VII - FENOMENI DI ACCENTRAMENTO INSEDIATIVO NELLA TOSCANA MERIDIONALE TRA XII E XIII SECOLO: IL ‘SECONDO INCASTELLAMENTO’ IN AREA SENESE*

Negli ultimi anni la storiografia italiana ha ma­ loro definizione in termini di ‘secondo incastel­ nifestato un rinnovato interesse per la nascita e lamento’ 2. La nascita di villaggi fortificati di lo sviluppo di villaggi fortificati durante i secoli notevoli dimensioni fu il frutto dell’ampliamen- XII e XIII 1. In particolare, per la Toscana meri­ to di castelli preesistenti – che per chiarezza de­ dionale è stato recentemente rilevato come nel finiremo ‘di prima fase’ – o dell’edificazione ex periodo compreso tra la metà del XII secolo e i novo di grandi castra. In tale contesto si produs­ primi decenni del secolo successivo si siano ve­ sero fenomeni di sinecismo che comportarono rificati fenomeni di accentramento insediativo rilevanti mutamenti nel tessuto insediativo pre­ destinati a mutare il volto delle campagne, assu­ esistente, con l’abbandono o il ridimensionamen­ mendo caratteri così specifici da suggerire una to di numerosi villaggi aperti o castelli di prima fase, e la conseguente determinazione di un as­ setto del popolamento maggiormente accentra­ * Il presente contributo, elaborato nell’ambito del pro- to. In questa sede intendiamo proporre un’in- getto di Atlante dei siti fortificati della Toscana (ASFT), terpretazione del fenomeno alla luce delle fonti prende le mosse da quanto esposto nel convegno di studi Fortilizi e campi di battaglia nel Medioevo attorno a Sie­ scritte e di quelle materiali relative all’area sene­ na, svoltosi a nei giorni 25-26 ottobre 1996 (cfr. se, prendendo come punti di riferimento zone FARINELLI, GIORGI 1998, di cui il presente saggio costitui­ limitrofe meglio conosciute sotto questo aspet­ sce una parziale rielaborazione). È opportuno precisare che per ‘area senese’ abbiamo inteso la realtà geo-politi- to, quali ad esempio l’area amiatina, il Volterra­ ca soggetta alla città di Siena tra la fine del Duecento e no e la Maremma settentrionale 3. l’inizio del Trecento, epoca per la quale disponiamo delle prime ‘fonti di inquadramento’ capaci di restituire un’im- magine complessiva dell’assetto insediativo delle campa­ gne senesi. Per una descrizione del contado senese due­ centesco e un’analisi dei suoi rapporti politico-istituzio- 1. FONTI SCRITTE E FONTI nali con la città cfr. REDON 1994. Sono state adottate le ARCHEOLOGICHE seguenti abbreviazioni: AP = GIORGI 1994; ASFT = At­ lante dei siti fortificati della Toscana, Banca dati coordi­ nata dalla cattedra di Archeologia medievale dell’Univer- sità degli Studi di Siena; ACCO = Archivio Comunale di Il secondo incastellamento in area senese può Castiglione d’Orcia; ACSI = Archivio Comunale di Sina­ essere indagato sulla base di fonti scritte ope­ lunga; ASS = Archivio di Stato di Siena; BSSP = «Bullet­ rando prevalentemente in un’ottica retrospetti­ tino senese di storia patria»; CDA = KURZE 1974-1998; CLG = Archivio di Stato di Grosseto, Catasto toscano va. Infatti, se già per gli ultimi anni del XII seco­ [sec. XIX in.]; CLS = ASS, Catasto toscano [sec. XIX lo sono disponibili fonti utilizzabili a fini demo­ in.]; CP = CAMMAROSANO, PASSERI 1985; CV = CECCHINI et alii 1931-1991; C1262 = ZDEKAUER 1897; DAG = ASS, grafici, ovvero elenchi di giurati apposti ad atti Diplomatico Archivio Generale; DAR = ASS, Diplomati­ di sottomissione al comune cittadino da parte di co Archivio delle Riformagioni; D1208 = DAR 1208 di­ cembre 6, edito in ASCHERI 1993; IRS = PASSERI 1994; LBB = ASS, Diplomatico Legato Bichi-Borghesi; SMS = ASS, Diplomatico Ospedale di S. Maria della Scala; TP = 2. Su tale definizione cfr. FARINELLI, GIORGI 1998. ASS, Estimo. I toponimi che non compaiono nella carto­ 3. Sulla radicale ridefinizione dell’assetto insediativo grafia scala 1:25000 dell’Istituto Geografico Militare sono amiatino che tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo indicati in corsivo. Nel caso in cui tali denominazioni di determinò una forte polarizzazione del popolamento ver­ luogo corrispondano a toponimi moderni, questi ultimi so un limitato numero di centri castrensi cfr. WICKHAM sono indicati tra parentesi, di seguito alla versione più 1989. Sull’area volterrana si vedano i recenti GINATEMPO antica. L’impostazione generale, la schedatura del mate­ 1994 e AUGENTI 1993-1994. Per la Maremma settentrio­ riale e la redazione degli apparati sono state curate colle­ nale le indagini storico-archeologiche coordinate da Ric­ gialmente; la redazione del testo è stata così ripartita, in cardo Francovich nei territori di Scarlino, Campiglia porzioni quantitativamente analoghe: Roberto Farinelli, pa­ Marittima, Suvereto, Massa Marittima e Gavorrano han­ ragrafi 1, 2.1-3, 4; Andrea Giorgi, paragrafi 2, 2.4-6, 3. no messo in luce fenomeni di accentramento insediativo 1 Sull’interesse recentemente dimostrato dagli studiosi nei databili ai secoli XII-XIII in aree interessate da anteriori confronti della nascita di nuovi villaggi connessa ai feno­ fenomeni di incastellamento. Si vedano in proposito FRAN- meni di accentramento insediativo verificatisi tra XII e COVICH 1985a; FRANCOVICH 1985b; CUTERI 1990; FRAN- XIV secolo cfr. COMBA 1991 e i riferimenti bibliografici COVICH 1991; ALBERTI et alii 1997; BIANCHI 1997, nonché in esso contenuti. DALLAI, FARINELLI 1998.

239 comunità o signori del contado 4, solo con lo scor­ Le indagini archeologiche condotte sino ad oggi cio del XIII secolo e i primi decenni del XIV – e sembrano mostrare come i borghi di case a schie­ quindi per l’epoca immediatamente successiva a ra presenti in alcuni grandi castelli della Tosca­ quella in cui si manifestò il secondo incastella­ na meridionale siano stati realizzati nel corso dei mento – disponiamo di ‘fonti di inquadramen­ secoli XII e XIII a seguito di vere e proprie pia­ to’ che consentono di ricavare il numero, le di­ nificazioni urbanistiche, talvolta impostate sugli mensioni e la distribuzione dei centri abitati, assi viari principali, in altri casi attuate secondo permettendo di definire l’assetto del popolamen­ uno schema concentrico imperniato sulla som­ to e i quadri insediativi presenti nell’intero con­ mità di alture 7. Peraltro, le ridefinizioni urbani­ tado senese 5. Per quanto riguarda la documen­ stiche e gli interventi costruttivi operati nei cen­ tazione più antica, in numerosi casi essa presen­ tri rurali toscani furono assai più consistenti per ta chiari indizi di come un certo numero di ca­ il XII secolo piuttosto che per le epoche prece­ stelli abbia conosciuto fasi di forte sviluppo in­ denti: l’uso della pietra come materiale da co­ sediativo proprio nel periodo compreso tra la struzione conobbe infatti una decisa crescita e metà del XII e i primi decenni del XIII secolo. vennero introdotte e diffuse su larga scala tecni­ Potrebbe tuttavia apparire legittimo domandar­ che murarie romaniche a filaretto, impiegate in si in quale misura la comparsa di queste indica­ edifici realizzati da maestranze specializzate ‘fo­ zioni sia connessa a effettivi mutamenti insedia­ restiere’ 8. In questo contesto cominciarono ad tivi oppure sia da collegare a fenomeni insiti essere costruite in muratura anche le dimore nei meccanismi di produzione e conservazio­ contadine – le cui strutture di norma obliteraro­ ne delle fonti scritte. A nostro giudizio pare no le tracce degli edifici preesistenti – e spesso an­ quindi indispensabile un confronto puntuale che nei borghi extramuranei i lotti abitativi furono del dato documentario con quello desumibile ridisegnati utilizzando criteri di regolarità e ra­ dalle fonti materiali, verificando la possibilità zionalità. Nel corso del secolo XII tale tendenza di attribuire a fasi di XII secolo i casi di ridefini­ non era ancora necessariamente connessa al sor­ zione dell’urbanisme villageois caratterizzati dalla gere di borghi destinati ad aumentare la superfi­ realizzazione di impianti urbanistici pianificati, cie abitativa dei castelli, ma si riscontrava anche operando ad esempio il riconoscimento archeo­ in centri che non avrebbero conosciuto signifi­ logico di strutture realizzate in muratura a fila­ cativi accrescimenti, traducendosi in radicali ri­ retto databili a tale periodo 6. definizioni urbanistiche di aree già abitate. Dal punto di vista esegetico, si osserva innanzitutto come le nuove strutture in pietra realizzate a 4. Tali fonti vennero utilizzate già da Enrico Fiumi (cfr. partire dal XII secolo fossero assai meno deperi­ FIUMI 1977, pp. 98 ss e FIUMI 1983). Per un esame com­ bili rispetto a quelle preesistenti. Di conseguen­ plessivo dei giuramenti di area senese e volterrana cfr. AP e GINATEMPO 1994. Sull’utilizzazione di elenchi di giu­ za, gli impianti urbanistici posteriori alla metà rati a fini demografici si vedano anche le considerazioni del XII secolo risultano da un lato riconoscibili metodologiche contenute in SALVATORI 1994a; SALVATORI piuttosto agevolmente negli insediamenti abban­ 1994b e VARANINI 1994. Più in generale, sull’impiego delle diverse tipologie di fonti documentarie per la storia degli donati, perché caratterizzati da una forte resi­ insediamenti medievali in Toscana, cfr. GINATEMPO, GIOR- stenza al degrado, mentre d’altro canto, nel caso GI 1996. di insediamenti a continuità di vita, tali impianti 5. Ricordiamo in particolare le registrazioni dei pagamenti di imposte calcolate un tanto per fuoco (o massaritia) ef­ mostrano una notevole capacità di sopravvivere fettuati dai comuni del contado nel 1278 (cfr. ASS, alle modifiche da essi subite: queste ultime, in­ Biccherna 72, cc. 9v-12v) e i registri catastali della Tavo­ fatti, dovettero necessariamente essere effettua­ la delle possessioni (cfr. TP), recanti memoria – sia pur con qualche lacuna – dei proprietari residenti in ciascuna te tenendo conto della realtà preesistente. comunità rurale intorno al 1320. Una ricognizione com­ Le ricerche archeologiche hanno inoltre dimo­ pleta dei dati demografici desumibili dalle registrazioni strato che in molti centri l’area urbanizzata nel fiscali del 1278 e dal catasto senese del 1320 è stata con­ dotta in AP. Sull’utilizzazione di fonti fiscali a fini demo­ corso del Duecento non conobbe accrescimenti grafici la bibliografia è quanto mai vasta: si ricordino, tra l’altro, le riflessioni svolte in HERLIHY, KLAPISCH 1978 e in GINATEMPO 1988.

6. Impianti insediativi pianificati sono stati ricondotti a 1997; CITTER 1997a; BIANCHI et alii 1998) e delle indagi­ ridefinizioni urbanistiche di XII secolo a seguito del ri­ ni topografiche condotte nel Chianti e nei territori co­ conoscimento di fasi ‘romaniche’ in occasione degli scavi munali di Radicondoli e Abbadia San Salvatore (cfr. VA- stratigrafici condotti a Scarlino, Montarrenti, Rocca San LENTI 1995; CUCINI 1990; CAMBI 1996). Silvestro, Montemassi, Poggibonsi, Campiglia Marittima, Rocchette Pannocchieschi, Castel di Pietra, Selvena (cfr. 7. Per le riflessioni che seguono cfr. la bibliografia citata supra alle note 3 e 6. FRANCOVICH 1985a; FRANCOVICH 1985b; FRANCOVICH 1991; FRANCOVICH, MILANESE 1990; GUIDERI, PARENTI 2000; VA- 8. Con particolare riferimento al caso di Rocca San Silve­ LENTI 1996, pp. 382-389; BIANCHI 1997; ALBERTI et alii stro, cfr. BIANCHI 1995.

240 di rilievo in epoche successive 9, ma tuttalpiù vide tuate nelle porzioni periferiche e più svantag­ l’introduzione di nuove tipologie edilizie e ar­ giate degli abitati – e dalla riduzione ad orti di chitettoniche 10. Di fatto, soprattutto nella To­ alcuni lotti precedentemente edificati. In defini­ scana meridionale, la crisi economica e il calo tiva, gli interventi realizzati in età moderna ne­ dei livelli demici verificatosi a partire dal XIV gli insediamenti fortificati di età medievale non secolo determinarono un ‘congelamento’ degli riguardarono una ridefinizione complessiva del impianti urbanistici dei villaggi fortificati medie­ loro impianto urbanistico, quanto piuttosto un vali sino ad epoche indiscutibilmente tarde; in adeguamento/potenziamento delle strutture mi­ molti casi, infatti, tali insediamenti raggiunsero litari, cui si accompagnarono modifiche interne nel primo Trecento un livello demico che non relativamente contenute. avrebbero più eguagliato sino allo scorso seco­ lo 11. Quindi, sebbene successivi interventi di età moderna possano aver in parte modificato l’as- 2. I GRANDI CASTELLI IN AREA SENESE setto di singole unità abitative, lo scarso svilup­ po demico-insediativo ha reso particolarmente buona la ‘visibilità’ degli impianti urbanistici tar- Come abbiamo accennato, le fonti scritte per­ do-medievali. Infatti, anche nelle aree in cui dopo mettono di conoscere con buona approssimazio­ la metà del Quattrocento si verificò una certa ne le dimensioni e la dislocazione sul territorio ripresa demica (la porzione centrale del conta­ degli abitati presenti nel contado di Siena tra la do senese, l’Amiata, la Valdichiana) raramente fine del Duecento e l’inizio del Trecento. Osser­ vennero ridisegnati gli impianti urbanistici dei vando le carte relative al popolamento rilevabi­ castelli, che di norma mantennero la loro strut­ le nel contado senese in questo periodo (cfr. tura basso-medievale. In questi centri, del resto, Carte I, II e IV), emerge la contrapposizione tra le modifiche più frequenti riguardarono l’accor- un’area a insediamento frammentato – che si pamento di lotti abitativi per la realizzazione di estendeva intorno alla città di Siena entro un edifici caratterizzati da una diversa tipologia ar­ raggio di circa 20 km – e un’altra area a insedia­ chitettonica: è esemplare in tal senso il caso del mento decisamente accentrato (o ‘area dei gran­ grande castello di Corsignano, la cui trasforma­ di castelli’), posta ai margini della prima in dire­ zione quattrocentesca nella città di Pienza, pur zione della Valdichiana, della Valdorcia, delle comportando la ridefinizione monumentale di pendici amiatine, della Maremma e della Val di alcuni settori dell’abitato, non provocò altera­ Cecina. Dei circa 200 insediamenti censiti nel zioni urbanistiche tali da cancellarne l’impianto contado senese, di cui un centinaio fortificati, medievale 12. Nelle aree che invece non conob­ poco meno dei due terzi erano localizzati nella bero una sostanziale ripresa demografica, le parte centrale; si trattava per lo più di villaggi modifiche più consistenti furono rappresentate aperti di piccole e medie dimensioni – talvolta a dall’abbandono di case – soprattutto quelle si­ struttura nebulare – o di piccoli castelli, che ra­ ramente contavano più di cinquanta fuochi, im­ mersi in una fitta trama di case sparse. La mag­ 9. Ad esempio, sulla probabile presenza a Scarlino già al- gior parte della popolazione extraurbana risie­ l’inizio del Duecento di un borgo della medesima esten­ deva tuttavia negli insediamenti posti nella cin­ sione di quello fortificato nel primo Trecento si vedano tura più esterna del territorio senese, ove predo­ in FRANCOVICH 1985b, pp. 81-84 le considerazioni deri­ vanti dall’analisi del materiale epigrafico e dell’edilizia minavano i centri fortificati di grandi dimensio­ medievale sopravvissuta. ni, che frequentemente raggiungevano e supera­ 10. Nei castelli maremmani, ad esempio, dopo la metà vano i cento fuochi, intercalati da castelli più del XIII secolo si riscontra raramente lo sviluppo di con­ sistenti borghi, fatta eccezione per alcuni centri che an­ piccoli e da un insediamento sparso sempre più che in tale periodo conobbero un’espansione insolitamen­ rarefatto mano a mano che ci si allontanava dal­ te intensa. È questo il caso dei grandi borghi sviluppatisi la porzione centrale del contado 13. L’accentra- nel corso del Duecento a ridosso del castello di Campi­ glia Marittima, ove si registra l’affermazione di tipologie architettoniche innovative ispirate agli ambienti urbani, specchio di una società locale molto articolata (cfr. BIAN- CHI 1997). 13. All’epoca della Tavola delle possessioni poco meno di 15000 delle quasi 25000 unità fiscali presenti nel territo­ 11. Sul sostanziale arresto della crescita demica della To­ rio senese extraurbano vennero censite nelle curie dei 40 scana meridionale a partire dal XIV secolo e sui riflessi castelli maggiori (cfr. Tabella I, Carta IV e AP, pp. 272­ che tale fenomeno ebbe sulla successiva evoluzione inse­ 274). Sulla distribuzione del popolamento in area senese diativa si vedano, tra l’altro, le considerazioni svolte in I tra la metà del Duecento e i primi decenni del Trecento castelli del Senese 1985; PINTO 1982 e GINATEMPO 1988. cfr. AP. Sulla connotazione dell’area a insediamento fram­ 12 Si veda in merito TÖNNESMANN 1996, in particolare le mentato (‘area dei piccoli insediamenti’) e di quella a in­ pp. 21-32 e 75-76. sediamento accentrato (‘area dei grandi castelli’) si veda­

241 Carta I – Le comunità soggette all’imposta di 10 soldi per massaritiam nel 1278 (da GIORGI 1994, p. 261). mento insediativo – quasi assente nei dintorni di quadro complessivo, abbiamo diretto la nostra Siena – risultava poco pronunciato nel cuore attenzione sulla quarantina di grandi castelli posti della Scialenga, era chiaramente percepibile nel­ ai margini del contado senese, i quali, pur non le colline sovrastanti le valli dell’Orcia, del Ce­ raggiungendo dimensioni e funzioni urbane o cina e del Merse e raggiungeva la massima in­ ‘semi-urbane’, assunsero un ruolo insediativo del tensità sull’Amiata e in Valdichiana, l’area più tutto inedito per il territorio in cui erano situati: densamente popolata del territorio senese, come tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento pure in Maremma, caratterizzata invece da un ciascuno di questi castelli fu in grado di acco­ popolamento decisamente rarefatto (cfr. Carte I gliere alcune centinaia di dimore contadine (cfr. e II, IV e Tabella I) 14. Una volta delineato questo Tabella I e Carta IV). Un esame dell’impianto dei maggiori castelli del contado senese permette di evidenziare due ti­ no inoltre GIORGI 1992-1993; FARINELLI, GIORGI 1995, pp. pologie urbanistiche principali. La prima risulta 11-19; GIORGI 1997b, in particolare le pp. 123-139 e BAR- caratterizzata dalla presenza di un consistente LUCCHI 1997a, pp. 48-52. nucleo sommitale – che si reputa più antico – 14. L’esame dei dati relativi al popolamento dei territori (curie) dei maggiori centri castrensi del contado lascia in­ ove era situata la residenza signorile, circondato tendere come la polarizzazione insediativa entro le mura castellane variasse in misura considerevole nelle diverse zone del Senese. Si passava, ad esempio, dalle curie della Scialenga nord-occidentale, caratterizzate dalla concen­ Torrita, Trequanda), ove tale quota superava generalmente trazione entro il castello di una quota di abitazioni mai il 90%, per giungere a quelle della Maremma (Campa­ superiore ai due terzi (Asciano, , Monte Sante gnatico, Civitella, Montiano, Montepescali, Paganico, Pra­ Marie, Percenna, Montagutolo), a quelle della Valdichia­ ta, Tatti), ove tranne qualche eccezione (Roccastrada), l’in- na (, , , Sinalunga, sediamento aperto o sparso era praticamente inesistente.

