driver per la ripresa del mercato: secondo il Cresme nuova costruzione e opere pubbliche non torneranno ai livelli pre crisi e già oggi il recupero vale il 66% del mercato 150 Milioni Il Governo ha assegnato 150 milioni di euro per i piccoli progetti di manutenzione delle scuole, attraverso graduatorie stilate dalle Regioni 40 Delegazione Imprenditori di aziende di medie e grandi dimensioni proveniente dall'Iraq saranno presenti in fiera per cercare alleanze e collaborazioni con il settore italiano delle costruzioni, dopo anni di isolamento dovuti alle vicende belliche 500 Metri quadri Ampiezza di alcuni stand, come quello di Mercedes e di Man: per far vedere mezzi di ultima generazione e di grandi dimensioni sono stati allestite zone di home theatre e perfino cave esterne per i test drive 4mila Stanze Resort e hotel di lusso stanno pianificando di espandere le proprie attività con nuove aperture in Indonesia per i prossimi anni. Il settore edilizio risulta particolarmente interessante anche in Vietnam, Thailandia e Singapore 450 Al Salone Le aziende del settore che hanno confermato la loro partecipazione alla fiera veronese Foto: Strade e ferrovie. Rfi ha previsto di bandire nel 2014 gare per 2,5 miliardi; entro l'anno apriranno i cantieri lungo la Pedemontana Veneta

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 19 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 20 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Congiuntura. Per il sesto anno consecutivo il mercato italiano è in flessione, ma l'inizio del 2014 mostra una ripresa del 20% Incentivi per i nuovi macchinari Santini (Unacea): «Il parco mezzi è obsoleto e i costi di produzione sono aumentati» INTERNAZIONALIZZAZIONE Si guarda all'estero per compensare il calo della domanda interna, ma le aziende italiane non ricevono aiuti all'export CONFRONTO NEGATIVO La produzione di calcestruzzo è in linea con i livelli di 40 anni fa, mentre altri Paesi della Ue sono tornati a quelli pre-crisi Barbara Ganz

P er il sesto anno consecutivo il mercato italiano delle macchine per costruzioni è in flessione. Nel 2013 sono stati immessi nel mercato 6.192 mezzi, con un calo del 18% rispetto al 2012. Nel dettaglio, le vendite di macchine movimento terra sono state 5.990 (-17%), 104 le macchine stradali (-32%) e 98 i macchinari per il calcestruzzo (-53%). Ma il dato complessivo nasconde dinamiche che lasciano pensare a una svolta: se si confronta il solo quarto trimestre del 2013 con lo stesso periodo del 2012, la contrazione si riduce allo 0,8 per cento. E «i primi quattro mesi di quest'anno, stando alle rilevazioni che svolgiamo a livello europeo sui vari mercati dell'Unione - dice Enrico Prandini, vicepresidente di Unacea, Unione nazionale aziende construction equipment & attachments - evidenziano una ripresa del 20% rispetto allo stesso periodo del 2013. Questo dato potrebbe significare che abbiamo raggiunto il punto più basso del ciclo e che la ripresa potrebbe consolidarsi». Se questa circostanza si verificherà, «dipende essenzialmente dai segnali che verranno dal governo in materia di rilancio delle opere pubbliche e dei lavori di contrasto al dissesto idrogeologico - osserva Prandini - . Per risollevare il comparto dell'edilizia residenziale sarebbe inoltre fondamentale rivitalizzare le compravendite immobiliari mediante incentivi mirati». La produzione complessiva nazionale di macchine per costruzioni è stata di circa 2.500 milioni di euro nel 2013, invariata rispetto al 2012, e per il 2014 ci si attende un timido segnale positivo: l'Italia copre l'intera gamma di prodotto, e il settore impiega circa 6mila persone direttamente, con un indotto di ulteriori 30mila unità lavorative. Anche in questo caso, il fattore estero si dimostra decisivo: «I produttori italiani - dice Enrico Santini, presidente di Unacea - stanno investendo energie enormi sull'internazionalizzazione, per compensare quanto più possibile le perdite di mercato interno con le esportazioni, ma su questo versante non competono ad armi pari con le aziende localizzate negli altri principali paesi d'Europa e del mondo che beneficiano di aiuti e sostegni all'export che in Italia per il nostro settore non esistono». Una situazione che porta allo scoperto anche altre complessità, a cominciare dalla necessità di pensare a un sistema che premi il rinnovo dei mezzi, per non compromettere le aspettattive di ripresa: «Sarebbe necessario che le istituzioni italiane e dell'Unione prevedessero misure premiali per chi acquista macchine e attrezzature di ultima generazione - sottolinea Santini -. Solo in questo modo si eviterebbe il paradosso attuale, fatto di un'industria che produce macchine d'avanguardia, mentre il parco circolante continua a esser connotato da obsolescenza e da molti mezzi inquinanti che vanificano gli obiettivi di tutela dell'ambiente e di sicurezza presenti nelle direttive europee. Tali misure sono rese ancora più imprescindibili dal fatto che, per realizzare una macchina nel rispetto delle nuove normative europee, bisogna sostenere costi di produzione che possono superare anche del 16% quelli precedenti. Con un'economia in stato di crisi, di conseguenza, è ovvio che in mancanza di provvedimenti di sostegno all'acquisto di mezzi nuovi la potenziale ripresa di mercato venga ben presto disattesa». Non solo: «Il mercato dei macchinari per il calcestruzzo - dichiara Davide Cipolla, consigliere di Unacea con delega alle attività di questo gruppo merceologico - è vicino allo zero assoluto. Il mercato dell'edilizia e delle opere pubbliche è sostanzialmente fermo e questo incide pesantemente sui livelli di produzione delle imprese di macchinari. La produzione di calcestruzzo è in linea con i livelli di 40 anni fa e anche le vendite di macchinari in termini di unità sono allineati a quel periodo storico. Occorre una presa di coscienza seria da parte delle istituzioni: c'è un intero settore che sta andando in asfissia. Per fortuna la crisi non è uguale

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 20 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 20 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ovunque nell'area europea, e le imprese italiane riescono a compensare in parte il calo del fatturato esportando in altri Paesi, che sono già tornati a livelli di mercato pre-crisi». La svolta a livello nazionale, però, sembra farsi ancora attendere: «Mentre a livello mondiale il mercato delle costruzioni dovrebbe mostrare un'accelerazione, con una crescita del 3,6% rispetto al +3% del 2013 - spiega Luca Agolini, senior economist di Prometeia - lo scenario dell'edilizia in Italia rimane improntato alla debolezza. La fase recessiva degli investimenti in costruzioni, pur in progressiva attenuazione, si arresterà verosimilmente solo a fine 2014, in un contesto in cui la flessione complessiva (-1.6%) dovrebbe risultare limitata solo dalla performance positiva dell'attività di riqualificazione; all'opposto, dal principale driver che è rappresentato dalle infrastrutture, ci attendiamo una nuova flessione, pur se più contenuta rispetto al -8% del 2013. L'appuntamento con la (debole) ripresa delle costruzioni, che dovrebbe aggirarsi su quota +0,2%, è quindi rimandato al 2015». © RIPRODUZIONE RISERVATA Unità vendute nel periodo gennaio-dicembre I dati sulla produzione Escavatori cingolati Escavatori gommati Pale gommate Terne 4 ruote sterzanti Terne rigide Terne articolate* Miniescavatori Minipale compatte Minipale compatte cingolate Dumper articolati Sollevatori telescopici TOTALE MACCHINE MOVIMENTO TERRA Rulli Vibrofinitrici Tot. macchine stradali Macchinari per il calcestruzzo** (*) Inizio rilevazione: 2012; (**) Autobetoniere, pompecarrellate, pompeautocarrate, betonpompe, impianti, spritzbeton Fonte:Produttori e importatori di macchine per costruzioni TOTALE MACCHINE PER COSTRUZIONI 7.553 6.176 -18 Foto: Nel 2015. Si dovrà attendere il prossimo anno per un vero recupero nel mercato delle costruzioni Foto: Unità vendute nel periodo gennaio-dicembre 2013 Foto: - (*) Inizio rilevazione: 2012; (**) Autobetoniere, pompe carrellate, pompe autocarrate, betonpompe, impianti, spritzbeton Fonte: Produttori e importatori di macchine per costruzioni

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 21 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 20 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Gli effetti. La recessione ha colpito duramente Edilizia, una terapia shock per invertire la tendenza IN DISCESA Dal 2008 in Italia gli investimenti si sono ridotti del 30%, in controtendenza solo le riqualificazioni straordinarie (effetto bonus) IN VENETO La crisi è arrivata con un anno di anticipo: solo nel 2013 persi 19mila posti di lavoro e le aziende si ritrovano indebolite e rimpicciolite B. Ga.

I n sei anni, dal 2008 al 2013, gli investimenti in costruzioni hanno subìto una riduzione del 30%, che li porta al livello del 1967, con un unico dato positivo che riguarda la manutenzione straordinaria a quota +16,5 punti, segno che lo stimolo derivante dagli incentivi fiscali legati a riqualificazione ed efficientamento energetico funzionano. Per la nuova edilizia abitativa il calo è del 53,9%, per le opere pubbliche del 45,2 per cento. In un panorama che non mostra segnali di inversione di tendenza, il Veneto, una delle regione con più alto tasso di imprese edili - dove il settore ha iniziato a soffrire con un anno di anticipo rispetto alla media nazionale - non fa meglio e perde ulteriore terreno, tanto che il presidente dell'Ance regionale, Luigi Schiavo, chiede una terapia shock. «È in atto una grave destrutturazione delle aziende edili del Veneto - spiega -. La costante emorragia di investimenti, che si protrae da 26 trimestri consecutivi, ha reso le imprese del settore più piccole, meno competitive, più esposte alla fuoriuscita di capitale umano. Il rischio così è quello di affrontare con le armi spuntate le sfide della "nuova edilizia", orientata agli investimenti innovativi, e di perdere terreno nei confronti delle imprese di altri territori». I dati dicono che proprio qui l'intensità della caduta è addirittura aumentata nell'anno che si è concluso. Solo nel 2013 si sono persi 19mila lavoratori (in cinque anni si arriva a 53.800 unità) con 304 fallimenti di imprese (+17%) e un calo di investimenti di circa 600 milioni di euro (-6,6%). E l'indicatore complessivo delle costruzioni nello stesso arco di tempo segna -34,3 per cento. La crisi economica generalizzata non basta a spiegare: «Non è solo una questione di congiuntura, il settore - prosegue Schiavo - è stato appesantito da una tassazione iniqua e scelte di politica economica miopi, che hanno sostenuto sprechi e cattiva gestione della pubblica amministrazione». Così, dal 1990, le risorse destinate a nuove infrastrutture sono crollate del 61,2%, mentre la spesa per la gestione degli enti locali è aumentata di oltre il 30 per cento. Anche qui gli incentivi fiscali hanno prodotto un effetto: con 72mila istanze, proprio il Veneto è la regione più attiva nell'utilizzo di questo strumento. Ma la Banca d'Italia segnala che non si arresta la caduta dei mutui per investimenti in costruzioni; fra il 2007 e il 2013, un taglio di oltre 12 miliardi per le imprese, quasi 10 per le famiglie: secondo il rapporto Ance sull'industria delle costruzioni, praticamente l'aggiustamento dei bilanci bancari è avvenuto quasi esclusivamente a spese del settore, sia in Italia che in Veneto. E nonostante le misure prese nel corso del 2013, i ritardi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni hanno continuato a creare una situazione di forte sofferenza, tanto che il tema resta una delle priorità per poter guardare alla ripresa. Una ripresa alla quale non sembra bastare quanto deciso nella Legge di Stabilità 2014, che «è apprezzabile nelle scelte, ma si caratterizza per l'esiguità delle risorse stanziate per le infrastrutture rispetto alle reali esigenze del Paese». Ecco perché la terapia non può che essere «uno shock di investimenti sulla salvaguardia del territorio, sull'edilizia scolastica, sulla riqualificazione delle città e dei centri storici oltre che sulle manutenzioni», necessario «per invertire la tendenza - sottolinea il presidente dell'Ance Veneto - e salvaguardare un comparto sul quale insiste il 20% del Pil del manifatturiero regionale». Nel 2010, l'accordo tra ministero dell'Ambiente e Regione Veneto aveva portato allo stanziamento di 45 milioni per 46 interventi, «ma nessuna opera finanziata da fondi governativi risulta oggi completata e i lavori sono in corso solo per il 3% del valore dei progetti. Ci sono troppe frammentazioni delle competenze e bisogna fare chiarezza sulle risorse disponibili. Dopo l'apertura dell'Europa - conclude Schiavo - sul Patto di

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 22 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 20 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

stabilità, il governo non ha più alibi: adesso indichi gli strumenti e i tempi per sbloccare le risorse e individui una cabina di regìa che renda effettivi e immediati gli investimenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI IN ITALIA Al netto dei costi per trasferimento di proprietà Così il comparto Costruzioni Abitazioni - nuove* - manutenzione straordinaria* Non residenziali - private* - pubbliche* (*)Stime Fonte:Elaborazione Ance su dati Istat INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI IN VENETO Al netto dei costi per trasferimento di proprietà 2013 (milioni di euro) 2008 2009 Costruzioni 13.526 -5,0 -10,5 Abitazioni 7.437 -2,2 -11,8 - nuove costruzioni 2.855 -4,7 -21,4 - manutenzioni straord. e recupero 4.582 1,3 0,8 Costruzioni non residenziali private 4.040 -6,7 -9,2 Costruzioni non residenziali pubbliche 2.049 -10,0 -9,3 Fonte: Elaborazione Ance - Ance Veneto OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI IN VENETO Variazione assoluta quarto trimestre 2013 rispetto al quarto trimestre 2008 Nota: Rilevazione continua sulle forze dilavoro Fonte:Elaborazione Ance su dati Istat (Ateco 2007) -47.200 (-35,3%) -6.600 (-8,7%) -53.800 (-25,7%) Dipendenti Indipendenti Totale occupati Foto: INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI IN ITALIA Al netto dei costi per trasferimento di proprietà Foto: INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI IN VENETO Al netto dei costi per trasferimento di proprietà Foto: OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI IN VENETO Variazione assoluta quarto trimestre 2013 rispetto al quarto trimestre 2008 Foto: - Nota: Rilevazione continua sulle forze di lavoroFonte: Elaborazione Ance su dati Istat (Ateco 2007)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 23 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 20 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Sinergie. A Verona delegazione di 40 operatori Imprese irachene in cerca di alleanze OPPORTUNITÀ Si va dal settore civile alle infrastrutture: strade, ferrovie e aeroporti hanno bisogno di essere ammodernati B. Ga.

U na delegazione ufficiale di oltre 40 operatori, composta da imprenditori di medie e grandi imprese: il settore delle costruzioni iracheno guarda con interesse alle macchine da cantiere e per l'edilizia europee, e alla produzione italiana in particolare. Ai saloni Samoter e Asphaltica, farà tappa la missione organizzata in collaborazione con Unido, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo industriale, che opera dal 2007 in Iraq. Unido ha partecipato alla creazione di quattro centri per lo sviluppo dell'imprenditoria attraverso i quali ha messo a disposizione delle imprese locali sia attività di formazione che servizi di consulenza, advisoring e monitoring, unendo alle attività svolte direttamente sul posto iniziative di e-learning. «Dopo anni di isolamento dovuti alle vicende belliche - spiega Ygor Scarcia, che segue per Unido le attività in Iraq - è un'occasione imperdibile per toccare con mano lo stato dell'arte della tecnologia nel settore delle costruzioni che è molto vivace nel Paese. E gli iracheni hanno una predilezione per l'Italia, al punto che le richieste di collaborazione e partnership con imprese italiane da parte loro sono superiori alle offerte. Le imprese che visiteranno Samoter e Asphaltica hanno esigenze diverse, ma nella sostanza sono alla ricerca sia di partnership con aziende italiane, ad esempio per diventare importatori e distributori per l'Iraq, che di occasioni per acquistare macchinari e tecnologia. A differenza di quanto si possa immaginare nel Paese ora è possibile operare con una buona sicurezza». Le opportunità spaziano dal settore civile alle infrastrutture; strade aeroporti e ferrovie necessitano di ammodernamenti, e il governo ha in programma la costruzione di un porto sul Golfo Persico. Le aree più promettenti sono quelle del nord, che ha come capoluogo Erbil, e la zona meridionale attorno a Nassiriya e Bassora. «Proprio a Nassiriya la locale Camera di commercio ha creato un Italian business center - spiega Scarcia - un ufficio dedicato agli imprenditori italiani che vogliano fare affari in Iraq e collaborare con aziende locali. Sarebbe un peccato sottovalutare queste possibilità lasciando il campo libero alla concorrenza di imprese tedesche e francesi che già si muovono con disinvoltura». Sul fronte delle garanzie ai crediti maturati in Iraq le imprese che avviano joint venture con aziende locali possono contare sul supporto al credito della cooperazione italiana. Il sistema bancario iracheno è ancora poco strutturato, ma le imprese si appoggiano a banche straniere ritenute affidabili. Non esistono problemi di dazi sui macchinari importati, anche se è bene verificare caso per caso. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 24 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 21 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Internazionalizzazione. Occasioni di business anche negli Stati Uniti e segnali positivi arrivano dall'Est Europa Alla conquista di Africa e Indonesia Dall'11 al 14 dicembre Samoter con il brand Marmomacc debutterà al Cairo IN LEGGERA FLESSIONE Secondo i dati della tedesca Vdma, tra i Paesi in espansione si registrano rallentamenti in Brasile, India e Cina Katy Mandurino

Samoter si prepara a conquistare l'Africa e il Medio Oriente. Dall'11 al 14 dicembre prossimi il salone di Veronafiere, assieme al brand Marmomacc, che a livello internazionale registra già un notevole successo, sarà a Il Cairo con l'inedito appuntamento MS Africa & Middle East. «L'Egitto si conferma uno dei partner commerciali più rilevanti per l'Italia nell'area del Mediterraneo: primo in Europa e terzo a livello mondiale - ha commentato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani -. Come Veronafiere, saremo il primo operatore internazionale presente a Il Cairo il prossimo autunno con questo nuovo appuntamento fieristico nel comparto del building. Così, apriremo una finestra anche per ulteriori partnership in settori per noi strategici come l'agricoltura, l'agrimeccanica e il food». Oltre all'Egitto, se si guarda all'area del Medio Oriente, è interessante focalizzare l'attenzione su un Paese fino ad oggi poco considerato, l'Iran. Negli ultimi anni, il nuovo governo di Hassan Rohani, nonostante l'embargo economico sia ancora formalmente in vigore, ha cercato di aprire a migliori relazioni politiche, ma soprattutto economiche con l'Europa. C'è una forte volontà di attrarre investimenti e imprese europee nel Paese e quelle del settore costruzioni sono tra le più ambite. L'Iran ha un piano di sviluppo delle infrastrutture (ferrovie, porti e autostrade) molto significativo e parallelamente ha un assoluto bisogno di sviluppare l'edilizia residenziale. Secondo l'Iran Imports Books, tra i macchinari più richiesti figurano scavatrici, gru e macchine movimento terra. Ma l'Egitto, con l'Africa, e il Medio Oriente non sono gli unici mercati di espansione per i settori delle macchine italiane per il movimento terra, da cantiere e per le infrastrutture stradali. Una analisi sui mercati più promettenti e interessanti dice che la Russia nei prossimi anni sarà tra i principali obiettivi per due ragioni: da un lato la Federazione russa ha la necessità di potenziare e modernizzare la rete stradale, dall'altro la produzione delle imprese locali è assolutamente inadeguata, per volumi e qualità, alla richiesta. Oggi l'import domina il mercato russo: nei primi sei mesi del 2013 le importazioni (in termini monetari) hanno raggiunto l'83,2% del mercato. Parliamo di oltre 130 miliardi di rubli. Sempre ad Est, segnali positivi si registrano anche in Romania, dove il numero delle case in costruzione, dopo quattro anni consecutivi di calo, è di nuovo in aumento. Nel 2013 a Bucarest, per esempio, la crescita è stata di oltre il 16%. Anche sul fronte delle infrastrutture stradali e autostradali la Romania ha in programma investimenti per circa 1,5 miliardi di euro nei prossimi mesi con una necessità di finitrici, livellatrici e rulli. In generale, anche secondo le rilevazioni dell'Associazione tedesca dei costruttori di macchine da Costruzione, la VDMA, si registra una leggera flessione di domanda in Brasile, India e Cina, mentre il mercato dà segnali incoraggianti non solo in Medio Oriente ma anche negli Stati Uniti e in Canada, oltre che in Indonesia. Se guardiamo all'Europa, le previsioni non si discostano molto da quelle degli anni scorsi. Germania, Francia, Svizzera e Nord Europa, sembrano essersi lasciati alle spalle gli anni bui, mentre rimangono delle perplessità sulla reale ripartenza delle costruzioni in Portogallo e Spagna. In ogni caso, i costruttori tedeschi sono moderatamente ottimisti, visto che Vdma afferma di aver registrato, dall'inizio dell'anno, un aumento degli ordini nell'ordine del 7 per cento. Interessante l'espansione in Indonesia. I Paesi ASEAN (Association of South East Asian Nations) che assommano una popolazione di oltre 550 milioni di persone tra Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania, oggi Myanmar, e Cambogia, crescono ad un tasso annuale del 5% con investimenti anche stranieri in crescita. In particolare, i Paesi più sviluppati del gruppo, come Singapore e Burnei, hanno visto crescere l'industria edilizia in maniera esponenziale. L'Asean Business News riporta che il settore privato ha continuato a

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 25 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Samoter focus Pag. 21 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

dominare l'attività edile della regione con un aumento di quota di quasi il 70% nel primo quadrimestre del 2013. Resort e hotel di lusso stanno decidendo di espandere le proprie attività con l'apertura di più di 4mila stanze in Indonesia per i prossimi anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte:OffHighwayResearch Foto: Aumentano i cantieri. In Africa sta crescendo velocemente il mercato delle costruzioni di strade, strutture pubbliche e abitazioni private (nella foto, la costruzione, nel marzo scorso, del centro congressi di Kigali in Ruanda) Foto: IL TREND DELLE VENDITE NELLE AREE MONDIALI... In unità. Prospetto fino al 2018 Foto: ...E DELLA PRODUZIONE NELLE AREE MONDIALI In unità. Dati fino al 2013 Foto: - (*) previsioniFonte: Off Highway Research

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 26 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 25 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Reddito d'impresa. Può essere esclusa dal calcolo la partecipazione in aziende estere con ricavi superiori a quelli presunti Il bilancio «pesa» sull'operatività Capitalizzazioni e ammortamenti decisivi nel risultato del test sulle società di comodo Gian Paolo Ranocchi

Dati di bilancio decisivi per il test sulle società di comodo. Le valutazioni adottate nel rendiconto del 2013 governano sia il test sui ricavi (non operative) sia quello per il reddito minimo (non operative e in perdita sistematica). In vista di Unico 2014 (e della maxitassazione al 38% che ne può derivare) occorre, quindi, fare il punto della situazione per una corretta gestione del prospetto nel quadro RS. I beni immateriali In quest'ambito rilevano sia i beni giuridicamente tutelati sia i costi a utilità pluriennale. Così la decisione di capitalizzare determinati costi (per esempio le spese di pubblicità) si riflette sui test previsti dall'articolo 30 della legge 724/1994, visto che le voci in questione rilevano per il 15% sui ricavi minimi e il 12% in merito al reddito minimo. Per i beni tutelati giuridicamente va assunto il valore storico mentre i costi a utilità pluriennale rilevano in base al valore residuo (netto ammortamenti). Rientrano nel test anche i costi pluriennali per le ristrutturazioni su beni di terzi e l'avviamento. Immobilizzazioni materiali Nei test per le comodo, le immobilizzazioni materiali si dividono in due gruppi: gli immobili e le altre immobilizzazioni. Per tutti i beni materiali il costo va assunto al lordo delle quote di ammortamento già dedotte, ragguagliando i valori al periodo di possesso per i beni acquisiti nell'anno. Rilevano quindi anche i beni integralmente ammortizzati laddove siano ancora in uso (compresi i beni di valore inferiore ai 516,46 euro e a condizione che non siano stati spesati come beni di consumo). Per le Entrate nel computo dei ricavi e del reddito minimo vanno considerate anche le aree su cui insistono i fabbricati e i veicoli a prescindere dai limiti alla deducibilità previste dall'articolo 164 del Tuir (circolare 25/E/2007). La posizione sulle auto, però, presenta aspetti problematici. Se per gli immobili, infatti, la componente area assume natura di costo fiscalmente riconosciuto sebbene non ammortizzabile, l'articolo 164 del Tuir disconosce per le auto sul piano fiscale la componente di costo eccedente quella di legge. Seguendo la linea dell'Agenzia, un'auto aziendale del costo di 50mila euro consente la deduzione di ammortamenti per 904 euro e determina, in tema di società di comodo, 7.500 euro di ricavi minimi e 6mila euro di reddito minimo. I beni rivalutati assumono rilievo nei test dal periodo d'imposta in cui la rivalutazione ha efficacia fiscale. In Unico 2014 incide la rivalutazione degli immobili del 2008. La scelta in bilancio sui contributi in conto impianti ha effetti diversi nel calcolo dei ricavi e del reddito minimo: e il contributo imputato a decurtazione del costo del bene riduce la base di calcolo; r se il contributo è riscontato, invece, i proventi che transitano per quote nella voce A5 concorrono alla verifica del superamento dei ricavi minimi. Titoli e assimilati Le quote possedute rilevano nei test di operatività e di redditività a prescindere che siano classificate tra l'attivo circolante o le immobilizzazioni finanziarie. Ciò in deroga rispetto ai beni materiali dacomputare a condizione che, in base a corretti principi contabili, siano iscritti tra le immobilizzazioni. Nei test per le comodo entrano anche le partecipazioni che possono fruire della Pex, quelle in società di persone e in società estere. Sono irrilevanti, invece, le azioni proprie possedute. La rilevanza delle partecipazioni estere nei test per le comodo è stata affermata dalla circolare 44/E/2007 e dalla risoluzione 331/E/2007. Si ritiene comunque che anche per le partecipazioni estere possa valere la disapplicazione parziale prevista dalla lettera e) del provvedimento del 14 febbraio 2008. Quindi se la società estera è operativa (in quanto supera il test sui ricavi), il relativo valore può essere autonomamente escluso dal computo.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 27 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 25 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

I componenti positivi Anche i componenti positivi da considerare nella verifica del test di operatività sono quelli effettivi in quanto desumibili dal conto economico. Nel riscontro dei test dei ricavi e dei proventi minimi sono irrilevanti le componenti positive straordinarie per cui l'allocazione delle stessi nella voce A5 o E21 può risultare decisiva per il superamento o meno del test di operatività. Restano sempre irrilevanti, invece, gli incrementi di immobilizzazioni per lavori interni risultanti dalla voce A4 del conto economico. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE IMMOBILIZZAZIONI Partecipazioni Terreni Fabbricati Fabbricati in costruzione Impianti Macchinari Mobili e macchine per ufficio Autovetture LE ENTRATE Ricavi BENI RILEVANTI Titoli e crediti IMMOBILI Terreni Fabbricati Totale ALTRE IMMOBILIZZAZIONI Impianti Macchinari Mobili e macchine per ufficio Autovetture Immobili Altre immobilizzazioni Totale ricavi presunti Veri ca dell'operatività e determinazione del reddito imponibile minimo dei soggetti di comodo Ricavi presunti Percentuale Percentuale Ricavi effettivi Reddito presunto Agevolazioni Variazioni in aumento Totale 1,50% 2 ,00 5 ,00 3 ,00 Valore medio Valore dell'esercizio RS117 Titoli e crediti RS123 RS124 1 ,00 4 ,00 6% 2% RS118 Immobili ed altri beni ,00 ,00 4,75% 15% 1% 12% 4% 0,9% RS121 Altre immobilizzazioni ,00 ,00 RS122 Beni piccoli comuni ,00 ,00 RS119 Immobili A/10 ,00 5% ,00 RS120 Immobili abitativi ,00 4% ,00 3% 3 ,00 2 ,00 1 ,00 RS125 Reddito imponibile minimo ,00 RS116 1 Esclusione 3 Soggetto in perdita sistematica 2 Disapplicazione società non operative Imposta sul reddito 4 IRAP 5 IVA 6 7 INTERPELLO Casi particolari Start-up Impegno allo scioglimento 750.000 357.800 5 98.670 99.107 L'esempioA CURA DI Mario Cerofolini 01|LA SITUAZIONE PATRIMONIALE 8Gamma Srl ha iniziato nel 2012 i lavori di costruzione di una nuova palazzina da adibire a uffici. Le partecipazioni detenute riguardano una società non di comodo 8La società presenta la seguente situazione patrimoniale ed economica nel triennio di riferimento (i ricavi dichiarati sono riassunti nella seconda parte della tabella) 8Per semplicità di esposizione si ipotizza che i valori indicati con riferimento ai cespiti acquistati nell'anno siano già ragguagliati al periodo di possesso 02|L'IDENTIFICAZIONE DEI BENI RILEVANTI 8La società procede all'identificazione dei beni da utilizzare per eseguire il test di operatività suddividendoli nelle diverse categorie 8Le partecipazioni non vengono considerate: in base a quanto previsto dalla lettera e) del provvedimento delle Entrate del 14 febbraio 2008 si può beneficiare della specifica causa di disapplicazione parziale 8Nella voce immobili non viene considerato il fabbricato in corso di costruzione mentre rileva il valore del terreno sul quale insiste il fabbricato di proprietà 8Le autovetture vengono valorizzate sulla base del costo storico senza considerare le limitazioni alla deducibilità dei relativi costi previste dall'articolo 164 del Tuir 03|IL TEST DI OPERATIVITÀ 8La società procede al calcolo dei ricavi presunti sulla base dei beni rilevanti 8I ricavi medi del triennio sono superiori a quelli presunti e pertanto la società risulta operativa 04|LA COMPILAZIONE DEL PROSPETTO IN UNICO 2014 8La società provvederà a compilare il prospetto indicando: i valori medi di riferimento al rigo RS 118 per gli immobili e al rigo RS121 per le altre immobilizzazioni 8Il valore delle partecipazioni non andrà invece indicato al rigo RS117 in virtù della causa di esclusione parziale di cui alla lettera e) del provvedimento del 14 febbraio 2008 8Tale situazione andrà indicata al rigo RS116 colonna 2 inserendo il codice «5» Gli effetti del test di operatività e la compilazione di Unico

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 28 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Providenza professioni focus Pag. 31 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La vigilanza. Attivato un tavolo tecnico per la definizione di progetti che destinino alla crescita quote del risparmio Patrimonio da mettere in circolo CAMBIO DI PASSO Utilizzare la finanza per favorire l'economia è un'opzione necessaria dopo la crisi del modello degli ultimi anni CULTURA DA CONSOLIDARE Oggi risulta iscritto a forme di previdenza complementare solo un quarto degli occupati con un evidente divario rispetto ad altri Paesi europei La commissione parlamentare di controllo ora ha anche funzioni di indirizzo Lello Di Gioia

Ritengo appropriata e condivisibile la scelta delle tematiche che costituiranno oggetto di approfondimento nel corso dell'incontro «Forum in Previdenza» previsto per il prossimo 8 maggio, intendendosi con le stesse fare il punto sul ruolo che la previdenza dei liberi professionisti può avere nel sostegno all'economia nazionale. In relazione a ciò intendo peraltro evidenziare, con riferimento alla attività di controllo politico effettuata dalla Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, che ho l'onore di presiedere, come la stessa abbia visto recentemente accresciute le proprie competenze, essendo ora alla stessa attribuita (in virtù delle innovazioni apportate con la legge 27 dicembre 2013, n. 147 - legge di Stabilità per il 2014) una funzione di vigilanza non solo meramente contabile sull'equilibrio delle gestioni previdenziali, ma estesa anche per ciò che concerne la coerenza di politiche di investimento che vadano nella direzione di contribuire al finanziamento e sostegno del settore pubblico allargato e quindi allo sviluppo del sistema Paese. È evidente peraltro come una tale novella legislativa sia andata anche nella direzione di rafforzare quella che deve essere una funzione propositiva e di impulso che la Commissione deve avere nei confronti del potere legislativo in primis, ma anche di quello esecutivo. È in tale ottica quindi che va vista l'iniziativa che come Commissione abbiamo recentemente inteso intraprendere, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su «funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato, alla luce della recente evoluzione normativa ed organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare» attraverso l'attivazione di un «Tavolo tecnico» - composto da rappresentanti dei ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali, dell'Economia e delle finanze, delle Infrastrutture e dei trasporti, dello Sviluppo economico, personalità del mondo accademico e le istituzioni del settore, tra cui anche l'Adepp - finalizzato a promuovere (in assoluta sinergia con i soggetti interessati e nell'ambito dell'autonomia gestionale agli stessi riconosciuta) iniziative politico-istituzionali per l'avvio di progetti che permettano l'impiego di una quota dei patrimoni delle Casse previdenziali e dei fondi pensione in programmi di investimento pubblici atti a sostenere iniziative per lo sviluppo infrastrutturale ed economico del Paese in settori strategici quali l'innovazione tecnologica, le fonti di energia sostenibili, la ricerca, il rilancio di aree industriali in crisi, le Pmi, i programmi di edilizia abitativa e scolastica. Ciò al fine di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla natura ambivalente del risparmio previdenziale che - oltre ad assolvere alla prioritaria funzione di strumento di sicurezza sociale - può rappresentare anche un veicolo «virtuoso» di investimento del risparmio, capace di immettere le risorse gestite nel circuito economico e produttivo a sostegno del sistema Paese. L'idea di fondo è quella di utilizzare il risparmio previdenziale del secondo pilastro come un'importante risorsa per favorire lo sviluppo del Paese. L'ipotesi di impiegare tale importante risorsa finanziaria per sostenere lo sviluppo del Paese risponde all'esigenza di utilizzare la finanza per favorire la crescita dell'economia reale, opzione particolarmente necessaria dopo la crisi dell'economia mondiale, largamente ascrivibile alla crisi del modello di capitalismo finanziario degli ultimi anni. Si rende infatti assolutamente necessario e doveroso che - a fronte di segnali che farebbero sperare l'avvio di una tendenza di ripresa economica sia per il nostro Paese che per l'area euro in generale - ogni soggetto politico a qualsiasi titolo coinvolto (a maggior ragione se di natura istituzionale) faccia la propria parte. La Commissione si propone di definire e offrire al Parlamento specifiche linee di indirizzo che siano in grado di

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 29 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Providenza professioni focus Pag. 31 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

valorizzare il ruolo del risparmio previdenziale come vero e proprio strumento di politica economica, in un quadro di garanzie fornite dallo Stato per assicurare la certezza degli investimenti e la loro adeguata remuneratività, oltre che nel rispetto delle normative comunitarie in tema di aiuti di Stato. Tale impostazione, del resto, è in piena sintonia con le tendenze normative in atto nell'Unione europea, che, come illustrato nel Piano della Commissione europea per soddisfare le esigenze di finanziamento a lungo termine dell'economia europea del 27 marzo 2014, sono finalizzate a incentivare le forme di finanziamento a medio-lungo termine dell'economia reale utilizzando gli investimenti finanziari, segnatamente con l'uso dei Fondi pensione. Parallelamente a tale cammino di valorizzazione della funzione economica della previdenza dei liberi professionisti (a cui ritengo dovrà seguire un intervento chiarificatore volto a legittimarne l'autonomia e configurazione privatistica come definita dai decreti legislativi 509/1994 e 103/1996, nonché una maggiore razionalizzazione dell'attuale sistema dei controlli), si impone peraltro per il nostro Paese - nell'ambito di un modello pensionistico integrato - anche consolidare quella che ancora risulta essere una carente «cultura della previdenza complementare», tenuto conto che nel 2012 i lavoratori iscritti a forme di previdenza complementare erano circa 5,8 milioni (ossia solo un quarto del totale degli occupati, secondo i dati desunti dall'ultima relazione della Covip), con un evidente divario tra le situazioni presenti in altri Paesi dell'area Euro, come ad esempio Francia e Paesi Bassi in cui l'utilizzo di un tale strumento risulta obbligatorio, mentre nel Regno Unito arriva a presentare una configurazione tale da poter essere addirittura sostitutivo del 1° pilastro. Si rende quindi necessario per il nostro Paese superare tale ritardo, anche suggerendo modifiche alla disciplina recata dal Dlgs 252/2005 e incentivi fiscali per favorire l'impiego del risparmio previdenziale in iniziative a sostegno dell'economia reale del Paese, in maniera da poter conseguire la definizione di un modello pensionistico in cui la previdenza complementare, caratterizzata dal ricorso a strumenti di mercato quali i fondi pensione, possa realmente assicurare una gestione ottimale delle risorse reperite nel risparmio privato e finalizzate all'erogazione di prestazioni pensionistiche aggiuntive, oltre a essere ulteriore veicolo di investimento capace di immettere le risorse gestite nel circuito economico e produttivo. In questo come in altri filoni conoscitivi che la Commissione intenderà intraprendere sarà essenziale il contributo di idee e proposte provenienti dai soggetti direttamente coinvolti; ed è in tal senso che ribadisco l'importanza offerta da giornate di studio come quella di «Forum in Previdenza», in quanto sedimentano - al di fuori di appuntamenti più propriamente «istituzionali» - quella che deve essere una fattiva e reciproca convergenza di interessi dei vari «attori co-protagonisti» del «fare sistema» per lo sviluppo del Paese. Presidente Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di Previdenza e Assistenza sociale Spesa pubblica e privata per contributi pensionistici in alcuni Paesi Ocse (2011 o ultimo anno disponibile, % sul Pil) 0 2 4 6 8 10 12 14 16 Previdenza pubblica Previdenza privata Italia Portogallo Slovenia Ungheria Paesi Bassi Islanda Rep. Ceca Cile Canada Lussemburgo Israele Nuova Zelanda Corea Messico Australia Svizzera Danimarca Belgio Estonia Turchia Germania Polonia Grecia Fonte: Covip - Relazione 2012 (Ocse Pension Markets in Focus, settembre 2012) Foto: - Fonte: Covip - Relazione 2012 (Ocse Pension Markets in Focus, settembre 2012)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 30 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 35 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Permessi edilizi. La procedura per gli interventi in giardino o sulle facciate esterne dell'immobile alla luce delle ultime pronunce dei giudici Lavori esterni, titoli su quattro livelli Dalla comunicazione semplice al Comune al permesso di costruire l'iter corretto da seguire LE REGOLE Per la giurisprudenza rilevano le dimensioni e la trasformazione del luogo ma anche il definitivo ancoraggio al suolo

A CURA DI Donato Antonucci Con l'arrivo della stagione calda si programma la realizzazione di interventi di sistemazione esterna alla propria abitazione, come tende parasole e tettoie, il rifacimento di pavimentazioni e recinzioni, o l'installazione nel giardino di pergolati, gazebo o casette per attrezzi. Molti di questi interventi non possono essere eseguiti liberamente: è necessaria una preventiva comunicazione o l'acquisizione di un titolo abilitativo, se comportano una permanente trasformazione urbanistico-edilizia del territorio, essendo riconducibili agli "interventi di nuova costruzione" previsti dall'articolo 3, comma 1, lettera e.5) del Testo unico edilizia Dpr 380/1001. Nel concetto di nuova costruzione rientra infatti anche «l'installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulottes, campers, case mobili, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili». Sempreché non siano volti «a soddisfare esigenze meramente temporanee» ed anche nel caso in cui siano installati «con temporaneo ancoraggio al suolo». Alla legislazione regionale ed alla regolamentazione comunale, ai sensi dell'articolo 10 del Tu, viene lasciato il compito di individuare per quali interventi sarà necessario il permesso di costruire, quali sono assoggettati a denuncia di inizio attività (Dia) o segnalazione certificata di inizio attività (Scia) e quali potranno essere eseguiti con una comunicazione di inizio lavori semplice o asseverata da un tecnico abilitato, in relazione alle varie ipotesi previste dall'articolo 6, comma 2, del Tu. La giurisprudenza Una recente pronuncia del Tar Campania-Napoli (sezione VIII, 10 febbraio 2014, n. 971), nell'occuparsi della realizzazione di un gazebo in assenza di permesso di costruire, ha affermato la non necessità del titolo stante le sue ridotte dimensioni rispetto alla superficie totale dell'immobile, la circostanza che il manufatto fosse solo appoggiato al suolo e non stabilmente ancorato ed il fatto che fosse totalmente aperto sui lati, così da non determinare la creazione di volumi. La pronuncia contiene anche una sintesi dei principi giurisprudenziali in materia di piccoli interventi esterni, rilevando come non sia necessario un titolo abilitativo ogni qualvolta le opere consistano nella installazione di tettoie o di altre strutture apposte a parti di preesistenti edifici come accessori di protezione o di riparo di spazi liberi. Queste non necessitano del permesso di costruire se «la loro conformazione e le loro ridotte dimensioni rendano evidente e riconoscibile la finalità di semplice decoro o arredo o di riparo e protezione (anche da agenti atmosferici) della parte dell'immobile cui accedono». Per i giudici campani è invece necessario il permesso di costruire ove si sia in presenza di un'evidente trasformazione del tessuto urbanistico ed edilizio e le opere siano preordinate a soddisfare esigenze non precarie sotto il profilo funzionale, essendo irrilevante che le opere siano state realizzate in metallo, in laminati di plastica,in legno o altro materiale. Operazione preliminare sarà quindi quella di verificare che l'opera che si intende realizzare comporti una stabile trasformazione dello stato dei luoghi (Tar Toscana, n.843/2012; Tar Liguria, n.1015/2011), oppure abbia natura temporanea, magari perché installata per il solo periodo estivo, (Consiglio di Stato, n.3683/2011), se sia o meno stabilmente ancorata al suolo (Cassazione penale, sezione III, n. 36594/2012), se sia di notevoli dimensioni (Tar Basilicata n.307/2011) o determini un forte impatto visivo (Consiglio di Stato, n.4318/2012). Non va infine trascurato che per nuova costruzione si intendono non solo i manufatti che

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 31 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 35 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

si elevano al di sopra del suolo, ma anche quelli in tutto o in parte interrati che comunque trasformano durevolmente l'area impegnata, come nel caso della realizzazione di una piscina (Cassazione penale, sezione III, n. 39067/2009). Sarà comunque opportuno consultare il regolamento edilizio sul sito istituzionale del Comune competente per territorio, dove devono essere riportate anche tutte le informazioni relative all'assetto urbanistico-edilizio del territorio e l'elenco della documentazione necessaria che l'interessato deve produrre per ottenere il provvedimento richiesto e la modulistica. © RIPRODUZIONE RISERVATA ATTIVITÀ EDILIZIA LIBERA La definizione Gli interventi qualificati come attività edilizia libera dall'articolo 6, comma 1, del Testo unico dell'edilizia (Dpr 380/2001) possono essere eseguiti senza bisogno di alcuna comunicazione al Comune Gli esempi 8 Rifacimento parziale della pavimentazione esterna all'abitazione senza modifica di materiali e colori (qualificabile come manutenzione ordinaria) 8 Installazione di serre mobili stagionali, anche con intelaiature di metallo ma senza di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento dell'attività agricola 8 Movimenti di terra strettamente pertinenti all'esercizio dell'attività agricola e alle pratiche agro-silvo- pastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari COMUNICAZIONE SEMPLICE La definizione Secondo l'articolo 6 del Testo unico edilizia (Dpr 380/2001) è sufficiente una comunicazione da inviare al Comune anche per via telematica prima dell'inizio dei lavori per realizzare alcuni interventi tra quelli qualificati come manutenzione straordinaria Gli esempi 8 Pavimentazione e finitura di spazi esterni, con elementi di innovazione rispetto all'assetto preesistente (materiali, colori, forme) 8 Installazione di pannelli solari o fotovoltaici come copertura di tettoia al di fuori dei centri storici 8 Montaggio di tende parasole 8 Creazione di un pergolato in legno ombreggiante 8 Spazi gioco per i bambini di natura permanente con opere al suolo e pavimentazione COMUNICAZIONE ASSEVERATA La definizione Per alcuni interventi classificati come «manutenzione straordinaria» la comunicazione preventiva al Comune va accompagnata da un progetto asseverato da un tecnico che ne attesti la conformità ai piani urbanistici e al regolamento edilizio e dalla indicazione dell'impresa esecutrice Gli esempi 8 Realizzazione di una tettoia in aderenza all'edificio 8 Costruzione di serre bioclimatiche, non ad uso abitativo 8 Recinzioni e muretti di contenimento di ridotte dimensioni 8 Pannello fotovoltaico di dimensioni non contenute su falda (in base a normative regionali e comunali) 8 Piscina fuori terra prefabbricata (in base a normative regionali e comunali) SCIA O PERMESSO DI COSTRUIRE La definizione Necessitano di permesso di costruire o di segnalazione certificata di inizio attività (a seconda delle normative regionali) gli interventi classificabili come nuova costruzione. La categoria, secondo l'articolo 3 del Tu edilizia

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 32 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 35 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

(Dpr 380/2001) è individuata per esclusione rispetto alle altre ma vi rientra tutto ciò che comporta una definitiva trasformazione edilizia e urbanistica Gli esempi 8 Serre stabilmente ancorate al suolo 8 Capannone di ricovero attrezzi 8 Gazebo in legno su base in calcestruzzo 8 Piscina interrata o fuori terra di dimensioni non ridotte 8 Copertura per autovetture, se di dimensioni non ridotte e stabilmente infissa al suolo Il via libera agli interventi Come si realizzano i principali interventi all'esterno delle abitazioni (tutti gli esempi sono per aree senza vincoli ambientali o paesaggistici)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 33 04/05/2014 La Repubblica - Genova Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Terzo Valico, il giorno delle ruspe "Così distruggono il nostro cuore" MARCO PREVE

LA SIGNORA Rita Cambiaso, 66 anni, osserva dalla collina la pinza della gru che azzanna un pezzo dopo l'altro della "cà du Aldu" come la chiama lei riferendosi al vecchio proprietario, Aldo Parodi bancario e possidente di Ceranesi di qualche decennio fa. La casa dove Rita è nata e ha vissuto per 65 anni è quella accanto, già ridotta in macerie il giorno prima. «Mi ci va dietro il cuore, vede quella finestra, in quella stanza ci andavo a prendere ripetizioni da piccola». Certo, se accanto al "Dio delle Grandi Opere" esistesse almeno un "Beato del buon senso", allora prima di abbattere queste palazzine per allargare la strada di cantiere bisognerebbe demolire quei locali che stanno dieci metri e che sorgono proprio sul greto del torrente Verde e anche un bambino capirebbe che sono a rischio alluvione. MA IL Terzo Valico deve correre e le sue ruspe spiananoi ricordi. Infatti, pochi istanti dopo la stanza delle ripetizioni non esiste più.A cento metri in linea d'aria da dove la signora Rita osserva, dall'altro lato del ponte della Ferriera, territorio del comune di Ceranesi, ieri pomeriggio si sono raccolte un centinaio di persone per protestare contro le demolizioni dei palazzi espropriati. Sono gli appartenenti al movimento No Tav Terzo Valico delle valli genovesi rinforzati nell'occasione da alcuni membri dei comitati che si battono per la stessa causa nel basso Alessandrino, Serravalle, Arquata Scrivia, Pozzolo Formigaro. Ci sono anche alcuni abitanti di Ceranesi ma non sono molti. Probabilmente la maggioranza la pensa come la signora Rita. «Protestare? Ma cosa ci vuol fare, è il Terzo Valico ci hanno detto e mica si può aspettare. Però chissà se io lo vedrò questo treno. Quell'appartamento era la mia vita, anche se ero in affitto ci sono nata, cresciuta e ci stavo con mio marito. Poi un anno e mezzo fa sono venuti e mi hanno detto che sarei stata espropriata. Era inutile opporsi. Sono stata prima un anno in una casa alla Gaiazza e adesso abito di nuovo a Ceranesi, lì sopra al macellaio. Certo è stato tutto improvviso. prima del Terzo Valico si parlava come se non dovesse mai arrivare. Poi dopo le elezioni è cambiato tutto. Devo dire che il sindaco nuovo ( Mauro Vigo, ndr ) è venuto a spiegarci e ci ha portato tutti i capoccioni della Regione, l'assessore Paita, l'architetto Gian Poggi e anche il vicesindaco di Genova Bernini. Almeno abbiamo capito che sarebbero andati avanti e ci siamo accordati». Sono arrivati un po' di soldi (in buona parte pubblici anche se è il Cociv, il consorzio che deve realizzare la Tav, a distribuirli) per tutti e abbiamo sgomberato. Ieri pomeriggio i manifestanti hanno dato vita ad un corteo che siè snodato lungo la strada principale di Campomorone con slogan e striscioni che inneggiavano alla resistenza contro la Tav. C'erano anche i consiglieri del Comune di Genova Paolo Putti del M5S e Antonio Bruno della Federazione della Sinistra. Il corteo ha suscitato simpatia in paese, applausi da tanti anziani affacciati alle finestre, ma non si avverte una grande condivisione degli obiettivi. Nonè questione ideologica né di diversa sensibilità ambientale. Le parole di Franco un vicino di casa della signora Rita, spiegano una delle ragioni: «Hanno promesso che quando partiranno i cantieri principali assumeranno una percentuale di gente del posto. Io ci conto, ho perso il lavoro e sono disoccupato. Sono elettricista, ho presentato la mia domanda in Comune e aspetto davvero che arrivi questo Terzo Valico». Foto: IL CORTEO di protesta ieri pomeriggio a Ceranesi contro la demolizione delle case nella zona del Terzo Valico

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 34 04/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 37 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato COME L'EFFETTO­DOWNSIZING HA RIVOLUZIONATO I MOTORI Con i piccoli turbo citycar e compatte diventano sportive Una ideale equazione prestazioni­consumi E Fiat a maggio vara gli incentivi autonomi ALFONSO RIZZO MILANO

Con normative antinquinamento sempre più stringenti, il gioco al «ribasso», cosiddetto downsizing, da parte dei costruttori si fa sempre più interessante grazie all'introduzione di nuove tecnologie per ridurre consumi ed emissioni senza compromettere le prestazioni, anzi. Quando il gioco si fa duro anche i piccoli tirano fuori i muscoli. Proprio nei segmenti più bassi del mercato, quelli delle piccole e delle compatte dove si concentrano i volumi di vendita, si disputa la partita più difficile. Ed è in questo settore che i costruttori si giocano la sopravvivenza. Entro il 2020 ogni costruttore dovrà rispettare il limite di emissioni di Co2 pari a 95 g/ km, inteso come media relativa alle vetture immatricolate, pena pesanti sanzioni. Sono nati così nuovi interessanti motori endotermici (ritenuti ancora la scelta principale per la mobilità individuale del prossimo futuro) di piccola cilindrata e con frazionamenti inusuali (2 e 3 cilindri), molto interessanti in tema di consumi ed emissioni, ma anche per prestazioni. TwinAir, Multiair, EcoBoost, CDTi, Tbi, TCe, THP, TFSi, TSi: sono soltanto alcune delle sigle che identificano le nuove generazioni di motori risparmiosi, ma non meno prestazionali. Una cosa li accomuna: sono tutti sovralimentati. Ecco il segreto del risparmio, almeno apparente, legato a doppio laccio al piede del guidatore e al suo stile di guida. Se da un lato questi motori risultano particolarmente parchi nei consumi, non appena si spinge a fondo sul pedale dell'acceleratore si ottengono prestazioni molto interessanti, però con i consumi che ne derivano... Orientarsi può risultare difficile, a meno di avere le idee chiare sulle priorità. Dovendo scegliere una compatta o una citycar senza rinunciare al piacere di guida, le opzioni non mancano. A cominciare dalle più «cattive» come la Mercedes Classe A 45 AMG da 180 Cv/litro, l'Audi S3 da 150 Cv/litro oppure la Seat Leon Cupra da 140 Cv/litro, tutte 2 litri turbo da 150-160 g/km di Co2. Certo, il budget non è alla portata di tutti (da 32.000 euro in su), ma il divertimento è garantito. Se invece la priorità è il rispetto ambientale, la scelta migliore risulta la Panda 0.9 TwinAir 80 Cv Natural Power Easy da 86 g/ km di Co2 capace di esprimere oltre 90 Cv/litro di potenza specifica pur con una percorrenza media di oltre 32 km con un kg di metano e un prezzo a partire da 14.410 euro. A maggio l'offerta è ancora più vantaggiosa: da martedì scattano gli incentivi governativi per vetture green (elettriche, ibride, a Gpl e metano) di prima immatricolazione. L'ecobonus, al massimo 5.000 euro, è in base a tre livelli di emissioni ( fino a 50, 95 e 120 g/ km), due diversi destinatari (privati e utenze professionali), con e senza rottamazione, con un plafond prestabilito: lo scorso anno quello per i privati finì in poche ore. Ma i marchi Fiat, Lancia e Alfa Romeo assicureranno, sino a fine mese, un contributo almeno equivalente al massimo degli incentivi statali. Al netto degli incentivi, la piccola più vantaggiosa in termini di potenza per euro spesi è la Opel Corsa OPC 1.6 Turbo 16V 3 porte da 192 Cv (17.650 euro), anche se consumi ed emissioni non sono proprio da cittadina (13,7 km/litro e 172 g/km). La giusta via di mezzo potrebbe essere la Dacia Sandero 900 TCe 90 Cv che, a soli 10.150 euro, offre ben 100 Cv/litro di potenza specifica con emissioni di Co2 pari a 120 g/km e una percorrenza media di quasi 20 km/ litro. Non è un fulmine (11,1" per lo spunto 0-100), ma fa i 175 km/ h e fino a 1.000 km con un pieno. Foto: La Panda 0.9 TwinAir 80 Cv Natural Power e, sopra, la Opel Corsa OPC nella versione Nuerburgring

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 35 05/05/2014 La Stampa - Imperia Pag. 49 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IMPERIA L'ALLARME ARRIVA DALLE STATISTIChe DI UNIoncamere liguria Economia, conti "in rosso" nel primo trimestre 2014 STEFANO delfino

Se il 2013 era finito male, il 2014 è cominciato allo stesso modo: non accenna a migliorare, anzi (e il caso dello storico pastificio Agnesi, sul quale incombe lo spettro della chiusura, ne è l'emblema), la situazione dell'economia, in provincia di Imperia, come confermano gli indicatori statistici di Unioncamere Liguria, riferiti al primo trimestre di quest'anno. Rispetto ai primi tre mesi del 2013, c'è stato un ulteriore calo di addetti nelle imprese (meno 6,1%), e sono diminuite anche le iscrizioni delle imprese femminili (- 2,1%) e di quelle straniere (-3,3%). In controtendenza soltanto il dato relativo alle imprese giovanili, in crescita del 10 per cento. Allarmanti sono i numeri definitivi dello scorso anno, diffusi sempre dall'Unioncamere regionale (in Liguria, mediamente, hanno chiuso 29 imprese al giorno): complessivamente, Imperia ha perso 408 imprese, e il saldo negativo più consistente, tra aperture e chiusure, si è verificato nei settori dell'artigianato (meno 851), del commercio (- 163), dell'agricoltura (- 288) e delle costruzioni (- 156), seguite dalle attività manifatturiere (- 39) e dalle attività immobiliari (- 2). Per quanto riguarda la tipologia delle aziende, quelle femminili sono scese di 119 unità, mentre sono aumentate quelle giovanili (più 157) e quelle straniere (+ 92). «Catastrofiche» definisce le condizioni dell'edilizia Olimpio Lanteri, il presidente dell'Anche di Imperia, e a sostegno della sua tesi snocciola le cifre: «Negli ultimi sei anni, le imprese iscritte alla Cassa Edile sono calate del 30%, con circa 2.000 posti di lavoro perduti, gli operai del 44% e la massa salari del 32%». «Siamo la categoria più "massacrata" dalle imposte, tra dirette ed indirette, sopportiamo un'aliquota che supera il 60 per cento, ma, allo stesso tempo, il comparto edile dà lavoro a tanta gente e trasforma, con la propria attività e con l'indotto che mette in moto, il valore iniziale di un euro in 3,5 euro di prodotto finale», osserva Lanteri con amarezza. Che fare, di fronte ad una radiografia così negativa? Qualche tentativo lo compie la Camera di commercio: in collaborazione con il Comitato per la Promozione dell'Imprenditorialità Femminile, ha recentemente promosso un bando per l'assegnazione di contributi a favore delle piccole e medie imprese femminili (i bando è scaduto il 30 aprile) e affiderà un incarico di alta professionalità per aiutare le imprese sul fronte del risparmio energetico (il bando scade mercoledì e prevede un compenso di 13.500 euro). Ma sono palliativi, perchè il problema è generale e va risolto alla radice. Almeno per il settore delle costruzioni un'indicazione concreta la fornisce Lanteri: «Si sente finalmente riparlare di finanziamento delle opere pubbliche: edilizia scolastica e messa in sicurezza del territorio, che in questa provincia sono all'ordine del giorno. E l'appello ai nostri amministratori è di non perdere questa occasione che, oltre a risolvere tante situazioni, potrebbe contribuire a far riattivare il meccanismo del lavoro in misura importante».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 36 04/05/2014 Il Giornale - Milano Pag. 6 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CASO Altri due giorni di tensione I «No expo» all'attacco tra sabotaggi e minacce Danneggiati gli scavatori impiegati nei cantieri della Darsena Blitz ad Eataly per protestare perché «sfruttano i lavoratori» MBr

Azione dimostrativa della «Rete attitudine No Expo» -il coordinamento dei collettivi che hanno organizzato la Mayday Parade e i «No Expo Days» - di cui fanno parte i collettivi milanesi tra cui Zam, Cantiere, San Precario e Lambretta, a Eataly di piazza XXV aprile. Decine di ragazzi e ragazze sono entrati nel megastore per «protestare contro l'esposizione universale che porta ancora più precarietà a Milano, a causa dei contratti precari realizzati in collaborazione con i sindacati» e contro lo store di Farinetti «che si maschera da azienda etica ma sfrutta il lavoro precario». Entrati nel tempio del gusto sorto sulle ceneri del teatro Smeraldo gli autonomi hanno messo in scena un flash mob in cui si sono esibiti in un ballo «per mettere l'accento sul fatto che dove un giorno qui c'era un teatro e si faceva cultura oggi gli artistiche si esibiscono non vengono pagati». Altri hanno simbolicamente «bloccato le casse» pagando la merce con monetine da 1 centesimo e distribuendo volantini. Il riferimento è alle denunce, finite sui giornali, dei dipendenti degli store di Torino, Roma, Firenze o Napoli che lamentavano stipendi da fame, 800 euro al mese per quaranta ore settimanali, domenichecomprese.Così ènoto che i dipendenti di piazza XXV aprile hanno un contratto a tempo determinato. «Ci stanno raccontando che Expo 2015 è apertoa tutti. Noisappiamo che non è così- gridanogliautonomi-.Dietro il racconto di un evento coinvolgente, postmoderno e finto partecipativo si nasconde una delle peggiori operazioni di devastazione, saccheggio e spartizionedel territorio degli ultimi anni. Eataly, assieme a Slow Food e Coop, ha un ruolo fondamentale in questa storia: contribuisce a rendere appetitosa e pulita la facciata di Expo». Come avevano annunciato gli organizzatori quest'anno la Mayday parade è stata dedicata a Expo e si è trasformata in una tre giorni di incontri, dibattiti e concerti fino a notte fonda, come lamentano i residenti di piazza Carbonari su cui si affaccia la palazzina occupata dagli autonomi.Una«tregiorniperfareilpunto e organizzare la volata finale di opposizione ad Expo 2015: 12 mesi all'apertura dei cancelli, 12 mesi in cui continuare ad inceppare il meccanismo del grande evento» e organizzare blitz e sabotaggi. Il risultato finora più eclatante è stato il sabotaggio, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì delle ruspe impegnate nel cantiere per la nuova Darsena. Quattro macchinari sono stati resi inutilizzabili per le picconate al motore. Nell'area del cantiere è stata issata una bandiera No Tav.«Contro l'Expo comecontro la tav sabotare i cantieri». Ma non è finita qui, come annunciano minacciosamente i «No Expo» sono in programma per oggi «una serie di manifestazioni spontanee e blitza Milano». L'invito rivolto è quello di «agire su tutto il territorio milanese contro Expo e la cementificazione della città». Foto: BLITZ NO TAV Gli operai del cantiere Expo per la Foto: riqualificazione Foto: della Darsena mercoledì hanno trovato i macchinari inagibili. Lasciata su una ruspa bandiera No Tav

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 37 04/05/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL PESO DEL FISCO lo studio Stangati capannoni e negozi Tasi salata, fino a 400 euro in più Allarme della Cgia: nel 2014 per le imprese la tassa sui servizi può aumentare del 17% Appello ai Comuni sulle aliquote: «Non mettete fuori mercato chi è già in ginocchio» AZIENDE TARTASSATE Se si fa il confronto con l'Ici del 2011 il rialzo arriva al 133% Anna Maria Greco

Roma Minaccia di salire a dismisura il peso delle tasse su capannoni e negozi. La Cgia di Mestre lancia l'allarme Tasi, il nuovo tributo sui servizi indivisibili che alcuni Comuni hanno già alzato e molti altri potrebbero portare all'aliquota massima. Sarebbe un vero e proprio boom. Secondo l'associazione veneta degli artigiani delle piccole imprese, quest'anno il prelievo fiscale sugli immobili strumentali potrebbe essere, rispetto al 2013, più alto di quasi 400 euro (+11,4 per cento) sui capannoni e sui negozi di circa 140 euro (+17,1 per cento). In termini assoluti si parla di 1,6 miliardi di euro di incremento. Se poi si fa il confronto con il 2011, anno in cui si è pagata per l'ultima volta l'Ici, l'aumento previsto sarebbe esponenziale: per i capannoni potrebbe sfiorare l'89 per cento, per i negozi il 133 per cento. Giuseppe Bortolussi segretario dell'associazione veneta lancia un appello ai sindaci che ancora devono deliberare sulla Tasi: «Attenzione a non mettere fuori mercato molte aziende con l'acqua alla gola per mancanza di liquidità». La stima della Cgia di Mestre utilizza le aliquote medie deliberate dai 100 Comuni capoluogo di provincia negli anni scorsi e per il 2014 ipotizza che i applichino la stessa aliquota Imu dell'anno scorso e aumentino al massimo quella della Tasi: operazione molto diffusa in gran parte dei capoluoghi che hanno già deciso per quest'anno. Rispetto al 2013 sono due i fattori che rischiano di far salire nuovamente il peso fiscale sugli immobili ad uso commerciale e produttivo: la riduzione della quota di Imu deducibile ai fini delle imposte dirette, che scende dal 30 per cento del 2013 al 20 per cento previsto per quest'anno e l'introduzione della Tasi, che si applica sulla stessa base imponibile dell'Imu e sostituisce la maggiorazione Tares, pari a 0,3 euro al metro quadrato l'anno scorso. La Cgia fa l'analisi delle delibere degli unici capoluoghi che hanno approvato quest'anno le aliquote Imu e Tasi sui fabbricati ad uso produttivo e sui negozi: nell'ultimo biennio l'aliquota media Imu ha superato il 9 per mille, discostandosi in maniera significativa dall'aliquota base del 7,6 per mille. In realtà, sono solo una decina i Comuni che hanno pubblicato sul sito del Dipartimento delle finanze le delibere di approvazione delle aliquote, ma per la Cgia si può già dire che nel campione la situazione peggiorerà in 7 Comuni, mentre nei rimanenti 3 ci sarà un miglioramento. «Alla luce delle difficoltà finanziarie in cui versano - dichiara Bortolussi - non è da escludere che molte amministrazioni comunali applicheranno un'aliquota Tasi sugli immobili strumentali ben superiore a quella base. È bene che i sindaci facciano attenzione per non rovinare molte aziende già in crisi». La Cgia ricorda che, sulla base delle decisioni prese dal legislatore, l'aliquota massima Imu più Tasi sulle abitazioni diverse da quella principale e sugli immobili strumentali non potrà superare l'11,4 per mille. Tra i più preoccupati per quella che hanno definito una nuova patrimoniale sulla casa sono i costruttori edili. Sul mercato immobiliare qualcosa si sta muovendo e c'è una «ripresina», come ha segnalato recentemente uno studio dell' Ance. Si tratta di piccoli segnali di fiducia sulle compravendite e sull'interesse degli italiani verso la casa, che fanno sperare in un rinnovato ottimismo verso una possibile svolta positiva, ma non bastano per dire che il peggio è passato. L'associazione degli imprenditori edili spiega che proprio per questo il momento è delicato: anche a settembre 2013 il mercato dell'edilizia abitativa mostrava segnali positivi, ma la discussione su Imu e Tasi raffreddò l'ottimismo, bloccando nuovamente il settore immobiliare. Fonte: Elaborazione Ufficio studi Cgia su dati Dipartimento delle finanze e Agenzia del territorio LA STANGATA SUGLI IMMOBILI COMMERCIALI Prelievo sui negozi (importi in euro) Comuni Aosta Biella Brescia Cremona Forlì Macerata Modena Pesaro Pordenone Sassari ITALIA 2011 2012 2013 2014 Ici Imu Imu e maggiorazione Tares netto* Imu e Tasi netto* 2014 Maggiore (+), minore (-) aggravio nel 2014 rispetto al 2013 (valore assoluto e %) Maggiore (+), minore (-) aggravio nel 2014 rispetto al 2011 (valore assoluto e

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 38 04/05/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

%) 291 529 537 961 531 333 374 545 618 661 404 894 1.173 1.416 2.020 1.203 763 873 1.209 1.381 1.425 901 787 1.112 1.239 1.860 1.053 670 767 1.059 1.214 1.249 804 880 1.097 1.347 1.939 1.185 724 676 1.015 1.385 1.445 941 +93 -15 +108 +79 +132 +53 -91 -44 +171 +196 +137 +11,8% -1,3% +8,7% +4,3% +12,6% +8,0% -11,8% -4,2% +14,1% +15,7% +17,1% +589 +568 +810 +978 +653 +390 +303 +470 +767 +784 +537 +202,5% +107,5% +151,0% +101,9% +123,0% +117,1% +80,9% +86,2% +124,2% +118,7% +132,9% *Stime sulla base delle rendite catastali medie e tenuto conto delle deducibilità Foto: L'EGO

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 39 05/05/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 44 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato a cura di Arcus Multimedia/ EDILIZIA Dal laboratorio al cantiere: i prodotti certificati Mapei per progetti eco- sostenibili Il gruppo continua a sviluppare nuovi sistemi. Gli obiettivi: «durabilità», rispetto dell'habitat e dei regolamenti più severi GAMMA La posa della ceramica, i cappotti, gli adesivi e l'isolamento acustico Alessio Giannullo

Dal progetto al prodotto, dalla formulazione in laboratorio all'applicazione in cantiere, pensando al riciclo, all'impatto sull'ambiente e agli effetti sulla salute di posatori e utilizzatori. È la filosofia Mapei. I suoi sistemi garantiscono una vita utile prolungata al manufatto, sia che si tratti di un edificio o di una struttura, di una nuova realizzazione o di un intervento di ripristino/restauro. Ben sapendo che la durabilità è una condizione necessaria della sostenibilità. In questo percorso, il gruppo continua a sviluppare la più ampia gamma di prodotti che rispettano i regolamenti più severi (Gev, Der Blaue Engel), per realizzare progetti certificati dalle principali organizzazioni internazionali. I prodotti Mapei possono contribuire all'assegnazione, tra gli altri, di preziosi punti: Leed, «The Leadership in Energy and Environmental Design», sviluppato dallo U.S. Green Building Council (per il Nord America e parte dell'Europa); Green star, in accordo con il Green Building Council Australia; Green mark, promossa dalla Building and Construction Authority di Singapore, per Singapore e Breeam «Bre Environmental Assessment Method» per la Gran Bretagna, la Germania e la Scandinavia. Il mondo della ceramica è da tempo impegnato a realizzare piastrelle sempre più sottili, di grande formato e con linee produttive sempre più rispondenti a requisiti eco-sostenibili, che non trascurino l'aspetto decorativo. «Mapei, un mondo di adesivi» è lo slogan aziendale che rileva come Mapei sia l'incontrastata leader mondiale di mercato in questo ambito. Tra le punte di diamante Mapei per la posa della ceramica, la famiglia degli adesivi alleggeriti Ultralite . Prodotti a prestazioni elevatissime, ideali per alcune destinazioni d'uso come le facciate esterne, dove tissotropia e deformabilità devono unirsi al completo riempimento dell'adesivo sul rovescio delle piastrelle: un'operazione non facile quando si hanno piastrelle di grande formato. Nel 2013 la gamma è stata ampliata con Ultralite s1 Quick e Ultralite s2 Quick : adesivi cementizi monocomponenti alleggeriti, ideali per la posa in opera di piastrelle ceramiche, materiale lapideo e gres porcellanato sottile. Questi due prodotti vanno a completare la gamma dei sistemi rapidi Mapei dotati di tecnologia Fast Track Ready, che riducono il tempo e il numero di operazioni necessarie per completare la posa di un rivestimento o di un pavimento. La leadership maturata negli anni da Mapei in isolamento termico, rinforzo strutturale e posa in opera della ceramica, ha consentito l'introduzione di un nuovo sistema per l'isolamento termico a cappotto: Mapetherm Tile System . Nell'ambito del benessere abitativo, Mapei dispone dei prodotti più evoluti per l'isolamento acustico. Si tratta di Mapesilent System e Mapesonic CR , sistemi di isolamento acustico per pavimentazioni in ceramica, pietre naturali e parquet, contro il rumore da calpestio, facili da progettare e applicare. Mapesilent System consente di realizzare massetti galleggianti perfettamente isolati dal supporto, raggiungendo le classi di efficienza acustica più performanti. Mapesonic CR è una membrana fonoisolante a basso spessore contro i rumori da calpestio dei solai, da applicare prima della posa di pavimenti in ceramica, materiale lapideo, resilienti e parquet multistrato. L'ampia gamma di fugature per ceramica Mapei risponde ai più severi standard di eco-sostenibilità. Completa e certificata anche la gamma dei sigillanti colorati, ideali per creare finiture e dettagli che esaltano la qualità del lavoro. Tra i prodotti in evidenza Mapesil AC , silicone acetico puro ideale per giunti di pavimenti e rivestimenti ceramici, disponibile in 27 colori e Mapesil LM , silicone neutro per giunti di dilatazione su facciate e pavimenti in marmo, granito e pietra, che non macchia le superfici trattate, disponibile in 9 colori. Insieme a Mapegum WPS , la membrana liquida elastica a rapido asciugamento per impermeabilizzazioni all'interno (bagni, vani doccia, cucine, ecc.), tutta la gamma della famiglia Mapelastic rappresenta la soluzione più duratura contro i danni da infiltrazione d'acqua: Mapelastic , Mapelastic Smart , Mapelastic Aquadefense sono un valido aiuto contro l'umidità.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 40 05/05/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 44 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Mapei è stata protagonista, fin dalle prime fasi, nell'innovativo cantiere di « Life», a Milano

