Relazione Storica-Palazzo Diamanti.Pdf

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Relazione Storica-Palazzo Diamanti.Pdf PROGETTISTA ARCHITETTONICO E COORDINATORE GRUPPO DILAVORO PROGETTISTA STRUTTURALE PROGETTISTA IMPIANTISTICO COMUNE DI FERRARA (FE) PALAZZO DEI DIAMANTI, PINACOTECA NAZIONALE, MUSEO ANTONIONI E MUSEO DEL RISORGIMENTO Lavori di riparazione e miglioramento strutturale post sisma PROGETTO PRELIMINARE RELAZIONE STORICA: DESCRIZIONE MORFOLOGICA, INDICAZIONI TIPOLOGICHE, TECNICHE E MATERICHE DELL’ESISTENTE PREMESSA Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, ubicato nell’attuale Corso Ercole I d'Este, si trova nel mezzo dell'Addizione Erculea, opera urbanistica compiuta a cavallo tra XV e XVI secolo che portò la Città ad essere considerata come ideale. Grazie alla sua struttura urbanistica unica in Europa, lo storico Jacob Burckhardt (XIX secolo) la definì infatti “la prima città moderna d'Europa”. Il Palazzo fu eretto nell’ultimo decennio del Quattrocento, all’incrocio delle due arterie principali del nucleo centrale della Città, ossia in corrispondenza del “Quadrivio degli Angeli”, dove si incontravano Via degli Angeli - che correva da Sud verso Nord e collegava il Castello degli Este con la Porta degli Angeli alle mura verso Belfiore (l'attuale Corso Ercole I d'Este) – e via dei Prioni e degli Equinozi – che si sviluppava lungo la direttrice Est-Ovest collegando Porta Po e Porta a Mare presso i bastioni delle mura (oggi divisa in Corso Biagio Rossetti, Corso Porta Mare e Corso Porta Po). Planimentria Storica della Città di Ferrara, con individuazione del “Quadrivio degli Angeli” Il Palazzo dei Diamanti, ad oggi, si colloca in una posizione strategica e di grande rilevanza all’interno del tessuto cittadino. Nel cuore della Città, all’incrocio tra due importanti arterie di scorrimento, si trova nel punto di congiunzione tra la parte medievale e la parte rinascimentale di Ferrara. Grazie alla sua caratteristica peculiare, che lo rende famoso in tutto il mondo, ossia le “punte di diamante” del bugnato lapideo, che ricopre i prospetti esterni su corso Ercole I d’Este e su Via 1 Biagio Rossetti, il monumento rappresenta il simbolo culturale della Città di Ferrara. Ortofoto della Città di Ferrara, con individuazione del “Quadrivio degli Angeli” L’edificio oggi ospita, al piano terra, frequenti mostre di arte moderna e contemporanea, mentre al piano nobile si trova la Pinacoteca Nazionale, che offre, tra le sue diverse collezioni, cinque secoli di pittura ferrarese. Negli altri ambienti del complesso monumentale si trovano, oltre agli ambienti di servizio delle Gallerie d’arte moderna e della Pinacoteca (uffici, magazzini, depositi, laboratori, …), anche il Museo del Risorgimento e della Resistenza, e gli ambienti “Ex Museo Antonioni”, attualmente utilizzati come deposito e magazzino. Il Palazzo dei Diamanti all’interno del tessuto urbano cittadino 2 L’analisi dell’attuale conformazione dell’edificio dimostra come, nel corso della sua storia, siano state apportate innumerevoli variazioni, alcune immediatamente distinguibili, altre più difficili da cogliere, se non dallo studio delle tracce superstiti e grazie ai risultati delle diverse campagne di indagini effettuate. Lo stato attuale del complesso risulta molto articolato, proprio a causa delle manomissioni e delle varianti apportate – soprattutto nel XVI secolo - all’impianto originario. I bombardamenti subiti da Palazzo dei Diamanti nel corso della secondo conflitto mondiale (1944) hanno contribuito all’ulteriore compromissione della struttura originaria, compresi crolli di intere porzioni di edificio, solo in parte riedificate. I recenti eventi sismici, che hanno colpito i territori dell’Emilia Romagna nel maggio del 2012, hanno contribuito a mettere in evidenza alcune criticità proprie dello stato “sfalsato” in cui si trova la struttura. Anche se il territorio comunale di Ferrara si trova a circa 30 km dall’epicentro delle principali scosse registrate, l’edificio - come evidenziato in seguito nella presente relazione e nello specifico elaborato “Relazione di rilievo del danno a seguito del sisma del maggio 2012” – ha riportato evidenti danni e ha evidenziato notevoli situazioni di precarietà statica, che sarebbero stati indubbiamente più rovinosi con un epicentro più prossimo al monumento. DESCRIZIONE MORFOLOGICA DEL MONUMENTO Alla base delle prime fasi di conoscenza morfologica del monumento sono state effettuate delle ricerche storiche e d’archivio, con l’obiettivo di ricostruire l’evoluzione storica dell’edificio e le principali modifiche apportate dall’impianto originario alla struttura attuale. La costruzione dell’edificio è attribuita all’ingegno dell’architetto Biagio Rossetti, su commissione di Sigismondo d’Este, fratello di Ercole I d’Este, a partire dal 1493. Vengono di seguito schematizzate le principali fasi di costruzione e modifica del complesso. Le didascalie alle diverse immagini sono state desunte dal testo: Palazzo dei Diamanti, contributi per il restauro, a cura di Carla di Francesco. Capitolo: "Il progetto originario e le modifiche del XVI secolo" a cura di Pia Kehl (Rif. Bibliografia). 