Discorsi Papa Pio IX
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DISCORSI DEL SOMMO PONTEFICE PIO IX DISCORSI DEL SOMMO PONTEFICE PIOIX PRONUNZIATIIN YATICANO AI FEDELI DI ROMA E DELL’ORBE DAL PRINCIPIO DELLA 8UA PRIOIONIA FINO AL PRESENTS PER LA PRIMA VOLTA RACCOLTl E PUBBLICATI DAL P. DON PASQUALE DE FRANCISCIS dei Pii Operarj Fili hominis, comede Volumen istud. Figliuol delPuomo, fa tuo pane questo Volume. Ezechielis III, 1. ROMA TIPOGRAFIA DI G. AURELJ A TUTTI I FEDELI / DI BOMA E DELL’ ORBE DEDICA Carissimi YeDeratissimi FrateUi U» grande e bel tesoro, e a dir meglio, di- vino, vien finaJmente a posarsi nelle vostre mani. E ben voi lo vedete gia. Egli d l’aureo Volume, che contiene gli ammirabili D iscorsi del Sommo Pontefice Pio IX, fatti a non pochi di voi e a tutti indirizzati, dai primi giorni della Sua Pri- gionia fino al presente. Si certo, grande, bello e divino tesoro egli d questo, e al tutto degno del migliore amor vostro, e dell’aspettazione vi- vissima, onde tutti l’avete sinora cosi lungamente e grandemente desiderato. Giaceva esso intanto quasi oro prezioso qui e cola in molte parti disperse e naseosto; indi faceva mestieri di accuratamente cavarlo, e ri- forbito di quelle lievi maculette, che non po- tevano in conto veruno schivarsi da mani che l in fretta la prima volta in pubblico lo produs- sero, bene unito e composto in un sol corpo, novamente presentarvelo. Or non e qui a dire di quella mano debo- lissima, che al grave e difficil lavoro si mise, non pero senza quella grande perplessita, che in un’opera di tanto rilievo, ogni animo, sia pur dei meno schivi, puo immaginare da se. E la sciamo anch’esso questo secreto la dove ei si trova rinchiuso, nel mistero cioe degli occulti voleri di Dio; bastando rammentar solamente quella nota sentenza, onde l’Apostolo ci ammoni, che il Supremo Dispositor delle cose pone a certi suoi grandi fini strumenti vilissimi, e per ven- tura i piii da poco che si credan mai. Ci6, tra le molte ragioni, forse perche meglio dalle crea ture si vegga, essere quelle tali cose particolar- mente volute e fatte da lui, e ad essolui piu particolar gloria ne torni. Cosi alia formazione ' del presente Volume, il qual pu6 dirsi veris- simamente suo, perocche a sua ispirazione detti e concepiti furono i Discorsi adunativi; deputo . egli mano scurissima e poverella, che niuno splendore o di fama o d’ingegno in se recando, niuna ombra, come dire, o velo facesse alia chiarissima opera sua. Fra di tanto niuno ignora che questo Te- soro di divina sapienza sia tutto altresi vostro, siccome quelli ai quali ogni miglior titolo di pos- sederlo si appartenga: epper6 se a tutti voi fu dall’Immortal Pontefice primamente indirizzato, ben egli e giusto che parimenti a tutti voi sia ora profferto e ridonato. Se non che come fare, se quella stessa debile mano che in secreto, comun- que da altre cortesi anime sostenuta, non ha, merce di Dio, sentito mancarsi lena al lavoro, ben sen- tesi ora venirle meno l’ardire di porgervelo ? E in verita, che vi par egli ? Questa mano in- degnissima, aver forza di pigliar cosa degna di tanta riverenza e di cosi gran valore, e offe- rirla a voi, Anime nobilissime e rare, che tante ne siete nell’eletto gregge del Figliuolo di Dio ? Ne pu6 certo cosiffatta peritanza aver taccia di soverchia ne strana, dove altri faccia per po- co ragione d’essere al medesimo luogo e con- dizione appunto, ove noi ci troviamo; erecandosi fra mano il prezioso Volume, debba dire al- T universale dei fedeli: orsu, questo Tesoro, el- fasione sublime ed ispirata della mente e del cuore' del piu glorioso e venerato infra i Vica- rli di Gesu Cristo, io porgo, dedico e consa- cro a voi. Qual cuore, cosi ardito, non palpite- ra? qual lingua, cotanto franca, non fallira? non tremera la mano, per quanto ferma, sopragra- vata di tale e tanto incarco? E di fatto, aggiugne confusion maggiore il rammentarci altissima degnazione e benignity somma di quel tanto eccelso tra i sommi Pon- tefici, Magno di animo e di nome, quale si fa San Gregorio Primo. Gran che! Egli nobile della piii cospicua nobilta romana, egli Ponte- fice della Chiesa di Dio, egli fra i piu gran Santi grandissimo; pure al tenerello Re dei Longobardi Adaloaldo inviando dono preziosissimo una Reli- quia della Santa Croce con magnifica lezione degli Evangeli, ed alia Sorella di lui tre anelli di alto pregio di pietre; a Teodolinda, gran donna, regina e madre loro, si raccomandava, che vo- lesse ella stessa di sua regal mano porgergliene, affinch& della eccellente maesta di lei fosse quasi meglio adoma e piu gradita tornasse la Ponti ficate carita sua. Deh! a qual mano dunque dovremmo noi questo inestimabil dono raccomandare, dono d’un Pontefice (e tal Pontefice) al mondo intero; ove Monarchi e Principi, Principi della Tiara e delle Corone, Vescovi, Cleri e Nazioni, Magnati e Po- poli, han ciascuno sua