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 41 04/05/2014 Il Gazzettino - Belluno Pag. 11 (diffusione:86966, tiratura:114104) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Egidio Pasuch Sedico, l’edilizia traballa

L'attività edilizia, come purtroppo da qualche anno si verifica, ha evidenziato un ulteriore significativo rallentamento anche nel corso del 2013. Il Piano casa, prorogato, ha manifestato valori pressoché uguali all'anno precedente. In dettaglio sono state prodotte 35 istanze contro le 33 del 2012, le 42 del 2011 e le 34 del 2010. Lo ha reso noto il vicesindaco, Roberto Maraga, riferendo al consiglio sulle attività nel campo dell'urbanistica e dell'edilizia. «L'attività edilizia libera nonché gli interventi soggetti a Scia e Dia - spiega Maraga - continuano fortunatamente a salire in termini numerici (rispettivamente 217 e 148 nel 2013 contro i 149 e 134 nel 2012). Al contrario, purtroppo, le richieste per permessi a costruire hanno manifestato ancora un leggere ulteriore calo, passando da 165 nel 2012 a 151 nel 2013. Sono notevolmente diminuite (ovvia conseguenza dovuta al calo dei permessi) anche le autorizzazioni paesaggistico-ambientali passando da 42 a 10 (permesso più paesaggistica) e da 26 a 31 (solo paesaggistica) rispettivamente per gli anni 2012 e 2013». Anche le agibilità richieste - secondo quanto riferito da Maraga - sono leggermente diminuite (sono state 46) mentre risultano pressoché costanti le richieste di rilascio dei certificati di destinazione urbanistica. Per quel che riguarda più in generale l'urbanistica, è stata adottata ed approvata la variante urbanistica parziale 65 che riguarda alcune modifiche al regolamento edilizio sui volumi tecnici (è stata voluta data la necessità di facilitare il realizzo dei vani ascensore su edifici esistenti). «Per quanto concerne i Pua (piani urbanistici attuativi, ndr) nel 2013 è stata adottata ed approvata - ha riferito Maraga - una variante a quello attuato a Sommaval. È stato anche adottato un Pua commerciale-residenziale di iniziativa privata in via Feltre, richiesto dalla ditta Buzzatti». È appena stata adottata, infine, la variante al piano particolareggiato di Sedico-centro. «Per quanto concerne il Pat - ha concluso Maraga - sono pervenuti alcuni pareri espressi dagli enti interessati sul rapporto ambientale preliminare mentre alcuni sono ancora da ottenere sebbene siano stati richiesti. Gli studi specialistici invece sono stati ultimati».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 42 03/05/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 10 (diffusione:24728, tiratura:83923) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ARCHEOLOGIA IN OBLIO La bellezza infranta Nonostante fin dal 1972 l'Algeria abbia ratificato la Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale dell'Unesco, le sue città romane subiscono un degrado inarrestabile. Anche l'instaurazione di un'ideologia nazionalista post-indipendenza «aiuta» questa rimozione della storia, mentre numerosi conflitti e atti di vandalismo hanno aperto molte ferite Valentina Porcheddu

L'identità di un popolo si fonda, da una parte, sul vincolo di valori comuni e, dall'altra, sull' accettazione di un passato condiviso. La memoria culturale fa da ponte con l'oggi, favorendo - secondo la definizione dell'egittologo tedesco Jan Assman - la «struttura connettiva» di una società. La rimozione del ricordo, dunque, ci rende non solo più poveri di sapere ma ci condanna a una pena ben più onerosa: la perdita del senso di appartenenza, l'incapacità di trasformare l'immagine del sé in noi . Tale processo, osservabile anche nell'Italia che boicotta gli studi classici e svilisce il suo patrimonio storico-artistico, è ancor più accentuato in paesi dove una triste sequenza di conflitti e atti terroristici ha lasciato ferite aperte e traumi indelebili, che si vorrebbero cancellare con l'artificio della menzogna. Camus in cerca di radici In Algeria, l'instaurazione di un'ideologia nazionalista post-indipendenza, ha portato al disconoscimento dell'eredità romana, negativamente associata alle esplorazioni ottocentesche delle truppe francesi e al rapporto - spesso infelice - tra il Maghreb e l'Europa. Il rifiuto delle radici latine è funzionale all'elaborazione di un'identità fittizia, che prende le distanze dal colonialismo ed escludendo dalla propria Storia i non-arabi e i non-musulmani , provoca una mutilazione culturale. Quella che Albert Camus - agli inizi della sua carriera letteraria - ebbe l'ansia di colmare, restituendo la consolazione dei miti a un popolo che sembrava esaurirsi nel presente. Le parole del celebre filosofo esistenzialista risplendono su una stele elevata dai suoi amici sullo sfondo del monte Chenoua, tra l'azzurro del mare e il giallo caldo delle pietre di Tipasa: «Io comprendo, qui, ciò che chiamiamo gloria: il diritto di amare senza misura». Fu infatti nell' essai Nozze a Tipasa (1938) - narrazione nostalgica della giovinezza trascorsa in Algeria - che Camus esaltò lo sposalizio delle rovine con la primavera, nella cui armonia confessò di aver trovato la misura profonda di sé. In un successivo racconto - pubblicato nel 1953 e intitolato Ritorno a Tipasa - affiora invece la disillusione dinanzi alla sconfitta della bellezza, al filo spinato sopraggiunto a circondare i ruderi alla stregua delle tirannie, della guerra e della morale, venute a chiudere per sempre l'età dell'innocenza. Inserita dal 1982 nella lista del patrimonio dell'umanità, l'antica città romana di Tipasa - impiantatasi sul luogo di un emporio fenicio - si staglia su due colline rocciose, separate dal porto di epoca moderna. La sparizione di Tipasa Una rigogliosa vegetazione arborea adorna strade e monumenti, accompagnando il visitatore sulle alture del foro e fino al promontorio che guarda a Occidente. Là, verso l'orizzonte del Mediterraneo, si affacciano alteri i resti della Villa degli Affreschi e le arcate delle basiliche paleocristiane: «c'è un tempo per vivere e un tempo per testimoniare di vivere», scriveva ancora Camus in Nozze . Ed è amaro constatare come, a Tipasa, il valore della testimonianza non sia adeguatamente preservato. Nel 2002, a causa del degrado e della crescente speculazione edilizia, il sito venne segnalato dall'Unesco fra quelli in pericolo di disparizione e a tutt'oggi il rischio non è stato scongiurato. All'ingresso del parco, la costruzione di un ristorante insinua con prepotenza le volte di un complesso termale. Nell'attiguo giardino archeologico, stele riverse, bassorilievi sfigurati e capitelli sormontati da rifiuti mostrano la miseria del vandalismo e dell'incuria. Sulla collina orientale - detta di Santa Salsa, dal nome della martire che, secondo la leggenda, vi fu sepolta nel IV sec. d.C. - si sviluppò una delle più vaste necropoli della tarda antichità: un'immensa distesa di sarcofagi aperti al vento, ora meta indisturbata di bivacchi. Lacerata dalle distruzioni e dagli sconvolgimenti urbanistici dell'occupazione francese, anche la città numida di Iol - ribatezzata Caesarea da Giuba II in onore dell'imperatore Augusto e capitale della Mauretania Cesariense sotto Caligola - sembra aver ceduto l'anima all'oblio. Persino le statue delle divinità che ne decorarono un tempo i sontuosi edifici, soffocano nel cellofan di restauri mai ultimati. Stessa sorte - nella dimenticanza - affligge Lambaesis , formatasi nel I secolo d.C. come distaccamento della

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 43 03/05/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale Pag. 10 (diffusione:24728, tiratura:83923) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

legione III Augusta e sede del comando militare romano in Africa. Il municipium di veterani, divenuto colonia sotto Settimio Severo, è assediato da cespugli e rovi che ne occultano muri e mosaici. A metà del XIX secolo, sulle vestigia del castrum fu edificato un penitenziario e oggi solo il cosiddetto pretorio si eleva grandioso dalle sterpaglie, quasi a sfidare l'indifferenza . Con cadenza annuale, i siti di Cuicul/ Djemila e Thamugadi /Timgad - entrambi insigniti del prestigioso «marchio» Unesco - balzano invece agli onori della cronaca. Attraverso l'organizzazione di eventi musicali, il Ministero della Cultura persegue ufficialmente l'obiettivo di sensibilizzare le popolazioni locali alla protezione del patrimonio archeologico. Il discutibile scopo pedagogico di tali iniziative ha però avuto, fino adesso, esiti controproducenti. L'installazione di un'impalcatura di metallo e cemento sul piazzale dei Severi durante il Festival di Djemila ha arrecato danni incommensurabili. Il più clamoroso è il crollo parziale della scalinata del tempio dedicato alla gens Septimia. Malgrado nel 2012 le proteste di numerosi attivisti della società civile portarono alla delocalizzazione della kermesse nella vicina Sétif, nel 2013 gli spettacoli si sono svolti nuovamente a Cuicul . E se per il Camus de Il Vento a Djemila (1939) il mondo finisce sempre per vincere sulla Storia, di «questo grande grido di pietra che Djemila getta tra le montagne, il cielo e il silenzio» sentiamo anche noi la disperazione e la malinconica poesia. Nonostante le appassionate battaglie che l'archeologa Nacéra Benseddik porta avanti da decenni, un destino di cemento si è abbattuto sul sito di Thamugadi , che dal lontano 1967 accoglie il Festival di Timgad. Col pretesto della sicurezza (un rapporto dell'Unesco datato al 2009 sottolineava già i rischi di un afflusso massiccio di visitatori in occasione della rassegna) una copia della scena del teatro romano è stata innalzata su un'area non scavata, pregiudicando future ricerche. Labili tracce Non meno gravemente, l'abuso edilizio ha sfigurato il paesaggio predesertico dei monti Aurès che incorniciano la colonia di Traiano, una fra le più maestose e seducenti Roma d'Africa. Nessuna indulgenza neanche per Ippona - celebrata col nome di Hippo Regius , la Reale - dove s'incamminarono gli ultimi passi del vescovo Agostino, dottore e padre della Chiesa. Proprio qui, nel 1996, fu trafugata la maschera in marmo bianco di una Gorgone di trecentoventi chilogrammi di peso. Ritrovata nel 2011 in Tunisia nell'abitazione di Sakhr el Materi, genero del deposto dittatore Zine El-Abidine Ben Alì, la scultura non ha ancora fatto ritorno nel luogo di origine. Fin dal 1972, l'Algeria ha ratificato la Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale adottata dall'Unesco ma l'incoerenza nell'applicazione del codice non si manifesta soltanto a svantaggio delle città romane. Nel Sahara occidentale, le pitture e incisioni rupestri del Tassili n'Ajjer risalenti al neolitico stanno scomparendo per la mancanza di protezione dagli agenti atmosferici e dai crimini di devastazione volontaria, mentre a Nord i caratteristici mausolei numidi di Imedghassen , La Chretienne e Sig a subiscono l'onta dell'abbandono. Se in questi ultimi casi è evidente il disprezzo dello stato algerino per le culture tuareg e berbera considerate estranee alla «purezza» araba, nella Casbah di Algeri - luogo simbolo della battaglia per l'indipendenza - ben cinquecentocinquantaquattro edifici versano in stato di degrado avanzato e centottant'otto sono in condizioni di estrema precarietà. Sempre nella capitale, la costruzione di una fermata della metropolitana nella Place des Martyres ha compromesso lo studio e la conservazione delle già labili tracce dell'antica Icosium , abbattuta dai conquistatori ottomani e poi francesi. Esclusa dalle recenti rivoluzioni arabe, l'Algeria ha mancato la sua primavera. I risultati delle presidenziali del 17 aprile, con la rielezione-farsa di Abdelaziz Bouteflika - al potere dal 1999 e assente dalla scena pubblica dal 2012 a causa di una malattia - hanno inferto l'ennesimo colpo alla speranza di una svolta democratica. Il forte astensionismo e le violente contestazioni scoppiate in occasione del voto nella regione della Kabylia gettano nuove ombre sull'. Anche per questo la tutela del patrimonio dovrebbe essere affidata, ancor prima che a leggi efficaci, a un revisionismo delle radici. Una compiuta, che renda gli algerini depositari coscienti e responsabili del proprio passato. Foto: LA TESTA DELLA GORGONE CHE VENNE RUBATA DA IPPONA, UN CORTILE DI UN ANTICO PALAZZO NELLA CASBAH DI ALGERI IN STATO DI DEGRADO E LE ROVINE DI THAMUGADI-TIMGADIL

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 44 04/05/2014 Libero - Milano Pag. 42 (diffusione:125215, tiratura:224026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ultimo delirio no-global Blitz alla Darsena: sabotate le ruspe Picconate contro i macchinari: i «compagni» rallentano i lavori per riqualificare il bacino: «Solidarietà ai no- Tav» MARIANNA BAROLI

Picconi contro i mezzi nel cantiere Expo della Darsena. Il risultato? Quattro mezzi, tra ruspe ed escavatori, sabotati e resi inutilizzabili dai colpi sferrati con forza sul motore. La notte tra il 30 aprile e il 1 maggio alcuni vandali si sono introdotti abusivamente nel cantiere Expo della Darsena. Il sabotaggio dei lavori, dalle prime rilevazioni fatte sul posto, sembra portare la firma di alcuni antagonisti riconducibili a un gruppo di attivisti No Tav. L'azione, infatti, è stata rivendicata via email da un fantomatico "Comitato cittadini e lavoratori per l'estensione del Primo Maggio a tutti i giorni dell'anno". Dopo il blitz notturno, in tutta l'area sono infatti state rinvenute scritte sulle banchine inneggianti al movimento e una bandiera No Tav è stata trovata issataa ad uno dei mezzi danneggiati. Molte le scritte comparse anche sui mezzi, presi poi a picconate, e sulle aree circostanti. La scritta più grande recitava: "Contro l'Expo come contro la Tav, sabotare i cantieri. Questo sabotaggio è dedicato a Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, in carcere perché No Tav". Le motivazioni che avrebbero spinto il gruppo di antagonisti fautori del gesto vandalico si leggono chiaramente nella mail di rivendicazione: "Expo 2015 è una grande opera che porta ricchezza e profitto ai soliti speculatori distruggendo i parchi cittadini, cementificando mezza Milano e sfruttando i lavoratori. Inoltre lascia a tutti e a tutte un'eredità di cemento, schifezze architettoniche e rifiuti ambientali". Troppo, per restare immobili ad assistere a un tale "scempio". Perché non rallentare quindi ulteriormente i cantieri distruggendo i mezzi da lavoro? La ditta costruttrice, impegnata nei lavori in Darsena fino al prossimo ottobre, dopo il disastro, ha sporto denuncia ai carabinieri contro ignoti. Per Riccardo De Corato, consigliere di Fratelli d'Italia, la situazione è ormai giunta «al limite». «È una città allo sbando nessuno interviene non c'è un minimo di tutela delle cose e delle persone» accusa De Corato «c'è una situazione in cui questi possono fare tutto, occupare le palazzine con preavviso, entrare nei cantieri e spaccare tutto e nessuno dice una parola». «Il Comune è come se non fosse roba sua, come se il cantiere fosse quello di un qualsiasi cittadino» ha continuato il consigliere di Fdi «solo un settimana fa è andata sul posto l'assessore Rozza, e lei non fa denuncia? Il Comune non si costituisce parte civile? Non lo farà mai. Nessuno dice una parola riguardo quello che è successo e a Milano ormai è completa anarchia. La cosa peggiore, poi, è che i cittadini per bene devono pagare per tutti, continuamente vessati da tasse e gabelle». «Questo attacco comporterà ora dei ritardi nei lavori» conclude De Corato «arriveremo in tempo per Expo? Ancora una volta si colpisce alla città, senza alcun ritegno». Foto: Un'immagine dai cantieri per la riqualificazione della Darsena [Fotogramma]

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 45 04/05/2014 Il Secolo XIX - Imperia Pag. 19 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA PROPOSTA PER VENTIMIGLIA DEL CONSIGLIERE REGIONALE SCIBILIA «UN NUOVO PIANO REGOLATORE ECOLOGICO E SEMPLIFICATO» Servono riqualificazioni e ristrutturazioni dell'esistente. E autorizzazioni più rapide L. DEM.

VENTIMIGLIA. Solo due licenze edilizie rilasciate in cinque anni. E i prezzi delle case saliti alle stelle. Perché il Puc, a detta di molti, non funziona. Troppo farraginoso per i cittadini che non sono riusciti nemmeno a restaurare i loro alloggi altro che costruire ex novo, troppo complesso persino per i tecnici comunali. Solleva il caso Sergio Scibilia, consigliere regionale, sui meccanismi altalenanti del palazzo suggerendo di cestinare il vecchio Puc. Per realizzarne uno nuovo, di sole dieci pagine, semplice, alla portata di tutti. «Ma che possa trasformare Ventimiglia in una città giardino e vivibile - spiega - attraverso la riconversione dei vecchi edifici, la demolizione e la ricostruzione, puntando sul risparmio energetico e sulla messa in sicurezza sismica, sulla costruzione di nuovi plessi scolastici o della caserma di sicurezza nella quale dovranno essere poi collocati commissariato e polizia urbana». Ioculano sottolinea che «tutti i nuovi interventi edilizi dovranno non solo garantire la tutela dell'ambiente, ma anche ottenere le necessarie autorizzazioni in tempi brevissimi». Oggi occorre oltre un anno per un permesso di costruzione o per il solo risanamento degli immobili. «Il Puc approvato dall'amministrazione Scullino - rilancia Scibilia - oltre ad essere incomprensibile anche agli addetti ai lavori, ha bloccato il settore dell'edilizia già in ginocchio per la crisi. Le imprese sono rimaste al palo, alcune sono state costrette a trovare lavoro all'estero, molte hanno licenziato dipendenti. Persino i tecnici comunali non sono riusciti a lavorare come avrebbero dovuto, il palazzo non ha introitato un solo euro dagli oneri di urbanizzazione e chi ne aveva la possibilità, nonostante fosse previsto da normative diverse, non ha potuto realizzare nulla a causa del Puc pasticciato». Per questo Ioculano vuol rimettere mano alle costruzioni, anche in centro. Demolire il vecchio e fatiscente e realizzare case nuove. Più sane e sicure. Ma si corre il rischio di nuove speculazioni edilizie. «Non sarà così - puntualizza il consigliere regionale - Vogliamo solo rivitalizzare la città, soprattutto il settore sociale mantenendo inalterati gli equilibri ambientali. Quando si realizzano nuovi edifici una parte deve comunque riguardare l'edilizia sociale. In tanti anni a Ventimiglia non si è fatto nulla per le famiglie meno abbienti, nessun alloggio per l'edilizia convenzionata». Nel nuovo Puc gestione Ioculano si prevede la possibilità, ad esempio, di sistemare edifici vecchi e fatiscenti come quelli delle società ex Taverna ed ex Lido. Ristrutturazione della quale si parla da anni, mai avvenuta. O ancora vendere gli immobili che ospitano il comando di polizia urbana di via San Secondo e le scuole di via Veneto. Con il denaro ricavato si potranno realizzare la nuova caserma sicurezza, (la collocazione sarà indicata dal Ministero dell'Interno), dove ospitare, come detto, il commissariato e gli stessi poliziotti municipali mentre per gli studenti di via Veneto si dovrà costruire una nuova sede nell'area del liceo Aprosio. «Ogni nuova autorizzazione edilizia - continua Scibilia - dovrà essere preceduta comunque subito dalla realizzazione dei servizi annessi, comprese nuove porzioni di marciapiedi o quant'altro il Comune stabilirà come pagamento degli oneri di urbanizzazione. Finora si è lasciato costruire senza mai ottenere in cambio nulla per la città dai soggetti attuatori. Nemmeno un albero. Ecco perché Ventimiglia è ridotta in questo modo, cemento ovunque, piena di palazzi fatiscenti». Foto: Negli anni '60 Ventimiglia ha subito imponenti colate di cemento

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 46 04/05/2014 Il Tempo - Roma Pag. 4 (diffusione:50651, tiratura:76264) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Casetta Mattei Il dipendente pubblico voleva una tangente da 500 euro. Denunciato dall'imprenditore edile Soldi per non multare. Arrestato ispettore Asl Il funzionario della RmD preso dai carabinieri vestiti da operai mentre incassa la mazzetta Fabio Di Chio [email protected]

«Dammi 500 euro, chiudo un occhio sulle irregolarità sanitarie nel cantiere e va tutto bene». Invece l'ispettore della Asl RmD è stato arrestato durante i lavori, con le banconote ancora in tasca, prima fotocopiate dai carabinieri della Stazione di Bravetta, coordinati dalla Compagnia Trastevere diretta da Raffaello Imbalzano. Si sono piazzati vestiti da operai edili e hanno assistito all. Il blitz è del 28 aprile, comunicato solo dopo la convalida dell'arresto di Luciano Ferruzzi Gasparri, 39 anni, nel carcere di Regina Coeli, trasferito poi ai domiciliari. Per il dipendente Asl l'accusa è di concussione. Ai militari che lo hanno arrestato non ha saputo dire granché. Solo una scusa: «È stata la prima volta che ho chiesto soldi». Ed è stata la prima volta anche per l'imprenditore edile di 56 anni che ha denunciato tutto ai carabinieri di Casalotti. Sta tirando su un palazzo in via di Casalotti. Stando a una prima ricostruzione della vicenda, a fine aprile si è fatto vivo l'ispettore Asl. Doveva eseguire alcuni controlli. Roba di routine, niente di strano. Le verifiche andavano fatte, non erano pretesti inventati dall'indagato per mettere il naso nei lavori dell'impresa, trovare il pelo nell'uovo e chiedere la mazzetta in cambio della sua indulgenza. Le cose non andavano davvero. Erano irregolarità relative alla sicurezza sanitaria degli ambienti di lavoro. In soldi, settemila euro di sanzioni che l'imprenditore avrebbe dovuto sborsare alla Asl RmD competente per territorio. Le contestazioni erano legali, in piena regola. Secondo le accuse, però, erano i rimedi che non andavano bene. Stando alle indagini, Luciano Ferruzzi Gasparri ha chiesto soldi per compilare un rapporto positivo e fare finta di niente sulle difformità in cantiere. Aveva preso da una parte l'imprenditore e gli aveva fatto capire come si poteva risolvere la situazione. Lo ha invogliato dicendogli che avrebbe dovuto sganciare una cifra di molto inferiore ai settemila euro preventivati. Se all'ispettore ne avesse dati duemila la pratica sarebbe stata chiusa per il meglio. L'imprenditore ha intavolato una trattativa. Ha detto che erano troppi e non poteva pagare tanti soldi. Per cui ha insistito perché l'ispettore scendesse col prezzo. Cosa che è avvenuta. Da duemila è passato a mille e poi a cinquecento euro. L'imprenditore ha accettato. Ma ha pure denunciato. In caserma ha fotocopiato le banconote che avrebbe dovuto consegnare. I militari lo hanno dotato di telecamerina e microfono preparando tutti i dettagli della trappola. Gli investigatori si sono vestiti da operai e una volta in cantiere hanno aspettato che l'ispettore incassasse la busta, poi lo hanno arrestato. Sono tanti i funzionari pubblici finiti in manette nell'ultimo periodo. Sempre ad aprile con lo stesso trucco i poliziotti del Commissariato Aurelio hanno arrestato un vigile in pensione e un collega a quattri mesi dalla fine carriera. Il primo chiedeva cinquemila euro a un imprenditore dell'ortofrutta in zona Appio per chiudere un occhio sulle presunte irregolarità. Agli inizi del mese un funzionario di Equitalia è finito nella lista di otto arrestati per tangenti. E anche a marzo un altro collega ha fatto la stessa fine assieme a un consulente di Equitalia. A febbraio è toccato a un pezzo da novanta: l'ex comandante dei vigli di Roma Angelo Giuliani. Foto: 2000 Foto: Euro L'importo iniziale della mazzetta chiesta dall'ispettore Foto: 29 Foto: Aprile Il giorno del blitz dei militari travestiti da operai Foto: 39 Foto: Anni L'età del funzionario pubblico arrestato dai carabinieri Foto: Come operai I carabinieri hanno incastrato il funzionario infedele della Asl RmD

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 47 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 54 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Se l'impresa taglia i consumi anche il bilancio ci guadagna L'EFFICIENZA ENERGETICA SI CONFERMA UN TEMA CALDO PER LE AZIENDE NON SOLO PER I BENEFICI PER L'AMBIENTE, MA PER LA COMPETITIVITÀ FINANZIARIA. UN PIANO DI E.ON. (s.d.p.)

Milano L'efficienza energetica si conferma un tema caldo anche per le imprese. Sempre più consapevoli che la riduzione dei consumi si traduce non solo in benefici per l'ambiente, ma anche in una bolletta più leggera, a tutto vantaggio della competitività aziendale. Non a caso secondo un'analisi condotta da Bernoni Grant Thornton, società organizzatrice del premio Good Energy Award (dedicato alle imprese che operano nel settore della sostenibilità energetica), sulle oltre 200 aziende che hanno partecipato alle ultime quattro edizioni del premio emerge che nel 70% dei casi gli investimenti nell'efficienza energetica hanno portato a una riduzione dei costi del 15%. Una spinta in questa direzione arriva anche dal Governo che ha recentemente approvato un decreto legge che recepisce la direttiva 2012/27/Ue sull'efficienza energetica nella Pubblica Amministrazione centrale, nelle imprese e nel settore domestico. Con la finalità di centrare gli obiettivi di riduzione dei consumi di energia primaria del 20% entro il 2020 posti dall'Unione Europea. Un aiuto alle imprese arriva anche da E.On. Il gruppo ha infatti sviluppato soluzioni integrate di efficienza energetica per clienti commerciali e industriali, in particolare nell'energia distribuita. Due nel dettaglio i progetti finalizzati di recente con i partner industriali Reckitt & Benckinser e Goglio. Con il primo, multinazionale attiva nei prodotti per la pulizia della casa e della persona, è stato stretto un accordo per la sostituzione dell'attuale impianto di cogenerazione di energia elettrica e calore (Chp) installato presso lo stabilimento aziendale di Mira, in provincia di Venezia, con un nuovo impianto di cogenerazione da 1,5 Mw. E.On si occuperà della pianificazione, del finanziamento, della costruzione e della messa in funzione della nuova unità che sarà in grado, una volta avviata, di fornire allo stabilimento l'energia elettrica e il gas necessari per soddisfare i bisogni di alimentazione e riscaldamento non coperti dall'impianto Chp. E.On si occuperà inoltre della costruzione, della gestione e del controllo di un nuovo impianto combinato di riscaldamento, raffreddamento e generazione elettrica (Chcp) per il sito produttivo di Goglio, multinazionale specializzata nella fabbricazione di soluzioni di packaging, a Daverio, in provincia di Varese. L'impianto fornirà circa 30 Gwh di elettricità e circa 40 Gwh di riscaldamento l'anno, oltre alla fornitura di acqua sia calda, che fredda per i processi produttivi dell'impianto di Goglio. «I sistemi di generazione distribuita realizzati per Reckitt Benckinser e Goglio sono esempi positivi del modello di business che portiamo avanti con i nostri clienti industriali - sottolinea Miguel Antoñanzas, presidente e amministratore delegato di E.On Italia - Insieme a queste aziende abbiamo contribuito a realizzare un programma di efficientamento energetico, individuando le soluzioni più efficaci e convenienti con un orizzonte di lungo periodo». Con effetti benefici in termini di riduzione dei costi energetici: grazie alla soluzione fornita dall'azienda tedesca alla Reckitt & Benckinser sarà infatti possibile ottenere un risparmio del 20% e una riduzione delle emissioni di Co2 di 4.300 tonnellate annue. Mentre il progetto per la Goglio, il cui completamento è previsto per la fine del prossimo settembre, consentirà un risparmio di circa il 30% sul costo dell'elettricità e di circa il 20% sulla spesa energetica annuale complessiva. FONTE: ECBA PROJECT Foto: La direttiva 2012/27/Ue parla dell'efficienza nel pubblico, nelle imprese e nel settore domestico

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 48 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Strategie Si punta sull'alto di gamma. Con Alfa e Maserati Fiat-Chrysler Chiamata americana Il piano industriale. Scommessa made in Italy per vincere a Detroit RAFFAELLA POLATO

oggi a Detroit Sergio Marchionne svelerà il nuovo piano industriale di Fca, una sorta di seconda rivoluzione americana. Con l'acquisizione di Chrysler la società è diventata un gruppo mondiale. Ora ci sarà la svolta verso l'alto di gamma globale ma molto italiano, puntando su Alfa e Maserati. A pagina 5 Questa volta non è concesso sbagliare. Nel business non lo è quasi mai. Ci sono però errori - e in fondo sono la maggior parte - che una qualche chance di rimediare comunque la concedono. Non qui. Non accadrebbe. Non a caso Sergio Marchionne l'avvertenza l'ha fin dall'inizio definita così: «Una strategia non per deboli di cuore». Non avrà bisogno, forse, di ripeterlo esplicitamente . A meno che non voglia sfidare la scaramanzia pure nel giorno del pubblico esame. Giorno lunghissimo, di orari e di sostanza. Saranno le due del pomeriggio, in Italia, quando il numero uno di Fiat-Chrysler darà il via all'investor day . Già tarda sera, quando ogni singolo top manager avrà finito di radiografare brand e aree geografiche e settori di competenza. Notte piena, ormai, quando il big boss riprenderà il microfono per tirare le fila e rispondere agli analisti internazionali prima, alla stampa poi. Una vera maratona, nel quartier generale americano di Auburn Hills, senza spazi morti. Linee Del resto il tempo ci vorrà tutto: sono i prossimi cinque anni di industria, investimenti, occupazione, finanza, marketing, vendite (previste o sperate) che il leader e la sua squadra presenteranno all'esigente club degli investitori globali. Della «strategia non per deboli di cuore», che tradotto significa poi rivoluzione premium, Marchionne non ha peraltro già parlato e basta: l'ha avviata. Ora - domani - siamo al dunque. Lui dovrà essere più convincente di quanto sia mai stato. Dimostrare che quel che a nessuna casa automobilistica è finora riuscito, ossia trasformare in pochissimi anni non un singolo brand ma un intero gruppo da produttore mass market in costruttore d'alta gamma, in Fiat-Chrysler è un traguardo raggiungibile. Per riuscirci, non gli basteranno le riconosciute doti di «seduttore» dei mercati. Dovranno essere i numeri, gli scenari, i soldi che metterà sul piatto a persuadere chi invita a credere, e dunque a investire, nella «nuova» Fiat Chrysler Automobiles che no, non sono solo promesse, le sue e quelle del presidente-azionista (di maggioranza) John Elkann: il piano con cui ha disegnato il futuro Fca non è una roba da libro dei sogni. Che nel caso, poi, sarebbero incubi. A favore Certo, a favore di Marchionne giocano un paio di dati oggettivi. I risultati dei suoi dieci anni al Lingotto. E il fatto che, se domani svelerà quanti miliardi spenderà da qui al 2018, e per quali modelli oltre a quelli già annunciati, e dove nel mondo, e quale fetta spetterà all'Italia riconfermata pilastro europeo della multinazionale, la strategia che adesso ha un contenitore «misurabile» nel piano industrial-finanziario i primi test li ha già superati. Non ci saranno novità, dunque, sulle linee-guida. Nascono da lontano, dalle prime idee maturate insieme ai successi della 500, e arrivano a una forma ancora embrionale ma già definita con la scommessa Maserati. Anche questo un test. Anche questo un successo: da gloria polverosa, commercialmente morta, in poco più di un anno il marchio ha conquistato i mercati (Usa, Cina, Gran Bretagna i primi tre); con i nuovi modelli va verso un altro raddoppio abbondante della produzione. La risorta fabbrica di Grugliasco intravvede il turno di notte e la saturazione delle linee, in attesa che l'avviata ristrutturazione di Mirafiori completi il binomio del polo del lusso made in Fca .

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 49 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Ma qui siamo già oltre il test e dentro il cuore del piano. Non era scontato passare dalle poche migliaia di Maserati vendute fino al 2012 alle 37 mila previste per il 2014 soltanto a Grugliasco. E tuttavia anche queste sono state solo, in fondo, le prove generali. Proprio perché il nucleo della nuova «scommessa Marchionne» è moltiplicare sul scala industriale il «modello Tridente», ancor meno scontato sarà replicare il successo premium con i numeri, non più di nicchia, attesi dall'annunciato e fin qui sempre fallito rilancio Alfa. Ecco. Gira e rigira è sempre al Biscione che si torna. Perché è lì che si gioca l'intera posta. Il business plan 2014-2018 deve consolidare (e possibilmente andare oltre) quel che il matrimonio tra Fiat e Chrysler ha consentito: fare di due gruppi senza un futuro il settimo costruttore mondiale, con l'ambizione di altre scalate (ma a quando il traguardo dei sei milioni di vetture?). Con il che la parola «futuro», a Torino e a Detroit, non è più in bilico su un enorme punto di domanda. Oggi, però. Per «domani» rimane una conquista da sudare. Il porto sicuro, la forza nata dall'unione di due debolezze che ha consentito di superare senza troppi danni la Grande Recessione, deve ancora cementare le basi. E ovviamente ampliarle. Brand Jeep (e in proporzione gli altri brand Usa) la propria parte la fa egregiamente: il milione di auto vendute è a portata d'anno. Fiat scommette sulla moltiplicazione della famiglia 500 (che con la «X» sbarca in Italia, a Melfi, insieme alla Jeep Renegade). Ferrari è semplicemente un altro pianeta. Dopodiché: puoi ambire alla palma di costruttore premium continuando a sprecare un marchio come Alfa? Domanda retorica cui lo stesso Marchionne, il salvatore di Fiat e Chrysler, ha più volte risposto ammettendo che sì, il Biscione è il suo fallimento. Ora promette lo stop alle perdite (e agli sfottò dei concorrenti tedeschi) con una gamma finalmente in grado di avanzare in Europa, magari di sbarcare in Cina (punto debole dell'intero gruppo, Jeep a parte), e soprattutto di sfondare negli Usa: non riuscirci, ora che c'è la rete Chrysler, sarebbe la dichiarazione di morte del marchio. E la certificazione di un delitto. Marchionne giura che non accadrà. Domani spiegherà come farà, a evitare di finire nei panni dell'assassino. Poi conta poco se, nel disegno Alfa, c'è o no lo scorporo di cui qualcuno ha parlato e che lui aveva finora sempre escluso. Infinitamente prima vengono i modelli, dal Suv che dovrebbe essere prodotto a Mirafiori alla Giulia destinata a Cassino (l'ultima nostra fabbrica da «riconvertire»: il miliardo, più o meno, necessario sarà annunciato domani e porterà oltre quota quattro il totale speso nel rilancio degli impianti nazionali). Obiettivo in entrambi i casi, come già per Melfi e Grugliasco: produrre qui, esportare in tutto il mondo. Con il «dna Alfa» - imprescindibile dall'Italia, e verrà ribadito - il traguardo è raggiungibile. Ma, appunto: «A quel dna è essenziale tornare», per dirla con lo stesso Marchionne. Il quale, subito dopo, assicura: lo vedrete dai modelli, questa volta «tutte» le Alfa sono vere Alfa. Non fosse così, l'intera costruzione crollerebbe sulle fondamenta della scommessa premium. Chiaramente lui lo sa. Ha bocciato-rinviato troppi progetti «non all'altezza di» per non essere, questa volta, più che sicuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA DETROIT TORINO NEW YORK Ricavi Utile gestione ordinaria Utile netto Indebitamento netto industriale 87 3,4 2 6,6 Così FCA verso Wall Street 93 3,6/4 0,6/0,8 9,8/10,3 Dati in miliardi di euro *previsioni Auto consegnate (in milioni) 4,4 2013 4,5/4,6 2014* Giugno 2013 Agosto Ottobre Dicembre Febbraio 2014 Aprile 44..663344 88..668800 s.F. Foto: Presidente John Elkann Timoniere Sergio Marchionne

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 50 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 2 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La stanza dei bottoni Perotti sul ponte della cantieristica Galateri nella City: in Italia niente mordi e fuggi. Nomi nuovi per Save the Children

Fino all'ultimo tutto può succedere, anche se ormai sembra davvero che i giochi siano fatti. Dopo otto anni di dominio di Anton Francesco Albertoni il comitato dei saggi della confindustria nautica, l'Ucina, ha scelto di affidare per il prossimo quadriennio la presidenza a Massimo Perotti , il brillante numero uno dei Cantieri Sanlorenzo che dell'associazione è già stato vicepresidente quando regnava Paolo Vitelli . Una scelta meditata, dietro la quale però, almeno secondo i «piccoli», si nasconde un'insidia: la Cina, diventato ormai l'Eldorado per la cantieristica italiana piegata dalla crisi. A creare qualche mal di pancia è il fatto che Perotti ha scelto come alleato la Sundiro Holding che entrerà nel capitale dei cantieri di Ameglia e realizzerà su progetti San Lorenzo imbarcazioni da 10 a 20 metri direttamente in Cina. Segno dei tempi. D'altra parte uno dei marchi in assoluto più noti della nautica made in Italy, Ferretti, è già da qualche anno di proprietà dei cinesi di Weichai. E, se come sembra, alla vicepresidenza verrà confermato Lamberto Tacoli , l'amministratore delegato della Cnr, gruppo Ferretti, qualcuno scherzando (ma non troppo) ha proposto di modificare il nome dell'associazione da Ucina in UChina. La prima ondata era servita a convincere la City che a Piazza Affari ci sono buone occasioni di investimento. Ed è andata decisamente bene e giudicare dall'arrivo in forze dei grandi fondi internazionali a Piazza Affari. Bisogna evitare però il mordi e fuggi. E così sta per partire la seconda fase. Giovedì, ospiti del numero uno del London Stock Exchange, Xavier Rolet , Emittenti titoli e Assonime incontreranno i big della City per parlare di corporate governance, in Italia e non solo. A discuterne ci saranno Gabriele Galateri di Genola , nella veste di presidente del Comitato per la Corporate governance di Borsa, il direttore generale di Assonime, Stefano Micossi , e David Walker , chairman di Barclays. Il giorno dopo si replica, ma al Business Club Italia dove il presidente (appena riconfermato) Giovanni Sanfelice di Monteforte attende il presidente di Emittenti Titoli (e di Bnl), Luigi Abete per riprendere il filo del discorso. La fisionomia è a metà tra la lobby e la think tank . Ma poco importa. Ciò che conta è l'impegno per la causa, quella di Save the Children. Dopo aver chiamato Andrea Guerra , Marco De Benedetti , Patrizia Grieco, giusto per citare i nomi più noti, il presidente del chapter italiano, Claudio Tesauro , ha imbarcato quattro nuovi nomi «di livello» nel consiglio dell'associazione. Si tratta di Massimo Capuano , ex presidente di Borsa Italiana e numero uno di Iw Bank, Enrico Giovannini , già ministro del Welfare e presidente dell'Istat, la funzionaria della Ue, Paola Ferrero (moglie di Giovanni , il patron della Nutella), e Simonetta Cavalli , dell'Ordine degli assistenti sociali. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa Foto: Volti Xavier Rolet. A sinistra: Massimo Capuano e David Walker (Barclays) Imagoeconomica Reuters Foto: Volti Xavier Rolet. A sinistra: Massimo Capuano e David Walker (Barclays) Imagoeconomica Reuters Foto: Volti Xavier Rolet. A sinistra: Massimo Capuano e David Walker (Barclays) Imagoeconomica Reuters Foto: Volti Xavier Rolet. A sinistra: Massimo Capuano e David Walker (Barclays)

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 51 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Strategie Mentre il concorrente Salini si è concentrato sulle costruzioni abbandonando i trasporti, il gruppo romano diversifica nelle concessioni Astaldi Adesso in cantiere entra lo shopping Parla Paolo, il presidente: stiamo guardando alcune prede, anche all'estero. Terza generazione già in Cda 70%La quota esteradel giro d'affaridel gruppo Astaldi ROBERTA SCAGLIARINI

A staldi apre alle acquisizioni. «Ci guardiamo continuamente intorno, monitoriamo il mercato non solo in Italia ma anche all'estero, a 360 gradi». Paolo Astaldi, presidente del gruppo delle costruzioni fondato 90 anni fa da Sante Astaldi apre all'ipotesi di crescita per linee esterne dopo anni di sviluppo con le risorse interne. «Credo che sia la sfida più importante quella di saper crescere con le proprie forze e noi abbiamo dimostrato di saperlo fare». Il gruppo romano fondato negli anni Venti è uno dei primi 100 general contractor mondiali, ha un centinaio di cantieri aperti in 18 paesi del mondo, 2,5 miliardi di ricavi e un componente di fatturato estero del 70% . Fino alla nascita di Salini-Impregilo in Italia era il numero uno, ora è al secondo posto. «La nascita di un grande operatore nazionale come Salini-Impregilo ha stimolato la competizione - ammette Astaldi -. Ma tra noi, come in ogni mercato sano, a volte si collabora a volte di compete». Di sicuro non si vende come ipotizzano alcune ricorrenti voci di mercato. «Il nostro gruppo rimarrà della nostra famiglia ancora per un pezzo», sottolinea Astaldi. Il 52% è custodito nella holding di famiglia, Fin.Ast, il resto è in Borsa e nelle mani di alcuni investitori istituzionali. La successione non è ancora stata impostata perché la quarta generazione è ancor giovane ma due membri della terza generazione, Paolo e la sorella Caterina, siedono nel consiglio di ammirazione. Le diversità Il modello di business di Astaldi è molto cambiato rispetto alle origini ed è diverso da quello del competitor Salini. Mentre quest'ultimo, dopo al cessione delle attività in concessione è un diventato un costruttore puro orientato agli appalti classici, Astaldi ha affiancato al core business tradizionale un nuovo ramo di attività nelle concessioni. «Il nostro attuale modello nasce alcuni anni fa dall'analisi della situazione di difficoltà in Italia e all'estero nel settore delle opere pubbliche». La fine dei finanziamenti statali per i progetti infrastrutturali e la crisi congiunturale hanno devastato il settore edile. Dal 2009 al 2013 sono fallite 55.200 imprese di cui 12.600 nelle costruzioni,«un numero enorme che comprende anche alcune aziende storiche come Torno». Dal 2008 al 2013 solo nelle costruzioni dirette si sono persi 500 mila posti di lavoro che raddoppiano con l'indotto. Lotta alla crisi Astaldi , come altri grandi costruttori, ha scelto di reagire entrando nel settore delle concessioni: «acquisendo progetti allo stato cosiddetto greenfield , cioè da studiare, realizzare e gestire fin dall'inizio abbiamo sviluppato due linee di attività, una classica di general contractor e una nuova di concessionari». Con un solo limite: «non vogliamo diventare concessionari puri, acquisiamo un'opera in concessione, investiamo nella sua realizzazione, la valorizziamo e infine monetizziamo l'investimento quando ha raggiunto il giusto prezzo». L'impatto sui bilanci di questa nuova attività si vedrà a partire dal 2016 «quando un pacchetto di concessione importanti andrà a regime»: in Italia la Metro Linea 5 di Milano, i tre ospedali realizzati in Toscana, in Turchia l'Autostrada Gebze-Orhangazi-Izmir e il Terzo Ponte sul Bosforo. Obiettivo 2016 «Ora il contributo della gestione è minimo ma tra due anni cambierà il profilo di redditività del gruppo: nel 2016 un terzo dell'utile di esercizio proverrà dalle concessioni, nel 2017 il risultato raddoppierà». Il gruppo sta già cercando acquirenti su le nuove iniziative pronte. «Non abbiamo fretta perché abbiamo collocato un bond da 750 milioni che ha allungato la scadenza del debito ma l'intenzione è quella di valorizzarle per poi entrare in nuove in iniziative». Il percorso è quello che si sta completando in questi giorni con la cessione del ramo

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 52 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

parcheggi, una dismissione da 50 milioni «che dimostra che quello scelto è uno modello industriale valido». Il costruttore controlla, insieme a Banca Intesa, la maggioranza della holding A4 cui fa capo l'autostrada Brescia-Padova che, proprio in questi giorni, sta aspettando il rinnovo della concessione. «Il panorama delle autostrade non sembra offrire nuove possibilità, l'Italia della grandi opere è ferma, un po' per via dei vincoli del patto di stabilità un po' perché manca un obbiettivo di medio lungo termine». © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Il bilancio ricavi e gli ordini del gruppo Astaldi Portafoglio ordini per area geografica Concessioni 43% Costruzioni Italia 17,1% Costruzioni estero 39,9% Italia 34% Estero 2.393 66% Ricavi totali milioni di euro 13.322 Portafoglio ordini totale milioni di euro Ricavi per area geografica 1.945 116 160 27 145 2.393 Infrastrutture di trasporto Impianti di produzione energetica Edilizia civile e industriale Concessioni Impiantistica, manutenzione e gestione sistemi complessi TOTALE RICAVI Dati in milioni di euro 2013 Ricavi per linea di business I ricavi e gli ordini del gruppo Astaldi Foto: Al top Paolo Astaldi, presidente del gruppo di costruzioni fondato da Sante Astaldi negli anni Venti

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 53 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Fiere Se la sostenibilità abbraccia edilizia e costruzioni

Alla fiera di Verona torna Samoter, la rassegna triennale delle macchine per il movimento a terra, da cantiere ed edilizia. La rassegna si svolgerà dall'8 all'11 maggio. Attenzione particolare alle tematiche ambientali con una forte sensibilizzazione degli operatori dell'edilizia verso le costruzioni sostenibili.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 54 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Welfare Le soluzioni alternative per l'accesso al credito Regioni Ecco chi aiuta i giovani alle prime armi L'Ue destina fondi alla formazione e al sostegno delle libere professioni. Dall'Abruzzo alla Sicilia i progetti al via ISIDORO TROVATO

L a strada l'ha aperta l'Unione Europea con l'«Action Plan for entrepreneurship», un percorso nuovo per le libere professioni. Equiparandole alle piccole e medie imprese ne ha spalancato l'accesso al credito. Requisito fondamentale per restare o rilanciarsi sui nuovi mercati. I referenti di questa operazione sono le Regioni che hanno improntato le loro linee di intervento prevedendo circa 50 milioni di euro destinati al mondo delle libere professioni. «Abbiamo aperto un dialogo con diverse regioni per concordare piani d'intervento a favore delle professioni - spiega Andrea Camporese, presidente dell'Associazione delle casse private -. Abbiamo trovato molta disponibilità al dialogo, alcune regioni hanno già approntato piani di intervento a favore dei professionisti, altre contano di farlo a breve. Tra qualche giorno avremo un altro incontro e proveremo a concordare ulteriori interventi a favore di giovani, donne e fasce deboli delle professioni». Attualmente sono molte le regioni che hanno istituito il «Fondo Microcredito» attraverso il quale vengono erogati finanziamenti volti al sostegno dell'autoimpiego e della microimprenditorialità, e gestiscono le risorse europee tramite società che operano come agenzie di sviluppo territoriale a supporto della Regione. Tre i modelli già avviati. Abruzzo Qui la novità si chiama «bando Goal», per nuove imprese o liberi professionisti under 36: in questo caso si parla di finanziamento a fondo perduto fino a 25 mila euro e per fare richiesta c'è tempo fino al prossimo 20 dicembre. Puglia La regione dal 2011 ha varato un piano di sperimentazione su misure di sostegno al reddito dei liberi professionisti residenti nel territorio, in linea con gli interventi già previsti dalla legislazione e dalla contrattazione collettiva: coinvolti tre enti bilaterali e l'Ordine degli avvocati di Bari, presso cui sono stati costituiti i Fondi pubblico privati per la flessibilità nel lavoro. Sicilia Due i progetti portanti: «Giovani professionisti» e «Prima impresa giovani», valgono complessivamente 30 milioni di euro e coinvolgeranno oltre 5 mila tra praticanti e professionisti abilitati. Per il 2014, in fase sperimentale, la misura è rivolta ai praticanti: l'assessorato alla Formazione della regione Sicilia stanzia 12 milioni di euro, e già dal prossimo anno fino al 2020, sarà riproposta usufruendo dei tre miliardi della prossima programmazione del Fondo sociale europeo. Inoltre, in futuro, i beneficiari della misura saranno ampliati e la Regione farà in modo di estendere la copertura anche al secondo anno di praticantato. Anche se non si conoscono ancora i criteri di selezione, a beneficiarne saranno 3.333 giovani, di età inferiore ai 35 anni e residenti in Sicilia, che inizieranno il praticantato a partire dal prossimo settembre. Il rimborso sarà di 400 euro, 300 a carico della Regione e 100 del datore di lavoro in cui si effettua il praticantato, a patto che non ci siano vincoli di parentela entro il terzo grado, e di affinità entro il secondo, con i professionisti o i soci degli studi professionali presso cui si svolge il praticantato. Il sostegno economico durerà 12 mesi e coprirà, quindi, solo il primo anno di pratica. Progetti simili sono allo studio o in allestimento anche in Campania, Molise, Calabria, Basilicata e Sardegna © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Adepp Andrea Camporese, presidente dell'Associazione delle casse di previdenza private

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 55 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La storia Archimede vola a Bangalore In patria la termodinamica non decolla E. CO.

Archimede sbarca in India. La società italiana leader nelle forniture per centrali solari termodinamiche va a costruire il suo primo impianto indiano nell'area di Bangalore, grazie all'alleanza con Atria Group, che già opera una centrale solare a olio e ha grandi progetti di espansione. L'impianto per cui Archimede fornirà i tubi, su cui si concentra tutto il calore raccolto dagli specchi parabolici, fa parte di un ampio progetto in via di realizzazione, con quasi 400 megawatt di centrali distribuite su 13 distretti del Karnataka, lo Stato di Bangalore, per un investimento complessivo di 2 miliardi di euro. La prima, a Tumkur, entrerà in funzione all'inizio del 2015 e il completamento delle altre è previsto entro la fine del 2016. Per Archimede Solar, che ha inaugurato appena l'estate scorsa la sua centrale dimostrativa a sali fusi, su tecnologia sviluppata da Carlo Rubbia, è la prima sfida sul piano degli impianti di taglia commerciale all'estero. Ma la società di Massa Martana, braccio energetico del gruppo Angelantoni, è già piazzata bene anche sul mercato mediorientale, considerato il più attraente per la tecnologia solare a concentrazione, insieme all'India e alla Cina. Riad punta a installare ben 25 megawatt di centrali di questo tipo, per coprire un quinto del fabbisogno elettrico nazionale, ora soddisfatto dal petrolio. I primi 900 megawatt di questo grande progetto, con 5 mega-centrali a concentrazione da realizzare, verranno messi a gara in tempi brevi e Archimede ha buone prospettive di successo, grazie al socio saudita Fahad Al-Athel, entrato di recente con una quota del 34% nel capitale della società umbra. «La nostra carta vincente è la tecnologia dei sali fusi, del 30% più efficiente rispetto alle centrali solari a olio - spiega Federica Angelantoni, numero uno di Archimede Solar -. Sfruttando i sali fusi come fluido di accumulazione del calore all'interno dei tubi si possono raggiungere temperature molto più alte rispetto all'olio e gli impianti sono a ciclo unico, quindi molto più semplici da costruire e più competitivi. Inoltre ci sono notevoli vantaggi dal punto di vista della sicurezza e dell'impatto ambientale, perché i sali non inquinano, anzi, si possono riutilizzare come fertilizzante in agricoltura», precisa Angelantoni. Di conseguenza, tutti i big del settore si stanno orientando verso centrali a sali fusi, cui per ora solo Archimede Solar può fornire i tubi, in grado di resistere a temperature che superano i 500 gradi. A livello globale, il solare termodinamico ha prospettive di crescita formidabili: da meno di 5 gigawatt attuali a 150 gigawatt nel 2020, per superare i 1000 gigawatt nel 2050, con una produzione equivalente all'11% dei consumi elettrici mondiali, in base alle previsioni dell'International Energy Agency. La tecnologia solare termodinamica finora ha avuto uno sviluppo maggiore fuori dall'Europa. Ma l'Italia, così come la Spagna, che ha già realizzato più di 50 impianti per una potenza di oltre 2 gigawatt, potrebbe avere un ruolo fondamentale nella crescita di questo settore, visto che da noi il sole non manca. Invece per ora qui non si muove nulla. I quattro progetti più importanti, quelli sardi di Flumini Mannu, Cossoine, Gonnosfanadiga e Bonorve, da quasi 200 megawatt in tutto, sono fermi per le resistenze locali e anche a Banzi, in Basilicata, prevale l'ostracismo. Un grave danno per la filiera italiana, che per competere al meglio nei grandi progetti internazionali avrebbe bisogno di impianti solari termodinamici già operativi anche sul proprio territorio che dimostrino la validità delle realizzazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Archimede Federica Angelantoni

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 56 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 10 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Le istruzioni per rilevare il quinquennio rilevante ai fi ni dei calcoli dell'esenzione Immobili, conta il fattore tempo Escluse da Irpef le plusvalenze derivanti da cessioni Pagina a cura DI SANDRO CERATO

Le plusvalenze derivanti dalla cessione di immobili detenuti da più di cinque anni da parte di persone fi siche sono escluse da tassazione ai fi ni Irpef, poiché si presume non sussista alcun intento speculativo. Ai sensi dell'art. 67, lett. b) del Tuir, si considerano redditi diversi, se non sono conseguite nell'ambito di un'attività d'impresa o di lavoro autonomo, né in qualità di lavoratore dipendente, le plusvalenze derivanti dalla cessione di immobili acquistati o costruiti da non più di cinque anni. La ratio sottostante consiste nel voler attrarre a tassazione le operazioni di compravendita di immobili «speculative», individuando il predetto lasso temporale di cinque anni quale intervallo entro il quale si ritiene sussistente l'intento di porre in essere l'operazione per trarre profi tto. La disposizione di cui alla lett. b) dell'art. 67 del Tuir si rivolge in generale a tutte le tipologie di immobili (abitativi, strumentali ecc.), prevedendo tuttavia alcune fattispecie escluse da tassazione, e in particolare: - le cessioni di immobili pervenuti per successione, a prescindere dal periodo di possesso da parte del cedente, poiché in tal caso è evidente l'insussistenza di qualsiasi intento speculativo trattandosi di beni per i quali il possesso dipende da circostanze non dipendenti dalla volontà del cedente; - le cessioni di immobili abitativi che per la maggior parte del periodo intercorso tra l'acquisto (o la costruzione) e la successiva rivendita sono state adibite ad abitazione principale del cedente e dei suoi familiari. Anche in tale ipotesi, è irrilevante il periodo trascorso tra la data di acquisto e quella di cessione, poiché l'utilizzo quale abitazione principale comporta il venir meno dell'intento speculativo sottostante la vendita. Relativamente al computo del quinquennio quale limite temporale affinché assuma rilievo la plusvalenza, particolari questioni critiche non sorgono laddove il bene immobile ceduto sia stato in precedenza oggetto di acquisto quale bene già completato e atto all'uso, poiché in tale ipotesi assume rilievo la data indicata nell'atto notarile per verifi care se tra l'acquisto e la cessione siano trascorsi almeno cinque anni. Per quanto riguarda, invece, i fabbricati oggetto di costruzione (direttamente da parte del proprietario o tramite appalto a terzi) la verifi ca del decorso del quinquennio è senza dubbio più delicata. A tale proposito, si segnala che con la ris. 6.6.2008, n. 231/E, l'Agenzia delle entrate ha precisato che occorre avere riguardo alla data in cui l'immobile si considera ultimato, indicando che tale momento coincide con quello in cui «l'immobile è idoneo a espletare la sua funzione, ovvero a essere destinato al consumo». Tale precisazione sta a significare che se in prima battuta rileva la data di ultimazione dei lavori rilasciata dal tecnico competente (e non il momento in cui avviene l'accatastamento), quale termine iniziale per il computo del quinquennio, è altrettanto vero che è possibile dimostrare il concreto utilizzo del bene anche in un momento antecedente, che si potrebbe verifi care allorché l'immobile sia stato concesso in locazione, esibendo il relativo contratto, ovvero sia stato effettivamente utilizzato dal proprietario fornendo copia delle fatture riferite alle utenze (luce, gas, telefono ecc.). Le considerazioni esposte sono suffragate anche dalla prassi dell'Agenzia emanata in materia di imposte indirette, e più precisamente dalla circ. n. 38/E/2005 che in materia di agevolazione «prima casa» (applicazione del 2% di imposta di registro, ovvero del 4% di Iva) ha precisato che si deve ritenere ultimato l'immobile concesso in uso a terzi in presenza di contratti che ne comprovino l'effettivo utilizzo. Anche in materia di applicazione dell'Iva per le cessioni di immobili abitativi effettuate entro cinque anni dall'ultimazione del lavori (art. 10, n. 8-bis, del dpr 633/72), la circ. n. 12/E/2007 ha stabilito che si deve avere riguardo alla data di deposito del certifi cato di fi ne lavori da parte del tecnico, ovvero ad altri elementi che di fatto comprovino un utilizzo effettivo e antecedente dell'immobile (utenze, contratti di affi tto ecc.). Se l'immobile è pervenuto al cedente per donazione, per il computo del quinquennio è necessario tener conto della data di acquisto da parte del donante, essendo infatti «trasparente» l'avvenuta donazione che non incide in alcun modo ai fi ni della verifi ca della rilevanza della plusvalenza. In altre parole, a differenza di quanto visto per le successioni, la donazione dell'immobile non determina alcun effetto in capo al donatario, il quale «eredita» il

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 57 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 10 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

medesimo periodo di possesso che sussisteva in capo al dante causa. La plusvalenza, ai sensi dell'art. 68, c. 1, del Tuir, è determinata in base alla differenza tra: - corrispettivo percepito nel periodo d'imposta (applicazione del principio di cassa); - costo di acquisto o di costruzione, aumentato di ogni altro onere accessorio (spese notarili, imposte ecc.). Se l'immobile è pervenuto per donazione, il corrispettivo derivante dalla vendita deve essere raffrontato con il costo di acquisto sostenuto dal donante, poiché come detto in precedenza l'avvenuta donazione è neutra anche ai fi ni del conteggio della plusvalenza. In merito alle modalità di tassazione, le plusvalenze in questione scontano la tassazione ordinaria, ovvero a seguito di opzione da parte del venditore nell'atto di cessione a imposta sostitutiva del 20% (art. 1, c. 496, legge 266/2005). I principi Determinazione della plusvalenza Fattispecie di cessioni immobiliari rilevanti ai fi ni Irpef (redditi diversi) La plusvalenza si realizza laddove tra l'acquisto e la rivendita sono decorsi meno di cinque anni (esclusi gli immobili pervenuti per successione e quelli adibiti ad abitazione principale) Differenza tra corrispettivo percepito e costo di acquisto o di costruzione

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 58 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 15 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Dalle nanotecnologie alla fotonica: diversi i campi agevolabili

Il primo passaggio, dopo aver valutato l'innovazione dell'idea, è quello di trovare un filone di ricerca su cui presentare la domanda. All'interno del programma Horizon 2020 ci sono tematiche di particolare interesse per la maggior parte delle imprese manifatturiere e dei servizi. Analizzandole, emerge che le imprese possono presentare progetti che sono riconducibili ai temi più disparati: nanotecnologie, materiali avanzati, fabbricazione e trasformazione, biotecnologia, micro e nano elettronica, fotonica ecc. Ulteriori elementi di interesse, tuttavia, emergono approfondendo le tematiche delle singole Call o chiamate. Sulla «call» nanotecnologie, per esempio, possono essere finanziati progetti relativi a nano materiali di nuova generazione, nano dispositivi e nano sistemi, tecniche di rafforzamento della capacità, metodi e attrezzature di misurazione. Esaminando la tematica «Materiali avanzati», emerge che le imprese possono presentare domanda su progetti relativi a tecnologie avanzate dei materiali, a materiali per un'industria sostenibile e a basse emissioni di carbonio. Leggendo altre tematiche emerge anche la possibilità di presentare progetti su innovazioni che impiegano tecnologie a basse emissioni di carbonio sostenibile , su processi/ prodotti ecosostenibili , su progetti che prevedono l'aumento della vita dei prodotti e il riciclaggio dei prodotti, sui processi a ciclo chiuso. Non manca la possibilità di presentare progetti che garantiscono un uso sostenibile dei rifiuti agricoli, dei co-prodotti e dei sottoprodotti. Per una opportuna valutazione l'impresa può ricorrere a consulenti o ai rappresentanti Enterprise Europe Network o al Punto di contatto nazionale che possono facilitare il compito e guidarli. Anche il vademecum per la presentazione delle domande presente sul portale, prevede che il primo passo dovrebbe sempre essere quello di contattare il più vicino punto di contatto nazionale per le pmi o Enterprise Europe Network o qualsiasi altro ente intermediario a scelta che possa fornire informazioni e orientamento su Horizon 2020. Sulla piattaforma online del Participant Portal di Horizon 2020 raggiungibile al link: http:// ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/home. html le imprese devono registrarsi e ottenere l'accreditamento. Una volta fatto, la prima cosa che è opportuno compilare è quella relativa alla valutazione finanziaria. L'azienda deve inserire i dati di bilancio come depositato. Da qui emerge se ha una struttura patrimoniale considerata valida. Se il risultato dell'analisi è almeno sufficiente l'azienda può ricoprire il ruolo di coordinatore, o presentare la domanda direttamente. In caso di esito negativo l'impresa deve rinunciare a tale ruolo, perché anche se il progetto risulta valido tecnicamente può essere respinto sotto l'aspetto dell'ammissibilità finanziaria.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 59 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 16 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Ridefi niti criteri e modalità per la concessione delle agevolazioni attraverso il contratto Sviluppo, si ricomincia da tre Sostegno in questi ambiti: ricerca, ambiente e turismo DI CINZIA DE STEFANIS

Ridefi niti criteri e modalità per la concessione delle agevolazioni attraverso il contratto di sviluppo. Con tre nuove tipologie di programmi agevolabili: sviluppo industriale, tutela ambientale e attività turistiche (comprendente anche eventuali attività commerciali). Con la diminuzione del limite minimo dell'investimento agevolabile, ora pari a 20 milioni di euro per tutte le tipologie di programma. Con l'eliminazione della doppia presentazione della documentazione da parte delle imprese (proposta di massima e, a seguito di una prima fase istruttoria, proposta defi nitiva). Il tutto è previsto nel decreto ministeriale dello sviluppo economico del 14 febbraio 2014 (pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale n. 97 del 28/4). Il decreto è attuativo dell'art. 3, comma 4, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (cosiddetto decreto del fare), concernente il rifi nanziamento dei contratti di sviluppo. Il decreto ha introdotto alcuni elementi di novità fi nalizzati, nel loro complesso, ad assicurare una maggiore coerenza dello strumento agevolativo al contesto socio-economico attuale. I soggetti benefi ciari. Il contratto di sviluppo è rivolto alle piccole, medie e grandi imprese, italiane ed estere. Queste ultime, per poter richiedere gli incentivi, devono avere una sede stabile in Italia. In particolare, i destinatari delle agevolazioni sono: l'impresa che promuove l'iniziativa, denominata «soggetto proponente»,e le eventuali altre imprese partecipanti ai progetti d'investimento, denominate «aderenti». In caso di programmi di sviluppo realizzati da più imprese, il proponente ne assume la responsabilità verso l'amministrazione anche ai fi ni della coerenza tecnica ed economica. I soggetti benefi ciari, sin dalla data di presentazione della domanda di accesso alle agevolazioni devono trovarsi nelle seguenti condizioni: - essere regolarmente costituiti e iscritti nel registro delle imprese. A eccezione delle imprese estere purché queste ultime si impegnino a istituire una sede secondaria con rappresentanza stabile nel territorio italiano e a mantenerla per almeno cinque anni, ovvero tre anni nel caso di Pmi, dall'ultimazione del programma di sviluppo; - essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essere in liquidazione volontaria e non essere sottoposti a procedure concorsuali; - trovarsi in regime di contabilità ordinaria; - non rientrare tra coloro che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla commissione europea; - operare nel rispetto delle vigenti norme edilizie e urbanistiche, del lavoro, sulla prevenzione degli infortuni e sulla salvaguardia dell'ambiente, anche con riferimento agli obblighi contributivi; - non essere stati destinatari, nei tre anni precedenti la data di presentazione della domanda, di provvedimenti di revoca totale di agevolazioni concesse dal MiSe, a eccezione di quelli derivanti da rinunce; - aver restituito agevolazioni godute per le quali è stata disposta dal MiSe la restituzione; - non trovarsi in condizioni tali da risultare impresa in diffi coltà. Tipologia delle agevolazioni. Le agevolazioni sono concesse nelle seguenti forme, anche in combinazione tra di loro: - fi nanziamento agevolato; - contributo in conto interessi; - contributo in conto impianti e contributo diretto alla spesa. L'utilizzo delle varie forme di agevolazione e la loro combinazione sono defi niti in fase di negoziazione sulla base delle caratteristiche dei progetti e dei relativi ambiti di intervento. Il fi nanziamento agevolato ha una durata massima di dieci anni oltre a un periodo di utilizzo e preammortamento commisurato alla durata dello specifi co progetto facente parte del programma di sviluppo e, comunque, non superiore a quattro anni. Il tasso agevolato di fi nanziamento è pari al 20% del tasso di riferimento vigente alla data di concessione delle agevolazioni,fi ssato sulla base di quanto stabilito dalla Commissione europea. Il rimborso del finanziamento agevolato avviene secondo un piano di ammortamento a rate semestrali posticipate scadenti il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno. Gli interessi di preammortamento sono corrisposti alle medesime scadenze. L'eventuale contributo in conto interessi è concesso in relazione a un fi nanziamento bancario a tasso di mercato destinato alla copertura fi nanziaria dello specifi co progetto facente parte del programma di sviluppo con durata massima di dieci anni oltre a un periodo di utilizzo e preammortamento commisurato alla durata del progetto e,

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 60 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 16 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

comunque, non superiore a quattro anni. La misura del contributo, rapportata al tasso d'interesse effettivamente applicato al fi nanziamento bancario, è fi ssata in misura pari a 400 punti base e, comunque, non superiore all'80% di tale tasso. Ricerca industriale. Le agevolazioni relative a tale comparto possono essere concesse a fronte della realizzazione di attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, fi nalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi o al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti, tramite lo sviluppo delle tecnologie . I progetti d'investimento del proponente, a parte eventuali progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, devono prevedere spese ammissibili di importo complessivo non inferiore a 10 milioni di euro ovvero 3 milioni di euro se il programma riguarda esclusivamente attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli . Ambiente. Le agevolazioni relative all'ambiente possono essere concesse a favore di imprese, di qualsiasi dimensione, ad eccezione di quelle che innalzano il livello di tutela ambientale che si rivolgono alle sole Pmi. I progetti d'investimento del proponente, a parte eventuali progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, devono prevedere spese ammissibili di importo complessivo non inferiore a 10 milioni di euro ovvero 3 milioni di euro se il programma riguarda esclusivamente attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli . Turismo. Il programma di sviluppo di attività turistiche deve riguardare un'iniziativa imprenditoriale fi nalizzata allo sviluppo dell'offerta turistica attraverso il potenziamento e il miglioramento della qualità dell'offerta ricettiva, delle necessarie attività integrative, dei servizi di supporto alla fruizione del prodotto turistico ed, eventualmente, per un importo non superiore al 20% del totale degli investimenti da realizzare, delle attività commerciali. I progetti d'investimento del proponente devono prevedere spese ammissibili di importo complessivo non inferiore a 5 milioni di euro. Il nuovo contratto Finalità del contratto di sviluppo Il contratto di sviluppo favorisce la realizzazione di investimenti di rilevanti dimensioni, proposti da imprese italiane ed estere Tipologie di programmi Tre nuovi settori: industriale, turistico e commerciale Soggetti benefi ciari I progetti di investimento del contratto di sviluppo possono essere realizzati: nelle aree previste dalla carta degli aiuti a fi nalità regionale • approvata dalla commissione europea per il periodo 20072013 (aiuto di Stato n. 117/2010 pubblicato su Guue del 10 agosto 2010, n. C 215/5) nel resto del territorio nazionale, se presentati da Pmi o da • grandi imprese attive nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, con meno di 750 dipendenti e/o un fatturato inferiore a 200 milioni di euro (cosiddette "imprese intermedie") Forma delle agevolazioni contributo a fondo perduto; • fi nanziamento agevolato; • contributo in conto interessi • Invitalia La domanda di agevolazioni deve essere presentata all'invitalia, secondo le modalità indicate nel sito internet www.invitalia.it. Lo schema in base al quale deve essere redatta la domanda e la documentazione da allegare alla stessa sono defi niti dall'invitalia sulla base delle indicazioni fomite dal MiSe L'invitalia, entro trenta giorni dalla data di presentazione della domanda, procede, nel rispetto dell'ordine cronologico di presentazione, allo svolgimento delle seguenti attività: accerta la disponibilità delle risorse fi nanziarie sulla base • della comunicazione MiSe; verifi ca i requisiti e le condizione di ammissibilità; • valuta la rispondenza del programma di sviluppo ai criteri • di selezione. I programmi di sviluppo che ricadono nei territori oggetto di accordi, stipulati dal MiSe, per lo sviluppo e la riconversione di aree interessate dalla crisi di specifi ci comparti produttivi o di rilevanti complessi aziendali sono valutati dall'invitalia con priorità rispetto agli altri programmi di sviluppo, indipendentemente dall'ordine cronologico di presentazione Ricerca industriale e ambiente I progetti d'investimento del proponente,a parte eventuali progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, devono prevedere spese ammissibili di importo complessivo non inferiore a 10 milioni di euro ovvero 3 milioni di euro se il programma riguarda esclusivamente attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli Turismo I progetti d'investimento del proponente devono prevedere spese ammissibili di importo complessivo non inferiore a 5 mln di euro

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 61 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 23 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Sempre più numerosi i siti per rinnovare casa o uffi cio a costi accessibili e in tempi rapidi Arredo, progetti low cost sul web I professionisti del restyling d'interni conquistano internet DI SIBILLA DI PALMA

