Civiltà Comunale Italiana Nella Storiografia Internazionale M

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Civiltà Comunale Italiana Nella Storiografia Internazionale M Biblioteca di Storia – 5 – Centro di Studi sulla Civiltà Comunale Dipartimento di Studi storici e geografici Università degli Studi di Firenze Comitato Scientificio Giovanni Cherubini (Direttore) Anna Benvenuti Franco Cardini Paolo Grossi Francesca Klein Jean-Claude Marie Vigueur Enrica Neri Giuliano Pinto Andrea Zorzi Volumi pubblicati A. Zorzi (a cura di), La civiltà comunale italiana nella storiografia internazionale M. Bourin, G. Cherubini, G. Pinto (a cura di), Rivolte urbane e rivolte contadine nell’Europa del Trecento. Un confronto La civiltà comunale italiana nella storiografia internazionale a cura di Andrea Zorzi Firenze University Press 2008 La civiltà comunale italiana nella storiografia internazionale : atti del convegno internazionale di studi (Pistoia, 9-10 aprile 2005) / a cura di Andrea Zorzi. – Firenze : Firenze University Press, 2008. (Biblioteca di storia ; 5) http://digital.casalini.it/9788864531137 ISBN 978-88-6453-113-7 (online) ISBN 978-88-8453-575-7 (print) 940.1072 (ed. 20) Medioevo - Storiografia In copertina: Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon governo, Sala della pace, Palazzo pubblico, Siena, 1338-1339 (particolare). Editing di Leonardo Raveggi Indice dei nomi e dei luoghi a cura di Pierluigi Terenzi Progetto grafico di Alberto Pizarro Fernández © 2008 Firenze University Press Università degli Studi di Firenze Firenze University Press Borgo Albizi, 28, 50122 Firenze, Italy http://www.fupress.com/ Printed in Italy Sommario Premessa VII Giovanni Cherubini Il sistema giuridico medievale e la civiltà comunale 1 Paolo Grossi La civiltà comunale italiana nella storiografia tedesca 19 Hagen Keller La civiltà comunale italiana nella storiografia francese 65 Elisabeth Crouzet-Pavan Studi americani sulla cultura e sulla storia sociale e politica dell’Italia comunale (secc. XII-XIV) 93 John M. Najemy La civiltà comunale del medioevo nella storiografia spagnola: affinità e divergenze 117 Flocel Sabaté Storici britannici dei Free Burghs italiani: da Gibbon a Previte-Orton 163 John Easton Law indice dei nOmi e dei luOghi 179 Andrea Zorzi (a cura di), La civiltà comunale italiana nella storiografia internazionale. Atti del convegno internazionale di studi (Pistoia, 9-10 aprile 2005), ISBN 978-88-6453-113-7 (online) ISBN 978-88-8453-575-7 (print) © 2008 Firenze University Press PREMESSA Ci è sembrato opportuno, quattro anni fa, che il Centro di Studi sulla Civiltà Comunale iniziasse la sua vita con una pubblica riflessione su quella che era stata o non era stata la trattazione e la valutazione da parte della storiografia internazionale di un periodo che ci pareva rilevante nella storia del nostro paese, cioè quello che sommariamente battezziamo come età comunale. Quella valutazione ci sembrava tanto più importante a fronte di alcune incertezze interpretative che dopo trattazioni che ci parevano decisive da parte di grandi storici del nostro paese, avevano cominciato a farsi strada in Italia, forse come conseguenza, ma non necessaria, della nuova almeno iniziata unità europea. Essa veniva evidentemente percepita come una spinta necessaria all’unità e non invece come spinta ad una più profonda conoscenza dei suoi membri, che avrebbe inevitabilmente prodotto un arricchimento per tutti i partners. È anche possibile che il dualismo della storia italiana, così a lungo continuato (un regno nel Mezzogiorno, la fioritura delle città comunali nella parte centro-settentrionale del paese), collaborasse, in qualche misura, a ridimensionare il rilievo storico dell’età comunale. Percepimmo come una grave amputazione della nostra civiltà il dover non più sentire come unità quello che nell’età comunale fu una unità effettiva e di alto livello tra parte- cipazione politica, mondo del pensiero, cultura, slancio e potenza economica. Pensammo dunque, e siamo contenti di averlo pensato, che era necessario ricorrere, in qualche modo, al sapere degli esperti, scegliendo gli esperti non fra noi, ma in campo internazionale, con una sola eccezione, ma di peso, quella di Paolo Grossi, storico del diritto di fama e di meriti. A lui affidammo la trattazione de Il sistema giuridico medievale e la civiltà comunale, fidando nella sua dottrina e nella sua sensibilità. E ne siamo stati ampiamente ripagati. Non avevamo, naturalmente, la possibilità di ricorrere ad un numero molto grande di relatori e ci dispiace ancora che siamo stati costretti a lasciar fuori dal nostro esame qualche voce che avrebbe senza dubbio arricchito in modo significativo il quadro. Penso ad esempio ad un possibile studioso dei Paesi Bassi, per il semplice fatto che spesso la storia delle città di quell’area è stata avvicinata alla storia dell’Italia comunale, spesso a ragione, ma qualche altra volta a