242 Carta II – Le comunità censite nella Tavola delle possessioni intorno al 1320 (da GIORGI 1994, p. 263). da borghi spesso di forma concentrica 15. La se­ guito alla costituzione di borghi di case a schiera conda presenta invece un tessuto omogeneo e circondati da nuove e più ampie cinte difensive, regolare con assenza di complessi architettonici sia nel caso di un’evoluzione a schema ‘concen­ fortificati di natura militare/signorile all’interno trico’ a partire da castelli di prima fase, sia in della cinta, fatta eventualmente eccezione per un quello dell’edificazione ex novo di grandi villag­ palatium 16. Pare comunque probabile che que­ gi fortificati. Di conseguenza, tali castelli di se­ ste due diverse fisionomie urbanistiche si siano conda fase assunsero la funzione di centri di sviluppate in un contesto simile: siamo infatti in popolamento in maniera assai più spiccata di presenza di impianti insediativi formatisi in se­ quanto non avessero fatto i modesti nuclei forti­ ficati di prima fase 17. Costituirebbe indubbiamente un errore prospet­ tico retrodatare arbitrariamente questa realtà 15. Cfr. le figg. 8 e 11, nonché le planimetrie dei centri di Scrofiano (CLS, Comunità di Sinalunga, mappa n. 17, insediativa – già chiaramente delineata nei de­ edita in FARINELLI, GIORGI 1998, p. 248), Montepescali cenni a cavallo tra Duecento e Trecento – sino a (CLG, Comunità di Roccastrada, sezione NI), Civitella (CLG, Comunità di Campagnatico, sezione QI) e proiettarla nell’età del primo incastellamento, 18 (CLS, Comunità di Trequanda, mappa n. 13, edita in FA- che in area senese ebbe luogo nei secoli X e XI . RINELLI, GIORGI 1998, p. 263) e le relative foto aeree (FA- RINELLI, GIORGI 1998, pp. 248, 256, 258). 16. Cfr. le figg. 3-4 e 6, nonché le planimetrie dei centri di Belforte (CLS, Comunità di Radicondoli, mappa n. 24), 17. Sul carattere di villaggio fortificato assunto dal ca- Montefollonico (CLS, Comunità di Torrita, mappa n. 5) stello toscano basso-medievale si vedano FRANCOVICH 1976 e Prata (CLG, Comunità di Massa Marittima, sezione D) e FRANCOVICH, PICCINNI 1985. e le relative foto aeree (FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 235 e 18. Sulle prime fasi dell’incastellamento in area senese si 238-239). vedano tra l’altro i riferimenti presenti in CAMMAROSANO

243 Carta III – La curia di Radicondoli intorno al 1320 (da FARINELLI, GIORGI 1990b, p. 373).

Piuttosto, per comprendere la genesi del quadro schi –, dei castelli amiatini di Castel di Badia (Ab­ insediativo tardo-medievale pare opportuno ri­ badia San Salvatore) e Piancastagnaio – ad ope­ percorrere le tappe del processo che, a partire ra degli abati di S. Salvatore – e di Montecastelli dalla metà del XII secolo, condusse alla trasfor­ e del Castrum Novum di Gambassi con il soste­ mazione di un tessuto insediativo di ambito ru­ gno del vescovo di Volterra 19. Nella loro etero­ rale ancora tendenzialmente omogeneo verso una geneità questi esempi sono accomunati, oltre che realtà fortemente polarizzata attorno ad alcuni da una medesima cronologia (circa 1150-1190), nuclei demici principali. Numerosi elementi por­ dall’aver dato esito a impianti urbanistici rego­ tano infatti a ritenere che proprio intorno alla lari – in genere costituiti da lunghe file di case a metà del XII secolo nella Toscana centro-meri- schiera tendenzialmente omogenee –, che sem­ dionale fosse in atto un processo di fondazione brano testimoniare una pianificazione operata da ex novo di castra di popolamento – o di accre­ parte dei fondatori 20. Nelle pagine che seguono scimento, comunque pianificato, di castelli di saranno presi in esame gli analoghi fenomeni prima fase – con l’intervento di importanti fa­ insediativi che nei decenni seguenti avrebbero miglie signorili, vescovi o grandi abbazie. Tale caratterizzato la genesi e l’evoluzione dei princi­ processo condusse tra l’altro all’edificazione di pali castelli di area senese, in presenza di feno­ Poggibonsi, Semifonte e Montecurliano (Poggio di Moscona) – su impulso rispettivamente dei conti Guidi, degli Alberti e degli Aldobrande­ 19. Per Poggibonsi cfr. CP, pp. 349-350 e il recente VA- LENTI 1996, pp. 382-389; per Semifonte cfr. DAVIDSOHN 1977, I, pp. 483 ss e SALVINI 1966; per Montecurliano 1985 e i casi specifici analizzati in CAMMAROSANO 1974, cfr. CP, p. 316; RONZANI 1996; COLLAVINI 1996, in parti­ pp. 21-34; WICKHAM 1989; FRANCOVICH, MILANESE 1990; colare alla p. 128 e COLLAVINI 1998, pp. 205-207; per CUCINI 1990 e FARINELLI 1996a. Per lo studio dell’inca- Castel di Badia e Piancastagnaio cfr. WICKHAM 1989, pp. stellamento nella Toscana meridionale un fondamentale 132-133; per Montecastelli cfr. AUGENTI 1993-1994, pp. punto di riferimento bibliografico è costituito da I ca­ 256-259, 263-264 e per Gambassi cfr. DUCCINI 1998. stelli del Senese 1985. Per un panorama bibliografico sul 20. Cfr. ad esempio CLS, Comunità di Abbadia San Sal­ fenomeno dell’incastellamento nell’Italia centro-setten- vatore, mappa n. 8, edita in MORETTI 1989, p. 377 e la trionale si vedano TOUBERT 1973; COMBA, SETTIA 1984; ricostruzione topografica di Gambassi in DUCCINI 1998, SETTIA 1984; WICKHAM 1988. carte 6-7.

244 Carta IV – I maggiori castelli del contado senese all’epoca della Tavola delle possessioni (circa 1320). meni di sinecismo resi evidenti soprattutto dalla XIII secolo 21. All’inizio del Trecento Radicon­ forte contrazione di un certo numero di centri doli annoverava verosimilmente più di duemila vicini, dall’inserimento dei loro territori nelle abitanti ed era uno dei centri più importanti del nuove curie castrensi e, talvolta, dal trasferimento contado di Siena 22. Dal confronto delle struttu­ delle relative chiese all’interno dei grandi castel­ re materiali con i dati desumibili dalla Tavola li di seconda fase. delle possessioni emerge la presenza di un im­ pianto urbanistico regolare ed omogeneo, allun­ gato in corrispondenza dell’asse principale est­ 2.1. L’alta Val di Cecina ovest. Le lunghe sequenze di case a schiera era­ no disposte su assi paralleli rispetto a quello prin­ Complementare e per certi versi alternativo alla cipale, che si incrociava con un più modesto asse crescita delle città, il secondo incastellamento si nord-sud a formare una vasta piazza 23. Il tessuto manifestò con forte intensità nelle aree meno urbanizzate e più lontane dai centri principali della regione. È questo il caso dell’alta Val di 21. Su Radicondoli cfr. CP, pp. 357-358 e CUCINI 1990. Cecina, ove la presenza di alcuni dei maggiori 22. Questa stima è basata sui dati contenuti nella Tavola castelli del contado senese determinava un forte delle possessioni, secondo la quale alla curia di Radicon­ doli facevano capo 613 unità fiscali e almeno 446 abita­ accentramento insediativo: intorno al 1320 – zioni. Circa il 70% di esse aveva sede all’interno del ca­ epoca in cui venne redatta la Tavola delle Pos­ stello, mentre le altre erano ubicate in corrispondenza sessioni – in ciascuno dei distretti facenti capo ai degli abitati aperti di Olli, Scapernata, Monte Calvaiano, Morecine, San Piero, Monte Maggiore, Materno, La Col­ principali villaggi fortificati dell’area, più dei due tura, Montescalocchio, Colle, Pagliaio (Pagliaia), Le Perti, terzi delle abitazioni erano concentrate nel Le Bolli, Le Fiapole, La Sala e Giugliano, oppure erano castrum (cfr. Tabella I). sparse nella campagna (cfr. IRS, p. 31; Tabella I e FARI- NELLI, GIORGI 1990b, in particolare alla p. 380, in quanto Un esempio ben documentato di fondazione ex nel caso di Radicondoli il dato contenuto in AP, alle pp. novo in presenza di sinecismo è quello di Radi 269 e 272, non comprende le 33 unità fiscali relative alle condoli, castello situato nella diocesi di Volter­ ville della curia). 23. Cfr. la fig. 3 e FARINELLI, GIORGI 1990b, pp. 358-360, ra, entrato nell’orbita senese solo nel corso del 375-377.

245 urbanistico non risulta incentrato su complessi no di Cerniano, Santa Cristina di Giugliano e architettonici di natura signorile o militare – San Michele di Olli, nonché di altri piccoli cen­ peraltro del tutto assenti – bensì sulla piazza prin­ tri del piviere – tra cui lo stesso primitivo castel­ cipale, ove si affacciavano le residenze più pre­ lo di Radicondoli, detto in seguito Castelvec­ stigiose, attorno alle quali si disponevano gerar­ chio 27 –, come pare anche testimoniato dalla par­ chicamente tutti gli altri edifici. Ai margini del- ziale corrispondenza tra la curia tardo-medieva- l’abitato, subito entro la cinta muraria, avevano le del castello e l’antico territorio plebano di Ra­ sede quattro chiese, le cui intitolazioni corrispon­ dicondoli 28. Nel primo Duecento il processo di devano a quelle delle antiche cappelle rurali di concentrazione insediativa nel poggio di San S. Martino di Cerniano, S. Cristina di Giuglia­ Cerbone doveva essere sostanzialmente compiu­ no, S. Michele di Olli e S. Donato di Monte­ to, dal momento che tra il 1210 e il 1213 l’abi- maggiore, presenti nel piviere di Radicondoli tato venne ad assumere una definita fisionomia almeno dal XII secolo 24. Tutti questi indizi por­ castrense a seguito della sua inclusione entro una tano a ipotizzare una fondazione ex novo del cinta fortificata. In un documento della prima castello realizzata mediante una pianificazione metà del XIII secolo leggiamo infatti: «anno […] urbanistica razionale, attenta – tra l’altro – a tra­ MCCVIIII [1210 st. com.], inceptum est hoc sferire gli edifici religiosi degli antichi populi del castrum Radicondoli de mense martii in hoc piviere all’interno del nuovo abitato proprio nella podio quod primo vocabatur Podium Sancti parte prospiciente le loro sedi originarie (cfr. Cerbonis et completum est anno Domini Carta III) 25. A supporto di tale ipotesi disponia­ MCCXIII» 29. La lista dei consoli e dei rettori mo di una significativa sequenza documentaria. che governarono il castello nel corso dei primi Il fenomeno di sinecismo che avrebbe condotto decenni del Duecento, apposta al documento alla nascita del grande castello di Radicondoli è sopra ricordato, lascia intuire quali fossero le attestato già nel 1172, quando i boni homines forze egemoni in ambito locale, che probabil­ della casa dei figli di Ranieri chiesero all’arci- mente avevano contribuito a determinare la na­ prete Ugo e ai canonici della cattedrale di Vol­ scita del nuovo insediamento: oltre a una nutri­ terra il permesso di trasferire i loro uomini della ta rappresentanza dell’élite del luogo 30 e a spo­ villa di Montemaggiore e di spostare la locale chiesa di S. Donato sul poggio di San Cerbone, ove stava sorgendo il burgus de Radicundoli 26. 27. Si veda la prima attestazione della «corte e distretto» di Radicondoli in Archivio Vescovile di Volterra, Diplo­ Processi analoghi dovettero condurre alla con­ matico, sec. XII, dec. 7, n. 1 (1161 aprile 11), regestato centrazione verso il nuovo abitato di parte della in CAVALLINI, BOCCI 1982, pp. 87-88 (reg. n. 93). Oltre al popolazione residente nei populi di San Marti­ Castelvecchio di Radicondoli (già attestato a partire dal 1221 in ASS, Capitoli 1, cc. 134r-136r, 1221 ottobre 18­ 25, ove è menzionato Benentende de Castalvechio, letto Castalucchio in CV, n. 189, p. 275), nella trecentesca Ta­ 24. Con una bolla del dicembre 1156 diretta al pievano vola delle possessioni sono attestati un Castellare in pros­ Bernardino dal vescovo di Volterra Galgano, nella quale simità dell’abitato aperto di Montescalocchio, un Casti­ venivano confermati privilegi già concessi dai suoi pre­ glione presso la villa di Montemaggiore e un altro Casti­ decessori a partire dalla metà del secolo X, vennero con­ glione presso la villa di Scapernata (cfr. FARINELLI, GIORGI fermati alla pieve di Radicondoli i diritti sulle cappelle di 1990b, pp. 370-373). Radicondoli, S. Pietro di Cerniano, S. Ilario di Monte­ 28. Due terzi delle località in cui avevano sede le chiese scalocchi, S. Martino di Cerniano, S. Lorenzo e S. An­ menzionate come dipendenti dalla pieve di Radicondoli nella drea di Monteliurenti, SS. Filippo e Giacomo di Leoncel­ ricordata bolla del 1156 (cfr. supra la nota 24) vennero com­ lo, SS. Cristoforo e Giacomo di Materno, S. Donato di prese nel territorio tardo-medievale (curia) del castello Montemaggiore, S. Matteo di Scapernata, S. Angelo di di Radicondoli (cfr. FARINELLI, GIORGI 1990b, p. 373). Olli, S. Quirico, S. Vito, S. Andrea di Montingegnoli, S. 29. Cfr. LBB 1209/10 marzo. Il documento in questione, Niccolò in Marciliano (Marsiliana), S. Cristina in Viliano prodotto con ogni probabilità verso la metà del Duecen­ (Giugliano), nonché su parte della popolazione del ca­ to in occasione di una delle controversie relative all’eser- stello e della curtis di Elci, la cui cappella dipendeva dal­ cizio di diritti giurisdizionali sul castello di Radicondoli la pieve di Sorciano (cfr. Archivio Arcivescovile di Siena, (cfr. CP, p. 357) e confluito nel LBB assieme ad altre per­ Diplomatico 1156 dicembre 22, edita in LUSINI 1894). gamene dell’antico archivio della comunità di Radicon­ Sulle chiese comprese nel piviere di Radicondoli tra la doli, reca memoria della costruzione del castello tra il fine del XIII e l’inizio del XIV secolo cfr. GUIDI 1932, pp. 1210 e il 1213 ed elenca – «secundum dictum bonorum 158, 168 e GIUSTI, GUIDI 1942, p. 218. hominum transmigra[n]tium dudum in dicto castro 25. Tale fenomeno risulta ben documentato anche nei casi antiquorum» – i consoli e i rettori succedutisi di anno in di Poggibonsi e Semifonte (su cui cfr. DAVIDSOHN 1977, anno nel governo di esso «usque quasi ad tempus domini pp. 483 ss), come pure in quelli di alcune più tarde fon­ Frederigi imperatoris», ovvero fino al momento in cui, dazioni cittadine di terre nuove, su cui cfr. FRIEDMAN 1996, nel 1244, si giunse a una temporanea composizione tra il in particolare alle pp. 197 ss e PIRILLO 1993, alle pp. 90­ comune di Siena e l’Impero circa i diritti da essi vantati 93. sul castello. 26. Cfr. Archivio Capitolare di Volterra, Diplomatico, n. 30. Tra i personaggi elencati nel documento non siamo 153 (1172 aprile 24), regestato in CAVALLINI, BOCCI 1982, in grado di riconoscere eventuali discendenti dei filii p. 92 (reg. n. 105). Rainerii, protagonisti nel 1172 del trasferimento sul pog­

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Tab. I – L’accentramento insediativo presente nelle curie dei maggiori castelli del contado senese all’epoca della Tavola delle possessioni (circa 1320). Fig. 1 – Foto aerea di Montecaprile (Poggio Castellare). radiche presenze di area ‘volterrana’ 31, trovia­ dall’entourage degli Aldobrandeschi 32, titolari dei mo infatti personaggi verosimilmente provenienti diritti signorili su Radicondoli 33. Il successo del­ la fondazione è confermato dall’immediato svi­ gio di San Cerbone dei loro uomini abitanti nella villa di Montemaggiore (troppo labile risulta il collegamento con dominus Ranerius Ruffaldi de Radicondoli, primo retto­ slino (1228), dominus Rugerius de Vulterra (1231) e re del castello nel 1212 e in carica ancora nel 1217 e nel dominus Gualfredus de Picchena (1242). 1220), ma troviamo i nomi di almeno tre domini di Radi­ 32. Troviamo tra i rettori dominus Malpiglinus de Suve­ condoli, ricordati nelle fonti coeve come proprietari fon­ reto (1216), dominus Bernardone de Colle (1224, sul quale diari. Si tratta di dominus Ranuccius Stoppione, rettore cfr. CV, n. 349, pp. 526-527, 1241 novembre 3), dominus nel 1214, che nel 1218 cedette i propri beni situati nei Gherardus de Grosseto (1226), dominus Cacciaconte de territori del castellare di Leoncello e dei castelli di Mon­ Colle (1236, sul quale cfr. NARDI 1972) e dominus teliurenti e ad Alamanus Righi Pelagocti de Guillelminus de Cugnano (1243, sul quale cfr. ASS, Ca­ Radicondola (su Alamanno e Ranuccio cfr. LBB 1211 lu­ pitoli 2, c. 719rv, 1261 settembre 22). glio 4 e LBB 1218 giugno 30), verosimilmente da identi­ 33. Il castello di Radicondoli, significativamente assente ficare con il dominus Alamannus de Radicondoli, rettore nel testamento di Ildibrandino VIII del 1208, venne com­ del castello nel 1218 e nel 1221; quanto al dominus preso nella divisione del contado aldobrandesco del 1216 Tancredus de Radicondoli rettore nel 1232, pare da iden­ e fu ceduto in pegno al comune di Siena in occasione del­ tificare con il dominus Tancredus quondam domini Ranerii la sottomissione degli Aldobrandeschi dell’ottobre del citato in un atto del 1242 (LBB 1242 maggio 11), forse 1221 (cfr. CP, p. 357). Dell’influenza politica esercitata figlio del Ranieri di Ruffaldo rettore tra il 1212 e il 1220. nell’area da parte di esponenti di questo lignaggio nei Esponenti dell’élite locale sono inoltre presenti tra i con­ primi decenni del Duecento rimane traccia pure in un soli degli anni 1210-1211 e 1213 e tra i rettori degli anni documento dell’aprile 1222, in cui si ricorda la composi­ 1222 e 1230 (Guillelmus Cornetti de Radicondoli), 1225 zione ex laudo dato a domino Ildibrandino conmite (sic) (dominus Orlandinus de Radicondoli) e 1233 (Primeranus palatino dei contrasti sorti tra i comuni di Radicondoli e de Radicondoli). (cfr. LBB 1222 aprile 4). Sulle successive vicen­ 31. Tra i rettori del castello sono menzionati dominus de connesse alla presenza aldobrandesca a Radicondoli Usimbardus de Picchena (1215), dominus Lupus de Chiu- cfr. CP, pp. 357-358 e COLLAVINI 1998, ad indicem.

248 luppo di una vivace e popolosa comunità di ca­ che se poco al di fuori dell’area da noi presa in stello 34, che manifestò ben presto la capacità di esame, riscontriamo il verificarsi di simili feno­ espandere la propria influenza anche al di fuori meni insediativi a Montecastelli – ove il sineci­ dell’ambito territoriale del piviere 35. Il dinami­ smo che diede origine alla fondazione del gran­ smo della comunità ebbe rilevanti riflessi sia sul de castello venne guidato dal vescovo di Volter­ piano politico sia su quello economico e non ra Ildebrando e da un esponente di un gruppo venne meno neanche in seguito all’inserimento signorile rurale – e a Gambassi, castello rifon­ del castello nell’orbita senese 36. dato su un nuovo sito intorno al 1170 dal vesco­ Il caso di Radicondoli trova confronti molto vo volterrano Ugo su impulso delle élites locali stretti nell’area limitrofa. Il vicino castello di Bel organizzatesi intorno al comune rurale 39. forte si presenta simile per dimensioni e struttu­ ra urbanistica 37, in quanto frutto di un processo di sinecismo analogo e pressoché contempora­ 2.2. L’alta Val di Merse neo, prodottosi anche in questo caso con il con­ corso degli Aldobrandeschi e della Chiesa vol­ Livelli di accentramento insediativo decisamen­ terrana 38. Sempre nella diocesi di Volterra, an­ te disomogenei caratterizzavano l’alta Val di Merse tra la fine del XIII e i primi decenni del XIV secolo: assai elevati nella curia del grande 34. Nell’ottobre del 1221 risiedevano nel territorio di castello di Monticiano, tali livelli risultavano Radicondoli ben 320 uomini di età compresa tra 16 e 70 anni (cfr. CV, n. 189, pp. 274-278, 1221 ottobre 18-25). Si invece molto bassi nelle pur popolose curie dei noti comunque che una trentina di giurati risultavano origi­ limitrofi castelli di Torniella e Luriano (cfr. Ta­ nari delle località di Montescalocchio, Olli, Le Fiaboli (o bella I). È possibile ipotizzare che, in queste due Le Fiapole), Cerniano, Scapernata, Salavecchia, Le Perti, Morecine, Castalvechio, La Valle, Mozzeto, Casalino e località, incipienti fenomeni di concentrazione Monte Calvaiano, comprese nella curia di Radicondoli. del popolamento verso i principali centri fortifi­ 35. Di controversie tra la comunità di Radicondoli e quella cati fossero stati frenati attorno alla metà del del vicino castello di Mensano si ha notizia sin dall’aprile Duecento dall’espansione politico-militare del del 1222 (cfr. supra la nota 33). Nei decenni successivi è 40 attestata una lite tra i due comuni rurali per il controllo comune di Siena . della villa di Monte Calvaiano (compresa nel piviere di Casole), risolta nell’aprile del 1249 con la solenne rinun­ cia da parte del comune di Mensano ai diritti vantati sul villaggio e sui suoi abitanti e con il definitivo inserimen­ del XIII secolo cfr. CP, p. 358 e REDON 1997. Il fenome­ to di esso nella curia di Radicondoli (cfr. DSA 1237 otto­ no di sinecismo connesso alla fondazione di Belforte de­ bre 19; LBB 1243 agosto 16; LBB 1244/5 gennaio 18; terminò l’abbandono del castello di prima fase di Falsini LBB 1244/5 gennaio 22; LBB 1246/7 gennaio 3; LBB 1247 e il trasferimento della relativa chiesa nel nuovo castrum luglio 7; LBB 1247 novembre 17; LBB 1249 aprile 10 e già intorno al 1180 (cfr. CP, p. 358), nonché lo sposta­ FARINELLI, GIORGI 1990b, pp. 373 e 379). Dell’esistenza mento di popolazione da alcuni centri contermini, tra cui di contrasti tra la comunità di Radicondoli e il comune di i castelli di Tremoli e Colle Talli (cfr. CUCINI 1990, pp. Volterra si ha notizia in DAR 1248 settembre 1. 287-291 e COLLAVINI 1998, p. 205), pur senza determi­ 36. Sull’esistenza a Radicondoli di fazioni contrapposte narne il definitivo spopolamento. Nell’ottobre del 1221 e sulla loro pacificazione da parte di ambasciatori del po­ la popolazione della curia di Belforte era di poco inferio­ destà di Siena intorno alla metà del XIII secolo cfr. DAR re a quella di Radicondoli (cfr. CV, n. 189, pp. 274-278, 1248 novembre 26-27. L’influenza politica senese, che 1221 ottobre 18-25, ove sono registrati i nomi di 260 aveva cominciato a concretarsi nel corso degli anni Ven­ giurati di età compresa tra i 16 e i 70 anni) e tale rimase ti, divenne sempre più consistente a partire dal decennio sino all’inizio del Trecento, quando circa l’80% delle abi­ successivo, di pari passo con l’istituzione di rapporti eco­ tazioni della curia aveva sede entro il castello, mentre le nomici così intensi da richiedere una specifica regolamen­ rimanenti erano situate in corrispondenza di centri mi­ tazione (sulla presenza di rettori senesi a Radicondoli negli nori o sparse nella campagna (cfr. IRS, pp. 5-6 e Tabella anni 1223, 1234-1235 e 1237-1241 cfr. LBB 1209/10 I). marzo; sull’esistenza di rapporti economici tra prestatori 39. Da un testimoniale del 1263 apprendiamo che tra la senesi ed esponenti dell’élite locale sin dai primi decenni fine del XII e l’inizio del XIII secolo vennero concentrati del Duecento cfr. LBB 1211 luglio 4; sull’inserimento a Montecastelli, in due parti topograficamente distinte, nella compilazione statutaria senese del 1262 del princi­ gli abitanti del castello vescovile di Bucignano e quelli di pio cui datur [...] ab eo exigatur come alternativa alla rap­ Fasqua e Gabbro, castelli appartenenti a Guasco dei presaglia nel caso di rapporti commerciali inter Senenses Lambardi di Roccatederighi, che troviamo tutti abban­ et Radicondolenses cfr. C1262, p. 388, dist. III, rubr. 368). donati nei primi decenni del Trecento (cfr. AUGENTI 1993­ L’inserimento di Radicondoli nella compagine senese (su 1994, pp. 178-181 e GINATEMPO 1994, pp. 41-43 e 68­ cui cfr. anche CP, pp. 357-358) non sembra aver limitato 69). Sul caso di Gambassi cfr. DUCCINI 1998 e infra alla lo sviluppo della vivace realtà economica locale, di cui nota 138. l’Arte della Lana rappresentò una delle maggiori espres­ sioni almeno per tutto il XIV secolo (sull’Arte della Lana di 40. All’atto di sottomettersi al comune di Siena, nel mar­ zo 1260, Ranieri di Ranieri da Torniella e suo nipote Al­ Radicondoli cfr. BANCHI 1871 e CUCINI 1990, pp. 208-323). berto si impegnarono, tra l’altro, a non potenziare gli ap­ 37. Cfr. la planimetria di Belforte (CLS, Comunità di Ra­ parati difensivi dei propri castelli: «non hedificare vel dicondoli, mappa n. 24) e la foto aerea edita in FARINELLI, hedificari facere vel permittere hedificari aliquid in ca­ GIORGI 1998, p. 235. stro Tornielle et non facere aliquam fortitiam in curia et 38. Sulla presenza signorile dei vescovi di Volterra e de­ districtu de Torniella nec in Lucriano vel eius curia, sine gli Aldobrandeschi a Belforte tra la fine del XII e l’inizio licentia expressa comunis Senensis» (CV, n. 620, pp. 834­ 835, 1259/60 marzo 10).