Con la primavera torna la voglia di rinnovare la casa, dando agli ambienti una ventata di novità e di freschezza. Grazie alla rete è ora possibile farlo a costi accessibili: sul web sono, infatti, presenti numerosi siti specializzati che permettono di ottenere interi progetti di interior design con prezzi a partire da 50 euro a locale e in tempi rapidi. Ecco una panoramica delle principali possibilità offerte dalla rete. Gli architetti approdano sul web. Tra i portali attivi online che propongono soluzioni di interior design low cost c'è Illaboratoriodiarchitettura.it che nasce con l'idea di fornire un «Kit di Progetto» su misura, realizzato dallo studio sulla base delle indicazioni fornite dal cliente, per rinnovare, ristrutturare e arredare la propria casa in città, al mare o in campagna. È possibile scegliere tra diversi Kit Casa: quello arancio per rinnovare il look dell'abitazione; quello rosso per creare nuovi spazi; quello giallo per ristrutturare l'immobile e quello verde se si intende acquistare o vendere una casa e si vuole avere un'idea dei lavori da eseguire e dei costi da sostenere. Anche Architetto Low Cost è un sito che permette di riprogettare la propria casa via web con il supporto di un team di architetti e di designer. È possibile scegliere tra diverse opzioni: ad esempio quella basic layout prevede una tavola dedicata al concept progettuale e un disegno della pianta in 2D con la nuova soluzione di arredamento (al costo di 50 euro a locale); mentre il pacchetto project layout include una tavola dedicata al concept progettuale, un disegno a colori della pianta in 2D con la nuova soluzione di arredamento e una tavola con rappresentazione virtuale 3D del progetto proposto (al costo di 75 euro a locale). Un servizio simile è offerto dal portale Interior Relooking che consente di rinnovare la propria casa o il proprio ufficio. Sono quattro i livelli di servizio che accompagnano l'utente dall'ideazione del progetto di rinnovo degli spazi abitativi alla selezione dei materiali e delle soluzioni specifiche, fino alla realizzazione dei lavori. Per usufruire del servizio basta inviare la piantina dell'immobile, compilare la scheda progetto che serve a dare indicazioni agli architetti sui propri gusti e indicare i propri riferimenti. Gli altri siti. Permette di avere a disposizione un interior designer personale low cost anche il portale Supercabana.it. Il servizio si articola in diversi pacchetti. Qualche esempio? Quello basic offre una planimetria a colori con la distribuzione degli arredi per visualizzare meglio gli spazi al costo di 4,99 euro al mq (cinque giorni per la consegna). Mentre Green è un pacchetto dedicato a progetti per spazi esterni (giardini, terrazzi, balconi, deck piscina) a 7,99 euro al mq e 15 giorni per la consegna. Anche il sito Internieprogetti permette di spaziare tra più formule. Ad esempio, «Progetto base» fornisce la planimetria del progetto e una relazione tecnica dell'intervento e dei consigli per finiture e arredi (per dare un'idea, il costo è di 99 euro per spazi fino a 60 mq e di 158 euro per superfici tra 81 e 100 mq). Mentre la formula «Progetto avanzato» include una planimetria di progetto, una relazione tecnica dell'intervento e consigli per finiture e arredi e un render fotorealistico (149 euro per superfici fino a 60 mq, 208 euro per superfici tra 81 e 100 mq). È specializzato in valorizzazione immobiliare, home restyling e home staging il sito Real Home Restyling che punta in particolare a supportare privati che hanno messo in vendita un immobile per aiutarli ad aumentare l'interesse nei confronti della casa oggetto dell'intervento e di conseguenza moltiplicare il numero di potenziali acquirenti. I progetti di valorizzazione dell'abitazione hanno un costo di 400 euro per superfici fino a 150 mq e di 600 euro per superfici maggiori. Il sito CoContest.com, infine, permette di riprogettare la propria casa, negozio o ufficio tramite il lancio di concorsi online a livello internazionale. Il meccanismo di funzionamento è semplice: l'utente descrive cosa vorrebbe, allegando planimetrie, foto e documentazione, e un algoritmo calcola il preventivo. A questo punto gli architetti iscritti al sito possono partecipare gratuitamente alla gara proponendo il proprio progetto. I siti per il restyling d'interni www.illaboratoriodiarchitettura.it Nasce con l'idea di fornire un "Kit di Progetto" • su misura, realizzato dallo studio sulla base delle indicazioni fornite dal cliente, per rinnovare, ristrutturare e arredare la propria casa in città, al mare o in campagna. È possibile scegliere tra diversi Kit Casa: quel• lo

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 62 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 23 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

arancio per rinnovare il look dell'abitazione; quello rosso per creare nuovi spazi; quello giallo per ristrutturare l'immobile e quello verde se si intende acquistare o vendere una casa e si vuole avere un'idea dei lavori da eseguire e dei costi da sostenere. www.architettolowcost.eu Permette di riprogettare la propria casa via • web con il supporto di un team di architetti e di designer. È possibile scegliere tra diverse opzioni: ad • esempio quella basic layout prevede una tavola dedicata al concept progettuale, e un disegno della pianta in 2D con la nuova soluzione di arredamento (al costo di 50 euro a locale). www.interior-relooking.it Consente di rinnovare la propria casa o il • proprio uffi cio. Sono quattro i livelli di servizio che accompa• gnano l'utente dall'ideazione del progetto di rinnovo dei propri spazi abitativi alla selezione dei materiali e delle soluzioni specifi che, fi no alla realizzazione dei lavori. Per usufruire del servizio basta inviare la • piantina dell'immobile, compilare la scheda progetto che serve a dare indicazioni agli architetti sui propri gusti e indicare i propri riferimenti. www.supercabana.it Permette di avere a disposizione un interior • designer personale low cost. Il servizio si articola in diversi pacchetti: ad • esempio quello basic offre una planimetria a colori con la distribuzione degli arredi per visualizzare meglio gli spazi al costo di 4,99 euro al mq (cinque giorni per la consegna). www.internieprogetti.it Permette di spaziare tra più formule. Ad esem• pio, «Progetto base» fornisce la planimetria del progetto e una relazione tecnica dell'intervento e dei consigli per fi niture e arredi (per dare un'idea, il costo è di 99 euro per spazi fi no a 60 mq e di 158 euro per superfi ci tra 81 e 100 mq). www.realhomerestyling.it Portale specializzato in valorizzazione immobi• liare, home restyling e home staging. Punta in particolare a supportare privati che • hanno messo in vendita un immobile per aiutarli ad aumentare l'interesse nei confronti della casa oggetto dell'intervento e di conseguenza moltiplicare il numero di potenziali acquirenti. I progetti di valorizzazione dell'abitazione • hanno un costo di 400 euro per superfi ci fi no a 150 mq e di 600 euro per superfi ci maggiori. www.cocontest.com Permette di riprogettare la propria casa, negozio o uffi cio tramite il lancio di concorsi online a livello internazionale. Il meccanismo di funzionamento è semplice: l'utente descrive cosa vorrebbe, allegando planimetrie, foto e documentazione, e un algoritmo calcola il preventivo. A questo punto gli architetti iscritti al sito possono partecipare gratuitamente alla gara proponendo il proprio progetto.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 63 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 28 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

DELLE OPPORTUNITÀ DI INVESTIMENTI PER LE AZIENDE ITALIANE SI È DISCUSSO DA NUNZIANTE MAGRONE Il boom petrolifero dell'Iraq attrae l'Italia DI ANTONIO RANALLI

Concrete possibilità per avvocati e professionisti arrivano dall'Iraq. Per questo paese del Medio Oriente l'Italia è un importante partner europeo per interscambio commerciale complessivo, con un trend in continua espansione. Per questo sono necessari avvocati sempre più competenti nell'assistere le aziende con la legislazione presente in questo paese. Se ne è discusso nei giorni scorsi a Roma in occasione dell'«I n-house Counsels Breakfast », organizzato dallo studio legale Nunziante Magrone. Apprezzato per la sua vocazione petrolifera, l'Iraq presenta un forte potenziale a seguito dell'apertura della politica estera, che ha fortemente allentato le tensioni internazionali che avevano caratterizzato lo scorso decennio, aprendo l'interscambio con la comunità internazionale. Saywan Barzani, ambasciatore della Repubblica dell'Iraq in Italia, si è detto «molto ottimista per il futuro» della sua nazione, e guarda con interesse ai legami tra Baghdad e Roma. L'Italia è considerato un partner economico importante, attualmente presente in Iraq con molte piccole, medie e grandi imprese. «Gli iracheni amano molto l'Italia», ha spiegato Barzani, «il nostro paese offre grandi opportunità, non solo nel settore tradizionale del petrolio, ma anche in quello delle costruzioni e delle infrastrutture». A tracciare un quadro sulla situazione attuale dell'Iraq è stato il giornalista Eugenio Occorsio che ha ricordato come in questo momento il paese vive un vero e proprio boom petrolifero «che ha riportato l'Iraq ai livelli degli anni '80, prima che sul paese si scatenasse la guerra cominciata con l'invasione del Kuwait del 1 agosto 1990». L'Iraq è arrivato a produrre oltre 3 milioni e mezzo di barili al giorno, con un incremento record di oltre un milione di barili in sei mesi, tanto da raggiungere il secondo posto nell'Opec dopo l'Arabia Saudita. Per quanto riguarda i rapporti commerciali tra Italia e Iraq, lo scorso anno l'export è raddoppiato, passando da 633 milioni a 1,3 miliardi. II saldo negativo si è ridotto del 41%, con importazioni energetiche per 2,9 miliardi. «Buona parte dell'export è costituito dalla meccanica strumentale, dalla metallurgia e da apparecchi elettrici», ha spiegato Federica Pocek, analista rischio paese, Divisione di studi economici di Sace, «Le imprese italiane sono presenti in comparti strategici. singolarmente o in consorzi internazionali: dal settore energetico alle risorse idriche, dai trasporti alla difesa. È ovviamente presente anche l'Eni, che è capogruppo di un consorzio con Occidental PetroleumCorporation, Korea Gas Corporation e Missan Oil Company per lo sviluppo dei giacimenti di Zubair, vicino Bassora, fra i più grandi dell'Iraq, estesi su una superficie di 1.074 chilometri quadrati. 352 dei quali nella quota Eni che è del 32,8%». Attualmente per registrare una società, una sede legale o un ufficio di rappresentanza di una società in Iraq, bisogna presentare una serie di documenti secondo le disposizioni contenute nell'articolo 5 del 1989 relativa al sistema delle filiali, degli uffici, delle aziende e delle istituzioni economiche straniere. La copia dell'atto costitutivo, dello statuto della società, del certificato di registrazione rilasciato dal paese d'origine, del saldo finale della società e del verbale in cui la società dichiara di assumersi tutta la responsabilità finanziaria e tutte le implicazioni giuridiche delle sede legale della società o dell'ufficio davanti l'autorità irachena, devono essere tradotti in lingua araba. Il Ministero del commercio iracheno presta attenzione alla differenza tra sede legale della società e l'ufficio di rappresentanza. La sede legale della società o l'istituto commerciale straniero deve avere l'attività fissa in Iraq secondo un contratto o accordo o trattato con il paese o con l'appaltatore del progetto e con il Governo. Mentre l'ufficio di rappresentanza della società o l'ufficio commerciale straniero ha lo scopo di studiare il mercato iracheno, la possibilità di lavoro e il prodotto, ma non può svolgere alcun'altra attività con rappresentanti e mediatori commerciali. «Malgrado il Paese sia stato colpito da una dura guerra e le tensioni politiche persistano, c'è grande voglia di ripresa», ha concluso l'avvocato Gianmatteo Nunziante, socio fondatore dello Studio legale Nunziante Magrone, « e un ampio panorama di scambio promette nuovi slanci di investimento per l'industria nazionale sul mercato iracheno. Per gli investitori stranieri si presentano infatti numerose opportunità di sviluppo, specialmente in alcuni settori tra cui spiccano l'edilizia e le

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 64 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 28 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

infrastrutture, fortemente in espansione viste le esigenze di ricostruzione». Foto: Gianmatteo Nunziante

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 65 05/05/2014 ItaliaOggi Sette - 5 maggio 2014 Pag. 38 (diffusione:91794, tiratura:136577) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La maggior parte delle posizioni è nella vendita e ristorazione Posto a bordo per mille Apre a Marghera il mall La Nave de vero DI LAURA ROTA

Mille posti di lavoro a regime, la maggior parte dei quali a tempo determinato, offerti da La Nave de vero, il nuovo grande centro commerciale di Marghera (Venezia) «salpato» nell'area Blo a fi ne aprile e progettato dal gruppo olandese Còrio, specializzato nella grande distribuzione, autore di grandi opere in tutta Europa. La denominazione del centro deriva dalla forma della struttura, simile alla prua di una nave, con una facciata di vetro. La costruzione ha un volume di 500 mila metri cubi, oltre 55 mila metri quadri di superficie commerciale, con un ipermercato di 4 mila e gallerie per oltre 15 mila, 120 unità commerciali, 15 aree di ristorazione, uffi ci, 2.400 posti parcheggio. All'interno del centro commerciale si trovano tre macroaree: la Nave, il Faro e la Città, collegate dalle malls, le vie dello shopping. Molte ricerche di personale sono ancora in corso, per consentire l'avvio di tutte le attività: una notizia positiva dal punto di vista occupazionale e che attirerà molti turisti, favorendo lo sviluppo commerciale della zona, dove sono già presenti Panorama, Metro e Leroy Merlin. Le assunzioni saranno quasi tutte a tempo determinato con le nuove regole del job act del governo di Matteo Renzi, oppure con contratti di lavoro interinali, in buona parte gestiti dall'agenzia Umana. Molti brand che apriranno negozi nello shopping center stanno gestendo autonomamente il recruiting dei dipendenti. Il negozio di scarpe Primadonna cerca addetti vendita e responsabili, The North Face store manager, Kiko Make Up store manager e addetti vendita, Alcott fi gure professionali per il proprio negozio. Nell'abbigliamento, Kocca e Cannella ricercano personale. Gli interessati a lavorare nei punti vendita devono inviare il curriculum ai siti internet dei singoli marchi, sezione Lavora con noi. Il maggior numero di nuove assunzioni è stato effettuato dal supermercato Coop, che occuperà in totale 120 persone, una quarantina delle quali sono in trasferimento volontario da altre sedi, mentre le altre hanno un contratto a tempo determinato fi no a tre anni, che potrà essere trasformato in contratto di apprendistato e poi di assunzione a tempo indeterminato. I sindacati hanno fi rmato con Coop Adriatica un accordo di avviamento, in cui sono previste tra le 70 e le 80 nuove assunzioni a tempo determinato, che poi potranno essere stabilizzate, e 40 trasferimenti volontari, magari per avvicinamento alla residenza, da altre sedi. McDonald's ha compiuto una tappa del McItalia Job Tour per individuare le risorse per il nuovo ristorante. L'agenzia Umana è partner di Corio per la raccolta e gestione delle candidature di personale interessato a lavorare nella Nave de vero nelle aree di ristorazione e nelle attività commerciali. Raccoglie candidature di profi li esperti per i ruoli di snackista, banconiere, aiuto cuoco, pizzaiolo e cameriere. Per i negozi, è possibile presentare la domanda per store manager, promoter e addetto vendita full e part time. A tutte queste figure sono richiesti spirito commerciale, disponibilità a lavorare nel weekend e conoscenza della lingua inglese. Il curriculum deve essere inviato tramite il sito www.umana.it.

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SCENARIO ECONOMIA

54 articoli 03/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Lavoro Rinviato da gennaio a maggio, il piano non decolla Un miliardo per i giovani bloccato da 13 Regioni Querzé

«Garanzia giovani»: sono 1,5 i miliardi stanziati dal governo per inserire, d'intesa con le Regioni, giovani da 15 a 29 anni nelle imprese. Di 13 Regioni su 20 non c'è sinora la firma: bloccati oltre 900 milioni. A PAGINA 13 MILANO - Con 680 mila disoccupati tra i 15 e i 24 anni, l'Italia non può permettersi di sprecare il miliardo e mezzo della Garanzia giovani. Eppure il rischio c'è. E il buongiorno non rassicura. L'operazione Youth Guarantee è ufficialmente partita l'altro ieri, Primo maggio. Ma le Regioni in grado di rispondere ai ragazzi con una proposta di lavoro, uno stage, un corso di formazione o con qualunque proposta possa aiutarli a uscire dal giro dei disoccupati (compreso il servizio civile o un aiuto per mettersi in proprio), a oggi sono soltanto sette. Per l'esattezza: Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Sardegna, Toscana, Valle D'Aosta, Veneto. Le altre? Ce ne sono cinque con una convenzione già pronta che ragionevolmente dovrebbe avere la ratifica a breve dal ministero del Lavoro. Si tratta di Abruzzo, Marche, Piemonte, , Umbria. Nel resto d'Italia le regole della Garanzia giovani sono ancora materia di discussione all'interno delle giunte regionali. Accade in Lombardia come in Molise. Ma più in ritardo di tutti è . Qui siamo ancora allo stadio del confronto con le parti sociali, previsto settimana prossima. L'obiettivo - dicono all'assessorato alla Formazione professionale - sarebbe recuperare il tempo perduto e portare la convenzione sulla Garanzia giovani in giunta entro metà maggio. Poi bisognerà attendere la firma del ministero. Visto che il miliardo e mezzo della Youth Guarantee è già stato ripartito tra le Regioni, si può calcolare a quanto ammontano i fondi ancora congelati dalla mancanza della firma sotto le convenzioni regionali. Bene: il 65,8% delle risorse al momento è bloccato. In pratica i due terzi, quasi un miliardo. Certo, si può recuperare. Se si tiene conto, però, che il programma Garanzia giovani sarebbe già dovuto partire a marzo 2014, a questo punto l'Italia è costretta a lottare per il modesto obiettivo di ridurre il ritardo. Ma quello che colpisce di più è che nemmeno i giovani sembrano crederci fino in fondo. Con i 680 mila disoccupati under 24 di cui si parlava all'inizio e oltre 2 milioni di «né-né» - giovani sotto i 29 anni né lavoratori né studenti - il Primo maggio il portale www.garanziagiovani.gov.it avrebbe dovuto subire un vero assalto. Invece si sono registrati in poco meno di 4.914. A cui bisogna aggiungere 2.700 iscrizioni sui portali delle (poche) Regioni già partite. Qualcosa non va? Adapt, associazione per gli studi sul diritto del lavoro e le relazioni industriali, critica duramente la partenza della Garanzia giovani. «Poteva essere un Primo maggio diverso, un Primo maggio europeo. Invece il sito web nazionale della Garanzia giovani non è ancora pienamente attivo», recita un bollettino diffuso ieri dall'associazione che ha il giuslavorista Michele Tiraboschi come responsabile scientifico. «Primo punto: non abbiamo ancora capito quanto è stato speso per il portale appena attivato - lamenta la ricercatrice Giulia Rosolen -. Di certo il risultato è modesto. Il sito contiene poche informazioni. L'unico lato positivo è che registrarsi è semplicissimo. Bastano nome, cognome e data di nascita, non serve nemmeno il titolo di studio. Ma questo presuppone che poi qualcuno chiami davvero i ragazzi per un colloquio entro 60 giorni». Di certo ogni Regione sta andando per conto proprio. Il ministero del Lavoro ha stabilito, da una parte, a quanto ammonteranno gli incentivi per chi offre contratti di apprendistato, stage o assunzioni vere e proprie. Dall'altra, come saranno remunerate le agenzie per il lavoro private. Ma poi ogni Regione decide da sola su cosa puntare. Si scopre allora che l'Emilia Romagna investirà poco sul lavoro del collocamento e delle agenzie private per il lavoro. Mentre nel Lazio il cosiddetto «accompagnamento al lavoro» conquista 34 milioni di euro.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 68 03/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Chi ha tutto l'interesse a raddrizzare le cose è Italia Lavoro, l'agenzia che sarà chiamata a intervenire in corsa in caso le Regioni risultino inadempienti. «Ecco perché stiamo già aiutando molti territori a realizzare il loro progetto di Garanzia giovani. Marche e Umbria, per esempio», spiega il presidente, Paolo Reboani. Convinto che ora tocchi alle Regioni fare i compiti a casa. Tra sei mesi si tireranno le somme. E si darà loro il voto. Rita Querzé rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA Le tappe Risorse italianeed europee Il programma Garanzia giovani tra fondi europei e cofinanziamento italiano mobiliterà un miliardo e mezzo per fornire a tutti i ragazzi tra i 15 e i 29 anni (e non 25 come diceva all'inizio la Ue) un'opportunità di formazione e orientamento. O, ancora meglio, un lavoro. In alcuni casi una missione di servizio civile Sul territorioin ordine sparso Il ministero del Lavoro stima che attraverso la Garanzia giovani si possano aiutare circa 900 mila giovani. Largo margine d'azione è lasciato alle Regioni. Le amministrazioni in molti casi hanno deciso di usare i fondi per potenziare forme di interventi antidisoccupazione che di fatto esistono già Gli accordicon le associazioni La collaborazione delle imprese è cruciale per la riuscita del programma. Il ministero del Lavoro ha firmato accordi con Finmeccanica e con la Cia (Confederazione italiana agricoltori). Il ministero sta lavorando a una terza intesa con Confartigianato. Confronto aperto con Confindustria Foto: Paolo Reboani, amministratore delegato di Italia Lavoro

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 69 03/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Cina e Stati Uniti Conseguenze molto reali del Sorpasso che non c'è SERGIO ROMANO

Sulla effettiva rilevanza politica ed economica di alcune statistiche mondiali è permesso avere qualche dubbio. Se il Prodotto interno lordo della Cina, secondo i calcoli della Banca mondiale, ha superato quello degli Stati Uniti, è bene ricordare che i confronti tra realtà eterogenee sono spesso ingannevoli. La Cina ha un miliardo e 350 milioni di abitanti, gli Stati Uniti 300 milioni. Quale è il reddito medio dei cinesi e degli americani? La Cina spende ogni anno per le forze armate il 2% del suo Pil e gli Stati Uniti spendono il 4%; ma la somma complessiva del loro bilancio militare è superiore a quella di tutti i bilanci militari del pianeta. È vero che fra il 2011 e il 2014 la Cina ha registrato una crescita pari al 24% mentre gli Stati Uniti sono cresciuti del 7%. Ma converrebbe tenere presente che il tasso di crescita del colosso cinese dipende dalle condizioni economiche in cui versava il Paese quando Deng Xiaoping dette il via alle sue riforme. Non è possibile che il ritmo di crescita di un mercato interno pressoché saturo, come quello degli Stati Uniti, sia meccanicamente comparabile con quello di un Paese che emerge da un lungo sottosviluppo. Ma la politica e l'economia non sono fatte solo di cifre. Sono fatte anche di percezioni psicologiche e di reazioni popolari, spesso sollecitate e manipolate da partiti e gruppi di interessi. Lo scavalcamento cinese nuocerà all'immagine di Barack Obama e darà argomenti più o meno pretestuosi a quella parte della società politica americana che lo considera inetto, remissivo, esitante e del tutto incapace di far fronte alle nuove sfide che minacciano il ruolo mondiale del suo Paese. Gli verranno sempre più frequentemente rimproverate quelle che critici e oppositori considerano le sue colpe maggiori: il negoziato con l'Iran, il passo indietro nella crisi siriana, gli inutili tentativi per la soluzione della questione palestinese, la prudenza dimostrata durante la vicenda ucraina e nei rapporti con Putin. Non è tutto. Il sorpasso cinese fornirà argomenti anche a coloro che annunciano e profetizzano il declino dell'Occidente di fronte all'ascesa di nuovi colossi continentali: la Cina, l'India, il Brasile, per non parlare di antichi concorrenti come la Russia e Giappone. Obama potrà replicare che la sua riluttanza di fronte alla possibilità di altre avventure armate, come quelle di George W. Bush, è approvata dal 53% dei suoi connazionali. E potrà ricordare che gli isolazionisti repubblicani e democratici, sempre più numerosi, non hanno in realtà una politica estera degna di questo nome. Ma le circostanze, in un mondo agitato da parecchie crisi, non gli sono favorevoli. Dovrebbero essere favorevoli, invece, all'Unione Europea. La Cina compete con gli Usa, ma non smette di dirci che sarebbe felice di assistere a una maggiore presenza europea negli affari mondiali. All'Ue non viene chiesto di fare guerre o imporre sanzioni. Le viene chiesto piuttosto di provare che la sua posizione non è sempre soltanto una variante di quella americana e che è pronta ad assumersi responsabilità corrispondenti al suo peso e al suo prestigio. Sergio Romano © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 70 03/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 38 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Bankitalia Meno debiti: migliora la situazione economica delle famiglie. Imprese ancora fragili A sorpresa ripartono i mutui casa (+9,3%) La crisi del credito All'inizio anno la contrazione del credito si è lievemente ridotta Le ricapitalizzazioni Gli aumenti di capitale delle banche hanno toccato i 10 miliardi Stefania Tamburello

ROMA - Le fragilità ed i rischi rimangono tutti, ma nel quadro disegnato dagli economisti della Banca d'Italia nel Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria hanno finalmente più spazio i segnali di miglioramento della situazione. Non solo a livello globale ma anche nazionale. In Europa le condizioni finanziarie sono migliorate negli ultimi mesi. Il calo degli spread sui titoli di Stato è soprattutto associato al superamento dei timori di disgregazione della moneta unica. Quest'ultimo è riconducibile ai segnali di ripresa economica, all'azione di consolidamento dei bilanci e all'attuazione di riforme in diversi Paesi, nonché all'azione della Banca centrale europea e ai progressi del progetto di Unione bancaria. In Italia «la ripresa ciclica si va estendendo», dopo la lunga fase della recessione. Il recupero è lento, siamo lontani dalle condizioni pre-crisi, ma il peggio sembra passato: nel 2013 le famiglie hanno registrato una flessione del reddito disponibile inferiore all'anno precedente; si è avuto un calo dell'indebitamento e una ripresa degli investimenti in attività finanziarie. I bassi tassi di interesse e le misure a sostegno dei mutuatari hanno contribuito a contenere la vulnerabilità delle famiglie indebitate. E poi ancora, all'inizio del 2014 la contrazione del credito bancario si è lievemente ridotta. Il deterioramento della qualità del credito si è attenuato. Il flusso di nuove sofferenze sul complesso dei prestiti è rimasto stabile: nell'ultimo trimestre del 2013; dati preliminari indicano che sarebbe diminuito nei primi tre mesi di quest'anno. Quanto alle banche, le valutazioni dei mercati «sono migliorate notevolmente», avvicinandosi a quelle degli intermediari degli altri principali Paesi dell'area. Anche se finora hanno restituito alla Bce solo il 31% dei prestiti ricevuti a fronte del 62% rimborsati dagli altri partner europei. Il funding gap degli istituti italiani si è comunque ridotto , «riportandosi sui valori registrati alla metà dello scorso decennio» e per i maggiori è ripreso il collocamento di obbligazioni sui mercati oltre ai rinnovi. Sulla loro posizione patrimoniale hanno inciso le ingenti rettifiche di valore contabilizzate alla fine del 2013 mentre gli aumenti di capitale attuati hanno toccato circa 10 miliardi complessivi e l'indebitamento resta inferiore a quello delle altre banche europee. Gli elementi negativi del quadro, secondo il Rapporto di Bankitalia, sono la «fragilità della crescita e la perdurante debolezza delle condizioni finanziarie delle imprese e del mercato immobiliare», ancora caratterizzato dalla discesa dei prezzi degli immobili. Più in generale per l'Eurozona rischi potrebbero arrivare «da un rallentamento delle economie emergenti più accentuato del previsto o da un periodo di bassa inflazione più prolungato delle attese». Senza contare le incertezze per le tensioni geopolitiche, prime fra tutte quelle legate alla crisi tra Russia e Ucraina. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 71 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Padiglione Italia Se nel carrello della spesa non c'è il senso del ridicolo Aldo Grasso

Peggio di P.P. (Piero Pelù) c'è solo P. P. (Pina Picierno). Invece di rispondere con ironia alle accuse del rocker fintamente maledetto, ha pensato di vergare un trattatello sociale con sfumature celentanesche: «Quando la politica va veloce succede che il rock diventa lento... Probabilmente Pelù era impegnato in una registrazione di The voice e non si è accorto di quanto stava avvenendo nel nostro Paese. Forse non sa che gli 80 euro che il governo Renzi ha deciso di redistribuire a chi ha sempre pagato non sono un'elemosina come l'ha definita lui, ma il primo passo verso l'equità sociale». Giuseppina Picierno, detta Pina, è la capolista del Pd alle Europee per la circoscrizione Sud e non perde occasione per avere un po' di visibilità, spesso a costo del ridicolo. Come la storia dello scontrino da 80 euro. La scorsa settimana, il 23 aprile, nel corso di un'intervista al canale tv di Fanpage.it , a proposito del bonus Irpef da 80 euro per lavoratori dipendenti e assimilati in busta paga a fine maggio, aveva detto: «Chi dice che è troppo poco non conosce evidentemente le condizioni reali della vita delle persone, perché 80 euro al mese significa poter andare a mangiare due volte fuori, significa poter fare la spesa per due settimane». Con la storia della spesa per due settimane è andata a Ballarò , è stata intervistata da tutti i giornali, si è fatta conoscere. E pazienza se è stata sbeffeggiata in lungo e in largo. Lei conosce come si fa politica dalle sue parti. Diplomata al Liceo Pedagogico e Sociale di Vairano Scalo, si è laureata con 110 e lode in Scienze della Comunicazione all'Università di Salerno con una tesi di laurea sul linguaggio politico di Ciriaco De Mita. È entrata in Parlamento nel 2008 grazie a Walter Veltroni (per accomodarsi poi con Franceschini, con Bersani, con Renzi...) e, soprattutto, alla defenestrazione di De Mita come capolista del Pd in Campania. Da brava massaia, non butta mai via niente. Una volta in radio, parlando di un possibile accordo con l'Udc di Casini, ha teorizzato la politica del «dolce forno». Forse voleva dire «doppio forno», ma con 80 euro bisogna accontentarsi. Intanto, la Pina rivolta lo scontrino e le idee come un abito, per servirsene più volte. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Pina Picierno, deputata pd Foto: La deputata pd Pina Picierno e il bonus da 80 euro

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 72 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato una strana campagna elettorale piccole patrie europa fiacca ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

Si poteva sperare che dopo tutto quello che è accaduto le cose cambiassero. Invece no: ancora una volta qui in Italia la campagna per le elezioni europee si sta svolgendo in una generale indifferenza per la vera sostanza dei problemi in gioco. Su che cosa fare in Europa, infatti, tutti i partiti sono in sostanza d'accordo: alzare la voce, battere i pugni sul tavolo, accapigliarsi con la cancelliera Merkel. È circa il che cosa fare dell 'Europa, invece, che il silenzio è assoluto. Dei molti candidati a un seggio nel Parlamento europeo quest'ultima cosa non sembra in verità interessare a nessuno. Nei talk show televisivi tutti parlano a ruota libera di un'Europa «dei cittadini», di un'Europa «più democratica» e così via. Così com'è tutto un coro stucchevole di berci contro l'euro (perlopiù da gente che, si capisce a prima vista, non sa neppure di cosa parla). Ma tutto comincia e finisce qui. Non c'è mai nessuno, infatti, che ponga (e risponda) alla questione politica decisiva, che - proprio perché sempre elusa dalle inette élite fin qui padrone dei vertici di Bruxelles - ha portato alla crisi attuale. E cioè: se è vero che è necessario rafforzare la base schiettamente politica dell'architettura dell'Unione, finora troppo sbilanciata in senso economico, quale carattere deve avere tale base? Verso quale Europa politica, insomma? Una federazione? Una confederazione? Un'Unione come quella odierna ma con poteri più forti? E in questo caso quali? E come? Nessuno lo sa. A queste domande nessun partito sembra interessato a rispondere. E naturalmente viene da pensare che è perché nessuno ne ha la minima idea o forse neppure ci ha mai pensato. Eppure questa, non altra, è ormai la massima questione all'ordine del giorno, non più rinviabile. Anche perché nel frattempo le cose, nel nostro Continente, stanno sempre più prendendo una piega inquietante, destinata, se dovesse proseguire, a mandare tutta la costruzione europea a carte quarantotto. Una piega, peraltro, a me pare, della quale è in larga parte responsabile, paradossalmente, proprio quella che è la principale premessa e l'argomento principe della propaganda ideologica europeista: e cioè l'ostilità di principio, la continua delegittimazione di fatto, dello Stato nazionale. Con il bel risultato che proprio l'europeismo, nato per unire degli Stati, sembra per ora dare una mano alla loro disintegrazione dall'interno. Valga il vero: dalla Catalogna alla Scozia, dalla Bretagna alla Galizia, dal Veneto alle Fiandre, è ormai tutta un'esplosione di movimenti i quali, partiti con richieste autonomistiche, stanno approdando - o sono già da tempo approdati - al separatismo puro e semplice. Pura coincidenza la contemporaneità di questa crescita del separatismo con la diffusione della vulgata europeista? Difficile crederlo. In realtà, a forza di apprendere fin dai banchi di scuola che è una pericolosa invenzione intellettuale pregna di umori sessisti e potenzialmente razzisti, di atavismi irrazionali, a forza di ascoltare da tutti i pulpiti ufficiali come lo Stato nazionale sia stato la fonte di tutti i mali anziché forse di qualche bene, quanto esso sia ormai «superato», inservibile, molti ne sono restati convinti. Ma - straordinaria eterogenesi dei fini - invece di trasformarsi, allora, tutti quanti in ferventi europeisti, come supponevano gli apprendisti stregoni dell'ideologicamente corretto (o presunto tale), quei molti hanno preferito ridiventare catalani, sardi, bretoni, gallesi, veneti o che altro. Di fronte a un europeismo impotente a dar vita a una imprecisata Europa sovranazionale, a immaginare per essa strutture politiche vere e fondate sul consenso, ma esclusivamente capace di trincerarsi nell'algida costruzione oligarchico-burocratico di Bruxelles e dietro i suoi precetti snazionalizzatori, di fronte a tutto ciò, insomma, parti crescenti di opinione pubblica sono state spinte a identificarsi sempre più nella propria piccola patria, in quel «noi» dove ci si conosce tutti e si conta pur sempre qualcosa, nella rassicurante protezione del linguaggio, dei volti e degli usi di casa. È così potuto accadere che, tenuto a suo tempo a battesimo dall'alta ispirazione politica dei vari De Gasperi e Schuman, lo spirito sovranazionale dell'Europa si stia rovesciando in un'acrimonia anti statual- nazionale separatista, abilmente sfruttata dalle ambizioni di cacicchi locali, o peggio, pretesto per i propositi violenti di gruppetti di scervellati sul modello dei «Serenissimi» nostrani.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 73 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 74 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La lettera Presidenzialismo, la vera riforma SILVIO BERLUSCONI

Caro direttore, tra i paradossi di questa fase storica c'è anche quello di far passare per sabotatori delle riforme gli unici che possano rivendicare di averne fatta una. Una riforma di grande respiro, realizzata dal nostro governo nel 2005, che solo la consueta propaganda irresponsabile della sinistra ha tanto demonizzato da riuscire a bocciarla con il referendum del 2006. E poco conta che oggi tanti, proprio a sinistra, sussurrino che quella bocciatura fu un errore. CONTINUA PAGINA 9 Il danno è stato fatto, e non è certo nostra la colpa. Quella riforma nasceva dall'esperienza di governo maturata dal centrodestra sotto la mia guida, in cui avevamo colto il limite di un assetto istituzionale che impedisce ai governanti di governare. Da allora, si è discettato all'infinito di premierato e presidenzialismo, di passaggio ad una nuova Repubblica, di fase costituente, ma la sinistra ha sempre alzato un muro di gomma. L'ascesa di Renzi alla presidenza del Consiglio, avvenuta in modo non democratico in quanto priva del passaggio elettorale, sembrava tuttavia aver aperto una nuova fase. Nell'incontro del Nazareno del 18 gennaio abbiamo appoggiato, senza riserve, l'idea di riaprire il cantiere delle riforme. Ma quello era un incontro politico, non un tavolo tecnico. Un'apertura di credito reciproca che, per quanto ci riguarda, sussiste ancora pienamente, sebbene sia difficile collaborare con qualcuno che ti dice che comunque deciderà anche senza di te. Non possiamo, tuttavia, non sottolineare che da mesi ormai non si parla più di sindaco d'Italia, di premierato, di presidenzialismo. Queste riforme sono sparite. Nelle proposte avanzate dal Pd, il tema fondamentale dell'elezione diretta del presidente della Repubblica da parte dei cittadini è scomparso, mentre sono rimaste in agenda questioni certo importanti, ma pur sempre di contorno: le province, la legge elettorale, una riforma del Senato di cui si stenta a comprendere la filosofia di fondo. Tutto ciò ha prodotto un esito sinora deludente: le riforme annunciate dal governo, anche a seguito dei soliti ricatti incrociati di partiti e fazioni, si sono già snaturate. La legge elettorale nell'esame parlamentare è diventata un pasticcio. Le province sono state fintamente e incostituzionalmente abolite per essere sostituite con le città metropolitane. Il risparmio per la collettività, in termini di costi e burocrazia, sarà irrisorio. Il Senato progettato dal governo, infine, appare una combinazione casuale di volontà periferiche, cui si aggiunge la nomina di ventuno cittadini scelti per «decreto reale»: cosa che né la Regina d'Inghilterra, né il presidente degli Stati Uniti hanno il potere di fare. Insomma, stiamo dipingendo un quadro del tutto incompleto, in cui non si capisce come l'indirizzo politico si debba formare e, soprattutto, che ruolo giochino in esso i cittadini-elettori. La causa di tutto ciò sta nel vizio di fondo della sinistra: la mancanza di coraggio riformatore, la paura del fuoco amico, l'ipocrisia delle apparenze che nasconde l'immobilismo. Si preferisce lo status quo di un presidenzialismo strisciante piuttosto che un presidenzialismo costituzionale; un presidenzialismo di «periferia», basato sui sindaci eletti, piuttosto che uno vero basato sulla sovranità dei cittadini. Queste contraddizioni stanno producendo una riforma senza capo né coda. Sarebbe opportuno che il presidente del Consiglio tirasse fuori da sotto al tappeto il grande convitato di pietra che è l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Senza questo passaggio, l'intero progetto di riforme rischia di essere solo un castello di carte. Per impedire questo noi siamo pronti a dare tutto il contributo possibile. L'Italia ha di fronte a sé un'occasione unica per avviare il percorso di riforme necessarie a rendere moderna la sua Costituzione: una delle ragioni, da sempre, del nostro impegno in politica.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 75 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Silvio Berlusconi Leader di Forza Italia © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: In tv Silvio Berlusconi ieri è stato intervistato dal Tg2 ( nella foto ). Per la campagna delle Europee il leader di Forza Italia è tornato in televisione Le presenze Dopo aver partecipato a Porta a porta il 24 aprile e, tre giorni dopo, essere stato ospite di Barbara D'Urso su Canale 5, ieri ha parlato a Virus (Rai2). Oggi sarà ospite di Lucia Annunziata a In 1/2h (Rai3, 14.30)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 76 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'intervista Il premier spiega la sua strategia. «Grillo strumentalizza i drammi per i voti» «I sindacati non mi fermano» Renzi: quante resistenze dai prefetti ai segretari comunali ALDO CAZZULLO

«È iniziata la rivoluzione. Una rivoluzione pacifica, ma che le resistenze del sistema non fermeranno - dice Matteo Renzi al Corriere della Sera -. Il fatto che tutti gli organismi siano contro lo considero un elemento particolarmente incoraggiante: noi non facciamo favoritismi». Matteo Renzi, la attaccano sindacati e prefetti, protestano le banche, la burocrazia, le Camere di commercio. Non sta esagerando? Come si fa a governare avendo tutti contro? «Noi siamo qui per cambiare l'Italia. Se qualcuno pensava che fossimo su Scherzi a parte, si sarà ricreduto. Trovo legittimo il malumore di tante realtà. Certo, non mi sarei aspettato che rappresentanti delle istituzioni abituati a servire lo Stato usassero espressioni come "coltellate alla schiena". Ma il punto è un altro: l'Italia ha tutte le carte in regola per essere un leader nel mondo e il leader in Europa; ma per farlo deve cambiare. Non basta cambiare il Senato o le Province o i poteri delle Regioni; ma se ci riusciamo, se la politica dimostra che può riformare se stessa, allora abbiamo l'autorevolezza morale per cambiare gli intoccabili». Quale resistenze sta incontrando? Aveva ragione Nardella, quando diceva che l'establishment la considera un barbaro e fa bene, perché lei lo vuole scardinare? «I miei avversari non sono in trincea. Sono piuttosto nella palude. Nell'establishment ci sono, come dappertutto, forze conservatrici. Ma ci sono anche forze di cambiamento. È evidente che una larga parte della classe dirigente ci osteggia. È altrettanto evidente che noi non arretreremo davanti all'obiettivo di garantire ai cittadini una pubblica amministrazione in cui non si sentano ospiti indesiderati, ma padroni di casa. Se per far questo dobbiamo prenderci un po' di insulti e contumelie, ce le prendiamo. Non dico che dobbiamo cambiare tutto, ma che dobbiamo cambiare tutti. Sono qui per cambiare il Palazzo; non accetteremo che il Palazzo cambi noi. Non diventeremo "buoni" al punto da modificare il nostro dna». I sindacati sono all'opposizione su due fronti: decreto lavoro e riforma della pubblica amministrazione. «Sono due cantieri aperti. Si confrontino, discutano, ci dicano le loro idee: non abbiamo problemi ad ascoltarli. Ma vogliamo negare che occorra un cambio radicale delle regole del lavoro? La Germania l'ha fatto più di dieci anni fa; e l'ha fatto la sinistra, non la destra radicale. Ora la Germania è leader in Europa. In America il Jobs Act di Obama ha portato la disoccupazione sotto il 7%; noi siamo al 13, e tra i giovani al 42. Dobbiamo fare di tutto per consentire a chi vuole creare lavoro di farlo. Le resistenza del sindacato sono rispettabili, non comprensibili». Sta dicendo che anche il sindacato è un elemento di conservazione del sistema? «Il sindacato non può occuparsi solo di chi il lavoro ce l'ha o di chi è in pensione. Anche i sindacati, come la politica, devono farsi un esame di coscienza, devono cambiare. Sogno un sindacato che, nel momento in cui cerchiamo di semplificare le regole, dia una mano e non metta i bastoni tra le ruote. Non vogliamo fare tutto da soli, sulla riforma della pubblica amministrazione aspettiamo anche le loro idee; ma vogliamo che a un certo punto si decida, altrimenti non è politica, è chiacchiericcio. Non vorrei che la polemica derivasse dal fatto che si dimezza il monte ore dei permessi sindacali e che i sindacati saranno obbligati a mettere on line ogni centesimo di spesa. Non i bilanci, che spesso sono illeggibili; ogni centesimo. Di fronte all'avanzare di Grillo e del grillismo la risposta è sfidare i sindacati a viso aperto». Che c'entra Grillo? «Mi ha molto colpito l'atteggiamento di Grillo a Piombino. È andato in un'azienda che sta morendo, dove hanno appena spento l'altoforno, a strumentalizzare un dramma con il solo obiettivo di prendere voti e attaccare i sindacati. Ma le persone che vogliono bene ai lavoratori non si comportano così; cercano di salvare i posti di lavoro. Noi abbiamo messo su Piombino più di 200 milioni, riconoscendo come interlocutore unico il presidente della Toscana, che in passato su di me aveva espresso opinioni non particolarmente

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 77 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

esaltanti. Non ho attaccato i sindacati su Piombino: li ho coinvolti. Non per questo i sindacati possono fare finta di niente mentre l'Italia soffre. Anche loro devono mettere qualcosa. In ogni caso, non sarà un sindacato a fermarci». Lei è sicuro che le prefetture siano enti inutili? «La presenza dello Stato va riorganizzata. Le prefetture appartengono a un modello di Stato diverso da quello di oggi. È possibile ridurne il numero. Che senso ha mandare a casa il ceto politico delle Province e mantenere in ogni provincia uffici distaccati della Ragioneria dello Stato? C'è un filo logico che lega tutto: via le Province, le auto blu, il Cnel, gli stipendi dei supermanager; ora iniziamo a semplificare gli organismi dello Stato su base territoriale. Mi ha molto colpito scoprire che esiste un sindacato dei prefetti, e pure un'associazione dei segretari comunali: la sindacalizzazione ha portato anche a questo. Ma non può passare la logica del "cambiate tutto, purché non si inizi da me"; oppure "vai avanti tu, che a me scappa da ridere". Se l'Italia avrà un sistema burocratico più efficiente, potrà attrarre più investimenti, e restituire speranza ai giovani che non trovano lavoro e ai cinquantenni che lo perdono. Ho incontrato un sacco di investitori stranieri, Padoan ha fatto lo stesso in Europa questa settimana: se riusciamo a cambiare l'Italia, qui i soldi arrivano a palate. A me piace creare posti di lavoro. Se il sindacato dei prefetti, l'associazione dei segretari comunali e la lobby dei consiglieri provinciali si oppongono, è un problema loro, non nostro». I tecnici del Senato avanzano dubbi sulla copertura del decreto degli 80 euro. Sono oppositori anche loro? «Con loro vorrei un dibattito pubblico. E vorrei rivedere tutte le scelte che hanno avallato in passato. Comunque non cambia nulla: la decisione spetta alla maggioranza politica, che al Senato è molto compatta. Abbiamo calcolato in modo prudenziale ogni voce. Ora i tecnici del Senato - casualmente - esprimono dubbi. L'avevo messo in conto. L'aspetto più divertente è che io non vivo questa vicenda con la foga di uno che deve dimostrare a tutti i costi che si può fare. Io so che si può fare. Vince chi molla per ultimo. Pensano di trascinarsi in un pantano; ma a me non interessa aver ragione, mi interessa riorganizzare lo Stato, perché vedo lo spazio economico, politico e culturale per fare dell'Italia la guida d'Europa, e trovo allucinante non cogliere l'occasione». Italia guida d'Europa? Non è una formula da campagna elettorale? «Lunedì dirò al partito di buttarsi nella sfida: campagna porta a porta; tavolini in piazza. Ma la campagna non serve per una vicenda interna al governo; serve a mandare in Europa persone capaci di riportare l'Italia là dove deve stare. Se si manda Borghezio, non ci si può lamentare dell'immigrazione; se si mandano persone competenti, si può scegliere sull'immigrazione una linea diversa. Se mandiamo i rappresentanti 5 Stelle che credono alle sirene, sconsiglierei di affidare a loro la gestione di Mare Nostrum. Ho stima dei 5 Stelle e ancor più delle sirene, ma è una vicenda un po' più complicata. I miei amici mi dicono: se hai un buon risultato hai risolto il problema della legittimazione popolare...». Non è così? «No. La legittimazione popolare non l'avrò mai, neanche se il Pd stravincesse le Europee; a questo giro è andata così, mi basta la legittimazione costituzionale prevista dalle norme vigenti. I sondaggisti mi dicono che mettere il mio nome nel simbolo varrebbe un paio di punti. Ma lo scopo di queste elezioni non è il fixing dei partiti. È spiegare che le grandi questioni, dalla disoccupazione alle tasse, dipendono dalla credibilità che abbiamo in Europa. Il Pd può essere il primo gruppo parlamentare dei 28 Paesi, e questa è una cosa importante. Ma è molto più importante evitare che il grillismo, inteso come populismo demagogico, caratterizzi il nostro Paese; altrimenti l'Italia sarà sempre meno credibile». La vedo molto preoccupato da Grillo. «Sinceramente no. Battono i pugni sul tavolo e dicono: usciamo dall'euro. Ma questo scenario porterebbe code ai bancomat, fallimento delle aziende, bancarotta dei conti pubblici; il modello Argentina di qualche anno fa. Se non riusciamo a spiegarlo, è colpa nostra, non merito di Grillo». Non la preoccupa anche il ritardo dell'intesa con 13 Regioni per attuare il piano sul lavoro ai giovani?

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 78 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Non è questo ritardo a preoccuparmi. È il fatto che dobbiamo imparare a spendere meglio i soldi europei. I miei amici mi dicono anche: non parlare d'Europa. Invece noi parleremo molto d'Europa. Non si tratta di uscire dall'euro, ma di entrare in Europa; perché in questi anni non abbiamo toccato palla». I tecnici del Senato parlano anche di incostituzionalità dell'aumento delle tasse sulle banche. «Ma stiamo scherzando? Sono tasse previste per l'esercizio 2014. Non sono retroattive. Di cosa stiamo parlando? Anche su questo dobbiamo organizzare un confronto pubblico». Carlo De Benedetti prevede elezioni politiche anticipate in autunno. Sbaglia? «La data delle elezioni la decide il capo dello Stato, non il presidente del Consiglio, né i parlamentari, né un imprenditore, pure autorevole. Quanto alle previsioni, la mia è che si voti nel febbraio 2018, alla scadenza della legislatura». Qual è la posizione del governo sull'Ucraina? A Roma sta per cominciare il G-7 sull'energia: salterà il condotto South Stream? «La giornata passa tra emendamenti e comunicati, ma poi la sera prima di andare a letto ti vengono in mente dubbi e pensieri, di fronte al dolore del mondo. Penso al Papa che piange per i ragazzi cristiani crocefissi in Siria. Penso alla situazione delicatissima dell'Ucraina. Noi la stiamo gestendo con rigore e coerenza: come ho detto al premier ucraino Yatsenyuk e al presidente Putin, dobbiamo fare di tutto per lasciare aperto un canale diplomatico, ripartendo dagli accordi di Ginevra. Questa non è la posizione dell'Italia; è la posizione di tutti. Al G-7 diremo che siamo per confermare l'impegno South Stream. Ma la questione energetica non può essere considerata l'altra faccia della questione dei valori. Il problema non è la fornitura di gas per l'anno prossimo; è quale rapporti vogliamo costruire con la Russia, quale futuro vogliamo per la Nato, quale ideale di democrazia e di libertà coltiviamo». Cos'è successo tra lei e Piero Pelù? «Sono vecchie polemiche fiorentine che lasciano il tempo che trovano. A me non interessano gli incarichi di Pelù con il Comune, né quanto prende dalla Rai. Mi dispiace solo la spocchia sugli 80 euro da parte di un certo mondo artistico, imprenditoriale, salottiero. Chi parla di elemosina non si rende conto di cosa significhi per chi guadagna 1.100 euro guadagnarne il mese prossimo 1.180. Nessun rinnovo contrattuale ha mai dato ai lavoratori quel che diamo noi. Non chiedo rispetto per me, ma per chi avrà gli 80 euro e per chi è costretto a vivere davvero di elemosina». Sono in molti a considerarlo un obolo elettorale. «Non è vero. Arriva in busta paga dopo le elezioni. È una misura stabile. Ed è l'inizio di un vero cambiamento, che da una parte pone un tetto agli stipendi pubblici e dall'altra avvia una battaglia di equità sociale». Ma perché continuano ad associarla a Licio Gelli? L'ha mai incontrato? «Mai, ovviamente: è quanto di più lontano ci sia da me. Mio padre, zaccagniniano della sinistra Dc, mi ha cresciuto nel mito di Tina Anselmi. Le parole di Pelù sono una contraddizione in termini. Tra l'altro non gli venivano dal cuore, perché non le ha dette; ha letto un testo che qualcuno gli avrà preparato». Come giudica l'accenno di discesa in campo di Marina Berlusconi? «Non so se sia una strategia elettorale sull'immediato. So che è sbagliato sottovalutare Berlusconi. L'anno scorso il Pdl, con Alfano, prese il 21%. Oggi Forza Italia è quasi allo stesso livello. Voglio dire ai miei di aspettare a fare ironie». Pare quasi che lei tifi perché Berlusconi non affondi, visto che è il perno della sua strategia per le riforme. «Ma no. A me quel che prende Berlusconi non interessa. Però sono grande abbastanza per ricordare che la sinistra ha sempre riso di Berlusconi in campagna elettorale, per poi piangere. Io voglio ridere dopo, non prima. Massima concentrazione sulle Europee e anche sulle città». A Firenze pensa di vincere al primo turno? «Sì, Dario Nardella è bravo. Ma Il simbolo di queste elezioni per me è Prato con Matteo Biffoni. Cinque anni fa il Pd subì una sconfitta storica. Oggi riprenderla significa non solo recuperare l'onore perduto, ma dare una

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 79 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

prospettiva di sviluppo a una città manifatturiera degna di stima e di rispetto». Aldo Cazzullo © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Matteo Renzi, 39 anni, è segretario del Pd dal 15 dicembre 2013 e presidente del Consiglio dal 22 febbraio

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 80 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 34 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ANNIVERSARI Berlinguer, non è stata solo coerenza MASSIMO TEODORI

A trent'anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer, si moltiplicano le rievocazioni del leader comunista e del suo ruolo nella Repubblica. Si leggono per lo più interventi elogiativi del personaggio - ad esempio Eugenio Scalfari su Repubblica del 16 marzo lo paragona a papa Francesco -, di cui oggi, nella stagione della grande decadenza, non si può che avere rimpianto. D'accordo. Berlinguer è stato un leader carismatico amato dagli italiani, un uomo integro, un comunista senza macchie personali. Ma... Qual è stato il suo vero ruolo politico nella Repubblica? Che leadership ha esercitato negli anni cruciali della sua segreteria (1972-1984)? E qual è stata l'impronta che ha lasciato nella sinistra italiana? Come ha dichiarato Emanuele Macaluso al Corriere (17 marzo), «la sua politica è tutta dentro il togliattismo: l'incontro con i cattolici, il compromesso storico, la solidarietà nazionale». La costante bussola di Berlinguer è rimasta l'incontro politico con la Dc e, al tempo stesso, l'avversione intransigente verso il mondo socialista, prima e soprattutto dopo l'avvento di Craxi, l'autonomista. Le tappe della segreteria berlingueriana sono tutte coerenti. Ha cercato ostinatamente il dialogo con la Dc da quando, al tempo del golpe cileno nel 1973, ha lanciato il compromesso storico; ha avversato fino all'ultimo il referendum sul divorzio per non entrare in collisione con i clericali; qualche anno dopo ha rilanciato la solidarietà nazionale non già come alleanza emergenziale ma sulla base di visione organicistica della società con l'effetto di intrecciarsi con l'andreottismo di potere; ha rifiutato di appoggiare un governo alternativo alla Dc guidato da Craxi; ha emarginato la corrente migliorista dei Napolitano e Chiaromonte; ed ha sempre manifestato antipatia per quei diritti civili che, in Europa, sono stati la carta d'identità della sinistra democratica, socialista e liberale. Così la politica di Enrico Berlinguer, ispirata da Franco Rodano, ha rappresentato in pratica la quintessenza del cattocomunismo che ha tenuto il Pci lontano dalla socialdemocrazia e dal laburismo, le alternative storiche alle forze conservatrici e moderate dei Paesi europei. Si dirà che l'Italia è la patria della Chiesa cattolica e un partito nazionalpopolare non può non tenerne conto. È vero, ma proprio negli anni Settanta è avanzata quella secolarizzazione che spingeva diversi settori cattolici a cercare una sponda politica laica. Berlinguer, invece, non ritenne mai opportuno abbandonare la prospettiva filocattolica che Togliatti aveva perseguito nel dopoguerra approvando con l'articolo 7 il Concordato nella Costituzione. Anche quando, all'inizio degli anni Ottanta, si erano allentati i legami con l'Unione sovietica, Berlinguer non volle raggiungere la sponda del socialismo riformatore, necessariamente laico ed europeo. La sua profonda radice cattolica, oltre ad essere una rispettabilissima vocazione personale, rimase sempre uno snodo fondante della sua strategia politica tanto da far propria la concezione illiberale del rapporto di potere Stato-Chiesa tipico del Vaticano. Nel rendere omaggio al personaggio, è dunque opportuno aprire un dibattito non parrocchiale su Enrico Berlinguer per chiedersi che tipo di gloria politica fu la sua. Chi scrive risponde che sì, fu vera gloria, se si considera la sua statura morale e il degrado che è sopravvenuto in seguito. Risponde no, se si guarda al percorso della sinistra italiana che, ridotta alla sola eredità post-comunista, è arrivata fin qui priva di quelle solide radici riformatrici di cui oggi c'è più che mai bisogno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 81 05/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Bilanci Primi 70 giorni del governo: sicuri gli 80 euro solo per il 2014 Tutti i ritardi sui tagli alla spesa e i pagamenti alle imprese ENRICO MARRO

I ritardi sui tagli alla spesa e i pagamenti alle imprese. Approvati dieci decreti legge e quattro disegni di legge, mentre sono già cinque le volte in cui il governo ha posto la fiducia (oltre alle due d'obbligo sulle dichiarazioni programmatiche): sul decreto legge per prolungare le missioni militari all'estero, sul disegno di legge Delrio che elimina le province elettive, sul decreto enti locali (il cosiddetto salva Roma), sul decreto Poletti appunto, e sul decreto sulle tossicodipendenze. I primi settanta giorni del governo Renzi mettono in conto gli 80 euro in busta paga ma solo per il 2014. E sono l'esempio di un percorso di provvedimenti annunciati che faticano ad arrivare in porto. ALLE PAGINE 12 E 13 Il bonus L'occupazione La pubblica amministrazione La spending review Le riforme istituzionali Ieri il governo Renzi ha compiuto 70 giorni. Insediatosi il 22 febbraio, in 10 settimane ha riunito per 15 volte il consiglio dei ministri. Ha approvato finora 10 decreti legge e 4 disegni di legge, a riprova della difficoltà anche per questo esecutivo di limitare il ricorso alla decretazione. Che spesso si giustifica non, come dovrebbe essere, con l'urgenza del provvedimento, ma con la necessità di assicurare una maggiore efficacia allo stesso, dato che il decreto va convertito in legge entro 60 giorni e con ridotti margini di modifica in Parlamento. Necessità forte anche per l'esecutivo Renzi, tanto più che il presidente del Consiglio si ritrova con gruppi parlamentari del suo stesso partito, il Pd, spesso critici se non ostili, come si è visto al Senato sul disegno di legge costituzionale che abolisce il bicameralismo perfetto e alla Camera sul decreto legge Poletti che liberalizza i contratti a termine. Tanto è vero che, in questo secondo caso, anche per superare l'ostruzionismo dei grillini, Renzi è dovuto ricorrere al voto di fiducia. Sono già 5 le fiducie che il governo ha chiesto (oltre le 2 d'obbligo sulle dichiarazioni programmatiche): sul decreto legge per prolungare le missioni militari all'estero, sul disegno di legge Delrio che elimina le province elettive, sul decreto enti locali (il cosiddetto Salva Roma), sul decreto Poletti appunto, e sul decreto sulle tossicodipendenze . Fin dall'inizio Renzi ha utilizzato il metodo dell'annunciare provvedimenti che solo dopo alcune settimane vengono approvati dal Consiglio dei ministri. Un modo per costringere la squadra a correre, secondo i suoi collaboratori. Un modo per far propaganda, tenendo a lungo sulle prime pagine dei giornali le sue decisioni, secondo le opposizioni. Vediamo, più semplicemente, a che punto è l'azione di governo, osservando le principali cose fatte, quelle in itinere e quelle solo annunciate . È la decisione più importante presa da Renzi. Ottanta euro in più al mese, che dallo stipendio di maggio andranno nelle tasche di 10 milioni di lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8 mila e 24 mila euro lordi l'anno (tra 24 e 26 mila il bonus decresce rapidamente fino ad azzerarsi). Annunciata con la discussa conferenza stampa delle slide il 12 marzo, la decisione è stata trasformata in legge con un decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 18 aprile. Obiettivo della manovra: spingere i consumi e per questa via la crescita dell'economia. Per capire se avrà funzionato bisognerà aspettare alcuni mesi. Molto dipenderà dalla capacità del governo di convincere le famiglie che il bonus non è una tantum, cioè solo per il 2014, ma permanente. Questo potrà avvenire solo con la legge di Stabilità per il 2015 che il governo presenterà entro il 15 ottobre. Solo in questo caso, infatti, sarà più facile che il bonus verrà speso anziché risparmiato.È importante ricordare, infatti, che il decreto legge del 18 aprile copre il bonus solo per 2014. Fatto. Sul tema il governo è intervenuto con due provvedimenti. Un decreto legge che allunga da un anno a tre anni la durata massima dei contratti a termine senza causale e che elimina una serie di vincoli per le aziende sui contratti di apprendistato. Il provvedimento deve essere convertito entro il 19 maggio, pena la decadenza. È passato alla Camera col voto di fiducia, è stato modificato in commissione al Senato, dove dovrebbe essere approvato questa settimana per poi tornare alla Camera. Salvo sorprese sarà convertito in tempo. Il secondo provvedimento è un disegno di legge delega che prevede, tra l'altro, la riforma degli ammortizzatori sociali

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 82 05/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

(cassa integrazione, mobilità, ecc...) e l'introduzione del contratto di inserimento a tutele progressive. Dopo l'approvazione del Parlamento il governo avrà circa un anno per emanare i decreti di attuazione della delega. Molto prima, invece, l'esecutivo dovrebbe risolvere il problema delle risorse in più che servono nel 2014 per finanziare la cassa integrazione in deroga. Secondo le Regioni i soldi stanno finendo e serve con urgenza almeno un miliardo. I sindacati dicono un miliardo e mezzo. Il governo non sa dove trovarli. In itinere (fatto al 50%). Nel suo cronoprogramma Renzi aveva annunciato la riforma per aprile. È stata presentata il 30, ma solo come un elenco di 44 proposte sottoposte a una consultazione pubblica online fino al 30 maggio. Poi, il 13 giugno, il consiglio dei ministri approverà i provvedimenti di legge. Renzi ha detto che sicuramente ci sarà un disegno di legge delega mentre vorrebbe evitare il decreto. Su alcune proposte c'è già un largo consenso, indipendentemente dalla consultazione, e il governo avrebbe potuto provvedere. Per esempio, sull'introduzione del pin, il codice personale col quale sbrigare online tutte le pratiche con gli uffici pubblici, tanto più che lo stesso Renzi ha ammesso che ci vorrà un anno, dal momento dell'approvazione della legge, per darlo a tutti i cittadini. Ma si poteva senz'altro decidere anche sulla standardizzazione della modulistica; sull'incrocio delle 128 banche dati, che non dialogano tra loro e potrebbero risultare decisive per combattere l'evasione fiscale; sulla messa online di tutte le spese di tutte le amministrazioni; sull'accorpamento di Aci, Pubblico registro automobilistico e Motorizzazione civile; sulla fusione in una delle 5 scuole per i dirigenti; sul censimento di tutti gli enti pubblici. E invece anche per conoscere la sorte di queste proposte bisognerà aspettare il 13 giugno. Quando si vedrà anche che fine avranno fatto le proposte più controverse. Alcune sembrano di difficile realizzazione pratica, visto che nessun governo ci è riuscito: dalla mobilità obbligatoria per i dipendenti alla licenziabilità dei dirigenti, dal demansionamento per evitare di finire tra gli esuberi agli aumenti di retribuzione legati al merito . Annunciato . La revisione della spesa pubblica è uno dei capisaldi della politica economica del governo. Alcuni tagli sono stati realizzati, per lo più di natura simbolica, come i 371.400 euro incassati con la vendita all'asta online delle prime 52 auto blu dei ministeri. Una seconda asta è in corso e si concluderà il 16 maggio. Obiettivo: cedere in tutto 151 auto blu. Un piccolo segnale anche la decisione, presa il 4 aprile, di chiudere 4 ambasciate (Honduras, Islanda, Santo Domingo, Mauritania) e la rappresentanza presso l'Unesco a Parigi, che verrà assorbita dalla rappresentanza italiana all'Ocse, sempre nella capitale francese. Il governo, con il voto di fiducia, ha portato a casa anche la legge Delrio (presentata sotto il governo Letta) che abolisce le province elettive: una riforma importante dal punto di vista politico, molto meno per i risparmi che potrà generare (i 60 mila dipendenti delle Province passeranno infatti agli altri enti locali). Più consistenti i tagli per 3,1 miliardi di spesa pubblica nel 2014 messi tra le coperture del decreto bonus: 2,1 dovrebbero venire da tagli a carico di ministeri, regioni ed enti locali (700 milioni ciascuno), ma questi ultimi hanno già detto che non sanno come fare. E nessuno ha capito dove il governo troverà i 14 miliardi di euro di tagli di spesa annunciati per il 2015 e da decidere con la prossima legge di Stabilità per confermare anche nei prossimi anni il bonus di 80 euro. In itinere (fatto al 25%) . Ruotano intorno a due provvedimenti, il cui cammino si è fatto molto più difficile di quanto il presidente del Consiglio immaginasse: la riforma elettorale e l'abolizione del Senato elettivo. Su entrambi Renzi, ancor prima di entrare a Palazzo Chigi, aveva raggiunto, da segretario del Pd, un accordo con il leader dell'opposizione Silvio Berlusconi (il cosiddetto patto del Nazareno). La tabella di marcia iniziale prevedeva l'approvazione entro aprile dell'«Italicum», la nuova legge elettorale che introdurrebbe per la prima volta nelle elezioni politiche la possibilità del ballottaggio tra le prime due liste o coalizioni se nessuna supera il 37%. Sempre entro il mese appena passato, era ipotizzata l'approvazione in almeno uno dei due rami del Parlamento del disegno di legge costituzionale per l'abolizione del Senato elettivo. Le cose sono andate diversamente. I provvedimenti procedono con ritardo. L'Italicum, frutto dell'integrazione e correzione di progetti di legge già in

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 83 05/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

discussione in Parlamento, approvato alla Camera, è ora all'esame delle commissioni in Senato. Il disegno di legge costituzionale, che oltre al bicameralismo perfetto corregge anche il Titolo V della Costituzione (federalismo), è stato varato dal Consiglio dei ministri il 31 marzo. Attualmente è fermo alla commissione Affari costituzionali del Senato. Renzi ha spostato l'obiettivo della prima approvazione al 10 giugno. Va ricordato che i disegni di legge costituzionali richiedono 4 voti, cioè la doppia approvazione in Camera e Senato. Sia in Forza Italia sia nel Pd sono in corso importanti ripensamenti sull'intero pacchetto. La prospettiva che il secondo partito possa essere non quello di Berlusconi ma quello di Beppe Grillo, ipotesi che andrà verificata alle elezioni europee del 25 maggio, genera ripensamenti sull'opportunità di introdurre una legge elettorale col ballottaggio, mentre Forza Italia fa marcia indietro rispetto al Senato delle Regioni (darebbe un vantaggio al Pd) e rilancia il presidenzialismo . In itinere (fatto al 20%). I pagamenti alle imprese «Entro luglio pagheremo 68 miliardi di euro di debiti arretrati con le imprese», aveva annunciato Renzi il 12 marzo presentando il disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri che, attraverso la garanzia della Cassa depositi e prestiti, favorisce la cessione alle banche dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. Nei 68 miliardi erano compresi i 22 già pagati nel 2013 sui 47 miliardi messi a disposizione dai provvedimenti del governo Letta per il biennio 2013-2014. A questi 47 miliardi Renzi ne ha aggiunti 13 con il decreto bonus, che ha fatto propria anche la garanzia della Cdp. Il totale sale così a 61 miliardi, un po' meno dei 68 annunciati. Ma il pagamento effettivo è fermo a 23,5 miliardi, secondo l'ultimo monitoraggio del ministero dell'Economia fermo al 28 marzo. Anche ipotizzando un'accelerazione nell'ultimo mese, l'obiettivo di pagare 61 miliardi resta molto lontano . In itinere (fatto al 40%). Il riassetto di Palazzo Chigi Sarà la presidenza del Consiglio a dare l'esempio, ha più volte spiegato Renzi, riferendosi alla necessità di ruotare gli incarichi dei dirigenti pubblici, di fissare un tetto alle retribuzioni, di legare la parte variabile dello stipendio ai risultati. Il tetto di 240 mila euro lordi annui, pari a quanto prende il presidente della Repubblica, è stato deciso per tutti i dirigenti pubblici e per i manager delle società pubbliche non quotate (escluse Poste, Ferrovie e Cdp perché emettono obbligazioni) con il decreto bonus. A buon punto è anche la riorganizzazione di Palazzo Chigi, con la rotazione dei capi dipartimento. Sono in via di costituzione le due unità di missione, una per l'edilizia scolastica e l'altra per la difesa del suolo. Quanto alla cabina di regia per l'economia con a capo Yoram Gutgeld niente è stato ufficializzato, né il previsto trasloco del commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, dal ministero dell'Economia a Palazzo Chigi risulta avvenuto. Infine, sulla trasparenza, bisognerà attendere fino al 24 maggio, quando scade il termine di legge per la pubblicazione dei redditi e della situazione patrimoniale del presidente del Consiglio e dei ministri. La casella di Renzi sul sito di Palazzo Chigi è ancora vuota. In itinere (fatto al 70%). © RIPRODUZIONE RISERVATA I numeri dell'esecutivo sì no astenuti Senato 25 febbraio 2014 Governo 169 0 139 Camera 25 febbraio 2014 Governo 378 1 220 Camera 13 marzo 2014 Dl Missioni 325 2 177 Senato 26 marzo 2014 Ddl Delrio 160 0 133 Camera 10 aprile 2014 Dl Salva Roma 325 0 176 Camera 23 aprile 2014 Dl Lavoro 344 184 Camera 29 aprile 2014 Dl Droga 335 186 29 i nomi scelti dal governo che compongono le liste dei membri dei consigli di amministrazione di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste Italiane 52 371.400 euro le auto blu dei ministeri vendute all'asta su ebay l'incasso totale 15le riunioni del Consiglio dei ministri 80gli euro in più in busta paga dal mese di maggio per circa 10 milioni di lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8 e 24mila euro lordi annui 4 ambasciate saranno soppresse (Honduras, Islanda, Santo Domingo, Mauritania). 44 proposte annunciate dal governo per la riforma della pubblica amministrazione tutti i cittadini potranno inviare le loro osservazioni all'indirizzo [email protected] fino al 31 maggio 104 disegni di legge decreti legge Tra cui un disegno di legge costituzionale che riforma il Senato (non più elettivo), la riforma del Titolo V della Costituzione (federalismo) e un disegno di legge delega di riforma del mercato del lavoro

