Ticino, terra di ciclismo di Alcide Bernasconi

Il ciclismo sa trovare quelle strade che si offrono ai campioni per scrivere pagine memorabili. Ecco allora le classiche del Nord, col susseguirsi di brevi ma durissime salite dopo lunghe tirate sul piano; ecco i pavé a rendere ancora più duro l’esercizio, non di rado con pioggia e vento a tormentare i corridori e a rendere ancor più infide le carreggiate. Ecco le strade del Mediterraneo, in Italia e Francia, per le corse di inizio stagione e poi i grandi Giri d’Italia e Francia, ecco le storiche salite, dalle Dolomiti alle Alpi e ai Pirenei, ecco le pianure assolate di Francia e Spagna, ecco i monumenti storici disseminati sulle strade della bella Europa, sfiorati dai corridori e dalla carovana in un peregrinare continuo, alla rincorsa di traguardi dedicati ora agli sprinter, ora ai passisti e agli scalatori. Questo lo scenario apparentemente immutabile di una stagione ciclistica, che gli appassionati delle due ruote hanno ormai mandato a memoria.

Quando però viene il momento di assegnare il titolo più ambito ed anche più bello, quello fasciato dalla maglia iridata, non di rado si è confrontati con la difficoltà di trovare il tracciato ideale, che riunisca nella lunghezza di un circuito quelle caratteristiche che esaltino le qualità di un corridore “completo”. Ecco allora il Ticino dimostrarsi terreno ideale per la disputa di campionati del mondo. Questo splendido lembo di terra a sud delle Alpi è meta puntuale del Tour de Suisse e sempre pronto ad accogliere con entusiasmo passaggi e arrivi di tappa del Giro d’Italia, ma anche per una ventina d’anni appuntamento dei grandi cronoman per la disputa del prestigioso Gran Premio di . Il circuito con la salita di Sorengo rivelò subito un futuro campione, il 19enne poi vincitore di altre sei edizioni della magica cronometro luganese, definita un campionato del mondo della specialità molti anni prima che questa venisse inclusa nel programma iridato su strada. Per la quarta volta il titolo mondiale su strada sarà assegnato in Ticino: a Mendrisio, nel 2009.

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1953 – Lugano è “l’università” di Coppi

La storia d’amore con la corsa iridata inizia nel 1953, anno della memorabile affermazione del campionissimo . Da 21 anni l’Italia inseguiva quella maglia arcobaleno, non era riuscita a coglierla neppure in casa propria due anni prima, sul circuito di Varese, quando lo svizzero Ferdy Kübler si impose all’ippodromo delle Bettole beffando Magni e Bevilacqua allo sprint. In quegli anni in Ticino la passione per il ciclismo è al massimo. Sono decine di migliaia gli spettatori che accorrono dall’Italia per assistere ogni anno alla splendida cronometro di Lugano, organizzata dalla Società Sport 1905. Più che mai tempo per il rivale Velo Club Lugano di organizzare l’evento che tutti i tifosi sognano: il mondiale su strada. Per realizzare il progetto viene costruito sul piano d’Agno un viale d’arrivo in cemento, proprio dove ora c’è l’aeroporto. Lugano diventerà, secondo un’azzeccata immagine della stampa italiana, “l’università di Fausto Coppi”, per una lezione di ciclismo che nessuno dimenticherà mai, davanti a quasi trecentomila spettatori, in gran parte italiani. Gli organizzatori, che speravano in un importante incasso, dovettero fare buon viso a cattiva sorte quel 30 agosto del 1953, poiché una moltitudine di tifosi azzurri trascorse la notte lungo il circuito, in particolare sulle rampe della Crespera, dopo aver assistito al successo del dilettante Riccardo Filippi (pupillo di Coppi) davanti a Gastone Nencini. Il tracciato – finalmente! – rende giustizia ai corridori completi, ai veri campioni. Sarà proprio la salita della Crespera, divenuta poi mitica, a mettere le ali ai piedi di Coppi che staccherà nel penultimo giro l’ultimo avversario rimastogli a ruota, il belga Germain Derycke, che giungerà secondo a oltre 6 minuti. A 7’33’’ un altro belga, che si laureerà campione del mondo due anni dopo a Frascati: Stan Ockers.

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1971 – Mendrisio incorona

Trascorrono quasi vent’anni prima di rivedere un campionato del mondo in Ticino. Stavolta è il Velo Club Mendrisio ad assumersi l’onere e l’onore di organizzarlo, in un momento in cui impazza il “Cannibale”, il belga Eddy Merckx. In quell’anno Merckx vince per la terza volta consecutiva il Tour de ed è il grande favorito. Ha già vinto un titolo iridato nel 1967 a Herlen (Olanda) a soli 22 anni. Come quello di Lugano, anche il circuito mendrisiense è un tracciato per veri campioni. È il 5 settembre, una calda giornata di fine estate che attira l’attesa folla di sostenitori azzurri, che ripongono grandi speranze nel bergamasco . Il percorso prevede 16 giri di 16,8 km. Sarà la severa salita di Novazzano a fare la selezione decisiva nel corso del 13.mo giro. Nel gruppetto di sei che guida la corsa ci sono anche Gimondi e Merckx. Prima dell’ultimo giro il belga lancia il suo attacco con una poderosa progressione, e l’unico in grado di rispondergli è il bergamasco. I due si presentano così sul viale d’arrivo a Mendrisio, ma la volata non ha storia tanto è straripante la potenza di Merckx che parte ai 250 metri, staccando di due macchine Gimondi. “Ho perso contro un Merckx stratosferico”, riconosce Gimondi al traguardo, mentre il francese Cyrille Guimard vincerà la volata per il terzo posto davanti all’italiano Polidori a 1’13’’ dal vincitore. Gimondi conquisterà il titolo due anni dopo a Barcellona e Merckx dovrà accontentarsi del 4. posto.