249 Fenomeni di concentrazione del popolamento in un tentativo di espansione territoriale – e nel- condussero invece a una marcata ridefinizione l’intenso sviluppo di attività economiche incen­ del quadro insediativo nel caso di Monticiano, trate sullo sfruttamento del bosco e dell’energia centro contrassegnato da spiccati caratteri di pia­ idraulica, che contribuirono all’affermazione di nificazione urbanistica 41. Alla contrazione di al­ una realtà sociale complessa e vitale 44. cuni abitati aperti posti ai margini del territorio castrense (Paganico, Consula e Moverbia) e del­ la villa sorta in corrispondenza della canonica di 2.3. La Maremma S. Giusto si accompagnò l’abbandono dell’origi- nario sito incastellato, denominato Castalvecchio Tra XIII e XIV secolo il livello massimo di ac­ già prima della metà del Duecento 42. La presenza centramento insediativo presente nel contado di a Monticiano di un forte gruppo di lambardi, Siena si riscontrava nelle campagne della Ma­ titolari tra l’altro di diritti sulle ville di Consula remma, una delle aree meno popolate di tutta la e Moverbia, lascia ipotizzare un loro ruolo atti­ Toscana meridionale 45. Come è noto, in età tar­ vo nella nascita del nuovo castello, mentre più do medievale le vastissime curie dei castelli ma­ labili sono gli indizi di un coinvolgimento diret­ remmani risultavano sostanzialmente spopolate, to del comune di Siena nelle trasformazioni in­ mentre le dimore contadine erano situate in sediative dell’area 43. Il successo della nuova fon­ massima parte nell’insediamento principale: in­ dazione trovò espressione nella forte rilevanza torno al 1320, come si ricava dalla Tavola delle demica assunta dal castello nel corso del XIII possessioni, in quasi tutti i distretti dei castelli secolo, nel dinamismo della comunità rurale – maremmani compresi nel dominio senese oltre tradottosi intorno alla metà del Duecento anche il 90% delle abitazioni erano infatti concentrate nel castrum 46.

41. Cfr. la fig. 4. 42. Su ciò che rimaneva all’inizio del Trecento dell’inse- 44. Nella curia di Monticiano vennero censite 190 diamento sorto in corrispondenza della canonica di S. Gio­ massaritie nel 1278 e 353 unità fiscali nel 1320, quando vanni presso Paganico (Poggio Paganico), posto al confi­ quasi il 90% delle abitazioni presenti nella curia aveva ne tra i territori di Monticiano e Luriano, cfr. IRS, p. 17. sede entro il castello e nel consistente borgo ad esso adia­ Sul sostanziale abbandono delle ville di Consula (Croce a cente. Sul tentativo operato dal comune di Monticiano Consoli) e Moverbia si veda BORRACELLI 1997a, in parti­ intorno alla metà del Duecento di sottrarre il controllo colare la p. 50. Sull’insediamento aperto ancora esistente della villa di Moverbia (Moiverba) a Visconte quondam nei primi anni del Trecento in corrispondenza della ca­ domini Bernardini, esponente del gruppo consortile dei nonica di S. Giusto (Santo alla Villa) cfr. IRS, p. 24. Sul Lambardi di Monticiano, cfr. DAR 1250. Sebbene spo­ Castalvecchium extra castrum Monticiani cfr. Archivio di polata, la villa sarebbe comunque rimasta al di fuori del­ Stato di Firenze, Diplomatico SS. Pietro e Paolo di Monti­ la curia di Monticiano (cfr. BORRACELLI 1997a, p. 50). Sulla ciano 1248 maggio 1 e IRS, p. 24. Sul quadro insediativo vivacità della realtà sociale ed economica di Monticiano, presente nell’area di Monticiano all’inizio del XIV seco­ caratterizzata in età tardo-medievale dalla presenza di at­ lo si vedano BARLUCCHI 1997b e SAFFIOTI c.s. Con una cer­ tività produttive specializzate, cfr. CORTESE 1997; BORRA- ta analogia rispetto al caso di Monticiano, un Castrum CELLI 1997b; BARLUCCHI 1997b e SAFFIOTI c.s. Vetus è attestato a partire dalla metà del XIII secolo an­ 45. Cfr. Tabella I. Abbiamo inteso come territorio ma­ che nei pressi di (cfr. ASS, Diplomatico S. remmano quello individuato dalla Terminagione di Ma­ Salvatore di Lecceto 1248 aprile 15 e IRS, p. 22), centro remma realizzata dagli ufficiali di Gabella del comune di castrense situato nella bassa Val di Merse. Montepescini Siena nel giugno 1325, sulla base di testimonianze rac­ contava una sessantina di massaritie nel 1202, poco più colte in loco: «la Maremma si comincia diciare et chia­ di 80 massaritie nel 1278 e poco meno di 200 unità fisca­ mare comunamente dala gente, et che così è la verità, dal li nel 1320, epoca in cui l’insediamento principale acco­ castello di Prata di Maremma del contado di Siena infino glieva oltre due terzi delle abitazioni presenti nella curia ale Rocchette Tederigi et dale Rocchette Tederigi infino a (cfr. CP, p. 342; AP, p. 268 e Tabella I). Rocchastrada et da Rocchastrada infino a Civitella et da 43. Sui Lambardi di Monticiano e sulle controversie da Civitella infino a Montanticho et Casanuovola et Argia­ essi sostenute con i signori di Torniella e con la comunità no et infino a Santo Angelo in Colle et da Santo Angelo di Monticiano per il controllo delle ville di Consula e in Colle infino a Montenero. Et che ciascuna dele dette Moverbia cfr. CP, p. 339; SCHNEIDER 1911, n. 382, p. 149 castella è in Maremma et per Maremma è avuto, tenuto, (1197 marzo 8) e DAR 1250. Sulla contesa che alla fine chiamato et detto. Et che dale dette castella in qua verso del XII secolo oppose i Lambardi di Monticiano a Ranie­ la città di Siena non è avuto, né tenuto per Maremma» ri di Torniella cfr. anche COAZZIN 1996-1997, pp. 115­ (cfr. ASS, Gabella 3, c. 12v, su cui cfr. CORTONESI 1984, 117. Relativamente ai diritti vantati dal comune cittadi­ in particolare alle pp. 165 ss e FARINELLI, GIORGI 1995, no su una porzione del territorio di Monticiano sin dalla pp. 7-8). Sulla quasi totale assenza di insediamento aper­ fine del XII secolo cfr. C1262, pp. XX e 372 (dist. III, to o sparso nelle curie dei grandi castelli maremmani e rubr. 314, De terminatione Monticiani firma tenenda). sulla presenza in quell’area di un popolamento a maglie Sul progetto del comune di Siena di edificare un castello particolarmente larghe cfr. Tabella I, nonché le osserva­ sul poggio di Monte Cuoio, situato nella parte meridio­ zioni presenti in CHERUBINI 1974, pp. 274-276; PINTO nale della curia di Monticiano, cfr. C1262, p. 373 (dist. 1982, pp. 3-67 e, relativamente all’età tardo-medievale, III, rubr. 320, De consilio fiendo pro construendo castro GINATEMPO 1988, pp. 165 ss. Montis Corii: «Et faciam consilium campane [...] pro 46. L’eccezionalità della situazione presente nei primi de­ faciendo aut construendo podio Montis Corii pro castro, cenni del Trecento nel castello di Roccastrada, ove ave­ ad opus comunis Senarum»). vano sede nell’insediamento principale meno del 70%

250 Fig. 2 – Foto aerea di Castelvecchio di Camigliano.

La documentazione relativa a Montecurliano venne fondato ex novo su un’altura all’epoca (Moscona), l’unico castello maremmano di cui disabitata e, almeno negli intenti dichiarati, si conoscano con certezza le circostanze della avrebbe dovuto divenire sede vescovile a segui­ fondazione, risulta particolarmente significativa to del trasferimento della città di Grosseto e della – come accennato in precedenza – allo scopo di relativa chiesa cattedrale in questo sito 49. Nel- inquadrare cronologicamente le dinamiche che l’agosto di quell’anno il vescovo e i canonici di diedero luogo anche in Maremma al fenomeno Grosseto diedero in permuta al conte Ildebran­ del secondo incastellamento, sebbene lo scarso dino VII Aldobrandeschi il monte detto successo di Montecurliano come centro di po­ Cornelianus e i poggi denominati Mons Petrosus, polamento non renda il suo caso esemplare per Mons Serli e Castilioni, ricevendo in cambio al­ chiarire i processi di accentramento insediativo cuni terreni posti in territorio Crossetano, prope connessi alla nascita dei grandi castelli 47. Come si ricava da un atto del 1179 48, Montecurliano co) 1179 agosto 3, edito in BANDINI PICCOLOMINI 1893, pp. 13-14. 49. Attualmente i resti del castello occupano la sommità delle abitazioni, può essere forse messa in relazione al pianeggiante del rilievo di Moscona, chiamato Montecur­ decastellamento operato nel 1317 dal comune di Siena: liano ancora alla metà del XVIII secolo (cfr. CAPPELLI 1910, si noti in proposito come, a distanza di pochi anni, nella p. 51; per la localizzazione di Montecurliano sul poggio Tavola delle possessioni (1320) non si sia fatto menzione di Moscona cfr. anche CP, p. 319; pare da respingere una del castrum, bensì del Burgus Novus Senensi[s], senza al­ sua localizzazione in corrispondenza dell’attuale toponi­ cun riferimento all’esistenza di mura castrensi (cfr. Ta­ mo Montebrandoli, proposta in PRISCO 1989, pp. 34 e bella I; IRS, p. 33 e TP 47, c. 41v). 57-61). La cinta muraria, a pianta quadrangolare, rac­ 47. Per Montecurliano cfr. la bibliografia citata supra alla chiude una superficie di circa un ettaro; l’angolo rivolto nota 19. verso Grosseto è occupato da un recinto di forma subcir­ 48. Cfr. ASS, Diplomatico Patrimonio Resti (S. Domeni­ colare, cui si addossa un borgo fortificato.

251 ipsam civitatem. Il documento non presenta relativa rocca solo una ventina di domus e una menzioni di insediamenti preesistenti ubicati settantina di casalini, oltre ad alcune platee 53. nell’area, il cui rilievo principale – il mons La sostanziale corrispondenza tra il numero di magnus […] qui dicitur Cornelianus – risulta anzi dimore censite nel 1320 e quello dei giurati re­ esplicitamente definito come arridus et infertilis. gistrati già nel 1221, nonché l’elevato numero In tale atto venne tuttavia enunciato il progetto di aree non edificate all’interno del castello sem­ perseguito dal conte di mutare et construere sul- brano da collegare alla mancata urbanizzazione l’altura la civitas Crossetana, stabilendo inoltre dei sedimi definiti con la lottizzazione degli anni che, qualora Ildebrandino VII avesse dato inizio Ottanta del XII secolo – che avrebbe quindi pre­ allo spostamento della città, il vescovo e i cano­ visto la realizzazione di poco meno di un centi­ nici avrebbero mantenuto il diritto di costruirvi naio di dimore –, piuttosto che al fallimento di la maior ecclesia, il palatium pro […] episcopo, successive iniziative di popolamento. Possiamo le domus pro canonicis necessarie e quelle a ser­ dunque ipotizzare che dietro la permuta del 1179 vizio dell’episcopato, cum officinis et pertinentiis si celasse il progetto di Ildebrandino VII di fon­ necessariis. A questo piano di trasferimento del­ dare un centro fortificato in un sito di notevole la città si riferisce anche una lettera pontificia peso strategico-militare per gli Aldobrandeschi, non datata, ma redatta presumibilmente tra il piuttosto che di spostare effettivamente l’intera 1180 ed il 1181, mediante la quale Alessandro popolazione residente in Grosseto. Montecurlia­ III chiese al vescovo e al clero della cattedrale no era infatti in grado di assicurare il controllo grossetana di prestare aiuto alle monache di S. visivo sull’ampio tratto di costa compreso tra il Ambrogio di Montecelso presso Siena, intenzio­ massiccio dell’Uccellina e i Monti d’Alma, sulla nate a ricostruire in Monte Curiliano la loro chie­ principale via che univa le saline e gli scali co­ sa di S. Angelo di Grosseto qualora il conte Ilde­ stieri all’entroterra, sui castelli vescovili di Istia brandino VII avesse concesso locum eis aptum e Roselle e, non ultimo, sulla città di Grosseto e ad ecclesiam fabricandam 50. Il progetto di tra­ sui castelli di Batignano e Montepescali, centri sferire la città di Grosseto, comunque, dovette che da pochi anni si erano legati a Siena me­ ben presto venire accantonato, poiché nel 1188 diante vincoli politico-economici 54. A questi l’insediamento sorto sull’altura veniva ancora moventi si deve probabilmente aggiungere la denominato semplicemente Mons Corilianus e volontà da parte di Ildebrandino VII di conse­ al suo interno non era stata trasferita alcuna chie­ guire uno specifico obiettivo politico: egli, di­ sa cittadina, mentre vi era stata eretta una sem­ chiarando solennemente la volontà di mutare et plice capella 51. Successivi riferimenti documen­ construere la civitas Crossetana, intendeva so­ tari consentono di ipotizzare i livelli raggiunti prattutto riaffermare i propri diritti sul centro dal popolamento nel castello di Montecurliano urbano, nel momento in cui gli abitanti di Gros­ nei secoli XIII-XIV ed offrono elementi di ana­ seto stavano forse perseguendo autonomi dise­ lisi retrospettiva riguardo alle fasi immediata­ gni politici non riconducibili a quelli degli Aldo­ mente successive alla sua fondazione. Così, già brandeschi 55. Si nutrono infatti seri dubbi sulle nel primo Duecento la popolazione del castello effettive possibilità di realizzare a Montecurlia­ doveva essere nettamente inferiore rispetto a no una così ambiziosa iniziativa di popolamen­ quella prevedibile nell’ipotesi di trasferimento to, in relazione alla stessa conformazione del sito urbano, poiché nel 1221 solo venticinque uomi­ prescelto: esso era ubicato in un contesto terri­ ni de Montecurliano giurarono a garanzia di un toriale del tutto privo di sorgenti d’acqua, non­ impegno preso dai conti Aldobrandeschi con il ché poco adatto ad ospitare una popolazione comune di Siena 52. A ciò si aggiunga che la Ta­ numerosa e ad accogliere le strutture di suppor­ vola delle possessioni a distanza di un secolo censì to indispensabili a un’economia come quella all’interno del castrum Montis Curliani e della grossetana, basata sui traffici e sulla produzione

50. Cfr. BCS, Ms. E.IX.16, c. 32rv, edito in PFLUGK 53. Cfr. TP 47; cfr. anche IRS, p. 21 e AP, p. 272. Fatta HARTTUNG 1881-1884, II, pp. 285-286 (per la datazione eccezione per gli edifici verosimilmente annessi alla plebes della lettera cfr. COLLAVINI 1995-1996, pp. 652-653; cfr. sancte Marie de Maschona, situata fuori dal castrum ed anche COLLAVINI 1998, p. 206). entro la cinta muraria della città etrusco-romana di Ro­ 51. Nella bolla di Clemente III del 1188 venne confer­ selle, tutte le strutture abitative del distretto erano con­ mato al vescovo di Grosseto il possesso della «capella de centrate nel castello di Montecurliano (cfr. TP 47, c. Monte Coriliano cum omni iure suo» (cfr. DAR (Balza­ 123rv). na) 1188 aprile 12, edita in PFLUGK HARTTUNG 1881-1884, 54. Cfr. CP, pp. 316-318. III, pp. 359-361). 55. Per tale interpretazione cfr. MORDINI 1995, pp. 13 ss 52. Cfr. DAR 1220 [ma 1221] dicembre 18. e MORDINI 1996.

252 di sale. In conclusione, il caso di Montecurliano può fare innanzitutto riferimento all’accordo sti­ attesta anche in Maremma l’esistenza di inter­ pulato tra Ildebrandino VII e i senesi nella se­ venti di redistribuzione del popolamento nella conda metà del XII secolo e ribadito nel patto seconda metà del XII secolo, promossi dai de­ stretto dal figlio Ildebrandino VIII con il co­ tentori di poteri locali eminenti, anche se, a dif­ mune di Siena nel gennaio 1203. In tale patto, ferenza di quanto avvenne nella generalità delle conformemente all’antico accordo del quale si fondazioni ex novo di castelli di seconda fase, conservava una copia (inspiciemus antiquam l’insediamento dal quale sarebbe dovuta prove­ scripturam que olim fuit facta inter Senenses et nire la popolazione – ovvero Grosseto – non patrem meum et faciemus inde sicut ibi venne abbandonato ed anzi conobbe un ulterio­ continetur), venne confermato l’impegno reci­ re sviluppo. proco de hominibus non recipiendis pro habitare L’esempio di Montecurliano consente inoltre di hinc inde, clausola che attesta una generica con­ far luce su uno degli aspetti peculiari del secon­ correnzialità tra i due ambiti politici nell’acca- do incastellamento in Maremma, ovvero quello parrarsi uomini, senza ancora alcun preciso ac­ relativo ai condizionamenti prodotti dalla pre­ cenno alla fondazione di castelli di popolamen­ senza e dalla pervasiva egemonia dei poteri si­ to 58. Informazioni più esplicite sono disponibi­ gnorili – in questo caso rappresentati dagli Al­ li, come si è avuto modo di illustrare, nel caso di dobrandeschi –, che raramente trovarono in que­ Radicondoli, castello della Val di Cecina fortifi­ sta regione una valida controparte nelle forze cato con il concorso di Ildebrandino VIII tra il urbane o nelle élites rurali 56. In un quadro gene­ 1210 ed il 1213 59. Chiari riferimenti alla possi­ rale caratterizzato dal ruolo rilevante assunto dai bilità di determinare modifiche nei quadri inse­ lignaggi signorili maremmani nello sviluppo del diativi della contea da parte degli Aldobrande­ secondo incastellamento, emerge quindi con for­ schi sono inoltre contenuti nel lodo pronuncia­ za l’impegno degli esponenti della casata aldo­ to nel 1216 da Giovanni del Giudice per defini­ brandesca nel promuovere la crescita o la fon­ re la spartizione dell’eredità di Ildebrandino VIII dazione ex novo di castelli in una porzione im­ tra i quattro figli maschi. Tale atto – nel quale portante della Toscana meridionale – solo in pic­ venne stabilito che a ciascuno di essi toccasse in cola parte compresa nell’area oggetto del pre­ sorte un certo numero di castelli controllati dal sente contributo –, impegno contestuale alla de­ padre – contiene infatti una clausola volta ad finizione di un assetto politico-istituzionale in­ impedire che gli eredi operassero modifiche ter­ novativo e all’affermazione di un organismo ter­ ritoriali o insediative, fondando nuovi castelli a ritoriale coerente. Infatti, anche se riducessimo detrimento dei diritti vantati dai fratelli: «quod l’ipotesi di trasferimento a Montecurliano della nullus predictorum nobilium mutationem città di Grosseto ad una mera minaccia 57, il ten­ aliquam in curia vel districtu alicuius castri, infra tativo stesso e il suo seppur modesto esito inse­ confines alterius partis costruere vel hedificare diativo attestano l’incipiente manifestarsi di una possit vel aliquamquem (sic) cogere posset tendenza generale e testimoniano la concreta construere vel heddificare permictat» 60. possibilità di successo di iniziative analoghe – in presenza di comunità più deboli e di progetti più 58 Cfr. DAR 1202/3 gennaio 21, edito in CV, n. 62, pp. realistici – e quindi la capacità degli Aldobran­ 81-86 e un atto preparatorio con lievi varianti (cfr. DAR deschi di pianificare la fondazione o l’amplia- 1202/3 gennaio 4: de omnibus non recipiendis in luogo mento di castelli di popolamento già negli ulti­ di de hominibus non recipiendis e patrem istius comitis, in luogo di patrem meum), regestato non correttamente mi decenni del XII secolo. Le fonti presentano in SCHNEIDER 1911, n. 411, pp. 168-170, ove relativa­ del resto altri chiari indizi dell’effettiva possibi­ mente al passo in questione si legge «de non recipiendis pro habitare facient secundum antiquam scripturam lità per il grande lignaggio comitale di incidere factam inter Senenses et partem (sic, ma patrem) comitis». sulla maglia insediativa, in una fase di riorganiz­ I patti del 1203 sono analizzati in COLLAVINI 1998, pp. zazione del dominio signorile sul territorio. Si 219-222 e 233-234. 59 Sul caso di Radicondoli e su quello, sostanzialmente analogo, di Belforte, cfr. supra nel testo. 60 L’edizione del passo, condotta su copie orvietane di 56 In riferimento alla fondazione di Montecurliano, Si­ fine Duecento, si ritrova in COLLAVINI 1998, p. 311. Cfr. mone Maria Collavini ha sostenuto che Ildebrandino VII comunque anche la copia più tarda, di tradizione indi­ «non sentì il bisogno di consultare la popolazione locale» pendente da quella orvietana, contenuta in ASS, Capitoli (COLLAVINI 1998, p. 206). Peraltro, il sostanziale fallimento 200, cc. 46v-55r e in particolare il passo in questione, dell’iniziativa prospettata sembra indicare come in que­ alle cc. 50v-51r: «quod nullus predictorum nobilium sto caso proprio la mancanza di un accordo con la citta­ mutationem aliquam in curia vel districtu alicuius castri, dinanza grossetana abbia concorso in maniera determi­ infra confines alterius partis, construere vel edificare possit nante a pregiudicare la riuscita del progetto. vel aliquemquem (sic) cogere posset construere vel edifica­ 57 Cfr. in tal senso PRISCO 1989, p. 158. re permittat». Sul lodo del 1216, analizzato ivi alle pp. 301