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 84 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato STRATEGIE DI SVILUPPO Il ritorno della politica industriale Andrea Goldstein

di Andrea Goldstein u pagina 19 La crisi da noi e il successo delle economie emergenti sono il primo carburante del ritorno in auge della politica industriale. Un entusiasmo improvviso che va interpretato. È vero che nei Brics lo Stato permane attore fondamentale dell'economia, ma la partecipazione del manifatturiero nel Pil è scesa nel 1980-2010 in Brasile, Russia e Sud Africa ed è aumentata di poco in India. La quota è esplosa solo in Cina, raddoppiando nel 1987-2008, dove le leve dell'intervento sono servite per canalizzare gli investimenti esteri verso il manifatturiero e le esportazioni, proteggendo invece le imprese pubbliche. In Occidente la politica industriale è innanzitutto politica dell'offerta: semplificare la vita delle imprese in modo di sopravvivere alla concorrenza degli emergenti. Un necessario programma che non può però prescindere da altre riforme, spesso dimenticate, per rendere flessibile il mercato del controllo societario, ridurre "nicchie fiscali" e contributi pubblici alle imprese e aprire alla concorrenza i monopoli e le libere professioni. A dir la verità ogni tanto si parla anche di sostenere i processi di concentrazione e contrastare i mastodonti stranieri. Il rischio è di ritardare la riconversione di settori maturi che sarebbe meglio accompagnare dolcemente verso la porta, usando le risorse pubbliche per la riqualificazione dei lavoratori. Un'altra accezione di politica industriale equivale a esigere reciprocità nelle relazioni commerciali, anti- dumping e denominazioni di origine. Dimenticando troppo facilmente che nelle catene globali di valore, anche se la produzione avviene ormai nei paesi emergenti, quelli industrializzati catturano il valore (l'80% per le calzature di qualità italiane, secondo Kommerskollegium 2012) - fino a quando ovviamente sarà possibile ottimizzare la catena stessa senza preoccuparsi di dazi e protezioni non-tariffarie. Anche le cifre disastrose sulla dilapidazione del patrimonio industriale europeo (dal 2008 3 milioni e mezzo di posti di lavoro sono stati persi) vanno interpretate. La partecipazione del manifatturiero nel Pil è aumentata in Germania e nei paesi a essa più integrati (Austria, Olanda e Slovacchia), l'avanzo commerciale è tuttora immenso - 1 miliardo di euro al giorno! - e l'Europa conserva la sua leadership in molti settori. E in questo frangente si continuano ad aprire nuove fabbriche - 139 in Francia da aprile 2013 a marzo 2014 (dati Trendeo). S'investe laddove non è conveniente delocalizzare, perché i costi di trasporto e di coordinamento sono superiori ai benefici della manodopera a buon mercato. Ma soprattutto laddove l'Europa conserva la leadership mondiale: non ha caso in Francia la regione Midi- Pyrénées, culla dell'aeronautica, è la sola in cui l'industria manifatturiera ha creato nuova occupazionedal 2009 ad oggi. Non c'è bisogno di ricordare che il Vecchio continente non avrebbe questo settore se non ci fosse stata una politica industriale attiva, che negli anni 90 è stata pesantemente contestata. Che senso ha poi parlare ancora di manifattura? Non è giunto finalmente il momento di concentrare le attenzioni sulle filiere e sull'imbricazione tra industria e terziario? I servizi connessi all'industria sono cresciuti negli ultimi anni, anche se il contenuto di terziario nel manifatturiero italiano permane inferiore che la media Ue. Un divario in parte dovuto alla struttura produttiva dell'economia italiana, più orientata verso settori a bassa intensità tecnologica, ma anche al profilo meno qualificato del management e alla scarsa capacità di affrontare il cambiamento in modo continuativo, che si riflettono in minor domanda di servizi avanzati. Per favorire un processo di distruzione creativa, le imprese non vanno lasciate sole nel gestire il salto verso l'avvenire: nuovi prodotti, anche molto lontani dal DNA originario, nuove fasi del processo produttivo. La scelta non è tra favorire gli amici o lasciar sempre decidere il mercato, ma piuttosto identificare le funzioni in cui questo fallisce e i settori che ne soffrono di più, per poi intervenire in maniera mirata. Il mercato non è spesso all'altezza nel finanziare le attività innovative - più rischiose e che maturano lentamente - e nel favorire la cooperazione tra attori con logiche distinte. Solo in questi casi vale la pena mettere in moto lo "Stato stratega", per riprendere la felice espressione di Philippe Aghion. Questo dovrebbe focalizzarsi su

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 85 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

formazione continua, ricerca e finanziamento di piccole e medie imprese (che hanno bisogno di essere capitalizzate) in pochi settori innovativi e dinamici. Una transizione nella missione dello Stato che va accompagnata dal rinforzo di una vera cultura della valutazione e del risultato. Ciò che non è né hi-tech né labour-intensive, raramente ha catturato le attenzioni delle politiche industriali. Le risorse - finanziarie, ma anche di competenze e capacità d'influenza - sono notoriamente sempre limitate: per consentire allo Stato stratega di aiutare le produzioni tecnologicamente intermedie a fare il salto di qualità, si dovrà forse ammettere che non tutto il low-tech è difendibile a oltranza. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Calzature d'eccellenza. Nelle catene globali i paesi industrializzati catturano il valore

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 86 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato EUROZONA E RIFORME La discesa dei tassi non ricuce l'Europa Carlo Bastasin

Chi visita le cancellerie europee in questi giorni coglie un'insolita assenza di gravitas. Il compiacimento per una crisi finanziaria meno mordente è già diventato fatalismo, come se avessimo dietro le spalle tempi così infelici che ora non sia il caso di drammatizzare la situazione. Un interlocutore a Berlino per esempio ridimensiona il rischio del successo euroscettico alle elezioni europee del 25 maggio: «Tutt'al più otterranno un terzo dei seggi al Parlamento, così per reazione gli europeisti dovranno allearsi tra loro senza più litigare». Dimentica che le ripercussioni del voto europeo si sentiranno anche nei parlamenti nazionali. Se nella media europea gli euroscettici arrivano al 25-30%, allora in diversi paesi, per esempio la Francia, i partiti contrari all'integrazione europea otterranno il primato nei loro parlamenti. In quei paesi, dopo il voto il mandato elettorale dei governi in carica sarà influenzato dalla preferenza antieuropea manifestata dall'elettorato. A quel punto, le alleanze a Bruxelles saranno più difficili - non più facili - e i negoziati tra i governi avverranno con alle spalle lo spettro del ritorno a casa in un clima ostile. Già ora le iniziative politiche sono sospese. La scadenza delle istituzioni di Bruxelles, l'uscita dal programma di assistenza del Portogallo, l'azzeramento dello spread tra Irlanda e Gran Bretagna, la discesa dei tassi (nominali) in Spagna, Italia e perfino Grecia, tutto offre una giustificazione all'inerzia della politica. Il governo tedesco è particolarmente deluso dalla sordità dei partner europei alle proposte della cancelliera Merkel di maggiore condivisione della sovranità. I francesi si oppongono a modifiche significative dei Trattati esistenti per paura di fallirne la successiva ratifica. La soluzione intermedia degli «accordi contrattuali», con cui ogni paese si impegna a completare le proprie riforme, è stata finora bocciata e rinviata con poco ottimismo al marzo 2015. Come il capitalismo nella definizione di Marx, anche la storia dell'Europa sembra poter essere solo la storia delle sue crisi. Infatti c'è l'abitudine di credere che l'euroscetticismo, come avveniva prima degli anni Novanta, dipenda solo dal ciclo economico e che quindi la ripresa risolverà il problema da sè, mese dopo mese. Ma perchè la ripresa si consolidi davvero sono necessari nuovi avanzamenti nell'assetto istituzionale dell'euro area e quindi è necessario consenso politico per realizzarli. Incapaci di avviare l'unione fiscale, i governi dal 2012 hanno percorso la strada dell'unione bancaria per rimettere in comunicazione le economie dell'euro. Due anni dopo, da un punto di vista finanziario l'area euro è ancora molto frammentata rispetto al periodo pre-crisi. Ci vogliono iniziative per integrare sia il mercato bancario, sia segmenti specifici del mercato finanziario come il mercato dei corporate bonds, dei titoli di capitale. Ma come una bicicletta, l'integrazione cade senza la continua spinta politica. Prevale la paura e il trauma della crisi: poche settimane fa, per esempio, uno studio condotto al ministero delle Finanze di Berlino ha proposto di abolire i privilegi regolatori e fiscali degli acquisti di titoli pubblici da parte delle banche dell'area euro e di pesarne la rischiosità in modo diverso da paese a paese con criteri di mercato anche in caso di acquisto da parte della Bce. Un perfetto vademecum per segmentare le economie e aggravare da subito la situazione, visto che il credito bancario è frenato dall'incertezza sui criteri che le autorità europee applicheranno in futuro nella valutazione dei loro bilanci. I segnali di fiducia che vengono dall'economia sono legati allo stimolo della politica monetaria. Avere azzerato i rendimenti dei titoli emessi dai paesi più sicuri dell'area euro ha indotto gli investitori alla ricerca di rendimenti "normali" nei paesi della periferia. Gradualmente la riduzione degli spread e l'abbassamento dei rendimenti anche nei paesi periferici, spingeranno la liquidità verso gli investimenti azionari, facilitando la raccolta di capitale di banche e imprese. Se questo percorso si consoliderà prima del cambio di rotta dei tassi d'interesse americani, l'ottimismo si sarà autorealizzato. Ma le divergenze di fondo - la segmentazione finanziaria e la chiara distanza tra i rendimenti attesi degli investimenti nei diversi paesi - rimarranno inalterate e pronte a riemergere non appena i tassi d'interesse e l'inflazione smetteranno di essere schiacciati verso lo zero. La potenza e la natura tecnica delle decisioni di politica monetaria fanno pensare che si possa uscire da

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 87 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

crisi profonde come quella degli ultimi anni senza volontà politica, quasi per inerzia. La realtà è diversa: sia i miglioramenti istituzionali indispensabili all'euro area, sia le riforme necessarie ai singoli paesi, devono compiere ancora una lunga strada. L'Italia ha in mano le chiavi del prossimo semestre di presidenza europea. L'inerzia sarebbe suicida. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 88 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Sta finendo il lungo inverno del credito Morya Longo

Forse in pochi, nell'esperienza di vita vissuta, se ne sono accorti. Ma le banche stanno cambiando atteggiamento. I dati della Bce sull'andamento dei finanziamenti questo dicono: in Europa le condizioni del credito, pur restando restrittive, hanno mediamente iniziato ad allentarsi. La cinghia delle banche si sta lentamente allargando. A partire dall'Italia. Secondo le elaborazioni effettuate dall'ufficio studi di Nomura, che ha creato una sorta di super-indice con i dati della Bce, è la prima volta dal 2007 che le condizioni del credito in Europa migliorano in maniera così evidente. Ma la sorpresa maggiore riguarda l'Italia: il nostro è infatti il Paese dove il miglioramento è nel complesso più marcato, mentre in Germania e Francia si registra un lieve generale peggioramento. Merito del calo dello spread tra BTp e Bund. Merito di quel flebile ottimismo che sta tornando. Merito della timida ripresa economica. La cinghia si allenta Purtroppo, per ora, il miglioramento in Italia è solo relativo: le condizioni del credito in generale restano infatti restrittive. La cinghia è insomma ancora stretta, pur allentandosi un po'. Per di più gli spiragli riguardano per ora solo le famiglie. Per le imprese, sentenzia il «Sondaggio sul credito bancario» elaborato dalla Bce, ottenere finanziamenti resta ancora dura. In una scala dove i numeri positivi indicano restrizione del credito e i numeri negativi mostrano un allentamento, le condizioni dei finanziamenti bancari alle aziende restano nel primo trimestre 2014 in Italia a +13%. Questo significa che per le imprese italiane il credito è ancora in contrazione. Quel +13% non è insomma un bel numero. A differenza del dato per le imprese olandesi, dove il contesto sta migliorando molto (-14% il risultato). E a differenza di Germania, Francia e Spagna, dove le condizioni per le imprese sono stabili (0%). Quello che sta notevolmente cambiando, in Italia, è invece il credito per le famiglie. I passi avanti sono così marcati, che nel primo trimestre le condizioni creditizie sono passate da -25% a -50%: questo fa dell'Italia il Paese dove si è registrato, nell'ultimo trimestre, il maggior miglioramento delle condizioni creditizie per le famiglie. Questo grazie in parte alla forte concorrenza tra le banche, che sono tornate a fare offerte più competitive per attirare clienti. E grazie al miglior accesso ai mercati delle banche stesse. Ma il miglioramento è soprattutto causato da un altro fattore: le famiglie, in un mercato immobiliare che sembra uscire dall'ibernazione in cui era entrato, sono tornate a chiedere mutui allo sportello. Il nodo della sostenibilità Questo allentamento della cinghia, sebbene non si possa ancora parlare di espansione creditizia, merita però qualche riflessione. Prima che il credito torni davvero e prima che l'economia si riprenda veramente, sarebbe bene impostare il nuovo percorso di crescita (sperando non resti di micro-crescita) in maniera sostenibile per noi e per le prossime generazioni. Prendiamo ad esempio il mercato immobiliare. Se il settore del mattone esce dallo stato comatoso e torna a crescere è senza dubbio positivo, perché questo crea Pil, posti di lavoro e ricchezza. Perché ravviva l'Italia. Ma non bisogna dimenticare anche l'altra faccia di questa medaglia: le nuove costruzioni (che seguono ovviamente la ripresa del mercato immobiliare) consumano territorio. Come hanno fatto in passato. Secondo un rapporto elaborato dal Governo Monti qualche anno fa, dal 1971 al 2010 è stato cementificato il 28% del territorio agricolo italiano. Ogni giorno, in media, sono stati devoluti al cemento 100 ettari. I dati dell'Istat, più vecchi, danno risultati simili: dal 1990 al 2005 sono è stato consumato nella Penisola un territorio pari al Lazio e all'Abruzzo messi insieme. Tutto questo in nome del Pil, della ricchezza. Della crescita. Insomma: se riparte il mercato dei mutui e quello immobiliare, la speranza è che non riparta con lo stesso ritmo anche il consumo indiscriminato del territorio. E discorsi analoghi si possono fare su altri settori industriali.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 89 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Se oggi riusciamo ad agganciare la tanto agognata ripresa (ammesso che l'Italia ce la stia facendo davvero), dopo anni di una dura recessione, sarebbe dunque auspicabile indirizzarla verso la sostenibilità. Sin da subito. Altrimenti questi timidi segni «più» che si vedono davanti al Pil e alle condizioni del credito rischiano di restare solo numeri di una realtà virtuale. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 90 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INTERVISTA Madia: più mercato per i dirigenti pubblici Davide Colombo

Una dirigenza che funzioni il più possibile con regole di mercato. Con ruolo unico, superamento delle fasce, mobilità vera e carriere costruite sulle valutazioni guadagnate incarico dopo incarico. Eccolo il cuore degli interventi sulla Pa messi in cantiere dal ministro Marianna Madia (nella foto) e sui quali è aperta una consultazione. Davide Colombo «Il cambiamento per essere concreto deve partire dalle persone. E noi vogliamo valorizzare al massimo le persone che lavorano nelle amministrazioni, rendere il settore pubblico all'altezza del suo ruolo che è quello di essere l'azienda leader del nostro Paese». Il ministro Marianna Madia ieri ha annunciato con un tweet che in due giorni sono già arrivate tremila lettere all'indirizzo [email protected]. «Le leggeremo tutte - assicura in quest'intervista al Sole 24Ore - e con un professore di statistica stiamo lavorando a un sistema di classificazione lessicale veloce per incrociare le lettere con i 44 punti in cui si articolano le linee guida degli interventi annunciati. Come abbiamo scritto nella nostra lettera vogliamo fare sul serio». Ministro sul ruolo unico della dirigenza c'è un illustre precedente: quello di Bassanini. Poi cancellato dopo un anno dal suo successore, Franco Frattini. Da dove si riparte? L'idea è quella di una dirigenza dinamica ed esposta alla misurazione della performance dal primo giorno d'incarico. Il ruolo unico senza fasce ci serve per fare vere carriere basate sulle valutazioni incassate, valutazioni che non devono essere sulla persona ma sulla performance dell'ufficio. Si sale se l'incarico è più importante e si può scendere se si viene sostituiti: anche un capo dipartimento può retrocedere se non riesce nei suoi obiettivi. Come funzionerà? Chi accede alla dirigenza con un concorso entra nel ruolo unico e inizia a percepire la parte fissa di stipendio. Verifica tutti gli interpelli aperti e cerca il suo primo incarico, oppure può trovare un posto nel privato mantenendo il diritto acquisito nella forma di aspettativa non retribuita. Solo dopo un certo tempo congruo di tutela, che dobbiamo stabilire, si può arrivare al licenziamento per mancanza di incarico. Lo stesso vale per il dirigente che perde invece l'incarico che già ricopre dopo, per esempio, uno spoil system: ruolo unico, interpelli, e tempo di garanzia per cambiare con lo stipendio limitato alla parte fissa. Dunque carriere non più a senso unico e porte girevoli tra Stato e mercato? Pensiamo a un'osmosi tra pubblico e privato che può arricchire la dirigenza. Anche il tetto alle retribuzioni rientra in questa logica. Non è solo un provvedimento preso in tempi di vacche magre: chi lavora bene nell'alta dirigenza dello Stato ha opportunità forti di carriera nel privato ed è giusto che la sua remunerazione abbia un limite. E come concilierete le specificità di determinate funzioni pubbliche? Sul ruolo unico abbiamo aperto un confronto con i colleghi di Sanità, Scuola ed Esteri per capire come garantire al meglio queste specificità. E con la nuova dirigenza si cambia anche il sistema delle scuole di formazione. Da cinque a una. Ci proviamo, questo è il nostro obiettivo. Dopo il Consiglio dei ministri, mercoledì avete insistito su un punto: i nuovi interventi sulla Pa non mirano ai tagli di spesa. Lo confermo. Il nostro piano strategico mira alla definizione dei fabbisogni di ogni singola amministrazione e alla realizzazione della più ampia mobilità possibile, sia nella forma volontaria sia in quella obbligatoria. La mobilità non ha funzionato finora. Guardi il caso degli uffici giudiziari scoperti. È un caso dal quale abbiamo imparato molto: si fa una norma per incentivare la mobilità volontaria in quel settore e poi chi fa domanda per il trasferimento, come in qualche amministrazione provinciale, non riesce a spostarsi per cavilli burocratici e opposizioni interne. Cercheremo di far funzionare la mobilità volontaria con

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 91 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

una regìa rafforzata del Dipartimento Funzione pubblica, esercitando una più forte volontà politica. Invece va meglio normata la mobilità obbligatoria, vanno definite le tabelle retributive e i parametri sulle distanze chilometriche massime per un trasferimento. Su questo aspetto il lavoro con gli enti locali sarà molto importante. A proposito di mobilità, pensate anche di andare avanti anche con la razionalizzazione dei comparti del pubblico impiego? È un tema che vogliamo approfondire e che resta sul tavolo. Sarebbe bello riuscire a fare il riordino prima dell'apertura del confronto sul contratto. Un confronto sulla parte normativa o anche su quella economica? Sappiamo tutti quali sono i vincoli di finanza pubblica e sappiamo quanto costa il rinnovo dei contratti. Sappiamo che con poche risorse è difficile premiare meriti e risultati ma è questo il contesto dato e in questo contesto dobbiamo muoverci. Insomma attuerete parti della riforma Brunetta rimasti sulla carta? Bisogna dare piena attuazione a tante misure da tempo vigenti e che possono far fare un salto di qualità alla Pubblica amministrazione. C'è il tema dei comparti ma c'è anche quello della valutazione delle performance organizzative. Si tratta nel secondo caso di norme che possono essere semplificate ma bisogna andare avanti con la valutazione delle performance. Volete davvero agganciare le retribuzioni di risultato anche a esogene macroeconomiche come l'andamento del Pil? È una scelta che risponde alla logica di cui parlavo prima. Pubblico e privato devono essere in osmosi: se nel privato rischi il posto quando la recessione colpisce, nel pubblico devi rinunciare a un pezzetto della tua retribuzione di risultato se l'economia arretra. È un nuovo equilibrio di rischio-opportunità che dobbiamo provare a introdurre. Siete sicuri che con l'abolizione del trattenimento in servizio si aprono 10 o 15mila posti per i giovani? Abbiamo lavorato sui dati dei trattamenti di fine servizio della Ragioneria generale dello Stato e quelli sono i numeri possibili da qui al 2018. E dimezzerete anche i permessi sindacali... Mi sembra un'altra razionalizzazione necessaria. I permessi sindacali nel settore pubblico sono pagati dalle amministrazioni e in un contesto come quello attuale mi sembra giusto ridurre questa voce senza toccare i diritti di rappresentanza dei lavoratori. Da oltre 100 a 40 prefetture. Non è una misura un po' in contrasto con la riforma del titolo V che vuole ridare più poteri allo Stato? Al contrario. È un obiettivo che si concilia fortemente con il nuovo titolo V. La presenza dello Stato sul territorio deve essere razionalizzata utilizzando tutte le risorse che le nuove tecnologie dell'informazione hanno messo a disposizione. Si deve uscire da un'articolazione, quella delle prefetture, disegnata 200 anni fa. Ci sarà anche un nuovo pacchetto di semplificazioni a giugno? Sì. Ma questa volta le adotteremo con un metodo nuovo, vale a dire dopo aver concordato con Regioni ed Anci il percorso attuativo. I settori d'intervento saranno il fisco, l'edilizia e l'ambiente. Cercheremo in linea generale di introdurre il minor numero di misure possibili e di puntare su leggi autoapplicative. Se ci dovranno essere decreti attuativi, e auspico che siano pochi e davvero necessari, dovranno essere adottati in tempi certi. Lei usa molto la logica del costo/opportunità per spiegare le misure annunciate. Vale anche per la nuova disciplina delle sospensive nei processi amministrativi? Esatto. Dobbiamo avere l'udienza di merito su un ricorso entro 30 giorni in caso di sospensione cautelare negli appalti pubblici e, anche, la condanna alle spese nel giudizio quando il ricorso non viene accolto. È un classico caso di costo/opportunità: non si potranno più bloccare in automatico i lavori di un'opera pubblica.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 92 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATAIl peso della dirigenza pubblica Distribuzione del personale della Pa(1) per gruppo professionale. Anno 2012 - Nota: 1) Regioni, enti e aziende regionali, enti locali e loro consorzi, camere di commercio; 2) comprende il personale a tempo indeterminato e tutte le forme di lavoro flessibili Fonte: elaborazioni Aran su dati Rgs-Igop. Dati aggiornati al 16/12/2013 Foto: Ministro della Pa e semplicazione. Marianna Madia

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 93 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 19 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Krugman&Co. TUTTA L'ECONOMIA SUL WEB Investire per riparare le strade della crescita Paul Krugman

In America sono molte le strade che versano in cattive condizioni: posso testimoniarlo di persona, avendo guidato dal New Jersey al Massachusetts e ritorno per impegni familiari, la scorsa settimana. Se si combina questo dato con la situazione macroeconomica di fondo (ci tornerò fra un attimo) la convenienza di stanziare cifre importanti per riparare le strade appare evidente. Eppure la recente proposta del presidente Barack Obama per un programma di investimenti infrastrutturali in realtà abbastanza modesto (302 miliardi di dollari in quattro anni per riparare le strade e modernizzare il trasporto pubblico) sembra destinata a finire nel nulla a causa di diatribe sulle coperture finanziarie. Questo mi riporta a una cosa che cominciai a dire già nel lontano 2008, ma che è ancora valida: quando sei incastrato in una trappola della liquidità, la virtù diventa vizio e la prudenza diventa sventatezza. Chiedersi dove troveremo i soldi per finanziare le infrastrutture può apparire prudente, ma in realtà è una follia totale. Pensateci un attimo: quali sarebbero i costi effettivi di riparare le nostre strade? Non distoglierebbe capitali da altri investimenti, visto che quei capitali non sanno dove altro andare e i mercati stanno praticamente supplicando il Governo federale di prendere soldi in prestito e metterli all'opera. Non avrebbe nemmeno l'effetto di sottrarre manodopera ad altri impieghi, dato che la disoccupazione nel settore delle costruzioni resta alta. Insomma, è profondamente irresponsabile NON spendere questi soldi, ed è folle preoccuparsi delle coperture. Ma è evidente che non abbiamo imparato nulla da cinque anni e più di depressione economica. Confusione monetaria Mi dichiaro confuso. Ho visto molte persone incensare un recente saggio della Banca d'Inghilterra (lo trovate qui: bit.ly/1kLQqwS) sui metodi con cui le banche possono creare moneta come se fornisse un modo nuovo e rivoluzionario per guardare all'economia. Effettivamente è un buon saggio, ma non mi sembra che nella sostanza dica cose diverse da quelle che scriveva cinquant'anni fa l'economista James Tobin (potete leggerle qui: bit.ly/1iDEcVx): anzi, nel documento della Banca d'Inghilterra Tobin è largamente citato. E io ho sempre pensato alla moneta in termini "tobiniani", anche se a volte uso definizioni-scorciatoia che possono prestarsi a fraintendimenti se estrapolate dal contesto: lo stesso vale per molti economisti. Inoltre, l'intuizione chiave di Tobin, che è pienamente coerente con l'analisi della Banca d'Inghilterra, è che se è vero che le banche sono creature più complicate dell'immagine che ne viene data solitamente nei manuali di economia (prestatori meccanici dei fondi dei depositi), questo non significa che abbiano una capacità illimitata di creare moneta, oppure che non debbano sottostare alle regole consuete dell'economia. Non lasciamo che il realismo monetario degeneri in misticismo monetario! (Traduzione di Fabio Galimberti) © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 94 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1.21 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Riassetti. Del Torchio e Colaninno ad Abu Dhabi all'inizio della prossima settimana per un vertice con James Hogan, l'a.d. del vettore estero Alitalia, le banche «aprono» a Etihad Disponibilità degli istituti a una trattativa serrata con gli arabi sulle svalutazioni dei crediti L'INCONTRO DI IERI Vertice con Intesa e Unicredit, insieme ad altri soci: Poste, Atlantia (Benetton), e Immsi dello stesso Colaninno G.D.

ROMA Il silenzio dei patrioti. Il nodo principale della trattativa tra Alitalia-Cai e Etihad Airways sono le banche e la loro resistenza a cancellare 400 milioni di euro di debiti di Alitalia (su un miliardo totale), come richiesto da Abu Dhabi. Il muro opposto finora dalle banche, soprattutto Intesa Sanpaolo, si starebbe tuttavia ammorbidendo un poco. Al posto di un secco rifiuto, ci sarebbe una disponibilità degli istituti a una trattativa serrata con Etihad per limitare i danni delle svalutazioni dei crediti (write off) o della loro trasformazione in capitale di una compagnia dai bilanci in profondo rosso. Questo potrebbe essere, secondo indiscrezioni, il messaggio che l'amministratore delegato Gabriele Del Torchio e il presidente Roberto Colaninno recheranno nei prossimi giorni a James Hogan, l'a.d. di Etihad che ha dettato le condizioni-ultimatum in due lettere e li aspetta ad Abu Dhabi per l'inizio della settimana. I due top manager di Alitalia partiranno lunedì 5 maggio. Colaninno e Del Torchio dovrebbero però viaggiare con voli separati e l'incontro con Hogan previsto lunedì probabilmente slitterà a martedì 6 maggio. La missione che li attende non è facile. Qualche apertura al dialogo nel fronte italiano sarebbe emersa, secondo indiscrezioni, dal lavoro fatto nelle ultime ore da Del Torchio. Ieri l'a.d. insieme a Colaninno ha incontrato le banche creditrici e azioniste di Alitalia, Intesa e Unicredit (tra i creditori anche Popolare di Sondio e Mps), insieme ad altri soci importanti: Poste Italiane, Atlantia del gruppo Benetton, lo stesso Colaninno con Immsi. L'incontro si è svolto a Milano nello studio di Sergio Erede, il principe degli avvocati d'affari che, oltre ai maggiori nomi del capitalismo italiano, assiste anche i «patrioti». Dopo la condanna definitiva a un anno di reclusione per lo scandalo Parmalat, Erede è uscito dai maggiori consigli di amministrazione, ma non ha abbandonato la causa (e le parcelle) dell'Alitalia. Una riunione-fiume cominciata ieri mattina e terminata alle 18. Del Torchio e Colaninno hanno lasciato lo studio Bonelli Erede Pappalardo senza parlare con i giornalisti. «Non abbiamo nulla da dire», hanno detto alcuni dei partecipanti, ha riferito l'Agi. L'altro grosso nodo finanziario è la pretesa di Etihad, prima di versare da 300 a 500 milioni in Alitalia, di essere tenuta indenne da ogni contenzioso o pendenza legale e fiscale del passato di Alitalia-Cai, tra il 2009 e il 2013. Il contenzioso potenziale sarebbe di 400 milioni (di cui 250 milioni la richiesta della fallita WindJet), i rischi reali sono considerati molto inferiori dagli italiani, ma Hogan non ne vuole sapere. Tra le ipotesi per risolvere questo punto è stato prospettato anche di costituire una nuova Alitalia pulita (come fu la Cai a fine 2008) e mettere in liquidazione, come una bad company, l'Alitalia dei Capitani coraggiosi. Banche e azionisti sono nettamente contrari a questa soluzione e alle perdite che infliggerebbe ai loro bilanci. Fonti autorevoli escludono l'ipotesi bad company, ma non si sa quale sarebbe una soluzione. Il terzo capitolo ha un delicato impatto sociale, riguarda gli esuberi richiesti da Etihad: secondo indiscrezioni gli esuberi sarebbero tra 2 e 3mila, forse 2.600. Il numero potrebbe ridursi sotto i 2mila con la disponibilità di Etihad ad assumere piloti, ma ad Abu Dhabi. I sindacati condizionano la disponibilità a discuterne all'esistenza di un accordo con Etihad e alla conoscenza del piano industriale, tuttora misterioso. Ieri Alitalia ha incontrato i sindacati dei piloti e assistenti di volo per discutere dei risparmi al costo del lavoro ancora da individiare per circa 50 milioni sui 128 milioni obiettivo del "vecchio" piano del Torchio. Del piano e delle richieste degli emiratini non si è parlato.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 95 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1.21 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Alitalia araba? Purché voli», ha risposto Carlo De Benedetti a Giovanni Minoli al Festival della tv e dei nuovi media di Dogliani. C'è anche l'ipotesi di un decreto per liberalizzare i voli a Linate. «Facciamo un passo per volta ma prima vediamo se si chiude l'accordo tra Alitalia e Etihad», ha detto il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. © RIPRODUZIONE RISERVATA La fotografia

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 96 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Bene legare ai risultati i nuovi fondi regionali» Beda Romano

COMMISSIONE UE Beda Romano u pagina 3 BRUXELLES. Dal nostro corrispondente La Commissione europea sta valutando da alcuni giorni l'accordo di partenariato che il governo italiano ha inviato all'esecutivo comunitario alla fine di aprile e che servirà a gestire il denaro europeo - in tutto 42,1 miliardi di euro - nel periodo finanziario 2014-2020. I primissimi commenti provenienti da Bruxelles sono positivi. Per anni, l'Italia ha sciupato i fondi europei. La crisi economica sembra aver dato una scossa al mondo politico perché dimostri maggiore responsabilità. Il commissario per le politiche regionali, Johannes Hahn, ha incontrato alla fine di aprile ad Atene il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio per discutere proprio del piano italiano, su cui la Commissione deve dare il suo benestare entro quattro mesi dalla presentazione. In una prima valutazione su un bozza presentata all'inizio dell'anno, l'esecutivo comunitario aveva dato un gradimento di massima ma chiesto migliorie, per evitare nuovi esempi di malagestione. «Il commissario accoglie positivamente l'impegno del governo italiano di creare un legame tra i risultati ottenuti dalle regioni italiane nel periodo 2007-2013 e l'allocazione di denaro nel periodo 2014-2020», spiega Shirin Wheeler, portavoce di Hahn, alla richiesta di un commento. Bruxelles vede in questa scelta il tentativo di premiare le regioni che hanno fatto meglio di altre nel gestire i fondi europei e di pungolare nel fianco le autorità locali perché siano responsabili. «Johannes Hahn concorda anche con il fatto che l'accordo di partenariato deve essere l'unico riferimento dei programmi operativi - ha aggiunto la signora Wheeler -. Ciò significa (...) che l'accordo di partenariato deve essere adottato prima dell'adozione dei programmi operativi». Questi specificano le priorità di investimento e gli obiettivi concreti del paese membro. I singoli programmi operativi devono essere presentati dal governo entro tre mesi dalla presentazione del piano di partenariato. La presa di posizione di Hahn non è banale. In passato le autorità pubbliche uscivano dal seminato pur di accontentare tutti nella distribuzione del denaro comunitario, senza una vera strategia. In un documento preparatorio che verrà distribuito prossimamente alla stampa si legge che l'attuazione dei programmi operativi prevede da parte dei paesi membri e delle singole regioni una selezione e un monitoraggio dei diversi progetti sulla base degli obiettivi concordati con la Commissione. Le regole europee prevedono che Bruxelles presenti le sue osservazioni sulla bontà dell'accordo di partenariato entro tre mesi dalla sua presentazione. Entro quattro mesi dovrà dare la sua approvazione. A proposito dei singoli programmi operativi, osservazioni dell'esecutivo comunitario sono attese entro tre mesi dalla loro presentazione. Successivamente Bruxelles dovrà approvarli entro altri tre mesi, purché lo stato membro abbia preso in conto le sue osservazioni. Il tema dell'uso dei fondi europei è diventato cruciale nella politica economica italiana. In un contesto di recessione economica e difficoltà finanziarie, il denaro comunitario è finalmente considerato un volano importante. Bruxelles e Roma stanno quindi lavorando insieme per accelerare la finalizzazione degli ultimi progetti relativi al periodo 2007-2013, mettendo l'accento su specifici settori quale l'efficienza energetica e la modernizzazione delle piccole città. © RIPRODUZIONE RISERVATA SOTTO ESAME L'accordo di partenariato L'accordo di partenariato inviato in aprile a Bruxelles dall'Italia è il documento fondamentale con cui i Governi dei Paesi Ue definiscono la strategia di impiego dei fondi strutturali europei per il periodo di programmazione 2014-2020

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 97 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Le risorse per l'Italia Le risorse destinate all'Italia con la nuova programmazione ammontano a 42,1 miliardi, tra Fesr, Fse e Feasr. La Commissione Ue - che sta esaminando il documento - ha accolto positivamente l'impegno del governo di legare l'allocazione dei fondi nel periodo 2014-2020 ai risultati ottenuti nel periodo 2007-2013

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 98 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LE MISURE DEL GOVERNO Famiglia mono-reddito penalizzata sul bonus Irpef Antonino Cannioto Giuseppe Maccarone

Antonino Cannioto e Giuseppe Maccarone u pagina 14 Una famiglia numerosa in cui, a portare lo stipendio a casa è una sola persona, è penalizzata anche con riferimento al cosiddetto bonus Renzi, visto che la norma non individua una misura correttiva che adegui il bonus in base alla composizione del nucleo familiare. Così, oltre a essere un beneficio che lascia fuori pensionati, incapienti e partite Iva il bonus deve fare i conti con un ulteriore paradosso. Le possibili situazioni Per comprendere a pieno il quadro e per evidenziarne in maniera significativa le possibili iniquità si possono mettere a confronto due famiglie. La prima famiglia è formata solo da due persone (marito e moglie). Entrambi lavorano e si prevede che nel 2014 percepiranno, ognuno, un reddito di lavoro dipendente pari a 24mila euro. Dunque nel nucleo familiare, entreranno 48.000 euro (dato reddituale). Se i due coniugi lavoreranno l'intero 2014, riceveranno separatamente e individualmente il credito intero pari a 640 euro. Congiuntamente, nel corrente anno, avranno percepito 1.280 euro netti in più. Questa situazione va raffrontata con quella di una famiglia di cinque persone (due coniugi più tre figli) in cui l'unica persona a lavorare è uno dei due genitori. Per avere un quadro ancor più dettagliato, ipotizziamo due diverse situazioni, entrambe riferite alla famiglia mono-reddito. Da un lato supponiamo che colui che lavora percepisca, nel 2014, un solo reddito di lavoro dipendente pari a 22mila euro; dall'altro immaginiamo che il reddito sia corrispondente a 28mila euro. In entrambi gli esempi, il lavoro viene svolto per l'intero anno. Nel primo caso la famiglia con cinque componenti, avrà in più 640 euro netti, esattamente pari alla metà di quello che percepirà la famiglia composta da sole due persone ma che ha un reddito superiore a più del doppio. Nel secondo caso - poiché il reddito presunto della famiglia mono reddito, sarà pari a 28mila euro - il bonus non spetterà affatto. Il problema è evidente: la famiglia numerosa, con una sola fonte di guadagno, con reddito inferiore del 58% rispetto a quello percepito dall'altra, perde completamente il diritto al bonus. I correttivi A valle di queste considerazioni tornano a riecheggiare nella mente gli annunci di alcuni anni fa relativi al cosiddetto "quoziente familiare" poi caduti nel vuoto. Il quoziente familiare è un sistema di calcolo delle imposte che non trascura i carichi di famiglia. Attualmente è presente in alcuni paesi stranieri (per esempio la Francia). L'imposizione fiscale non avviene a livello del singolo contribuente ma si tiene conto della composizione del nucleo e del coacervo dei redditi che entrano nella famiglia. Il fine perseguito è quello di garantire un'imposizione fiscale equa nonché un utilizzo di incentivi fiscali che ponga in rilievo il numero dei soggetti che compongono la famiglia. Il quoziente familiare agisce direttamente sul calcolo dell'imposta. Il reddito familiare complessivo è diviso per il numero dei componenti il nucleo e il risultato viene finalizzato tramite un indice di correzione. L'uso del coefficiente ottenuto, consente una tassazione modulata che diminuisce quando la famiglia aumenta. Alcune applicazioni del quoziente familiare, in Italia, si riscontrano a livello locale. In Lombardia, per esempio, tramite il suo utilizzo si modulano le tariffe applicate sui servizi offerti alle persone. Nella capitale, il Comune applica il cosiddetto "Quoziente Roma" attraverso cui vengono apportati dei correttivi all'Isee. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli esempi CASO 1 Single con solo reddito di lavoro subordinato pari a 24.000 euro da cui residua imposta a debito. Lavoro effettuato per l'intero anno 2014. Credito spettante 640 euro

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 99 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

CASO 2 Famiglia composta da 2 persone. Entrambi sono lavoratori dipendenti per tutto il 2014 e percepiscono un reddito di lavoro dipendente pari a 24.000 euro ciascuno (stima 2014); residua imposta a debito. Il reddito complessivo familiare, stimato per il 2014, è pari a 48.000 euro. Bonus spettante 640 euro + 640 euro = 1.280 euro CASO 3 Famiglia composta da 4 persone. Uno solo dei coniugi è un co.co.pro con reddito stimato per il 2014 pari a 24.000 euro; residua imposta a debito. Il reddito complessivo familiare, stimato per il 2014, è pari a 24.000 euro. Bonus spettante 640 euro CASO 4 Famiglia composta da 4 persone. Uno solo dei coniugi è un lavoratore dipendente per tutto il 2014 e percepisce un reddito di lavoro dipendente pari a 28.000 euro (stima 2014). Il reddito complessivo familiare, stimato per il 2014 è pari a 28.000 euro. Il bonus non spetta Foto: 26.000 Foto: TETTO DI REDDITO ANNUO PER OTTENERE LO SCONTO

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 100 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Lotta al sommerso. Il Ddl che configura un nuovo reato per chi «lava» e riutilizza in proprio denaro da attività illecite potrebbe approdare al prossimo cdm Autoriciclaggio insieme alla voluntary disclosure Alessandro Galimberti

Dopo anni di false partenze e di avvisi ignorati delle autorità internazionali (Fondo monetario internazionale, Commissione europea) e istituzioni nazionali (Banca d'Italia), per l'autoriciclaggio dovrebbe davvero essere la settimana e la volta buona. Il nuovo reato che punisce chi lava e riutilizza in proprio denaro proveniente da attività delittuose approderà molto probabilmente al prossimo consiglio dei ministri. Il testo del ddl, messo a punto dai ministeri della Giustizia e dell'Interno, già da tempo è pronto a Palazzo Chigi (i primi annunci risalgono addirittura al governo Letta, all'epoca della presentazione del Dl 4/14 sulla emersione dei capitali, oggi decaduto), ma evidentemente oggi è maturata la giusta congiuntura politica e finanziaria per tirarlo fuori dai cassetti. Quello che davvero cambierà dopo l'eventuale approvazione non è tanto nelle politiche di prevenzione della criminalità organizzata "classica" - dove il fai da te è rarissimo - ma soprattutto nel campo fiscale. Ed è probabilmente da qui che il governo si attende il risultato di cassa più significativo, considerato che la minaccia della nuova fattispecie potrebbe incentivare l'emersione spontanea dei capitali detenuti in nero, sia all'estero sia in Italia (si veda il Sole 24 Ore di ieri). Proprio per questo è difficile ipotizzare un'entrata in vigore non sincronica tra la nuova voluntary disclosure - erede del vecchio decreto decaduto a fine marzo - e l'autoriciclaggio. Possibile a questo punto che tutta la materia venga incanalata in un unico testo, fondendo il ddl sulla "sicurezza del sistema economico" con quello sulla compliance fiscale. Le pene per l'"autolavaggio", come prevedibile vista la collocazione del nuovo reato, saranno piuttosto sensibili. Il delitto di autoriciclaggio compiuto con «finalità imprenditoriali» - di fatto cioè l'immissione nell'economia sana di proventi sporchi - prevede fino a sei anni di carcere. Nel ddl trova spazio anche un inasprimento delle pene per il 416-bis, cioè per l'associazione mafiosa, portandole da un minimo di 10 a un massimo di 15 anni, contro gli attuali 7-12 anni. E sempre in tema di mafia, si prevede, in determinati casi, l'obbligo delle video conferenze per gli imputati che debbano partecipare a processi, in modo da evitare inutili e costosi trasferimenti. Il provvedimento raccoglie moltissime delle indicazioni uscite dai lavori della Commissione istituita dal precedente governo per studiare misure in campo penale, presieduta da Roberto Garofoli e composta tra gli altri dai magistrati Raffaele Cantone e Nicola Gratteri, oggi rispettivamente presidente dell'Autorità Anticorruzione e consulente della commissione Antimafia. Tra le misure, anche strumenti per rendere più efficace il riutilizzo dei beni sottratti alle mafie e delle aziende confiscate. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 101 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La partita con l'Europa. Inizia domani la due giorni del ministro dell'Economia a Bruxelles - Attese le nuove stime macroeconomiche della Commissione Squilibri e debito, Padoan prova a convincere la Ue IL GIORNO DEL GIUDIZIO Il 2 giugno il giudizio sui documenti appena trasmessi: Def, Programma nazionale di riforma e aggiornamento del programma di stabilità Dino Pesole

ROMA Prima una serie di incontri presso il segretario generale del Consiglio, in vista dell'avvio del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea. Poi la riunione pomeridiana dell'Eurogruppo. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sbarca domattina a Bruxelles nel giorno in cui la Commissione europea rende note le sue nuove stime macroeconomiche. Passaggio preliminare che prelude al giudizio di merito - in agenda il prossimo 2 giugno - sui documenti programmatici appena trasmessi dal governo (Def, Programma nazionale di riforma, aggiornamento del programma di stabilità). Padoan ne discuterà, seppure a livello informale, con il vice presidente della Commissione europea, Siim Kallas, che svolge le funzioni di commissario agli Affari economici, del resto già consultato a più riprese nelle ultime settimane. Squilibri macroeconomici eccessivi, e traiettoria del debito pubblico che non rispetta il percorso di rientro concordato: questi i due punti sui quali Bruxelles attende chiarimenti in via preliminare. Padoan ribadirà che a fronte del «momentaneo scostamento» dall'obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio in termini strutturali che slitta dal 2015 al 2016), il deficit nominale non supererà in ogni caso il tetto massimo del 3% del Pil. Si aprirà di certo un confronto preliminare sulle «circostanze eccezionali» invocate dal governo, a partire dallo sblocco dell'ulteriore tranche di debiti pregressi della Pa. Operazione - come ribadirà Padoan - autorizzata dalla stessa Commissione europea due anni fa, proprio in ragione dell'effetto potenzialmente "espansivo" della maggiore liquidità immessa nel sistema economico. In sostanza, a fronte del momentaneo e inevitabile incremento del debito, il governo punta a rafforzare il potenziale di crescita dell'economia. Per ora il Pil è indicato in aumento dello 0,8% quest'anno e dell'1,3% nel 2015, ma si scommette sia sullo sblocco dei debiti della Pa che sull'effetto della manovra sull'Irpef appena varata dal Governo. La spending review «va rafforzata ed estesa» - ribadirà Padoan - ma prima di tutto dovrà convincere Bruxelles che le coperture (giudicate in parte a rischio dal Servizio del Bilancio del Senato) alla fine reggeranno. Aspetto decisivo, sul quale al momento la Commissione europea ha sospeso il giudizio, e sub iudice appaiono prima di tutto le coperture una tantum, a partire dall'aumento del prelievo (ora al 26%) sulle quote rivalutate di Bankitalia, che dovranno garantire un maggior gettito di ben 1,8 miliardi. Chiarimenti sono attesi anche all'aumento dal 20 al 26% delle rendite finanziarie, e sugli incassi effettivamente realizzabili a consuntivo dalla lotta all'evasione fiscale. La vera partita il governo dovrà affrontarla con la legge di stabilità in ottobre: alla copertura a regime del bonus Irpef (10 miliardi) andranno aggiunti gli impegni già previsti dall'ultima legge di stabilità e le spese inderogabili. Il conto della prossima manovra autunnale salirà così ad almeno 14 miliardi, ma con ogni probabilità l'asticella verrà collocata attorno ai 20 miliardi. E buona parte dell'operazione andrà finanziata proprio con la spending review. Sullo sfondo la partita politica, che andrà giocata a partire dall'autunno, per ottenere maggiore flessibilità nei tempi di rientro dal debito. Ma su quest'aspetto per ora pare saggio un atteggiamento ispirato alla massima cautela, in attesa dei nuovi equilibri politici che si determineranno in seguito alle elezioni europee del 25 maggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 102 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 6 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Mercati globali LE STRATEGIE PER LA RIPRESA L'industria rilancia la corsa delle fusioni Multinazionali a caccia di prede: tra riassetti e acquisizioni già investiti da inizio anno 1.270 miliardi di dollari Marco Valsania

NEW YORK Oltre 112 miliardi da Pfizer per comprare AstraZeneca. Più di 20 miliardi per scambi di asset tra Eli Lilly, Novartis e GlaxoSmithKline. Diciassette miliardi dalla General Electric per il business energetico di Alstom e quasi 7 per combinare i servizi elettrici di Exelon e Pepco. Ancora: almeno 40 miliardi messi in gioco dalla AT&T per DirectTv. Quasi 70 miliardi spesi da Comcast per Time Warner Cable e 47,5 miliardi offerti da Valeant per Allergan. Le somme non mentono: in tutto 1.270 miliardi in acquisizioni tentate o annunciate da inizio anno stanno rimescolando le carte in molti settori, dalle telecomunicazioni e i media fino alla farmaceutica e all'energia. È una mappa di quasi 11.800 fusioni che non conosce confini, cross-border. Ma che ha soprattutto un minimo comun denominatore: stando a Dealogic le operazioni sono di grandi dimensioni, 13 di valore superiore ai dieci miliardi, in aumento del 75% rispetto all'anno scorso. E tra i protagonisti dominano i colossi statunitensi, grazie a un mercato azionario in forma (un terzo delle fusioni è in contanti e azioni), a bilanci robusti (forti di buona parte dei 4mila miliardi in cash globale delle aziende), a condizioni di finanziamento favorevoli e a ritrovata fiducia nella ripresa in casa. L'era del "Big Deal", dei grandi merger, è insomma tornata con prepotenza e ha quale leader la Corporate America. Più della Cina, nonostante le sue ambizioni di prima potenza economica mondiale e operazioni pur consumate da suoi marchi quali Alibaba. O del Vecchio continente, ancora lambito dai postumi della crisi. «Siamo forse entrati in un'era di boom della M&A - ha commentato Michael Shaoul di Marketfield Asset Management -. La mentalità diventa comprare o essere comprati». I mega-deal sono «operazioni di opportunismo - ha aggiunto Richard Jeanneret di Ernst & Young -. Nascono dalla fiducia dei chief executive in Washington e nella sua economia». Dealogic, nei dati aggiornati forniti a Il Sole 24 Ore sui 1.270 miliardi di fusioni avvenuti in quattro mesi, evidenzia come la colossale offerta di Pfizer per la britannica AstraZeneca sia non solo un record nel settore Pharma ma entri di diritto in quarta posizione tra le maggiori di sempre. Né è un caso eccezionale. I tredici deal da oltre 10 miliardi hanno totalizzato 318,6 miliardi a fine aprile, la cifra più elevata dal 2007. Al contrario le operazioni sotto i 500 milioni, con 245,5 miliardi per 4.883 merger, sono scivolate al minimo dal 2009. L'indice Thomson Reuters sottolinea un simile fenomeno: le operazioni oltre i cinque miliardi sono quadruplicate in un anno, da 9 a 35, in tutti i grandi settori e in sedici paesi. L'America, calcola la società statunitense Dealogic, vanta una quota del 60% nei super-merger, seguita da Europa, Medio Oriente e Nord Africa con il 32% e dall'Asia-Pacifico, che entra nella classifica delle operazioni da dieci miliardi per la prima volta in sette anni. Gruppi americani rappresentano inoltre il 34% delle operazioni lanciate quest'anno sul Vecchio continente, pari a un volume record di 155,2 miliardi. «Il mercato domestico americano agisce da traino sulle M&A - dice un banchiere che preferisce l'anonimato -. Ma anche in Europa si assiste al ritorno dei merger, specialmente in settori quali il farmaceutico». Tlc e sanità, quest'ultima con un massimo storico di 227,9 miliardi di transazioni salito del 147% dall'anno scorso, guidano la corsa alle fusioni globali. Ma l'hi-tech, guidato dal software, non rimane in disparte: la cifra di 93,7 miliardi rappresenta un incremento del 94% sull'anno scorso ed è la più alta dal Duemila. Qui come altrove è aumentata la dimensione delle operazioni: se il valore complessivo è lievitato, il loro numero è diminuito del 3% a 1.779. E gli Stati Uniti ribadiscono il loro primato: 64,5 miliardi di dollari per 588 transazioni, un aumento dell'85% capitanato dall'acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook per 19 miliardi. Cina e Francia sono alle spalle, ma nettamente staccate, con 12,9 e 2,8 miliardi rispettivamente.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 103 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 6 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA Il balzo dell'M&A

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 104 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il decreto 66 impone agli enti una ventina di adempimenti in tempi serratissimi Debiti Pa, corsa per il censimento Taglio automatico dei fondi a chi non è in regola entro maggio

Comuni e Province hanno meno di un mese per dimostrare di aver saldato i debiti arretrati nel 2013 con «soli» 90 giorni di ritardo ed evitare così la penalizzazione del 5% sui 3,85 miliardi di tagli agli acquisti imposti dal decreto Renzi. In tutto, poi, per rispettare i tempi dei pagamenti e allinearsi alla spending review, un tour de force fatto di venti scadenze attende gli enti locali e le altre amministrazioni tra il 2014 e il 2015. Con il rischio, per chi sfora, dello stop alle assunzioni. Uva u pagina 4 PAGINA A CURA DI Valeria Uva Una corsa contro il tempo quella che tocca ora a Comuni e Province per non perdere o addirittura per guadagnare diversi preziosi milioni in più da "spendere" in acquisti di beni e servizi. In ballo ci sono in tutto 385 milioni per il quadriennio 2014-2017: rappresentano il 10% di 3,85 miliardi di risparmi che il decreto Renzi (Dl 66/2014) ha imposto agli enti locali, proprio sulla spesa per forniture. E sono così suddivisi: 198 milioni agli oltre 8mila Comuni, 187 alle 110 Province (i tagli riguardano anche le prossime città metropolitane). Ma non è tutto: sulla spesa degli enti locali e sui pagamenti verso i loro fornitori il decreto dà il via a una vera e propria road map, fatta di conteggi, calcoli e certificazioni, a ritmi molto serrati, istituendo ben 15 nuovi adempimenti per quest'anno e altri cinque dal 2015 (si veda la scheda a fianco). Di questi, più della metà accompagnati da robuste sanzioni che vanno dai 100 euro al giorno di penalità al divieto totale di assunzioni o consulenze per chi non certifica i crediti alle imprese o per chi sfora i 90 giorni di ritardo sui pagamenti 2014. Il primo traguardo Mentre gli enti sono già impegnati nella rinegoziazione dei contratti (con tagli alle forniture per ottenere fino al 5% di risparmio), operazione che il Dl 66 ha avviato dal 24 aprile, la prima scadenza-tagliola è fra soli 26 giorni e serve appunto a evitare ulteriori tagli alla spesa oppure, in positivo, a conquistare una fetta dei 385 milioni in palio. Entro il 31 maggio Comuni e Province dovranno certificare il rispetto di due indici: il primo riguarda i tempi di pagamento dei debiti registrati in media lo scorso anno (vince chi è riuscito a rimanere sotto i 90 giorni medi), l'altro il ricorso agli acquisti centralizzati di Consip e delle altre centrali di committenza. Ogni indice vale il 5%, in più e in meno, di tagli alla spesa. E può quindi fare la differenza: tra le voci da tagliare infatti non ci sono solo le banali risme di carta, ma anche i servizi di trasporto pubblico locale o le mense scolastiche. Ma già da ora l'obiettivo appare difficile da centrare. Basti pensare che ancora oggi, a più di sei mesi dalla scadenza del 15 settembre, non tutte le Pa sono riuscite a completare il censimento dei debiti 2012. E che per inserire quelli accumulati nel 2013, in scadenza al 30 aprile, è andata in tilt la piattaforma del Mef. Il censimento dei tempi di pagamento e degli acquisti Consip è «praticamente impossibile entro il 31 maggio» per il direttore dell'Unione province italiane (Upi) Piero Antonelli. «Non si può partire fino a che il ministero degli Interni non chiarisce in che modo farlo, ma poi è chiaro che comunque i tempi sono strettissimi». In teoria per i pagamenti il monitoraggio esiste già, voluto dal decreto trasparenza, ma non è detto che l'indicatore sia quello accettato dagli Interni. Come andrà a finire? Secondo Antonelli «se la norma non viene cambiata in Parlamento scatterà per molti il taglio automatico del 10% previsto dal decreto Renzi». Che in effetti ha già indicato come attuarlo: trattandosi di «contributi» che gli enti locali devono versare alle casse dello Stato, sarà l'agenzia delle Entrate a prelevare le somme direttamente dalle imposte (Rc auto per le Province e municipale propria per i Comuni). Gli altri adempimenti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 105 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Altre scadenze vincolanti sono quelle per smaltire i debiti arretrati della Pa, compresi quelli che gli enti non hanno ancora riconosciuto (il 60% secondo il Mef). Il Dl da un lato riapre ai creditori la possibilità di farsi sotto con gli enti (attenzione: entro il 23 giugno) dall'altro impone un'altra tagliola alla Pa. Se non si risponde stavolta, scatta anche il divieto totale di assunzioni. Per il futuro il Governo è altrettanto ambizioso: da quest'anno gli enti locali sono spronati a scendere sotto i 90 giorni medi di ritardo nel saldo fatture. Pena, anche qui, lo stop alle assunzioni dal 2015. Una sanzione durissima che rischia di abbattersi su tutti, comprese le amministrazioni pronte a pagare ma bloccate dal Patto di stabilità. © RIPRODUZIONE RISERVATA Marcia a tappe forzate Scadenza Soggetti interessati Obbligo Sanzione 2014 DAL 24 APRILE IN POI Amministrazioni statali, Comuni, province e Regioni, scuole ed Università, Asl, enti pubblici non economici Facoltà per la Pa di rinegoziare i contratti in corso di fornitura e servizi con un taglio del5%(il fornitore può recedere senza penali) - Amministrazioni statali, Comuni, province e Regioni, scuole ed Università, Asl, enti pubblici non economici Obbligo per i nuovi contratti di servizi e forniture di non superare i prezzi di riferimento o quelli delle convenzioni Consip Contratti nulli DAL 15 MAGGIO IN POI Tutte le amministrazioni pubbliche Le amministrazioni pubbliche devono comunicare alla piattaforma certificazione dei crediti i debiti scaduti per i quali scatta la mora. L'adempimento si ripete ogni mese Responsabilità dirigenziale e disciplinare per i dirigenti dell'ente inadempiente DAL 23 MAGGIO IN POI Presidenza Consiglio dei ministri Schema tipo per pubblicare sui siti pubblici e sul portale unico i dati sulla spesa nei bilanci preventivi e consuntivi più l'indicatore di tempestività dei pagamenti Per le Pa che non adempiono alla pubblicazione responsabilità dirigenziale, responsabilità per danno all'immagine DAL 31 MAGGIO IN POI Province, città metropolitane, Comuni Certificazione al ministero dell' Interno per attestare il tempo medio dei pagamenti 2013 , da calcolare come media degli scosatmenti dai tempi indicati dalla direttiva pagamenti. Con firma di: rappresentante legale, responsabile finanziario, organo di revisione economico finanziaria Aumento del 10% dei tagli alle spese Province, città metropolitane, Comuni Certificazione per attestare il valore degli acquisti di 24 tra beni o servizi nel 2013 , con indicazione della quota acquistata tramite Consip o centrale di committenza regionale Aumento del 10% dei tagli alle spese DAL 6 GIUGNO IN POI Fornitori di agenzie fiscali, ministeri, enti di previdenza Prima fase dell'obbligo di fattura elettronica verso la Pa Senza fattura elettronica non si ricevono pagamenti DAL 15 GIUGNO IN POI Conferenza unificata dopo istruttoria Anci e Upi La Conferenza unificata può proporre modifiche al decreto di ripartizione dei tagli finanziari a Province e Comuni, da emanare entro giugno Conferma ripartizione dei tagli operata dal ministero dell'Interno DAL 23 GIUGNO IN POI Ministero dell'Economia previa presentazione della dichiarazione da parte degli enti locali Decreto di ripartizione di due miliardi agli enti locali per pagamento dei debiti verso società partecipate. Ma prima gli enti locali devono presentare una dichiarazione di verifica debiti e crediti tra ente e partecipata Mancata assegnazione anticipazioni di liquidità Fornitori della Pa ed amministrazioni pubbliche con debiti non pagati al 31 dicembre 2013 Entro questa data i creditori con debiti Pa fino a dicembre 2013 possono chiedere la certficazione che l'ente deve rilasciare entro trenta giorni Responsabilità dirigenziale e disciplinare + 100 euro per ogni giorno di ritardo DAL 30 GIUGNO IN POI Ministero dell'Interno Decreto di ripartizione dei tagli finanziari a Province e Comuni e città metropolitane - DAL 1° LUGLIO IN POI Imprese e fornitori Pa I fornitori della Pa possono inserire nella piattaforma elettronica i dati delle fatture emesse da questa data - Amministrazioni statali, Comuni, province e Regioni, scuole ed Università, Asl, enti pubblici non economici Adozione del registro unico delle fatture - DAL 31 LUGLIO IN POI Provincie, città metropolitane, Comuni Versamento al bilancio dello Stato dei risparmi di spesa ottenuti mediante i tagli agli acquisti. In caso contrario somme recuperate Le Entrate recuperano le somme non versate dalle imposte (Rc auto per le Province, municipale propria per i Comuni) DAL 1° OTTOBRE IN POI Amministrazioni pubbliche Da questa data tutti i contratti per beni e servizi non devono superare i prezzi di riferimento dati dall'Autorità contratti pubblici Contratto nullo 2015 DAL 31 GENNAIO IN POI (*) - La Conferenza unificata può proporre modifiche al decreto di ripartizione dei tagli finanziari a Province e Comuni valido per il 2015 - DAL 28 FEBBRAIO IN

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 106 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

POI (*) Province, città metropolitane, Comuni Certificazione per attestare il tempo medio dei pagamenti 2013 , da calcolare come media degli scostamenti dai tempi indicati dalla direttiva pagamenti. A firma di rappresentante legale, responsabile finanziario, organo di revisione economico finanziaria - Ministero dell'Interno Decreto di ripartizione dei tagli finanziari a Province e Comuni e città metropolitane - DAL 31 MARZO IN POI Fornitori di tutte le amministrazioni pubbliche Estensione della fattura elettronica Pa a tutte le amministrazioni pubbliche Per chi emette fattura, impossibilità di ricevere il pagamento DAL 30 APRILE IN POI Amministrazioni statali, Comuni, province e Regioni, scuole ed Università, enti pubblici non economici Va allegata al bilancio consuntivo dell'ente locale l'attestazione sui tempi medi di pagamento 2014 che non devono superare i 90 giorni In caso di superamento dei 90 giorni medi di ritardo nei pagamenti divieto di assunzione e stipula di contratti di collaborazione o servizio Adempimento annuale da ripetersi anche gli gli anni 2016 e 2017 Tutte le date fissate dal decreto Renzi per i pagamenti dei debiti e le riduzioni delle forniture I NUMERI 3,85 miliardi Riduzione acquisti enti locali Cifra complessiva chiesta a Comuni e Province nel quadriennio 2014-2017 dal decreto Renzi 385 milioni Quota variabile complessiva Sul totale dei risparmi è previsto un 10% di bonus/penalità per gli enti più puntuali nei pagamenti e per chi ricorre di più ad acquisti centralizzati 2,75 miliardi Contributo dalle Regioni Sempre per il quadriennio 2014-2017 il decreto Renzi assegna anche alle Regioni obiettivi di risparmio, ma rinvia a un successivo accordo nella Conferenza Stato-Regioni la definizione di indici premiali legati a tempi di pagamento e acquisti centralizzati 10% Penalità automatiche Il Comune o la Provincia che non certifica entro il 31 maggio i propri tempi di pagamento 2013 e l'uso delle centrali di acquisto deve ridurre del 10% la spesa per le forniture

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 107 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL TAX RATE Promesse alla prova dei conti Primo Ceppellini

e Roberto Lugano Riduzione del carico fiscale, certezza del diritto, tempi rapidi di attuazione delle norme. Tre principi che sono diventati uno slogan: tutti li conoscono, la politica li enuncia, i tecnici ne declinano le diverse forme, gli imprenditori e più in generale i contribuenti li reclamano a gran voce. Ma in concreto si fa fatica a vederne gli effetti. Certo ci sono segnali importanti - la riduzione dell'Irap, a esempio, primo passo nella direzione della riduzione del carico fiscale -. Ma capire quanto questi segnali impattino in termini di effettivo risparmio di cassa non è mai facile. L'esigenza di trovare copertura finanziaria alle manovre comporta spesso uno spostamento dell'imposizione: si riduce l'Irap ma aumentano la Tasi e le altre imposte locali; migliora il beneficio Ace ma diminuisce la deduzione fiscale delle auto aziendali; spesso le norme prevedono benefici il cui effettivo ottenimento è rimandato al futuro e nel frattempo gli acconti continuano ad applicarsi senza considerare la riduzione e così via. Per di più, questo travaso continuo del carico fiscale, in molti casi poco trasparente e quindi difficile da identificare, comporta un rischio: la politica ottiene l'effetto-annuncio di aver raggiunto un obiettivo ma le imprese non hanno effetti concreti in termini di minor esborso finanziario. È a livello complessivo che deve essere guardata l'imposizione fiscale - è stato detto mille volte e da più parti - ma soprattutto è in termini di maggiori risorse a disposizione per fare altre cose che deve essere misurata la riduzione del carico tributario. In questo senso la certezza del diritto è essenziale. Vi sono norme che assumono rilevanza nel tempo e la loro efficacia è misurabile solo se non cambiano i dati di riferimento. Una rivalutazione dei beni strumentali con un'aliquota al 16% e l'obbligo di appostare una riserva di rivalutazione, affrancabile al 10%, rappresenta di per sé un'opportunità con limitati vantaggi prospettici: se in corsa viene cambiata la regola di rateizzazione dell'imposta sostitutiva che passa da tre rate annuali a una sola vi sono due immediate considerazioni: la prima che la misura della convenienza potrebbe ulteriormente ridursi fino quasi ad azzerarsi e la seconda che il budget finanziario dell'impresa che ha aderito potrebbe essere completamente stravolto. Lavorare per iniettare più risorse nel sistema a fronte di risparmi di imposte vuol dire in primo luogo rispettare gli impegni e quindi gli elementi alla base delle scelte degli operatori economici. Finanziare nuove manovre cambiando le regole a giochi fatti comporta un'instabilità che rischia di deragliare nell'inaffidabilità, e che, in ultima analisi, crea un circolo vizioso che rende inefficace l'operazione complessiva. E poi i tempi. L'attuazione della delega fiscale non ha date certe. Dipende dai decreti legislativi di attuazione che a loro volta dipendono da una commissione ad hoc. Un ingorgo che rende la legge delega una sorta di elenco di buoni propositi. Siamo sicuri che non sia possibile accelerare, dando segnali di efficienza nella produzione di leggi utili? Citiamo il caso del raddoppio dei termini nell'ipotesi di denuncia di fattispecie penali: tutti sono concordi nel ritenere la norma attuale inadatta e la legge delega ha sancito la volontà di cambiarla introducendo il vincolo che la denuncia sia effettuata entro l'ordinario termine di accertamento. La norma è già scritta dalla legge delega, basta inserirla nel Dpr 600/73. Non si può fare in tempi più rapidi rispetto all'iter ordinario? In diversi casi questo è avvenuto, addirittura per la disciplina delle perdite su crediti si è anticipato l'intervento rispetto all'approvazione della stessa legge delega. Non si dimentichi che, per gli atti di accertamento, fino all'attuazione della delega continuerà ad applicarsi l'attuale disciplina del raddoppio dei termini e quindi in questo momento possono essere controllati ordinariamente i periodi d'imposta fino al 2009 ma possono essere riaperti quelli fino al 2005. Un contribuente potrebbe quindi essere legittimamente accertato, ai fini delle imposte sui redditi, per il 2005 magari per una fattispecie ritenuta elusiva (altro argomento in fase di cambiamento a seguito della delega). Ha senso, se tra qualche mese, in attuazione di una legge già in vigore, questo non sarà più possibile?

