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FRANCESCOALBERTO GIACOMETTI BORROMINI ...... Il genioL’austerità che si comemanifesta fonte diattraverso innovazione l’arte e di progettualità

Testi di Mario Botta, Maria Felicia Nicoletti, Carla Mazzarelli, Ivan Battista

L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... Introduzione

Francesco Castelli detto Borromini nasce a il 27 settembre 1599. Giovanissimo lo troviamo alla scuola del Duomo a Milano e successivamente a Roma, dove raggiunge . A Roma, fra il 1637 e il 1641, costruisce per l’Ordine dei Trinitari Scalzi il San Carlo alle , capolavoro del Barocco e perfetto esempio di inserimento di una nuova opera nel tessuto sto- rico della città. Nel 1999, la celebrazione del quarto centenario della nascita del Borromini ha visto la mobilitazione di tre città europee con eventi e apposite esposizioni: - Roma, che può pregiarsi delle opere del maestro; - Vienna, che conserva la maggior parte dei disegni all’Albertina; - e il suo lago, che ha dato i natali all’architetto. In quegli anni, inoltre, si stava costituendo l’Università della Svizzera Italiana ed è sembrato giusto che l’Accademia di architettura di Mendrisio partecipasse all’evento come segno di memoria al genio architettonico del Barocco. È stato un modo per saldare un debito di riconoscenza verso l’emigrazione di architetti e co- struttori che sono partiti da questa terra alla volta dei cinque continenti, nonché per offrire la testimonianza del nuovo impegno istituzionale del Paese attraverso l’Accademia di architettura che, probabilmente, senza il Borromini e le grandi emigrazioni, non avrebbe nemmeno avuto ragione di esistere. Abbiamo allora ideato la costruzione di uno spaccato ligneo del capolavoro gio- vanile del Borromini sul lago di Lugano: una «follia ragionata», come lo definì l’allora Consigliere di Stato, Giuseppe Buffi. Il progetto prese spunto da un’affermazione sorprendente del letterato comasco Carlo Dossi che, nelle sue Note Azzurre, afferma: «Le architetture in generale prendono il motivo dominante dalla conformazione della natura (paesaggio) che circonda l’occhio dell’artista». Abbiamo voluto verificare questa possibile «equazione». Esiste una diretta relazione fra lo spazio del paesaggio vissuto dal giovane architetto e la realtà di un’opera di architettura come il San Carlino? In che modo ha maturato e poi modellato i suoi primi sguardi fra montagne e lago? Come ha vissuto le sue prime emozioni? Come è giunto a definire i rapporti spaziali fra i volumi pieni e gli spazi vuoti? Il fascino dell’operazione di decontestualizzazione (in questo caso da Roma a Lugano) di un’architettura presenta una palese ambiguità in quanto, da un lato, si configura come una vera e propria rappresentazione (il San Carlo alle Quattro Fontane, riprodotto filologicamente partendo dal rilievo, diventa un modello, una rappresentazione), mentre dall’altro si costituisce come una nuova realtà che, costruita in scala 1:1, con un’altezza di circa 33 metri, diventa un elemento

Pag. I reale di confronto con gli edifici del fronte lago. Anonimo, Ritratto di Negli anni successivi, Borromini è «ritornato» all’Accademia di architettura di Francesco Borromini, s.d., olio su tela. Mendrisio grazie all’istituzione di una cattedra biennale di Storia dell’architet- tura che porta il suo nome. A sinistra: Mario Botta, Ricostruzione lignea del San Carlino Mario Botta in scala 1:1 sul Lago di Lugano, 1999. Architetto

III

L’austeritàL’austerità come chefonte si difa innovazionedono e diventa e di genialità progettualità ...... «Pieno di concetti, e d’invenzione»: Francesco Borromini (1599-1667)

di Maria Felicia Nicoletti*

A sinistra: Anonimo, Ritratto di Francesco Borromini, s.d., olio su tela, San Carlo alle Quattro Fontane, cm 114x88,5, Roma.

In questa pagina: Ignoto, Bissone visto dal lago, s.d., olio su tavola, cm 20x30. Francesco Borromini ...... «sì profondato e fisso in un continovo stato il suo maestro, a distanza ormai di pensare»1 quasi quarant’anni dalla sua scomparsa (Maderno era morto nel 1629), ma si trat- «[…] dato di piglio ad uno spadino, che tava di una sorta di ritorno al passato, o ei teneva a capo il letto fralle candele meglio, alle origini, condividendo entrambi benedette, con esso si trapassò il corpo quel percorso che, in anni diversi, dal lago all’in su verso la schiena, e così strana- di Lugano li aveva condotti a tentare la for- mente ferito e trapassato da quel ferro, tuna nella Città Eterna, come schiere di ti- cadde dal letto in piana terra.» cinesi prima e dopo di loro.

Così si spense, il 3 agosto del 1667, una delle Tradizione di famiglia figure più geniali e controverse della storia Francesco Castelli Borromini era nato il dell’Architettura: Francesco Borromini, tan- 27 settembre 1599 a Bissone, un villaggio to ammirato dai suoi sostenitori, quanto sul lago di Lugano annesso alla Confedera- criticato dai suoi detrattori, ma pur sempre zione svizzera dal 1515, ma ancora compre- riconosciuto e apprezzato per il suo incon- so nell’estesa diocesi di Como. testabile talento. Un fenomeno di migrazione secolare ca- Da qualche tempo era «caduto in pieno hu- ratterizzava la cosiddetta regione dei more ipocondriaco»,2 acuito dall’improvvi- Laghi, posta tra Italia e Svizzera (lago di sa morte di Fioravante Martinelli, uno dei Como, di Lugano e Maggiore), i cui abi- suoi più cari amici, con cui condivideva un tanti, spinti dal desiderio di migliorare le ambizioso progetto editoriale.3 Una grave proprie condizioni economiche e sociali, perdita che si aggiungeva alla frustrazione si trasferivano, temporaneamente o defi- causata dagli insuccessi professionali degli nitivamente, laddove il lavoro li chiamas- ultimi mesi.4 Quello «stralunar d’occhi», se, specializzandosi in particolare nelle che spaventava i suoi conoscenti, era la professioni legate al cantiere.6 Muratori, spia dell’angoscia che lo tormentava, spin- stuccatori, scalpellini, pittori e architetti, gendolo a rintanarsi in casa «in un continovo spesso membri della stessa famiglia, si or- pensare». Non riuscendo a dormire in quel- ganizzavano in efficienti imprese edili, i cui la lunga notte estiva, aveva chiesto al suo punti di forza erano la velocità e l’affidabilità assistente il lume per scrivere, ma il cate- tecnica, che ne favorirono l’affermazione gorico rifiuto, perché «il medico vuole che nel concorrenziale panorama dell’edilizia. Vostra Signoria riposi»,5 aveva trasformato Dalla Valle d’Intelvi, da Arogno, Bedano, la sua «impatienza» in disperazione, fino a Coldrerio, Maroggia, Melide, Morcote, Ro- compiere quel gesto estremo, che sembra vio, oltre che da molti altri villaggi, partiva- quasi voler opporsi a qualsiasi compromes- no numerosi operatori, a cui erano spesso so. Come del resto, senza compromessi era affidate le principali commesse, instauran- stata la sua intera esistenza, pronto addirit- do veri e propri monopoli che schiacciava- tura a sfidare il papa, la massima autorità no le maestranze locali. religiosa e politica dello Stato della Chiesa, Il paese natale di Francesco ne era un tipi- quando sentiva messa in discussione la pro- co esempio: a Bissone, infatti, dimoravano pria dignità e, soprattutto, le proprie capa- diverse famiglie che fornivano manodopera cità professionali. specializzata in numerosi cantieri europei, Nella lunga agonia che precedette la sua tra cui la famiglia Bussi (attiva in Austria, morte, con estrema lucidità dispose le sue Ungheria e Repubblica Ceca), Caratti (Re- ultime volontà: chiese, in particolare, di es- pubblica Ceca), Gaggini (Italia e Spagna), sere sepolto nella chiesa di San Giovanni Porri (Polonia, Germania e Svezia) e Ten- dei Fiorentini a Roma, nella tomba dell’ar- calla (Repubblica Ceca, Polonia e Germa- chitetto Carlo Maderno, e al nipote Bernar- nia). Restringendo ancora di più il cerchio, do, nominato suo erede, pose la condizione l’edilizia costituiva l’ambito professionale di sposare una nipote dello stesso Maderno della sua stessa famiglia:7 il padre, Giovanni per godere dell’eredità. Domenico Castelli, detto «il Bissone»,8 era Non era soltanto la manifestazione dello architetto al servizio della nobile famiglia stretto legame che lo univa a colui che era dei Visconti Borromeo. La madre Anastasia

