Dipartimento Di Discipline Storiche Artistiche Archeologiche E Geografiche Giuseppe Gardoni VESCOVI-PODESTÀ NELL'italia PADAN
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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Reti Medievali Open Archive UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA Dipartimento di Discipline storiche artistiche archeologiche e geografiche Giuseppe Gardoni VESCOVI-PODESTÀ NELL’ITALIA PADANA Libreria Universitaria Editrice Verona 2008 Proprietà Letteraria Riservata @ by Libreria Universitaria Editrice Via dell’Artigliere 3/A - 37129 Verona ISBN: 978-88-89844-27-4 per Andrea e Alessandro INDICE ABBREVIAZIONI………………………………… 5 PREMESSA……………………………………… 7 PARTE PRIMA Vescovi-podestà tra 1180 e 1240…………...…. 21 Capitolo I. Nell’Italia padana 1.1. L’Emilia e la Romagna ………………. 23 1.2. La Lombardia: Brescia e Pavia……….. 32 1.3 La ‘variabile’ dell’Alleluia: frati podestà e (arci)vescovi podestà dal 1233 al 1240………………………. 44 Capitolo II. Vescovi-podestà a Mantova 2.1. Garsendonio………………………….. 54 2.2. Enrico………………… ……………... 57 2.3. Vescovi di Mantova podestà di comuni rurali………………………… 61 Conclusione della parte I……………………… 77 PARTE SECONDA Un caso emblematico: Guidotto da Correggio vescovo-podestà di Mantova nel 1233………... 93 Capitolo I. “Pro Ecclesia Romana” 1.1. Da canonico a vescovo………………. 95 1.2. Il sostegno alla politica pontificia…... 104 4 Vescovi-podestà nell’Italia padana 1.3. “Episcopus et potestas”…………… 113 Capitolo II. “In caulis ovium Christi pastor” 2.1. Le istituzioni ecclesiastiche e la vita religiosa…………………….. 133 2.2. La “cura animarum”………………. 147 2.3. I Mendicanti e la lotta all’eresia…... 156 2.4. La difesa della libertas Ecclesiae…. 165 Capitolo III. “Bibit calicem passionis” 3.1. L’assassinio……………………….. 176 3.2. ‘Martire’ ma non santo……………. 179 Conclusione della parte II…………………. 186 Appendice documentaria………………….. 195 Indice dei nomi……………………………. 207 indice dei nomi di luogo…………………... 219 SIGLE E ABBREVIAZIONI AG = Archivio Gonzaga, ASMn ASMi = Archivio di Stato di Milano ASMn = Archivio di Stato di Mantova M.G.H. = Monumenta Germaniae Historica M.G.H., Epistulae = Epistolae saeculi XIII e regestis pontificum romanorum selectae per G.H. Perz, I-II, a cura di C. Rodem- berg, in M.G.H., Epistule saeculi XIII, Berolini 1883 MV = Mensa vescovile, Archivio storico diocesano di Mantova Nosari = Mantova e l’episcopato mantovano nella prima metà del Duecento. Regi- stro della mensa vescovile di Mantova (1215-1233), a cura di G. Nosari, Reggiolo (RE), 2004 OC = Ospedale civico, ASMn RIS = Rerum Italicarum scriptores SS = M.G.H., Scriptores Rerum Germa- nicarum PREMESSA Alcuni anni fa Antonio Ivan Pini constatò occa- sionalmente che «da nessuno è stato (...) per ora af- frontato un tema che ritengo di notevole interesse proprio nell’ambito dei rapporti tra comuni e vesco- vi e cioè quello della figura del vescovo-podestà, una figura abbastanza anomala nella storia costitu- zionale dei comuni italiani, ma tutt’altro che ecce- zionale»1. A questo tema che appariva negletto lo storico bolognese si riprometteva di tornare, comple- tando ricerche che aveva iniziato (e che furono vero- similmente interrotte dalla sua morte precoce). Nemmeno all’interno dell’ampia e articolata ricerca sui podestà coordinata da J.C. Maire Vigueur emer- gono a proposito della figura del vescovo-podestà spunti significativi2; d’altronde la ricerca aveva qua- 1 A.I. Pini, Proprietà vescovili e comune di Bologna fra XII e XIII secolo, in Id., Città, Chiesa e culti civici in Bologna medievale, Bologna, 1999 (il saggio è apparso anche in Gli spazi economici della Chiesa nell’Occidente mediterraneo (se- coli XII- metà XIV), Atti del XVI Convegno internazionale di studi (Pistoia, 16-19 maggio 1997), Pistoia, 1999), pp. 157- 192), p. 159, dove l’autore afferma anche di aver «individuato almeno sette od otto casi di vescovi-podestà per la sola Italia settentrionale» (nota 9). 2 I podestà dell’Italia comunale, Parte I. reclutamento e circolazione degli ufficiali forestieri (fine XII sec.- metà XIV sec.), a cura di J.C. Maire Vigueur, 2 voll., Roma, 2000. Su tale importante pubblicazione si è soffermato P. Grillo, I podestà dell’Italia comunale: recenti studi e nuovi problemi sulla sto- ria politica e istituzionale dei comuni italiani nel Duecento, in «Rivista storica italiana», CXV (2003), pp. 556-590, il quale alle pp. 562-563 non manca di richiamare l’attenzione sul «ri- levante nodo problematico» rappresentato da quelle «figure di spicco del mondo ecclesiastico ai vertici dei governi cittadini». 