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 108 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Abbiamo bisogno di leggi pragmatiche, che sono possibili solo da parte di un legislatore che conosca, valuti e analizzi in concreto gli effetti delle sue azioni nei confronti dei destinatari. Ci vuole anche coscienza del fatto che esistono due piani: quello parlamentare, delle strutture legislative e quello reale. Non basta una legge, bisogna renderla applicabile e bisogna che questa esplichi in concreto gli effetti per cui è stata approvata. E infine serve capire l'urgenza e le priorità delle cose da fare. Insomma, serve un legislatore che si metta negli scomodi panni del contribuente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 109 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'Enabling Trade Index ci pone al 47° posto L'Italia paga dazio: scambi commerciali troppo «complicati» Micaela Cappellini

Difficile accesso al credito per l'export, scarsa diffusione dei servizi Ict, poche infrastrutture intermodali: sono questi i nodi critici che fanno dell'Italia solo il 47° Paese al mondo per grado di apertura agli scambi commerciali: dietro la Turchia e appena meglio della Cina. La classifica del World Economic Forum attribuisce piazzamenti decisamente migliori ai nostri competitor di sempre: al sesto posto la Gran Bretagna, al decimo la Germania, al 21° la Francia e al 27° la Spagna. Cappellini u pagina 13 Siamo nella Ue e nell'euro. Siamo la seconda manifattura d'Europa. Siamo il decimo Paese al mondo per volume di scambi commerciali. Stiamo per firmare un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Eppure, nella classifica sul grado di apertura al commercio globale, siamo solo 47esimi. Dietro alla Turchia (46esima) e poco più avanti della Cina (54esima). Un abisso ci separa dalla Gran Bretagna (sesta) e dalla Germania (decima). Decisamente meglio di noi fanno anche Francia (21esima) e Spagna (27esima). Persino nell'Est Europa ci battono: Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Repubblica Ceca e Polonia hanno tutte un piazzamento migliore del nostro. Il giudizio arriva dal World Economic Forum ed è impietoso. Il punto di partenza è l'Enabling trade index, un indicatore che viene aggiornato ogni due anni e che certifica la capacità di un Paese di sostenere e facilitare gli scambi commerciali con il resto del mondo: dalla quantità di dazi al tasso di burocrazia delle procedure doganali, dalle infrastrutture portuali e stradali per la circolazione delle merci alla gestione delle dispute commerciali. E l'indice dà l'Italia parecchio lontana dal gruppo di testa. Cosa ci penalizza? Il cosiddetto "contesto operativo", innanzi tutto: l'accesso al credito all'export, per esempio, è uno degli aspetti più critici del nostro Paese, che ci pone al 111esimo posto su 138 Paesi. Sul fronte delle infrastrutture ci rimproverano scarse dotazioni intermodali, cui si aggiunge una pessima diffusione dei servizi basati sull'Ict. Persino la Cina fa meglio di noi quanto a transazioni elettroniche B2b e a qualità delle infrastrutture stradali, aeroportuali e marittime. Mentre la Turchia ci batte nell'efficienza del servizio postale, nella difesa della proprietà intellettuale, nell'accesso ai servizi finanziari e nel numero di giorni necessari all'adempimento delle procedure burocratiche per importare una merce. Al contrario, i nostri principali concorrenti europei sullo scacchiere del commercio mondiale hanno lavorato sodo nel facilitare i servizi a supporto di chi esporta. Prendiamo la Gran Bretagna, sesta nella classifica 2014 del World economic Forum: è seconda al mondo quanto a disponibilità di servizi Ict e prima nell'uso di Internet per gli acquisti. Nella tracciabilità delle merci è quinta, nel rispetto dei tempi di spedizione delle merci è settima e nella trasparenza delle procedure doganali è prima al mondo, mentre noi siamo solo 59esimi. Anche il decimo posto della Germania ha molto da insegnarci. L'appartenenza alla Ue e all'euro, è vero, ci fa partire dallo stesso livello sul fronte delle tariffe doganali, ma poi a fare la differenza è l'efficienza teutonica nei servizi. Sul fronte delle infrastrutture, innanzi tutto: la qualità dell'offerta pone Berlino al quinto posto mondiale (pur non messi male, noi siamo solo 22esimi), così come nella logistica loro sono terzi e noi 34esimi. Se solo la Germania fosse più aperta dal punto di vista dei regolamenti sugli investimenti esteri e di quelli sull'assunzione di capitale umano straniero, sostengono gli esperti del World Economic Forum, la sua posizione in classifica potrebbe essere ancora più in alto. La Francia ci batte di una ventina di gradini, grazie a infrastrutture di prima classe e, soprattutto, a tempi di burocrazia snelli. Nel numero di documenti richiesti per importare o esportare una merce, Parigi è addirittura campionessa mondiale. E la Spagna, un tempo nostra sodale tra i Piig d'Europa? Ora esibisce un fiero 27esimo posto, merito della sue dogane snelle, di una rete stradale di tutto rispetto (loro quinti, noi 28esimi nella classifica mondiale) e di una capacità di supporto finanziario all'export che, per quanto non idilliaca (77esimi), è pur sempre superiore

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 110 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

alla nostra Caporetto. © RIPRODUZIONE RISERVATA http://micaelacappellini.blog. ilsole24ore.com iTALIA NELLE RETROVIE FONTE: fiORLD ECONOMIC FORUM POSIZIONE DEL NOSTRO PAESE NELLA CLASSIFICA eNABLING tRADE INDEX (138 PAESI) 111ESIMI aCCESSO AL CREDITO ALL'EXPORT 129ESIMI iMPATTO REGOLAMENTI INVESTIMENTI ESTERI 72ESIMI ¢OSTO DI SPEDIZIONE DI UN CONTAINER 93ESIMI tRASPORTI INTERMODALI 107ESIMI iCT A SUPPORTO DELLE TRANSAZIONI b2b Ilmappamondodi promossi e bocciati Stati Uniti Russia Cina Paesi Bassi Polonia Regno Unito Irlanda Svizzera Francia Spagna Cile Indice Enabling Trade Index - Wef Svezia Germania Finlandia Italia Hong Kong Giappone Singapore Nuova Zelanda Corea del Sud India Brasile Messico Sudafrica 1.488 mld € Di tanto aumenterà il valore dell'export mondiale, secondo il World economic forum, quando tutto l'accordo di Bali sulla facilitazione degli scambi (dicembre 2013) verrà implementato LA MAPPA MONDIALE Grado di apertura dei Paesi agli scambi commerciali Bassa Alta 53% Secondo World Economic forum entro il 2018 le esportazioni dai Paesi del Sud del mondo saranno più della metà dell'export globale I PRIMI 10 PLAYER DEL COMMERCIO MONDIALE I PRIMI 10 PAESI IN CLASSIFICA 10 PAESI SOTTO LA LENTE 9° SVEZIA 7° SVIZZERA 6° REGNO UNITO 4° NUOVA ZELANDA 3° PAESI BASSI 2° HONG KONG 26° IRLANDA 27° SPAGNA 47° ITALIA 59° SUDAFRICA 61° MESSICO 81° BRASILE 96° INDIA STATI UNITI 15° 10,5 CINA 54° 10,5 GERMANIA 10° 7,0 GIAPPONE 13° 4,6 PAESI BASSI 3° 3,4 FRANCIA 21° 3,4 REGNO UNITO 6° 3,2 COREA DEL SUD 30° 2,9 HONG KONG 2° 2,8 ITALIA 47° 2,7 10° GERMANIA 8° CILE 5° FINLANDIA 1° SINGAPORE 45° POLONIA 105° RUSSIA 54° CINA Classifica apertura agli scambi Paesi Classifica per quote di commercio mondiale 0 25%

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 111 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Costa caro «rinunciare» all'Europa

L'addio all'integrazione europea potrebbe costare 800 miliardi. La stima proviene da uno studio realizzato dal Parlamento Ue in vista delle elezioni del 25 maggio. u pagina 7 CON UN'ANALISI DIRiccardo Sorrentino Come si vivrebbe senza la Bce? A sognare una sovranità monetaria, e quindi una banca centrale nazionale, sono oggi in tanti. La banca centrale si è attirata molte critiche, non tutte ingiuste, per la sua gestione della recessione. La crisi spagnola o irlandese, dicono in molti, non è sorta perché i tassi Bce erano troppo bassi per quelle economie? E oggi, la politica monetaria non è forse troppo rigida per i Paesi periferici, Italia compresa? La Gran Bretagna, ma anche le piccole Svezia e Danimarca, concludono, vivono benissimo con una propria valuta e una propria autorità monetaria: l'idea che occorra essere grandi per avere una moneta nazionale ha fatto il suo tempo... Ma è proprio impossibile difendere il ruolo della Bce? No, e non è neanche difficile. Cosa sarebbe l'Olanda, o l'Austria, o anche la Francia e l'Italia senza la Bce? Satelliti della Bundesbank e della Germania - come lo erano prima dell'euro - senza la possibilità, oggi invece concreta, di condizionarne le scelte. Eurolandia non è stato un progetto economico, ma politico, un'intuizione di François Mitterrand. Cosa avrebbe fatto, si chiese il presidente francese all'inizio degli anni 90, una Germania unificata con nuovi mercati - i Paesi ex comunisti - a sua disposizione? Sarebbe diventata una superpotenza economica, con una propria sfera d'influenza governata dalla sua moneta (la diplomazia valutaria è una realtà che tanti economisti disconoscono). L'area del marco era già molto estesa, e condizionava sia la Francia - che adottò la politica del franco forte, speculare a quella del marco forte - sia l'Italia. All'epoca le valute erano collegate dallo Sme (Erm) che garantiva una certa stabilità dei cambi, utile alle imprese, senza impedire all'occorrenza una costosa svalutazione, ma che era comunque guidato dal marco. Lasciare le cose come stavano poteva esasperare le differenze di potere tra i Paesi. L'euro e la Bce furono la risposta a questo problema. Oggi è tutta l'Europa ad avere una sua sfera d'influenza ed è la moneta comune il suo veicolo. Alla Germania è stata tolta l'arma del marco e quella della politica monetaria: non si può dire che la Bce sia controllata dai tedeschi, che non hanno mai avuto un presidente né un vicepresidente, e non hanno più un "capoeconomista" nel board. È nell'ordine delle cose che tutto questo abbia una contropartita. La Germania non deve tollerare svalutazioni competitive dei partner ed evita il destino dei paesi con una valuta internazionale: l'indebitamento estero. Ha poi ottenuto che le politiche allegre di un Paese non pesassero sui partner. Di questo impegno chiede, con qualche eccesso, il rispetto integrale. Senza la Bce, la Banque de France o la Banca d'Italia non sarebbero allora molto diverse dalla Danmarks Nationalbank di Copenhagen, costretta a seguire la Bce passo passo. O, se il paragone disturba per le piccole dimensioni della Danimarca, sarebbero come la Bank of England prima della crisi. La sterlina - il termometro affidabile della politica monetaria - "imitava" l'euro con movimenti appena più ampi, con buona pace della sovranità monetaria. Non sono andate molto diversamente le cose per la Riksbank e la corona svedese. La crisi, è vero, ha cambiato molte cose. Bank of England e Riksbank - ma non la Danimarca, legata allo Sme II - hanno potuto godere di una maggiore flessibilità d'azione rispetto alla Bce. In questo senso, non si può pensare che Eurolandia lasci le cose come sono. Credere però che uscire dall'euro - a parte i costi altissimi - faccia recuperare la "sovranità monetaria" può rivelarsi una pericolosa illusione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 112 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Risparmio e famiglia Pag. 9 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato l'investitore saggio NEL PARADISO DEL 12,5% ANCHE I «BOT» KAZAKI Marco Liera

I risparmiatori italiani desiderosi di sostenere il debito pubblico del Venezuela, dell'Argentina, della Grecia, della Lituania, della Croazia, della Bulgaria, della Romania, della Slovacchia e della Slovenia si accomodino: non solo possono agevolmente comprare tramite la propria banca i titoli di Stato di questi Paesi, trattati sui nostri principali mercati retail (Mot o EuroTlx), ma sono fiscalmente incentivati dalla Repubblica Italiana a farlo. Dal primo luglio, i rendimenti di questi titoli saranno tassati meno della metà (12,5% contro 26%) rispetto a quelli emessi dalle banche e delle imprese italiane. È il risultato dell'applicazione dello stesso regime fiscale previsto per i titoli di Stato italiani a quelli cosiddetti equiparati, tra i quali sono inclusi quelli emessi dai paesi "white list", con i quali l'Italia ha stipulato convenzioni per lo scambio di informazioni. E tra questi ci sono anche quelli dei Paesi citati. Il passaggio all'aliquota del 26%, che decorrerà dal prossimo primo luglio, riguarderà infatti tutta l'area degli investimenti attualmente tassata al 20%, ma non il "paradiso fiscale" degli strumenti al 12,5%. Che include come abbiamo visto strumenti finanziari dei quali è difficile intravvedere una qualche priorità nella politica economica italiana. Al massimo ci aspettiamo due righe di ringraziamento dagli ambasciatori di quei Paesi. Che invece non arriveranno dai rappresentanti di emittenti pubblici esteri i cui titoli sono - per motivi non sempre chiari - soggetti all'aliquota del 20% e passeranno conseguentemente al 26%: Kfw (la banca per la ricostruzione tedesca), la Provincia dell'Ontario, l'Efsf (European Financial Stability Facility). Quest'ultimo è il caso più controverso, perché è un ente sovranazionale, e a logica dovrebbe godere dell'aliquota 12,5% come le Bei, le Birs e così via. Chissà. Gli altri Paesi inclusi nella white list un pensierino potrebbero farlo. Perché non emettere un bond riservato ai risparmiatori italiani, vista l'accoglienza fiscale? Un bel decennale kazako. O di Mauritius. Immaginate la pubblicità comparativa: «Con noi sei tassato al 12,5%. Investendo nelle aziende del tuo Paese al 26%». Un Paese che sa "fare squadra". © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 113 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Risparmio e famiglia Pag. 10 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato intervista della settimana «BENE LE LEGGI, SARANNO I VANTAGGI A FAR PREFERIRE MODALITÀ NO-CASH» Gaia Giorgio Fedi

L'annuncio dell'introduzione dell'obbligo di Pos per i professionisti è coinciso con il lancio dei primi mobile Pos che funzionano con tablet e smartphone. Secondo Maurizio Manzotti, amministratore delegato e direttore generale di Setefi, società di monetica controllata al 100% da Intesa Sanpaolo, più che la prescrizione normativa sarà proprio la tecnologia a ridurre l'uso del contante. Setefi ha lanciato il primo mobile Pos poco prima della data (1° gennaio) in cui sarebbe dovuto scattare l'obbligo, successivamente prorogato di sei mesi. «È stata una pura coincidenza di tempi» spiega Manzotti, aggiungendo che comunque «si tratta di una soluzione efficace per chi finora non sentiva di dover usare il Pos, anche perché costa meno rispetto a un dispositivo tradizionale, quindi è adatto anche a chi ha un minore numero di transazioni sopra i 30 euro, come edicole, bar, ambulanti, corrieri». Anche altri operatori stanno seguendo il vostro esempio. Ma quali sono le potenzialità di questo strumento? Si tratta di una soluzione molto interessante rispetto a un Pos tradizionale, tanto più quando di parla di professionisti come avvocati, notai, commercialisti, perché si collega a un dispositivo che rappresenta già uno strumento di lavoro. Inoltre, è disponibile immediatamente, diversamente dal Pos tradizionale che richiede passaggi in più: si firma un contratto, poi si aspetta il tecnico che deve fare l'installazione. In questo caso, al cliente arriva una mail con le credenziali, scarica l'applicazione e rende funzionale il dispositivo nel giro di un'ora. Com'è stata la risposta arrivata finora dai professionisti? Quando abbiamo lanciato il prodotto abbiamo avuto molte richieste, anche perché inizialmente l'obbligo sarebbe dovuto scattare prima. Poi è stata concessa una proroga, quindi molti di coloro che hanno già acquistato il dispositivo non lo hanno ancora attivato, in attesa che diventi obbligatorio. Questo indicherebbe una certa ritrosia di fondo a usare il Pos, almeno finché non è necessario. Ma secondo lei l'introduzione dell'obbligo di Pos sarà una mossa efficace a contrastare l'uso del contante? Sicuramente l'introduzione di un obbligo contribuirà ad abbassare l'uso del contante. Ma, anche in funzione di esperienze fatte all'estero, quello che aiuta a promuovere l'utilizzo delle carte non è tanto la prescrizione di legge, quanto piuttosto trovare l'incentivo, per chi possiede una carta, a usarla per un elevato numero di transazioni: per esempio, consentendo la detrazione dell'acquisto di prodotti e servizi, magari anche l'acquisto di giornali e caffè. Del resto, consentire la deduzione delle spese mediche ha spinto i pazienti a chiedere sempre le fatture. Ma per aggirare il problema non basta omettere la documentazione che prova la transazione e farsi continuare a pagare in contanti? Certo. Ma è anche vero che, se io ho un interesse a pagare con il Pos e il professionista o l'esercente non è attrezzato, io a quel punto potrei rivolgermi a un altro soggetto. A quel punto è la legge del mercato a rendere conveniente per gli esercenti consentire ai clienti di pagare con le carte. Quali potrebbero essere le evoluzioni nel sistema dei pagamenti? Sicuramente i pagamenti attraverso lo smartphone, che saranno il passo successivo al Pos mobile. In Italia siamo all'alba di questa nuova fase per i sistemi di pagamento. Noi, per esempio, siamo partiti con alcuni progetti pilota: abbiamo un accordo con Telecom Italia per consentire il pagamento con una carta virtuale inserita nel telefonino, e un progetto analogo anche con Vodafone. Dopo la fase pilota, dalla seconda metà di quest'anno seguiranno i lanci commerciali. Ma è un metodo di pagamento che può attecchire efficacemente in Italia?

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 114 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Risparmio e famiglia Pag. 10 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Gli ingredienti ci sono tutti: si tratta di una tecnologia consolidata perché tutti gli smartphone di nuova generazione sono già dotati di tecnologia Nfc (near field communication, ndr), che consente il pagamento con la sola prossimità al lettore. Dal prossimo anno è probabile che un gran numero di transazioni passerà dal telefonino. E dato l'elevato numero di cellulari posseduti dagli italiani, questo promuoverà pagamenti e micropagamenti senza l'utilizzo del contante: fino a 25 euro non è necessaria l'identificazione, quindi per transazioni al di sotto di questa soglia si potrà pagare con un gesto. Questo richiederà un adeguamento del parco Pos. Ma una volta che la gente si sarà abituata a pagare con il telefonino, l'esercente avrà molte richieste in tal senso e si attrezzerà, obbligo o non obbligo. Vinceranno comodità e rapidità. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Maurizio Manzotti Foto: Ad Setefi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 115 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 12 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CONCORRENZA FISCALE E NON SOLO L'esodo silenzioso verso Chiasso Negli ultimi due anni 10mila italiani sono andati a vivere in Svizzera Alberto Ronchetti

U na volta arrivavano soprattutto i capitali. Poi l'occhiuta repressione di Equitalia e, soprattutto, la sostanziale fine del segreto bancario elvetico ne hanno bloccato il flusso. Adesso invece, da almeno sei o sette anni, in Svizzera si trasferiscono soprattutto le attività (industriali e professionali) e, con esse, le famiglie dei proprietari. Da quando, prima, la crisi dell'Eurozona (dal 2007) e, poi, l'ipertassazione avviata dall'ultimo Governo Berlusconi e appesantita da quelli che gli sono succeduti (dal 2010-2011) hanno messo a dura prova la sopravvivenza di moltissime piccole e medie aziende o studi professionali in Italia, molti nostri connazionali hanno trovato una boccata d'ossigeno nella vicina Confederazione. Un piccolo esodo, per sopravvivere. Certo, in Svizzera vi è un diffuso malcontento verso i lavoratori frontalieri e i "padroncini", gli artigiani italiani che vanno a lavorare in Ticino a prezzi più bassi sottraendo lavoro agli svizzeri. Solo pochi mesi fa è passato un referendum, promosso dalla Lega dei Ticinesi, che impone al Governo federale di approvare, entro tre anni, contingentamenti all'afflusso di lavoratori stranieri. Ma imprenditori, professionisti e redditieri sono ancora benvenuti. Anche nei Comuni amministrati dalla Lega. Perché portano posti di lavoro e ricchezza. Non è un caso se molte imprese italiane, soprattutto quelle esistenti nella fascia di confine (le province di Varese, Como e Sondrio), negli ultimi anni hanno aperto siti produttivi e succursali in Canton Ticino. Le convenienze sono molteplici, dalla minor tassazione (la pressione fiscale complessiva sulle imprese è meno della metà rispetto all'Italia: secondo i dati della Banca mondiale siamo al 29,1% contro il 65,8%) alla rapidità dei permessi fino alla minor burocrazia e alle facilitazioni di varia natura offerte dalle amministrazioni locali. Quasi un paradiso, per chi è abituato a fare impresa in Italia. E non solo: a detta di molti, bisogna aggiungere una miglior qualità della vita (criminalità minima, sistema scolastico di prim'ordine e infrastrutture efficienti). Fatto sta che il numero degli italiani che decidono di trasferirsi armi e bagagli in Ticino o in un altro Cantone sta crescendo. Un po' di numeri aiutano a capire meglio le dimensioni del fenomeno. A fine 2013 gli italiani residenti in Svizzera erano 301.254, a fine 2012 erano 294.359 e a fine 2011 290.546. Vuol dire che dopo gli oltre 3.800 arrivati nel 2012, l'anno scorso ne sono giunti quasi 7mila. Il totale degli abitanti svizzeri, a fine 2013, era di 8.136.700. A Lugano, che è la città più immediatamente attrattiva per gli italiani, nel 2013 sono arrivati 1.210 nuovi residenti italiani, che hanno portato il totale a 15.047. I nostri connazionali rappresentano quasi un quarto dei 67mila abitanti di Lugano. Ma chi sono gli italiani che arrivano qui? Soprattutto professionisti e piccoli imprenditori, che cercano la possibilità di lavorare con meno problemi e con un fisco più umano. «Fra il 2008 e il 2013 - spiega Gianluca Marano, un italiano presidente della Sva-Swiss Valor Advisory, studio di Chiasso che aiuta le imprese del nostro Paese ad aprire un sito in Svizzera - nel Canton Ticino sono state costituite da imprenditori italiani 4.528 aziende, circa un terzo del totale di quelle aperte in Ticino». La società di Marano collabora con il Comune di Chiasso, che giusto lo scorso settembre ha invitato, suscitando molte polemiche, gli imprenditori della fascia di confine a un incontro per spiegare le opportunità di un trasferimento in Svizzera. «Avevano partecipato all'iniziativa circa 400 aziende - spiega - e ci siamo dati un anno e mezzo di tempo per valutarne il successo: adesso stiamo facendo gli incontri one-to-one con le imprese che hanno mostrato interesse, poi vedremo come evolverà la cosa. Comunque, a sei mesi dall'evento, un paio di imprese hanno già aperto qui un'attività». Gli imprenditori italiani che scelgono la Svizzera il più delle volte si trasferiscono con la famiglia per ripartire da qui, con meno tasse e più sicurezza sociale. Per questo sono corteggiati dalle amministrazioni comunali: il

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 116 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 12 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

trasferimento porta ricchezza sul territorio e sviluppo delle attività immobiliari. Il che non è poco per l'economia locale. Da molti anni «il mercato svizzero degli immobili residenziali si trova in un superciclo alimentato dai bassi tassi d'interesse e da un'immigrazione che sembra inesauribile. Anche il 2014 si prospetta ancora all'insegna della stabilità», si legge in un rapporto del Credit Suisse sul settore. Raffaello Molina è un architetto di Lugano, titolare della RM Buildings & Architecture, impresa leader in Svizzera in tutte le fasi - dalla progettazione alla costruzione fino alla vendita - del mercato immobiliare (sia residenziale che commerciale o industriale). «Fra i miei clienti - racconta - vi sono molti italiani che vogliono comprare casa, soprattutto in Canton Ticino». Anche perché, se il resto della Svizzera meglio si adatta agli insediamenti di tipo terziario e industriale, il Canton Ticino è più simile - per lingua, ma anche per modo di vivere della gente - alle nostre abitudini. Come si è evoluta negli anni la richiesta di case a Lugano e dintorni? «Qui - risponde Molina - la domanda è sostenuta da almeno 10-15 anni. Malgrado questo, non vedo segnali di bolla nei prezzi. Lugano è una città grande, però può ancora espandersi. Ma negli anni 90, o anche prima, quando arrivavano i ricchi industriali italiani, la richiesta era soprattutto per ville o altre soluzioni esclusive». Invece negli ultimi anni, «da quando il trasferimento in Svizzera ha coinvolto perlopiù professionisti e imprenditori medio-piccoli, gente che ha risorse per uno o due milioni di euro, la ricerca è stata soprattutto per appartamenti di grande qualità a Lugano centro». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Destinazione conveniente. Aumentano gli italiani, soprattutto imprenditori e professionisti, che spostano la residenza in Svizzera (nella foto: auto in coda verso il confine con Chiasso): i vantaggi spaziano dalla minor tassazione (la pressione fiscale complessiva sulle imprese, secondo i dati della Banca mondiale, è pari al 29,1% contro il 65,8% dell'Italia) alla rapidità dei permessi e alla minor burocrazia

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 117 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Providenza professioni focus Pag. 29 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA Maurizio Lupi «Il project financing ci avvicina all'Europa» «Il problema della tassazione è tra i più delicati: va risolto con saggezza» «Sia l'alta velocità sia le reti immateriali rappresentano il futuro sul quale investire»

Di Federica Micardi Il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Maurizio Lupi è l'interlocutore per eccellenza se si parla di investimenti strategici. Le Casse sono disponibili a investire nel sistema Paese, ad esempio in infrastrutture funzionali alle esigenze sia delle imprese che dei cittadini. Secondo lei come si può percorrere questa strada? Credo che la strada sia quella del project financing. È un sistema collaudato e che ha dimostrato nei fatti il superamento di una contrapposizione tra pubblico e privato che ha mostrato la corda perché era in fondo solo ideologica. La collaborazione tra pubblico e privato, soprattutto in periodi di scarsità di risorse come questi, è più che utile, è necessaria per dotare il Paese di infrastrutture adeguate che ci facciano recuperare il gap in logistica rispetto agli altri Paesi europei. Si tratta di investimenti che vanno assolutamente incentivati, e quest'anno finalmente abbiamo dato attuazione al decreto sulla defiscalizzazione degli investimenti in project financing delle grandi opere, abbassando a 200 milioni la soglia del valore dell'opera che permette di accedere al beneficio. Gli sconti fiscali riguardano Ires, Irap e Iva sostenuti dalla società di progetto o dal concessionario dell'opera. Sono diversi i settori in cui le Casse professionali potrebbero investire: ad esempio l'alta velocità o le infrastrutture ad alto contenuto tecnologico. Quale meglio si adatta ad attrarre gli investimenti della previdenza privata? Credo entrambi i settori. L'alta velocità, perché è la mobilità del futuro ma è già una realtà ben consolidata nel presente, che ha rivoluzionato il modo di muoversi degli italiani. Il successo delle tratta Torino-Milano- Bologna-Firenze-Roma-Napoli e delle singole tratte al suo interno è testimonianza di come sia stato giusto investire nell'alta velocità superando tutte le obiezioni, rivelatesi ancora una volta ideologiche, che ne hanno accompagnato la realizzazione. Adesso bisogna chiudere il cerchio, anzi quel quadrilatero che unisce l'Italia tra Nord e Sud su entrambe le dorsali e tra Est e Ovest. Si tratta di progetti in essere: la velocizzazione della dorsale adriatica, il prolungamento dell'alta velocità sino a Reggio Calabria, l'importantissimo collegamento tra Bari e Napoli e quello a Nord sino a Trieste. Già queste sono infrastrutture ad alto contenuto tecnologico con investimenti dimostratisi redditizi. C'è poi l'altra grande opportunità: lo sviluppo delle infrastrutture e delle reti immateriali. Questa è più una scommessa, ma è indubbio che qui sia il futuro. Proprio per questo stiamo ragionando con il ministero dello Sviluppo economico retto da Federica Guidi, intorno a un provvedimento che equipari le strutture immateriali a quelle materiali estendendo alle prime le conseguenze dei benefici fiscali del project financing già previsti per le seconde. Le Casse di previdenza quattro anni fa hanno investito nell'housing sociale, ma solo di recente il progetto si sta concretizzando. È possibile immaginare meccanismi che accelerino l' iter dalla progettazione alla realizzazione? Accelerazione è la parola giusta. Accelerazione, semplificazione, sburocratizzazione. Nel secondo decreto per la casa approntato dal mio ministero - il primo fu varato sotto il governo Letta - all'articolo 10, oltre a molte novità sul recupero del patrimonio edilizio, ad esempio la demolizione e ricostruzione di immobili senza vincolo di sagoma, sono previste tempistiche certe entro le quali le Regioni devono emanare i criteri per l'housing sociale. È previsto anche che le Regioni possano introdurre norme di semplificazione per il rilascio del titolo abilitativo edilizio convenzionato e ridurre gli oneri di urbanizzazione. Tempi brevi anche per i Comuni per approvare i criteri di valutazione della sostenibilità urbanistica, economica e funzionale dei progetti di recupero edilizio.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 118 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Providenza professioni focus Pag. 29 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Nel decreto Renzi la tassazione sulle rendite finanziarie sale dal 20 al 26% una manovra che pesa anche sulle Casse di previdenza dei professionisti che in Italia, diversamente dal resto d'Europa, vengono tassate come fondi speculativi. Le Casse si dicono disponibili a investire cifre importanti nel sistema ma lamentano un'eccessiva tassazione diretta. Come uscire da questa impasse? Penso che il problema della tassazione delle rendite finanziarie sia uno dei più delicati, sul quale bisogna intervenire con saggezza, e senza preconcetti ideologici. Il fisco, d'altronde, può essere uno strumento molto efficace per promuovere sviluppo come dimostra l'esempio dei bonus per le ristrutturazioni, il miglioramento energetico delle abitazioni e l'adeguamento delle case alle norme anti-sismiche. Aver voluto con forza detrazioni dal 50 al 65% a seconda del tipo di intervento ha portato solo nel 2013 investimenti per 29 miliardi di euro, quasi due punti di Pil, ed entrate Iva per lo Stato di quasi 5 miliardi. Detto questo, io ritengo che si debba lavorare per allineare il nostro sistema di tassazione delle rendite finanziarie uniformandolo a quello europeo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: AGF Foto: Il ministro. Maurizio Lupi, a capo delle Infrastrutture e dei Trasporti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 119 03/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL PUNTO Aumento Bpm prezzo giusto Ma è rebus su attivi e governance Lo sconto ridotto piace ai mercati la ricapitalizzazione potrebbe salire dopo la revisione della Bce VITTORIA PULEDDA

MILANO. Una sessantina di pagine di "fattori di rischio" all'interno del Prospetto per l'aumento di capitale da 500 milioni di Bpm. Dentro c'è di tutto, dal rischio tassi, all'andamento dei mercati, al quadro normativo del settore creditizio; insomma, tutti i rischi tipici di un'attività bancaria. Ma per la Bpm i rischi specifici sono anche altri e riguardano proprio la "capienza" in prospettiva dell'aumento di capitale; infatti il titolo, complice anche l'andamento riflessivo delle Borse, ha aperto al galoppo e ha chiuso invariato. Perché un po' si sapeva e un po' si era capito, ma scritto nero su bianco l'effetto non è dei migliori. Cominciando dal fatto che la revisione degli asset da parte della Bce (l'Aqr) è ancora in corso e quindi non si conoscono i possibili impatti sulle rettifiche su crediti; poi sarà la volta degli stress test. Morale, non è possibile escludere che si «rendano necessari nuovi interventi di rafforzamento patrimoniale». Poi ci sono gli add on, cioè la zavorra che la Banca d'Italia ha imposto alla Bpm dopo l'ispezione del 2011, che non sono stati ancora tolti e non c'è garanzia che lo saranno in un futuro breve. Se le cose dovessero restare così come sono ora, gli indici di patrimonializzazione più rigorosi della Bpm passerebbero dal 7,1% all'8,4% grazie all'aumento; ma, in presenza di condizioni avverse future, potrebbe non bastare, richiedendo nuovi interventi di rafforzamento. E ancora: l'ispezione di Bankitalia su WeBank si è conclusa ma non ci sono ancora le risultanze mentre quella del 2013 si era conclusa con un giudizio "parzialmente sfavorevole" di grado quarto (il sesto è il peggiore): insomma, un esito positivo sugli add on non è scontato. In particolare, dopo la bocciatura della governance da parte dell'assemblea e l'ammissione, messa a Prospetto, che non v'è certezza su quanto potrebbe accadere in una nuova assemblea, sempre in tema di governance. Rispetto all'aumento di capitale la banca è partita con il piede giusto, fissando un prezzo delle nuove azioni con uno sconto contenuto; ma già così l'aumento gli costa non poco: il 5,2% dell'importo se ne va tra remunerazione al consorzio e spese varie. Lunedì si vedrà qual è la risposta a Piazza Affari. Foto: AL VERTICE L'ad ella Banca popolare di Milano, Giuseppe Castagna, ex Banca Intesa

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 120 03/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CASO E a Piazza Affari sale la febbre dei collocamenti Cinque nuove quotazioni da inizio anno, altrettante in rampa di lancio e una dozzina possibili LUCA PAGNI

MILANO. Cinque nuove quotazioni dall'inizio dell'anno, altrettante in rampa di lancio e almeno una dozzina di altri potenziali candidati. Con i pezzi da novanta, come Poste e Fincantieri, che potrebbero debuttarea Piazza Affari subito dopo l'estate. Così come sta avvenendo nel resto del mondo, anche l'Italia non sfugge all'ondata di liquidità che sta continuando a investire mercati finanziari e listini azionari. E se altrove tutto ciò si traduce anche nella crescita in grande stile dei merger tra colossi, le grandi fusioni&acquisizioni tra multinazionali, nel nostro piccolo ci si accontenta festeggiando il ritorno delle matricole a Palazzo Mezzanotte. Dopo cinque anni di saldo negativo in cui - tra delisting e accorpamenti - si sono ridotte via via il numero di società quotate sotto quota 300, i primi tre mesi dell'anno hanno confermato l'inversione di tendenza che si era già manifestata nel corso dell'ultima stagione. Il 2013 si era chiuso con 18 nuove Ipo, l'acronimo inglese che sta per Initial public offering, in sostanza l'operazione con cui vengono offerte le azioni sia agli investitori istituzionali sia ai risparmiatori. Un netto miglioramento rispetto a quanto accaduto nelle stagioni precedenti: i debutti erano stati soltanto 6 nel 2012 e 9 nel 2011. «Sono fiducioso nel fatto che il 2014 sarà un anno di grandi sorprese», ha dichiarato di recente l'amministratore delegato di Borsa spa, Stefano Jerusalmi. Il quale ha pure anticipato che sarà la piazza di Milano «ad ospitare entro dicembre la quotazione finanziariamente più consistente d'Europa». Il riferimento non può che essere a Poste Italiane, che il governo Letta - con la conferma del nuovo esecutivo Renzi - ha deciso di aprire al mercato dei capitali. Ed è proprio questo il tema: a differenza dell'anno scorso, quando la stragrande maggioranza dei debutti avvenne all'Aim, il listino dedicato in via esclusiva alle Pmi (ben 16, contro le due matricole del listino principale, i taccuini della Moleskine e i piumini di Moncler), nel 2014 ci potrebbe essere un recupero. Da gennaioa marzoè stato ancora l'Aim a farla da padrone, con quattro nuove matricole, contro l'unico debutto del listino principale: stiamo parlando di Anima, società di gestione del risparmio, che ha esordio il 16 aprile scorso, guadagnando da allora quasi il 15 per cento. E sempre all'Aim arrivano le prossime matricole. Martedì prossimo esordisce Agronomia, realtà specializzata nella produzione di insalate confezionate; sempre entro maggio arriveranno Ecosuntek, attiva nel mini-idro e power-generation, e a seguire EssereBenessere, la catena che ha rilevato i negozi dal fallimento Blockbuster, sostituendo ai dvd prodotti parafarmaceutici e alimentari. Ma la novità del 2014 è il ritorno in forze sul listino principale. Due aziende di medie dimensioni come Cerved e Rottapharm hanno già presentato domanda alla Consob e in Borsa per l'ammissione a Piazza Affari. La prima gestisce la banca dati delle società registrate in Camera di Commercio, mentre la seconda è uno dei leader dei prodotti sanitari dedicati alle parafarmacie e dalla sua sede di Monza gestisce duemila dipendenti sparsi in 85 paesi. Dopo l'estate come detto arriveranno i nomi di peso. L'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono ha già incontrato gli investitori istituzionali per presentare il progetto per al quotazione del 49% del colosso della cantieristica, con cui il governo spera di recuperare almeno 600 milioni di euro. Mentre Poste attende l'assemblea di fine mese per insediare il nuovo ad, Francesco Caio (ex numero uno di Indesit) e avviare il percorso di quotazione. Ma ci sono altri nomi noti al grande pubblico come Ovs (abbigliamento) e Segafredo (alimentare) ad aver annunciato di volersi quotare per la fine dell'anno. Una corsa alla quotazione che sfrutta la scia positiva di quanto sta accadendo nel mondo, dove nei primi tre mesi la cifra raccolta con le Ipo è raddoppiata a 35,4 miliardi dai 18,8 di un anno prima. Ed è meglio sfruttare l'onda prima che si infranga sulla spiaggia.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 121 03/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

I NUMERI 18 600 mln 35,4 mld LE QUOTAZIONI 2013 Nel 2013 a Piazza Affari si sono quotate 18 nuove società, con una netta ripresa rispetto alle 6 del 2012 FINCANTIERI Una delle più grandi quotazioni dell'anno sarà il costruttore di navi Fincantieri, quotata per il 49% e valorizzata 1,2 miliardi LE IPO NEL TRIMESTRE Nei primi tre mesi del 2014 l'incasso delle quotazioni nel mondo è salito a 35,4 miliardi, il doppio che a marzo 2013 Foto: AL TIMONE L'ad di Borsa Spa, Raffaele Jerusalmi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 122 03/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il rapporto Italia sempre più divisa dagli stipendi Il 10% più ricco riceve il 70% in più della media, mentre la povertà relativa aumenta di otto punti in trent'anni Al contrario, i francesi hanno fortemente ridotto la disuguaglianza e dato ossigeno alle fasce più deboli La classifica storica di venticinque Paesi sulla disparità di reddito e di ricchezza L'1 per cento più benestante possiede il 16 per cento della ricchezza totale del Paese ROSARIA AMATO

ROMA. Forse non porterà entrate gigantesche allo Stato, però il tetto dei 240.000 euro sugli stipendi dei dirigenti pubblici posto dal governo Renzi con il dl Irpef può essere davvero un primo passo per superare una situazione di grave squilibrio trai redditi degli italiani, che negli ultimi 30 anni si è aggravata pesantemente. «Il rapporto fra i salari relativamente più ricchi ed il salario mediano è aumentato da circa il 140 per cento nei primi anni 80 a circa il 170 per cento nel 2006. Ciò significa che il 10 per cento dei lavoratori con salario più alto riceve circa il 70 per cento di salario in più rispetto al lavoratore mediano», spiega Salvatore Morelli, dottorato in Economia a Oxford, ricercatore presso il CSEF, Dipartimento di Economia e Statistica presso l'Università di Napoli Federico II. Morelli ha appena pubblicato, con Anthony B. Atkinson, professore di Economia all'Università di Oxford e alla London School of Economics, il "Chartbook of economic inequality", una dettagliatissima banca dati che mette a confronto cinque dimensioni diverse di disuguaglianza economica per 25 Paesi diversi a partire dall'inizio del ventesimo secolo. I risultati per l'Italia sono solo apparentemente incoerenti: «Se guardassimo unicamente alla classica misura di disuguaglianza di reddito, il cosiddetto coefficiente di Gini, dovremmo concludere che la disuguaglianza economica in Italia sia rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi anni, nonostante un lieve aumento dal 2008 al 2010, durante l'acuirsi della crisi economica. - dice Morelli - Il problema è che però il coefficiente di Gini si basa su dati che vengono da indagini campionarie, che hanno una forte difficoltà rispetto alla rappresentatività dei ricchi. Infatti, al di là dei fenomeni dell'evasione e dell'elusione fiscale, è difficile che una persona veramente ricca dichiari tutte le proprie entrate. Risultano dunque più indicativi i dati che vengono da tabulazione statistica». E così, si scopre che l'1 per cento più ricco della popolazione, circa 600.000 persone, nei primi anni '80 concentrava nelle proprie mani circa il 6 per cento del reddito nazionale; negli ultimi anni la stessa quota è arrivata al 10 per cento. Non solo: «La ricchezza è notoriamente più concentrata del reddito - rileva Morelli - e anche in questo caso la disuguaglianza è aumentata negli anni, tanto che l'1 per cento più ricco detiene oggi il 16 per cento della ricchezza nazionale, quota che nei primi anni 90 era del 10 per cento». Di contro, il tasso di povertà relativa in Italia è aumentato di 8 punti percentuali, dal 15 per cento dei primi anni 80 al 23 per cento del 2012. Ecco perché ridurre gli stipendi dei manager pubblici non basta, come non bastano gli 80 euro in più sullo stipendio garantiti dal dl Irpef a tutti i lavoratori con salari da 8.000 a 24.000 euro. Servirebbero le misure per i quattro milioni di incapienti, e non solo: a guardare i dati dei 25 Paesi a confronto, osserva Morelli, la misura che probabilmente funziona di più è quella del salario minimo: «Però c'è un'avversione di principio per questo tipo di trasferimenti che sono considerati improduttivi - ammette l'economista - perché non legati al fatto che uno lavori». Eppure, i risultati si vedono per esempio in Gran Bretagna, decisamente un Paese precursore su questo tipo di interventi: «A fronte di un andamento decisamente peggiore della disuguaglianza nel Regno Unito - rileva Morelli - però dal 1990 al 2012 la povertà relativa è scesa dal 22 al 16 per cento, un andamento speculare rispetto all'Italia. Nei Paesi anglosassoni il disinteresse verso la disuguaglianza è affiancato da politiche di compensazione a favore delle fasce più povere della popolazione». Certo, la crisi ha messo a dura prova anche modelli storici di grande validità come quelli scandinavi. Ma ci sono Paesi che tengono duro, nonostante la crisi, e che, a giudicare perlomeno dai dati, hanno politiche a prova di bomba per ridurre disuguaglianzae povertà: nella scheda che l'indagine Atkinson-Morelli dedica alla Francia per esempio si legge che il coefficiente di Giniè stabile dagli anni '90, la disuguaglianza si è ridotta dagli anni '60 ai '90 e poi si è mantenuta allo stesso livello, la povertà è caduta ininterrottamente dal 1970 al 2000, per poi salire

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 123 03/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

leggermente solo negli anni della crisi, la quota dell'1 per cento di redditi e ricchezza è una linea piattissima. L'INDICE DI GINI Il grafico sotto mostra le variazioni dell'indice di Gini per l'Italia dal 1900 a oggi. Corrado Gini, presidente per 20 anni (fino al '65) della Società di Statistica, mise a punto un coefficiente per misurare la disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Valori bassi del coefficiente indicano una distribuzione omogenea; valori alti disuguaglianza. PER SAPERNE DI PIÙ www.chartbookofeconomic inequality.com

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 124 04/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA AL MINISTRO PINOTTI. INCHIESTA UE SUL FUOCO KILLER DI ODESSA "Italia pronta a intervenire in Ucraina" FRANCESCO BEI

DI FRONTE a quello che sta accadendo non possiamo e non vogliamo solo stare a guardare». È questa la premessa di Roberta Pinotti, ministro della Difesa italiano, riguardo all'escalation della guerra civile in Ucraina. Per ricondurla sui binari della diplomazia l'Italia getta per prima sul tavolo una proposta per raffreddare la crisi. «SE DOVESSE servire - dichiara il ministro Pinotti - l'Italia è disponibile anche ad inviare un contingente di peacekeeper». Ministro, molti italiani temono in queste ore di essere alla vigilia di un nuovo conflitto europeo. Siamo a questo punto? «La situazione è molto preoccupante e il governo non la sottovaluta. Non penso siamo alla vigilia di una guerra europea. Detto questo - e ne ho parlato anche con il ministro degli Esteri - non possiamo stare a guardare. Certo, senza agire da soli, ma attraverso l'Onu, la Nato e l'Unione europea». Si potrebbero inviare delle forze di interposizione? «Anche la Russia ha ammesso che i rivoltosi sul campo sono sfuggiti a ogni controllo. Noi italiani, insieme alla Germania, abbiamo finora lavorato per evitare che le sanzioni alla Russia dessero adito a una escalation difficile da controllare. Noi siamo disponibili a fare di più». Caschi blu italiani? «Nessuno ha avanzato questa richiesta, ma se dovesse servire dobbiamo essere disponibili anche a questo. Non dimentichiamoci che nel 2006 l'Italia è stata protagonista, in occasione della guerra tra Israele e Libano, inviando un forte contingente di interposizione. I nostri militari sono lì, fanno il loro dovere e da allora non ci sono stati più scontri. Recentemente ho incontrato le autorità libanesi che ci hanno ringraziato e ci chiedono di rimanere». Ci dobbiamo preparare dunque a una nuova missione? «Ancora non siamo a questo, parlare di invio di peacekeeper è prematuro, ma dobbiamo essere pronti. Al momento il nostro sforzo politico e diplomatico è quello di tornare indietro allo spirito dell'accordo di Ginevra». Mai un sistema d'arma aveva infiammato il dibattito politico nel paese come il nuovo caccia F-35. Bisogna risalire alle manifestazioni degli anni Ottanta contro i missili Cruise e Pershing per ricordare un'ondata simile di opposizione. Come mai? «In Italia, purtroppo, c'è ancora poca "cultura della difesa". Per molti non è ancora chiaro che Difesa non significa voglia di aggredire. Difendersi significa proteggersi.E per farlo a volte occorrono anche delle armi sofisticate. Armi in grado, per esempio, di distruggere in sicurezza, da lontano, una base per prevenire il lancio di un missile contro obiettivi italiani. Vanno bene le critiche, a patto di guardare cosa succede in Libia, in Siria, in Ucraina. I conflitti intorno a noi, purtroppo, esistono». F-35 perché?È costoso, il software è tutto americano, non funziona bene. Le critiche tra gli esperti di difesa si sprecano. E non parliamo di pacifisti... «Ogni sistema ha bisogno di tempo per essere sviluppato. Certo oggi questo aereo sembra diventato il simbolo del male, ma mi sembra che ciò sia dovuto soprattutto alla campagna elettorale in corso. Come se lo avessimo scoperto adesso! Il programma del nuovo caccia parte nel 1998 e sarà portato a compimento soltanto nel 2030. Ma prima di parlare di F-35, di quanti ne dobbiamo acquistare, noi abbiamo deciso di partire da un approccio nuovo, il Libro Bianco: ci dirà quali minacce dovrà affrontare l'Italia e quali mezzi di difesa serviranno». Intanto si è parlato di un dimezzamento, da 90 a 45, del piano di acquisto degli F-35. Conferma? «Non confermoe non smentisco, semplicemente ribadisco che non sarebbe serio dare numeri ora. Non escludo che il JSF si possa ridurre, lo hanno già fatto altri Stati. Servono tuttavia analisi strategiche su cui basare le nostre esigenze, non possiamo parlare solo di tagli perché forse producono consenso». Tagli alle spese militari comunque ne farete? «Il Sipri - Stockholm International Peace Research Institute - ha fatto un'analisi della spesa militare degli ultimi dieci anni ed è venuto fuori che l'Italia ha ridotto il suo budget del 26 per cento, contro un 6,4 della Francia e il 2,5 della Gran Bretagna. Possiamo ancora ridurre. Da qui al 2024 gli effettivi passeranno da 190 a 150 mila, i civili da 30 a 20 mila, ci sarà una riduzione del 30 per cento

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 125 04/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

degli ufficiali. Abbiamo individuato oltre 380 caserme da chiudere e 1500 cespiti militari da mettere a disposizione della comunità. Nessuna altra amministrazione ha fatto altrettanto». "COME IN LIBANO Abbiamo mandato i nostri soldati E da allora non ci sono stati più scontri Entro il 2024 gli effettivi passeranno da 190 a 150 mila, gli alti ufficiali caleranno del 30% SPESE MILITARI Il ministro Roberta Pinotti PER SAPERNE DI PIÙ www.kyvpost.com http://en.interfax.com.ua

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 126 04/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La ricchezza Dieci Paperoni "valgono" 500 mila operai Indagine del Censis: sale la disuguaglianza sia nel patrimonio che nel reddito ROSARIA AMATO

ROMA. In dieci mettono insieme più di 75 miliardi di euro. Il più ricco degli italiani, Michele Ferrero, che insieme alla famiglia vanta un patrimonio di oltre 18 miliardi di euro, ha anche un primato personale: secondo la rivista Forbes , che ogni anno aggiorna la lista mondiale dei miliardari, e che lo definisce affettuosamente candyman , è anche il più ricco industriale dolciario del pianeta. Per mettere insieme un patrimonio equivalente a quello della top ten italiana, calcola il Censis, bisogna sommare la ricchezza di quasi 500.000 famiglie operaie. Gli operai non sono sicuramente una categoria di lavoratori scelta a caso: hanno sofferto più di altri infatti l'erosione del reddito e della ricchezza negli anni della crisi. Calcola l'associazione Nens che tra il 2006 e il 2012 il reddito di un operaio si è ridotto all'82,9 per cento della media nazionale, quello di un impiegato è salito al 128,4 per cento, quello di un dirigente al 183,6 per cento e quello di un imprenditore al 171,4 per cento. «Chi più aveva più ha avuto», sintetizza il Censis: rispetto a 12 anni fa i redditi familiari annui degli operai sono diminuiti, in termini reali, del 17,9 per cento, quelli degli impiegati del 12 per cento, quelli degli imprenditori del 3,7 per cento ma quelli dei dirigenti sono aumentati dell'1,5 per cento. La ricchezza si è spostata di conseguenza, visto che (ex) ceto medio e operai hanno faticato moltissimo per mantenere un tenore di vita non troppo lontano da quello precedente alla crisi, e per farlo hanno eroso i risparmi. Ecco perché, ipotizza il Censis, solo una parte del bonus da 80 euro che verrà erogato dal governo in busta paga a partire da questo mese verrà speso in consumi. Appena 2,2 milioni di beneficiari spenderanno tutto nei negozi, per una spesa pari a 1,5 miliardi. Altri 2,7 milioni di destinatari del bonus spenderanno 1,2 miliardi di euro in consumi, destinando il resto ad altro, e i rimanenti 5 milioni di beneficiari destineranno la somma al risparmio e al pagamento dei debiti. «Gli italiani hanno paura», ricorda il direttore del Censis Giuseppe Roma: a molti spendere tutti gli 80 euro in consumi potrebbe sembrare un azzardo. Difficilmente però 80 euro al mese potranno ridurre le distanze tra le classi sociali. Oggi «il patrimonio di un dirigente è pari a circa 5,6 volte quello di un operaio, mentre era pari a circa 3 volte vent'anni fa». Ancora, il patrimonio di un libero professionista è pari a 4,5 volte quello di un operaio, vent'anni fa lo era 4 volte. Più in generale, si ricava da una pubblicazione che mette a confronto la disuguaglianza in 25 Paesi del mondo, "The Chartbook of economic inequality", di Salvatore Morelli e Anthony B. Atkinson (a cui ieri Repubblica ha dedicato un ampio articolo) se l'1 per cento della popolazione italiana, circa 600.000 persone, concentrava nelle proprie mani nei primi anni '80 il 6 per cento del reddito nazionale, adesso è arrivata al 10 per cento. L'iniquità pesa di più sulle coppie con figli, ricorda il Censis: infatti la nascita del primo figlio fa già aumentare, anche se poco, il rischio di finire in povertà, che passa dall'11,6 al 13,1 per cento (dati Istat). Mentre la nascita del secondo figlio fa quasi raddoppiare il rischio di finire in povertà, che passa al 20,6 per cento, e al 32,6 per cento con il terzo figlio. Il rischio di povertà è triplo per chi vive nel Mezzogiorno (33,3%) rispetto a chi vive nel Nord (10,7%). 10,8 110,4 500mila 10,4 26,6 10,9 79,6 FAMIGLIE OPERAIE

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 127 04/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

20,3 A quanto equivale il patrimonio dei 10 più ricchi d'Italia Patrimonio in miliardi di dollari secondo Forbes Michele FERRERO Leonardo DEL VECCHIO Stefano PESSINA Miuccia PRADA Giorgio ARMANI 9,2 Silvio BERLUSCONI (e famiglia) 7,2 Augusto e Giorgio PERFETTI 5,8 Patrizio BERTELLI 5,3 Paolo e Gianfelice ROCCA 3,6 Famiglia MAGNO/ GARAVOGLIA PATRIMONIO TOTALE DEI 10 ITALIANI PIÙ RICCHI: EQUIVALENTE AL PATRIMONIO DI miliardi di dollari miliardi di euro PER SAPERNE DI PIÙ www.funzionepubblica.gov.it www.censis.it

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 128 04/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CASO Statali, valanga di mail "L'orario salga a 40 ore e premi solo in base ai giudizi dei cittadini" Già arrivate 5 mila proposte inviate a [email protected] dopo l'invito a esprimersi sulle 44 idee della riforma della Pa LUISA GRION

ROMA. C'è chi se la cava in poche righe - «eliminate i segretari comunali perché non hanno voglia di lavorare» - e chi invia mail chilometriche analizzando punto per punto le 44 proposte lanciate dal premier Renzi e dal ministro Madia. Gli insulti, al momento, sembrano contenuti («sono meno di quanti si possono leggere in una qualsiasi pagina Facebook», dicono al ministero). Il massimo dell'approvazione lo ottiene senza ombra di dubbio l'eliminazione del Pra, il pubblico registro automobilistico. Ma piace molto anche l'idea di pagare i dirigenti in base al merito, e ancor di più la possibilità di dire la propria sulla valutazione di quel merito. É un'ondata di mail quella che sta travolgendo l'indirizzo di posta elettronica [email protected], aperto da Palazzo Chigi cinque giorni fa per dare la possibilitàa chiunque lo voglia di commentare le proposte di riforma sulla pubblica amministrazione o lanciare idee nuove. Il referendum online piace: le mail arrivate hanno superato quota 5.000 e il ministero della Funzione Pubblica calcola che alla fine del periodo di consultazione (30 maggio) sarà raggiunto il tetto dei 30 mila messaggi. Nella maggior parte dei casi scrivono dipendenti pubblici, ma le proposte più drastiche arrivano da chi statale non sembrerebbe. Come Luca, per esempio, che va giù duro sul capitolo retribuzioni («tutti di contratti dei dipendenti, dirigenti e non, devono essere ridotti allo stesso livello della pensione minima, 800 euro, fino a quando non sarà stato eliminato il debito pubblico») e sulle semplificazioni. «Bisogna creare 3 macro-regioni, Nord, Cento e Sud - scrive - e licenziare i dirigenti, i presidenti e i consiglieri delle ex-20 regioni». Primiano è una partita Iva, porta il nome di un santo martire e nelle prime dieci righe della sua mail ne approfitta per lamentarsi delle tasse. Poi però passa all'attacco dei dirigenti pubblici: «la cosa più urgente è legare retribuzioni e carriere a meccanismi di premialità» conviene, però «non serve a nulla che le valutazioni se le facciano internamente: devono essere fatte dai cittadini». E le «eccellenze» dovranno essere «in percentuale adeguata», pena la credibilità. Sempre in tema di semplificazioni, un'altra mail chiede di introdurre rapporti «standard» fra numero di abitanti del bacino di riferimento e numero di dipendenti pubblici, e per chi sfora il tetto si applichi «un turn-over anti spreconi». La staffetta generazionale raccoglie molti consensi, anche perché a scrivere online sono probabilmente i più giovani. Roberto chiede di applicarla anche nel suo settore, la sanità, per dare respiro ai tanti medici e infermieri che hanno «35 anni di servizio o più: collocarli a riposo darebbe nuove opportunità ai giovani ed eviterebbe di sentir parlare spesso di malasanità». Un garbato funzionario dell'Agenzia delle Entrate «entusiasta e orgoglioso» del suo lavoro, interviene sull'efficienza e orario di servizio. «Le 36 ore settimanali sono anacronistiche- scrive rivolgendosia Renzi- entro in ufficio alle 8, esco alle 15.42: lei mi capisce, a quell'ora sono nel pieno della mia energia lavorativa e molti nostri interlocutori sono nel pieno della loro attività. Portiamo l'orario ad almeno 40 ore, come nel privato e, chiaramente, riconosciamo un aumento di stipendio». Divide molto la proposta di abolire la figura dei segretari comunali: per Alessio «sono antistorici nei comuni con meno di 5 mila abitanti», ma per l'avvocato amministrativista Cesidio la loro scomparsa avrebbe effetti «nefasti» proprio nei paesi più piccoli, dove rappresentano spesso l'unica figura «di spiccata professionalità». Sul tema, e su molti altri, interviene anche la lunga missiva di Chiara, dirigente del ministero dell'Economia che avverte Madiae Renzi: attenti, «si solleverà una casta». Nunzia, segretario comunale, conclude: «Eliminati noi chi svolgerà le nostre funzioni? Un dirigente compiacente?» L'ORARIO

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 129 04/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Anacronistiche le 36 ore settimanali, di fronte alle 40-45 ore dei privati "LA SANITÀ La sanità ha bisogno di giovani, bisogna estendere i prepensionamenti Bisognerebbe mettere un tetto al numero di incarichi LE REGIONI Restino solo tre macro-regioni, via tutti i presidenti e i consiglieri "LE PERFORMANCE Stipendi legati alle performances valutate dai cittadini Non ha senso cancellare la figura del segretario comunale

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 130 05/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato NESSUNA BAD COMPANY, DOMANI L'INCONTRO Alitalia, una newco da un miliardo ma con Etihad meno rotte brevi LUCIO CILLIS

NELLA valigetta ventiquattrore di Gabriele Del Torchio, in volo verso Abu Dhabi in queste ore, c'è la bozza dell'accordo con Etihad. Domani mattina, nel corso dell'incontro decisivo con il collega James Hogan nel Golfo, il manager italiano metterà sul tavolo le soluzioni e le (pochissime) alternative per agguantare l'acquisizione. ORE decisive, quindi, per capire se il piano messo in piedi faticosamente da Del Torchio nel fine settimana, sarà determinante per l'acquisizione di Etihad. Al punto uno del piano c'è la nascita di una newco . Una Alitalia2 , società nuova di zecca costituita dalla capogruppo Alitalia-Cai e dai suoi soci attuali e, in una percentuale oscillante dal 40 al 49%, da Etihad che procederebbe ad un aumento di capitale fino ad un massimo di 560 milioni di euro. Ad Alitalia 2 verrebbero conferite tutte le attività di volo e il personale. La holding Cai rimarrà invece nel suo ruolo centrale di controllante in una percentuale minima del 51% per mantenere in mano a soci "europei" la maggioranza del pacchetto. In questa scatola, resteranno i debiti e i contenziosi ancora aperti con la società tra il 2009 e il 2014. Anche i dipendenti, compresi gli esuberi che come vedremo saranno un'altra parte non semplice da gestire, usciranno da Alitalia-Cai per confluire nella newco . Quel che resta di Cai non sarà certo una bad company, insistono a spiegare fonti ben informate, tanto per sgombrare il campo dai molti dubbi delle ultime ore. Lo stesso ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, ieri ha sottolineato come «il tema della bad company non esista». L'aumento di capitale previsto per la nuova società potrebbe anche catturare le attenzioni, mai sopite davvero, di Air France-Klm che negli ultimi giorni per bocca del suo numero uno Alexandre de Juniac, non ha fatto mistero «di essere interessata all'evolversi della situazione» che potrebbe tradursi in un possibile impegno finanziario ben superiore al 7% di quota oggi posseduta in Alitalia-Cai. Il capitale complessivo della newco, secondo alcune fonti, potrebbe superare il miliardo di euro, avvicinandosi alla cifra messa sul piatto oltre cinque anni fa, quando Cai prese in mano i resti della vecchia compagnia di bandiera. Gli esuberi sono il secondo nodo da sciogliere. I sindacati puntano i piedi, al momento, ma sono ben coscienti della gravità della situazione e nei prossimi incontri si potrebbe definire il percorso che porterà probabilmente ad una soluzione intermedia tra le richieste di Etihad (2.500 esuberi complessivi) fino ai 1.000 o 1.200 finali, in gran parte personale di terra. In ballo c'è un settore che in Italia tra compagnia e indotto occupa oltre 22mila persone. Da oggi a mercoledì sindacati e azienda tratteranno a oltranza su questo delicatissimo tema. Se Del Torchio e il presidente Roberto Colaninno che lo accompagna nel tour emiratino porteranno a casa un'apertura da parte di James Hogan, il passo successivo riguarderà il piano industriale che sarebbe già stato discusso tra le parti. Il rilancio avverrà puntando sulla qualità. Agli occhi di Etihad e del suo potenziale di passeggeri, Alitalia rappresenta una piccola fetta di Made in Italy e per questo il vettore italiano potrebbe perdere parte del breve-medio raggio (meno Italia e meno Est Europa), diventando una compagnia votata al lungo raggio. Le potenziali destinazioni di Alitalia dopo l'accordo San Francisco Rio de Janeiro San Paolo Santiago del Cile Johannesburg Nairobi Abu Dhabi Hub Fiumicino Bombay New Delhi Shanghai Seoul Osaka Chicago New York Frequenza in crescita Nuove destinazioni Voli in partnership scali per l'Asia del Sud e l'Australia PER SAPERNE DI PIÙ www.alitalia.it www.etihad.com LE ROTTE La nuova Alitalia cambierà l'offerta riducendo il breve raggio per privilegiare i più redditizi collegamenti a maggiore distanza LA NEWCO Sarà creata una nuova società con i soci attuali e per il 40- 49% da Etihad.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 131 05/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Air France-Klm potrebbe aumentare la sua quota I PUNTI I DEBITI Alla holding Cai rimarrà una percentuale minima del 51%. Qui restano i debiti e i contenziosi ancora aperti con la società tra il 2009 e il 2014 GLI ESUBERI Etihad chiede 2.500 esuberi ma al termine della trattativa si potrebbe arrivare a 1.000-1.200, prevalentemente personale di terra Foto: AL COMANDO Gabriele Del Torchio, amministratore delegato di Alitalia, incontrerà con Roberto Colaninno domani ad Abu Dhabi James Hogan, numero uno di Etihad

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 132 05/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INTERVISTA Bertelli, Mister Prada: troppa disuguaglianza ma non accusate i ricchi GIOVANNI PONS

Bertelli, Mister Prada: troppa disuguaglianza ma non accusate i ricchi/ A PAGINA 11 MILANO. Patrizio Bertelli è uno di quei dieci imprenditori italiani che il Censis ha catalogato tra i più ricchi e che presi nel loro complesso mettono insieme un patrimonio che vale quello di 500 mila operai. Un'immaginea effetto per descrivere il fenomeno delle diseguaglianze che si sono venute a creare anche in Italia negli ultimi anni come conseguenza della crisi che ha colpito di più la parte più debole della popolazione rispetto a quella più agiata il cui patrimonio è salito per effetto della grande liquidità con cui sono stati innaffiati i mercati finanziari. «Non mi piace l'etichetta di Paperone - dice subito Bertelli - noi siamo degli industriali che operano in vari settori dell'economia reale, che andiamo a lavorare anche il sabato e che diamo lavoro a migliaia di persone. È sbagliato demonizzare e dare un connotato negativo a chi crea ricchezza, benessere e posti di lavoro. Il Censis fotografa un particolare di una realtà ma non fornisce spiegazioni approfondite della situazione che si è venuta a creare. Negli anni '80 c'era l'inflazione e il lavoro nero e il Pil dell'Italia cresceva al ritmo del 2-2,5%. Ora c'è l'euro e siamo in una fase di deflazione, ma noi in azienda non abbiamo neanche un precario. La realtà è molto più complessa di come viene descritta». Il governo di Matteo Renzi sta comunque cercando di redistribuire un po' di denaroa favore delle classi meno agiate e come primo provvedimento ha ridotto il cuneo fiscale a favore dei redditi più bassi che a fine maggio si vedranno recapitare in busta paga 80 euro in più. Dottor Bertelli, condivide la politica economica che ha iniziato a portare avanti il governo Renzi? «Assolutamente sì, è un primo passo che va nella giusta direzione. Secondo me il vero problema che rende i prodotti italiani meno competitivi risiede proprio nel cosiddeitto "cuneo fiscale" più ampio che negli altri paesi industrializzati. Qui non si tratta di abbassare gli stipendi dei lavoratori ma di ridurre la differenza tra il costo complessivo per l'azienda e ciò che va in tasca al lavoratore. C'è un prelievo alla fonte troppo alto per pensioni e contributi e questo disequilibrio va sanato al più presto». E come si può fare per restringere questa differenza? «Si deve agire sulla spending review, senza provvedimenti drastici sui lavoratori, ma tagliando le inefficienze. Non posso pensare che non ci sia spazio per tagliare di un 10% le spese inutili della sanità o della pubblica amministrazione o per ridurre i costi della burocrazia. Bisogna aumentare i ricavi e ridurre i costi, come in tutte le aziende. Le risorse che vengono ottenute in questo modo devono andare a ridurre il cuneo fiscale in modo che vi possa essere un rilancio della domanda da consumi. Solo così si esce dal tunnel». I primi provvedimenti di Renzi hanno provocato malumori nei sindacati e nelle parti sociali. Il premier non andrà né all'assemblea di Confindustria né a quella della Cgil. Lo trova un metodo giusto quello che sta portando avanti? «Credo di sì poiché vuole cercare di arrivare a dei risultati concreti, senza cercare troppo il consenso. Negli ultimi vent'anni con la concertazione continua non si è arrivati a nulla. Con il governo Monti abbiamo perso mesi a parlare dell'articolo 18 in una discussione sterile che riguarda sì e no 50 mila persone. Se la Confindustria o i sindacati strillano vuol dire che Renzi sta andando nella giusta direzione. E se non riuscirà a fare le cose se ne andrà a casa come ha già detto più volte». Siamo alla vigilia delle elezioni europee e diversi partiti stanno cavalcando il sentimento anti-euro di una parte della popolazione, quella che finora non ha toccato con mano gli aspetti positivi della moneta unica. Lei cosa ne pensa? «Penso che senza euro sarebbe un disastro, bisognerebbe chiudere le frontiere e la moneta italiana subirebbe una svalutazione senza precedenti. Ma la gente fa faticaa capire questa situazione, e nessun politico riesce a spiegarla in modo chiaro.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 133 05/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Pensi soltanto ai benefici che i bassi tassi di interesse hanno portato ai detentori di un mutuo dal 2000 fino a oggi». chi nel nostro Paese sta creando ricchezza e polemizza duramente con la ricerca del Censis che segnala come il patrimonio dei dieci più ricchi sia paria quello di mezzo milione di famiglie operaie. Ma condivide la necessità di ridurre le disparità di reddito e di conseguenza apprezza il primo passo compiuto dal governo in questo senso con la distribuzione del bonus di 80 euro ai ceti medio-bassi e con il taglio del cuneo fiscale per le imprese. Bene anche il rifiuto della concertazione con sindacati e Confindustria PER SAPERNE DI PIÙ www.fiom.cgil.it www.prada.it Foto: L'AD DI PRADA Patrizio Bertelli amministratore delegato del gruppo Prada

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 134 05/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INCHIESTA Italia maglia nera Ue centinaia di milioni bruciati dalle infrazioni ALBERTO D'ARGENIO

Italia maglia nera Ue centinaia di milioni bruciati dalle infrazioni/ ALLE PAGINE 14 E 15 ROMA ÈUN fatto di credibilità oltre che di soldi, di tanti soldi. Con la bellezza di 114 procedure di infrazione pendenti di frontea Bruxelles l'Italiaè maglia nera assoluta per il livello di illegalità nel rispetto delle regole comuni ai 28 paesi dell'Unione. A contribuire alla Waterloo italica ci sono un po' tutti: ministeri, regioni e burocrazie varie che non adottano le direttive europee o che proprio non riescono a rispettarle. Un'emergenza che ci può costare centinaia di milioni di sanzioni che, in periodo di crisi, fanno gridare allo scandalo. Basti contare che la multa minima che Bruxelles può adottare contro l'Italia al termine dei contenziosi è di 8 milioni ai quali si aggiungono penalità da 10 mila a 642 mila euro per ogni giorno in cui il Paese non rientra nella legalità dopo una sentenza definitiva. Cifre da capogiro. E poi come chiedere all'Europa di cambiare, come si propone Matteo Renzi, se oltre ad avere il secondo debito pubblico dell'eurozona ogni anno si buttano via miliardi di fondi strutturali e oltretutto si è il Paese con più infrazioni del Continente? Se lo chiedono a Palazzo Chigi, dove stanno preparando un pacchetto d'emergenza per arrivare al semestre italiano di presidenza dell'Unione con le carte in regola per ridiscutere le regole base della moneta unica. Già, perché non è facile pretendere dall'Europa più solidarietà (si parli di debiti sovrani, di lotta alla disoccupazione o di immigrazione) e più flessibilità sui conti pubblici quando si buttano via i soldi. E per giunta per inettitudine. Basti pensare che delle 114 procedure di infrazione a carico dell'Italia, 34 sono provocate dalla mancata trasposizione nel nostro ordinamento delle direttive comunitarie, leggi Ue che i nostri governi hanno approvato insieme agli altri partner al Consiglio europeo. Nulla di imposto o sgradito, dunque. E poi ci sono le 80 procedure per violazione delle regole comunitarie. Scorrendo le tabelle si capisce subito che il problema più grave le nostre amministrazioni ce l'hanno con l'ambiente, che con 21 procedure pendenti è il settore più colpito da Bruxelles (14% del totale).E quasi sempre quando si parla di ambiente la colpa è delle regioni. Seguono i trasporti con 16 procedure aperte, ma ce n'è per tutti: dagli appalti al lavoro passando per salute, tutela dei consumatori, economia e giustizia. A far paura sono le sedici infrazioni che a breve possono trasformarsi in multe. In cima alla lista c'è la procedura aperta nel 2003 per il mancato rispetto delle direttive Ue sulle discariche. La Commissione di Bruxelles ha chiesto 61 milioni di multa e una penalità di 256mila euro per ogni giorno in cui l'Italia non si è conformata ai richiami. A breve arriverà la sentenza finale della Corte di giustizia del Lussemburgo e la condanna definitiva potrà essere evitata solo chiudendo prima del giudizio, ovvero in tempi rapidissimi, le discariche fuori norma. L'altra stangata dietro l'angolo nasce dall'emergenza rifiuti in Campania, quella che il governo Berlusconi prometteva di risolvere con la bacchetta magica: la Commissione chiede alla Corte il via libera a 34 milioni di multa più una penalità di mora di 94 milioni all'anno a partire dal 2014. E ci sono altre due procedure in fase finale: quella per gli aiuti illegali ai servizi pubblici del 2006 e quella per gli aiuti alle imprese di Veneziae Chioggia: Bruxellesa breve proporrà ai giudici del Lussemburgo le multe da comminare all'Italia. Lo stesso potrebbe avvenire per le altre infrazioni in fase finale che riguardano l'uso delle reti a strascico nei nostri mari (vietate), i mancati controlli sugli impianti industriali inquinanti, la responsabilità civile dei magistrati (contenzioso che dovrebbe essere chiuso a breve con la legge comunitaria) e il mancato recupero dei fondi illegali alle municipalizzate della "Tremonti bis". C'è poi la bomba ad orologeria delle quote latte, con Bruxelles che a breve potrebbe andare all'escalation vistii ritardi del recupero degli aiuti concessi agli allevatori del Nord dalla coppia Bossi-Tremonti, gentile regalo che all'Italia potrebbe costare carissimo. C'è infine la Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo, tribunale non dell'Unione bensì del Consiglio d'Europa, organismo al quale aderiscono 47 paesi compresi tra il Portogallo e la Russia. Tristemente nota la condanna all'Italia per il sovraffollamento delle carceri. La sentenza è sospesa fino al 28 maggio, data entro la quale Roma dovrà convincere Strasburgo di avere messo fine ai trattamenti «inumani e degradanti» dei detenuti. Ci

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 135 05/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

proverà argomentando che ora ogni carcerato ha a disposizione più di tre metri in cella e che il sovraffollamento sta diminuendo grazie all'eliminazione del reato di clandestinità, alle misure alternative e all'abrogazione della Fini-Giovanardi. Se non ci riuscirà verrà condannata a 100mila euro per ogni ricorso: al momento sono già 800. Senza dimenticare che il Belpaese ha già pagato centinaia di milioni di multe per l'eccessiva durata dei processi, problema ben lungi dall'essere risolto e che ogni anno ci "regala" nuove sanzioni. A Palazzo Chigi stanno studiando un piano d'emergenza per la riduzione del danno. Se ne occupa il sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi che ha ideato un «pacchetto speciale» per l'abbattimento del numero di procedure Ue. Gozi, oltre a pressare ministeri e amministrazioni ad agire, vuole usare gli strumenti messi a disposizione dalla legge 234 (che ha scritto con Buttiglione e Pescante nel 2012) approvando una legge comunitaria bis (prima se ne poteva fare solo una all'anno) per chiudere parte delle infrazioni dovute alla mancata applicazione delle direttivee due nuovi leggi di delegazione europea (prima non esistevano) per il recepimento delle direttive ignorate. Una lotta non facile visto che i funzionari di Bruxelles quando la Commissione è a fine mandato tendono a "svuotare i cassetti", con nuove infrazioni che a breve potrebbero planare su Roma vanificando parte degli sforzi del governo per ridurne il numero. Procedure di infrazione contro l'Italia (per materia) Ambiente Trasporti Fiscalità e dogane Salute Lavoro e a!ari sociali Libera prestazione dei servizi e stabilimento Appalti Giustizia Libera circolazione delle merci A!ari interni Concorrenza e aiuti di Stato A!ari economici e Þnanziari Pesca Tutela dei consumatori Comunicazioni A!ari esteri Energia Agricoltura Libera circolazione delle persone Libera circolazione dei capitali PER SAPERNE DI PIÙ www.politicheeuropee.it www.europa.eu Foto: LA TERRA DEI FUOCHI Rifiuti incendiati in una discarica a cielo aperto nel Casertano

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 136 05/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 10 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INTERVENTO Padoan: "Gli 80 euro sono per sempre non fondati i dubbi sulle coperture" IL MINISTRO Pier Carlo Padoan, ministro dell'Economia