VI L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ......

Giovanni Antonio Magini, Parte Alpestre dello Stato di Milano con il Lago Maggiore, di Lugano e di Como, carta geografica pubblicata nel 1620, cm 35,2x48,3.

faceva parte della famiglia Garvo (o Garovi), era certamente giunta nelle terre d’origine e che aveva consolidato la sua posizione eco- si può presumere che risuonasse ben viva ai nomica e sociale grazie ai due fratelli, Leone tempi di Borromini, nato tredici anni dopo, (padre di Anastasia e quindi nonno di Bor- propagandosi da Melide, il paese natale dei romini) e Francesco, apprezzati architetti Fontana, situato di fronte a Bissone, sulla nelle lontane regioni della Moravia e della sponda opposta del lago di Lugano. Boemia. Tra le numerose parentele che le- Non stupisce, quindi, che anche Francesco gavano i Garvo alle altre famiglie di artisti Borromini ereditasse la vocazione all’emi- del territorio,9 spicca quella con i Maderno, grazione e al cantiere, scegliendo di specia- residenti a Capolago, sette chilometri più lizzarsi nell’arte dell’intaglio della pietra. a sud di Bissone. Leone Garvo, cugino di La sua costituzione fisica «di grosse e ro- Francesco Borromini, era diventato, infatti, buste membra»13 ben si prestava al faticoso nipote acquisito di Carlo Maderno (1556- lavoro dello scalpellino. 1629), sposando nel 1610 Cecilia Garovaglio, figlia di Marta Maderno, sorella dell’archi- Nella Milano di San Carlo Borromeo tetto.10 Una parentela prestigiosa che avrà Per garantirsi un’adeguata formazione, già notevoli conseguenze sulla vita dei due cu- all’età di nove anni Francesco affrontò il gini e sulle loro future scelte professionali. suo primo trasferimento: dal villaggio na- Maderno non solo era uno degli architetti tio sul lago di Lugano a una delle città più più importanti di Roma, ricoprendo le mag- popolose e ricche d’Europa, Milano, capi- giori cariche della città,11 ma poteva ben tale del ducato omonimo all’epoca sotto il dirsi l’erede dei Fontana, i suoi zii Domenico dominio spagnolo.14 Vi arrivò in concomi- e Giovanni. Arrivati a Roma negli anni Ses- tanza con la canonizzazione di San Carlo santa del Cinquecento, i due fratelli si erano Borromeo (1610), la personalità cittadina progressivamente affermati nell’ambiente più influente della seconda metà del Cin- romano, fino ad assumere il controllo totale quecento, il cui spirito pastorale, animato dei cantieri pubblici durante il pontificato di da un impegno rigoroso, aveva lasciato una Sisto V (1585-1590). La carica di «architet- forte impronta non solo dal punto di vista tore principale di tutte le fabriche»,12 che il prettamente religioso, ma anche artistico papa aveva conferito a Domenico Fontana e architettonico. La sua opera riformatrice dopo la mirabolante impresa dell’erezione aveva trovato nel cugino, il cardinale Fede- dell’obelisco Vaticano in piazza San Pietro rico Borromeo, un fedele continuatore, che (1586), ne aveva sancito il primato. La sua eco si rese protagonista di una straordinaria

VII Francesco Borromini ......

Francesco Borromini, iniziativa: l’apertura della Biblioteca Am- stesso duomo, guidava una scuola di disegno Facciata dell’Oratorio brosiana (1609), una delle prime biblioteche per l’intaglio e la pratica scultorea, destinata di San Filippo Neri, disegno, pubbliche, dove il cardinale aveva raccolto alla formazione di scultori e architetti. L’at- cm 40,4x33,8. con passione codici greci, latini e volgari. tività professionale di Biffi era rivolta alla In quegli anni il matematico Muzio Oddi committenza più prestigiosa e le sue opere teneva lezioni di matematica, prospettiva spesso si prestavano a una lettura simbolica, e architettura, che si aggiungevano alla tipica dell’ambiente culturale milanese, che variegata offerta didattica della città. L’at- ebbe una notevole influenza sul suo allievo. mosfera milanese si offriva, quindi, ricca di In definitiva, il soggiorno milanese fu mol- fermenti religiosi e di stimoli intellettuali, to proficuo per Borromini e negli anni suc- che sicuramente influenzarono la perso- cessivi, quando ormai vivrà stabilmente nalità curiosa e ricettiva del giovanissimo a Roma, continuerà a identificarsi come ticinese. Anche l’ambito architettonico si mediolanense, rivendicando l’appartenenza caratterizzava per un fecondo sperimenta- alla città che ne aveva forgiato il carattere. lismo grazie alle opere di Galeazzo Alessi, Vi aveva, inoltre, acquisito una notevole abi- Pellegrino Tibaldi e Francesco Maria Ric- lità nell’intaglio del materiale lapideo e una chino. Proprio quest’ultimo lavorava nel non comune maestria nel disegno, associate cantiere del duomo, il più importante della a una profonda conoscenza dell’arte locale. città, negli anni in cui Francesco compiva il Con questo solido bagaglio era pronto ad suo apprendistato presso il rinomato scul- «andare a Roma per le grandi Cose che di tore Gian Andrea Biffi che, all’interno dello quella città sentiva a dire».15

VIII L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ......