torto. Penso anche ad un possibile studioso russo, cioè appartenente ad un paese che ha sempre mostrato uno straordinario interesse per la storia delle nostre città e per le loro realizzazioni. Andrea Zorzi (a cura di), La civiltà comunale italiana nella storiografia internazionale. Atti del convegno internazionale di studi (Pistoia, 9-10 aprile 2005), ISBN 978-88-6453-113-7 (online) ISBN 978-88-8453-575-7 (print) © 2008 Firenze University Press VIII giovanni cherubini Gli studiosi che fummo in grado di invitare hanno comunque risposto in modo particolarmente interessante alle nostre domande. E hanno risposto facendoci anche, almeno per qualche aspetto, la storia culturale dei loro paesi, rileggendo cioè la vicenda, in questo senso giustamente molto secondaria e delimitata, della storia delle città comunali italiane, tra aperture, nazionalismo, simpatie, orientamenti storiografici prevalenti nei loro paesi. Questa eletta schiera di studiosi, per la maggior parte anche direttamente impegnati sulla storia di quel periodo del nostro paese, comprende Hagen Keller, che tratta de La civiltà comunale italiana nella storiografia tedesca, si interessa quindi di una storiografia di famiglia per la comune appartenenza del suo come del nostro paese all’area dell’impero, al di là dei conflitti che allora si verificarono tra i comuni italiani e gli imperatori, e lo fa con equilibrio ed offrendo una larga informazione. A Élisabeth Crouzet-Pavan, apprezzata studiosa di Venezia oltre che conoscitrice di tutta la vicenda comunale, dobbiamo un profilo su La civiltà comunale italiana nella storiografia francese, dove vengono presi in esame vecchi studiosi ancora affascinanti come il Sismondi che hanno fornito quadri d’insieme ancora degni di attenzione, viene poi posta in rilievo una certa lentezza della storiografia francese nell’accostarsi al problema, ma vengono più avanti giusta- mente poste in rilievo tutte le solide e numerose indagini dedicate alle nostre città (oltre che alle nostre campagne) nel periodo che dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale giunge sino ad oggi. Una particolare attenzione viene invece posta da J. Najemy (Studi americani sulla cultura e sulla storia sociale e politica dell’Italia comunale (secc. XII-XIV) nell’illustrare quanto sia stato precoce e calda la simpatia degli americani per il nostro paese già alla fine del secolo scorso, che si manifestò, in particolare, attraverso il collezionismo e si accentrò soprattutto sul tardo Medioevo ed il Rinascimento. Nel secondo dopoguerra si sono poi affermati, anche sulla scia di qualche isolato studioso e della sua scuola (mi basta ricordare Roberto S. Lopez, emigrato in America durante il fascismo ed ivi diventato professore e maestro), interessi larghissimi di studio soprattutto per quelle lontane civiltà comunali e rinascimentali. L’Archivio di Stato di Firenze in particolare, ma anche altri divennero così, si può dire, un luogo familiare agli studiosi americani, che avvertivano in quelle società, in quella fiorentina soprattutto, una sorta di anticipo sulle moderne o contempo- ranee società borghesi. Anche l’intervento dedicato alla storiografia britannica da John Easton Law (Storici britannici dei «free burghs» italiani: da Gibbon a Previté-Orton) offre informazioni di grande rilievo sulle nostre città comunali, congiuntamente ad un profilo della storiografia inglese. E lo fa con la consueta ironia dei suoi connazionali, e mettendo a confronto, ma insieme distinguendo, tra gli storici «professionisti» e quelli che tali non erano, richiamando la precoce simpatia degli inglesi per il nostro paese, per la nostra arte, per Dante e per le nostre libere città comunali, ma insieme sottolineando la difficoltà per la loro storiografia di capire a pieno il rilievo che esse ebbero, così lontano da quello premessa IX delle città inglesi. Tuttavia egli mostra come dopo la seconda guerra mondiale questo interesse sia aumentato anche nelle università. Ma in questo volume delle novità particolarmente interessanti ci arrivano anche da paesi come la Spagna che in astratto, almeno da noi, non si sarebbero potuti immaginare come particolarmente attenti alla società comunale italiana. Ed in effetti così fu a partire dal XVI secolo ed in una certa misura si può dire sino ad oggi, senza tuttavia dimenticare quante ricerche, magari sui mercanti italiani in Spagna, trovano alimento nei nostri archivi. Flocel Sabaté ha scelto invece nel suo saggio su La civiltà comunale del Medioevo nella storiografia spa- gnola: affinità e divergenze di dirci molto di più di quanto ci si sarebbe aspettati. Egli non ci racconta soltanto un rapporto storiografico, ma ci mostra invece quale larghissimo uso «ideologico» fu fatto da storici o pensatori spagnoli tra il XIV e il XVI secolo delle città comunali italiane, che essi mostrano di ben conoscere, sia in Catalogna-Aragona
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