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1996 – A Lugano Museeuw batte il migliore

Trascorrono altri 25 anni e la prova iridata ritorna in Ticino. Il Velo Club Monte Tamaro rileva la cittadina sangallese di Wil, che ha rinunciato all’ultimo momento all’organizzazione. Il mondiale è diventato un impegno gravoso: alle prove su strada si aggiungono infatti anche le cronometro per le donne e gli Under 23. Una notte, cancellato il progetto di far disputare il mondiale attorno al Monte Ceneri, l’ex corridore Rocco Cattaneo sogna il nuovo tracciato fin nei minimi dettagli. Sotto la sua spinta e in sinergia con la Città di Lugano viene allestito un nuovo, spettacolare tracciato. Questo ripropone, a 43 anni dal successo di Coppi, la salita della Crespera, totalmente diversa da quella del 1953, che era più tortuosa e in porfido. Il tracciato è comunque assai più duro e comprende un’altra salita impegnativa: quella di Comano, posta poco dopo il via. Si devono percorrere 15 giri di quasi 17 km ognuno, per una distanza complessiva di 252 km. Quel 13 ottobre 1996 è un’uggiosa domenica che offre comunque condizioni ideali per un grande mondiale. La corsa attraversa la città e nell’aria, dopo i successi di Alex Zülle a cronometro (sotto la pioggia da Lamone al Monte Ceneri e ritorno verso il traguardo di Lugano) e Barbara Heeb nella corsa in linea, sembra di avvertire un’altra grande impresa rossocrociata. A dare il via all’azione decisiva è infatti proprio il ragazzo di casa , a circa 90 km dalla conclusione, quando davanti si forma un gruppo di 12 corridori, fra cui il belga Johan Museeuw. Con Gianetti ci sono l’altro ticinese Felice Puttini e l’altro svizzero Oscar Camenzind che darà un contributo importante a Gianetti, indubbiamente il migliore fra tutti in quella giornata. Ma Museeuw è un fuoriclasse e quando il belga forza i tempi al penultimo assalto della Crespera, solo Gianetti sa tenere il passo. Il mondiale, come quello di Mendrisio, si risolve con una volata a due nella quale il belga vince con netto margine sul ticinese A circa mezzo minuto dai due, Bartoli vince lo sprint per il terzo posto davanti ad Axel Merckx, figlio del grande Eddy.

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2003 – MTB: Lugano – Monte Tamaro è festa per i bikers

È ancora il Velo Club Monte Tamaro, in collaborazione con la Città di Lugano, a raccogliere una nuova sfida organizzando i Campionati del mondo di Mountain Bike. In tutto vengono assegnati 19 titoli. Si comincia con la maratona, inserita per la prima volta nel programma della rassegna iridata, e subito si scopre un percorso fantastico che prende il via nei pressi dello stadio di Cornaredo e si sviluppa verso Isone, passando da Sala Capriasca, Bigorio, Gola di Lago e i Monti di Medeglia, per salire poi fino alla Capanna del Monte Bar (1650 m/slm) e ridiscendere verso loi stadio di Lugano-Cornaredo. È il biglietto da visita di un evento eccezionale, favorito dal bel tempo, che nei giorni seguenti si svolgerà sulle pendici del Monte Tamaro e del Monte Ceneri. Le spettacolari prove di downhill, cross country e le gare notturne del 4-cross sono seguite da migliaia di spettatori. Reginetta dei mondiali è la pluricampionessa francese Anne-Caroline Chausson (2 titoli), seguita dalla tedesca Sabine Spitz (cross). Tra gli uomini ribadisce la sua classe lo svizzero Thomas Frischknecht, vincitore della maratona. La Svizzera conquista 3 medaglie d’oro (oltre a Frischknecht si sono imposti Balz Weber nel cross U23 e Karin Moor nel Trial 20/26) e 2 d’argento, piazzandosi al secondo posto nel medagliere dietro alla Francia. Nel cross maschile successo del belga Filip Meirhaeghe. Se il bilancio organizzativo non poteva essere migliore, di particolare rilievo è stata l’occasione per il Ticino di far scoprire agli appassionati della bici fuori strada una miriade di percorsi tanto belli e suggestivi sotto l’aspetto paesaggistico, quanto stuzzicanti e completi per chi tiene in gran conto anche l’aspetto meramente sportivo ed atletico. Con l’MTB il Ticino completa davvero in modo splendido la sua offerta e mantiene quanto promette: Ticino, Terra di ciclismo.

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