Francesco Borromini, La formazione continua Colonna tortile per Eppure la fase formativa non era certo il ciborio dell’altare della Confessione conclusa: i monumenti dell’antica Roma e in San Pietro, 1625, del Rinascimento si offrivano allo studio penna e acquerello marrone su carta, del giovane ambizioso e assetato di sapere, cm 49,6x21,4. che aspirava a diventare architetto. Il suo motto, «Chi va dietro agli altri non li va mai d’innanzi», era una sfida all’insuperato mo- dello, Buonarroti, il cui busto farà bella mostra nella sua casa.16 Borromi- ni aveva quindi ben chiara la sua missione, che lo aveva spinto a fuggire da Milano all’insaputa dei genitori, pagandosi il viag- gio con soldi sottratti al padre (1619). Primo passo verso la meta era l’inserimen- to nell’ambiente romano, garantito, come era solito fra le maestranze ticinesi, dai parenti già presenti in città. A ospitarlo in casa sua fu proprio il cugino Leone Garvo, che lo inserì anche nel cantiere della basi- lica di San Pietro, dove ricopriva la carica di capomastro scalpellino. Come a Milano, anche a Roma Borromini ebbe la fortuna (ed evidentemente le capacità) di lavorare nel cantiere cittadino più importante, che sottopose a uno studio accurato. Mentre gli altri scalpellini, durante il

«tempo assegnato alla merenda, an- davano a mangiare o a giuocare a pia- strelle, egli entrando in quella gran Ba- silica, quivi si ponea a disegnar figure, a misurar cose d’architettura, ed altri certamente conservava disegni, contratti studj fare di quella sorta, alla quale da e perizie. Carlo, infatti, si era formato nei tutto ciò, che di stupendo si scorge per cantieri degli zii Fontana, assumendo la entro la medesima, era invitato il suo direzione dell’impresa di famiglia, quando bel genio». Domenico si era trasferito a Napoli (1594), e continuando a collaborare con Giovan- Il giovane chino sui fogli da disegno nella ni, morto pochi anni prima (1614). A ciò si vastità e nella solitudine della basilica va- erano aggiunti gli incarichi ereditati alla ticana colpì l’architetto della Fabbrica di morte di altri due architetti di primo piano San Pietro, Carlo Maderno, così come la sulla scena romana: Francesco da Volter- qualità dei suoi disegni. La parentela fa- ra (1594) e (1602).17 vorì la collaborazione fra i due ticinesi, le L’incomparabile perizia tecnica, che aveva cui esigenze si integravano perfettamente. permesso l’erezione di obelischi e colonne Per Maderno, ormai anziano e con proble- nelle piazze di Roma, la sapienza idrauli- mi di salute, l’aspirante architetto, pieno ca, necessaria per la realizzazione di ac- d’ingegno e di talento, costituiva un valido quedotti, fontane, giochi d’acqua in città e supporto nei gravosi cantieri che dirigeva. nelle ville suburbane, e, infine, le capacità D’altro canto, per Borromini la collabora- organizzative, che avevano consentito la zione con il celebre parente significava l’ac- rapida conduzione di numerosi cantieri in cesso allo studio più importante di Roma, contemporanea, depositate nello studio di che aveva gestito i cantieri più impegna- Maderno, erano a disposizione di Borro- tivi degli ultimi trentacinque anni, di cui mini, che non mancherà di farle proprie e

IX Francesco Borromini ...... applicarle nella sua futura pratica profes- svariati, tra cui apparecchi per lo studio, sionale. come l’«istromento matematico d’ottone» Ma all’esperienza maderniana, Borromini e lo «specchio da disegnare lontananza», avrebbe aggiunto il suo talento nell’inven- che rimanda agli studi sull’ottica tanto in zione, virtù che avrebbe perseguito con de- voga nel Seicento. dizione per tutta la vita, sia nel momento speculativo che pratico, pur essendo con- L’Architettura come vocazione sapevole che «nell’inventare cose nuove, Inizialmente la professione di Borromini non si può ricevere il frutto della fatica se seguì due binari paralleli, che appaiono non tardi».18 L’intenso studio teorico è te- inconciliabili tra loro: faceva lo scalpellino, stimoniato dalla sua ricchissima biblioteca, intagliando i pesanti e duri blocchi lapidei, che alla sua morte contava ben 917 libri, di- e il disegnatore, impugnando, al posto dello stribuiti fra lo studio e la camera da letto, scalpello, la matita, che muoveva con leg- superando di gran lunga non solo le biblio- gerezza sui fogli da disegno. La prima at- teche dei suoi parenti (Domenico Fontana tività per garantirsi l’indipendenza econo- aveva 96 libri e Carlo Maderno soltanto mica, la seconda per aprirsi la strada alla 23), ma tutte quelle degli architetti romani professione di architetto. suoi contemporanei.19 L’improvvisa morte del cugino Leone, a Alla lettura Borromini affiancava l’eserci- causa di un incidente nella basilica vatica- zio continuo del disegno, espressione del na (1620), determinò la sua emancipazione: suo iter creativo, con cui indagava tutte le l’anno successivo, sotto la supervisione di alternative possibili di un progetto fino a Maderno, acquistò i marmi e gli altri beni del quella risolutiva. Le sue tavole costituiva- cugino, fondando una compagnia d’impresa no, inoltre, un potente mezzo di comunica- con gli scalpellini Girolamo Novo e Bernar- zione, diretto da una parte alle maestranze, dino Daria, entrambi della diocesi di Como e riportando chiare istruzioni per la condu- già da diversi anni presenti a Roma. Qualche zione dei cantieri, dall’altra alla committen- anno dopo è documentato in diversi cantie- za, in grado di esprimere tutta la forza di- ri papali, in società con un ticinese, Batti- rompente dei suoi progetti. La cura con cui sta Castelli, e due toscani, Carlo Fancelli e confezionava i suoi disegni, che considerava Agostino Radi, svincolandosi così dall’orbita come «suoi propri figliuoli», emerge anche esclusivamente ticinese. Agostino Radi era, dai diversi attrezzi in suo possesso:20 lo tra l’altro, cognato di , «scrittoio per disegnare», «due tiralinee, un il giovane scultore, coetaneo di Borromini, puntarolo et un tocca lapis d’ottone», una che in quegli anni aveva già conquistato la «squadra di ferro grande», «una cassetta corte papale, ricevendo, tra l’altro, l’ambito con dentro diversi colori» e, soprattutto, i incarico del baldacchino bronzeo (1624) da numerosi compassi (otto di ottone «di pro- porre sotto la cupola vaticana. portione e matematica»; tre di ottone «un Regolarmente registrato come capomastro doppio e doi altri semplici»; uno «di ferro scalpellino all’Università dei Marmorari di con gran manifattura»), che costituiscono il Roma (1628),22 Borromini negli stessi anni simbolo stesso degli architetti, con cui im- forniva numerosi disegni per i cantieri di- mancabilmente si facevano ritrarre. retti da Maderno, tra cui quello della cupola Alla rappresentazione bidimensionale Bor- disegnata in grande «su nel muro» per gli romini associava, per un’ulteriore verifica operai della chiesa di Sant’Andrea della dei suoi progetti, l’uso di modelli tridimen- Valle.23 Il sodalizio professionale e umano sionali, che «facevagli di cera, e talvolta di instauratosi tra Borromini e Maderno si terra, colle proprie mani». Teneva in casa, interruppe solo con la morte di quest’ulti- infatti, una cassetta d’albuccio,21 in cui era- mo, quando ormai Borromini era pronto ad no riposti «diversi pezzi di tavolette di cera affrontare il salto per diventare architetto. da modellare», pronti all’uso. Cera e creta: Inevitabile, pertanto, la delusione quando materiali malleabili, che ben si prestavano papa Urbano VIII non lo nominò architetto a rendere le linee sinuose che caratteriz- della Fabbrica di San Pietro, in successione zano le sue opere. La sua natura curiosa lo a Maderno dopo i tanti anni di assistenza, spingeva poi a collezionare gli oggetti più preferendogli l’artista prediletto, Bernini,