253 254

Fig. 3 – Planimetria topologica di Radicondoli, ricostruita confrontando i dati della Tavola delle possessioni con la planimetria del Catasto leopoldino (da FARINELLI, GIORGI 1990b, pp. 375-377). Più in generale, sia pur in presenza di un pano­ ri, in dimore quasi tutte concentrate all’interno rama documentario meno puntuale rispetto a dell’insediamento fortificato principale 62. La quello disponibile per Montecurliano, può esse­ curia di Camigliano e quella ben più modesta re ricondotta a fenomeni di accentramento inse­ facente capo al piccolo castello di Argiano era­ diativo verificatisi tra la fine del XII secolo e i no compresi nel piviere di S. Sigismondo di Po­ decenni centrali del Duecento la nascita di alcu­ gna, un’enclave della diocesi di Grosseto com­ ni grandi castelli maremmani, destinati ad un presa tra i territori diocesani di Siena, Arezzo e successo ben maggiore rispetto ai modesti esiti Chiusi. Possiamo presumere che il castello di Ca­ del castello edificato sul Poggio di Moscona. In migliano – cui faceva capo una popolazione con­ un buon numero di casi l’indizio più evidente sistente già nei primi anni del Duecento 63 – avesse dell’avvenuta creazione di un nuovo centro for­ ampiamente beneficiato dell’abbandono o del tificato di popolamento è costituito dalla pre­ mancato sviluppo degli altri nuclei abitati com­ senza nelle sue vicinanze di un castello di prima presi nel piviere: il sito originario del castello, fase ormai abbandonato, spesso significativamen­ attestato come Castellus Vechus almeno dal te denominato Castelvecchio. È questo il caso 1274 64, la villa sorta presso la pieve di Pogna e dei castelli di Prata e Camigliano, ubicati nel- attestata come tale dal 1188, l’insediamento aper­ l’estremo entroterra maremmano, che prima to di Poggio alle Mura, fortificato nel corso del della fine del XIII secolo vennero rifondati en­ XIV secolo, e il vicino castello di Argiano 65. trambi su siti diversi da quelli originari. In parti­ Se da un lato furono ben pochi i castelli marem­ colare, alla riedificazione di Prata fece seguito mani fondati ex novo tra XII e XIII secolo a rag­ una decisa polarizzazione dell’insediamento, che giungere una rilevante consistenza demica, d’al- nel corso del XIII secolo condusse all’abbando- tro canto il generale fenomeno di accentramen­ no del castello di prima fase – definito Castel­ to insediativo verificatosi anche in Maremma vecchio o Prata Vecchia nelle fonti trecentesche comportò nella maggior parte dei casi l’amplia- –, nonché dei vicini castelli di Montechiaro, Mon- mento di villaggi fortificati preesistenti e il tra­ teciriota/Monticello e Valdaspra e della villa di sferimento al loro interno di popolazione pro­ Lardignano 61. Sostanzialmente analogo risulta veniente dai nuclei abitati circostanti. È infatti il caso di Camigliano, grande castello della me­ in molti casi ben documentato l’abbandono di dia valle dell’Ombrone nel cui territorio risiede­ ville e castelli di prima fase, con il conseguente vano all’epoca della Tavola circa 270 proprieta­ inserimento dei relativi territori nelle estesissi­ me curie castrensi tardo-medievali, caratterizza­ te da una concentrazione quasi completa del po­ e 311 ss, cfr. anche FUMI 1884, n. 107, pp. 74-78 (1216 ottobre 22-29). polamento nei grandi castelli di seconda fase, 61. Sul Castelvecchio di Prata, detto anche Prata Vecchia, posti generalmente a una notevole distanza l’uno cfr. TP 86, cc. 187v e 386v. Sulla divisione tra le curie di Prata e Tatti del territorio un tempo afferente al castello di Montechiaro, spopolato e ridotto a castellare prima 62. All’interno del castello si trovavano oltre 150 abita- del 1306, cfr. CP, p. 414. Sull’insediamento minerario di zioni, mentre poche altre erano distribuite negli insedia­ Monticello/Monteciriota, inserito nella curtis del castello menti aperti aventi sede nella curia (cfr. FARINELLI, GIOR- di Prata almeno dal 1255 e abbandonato prima del 1336, GI 1995, pp. 14-18 e Tabella I). quando uno degli atti relativi alla confinazione tra Ger­ 63. Camigliano risulta compreso tra le comunità del con- falco e Montieri venne rogato super castellari de Ciriota, tado di Siena che nel dicembre 1208 vennero assoggetta­ cfr. SCHNEIDER 1907, n. 621, p. 204 (1248 luglio 7); ASS, te al pagamento di una contribuzione straordinaria, la cui Diplomatico S. Francesco 1252/3 marzo 5 (ove si fa rife­ entità piuttosto elevata (100 libre) lascia intuire una cer­ rimento a Monteciriota e Monticello e alle relative ta rilevanza demica del castello. Tale impressione viene pertinentie); CV, n. 573, pp. 789-790 (1255 agosto 19­ confermata dall’esame della successiva documentazione 20) e ASS, Diplomatico comune di Montieri, 1336 set­ duecentesca: l’atto mediante il quale nel luglio 1212 i tembre 21-novembre 6. Sull’inserimento nella curia di rappresentanti della comunità si impegnarono a pagare Prata in epoca tardo-medievale del territorio della villa annualmente a Siena un tributo di 26 denari per massaritia ormai spopolata di Lardignano, ancora autonoma intor­ rivela la presenza a Camigliano di 70 fuochi, mentre la no alla metà del Duecento, cfr. CV, n. 573, pp. 789-790 rilevazione fiscale attuata nel 1278 censì nel distretto (1255 agosto 19-20) e IRS, p. 30. Sugli abbandoni del castrense ben 150 massaritie (cfr. D1208, p. 52 e FARI- castello di Valdaspra, attestato dal 1108 in prossimità del NELLI, GIORGI 1995, pp. 14-18). confine tardo-medievale tra le curie di Prata e Massa Marittima, e della rocca di Murlione, situata al confine 64. Di esso all’epoca della Tavola si riconosceva ancora il tra i territori di Prata e Boccheggiano, cfr. CP, pp. 325, castellare (cfr. FARINELLI, GIORGI 1995, pp. 14-15). 414 e TP 86, c. 456v. All’inizio del Trecento vennero cen­ 65. Cfr. FARINELLI, GIORGI 1995, pp. 14-19. In assenza di site nella curia di Prata circa 320 unità fiscali e almeno prospezioni archeologiche non si può affermare con cer­ 120 abitazioni, situate tutte all’interno del castello (cfr. tezza che abbiano conosciuto fasi di vita medievali un sito Tabella I e IRS, p. 22). Su Prata cfr. anche CP, p. 325 e fortificato denominato Pogio del Castellare, ubicato nel­ CHERUBINI 1974, alle pp. 274-276, nonché la planimetria la porzione settentrionale della curia trecentesca di Ca­ conservata in CLG, Comunità di Massa Marittima, sezio­ migliano, e l’insediamento di Poggio al Convento, di cui ne D e la foto aerea dell’abitato edita in FARINELLI, GIORGI all’epoca della Tavola rimaneva solo il ricordo topono­ 1998, p. 239. mastico (Pogio dela Cictà).

255 dall’altro. Emblematico in tal senso è il caso di Analoghi fenomeni di polarizzazione insediati­ Campagnatico, castello attestato sin dal X seco­ va, riconducibili allo sviluppo di un castello di lo, che entro la fine del Duecento incorporò i prima fase e all’abbandono di centri circostanti, territori di Cortine, Montecuccheri (Montecuc­ caratterizzarono i grandi castelli maremmani di co) e Dotale (Poggio Castellaccio) 66, attraendo Civitella, Roccatederighi e Montepescali 69. Que- la popolazione che risiedeva in quei castelli e de­ st’ultimo castello risultava assai popoloso nel terminando verosimilmente anche l’abbandono primo Trecento, quando vi risiedevano poco di altri insediamenti localizzati nel vasto com­ meno di 500 proprietari, le cui abitazioni erano prensorio che venne a formare la sua curia tar- perlopiù concentrate nel castrum o nelle sue do-medievale 67. Tra la fine del XIII e l’inizio del immediate vicinanze 70. Incipienti fenomeni di XIV secolo Campagnatico accoglieva una popo­ accentramento insediativo dovevano caratteriz­ lazione di alcune migliaia di abitanti, quasi com­ zare Montepescali già alla metà del XII secolo, pletamente concentrata nel castello e organizza­ quando una pinna castelli, vale a dire un’area ta in una forte comunità rurale. La curia risulta­ sommitale fortificata, si contrapponeva ad un va ripartita in quartieri agrari, costituiti dalla burgus sottostante 71. La presenza di due cinte classica cintura di orti racchiusa all’interno del- murarie concentriche riscontrata su base archeo­ l’area destinata alle colture specializzate (corti­ logica è parimenti riconducibile alla crescita due­ ne o domesticum contiguum ipsi castro) e da centesca dell’abitato, cui contribuì probabilmente un’area più esterna destinata alla cerealicoltura l’afflusso di popolazione proveniente dal castel­ secca e all’allevamento 68. lo abbandonato di Calvello (Poggio Calvella) 72. La presenza di una duplice cinta muraria risulta attestata anche nel caso di Roccatederighi 73: sul 66. Per la foto aerea del sito cfr. FARINELLI, GIORGI 1998, pianoro sommitale, che alla fine del XIII secolo p. 255. ospitava il cassero e i relativi edifici di diretta 67. Su Campagnatico cfr. CP, p. 286. Sul castello di Cor­ tine, situato nei pressi del torrente Lena (il fluvius qui pertinenza dei signori locali, aveva avuto proba­ vocatur Lena del 1106, ovvero il fossato dela Lena atte­ bilmente sede il castello di prima fase, mentre stato nella curia di Campagnatico nel 1274, su cui cfr. i documenti citati infra), centro attestato sin dal 989, ma nell’area circostante si erano sviluppati i borghi, che già negli ultimi decenni del XIII secolo risultava spo­ che all’epoca della Tavola erano ormai cinti da polato e inserito nella curia di Campagnatico, cfr. CDA, mura e comprendevano le due chiese di S. Ma­ nn. 206, II, pp. 17-20 (989 febbraio 15); 214, II, pp. 40­ 43 (1000 novembre 22); 267, II, pp. 167-171 (1029 [mar­ ria e di S. Martino, nonché la quasi totalità delle zo 26-settembre 7]); 269, II, pp. 174-176 (1033 [settem- circa cento dimore censite nel castrum 74. La pre­ bre]-1034 [marzo 25]); 326, II, pp. 294-295 (1106 lu­ glio 9) e CV, n. 954, pp. 1280-1290 (1274 aprile 13-16). Sul castello di Dotale e su Montecuccheri, attestati rispet­ tivamente dal 1054 (ma sin dal 1015 come luogo d’origi- 954, pp. 1280-1290 (1274 aprile 13-16) e, per un mag­ ne di un testimone) e dal 1106 e compresi nella curia di gior dettaglio, i dati contenuti in TP 25-27. Campagnatico come località ormai disabitate almeno dal 69. Per le planimetrie di tali centri cfr. CLG, Comunità 1274, cfr. CDA, II, n. 243, pp. 113-114 (1015 febbraio di Campagnatico, sezione OII e CLG, Comunità di Roc­ 7); CP, pp. 304 e 398, nonché CV, n. 954, pp. 1280-1290 castrada, sezioni EII e NI. Si vedano anche le foto aeree di (1274 aprile 13-16). Tra gli altri insediamenti che sorse­ Civitella e Montepescali in FARINELLI, GIORGI 1998, pp. ro nel territorio in cui si sarebbe estesa la curia tardo­ 256 e 258. medievale di Campagnatico, ricordiamo quello di Gal­ 70. All’epoca della Tavola, quasi tutte le 370 abitazioni liano (Gagliani, su cui cfr. CP, p. 286 e PRISCO 1989-1994, presenti nella curia di Montepescali avevano sede nel ca­ II.2, pp. 413-420) e quelli sorti in corrispondenza della stello e nei borghi (cfr. Tabella I e IRS, p. 22). chiesa di S. Martino de Pantano (su cui cfr. CV, n. 954, pp. 1280-1290, 1274 aprile 13-16) e della pieve di S. 71. Cfr. CV, n. 23, pp. 36-37 (1147 maggio 1). Giovanni, originariamente situata presso l’attuale locali­ 72. Sulla presenza a Montepescali di una cinta muraria tà Pieve Vecchia e trasferita all’interno del castello di se­ sommitale relativa al castello di prima fase cfr. CITTER conda fase solo in età basso-medievale (sui due edifici eccle­ 1997b, in particolare alle pp. 43-45. Su Montepescali cfr. siali in cui ebbe sede la pieve di S. Giovanni cfr. MARRUCCHI anche CP, pp. 318-319; CHERUBINI 1974, pp. 274-275 e 1998, pp. 113-115; per la prima menzione della pieve cfr. FARINELLI 1997b. Per un’attestazione della località di Cal­ CDA, n. 255, II, pp. 136-138, 1018 settembre). vello – cui forse si può riferire la menzione di Gerardinus 68. All’epoca della Tavola delle possessioni vennero cen­ de Calvello risalente al 1121 (cfr. CDA, n. 333, II, pp. site nella curia di Campagnatico poco meno di 800 unità 308-310, 1121 giugno) – cfr. DAR (Massa) 1204 gennaio fiscali e circa 450 abitazioni, localizzate quasi tutte entro 5, analizzato in CARDARELLI 1932, pp. 148-152. Sul ca­ la cinta castrense (cfr. Tabella I). Sulla rilevanza politico­ stellare dicto Calvellum (Poggio Calvella) attestato nel strategica assunta tra la fine del Duecento e l’inizio del 1286 e compreso nella curia tardo-medievale di Monte­ Trecento dalla vivace comunità di Campagnatico, titola­ pescali, cfr. FARINELLI 1997b, in particolare alla p. 26. Per re tra l’altro di un patrimonio fondiario molto consisten­ la foto aerea del sito cfr. FARINELLI, GIORGI 1998, p. 257. te, cfr. CP, pp. 286-287; GIORGI 1997a, pp. 172-173; TP 73. Su Roccatederighi, forse da identificare con la rocca 25, cc. 145r-157r e TP 27, cc. 160r-172r. Sulla riparti­ di Nossina attestata nel 1110, cfr. CP, p. 363. zione della curia di Campagnatico in sommari quartieri 74. Sulla presenza a Roccatederighi di una struttura for­ agrari (alle «cortine sive domesticum dicti castri, conti­ tificata a cinte concentriche, dominata da una roccha e gue sive continue et contiguum ipsi castro» si contrappo­ da un cassarum, si vedano i riferimenti di fine Duecento nevano le «terre [...] que sunt extra curtinas») cfr. CV, n. alla roccha dicti castri ante palatium vetus sive cassarum,

256 Fig. 4 – Foto aerea di Monticiano. senza di fenomeni di accentramento insediativo all’inizio del Duecento aveva raggiunto livelli di nel caso di Roccatederighi pare indicata dalla popolamento molto consistenti: tale castello riu­ contrazione della villa di Lavaiano, spopolata nel scì infatti solo in parte ad attrarre i flussi demici corso del Trecento, e dalla scomparsa dell’abita- provenienti dai numerosi centri contermini in to sorto verosimilmente in corrispondenza della via di spopolamento, tra i quali il castello di pri­ chiesa di S. Benedetta 75. Diversamente, nel cor­ ma fase di San Lorenzo (San Lorenzino), mentre so del XIII secolo conobbe un progressivo ridi­ dovette subire la migrazione di una parte dei suoi mensionamento il castello di Civitella, che già abitanti verso la terra nuova cittadina di Pagani­ co 76 . Sebbene l’affermazione dei principali castelli alla turris posita in dicta roccha, supra sassum dicte roc­ maremmani come insediamenti egemoni si col­ che, alla domus posita extra cassarum, ante ecclesiam lochi grosso modo nel periodo compreso tra gli Sancte Marie site in dicto castro (cfr. CV, n. 991, pp. 1382­ 1387, 1294 aprile 14), al palatium et casserum maior ultimi decenni del XII secolo e la metà del Due­ positum in dicta roccha (cfr. CV, n. 998, pp. 1435-1436, cento, in quest’area i fenomeni connessi al se­ 1294 settembre 5), al circuitus cassari dicte rocche et ca­ stri e al palatium quod vocatur palatium Bindocçini condo incastellamento si inserirono in una ten­ positum in cassaro dicte rocche (cfr. CV, n. 1017, pp. denza di più lunga durata verso l’accentramento 1503-1508, 1294 dicembre 17-1295 gennaio 15), non­ ché gli ulteriori riferimenti alle strutture castrensi pre­ senti in CV, ad indicem. Sulla situazione insediativa pre­ 76. Sul declino demico di Civitella, nel cui territorio ven- sente a Roccatederighi all’epoca della Tavola delle pos­ nero censite 168 massaritie nel 1202, solo 130 massaritie sessioni cfr. TP 54; IRS, p. 33 e Tabella I. nel 1278 e appena 164 unità fiscali nel 1320, cfr. AP, p. 75. La villa de Lavaiano – ceduta al comune di Siena nel- 268 e Tabella I. Sullo spopolamento dei centri vicini, tra l’aprile 1294 dai signori di Roccatederighi assieme alla i quali solo il castello abbandonato di San Lorenzo e ecclesia Sancte Benedicte sita in curia dicti castri (cfr. CV, l’omonima abbazia finirono per essere compresi nella n. 989, pp. 1374-1380, 1294 aprile 14-15) – risultava curia tardo-medievale di Civitella, cfr. ivi, pp. 260-262 e sostanzialmente spopolata già all’epoca della Tavola (cfr. IRS, p. 12. Sulla presenza di numerosi uomini di Civitella IRS, p. 33). Sebbene nei decenni successivi siano ancora tra i concessionari di platee situate nel Castelfranco di Pa­ attestati abitanti de villa Vaiane, curie de Rocchettis (cfr. ganico, soprattutto nel quarterium porte Civitelle, si veda ASS, Notarile antecosimiano 50, cc. 12v-13v, 1338 ago­ il documento del 1293 edito in MONACI 1993, alle pp. sto 12), tale villa non risulta più menzionata nelle ‘fonti 121-138 e citato anche infra alla nota 131. Su Civitella e di inquadramento’ posteriori alla metà del Trecento (cfr. sull’abbazia di S. Lorenzo al Lanzo cfr. anche CP, pp. 305­ GINATEMPO 1988). 307 e ANGELUCCI 1986.

257 Fig. 5 – Foto aerea di Montefranchi. insediativo, protrattasi ben oltre il XIV secolo castelli di Litiano e Fornoli (Poggiolo) 79, situati sino a condurre ad esiti estremi la forte concen­ nell’area contermine alla curia trecentesca del ca­ trazione del popolamento rilevata già all’epoca stello 80. della Tavola 77. La lunga durata di tali fenomeni è illustrata in certa misura dal caso di Rocca 2.4. La Valdorcia e l’Amiata strada 78, ove sono attestati gli abbandoni della villa di San Leudicario e degli insediamenti fa­ centi capo alle chiese di S. Cassiano e S. Marti­ Un forte accentramento insediativo caratteriz­ no tra la metà del secolo XII e i primi decenni zava nel primo Trecento anche la Valdorcia e la del XIV, nonché il successivo spopolamento del­ le ville di Bagnolo e Tarsinata (Terzinate) e dei 79. Per la foto aerea del sito cfr. FARINELLI, GIORGI 1998, p. 260. 80. Nella curia di Roccastrada (su cui cfr. CP, p. 362 e COLLAVINI 1998, ad indicem) vennero censite all’inizio del 77. Pare interessante notare come già nel 1932 Romual­ Trecento 420 unità fiscali e circa 150 abitazioni, due terzi do Cardarelli abbia osservato che «la traslazione del mo­ delle quali localizzate nel centro principale (cfr. Tabella I). nastero di Sestinga e della villa di Colonnata non è un Sulla villa di San Leudicario e sulla chiesa rurale di S. Cas­ fatto eccezionale, anzi rientra in un movimento grandio­ siano, attestate dal 1140 e sostanzialmente abbandonate già so di concentrazione della popolazione, prima sparsa in all’inizio del Trecento, quando risultavano comprese nella moltissime ville e castellucci a immediato contatto con le curia di Roccastrada assieme alla chiesa di S. Martino, cfr. terre da cui ogni piccolo aggruppamento traeva i mezzi DAR 1140 aprile 18 e TP 46, citati in FARINELLI 1992. I per vivere, movimento che fu caratteristico in Maremma centri ‘ardengheschi’ di Bagnolo, Tarsinata, Fornoli e Li­ entro quel secolo [XIII] e nella prima metà del successi­ tiano ancora nel primo Duecento annoveravano comples­ vo» (cfr. CARDARELLI 1932, p. 235, nota 2; in particolare sivamente circa 150 massaritie, ma all’inizio del secolo sul castello di Colonna e sui luoghi contermini di Sestin­ successivo erano già di fatto spopolati – la Tavola delle ga e Colonnata cfr. COAZZIN, c.s.). possessioni censì nei loro territori solo una quarantina di 78. Si vedano la planimetria di Roccastrada (CLG, Co­ domus – e sarebbero stati completamente abbandonati en­ munità di Roccastrada, sezione O) e la foto aerea edita in tro i primi decenni del XV secolo (cfr. CP, pp. 305, 307 e FARINELLI, GIORGI 1998, p. 259. 362; AP, pp. 268-269 e GINATEMPO 1988, ad indicem).

