Miscellanea Storica
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ATTI DELLA REGIA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA (Nuova Serie degli Atti della Società Ligure di Storia Patria) V o lu m e III (LXVII della raccolta) MISCELLANEA STORICA ONORATO PASTINE - LA POLITICA DI GENOVA NELLA LOTTA VENETO-TURCA DALLA GUERRA DI CANDIA ALLA PACE DI PASSAROWITZ. CARLO BRUZZO-NOTE SULLA GUERRA DEL 1625. STEFANO REBAUDI - LE STATUE DINANZI LA FACCIATA DEL PALAZZO DUCALE IN GENOVA. ACHILLE R IG G IO -TABARCA E GLI SCHIAVI IN TUNISIA DA KARA-OTHMAN DEY A KARA-MOU- S T A F A D E Y (1593-1702). GENOVA NELLA SEDE DELLA R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA PALAZZO ROSSO MCMXXXVIII • XVI Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ATTI DELLA REGIA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA (Nuova Serie degli Atti della Società Ligure di Storia Patria) Volume III (LXVII della raccolta) miscellanea s t o r ic a ONORATO PASTINE - LA POLITICA DI GENOVA N ELLA LOTTA VENETO-TURCA DALLA GUERRA DI CANDIA ALLA PACE DI PASSAROWITZ. CARLO BRUZZO-NOTE S U L L A G U E R R A D E L 1625. STEFANO REBAUDI - LE STATUE DINANZI LA FACCIATA DEL PALAZZO DUCALE IN GENOVA. ACHILLE RIGGIO- TABARCA E GLI SCHIAVI IN TUNISIA DA KARA-OTHMAN DEY A KARA-MOU- STAFA D E Y (1593-1702). GENOVA NELLA SEDE DELLA R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA PALAZZO ROSSO MCMXXXVIII - XVI Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 J t J t J t PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Scuola Tipografica « Don Bosco » - G enova-San Pier d Arena Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ONORATO PÀSTINE jt U* v* LA POLITICA DI GENOVA NELLA LOTTA VENETO - TURCA DALLA GUERRA DI CANDIA ALLA PACE DI PASSAROWITZ Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 CAPITOLO I. Genova, Venezia e l’impero Ottomano fino alla guerra di Candia. /. Genova e Venezia. — 2. Gli Stati europei e italiani e la lotta veneto-turca. — 3. Venezia e i Turchi. — 4. Genova e i Turchi. — 5. Primi tentativi genovesi per il riallacciamento dei traffici con la Turchia (1556-1558). 6. Nuovi tentativi del sec. XVII fino alla guerra di Candia. — 7. L'at teggiamento di Genova verso Venezia e un falso giudizio sulla sua poli tica. — 8. L’appello di Innocenzo X ai Principi cristiani; Genova e gli « onori regi ». 1. — Dell’atteggiamento di Genova di fronte alla lotta veneto-turca dopo Lepanto gli storici non parlano affatto o ci forniscono su di esso soltanto qualche vago e sfavorevole accenno; gli stessi scrittori genovesi poco o nul la ci dicono al riguardo. Per la più precisa conoscenza delle relazioni fra le due Repubbliche in teressa quindi un esame oggettivo deH’argomento; il quale s’inserisce poi in altro più ampio: quello dei rapporti fra Oenova e Costantinopoli nello stesso periodo (1), dei quali non ci occuperemo qui di proposito, per quanto sia impossibile non tenerne alcun conto, a ben spiegarci l’atteggiamento stesso che vogliamo studiare. La politica genovese in rapporto alla suddetta lotta è ispirata senza dub bio a un principio fondamentalmente egoistico; ma tale principio è dominante nella politica di tutti gli Stati europei e perciò anche di quelli italiani, compre sa la stessa Venezia, che del resto aveva ben ragione di guardarsi dai diversi Governi, in cui talvolta ebbe anzi a riporre anche eccessivamente la sua fiducia. (1) Di queste relazioni tratterò particolarmente in altro lavoro. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 È pure vero che l’azione effettiva di Qenova, in questo campo, fu molto scarsa o, praticamente, addirittura nulla; ma occorre tener presenti le condizioni interne specie dal punto di vista economico e da quello della diminuita potenzialità marittima — e le difficoltà esterne della Repubblica; mentre alcune accuse vanno meglio valutate, e respinta dev’esser senz’altro quella che essa volesse sistematicamente la rovina di Venezia e ne attendesse con ansia il compimento. L ’epoca dell’insano ma fatale antagonismo e, diciamo pure, del- 1 odio funesto verso la regina dell’Adriatico era ormai tramontata per un complesso di ragioni e di circostanze d’ordine generale e particolare, in gran parte di facile intuizione, quali il sensibile indebolimento dell’organismo statale e I eliminazione di un adeguato campo di competizione. Certo rimaneva e rimase, bisogna altresì riconoscerlo, traccia di una rivalità più o meno sorda, materiata di una triste e secolare tradizione e insieme di nuove gelosie suscitate dai ripetuti tentativi di ripresa dei commerci levantini per parte di Genova o da questioni di « trattamenti » ed onori puramente formali. 