Il Diario Della Marchesa Ermellina Douglas Scotti Bargagli Stof (1868 -1870)

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Il Diario Della Marchesa Ermellina Douglas Scotti Bargagli Stof (1868 -1870) Il Diario della marchesa Ermellina Douglas Scotti Bargagli Stof (1868 -1870) Trascrizione e traduzione dal francese di Jacqueline Fellmann e Rossana Martini Introduzione, revisione del testo e note di Laura Vigni Fondazione Torrita Cultura, 2016 Introduzione Le immagini riprodotte sono di proprietà di: Mariella Spinelli, Rosanna Berlot, principessa Alexandra Schönburg Waldenburg Le immagini alle pagine 58-59, 62, 63, 79 sono state fotografate da Irzio Giorio. Progetto grafco e impaginazione: Tipografa Rossi © Fondazione Torrita Cultura ISBN 978-88-8940576-6-9 Stampato nel mese di novembre 2016 dalla Tipografa Rossi di Sinalunga (Siena) 5 Note sulla trascrizione e sulla traduzione Il diario originale della Marchesa Ermellina Bargagli nata Contessa Douglas-Scotti, è raccolto in due volumetti rilegati e chiusi da una piccola chiave, di complessive 79 pagine, scritto in lingua francese. La trascrizione è stata fatta da Jacqueline Fellmann, di lingua madre francese; la traduzione in italiano da Rossana Martini, di lingua madre italiana, e Jacqueline Fellmann. Nella trascrizione è stato rispettato nei minimi particolari il testo originale del diario, lasciando le parole tali e quali Ermellina le aveva scritte, anche se in modo errato. Queste parole fgurano in italico nel testo francese. Anche la punteggiatura é stata scru- polosamente rispettata, come pure le sottolineature utilizzate da Ermellina. Solo raramente alcune parole si sono rivelate indeci- frabili. In questo caso uno spazio bianco con puntini fgura tra parentesi quadre. Laura Vigni ha proceduto ad una revisione generale del te- sto in italiano, modifcando la punteggiatura, l’uso delle maiu- scole, correggendo dove opportuno errori nei nomi e luoghi, e sciogliendo le abbreviazioni allo scopo di favorirne la leggibilità. Ringraziamenti Il primo doveroso ringraziamento va alla signora Rosanna Berlot, proprietaria del Diario e di molto materiale documenta- rio su Ermellina, per averne consentito la pubblicazione; a Paolo Tiezzi Maestri per aver sostenuto l’iniziativa con appassionata dedizione; a Mariella Spinelli, per la preziosa collaborazione alla realizzazione del volume; a Jacqueline Fellmann e Rossana Mar- tini per la trascrizione dal francese, la traduzione e il supporto alla ricerca; a Maddalena Girometta e Lorenzo Fiorani, per le no- tizie inedite sul Castello di Rezzanello; a Filippo Orsini di Todi, per le notizie su Giacomo Bargagli Stof; a Marcello Griccioli per aver consentito la consultazione del suo manoscritto sulle fami- glie nobili senesi; a Teresa Dotti Barzanti per aver fornito la foto della tomba di Ermellina; alla principessa Alexandra Schönburg Waldenburg per aver consentito la pubblicazione del ritratto fo- tografco di Ermellina pubblicato a p. 12. 7 Era una bellissima giornata di giugno quando, arrivata a Montefollonico, sono stata accolta da tre gentili e sorridenti si- gnore con le quali avrò, nel tempo, uno splendido rapporto di afetto: Ermellina Clara e Marialuisa Marselli. Una di queste signore sarebbe diventata mia suocera: Ermel- lina Bargagli. Col tempo mia suocera mi parlò della sua mamma Marialui- sa (sposata a Scipione Bargagli), della zia Emma e di zia Ginevra. La zia Emma, la padrona di casa, era molto amata dagli abitanti di Montefollonico e ancora ricordata da molti anche per le ini- ziative benefche da lei sostenute per l’infanzia (l’asilo di Monte- follonico), l’aiuto alle famiglie nei momenti bui della guerra e a persone bisognose. Il complimento più bello che ho ricevuto è stato quello di un anziano del paese, che venendo in giardino mi ha sorriso e mi ha detto: «Brava, lo tiene come lo teneva la signorina Emma». Fu tramite la mamma di mia suocera, Marialuisa Bargagli, che arrivò a Montefollonico gran parte della biblioteca di Palazzo Bargagli di Siena e fu così che trovai tra i molti volumi due ele- ganti libri rilegati in pelle, chiusi da una piccola chiave, scritti in francese. Capii che si trattava del diario di una giovane donna di vent’anni che iniziava a scrivere nel giorno del suo matrimonio. Malgrado la mia titubanza nell’aprire il diario e nel leggere le prime pagine intuii l’intelligenza e la grande cultura, insolita per una ragazza di 18 anni. Ermellina Douglas Scotti si univa in matrimonio a Celso Bar- gagli e scriveva nei brevi due anni del suo diario intrecciando la sua vita privata agli eventi politici e alla storia del costume del tempo. Questo mi ha spinto a far conoscere il suo diario e credo che Ermellina non me ne vorrà se in tal senso ho deciso di pub- blicare queste pagine sperando che condivida la mia scelta fatta col cuore. Rosanna Berlot Biscarini Bargagli 9 Indice generale La vita breve e (quasi sempre) felice di Ermellina (1851-1871) di Laura Vigni . .p. 13 Le journal e il Diario Testo originale francese con traduzione italiana a fronte . » 55 Appendice . » 233 Indice dei nomi . » 243 Indice dei luoghi . » 251 11 LA VITA BREVE E (QUASI SEMPRE) FELICE DI ERMELLINA (1851-1871) Laura Vigni Non aveva ancora compiuto diciotto anni, la contessina Ermellina