8 Vescovi-podestà nell’Italia padana le fine precipuo lo studio del reclutamento e della circolazione dei podestà forestieri, e ciò spiega la marginalità del tema che qui interessa in quella po- derosa indagine. Eppure già Ottavio Banti nell’ambito della sua analisi sul primo apparire di quelle forme di governo personale nei comuni italiani del Centro-Nord3 che «furono viste dai contemporanei non come fatto ab- norme, contrastante con la natura stessa ‘democrati- ca’ del Comune, ma come soluzione a cui si poteva e doveva ricorrere tutte le volte che fosse necessario nell’interesse e per la salvezza del Comune»4, rimar- cò come da tempo le «comunità cittadine erano use di affidare, in particolari circostanze, al proprio ve- scovo poteri politici straordinari»5. Tra le diverse so- luzioni di governo assunte egli non manca di anno- verare proprio l’attribuzione al vescovo del titolo di potestas; e quale esempio adduce i tre casi di vesco- 3 O. Banti, Forme di governo personale dei comuni dell’Italia centro-settentrionale nel periodo consolare (secc. XI-XII), in Studi sul medioevo cristiano offerti a R. Morghen, Roma, 1974, pp. 29-56. 4 Banti, Forme di governo personale cit., p. 41; poche ri- ghe dopo l’autore si chiede perché «in quelle particolari circo- stanze si preferisse attribuire poteri straordinari ad altri invece che al vescovo è difficile dirsi: si potrebbe supporre, per esem- pio, che il ceto dirigente di quei Comuni ove questo si verificò avesse raggiunta una più spiccata e chiara coscienza delle pro- prie capacità politiche e per questo intendesse non ricorrere, come altra volta in passato, alla tutela del suo vescovo; oppure che esso, per motivi che ci sfuggono, non trovasse nei vescovi del tempo quella disponibilità ad assumere la guida politica e militare del Comune, della quale aveva bisogno. Le fonti non aiutano in alcun modo a chiarire questo punto». 5 Banti, Forme di governo personale cit., p. 36. Premessa 9 vi-podestà di Mantova6. Insomma, quello dei vesco- vi-podestà costituisce, da tempo, un nodo problema- tico tutt’altro che irrilevante nella storiografia co- munalistica italiana. Lo scioglimento di questo nodo non appare tut- tavia facile, anche e soprattutto perché mancano stu- di specifici. La comparsa qua e là di qualche singolo vescovo-podestà viene segnalata nelle ricerche dedi- cate a questa o quella città: talvolta si tratta di un semplice cenno, talaltra viene solamente registrato il fatto, ma nulla di più. La presente ricerca intende fornire un contributo in questa direzione, proceden- do ad un censimento dei vescovi-podestà sinora noti dalle prime attestazioni sino alla metà circa del Due- cento, e alla contestualizzazione di ognuno di questi singoli casi sulla base della bibliografia disponibile; e successivamente all’approfondimento del caso in assoluto più significativo dell’intera Italia settentrio- nale. Si tratta di Mantova, la sola città ove l’esperienza del vescovo-podestà si ripresenta per tre volte nell’arco di mezzo secolo (dal 1181 al 1233), coprendo complessivamente sette anni. Orbene, la definizione ‘a monte’ della cronologia che inquadra la presente indagine non costituisce in 6 Banti, Forme di governo personale cit., p. 54: «Infine un’altra soluzione che possiamo considerare di compromesso rispetto a quella tipica del podestà, fu quella in cui il titolo (e la carica?) di ‘potestas’ venne attribuita al vescovo. Anche questo tipo di soluzione, come testimoniano le fonti, venne esperimen- tata in varie città: ricorderò due vescovi di Mantova, Granscia- vinus e Enrico, eletti ambedue dai cittadini col titolo di ‘Pote- stas’ a capi di quel Comune rispettivamente negli anni 1184- 1186 il primo, e 1195 e 1209 il secondo. Un terzo vescovo di Mantova, Guidotto, fu podestà nella sua città nel 1233». 10 Vescovi-podestà nell’Italia padana alcun modo un problema. Non stupisce infatti che nella fluida situazione istituzionale della fine del XII secolo la potestas possa essere conferita a quella au- torità che nella città ancora si poneva, per una tradi- zione plurisecolare, come l’icona e lo strumento del- la concordia, l’interprete più profondo della civitas e della sua unità7. Questa situazione si perpetua fino agli anni Trenta; e per questo si troveranno in queste pagine anche alcuni veloci riferimenti a taluni frati- podestà, estrema incarnazione nel 1233 dell’eccitato ribaltamento degli assetti istituzionali in via di defi- nizione, resi nuovamente fluidi dalla vigorosa spinta spirituale dell’ Alleluia. Ma, come si desumerà da quanto esporremo, tali casi non possono essere del tutto ‘omologati’ a quelli dei vescovi-podestà: l’esperienza dei frati-podestà è legata ad un evento del tutto momentaneo e momentanea è la sussistenza stessa del fenomeno frati-podestà. Ma ben più problematica è la definizione del ruolo istituzionale del vescovo nel pieno e nel tardo Duecento, in un contesto istituzionalmente più codi- ficato e definito. Nella seconda metà del secolo ci troviamo ormai ‘a valle’ della configurazione defini- tivamente ‘pubblica’ e ‘laica’ del ruolo del podestà: non si dimentichi che i manuali podestarili, segno della sedimentazione di un modo di concepirne la fi- gura e il ruolo, sono redatti (almeno alcuni) negli anni Quaranta. Ci troviamo inoltre ‘a valle’ del pon- tificato di Innocenzo III, che come dimostrano le ri- 7 In generale si veda almeno E. Artifoni, Tensioni sociali e istituzionali nel mondo comunale, in La storia. I grandi pro- blemi dal medioevo all’età contemporanea, a cura di N. Tran- faglia, M. Firpo, II/2: Il medioevo. Popoli e strutture politiche, Torino, 1986 (ora Milano, 1993), pp.