Le Chiese D'italia Dalla Loro Origine Sino Ai Nostri Giorni

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Le Chiese D'italia Dalla Loro Origine Sino Ai Nostri Giorni Informazioni su questo libro Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo. Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico, culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire. 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A. compimento della serie delle Chiese della Toscana mi resta ora a dire di quelle, che non sono soggette ad al cuna sede metropolitana, ma che godono la prerogativa di essere immediatamente soggette alla santa Sede Romana; e formano parte, giusta il linguaggio canonico, dell’ ecclesia stica sua provincia. Queste sono sei, e ne darò la storia pro gressivamente, secondo 1’ ordine della rispettiva loro antichità e fondazione. Prima perciò ci si presenta AREZZO, di cui le prime me =.:'s:-*__va .... moria rimontano al IV secolo; poi parlerò di VOLTERRA, la quale, bencbè taluni abbiano immaginata dei tempi apostolici, non può per altro offrirci positive notizie, che precedano il secolo VI; a queste due tengono dietro CORTONA, fondata nel 1325; MONTALCINO, cln' ebbe principio nel ‘1462; MONTE PULCIANO, che cominciò ad aver seggio episcopale nel 1561; ed ultima di tutte PESCL\, eretta in chiesa vescovile l’ anno 'l726. ‘AREZZO Città di origine etrusca, nata forse dalle rovine del!’ antichissima Con'to, già la più grande e la più potente dell’ Etruria, _è Aaszzo, detta dagli scrittori latini Arretium. Sorge sul fianco meridionale di agevole colle, cinta di forti mura, che ne formano un perimetro di circa tre mi glia, in bella prospettiva di’fertile ed amena pianura, fiancheggiata da deliziose colline sparse di ville e case campestri, sull’ ingresso delle quat tro popolose valli del Casentino, della Chiana, dell’ Arno superiore e del Tevere. I Essa, a cominciare dai tempi più remoti, tenne tra le dodici metropoli dell'Etruria luogo distinto per potenza, per fortificazioni, per scultura di bronzi, per manifatture di figuline, per estensione e ricchezza territoriale. Essa fece parlare di se nelle storie e quando nell’ anno 469 di Roma vi gorosamente sostenne lungo assedio, di cui la cinsero i Galli. e quando scltantadue anni dopo levossi a capo ed a guida di ampia sollevazione -. contro I’ indipendenza popolare, divenuta ormai feconda di troppo gravi I disordini, e quando, nel 548 similmente di Roma, primeggiò sopra di 1 ogni altra città per li copiosi allestimenti militari e per l’_abbondanza di vettovaglie somministrate nella spedizione marittima di Scipione contro Cartagine. , » Nell’ occasione poi della guerra Marsicane, il popolo aretino aggrega " tosi alla repubblica romana, fu per benemcrenza ascritto alla tribù Pom , pti ne e gode sino d‘ allora il privilegio di libero municipio: e più volte di poi poté Arezzo allestire eserciti organizzati in legioni, per combattere l] ora contro le schiere ligustiche, ora contro le galliche. La sua eccellente 1‘ posizione militare lo fece più volte stabilire a quartiere generale dei 3 __ Î7J~’frîuî"" W " .__. .._.f ,_ 7 7 7 V ' ‘ :-:___,17_7;_ , _n ..:-‘:. 'JVAÌÌÎÎY 2 î‘îtî_fr ‘ i0_ anzzzo consoli e dei pretori dell‘Etruria; e fece parte, due volte almeno, de’ suoi predj alle colonie militari dedotte qui da Silla e da Giulio Cesare. Dal le quali deduzioni di colonie derivò la triplice denominazione di Arretini Fidcntes e di Arretini Juliemes, a differenza deipnaturali abitatori, che da quest'epoca incominciarono a dirsi Arretini veteres. Può contarsi Arezzo tra le prime città, che abbracciarono la fede di Cristo, e che la suggellarono col sangue di migliaia di martiri. Allorché i vandali scesero a devastare l’ltalia, questo paesg, al pari degli altri, sog giacque a gravissime calamità; e fu allora, che per comando di Totila furono abbattute le sue mura. Meno sfortunata fu Arezzo sotto i longo bardi, i quali resero giustizia ai suoi vescovi e ne riconobbero e ne con servarono illesa l’ ecclesiastica giurisdizione in tutta l’ estensione della I antica loro diocesi. Sotto i Carolingi, la città fu governata da un conte, e continuò ad esserlo finché gli ultimi imperatori germanici ne rasse gnar0no ai vescovi anche il civile governo. Duro fu il giogo allora, che I pesò agli aretini sul collo, finché scossolo si costituirono in regime po polare, che fu per esso amareggiato sovente or dallo spirito di fazione, ora da prepotenti dittature. Sotto la signoria assoluta di Guglielmo Uber tini e di Guido Tarlati suoi vescovi sali Arezzo al più alto grado della sua gloria; e allora vide sorgere tra le sue mura i più grandiosi menu menti e poté vantare a se soggetto un assai vasto territoriolottò quindi, per mantenersi nel suo diritto, or contro i perugini, ora contro i senesi, e più spesso contro i fiorentini, dei quali alla fin fine, nel l38‘4, divenne per sempre soggetta e dovè scguitare i destini. Frutto di queste vicende si fu, che Arezzo per ben cinque volte variò, sempre per altro ampliandolo, il cerchio delle sue mura. Delle primitive, che la cingevano, di costruzione laterizia, fecero grandi encomii Vitruvio, Plinio e Silio Italico, celebrandone l’ altezza, la bellezza e la solidità. Di altre sue mura parlò Sesto Frontino, dicendo Arretium muro dacia ; ed erano mura di pietre. Le quali furono forse quelle, cui nell'anno unde cimo del secolo XII, fece diroccare Arrigo V, disgustato per lieve cagione degli aretini, e cui Ottone di Frisinga disse munite da altre torri. E queste, nell’ anno 4226 erano state di bel nuovo rialzate. Più tardi un quarto giro più ampio e magnifico ne veniva tracciato, verso l’anno 1276, per le premure del vescovo Guglielmino degli Ubertini; e lo conduceva poscia al suo compimento, circa il 1322, il rinomatissimo Guido Tarlati. m:__._.. 2st 04 w L. anszzo fl\u. Alla quale costruzione di mura e da aggiungersi l’ ultima, ordinata dal duca Cosimo I, tra il 4549 ed il 1568, che le volte fortificate di baluardi e di cortine. E negli scavi per questi lavori furono dissotterrati i famosi bronzi della Pallade e della Chimera, che sono tuttora di ammirazione agli artisti, nella galleria di Firenze. Tra gli editizj più cospicui, primeggia in Arezzo la cattedrale. Sorge essa nel più elevato luogo della città, sul poggio, che dicesi di san Donato, a cagione dell'antica chiesa diroccata di san Donato in Cremona, accanto alla cittadella; la qual chiesa fu priorato dell’ abazia di santa Trinita del I’ Alpi.
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