ROMA. Il bonus di 80 euro ha le coperture di bilancio e non è un provvedimento una tantum. A difendere il provvedimento il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, intervistato da Fabio Fazio nella trasmissione "Che tempo che fa", ieri sera su Rai Tre. «I dubbi dei tecnici del Senato mi sembrano non molto solidi. Le coperture ci sono», risponde Padoan a Fazio, che insiste sulle obiezioni di Palazzo Madama. Non solo, il provvedimento verrà confermato, assicura il ministro: «I tagli sulle imposte per le famiglie e le imprese sono permanenti, perché saranno finanziati da tagli permanenti alla spesa pubblica». Quanto agli incapienti, aggiunge Padoan, «siamo già al lavoro perché il provvedimento che li riguarda venga inserito nella legge di stabilità 2015». Il ministro dell'Economia, che oggi sarà a Bruxelles per l'Eurogruppo, si è mostrato fiducioso sul sì della Ue per lo slittamento del pareggio di bilancio nel 2016: «Andrò a Bruxelles e dirò che il Paese sta cambiando e quindi che questi squilibri, il debito gigantesco e il fatto che cresciamo poco, verranno sanati». Padoan si è congedato annunciando per l'economia italiana «sorprese positive nella seconda metà dell'anno».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 137 03/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

SINDACATI IN CRISI DA CAMBIAMENTO FEDERICO GEREMICCA

Un «ruolo nuo- vo». Perché «salvaguardare posti di lavoro a rischio, oggi im- plica azioni diverse da quel- le tradizionali». C'è dunque la necessità che anche loro - le organizzazioni sindacali - concorrano «a soluzioni so- lidaristiche e innovative, coraggiose e determinate». E che moltiplichino gli «sforzi per sviluppare rap- porti intensi col mondo dei disoccupati e dei giovani in cerca di prima occupazio- ne». È difficile arruolare Giorgio Napolitano tra i «nemici» - e perfino tra i critici - dei sindacati. Eppu- re è così che il Capo dello Stato, per la prima volta, si è rivolto loro - sferzandoli - nell'intervento celebrativo della Festa del Lavoro. Se lo afferma il Presiden- te della Repubblica - con la sua storia e il suo passato - è evidente che il problema, per Camusso-Bonanni-An- geletti, si fa più serio e di- verso: e non è risolvibile, semplicemente, con le repli- che spesso stizzite riservate talvolta a Renzi e tal'altra a Giorgio Squinzi. RICCARDO ANTIMIANI/EIDON ROMA PAGINA Difficile immaginare, infatti, che le parole di Napolitano possano esser dettate da interessi politici o di parte. E se non lo sono, segnalano un pericolo ormai concreto per le organizzazioni sindacali: il passaggio da quella sorta di irrilevanza in cui sembrano finite dall'avvento del governo Monti in poi (ma non è che prima, con Berlusconi, andasse meglio...) ad una posizione ancor più scomoda, quella del «freno conservatore» alla possibile ripartenza del Paese. Si tratta di un problema e di un rischio che la Cgil di Susanna Camusso certamente affronterà nel suo imminente Congresso e nelle giornate di dibattito che lo stanno precedendo. L'appuntamento sarà disertato da Renzi (mai stato in agenda, secondo lo staff del premier: ma certo l'assenza farà discutere) e questo potrebbe perfino favorire e rendere meno scontata una discussione non più rinviabile e che non potrà che avere come centro la crescente marginalizzazione del ruolo del sindacato: una novità che può preoccupare - considerata la storia e il ruolo delle organizzazioni sindacali in Italia - ma intorno alla quale è ormai indispensabile interrogarsi. Perché il sindacato e la sua azione sono sempre più spesso vissuti come «vecchi», superati e inutili, quando non peggio? E perché importanti organizzazioni come la Cgil, la Cisl e la Uil vengono percepiti sempre più spesso come «casta» - collettivi che difendono i propri privilegi da una fascia crescente di opinione pubblica? Le ragioni, naturalmente, sono tante: e spesso - anche questo va detto - le critiche non tengono conto della oggettiva difficoltà di «fare sindacato» in una fase come quella che il Paese attraversa ormai da anni. Quello che pare evidente - a voler semplificare - è che le organizzazioni sindacali sembrano venute progressivamente meno alla doppia funzione che hanno storicamente assolto: quella di «soggetto politico» interessato allo sviluppo democratico del Paese e - contemporaneamente di organismo in campo a tutela dei diritti dei lavoratori. Il modo nel quale hanno reagito (tiepidamente) a vicende come l'ovazione riservata dalla platea del Sap ai poliziotti condannati per la morte del giovane Aldrovandi o all'annullamento della sentenza per la Thyssen - per stare a episodi recenti - testimoniano a sufficienza quanto la prima funzione si stia offuscando. E per quel che riguarda la seconda, basterebbero le parole del Presidente della Repubblica (ruolo nuovo, coraggio, innovazione) per capire come sono messe le cose. Al di là delle posizioni di merito fino ad ora espresse circa le iniziative del governo in materia di lavoro e riforma della pubblica amministrazione (per stare alle più recenti) quel che sembra andare affermandosi nel sindacato è una sorta di disagio, di sorpresa, rispetto alle novità in corso. A fronte dei tumultuosi cambiamenti che hanno letteralmente cambiato profilo e volti della politica in Italia, per esempio, le organizzazioni sindacali paiono aver scelto la trincea della difesa dell'esistente: un esistente che non piace a nessuno. Il no all'abolizione del Cnel, le perplessità espresse circa la soppressione delle Province e la riduzione delle Prefetture, e il sostegno a tesi che individuano nella riforma del Senato un pericolo per la democrazia sembrano esser fatti apposta per suffragare quella sensazione. Né meno rilevante - anche se certo non determinante - è la gran fatica che il sindacato sembra fare sul versante del rinnovamento dei suoi gruppi dirigenti. Luigi Angeletti è alla guida della Uil da 14 anni (non c'era ancora l'euro...), Raffaele Bonanni è segretario della Cisl da otto e solo Susanna Camusso (che dirige la Cgil da quattro anni) sembra - come dire

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 138 03/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

- al passo dei tempi e della generale domanda di rinnovamento. Pare niente, ma in un'epoca così non è niente. I cambiamenti nel mondo del lavoro e nella società, infatti, sono stati impetuosi, negli ultimi anni. E non è detto - come si afferma spesso per la politica - che ci siano linee e uomini buoni per tutte le stagioni... Foto: Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 139 03/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA CRISI EMERGENZA OCCUPAZIONE I disoccupati calano in Europa Ma non in Italia Bankitalia: ma dalla manifattura segnali positivi Il rapporto di via Nazionale: il credito alle imprese ripartirà all'inizio del 2015 Prometeia: il nostro Pil aumenta poco, difficile così favorire la nuova occupazione LUCA FORNOVO TORINO

La disoccupazione resta il nemico numero uno dell'Italia. A marzo il ritmo di crescita dei senza lavoro è stato tra i più veloci (dal +12 di marzo 2013 a +12,7%) in Europa, dopo Cipro e Olanda. Mentre i giovani (under 25) sono schizzati al 42,7%, contro la media del 23,7% nell'Eurozona. I dati Eurostat di ieri certificano in pieno quello che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito «l'allarme lavoro», una priorità nazionale su cui il governo dovrà accelerare per fare riforme e favorire nuovi posti di lavoro. Esaminando in profondità i dati Eurostat, con le elaborazioni della Fondazione Hume, emerge chiaramente quanto sia difficile per l'Italia stare al passo con gli altri Stati sul mercato del lavoro. Nell'ultimo anno, come mostra il grafico in alto, risultano 194 mila i disoccupati in più nel nostro Paese, mentre l'Eurozona ha invertito la marcia e il numero dei senza lavoro è stato drasticamente ridotto: 312 mila in meno (tasso di disoccupazione al 12%. Per non parlare dell'Europa a 27: quasi un milione in meno (945 mila per la precisione) di disoccupati. I problemi del nostro mercato del lavoro, secondo gli economisti sono tanti: è più rigido che in altri Paesi, siamo in ritardo con le riforme strutturali e molte aziende dovranno ridurre la cassa integrazione prima ancora di assumere. Insomma ci vorrà tempo prima di vedere scendere la disoccupazione. «Guardando al passato con la recessione del '92-93 ci sono voluti quasi dieci anni per tornare ai livelli di occupazione prima di quella crisi» ragiona Stefania Tomasini, responsabile per Prometeia di analisi e previsioni sull'economia italiana. Ma il problema principale, che fa la differenza con il resto del Vecchio Continente, a detta degli esperti, è la crescita. Negli altri Paesi europei è più robusta e permette di creare più posti, mentre in Italia il Pil viaggia da troppo tempo sotto lo zero e ora poco sopra. «Se il Pil dell'Italia crescerà dell'1-1,5% potremmo recuperare - stima l'economista di Prometeia - lo 0,6-0,7% dell'occupazione all'anno. Per vedere un'inversione di tendenza, un punto di svolta con una riduzione, seppure lieve della disoccupazione, bisognerà attendere l'inizio del 2015». Punta il dito sulla crescita, come panacea di molti mali dell'economia italiana anche la Banca d'Italia. Nel suo ultimo rapporto Bankitalia ritiene che il quadro della stabilità finanziaria del nostro Paese è migliore rispetto a sei mesi fa, mentre rimane un «sostanziale equilibrio nel lungo periodo dei conti pubblici» anche se la una ripresa economica è ancora fragile. Il rapporto segnala anche una frenata, nel 2013, della caduta del reddito disponibile delle famiglie, uno degli elementi di maggior rischio a fronte di una condizione finanziaria che resta comunque solida grazie anche al basso indebitamento mentre ripartono i mutui casa nel primo trimestre di quest'anno. Ma a trovarsi in acque poco tranquille sono ancora le imprese per le quali i segnali positivi si scorgono solo, a fronte di condizioni finanziarie deboli anche perché le nostre banche sono alle prese con aumenti di capitale per un totale di 10 miliardi. Se il Pil dovesse continuare con il segno positivo, secondo gli esperti di Bankitalia, il credito potrebbe riprendere a fluire a inizio 2015 a tutti i settori e non solo quelli più dinamici e orientati all'export. Mentre i prestiti in sofferenza (difficili da recuperare) delle banche potrebbero riportarsi su livelli fisiologici dopo la fine del 2014. Il quadro però, avvisa Palazzo Koch, resta fragile. Fra i fattori di rischio: il periodo di bassa inflazione prolungata che peserebbe su Paesi con un alto debito pubblico come il nostro, le tensioni geopolitiche in Ucraina e l'innalzamento dei tassi per via dell'orientamento meno accomodante negli Stati Uniti. Dai Paesi Emergenti, conclude Bankitalia, sta tornando comunque un flusso di denaro che raffredda lo spread e dà ossigeno alle banche. 4 13 12 11 10 % % % % % EU2 7 aprile 6,3 12,7 11,8 10,5 6,7 12 12 10,9 7,5 ITAL IA Eu ro 1 7 marzo 2014 marzo 2014 marzo 2014 marzo 2014 % marzo 2013 % marzo 2013 % marzo 2013 % marzo 2013 Stati Uniti Disoccupati in un anno Fonte: Elaborazione La Stampa su dati Istat, Eurostat, US BLS +194.000 -312.000 -945.000 - 1.220.000 C ti t i LA C ti t i L C ti t i L C ti t i i i i i Centimetri - LA STAMPA VALORI IN PERCENTUALE Tasso di disoccupazione a marzo 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 140 03/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 13 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Intervista "L'Ue ha fatto la sua parte ora tocca ai singoli Stati" La commissaria Malmström: più impegno per ospitare i profughi «I contatti sono costanti ma per ora non sono arrivate nuove richieste» MARCO ZATTERIN

In concreto cosa vuol dire? Reinserendoli altrove? CORRISPONDENTE DA BRUXELLES Cecilia Malmström ammette che «gli altri paesi potrebbero fare di più» per dimostrare solidarietà all'Italia e darle una mano concreta. Difende il lavoro delle istituzioni Ue, la commissaria per l'Immigrazione, e ricorda che a Bruxelles si è tentato il possibile dopo Lampedusa, mentre è in alcune capitali che il passo è stato più corto della gamba. Invita tutta l'Unione a lavorare su una soluzione globale, proprio mentre parte della politica nostrana accusa l'Europa di non aiutare abbastanza per l'Italia. «Siamo in costante contatto con le vostre autorità - assicura -, pronti a discutere delle necessità nel quadro delle nostre competenze e delle risorse disponibili. Va però detto che, per il momento, non ci hanno indirizzato alcuna nuova richiesta». Riepiloghiamo. Che misure avete preso dopo Lampedusa? « C i s i a m o messi in moto per sostenere autorità, migranti e rifugiati con tutti gli strumenti a disposizione. Se oggi il suo Paese sa affrontare l'aumentata pressione migratoria, è anche grazie a noi. Le autorità italiane lo hanno riconosciuto. Abbiamo costruito piani operativi di breve termine e per salvare le vite - e di lungo termine - per cercare di regolare meglio l'asilo e i problemi delle migrazione». «Come prima cosa, c'è stato lo stanziamento di 30 milioni per finanziare le operazioni in alto mare che anche in queste ore stanno recuperando i migranti. In dicembre è stata lanciata la fase operativa di Eurosur (Sistema europeo di sorveglianza delle frontiere, ndr), per rafforzare la cooperazione fra gli stati. Abbiamo portato avanti per consolidare Frontex nel Mediterraneo, rendendo più ampie e numerose le missioni. Tutto ciò sta dando i suoi frutti. E' giusto apprezzare e riconoscere gli sforzi con cui l'Italia si misura con una situazione davvero difficile». Questo era il breve termine. Poi che succede? «La chiave è aumentare cooperazione e dialogo coi paesi di origine e transito. Abbiamo un'intesa con Tunisia e Marocco per nuovi canali legali. Questo è il modello». Crede che le istituzioni Ue abbiano mostrato solidarietà all'Italia, ma non gli stati? «E' chiaro che potrebbero fare di più, in termini di solidarietà e di misure concrete che dipendono da decisioni nazionali, compreso un maggiore impegno nel reinstallare i profughi. Ho chiesto alle capitali di accogliere più migranti e qualche progresso si vede. La Germania è molto attiva, ma ciò non toglie che vi siano margini di miglioramento, soprattutto in quei paese che non subiscono l'alta pressione migratoria». Lei spinge per la reinstallazione dei profughi. Perché? «E' necessario concentrarci sulle forze alimentano le migrazioni. L'attuale pressione è composta da flussi misti: il numero degli "economici" appare in discesa, mentre cresce marcatamente quello di chi attraversa il Mediterraneo in cerca di protezione. Molti fuggono alla guerra in Siria, o alle persecuzioni in Somalia. Dobbiamo evitare che queste genti, le più vulnerabili, siano costrette mettersi in mano dei trafficanti per venire da noi». «Ho domandato agli stati di essere più attivi nel "resettlement" per evitare i viaggi della morte. Vuol dire portare in Europa le genti più a rischio. Nel 2012, 4500 persone sono state reinstallate nell'Ue da undici stati. Vuol dire che ci sono 17 paesi (fra cui l'Italia, ndr) che, impegnandosi di più, possono fare la differenza fra la vita e la morte». L'Onu vuole 30 mila reinstallamenti nel 2014. E' però una mossa nazionale che non potete imporre alle capitali, no? «E' così. Ciò non toglie che tutti dovrebbero impegnarsi di più. Siamo disposti a render disponibili, sino a seimila euro per rifugiato. C'è anche la possibilità di "ingressi protetti" che permetterebbero di avviare la procedura di asilo fuori dall'Ue senza imbarcarsi in traversate difficili. Devono decidere le capitali. Ma la Commissione glielo sta chiedendo attivamente». Foto: L'ultimo sbarco Foto: A destra, un gruppo di donne appena arrivate a Palermo Sopra, la commissaria Ue per l'immigrazione Malmström

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 141 03/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 13 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: La stagione più favorevole Foto: Con l'arrivo del bel tempo, il numero di imbarcazioni che dalla Libia cercherà di raggiungere l'Italia è destinato ad aumentare

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 142 05/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

IL PROGETTO INDUSTRIALE PER I PROSSIMI CINQUE ANNI: NUOVI MODELLI E INVESTIMENTI GLOBALI Fiat­Chrysler, piano da 6 milioni di auto Marchionne domani illustra la strategia. Padoan: la produzione in Italia continua, è una storia di successo Nel nostro Paese il rilancio passa dalle vetture di alta gamma TEODORO CHIARELLI INVIATO A DETROIT

Occhi puntati domani, 6 maggio, su Detroit, Michigan, Stati Uniti, quartier generale Chrysler di Auburn Hills. Il secondo edificio più grande del mondo dopo il Pentagono, un complesso dove lavorano 11 mila persone, è tirato a lucido. Alle 8.30 in punto, ora Usa, l'ad di Fiat Chrysler Automobiles Sergio Marchionne darà inizio a un meeting che si protrarrà per quasi 12 ore. Obiettivo: il piano industriale del sesto gruppo automotive globale che dovrà portare entro il 2018 a una produzione annua di 6 milioni di vetture. Ad ascoltare il manager e i suoi più stretti collaboratori, oltre allo stato maggiore di Fca con in testa il presidente John Elkann, ci saranno più di cento giornalisti da tutto il mondo, duecento analisti e invitati e rappresentanti sindacali delle diverse realtà produttive del gruppo. Le presentazioni riguarderanno obiettivi industriali dei diversi brand e la parte finanziaria, risultati di Fiat spa nel primo trimestre 2014 compresi. Seguiranno una sessione di domande e risposte, le conclusioni e la conferenza stampa di Marchionne. L'ad di Fiat e Chrysler svelerà la nuova strategia del Lingotto, incluse le attività europee, dove sono stati persi 2,15 miliardi di euro negli ultimi tre anni, mentre il 90% dei profitti oggi vengono dagli Usa e il resto dal Brasile. Secondo «Automotive News», il piano dovrebbe includere 9 miliardi di euro di investimenti in modelli per Fiat e Alfa, marchi cruciali per il rilancio in Europa, ma anche (riguardo alla casa del Biscione) per lo sviluppo nel segmento premium. Marchionne ha infatti deciso di riqualificare la produzione italiana puntando su vetture a più alto valore aggiunto. «L'impresa automobilistica globale vedrà un numero sempre più piccolo di imprese che producono automobili. Il fatto che un'importantissima impresa italiana, con una riallocazione di alcune sue funzioni, garantisce di rimanere a produrre e a dare lavoro in Italia è una storia di grande successo», ha detto ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ospite a "Che tempo che fa" su Rai Tre. Una delle architravi della strategia di Marchionne, secondo la rivista specializzata Usa «Automotive News», dovrebbe essere lo scorporo del marchio Alfa Romeo, con la conseguente creazione di una società autonoma come per Ferrari e Maserati. Alle nuove Alfa è legato il destino dello stabilimento di Cassino, dove oggi si fa la Giulietta e che ancora non ha una mission definita, e probabilmente anche di Mirafiori. Allo stabilimento torinese è stata destinata la produzione del suv Levante Maserati e di un altro modello ancora non noto e che potrebbe essere con lo stemma del Biscione, forse la nuova ammiraglia. Marchionne è stato categorico: l'Alfa versione premium sarà totalmente made in Italy. I tecnici guidati da Philippe Krieff sono da tempo al lavoro a Modena su un'inedita architettura su cui dovrebbero essere basati almeno 4 nuovi modelli: le Giulia berlina e station wagon, un'ammiraglia e un Suv. Il primo di questi modelli arriverà sul mercato in Europa, secondo Automotive News, tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016. Secondo fonti citate dalla rivista, sulla stessa base potrebbero essere costruite le future Chrysler 300 e Dodge Charger. Tra i modelli allo studio del Biscione ci sarebbero anche due coupé - uno medio e uno di dimensioni più grandi -, due Suv e un crossover compatto. Altro architrave del piano sarà lo sviluppo del brand Jeep, lanciato entro il 2015 verso una produzione da 1 milione di auto. La nuova sfida si chiama Renegade, crossover compatto realizzato per la prima volta nella storia fuori dai confini degli States, in Italia, a Melfi, con maestranze, professionalità e gusto tricolori. Nello stabilimento lucano in autunno nascerà pure la gemella 500. Renegade è la chiave per lanciare in grande stile l'offensiva in Cina. Verrà prodotta nella Repubblica Popolare insieme al partner Guangzhou Automobile Group (Gac). Seguiranno altri due nuovi modelli destinati espressamente al mercato di quell'immenso Paese, il secondo per importanza per l'iconico marchio americano dopo gli Stati Uniti. Foto: DANIELE BADOLATO/LAPRESSE

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 143 05/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: L'ad di Fiat Chrysler Automobiles Sergio Marchionne e il presidente John Elkann

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 144 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

TERREMOTO GRECO NEL SALOTTO BUONO Massimo Giannini

Qualcosa si muove, anche nel vecchio e polveroso "capitalismo reale" all'italiana. L'ultima assemblea delle Generali sancisce un cambio di fase, che non riguarda solo il Leone di Trieste, ma attraversa l'intero sistema di potere che un tempo si chiamava, con un enfasi retorica malriposta, il Salotto Buono. I fondi d'investimento esteri tornano ad affacciarsi sul parco buoi, e scoprono che gli assetti sclerotici e autoreferenziali delle aziende si stanno lentamente ma inesorabilmente scardinando. La quota degli investitori stranieri presenti nel capitale di Generali e' passata dal 9,2% del 2012 al 15,2% del 2014. La "magnifica preda", blindata per decenni nella cassaforte di una Galassia del Nord protetta dai patti di sindacato e dagli accordi parasociali, sta diventando una public company. La stessa cosa sta accadendo a Telecom, che a giugno si libererà definitivamente dall'innaturale "camicia di forza" rappresentata da Telco. Mario Greco ha il merito di aver avviato questa metamorfosi. Aveva promesso che per Generali non ci sarebbero più state "partecipazioni strategiche". Ha mantenuto la sua promessa. Proprio a partire dall'affare Telco. Per Trieste il salvataggio di Telecom (perché di questo si è trattato, nel 2007) si è rivelato un bagno di sangue. Un miliardo e 350 milioni di perdite su un miliardo e 550 milioni di investimento. Questo è il conto che Greco si è trovato sulla scrivania, appena arrivato in Generali. La cessione di una parte della quota Telco a Telefonica nel settembre scorso - se non ha certo premiato i piccoli azionisti, nella migliore tradizione della Borsa italica - è stata però un capolavoro per Generali, che ha venduto i suoi titoli al doppio della valutazione di mercato. E in un colpo solo ha ridotto il rubinetto delle perdite, ha rafforzato il suo patrimonio e ha gettato le basi per "cambiare verso" alla nostra mediocre parabola capitalistica. In giugno, con lo scioglimento di Telco, Generali potrà vendere le azioni residue sul mercato. Di lì tutto è cominciato, e tutto è cambiato. Non solo in Generali, ma anche in Mediobanca (dove Alberto Nagel ha a sua volta aperto il nuovo corso di Piazzetta Cuccia) e poi in Rcs, nella stessa Telecom, persino in Pirelli e in Intesa San Paolo. Si sciolgono legami incestuosi, si rompono partecipazioni incrociate. Enzimi di libero mercato contaminano finalmente il corpaccione amorfo di quel che resta della grande finanza italiana. Non a caso, fino a qualche settimana fa, nascosto tra gli arredi logori del fu Salotto Buono, c'era chi voleva fermare il cambiamento. La "società aperta" ha sempre i suoi nemici. Ieri valeva per Aron, oggi vale per Greco. [email protected]

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 145 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Finmeccanica, la "mission" di Moretti Roberto Mania

Che cosa deve fare Finmeccanica? Prima della scelta dei manager delle grandi aziende pubbliche (Eni, Enel, Poste, Terna e Finmeccanica) il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva detto che il governo avrebbe deciso la mission dei gruppi. Solo dopo sarebbero arrivati i nomi. Che ora ci sono. Ma per la holding italiana della difesa e dell'aerospazio, gruppo che - secondo Prometeia - vale circa lo 0,6 per cento del Pil, quasi il 7 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo e l'1,9 per cento delle esportazioni, la missione non è del tutto chiara. Purtroppo. segue a pagina 4 Segue dalla prima Ecerto non la si ricava con nettezza seguendo il profilo di Mauro Moretti designato dall'azionista Tesoro (ha in pancia il 30,2 per cento dei titoli) al vertice di Piazza Monte Grappa. Perché la scelta di Moretti - stando al ragionamento del premier dovrebbe essere stata compiuta a valle della definizione delle strategie da parte dell'azionista. Il management piegato, cioè, a un progetto industriale, quello che Finmeccanica stenta da tempo ad avere per colpa di scelte compiute nel passato (la stagione del disordinato espansionismo di Pier Francesco Guarguaglini); per colpa delle emergenze determinate dalle clamorose inchieste giudiziarie (la fallimentare stagione di Giuseppe Orsi) che hanno distorto risorse e prospettive (Finmeccanica è tornata a un piccolo utile nell'ultimo bilancio dopo due esercizi in profondo rosso), nonché danneggiato la reputazione internazionale del gruppo. L'identità industriale non è emersa nemmeno durante la breve stagione di Alessandro Pansa, per la cautela dell'ad ma anche perché in poco più di un anno sono cambiati tre governi. Dunque, Moretti (amministratore delegato delle Fs dal 2006 per scelta dell'allora ministro dell'Economia Tommaso PadoaSchioppa) ha dalla sua il risanamento finanziario e industriale delle Ferrovie dello Stato, non più un carrozzone capace solo di produrre perdite ma un'azienda con punte di eccellenza come nell'alta velocità, per quanto nelle tratte locali restino sacche di antiche inefficienze. L'ultimo bilancio delle Ferrovie si è chiuso con un utile netto di 460 milioni con una crescita di oltre il 20 per cento rispetto all'esercizio 2012, contro i due miliardi di perdite che Moretti ereditò dalle precedenti gestioni. Una galoppata sorprendente e da tutti riconosciuta. Moretti è manager determinato e decisionista. Spigoloso nel carattere, poco disposto al compromesso. Tagliente nel linguaggio. Polemico, come si è visto nella disputa con il presidente Renzi sul tetto agli stipendi dei ceo delle aziende pubbliche. Senza questi elementi non avrebbe strappato le Ferrovie al fallimento, non avrebbe potuto sfidare, vincendo, i veti e gli ostruzionismi sindacali che ben conosceva essendo stato a lungo dirigente della Filt-Cgil. Quando è entrato un competitor (la Ntv di Montezemolo e Della Valle) nel settore dell'alta velocità, Moretti ha reagito senza cautele, scatenando una guerra dei prezzi che ha accelerato le difficoltà dei treni privati. Ha mostrato cinismo, utilizzando le leve che aveva a disposizione a cominciare dal controllo sostanziale delle rete gestita da quella Rfi il cui amministratore delegato Michele Mario Elia appare oggi il candidato più forte per la promozione alle Ferrovie, sostenuto, se non addirittura selezionato, proprio da Moretti. D'altra parte quella tra i binari è una concorrenza parziale. Perché il trasporto ferroviario resta largamente un mercato domestico protetto. Questo non è un vantaggio, in termini di esperienza, per chi dovrà guidare un gruppo industriale quotato che si misura con la durissima e complessa (per i settori in cui opera Finmeccanica) competizione globale, dove i rapporti personali contano almeno quanto la credibilità del proprio sistema- Paese. Ed è per queste ragioni che la Borsa ha penalizzato il titolo Finmeccanica nei giorni successivi alla designazione di Moretti che assumerà il nuovo incarico il 15 maggio. Moretti ha una profonda conoscenza del settore dei servizi di trasporto ma non ha alcuna esperienza in quelli dell'aerospazio, della difesa, della sicurezza. E in generale dell'industria. La manifattura è diversa dai servizi. I trasporti non rappresentano più del 10 per cento del fatturato di Finmeccanica che con Ansaldo Breda (controllata al 100 per cento e che produce treni e metropolitane) e Ansaldo Sts (segnalamento ferroviario, con il 40 per cento di Finmeccanica) è anche fornitrice delle Ferrovie. E i trasporti - nel piano di riorganizzazione aziendale elaborato da Pansa - erano destinati alla dismissione visto che ogni anno appesantiscono con un apporto di 500 milioni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 146 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

(direttamente da Ansaldo Breda) la voce perdite del bilancio del gruppo. Moretti può giocarsi le sue carte nel settore dei trasporti. Già, ma quali? Chi è davvero interessato a Breda? I cinesi di China Cnr Corportation? Quelli di Insigma? Bombardier, General Electric, Thales? Chi? Moretti ha nell'ambito dei trasporti la sua rete internazionale, i suoi rapporti fuori dai confini nazionali: dal 2013 è presidente dello European Management Commitee dell'Uic (Union Internationale des Chemins de Fer), cioè delle Ferrovie europee. Cercherà accordi con partner europei? Certamente non con i francesi di Alstom (contesa tra gli americani di Ge e i tedeschi di Siemens) perché è partner del concorrente Ntv. Moretti cercherà intese con gruppi dei cosiddetti paesi emergenti del Mediterraneo, allora? Quali? Dunque rinnegherà il piano Pansa dando corpo all'ipotetico Polo dei trasporti nazionale evocato da sindacalisti e politici locali? Oppure darà concretezza al progetto di dismissioni? L'incertezza è addirittura palpabile nel palazzone romano di Piazza Monte Grappa, dove i dirigenti aspettano immobilizzati (e preoccupati vista la fama di tagliatore del "ferroviere") l'arrivo del manager esterno, l'unica scelta, tra i tre grandi gruppi pubblici quotati (Eni, Enel e Finmeccanica) selezionata dall'esterno. Non a caso, molto probabilmente. Un segnale di discontinuità, presumibilmente. Ma c'è un punto che riguarda il governo, questo governo. La coerenza dell'esecutivo Renzi. Quando a marzo l'ad uscente Pansa ha presentato il piano strategico con il «deconsolidamento» del settore dei trasporti, il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, come azionista di riferimento di Finmeccanica, e quello dello Sviluppo economico, Federica Guidi, in quanto responsabile delle politiche industriali, espressero apprezzamento, in un comunicato congiunto: «Il deconsolidamento delle attività dei trasporti deciso da Finmeccanica rappresenta un elemento essenziale per il successo di tale piano». E difficile pensare che non sia ancora questa la mission di Moretti. Un clamoroso dietrofront del governo sembra difficile. Eppure - si è visto - è lecito coltivare qualche dubbio. E per fugarli il nuovo ad dovrà trovare rapidamente i partner per una prospettiva industriale per Ansaldo Breda e Ansaldo Sts senza distrazioni su tutto il resto che rappresenta il 90 per cento del fatturato. Moretti, dunque, dovrà cercare anche all'interno del gruppo i suoi alleati, dove ha una consuetudine solo con Sergio De Luca, ex ad di Ansaldo Sts, ora direttore generale operations di Piazza Monte Grappa. Con un limite, anche per il numero due della holding: avere una carriera tutta costruita all'interno di Ansaldo (per questo ha conosciuto Moretti) e quindi, anche lui, esclusivamente nel settore dei trasporti. Sarà allora decisiva la collaborazione con i capi azienda. Moretti, insomma, avrà bisogno dei vari Giuseppe Giordo (Alenia), Antonio Perfetti (MBD, sistemi difesa), Daniele Romiti (Agusta). D'altra parte il futuro di Finmeccanica dipende da loro. Come dimostra l'ultimo accordo tra la controllata Alenia e Boenig per la fornitura di componenti della fusoliera dl "787" e che porterà nella cassa 1,5 miliardi circa nei prossimi 3-4 anni, secondo quanto riferito dal Sole 24 Ore . Ma intanto c'è chi scommette che se c'è un manager interno destinato a rafforzare la sua posizione con l'arrivo di Moretti quello è Giovanni Soccodato, il direttore delle strategie, l'uomo dell'industria, regista dell'ultima cessione di Ansaldo Energia al Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti. Insomma, la rivincita degli "industrialisti". FINMECCANICA, AGUSTAWESTLAND, ALENIA AERMACCHI, GIE-ART, SUPER JET INTERNATIONAL, SELEX ES, DRS TECHONOLIEG, TELESPAZIO, THALES ALENIA SPACE, OTO MELARA, WASS, MBDA, ANSALDO BREDA , ANSALDO STS, BREDAMENARINIBUS Foto: Qui sotto, Mauro Moretti Dal 15 maggio prossimo prenderà la guida di Finmeccanica Qui accanto l'andamento del titolo Finmeccanica a Piazza Affari Sopra, i settori operativi del gruppo Foto: Qui sopra, l'ex ad di Finmeccanica Alessandro Pansa (1) e il presidente, Giovanni De Gennaro (2)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 147 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato [ LE STRATEGIE ] Mercati globali, per puntare alto bisogna scendere dai campanili Marco Panara

Nelle compagnie aeree, nei farmaci, nella chimica il processo è in corso da tempo. Nelle tlc, dopo il ciclo della fine degli anni '90 sta per ricominciare. Nell'energia, nei trasporti e nell'aerospazio/difesa, la vicenda Alstom è il calcio d'inizio. segue a pagina 4 Segue dalla prima Nelle industrie ed i servizi ad alta intensità di capitale e ad alta tecnologia la tendenza inarrestabile è la formazione di oligopoli. Un processo che diventa intenso quando la disponibilità di capitali aumenta e quando ci sono fratture e ricomposizioni nella struttura della domanda. Questo momento è uno di quelli e infatti la febbre delle fusioni e acquisizioni è altissima. Conta la disponibilità di capitali, ma la direzione che questi capitali prendono dipende da onde potenti che alterano gli equilibri dei settori e delle singole aziende. Una di queste onde potentissime oggi in movimento riguarda la domanda. Quella dei mercati maturi rallenta e quella dei mercati emergenti accelera. Ora quell'onda sta arrivando a industrie fortemente legate alla domanda pubblica, come l'energia, i trasporti e l'aerospazio e difesa nei quali fino a ieri i governi hanno teso a proteggere le industrie nazionali. Quella protezione non regge più. Il passaggio da una domanda prevalentemente domestica ad una globale aumenta la concorrenza e le aziende reagiscono seguendo due strade: la concentrazione (con l'esito della creazione di oligopoli) per sfruttare le economie di scala e di scopo aumentando al massimo l'efficienza; la specializzazione in aree di business dove hanno primati tecnologici e di mercato. La vicenda Alstom è esemplare. Il gruppo francese realizza oltre 20 miliardi di fatturato soprattutto nei settori dell'energia e dei trasporti su ferro. Ora è oggetto di una offerta dell'americana General Electric per il suo settore energia (che è stata già valutata positivamente dal suo consiglio di amministrazione) e da una controfferta della tedesca Siemens, che prevede il passaggio alla Simens di tutte le attività nell'energia e la concentrazione nella Alstom di tutte quelle dei trasporti. Vediamo in atto quindi, come in un caso di scuola, le due tendenze della concentrazione oligopolistica e di quella settoriale. Comunque vada a finire, e ad oggi le premesse danno vincente Ge, le industrie dell'energia e dei trasporti ne saranno segnati, in Europa e nel mondo. Nell'energia perché chi prenderà Alstom farà un balzo che la distanzierà decisamente dai suoi concorrenti, che al mondo sono già pochissimi. Nei trasporti perché l'Alstom, con i miliardi ricavati dalla vendita della parte energia avrà le risorse per fare un balzo dimensionale. Nel settore dell'energia Siemens e Ge fatturano ciascuna oltre 27 miliardi, con i quasi 15 della Alstom il vincitore arriverebbe a 42, distanziando il secondo e in maniera ancora più drammatica il terzo, la Mistubishi che di miliardi di euro ne fattura 8. L'italiana Ansaldo Energia, oggi sotto il cappello della Cassa Depositi e Prestiti, si ferma a 1,3. Nel settore dei trasporti ferroviari (materiale rotabile e segnalamento) oggi il primo è Bombardier con 6 miliardi di ricavi, seguita da Alstom con 5,5, Ge con 4,2, Mitsubishi con 3,7 e Siemens con 3,2. Anasaldo Breda, controllata da Finmeccanica, è sesta con 1,7 miliardi. Da questa classifica restano fuori i due giganti cinesi, China South Railways e China North Railways, che probabilmente fatturano ciascuna più di Bombardier, ma al momento non hanno una grande proiezione internazionale. Il terzo settore dove le stesse forze di concentrazione aziendale e settoriale stanno per arrivare è l'aerospazio e difesa. La diminuzione degli investimenti militari in Occidente ha determinato la contrazione della domanda in Europa e negli Stati Uniti, mentre cresce quella di India, Cina, Turchia, Russia, Indonesia, dei paesi del Golfo. In più le aziende americane, fino a ieri impegnate esclusivamente per il Pentagono e per le operazioni di politica estera americana ora operano a tutto campo in competizione con le impresse europee, che già devono affrontare la concorrenza dei nuovi soggetti che stanno rapidamente crescendo nei paesi emergenti. A questa nuova sfida le imprese americane si presentano avendo già alle spalle un processo di concentrazione che le ha portate ad avere dimensioni enormi. In Europa l'unica confrontabile è Airbus Group (ex Eads) con i suoi 56 miliardi di fatturato, tutte le altre sono assai distanti: Bae System, Finmeccanica, Thales, Safran, Dassault non vanno nessuna oltre i 20 miliardi. E' inevitabile che anche questo settore vada verso una sostanziale ristrutturazione per reggere alla potenza di fuoco, nella ricerca e innovazione e nella presenza sui

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 148 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

mercati, dei colossi americani. E' l'evoluzione normale del capitalismo, anche di quello che una volta (e in parte anche adesso) era di Stato. Ma gli effetti di questa evoluzione saranno rilevantissimi, per il peso futuro dell'Occidente nel mondo, per il peso relativo degli Stati Uniti e dell'Europa, per quello dei singoli paesi europei. Per l'Occidente queste sono partite chiave, perché il cuore della sua residua forza non sono più i capitali ma è la tecnologia. Il vantaggio tecnologico che deriva dalla capacità di innovazione è la sola vera assicurazione non solo suo ruolo strategico nel mondo ma anche sul livello del tenore di vita delle sue popolazioni. Su questo piano gli Stati Uniti partono avvantaggiati, hanno un mercato dei capitali più dinamico ed attrattivo, imprese più grandi, in molti settori un livello tecnologico più avanzato e un più efficiente rapporto tra finanza e innovazione. L'Europa ha i suoi punti di forza ma la frammentazione non aiuta mentre la ricomposizione è difficile. La politica industriale di un paese, ha scritto molti anni fa Marcello De Cecco, la fanno le grandi multinazionali con il forte sostegno dei rispettivi governi. Ma l'Europa non è un paese, e di governi che possano e vogliano sostenere le proprie multinazionali ce ne sono 28. L'Italia peraltro di grandi multinazionali ne ha ben poche e sarà ora che il governo cominci a scegliere quali partite può giocare e su quelle concentrare i suoi sforzi. Nei tre settori di cui abbiamo parlato i rapporti di forza sono eloquenti: nell'energia i principali competitori hanno fatturati che vanno da otto a oltre venti volte quello di Ansaldo Energia, con ebit che arrivano per Ge e Alstom ad essere anche di quasi quaranta volte superiori, il che vuol dire disponibilità di cassa e quindi risorse per la ricerca incomparabilmente superiori. Nei trasporti le differenze di fatturato sono meno vistose, il triplo o il quadruplo di Ansaldo Sts più Ansaldo Breda ma la redditività e quindi la capacità di investimento è decisamente maggiore. E' poco realistico immaginare di diventare protagonisti in questi settori e anche di restare autonomi. La cosa più saggia è dare loro un ruolo intelligente nei processi di accorpamento in corso. Nell'aerospazio e difesa le condizioni sono diverse, Finmeccanica ha primati tecnologici e di mercato in alcuni settori. Anche qui si dovranno fare delle scelte e sarà difficile restare da soli, ma è una partita che si può giocare. Il tutto, che si tratti di energia, trasporti, aerospazio e difesa, senza egoismi ottusi e provincialismi, ma anche senza subalternità, con una visione chiara dei propri punti di forza e di debolezza (e di quelli degli altri) e con una idea chiara e condivisa degli interessi del paese non solo di oggi e di domani ma anche nel lungo periodo. Il che vuol dire anche avere il coraggio di concentrare le risorse nei settori che hanno più tecnologie, più innovazione e più futuro, e di gestire con intelligenza e rispetto per chi ci lavora quelle imprese e quei settori ai quali questo paese quel futuro non è stato capace di darlo. BOEING, EADS, UNITED TECHNOLOGIES, LOCKHEED MARTIN, HONEYHELL, GENERAL DINAMICS, BAE SYSTEMS, NORTHROP GRUMMAN, RAYTHEON, FINMECCANICA, THALES, SAFRAN, L-3 COMMUNICATIONS, TEXTRON, GKN, RHEINMETALL, EMBRAER, ITT EXCELLS, HARRIS, SPIRIT, ROCKWELL COLLINS, DASSAULT, SMITHS, INDRA, SAAB, ELBIT, HEXCEL, ORBITALSCIENCES, CUBIC Foto: Qui sopra, il ceo di Alstom Patrick Kron 1) e quello di Siemens Joe Kaeser (2)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 149 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato [ L'ANALISI ] La prima ragione del ritardo italiano Massimo Riva

Le ultime previsioni internazionali sulla ripresa economica segnalano una specifica difficoltà italiana a tenere il passo degli altri paesi del cosiddetto gruppo dei Piigs. Portogallo, Irlanda, Spagna e perfino la Grecia stanno dimostrando una capacità di aggancio al pur lento treno della crescita superiore a quella del nostro paese. Probabilmente il confronto con l'economia ellenica non è granché significativo: il Pil di Atene ha subito in questi anni un tale tracollo da rendere quasi naturale un discreto rimbalzo ai primi segnali di rilancio delle attività a livello europeo. Fa però riflettere che un paese di maggior peso e di non pochi guai come la Spagna si stia rivelando nettamente più pronto nello sfruttare i pur angusti spiragli di luce che si sono aperti alle economie del vecchio continente. segue a pagina 3 segue dalla prima Aprima vista, questo scenario sembrerebbe dare ragione ai fautori delle politiche del rigore contabile imposto da autorità esterne. Portogallo, Irlanda e Spagna (non parliamo poi della Grecia) hanno chiesto ed ottenuto, seppure in termini diversi, aiuti importanti dalle istituzioni internazionali accettando di assoggettarsi a forme di commissariamento, importa poco se esplicite o diplomaticamente dissimulate. Una scelta - possono argomentare oggi i sostenitori dell'austerità - che ora viene premiata da un aggancio un po' più sostanzioso ai primi vagiti di ripresa in atto. Mentre l'Italia risulterebbe penalizzata in questa fase di recupero generale proprio dalla decisione di fare da sola tenendosi alla larga dalla temuta "troika" ma così anche dagli aiuti finanziari esterni. Il fascino di questa analisi consiste soprattutto nella sua elementare semplicità. Ma il suo limite è anche quello di una superficialità che rischia di sconfinare in una fuorviante banalità. L'acronimo Piigs è una comoda locuzione verbale che sottende però sistemi economici fra loro assai diversi come non poco differenti sono stati i problemi posti dalla crisi apertasi nel 2008 ai paesi di questo gruppo. La Spagna, per esempio, è stata particolarmente colpita dall'esplosione del "boom" immobiliare che ha esposto a minacce esiziali il suo sistema creditizio con effetti a cascata sul resto dell'economia: gli aiuti esterni alle banche iberiche hanno dato un contributo indispensabile alla fuoriuscita dall'incubo del tracollo. Nel caso dell'Italia la crisi si è manifestata principalmente sul fronte più esposto dei conti pubblici: dopo tutto continuiamo ad avere il più pesante debito pubblico d'Europa. Ma alle difficoltà di tenuta del bilancio dello Stato si sono sommate quelle derivanti da una rapida e concomitante caduta della produzione industriale e della domanda interna: una sovrapposizione micidiale per un paese che è tuttora la seconda economia manifatturiera del continente. Applicare una terapia di tipo irlandese o addirittura greco all'Italia sarebbe stato come dare il colpo di grazia al nostro paese perché avrebbe reso ancora più ulcerose le sue ferite maggiori. Va piuttosto sottolineato che la pur giustificata ossessione per lo stato dei conti pubblici ha finito per distogliere l'attenzione, interna e internazionale, dai problemi connessi alla debolezza crescente del sistema produttivo. Che sono poi quelli a cui sarebbe più logico far risalire in larga misura la spiegazione della specifica lentezza italiana nell'aggancio alla ripresa generale. Anche prima che la recessione innescata dalla crisi finanziaria esplosa nel 2008 l'Italia sopravviveva con tassi di crescita minimali rispetto alle altre maggiori economie, europee e non. Sono parecchi anni, insomma, che il Pil domestico stenta a reggere il ritmo altrui per cui serve a poco, anzi a nulla, cercare la ragione di tanta fragilità nei soli guai derivanti dalla cattiva finanza pubblica. La realtà da guardare finalmente in faccia è quella che si riassume nella nozione di calante competitività del "made in Italy" nel suo complesso: fatti salvi i settori e le aziende che, per fortuna, hanno saputo investire e innovare per stare al passo con la concorrenza altrui. Ma poiché la competitività va sottobraccio con la produttività occorre ancora segnalare un falso problema sul quale si è perso prezioso tempo per anni: il costo del lavoro. Oggi della questione si parla molto meno anche perché le classifiche europee dimostrano che non solo le retribuzioni italiane sono fra le più basse ma che, perfino in termini di cuneo fiscale, il nostro Erario è meno esoso in tasse e contributi di quanto lo siano quelli tedeschi e francesi, le altre due maggiori realtà manifatturiere della zona euro. Purtroppo, però, per lungo tempo si è andati avanti a ragionare nei termini per cui la produttività (e

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 150 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

connessa competitività) si sarebbe migliorata soltanto facendo muovere più rapidamente il braccio dei lavoratori come nel celebre film di Charlie Chaplin. Cosicché l'indispensabile ruolo degli investimenti diretti a innovare prodotti e processi produttivi è rimasto patrimonio di una minoranza di imprenditori più coraggiosi e lungimiranti mentre il grosso del sistema si richiudeva su se stesso, si concentrava in impieghi finanziari, rifiutava in sostanza le peculiari responsabilità economiche legate all'esercizio della propria attività. Non è un caso del resto che in questa ultima fase di torsione della crisi stia racc o g l i e n d o a m p i consensi nel mondo delle piccole e medie imprese - di davvero grandi, del resto, ne rimangono assai poche - la predicazione dei ciarlatani che propongono la fuoriuscita dall'euro come terapia per tutti i mali del paese. Quel che allarma in proposito non è la miseria politica di chi sostiene simili follie, ma il seguito che minaccia di raccogliere. Perché questo indica che parte non piccola del sistema industriale italiano, già moralmente ed economicamente debilitato dalla droga delle svalutazioni competitive, non sa immaginare niente di meglio che chiedere ulteriori dosi di narcotico. Magari, in conclusione, avesse ragione chi cerca solo nello scarso rigore della finanza pubblica le cause della devianza italiana. Purtroppo, il problema di fondo è ben più complesso e chiama in causa la specifica arretratezza, culturale oltre che finanziaria, di ancora larga parte della nostra classe imprenditoriale. Foto: Il premier Matteo Renzi con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

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Euro, la rivincita della periferia Federico Fubini

Ese l'austerità funzionasse? Molti indizi in serie in teoria dovrebbero equivalere a una prova. E negli ultimi mesi l'Europa del Sud ne ha prodotti abbastanza per spiazzare due categorie di osservatori secondo i quali questa crisi avrebbe già dovuto distruggere l'euro: quelli ai quali nessuna risposta basta mai, e i critici di quel tipo di politiche dettate dalla Germania che vanno sotto il titolo, appunto, di «austerità». La novità di questi mesi è che i Paesi che hanno sperimentato la cura tedesca - quella vera, non il surrogato fatto di aumenti delle tasse - stanno dando segnali di trasformazione. Spagna, Portogallo, Irlanda e in parte persino la Grecia, sembrano diversi e più capaci di camminare sulle proprie gambe rispetto anche solo a 10 mesi fa. segue alle pagine 2 e 3 segue dalla prima Edire che venivano chiamati i Pigs, un arrogante acronimo coniato nella City londinese giocando con i loro nomi (e con quello dell'Italia). Oggi invece il governo di Londra blandisce gli elettori continuando a garantire il 20% di tutti i nuovi mutui delle famiglie, una scelta che lo rende potenzialmente insolvente al prossimo crash immobiliare. Intanto la parola Pigs è sparita dal lessico: cancellata dai segni di ripresa, che in quasi tutta la cosiddetta «periferia» europea sono più netti che in Italia. In certi casi sorprende la rapidità del cambio di stagione, come se le riforme avessero avuti i loro effetti anche prima di quanto molti si aspettassero. Su richiesta dei creditori di Bruxelles e del Fondo monetario internazionale, il Portogallo per esempio ha introdotto più di 400 misure per aumentare la produttività o liberare le imprese dagli oneri amministrativi, aprire a nuovi operatori i settori protetti dell'elettricità, delle telecomunicazioni o del settore farmaceutico. La giustizia civile è stata resa più rapida. Altri interventi hanno toccato dolorosamente la struttura sociale portoghese: i licenziamenti sono stati resi meno onerosi, mentre i negoziati contrattuali vengono spostati sempre di più dal livello centralizzato a quello di ogni singola azienda per permettere a chi produce di adattarsi alle condizioni della domanda e della concorrenza. Anche la Spagna si è mossa in fretta. Una giustizia civile resa più veloce ha aiutato le banche a liberarsi più in fretta delle vecchie posizioni andate a male e riprendere un po' di credito. La stessa bad bank (che in Italia non si è fatta) ha contribuito a voltare pagina dai problemi del passato. E sempre su richiesta dei governi europei che nel 2011 gli hanno prestato 40 miliardi per salvare le banche, il governo ha anche cambiato le regole del lavoro. I costi dei licenziamenti sono stati alleggeriti, rendendo le imprese meno riluttanti a offrire contratti a tempo indeterminato ai nuovi arrivati. Ma soprattutto, come in Portogallo, sono scattate clausole che permettono di optare per il negoziato sulle condizioni di lavoro a livello d'impresa: ciò ha attratto forti investimenti produttivi esteri, da Renault, dalla tedesca Bayer, a gruppi industriali statunitensi e dell'America Latina. Italia e Francia sono rimasti i soli due Paesi europei, nei quali gran parte dei contratti si discute a livello nazionale dai sindacati e dalla organizzazioni centrali dei lavoratori. Sono anche i soli nei quali la disoccupazione non è ancora scesa. Intanto, la svolta nel resto dell'Europa colpita dalla crisi è evidente quanto rapida. Ancora nell'autunno del 2012 la Spagna sembrava pronta a chiedere un aiuto anche per sostenere il suo bilancio. Venerdì scorso invece i rendimenti dei titoli di Stato di Madrid a dieci anni erano scesi sotto al 3%, livelli sfiorati di recente dai buoni del Tesoro americano. Nel primo trimestre la crescita iberica è arrivata addirittura all'1,6% in ritmo annuale, un balzo che sta inducendo gli analisti a rivedere al rialzo per la seconda volta in pochi mesi le stime del Pil per il 2014. Solo poche settimane fa il Fondo monetario vedeva una crescita dello 0,9% sul 2014, ma ora potrebbe arrivare a 1,2%. Nel frattempo anche la disoccupazione ha iniziato a scendere: oggi nel Regno ci sono circa 250 mila disoccupati ufficiali in meno rispetto a un anno fa. Tendenze simili si notano in Irlanda o in Portogallo, appena emersi o ancora in uscita dai piani di salvataggio dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale. I titoli decennali di Dublino rendono appena il 2,83%, appena lo 0,24% più di quelli di Washington, malgrado un debito salito in fretta al 120%. E il governo di Lisbona paga meno del 4% mentre ancora si trova nel programma di salvataggio europeo: malgrado un rating a livello «spazzatura», è un premio di rischio più basso di quello degli equivalenti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 152 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

titoli in «tripla A» (massimo dei voti) emessi dal governo australiano. Anche qui, il miglioramento non è solo finanziario. I dati dell'attività delle imprese o sul lavoro segnalano che qualcosa sta cambiando in profondità in economie che solo nel 2011 sembravano incapaci di vivere nell'euro se non sotto una tenda a ossigeno. Dall'aeroporto Portela di Lisbona per anni sono partiti circa duecento portoghesi adulti ogni giorno a cercare fortuna nel mondo, ma ora il Paese ha ricominciato a creare posti. I disoccupati sono oltre 120 mila meno di un anno fa, un crollo dal 17,5% al 15,3%. Le esportazioni salgono del 5% l'anno. E al Nord il distretto delle calzature ha messo a segno un aumento dell'export del 9% nel 2013 grazie alla scelta della qualità, senza più puntare solo sui bassi costi. Nell'ultimo anno i produttori portoghesi hanno iniziato a competere sempre direttamente con l'Italia nei segmenti dell'alto di gamma, con colpi di marketing come le scarpe su misura per star globali come David Beckham o Madonna. E anche in Irlanda la disoccupazione è scesa ormai di quasi due punti, mentre in Italia resta ancora ai massimi da quando viene misurata. Non tutti questi indizi di ripresa sono privi di ambiguità. Un'occhiata a ciò che avviene in Germania rivela per esempio un'immagine rovesciata, l'altra faccia della medaglia rispetto a quando accade nella «periferia» dell'euro. In teoria la correzione degli squilibri in Europa comporta aumenti dei costi del lavoro e un'erosione della competitività in Germania, mentre i Paesi in uscita dalla recessione riducono i loro costi e diventano più competitivi. Se questo accadesse, la moneta unica potrebbe funzionare meglio per tutti. Il paradosso però è che dopo un accenno di convergenza, nell'ultimo trimestre del 2013 la dinamica dei compensi ai lavoratori in Germania è di nuovo tornata a frenare (circa 1,5% su base annua). Cos'è successo? Probabilmente che la zona euro durante la crisi è diventata un po' più simile agli Stati Uniti. In America i lavoratori che perdono il posto per una recessione nello Stato in cui risiedono, si spostano facilmente verso un altro Stato in pieno boom. In Europa in questi anni ha iniziato larvatamente ad accadere qualcosa di simile: secondo Lombard Street Research, in Germania alla fine del 2013 quasi la metà dei nuovi assunti veniva dall'estero, cioè in gran parte da Spagna, Italia, Portogallo o Grecia. Sono migranti senza lavoro in fuga dai Paesi d'origine, disposti a lavorare a meno di quanto chiedono i tedeschi per le stesse mansioni. Sono loro a congelare parte delle dinamiche del costo del lavoro in Germania e dunque il riequilibrio europeo. In sostanza, Spagna, Grecia o Italia, ancora sommerse dalla disoccupazione, esportano deflazione verso il «nucleo duro» d'Europa; e la Germania a sua volta la riesporta verso la periferia sotto forma di beni prodotti a costi più bassi. Il riequilibrio non funzionerà finché questa spirale non si spezza, con un intervento della Banca centrale europea a sostegno dei prezzi e un aumento dei salari e dei consumi in Germania. Ma lo stesso surplus tedesco verso il resto del mondo, un colossale 6,8% del Pil a 278 miliardi di euro (più che triplo di quello della Cina, rispetto alla taglia dell'economia) rivela quanto resti da fare per un'area euro più equilibrata. Di questo passo la correzione del Sud sarà socialmente dolorosa per decenni, perché la Germania continuerà ad esportare deflazione. C'è poi anche un'incognita di natura finanziaria: il crollo dei tassi d'interesse nei Paesi indebitati non sembra definitivo. Le banche francesi o tedesche sono tornate a esporsi in Spagna o in Grecia a livelli che valgono circa il 60% delle posizioni da loro detenute pre-crisi. La caduta degli spread si spiega però soprattutto con l'afflusso verso il Sud Europa di fondi in uscita dai Paesi emergenti. Non si tratta di investimenti stabili, ma in gran parte di denaro generato negli Stati Uniti e sulla via del ritorno verso gli Stati Uniti dopo varie tappe in cerca di rendimenti all'estero. Con l'aumento dei tassi previsto nel 2015, la Federal Reserve suonerà la fine della ricreazione. Si vedrà solo allora come gestire montagne di debito che, da Lisbona ad Atene, nel frattempo non hanno mai smesso di aumentare.[ I PAESI ] SPAGNA Il premier spagnolo Mariano Rajoy: 59 anni, presidente del Partito popolare, sta conducendo il Paese a una difficile uscita dalla crisi, dovuta nel caso di Madrid soprattutto alla bolla speculativa immobiliare e bancaria: ancora per quest'anno, stando alla previsioni del Fondo Monetario, la crescita non supererà lo 0,9%, ma il punto di attacco su cui è concentrato il governo è la disoccupazione che ancora sfiora il 25% della popolazione attiva PORTOGALLO Il primo ministro di Lisbona, Pedro Passos Coelho. Nella lunga strada per il recupero ha anche dovuto sostenere, un anno fa, un duro braccio di ferro con la Corte Costituzionale che gli aveva annullato un cospicuo pacchetto di risparmi (1,3 miliardi di euro) che però erano necessari per ridurre il

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 153 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

deficit al 5,5 per cento del Pil e ottenere così fondi grazie al piano di salvataggio da 78 miliardi di euro negoziato con Ue e Fmi IRLANDA Il primo ministro irlandese Enda Kenny, che ha preso il posto di Brian Cowen, travolto dalla crisi, il 9 maggio 2011. Si era in quel momento nel pieno della bufera (che doveva raggiungere pochi mesi dopo l'Italia), dovuta soprattutto all'esplosione della crisi bancaria. E infatti sono stati determinanti nel caso irlandese gli aiuti concessi dalla Troika, in cambio di consistenti cessioni di sovranità, appunto al sistema creditizio Foto: Da sinistra, i capi di governo greco Antonis Samaras , spagnolo Mariano Rajoy, e portoghese Pedro Passos Coelho Foto: Il premier greco Antonis Samaras con Angela Merkel all'ultimo vertice europeo: il primo ministro di Atene ha riconosciuto alla cancelliera di non aver permesso che la Grecia uscisse dall'euro

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 154 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 13 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato FAR EAST CRISI CONCLAMATA E PECHINO ORA HA PAURA DELL'INSTABILITÀ Giampaolo Visetti

La crisi economica cinese allarma il mondo. Fino ad alcuni mesi fa i mercati si chiedevano se la frenata della crescita ci sarebbe stata. Poi quanto duro sarebbe stato l'atterraggio. Oggi la crisi è un fatto acquisito: lo stop è considerato inevitabile e la domanda riguarda solo i tempi. Multinazionali e governi cercano di capire fino a quando la leadership cinese potrà ricorrere agli stimoli per rinviare la resa dei conti con la realtà. L'opinione comune è che se la crisi manifesterà i suoi effetti presto, potrà essere controllata. Se i finanziamenti di Stato le impediranno di scaricarsi, gonfiandola nell'ombra, il crollo sarà invece difficile da contenere. Il sintomo più evidente del problema sono le rivolte operaie. Dieci anni fa la Cina era scossa da 87mila manifestazioni all'anno con oltre cento lavoratori. Nel 2011 gli incidenti hanno sfiorato quota 200 mila. Nel 2013 e nei primi mesi del 2014, scioperi e proteste si sono moltiplicati al punto da costringere il governo a sospendere la diffusione dei dati. A preoccupare Pechino non è solo la sindacalizzazione operaia senza precedenti, favorita dall'accesso a Internet. Per la prima volta gli scioperi dilagano anche nelle regioni meno industrializzate, dove le autorità hanno indirizzato gli investimenti contando su costi produttivi inferiori. La prima generazione di lavoratori migranti si accontentava di non morire di fame. Figli e nipoti di quegli operai pretendono invece di diventare classe media. In aprile ha fatto il giro del mondo la notizia del maxi-sciopero che per quasi tre settimane ha paralizzato il colosso delle calzature sportive Yue Yuen, fornitore dei più importanti marchi globali. I lavoratori volevano assicurazione, previdenza e la garanzia del welfare per le proprie famiglie. Per scongiurare un contagio dell'instabilità, a 25 anni dalla rivolta studentesca repressa nel sangue in piazza Tiananmen, il governo ha costretto la proprietà taiwanese a promettere la concessione dei diritti rivendicati dai dipendenti. L'aumento dei costi minaccia però i profitti e i manager della Yue Yuen hanno avvertito che il trasferimento della produzione, nel Sudest asiatico o in America centrale, è un'opzione probabile. La vicenda rivela il cuore dalla crisi cinese. Il sistema industriale, ad alta intensità di lavoro, per reggere non può trattare equamente gli operai, né rispettare l'ambiente. Se viene costretto a farlo, ostaggio dell'export low cost, non è più in grado di affrontare la concorrenza straniera di altre nazioni in via di sviluppo. La Cina si scopre così stretta tra la nuova capacità di mobilitazione operaia, la necessità che i lavoratori cinesi si trasformino anche in consumatori, e la potenziale competitività dei mercati che fino ad oggi erano stati solo suoi clienti. Il calo dei consumi in Occidente sta facendo strage di aziende cinesi e la nuova massa di disoccupati urbanizzati aggiunge pressione sui leader comunisti. A diventare esplosivo è però il calo demografico: per la prima volta, nel 2013 la popolazione cinese in età lavorativa è diminuita e la tendenza non potrà essere invertita almeno per vent'anni. Per sostenere una crescita del Pil superiore al 7%, Pechino avrebbe bisogno di un aumento della produttività almeno del 6% annuo. Rincaro della manodopera, calo della domanda e delle nascite, rendono l'obiettivo impossibile. Per questo la crisi finanziaria della Cina è il nuovo spettro dell'economia mondiale. Solo un rapido boom dei servizi potrebbe alleggerirla: i soldi però cominciano a mancare e nemmeno Pechino può indebitarsi all'infinito. Foto: Il presidente cinese Xi Jinping: sta valutando quanto sia opportuno ricorrere agli stimoli monetari contro la crisi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 155 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PRIVATIZZAZIONI Dalle Poste alle stazioni Così l'effetto nomine frena le vendite di Stato

PUATO A pagina 6 È ufficiale: è in salita la strada delle privatizzazioni e la frenata viene ora dal Fattore Nomine che, congiunto all'Effetto Spoil system, dà un cocktail di nuova incertezza. In testa alle poltrone vacillanti c'è quella del riservato (fin troppo, nota qualche operatore finanziario) Vincenzo La Via, che oltre a essere direttore generale del Tesoro da due anni presiede anche, come d'usanza, il Comitato Privatizzazioni. Ex direttore finanziario in Banca Mondiale e prima ancora in Intesa Sanpaolo, romano, 57 anni, La Via fu nominato al Comitato il 26 novembre, solo cinque mesi fa (governo Letta). Al timone di via XX Settembre c'era allora Fabrizio Saccomanni, che annunciò la tornata delle aziende di Stato da aprire al mercato: Poste, Eni, Enav, Fincantieri, Sace, Stm, Grandi Stazioni (Fs), Cdp Reti, totale 12 miliardi attesi. Acqua passata? Da ricognizioni informali: la quotazione di Poste, prevista per quest'anno, con il nuovo amministratore Francesco Caio che passerà al setaccio conti e divisioni slitterà probabilmente al 2015; la costituzione della newco commerciale da Grandi Stazioni, controllata di quelle Fs che vedono Mauro Moretti in uscita verso Finmeccanica, è rallentata (cause interne, si dice); per Sace che già si dava per quasi tramontata non sì è ancora risolto il nodo di quanto dovrà garantirne i crediti lo Stato, né se andrà in Borsa o no, difficile comunque uno sbocco entro l'anno; e del blitz sull'Eni, riducendo la quota pubblica sotto il 30%, non parla più nessuno. «Su Poste la gara è partita due mesi fa, ma nessuno ha ancora dato risposta alle banche d'affari, che se l'aspettavano da un mese - dice un operatore che chiede l'anonimato - . E sull'Enav le banche si attendevano un invito che non è ancora arrivato». L'unica che sembra pronta (per Piazza Affari) è la Fincantieri con perimetro e utili in crescita, in asse sempre più stretto con Cassa depositi e prestiti. Come Stm. Il collante Fsi L'amministratore delegato dell'azienda cantieristica, Giuseppe Bono, è entrato infatti la scorsa settimana nel consiglio d'amministrazione del Fondo strategico italiano (Fsi), alla cui guida sono stati confermati martedì 29 aprile Giovanni Gorno Tempini (presidente) e Maurizio Tamagnini (amministratore delegato). Proprio il Fondo controllato dalla pubblica Cassa depositi e prestiti sarebbe poi, si deduce dalle nomine, il destinatario della privatizzanda quota di StMicroelectronics (come già anticipato da Corriere Economia ), visto che proprio di Stm è diventato consigliere, sempre settimana scorsa, Tamagnini. Ora il governo Renzi, nominati i vertici delle maggiori controllate di Stato, deve decidere se cambiare o no anche i capi dipartimento del Tesoro e La Via può essere sostituito entro fine maggio. Salterà? I rumors registrano qualche malumore, perché dal direttore generale del Tesoro il mercato si sarebbe aspettato più attivismo su partecipate di Stato e linee strategiche (il confronto è con i predecessori Draghi e Grilli). Viene sottolineata invece una certa lateralità del manager, un po' per il carattere schivo. Va anche detto però che il Tesoro sembra avere sempre meno peso nella partita di queste privatizzazioni («È troppo seduto», lamenta una fonte finanziaria), che sarebbe giocata, nel caso, piuttosto dalla presidenza del Consiglio. Va in questa direzione la nomina di Fabrizio Pagani a capo della Segreteria tecnica del Tesoro (e anche nel consiglio dell'Eni). Casella strategica: Pagani era il consigliere economico di Palazzo Chigi, l'uomo di Renzi in missione all'estero in cerca d'investitori sull'Italia. Per La Via, che inizialmente veniva dato in uscita, nei giorni scorsi si prospettava così una possibile permanenza: il neoministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, non è persona da scossoni, inoltre Matteo Del Fante, dato per probabile sostituto, è stato destinato ad altro incarico (amministratore delegato di Terna). C'è un mese per decidere, e questa scelta sarà uno degli indicatori utili per comprendere come Renzi intenda muoversi sulle privatizzazioni. Che, però, vanno fatte in fretta, se si vuole cogliere il momento buono.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 156 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'aumento dei valori Rispetto ai dati del novembre 2013, quando si iniziò a parlare di nuove privatizzazioni, il portafoglio di aziende dello Stato è infatti aumentato di valore: in media, del 14% per nove imprese, dicono i calcoli dell'équipe di Stefano Caselli, prorettore Università Bocconi, per Corriere Economia (vedi tabella). Come dire: è stato meglio aspettare, ma non si tiri la corda. Vediamo i conti, con un'avvertenza: per le quotate, il calcolo è sulla capitalizzazione di Borsa (confronto fra il 29 aprile scorso e il 30 ottobre 2013); per le non quotate, è una stima con il metodo dei multipli e l'ipotesi (prudenziale) è di cinque volte il margine operativo lordo, meno l'indebitamento netto (confronto fra i bilanci 2013, per chi li ha appena approvati, e quelli 2012, chiusi l'anno scorso). Ebbene, la quota in mano al Tesoro (o Cdp) il cui valore è aumentato di più è quella dell'Enel, +37% a 12,9 miliardi di euro; segue Stm con il +21% a 879 milioni. Terzo posto a Finmeccanica (+20%), quarto alla Snam destinata a entrare (con Terna) nella privatizzanda Cdp Reti: +15% a 4,41 miliardi; quinto e sesto alle quotande Fincantieri (+12% a 1,3 miliardi) e Poste (+9% alla bella cifra di 13,2 miliardi). E il valore della quota di Stato di Terna è salito dell'8% a 2,35 miliardi, quello di Eni del 3% a 20,56. « Se si ragiona di privatizzazioni seguendo il mercato finanziario, la tempistica è fondamentale - dice Caselli -. In questi mesi tutti i valori sono saliti . Non è una sorpresa: la Borsa è in crescita e la recessione aveva toccato il fondo. Ora l'Italia non è più nel mirino, i tassi si sono stabilizzati al ribasso, i fondi esteri hanno il via libera a investire nel Paese. Ma il momento non va perso, le privatizzazioni andrebbero fatte nei prossimi mesi». Un'idea, dice Caselli, può essere «inserire tutte le partecipazioni di Stato interessate dalle privatizzazioni in un fondo e chiedere agli investitori di entrare lì». Se c'è l'intenzione, naturalmente. © RIPRODUZIONE RISERVATA CHI CRESCE DI PIÙ Variazione del valore delle maggiori aziende possedute dal Tesoro. In rosso le imprese nel Piano privatizzazioni. Dati in milioni di euro S. A. Enel Stm Finmeccanica Snam Fincantieri Gruppo Poste Italiane Terna Eni Enav Gruppo Rai Simest Ferrovie dello Stato Sace Diretta attraverso Mef e indiretta attraverso Cdp; 2) al 30/10/2013; 3) al 29/04/2014; 4) equity value, bilancio 2012, calcolo 5 volte il margine operativo lordo meno l'indebitamento finanziario netto; 5) equity value, bilancio 2013, calcolo come da nota 4; 6) patrimonio netto meno debiti; 7) per le aziende quotate; 8) per le aziende non quotate Fonte: elaborazione Università Bocconi per CorrierEconomia 31,24% 14,37% 30,2% 30% 99,36% 100% 29,85% 30,1% 100% 100% 100% 100% 100% Quota pubblica (1) +37% +21% +20% +15% +12% +9% +8% +3% nd nd nd +4% nd VARIAZIONE 9.425 728 973 3.822 - - 2.164 20.010 - - - - - 2013 (2) 12.933 879 1.163 4.410 - - 2.349 20.567 - - - - - 2014 (3) Valore quota pubblica per capitalizzazione (7) Debiti netti (Pfn) 42.948 -1.192 3.373 12.398 -459 -1.959 5.855 15.511 214 366,2 89,7 9.068 2.220 2012 39.862 -741 3.316 13.326 155 -3.257 nd 15.428 nd nd nd 8.492 nd 2013 16.738 603 1.080 2.817 147 2.031 1.390 24.569 235 486,4 24,63 36.736 6.210 2012 17.011 -806 949 2.803 298 1.989 nd 20.559 nd nd nd 37.342 nd 2013 Margine operativo lordo (Ebitda) Valore quota pubblica per multipli (stime) (8) - - - - 1.186 12.114 - - 961 2.066 33 27.668(6) 3.990(6) 2013 (4) - - - - 1.326 13.202 - - nd nd nd 28.850(6) nd 2014 (5) Mezzi propri Mezzi propri Media variazione +14 % Foto: Tesoro Vincenzo La Via, direttore generale Cdp Giovanni Gorno Tempini Poste Francesco Caio, nuovo capoazienda

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 157 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL PUNTO Imposte e paradossi Il Fisco può renderci più competitivi DANIELE MANCA