258 porzione ‘senese’ dell’area amiatina che si affac­ prime attestazioni di questo castello risalgono ciava sulla valle, raggiungendo tuttavia solo in agli anni Venti del Duecento e in particolare a alcuni casi i livelli estremi riscontrati in Marem­ una costituzione di debito del 1227, secondo la ma (cfr. Tabella I). Fenomeni di concentrazione quale proprio Castelnuovo e Montenero veni­ del popolamento verso nuovi centri di fonda­ vano eccettuati dai beni posti a garanzia della zione sono attestati nel caso di Castelnuovo del- restituzione di un prestito contratto dall’abate86. l’Abate e in quello del centro amiatino di Seg La struttura urbanistica di Castelnuovo, ricostrui­ giano. Quest’ultimo castello – ove nei primi de­ bile dal confronto dei dati materiali con quelli cenni del Trecento risiedevano circa 350 proprie­ desumibili dalla Tavola delle possessioni, risulta tari, le cui dimore erano quasi tutte concentrate sostanzialmente simile a quella di Radicondoli, nel castrum 81 – aveva conosciuto una radicale anche se più semplificata. Il castello era infatti ridefinizione insediativa già intorno alla metà del caratterizzato da un impianto allungato sull’asse XII secolo. Un documento del 1161 attesta in­ viario principale, cui si affiancava un asse mino­ fatti che nel gennaio di quell’anno gli eredi dei re ad esso parallelo; era privo di una rocca e in fondatori della chiesa di S. Maria de Seggiano posizione centrale presentava una piazza di di­ veteri cedettero al monastero del Vivo i loro di­ mensioni piuttosto modeste, sulla quale si affac­ ritti sulla detta chiesa e quelli sul limitrofo ca­ ciavano il palatium dell’abate, la chiesa e la stellare, l’antico castello di prima fase ormai ab­ domus comunis 87. Analogamente a quanto si bandonato 82. La più tarda fondazione di Castel verificò nel caso di Radicondoli, la crescita di nuovo dell’Abate da parte dei monaci di S. Anti­ Castelnuovo – il cui territorio nel 1320 contava mo si inquadra invece nel processo di riorganiz­ poco meno di 1000 abitanti 88 – ebbe come con­ zazione dei domìni abbaziali seguìto alla cessio­ seguenza quella di comprimere lo sviluppo degli ne al comune di Siena dei residui diritti vantati altri piccoli centri della curia, ridotti a nuclei di su Montalcino e su altri importanti castelli della organizzazione fondiaria e dimore contadine (Ve­ zona 83. Nell’atto relativo alla contribuzione stra­ lona, Loreto, Murelle e Torricella) oppure com­ ordinaria imposta dal comune di Siena alle terre pletamente abbandonati (Montecaprile) 89. del contado nel dicembre del 1208 non compa­ Accanto a questi castra edificati ex novo trovia­ re menzione di Castelnuovo, mentre troviamo mo una serie di grandi castelli di seconda fase ancora riferimenti ai castelli di prima fase di Ve­ generati dopo la metà del XII secolo a seguito 84 lona, Loreto e Montecaprile (Poggio Castellare) . dell’espansione – comunque pianificata – di un Di lì a poco i territori dei tre piccoli insediamenti castello di prima fase. Anche in questi casi si ve­ sarebbero stati riuniti per formare il distretto ca­ rificarono fenomeni di sinecismo, seppure meno strense di Castelnuovo, assieme a una parte del­ marcati, caratterizzati dalla contrazione o dalla la curia del castello di Montenero acquisita da­ scomparsa di insediamenti minori circostanti, i 85 gli abati di S. Antimo a partire dal 1220 . Le cui territori finirono per confluire nelle nuove curie castrensi. È questo il caso di Castiglione 81. Nel castello amiatino di Seggiano vennero censite 140 massaritie nel 1278 e 344 unità fiscali nel 1320, quando la quasi totalità delle abitazioni presenti nella curia ave­ va sede nel castello (cfr. CP, p. 378; AP, p. 270 e Tabella effettuate dagli abati Ugo e Grazia tra il 1220 e il 1262, I; si vedano la planimetria di Seggiano in CLG, Comuni­ quote che all’epoca della Tavola delle possessioni costitu­ tà di Castel del Piano, sezione P e la foto aerea edita in ivano verosimilmente la porzione della curia di Castel­ FARINELLI, GIORGI 1998, p. 237). nuovo dell’Abate situata a sud dell’Orcia, comprendente 82. Cfr. ASS, Diplomatico S. Mustiola 1160/1 gennaio le località di Massareta, Le Murelle (Morella) e Torricel­ 15. Sul castellare e sulla chiesa di S. Maria, da identifica­ la, cfr. DAR (Balzana) 1220 marzo 8; DAR (Balzana) 1222 re con l’odierna S. Maria in Villa piuttosto che con le luglio 3; DAR (Balzana) 1262 maggio 9 e FARINELLI, GIORGI rovine poste in località La Pieve, cfr. anche IRS, p. 40; 1990a. GABBRIELLI 1990b, p. 152 e SANTI 1995, p. 189. Su analo­ 86. Cfr. ASS, Dono Andreucci-Nardi 1227 novembre 6, ghi fenomeni di evoluzione insediativa verificatisi in area edito in CAPPELLI 1993 («obligo me et meos successores amiatina cfr. WICKHAM 1989; KURZE 1985 e, per quanto et bona dicti monasterii, excepto situ et risedio ipsius concerne in particolare i dati topografico-urbanistici, abbatie et Montenigro et Castelnovo cum plebeio et PREZZOLINI 1981. molendinis de Torricella»). 83. Sull’acquisizione degli homines et castella Sancti 87. Cfr. la fig. 6 e FARINELLI, GIORGI 1990a. Segnaliamo Antimi effettuata dal comune di Siena nel 1212 cfr. CV, che la legenda posta sul retro della carta compresa tra la nn. 100-103, pp. 149-157 (1212 giugno 12-ottobre 17); p. 224 e la p. 225 di quel contributo è stata aggiunta CAMMAROSANO 1988 e FARINELLI, GIORGI 1995, pp. 22-23. erro-neamente, non essendo pertinente alla carta stessa. 84. Cfr. D1208, p. 52 («Item La Verona et Loretum et 88. Cfr. ivi, p. 224. All’epoca della Tavola delle posses­ Montecaprile et villani de villis illorum locorum, exceptis sioni vennero censite nella curia di Castelnuovo dell’Abate illis qui sunt de districtu Sancti Angeli in Colle, dent et più di 200 unità fiscali. solvant similiter C libras denariorum»). Per la foto aerea 89. Come si evince dalla Tabella I, nel 1320 solo un quinto del sito cfr. la fig. 1. delle abitazioni della curia di Castelnuovo dell’Abate era­ 85. Sulle acquisizioni di quote del castello di Montenero no localizzate fuori dal castrum.

259 Fig. 6 – Planimetria topologica di Castelnuovo dell’Abate, ricostruita confrontando i dati della Tavola delle possessioni con la planimetria del Catasto leopoldino (da FARINELLI, GIORGI 1990a, carta III). d’Orcia, situato sulle estreme propaggini amia­ nuovo, e circondata dall’ultima cinta muraria 92. tine nella porzione settentrionale della diocesi Ancora all’inizio del Trecento la curia di Casti­ di Chiusi 90. Entrato nell’orbita senese nel corso glione era caratterizzata dalla presenza di una del Duecento, all’inizio del secolo successivo struttura a terroir, i cui quartieri agrari erano Castiglione contava probabilmente circa 1500 costituiti dalla classica cintura di orti attorno al abitanti, quasi tutti residenti nel castello 91. La castello, da un’area circostante connotata da una fisionomia dell’abitato tardo-medievale, rico­ forte presenza della vite, da una zona di fondo­ struibile in base a dati materiali e alle testimo­ valle caratterizzata dalla coltivazione cerealico­ nianze documentarie, presentava un nucleo di la, da aree intermedie ‘a prati’ – probabilmente forma ovale – detto Castelvecchio – corrispon­ utilizzate come pascolo o riserva di foraggi – e dente al castello di prima fase attestato sin dall’XI infine dalla vasta zona amiatina, regno del bo­ secolo; ad esso erano addossati a nord e ad est sco e dell’incolto, forse adibita anche a pasco­ borghi pianificati di case a schiera costituenti la lo 93. A differenza di quanto abbiamo visto per i porzione più recente dell’abitato, detta Castel­ castelli edificati ex novo, a Castiglione il nucleo sommitale dell’abitato venne occupato dal cas­ sero, edificato verosimilmente su una preesistente 90. Su Castiglione cfr. CP, p. 298 e FARINELLI, GIORGI 1998, residenza militare-signorile. La concentrazione pp. 195-208 (L’evoluzione della realtà insediativa e del- del popolamento nei borghi disposti intorno al l’assetto fondiario nel territorio di Castiglione d’Orcia, secc. XI-XIV), da cui derivano le considerazioni seguenti. castello di prima fase dovette risultare assai ele­ 91. All’epoca della Tavola delle possessioni, nella curia di vata già prima della metà del Duecento, quando Castiglione – estesa per circa 50 kmq – vennero censite 390 ‘unità fiscali’, con una densità pari a 7,8 ‘unità fisca­ li’ per kmq; poco meno del 90% delle 191 abitazioni pre­ senti nella curia di Castiglione avevano sede nell’insedia- 92. Cfr. la fig. 8. mento principale (cfr. AP, p. 281 e Tabella I). 93. Cfr. FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 200-208 e 214.

260 Fig. 7 – Planimetria di Monteriggioni (ASS, Catasto italiano. Comunità di Monteriggioni, mappa n. 40. Aut. n. 325/1998. Foto Lensini). a Castiglione erano attestati ben 200 capifami­ mento del castello sia avvenuta dietro l’impulso glia 94. La polarizzazione insediativa e i relativi del lignaggio comitale degli Aldobrandeschi, seb­ fenomeni di sinecismo avvennero a spese dei bene sia ipotizzabile il concorso dell’abbazia di castelli di prima fase di Cinille e Bulgari (Bor­ S. Salvatore – titolare anch’essa di diritti signo- gheri), dei villaggi di Giglianello e Narchiena e rili sul castello e presente patrimonialmente a degli abitati sorti attorno all’antica pieve e alla Cinille e Giglianello –, del monastero del Vivo, chiesa di S. Benedetto/S. Maria Maddalena de cui perteneva la chiesa di S. Benedetto/S. Maria Petra 95. Pare verosimile che l’opera di amplia­ Maddalena, e della comunità rurale, la cui atti­ vità è attestata sin dai primi decenni del XIII se­ colo 96. Un’evoluzione analoga a quella riscon­ 94. Secondo quanto apprendiamo dal giuramento di ob- bedienza al podestà di Siena prestato nel 1251 da circa 200 homines de Castellione Vallis Urzie, alla metà del se­ vedano gli atti del 1192 e del 1233 citati supra a propo­ colo XIII il castello e il territorio circostante dovevano sito di Cinille, nonché FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 196­ aver già raggiunto il consistente livello demico documen­ 199 e 223-224, ove sono contenuti anche riferimenti al tato dalla Tavola delle possessioni per i primi decenni del piccolo insediamento sorto in corrispondenza della chie­ Trecento (cfr. DAR 1251 marzo 5 e Tabella I). sa di S. Benedetto/S. Maria Maddalena de Petra, ancora 95. Sul castello di Cinille, attestato a partire dal 973, già abitato all’inizio del XIV secolo; sul degrado delle strut­ defortificato nel corso del XII secolo, non ancora com­ ture della pieve di S. Degna attestato dalla Tavola per il pletamente spopolato intorno alla metà del Duecento, ma primo Trecento cfr. ivi. Pare inoltre opportuno segnalare ormai abbandonato all’inizio del XIV secolo, cfr. tra l’al- alcune attestazioni di insediamenti abbandonati rinvenu­ tro CDA, nn. 203, II, pp. 9-13 (973 aprile 14); 357, II, te in fonti della prima metà del Trecento: quella della pp. 365-367 (1192 gennaio 31); l’atto dell’11 novembre villa di Sant’Andrea, situata tra Bulgari e l’antico sito del 1233 contenuto in DAR 1335 agosto 8; SMS 1250/1 castello di Cinille (cfr. ASS, Diplomatico comune di Sina­ marzo 23, analizzati in FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 195­ lunga 1338 marzo 17; ASS, Diplomatico comune di 208 e 221. Sul castello di Bulgari (Borgheri), menzionato Sarteano 1339 maggio 7; FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 213 dal 1085 e abbandonato prima del XIV secolo, quando e 224); quella della non lontana chiesa di S. Lucia (cfr. di esso rimaneva un ricordo nel toponimo fossatum TP 51, c. 198r; FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 213 e 225) e Bolgari attestato nella Tavola delle possessioni, cfr. ASS, quella della contrata di Castel Giordani, situata all’inter- Diplomatico comune di Sarteano 1085 luglio, analizzato no del complesso fondiario di proprietà del monastero in FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 195 e 223; sugli abitati di del Vivo (cfr. ACCO 1, c. 77v, 1341 agosto 17). Giglianello e Narchiena, attestati rispettivamente tra XII e 96. Cfr. FARINELLI, GIORGI 1998, pp. 196-198. In partico­ XIII secolo ed ormai spopolati all’epoca della Tavola, si lare, sulla presenza signorile degli Aldobrandeschi a Ca­

261 Fig. 8 – Planimetria di Castiglione d’Orcia (ASS, Catasto Toscano, Comunità di Castiglione d’Orcia, mappa n. 4). trata per Castiglione può essere ipotizzata an­ Sul versante opposto della Valdorcia rispetto a che nel limitrofo castello di Tintinnano (Rocca quello in cui sorgono Castiglione e Tintinnano, d’Orcia). Anche in questo caso si intuisce uno fenomeni di concentrazione del popolamento sviluppo del castrum a partire da un nucleo for­ sono chiaramente documentati nel caso di Mon tificato di prima fase e si individua un chiaro ticchiello, ove un insediamento fortificato è at­ indizio di contestuali fenomeni di accentramen­ testato sin dalla fine del secolo X 98. In seguito to insediativo nell’abbandono del castello di all’abbandono o al radicale ridimensionamento Montecucco – definito castellare a partire dal di un certo numero di centri contermini, i cui 1254 –, il cui districtus finì per essere incorpo­ territori confluirono nella curia del grande ca­ rato in quello di Tintinnano 97. stello di seconda fase, la popolazione di Mon­ ticchiello crebbe sino a raggiungere probabilmen­ te le 2000 unità entro gli ultimi decenni del stiglione, destinata a durare per tutto il Duecento, cfr. 99 CP, p. 298 e COLLAVINI 1998, ad indicem; per l’acquisi- Duecento . Buona parte degli insediamenti ab­ zione di diritti signorili e patrimoniali sul castello e nel bandonati o fortemente contratti entro la fine territorio di Castiglione da parte dell’abbazia di San Sal­ vatore al Monte Amiata, che li avrebbe mantenuti sino ai del secolo XIII erano situati lungo il confine con primi anni del Trecento, cfr. CDA, nn. 321, II, pp. 283­ Montepulciano, come ad esempio Annano 284 (1094 agosto); 347-348, II, pp. 346-348 (1154 no­ (Nano), Conino (), Castellare Marzuoli e vembre 28); 357, II, pp. 365-367 (1192 gennaio 31); sulla consistente presenza patrimoniale del monastero del Vivo, il Castellione quod est ultra plebem de Conino. attestata per tutto il Duecento e ancora all’inizio del se­ Nel 1249 il territorio pertinente a quest’ultimo colo successivo nella porzione montana della curia di Castiglione e nelle vicinanze del castello, ove possedeva centro venne diviso tra le comunità di Montic­ la chiesa di S. Benedetto/S. Maria Maddalena de Petra, chiello e di Montepulciano, la quale in quell’oc- cfr. FARINELLI, GIORGI 1998, p. 197 e TP 51, cc. 183r­ casione si obbligò a impedire la riedificazione e 188r, 199r-201v e 424r-427v. Sull’incipiente organizza­ zione della comunità rurale di Castiglione d’Orcia cfr. FARINELLI, GIORGI 1998, p. 198. 97. Sulla presenza a Tintinnano di una struttura fortifi­ et districtus tra il 1251 e il 1258 dai Tignosi, signori di cata a cinte concentriche si vedano i riferimenti all’arx, Tintinnano, cfr. CP, p. 299 e CV, nn. 528, 530, 580 e al burghus, alla penna et cassara superiora, alla sala ubi 631, pp. 710-718, 798-799 e 859-862 (1251 settembre morantur comites e alla penna superior contenuti in CV, 29-1258 ottobre 28). nn. 515, 518 e 524, pp. 694-695, 699 e 705-706 (1250 98. Su cfr. CP, p. 347. giugno 6-novembre 9), gli ulteriori riferimenti alle strut­ 99. Nella curia di Monticchiello vennero censite 225 ture castrensi presenti in CV, ad indicem, nonché la pian­ massaritie nel 1278 e 580 unità fiscali all’epoca della Ta­ ta del castello conservata in CLS, Comunità di Castiglio­ vola delle possessioni, quando circa i 4/5 delle abitazioni ne d’Orcia, mappa n. 4, edita in I centri storici, p. 66. Su presenti nella curia risultavano concentrate nel castrum Montecucco, ceduto al comune di Siena con la sua curtis (cfr. AP, p. 270 e Tabella I).

262 il popolamento del castello 100. È inoltre possibi­ formazione di borghi, cinti successivamente da le che l’attrazione demica esercitata da Montic­ mura. L’insediamento sviluppatosi lungo un asse chiello nel corso del Duecento abbia interessato est-ovest nei pressi della pieve di S. Quirico, nella anche alcuni di quei centri della sua curia che seconda metà del XII secolo risultava compreso all’inizio del XIV secolo si presentavano sotto nel castrum Sancti Quirici, cui nel 1180 si af­ forma di piccoli insediamenti aperti o fattorie fiancava un suburbium 102. Tale insediamento sa­ fortificate dotate di palatium 101. rebbe stato riunito organicamente al cassero Una peculiare tipologia insediativa, riscontrata imperiale ubicato sul colle antistante – attestato nel castello valdorciano di San Quirico e – come dai primi anni del XIII secolo 103 – solo con la vedremo – in quello di Asciano, è rappresentata fortificazione duecentesca del borgo di Santa da grandi centri di popolamento originati dalla Maria, che si era sviluppato lungo la via Franci­ fusione di distinti nuclei fortificati in seguito alla gena in direzione nord-sud, determinando così una rotazione dell’asse principale dell’abitato 104. Il nuovo borgo, sorto a partire dalla fine del se­ 100. Tutte queste località sono menzionate negli atti re­ colo XI, giunse a collegare l’area dell’originario lativi alla confinazione dei territori di Monticchiello e insediamento plebano a quella del cassero e del­ Montepulciano effettuata nel 1249, su cui cfr. DAR 1249 aprile 18 e ASS, Capitoli 274 (Libro delle coppe), cc. 78r­ la sottostante chiesa di S. Maria, attestata sin dal 79r (1249 aprile 18). All’inizio del Trecento ad Annano e 1092 105. Nella prima metà del Duecento un in corrispondenza della pieve di Conino (su cui cfr. GIU- burgus exterior o burgus de foris difeso da sem­ STI, GUIDI 1942, p. 168) è attestata l’esistenza di piccoli insediamenti aperti, compresi nella curia di Monticchiel­ plici fossati e ‘carbonaie’ – detto anche burgus lo (cfr. IRS, pp. 23-24). Sempre lungo il confine tra Mon­ Sancte Marie nelle fonti normative cittadine 106 – ticchiello e Montepulciano, nelle vicinanze degli attuali Castelluccio e La Foce, sorgevano almeno tre insediamenti si contrapponeva così al burgus maior cinto da destinati ad essere decastellati prima della fine del Due­ mura situato nei pressi della pieve 107. Nei de­ cento: i già ricordati Marzuolo e Castellione, nonché Tolle, cenni centrali del XIII secolo si assisté al poten­ il cui castellare sarebbe stato compreso nel distretto tar- do-medievale di Montepulciano. Sul Castellare Marzuoli ziamento delle opere di fortificazione presenti e sulla limitrofa chiesa (Sanctus de Marzuolo) cfr. ASS, nell’area del cassero e del borgo di Santa Maria Capitoli 274, cc. 79v-80v (1274 settembre 24-25) e 82v (1285 giugno 4-12), ove sono registrati gli atti relativi e, infine, alla loro inclusione entro un nuovo all’acquisizione da parte del comune di Montepulciano tratto di mura collegato ad muros et fossos et di quote del territorio pertinente al detto Castellare. Al- carbonarias alterius burgi maioris sive castri 108. l’inizio del Trecento un insediamento ancora piuttosto consistente situato in località Marzuolo (due palatia e nove domus) risulta comunque censito nella curia di Montic­ chiello (cfr. IRS, p. 24). Sull’acquisizione effettuata nel 102. Sull’abitato sorto in corrispondenza della pieve di 1248 dal comune di Montepulciano di alcune quote del S. Quirico in Osenna, attestato sin dall’VIII secolo e defi­ podium, curtis et penditie di Castellione Provedolo si veda nito burgus già nel 1016, cfr. CDA, n. 248, II, pp. 124­ ASS, Capitoli 274, c. 78r, 1248 aprile 10-luglio 4. Si trat­ 126 (1016 marzo); sulla fortificazione della torre della tava verosimilmente del Castellione quod est ultra plebem chiesa pievana di San Quirico ad opera dei senesi nel terzo de Conino attestato l’anno seguente nell’atto di confina­ decennio del XII secolo, si veda la testimonianza giurata zione con il quale si stabilì, fra l’altro, «quod in podio intorno al 1177-1180 da Mistitius, il quale affermò che, in Castellionis predicto comune Montispoliziani non faciet occasione di una precedente recrudescenza del noto con­ nec fieri faciat nec permictet aliquo tempore aliquod flitto tra la chiesa senese e quella aretina per il controllo hedificium castellature vel habitorii» (cfr. DAR 1249 aprile delle pievi di confine, un nunzio di papa Onorio II (1124­ 18). A poca distanza dal detto Castellione e dal Castella­ 1130) e il vescovo di Arezzo «invenerunt turrem ecclesie re Marzuoli aveva sede l’antico nucleo castrense di Tolle, incastellatam a Senensibus» (cfr. PASQUI 1899, n. 389, p. 556, già decastellato nella seconda metà del Duecento, quan­ citato in SETTIA 1984, p. 470); sull’attestazione di un castrum do di esso rimaneva un palatium associato a un castellare e del relativo suburbium risalente al 1180 cfr. CP, p. 373 e sive casale contenente un certo numero di capanne, ce­ CV, n. 41, pp. 56-57 (1180 febbraio 2), documento con­ duto al comune di Montepulciano tra il 1286 e il 1296 tenente la concessione al comune di Siena dei diritti im­ da Bifolco di Sinibaldo dei Visconti di Campiglia e dai periali in castro Sancti Quirici vel suburbio eiusdem. suoi eredi (cfr. ASS, Capitoli 274, cc. 80v-81v, 83rv e 84v, 1286 ottobre 9-1296 maggio 6). Come si desume 103. Sul cassarum situato apud Sanctum Quiricum, sede chiaramente dal confronto tra le indicazioni topografi­ del vicario imperiale, cfr. CV, n. 82, pp. 126-131 (1205 che presenti negli atti duecenteschi e la toponomastica aprile 5). moderna, pare assolutamente da scartare un’identifica- 104. Cfr. la fig. 12. zione di Tolle con la Villa a Tolli situata nel territorio di 105. Cfr. TACCHETTI 1975-1976, alle pp. 36-43, 58-61. Montalcino (su cui cfr. CP, p. 346). 106. Cfr. DAG 1229 febbraio 12 e DAG 1240 luglio 13; 101. Sull’origine di nuclei insediativi ‘proto-poderali’ dal­ C1262, pp. 282-283, 389-390, dist. III, rubrr. 24, 373 e la contrazione di antichi insediamenti castrensi cfr. PINTO ASS, Consiglio generale 4, cc. 39rv, 60rv (1255 marzo 1980, alle pp. 160 ss. Nel caso di Monticchiello si pensi 16-maggio 3). in particolare alle località di Castelletto e Torricelle, men­ tre nei casi degli insediamenti di Fonte Senese, Valle Triese 107. Cfr. ASS, Ospedale 71, c. 261r, 1251 ottobre 30; (Tresa) e Macchia d’Africo (cfr. IRS, pp. 23-24), mancan­ C1262, pp. 282-283, dist. III, rubr. 24 e ASS, Consiglio do indizi su una loro precedente fisionomia castrense, ri­ generale 4, c. 60rv (1255 maggio 3). sulta più alta la probabilità di un’edificazione ex novo 108. Un atto rogato iuxta murum novum cassari de Sancto relativamente recente, nell’ambito della diffusione due­ Quirico è contenuto in CV, n. 300, p. 451 (1237 aprile centesca di insediamenti sparsi proto-poderali. 4); sull’esistenza di una porta Sancte Marie prope fontem