X L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... pur avendo quest’ultimo ancora poca espe- et capriccioso, raro et straordinario in rienza in ambito architettonico. tutto il mondo. Questo testimoniano Fiumi d’inchiostro sono stati versati sulla le diverse nazioni, che continuamente rivalità che contrappose aspramente i due come arrivano a Roma solicitano haver geni del Seicento romano: da una parte il il suo disegno».28 brillante e versatile Bernini, adorato dai suoi committenti, dall’altra il «difficile e in- Mentre seguiva il cantiere di San Car- flessibile»24 Borromini, che minacciava di lo, Borromini diventò anche l’architetto assentarsi dal cantiere se si fossero disatte- della congregazione dell’Oratorio (1637), se le sue disposizioni, provocando talvolta fondata da san Filippo Neri, che rivestiva insanabili contrasti con la committenza. un ruolo di primo piano nella vita sociale In effetti, la concorrenza fra i due giovani e religiosa di Roma. Mantenne l’incarico ambiziosi era forse inevitabile, ma a esacer- per tredici anni, ridefinendo l’intero com- barla contribuì il contrasto che da decenni plesso filippino e instaurando una proficua nell’ambiente artistico romano contrappo- collaborazione con l’oratoriano Virgilio neva architetti con una formazione fonda- Spada, che si incaricò di redigere una pun- ta sul disegno e quelli con una formazione tuale descrizione dell’opera realizzata, a eminentemente pratica, focalizzata sul nome di Borromini, in cui si chiarivano le cantiere. Anche se il talento dimostrato scelte effettuate. da Borromini nel disegno aveva spinto lo stesso Bernini a coinvolgerlo come suo as- sistente nei suoi primi progetti, in realtà ai suoi occhi (e a quelli della sua cerchia), Borromini restava lo scalpellino lombardo erede dei Fontana, «bonissimi muratori», ma non valenti architetti, secondo il giu- dizio poco lusinghiero con cui erano stati bollati a fine Cinquecento.25 Un pregiudizio che Borromini avrebbe smentito sul cam- po, coniugando nei suoi progetti sapienza costruttiva e virtuosismo progettuale mai fine a se stesso, ma sempre rispondente alle esigenze della committenza. Fu proprio Bernini, su sollecitazione del cardinale Francesco Barberini, a racco- mandare il «nipote del Maderno»26 per la carica di architetto della Sapienza, l’Uni- versità romana (1632): il suo primo inca- rico in veste di architetto. Questa nomina gli consentì l’accesso a un raffinato circolo culturale, frequentato, tra gli altri, dal col- lezionista e antiquario Cassiano Dal Pozzo Accreditatosi sulla scena romana, le com- e dal matematico Benedetto Castelli, al- missioni prestigiose fioccarono, tra queste lievo di Galileo. Gli stimoli ricevuti, oltre a si inserirono incarichi per committenti più influenzare la sua concezione dell’architet- modesti, ma le cui opere non passeranno tura come «uno studio di matematica prati- comunque inosservate. Altri ordini reli- ca»,27 presero forma nell’eccentrica chiesa giosi, importanti cardinali, ricchi commer- di Sant’Ivo, che si poneva come un unicum cianti ed esponenti della nobiltà romana si nella storia dell’Architettura. rivolsero a Borromini per la progettazione L’unicità è l’aspetto sottolineato dai con- di chiese e conventi, imponenti palazzi e Incisore di ambito temporanei anche per la chiesa di San sfarzose cappelle, anche fuori Roma. romano, San Carlo alle Quattro Fontane, Carlo alle Quattro Fontane (1634): Il suo successo raggiunse l’apice durante 1680 post-1699 «così raro al parer di tutti che pare che il papato di Innocenzo X (1644-1655) che, a ante, acquaforte, cm 49x39,6. non si trova altra simile nello artificioso differenza del precedente (Urbano VIII) e

XI Francesco Borromini ......

XII L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... del successivo (Alessandro VII), lo preferì Ma, come facce della stessa medaglia, era a Bernini. Ottenne, infatti, la nomina di quella stessa passione che lo animava nella architetto della ricca e potente Congre- conduzione delle sue opere. La sua presen- gazione di Propaganda Fide, il coinvolgi- za quotidiana in cantiere viene ricordata in mento nelle principali commissioni papali occasione dei lavori alla cupola di Sant’Ivo: e, soprattutto, l’incarico più prestigioso «Borrominus architectus quotidie assistit».34 di tutta la sua carriera: la ricostruzione Un’assistenza che probabilmente si esten- della basilica di San Giovanni in Laterano, deva all’approvazione delle maestranze, condotta nel rispetto delle preesistenze e che avevano il gravoso compito di dare del termine improrogabile del giubileo in- forma ai suoi complessi progetti: durante detto dal papa (1650). La soddisfazione di il restauro della basilica di San Giovanni si Innocenzo X per il risultato raggiunto gli arrivò a presenziare il cantiere armati di valse il conferimento dell’Ordine di Cri- spada, finché Borromini non ottenne che i sto, che gli diede così l’onore di fregiarsi lavori fossero affidati ai suoi operai.35 Non del titolo di cavaliere, e una cospicua do- deve essere, pertanto, casuale la presenza nazione di 3000 scudi «che fu il maggior di numerosi ticinesi nei suoi cantieri, in capitale di utile, che gli diede qualche co- cui l’architetto inserirà più tardi il nipote modo al viver suo».29 Bernardo, fatto venire appositamente a In effetti, Borromini, pur vivendo degna- Roma.36 mente con i guadagni della sua professione, Dalla fase progettuale a quella esecutiva non si curò di aumentare il suo patrimo- l’attenzione, o meglio la dedizione, di Bor- nio. A differenza dei Fontana e di Mader- romini verso l’Architettura appare totale, no, che diversificarono le loro entrate sia racchiudendo il senso della sua stessa esi- con attività inerenti i cantieri edilizi (per stenza. E come Maderno aveva ammirato esempio, il trasporto dei materiali) sia con il giovane chino sui fogli da disegno nella investimenti finanziari (prestiti in società basilica vaticana, così il procuratore di San d’ufficio, luoghi di monte, censi), Borro- Carlo lo fotografa curvo sui suoi operai: mini, tranne alcuni prestiti effettuati ne- gli anni Trenta,30 si limitò a depositare i «Lui medesimo governa al murator la suoi risparmi al banco del Monte di Pietà, cuciara, driza al stuchator il cuciarino, lasciando in eredità alla sua morte 9.450 al faligname la sega, et il scarpello al scudi.31 Le sue maggiori voci di spesa era- scarpellino, al matonator la martinella, no probabilmente legate all’acquisto dei et al ferraro la lima».37 libri, dei dipinti e degli svariati oggetti con cui aveva arredato la sua casa, situata nei * Maria Felicia Nicoletti pressi della chiesa di San Giovanni dei Fio- Ricercatrice post-doc presso l’Archivio rentini, che, però, doveva essere piuttosto del Moderno (Università della Svizzera Italiana) modesta.32 Il suo abbigliamento, poi, era nell’ambito del progetto di ricerca fuori moda e sobria la sua alimentazione. L’impresa Fontana tra XVI e XVII secolo: Non si sposò, né fu un donnaiolo. Una vita modalità operative, tecniche e ruolo morigerata, dunque, apparentemente lonta- delle maestranze, finanziato dal Fondo na dagli eccessi, tutta tesa all’«arte sua, per Nazionale Svizzero. amore della quale non perdonò a fatica».33 Non mancano, però, le pagine buie: il li- cenziamento dal cantiere di Sant’Agnese (1657) o l’omicidio del canonico Marco Antonio Bussoni (1649), che, essendo sta- to sorpreso a danneggiare i marmi della basilica lateranense, fu imprigionato dagli operai, su ordine di Borromini, e picchiato fino a provocarne la morte. Episodi ricon- Ignoto, Ritratto di Carlo Maderno, ducibili alla passione per il suo lavoro, che, inizi XVII secolo, diventando talvolta incontrollabile, non olio su tela, cm 125x100. ammetteva dissensi.