parte e suo interesse? Orsii facciasi dunque conto che mano superna ed invi- sibile presenti, ed ella stessa doni e dedichi alia Chiesa ci6 che alia Chiesa gia si giustamente appartiene. Ricevasi quindi come per mano d’An- geli questo divino Volume dell’Angelico Pio IX, ed a Dio, fonte e dator supremo d’ogni lume, che di tanta sapienza inspirollo, abbiasi ogni piii profonda gratitudine, riconoscenza ed obbliga- zione. In quanto a noi, la carita vostra, Carissi- mi Frateili, vorra permetterci di almanco signi- ficarvi la somma allegrezza, che nel cuore ci so- prabonda in pensare, che andra per le vostre mani, e farete gratissimo oggetto di vostra as- sidua lettura un cosi eccellente Volume. Impe- rocche egli e desso quel libro, nel quale, oltre alia storia delle tirannie rivoluzionarie in Roma, fatta dallo stesso Pontefice, che ne e la vittima; insieme agli alti, santi e opportuni ammaestra- menti che ad ogni tratto vi si porgono, voi ri- trovate altresi gli splendidi encomii meritamente resi alia fede e amor vostro vivissimo, che verso la Santa Sede e il Gran Pontefice, in tempi di cotanto pessima corruzione e avversa incredulita, con franchezza, con coraggio, con perseveranza degna dei primi figli del Nazareno, siete venuti ed ogni giorno pitt venite addimostrando. E in prima le piti solenni congratulazioni sieno a voi, o Fedeli di Roma. Conciossiache voi, cui le perfide S6tte avevano con maligne arti addebitato nerissima calunnia di popolo stan co e nemico del Governo Papale; al presente che la Rivoluzione, infrante a furia di cannoni quelle vostre porte, che loro non avreste aperte giammai, si e trapiantata a dominar la dove non nacque; voi dimostrate splendidamente al mon- do, che siete in realta il Popolo Romano, vale a dire il popolo saldo ed incorrotto nella fede al Sommo <*erarca, il quale amate come Padre, come Pontefice adorate, e come Re venerate, ed a preferenza d’ogni altro volete e desiderate. Per fermo non si dubitava gia del fedele ahimo vostro, o R om ani: ma di si concorde ed uni versale unione di sentimenti, di cotanto vivo ar- dore d’affetti, in tante e cosi varie e cosi con tinue guise manifestato; manifestato poi qui in Roma, in mezzo a nemici d’ogni fatta, che vi insidiano,. vi beffeggiano, vi percuotono ; oh ! di questo, crediate, il mondo intero (e sovrana te- stimonianza ne dara questo stesso Volume), il mondo intero e pieno di stupore, come di cosa in se la pill meravigliosa, e, nonche inaspettata, inaudita fra popoli. Meraviglia tragrande daddo- vero ! Dal di che posero piede in Roma costoro, cui fino allora appellaste col nome del luogo ove convennero a congiura, miratili poscia (se pur li miraste) una volta in viso; voi, di niun no me piu li degnaste, quasi a mostrare che niuno mai ne meritassero, il qual6 ad uomini punto si potesse dare. E da quel di, stretti tutti come in un uomo solo, pieni di santo e glorioso disde- gno: « Siamo Romani! » gridaste, e senza mai piii' restare, a schiere a schiere, vi metteste ad andar verso quelle eccelse venerate Mura, ove trovasi rinchiuso l’oggetto carissimo del vostro amore, la cagione suprema d’ogni vostra gran- dezza, la ferma speranza d’ogni vostra consola- zione, l’antica ed unica gloria e protezione vo stra; il ^ommo Pontefice della Chiesa. Sublime grandioso spettacolo rinnovellato costantemente tuttodi! Per forma che egli si par manifesto, che nel mezzo di Roma Papale ha piombato suo trono, e tiranneggia e disordina a sua posta la Rivoluzione 5 avendo ai piedi un brulicame di gentaglia misera, famelica, avventiccia, sen- za ne nome ne lega di popolo ; plebaglia lurida, scomposta, male mnestata; d’ Italia, eppur non Italiani, del centro della Fede, eppur senza Re- ligione; ributto inutile di congiure disusate, la cui vita e ozio, lor dura, truffa, assassinio! Ma Roma Papale, oh! dessa e tuttavolta qual era, anzi migliore ; opera del vostro zelo e della vo stra fedelta, 0 Romani. Non diremo gia del preclarissimo Sacro Ccl- legio degli Em,i Cardinali, i quali con tramira- bile pieta e concordia fan corona e sostegno ai fianchi del Gerarca Supremo. Ne degl’ illustri ceti dei Prelati e Magistrati e Uffiziali tutti del Governo, vuoi civili, vuoi militari, e Professori d’ogni ragione. Non diremo neppure di quelle Taste Assoclazioni Gattoliche, nelle quali basta un cenno dei lor Presidenti per attirar mezza Roma a un punto. Ben diremo quello che ne sembra eziandio piii meraviglioso; ed d la stu- “penda perseveranza dello stesso Comune a ere-* dersi quasi unito e governato alia stessa ordi- nanza, che lo reggeva un tempo. Imperooch£ sembra che un filo invisihile, ma reale, manien- ga gl’ instituti e le attinenze antiche, onde il popolo intero, dai piii alti gradi della Nobilta al piCi basso ceto dei semplici cittadini, mediante 1’eccellentissimo Consesso del Magistrate Sena- torio, si tien tutt’ uno e stretto col Pontefice Sovrano.