263 Nel corso del XIII secolo il borgo fortificato di del contado senese – era contraddistinta da li­ San Quirico fu caratterizzato dalla diffusione di velli di accentramento molto contenuti (cfr. Ta­ attività artigianali e commerciali, che pur in pre­ bella I). senza di una curia castrense non molto estesa, Una concentrazione demica piuttosto elevata si garantirono lo sviluppo di una forte comunità 109. riscontra a San Giovanni d’Asso, ove nei primi La precocità dello sviluppo insediativo di San decenni del Trecento circa i quattro quinti delle Quirico è confermata dal fatto che già nei primi abitazioni presenti nella curia avevano sede nel decenni del Duecento, quando un giuramento centro castrense principale 111. In questo caso, il rivela la presenza di ben 195 homines, la sua castello di seconda fase si era sviluppato in se­ popolazione aveva raggiunto le considerevoli guito all’abbandono del primitivo sito incastel­ dimensioni attestate all’epoca della Tavola, che lato – definito Castrum Vetus de Sancto Iohanne intorno al 1320 censì più di 300 proprietari lo­ in Asso sin dal 1220 112 –, all’attrazione verso il cali 110. castello della canonica di S. Pietro, precedente­ mente ubicata a Villore, e alla nascita di un bor­ go in corrispondenza della ecclesia Sancte 2.5. La Scialenga Cristine prope castrum 113. Decisamente superiore a quella riscontrata nella All’inizio del Trecento le curie dei maggiori ca­ Scialenga sud-orientale era la dispersione dell’in- stelli della Scialenga risultavano caratterizzate da sediamento presente nella curia di Asciano, ove livelli di accentramento insediativo fortemente all’inizio del XIV secolo meno di due terzi degli disomogenei: la porzione sud-orientale dell’area edifici avevano sede in corrispondenza dell’abi- presentava infatti una certa analogia con i terri­ tato principale, la cui evoluzione – in seguito alla tori contermini della Valdorcia e della Valdichia­ fusione di distinti nuclei insediativi – ricorda na, contrassegnati da una forte polarizzazione quella che caratterizzò lo sviluppo del castello del popolamento, mentre la Scialenga nord-oc- valdorciano di San Quirico. Anche l’assetto ur­ cidentale – contigua alla porzione più interna banistico di Asciano, desumibile dalle fonti dei secoli XIII e XIV e ben riconoscibile nelle strut­ ture materiali sopravvissute, non è assimilabile Hospitalis cfr. DAR 1247 maggio 4; sull’impulso che a partire dalla metà del Duecento le autorità cittadine con­ in toto a quello di gran parte degli altri castelli ferirono alla costruzione della nuova cinta muraria cfr. di seconda fase sinora esaminati. Siamo infatti ASS, Consiglio generale 4, cc. 39rv, 42v, 47r, 60rv (1255 in presenza di un insediamento policentrico svi­ marzo 16-1255 maggio 3) e C1262, pp. 282-283, 389­ 390, dist. III, rubrr. 24, 373. luppatosi lungo una direttrice viaria, nei pressi 109. La realtà economica di San Quirico non si esauriva di un mercatale e di una sede plebana, racchiuso in ambito agricolo, vista la significativa presenza di atti­ da mura solo in un’epoca successiva 114. Di fatto, vità di altra natura, come si ricava da REDON 1982, pp. la formazione del castello tardo-medievale di 43-95 e dai riferimenti presenti in PICCINNI 1990, pp. 33­ 58. Per quanto concerne le attività agricole, tratti tipici Asciano si verificò in seguito alla parziale fusio­ dei grandi castelli quali la ripartizione delle colture in ne di due castra di prima fase e dei relativi burgi. quartieri agrari e l’esistenza di ampie aree boschive di proprietà comunitativa coesistevano con la presenza di I due castra erano ancora nettamente distinti un gran numero di nuclei ‘proto-poderali’, che punteg­ negli ultimi decenni del XII secolo, quando, nel- giavano i dintorni del castello analogamente a quanto ac­ l’ambito delle pacificazioni tra Siena e i Caccia­ cadeva nella porzione centrale del contado senese: quasi un quarto delle circa 300 abitazioni localizzate nella cu­ conti, a più riprese gli uomini di Asciano si im­ ria di San Quirico all’epoca della Tavola delle possessioni pegnarono a consegnare al comune cittadino era situata al di fuori del castello. Cfr. TACCHETTI 1974; «unam plateam in uno castro et unam in alio CHERUBINI 1974, pp. 276-277; TP 50 (in particolare, sui beni comunitativi, cfr. la c. 111rv) e Tabella I. All’inizio del Duecento, epoca in cui è attestata una forte comunità di burgenses, la floridezza della realtà socio-economica di San Quirico trovò riscontro nell’ingente somma impo­ 111. Nel castello di San Giovanni d’Asso vennero censite sta al burgus et homines in occasione della contribuzione 120 massaritie nel 1278 e solo un centinaio di unità fi­ straordinaria indetta dal comune di Siena nel dicembre scali nel 1320, quando circa l’80% delle abitazioni pre­ 1208, inferiore solo a quelle relative ad Asciano e ai do­ senti nella curia aveva sede nel centro castrense (cfr. CP, mini di Valcortese (cfr. infra la nota 118). p. 372; AP, p. 270 e Tabella I). 110. Nei primi anni del Duecento la popolazione di San 112. Cfr. SMS 1220 settembre 20. Quirico aveva già raggiunto la rilevante consistenza che avrebbe mantenuto sino al XIV secolo: il giuramento di 113. La canonica di S. Pietro è detta olim in Villolis in obbedienza prestato al podestà di Siena nel febbraio del ASS, Ospedale 71, c. 222v (1237/8 marzo 22). Sul borgo 1214 vide infatti l’intervento di ben 195 homines de di S. Cristina cfr. DAG 1244 dicembre 7 e ASS, Ospedale Sancto Quirico, dietro ai quali si celava un peso demico 71, c. 220v (1246 novembre 23). paragonabile a quello rappresentato dalle 220 massaritie 114. Si vedano la planimetria di Asciano (ASS, Catasto censite nel 1278 o dalle circa 320 unità fiscali registrate italiano, Comune di Asciano, mappa n. 82) e la foto ae­ nella Tavola delle possessioni (cfr. AP, p. 269). rea edita in FARINELLI, GIORGI 1998, p. 262.

264 castro de Sciano et duas in burgis» 115. In quel- tramento insediativo verificatosi ad Asciano tra l’epoca Asciano stava probabilmente attraendo la fine del XII e l’inizio del XIII secolo si diresse consistenti flussi demici dai centri vicini 116, de­ verso i borghi sorti nell’area di fondovalle – in terminando la contrazione insediativa di un cer­ corrispondenza della pieve, nei pressi del mer­ to numero di villaggi e il decastellamento di al­ catale e nell’area di Campalboli –, che nel loro cuni nuclei fortificati di prima fase 117. L’accen- complesso già nel 1212 accoglievano una popo­ lazione paragonabile a quella attestata sino ai primi decenni del secolo successivo 118. Mentre i 115. Cfr. CV, n. 32, pp. 45-47 (1175 principio); CV, n. due castra originari perdevano progressivamen­ 64, pp. 87-90 (1198 febbraio); CP, p. 281 e Tradizione te la propria distinta fisionomia, dal pieno Due­ documentaria, pp. 58-60. Un’interpretazione dei riferi­ menti topografici contenuti in questi testi è proposta in cento con il termine di castrum de Sciano si co­ BARLUCCHI 1997a, pp. 20-35. minciò a designare proprio l’insediamento di fon­ 116. Pare significativo che quasi un sesto dei 357 uomini dovalle ormai fortificato, all’esterno del quale di età compresa tra i 18 e i 70 anni che giurarono nel 1198 – tutti de Sciano et de eius burgis – fosse originaria rimasero il suburbium di Campalboli e altri bor­ di insediamenti compresi nella curia tardo-medievale di ghi minori 119. Il rapporto che almeno dal XII Asciano, di centri ad essa contermini o di castelli posti comunque ai margini della Scialenga (cfr. CV, n. 64, pp. 87-90, 1198 febbraio e IRS, ad indicem, nonché BARLUC- CHI 1997a, p. 32). Del resto, durante la guerra conclusasi teno, S. Lucia), Fontedonne-Fontedori (S. Pietro), Colle con la pacificazione del 1175 i Cacciaconti avevano già d’Aveno (S. Angelo), San Leonardo e Scorcola (Scurcoli). manifestato, sia pur senza successo, la volontà di deca­ Sebbene tali nuclei insediativi avessero verosimilmente stellare e spopolare a vantaggio di Asciano e di altri loro subìto l’attrazione demica di Asciano, come è documen­ castelli i centri di , Montebello, Campigliola tato per Sant’Arcangelo, Montemori e Polteno sin dal (Campiglia) e Campolompici (Campolobici) e avevano periodo compreso tra la fine del XII e l’inizio del XIII inoltre occupato i castelli di San Gimignanello, Montal­ secolo (cfr. AP, p. 289), e fossero tutti ormai ridotti a ceto e Farneta, tutti appartenenti a gruppi aristocratici dimensioni assai modeste, in nessun caso si assisté al tra­ minori alleati di Siena (cfr. CV, n. 32, pp. 45-47, 1175 sferimento della chiesa entro il grande castello di secon­ principio). Un significativo indizio dell’esistenza di fe­ da fase (cfr. IRS, p. 4; GUIDI 1932, pp. 76 e 88; GIUSTI, nomeni di accentramento insediativo è inoltre rappresen­ GUIDI 1942, pp. 102, 136-137; BARLUCCHI 1997a, pp. 330­ tato dall’esplicito riferimento al flusso migratorio in atto 331 e TP 42, cc. 1003r-1021r). Lo spopolamento di un alla volta di Asciano contenuto nel giuramento apposto centro fortificato è ipotizzabile anche nel caso del Poggio alla pacificazione del 1198, ove si prescriveva agli ascia­ di Castiglione, ove all’epoca della Tavola avevano sede nesi di far giurare i patti con Siena a «omnes homines qui una casa e due casalini (cfr. IRS, p. 4). Per molti degli de cetero venerint ad habitandum in castello de Sciano et altri numerosi insediamenti aperti e sparsi presenti nella qui in eo creverint et nati erunt, postquam habuerint curia di Asciano all’inizio del Trecento pare invece plau­ decem et octo annos usque ad septuaginta» (cfr. CV, n. sibile un’origine relativamente recente connessa alla dif­ 64, pp. 87-90, 1198 febbraio). fusione duecentesca di nuclei proto-poderali. 117. Il caso più evidente è rappresentato da Terentino 118. Sulla pieve di S. Agata si vedano i riferimenti pre­ (Torrentino), la cui popolazione iniziò a trasferirsi ad senti in GABBRIELLI 1990a, pp. 139-140; sul mercatale, Asciano già a partire dalla seconda metà del secolo XII, sede di un importante mercato settimanale attestato sin insediandosi nel sobborgo di Campalboli. L’avvenuto spo­ dalla seconda metà del XII secolo, cfr. BARLUCCHI 1997a, stamento di abitanti di Terentino alla volta di Asciano è pp. 23, 93 ss; sul sobborgo di Campalboli cfr. ivi, pp. 18 attestato già nel giuramento del 1198, ove tra gli ascia­ e 32. Il forte rilievo socio-economico assunto da Asciano nesi sono menzionati quattro uomini de Terrentina (cfr. nel primo Duecento trova un primo chiaro riscontro do­ ivi). La provenienza da Terentino di una parte dei resi­ cumentario in occasione della contribuzione straordina­ denti nel sobborgo di Campalboli può inoltre essere ipo­ ria indetta dal comune di Siena nel 1208, quando al gran­ tizzata sulla base dei dati contenuti nella Tavola delle pos­ de castello venne imposto il versamento di ben 1500 lire, sessioni. Da essa risulta infatti che nel primo Trecento i la somma più alta di tutto il contado, confrontabile solo terreni localizzati in corrispondenza del Castellare di con le 1000 lire imposte ai domini di Valcortese, con le Terentino erano posseduti per lo più proprio dalla chiesa 600 lire imposte a San Quirico e con le 500 imposte a di S. Niccolò di Campalboli (cfr. TP 42, cc. 1002rv) e da Monticchiello (cfr. D1208, pp. 51-52 e BARLUCCHI 1997a, altri abitanti del sobborgo ascianese (sui patrimoni di pp. 28-29). Parimenti, l’incremento demico verificatosi Buccius Orlandi, di Ciuccius Lupi e degli Heredes Rodulfi, ad Asciano nel corso del XII secolo si riflette nel giura­ che comprendevano tutti una domus situata a Campalbo­ mento di fedeltà al comune di Siena prestato nel 1212, li, cfr. TP 42, cc. 42r-43r, 110-111r, 374r-375v; per gli che contiene una lista di homines di Asciano molto più altri proprietari di beni fondiari situati a Terentino non è ‘completa’ rispetto a quella apposta al giuramento del invece attestato il possesso di alcuna dimora). È opportu­ 1198 (cfr. ivi, pp. 29-30): la popolazione effettiva che si no segnalare che neppure l’altro toponimo Castellare at­ celava dietro ai quasi 600 giurati del 1212 risulta di fatto testato nella curia di Asciano all’epoca della Tavola delle già paragonabile alle 400 massaritie attestate nel 1278 e possessioni si riferiva al sito oggi denominato Castellare, alle 775 unità fiscali censite nella Tavola delle possessio­ ubicato nei pressi dell’abitato di Asciano (come invece ni, cui Andrea Barlucchi fa corrispondere una popolazio­ indicato in IRS, p. 4 e nella carta allegata). Esso è invece ne di poco inferiore alle 4000 unità (cfr. AP, p. 268 e relativo al castellare di Montecontieri (su cui cfr. tra l’al- BARLUCCHI 1997a, p. 51). tro TP 42, c. 483r e CP, p. 283), castello di prima fase da 119. All’epoca della Tavola delle possessioni il castrum tempo spopolato, nelle cui vicinanze sorgeva una villa di di Asciano, cinto da mura e dal «fossatum circa castrum modeste dimensioni, cui facevano ancora capo la canoni­ comunis Sciani, ubi sunt carbonarie», racchiudeva tra l’al- ca di S. Giovanni e le chiese di S. Lucia e S. Giusto. Oltre tro la «platea [...] ubi fit forum comunis» e quasi 250 ai due centri decastellati di Terentino e Montecontieri, abitazioni, distribuite nei borghi compresi tra la pieve di nella curia tardo-medievale di Asciano avevano sede al­ S. Agata e l’area del mercatale (cfr. TP 42, cc. 104r e IRS, cuni piccoli villaggi sorti in corrispondenza di chiese ru­ p. 4). Poco a nord del castello si estendeva il più grande rali: Sant’Arcangelo, Montemori (S. Maria), Polteno (Pul­ dei borghi di Asciano, quello di Campalboli, che contava

265 secolo intercorse tra lo sviluppo insediativo di to relativo alla contribuzione straordinaria im­ Asciano e la presenza di un importante mercato, posta dal comune di Siena alle terre del contado nonché il rilevante peso socio-economico a lun­ nel dicembre del 1208 i possedimenti dei go mantenuto dalla realtà mercantile e artigia­ Giuseppi vennero definiti tota terra Ildibrandini nale rendono in parte ragione di come la natura Iosep et filiorum suorum, senza alcun riferimen­ e il ruolo delle attività agricole svolte nel terri­ to all’esistenza del castello di Montagutolo, at­ torio ascianese tendessero ad assumere caratte­ testato come Montagutolus Ildibrandini Ioseph ristiche diverse da quelle presenti tra la fine del a partire almeno dal 1222 122. Nei decenni se­ Duecento e l’inizio del Trecento nella maggior guenti il territorio di Montagutolo dovette co­ parte dei grandi castelli del contado senese. A noscere una decisa crescita demica, se ancora nel differenza di quanto si riscontra in questi ultimi, 1278 era popolato da diverse centinaia di abi­ e con evidenti analogie rispetto alla realtà tipica tanti 123. L’eccessiva vicinanza alla città di Siena, della porzione centrale del contado, il caso di nonché la rovina politica della famiglia Giuseppi Asciano si segnala per la forte presenza di nuclei furono probabilmente le cause principali della proto-poderali, per la diffusione precoce e in­ brusca interruzione dello sviluppo di Montagu­ tensa della proprietà cittadina e del contratto tolo e del suo rapido declino: dopo l’abbattimen- mezzadrile e per l’estensione tutto sommato li­ to delle fortificazioni del castello – avvenuto pro­ mitata della proprietà fondiaria comunitativa in babilmente tra la fine del Duecento e l’inizio del rapporto alla popolazione presente nel castel­ secolo successivo – all’epoca della Tavola delle lo120. possessioni la curia di Montagutolo accoglieva Nei primi anni del Trecento risultava ormai quasi una popolazione ormai decisamente ridotta ri­ completamente disperso nel territorio il popo­ spetto a quella di quarant’anni prima 124. lamento di Montagutolo Giuseppi (Montauto), centro situato ai margini settentrionali della Scia­ lenga. Il castello sorgeva sull’altura ove alcuni 2.6. La Valdichiana esponenti della famiglia senese dei Giuseppi ave­ vano probabilmente cominciato ad attrarre grup­ Il processo di concentrazione demica che entro pi di villani provenienti dai vicini abitati di Mon­ la fine del Duecento portò alcuni castelli della temartino, Montebernardo e Montefranchi sin Valdichiana senese a raggiungere una popolazio­ dalla fine del XII secolo, suscitando la reazione ne di molte centinaia di abitanti e un livello di del potente lignaggio dei Cacciaconti 121. Nell’at- polarizzazione insediativa tra i più elevati di tut­ to il contado senese (cfr. Tabella I) dovette inci­ dere pesantemente sulla struttura insediativa pre­ circa 160 abitazioni (su Campalboli e sugli altri borghi cfr. BARLUCCHI 1997a, p. 18 e IRS, p. 4). Complessiva­ esistente, come lasciano intuire l’abbandono o il mente, facevano capo al castrum e ai suoi borghi circa i deciso ridimensionamento di un numero piutto­ 3/5 delle quasi 700 abitazioni presenti nella curia di Ascia­ no, mentre le altre dimore erano distribuite nella campa­ gna circostante, sia negli insediamenti sorti in corrispon­ denza di chiese sia nei nuclei ‘proto-poderali’ di più re­ ciaconti di non infrangere i diritti consuetudinari vantati cente creazione (cfr. supra la nota 117 e IRS, p. 4). da Ildibrandino Giuseppi, nel caso in cui gli uomini che un tempo abitavano Montemartino, Montebernardo e 120. Sul precoce sviluppo della realtà mercantile e arti­ Montefranchi non avessero voluto fare ritorno ai loro gianale ascianese, documentato già tra XII e XIII secolo, luoghi d’origine («et hominibus qui fuerunt de Monte e sui suoi esiti trecenteschi, come pure sull’organizzazio- Martino, Monte Bernardo et Monte Franco non ne delle attività agricole, cfr. BARLUCCHI 1997a, pp. 20­ contrariabimus, si vuluerint illuc redire ad habitandum. 35, 53-102. Per un confronto con gli sviluppi successivi Et si illuc ad habitandum redire noluerint, Ildibrandino della realtà economico-sociale della Scialenga (o area delle Iosep suam consuetudinem non contrariabimus», cfr. CV, Crete) si vedano PICCINNI 1982 e GIORGETTI 1983. In par­ n. 32, p. 46, 1175 principio). Sulla sottoposizione dei ticolare, sulla forte presenza nella curia di Asciano di villani di Ildibrandino Giuseppi al datium et collecta del nuclei proto-poderali, spesso di proprietà cittadina, cfr. i comune di Siena, avvenuta anteriormente al dicembre dati contenuti in IRS, p. 4; sulla precoce diffusione del 1193, cfr. CV, n. 48, p. 61 (1193 dicembre 4). Sulla loca­ contratto mezzadrile nelle campagne ascianesi cfr. PINTO, lizzazione di Montemartino e Montebernardo nelle curie PIRILLO 1987, pp. 13-31; sulla scarsa incidenza della pro­ tardo-medievali di Rigoli e Rofeno, limitrofe a quelle di prietà fondiaria comunitativa ad Asciano, anche rispetto Montefranchi e Montagutolo, cfr. IRS, pp. 32-33. Per una ad altri grandi castelli della Scialenga, cfr. BARLUCCHI foto aerea del sito di Montefranchi cfr. la fig. 5. 1997a, pp. 201-228. Per un confronto tra la realtà ascia­ nese e quella presente nella porzione centrale del conta­ 122. Cfr. D1208 e ASS, Diplomatico S. Agostino 1222 do di Siena si veda infra nel testo. aprile 28. 121. Traiamo tale ipotesi dall’esame dell’atto di pacifica­ 123. In quell’anno vennero censite nella curia di Monta­ zione tra il comune di Siena e i Cacciaconti del 1175, gutolo ben 110 massaritie (cfr. AP, p. 270). secondo il quale questi ultimi si impegnavano a restituire 124. Sulle vicende duecentesche della famiglia Giuseppi gli uomini sottratti ad altri lignaggi signorili alleati di Siena cfr. GIORGI 1992-1993, pp. 307-314 e GIORGI 1997a, p. e a permettere loro di riedificare alcuni castelli o di co­ 166. All’epoca della Tavola delle possessioni nella curia struirne di nuovi, si Senenses voluerint. In questo conte­ di Montagutolo, ormai decastellato, vennero censite poco sto si colloca la clausola contenente la promessa dei Cac­ più di 100 unità fiscali (cfr. IRS, pp. 19-20 e Tabella I).

266 Fig. 9 – Planimetria di Rigomagno (ASS, Catasto Toscano, Comunità di Sinalunga, mappa n. 3. Aut. n. 325/1998. Foto Lensini). sto elevato di castelli di prima fase. Le più anti­ Tale fenomeno era destinato a protrarsi ancora che attestazioni di abbandono riguardano inse­ a lungo, sino al XIV secolo inoltrato, giungendo diamenti situati sulle alture sovrastanti i mag­ a interessare anche centri situati in prossimità giori centri castrensi, che erano collocati in po­ del fondovalle, i cui territori finirono per essere sizione intermedia tra la pianura e i crinali colli­ assorbiti nelle curie dei castelli maggiori o per nari che delimitano la valle verso occidente 125. (situato tra le attuali località di Collalto e Ripa), del cui territorio ormai spopolato si fa menzione in un atto del 1305 125. Tra gli insediamenti d’altura abbandonati o fortemen­ giuntoci in una traduzione seicentesca (cfr. ACSI, Archivio te contratti nel corso del XIII secolo ricordiamo quello di preunitario 134, cc. 3v-4r e GIORGI, MOSCADELLI 1997, p. Farneta, posseduto alla fine del XII secolo dal lignaggio si­ 188). Un Castellare dal Santo e un Castellare Sancti Iohannis, gnorile dei filii Barote, compreso tra i centri sottoposti nel compresi nella curia di Sinalunga, ma di incerta localizza­ 1208 al pagamento di un’imposta straordinaria al comune zione, sono menzionati nella Tavola delle possessioni (cfr. di Siena, ma non più attestato nelle successive ‘fonti di in­ IRS, p. 41), mentre molto più tarda risulta l’attestazione quadramento’ prodotte in ambito cittadino (cfr. CV, n. 32, della «selva» di Castiglioni situata nell’area a monte di Sina­ pp. 45-47, 1175 principio e D1208), e quello di Querciola lunga (su cui cfr. tra l’altro GIORGI, MOSCADELLI 1997, p. 145).