XIII Francesco Borromini ......

8 Note Francesco Repishti, I Castelli: ramificazione 1 Le citazioni, se non diversamente indicato, di una famiglia. Schede, in Il giovane Borromini…, sono tratte dalla biografia scritta da Filippo op. cit., p. 83. Inizialmente anche Francesco è Baldinucci, che per la sua stesura consultò pa- identificato come Castelli, più tardi al cognome renti e conoscenti di Borromini: in Delle Notizie paterno si affianca quello di “Borromini”, che de’ Professori del disegno […], Tomo XVII, In Fi- soppianterà definitivamente il primo dagli anni renze MDCCLXXIII, Per Gio. Battista Stecchi, e Trenta del Seicento: Joseph Connors, Francesco Anton Giuseppe Pagani, pp. 61-71. Borromini: la vita (1599-1667)…, op. cit., p. 7. L’in- 2 Così ricorda il diarista Carlo Cartari: in Mar- tricata questione del doppio cognome è stata cello Del Piazzo (a cura di), Ragguagli borro- soggetta a differenti interpretazioni, v. anche: miniani. Mostra documentaria, catalogo della Marcello Del Piazzo (a cura di), Ragguagli bor- mostra, Ministero dell’Interno, Roma 1968, p. 32, rominiani…, op. cit., pp. 159-161; Francesco Repi- doc. 24. shti, I Castelli: ramificazione di una famiglia…, op. 3 Joseph Connors, Francesco Borromini: la vi- cit., in particolare pp. 83, 86. ta (1599-1667), in Richard Bösel – Christoph L. 9 Testimone di nozze dei genitori di France- Frommel (a cura di), Borromini e l’universo baroc- sco (1589) è, per esempio, Pietro Tencalla; suo co, catalogo della mostra tenuta a Roma (Palaz- padrino di battesimo è Donato Garovaglio; sua zo delle Esposizioni, 16 dicembre 1999 – 28 feb- sorella Lucrezia sposa Giulio Perlasca (1617): v. braio 2000) e a Vienna (Graphische Sammlung Marcello Del Piazzo (a cura di), Ragguagli bor- Albertina, 12 aprile 2000 – 25 giugno 2000), rominiani…, op. cit., pp. 19-20, docc. 1/a, 1/b, 2. Electa, Milano 1999, p. 18: Martinelli (1599-1667), 10 Leone è figlio di Tommaso, fratello della ma- sepolto il 24 luglio, aveva scritto una monografia dre di Borromini; sul suo matrimonio con Ceci- sul complesso della Sapienza, l’università roma- lia: Ibid., pp. 186, doc. 45; 192, doc. 55. na, da corredare con i disegni di Borromini. 11 Architetto della Fabbrica di San Pietro 4 In particolare, il mancato incarico della tom- (1602), del Tevere (1610), architetto dei Sacri ba di Innocenzo X, il più importante protettore Palazzi (1623), del Popolo romano (1623): Maria di Borromini. Una dettagliata ricostruzione del Cristina Loi, Maderno, Carlo, in DBI, vol. 67, suicidio dell’architetto e delle circostanze che Roma 2006, cons. versione online: http://www. lo provocarono: in Martin Raspe, The final pro- treccani.it/enciclopedia/carlo-maderno_(Dizio- blem. Borromini’s failed publication project and his nario-Biografico)/. 12 suicide, in «Annali di Architettura. Rivista del Giovanni Baglione, Le vite de’ pittori, scultori Centro Internazionale di Studi di Architettura et architetti. Dal pontificato di Gregorio XIII. del Andrea Palladio», n. 13, 2001, pp. 121-136. 1572. In fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 5 Sono le parole dello stesso Borromini nella 1642. Scritte da Gio. Baglione Romano e dedicate relazione dettata prima di morire: in Marcello all’Eminentissimo, e Reverendissimo Principe Gi- Del Piazzo (a cura di), Ragguagli borrominiani…, rolamo Card. Colonna, In Roma nella Stamperia op. cit., p. 30, doc. 20. L’architetto tentò il suicidio d’Andrea Fei, 1642, p. 84. Sull’invidiabile ascesa la mattina del 2 agosto, morendo il giorno dopo. dei Fontana v. in particolare Marcello Fagio- 6 Per un’ampia panoramica sul fenomeno: Ste- lo – Giuseppe Bonaccorso (a cura di), Studi sui fano Della Torre – Tiziano Mannoni – Valeria Fontana: una dinastia di architetti ticinesi a Roma Pracchi (a cura di), Magistri d’Europa: eventi, tra Manierismo e Barocco, Gangemi Editore, Ro- relazioni, strutture della migrazione di artisti e co- ma 2008 e Giovanna Curcio – Nicola Navone struttori dai laghi lombardi, Atti del Convegno, – Sergio Villari (a cura di), Studi su Domenico Como, 23-26 ottobre 1996, Nodo Libri, Como Fontana 1543-1607, Mendrisio Academy Press – 1997. Silvana editoriale, Mendrisio-Milano 2011. 7 13 Sulle origini della famiglia di Borromini: Ni- Soffermandosi sul suo aspetto fisico, Baldi- cola Navone, Le origini familiari di Francesco nucci lo definisce, inoltre, di «complessione ro- Borromini: note a margine di alcuni documenti ine- busta» e «uomo di grande e bell’aspetto». 14 diti, in Manuela Kahn-Rossi – Marco Franciolli Sul periodo milanese: Aurora Scotti – Nicola (a cura di), Il giovane Borromini. Dagli esordi a Soldini, Borromini milanese, in Il giovane Borro- San Carlo alle Quattro Fontane, catalogo della mini..., op. cit., pp. 53-75. mostra (Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 5 set- 15 Sono le parole di Bernardo, il nipote di Borro- tembre – 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999, mini, che riporta le motivazioni e le modalità del pp. 33-39. trasferimento dello zio a Roma: Heinrich Thelen,

XIV L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ......