Si parla di tasse sempre in termini quantitativi. E a ragione: ce ne sono troppe (è vero). Il peso fiscale è eccessivo (ancora una verità). Per non parlare dell'intrigo di norme e scadenze che, nel caso soprattutto dell'Italia, le rende se possibile anche particolarmente odiose. Eppure sta accadendo qualcosa nel mondo occidentale che dovrebbe iniziare a farci ripensare in maniera diversa il Fisco. In questi giorni sta emergendo l'anomalia delle grandi corporation americane: hanno accumulato quasi 2 mila miliardi di dollari di liquidità (in crescita del 12% rispetto al 2012) fuori dai confini degli Stati Uniti. I nomi sono di aziende come Apple, Ibm, Cisco, General Electric. Motivo? Evitare la forte tassazione dei profitti aziendali. Non è un mistero che alcune nazioni, l'Irlanda o i Paesi Bassi in Europa, abbiano fatto della minor imposizione sulle imprese uno degli elementi per attrarre investimenti e aziende sul loro territorio. Al di là delle strade che ogni nazione sta perseguendo, il tema posto è di non poco conto. Il Fisco non può essere visto solo come mero elemento redistributivo o di compartecipazione alle spese di uno Stato, di una comunità. Sta assumendo invece connotazioni tali che lo rendono uno dei fattori di competitività di un Paese. Attrarre investimenti dall'estero, fare sì che venga installato un quartier generale di una azienda straniera sul proprio territorio, produce posti di lavoro ed entrate per lo Stato. E si crea anche un indotto che fa da traino allo sviluppo di intere città e territori. Non appaia singolare o fuori luogo iniziare a pensare al Fisco in questi termini. Serve maggiore creatività e un nuovo approccio alla questione tributaria per dare un significativo aiuto alla ripartenza del Paese. Riuscire ad avere tasse che attraggono contribuenti, invece di respingerli, può apparire un controsenso in un Paese come il nostro dove l'evasione ha un peso così consistente. Eppure sarebbe il segnale più evidente di un Fisco che ha capito di dover essere vicino ai cittadini e non un loro nemico. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 158 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'analisi [email protected] Copyright, l'Italia fuori dalla lista nera americana Motivazione: il Regolamento Agcom è un'arma anti pirateria DIEDOARDO SEGANTINI

Copyright, l'Italia fuori dalla lista nera americana. Motivazione: il Regolamento Agcom è un'arma anti pirateria. Per i difensori del copyright si tratta indubbiamente di una buona notizia: dopo 25 anni, l'Italia esce dalla lista nera della pirateria, quella in cui sono elencati i Paesi che brillano nel furto di contenuti e nella contraffazione offline e online. L'Ufficio del Commercio americano ha annunciato che il nostro Paese è stato tolto dalla Watch List dell'edizione 2014 dello Special 301 Report, il documento che ogni anno individua le nazioni meno affidabili nella protezione del diritto d'autore. Il cambio di giudizio è motivato fondamentalmente con l'adozione, da parte dell'Authority per le Comunicazioni (Agcom), del Regolamento che consente di combattere più efficacemente la grande illegalità organizzata. Tempo fa, quando l'Agcom (gestione precedente) aveva promesso il Regolamento per poi ritornare sulla propria decisione, l'Italia aveva fatto una pessima figura. Oggi invece riceve un riconoscimento importante, che speriamo metta fine al lungo, troppo lungo periodo in cui siamo stati considerati un luogo problematico per la certezza del diritto (in generale) e di quello d'autore (in particolare). Nello Special 301 Report l'Ufficio del Commercio statunitense (United States Trade Representative, Ustr) analizza la situazione internazionale rispetto alla protezione della proprietà intellettuale nei Paesi partner commerciali dell'America. Un rapporto comparativo che è da sempre considerato un ottimo strumento per misurare i livelli di sicurezza del settore culturale e orientare (o sconsigliare) gli investimenti nell'innovazione e nella creatività. Lo Ustr si dà l'obiettivo di identificare i Paesi che negano un'adeguata ed efficace protezione al copyright o che non garantiscono un mercato sicuro alle aziende che di copyright vivono. Per questo ha creato una Priority Watch List (una lista nerissima, che comprende i campioni di illegalità) e una Watch List, quella che, fino all'anno scorso, annoverava anche noi. Del primo elenco, quello delle aree più a rischio, fanno parte Cina, Algeria, Argentina, Canada, Cile, India, Indonesia, Pakistan, Russia, Thailandia e Venezuela. Nel secondo troviamo Bielorussia, Bolivia, Brasile, Brunei, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Egitto, Filippine, Finlandia, Grecia, Guatemala, Giamaica, Kuwait, Libano, Malesia, Messico, Norvegia, Perù, Repubblica Dominicana, Romania, Spagna, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan e Vietnam. Il fatto che colpisce è che il miglioramento del giudizio sull'Italia sia basato proprio su quel Regolamento Agcom che da alcuni, in patria, viene ancora criticato come un attacco alla libertà digitale degli individui. A Washington evidentemente si coglie invece che non agli utenti è indirizzato lo strumento creato dall'Agcom ma alla pirateria «su vasta scala» che colpisce i fornitori di contenuti, gli editori e, alla fine, gli stessi utenti. @SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 159 03/05/2014 Milano Finanza - N.86 - 3 maggio 2014 Pag. 8 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Quel minimo di ripresa da non sprecare Angelo De Mattia

Un quadro di aspettative migliori, ma tutto ancora da sviluppare e consolidare. Così si potrebbe sintetizzare il primo Rapporto sulla stabilità finanziaria 2014 pubblicato dalla Banca d'Italia, La contrazione del credito si attenua, anche se per le imprese le condizioni di accesso ai finanziamenti restano restrittive. Alla continuazione della riduzione in quest'ultimo caso, pur in un quadro di attenuazione della severità dei criteri di offerta, hanno contribuito la debole dinamica degli investimenti e la stessa accelerazione dei rimborsi dei debiti della Pa utilizzati abbastanza diffusamente per ridurre l'esposizione nei confronti delle banche; il deterioramento della qualità dei prestiti rallenta e migliorano i tassi di copertura delle relative partite. Il mercato dei crediti mostra segni di ripresa, potendo fruire anche del nuovo regime fiscale; il funding gap si riduce; ingenti risultano le rettifiche di valore; sono stati promossi dalle banche aumenti di capitale per 10 miliardi; alcune grandi imprese iniziano ad attivare canali alternativi a quelli bancari sostituendo debiti verso gli istituti con emissioni di titoli obbligazionari; i tassi d'interesse relativi al debito bancario delle famiglie rimangono su di un valore storicamente basso e contribuiscono a contenere la vulnerabilità delle stesse famiglie, sulle quali pesa, però, la flessione del reddito disponibile. La debole dinamica relativa, secondo il Rapporto, fa sì che, se il reddito rimanesse invariato rispetto al 2013, la quota delle famiglie vulnerabili aumenterebbe del 3,3% nel 2015. La redditività delle imprese rimane bassa: i principali rischi sono rappresentati dalla debolezza della ripresa e dalle difficoltà di ottenere finanziamenti. Si conferma, in sostanza, che in Italia la ripresa ciclica va estendendosi, ma resta fragile. In questo quadro le valutazioni dei mercati sulle banche italiane migliorano notevolmente. Edè fondamentale. Ora, però, questi progressi dovrebbero iniziare a ribaltarsi più consistentemente sulle imprese e sulle famiglie, anche se si ha ben presente che concorrono problemi di grande pesoi quali impattano sulla domanda di prestiti e sono riconducibili all'inadeguatezza della crescita, chiamando in causa la politica economica italiana ed europea. Come la politica monetaria, anche gli istituti di credito non possono essere la soluzione di problemi che li sopravanzano. Possono, però, fare di piùe una parte della «questione credito» li interpella direttamente e corresponsabilmente. Il loro ruolo è fondamentale per la ripresa; necessario ma non certo sufficiente. Le misure che a livello aziendale e di sistema vanno assuntee sviluppate sono state diverse volte ribadite dalla Banca d'Italia. Altre innovazioni spettano al Governo che dimostra di essere pienamente avvertito del ruolo delle banche, anche se poi adotta misure, soprattutto nel versante della tassazione del risparmio, nettamente divergenti dalla valorizzazione di tale ruolo. Viè poi la parte che spetta alla Bce: vedremo, giovedì 8 maggio, se e quali decisioni non convenzionali il Consiglio direttivo assumerà. Infine, viè la grande funzione, come accennato, della politica economica e dell'azione delle istituzioni comunitarie: sta qui il punctum dolens che la condizione delle banche finisce per mettere ancor più in luce. (riproduzione riservata)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 160 03/05/2014 Milano Finanza - N.86 - 3 maggio 2014 Pag. 10 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato UN'ANALISI IMPLACABILE La moneta stortignaccola Paolo Savona

Che l'euro sia una moneta mal costruita, ancorché ben gestita nei limiti della sua malformazione istituzionale, è ormai opinione condivisa. Soloi mitomani dell'euro, una patetica minoranza che purtroppo governa le sorti del Paese, continuano a negarlo e affidano il loro ingiusto dominio al terrore di ciò che può accadere se l'euro fosse abbandonato. Se si volesse veramente rilanciare crescita e occupazione, il potere di governare dovrebbe già passare in mano di chi ha visto giusto e ha un programma di come gestire il dopo - con o senza euro. Invece si continua a cooptare le vestali opportuniste del rito europeo. La maggioranza dei nuovi critici è in gran parte composta da coloro che fino a poco tempo fa militavano tra i vecchi mitomani. Le loro posizioni però si differenziano: ai due estremi vi sono coloro che chiedono una profonda revisione dei Trattati europei e coloro che chiedono di uscire dagli accordi attuali perché non riformabili; la forza logica di chi chiede l'uscita dall'euro è che una moneta senza Stato non può sopravvivere se non in un ambito non democratico che ne sappia imporre l'accettazione a ogni costo. In mezzo si colloca chi sostiene che l'Europa sta compiendo piccoli passi per migliorare il funzionamento delle istituzioni monetarie e fiscali e ciò sarebbe sufficiente per mantenere in vita l'eurosistema e, più in generale, l'intera Unione (mercato comune compreso); la crisi verrebbe quindi superata con le attuali strutture e politiche. Purtroppo questa tesi errata ha conquistato anche il presidente della Repubblica che va svolgendo un ruolo pivotale negli equilibri politici; egli non è tenuto a conoscere i fondamenti dell'economia né ha a sua disposizione, come tentò di avere il presidente Cossiga, un consigliere economico e, di conseguenza, deve rivolgersi ai vertici di governo che sono espressione della mitomania europea per intima vocazione, come fu per Monti e Letta, o per opportunità, come per Draghi e non pochi altri; in tal modo contribuisce a rafforzare l'asse delle scelte a favore dei diktat europei. Non basta limitarsi a chiedere più attenzione alla crescita e alla disoccupazione per ottenerla: occorrono riforme dell'architettura istituzionale e delle politiche europee. La competizione elettorale per il nuovo Parlamento europeo dovrebbe svolgersi su questi temi, ma espressi in modo elementare, come d'obbligo nei referendum. Questo sarebbe il compito degli esperti di comunicazione sociale affiancati dagli economisti, ma i primi non si sa dove siano, mentre i secondi vanno facendo una tremenda confusione. Un esempio è il Manifesto firmato da 300 persone curato dal Sep, la Scuola di politica economica europea della Luiss, che, oltre a contenere richiami statistici errati (come l'inflazione del 20% attribuita alle svalutazioni della lira)e ipotesi di relazioni causa/effetto tra variabili economiche «appese ai lacci delle proprie scarpe», non spiega al comune lettore perché il Paese debba accettare anche i costi del malfunzionamento europeo oltre quelli che il Paese ha ereditato a causa di decenni di malgoverno;e non potendo dimostrare che l'euro così com'è porta benessere, sparge terrore sulle conseguenze dell'abbandono degli accordi monetari europei. Considero questo comportamento una vergogna culturale e un imbroglio sociale. La storia insegna che gli italiani capiscono, ubbidiscono e, se ben guidati, sanno anche correggersi: se continuiamo a dire loro che la ripresa arriva tra sei mesi (ora l'anno dopo) essi hanno la pazienza di patire la crisi e sopportare le tasse conseguenti; ma la realtà porterà a un'esplosione di rabbia ancora più grave di quella che il M5S è capace di incanalare pur non avendo programmi. Credo che il compito degli studiosi sia quello di illuminare la strada degli elettori e non tenere lo strascico dei governanti nella speranza di trarne personale beneficio. Perciòi quesiti che devono essere rivolti all'elettore sono i seguenti: 1) Vuoi stare nell'euro con le conseguenze sotto i tuoi occhi o affrontare il costo dell'uscita? 2) Vuoi continuare ad aumentare il debito pubblico per stare meglio o tagliare la spesa pubblica accettando le conseguenze? 3) Vuoi rimborsare il debito pubblico cedendo il patrimonio statale o pagando più tasse per rimborsarlo? Magari le parole da usare non saranno queste, ma i concetti sì. Naturalmente si scateneranno ridde di interpretazioni, ma alla fine l'elettore deve decidere quali alternative scegliere e a chi affidare il compito di realizzarle, assumendosi le responsabilità delle conseguenze. L'Europa e il governo italiano sapranno quello che devono fare, la situazione politica si chiarirà e, di conseguenza, i

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 161 03/05/2014 Milano Finanza - N.86 - 3 maggio 2014 Pag. 10 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

falsi profeti saranno finalmente relegati ai margini. È un insulto alla sovranità popolare affermare che gli elettori non sanno scegliere e quindi le élite devono farlo per loro, un vecchio e pericoloso vizio del Paese difficile da estirpare. (riproduzione riservata)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 162 03/05/2014 Milano Finanza - N.86 - 3 maggio 2014 Pag. 1.22 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato FIAT CHRYSLER Marchionne al test finale Luciano Mondellini

Anove anni e 11 mesi dal suo insediamento sulla tolda della Fiat (la sua nomina come amministratore delegato avvenne il 1° giugno 2004) Sergio Marchionne martedì 6 maggio annuncerà l'inizio di una nuova era nella storia della casa automobilistica. Da Detroit, dove sarà basata la sede operativa di Fiat Chrysler, il manager italo-canadese svelerà il piano industriale che fornirà le linee guida sino al 2018 del gruppo che è ormai il settimo al mondo per numero di vetture vendute, circa 4,4 milioni di unità nel 2013. L'obiettivo principale, più volte sbandierato dallo stesso Marchionne, sarà incrementare la redditività della società, che oggi continua a registrare notevoli perdite nel Vecchio Continente, tramite il rilancio dei marchi Alfa Romeo e Maserati nel redditizio segmento premium, mentre nel contempo saranno sempre più sviluppate le sinergie con Chrysler, che in Nord America ( si veda box in pagina) continua a dare non poche soddisfazioni in termini di immatricolazioni. Non solo; sempre seguendo il leitmotiv della ricerca di nicchie più profittevoli, è ipotizzabile che sarà annunciato anche uno scorporo della linea 500 dal brand Fiat. L'intendimento sarebbe quello di separare le trendy car, che garantiscono un maggiore valore aggiunto alle casse societarie, dall'immagine mass-market del marchio Fiat, stor i c a m e n t e legato a un mercato non certo di prima fascia. Marchionne, insomma, intende lucidare al massimo tutta l'argenteria con l'obiettivo di recuperare redditività in Europa e allo stesso tempo riassorbire l'occupazione ora in eccesso negli stabilimenti del Vecchio Continente. Nell'ambito di questo disegno il manager non esiterà a mettere a disposizione la tecnologia Ferrari (ovvero il gioiello più splendente della casa torinese) per le versioni top di gamma delle nuove vetture Alfa Romeo (si parla di 5-7 nuovi modelli). Inoltre, per diradare lo scetticismo, il manager ha spiegato più volte che, a differenza dei tentativi di rilancio dell'Alfa che sono puntualmente falliti nell'ultimo decennio, questa volta il contesto è diverso. Fiat, ha ribadito Marchionne, ha ora a disposizione la rete di concessionari Chrysler negli Stati Uniti e in virtù di questa forza distributiva sarà capace di vendere sia le vetture del Biscione che quelle Maserati anche nei più remoti angoli degli Stati Uniti. Inoltre non è escluso che il marchio Alfa Romeo venga spostato dalla scatola Fiat Group Automobiles in cui ora è contenuto con i brand mass market come Fiat e Fiat Professional, diventando una società a sé stante come Maserati e Ferrari ( si veda tabella in pagina ). L'indiscrezione, emersa in settimana, non è stata né confermata né smentita, ma è risultata gradita sia agli investitori, che hanno fatto schizzare il titolo nelle ultime sedute, sia agli analisti, i quali ritengono sia una mossa intelligente per dare visibilità al brand in vista del suo rilancio. Secondo i broker, infatti, Marchionne ha bisogno di rendere visibili i conti dell'Alfa affinché il tentativo di rilancio acquisti credibilità. Se questi sono gli obiettivi strategici, il nodo è capire come il Lingotto sarà in grado di finanziarli. Il piano, infatti, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, dovrebbe comportare un investimento di gruppo di circa 9 miliardi l'anno fino al 2018. Un importo in linea con la dinamica degli ultimi anni che ha visto la casa torinese investire 7,4 miliardi nel 2013, mentre circa 8 miliardi sono la stima degli investimenti, come ha spiegato lo stesso Marchionne, nel 2014. Ma è evidente che questo esborso non può non creare un problema di cassa a una società come il Lingotto, caratterizzata da un alto livello di indebitamento. Fiat infatti a fine 2013 sedeva su un cuscinetto di 22,7 miliardi di liquidità disponibile, ma denunciava un indebitamento netto finanziario di 10,4 miliardi e 29,9 miliardi come totale dei debiti finanziari, a causa soprattutto dell'acquisizione di Chrysler. In questo quadro il sostegno finanziario del nuovo piano rappresenta un punto cruciale, a detta di osservatori e broker. Non a caso nelle settimane scorse è emersa l'ipotesi di un prestito convertendo in titoli Fiat spa da circa 1,5 miliardi come il mezzo che il Lingotto avrebbe scelto per rafforzarsi patrimonialmente. Questa indiscrezione non è mai stata smentita, anche se Marchionne ha sempre sostenuto che il convertendo rappresenta soltanto una delle opzioni disponibili sul tavolo. È naturale quindi che i report più recenti delle case d'affari non escludano sorprese per l'evento di Detroit. In una nota gli analisti di Bernstein Securities si chiedono, per esempio, se ci si debba aspettare un'operazione a effetto come un'ipo di Ferrari o

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 163 03/05/2014 Milano Finanza - N.86 - 3 maggio 2014 Pag. 1.22 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

di Alfa Romeo, opzioni che al momento sembrano improbabili, o un nuovo accordo strategico, magari in Oriente. Qualsiasi sarà la soluzione che Marchionne finirà per scegliere, di sicuro avrà il sostegno finanziario della controllante Exor e quindi della famiglia Agnelli che ne è la proprietaria. La riprova, se mai ce ne fosse stato bisogno, è arrivata lo scorso 10 aprile, quando, nella tradizionale lettera inviata ai soci Exor in occasione dell'approvazione del bilancio della holding, il presidente di John Elkann ha scritto che «se i nostri investimenti dovessero richiedere nuovi capitali per crescere ancora ed essere redditizi, saremmo più che felici di assicurare loro il nostro sostegno». Il riferimento era chiaramente al Lingotto e il messaggio era che Exor sarà ben lieta di fare la propria parte nel caso ce ne fosse bisogno. In questo senso bisogna ricordare che Exor nella scorsa primavera ha incassato circa 2 miliardi vendendo una quota del 15% nella società di certificazione svizzera Sgs e quelle entrate non sono ancora state reinvestite. Non solo; quando si chiedono lumi su possibili nuovi investimenti, da Torino si fa capire che la priorità numero uno della holding resta Fiat Chrysler e, finché non sarà stabilizzata questa situazione, Exor non concluderà alcun nuovo investimento. In attesa del nuovo piano, intanto, il titolo Fiat spa ha potuto beneficiare di una forte crescita nel 2014, tanto che ha registrato una crescita del 46,5% dal 1° gennaio, cioè dalla data in cui è stato conclusa l'acquisizione del 100% di Chrysler, a venerdì 2 maggio. Questa crescita tuttavia, spiegano dalle case di investimento, non è tanto legata ai risultati delle vendite di nuove vetture o a sensazionali performance industriali, quanto alla storia finanziaria relativa all'acquisizione di Chrysler e all'attesa sulle sviluppo di nuove strategie congiunte tra la casa automobilistica italiana e quella statunitense. Questo stato di cose è destinato tuttavia a concludersi proprio il 6 maggio, quando Marchionne svelerà le nuove strategie e il vaglio degli analisti si concentrerà sugli obiettivi del nuovo piano. Il titolo insomma non può più nutrirsi di aspettative e speranze, ha spiegato un analista a MF-Milano Finanza, e finalmente dovrà confrontarsi con i fatti. Di qui le molte raccomandazioni hold e neutral che hanno caratterizzato i report più recenti, considerando che la semplice speculazione finanziaria non sostiene più in corsi. Infine non va dimenticato come questo piano industriale, che si concluderà nel 2018, sarà con tutta probabilità l'ultimo di Sergio Marchionne alla guida di Fiat Chrysler. Se il manager italo-canadese, dopo aver risanato il Lingotto e dopo averlo fatto diventare un gruppo realmente di livello mondiale tramite l'acquisizione di Chrysler, riuscirà anche nel compito di rinverdire i fasti di Alfa Romeo e Maserati rafforzando la redditività della società, allora il suo posto tra i manager maggiormente influenti nella storia della Fiat non potrà che uscirne rafforzato. (riproduzione riservata) COME POTREBBE ESSERE LA NUOVA STRUTTURA DEL GRUPPO FIAT-CHRYSLER Fiat Group Automobiles Chrysler Group Magneti Marelli Comau Teksid Maserati Ferrari Alfa Romeo * Include aziende che operano in pubblicità, comunicazione e servizi Marchi di lusso e sportivi Marchi generalisti Componenti e sistemi di produzione Altri * 100% 100% 84,8% 100% 90% 100% 100% 100% 100% IL TITOLO FIAT SPA NEI DIECI ANNI DI MARCHIONNE GRAFICA MF-MILANO FINANZA 2010 2011 2012 2006 2013 2014 2007 2004 2008 2005 2009 0 10 12 Quotazioni in euro - Variazione % sul 2 gennaio 2004 8,71 € +234,5% Tensioni sui mercati Fallimento Lehman Brothers Settembre 2008 Intesa per comprare 100% di Chrysler 1 gennaio 2014 Sergio Marchionne diventa ad della Fiat 1 giugno 2004 Titolo ai massimi storici supera 10 €. Lancio della 500 12 luglio 2007 * Debutto in borsa nuovo titolo Fiat Spa post scissione 3 gennaio 2011 Crollo borsa Estate 2011 Marchionne lascia intendere scissione Fiat spa/ Industrial Marzo 2010 * 3 gennaio 2011, scorporo con Fattore di Rettifica 0,43396226 Foto: Sergio Marchionne

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/05/2014 164

SCENARIO PMI

16 articoli 04/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 35 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Interventi & Repliche

Imprese, la voglia di non mollare Caro direttore, come ogni anno in occasione della ricorrenza del Primo maggio, assistiamo allo scambio di opinioni tra coloro che sostengono la necessità di tenere aperti i negozi «causa crisi» e chi è fermamente convinto del contrario. A causa della difficile situazione economica, è opportuno soffermarci sul vero significato di questa festa non solo allo scopo di ricordare ciò che è stato, ma guardando con occhio propositivo al futuro. I dati recentemente divulgati sono tutt'altro che un inno a questa ricorrenza: una famiglia milanese su due non riesce più a risparmiare nemmeno un euro, in Lombardia nei primi mesi dell'anno i licenziamenti con iscrizione alle liste di mobilità sono cresciuti di oltre il 45% rispetto allo stesso periodo del 2013, abbiamo assistito a un incremento considerevole degli indigenti e dei giovani senza lavoro, non si fermano i suicidi dei piccoli e medi imprenditori. Statistiche agghiaccianti se si pensa che dietro a ogni singolo numero si cela il dramma quotidiano di un uomo, di una donna o di una intera famiglia, dramma che balza agli onori della cronaca in tempo per riportare la posizione del politico che dice che è «necessario fare presto». Siamo però già in ritardo. La capacità di resistenza delle imprese lombarde, provata da anni di andamenti negativi, è ai limiti. I piccoli e medi imprenditori da troppo tempo attendono un segnale forte, convinti che la disoccupazione si possa combattere solo finanziando lo sviluppo delle imprese. Sono le Pmi che garantiscono la tenuta dell'occupazione e generano reddito, si aspettano quindi una disciplina del lavoro semplice, chiara ed applicabile, senza oneri amministrativi aggiuntivi che ostacolino l'operatività. Per gli imprenditori è necessario dare uno stimolo deciso all'apprendistato e alla formazione in azienda di tipo professionalizzante, al fine di preservare, valorizzare e rinnovare le conoscenze specifiche e il know how . In assenza di interventi significativi e di misure strutturali di politica economica, aumenteranno sempre più mobilità e fallimenti, andando a depauperare un territorio che si prepara ad accogliere un evento internazionale dove l'eccellenza dovrebbe essere la protagonista. Eppure a volte per preservare il know how di un'azienda basta poco. Fatemi raccontare la vicenda di una nostra azienda associata, nata negli anni Cinquanta e affermata in uno specifico settore nel mercato dell'edilizia. La crisi internazionale e ancor più quella che ha colpito il settore, purtroppo non l'ha risparmiata. Davanti a un calo del 50% della produzione, la società si è trovata costretta a individuare strumenti adeguati alla gestione dell'eccedenza di personale e alla necessità di ridefinire il ciclo produttivo. Invece che «lasciare a casa» il personale, imprenditore e organizzazioni sindacali insieme hanno deciso di avvalersi del contratto di solidarietà che ha permesso, ancora oggi, di mantenere in forza l'intero organico aziendale, preservando competenze e professionalità, pur dimezzando i costi aziendali. L'impresa si trova ora davanti a un grosso scoglio: chiede e non trova un buon accordo bancario di ristrutturazione del debito e ancor di più la fiducia che le banche stesse dovrebbero porre nei riguardi di un'azienda che si è reinventata e ha utilizzato le risorse disponibili in formazione e sviluppo. Delle piccole e grandi battaglie che ogni giorno vivono le Pmi, come imprenditore e presidente di Confapi Industria, potrei scrivere pagine intere. Gli imprenditori continuano caparbiamente a sostenere e a sviluppare il proprio business, ma è sempre più difficile farlo perché si sentono soli ad affrontare le sfide quotidiane. Tuttavia ci rimbocchiamo le maniche, diciamo che la crisi c'è e va affrontata senza indugio e con coraggio.Sempre più spesso è la voglia di «non mollare» a farla da padrone. Ma se le piccole e medie imprese chiudono, se i campioni del made in Italy sono costretti per burocrazia, tasse, costo del lavoro a «emigrare», altro che feste del lavoro. Il lavoro nasce dalle imprese, creiamo le condizioni perché possano prosperare insieme. Paolo Galassi, Presidente Confapi Industria

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 166 03/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'indice Pmi. Per la prima volta dal 2007 nessuno Stato membro è in contrazione Per l'industria passi avanti in tutti i Paesi dell'Eurozona LO SCENARIO L'attività manifatturiera è in espansione, ma il gelo sui listini all'ingrosso conferma il rischio- deflazione Migliora l'occupazione Gianluca Di Donfrancesco

L'industria torna a crescere in tutti Paesi dell'euro. Non succedeva da novembre del 2007. L'indice che misura l'attività di settore conferma la ripresa del manifatturiero, non solo in Germania, ma anche nelle economie che più hanno sofferto la crisi, come Grecia, Spagna e Italia, e che ora ritrovano valori superiori ai 50 punti, la soglia che separa la contrazione (se il dato è più basso), dall'espansione (se è più alto). L'industria dell'Eurozona, nel complesso, mette in fila ad aprile il decimo mese consecutivo di crescita (a quota 53,4), secondo i dati forniti dalla società di ricerche Markit Economics, che rileva il Purchasing managers' index (Pmi - Indice dei direttori degli acquisti). Per il capo economista di Markit, Chris Williamson, «la ripresa del settore sta diventando generale e, se tutto va bene, sostenibile, grazie all'aumento della domanda da parte di ogni Stato membro, che alimenta la crescita negli altri Paesi». Se le condizioni del paziente migliorano, non si può certo brindare alla sua guarigione però. Gli impianti lavorano ancora a scartamento ridotto, lasciando ampia capacità produttiva inutilizzata. Questo frena le aziende dall'alzare i prezzi alla produzione: restano quindi intatti i timori sulla deflazione. Anzi, per il secondo mese consecutivo, i listini dei prodotti all'uscita dalle fabbriche sono stati ritoccati al ribasso. Un dato di cui dovrà tenere conto la Banca centrale europea, quando si riunirà la settimana prossima. L'inflazione nell'Eurozona a marzo era allo 0,7%, ben lontana dalla soglia del 2%, sotto la quale - ma non troppo sotto - l'Eurotower vuole che stia. A tirare la ripresa sono Germania (54,1) e Irlanda (56,1) e a sorpresa l'Italia (56), dove il manifatturiero recupera, almeno per quanto riguarda l'indice Pmi, livelli persi da tre anni. In espansione anche la Grecia. Il rimbalzo della sponda meridionale dell'Euroclub è sottolineato da Williamson: «Paesi come Spagna e Italia, prima in forte difficoltà, mostrano al momento crescita solida. Germania, Spagna e Italia registrano un buon inizio d'anno, mentre preoccupa la Francia con l'indice Pmi manifatturiero in linea con una crescita trimestrale inferiore dello 0,5%». Per quanto riguarda l'Italia, in particolare, secondo Phil Smith, economista di Markit, il manifatturiero è stato sostenuto ancora dalle esportazioni e dalla «contrazione dei prezzi delle materie prime, che ha ridotto i costi di produzione e ha permesso quindi di abbassare ancora i listini all'ingrosso. Per adesso ciò pare stia incentivando le vendite, in particolare quelle all'estero, ma certamente rimane il rischio che la deflazione diventi radicata e soffochi la domanda». Allo stato attuale, gli indici Pmi sono coerenti con un tasso di espansione trimestrale della produzione industriale vicino all'1%. L'accelerazione è legata a un nuovo rialzo degli ordini che, insieme con l'incremento delle commesse in sospeso, ha indotto le imprese ad aumentare gli organici per il quarto mese consecutivo. Infatti, la sottocomponente occupazionale indica miglioramenti in Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Grecia e stabilizzazioni in Irlanda e Austria. Un processo molto lento però: ieri Eurostat ha fotografato all'11,8% la disoccupazione nell'Eurozona, ancora vicina ai livelli record. E la stessa indagine sui Pmi mostra che in Francia sono stati registrati ancora tagli degli organici. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 167 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LETTERA AL RISPARMIATORE Esprinet scommette su Italia e Spagna e sul «risveglio» della spesa hi-tech Vittorio Carlini

Esprinet gioca le sue carte in Italia e nella penisola iberica. Cioè, le due aree su cui è focalizzata. La scommessa è che, tra le altre cose, il settore di riferimento riparta. Come, peraltro, sembrano indicare i numeri di Gtdc. La società, da parte sua, professa prudenza ma al contempo indica che il mercato pare avere un'intonazione più positiva. Seppure, esistano ancora dei rischi. Dall'instabilità geopolitica alla deflazione fino all'alta disoccupazione. Ciò detto, però, il risparmiatore rileva un problema: al di là delle strategie di Esprinet, l'Italia (analogamente alla Spagna) è tra i Paesi più colpiti dalla crisi e dall'austerity. Il che può dare problemi allo sviluppo aziendale. La società rigetta il timore. In primis, la crescita dei ricavi 2013 mostra che il business è in aumento. La stessa redditività inoltre è in rialzo. Quest'ultima considerazione è corretta. Tuttavia, può obiettarsi che il rapporto tra margine commerciale lordo e ricavi è calato. Esprinet valuta la considerazione poco sensata. Dapprima perchè, in valori assoluti, il margine commerciale lordo è salito (+2%). E poi perchè la variazione percentuale è limitata. Fin qui alcune considerazioni sul business di Esprinet. A livello strategico, però, il gruppo può recitare il ruolo di aggregatore in Spagna e Italia? La società ricorda che, da anni, indica la sua apertura alle aggregazioni di realtà distributive nei suoi mercati di riferimento (Italia, Spagna e Portogallo). Eventuali opportunità, al giusto prezzo, saranno valutate. Servizio u pagina 16 Vittorio Carlini Esprinet gioca le sue carte in Italia e nella penisola iberica. Cioè, al di là del fatturato residuale «made» in France, le due sole aree in cui è presente. E su cui resta focalizzata. Allo stato attuale, infatti, il gruppo conferma di non volere un'ulteriore diversificazione internazionale. La scommessa quindi è che il settore di riferimento, nonostante la difficile congiuntura del Belpaese e della Spagna, possa migliorare. Già, migliorare: una condizione che va concretizzandosi? Secondo Gtdc, lo scorso anno, nel Vecchio continente il comparto della distribuzione hi-tech è salito dell'1%. Nello stato spagnolo, invece, il rialzo si è assestato al 7% e quello del mercato domestico al 3%. Insomma, dopo anni di difficoltà, l'Europa mediterranea sembra offrire segnali di risveglio. A ben vedere però, al di là dei valori percentuali in sé, l'industria Ict resta ancora caratterizzata dalla volatilità della domanda. Di conseguenza, fare previsioni è difficile. Esprinet, da parte sua, professa prudenza ma al contempo indica che il mercato appare, finalmente, possedere un'intonazione più positiva. Seppure, i rischi esogeni sono ancora forti. Si tratta di difficoltà legate all'instabilità geopolitica. Senza dimenticare peraltro, da un lato, il pericolo di deflazione; e, dall'altro, l'alta disoccupazione. Ciò detto il peggio, è l'indicazione, sembra però essere alle spalle. Le dinamiche aziendali Se queste alcune indicazioni sul futuro, utile per il risparmiatore è analizzare più a fondo il business della società. Il gruppo, si sa, distribuisce prodotti informatici. Cioè, fa da intermediario tra due attori dell'Information technology (It) ed elettronica di consumo: il produttore di tecnologia e il rivenditore della stessa. Un'attività realizzata, per l'appunto, essenzialmente in Italia e Spagna: a fine 2013 l'incidenza del fatturato generato nello stato iberico era il 22,7%; quello nella Penisola il 74,7%. Ebbene, proprio il confronto tra l'andamento del giro d'affari domestico e il mercato di riferimento offre spunti di riflessione. Lo scorso anno il fatturato di Esprinet è salito in Italia del 7% mentre il comparto è cresciuto del 3% (+0,9 secondo Sirmi). La sovraperformance si è già concretizzata nel passato? Nel 2012 e 2011 i ricavi sono risultati più o meno in linea con il settore della distribuzione Ict. Nel 2010 invece, a fronte di un mercato in calo (-0,9%), la società è riuscita a fare salire il il giro d'affari (+2%). Nel 2009, c'è l'eccezione: mentre l'industria ha ceduto il 7% (sul 2008) l'azienda (seppure l'utile è salito a 32 milioni) ha visto i ricavi netti crollare del 10%.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 168 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Nell'esercizio precedente, invece, la resistenza era stata ben maggiore: a fronte del tonfo (-9%) della distribuzione il fatturato di Esprinet aveva retto (-1%). Di fronte a questi numeri, quali le conclusioni da trarre? In generale può dirsi che il gruppo mostra una buona resistenza alla congiuntura. Per gli esperti si tratta di una caratteristica, tra le altre cose, conseguenza della leadership di mercato della società: la market share del 24,7% (il doppio del secondo concorrente) garantisce infatti una penetrazione e una forza contrattuale che, giocoforza, aiuta anche la top line di bilancio. Ciò detto, il semplice risparmiatore rileva un problema: al di là delle strategie di Esprinet, esiste un limite oggettivo allo sviluppo del business. L'Italia, analogamente alla Spagna, è tra i Paesi più colpiti dalla crisi dell'Eurozona e dall'austerity. Così non stupisce troppo che nel 2013 il mercato digitale, secondo Assinform, sia calato ancora del 4,4%. Certo, la distribuzione hi-tech non coincide con l'Ict. E, tuttavia, la domanda di quest'ultimo la influenza molto. Così i numeri negativi del mercato digitale, possono non solo creare problemi allo sviluppo aziendale ma consiglierebbero anche una maggiore diversificazione geografica. Rispetto alla prima indicazione Esprinet, pur consapevole dell'attuale congiuntura, rigetta le preoccupazioni. In primis, è l'indicazione, proprio i dati della prima riga di bilancio del 2013 (+6%) mostrano che il business aziendale è in aumento. Un trend, peraltro, conseguenza anche della ripresa del settore. La stessa redditività infine, aggiunge la società, è in crescita. Quest'ultima considerazione è corretta. Tuttavia, può obiettarsi che il rapporto tra margine commerciale lordo e ricavi è sceso: dal 6,82% di fine 2012 si è passati al 6,6% del 31 dicembre scorso. Il che può indicare delle difficoltà. Esprinet valuta la considerazione poco sensata. Dapprima perchè per l'appunto, in valori assoluti, il margine commerciale lordo è salito (+2%). E poi perchè la variazione percentuale è molto limitata. Senza dimenticare, infine, che l'utile operativo è anch'esso cresciuto(+1% sul 2012). Fin qui il fronte della dinamica contabile del business. Quali, invece, le considerazioni rispetto al secondo tema della espansione oltre i confini di Italia e penisola Iberica? Su questo argomento, ricordano gli esperti, la società ha più volte sottolineato che, in Europa, non c'è un mercato unico della distribuzione Ict. Quindi è fondamentale, anche per la tipologia di business contraddistinta da costi fissi di logistica, avere la leadership nei Paesi in cui si è presenti. Così, ad esempio, può sfruttarsi la leva contrattuale sia nei confronti dei grandi vendor tecnologici che rispetto ai rivenditori. All'interno di una simile valutazione, giocoforza, la crescita oltre i mercati di riferimento ha poco senso. La scommessa, evidentemente, è quella di ottimizzare il business. Oltre che, da un lato, consolidare la leadership di mercato in Italia; e, dall'altro, conquistarla in Spagna. In tal senso il risparmiatore, a fronte di una posizione finanziaria netta a fine 2013 positiva per 141,7 milioni, domanda: il gruppo reciterà il ruolo di aggregatore in Spagna e Italia? La società ricorda che, da anni, indica la sua apertura alle aggregazioni di realtà distributive nei suoi mercati di riferimento (Italia, Spagna e Portogallo). Eventuali opportunità, al giusto prezzo, saranno valutate, sia per acquisire quote di mercato oppure know -how. Ma non è solamente il break down geografico. Rilevano ovviamente anche le tipologie di prodotti. Ebbene, qui sussistono alcune interessanti dinamiche. Nell'attuale contesto, i tradizionali computer (desktop e notebook) sono deboli. I ricavi da questi prodotti, nell'esercizio scorso, rispettivamente sono rimasti fermi oppure scesi (-4%). Al contrario, è proseguita (seppure in misura più limitata) la marcia dei tablet (+16%) mentre c'è stato il vero balzo del settore tlc (ad esempio, smartphone). Qui la crescita è del 59%. Così, è su questi prodotti (oltre che sui consumabili) che si sono concentrati parte degli sforzi. Anche perché ad essi è legato il mondo degli accessori: dalla custodia del pc stesso alle piccole tastiere. Un settore, in forte espansione, in cui l'azienda vuole crescere. E dove il gruppo distribuisce prodotti con un suo marchio: Nilox. Ebbene, sottolinea Esprinet, l'attach rate (quantità di accessori venduti per l'oggetto hi-tech principale) medio del mercato è tra il 20-30%. Il suo, al contrario, è a una singola cifra percentuale. Quindi, lo spazio per aumentare le proprie dimensioni esiste. Così come sussiste l'interesse per il mondo dei grandi data center. Attualmente i prodotti per i «centri di dati» valgono circa il 10% del fatturato, con il peso maggiore in Italia. La divisione ad hoc è V-Valley, focalizzata sui data center fisici localizzati presso l'azienda. Tuttavia, Esprinet si

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 169 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

aspetta l'incremento del cloud computing (alternativo ai data center dedicati). Una dinamica che si vuole sfruttare: sia con la partecipazione ad AssoCloud sia grazie alla vendita di soluzioni di alcuni «cloud provider». L'indicazione non sorprende: simili strategie hanno come target le imprese, in Italia soprattutto le Pmi. Quest'ultime, per ridurre i costi e sostenere la globalizzazione, devono usare l'informatica e rappresentano, quindi, una domanda potenziale di Ict. Non a caso Esprinet, in febbraio, ha ceduto Monclik, la piattaforma di vendita retail. Il focus, insomma, è sul Business to Business. La finalità? Tra le altre, migliorare la redditività. Nel 2013 l'utile è stato di 23 milioni. Stesso valore (in pratica) che nel 2012. Inferiore, invece, a quelli del 2011 e 2010: in entrambi i casi i profitti netti erano stati di 25 milioni. Per non parlare del 2009 quando nell'ultima riga di bilancio era stata scritta una posta di 32 milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATALA DINAMICA DEI RICAVI DELLA SOCIETÀ* Dati in milioni ANDAMENTO PROFITTI NETTI DELL'AZIENDA* Dati in milioni (*) adjusted per l'impatto del ANDAMENTO DEBITO NETTO* dati in milioni (*) Debito netto 2006 include costi aquisizioni più debito netto delle acquisite Actebis Italia e Umd consolidate dal 31/12/20106 senza il consolidamento del P&L ma con quello del bilancio Fonte: società ESPRINET A PIAZZA AFFARI 30/4/13=100 FTSE ITALIA STAR ESPRINET I GIUDIZI DEGLI ANALISTI Fonte: Bloomberg I numeri di Esprinet IL DIVIDENDO 0,089 euro La cedola per azione approvata dall'assemblea ANALISI TECNICA 6,5 euro Sopra questa soglia impostazione al rialzoDomande & risposte eQuali le indicazioni dell'analisi tecnica sul titolo di Esprinet? Il titolo Esprinet si trova inserito all'interno di una fase rialzista, che ha portato i corsi ai massimi dalla primavera del 2010 in area 8 euro. L'ascesa delle quotazioni ha registrato un'accelerazione lo scorso ottobre, grazie alla riconquista di quota 5 euro. Successivamente ha trovato nuovo slancio dalla rottura della resistenza intorno a 6,5 euro. Ambedue i segnali sono scattati con un elevato incremento dei volumi. In particolare, tra febbraio e marzo, in occasione dell'ultimo strappo all'insù, gli scambi hanno raggiunto una media giornaliera a un mese di oltre 350mila pezzi. Oggi, al contrari, il dato si attesta intorno a 170mila. Il rialzo in corso ha come primo obiettivo quota 10 euro, corrispondente a un precedente massimo. La struttura grafica resta positiva con sviluppi sopra quota 6,5 euro mentre alcune chiusure sotto questo livello potrebbero far scattare nuove prese di beneficio. di Andrea Gennai rQuale la dinamica dei mercati in Italia e Spagna dove è presente il gruppo Esprinet? Sia in Italia che in Spagna, è l'indicazione dell'azienda, le attese degli analisti sono di una modesta ripresa dei volumi con i prezzi medi ancora sotto pressione. Seppure molto meno rispetto al passato. Si profila comunque un comportamento differente, almeno nella prima parte dell'anno, tra il comparto dei prodotti destinati alle imprese, su cui ci si attende un mercato più vivace, rispetto a quello delle persone fisiche che ancora soffrono per la congiuntura macroeconomica ed in particolare per gli elevati livelli di disoccupazione. tQuale la politica di remunerazione dell'azionista? L'assemblea di Esprinet ha deliberato di distribuire un dividendo unitario di 0,089 al lordo delle ritenute e delle imposte sostitutive se ed in quanto applicabili per legge, per ciascuna azione ordinaria in circolazione. Sono escluse, quindi, le azioni proprie in portafoglio della Società alla data di stacco della cedola. Il dividendo sarà messo in pagamento a partire dal 8 maggio 2014, con stacco cedola n.9 in data 5 maggio 2014 e record date il 7 maggio 2014. uQuale l'andamento della posizione finanziaria netta (Pfn)? La Pfn a fine esercizio ha un surplus di liquidità di 141,7 milioni, rispetto ai 61,1 milioni di 12 mesi prima. La dinamica è conseguente, essenzialmente, al flusso di cassa generato dalle attività operative. Va ricordato, però, che i debiti finanziari netti sono fortemente influenzato dai fabbisogni di capitale circolante. Tale livello è fortemente volatile. Quindi, i dati puntali della Pfn non rappresentano l'indebitamento finanziario netto mediamente riscontrabile nell'anno.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 170 04/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 171 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 26 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Imposte indirette. Consulenza giuridica delle Entrate sull'applicazione del registro introdotto a partire dal 1° gennaio scorso Cessione del leasing al bivio del 4% La società che concede l'immobile in locazione finanziaria non è tenuta al pagamento

PAGINA A CURA DI Giacomo Albano In caso di cessione del contratto di leasing immobiliare, cedente e cessionario sono i soggetti solidalmente obbligati al pagamento dell'imposta di registro del 4%, mentre la società di leasing ceduta interviene nell'atto di cessione per manifestare il proprio consenso ma non è soggetto solidalmente obbligato. Se il subentro avviene per operazioni di riorganizzazione societaria, l'imposta del 4% non trova applicazione, perché prevale la disciplina generale del Dpr 131/86 sulla tassazione degli atti societari. Lo ha chiarito la Direzione centrale normativa delle Entrate in una risposta - finora inedita - a una richiesta di consulenza giuridica di Assilea, associazione delle società di leasing. La legge di stabilità 2014 (articolo 1, comma 164, legge 147/2013) ha introdotto un'imposta di registro del 4% sulle cessioni da parte degli utilizzatori dei contratti di leasing aventi a oggetto immobili strumentali, con un nuovo articolo (8-bis) nella tariffa, parte prima, del Dpr 131/86. L'imposta del 4%, che si applica in deroga all'alternatività tra Iva e registro, si calcola sul corrispettivo pattuito per la cessione del contratto aumentato della quota capitale compresa nei canoni ancora da pagare, oltre al prezzo di riscatto (valore di mercato dell'immobile). Quanto ai soggetti obbligati solidalmente al pagamento dell'imposta, l'Agenzia osserva che la cessione del contratto è disciplinata dall'articolo 1406 del Codice civile, che prevede che ciascuna parte può sostituire a sé un terzo nei rapporti derivanti da un contratto con prestazioni corrispettive, se queste non sono state ancora eseguite, purché l'altra parte vi consenta. Benché il consenso del soggetto ceduto rappresenti un elemento essenziale (la società di leasing, pur non partecipando direttamente all'accordo tra cedente e cessionario, è chiamata a prestare il consenso per il perfezionamento della cessione) questi si limita ad accettare l'accordo tra cedente e cessionario, ma non diventa parte del contratto di cessione, le cui pattuizioni (incluso il corrispettivo) vengono definite autonomamente tra le parti principali (Cassazione 6157/2007). La cessione del contratto di leasing comporta il subentro del nuovo utilizzatore (cessionario) nella posizione giuridica, attiva e passiva, del contraente originario (cedente) mentre resta immutata la posizione della società di leasing ceduta; il contratto di leasing continua con il nuovo utilizzatore, per il quale restano invariate le precedenti previsioni contrattuali (scadenze, condizioni ecc). Pertanto la società di leasing non si può considerare «parte contraente» nella cessione (articolo 57 del Dpr 131/86) e resta quindi estranea dalla solidarietà passiva nel pagamento dell'imposta, che riguarderà solo cedente e cessionario. Il subentro contrattuale può poi avvenire per effetto di operazioni straordinarie quali conferimenti d'azienda, trasformazioni, fusioni o scissioni. Per le Entrate, se la modifica soggettiva dell'utilizzatore è nel contesto di una più ampia operazione di riorganizzazione societaria, prevale la disciplina prevista dall'articolo 4 della tariffa parte I del Dpr 131/86 per gli atti societari (registrazione in termine fisso, con applicazione dell'imposta in misura fissa) e non si applica l'imposta del 4% prevista in caso di cessione (autonoma) del contratto. A conclusioni diverse si giunge quando il subentro avviene a seguito di cessione d'azienda, soggetta a imposta proporzionale di registro con l'aliquota propria applicabile ai singoli beni, nel caso l'atto di cessione preveda corrispettivi distinti per ciascun bene (altrimenti si applica l'aliquota più elevata). In tal caso, trova applicazione l'imposta del 4% sulla base imponibile prevista per il contratto di leasing (corrispettivo aumentato dei canoni a scadere e del riscatto), al netto delle passività proporzionalmente imputabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PAROLA CHIAVE Subentro È la cessione del contratto di leasing dal locatario originario a un nuovo locatario. Per le imposte sui redditi, l'articolo 88 Tuir prevede che nella cessione del contratto di locazione finanziaria, indipendentemente dal corrispettivo, il valore normale del bene

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 172 05/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 26 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

è sopravvenienza attiva, da determinare in misura pari al valore normale del bene al netto del debito residuo (canoni ancora da pagare e prezzo di riscatto) attualizzati alla data di cessione (circ. 108/E/1996 e ris. 212/E/2007) L'applicazione delle imposte in caso di subentro in un contratto di leasing immobiliare I casi pratici LA SITUAZIONE IL POSSIBILE COMPORTAMENTO Alfa srl ha un contratto di leasing immobiliare con la società di leasing Omega. Alfa decide di cedere il contratto di leasing a Beta Snc per un corrispettivo di 1 milione di euro. Con il subentro nel contratto di leasing Beta si obbliga inoltre a pagare i canoni residui (in totale 130mila, di cui 100mila quote capitale e 30mila quote interessi) e, in caso di esercizio dell'opzione finale di acquisto, il prezzo di riscatto (150mila) Gamma SpA ha un contratto di leasing immobiliare relativo a un opificio con la società di leasing Sigma. Nel corso del 2014 Gamma viene fusa per incorporazione in Delta Spa e, per effetto della fusione, Delta subentra in tutti gli obblighi e diritti della società incorporata Gamma, incluso il contratto di leasing immobiliare. Quest'ultimo, dunque, proseguirà tra Delta e Sigma in base alle condizioni contrattuali originariamente previste Alfa Spa cede il proprio ramo d'azienda manifatturiero a Beta. Nel compendio aziendale ceduto è compreso un contratto di leasing che ha per oggetto l'opificio in cui è esercitata l'attività del ramo. Il corrispettivo pattuito tra le parti per il trasferimento del ramo è di 600mila euro, imputabile per 1 milione alle attività e per 400mila euro alle passività. Il corrispettivo pattuito per il contratto di leasing nell'atto di cessione è di 200mila euro L'atto di cessione del contratto va registrato in termine fisso ed è dovuta l'imposta di registro del 4%. La base imponibile è pari al corrispettivo pattuito per la cessione del contratto (1 milione) aumentato della quota capitale compresa nei canoni ancora da pagare (100mila), e del prezzo di riscatto (150mila). L'imposta, pari a 50mila (1.250.000x4%) è solidalmente dovuta da Alfa e Beta, mentre la concedente Omega è esclusa dalla solidarietà L'atto di fusione è soggetto a registrazione in termine fisso, in base all'articolo 4 , comma 1, lettera b) della Tariffa - parte prima allegata al Tur, e l'imposta è dovuta nella misura fissa di 200 euro. Poiché il subentro di Delta nella posizione contrattuale di Gamma avviene in dipendenza dell'operazione di fusione per incorporazione, non trova applicazione l'imposta di registro del 4% prevista in caso di cessione (autonoma) del contratto Poiché è stabilito un corrispettivo distinto per il trasferimento del contratto di leasing, questo è soggetto a imposta di registro del 4%, in base all'articolo 8-bis. L'interpello non si esprime sulla base imponibile, presumibilmente è necessario fare riferimento al corrispettivo pattuito per la cessione del contratto (200) aumentato della quota capitale nei canoni residui e del prezzo di riscatto. Le passività vanno imputate proporzionalmente LA CESSIONE DEL CONTRATTO LA FUSIONE LA CESSIONE D'AZIENDA

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 173 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Providenza professioni focus Pag. 30 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il sostegno al tessuto imprenditoriale. Attraverso mini-bond, private equity, infrastrutture e immobiliare Opportunità dagli strumenti alternativi Giuseppe Grazia

Le Casse di previdenza privatizzate e private svolgono da sempre una funzione previdenziale e assistenziale prevista costituzionalmente e statutariamente, ma vogliono oggi rivestire sempre più una funzione economica per il nostro Paese. Le Casse, infatti, possono e vogliono, a determinate condizioni, contribuire in misura diretta alla crescita del sistema Italia. Il mercato finanziario del nostro Paese, favorito da una nuova politica più attenta alle esigenze del tessuto imprenditoriale italiano, ha sviluppato, accanto ai tradizionali strumenti obbligazionari e azionari, una serie di prodotti d'investimento alternativi che possono coniugare obiettivi ed esigenze delle Casse, e quindi dei propri iscritti, con il fine comune del rilancio dell'economia. Per esempio, a seguito delle misure introdotte dal governo Monti (decreto sviluppo Dl 83/2012 e successive modifiche) oggi è possibile anche per le Pmi emettere obbligazioni. Si tratta di un mercato potenziale di oltre 35mila aziende con un fatturato tra i 5 e i 250 milioni di euro. Sono aziende sane, che hanno la necessità di raccogliere finanziamenti allo scopo di implementare i loro progetti di crescita e, in alcuni casi, di internazionalizzazione, ovvero aziende forti che vogliono espandersi. I mini-bond offrono a queste aziende un'opportunità per ricercare finanziamenti, alternativi ai tradizionali canali bancari, a condizioni migliori tramite opportuni sistemi di garanzia e rigorosi processi di selezione; in tal senso rappresentano una valida alternativa al mercato del credito bancario del nostro Paese, allineandosi ai processi di sviluppo di altri Paesi industrializzati, che da tempo offrono capitali di credito fuori dal perimetro bancario. Sono ormai più di 25 gli intermediari specializzati che si sono presentati sul mercato offrendo «credit fund» da collocare presso gli «investitori istituzionali», tra cui anche le Casse, e il 2014 potrebbe rappresentare l'anno della svolta per questo tipo di strumenti. La partecipazione delle Casse in questi veicoli che, da un lato, si pongono l'obiettivo di ricercare le realtà più interessanti e, dall'altro, offrono profili di remunerazione in linea con gli obiettivi previsti dai propri bilanci tecnici-attuariali, può fornire una formidabile spinta alla ripresa. Oltre a questi strumenti alternativi, il mercato presenta altre opportunità in rapido sviluppo e diffusione: si pensi al ruolo dei private equity, che si stanno via via specializzando su tematiche di diversa natura quali il medicale, l'agroalimentare, l'efficientamento energetico, il controllo e il risanamento di aree inquinate. Ancora, le infrastrutture (strade, autostrade, aeroporti, reti, energia), attraverso le quali, similarmente al sostegno delle Pmi, le Casse possono partecipare allo sviluppo strutturale e alla modernizzazione del Paese, supplendo allo Stato in termini di capacità finanziaria e velocità di esecuzione, fino a ottenere ricadute positive sulla cantieristica e l'indotto (professionisti, materiali, trasporti eccetera). In questo particolare momento storico di difficoltà del settore immobiliare anche in questa direzione può essere indirizzato l'intervento di sostegno. I patrimoni delle Casse sono tali che, se orientate anche in minima parte verso l'immobiliare, potrebbero stimolare una ripresa dell'economia e dare così respiro a un settore in crisi. In tale ambito, poi, possono esistere anche risvolti di carattere assistenziale legati al social housing, tema oggi accessibile da un investitore istituzionale che può, quindi, divenire soggetto attivo nelle politiche e negli interventi mirati alla realizzazione e gestione, da parte dello Stato e con la collaborazione di privati, di alloggi accessibili alle fasce deboli della popolazione. Giusto per dare qualche numero, e comprendere così la portata di quanto il mondo delle Casse di previdenza professionali possa essere di supporto, basti pensare che si tratta di un patrimonio che ormai supera i 60 miliardi di euro, produce un flusso annuale positivo di circa 6 miliardi, paga imposte per circa 400 milioni e nel 2014 svilupperà investimenti per oltre 5 miliardi. La Cnpdadc, dal canto suo, intende farsi promotrice di iniziative espressamente indirizzate al sostegno e al rilancio dell'economia e del lavoro. In questa direzione, finalizzata all'impiego dei capitali previdenziali frutto dei risparmi dei professionisti, le Casse vogliono essere maggiormente presenti; e lo Stato? Purtroppo non è presente e neanche sensibile. Si pensi all'imminente aumento della tassazione sui rendimenti del patrimonio,

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 174 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Providenza professioni focus Pag. 30 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

che passa dal 20% al 26%, e colpisce indiscriminatamente tutti (ad esclusione del secondo pilastro, laddove in deroga la tassazione rimane all'11% sul netto), trattando le Casse di primo pilastro, alla stregua di un investitore speculativo e creando così un diffuso malessere che può scoraggiare i buoni propositi. Vice Presidente Cnpadc REDDITI Importimedidi reddito,volume d'affari epensione 2011-2012 ISCRITTI Periodo2010-12 PENSIONATI pensionati nel 2012(totalizzazioni incluse) eil rapporto con gli iscritti VERSAMENTI E ASSEGNI Totale della contribuzione versata e delle pensioni erogate (in euro) PATRIMONIO Nel2012(in euro) e la ripartizione Il focus sui Dottori commercialisti Totale contribuzione Totale pensioni Rapporto contribuzioni/pensioni 213.149.620 3,0 634.082.705 2012 58.563 2011 56.611 2010 54.134 Numero iscritti Rapporto iscritti/pensionati Pensionati 6.190 9,5 58.563 Contributo medio* Pensione media Reddito medio Volume d'affari ai fini Iva Nota: *escluso solidarietà e tirocinanti 110.686 63.393 34.435 10.706 109.098 62.292 33.843 10.409 2011 2012 4.227.344.283 32.478.935 302.101.941 Mobiliare Immobiliare residenziale Immobiliare non residenziale Patrimonio complessivo 4.561.925.159 * escluso solidarietà etirocinanti Fonte:Cnpadc Le strategie della Cnpadc Il trend Negli scorsi anni le strategie della Cnpadc si sono focalizzate, salvo alcune eccezioni, su investimenti tradizionali obbligazionari e azionari, puntando su una forte diversificazione sia per asset class che per composizione geografica Obbligazioni e azioni Nella macro asset class obbligazionaria emerge un consistente peso di titoli governativi e inflation linked (titoli di Stato italiani in maggioranza, circa il 15% del patrimonio mobiliare complessivo) cui seguono titoli corporate e convertibili. Nella macro asset class azionaria l'area geografica Europa Occidentale ha il peso più rilevante, seguita da Nord America e Paesi emergenti. Di poca entità sono invece gli impieghi in aziende italiane, stante che le quotate sono in numero assai modesto rispetto ad altre Borse. Strumenti alternativi L'investimento in strumenti alternativi è stato fino al 2013 residuale. Ora è suddiviso principalmente tra strumenti indiretti di private equity e strategie non direzionali di tipo long/short azionario. Negli ultimi 12 mesi si è deciso di mantenere per il 2014 sostanzialmente invariato il peso di tale componente aumentando, specularmente, la flessibilità all'interno di ciascuna asset class e l'ampiezza di ciascuna fascia di variabilità. Questo anche in virtù di una minore aspettativa sui ritorni dall'asset class obbligazionaria e della crescente complessità e volatilità dei mercati finanziari, che rende necessarie strategie dinamiche atte a garantire interventi tempestivi, per ricalibrare il profilo di rischio-rendimento al variare delle condizioni di mercato. TREND E MIX ATTUALE Le decisioni Il piano di impiego per il 2014 ha deliberato di incrementare il peso di strumenti alternativi tradizionalmente de-correlati rispetto al mercato, per diversificare ulteriormente il portafoglio e garantire una performance più stabile possibile Per la liquidità, compatibilmente con le opzioni disponibili, si è puntato a diversificare su strumenti che garantiscano minima volatilità e un rendimento cash-plus Gli importi Questo il piano di investimenti programmato per il 2014: immobiliare (immobili e fondi immobiliari) 200 mln; obbligazionario 90 mln; azionario 70 mln; strumenti alternativi 140 mln Nel comparto alternativo si punterà su forme di impiego diversificate, non correlate tra loro con un'attenzione particolare per investimenti che possono contribuire al rilancio dell'economia

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 175 05/05/2014 Il Sole 24 Ore - Providenza professioni focus Pag. 30 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

IL PIANO PER IL 2014 Il focus sui Dottori commercialisti 500 milioni Investimenti 2014 Il totale del Piano di investimenti programmato dalla Cnpadc per l'anno 2014. Tra le diverse asset class la parte del leone tocca all'immobiliare a cui vanno 200 milioni di euro. Seguono gli strumenti alternativi con 140 milioni di euro, il comparto obbligazionario (90 milioni) e quello azionario (70) 40,5-50,5% Obbligazioni L'ampiezza della fascia di variabilità prevista dal Piano di impiego 2014 per l'asset class «Obbligazioni» 24,5-33,5% Azioni L'ampiezza della fascia di variabilità prevista dal Piano di impiego 2014 per l'asset class «Azioni» 11,5-15% Immobili L'ampiezza della fascia di variabilità prevista dal Piano di impiego 2014 per l'asset class «Immobili» 4,5-7,5% Alternativi L'ampiezza della fascia di variabilità prevista dal Piano di impiego 2014 per l'asset class «Investimenti alternativi» 3,5-5,0% Total return L'ampiezza della fascia di variabilità prevista dal Piano di impiego 2014 per l'asset class «Investimenti alternativi» PROGRAMMA 2014 Asset allocation e piano d'impiego REDDITI Importi medi di reddito, volume d'affari e pensione 2011-2012 PENSIONATI I pensionati nel 2012 (totalizzazioni incluse) e il rapporto con gli iscritti VERSAMENTI E ASSEGNI Totale della contribuzione versata e delle pensioni erogate (in euro) ISCRITTI Periodo 2010-12 PATRIMONIO Nel 2012 (in euro) e la ripartizione - * escluso solidarietà e tirocinantiFonte: Cnpadc

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 176 03/05/2014 La Stampa - Cuneo Pag. 43 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

"Puntiamo a raggiungere diecimila soci entro l'anno" mt. b.

Sarà ancora Livio Tomatis, 60 anni, architetto di Cervasca e presidente della Banca di Caraglio, a coordinare l'assemblea. Crescita, nonostante la crisi non sia ancora superata. «Quest'anno, ancor più che in passato, la banca è stata chiamata a rivestire con attivo impegno il ruolo che la caratterizza dalla fondazione: riconoscersi e riconoscere il territorio in cui ha radici, esprimendone la crescita e lo sviluppo. La nostra missione è nella ricerca dell'equilibrio tra una gestione manageriale e la filosofia di un'azienda che continua a sostenere famiglie e imprese». Tante le iniziative per i soci, aumentati di 680 unità. «Contiamo di raggiungere il numero di 10.000 entro l'anno, a conferma del costante rafforzamento dell'istituto al servizio delle economie locali. Ai soci sono state dedicate soluzioni innovative, soprattutto per i giovani: dall'omaggio del tablet per i collegamenti online con la banca alle promozioni con Gardaland, all'introduzione della "Travel card" che fino al 30 giugno consentirà ai nuovi correntisti di viaggiare pagando la metà. Non meno importanti anche i 361 mila euro destinati in beneficenza e solidarietà nel 2013». Sono diminuiti gli impieghi, ma la banca non ha ridotto il sostegno alle aziende. «Un istituto di credito cooperativo non lavora soltanto per la redditività. Oltre alle consuete agevolazioni per le piccole e medie imprese, di recente abbiamo firmato una convenzione con la Confartigianato, stanziando 5 milioni di euro a favore delle aziende artigiane: potranno ottenere prestiti fino a 100 mila euro in sei anni per nuove attività, impianti, assunzione di personale, acquisizione di imprese o rami d'azienda». L'anno scorso l'apertura della «Cittadella della Banca» con i nuovi sportelli e il parcheggio pubblico in centro a Caraglio. «La migliore interfaccia con soci e clienti. Ha iniziato a vivere nelle sue dinamiche e rappresenta l'immagine di un istituto proiettato nel futuro, con un bilancio sano e un'eccellente situazione patrimoniale. Sempre al servizio del territorio».