11 che non impediva tuttavia che considerevoli capitali genovesi venissero investiti nei Depositi della città di S. Marco; nè possiamo dire che mancasse del tutto la visione del pericolo e del danno che, pur essendo per Genova soltanto indiretti, potevano considerarsi comuni; mentre ascolteremo talora accenti sinceri per una auspicata riconciliazione che non vanno trascurati. Nessun fatto eroico, dunque, nessuna attività concreta degna di uno spe ciale rilievo si vuole o si può qui ricercare. Si tratta soltanto d’indagare quale sia stato l’atteggiamento degli animi, quale il modo di sentire, di pensare e di agire del Governo e del popolo genovese rispetto ad un problema di così notevole importanza e generale interesse verso uno dei maggiori Stati italiani, baluardo di libertà e d’indi pendenza. Per questo le stesse discussioni ed i propositi, le valutazioni e g i ondeggiamenti, le deliberazioni e la varia azione diplomatica assume ranno un valore essenziale per una siffatta ricerca, richiamando la nostra particolare attenzione. 2. In questa, come in molte altre questioni, a giudicare equamente e senza prevenzioni la condotta della Repubblica genovese, occorre intanto tener ben presente quale fu quella di tutti gli altri Stati. Se questo facciamo, un quadro ci si offre davvero ben poco edificante: nè si tratta di rivelazioni impensate, ma di chiare direttive politiche e di fatti ben noti. n> *ns,c^osa e finché ne ebbe la possibilità — tenacemente rivolta all abbattimento dell’insoffribile potenza marittima e della gelosa indipendenza politica di Venezia si manifesta l’azione della Spagna, pur rimanendo essa, Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 5 - per ataviche tradizioni e per particolari situazioni politiche, la nemica più ostinata e inconciliabile del Musulmano, nè avendo come Francia, Inghilterra e Olanda, ragioni di aperta competizione nei commerci di Levante con la Repubblica italiana. Il suo intervento in Oriente fra il XVII e il XVIII sec. risulta comunque sporadico e fiacco quando non fu addirittura negativo (1). Costantemente infida e subdola fu la politica della Francia, che mirava a staccare dalla Spagna, sua eterna avversaria, la Repubblica dell’Adriatico per asservirla al proprio tarnaconto politico, il quale ha un suo fondamento anche nell’amicizia e nella pretesa di preponderante ingerenza verso 1 Impero Ottomano da parte del Re Cristianissimo. Da Francesco I a Luigi XIV, per non dire al Direttorio; dalla prima « empia alleanza » agli ultimi intrighi del Re Sole incoraggianti la Mezzaluna contro Impero e Venezia e alla rinnovata alleanza del 1796 precedente quella pace di Campoformio, che, distruggendo la Repubblica, dava nelle mani del Turco le ultime terre venete dell’Albania e dell’Epiro; è tutto un tessuto di agguati e di maneggi occulti o palesi, di simulata amicizia e di vuote promesse, d’interessate intromissioni e d’interventi sempre indiretti e a doppio fine, anche se questi portarono a soccorsi che, per quanto assai limitati in tanto bisogno, furono maggiori di quelli forniti dagli altri Stati cristiani. L’Austria, impegnata senza tregua nella lotta di predominio europeo, con l’Ungheria in continua ribellione, occasione e lievito alle sempre rinnovantisi minacce ed invasioni ottomane, o è indifferente ai mali della Repubblica, o li considera come un utile diversivo per sè, o presta un’alleanza del tutto interessata, imponendo, come a Passarowitz, la pace che più le giova. E mentre l’azione della Polonia e della Russia non ha notevoli rapporti diretti con quella veneta, Inghilterra ed Olanda apertamente si preoccupano soltanto dei propri vantaggi commerciali, riforniscono i Turchi, accrescono i loro affari in Levante, assistendo di buon grado alla rovina di Venezia. Da parte degli Stati italiani, poi, l’attività piratica dei Cavalieri di Santo (1) Ricordiamo soltanto l’episodio dello scambio di ambasciatori fra Costantinopoli e Madrid avvenuto fra il 1649 e il 1650. Quello spagnuolo, il prete raguseo Allegretto Allegretti, mentre simulava di maneggiare la pace di Venezia col Gran Turco, trattava in vece segreta- mente in merito all’offerta di capitolazioni e privilegi commerciali, che il sultano aveva fatto alla Spagna per impedirle disoccorrere la Repubblica. L’opposizione della Francia frastornò il negoziato; ma, come dice il N ani (Historia, 11, p. 219), « restarono con tutto ciò gli Spa gnoli contenti di haver a’ Turchi levato le gelosie delPArmamento potente, che in Napoli si preparava »! In quegli stessi giorni il Visir cacciava da Costantinopoli il bailo Soranzo col segretario Ballarin. Anche verso la fine del 1645 s’era sparsa la voce di una pace separata fra Spagna e Turchia partecipe lo stesso Pontefice (L. P astor, Storia dei Papi, X IV , parte r, p. 263). Sulla politica spagnuola si veda anche il giudizio sfavorevole del Padre A l b e r t o Guglielmotti nelle sue opere riguardanti la Marina pontificia. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 - 6 - Stefano e specialmente di Malia fu più dannosa a Venezia che non siano stati vantaggiosi gli aiuti da essi prestati. È noto che gli eccessi dei Maltesi furono biasimati, fra gli altri, dallo stesso Papa Sisto V, e se ne lagnavano non poco i Veneziani, i quali vedevano riversare sopra di sè le vendette dei Turchi che, non osando attaccare la ben munita isola di quell’Ordine, coglie vano la buona occasione per rivalersi sulla Repubblica, strappandole i suoi ultimi dominì.