3 Nel Quattrocento l'ala d'ingresso terminava a sud con un pilastro d'angolo che delimitava la decorazione a punta di diamante [...]. Estensione del blocco di fabbrica: 81,5 Piedi Ferraresi, circa 32,93 m, in lunghezza (il tetto aveva la stessa lunghezza dell'ala), 38 Piedi Ferraresi, 15,35 m, in profondità. Se confrontiamo tali misure con quelle del 1552, le uniche a noi pervenute, sapendo che il corpo di fabbrica fu ampliato a sud di circa 2 P e 4/6 più l'annesso in mattoni, possiamo affermare che si trattava dell'ala di ingresso del palazzo.[...] Se ora sottraiamo all'attuale facciata, rivestita di bugne a punta di diamante e lunga 138 P, i circa 2 P e 4/6 ottenuti con lo spostamento del pilastro più gli 81,5 P, possiamo stabilire l'estensione del corpo centrale nell'aprile del 1494. La costruzione arrivava alla sesta colonna della loggia d'ingresso partendo da sud oppure, guardando la facciata, a sinistra della finestra di destra accanto al pilastro che fiancheggia l'odierno portale principale.[...] Dal documento del 18 aprile 1494 sappiamo inoltre che accanto all'ala principale vi era una stalla, di dimensioni minori rispetto a quella del XVI secolo ma nella stessa posizione. Ad essa si affiancava un deposito per il vino del "Caneva". I lavori si protrassero per tutto l'autunno e il 14 novembre Antonio de Gregoro fu nuovamente pagato 16.10.0 ducati per due mezze basi e due mezzi capitelli. Evidentemente la facciata era stata completata fino all'angolo nord. In dicembre Fino "depictor" decorò otto camini e otto merli, dal che si deduce che il tetto era stato ultimato. Gli otto camini provano inoltre che era stata completata non solo l'ala principale ma anche il corpo di fabbrica meridionale. Nel Quattrocento l'ala d'ingresso terminava a sud con un pilastro d'angolo che delimitava la decorazione a punta di diamante; a sud si prolungava il cortiletto delle cucine, limitato dal lato lungo della stalla originale. Lungo il giardino un'ala parallela a quella dell'ingresso limitava la zona dei servizi, si interrompeva all'altezza della parete posteriore della loggetta del grande cortile, oggi suddivisa in due piani. La sua lunghezza corrisponde esattamente all'arcata con l'ultima finestra della facciata settentrionale, aggiunta in seguito. 4 All'inizio degli anni cinquanta [del XVI secolo - n.d.r.] considerevoli fondi furono destinati alla realizzazione del giardino con un nuovo sistema di scarico delle acque e un pozzo. Fu eretta anche una pergola in legno. [...] Alla fine dello stesso anno [1552, n.d.r.] furono pagati i lavori di copertura del tetto dell'intera costruzione. Il documento che riporta tutti gli elementi esistenti nel 1552, è di eccezionale valore. I dati sulla lunghezza concordano perfettamente con le misure oggi verificabili: l'ala d'ingresso è valutata 152 Piedi Ferraresi, che corrispondono alla dimensione attuale (parte bugnata e parte in mattoni). La profondità delle ali ivi riportata corrisponde alla copertura del tetto e non alla profondità dell'ala. L'ala laterale nord aveva, come quella sud una lunghezza di 70 Piedi Ferraresi, e una profondità di 46 Piedi Ferraresi, il che sta a dimostrare che a quel tempo la loggia esisteva ancora. 5 L'ultima fase della costruzione del palazzo dei Diamanti nel XVI secolo è documentata da testimonianze relative a uno stadio già avanzato dei lavori che in quel periodo riguardavano principalmente l'allestimento dei locali interni [...]. Contemporaneamente [nel 1588, n.d.r.] in giardino fu allestito un campo per il gioco della palla, per il quale a partire dal 18 maggio fu eretta una loggia a due piani, ancora oggi visibile nel giardino dietro le stalle. Questo spiazzo che si estendeva lungo i "camerini bassi" è andato purtroppo distrutto. Nel giugno dello stesso anno fu iniziata la costruzione della "Loggietta", che doveva chiudere definitivamente l'ala del giardino rimasta incompleta. Al piano terra essa portava alle stanze di Cesare, al piano superiore si apriva in un terrazzino al termine del corridoio sud. Alla fine di ottobre 1588 furono consegnate le colonne con i capitelli per la loggetta che si trovavano "dinanzi alle stanzie nove". Il periodo in cui il Palazzo venne abitato da Cesare d’Este e dalla sua consorte Virginia dei Medici - ossia dal 1586 al 1598 – è caratterizzato da una serie di interventi sia sulla struttura che sulle finiture del Palazzo, che hanno determinato in particolar modo lo stato in cui si presenta oggi. A Cesare d’Este si deve, ad esempio, la costruzione del balconcino sull’angolo sud-est dell’edificio, prima in legno (1586) poi in marmo (1594), oltre che una serie di importanti interventi di finitura e decorazione al livello del piano nobile e del piano terra. Nel 1588 furono commissionati il rifacimento della pavimentazione e del soffitto ligneo del salone d’onore al piano nobile. Contemporaneamente, e fino al 1591, si lavorò alle finiture delle due stanze principali dell’appartamento di Virginia, ossia le sale del piano nobile che si affacciano sull’attuale Corso Biagio Rossetti. Di particolare rilevanza le decorazioni e il soffitto della “sala del parto” – corrispondente alla seconda stanza dell’appartamento – e la “camera matrimoniale”, corrispondente alla terza.
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