267 subìre un drastico spopolamento 126. Questo ri­ Le fonti scritte e le evidenze materiali permetto­ dimensionamento di castelli di prima fase si in­ no dunque di individuare ai margini del conta­ serisce in un più generale processo di concentra­ do senese tardo-medievale un tessuto insediati­ zione del popolamento verso pochi centri ca­ vo caratterizzato dalla presenza di centri di po­ strensi di grandi dimensioni posti a breve distanza polamento di notevoli dimensioni. Tali ‘grandi l’uno dall’altro: , Rigomagno, Scrofia castelli’ paiono essersi sviluppati nel periodo no, Sinalunga, Torrita e Montefollonico, castel­ compreso tra la metà del XII e i primi decenni lo situato sulle colline sovrastanti la Valdichiana del XIII secolo, in seguito all’ampliamento di a non molta distanza da Montepulciano 127. Tale castelli di prima fase o a fondazioni ex novo. processo di polarizzazione insediativa, in un con­ Nella generalità dei casi, il concentramento di testo di forte crescita demica, conferì all’area popolazione verso nuovi abitati e i connessi fe­ chianina la densità abitativa più elevata di tutto nomeni di sinecismo paiono aver comportato il contado di Siena 128. un’alterazione del precedente tessuto insediati­ vo – verosimilmente più omogeneo –, con l’ab- * * * bandono o il ridimensionamento di numerosi villaggi aperti o castelli di prima fase e con la 126. Tra gli insediamenti di pianura ridotti a semplici di­ more signorili o centri di organizzazione fondiaria già nel corso del XIV secolo ricordiamo quelli di Collelungo, Pog­ all’epoca della Tavola delle possessioni quasi tutte le abi­ giolo, Fratta e Guardavalle, sottoposti alla contribuzione tazioni presenti nelle curie dei castelli maggiori, in cia­ straordinaria del 1208 e sede di comunità di una certa scuna delle quali vennero censite tra le 300 e le 600 unità consistenza almeno per buona parte del Duecento (cfr. fiscali, erano localizzate entro le mura castrensi (cfr. GIOR- D1208, p. 52; GIORGI, MOSCADELLI 1997, ad indicem e GI, MOSCADELLI 1997, ad indicem e Tabella I). Nel caso di CP, pp. 388, 396-397). A essi si affianca il castello della Scrofiano e Sinalunga le strutture materiali ancor oggi Ripa, probabilmente la Ripacotta menzionata nell’atto re­ leggibili lasciano ipotizzare che il secondo incastellamento lativo alla contribuzione del 1208 (cfr. D1208, p. 52): abbia comportato l’inclusione di un nucleo fortificato di ancora popoloso sino ai primi anni del Trecento – conta­ prima fase all’interno di un nuovo e più ampio tessuto va 60 massaritie nel 1278 e circa 130 unità fiscali all’epoca urbanistico (per una planimetria di Scrofiano cfr. CLS, della Tavola (cfr. AP, pp. 270-272) –, fu in seguito defor­ Comunità di Sinalunga, mappa n. 17, edita in FARINELLI, tificato e progressivamente abbandonato, finché la sua GIORGI 1998, p. 248; su Sinalunga cfr. l’edizione della curia venne ripartita intorno al 1328 tra quelle limitrofe mappa del Catasto leopoldino – oggi non rintracciabile di Sinalunga e Scrofiano (cfr. GIORGI, MOSCADELLI 1997, nell’Archivio di Stato di Siena – in GUIDONI, MARINO 1972, ad indicem, e CP, p. 388). I centri piuttosto consistenti di p. 124 e CLS, Atlante dei lucidi, n. 46, sezione Q). A e Ciliano, che all’epoca della Tavola annovera­ Rigomagno e Farnetella siamo invece in presenza di im­ vano entrambi più di 100 unità fiscali (cfr. AP, p. 272), pianti urbanistici regolari e omogenei, tipici degli inse­ non conobbero fenomeni di spopolamento altrettanto diamenti fortificati edificati ex novo (per una planime­ drammatici, ma in età tardo-medievale andarono comun­ tria di Rigomagno cfr. la fig. 9; per una planimetria di que incontro a una sensibile contrazione demica. Un nuo­ Farnetella cfr. CLS, Comunità di Sinalunga, mappa n. 3, vo deciso sviluppo si sarebbe verificato solo nel caso di edita in GUIDONI, MARINO 1972, p. 137). Tuttavia, essen­ Bettolle, in connessione alle bonifiche di età moderna (cfr. do tali impianti il frutto di rifondazioni intraprese su GIORGI, MOSCADELLI 1997, ad indicem e CP, pp. 388 e 396). impulso del comune di Siena negli ultimi anni del Due­ cento, molto probabilmente non ricalcano la forma dei 127. L’accentramento insediativo in direzione di Montefol­ castelli di seconda fase nei quali si era concretato l’ac- lonico fu così forte da determinare tra XII e XIII secolo la centramento insediativo verificatosi nel corso del XIII quasi completa scomparsa degli antichi villaggi di Oppiano, secolo (cfr. CP, pp. 387-389, 396). In conseguenza di ciò, Orsina e Feroniano, attestati nelle fonti sin dal secolo VIII. necessitano di una certa cautela interpretativa le attesta­ Montefollonico, ove furono censite ben 225 massaritie nel zioni di centri castrensi abbandonati situati nei pressi dei 1278 e circa 600 unità fiscali nel 1320, era tra XIII e XIV grandi castelli rifondati alla fine del Duecento (cfr. in secolo uno dei castelli più popolosi del contado di Siena particolare il Castelvecchio attestato dalla moderna car­ (cfr. CP, p. 397; AP, p. 270 e Tabella I). Una conferma di tografia militare nei pressi di Farnetella, una cui foto ae­ come il forte accentramento insediativo che lo caratterizza­ rea è stata edita in FARINELLI, GIORGI 1998, p. 232, e il va nel primo Trecento (quasi il 90% delle abitazioni della Castellare Vecchio di Rigomagno attestato nella Tavola curia aveva sede nel castrum) risalisse almeno all’inizio del delle possessioni, su cui cfr. IRS, p. 32). Analoghe cautele secolo precedente viene da alcuni atti relativi all’incursione debbono essere adottate anche nel caso di altri castelli di effettuata dai montepulcianesi nel territorio di Montefollo­ seconda fase per i quali è documentata una completa rie­ nico nel 1229: sebbene milites et pedites di Montepulciano dificazione nel corso del XIII secolo in seguito a eventi avessero devastato le campagne giungendo nei pressi del traumatici. Ricordiamo ad esempio il castello amiatino castello, tra i beni danneggiati figurano solo lino, cereali di Montepinzutolo, ricostruito nella vicina località di (blada), capanne, vigne e alberi da frutto, mentre significa­ Monticello (cfr. una planimetria dell’abitato in CLG, Co­ tivamente non compaiono abitazioni di sorta. Cfr. DAR 1228 munità di Cinigiano, sezione L e la foto aerea edita in (ma 1229) aprile 17; DAR 1229 maggio 13; DAR 1229 mag­ FARINELLI, GIORGI 1998, p. 250) dopo l’incendio che nel gio 20; DAR 1229 maggio 25; DAR 1228 (ma 1229) giu­ 1240 aveva devastato l’abitato originario (cfr. CP, p. 304 gno 16-24. Per una planimetria di Montefollonico cfr. CLS, e MECHINI, REDON 1997), e quelli di Mensano in Val di Comunità di Torrita, mappa n. 5, edita in GUIDONI, MARINO Cecina (cfr. una planimetria dell’abitato in CLS, Comu­ 1972, alla p. 150 e la foto aerea edita in FARINELLI, GIORGI nità di Casole, mappa n. 41 e la foto aerea edita in FARI- 1998, p. 238. NELLI, GIORGI 1998, p. 251) e Montemassi in Maremma 128. La forte concentrazione del popolamento verso po­ (cfr. una planimetria dell’abitato in CLG, Comunità di chi grandi castelli e l’elevata densità abitativa presente Roccastrada, sezione ZI e la foto aerea edita in FARINELLI, nella Valdichiana senese emergono chiaramente dalle ‘fon­ GIORGI 1998, p. 252), distrutti durante la guerra del 1260 ti di inquadramento’ prodotte in ambito cittadino tra la e riedificati negli anni successivi (cfr. CP, pp. 288, 362­ fine del Duecento e l’inizio del Trecento. In particolare, 363 e il recente FARINELLI 1997c).

268 nascita di un tessuto insediativo decisamente come vedremo, sia l’edificazione di terre nuove polarizzato. Come si evince, tra l’altro, dalla re­ da parte del comune di Siena sia quella di grandi golarità del loro impianto urbanistico e dalla castelli su iniziativa signorile sembra essere stata presenza di evidenti tracce di lottizzazione, lo accompagnata dalla pianificazione del distretto sviluppo dei grandi castelli di fondazione risulta castrense, suddiviso in quartieri agrari ripartiti a chiaramente pianificato e la loro realtà può es­ loro volta in particelle da assegnare ai coloni 132. sere accostata, sia pur con le dovute cautele, a A conclusione delle osservazioni sin qui esposte, quella delle terre nuove fondate dal comune cit­ pare comunque opportuno ricordare come il tadino nel corso del XIII secolo e nei primi anni processo di concentrazione del popolamento che del Trecento – Monteriggioni (1214), Paganico tra XII e XIII secolo portò alla fondazione ex (1292), Roccalbegna (1299), Talamone (1306) novo di centri castrensi o all’ampliamento di –, considerando sotto una nuova luce le affinità castelli di prima fase non abbia dato origine solo esistenti tra gli uni e le altre 129. Siamo comun­ a villaggi fortificati di grandi dimensioni, del tipo que di fronte a impianti pianificati costituiti da di quelli cui abbiamo fatto riferimento sinora, file di case a schiera disposte su assi paralleli, anche se ebbe in questi la manifestazione più sebbene per le terre di fondazione si individui eclatante e di maggiore impatto insediativo 133. una tendenza via via più accentuata nel tempo verso un’ortogonalizzazione del tessuto urbani­ NO 1983, pp. 41 ss. Sul vero e proprio fenomeno di sine­ stico. Inoltre, sia nelle terre nuove sia nei castel­ cismo che caratterizzò la colonizzazione di Castelfranco li di seconda fase realizzati ex novo, la gerarchia di Paganico, il cui territorio venne formato smembrando degli spazi edificati all’interno del tessuto inse­ le curie delle comunità di Civitella, Torri, Monteverdi, Sasso, Vicarello e Campagnatico, alle quali venne pure diativo risulta commisurata alla distanza dall’as- imposta l’edificazione di un certo numero di abitazioni se centrale e dalla piazza principale, ove gene­ all’interno del nuovo castello, cfr. ANGELUCCI 1980 e il documento del 1293 citato supra alla nota 76, dal quale ralmente avevano sede la chiesa e il palazzo pub­ si intuisce come gli uomini provenienti da ciascuna delle blico 130. Il concentramento di popolazione al- comunità circostanti tendessero a raggruppare le proprie l’interno dei nuovi agglomerati, sia nel caso dei abitazioni in altrettanti ‘quartieri’ all’interno del nuovo abitato. Per evidenti fenomeni di sinecismo, che condus­ castelli di seconda fase che in quello delle terre sero addirittura al trasferimento delle chiese degli inse­ nuove cittadine, avvenne in seguito a fenomeni diamenti preesistenti nelle nuove fondazioni cittadine, si di sinecismo e determinò una polarizzazione più vedano ad esempio i casi trecenteschi di Scarperia e Vic­ 131 chio e quello duecentesco di Casaglia citati in PIRILLO o meno marcata dell’insediamento . Infine, 1993, pp. 90-93 o quello, pure duecentesco, di Pietra­ santa in Versilia (cfr. ASFT, scheda n. 12031). 132. L’impianto di quartierazioni agrarie a terroir in occa­ 129. Per la cospicua messe di studi relativi alla fondazio­ sione di fondazioni castrensi è stato chiaramente delineato, ne di terre nuove cittadine si vedano FRIEDMAN 1996 e gli con riferimento all’incastellamento laziale, in TOUBERT 1973, ampi riferimenti bibliografici in esso contenuti; COMBA, I, pp. 199-300, cui si rinvia per l’analisi dei caratteri di tale SETTIA 1993 e in particolare, sull’area toscana, PIRILLO sistema. Sulla funzionalità delle diverse aree colturali carat­ 1993 e FRANCOVICH, BOLDRINI, DE LUCA 1993. Sulle terre terizzanti il paesaggio agrario toscano tardo-medievale cfr. nuove ‘senesi’, oltre ai riferimenti presenti in I castelli tra l’altro CHERUBINI 1974, p. 263 e PINTO 1982, pp. 157­ del Senese 1985, si vedano ANGELUCCI 1980; CAMMAROSA- 204. La pianificazione del territorio risulta particolarmente NO 1983 e GUIDONI, PIERONI 1994, ove a p. 15 è riprodot­ evidente nel caso delle terre nuove ‘senesi’ tardo-medievali ta la celebre pianta trecentesca del castello di Talamone. di Talamone e Roccalbegna, ove a ciascun colono venne as­ Altri tentativi di fondazione di castelli da parte del co­ segnata una platea edificabile nel castrum e una serie di ap­ mune di Siena sono attestati nei primi decenni del Due­ pezzamenti (un orto, una vigna, terreni seminativi e bosca­ cento nei casi di e Calcinaia (cfr. CP, pp. ti) situati in ciascuno dei quartieri agrari in cui era stata 293 e 335 e FARINELLI 1996a, p. 50). Per una planimetria ripartita la curia del castello (cfr. FRANCOVICH, BOLDRINI, DE di Monteriggioni cfr. la fig. 7; si vedano pure le planime­ LUCA 1993, p. 159; GUIDONI, PIERONI 1994, pp. 14-15, 20­ trie di Paganico e Roccalbegna (cfr. CLG, Comunità di I 21 e, per Roccalbegna, TP 132, cc. 297r-300v e TP 235). Campagnatico, sezione U 3 e CLG, Comunità di Roccal­ Su un’analoga lottizzazione realizzata alla fine del XIII se­ begna, sezione G, edita in FARINELLI, GIORGI 1998, p. 246), colo per la fondazione del castello appenninico di Casaglia nonché la foto aerea dell’abitato di Paganico edita in FA- cfr. PIRILLO 1993, pp. 88 e 91. RINELLI, GIORGI 1998, p. 245. 133. Agli esempi più chiaramente documentati, cui ab­ 130. Sulla presenza degli edifici di maggiore rilievo in biamo fatto riferimento sinora nel testo, possono essere corrispondenza degli assi viari principali e, soprattutto, affiancati gli altri maggiori castelli del territorio senese della piazza centrale nei castelli di fondazione di Castel­ tardo-medievale (Corsignano, Monteguidi, Monterongrif­ nuovo dell’Abate e Radicondoli cfr. FARINELLI, GIORGI foli, Montiano, Montisi, , Rapolano, Sant’Angelo 1990a, Carta III e FARINELLI, GIORGI 1990b, tav. III, alle in Colle, Serre, Sovicille, Tatti, Torrita e Trequanda, sui pp. 375-377. Sulla collocazione della piazza principale quali cfr. Tabella I e Carta IV), che allo stato attuale delle in posizione centrale nelle terre nuove di Monteriggioni, ricerche solo in alcuni casi possono essere attendibilmen­ Paganico e Roccalbegna cfr. la fig. 7, nonché le altre pla­ te ricondotti – per confronto – al novero dei centri di nimetrie e la foto aerea citate supra alla nota 129. Cfr. fondazione ex novo (Monteguidi, Montiano, Torrita) o a anche il caso ‘fiorentino’ di San Giovanni Valdarno in quello dei grandi villaggi fortificati originatisi dall’am- FRANCOVICH, BOLDRINI, DE LUCA 1993, pp. 164-166. Più pliamento di nuclei castrensi preesistenti (Petroio, Rapo­ in generale cfr. FRIEDMANN 1996, pp. 53-88. lano, Serre, Trequanda e Montisi, sulla cui planimetria 131. Sul fenomeno di accentramento insediativo conte­ cfr. CLS, Comunità di Trequanda, mappa n. 13, edita in stuale al popolamento di Monteriggioni cfr. CAMMAROSA­ FARINELLI, GIORGI 1998, p. 263).

269 Esiste infatti un certo numero di castelli di di­ sua formazione, è opportuno a questo punto in­ mensioni relativamente modeste che si svilup­ terrogarsi sulle ragioni che furono alla base del parono nello stesso periodo e con dinamiche secondo incastellamento, sull’identità delle for­ sostanzialmente simili a quelle che interessaro­ ze – signorili, ‘locali’ o cittadine – che ne favori­ no i centri maggiori, ma con ripercussioni sul rono lo sviluppo e sulle caratteristiche peculiari tessuto insediativo assai più contenute, sia nel dell’‘area dei grandi castelli’ rispetto alla por­ caso di nuove fondazioni sia nel caso di amplia­ zione centrale del contado, libera dalla presenza menti di castelli di prima fase 134. In altri conte­ di grandi centri fortificati di popolamento. Ri­ sti, alla formazione di curie ampie e molto po­ teniamo improponibile ricondurre il secondo polate non corrispose una decisa concentrazio­ incastellamento a un’unica causa o pretendere ne insediativa entro il nucleo castrense princi­ di costruire un modello capace di spiegare il fe­ pale, con il quale continuarono a convivere nu­ nomeno in maniera univoca. Pare infatti oppor­ merosi insediamenti aperti e case sparse nella tuno considerare analiticamente i vari fattori che campagna 135. In questa sede si è ritenuto oppor­ concorsero a determinarne lo sviluppo, la cui tuno concentrare l’attenzione sui casi che mag­ influenza relativa deve essere attentamente va­ giormente concorsero a qualificare il fenomeno lutata in ogni singolo caso. del secondo incastellamento, sebbene una rico­ I dati di più immediata lettura contenuti nelle struzione completa delle dinamiche insediative fonti scritte inducono a collegare l’origine dei che interessarono l’area senese nei secoli XII e grandi villaggi fortificati di popolamento sorti XIII non possa prescindere dall’esame delle vi­ tra XII e XIII secolo a fattori politico-militari cende dei castelli di seconda fase caratterizzati connessi all’esercizio di prerogative signorili sui da un minor successo demico 136. castelli e sulle popolazioni rurali da parte di li­ gnaggi locali, vescovi o grandi abbazie. Secondo recenti interpretazioni, in alcuni casi l’edifica- 3. LE RAGIONI DEL MANIFESTARSI DEL zione di nuovi centri di popolamento sarebbe SECONDO INCASTELLAMENTO: stata contestuale alla riorganizzazione di grandi ALCUNE IPOTESI signorie territoriali facenti capo a famiglie o monasteri, magari in seguito alla perdita del con­ trollo su centri di dimensioni ancor maggiori. Dopo aver delineato l’assetto insediativo presente Tali dinamiche emergono chiaramente a Castel nel contado senese tra Duecento e Trecento e di Badia e Piancastagnaio, fondati dagli abati di aver individuato alcuni momenti salienti della S. Salvatore dopo la perdita del controllo su Ra- dicofani, e compaiono pure a Castelnuovo del- l’Abate, fondato dai monaci di S. Antimo dopo 134. Tra le nuove fondazioni ricordiamo il castello di Stri­ bugliano, ove già nel 1221 allo Strabuglanum vetus si con­ la perdita di Montalcino e dei castelli circostan­ trapponeva un Castrum Novum de Strabulliano di recen­ ti. Il verificarsi di analoghi processi può essere te edificazione (cfr. COLLAVINI 1995-1996, pp. 586, 590 e CP, p. 281), quello di Cosona, che intorno alla metà del ipotizzato anche per Radicondoli e Belforte, alla XIII secolo aveva soppiantato il vicino Castrum Vetus, quod cui fondazione gli Aldobrandeschi concorsero est prope risedium castri de Cosona (cfr. C1262, p. 377, pochi anni dopo la perdita di Colle Val d’Elsa, e dist. III, rubr. 330 e IRS, pp. 12-13) e quelli di Castelnuovo Berzi (Castelnuovo Grilli) e Castelnuovo Guiglieschi (Ca­ infine nel caso di quei castelli della Scialenga stelnuovo Tancredi), anch’essi menzionati solo a partire dai meridionale e della Valdichiana la cui esistenza primi decenni del XIII secolo (cfr. CP, pp. 281 e 285). è documentata solo dall’epoca in cui i discen­ 135. È questo il caso dei castelli di Monte Sante Marie, denti degli Scialenghi cominciarono a perdere il Chiusure e Percenna, situati nel cuore della Scialenga, in 137 una fascia territoriale compresa tra la porzione centrale controllo su Asciano . del contado senese e l’‘area dei grandi castelli’, come pure quello di alcuni villaggi fortificati situati lungo il medio cor­ so della Farma, quali Torniella e Luriano. In nessuno di questi casi il numero delle dimore racchiuse entro la cinta muraria TEMPO, SANDRI 1990; in particolare, su Siena si vedano dell’insediamento principale raggiungeva all’inizio del Tre­ anche NARDI 1966-1968; BALESTRACCI, PICCINNI 1977 e cento il 40% del totale delle abitazioni presenti nella curia BROGINI 1995; su Grosseto e Massa Marittima si vedano i castrense (cfr. Tabella I, Carta IV e IRS, pp. 16-17). riferimenti presenti in CITTER 1996; FARINELLI 1997a e il 136. A maggior ragione, uno studio di tal genere non do­ saggio dello stesso Roberto Farinelli compreso nel pre­ vrebbe prescindere dall’analisi dei fenomeni di accentra­ sente volume; su Montalcino cfr. CORTONESI 1984 e COR- mento insediativo verificatisi tra XI e XIV secolo nella TONESI 1988; su Montepulciano si vedano i riferimenti realtà urbana senese e in alcune città minori, quali Gros­ presenti in CALABRESI 1968 e CALABRESI 1987, carta I. seto e Massa Marittima, o nelle ‘quasi-città’ di Montalci­ 137. Sui casi di Castel di Badia e Piancastagnaio cfr. no e Montepulciano, contestuali e per certi versi com­ WICKHAM 1989, pp. 132-133; su Castelnuovo dell’Abate, plementari a quelli caratterizzanti il secondo incastella­ Radicondoli e Belforte cfr. supra nel testo e, relativamente mento, ma a questi non riconducibili. Riferimenti a tutte a Colle Val d’Elsa, CP, p. 307; sui centri castrensi possedu­ queste realtà sono presenti in GINATEMPO 1988 e GINA­ ti in età tardo-medievale dai lignaggi discesi da quello degli