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 177 03/05/2014 ItaliaOggi Pag. 26 (diffusione:88538, tiratura:156000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Milano azzera i guadagni nel fi nale: Ftse Mib -0,01%. Euro a 1,3856 Borse, chiusura debole Pesa la crisi ucraina. Buoni i dati macro

Giornata debole per le borse europee, con la crisi ucraina che continua a pesare sui mercati. In particolare, Milano ha azzerato i guadagni a fine seduta. Buoni, comunque, i dati macroeconomici provenienti sia da Bruxelles, con il Pmi manifatturiero di aprile a 54,4 punti contro le stime di 53,3, sia dagli Stati Uniti, dove i nuovi posti di lavoro non agricoli sono cresciuti di 288 mila unità e il tasso di disoccupazione è sceso al 6,3%, ai minimi da settembre 2008. Lo spread fra Btp decennali e Bund tedeschi è sceso a 159. A Milano il Ftse Mib è terminato sul filo della parità (-0,01% a 21.782 punti). Vendite a Parigi (-0,65%) e Francoforte (-0,49%), mentre Londra ha guadagnato lo 0,20%. A New York, intorno a metà seduta, il Dow Jones era in calo dello 0,08%, mentre il Nasdaq avanzava dello 0,19%. A piazza Affari il miglior titolo del listino principale è stato Azimut H. (+2,18% a 22,94 euro): un gestore ha spiegato che l'azione il 4 aprile aveva aggiornato i massimi storici a 26,74 euro e, dopo un periodo di correzione, ha effettuato un rimbalzo dai supporti a 21,50 euro proseguendo ieri il trend positivo. Ottima anche la performance di Saipem (+2,12%). Tra i bancari spicca Bp E.Romagna (+1,27%) con Banca Akros che prevede buoni risultati nel primo trimestre. In positivo anche Ubi B. (+0,22%), mentre Intesa Sanpaolo ha chiuso a 2,46 euro. Lettera su B. Mps (-0,13%), B. Popolare (- 0,27%), Unicredit (-0,47%) e Mediobanca (-1,07%). Sopra la parità Telecom Italia (+0,54%), sostenuta dalle parole dell'a.d. Patuano, che spera di poter concludere alcune partnership con operatori come Amazon e Facebook. Bene Fiat (+0,35%) e Tenaris (+0,37%). Prese di profi tto su Enel (-0,34% a 4,06 euro), che ha ricevuto giudizi positivi da diverse case d'affari in vista dei conti trimestrali: Ubs ha rivisto il target da 4,25 a 4,90 euro, confermando a buy il rating. Nel resto del listino in evidenza B. Carige (+5,55%), con la stampa che ha riportato l'attenzione sul possibile interesse da parte del patron del fondo Investindustrial, Andrea Bonomi. Positiva anche Safi lo G. (+4,88% a 17,21 euro): Mediobanca Securities ha alzato la raccomandazione a outperform e il prezzo obiettivo da 18,2 a 19,5 euro. In forte rialzo LVenture (+4,5%). Fra i titoli migliori Aeffe (+14,34%), che ha benefi ciato delle indiscrezioni di stampa secondo cui il gruppo sarebbe fi nito nei radar di alcuni fondi di private equity per una quota di minoranza, e Mondo Tv (+8,89%). Nei cambi, l'euro è terminato stabile a 1,3856 dollari, guadagnando invece qualche punto sullo yen a quota 142.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 178 03/05/2014 ItaliaOggi Pag. 3 (diffusione:88538, tiratura:156000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Una rete di agenti di pubblicità nell'isola e in Calabria Class Editori, in Sicilia la raccolta alla Gds MARCO LIVI

Accordo fra Class Editori e la concessionaria Gds Media &Communication: la società, a partire da questo mese, si occuperà della raccolta pubblicitaria in Sicilia e Calabria di tutti i mezzi della casa editrice, dai quotidiani ai mensili, ai canali televisivi. Si tratta di un accordo strategico per entrambi i gruppi: da una parte Gds ha una capillarità di vendita che consentirà di raggiungere meglio le piccole e medie imprese del territorio, dall'altra le testate di Class Editori (che partecipa al capitale di questo giornale) consentiranno alla concessionaria di avere un portafoglio molto ampio a partire dai due quotidiani locali per cui era nata, e con gli altri mezzi dei rispettivi gruppi, fino ad arrivare ai mezzi nazionali della casa editrice milanese. Gds Media&Communication è nata lo scorso gennaio dall'accordo fra Ses, la società editrice della Gazzetta del Sud, Giornale di Sicilia Editoriale Poligrafi ca (editrice del Giornale di Sicilia) e Sjs Communication di Angelo Sajeva (anche presidente di Class Pubblicità e consigliere per le strategie e lo sviluppo di Class Editori) per occuparsi delle inserzioni dei due quotidiani e dei rispettivi siti web, delle televisioni Rtp e Tgs e delle radio Antenna dello Stretto e Rgs. La concessionaria andrà oltre la semplice raccolta pubblicitaria, avendo come obiettivo anche quello di sviluppare iniziative speciali a tema cercando di sfruttare le peculiarità delle diverse testate di Class Editori e locali in portafoglio. D'altronde la stessa società è anche editore: da oggi in edicola si trova un trimestrale allegato a Giornale di Sicilia e Gazzetta del Sud, Gattopardo, che vuole captare le tendenze e stili di vita a 360 gradi in queste regioni d'Italia. Gattopardo uscirà quest'anno a maggio, giugno, settembre e novembre e sarà pubblicato in italiano e inglese: 160 pagine patinate per 20 centesimi in più rispetto al costo del quotidiano. A dirigerlo ci sarà Sergio Luciano, con il condirettore Nino Sunseri e l'art director Luca Beretta. «È un magazine di life-style che parla ai siciliani», dice Sajeva, «a chi ama la Sicilia e a tutti coloro che hanno un legame affettivo o un interesse riferito alla Sicilia, sia per turismo che per lavoro. Racconta mood, tendenze e stili di vita a 360 gradi: dal costume alla cultura, dalla moda al food e a ogni argomento di attualità che meriti di diventare tendenza». Foto: Angelo Sajeva

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 179 05/05/2014 L Unita - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:54625, tiratura:359000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

COME SOSTIENE STIGLITZ IL MINOR REDDITO DANNEGGIA I CONSUMI E LA STESSA OCCUPAZIONE Disoccupazione record: colpa anche dei salari bassi CARLO BUTTARONI PRESIDENTE TECNÈ

Nei quarant'anni che hanno preceduto la crisi, il Pil in Italia è più che raddoppiato ma il numero degli occupati è rimasto sostanzialmente stabile. Un risultato che dipende, prevalentemente, dalle innovazioni che hanno reso più efficienti i processi e hanno permesso alle aziende di produrre quantità sempre maggiori di merci con un numero sempre minore di lavoratori. Ma le trasformazioni che hanno riguardato il mondo della produzione e del lavoro sono state molteplici. L'innovazione più significativa è venuta da un nuovo paradigma che ha capovolto la tipica logica del flusso produttivo: la produzione, anziché essere spinta dall'alto, è tirata dal basso. Trasformazione, questa, che ha determinato profonde ripercussioni nell'organizzazione del mondo del lavoro, ribaltando la logica delle economie di scala e dell'integrazione verticale. Progressivamente, è quindi diminuita la dimensione media dell'impresa per numero di addetti, è aumentata la quota degli occupati nelle imprese minori sul totale e il sistema delle imprese si è andato disponendo e articolando in orizzontale. LA LISTA DELLE PROFESSIONI La conseguenza sul mercato del lavoro è che, a livello macro, la lista delle professioni si è allungata e frazionata, senza che si rendesse necessaria una netta ascesa della professionalità media, quanto piuttosto una gamma più estesa di «capacità», in grado di rispondere all'intreccio fra domande vecchie e nuove. Nel complesso, i contenuti sono diventati meno manipolativi e più cognitivi e si è imposto un modo di lavorare scandito da un ritmo serrato e da una tensione continua. Altrettanto profondi sono i movimenti che hanno trasformato i rapporti di lavoro: innanzitutto, meno subordinati e più autonomi, perfino nel lavoro dipendente; meno durevoli, data la crescita dei contratti a tempo determinato e il calo di quelli a tempo indeterminato; meno uniformi, giacché l'ambito dei contratti di lavoro è diventato, allo stesso tempo, più circoscritto e più articolato, essendo disposto su orari più corti, durate d'impiego più brevi, o entrambe le cose. Basti citare il lavoro autonomo di seconda e terza generazione, che genera gruppi di lavoratori eterogenei, disciplinati soltanto in modo generico e al cui interno, a parità di mansioni, posso esserci forti differenze retributive. Questo nuovo modo di produrre e lavorare ha, inevitabilmente, indebolito i profili di tutela dei lavoratori, e in tutte le economie occidentali (compresa l'Italia) le quote di lavoro flessibile è cresciuta, mentre quella di lavoro stabile è diminuita e i salari reali sono cresciuti assai meno della produttività. Secondo il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, la crisi attuale trova origine anche nei salari troppo bassi che non hanno potuto far crescere, insieme alla produttività, la domanda aggregata nella sua componente principale che sono i consumi. In sostanza, i lavoratori hanno avuto progressivamente meno reddito per acquistare ciò che, invece, erano in grado di produrre in quantità sempre maggiore. Un processo ben noto agli economisti. Se i salari reali diminuiscono e i prezzi rimangono stabili (o addirittura crescono), infatti, si verifica una caduta del potere d'acquisto dei lavoratori che genera, a sua volta, una contrazione dei consumi. E se si riduce la domanda, le imprese sono costrette a ridurre la produzione e, quindi, a utilizzare meno lavoratori nei cicli produttivi. Col risultato che l'occupazione cala in virtù dell'efficienza della produzione ma anche dei salari troppo bassi. Dagli anni 70, la leva per rispondere allo squilibrio determinato dal fatto che le famiglie non hanno redditi sufficienti per acquistare ciò che viene prodotto, è stato il crescente ricorso al credito che ha fatto crescere, però, il debito privato. A un certo punto, la massa di debiti è stata tale che una parte di essi non potevano essere più ripagati e nel tentativo di rientrare dell'indebitamento, le famiglie hanno ridotto i consumi e svenduto gli asset acquisiti (ad esempio le abitazioni) che così si sono svalutati. Nel frattempo, le sofferenze bancarie sono aumentate e ciò ha causato la crisi di molte banche con conseguente razionamento del credito. È questo avvitamento che ha dato avvio alla crisi finanziaria, la cui causa scatenante, infatti, non è nell'indebitamento pubblico come molti credono, bensì in quello privato. La diminuzione di salari e prezzi rappresenta il nuovo spettro di questa difficile fase di uscita dal tunnel della crisi. Infatti, se da un lato i costi possono rimanere fermi tagliando sulla produzione o

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 180 05/05/2014 L Unita - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:54625, tiratura:359000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

sul lavoro, dall'altro, le imprese, prevedendo prezzi futuri troppo bassi, non hanno alcun interesse a investire e assumere. In sintesi, poiché la produzione è tirata dal lato della domanda, i salari dovrebbero crescere insieme alla produttività, perché solo questo assicura la capacità di acquisto da parte delle famiglie dei lavoratori di ciò che viene prodotto e immesso sul mercato. La crescita dei salari evita, inoltre, l'eccessivo indebitamento, mantiene la distribuzione del reddito e i prezzi costanti, proteggendo il sistema da crisi debitorie da deflazione. LA DOMANDA Su quale lato si ponga la crisi dell'Italia lo si deduce dal grado di utilizzo degli impianti delle imprese manifatturiere italiane, che sono al 71,8% del loro potenziale. Se la domanda stimolasse un utilizzo del 100% degli impianti, l'effetto si tradurrebbe in oltre un milione di nuovi occupati che, stimolando a loro volta la domanda, alimenterebbero nuova occupazione. Oggi, se anche il costo di un lavoratore fosse pari a z e r o , l e i m p r e s e n o n avrebbero comunque alcun interesse ad assumerlo, perché le merci che quel lavoratore sarebbe in grado di produrre non sarebbero comunque acquistate. L'interesse dell'impresa sarebbe, invece, di sostituire un lavoratore che costa di più con uno che, invece, costa meno, ricevendo un vantaggio immediato in termini di costi di produzione, ma un danno sul lungo termine come capacità di crescita della domanda aggregata. E, soprattutto, non ci sarebbe alcun vantaggio in termini di occupazione, in quello, cioè, che rappresenta il vero ostacolo e, nel contempo, l'unica ricetta per una reale ripresa. Foto: LA CRISI FINANZIARIA . . . La causa scatenante non è nell'indebitamento pubblico come molti credono ma in quello privato

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 181 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato villaggio globale Philip Morris comincia da Bologna la nuova vita delle sigarette Arturo Zampaglione

Philip Morris comincia da Bologna la nuova vita delle sigarette alle pagine 12 e 13 New York Nel territorio dell'ex-comune di Crespellano, ora confluito nel comune di Valsamoggia, alle porte di Bologna, comincerà ad operare alla fine del 2015 o al massimo all'inizio del 2016 la prima fabbrica di sigarette di nuova generazione. «E' un investimento di 500 milioni di euro che rappresenta una pietra miliare nella nostra visione strategica», ha dichiarato André Calantzopoulos, 56 anni, dall'anno scorso chief executive della Philip Morris International (Pmi), il più grande gruppo privato al livello mondiale nel settore del tabacco. Il nuovo stabilimento, che darà lavoro a 600 persone, si aggiungerà a Interaba, un'altra fabbrica della Philip Morris a Zola Predosa, sempre nell'area bolognese, che produce filtri d'avanguardia. Da Crespellano, invece, usciranno ogni anno 30 miliardi di sigarette, il 6 per cento del mercato europeo, basate sulla nuova tecnologia. A differenze delle vecchie sigarette che bruciano il tabacco, quelle messe a punto dai ricercatori della Philip Morris si limiteranno a riscaldarlo, in modo - assicurano - da contenere i danni sulla salute dei fumatori. A differenza delle sigarette elettroniche, in quelle di Crespellano rimarrà il profumo del tabacco. In pratica le nuove sigarette saranno inserite in una specie di penna stilografica vuota all'interno, che serve a creare il vapore da aspirare. In quasi tutti i paesi del mondo le offensive salutiste e le misure legislative, oltre che fiscali, hanno portato a un declino del numero di fumatori. Le vendite delle Marlboro, ad esempio, che resta la marca di punta della Philip Morris, sono scese l'anno scorso del 4 per cento e la stessa percentuale di diminuzione è stata registrata nello smercio di tutte le sigarette del gruppo di Calantsopoulos, contribuendo così a un indebolimento dei conti. Nel primo trimestre di quest'anno il fatturato è calato del 12 per cento, anche per effetto del rafforzamento del dollaro. Come evitare questo declino? Nell'immediato la Philip Morris ha alzato i prezzi dei pacchetti in molti mercati, ma nel futuro punta sulla riduzione dei costi, la chiusura di alcune fabbriche e soprattutto sui prodotti a rischio ridotto. Mentre dal quartier generale di New York e dalla sede operativa di Ginevra, i collaboratori di Calantsopoulos varavano il progetto Crespellano, che ovviamente contribuirà alla faticosa rinascita industriale italiana, la Philip Morris ha anche deciso di sacrificare altri impianti. Costruita 60 anni fa a Melbourne, in Australia, Moorabbin, la prima fabbrica estera della Philip Morris, chiuderà i battenti entro la fine dell'anno, mandando a casa 180 dipendenti. "Non è più competitiva, opera al 50 per cento della capacità produttiva", dice John Gledhill, responsabile del gruppo in quell'area, spiegando che le norme introdotte in Australia per limitare i gli incendi provocati dai mozziconi accesi hanno di fatto cambiato il gusto delle sigarette di Moorabbin, che non piacciono più ai fumatori asiatici. Risultato: al posto di quello di Melbourne, la Philip Morris aprirà uno stabilimento nella Corea del Sud. Fondata all'inizio del Novecento da un immigrato tedesco, la società delle Marlboro cominciò relativamente presto a espandersi nel settore alimentare e della birra. Nel 1985 Hamish Maxwell, l'allora capo del gruppo, che è morto proprio la settimana scorsa, decise di accentuare la diversificazione comprando la General Foods e tre anni dopo la Kraft. In seguito queste partecipazioni vennero vendute, la Philip Morris cambiò il suo nome in Altria e nel 2008 creò una società ad hoc per il business del tabacco al di fuori degli Stati Uniti, chiamandola Philip Morris International e quotandola a Wall Street. Adesso il gruppo Pmi (che non va confuso con Philip Morris Usa, ancora controllato da Altria, così come i marchi delle varie sigarette) ha 91mila dipendenti, 134miliardi di dollari di capitalizzazione di Borsa e un board con esponenti internazionali di primo piano, a cominciare dal messicano Carlos Slim e da Sergio Marchionne. Mentre i "cugini" americani di Altria operano in un quadro più prevedibile, con livelli fiscali stabili, le stesse Marlboro vendute da Calantsopoulos devono fare i conti con un quadro molto più fluido. Nelle Filippine, ad esempio, sono state da poco quadruplicate le tasse sulle sigarette, con un crollo del fatturato per la Philip Morris International. La crisi dell'Ucraina e le nuove tensioni tra Mosca e Washington creano ostacoli per gli affari in Russia, che sembrava un mercato promettente tanto che nel dicembre scorso la Pmi ha speso 750 milioni di dollari per acquisire il 20 per cento del distributore di sigarette Megapolis (lo stesso ha fatto

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 182 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Japan Tobacco). Ma la vera incognita per la Philip Morris, come per tutti i protagonisti del settore, compresa la China National Tobacco (l'industria statale cinese che è la prima al mondo), riguarda il modo in cui verranno affrontati nel futuro i rischi delle sigarette per la salute pubblica, e i costi relativi. La speranza segreta di Calantsopoulos? Che la produzione a Crespellano delle sigarette di nuova generazione, assieme agli investimenti della Pmi nelle sigarette elettroniche, possano mitigare le campagne anti-tabacco, battere gli avversari e contribuire così al miglioramento delle prospettive economiche del gruppo. Philip Morris Foto: La produzione di sigarette in uno stabilimento della Philip Morris negli Stati Uniti: sul mercato nordamericano il marchio più venduto resta di gran lunga quello "storico" delle Marlboro

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 183 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato economia italiana Biciclette shopping dall'estero e per crescere arriva l'e-bike Christian Benna

Biciclette shopping dall'estero e per crescere arriva l'e-bike a pagina 20 Milano Ultima chiamata per la bici made in Italy. E alle pmi del comparto, estremamente frammentato, oltre 600 imprese per un miliardo di giro d'affari, toccherà pedalare ancora in salita per imporsi sia in casa che sul mercato globale. Nel 2011 c'è stato lo storico sorpasso nelle vendite delle due ruote su quelle di automobili. Al di là delle statistiche, sta cambiando il modo di concepire il trasporto urbano: aumentano le piste ciclabili, la mobilità sostenibile fa parte di tutte le agende delle amministrazioni comunali, e intanto cominciano a sfrecciare le e-bike, si diffondono le pieghevoli come i servizi rent-bike e spunta la moda della bici a scatto fisso: un solo rapporto e niente ruota libera. Insomma, in città si torna in sella. Basti pensare a uno sportivo come Valentino Rossi che è sceso dalla sua moto per investire in bici d'alta gamma col marchio VR Racing, prodotte a Pesaro da Cicli Adriatica. Ma oltre al brand e alle partnership, a spingere la nuova corsa della bici c'è soprattutto l'innovazione di prodotto. Prendete il caso di Atala, storico marchio del Made in Italy finito negli anni Novanta in una serie di passaggi di proprietà non sempre felici. Oggi, controllata da una cordata di imprenditori italiani e dal gruppo Accell (una holding olandese che controlla diversi marchi in giro per mondo), detiene il 20% del mercato nazionale delle e-bike, il segmento di mercato che vanta tassi di crescita a doppia cifra. Nel 2012 la bici elettrica ha visto impennarsi le vendite del 12% per circa 51 mila pezzi. Ancora una nicchia, anche se ad alto valore aggiunto, rispetto alla produzione totale di 2,6 milioni di bici (in netto rialzo rispetto al 2012, +22%), peraltro sostenuta da un export vivace che ha compensato il calo delle vendite in Italia (-3,6%). «L'andamento molto positivo di questo segmento di mercato vale ormai il 12% dei nostri ricavi spiega Marco Borgonovo, responsabile sviluppo bici elettriche di Atala - ma siamo convinti che entro qualche anno rappresenterà almeno la metà del giro d'affari». Per questa ragione, l'azienda di Monza, 30 milioni di fatturato, sta investendo in nuovi modelli (inclusa la prima mountain bike elettrica) e conta di riportare in Italia la produzione da tempo delocalizzata all'estero. «Il prezzo medio-alto dell'e-bike garantisce marginalità tali che permettono una produzione sotto casa: risparmiamo sui costi di logistica e sui trasporti e guadagniamo in qualità. Pensiamo a prodotti come la nostra elettrica da enduro, talmente sofisticata che ha bisogno di linee produttive all'avanguardia». I competitor di Atala, come i veneti di Italwin, nati nel 2003, puntano sul co- branding, su alleanze con grandi marchi come Ducati e MomoDesign, per aggredire questo nuovo mercato. Certo, buona parte delle vendite di ebike è ancora frutto di importazione, e ai motori ci pensano Bosh, Yamaha e qualche brand cinese, visto che aziende italiane del settore, come potrebbe essere Magneti Marelli, non si sono ancora viste sul mercato. Ma è qui che, secondo gli osservatori, si gioca la partita della bici Made in Italy, se sarà capace, in una fase di rilancio del settore, di fare sistema, avviare sinergie e puntare su economie di scala. Perché se i grandi nomi della nobiltà delle due ruote, Colnago, Pinarello, De Rosa, Olmo, Bottecchia, già esportano tra il 70 e l'80% della propria produzione sui mercati esteri, devono però scontare dimensioni aziendali ancora ridotte rispetto ai giganti che si stanno formando in Europa e nel mondo. Qualcuno, tuttavia, sta provando la carta delle alleanze. È il caso del gruppo Vittoria di Madone (Bergamo), oggi parte di una holding olandese, che ha messo in campo una joint venture con la start up di Como Directa Plus, specializzata con un centro nuovo di zecca (tra i primi in Europa) nella produzione di nanoparticelle al grafene. «Il nostro progetto - spiega René Timmermans, responsabile commerciale del gruppo Vittoria - è lanciare, prima dei nostri competitor, pneumatici e camere d'aria al grafene, che saranno più resistenti di quelli tradizionali e antiscivolo, riducendo la possibilità di forature e il tempo di sgonfiamento della gomma. Insomma, andiamo su una qualità altissima, e siamo i primi al mondo a farlo su scala industriale». L'altro filone è quello delle bici a scatto fisso, segmento di mercato in cui Cinelli, storico brand di bici da corsa, oggi parte del gruppo Srl (famiglia Colombo), 8 milioni di ricavi e 34 dipendenti, è diventato un brand globale. Tanto che queste bici rappresentano circa il 40% del giro d'affari dell'azienda. «Per anni -

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 184 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

spiega Fabrizio Aghitovicepresidente del gruppo e responsabili dello sviluppo prodotto - le grandi innovazioni hanno riguardato solo il reparto corse. Oggi si lavora su tutta la gamma grazie a nuove tipologie di due ruote come l'e-bike, quelle da montagna. Noi, oltre alle bici da corsa e le urban bike, abbiamo puntato su quelle da viaggio e sul fenomeno delle bici a scatto fisso che sta appassionando molti giovani. E in questo nicchia siamo un brand leader di mercato a livello globale». La corsa procede spedita per agguantare nuove quote di mercato. Ma per lo più, con l'eccezione di aziende come Campagnolo di Vicenza, gruppi e cambi per bici da corsa, 120 milioni di ricavi, si tratta di e medie realtà, con fatturato compresi tra 5 e 30 milioni di euro. L'ipotesi di alleanze e fusioni tra imprese è lontana dalle agende degli imprenditori. Tuttavia, stando agli esperti, presto vedremo una nuova ondata di acquisizioni da parte dei grandi gruppi internazionali delle due ruote, facilitata anche da passaggi generazionali delle nostre ditte ancora a carattere familiare. E forse varrà a poco il recupero della produzione (che in realtà riguarda perlopiù l'assemblaggio, visto che i telai provengono quasi tutti dal far East) registrato l'anno scorso. L'Italia, fino agli anni Ottanta-Novanta è stata la grande fabbrica di biciclette del mondo. I grandi corridori e grandi marchi facevano strada a tutti gli altri. Con lo sviluppo dei telai in carbonio, più leggeri ma labour intensive, gli stabilimenti si sono svuotati per ridursi - nel migliore dei casi - a unità di assemblaggio. Far East come area produttiva e nuovi player dagli Usa e dal Giappone, che si affacciano al mercato. Le aziende del Made in Italy hanno lasciato correre. Ma quei brand che spuntavano negli Usa e in Giappone sono oggi diventati colossi, (Trek, Cannondale, Pacific Cycles, Shimano), che hanno possibilità di investire nelle squadre sportive, partecipare ai grandi eventi e puntare risorse importanti sulla ricerca e sviluppo. Foto: Sopra, Cristiano De Rosa : (1) presidente Ancma, Fabrizio Aghito (2) di Cinelli, René Timmermans (3) di Vittoria, Valentino Rossi (4)

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 185 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 45 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Rivoluzione nel pianeta della pausa caffè La filiera cambia pelle I PICCOLI E MEDI GESTORI PUNTANO A ALLEANZE PER RIDURRE I COSTI DEGLI ACQUISTI E DELLE FORNITURE, I GRANDI VOLANO ALL'ESTERO E GUARDANO AL CANALE DELL'OUTDOOR PER AUMENTARE I VOLUMI L'ESEMPIO TORINO (ch.ben.)

Milano Lavori in corso attorno alle imprese della pausa caffè. Nel mondo della distribuzione automatica, infatti, si respira aria di grande cambiamento su tutta la filiera: dalla manifattura (chi sforna le macchine) fino alla gestione della rete dei punti vendita e alla fornitura di beni di consumo. Le tre categorie rimangono ben separate. Ma dentro ai segmenti che compongono il comparto, si risponde alla crisi (e a un mercato interno da molti ritenuto saturo) con strategie di rilancio ben mirate. Intanto, i piccoli e medi gestori stanno puntando sulle alleanze di sistema su base nazionale, mentre i grandi volano all'estero e ragionano sullo sviluppo del canale outdoor per aumentare i volumi. Prendete i casi di Coven (Consorzio Vending), quartier generale a Milano, attorno al quale si sono alleate 15 aziende radicate in altrettante regioni del Paese o di Intesa Vendine, trenta società consorziate, con centro operativo a Pomezia, Roma. L'obiettivo dichiarato, per i primi, è unire le forze (centrale acquisti, progetti di identità di marca, convenzioni con i fornitori e parco mezzi) per raggiungere una quota del 10 per cento del mercato nazionale; per Intesa Vending, invece, prevale la forte specializzazione nel segmento delle bevande nel centro sud del Paese, facendo leva sulle sinergie con l'altro ramo dell'associazione che si occupa di Horeca. «L'adeguamento Iva dal 4 al 10 per cento ci ha costretto ad aumentare i prezzi, perdendo inevitabilmente, terreno sui consumi - spiega Cesare Spinelli, presidente di Spinel Caffè, e alla guida del comitato gestori di Confida - Molte imprese sono in difficoltà. Pertanto, il cambiamento di scenario ha imposto una forte accelerazione sui processi di aggregazione già in corso da anni. E questo vale in special modo per le piccole e medie imprese, forti nei rispettivi territori che ora giocano la carta delle alleanze soprattutto per ridurre i costi degli acquisti e delle forniture». Per i grandi gestori del vending è un'altra storia. Dopo la prima fase di crescita dimensionale, con l'ingresso di fondi di investimento o quotazioni in borsa, oggi ci sono in ballo appalti sempre più importanti, strategie di sviluppo nell'outdoor (e tutte le nuove tipologie di punto vendita) e operazione di conquista oltre confine. Il gruppo Argenta, 1200 dipendenti, diciotto sedi operative e 200 milioni circa di fatturato, si è aggiudicato la fornitura per la linea della metropolitana di Torino, 60 distributori automatici di ultima generazione destinati a 150 mila passeggeri giornalieri. «Si tratta di progetto che rappresenta un ulteriore passo nella strategia di sviluppo del vending outdoor; ambito nel quale abbiamo un lunga e consolidata esperienza grazie all'apertura di oltre 400 Eni shop 24 o alla collaborazione con il Comune di Venezia per l'installazione di 21 aree break nei punti nevralgici della città», ha detto Stefano Fanti, direttore Generale del gruppo Argenta, dal 2008 controllato dal fondo Motion Equity e da qualche mese partecipato anche dal fondo Kkr, che ne ha acquisto azioni e parte del debito (in obbligazioni) per circa 100 milioni di euro. Anche per il gruppo Ivs, quotato alla Borsa di Milano, 2000 collaboratori e 67 filiali, si apre un'altra stagione di grandi manovre, dopo aver chiuso il 2013 con ricavi in crescita del 5 per cento a quota 312,6 milioni di euro e con due acquisizioni in Italia (Liguria Caffè Automatico Srl e Ivs Sicilia Srl), una in Svizzera e uno scambio di rami d'azienda (per aree geografiche) con Liomatic, leader nella distribuzione automatica nel centro e sud Italia. La società bergamasca ha recentemente annunciato l'acquisto delle attività vending della società spagnola Delivra, con l'obiettivo di aumentare la propria presenza all'estero che già oggi, tra Spagna e Francia, garantisce circa il 15 per cento dei ricavi. A valle della filiera, quella dei produttori di macchine automatiche, il segmento che più a sofferto il periodo di crisi, benché leader in Europa, con il 25 per cento della quota di mercato, si torna a spingere sui pedali dell'innovazione. Come lo dimostrano i nuovi distributori automatici a schermo touch di N&W Global Vending (nata dalla fusione tra l'italiana Necta e la danese Wittenborg) come Samba e Canto, in grado di trasformare la macchina in un vero e proprio punto vendita e Karisma, una superautomatica pensata per qualsiasi

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 186 05/05/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 45 (diffusione:581000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

locazione nel mondo della caffetteria e dell' hotellerie . Rheavendors, azienda del Varesotto, tra i primi a produrre i distributori che erogano due diversi tipi di bicchieri, orientando verso nuovi clienti, come le catene alberghiere e le compagnie petrolifere, continua a sviluppare nuove soluzioni nel campo delle macchine intelligenti, come Hal, la prima vending machine tutta italiana, interattiva, online 24 ore su 24 e perfettamente integrata con i sistemi informatici di chi la ospita (hotel, navi da crociera, aeroporti). Foto: Nel business della distribuzione automatica si respira aria di grande cambiamento Foto: Nelle foto qui sopra Andrea Zocchi (1), ceo di N&W Global Vending; Massimo Trapletti (2) ceo di Ivs Group con Massimo Paravisi Foto: Nelle foto qui sopra Cesare Spinelli (1) presidente Spinel Caffé e presidente gruppo gestori Confida; Stefano Fanti (2), dir. gen. Argenta

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 187 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Incubatori Mercoledì l'arrivo di oltre 20 debuttanti nella piattaforma preparatoria al listino: 16 i settori. Montanino (Fmi): «Iniziativa che funziona» Borsa Marchi e hi-tech, l'Elite è diventata grande In due anni superate le 150 imprese. La novità? Non più solo Pmi , ma anche aziende maggiori. E una su 4 viene dal Sud alessandra puato

C ome direbbe Woody Allen, basta che funzioni. E il piano Elite, per allevare cavalli di razza dai puledri delle piccole e medie aziende italiane, sembra marciare. Sono minimo 22, probabilmente 24-25 e di dimensione quasi doppia rispetto al passato le aziende italiane in culla, potenziali nuove matricole. Verranno presentate in Piazza Affari dopodomani, 7 maggio, ammesse alla quinta edizione del Programma Elite. Dal Tesoro a Londra Il debutto - che dovrebbe comprendere qualche marchio a sorpresa - segue l'annuncio a Londra, lunedì scorso, di Elite Uk, replica del progetto italiano, partito con 19 aziende inglesi ad alto potenziale di crescita, alla presenza di Matthew Hancock, ministro Skills and Enterprise (Industria). Lo sbarco in Inghilterra è stato avviato «sulla scia del successo del Programma Elite di Borsa Italiana», ha detto Xavier Rolet, amministratore delegato della capogruppo London Stock Exchange, e l'apprezzamento non era scontato. Impostato da Andrea Montanino, allora dirigente generale del Tesoro e oggi direttore esecutivo per l'Italia al Fondo monetario internazionale; avviato dalla Borsa Italiana di Raffaele Jerusalmi con Confindustria, Abi e Università Bocconi, il piano Elite nacque nel 2012 per nutrire un listino in astinenza e far crescere le piccole e medie imprese italiane meritevoli, preparandole all'incontro con gli investitori su corporate governance e bilanci. Elite partì con le prime 30 aziende nell'aprile di due anni fa, nell'ottobre 2012 salì a 60 imprese, nell'aprile 2013 a 100, nell'ottobre successivo a 131. A queste si aggiungeranno ora - superando il tetto delle 150 aziende - le debuttanti di mercoledì prossimo: giovedì scorso erano 22, se ne attendevano ancora un paio. Vengono da 16 settori, in particolare ingegneria industriale, chimica, farmaceutica e biotech, telecomunicazioni. Inoltre il Sud copre il 27% dei nuovi arrivi, più di un terzo (un altro 27% è dal Nord Est e il 46% dal Nord Ovest). «Due bei segnali - dice Luca Peyrano, responsabile dei mercati primari per l'Europa continentale in Borsa Italiana - . In tutto il listino le aziende del Centro Sud sono meno del 10% e uno dei problemi italiani è il basso investimento in tecnologia. Fra le debuttanti ci sono marchi noti nell'ingegneria, ma anche nella meccanica, nell'alimentare, nell'arredamento». La novità è infatti la dimensione. «Prima il fatturato medio era di 86 milioni di euro, ora di 142 - dice Peyrano -. Elite comincia a essere attraente anche per le imprese più grandi, che trovano qui la piattaforma per gestire passaggi generazionali, internazionalizzazione, funding». La molla insomma è il reperimento di risorse finanziarie e l'aprirsi di contatti per l'estero. «A queste imprese più grandi - dice Peyrano - interessa conoscere tutti i canali per finanziarsi, dalla quotazione all'emissione di bond, al ricorso ai fondi chiusi». Fondi e matricole Sono 37 i fondi di private equity partner di Elite, da Clessidra, il maggiore investitore privato italiano, al Fondo italiano d'investimento partecipato dalla pubblica Cassa depositi, da Idea Capital di De Agostini alla Pep di Fabio Sattin. E delle 131 aziende aderenti oggi al programma, otto hanno accolto un fondo di private equity, dice Borsa. Una è la Light Force del marchio Twin Set, dove nel dicembre 2012 entrò Carlyle; un'altra è la padovana Tapì (tappi sintetici), partecipata da Gradiente (Fondazione Cassa di risparmio di Padova Rovigo); ma c'è anche Orizzonte - recente socio di Sia con F2i e al Fondo strategico - che è diventato azionista di due aziende Elite, Sorgent.e (energie rinnovabili) e Wiit (cloud). «La nostra idea era far emergere dall'anonimato le aziende di nicchia, dando loro la possibilità di farsi notare da operatori internazionali - dice Montanino - . E questo è successo. Elite è una delle poche iniziative per le Pmi italiane che funziona, è la vetrina delle belle imprese».

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 188 05/05/2014 Corriere Economia - N.16 - 5 maggio 2014 Pag. 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Finora hanno annunciato l'intenzione di quotarsi 14 aziende di Elite, da Harmont & Blaine a Pianoforte Holding (moda), dalla Tecnocap di Cava de' Tirreni (packaging alimentare) alle miniere Goldlake. Inoltre ci sono state tre emissioni di minibond (nove in corso); più 25 fusioni e acquisizioni. «In tutto sono 50 operazioni di finanza straordinaria - nota Peyrano - come dire un'azienda su tre». Al marzo scorso erano 287 le quotate sul mercato principale, tre in meno rispetto al 2013. Però erano 41 quelle sull'Aim Italia, il listino dedicato alle Pmi, in crescita rispetto alle 36 precedenti. La speranza è che Elite traini ora anche le aziende maggiori. © RIPRODUZIONE RISERVATA2013 Raffaele Jerusalmi amministratore delegato di Borsa Italiana Le aziende ammesse a Elite 30 60 100 131 Apr 2012 Ott 2012 Apr 2013 Apr 2014 Ott 2013 Pparra Da dove vengono le new entry Il valore (milioni di euro) 142 Fatturato medio delle 22 aziende in arrivo 86 Fatturato medio delle 131 aziende già ammesse 27% Nord Est 46% Nord Ovest Anno di nascita 153* del programma La crescita *Minimo 22 27% Centro Sud Fonte: Borsa Italiana I numeri 14 Ipo previste Tante le aziende del Programma Elite che hanno dichiarato l'intenzione di quotarsi in Borsa. Fra le altre, Harmont & Blaine, Pianoforte Holding, Tecnocap, Goldlake 8 Ingressi di fondi Sono le operazioni di private equity nelle aziende di Elite finora: per esempio, Carlyle è entrato in Light Force, Orizzonte in Wiit e Sorgent.e (già partecipata da Amber), Gradiente in Tapi 3 Minibond Sono le emissioni sul mercato ExtraMot Pro: da parte di Bomi, Iacobucci e Alessandro Rosso Group 25 Fusioni e acquisizioni Tante le operazioni di finanza straordinaria, una è la quotata Interpump che ha rilevato Imm, azienda Elite

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 189 03/05/2014 Milano Finanza - N.86 - 3 maggio 2014 Pag. 2 (diffusione:100933, tiratura:169909) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Overview Assomoda I temporary store verso un 2014 da record Secondo i dati raccolti da Assotemporary, il fatturato generato dai negozi temporanei in Italia dovrebbe raggiungere i 70 milioni di euro nell'anno in corso. Milano si conferma capitale nel comparto. Milena Bello

Il 2014 sembra avere tutte le carte in regola per rappresentare l'anno di svolta della formula dei temporary shop. Lo confermano i dati raccolti nel primo trimestre dell'anno da Assotemporary, l'associazione nata in seno ad Assomoda e dedicata a questo segmento. Nel 2013 il fatturato generato dagli store temporanei in Italia era di 55 milioni di euro, in crescita del 30% rispetto al periodo precedente e, in base al trend dei primi mesi di quest'anno, il 2014 dovrebbe chiudersi con una stima di incremento pari a un ulteriore 30% che si traduce in un turnover generato dal temporary superiore a 70 milioni di euro di ricavi. «È il risultato di diversi fattori», ha raccontato a MFF Massimo Costa, segretario generale di Assotemporary che il prossimo 28 maggio terrà il convegno nazionale a Milano nel quale saranno discusse le espressioni del temporary shop, quella cittadina, quella del canale travel e quella dei centri commerciali. «In primo luogo», ha poi spiegato Costa, «la crescita è legata all'aumento di temporary store, con il consolidamento di Milano come capitale italiana ma con una maggiore capillarità di presenze su tutto il territorio. A questo si aggiunge la maggiore varietà di aziende che utilizzano la formula temporanea, sia per operazioni di vendita sia per iniziative di marketing e comunicazione. Ormai più della metà delle aziende coinvolte sono piccole imprese e new brand. Così, oltre all'aumento delle location si arricchiscono anche i servizi richiesti, dal personale di vendita, all'arredo fino alla promozione e organizzazione degli eventi, voci che vengono gestite dalla nuova figura imprenditoriale del temporary retailer». La principale novità che rappresenta una sorta di linea di demarcazione con il passato è l'inserimento sul mercato di player importanti, vale a dire le grandi strutture come aeroporti, stazioni ferroviarie, centri commerciali e, da ultimo, anche hotel (come l'hotel Straf di Milano). «Queste soluzioni vengono scelte soprattutto dai grandi brand», ha aggiunto Costa, «mentre il format cittadino si sta caratterizzando per una maggiore accessibilità dovuta sia al calo dei prezzi che vanno dai 1.500 ai 2.000 euro a settimana come media, sia per questioni di maggiore flessibilità». Nonostante Milano e il nord Italia in genere rappresentino ancora quasi il 90% del mercato del temporary, prosegue l'apertura di centri nelle principali città, da Verona a Napoli, da Savona a Cagliari, in quelle di provincia, come Bergamo, Piacenza, Parma, Ravennae nelle località turistiche. Prossimo passo decisivo sarà l' Expo 2015 alle porte. «Prevediamo un'ulteriore ed estesa crescita», ha concluso il segretario generale di Assotemporary, «soprattutto la possibilità di esprimere tutte le potenzialità del network, composto non solo da temporary store ma anche da temporary showroom, business center e spazi di coworking». (riproduzione riservata) Foto: Sopra, lo spazio temporary dell'hotel Straf a Milano

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 190 03/05/2014 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato il gestore della settimana Italia sotto i riflettori, reattive anche le Pmi «In attesa delle riforme consiglio Triboo Media, Digital Bros, Sesa, Fiat e Finmeccanica» Isabella Della Valle

Piazza Affari è un tema sempre più ricorrente nelle politiche di investimento. Che cosa ha spinto il nostro mercato a correre così tanto? Da inizio anno il mercato azionario italiano sta sovraperformando il mercato europeo: senza dubbio il tema politico e le riforme istituzionali in preparazione ne sono la motivazione. Le attese per le riforme istituzionali, che dovrebbero garantire governabilità, e per le riforme del mercato del lavoro, unitamente alla riduzione del carico fiscale sulle imprese e sulle famiglie, spiegano l'accelerazione del nostro listino. I mercati sembrano credere che qualcosa accadrà, ed è per questo che soprattutto gli investitori esteri hanno deciso di destinare una parte dei loro investimenti al nostro Paese. Lei gestisce un fondo specializzato sul listino milanese, quali sono le prospettive, i punti di forza e quelli di debolezza? I punti di forza sono rappresentati dalle valide aziende quotate che negli ultimi anni di crisi hanno saputo ristrutturarsi e presentano multipli di borsa interessanti rispetto ai peers internazionali. La debolezza è rappresentata dal legame a doppio filo con la stagione delle riforme, condizione necessaria affinché tutto si trasformi nella realtà dei numeri dell'economia reale, e non solo in quella finanziaria. Qualcuno teme che la corsa del mercato sia strettamente condizionata dalla capacità del governo a portare a compimento le riforme. Lei cosa ne pensa? Sono d'accordo: le riforme sono quello che serve al nostro Paese per estrinsecare le sue importanti potenzialità di crescita. È necessario che una forza politica debba poter governare con continuità almeno per una legislatura. Come si posiziona l'Italia rispetto agli altri mercati che sono stati protagonisti nella crisi del debito dell'eurozona? Per quanto concerne il nostro Paese la crisi del debito ha rappresentato uno snodo cruciale, sia nella fase acuita della crisi sia nel corso dell'uscita dalla stessa . Lo scampato pericolo sul lato debito e la successiva fase di ripresa e tentato rilancio dell'economia, hanno un potenziale assai maggiore per l'Italia. Le minori tensioni hanno dapprima impattato significativamente sul prezzo del nostro debito e potrebbero impattare ancora più significativamente sulla nostra Borsa. Qual è oggi lo stato di salute delle pmi italiane? Le piccole e medie imprese italiane ancora una volta hanno dato evidenti segnali di reattività, per lo meno quelle quotate a cui ci riferiamo. Questo è stato compreso dai mercati e, infatti, la performance delle mid- small cap è stata negli ultimi due anni significativamente migliore rispetto a quella delle large cap. Penso che sia solo una parte del potenziale, ora che il mercato sta per essere riscoperto anche da investitori stranieri. Che cosa manca al nostro listino rispetto a quelli europei? Indubbiamente penso che la mancanza principale sia la numerosità dei titoli quotati ed i costi e le procedure per la quotazione, rispettivamente troppo elevati e lunghi. Ci sarebbe poi qualcosa da sistemare anche nelle procedure di quotazione, in Italia come anche all'estero, in materia di regole e controlli in fase di nuove quotazioni. Come valuta le recenti ipo? Giudico molto positivamente le quotazioni effettuate sull'Aim, un segmento del listino che finalmente sta offrendo aziende interessanti ed innovative: con Italian Indipendent e Triboo Media sono state portate sul listino due belle storie di successo italiano. Potrebbe indicarmi quali sono le aziende che reputa più interessanti e perché.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 191 03/05/2014 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Fiat, nell'imminenza della presentazione del nuovo piano industriale da parte di Marchionne mi sembra un "must have". È già andato molto bene, ma le valutazioni sono ancora a sconto rispetto ai peers europei. Il rilancio di Alfa Romeo negli Stati Uniti è un tassello fondamentale per questo obiettivo, ed il possibile scorporo del marchio del biscione è a mio giudizio funzionale alla creazione di un polo del lusso, insieme alle già affermate Maserati e Ferrari, che potrà creare parecchio valore per gli azionisti. Fra i grandi titoli mi piace anche Finmeccanica, dove un manager come Moretti potrebbe mettere a frutto la sua esperienza di grande ristrutturatore. Moretti ha riportato a break even le Ferrovie, e in Finmeccanica può fare molto bene. Fra le società medio piccole tre storie interessanti sono rappresentate da Triboo Media, Digital Bros e Sesa. Quest'ultima è un'azienda dell'information tecnology operativa sia nella vendita di hardware, di cui è principale referente dei grossi nomi mondiali dell'informatica nel nostro paese, sia soprattutto nei servizi a valore aggiunto come system integrator, e vanta clienti di elevato standing che aiuta a gestire le loro esigenze gestionali. Il titolo tratta a significativo sconto rispetto ai peers internazionali ed ha ottime possibilità di aumentare fatturato ed utili. Digital Bros è una società quotata da anni in Borsa che sta vivendo una fase di profondo cambia-mento del modello di business, passando dall'editoria fisica di giochi per computer e consolle, al digital & mobile entertainement. Le valutazioni di società comparabili all'estero sono lontane anni luce da quelle di Digital Bros che, se dovesse riuscire ad offrire al mercato una killer application, avrebbe un significativo impatto sui propri utili e sul prezzo di borsa. Infine, una recente quotazione: Triboo Media. La prima e unica digital advertising company italiana. Un'azienda con un amministratore delegato di 28 anni che in poco più di 5 anni, dalla sua creazione, è passata da zero fatturato a oltre 20 milioni di euro per quasi 2 milioni di utile netto. Anche in questo caso è il modello di business innovativo che garantisce consistenti possibilità di crescita, ed i denari recentemente raccolti con lo sbarco in borsa dovrebbero consentirgli di replicare tale modello anche all'estero. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4,1 3,6 3,1 2,6 2,1 1,6 1,1 1140 950 760 570 380 190 0 29/04/2013 volumi in mgl prezzo 30/04/2014 comparable società capital. al 29/4/14 (mln euro) eps 2014 (euro) p/e 2014 p/e 2015 p/sales 2014 consensus di mercato Digital Bros(1) 45 0,17 19,2 5,3 0,34 Buy Electronic Arts(2)(3) 8.687 1,31 21,4 18,4 2,29 Overweight Ubisoft Entertainment(2) 1.442 -0,39 Neg. 14,8 1,37 Overweight confronto gruppo Digital Bros opera nel settore dell'intrattenimento digitale tramite le due business unit Distribuzione Italia e Publishing e Distribuzione Internazionale.Alivello di multipli P/E stimati per l'esercizio in corso presenta un valore solo di poco più basso rispetto al colosso Electronic Arts,ma il dato scende notevolmente con riferimento all'esercizio successivo, in cui per Electronic Arts e Ubisoft sono stimati multipli molto più alti. Anche il multiplo P/Sales stimato per l'esercizio in corso è notevolmente inferiore a quello dei competitor. Il consensus del mercato sulle società comprese nel campione è molto positivo e a Digital Bros viene in particolare attribuito il giudizio Buy. Dopo aver trascorso oltre tre anni ad oscillare lateralmente nei dintorni di quota 1,30, Digital Bros ha improvvisamente rotto gli indugi in autunno, accelerando con forza al rialzo: in pochi mesi ha spinto le quotazioni da 1,30 fino a 3,90 euro, triplicandone il valore tornato di nuovo sui livelli di metà 2008. Il calo dell'ultimo mese è da considerarsi fisiologico dopo tale rialzo e potrebbe celare la volontà del titolo di riprendere il cammino di crescita, dopo una pausa corroborante. Nuovi segnali positivi già oltre 3,40, avallati dal superamento di quota 3,60, preludio al ritorno sui citati massimi in area 3,90 e al successivo allungo verso 4,60. La correzione assumerebbe, invece, toni più marcati in caso di cedimento dei supporti presenti tra 3,10 e 2,95 euro, preludio ad un affondo che potrebbe spingersi fino a 2,50 euro. DIGITAL BROS 1) Chiusura esercizi al 30/6/2014 e 2015; (2) chiusura esercizi al 31/3/2014 e 2015; (3) dati in dollari; Eps=utile per azione; P/E=rapporto prezzo su utile; P/sales=rapporto prezzo su vendite fonte: elaborazione Analisi mercati finanziari su dati Factset 200 250 300 350 150 100 50 29/04/2011 29/04/2014 digital bros ftse italia star ftse italia all-shr Volumi e andamento

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 192 03/05/2014 Il Sole 24 Ore - PLUS 24 Pag. 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

luca mori zenit sgr Direttore degli investimenti Luca Mori dal 1995 lavora nel settore della gestione del risparmio e attualmente è direttore investimenti e membro del consiglio di amministrazione. In precedenza ha svolto la sua attività presso Banca Popolare di Sondrio e successivamente è entrato in Zenit Sgr per posi spostarsi in Bipielle Fondicri Sgr e in Romagest. Dal 2001 al 2005 presso Fineco Asset Management è stato responsabile del portafoglio azionario Italia dei fondi gestiti. Successivamente dal 2005 al 2008 presso Capitalia Asset Management è stato vice responsabile dell'area equity e responsabile dell'area equity Italia. Dal 2008 è tornato come partner in Zenit Sgr. flash Una Sgr focalizzata sulle Pmi Zenit Sgr è nata nel 1995 ed è una società indipendente. L'azienda si è distinta nella gestione di asset sui mercati azionari, soprattutto nel segmento delle mid e small cap italiane che ha fatto meritare al fondo Zenit Mc Pianeta Italia le 5 stelle Mornigstar. Tra i prodotti la società vanta anche Zenit Mc Obbligazionario, Zenit Mc Breve Ternine, Zenit MC Parzec e Zenit Mc Megatrend. A gennaio 2014 la società ha lanciato il fondo "Progetto MiniBond Italia" che offre alle Pmi italiane un canale alternativo di finanziamento, grazie al quale fare impresa e puntare sui mercati esteri diventerà nuovamente possibile. DIGITAL BROS Volumi e andamento Dopo aver trascorso oltre tre anni ad oscillare lateralmente nei dintorni di quota 1,30, Digital Bros ha improvvisamente rotto gli indugi in autunno, accelerando con forza al rialzo: in pochi mesi ha spinto le quotazioni da 1,30 fino a 3,90 euro, triplicandone il valore tornato di nuovo sui livelli di metà 2008. Il calo dell'ultimo mese è da considerarsi fisiologico dopo tale rialzo e potrebbe celare la volontà del titolo di riprendere il cammino di crescita, dopo una pausa corroborante. Nuovi segnali positivi già oltre 3,40, avallati dal superamento di quota 3,60, preludio al ritorno sui citati massimi in area 3,90 e al successivo allungo verso 4,60. La correzione assumerebbe, invece, toni più marcati in caso di cedimento dei supporti presenti tra 3,10 e 2,95 euro, preludio ad un affondo che potrebbe spingersi fino a 2,50 euro. I comparable Il gruppo Digital Bros opera nel settore dell'intrattenimento digitale tramite le due business unit Distribuzione Italia e Publishing e Distribuzione Internazionale. A livello di multipli P/E stimati per l'esercizio in corso presenta un valore solo di poco più basso rispetto al colosso Electronic Arts, ma il dato scende notevolmente con riferimento all'esercizio successivo, in cui per Electronic Arts e Ubisoft sono stimati multipli molto più alti. Anche il multiplo P/Sales stimato per l'esercizio in corso è notevolmente inferiore a quello dei competitor. Il consensus del mercato sulle società comprese nel campione è molto positivo e a Digital Bros viene in particolare attribuito il giudizio Buy. Il confronto

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 193 03/05/2014 Capital - N.410 - apr/mag 2014 Pag. 26 (diffusione:85554, tiratura:133841) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

40 Nomi PeR RiACCeNdeRe l'itAliA

Marco Alverà Maria Cecilia Andretta Silvia Avallone Nicola Bedin Marco Belinelli Giovanna Boda Laura Burdese Daniel Canzian Alessandro Cattaneo Michele Colaninno Claudio Corbetta Leonardo Cucchiarini Valeria De Vellis Enrico Drago Alessandra Facchinetti Alessandro Fabbroni James Ferragamo Fabio Fognini Pierroberto Folgiero Alessandra Fornasiero Danilo Iervolino Matteo Manassero Carlo Micheli Mauro Micillo Roberto Moncalvo Matteo Montezemolo Jacopo Morelli Alessandro Nasi Claudia Parzani Chiara Pisa Federico Pizzarotti Matteo Renzi Tatiana Rizzante Ferruccio Rossi Stefano Rosso Federico Scrocco Paolo Sorrentino Simone Speggiorin Giambattista Valli Checco Zalone Simone Speggiorin 36 anni, cardiochirurgo pediatrico al Glenfield Hospital di Leicester Il suo è stato uno dei casi recenti più evidenti della diffusa incapacità italiana di trattenere i professionisti migliori. Speggiorin si è formato in Italia, ma le uniche (e notevolissime) opportunità concrete di fare ciò che gli riesce meglio le ha trovate oltre la Manica. Adesso è uno dei cardiochirurghi pediatrici più giovani e più noti, anche grazie a un servizio della BBC a lui dedicato, del Regno Unito. Claudia Parzani 42 anni avvocato Per il Financial Times è uno dei dieci avvocati «più innovativi» d'Europa. Unica partner donna dello studio internazionale Linklaters (55 avvocati a Milano e 2.600 in tutto il mondo), gestisce il settore dei mercati finanziari per l'Italia ed è responsabile del lusso a livello globale. Dal giugno 2013 è presidente di Valore D, la prima associazione di grandi imprese creata in Italia per sostenere la leadership femminile nelle aziende. Stefano Rosso 35 anni amministratore delegato di Otb Secondogenito di Renzo Rosso, è da circa un anno l'amministratre delegato di Only the Brave, la holding fondata dal padre che controlla Diesel, Maison Martin Margiela, Viktor & Rolf e Marni, oltre alle licenze di Dsquared, Just Cavalli, Vivienne Westwood, Red Label Man e Marc Jacobs Men. Appassionato di arte moderna, digitale, innovazione e tecnologia, Stefano Rosso è accanto al padre anche nella società controllata dalla famiglia, Red Circle Investments, che, dopo Estrima, l'azienda di Pordenone che produce e distribuisce il quadriciclo elettrico a 4 ruote Birò, il 20% dell'incubatore di start-up digitali H-Farm, oltre il 9% di Yoox e il 3% di Marcolin, ha recentemente acquisito una parte consistente della catena EcorNaturasì. Stefano Rosso è anche presidente del Bassano calcio. Alessandra Fornasiero 38 anni membro del board di Kinexia Laureata in matematica, esperta di comunicazione, siede nel board di Kinexia, una holding di partecipazioni finanziarie attiva nel settore delle energie rinnovabili, che controlla una piccola galassia di società specializzate nella progettazione, realizzazione e gestione di impianti. Alessandra Fornasiero è una delle donne di Piazza Affari (Kinexia è quotata al segmento MTA di Borsa Italiana). Siede nel board dell'associazione no profit Crazy for Digital Marketing. Alessandro Nasi 39 anni vicepresidente di Exor Già nel 2005, si diceva di lui che «non è proprio un manager qualsiasi». Testimone di nozze di John Elkann, Nasi, 40 anni il prossimo 18 aprile, è vicepresidente di Exor, una delle principali società di investimento in Europa. Torinese di nascita e di modi, cresciuto a New York (l'università, invece, l'ha frequentata nel capoluogo piemontese), si è fatto le ossa come analista finanziario in diverse banche estere. In Fiat è entrato nel 2005. Giambattista Valli 42 anni stilista La sua moda lo rispecchia appieno (dall'haute couture fino alle scarpe, alle borse, ai gioielli), indifferente alla tirannia delle tendenze, amata dalle attrici più eleganti, come Diane Kruger e Hilary Swank. Icona di una nuova generazione di talenti italiani, Valli è tra i grandi nomi in mostra in The Glamour of Italian Fashion - 1945-2014 (fino al 27 luglio al V&A, Victoria and Albert Museum di Londra). Jacopo Morelli 39 anni, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria È presidente e ad della società di arredamento EmmeEmme. Iscritto ai Giovani imprenditori fin dal 2000, è salito nell'organigramma con un lavoro assiduo, riconosciuto e apprezzato, che lo ha portato alla poltrona di presidenza per il triennio 2011- 2014. Ha lavorato come vicepresidente dei Giovani nella squadra di Federica Guidi, l'attuale ministro dello Sviluppo economico. Roberto Moncalvo 33 anni presidente Coldiretti È il più giovane presidente tra tutte le associazioni di impresa e dei lavoratori presenti in Italia e rappresentate nel Cnel, i cui vertici hanno in media

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 194 03/05/2014 Capital - N.410 - apr/mag 2014 Pag. 26 (diffusione:85554, tiratura:133841) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

un'ètà quasi doppia di 62 anni. Roberto Moncalvo, sesto leader della storia della Coldiretti, è laureato in Ingegneria dell'autoveicolo al Politecnico di Torino ed è titolare dell'azienda agricola SettimoMiglio, che gestisce con la sorella Daniela a Settimo Torinese, in provincia di Torino. Pierroberto Folgiero 41 anni amministratore delegato di Maire Tecnimont Romano, classe 1972, dopo la laurea in Economia alla Luiss ha frequentato l'Executive education program in general management presso l'Insead a Fontainbleu, Parigi. Ha iniziato la sua carriera in Agip Petroli ed Ernst & Young. Nel settembre 2010 è entrato nel gruppo Maire Tecnimont come chief financial officer di Tecnimont Kt S.p.A. Dal 2 maggio 2013 è l'ad dell'intero gruppo e amministratore incaricato del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi. Giovanna Boda 40 anni, dg Miur studente, integrazione, partecipazione, comunicazione Con Matteo Renzi condivide una certa prossimità anagrafica, ma anche la capacità di convincere i suoi interlocutori: non è un caso che sia stata lei a vincere, nel 2012, il prestigioso Premio Ischia comunicatore dell'anno, per la categoria pubblica amministrazione. Il suo lavoro inarrestabile ha indotto il presidente della Repubblica a concederle l'Ordine al merito della Repubblica italiana «per gli alti meriti in ambito di educazione alla legalità delle nuove generazioni». Alessandro Cattaneo 34 anni sindaco di Pavia Per alcuni, è lui il Renzi del centrodestra. Ma, soprattutto, per il 68% dei suoi concittadini è l'uomo da votare di nuovo alle prossime imminenti elezioni amministrative. Alessandro Cattaneo si è laureato in Ingegneria elettronica all'Università di Pavia, dal 2009 guida il capoluogo ed è riuscito, negli ultimi 5 anni, a ottenere un sostegno crescente. È anche uno sportivo: arbitro di calcio Figc nella categoria regionale Promozione. Matteo Renzi 39 anni, presidente del Consiglio dei ministri e segretario del Partito democratico «Ci siamo dati una scadenza? Se il 27 maggio 'sta roba non arriva, allora vuol dire che Renzi è un buffone». Il contesto è quello della trasmissione Porta a Porta . Lo stesso, per intendersi, del Contratto con gli italiani di Silvio Berlusconi. «'Sta roba» sono i soldi in più che, assicura, arriveranno nella busta paga di maggio ai lavoratori con i redditi più bassi. L'affermazione a effetto mostra bene la capacità di Renzi di colpire e sorprendere. I suoi alleati prima di tutti. Come nel 2008, quando Renzi disse no al suo centrosinistra, che lo voleva ancora alla guida della Provincia di Firenze. Scelse di candidarsi alle primarie per diventare il nuovo sindaco del capoluogo toscano. E da quel momento ha conquistato della scena. Ferruccio Rossi 42 anni amministratore delegato del Gruppo Ferretti Cordiale e concreto, laureato alla Bocconi, è stato consulente di KPMG, membro dell'investment banking team di ING Barings e manager dell'investment banking team di JP Morgan Chase & Co. In Permira si è occupato della valutazione degli investimenti e della gestione delle partecipate per arrivare nel cda di Ferretti e di Grandi Navi Veloci e assumere poi il ruolo di direttore generale di Riva. Oggi è l'ad di Ferretti, prima realtà dello yachting tricolore a quotarsi in borsa nel 2000. Daniel Canzian 33 anni chef L'inaugurazione del suo Daniel, cucina italiana contemporanea, in via San Marco all'angolo con Castelfidardo, è stato uno degli eventi gastronomici milanesi del 2013. Con questo progetto ha lanciato un nuovo galateo della ristorazione: cucina a vista accanto all'ingresso e cuochi in sala al posto dei camerieri. Carta dei vini italianissima, come il menù, libertà per i clienti di presentarsi con la propria bottiglia. Si può dire che è nata una stella. Danilo Iervolino 35 anni presidente università telematica Pegaso Con otto sedi di esame diffusi in tutta Italia e nove corsi di laurea e oltre 150 corsi post laurea, Iervolino ha scommesso fin dal 2006 sulle potenzialità di internet come risorsa strategica per l'apprendimento della nuova generazione. L'e-learning a distanza non è più un limite ma anzi può essere una possibilità in più grazie anche alla personalizzazione del percorso formativo permesso dalla flessibilità digitale. Fabio Fognini 27 anni tennista Il capolavoro lo ha compiuto battendo Andy Murray nel recente turno di Coppa Davis e dimostrando così di non essere solo un'eterna bella speranza della racchetta. Dotato di talento nel braccio e nelle gambe, gli avevano sempre fatto difetto concentrazione e consapevolezza dei propri mezzi. Ma negli ultimi tornei è scattata la scintilla della maturità e lo sport italiano ha trovato un campione su cui puntare. Alessandra Facchinetti 41 anni direttore creativo delle collezioni donna di Tod's Ha gli stessi occhi azzurri e magnetici del padre, Roby, che con i Pooh ha scritto una pagina importante della musica Italiana. Invece Alessandra ha preferito usare la matita per disegnare, prima per Gucci, poi Valentino e Moncler fino alla sponda sicura di Tod's e con il placet di Diego Della Valle. Alla

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 195 03/05/2014 Capital - N.410 - apr/mag 2014 Pag. 26 (diffusione:85554, tiratura:133841) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

seconda collezione, quella per il prossimo inverno, ha portato in passerella un lusso understatement, un vero e proprio tributo all'artigianalità made in Italy. Marco Alverà 38, Midstream senior executive vice president di Eni Il suo percorso è iniziato a Londra, in Goldman Sachs, nel 1997. Lo stesso anno della laurea in Filosofia ed economia alla London School of Economics. Da allora, la carriera di Alverà è andata avanti speditissima, dimostrando che anche ai giovani, e anche in una società come Eni, i ruoli apicali possono essere tutt'altro che preclusi. Tra gli altri incarichi, Alverà è presidente dei cda delle controllate russe del Cane a sei zampe. Matteo Montezemolo 37 anni amministratore delegato del fondo Charme Allergico all'eccessiva mondanità, determinato e di poche parole come è scritto nel Dna di famiglia, Matteo Cordero di Montezemolo ha un curriculum chilometrico, punteggiato da ruoli pubblici e privati. Il suo debutto nel mondo del lavoro è alla Goldman Sachs prima a New York e poi a Londra. L'ingresso nel mondo del business è datato 2003 quando, insieme al padre Luca, inaugura l'operazione del fondo di private equity Charme lnvestments coinvolgendo, tra gli altri, Unicredit, Diego Della Valle, la famiglia reale di Abu Dhabi, l'Emiro del Bahrain, l'imprenditore indiano Ratan Naval Tata, il Banco Santander, e alcune tra le maggiori famiglie imprenditoriali italiane. Matteo Montezemolo, diventato ad del Fondo Charme, ha seguito in prima persona l'acquisizione di marchi come Ballantyne, Cassina, Grandi Navi Veloci, fino a Poltrona Frau, prima della vendita all'americana Haworth. James Ferragamo 43 anni direttore prodotto pelle donna del gruppo Salvatore Ferragamo Ha lanciato alcune tra le borse più belle del marchio Salvatore Ferragamo, come Sofia, W Bag, Marisa; ha seguito Red Carpet, il primo progetto Made to Order per le calzature femminili da sera e da cocktail; ha curato il progetto L'Icona, realizzato nel 2013 per il 35° anniversario della calzatura best seller Vara. Il figlio di Ferruccio, presidente del Gruppo Salvatore Ferragamo, ha ereditato dal padre quello stile discreto, cortese ma deciso. James è entrato nel gruppo di famiglia nel 1998, iniziando un percorso manageriale e nel 2000 diventa general merchandising manager. Nel 2004 viene nominato responsabile della Divisione Prodotto pelletteria donna; a questo incarico, nel 2008, si aggiunge la responsabilità della Divisione Prodotto calzature donna. Laura Burdese 42 anni ad Swatch Group Italia Tatiana Rizzante 43 anni, amministratore delegato e chief technology officer di Reply È tra i pochi giovani alla guida di una quotata a Piazza Affari. Sotto le sue cure Reply, società di consulenza e integrazione di sistemi, è cresciuta impetuosamente nonostante la congiuntura pessima. I ricavi sono passati da 384,2 milioni di euro nel 2010 a 494,8 nel 2012, ultimo bilancio pubblicato: un considerevolissimo incremento del 28,8%. Tatiana Rizzante non ama risparmiarsi: è membro del supervisory board di Syskoplan (quotata a Francoforte), siede nel cda di Ansaldo e nel consiglio direttivo di Confindustria digitale. Marco belinelli Ad di Swatch Group Italia dal 2006, dal novembre 2012 ha aggiunto anche la carica di presidente di cK Calvin Klein Watch + Jewelry Co. Ltd. Una carriera nel mondo delle lancette cominciata nel 1999, quando entrò in Swatch Group Italia come marketing manager del brand. Si divide tra Milano e Biel/Bienne (in Svizzera, dove si trova la sede mondiale del gruppo orologiero), ed è membro dal 1988 di AFSIntercultura. 28 anni giocatore di basket La sua sera magica è stata quella del 15 febbraio 2014 quando all'Astrodome di New Orleans ha vinto la gara del tiro di tre punti sbaragliando i migliori specialisti della Nba. Un risultato straordinario per questo sportivo alto 196 centimetri partito da San Giovanni in Persiceto che in sette stagioni negli Stati Uniti ha giocato a San Francisco, Chicago, Toronto, New Orleans e ora con i fortissimi San Antonio Spurs punta a vincere il torneo di basket più importante al mondo. Federico Pizzarotti 40 anni sindaco di Parma Prima d'essere eletto sindaco di Parma con il 60,22% dei consensi, il 21 maggio 2012, era il project manager dell'area Information technology di un istituto bancario dell'Emilia Romagna. Una passione per l'orto e le piante da frutto, il judo, il free climbing e il teatro, il sindaco si è avvicinato alla politica nel 2009, aderendo al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Nel 2010 è stato candidato al Consiglio regionale in Emilia Romagna, senza essere eletto. Enrico Drago 37 anni, amministratore delegato di Inditex Italia Figlio di Marco, deus ex machina del gruppo DeAgostini, è approdato nel settembre del 2007 alla Inditex, la holding spagnola dell'imprenditore Amancio Ortega che ha nella catena di abbigliamento Zara la sua punta di diamante. Partito con la responsabilità dei progetti speciali di Zara Italia, oggi è a capo di Inditex Italia. Matteo Manassero 21 anni golfista Nessun coetaneo al mondo è più forte di lui sul green: detiene il record di più giovane vincitore

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 196 03/05/2014 Capital - N.410 - apr/mag 2014 Pag. 26 (diffusione:85554, tiratura:133841) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

dell'European Tour e del BMV PGA Championship. In questa stagione affronterà il passaggio da promessa a campione, arrivando già, con i primi tornei del 2014, tra i top 50 del ranking mondiale. Potenza, eleganza, intelligenza ne fanno un predestinato (ha iniziato a 4 anni) e gli hanno fatto conquistare la fiducia di sponsor importanti come Ralph Lauren, Rolex, Abu Dhabi, Callaway. Valeria De Vellis 44 anni avvocato Per Voltaire, il divorzio ha all'incirca la stessa età del matrimonio. L'uno e l'altro sono il pane quotidiano di Valeria De Vellis, esperta di diritto di famiglia, dei minori e della persona, in forza a Carnelutti Studio legale associato di Milano. Laurea in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano, dove ha tenuto dei corsi per gli psicologi forensi in tema di affidamento dei minori, è ferrata in contratti prematrimoniali e di convivenza tra coppie di fatto. Michele Colaninno 37 anni, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo Immsi Colaninno jr, secondogenito di Roberto, è l'uomo a capo di uno dei principali nomi dell'industria italiana: Immsi infatti è il nome della holding che controlla il Gruppo Piaggio, oltre ad avere altri importanti interessi nel settore immobiliare e in quello navale. In tutto, una quarantina di società, che generano ricavi consolidati per 1,47 miliardi di euro (esercizio 2012).Colaninno è anche vicepresidente del consiglio d'amministrazione di Banca popolare di Mantova. Silvia Avallone 30 anni scrittrice Il suo primo romanzo Acciaio (2010) ha vinto il Campiello Opera Prima, il Fregene, si è classificato secondo al Premio Strega ed è stato tradotto in 23 lingue. Dal libro è stato tratto il film omonimo interpretato da Michele Riondino e Vittoria Puccini. La sua scrittura fresca ha riportato alla lettura i giovani, anche sfruttando il suo appeal sui social media: in occasione della pubblicazione dell'ultimo romanzo Marina Bellezza , Rcs ha inaugurato il suo canale su YouTube. Alessandro Fabbroni 42 anni, amministratore delegato di Sesa La sua gavetta è cominciata nel 1996, dopo la laurea in Economia aziendale alla Bocconi, nel corporate finance e nell'investment banking, passando per Efibanca, Mps, Arthur Andersen. In Sesa, una delle società di It più importanti in Italia, quotata al segmento Mta di Piazza Affari, Fabbroni è arrivato nel 2008 come cfo e direttore delle risorse umane. È stato lui a gestire e condurre a compimento il riassetto della società. Carlo Micheli 44 anni, vicepresidente e cofondatore di Genextra Il figlio di Francesco Micheli è un imprenditore e un finanziere di rango. Ha un passato, neanche troppo lontano, da startupper: è stato, infatti, tra i fondatori, nel 1999, di Fastweb (non aveva neppure 30 anni quando è stato nominato vicepresidente esecutivo). Nel 2005, invece, si è lanciato assieme al padre nell'avventura della società di biotecnologie Genextra. Chiara Pisa 33 anni imprenditrice Terza generazione della famiglia che dagli anni 40, con Pisa Orologeria, rappresenta il tempio, nel cuore di Milano (via Verri, angolo via Montenapoleone), per gli appassionati di lancette. Studi economici alle spalle, ha contribuito al cambiamento da negozio ad azienda, da cui dipendono anche le gestioni dirette delle boutique di Patek Philippe e di Rolex, ma anche alla creazione di eventi correlati a importanti appuntamenti come la Design Week. Paolo Sorrentino 44 anni regista Il Premio Oscar, il Golden Globe e anche l'onoreficenza dell'Ordine al merito della Repubblica direttamente dalle mani del presidente Giorgio Napolitano. Una straordinaria escalation per il regista napoletano che, dopo una carriera in crescita costante nel cinema italiano ( Le conseguenze dell'amore , Il divo ), con La grande bellezza ha bussato alla notorietà internazionale (e alla finanza: il film è stato finanziato dalla Banca popolare di Vicenza con 1,3 milioni di euro), fino a convincere i votanti di Hollywood. Nicola Bedin 37 anni, amministratore delegato del Policlinico San Donato e dell'Ospedale San Raffaele È un giovane (giovanissimo, a considerare la tradizione dell'amministrazione ospedaliera in Italia) il numero uno dell'Irccs Policlinico San Donato, la capogruppo della prima azienda ospedaliera italiana, un gigante da 830 milioni di euro di fatturato nel 2012. Bedin ha mosso i suoi primi passi in Mediobanca, è arrivato al San Donato nel 2005. Dal 2012, è anche alla guida della discussa creatura di Don Verzè, l'Ospedale San Raffaele. Claudio Corbetta 42 anni, amministratore delegato di Dada Quella di Claudio Corbetta è la parabola esemplare del cervello italiano che fugge, rientra, crea valore. Ha studiato matematica all'Università di Cambridge, passando subito dopo alla consulenza: prima Andersen Consulting, poi, nel 1998, la scuola McKinsey. Prima di entrare in Dada, alla guida di una business unit rivolta alle pmi, ha fatto in tempo a conseguire un Mba all'Insead di Fontainebleau. È amministratore delegato dal 2011. Checco Zalone 37 anni attore e cantautore Il 2013 del cinema italiano è stato salvato da lui e dal suo terzo film, Sole

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/05/2014 197 03/05/2014 Capital - N.410 - apr/mag 2014 Pag. 26 (diffusione:85554, tiratura:133841) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

a catinelle (dopo Cado dalle nubi e Che bella giornata ), che al 31 dicembre, quindi con soli due mesi di programmazione, aveva fatto registrare un incasso di 52 milioni di euro, record assoluto per una pellicola in Italia (e il film avrà presto un remake in Francia). Vero nome Luca Medici, ottimo pianista, imitatore dall'ironia scorticante, Zalone conosce l'arte di mettere tutti d'accordo: destra, sinistra, intellettuali e pubblico mass market. Maria Cecilia Andretta Mauro Micillo 44 anni, amministratore delegato di Eurizon Capital Nel suo destino c'erano i numeri. Lo dimostra la tesi sperimentale in econometri e matematica finanziaria, che gli ha consentito di ottenere la laurea in Economia, con il massimo dei voti, all'Università Statale degli Studi di Brescia nel 1994. Poi, ed era quasi scontato, sono arrivate le banche: Fineco, Capitalia, Esperia, Popolare di Vicenza. Nel 2009, l'ingresso nel Gruppo Intesa Sanpaolo, con la carica di ad e dg di Eurizon Capital sgr. Alla fine del 2013, è arrivata la nomina a direttore generale di Banca Imi, la banca d'investimento di Intesa Sanpaolo. È, inoltre, vicepresidente di Assogestioni e di Allfunds Bank e professore di asset management alla Luiss Guido Carli di Roma. Federico Scrocco senior vice president di Merrill Lynch International Bank Papà cortinese, mamma veneziana, laurea in Economia aziendale alla Ca'Foscari: per Federico Scrocco, nome di peso della finanza internazionale e uno dei migliori banker europei, il Veneto è parte stessa del Dna. Ha lasciato la sua regione subito dopo la laurea, per Londra e le sirene dell'alta finanza, lavorando per colossi come Citibank e Salomon Smith Barney, dove si è occupato di prodotti obbligazionari e strutturati per la clientela istituzionale. È entrato in Merrill Lynch, a Milano, nel 2000, per guidare la divisione Wealth management di Merrill Lynch International Bank. In Veneto torna ogni volta che può, in volo: il pilotaggio di aerei da turismo è la sua passione. Leonardo Cucchiarini 41 anni fondatore e amministratore delegato di PrivateGriffe 32 anni co-fondatrice di PrivateGriffe Hanno da poco annunciato l'aumento di capitale, 1,2 milioni di euro, che andrà a rafforzare la start-up dal punto di vista societario e faciliterà un'accelerazione nello sviluppo tecnologico e nelle attività di marketing, e l'ingresso di due nuovi soci, il fondo VAM e un Club d'investitori entrati tramite la fiduciaria Banca Esperia, che vanno ad aggiungersi ad AngeLab, il Fondo di Angelo Moratti che l'anno scorso aveva rilevato il 12% delle quote. Fondata nella primavera 2012, dai milanesi Leonardo Cucchiarini e Cecilia Andretta, Privategriffe è il primo marketplace online attraverso cui vendere o acquistare abiti e accessori delle fashioniste di tutto il mondo, quindi dei grandi marchi. Ma è anche un modello di business innovativo nel panorama dell'e-commerce di moda, che lo collega ai social network, facendoli confluire in un canale inedito. La società fa parte del gruppo web All In, fondato da Cucchiarini, a cui appartiene anche Professionisti.it, il primo portale italiano specializzato nelle directory editoriali delle professioni (avvocati, commercialisti, architetti e molti altri) partner di I taliaOggi .

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