26 Francesco Borromini. Personalità, disegni giovanili, Così viene indicato Borromini: Marcello in Il giovane Borromini…, op. cit., p. 17. Del Piazzo (a cura di), Ragguagli borrominiani..., 16 Come risulta dall’inventario redatto dopo op. cit., p. 131, doc. 197. 27 la sua morte: Marcello Del Piazzo (a cura di), Robert Stalla, L’opera architettonica di Fran- Ragguagli borrominiani…, op. cit., p. 167. cesco Borromini nel contesto politico, culturale e sto- 17 Sulla carriera di Maderno: Howard Hibbard, rico del Seicento romano, in Borromini e l’universo Carlo Maderno, a cura di Aurora Scotti Tosini, barocco…, op. cit., p. 30. Electa, Milano 2001, in particolare si fa riferi- 28 Così scrisse il procuratore generale dei Trini- mento alle pp. 51-52. tari spagnoli, committenti del complesso di chie- 18 Una delle frasi più famose di Borromini, ri- sa e convento di San Carlo. 29 portata per esempio da Rudolf Wittkower, Giovanni Battista Passeri, Vite de’ pittori Francesco Borromini: Personalità e destino, in scultori ed architetti che anno lavorato in Roma Studi sul Borromini. Atti del Convegno promosso morti dal 1641 al 1673 di Giambattista Passeri pitto- dall’Accademia Nazionale di San Luca, vol. I, De re e poeta, prima edizione, in Roma MDCCLXXII, Luca Editori d’Arte, Roma 1970, p. 33. presso Gregorio Settari libraio al Corso all’inse- 19 Anche Onorio Longhi possedeva una ricca gna d’Omero, p. 386. biblioteca, ma non se ne conosce l’esatta con- 30 Tra il 1638 e il 1639 Borromini concede tre sistenza, mentre Francesco Peparelli nel 1642 prestiti, di 200 scudi ciascuno, a cursori ponti- aveva 180 libri. Sulle biblioteche degli architetti fici, tutti restituiti nel 1641: Marcello Del Piaz- nel Seicento: Margherita Fratarcangeli, Li- zo (a cura di), Ragguagli borrominiani…, op. cit., bri sugli scaffali: architetti romani del Seicento, in pp. 25-27, docc. 13-15. 31 Giovanna Curcio – Marco Rosario Nobile – Au- Ibid., p. 34, doc. 27. 32 rora Scotti Tosini (a cura di), I libri e l’ingegno: Sulla casa di Francesco Borromini: Giuseppe studi sulla biblioteca dell’architetto (XV-XX secolo), Bonaccorso, L’abitazione di Francesco Borromini Caracol, Palermo 2010, in particolare p. 56. al vicolo dell’Agnello: ambienti, oggetti e personag- 20 Gli oggetti qui citati sono riportati nell’inven- gi, in Cristoph L. Frommel – Elisabeth Sladek (a tario redatto dopo la sua morte: Marcello Del cura di), Francesco Borromini, Atti del convegno Piazzo (a cura di), Ragguagli borrominiani…, op. internazionale Roma 13-15 gennaio 2000, Electa, cit., pp. 164, 167, 169, 175. Milano 2000, pp. 171-180. 21 33 L’albuccio è una varietà di pioppo: pioppo Così riferisce Baldinucci, Delle Notizie de’ bianco o Populus alba. Professori del disegno…, op. cit., p. 70. Particola- 22 Gli atti notarili relativi alla sua carriera di reggiate informazioni sul suo abbigliamento in: scalpellino, qui citati, sono riportati in Marcello Giovanni Battista Passeri, Vite de’ pittori scul- Del Piazzo (a cura di), Ragguagli borrominiani…, tori ed architetti…, op. cit., p. 389. 34 op. cit., pp. 22 (doc. 6), 52 (doc. 63), 56-57 (doc. 14 aprile 1652: Marcello Del Piazzo (a cura 72), 69 (doc. 94). di), Ragguagli borrominiani…, op. cit., p. 134. 23 35 Pagamenti dell’11 e 20 luglio 1622: Ibid., p. 76. Joseph Connors, Francesco Borromini: la vita 24 Per la sua «natura difficile, inflessibile» Bor- (1599-1667)…, op. cit., p. 14. 36 romini viene licenziato dal cantiere di Sant’A- Heinrich Thelen, Francesco Borromini. Perso- gnese (1657): Rudolf Wittkower, Francesco nalità, disegni giovanili, in Il giovane Borromini…, Borromini…, op. cit., p. 30. op. cit., p. 13. 25 37 Così si era espresso nel 1593 Giacomo Del- Eberhard Hempel, Francesco Borromini, edi- la Porta: Isabella Salvagni, La crisi degli anni zione italiana autorizzata con prefazione di Cor- Novanta: l’Accademia di San Luca e gli architet- rado Ricci, Società editrice d’Arte Illustrata, Ro- ti, in Studi su Domenico Fontana 1543-1607…, ma-Milano – Anton Schroll & Co, Vienna [1922?], op. cit., p. 247, che riporta anche la polemica p. 31. nell’ambiente artistico romano, oltre a: Gio- vanna Curcio, “Veramente si possono gloriare d’havere sì valentuomini”. I maestri dei Laghi e Francesco Borromini tra Corporazioni e Accade- mia in Roma all’inizio del Seicento, in Il giovane Borromini…, op. cit., pp. 194 e sgg.; Joseph Con- nors, Francesco Borromini: la vita (1599-1667)…, op. cit., p. 10.

XV Francesco Borromini ......

delle Esposizioni, 16 dicembre 1999 – 28 febbra- io 2000) e a Vienna (Graphische Sammlung Al- bertina, 12 aprile 2000 – 25 giugno 2000), Electa, Milano 1999, pp. 7-21. Curcio, Giovanna, “Veramente si possono gloria- re d’havere sì valentuomini”. I maestri dei Laghi e Francesco Borromini tra Corporazioni e Accademia in Roma all’inizio del Seicento, in Manuela Kahn- Rossi – Marco Franciolli (a cura di), Il giovane Borromini. Dagli esordi a San Carlo alle Quattro Fontane, catalogo della mostra (Museo Canto- nale d’Arte, Lugano, 5 settembre – 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999, pp. 187-208. Curcio, Giovanna – Navone, Nicola –Villari, Sergio, Studi su Domenico Fontana 1543-1607, Mendrisio Academy Press – Silvana Editoriale, Mendrisio-Milano 2011. Del Piazzo, Marcello (a cura di), Ragguagli bor- rominiani. Mostra documentaria, catalogo della mostra, Ministero dell’Interno, Roma 1968. Della Torre, Stefano – Mannoni, Tiziano – Pracchi, Valeria (a cura di), Magistri d’Europa: eventi, relazioni, strutture della migrazione di arti- sti e costruttori dai laghi lombardi, Atti del Conve- gno, Como, 23-26 ottobre 1996, Nodo Libri, Como 1997. Fagiolo, Marcello – Bonaccorso, Giuseppe (a cura di), Studi sui Fontana: una dinastia di ar- Bibliografia chitetti ticinesi a Roma tra Manierismo e Barocco, Baglione, Giovanni, Le vite de’ pittori, scultori Gangemi Editore, Roma 2008. et architetti. Dal pontificato di Gregorio XIII. del Fratarcangeli, Margherita, Libri sugli scaffali: 1572. In fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel architetti romani del Seicento, in Giovanna Curcio 1642. Scritte da Gio. Baglione Romano e dedicate – Marco Rosario Nobile – Aurora Scotti Tosini all’Eminentissimo, e Reverendissimo Principe Gi- (a cura di), I libri e l’ingegno: studi sulla biblioteca rolamo Card. Colonna, In Roma nella Stamperia dell’architetto (XV-XX secolo), Caracol, Palermo d’Andrea Fei, 1642. 2010, pp. 56-60. Baldinucci, Filippo, Delle Notizie de’ Professo- Hempel, Eberhard, Francesco Borromini, edizione ri del disegno da Cimabue in qua Libro Primo del italiana autorizzata con prefazione di Corrado decennale IV della par. I del sec. V dal MDCXXX Ricci, Società editrice d’Arte Illustrata, Roma- al MDCXL opera di Filippo Baldinucci Fiorentino Milano – Anton Schroll & Co, Vienna [1922?]. Accademico della Crusca Edizione accresciuta di Hibbard, Howard, Carlo Maderno, a cura di Au- Annotazioni dal sig. Domenico Maria Manni, Tomo rora Scotti Tosini, Electa, Milano 2001 (Carlo XVII, In Firenze MDCCLXXIII, Per Gio. Battista Maderno and Roman Architecture 1580-1630, 1971). Stecchi, e Anton Giuseppe Pagani. Loi, Maria Cristina, Maderno, Carlo, in DBI, vol. Bonaccorso, Giuseppe, L’abitazione di Francesco 67, Roma 2006, cons. versione online: http:// Borromini al vicolo dell’Agnello: ambienti, oggetti e www.treccani.it/enciclopedia/carlo-maderno_ personaggi, in Cristoph L. Frommel – Elisabeth (Dizionario-Biografico)/. Sladek (a cura di), Francesco Borromini, Atti del Navone, Nicola, Le origini familiari di Francesco Francesco Borromini, convegno internazionale, Roma, 13-15 gennaio Borromini: note a margine di alcuni documenti ine- Scaffalatura della biblioteca 2000, Electa, Milano 2000, pp. 171-180. diti, in Manuela Kahn-Rossi – Marco Franciolli alessandrina, 1667, Connors, Joseph, Francesco Borromini: la vita (a cura di), Il giovane Borromini. Dagli esordi a San disegno, Archivio di Stato, Roma, (1599-1667), in Richard Bösel – Christoph L. Carlo alle Quattro Fontane, catalogo della mostra Collezione Disegni Frommel (a cura di), Borromini e l’universo barocco, (Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 5 settembre – e Mappe, I, cart. 88, f. 583. catalogo della mostra tenuta a Roma (Palazzo 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999, pp. 33-39.