Douglas Scotti di Piacenza, quando, il 4 novembre 1868, dette inizio al suo diario, scrivendolo in francese, con grafa minuta ed elegante. Era un giorno importante: nel castello di famiglia, a Rezzanello, aveva ap- pena sposato il marchese Celso Bargagli di Siena e con il matrimonio iniziava per lei una nuova vita piena di aspettative, certamente degna di essere raccontata. La loro storia sembra ripresa di sana pianta da un romanzo d’amore per ragazze: una fanciulla bella e giovane, innamorata e ricambiata con intensità da un uomo maturo e d’esperienza, che nelle sue lettere1 le ri- pete continue esplicite dichiarazioni di attaccamento, scivolando talvol- ta nella svenevolezza, e accanto a loro le rispettive famiglie entusiaste di questa unione ed amorevoli l’un l’altra. E’ vero che nella seconda metà dell’Ottocento continuavano ad es- sere più frequenti i matrimoni combinati, destinati soprattutto nei ceti elevati a consolidare o salvare patrimoni, ma nei rapporti fra gli sposi cominciavano ad avere un ruolo i sentimenti: la coincidenza fra vincolo matrimoniale e amore, matrimonio e felicità, diventava un’aspirazione sempre più difusa, anche fra gli uomini che avvertivano la necessità di costruire un rapporto intimo con la moglie, considerata una confdente, “un’anima gemella”2. Come sia nato questo reciproco sentimento fra Celso ed Ermellina non è facile stabilirlo, ma già da una lettera del 30 maggio 1868, la rela- zione sembra consolidata. Si erano visti da poco, forse a Rezzanello, e al momento della separazione lei aveva pianto, ma anche Celso aveva soferto: “Il mio cuore pure era grosso nel lasciarti, vedo bene che non posso più abituarmi a viver lontano da te, sospiro il momento di rivederti, di starti sempre vicino, di non abbandonarti più”. Il suo sentimento nei confronti di Ermellina – così esplicitamente manifestato - era evidentemente profondo, basato anche sul rispetto 1 Ne sono state individuate quattro, scritte fra maggio e luglio 1868, cioè qualche mese prima delle nozze, che sono riprodotte in Appendice. Archivio privato Ber- lot Biscarini. 2 Cfr. M.Perrot, Figure e compiti, in F.Ariès, G.Duby ( a c. di), La vita privata. L’Ottocento, Laterza, Roma-Bari, pp.108-115. 13 perché, malgrado la giovane età di Ermellina, mostra di voler tenere conto della sua opinione nella defnizione di alcune scelte pratiche: “molte cose lascerò sospese perché amo discuterle teco: tu devi essere la prima e la sola contenta di tutto”. Le nozze furono celebrate in forma quasi privata nella piccola cap- pella del Castello, senza ricevimenti con tanti invitati e feste ripetute per più giorni, come era consuetudine negli ambienti aristocratici, e in assenza anche della madre dello sposo, Luisa Stof, che pure viveva a Modena, a un centinaio di chilometri da Rezzanello. Ma di ciò Ermel- lina non ne aveva soferto, perché tutto era stato perfetto. Sapeva che il matrimonio aveva soddisfatto tutti i parenti di Celso, perché le due famiglie godevano dello stesso prestigio nelle loro città, possedevano ambedue grandi patrimoni, avevano titoli nobiliari equivalenti, erano unite dalle medesime opinioni politiche antiunitarie e legittimiste3. Il contratto di matrimonio, sottoscritto il 2 novembre 1868 (cioè solo due giorni prima della cerimonia), che assegnava ad Ermellina una ric- chissima dote di lire 150.000 (rapportata ai nostri giorni sarebbero più di €. 700.000)4, attestava d’altro canto la soddisfazione della sua famiglia. La riservatezza della cerimonia, partecipata ad amici e parenti a celebrazione avvenuta, era evidentemente solo una forma di massima distinzione. Nessuna delusione per Ermellina, che si abbandonò ad un pianto dirotto nel viaggio in treno verso Modena, solo per il dolore di lasciare la sua casa e i genitori. Sfogliando oggi quelle pagine, prende forma il ritratto intimo di una giovane donna intelligente e colta, protagonista di una vita sociale in- tensa, piena di impegni mondani, con tutto il repertorio di frivolezze 3 Da una indagine sulle opinioni politiche dei soggetti più in vista delle città ita- liane dopo l’unità, Ferdinando Douglas Scotti, padre di Ermellina, risulta qualif- cato “reazionario”, così come gli zii di Celso, Claudio e Scipione Bargagli. Cfr. P. D’AnGiolini, Biografe (1861-1869), Ministero dell’Interno, Roma, 1964. Celso era stato eletto per il mandamento di Asciano nella lista dei clericali-conservatori e faceva parte della Società per la difesa degli interessi cattolici. 4 Nel contratto era indicata la composizione della dote: corredo nuziale del valore di 10.000 lire, 50.000 lire in contanti immediatamente pagate dalla madre della sposa, 50.000 lire da pagarsi entro 6 anni, mentre le residue 40.000 lire sarebbero state saldate per metà e metà alla morte dei genitori, quando sarebbero state aggiunte altre 150.000 lire, come bene “stradotale” cioè di sua esclusiva proprietà e amministrazione. La quota di dote non ancora saldata veniva garantita con un’ipoteca su alcune proprietà: la contessa Sofa Landi mise a disposizione la tenuta di Tabiano nel comune di Salsomaggiore (comprensiva di diversi poderi, parte del castello, osteria, ecc.), il conte Ferdinando la tenuta di San Giorgio nel piacentino.
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