270 La presenza di consistenti strutture difensive sug­ sfruttamento più sistematico delle risorse, fosse­ gerisce del resto come i grandi castelli abbiano ro esse agricole, commerciali o minerarie. Si trat­ costituito dei capisaldi di importanza politico­ tava di realtà insediative articolate, connesse a militare e strategica, sia per i loro signori sia per strutture sociali più complesse, che a loro volta le popolazioni che li abitavano o vi trovavano potevano consentire un ulteriore sviluppo de­ rifugio. Si consideri in proposito il caso ‘volter­ mico. Si nota, del resto, proprio a partire dalla rano’ di Gambassi, ove intorno al 1170 il metà del XII secolo una tendenza della popola­ Castrum Novum sarebbe stato edificato dal ve­ zione rurale a spostarsi verso aree a sviluppo di scovo di Volterra su richiesta degli abitanti «ut tipo ‘urbano’, quali ad esempio la stessa città di tedeschi non possint eos destruere», ove per te­ Siena o le ‘quasi città’ di Montalcino e Monte­ deschi si debbono intendere i soldati dell’eserci- pulciano 141. Sembra quasi che i ‘grandi castelli’ to imperiale 138. Inoltre, la marginalità o la com­ si siano posti in concorrenza con i centri mag­ pleta assenza di strutture militari finalizzate al giori, in qualità di catalizzatori di popolazione: controllo degli uomini da parte dei signori si si trattava infatti – pur in scala ridotta – di inse­ inquadra in un contesto caratterizzato probabil­ diamenti caratterizzati da una realtà economica mente da un tendenziale consenso alla ‘migra­ complessa e da una struttura sociale differenzia­ zione’ di abitanti all’interno dei nuovi centri: non ta, sebbene prevalentemente legati allo sfrutta­ si costruirono fortezze per controllare la popo­ mento delle risorse del suolo. Non pare un caso lazione e le opere fortificate rimasero sostanzial­ che proprio tra la fine del XII e l’inizio del XIII mente limitate alle mura di cinta da difendere secolo anche all’interno di tali centri la vita as­ collettivamente. Del resto, la centralità assunta sociata abbia cominciato a precisarsi e a istitu­ dai palazzi di giustizia e dalle grandi ‘strutture zionalizzarsi su base comunitaria, dando luogo – tra l’altro – alla costruzione e alla gestione col- di rappresentanza’ – come ad esempio quella con 142 porticato costruita in materiale nobile presente a lettiva di importanti strutture pubbliche . Si Poggibonsi già nel XII secolo 139 – sembrano pre­ sarebbe trattato, quindi, della risposta insediati­ supporre una sostanziale concordia di intenti tra va – in qualche misura alternativa a quella urba­ domini e sudditi e il riconoscimento di un pri­ na – data da signori e popolazioni rurali alla ‘vo­ glia di città’ che pervadeva le campagne toscane mato signorile fondato sul prestigio oltre che nel corso del XII secolo. In altre parole, l’attra- sulla forza 140. zione esercitata dai nuovi centri di popolamen­ Accanto alle specifiche motivazioni politico-mi- to portò alla nascita e allo sviluppo di quei nu­ litari che dovettero presiedere alla fondazione e clei a economia articolata e differenziata che tra alla fortificazione dei nuovi centri di popolamen­ la fine del Duecento e l’inizio del Trecento tro­ to, furono determinanti per il manifestarsi del secondo incastellamento anche fattori di natura socio-economica, di portata ben più ampia ri­ 141. Sulla tendenza alla concentrazione del popolamen­ spetto alle prime. In presenza del generalizzato to in area urbana in età basso-medievale si vedano, oltre al classico PLESNER 1934, COMBA, PICCINNI, PINTO 1984 e aumento di popolazione in atto già dall’XI seco­ COMBA, NASO 1994, anche per i riferimenti bibliografici lo, sembra verosimile che si siano volute intro­ in essi contenuti. In particolare, sul fenomeno di inurba­ durre strutture di popolamento finalizzate a uno mento in direzione di Siena che tra XII e XIII secolo de­ terminò lo sviluppo di nuovi borghi e l’ampliamento del­ la cinta muraria cittadina, cfr. la bibliografia citata alla nota 136 e i riferimenti presenti in CAMMAROSANO 1979, pp. 160 ss. e A. GIORGI 1997b, p. 132. Scialenghi (Cacciaconti e filii comitis Ubertini), castelli ge­ neralmente attestati a partire dai primi anni del XIII seco­ 142. Sulla nascita e lo sviluppo di consistenti comunità lo, cfr. CAMMAROSANO 1979, in particolare alle pp. 182­ di castello tra la fine del XII secolo e i primi decenni del 185, 193. Duecento si vedano, oltre ai testi citati alla nota 140, i riferimenti contenuti supra nel testo. In particolare, per 138. L’episodio è ricordato in un testimoniale di inizio quanto concerne il possesso di cospicui ‘edifici di rap­ Duecento (cfr. MARIANI s.d., n. 254, 1210 febbraio 17 [Ar­ presentanza’ da parte delle comunità aventi sede nei mag­ chivio Vescovile di Volterra, sec. XIII, dec. 1, n. 18], analiz­ giori castelli del territorio, elemento che costituiva un zato in DUCCINI 1998, Appendice documentaria, doc. n. 9). vero e proprio tratto distintivo nei confronti delle comu­ 139. Cfr. VALENTI 1996, pp. 383-387. nità minori, si veda il quadro riassuntivo dei dati conte­ 140. Ciononostante, con l’affermazione di forti comuni­ nuti nella Tavola delle possessioni tracciato in GIORGI tà seguìta allo sviluppo dei nuovi grandi villaggi fortifi­ 1992-1993, fig. XIII. Sul possesso di importanti struttu­ cati non dovettero mancare occasioni di confronto poli­ re produttive (mulini, gualchiere, frantoi, forni, fornaci, tico tra gli homines castri e i titolari dei diritti signorili, fonti, etc.) da parte delle maggiori comunità rurali si ve­ come si rileva dalle numerose carte libertatis concesse nei dano ad esempio i casi di Camigliano (su cui cfr. FARINEL- primi decenni del Duecento con l’intento di superare con­ LI, GIORGI 1995, p. 17), Castel di Badia (su cui cfr. FARI- trasti di varia natura insorti tra i domini e i loro sudditi NELLI 1996b), Castiglione d’Orcia (su cui cfr. FARINELLI, residenti nei grandi castelli (sull’argomento cfr. REDON 1992, GIORGI 1998, pp. 195-208), Radicondoli (su cui cfr. FARI- pp. 97-175; CAMMAROSANO 1979, pp. 155-159 e CAMMARO- NELLI, GIORGI 1990b, p. 388) e dei castelli della Scialenga SANO 1989). analizzati in BARLUCCHI 1997a, pp. 201-228.

271 Fig. 10 – Foto aerea di Montecurliano (Poggio di Moscona). viamo già ben organizzati e sviluppati nel bel territorio di Monticiano e sull’Amiata 143. Peral­ mezzo delle campagne della Toscana meridiona­ tro, in questi centri le attività economiche rima­ le: nell’ambito dei grandi castelli cominciarono sero ancora prevalentemente agricole e la vita a organizzarsi attività artigianali di una certa comunitaria risultava di importanza determinan­ importanza e piazze commerciali capaci di at­ te, assumendo un carattere quasi ‘invasivo’ nei trarre consistenti flussi di merci e denaro. Non è confronti della vita economica e sociale locale. un caso che alcuni dei grandi castelli caratteriz­ Possiamo immaginare che nel momento in cui si zati da uno sviluppo precoce e intenso, quali Pog­ manifestò il superamento di una ‘soglia critica’ gibonsi, Semifonte o San Quirico d’Orcia, siano di popolamento si sia avvertita l’esigenza di strut­ sorti lungo la via Francigena e quindi a contatto ture agrarie atte a un più sistematico sfruttamento sia con il mondo dei traffici in espansione sia del suolo. Divenne così indispensabile creare con le strutture politico-militari dell’amministra- spazi di vita associata finalizzati anche all’orga- zione imperiale. In questi casi il peso rivestito nizzazione delle colture, sia per quanto concer­ dallo sfruttamento delle risorse agricole – seb­ ne l’attività ordinaria, sia per più impegnative bene presente – non dovette ovviamente risulta­ opere di manutenzione dei terreni o per even­ re preponderante. tuali dissodamenti e bonifiche. Pare quindi ve­ Tra XII e XIII secolo, grandi castelli di popola­ rosimile che sia stato questo il contesto in cui mento si diffusero copiosamente anche in aree a cominciarono a svilupparsi sistemi agrari fina­ vocazione essenzialmente agricola, determinan­ lizzati allo sfruttamento diversificato dei terri­ do la nascita di poli di aggregazione sociale se­ tori delle curie castrensi, che prevedevano per gnati dalla presenza di attività economiche e pro­ ogni tipo di terreno – anche per quelli marginali duttive diversificate. In questi ultimi centri la – un’utilizzazione adeguata alle sue caratteristi- differenziazione sociale era legata in buona par­ che. Possiamo tuttavia verificare con una certa te alla presenza di nutriti gruppi di artigiani, che nei casi più eclatanti diede luogo all’organizza- zione di attività specializzate, quali ad esempio 143. Cfr. le note 36, 44, 142 e, sullo sfruttamento di ri­ l’importante produzione laniera attestata a Ra­ sorse idriche e boschive presenti nei territori amiatini di Castiglione d’Orcia e Seggiano per lo svolgimento di at­ dicondoli o le attività metallurgiche legate allo tività metallurgiche, cfr. FARINELLI, GIORGI 1998, p. 205, sfruttamento delle risorse naturali presenti nel nota 35 e i riferimenti presenti in BORRACELLI 1989.

272 Fig. 11 – Foto aerea di Campagnatico. chiarezza l’effettiva adozione di una tale orga­ l’edificazione dei castelli stessi. Tale ipotesi tro­ nizzazione colturale solo attraverso le sistemati­ va conferma, tra l’altro, nel fatto che una delle che ‘fonti di inquadramento’ trecentesche: i dati fasi salienti nella fondazione delle terre nuove catastali ricavabili dalla Tavola delle possessioni senesi edificate tra la fine del XIII e i primi anni sembrano suggerire come già nel corso del Due­ del XIV secolo (Talamone e Roccalbegna) fu pro­ cento nei castelli maggiori fosse stata introdotta prio la suddivisione delle loro curie in quartieri un’organizzazione delle colture a terroir, con la agrari ripartiti a loro volta in appezzamenti di suddivisione dei terreni della curia in aree ‘con­ terreno da assegnare ai ‘coloni’ 145. centriche’ – destinate rispettivamente a orti, vi­ gne, campi di cereali, boschi o incolti – e con la ripartizione dei terreni di ciascuna ‘area’ in par­ 4. LA SCARSA INCIDENZA DEL SECONDO 144 ticelle assegnate ad ogni nucleo familiare . In INCASTELLAMENTO NELLA PORZIONE questo modo ciascuno di essi veniva a possedere CENTRALE DEL CONTADO SENESE un orto, una vigna, un campo di cereali, un pez­ zo di bosco o pascolo e poteva partecipare alla gestione dei terreni comunitativi. Pare verosimi­ Ulteriori elementi utili per comprendere i tempi le che la presenza di impianti colturali a terroir e le ragioni del manifestarsi del secondo inca­ nelle curie dei grandi castelli sia collegata a in­ stellamento possono venire, oltre che dall’esa- terventi di pianificazione territoriale contestuali me della sua diversa incidenza nelle varie zone o di poco posteriori a quelli che portarono al­ del contado senese, dal confronto con le aree in cui tale fenomeno insediativo non ebbe a verifi­ carsi. Come abbiamo accennato in apertura, la 144. Sulla presenza del terroir nelle curie di alcuni grandi porzione centrale del contado senese – una delle castelli si vedano, ad esempio, i casi di Campagnatico e aree in cui si sarebbero manifestati i primi svi­ Castiglione d’Orcia analizzati supra nel testo. Nella por­ 146 zione del contado più vicina a Siena la quartierazione agra­ luppi della mezzadria poderale – non venne ria risultava meno rigorosa nei piccoli villaggi fortificati e praticamente assente nelle curie ove predominava l’in- sediamento aperto: si vedano in merito i casi del castello di Campriano e della Villa al Piano analizzati in GIORGI 145. Cfr. supra le note 129 e 132 e la planimetria di Roc­ 1997b, pp. 135-139, 174-183. In quest’area, la stessa ma­ calbegna conservata in CLG, Comunità di Roccalbegna, nutenzione dei terreni e della rete viaria non rientrava sezione G, edita in FARINELLI, GIORGI 1998, p. 246. tra i compiti delle comunità rurali, ma era demandata 146. Sull’appartenenza di quest’area alla Toscana «delle all’iniziativa dei governanti senesi o di consorzi di pro­ colline centrali», caratterizzata da forme di popolamento prietari (cfr. ivi, pp. 148-151). sparso e da una grande diffusione della proprietà fondia­

273 Fig. 12 – Foto aerea di San Quirico d’Orcia. interessata da fenomeni di incastellamento di Berardenga, tra XIII e XIV secolo la forma inse­ seconda fase e rimase caratterizzata da una strut­ diativa predominante nel cuore del contado se­ tura insediativa tendenzialmente omogenea, ba­ nese era costituita dal villaggio aperto – ‘nebula­ sata su una rete di piccoli castelli o villaggi inter­ re’ o accentrato – localizzato di preferenza su calati da un popolamento sparso decisamente terreni collinari privi di importanti rilievi. Nu­ consistente (cfr. Carte I, II e IV) 147. Infatti, no­ merose e ben popolate erano ad esempio le ville nostante la presenza di un buon numero di ca­ sorte nei pressi di centri plebani o altre istituzio­ stelli situati in posizione dominante su forma­ ni ecclesiastiche e – tranne che in Berardenga – zioni vallive di una certa importanza lungo il erano frequentissimi i nuclei policolturali ‘pro- basso corso della Merse, sulla Montagnola e in to-poderali’ sparsi nella campagna. I centri abi­ tati sorti in corrispondenza di pievi probabilmen­ te già a partire dal secolo XI, lungi dal perdere consistenza, nel corso del Duecento videro cre­ ria cittadina, cfr. PINTO 1982, pp. 41-67. Sulle aree caratte­ rizzate da una precoce diffusione del contratto mezzadrile scere il proprio rilievo demico e all’inizio del XIV cfr. PINTO, PIRILLO 1987, pp. 13-31 e GIORGI 1997b, p. 191. secolo si collocavano tra i principali insediamenti 147. Sui caratteri dell’ ‘area dei piccoli insediamenti’, co­ dell’area 148. Volendo adattare al nostro caso una stituente il cuore del contado senese cfr. GIORGI 1992­ nota affermazione del Le Bras, possiamo soste­ 1993, pp. 338-344 e GIORGI 1997b, pp. 125-132. Sulla realtà colturale e insediativa presente in alcune porzioni di tale territorio all’epoca della Tavola delle possessioni cfr. anche CHERUBINI 1974, pp. 263-278; La proprietà fondiaria 1974, pp. 5-111, 149-176; REDON 1987 e GIORGI 148. Sull’argomento cfr. SETTIA 1982, pp. 460 ss. Per la 1997b. realtà toscana cfr. in particolare MORETTI 1983.

274 nere che nella fascia esterna del territorio senese non si fece sentire in maniera così pressante come i castelli ‘attirarono’ frequentemente le pievi al- altrove la necessità di approntare strutture inse­ l’interno della cinta muraria, mentre nella por­ diative tali da consentire la permanenza sul ter­ zione centrale del contado furono proprio i cen­ ritorio a una popolazione in continuo incremen­ tri plebani a contribuire in modo decisivo allo to, visto che ogni surplus demico veniva assorbi­ sviluppo di villaggi spesso di dimensioni consi­ to dal grande centro cittadino in continua espan­ stenti 149. sione. D’altro canto, il diretto contatto con la Del resto, abbiamo visto come uno dei principa­ realtà mercantile urbana e la massiccia diffusio­ li elementi presenti nei processi di incastella­ ne della proprietà cittadina 151 facevano sì che le mento di seconda fase – di iniziativa sia cittadi­ attività agricole e artigianali svolte nell’area in na che signorile – fosse rappresentato dalla cre­ questione fossero improntate alle necessità del azione di insediamenti capaci di attrarre e trat­ mercato senese, vero catalizzatore di ogni sur­ tenere sul territorio i flussi di popolazione, e in plus produttivo. Con la sola eccezione dell’area taluni casi anche di merci e denaro, diretti altri­ suburbana, sin dal secolo XIII la porzione cen­ menti verso centri a economia di tipo ‘urbano’. trale del contado si avviò quindi a divenire il Pare quindi coerente con questa interpretazione polmone agricolo del centro urbano, acquisen­ la riscontrata assenza di grandi villaggi fortifica­ do caratteri spiccatamente agrari e divenendo ti di popolamento nella porzione del contado funzionale al sistema economico imperniato sulla senese prossima alla città: qui infatti non insor­ città, in quanto sede di attività complementari sero quei fattori che nell’‘area dei grandi castel­ rispetto a quelle esercitate in Siena. li’ avevano concorso a determinare l’evoluzione Rimangono infine da svolgere alcune considera­ insediativa cui abbiamo fatto riferimento zioni sull’evoluzione trecentesca della realtà so- poc’anzi. Almeno dalla metà del XII secolo il cio-economica dell’‘area dei grandi castelli’ si­ comune di Siena riuscì a impedire l’affermarsi tuata ai margini del contado. Ancora tra la fine di un movimento di fondazione o ampliamento del Duecento e l’inizio del Trecento l’immagine di strutture castrensi analogo a quello verifica­ di una campagna dal volto esclusivamente agra­ tosi ai margini del contado, ricorrendo se neces­ rio e mezzadrile si attagliava a una porzione re­ sario anche all’uso della forza, come nei noti casi lativamente esigua del territorio senese. La ten­ di Orgia, Orgiale, Lucignano d’Arbia e Monte denza a vedere ridotta anche l’‘area dei grandi Capraia. Ricordiamo in proposito che nel no­ castelli’ a territorio essenzialmente agricolo e vembre del 1158 la città di Siena ricevette un caratterizzato da una differenziazione sociale apposito privilegio imperiale da parte di Federi­ meno marcata rispetto ai secoli precedenti si sa­ co Barbarossa, mediante il quale si proibiva ai rebbe infatti compiuta solo a partire dal pieno conti di Orgia e ai signori di Orgiale o a chiunque Trecento, di pari passo con l’affermarsi della altro nei loro territori di «reficere vel aedificare proprietà cittadina e della mezzadria poderale aliquod castellum prope civitatem Senam usque ad anche entro le curie dei castelli maggiori, con la duodecim miliaria» 150. Parallelamente, in quest’area conseguente riduzione della proprietà contadi­ na, con la crisi del sistema di coltivazione a terroir e con la progressiva decadenza delle attività pro­ 149. Ciò emerge chiaramente dal raffronto tra la docu­ duttive artigianali 152. Tale fenomeno si manife­ mentazione relativa all’organizzazione ecclesiastica del territorio e quella concernente la maglia insediativa pre­ sente nel contado senese all’inizio del Trecento (cfr. GUIDI costante la città: la zona compresa in un raggio di dodici 1932; GIUSTI, GUIDI 1942 e IRS). Sull’affermazione del Le miglia da Siena individuata nell’atto del 1158 corrispon­ Bras, citata in SETTIA 1982, p. 460, cfr. LE BRAS 1979, p. 23. de proprio all’area a insediamento frammentato (‘area dei 150. Cfr. CV, n. 12, pp. 18-19 (1158 novembre 29). Sul­ piccoli insediamenti’) ove tra XII e XIII secolo non si la cessione alla Chiesa e al popolo di Siena dei centri de­ verificò quel consistente fenomeno di «costruzione o ri­ castellati di Orgia e Orgiale, effettuata dai rispettivi do­ facimento» di castelli di grandi dimensioni che abbiamo mini tra il 1158 e il 1159, cfr. CV, nn. 24 e 38, pp. 37-38 invece individuato ai margini del contado (cfr. anche GIOR- e 53 (1157 febbraio 27 e 1159 maggio 24) e CP, pp. 295, GI 1997b, pp. 129-132). 393; sulla disposizione imperiale del 1186 che prevede­ va la distruzione delle fortificazioni edificate dai Guiglie­ 151. Sulla diffusione della proprietà fondiaria cittadina schi nel borgo di Lucignano d’Arbia e dagli Ardengheschi nel contado senese in età comunale si vedano, tra gli al­ a Montecapraia, cfr. CV, n. 36, p. 51 (1186 ottobre 25) e tri, CHERUBINI 1974; CAMMAROSANO 1979; PINTO, PIRILLO CP, pp. 336, 391. Sebbene la disposizione imperiale del 1987; PINTO 1987; GIORGI 1992-1993 e GIORGI 1997a; 1158 sia stata parzialmente disattesa – nel caso di Orgia sulla formazione del patrimonio del maggiore ente ospe­ si assisté infatti a una rapida riedificazione del castello daliero cittadino cfr. EPSTEIN 1986, pp. 29-58; sull’espan- sione fondiaria di due delle maggiori famiglie magnatizie (cfr. CAMMAROSANO 1988, p. 44 e CP, p. 207) e anche a Orgiale e Montecapraia nel corso del XIII secolo risulta cittadine cfr. CARNIANI 1995, alle pp. 57-110 e MUCCIA- attestata la presenza di strutture castrensi –, la reale effi­ RELLI 1995, alle pp. 151-231. cacia del provvedimento può essere misurata valutando 152. Si confronti, ad esempio, la descrizione della vitale nel suo complesso l’evoluzione insediativa dell’area cir­ realtà socio-economica della Scialenga della fine del Due­

275 stò, inoltre, in correlazione con il tracollo demi- cento – come abbiamo visto – erano state carat­ co trecentesco delle campagne senesi e con la terizzate dalla presenza di ‘grandi castelli’ dai connessa tendenza all’inurbamento di popolazio- caratteri economico-sociali ‘semi-urbani’. ne proveniente anche dalle aree più lontane del contado 153, che invece ancora per tutto il Due- ROBERTO FARINELLI, ANDREA GIORGI

cento e della prima metà del Trecento in BARLUCCHI 1997a, XII, carta basata sui dati ricavati da ASS, Ms. C 46, copia con le immagini della crisi attraversata dalla stessa area settecentesca dell’indice trecentesco dei volumi supersti- nell’epoca successiva in PICCINNI 1982; GINATEMPO 1988 ti della Tavola delle possessioni relativi alla città). Un con­ e PICCINNI 1992. fronto dei dati relativi alla provenienza dei comitatini 153. Sino ai primi decenni del Trecento i fenomeni di inurbatisi sino ai primi anni del XIV secolo con quelli migrazione in direzione di Siena avevano interessato so- concernenti i «villani incittadinati» durante tutto il corso prattutto individui provenienti dalla porzione centrale del del Trecento mostra una netta tendenza all’ampliamento contado, come si evince, tra l’altro, dall’analisi dei luo- dell’area di attrazione della città, che si estese sino ai gran­ ghi di origine dei proprietari cittadini censiti nella Tavo- di castelli posti ai margini del contado, dai quali proveni­ la delle possessioni (si veda, oltre alla bibliografia citata va buona parte degli inurbati trecenteschi (cfr. PICCINNI supra alle note 136 e 141, anche GIORGI 1992-1993, fig. 1975-1976, in particolare alle pp. 179-184).

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