XVI L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ......

Passeri, Giovanni Battista, Vite de’ pittori scul- tori ed architetti che anno lavorato in Roma morti dal 1641 al 1673 di Giambattista Passeri pittore e po- eta, prima edizione, in Roma MDCCLXXII, pres- so Gregorio Settari libraio al Corso all’insegna d’Omero. Raspe, Martin, The final problem. Borromini’s fai- led publication project and his suicide, in «Annali di Architettura. Rivista del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio», n. 13, 2001, pp. 121-136. Repishti, Francesco, I Castelli: ramificazione di una famiglia. Schede, in Manuela Kahn-Rossi – Marco Franciolli (a cura di), Il giovane Borromi- ni. Dagli esordi a San Carlo alle Quattro Fontane, catalogo della mostra (Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 5 settembre – 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999, pp. 83-89. Salvagni, Isabella, La crisi degli anni Novanta: l’Accademia di San Luca e gli architetti, in Giovanna Curcio – Nicola Navone – Sergio Villari (a cura di), Studi su Domenico Fontana 1543-1607, Mendrisio Academy Press – Silvana editoriale, Mendrisio- Milano 2011, pp. 241-263. Scotti, Aurora –Soldini, Nicola, Borromini milanese, in Manuela Kahn-Rossi – Marco Fran- ciolli (a cura di), Il giovane Borromini. Dagli esordi a San Carlo alle Quattro Fontane, catalogo della mostra (Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 5 set- tembre – 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999, pp. 53-75. Stalla, Robert, L’opera architettonica di Fran- cesco Borromini nel contesto politico, culturale e storico del Seicento romano, in Richard Bösel – Christoph L. Frommel (a cura di), Borromini e l’universo barocco, catalogo della mostra tenuta a Roma (Palazzo delle Esposizioni, 16 dicembre 1999 – 28 febbraio 2000) e a Vienna (Graphische Sammlung Albertina, 12 aprile 2000 – 25 giugno 2000), Electa, Milano 1999, pp. 23-33. Thelen, Heinrich, Francesco Borromini. Perso- nalità, disegni giovanili, in Manuela Kahn-Rossi – Marco Franciolli (a cura di), Il giovane Borromi- ni. Dagli esordi a San Carlo alle Quattro Fontane, catalogo della mostra (Museo Cantonale d’Arte, Lugano, 5 settembre – 14 novembre 1999), Skira, Milano 1999, pp. 13-24. Wittkower, Rudolf, Francesco Borromini: Per- sonalità e destino, in Studi sul Borromini. Atti del Convegno promosso dall’Accademia Nazionale di San Luca, vol. I, De Luca Editori d’Arte, Roma 1970, pp. 17-48.

XVII

L’austeritàL’austerità come chefonte si difa innovazionedono e diventa e di genialità progettualità ...... L’influenza di Borromini nell’architettura contemporanea e nella storia dell’arte moderna

di Carla Mazzarelli*

A sinistra: Ivan Kunz, Modello ligneo dello spaccato del San Carlino realizzato sul Lago di Lugano, 2010.

In questa pagina: Museo Guggenheim, New York. Francesco Borromini ...... «Non fu punto signoreggiato dal de- Borromini, come già solamente prima di lui siderio di roba, il quale tenne sempre Michelangelo Buonarroti, somiglia all’uo- soggetto a quello della gloria […] fu il mo moderno: inquieto e a tratti ostile, ma- cavaliere Borromini degno di gran lode; linconico e solitario. «Egli era stato solito di e a lui dee molto la bell’arte dell’archi- patir molto di umore malinconico» riferisce tettura, come a quegli che non solo se ancora Baldinucci, «in processo di tem- ne valse con vario e bello stile in egregie po egli si trovò sì profondato e fisso in un fabbriche dentro e fuori della nobilissi- continuo pensare, che fuggiva al possibile ma città di Roma, ma eziandio l’esercitò la conversazione degli uomini standosene quanto altri mai con nobiltà e decoro».1 solo in casa, in nulla d’altro occupato, che nel continuo giro dei torbidi pensieri».3 Lo storico Filippo Baldinucci con queste parole tratteggiava il profilo di Francesco Un’indole che sembra quasi necessaria per Borromini nelle sue Notizie de’ Professori chi – usando le parole che Vasari aveva ado- del disegno pubblicate nel 1681 a Firenze a perato per il Buonarroti – aveva rotto «i circa vent’anni dalla morte del celebre ar- lacci e le catene delle cose», facendo «assai chitetto di origine ticinese. Il ritratto che diverso da quello che di misura, ordine e re- di Borromini ci restituisce Baldinucci è gola facevano gli uomini, secondo il comune destinato a imporsi come esemplare della uso», sovvertendo, in sostanza, come anche dignità dell’architetto: l’artista che costrui- Michelangelo ma in modo più radicale, i sce la propria fama e la propria autorità sistemi della tradizione classica e aprendo agli occhi dei contemporanei e dei posteri alle enormi potenzialità espressive delle non solo per l’alto valore degli edifici rea- nuove «fantasie» messe in campo dalle sue lizzati ma anche per la forza del pensiero «creature».4 e la fierezza del processo creativo che non si piega a compromessi di potere o di facile È peraltro lo stesso Borromini a costrui- guadagno. re quest’immagine di sé quando, secon- do quanto riportato in un episodio citato «Uomo di grande e bello aspetto, di grosse nell’Opus architectonicum, sollecitato dai e robuste membra, di forte animo e d’alti e padri oratoriani della consegna di un pro- nobili concetti»: nel profilo dell’architetto, getto per l’Oratorio dei Filippini, avrebbe secondo Baldinucci, l’alta moralità, la sobrie- risposto con parole che ribadivano la neces- tà dei costumi si uniscono all’alta coscienza sità dell’inventio prima di ogni riferimento di sé, alla consapevolezza del valore creativo a modelli di partenza: «Chi segue altri non delle proprie ideazioni al punto da temer- gli va mai inanzi. Ed io al certo non mi sarei ne la banalizzazione e strumentalizzazione posto a questa professione col fine d’esser dopo la sua morte; poco prima di togliersi la solo copista».5 vita, racconta ancora Baldinucci, egli avreb- be dato alle fiamme buona parte dei suoi di- Eppure, nonostante la strenua difesa della segni, in modo da preservarne l’originalità. propria originalità, già alla fine del XVII D’altra parte, scrive ancora lo storico, secolo, l’architettura di Borromini è, sul piano progettuale, tutt’altro che inimitata. «fu sobrio nel cibarsi e visse castamente. Una vera e propria copia architettonica che Stimò molto l’arte sua, per amor della prende a modello di riferimento la chiesa quale non perdonò a fatica […]. Custo- di San Carlino alle Quattro Fontane viene diva i propri lavori con scrupoloso ri- costruita a Gubbio, in Umbria, tra il 1662 e guardo, sicché non fu mai possibile il il 1674. Si tratta della chiesa di Santa Maria farlo disegnare a concorrenza di alcun del Prato che ripropone lo stesso impianto altro artefice. Diceva che i disegni era- geometrico della chiesa di San Carlino sep- no i suoi propri figliuoli e non voler che pur notevolmente semplificato. Sappiamo eglino andasser mendicando la lode per infatti come, sin dalla sua realizzazione, la lo mondo, con pericolo di non averla, chiesa di San Carlino ricevette visite en- come talora vedeva a quei degli altri ad- tusiaste da tutto il mondo, e che gli stessi divenire».2 Trinitari, committenti della chiesa e del

XX L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... convento, avevano chiesto a Borromini che conoscere il suo sublime talento. Or se la pianta fosse pubblicata e divulgata: anco- quel genio avesse penetrato nel midollo ra una volta il rifiuto dell’architetto che, in dell’Architettura; se si avesse dato ad vita, non pubblicò nessuno dei propri pro- emendare gli abusi non veduti da tanti getti, fu volto a custodire l’originalità della perspicaci valentuomini, acciecati dall’a- propria inventio ma, al contempo, è proprio bitudine; se fosse andato alla ricerca quest’originalità a innescarne il processo di delle vere proporzioni ancora ignote se- imitazione di lunga durata.6 condo i diversi caratteri degli edifizj, ed a migliorare i membri degli ordini, che Quella stima e quel prestigio di cui Borro- sono migliorabili, allora avrebbe scoper- mini aveva goduto in vita non furono pa- te novità profittevoli ai posteri, ed avreb- rimenti univoci nella cultura successiva, be sorpassato tutti i più cospicui suoi in particolare in quella accademica e clas- antecessori, non che il Bernini».7 sicista, trionfante nella cultura figurativa europea nel corso del XVIII secolo e per Nella visione di Francesco Milizia tale sov- buona parte dell’Ottocento. La fortuna di versione dei canoni nell’architettura di Borro- un architetto, la sua influenza nelle cultu- mini non può essere che il risultato, l’effetto, re successive si misurano anche attraverso di una deviazione del pensiero, il segno di la sua sfortuna in tempi e contesti diversi. una follia, come espresso chiaramente an- Particolarmente emblematica in tal senso che nel Dizionario delle belle arti del disegno: è infatti la voce che a Borromini dedica il «l’architettura borrominesca è un’architet- teorico dell’architettura Francesco Milizia tura alla rovescia». E ancora: «È bene vede- (1725-1798) alla fine del Settecento nel suo re quelle loro opere e abbominarle, servono Memorie degli architetti antichi e moderni, una per sapere quel che non si deve fare». Così critica severa orientata a ribadire come er- nel descrivere l’architettura di San Carlino rori, quelle che egli definisce le stravaganze alle Quattro Fontane sottolinea: e le bizzarrie dell’architettura del ticinese proprio in quanto sovversive dei canoni e «Il delirio maggiore del Borromini è la delle proporzioni dell’architettura rinasci- Chiesa di San Carlino alle Quattro Fon- mentale: tane. Tanti retti, concavi e convessi, con tante colonne sopra colonne di diversa «Il Borromini è stato uno de’ primi sagoma, e finestre e nicchie e sculture uomini del suo secolo per l’elevatezza in sì poca facciatina, son cose che fan del suo ingegno, ed uno degli ultimi per pietà. L’Oratorio de’ Padri della Chiesa l’uso ridicolo, che ne ha fatto. In Ar- Nuova ha anche la facciata mista di or- chitettura egli è stato come un Seneca bicolato e di retto: qui è tutto sconvolto nello stile letterario, ed un Marini in e alla rovescia, com’era il cervel del po- poesia. Da principio, quando copiava, vero Architetto».8 faceva bene: allorché poi si pose a far da sé, spinto da uno sfrenato amor di gloria in sorpassar il Bernini, diede, per così dire, in eresie. Ei si prefisse di rendersi eccellente colla novità. Non capì l’essenza dell’Architettura. Quindi scappò fuori quel suo modo ondula- to ed a zig zag; quella sua gran voglia d’ornare tanto lontana dalla semplici- tà, ch’è alla base della bellezza; e diede libero campo alla sua fantasia d’usare cartocci, colonne annicchiate, frontoni Ivan Kunz, Cupolino rotti, e qualunque altra stravaganza. Si del modello ligneo dello spaccato scuopre però anche nelle sue maggiori del San Carlino strambalatezze un certo non so che di realizzato sul Lago di Lugano, 2010. grande, di armonioso, di scelto, che fa

XXI Francesco Borromini ......

XXII L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... Se l’influenza di Borromini è quindi imme- […] and to produce an astonishing and unified diata e ben più ampia di quanto la cultura whole […]» in particolare la facciata di San teorica neoclassica faccia emergere, per un Carlino «embodies a conception that was of a recupero critico dell’architetto bisognerà at- great influence in the time that followed and tendere la fine dell’Ottocento quando si col- it persists in contemporary architecture».11 loca anche il recupero del Barocco come ca- In effetti, con le edizioni delle monografie tegoria stilistica. Considerato nel Settecento degli anni Venti e Trenta e la pubblicazione solo come deviazione o bizzaria in quanto di disegni e foto degli edifici borrominiani, sintomo di una decadenza della cultura rina- l’interesse per l’architetto ticinese si appro- scimentale, è con la rilettura che lo storico fondisce ulteriormente e alcune delle sue svizzero Henrich Wölfflin (1864-1945) diede intuizioni nell’ambito della composizione del Barocco come «possente manifestazione spaziale sono recuperate nelle architetture dell’arte», «come un’irresistibile forza della espressioniste e razionaliste che, seppure natura», riconoscendone la portata rivolu- da punti di vista diversi, dedicano un impor- zionaria e approfondendone le specificità tante lavoro alla morfologia curvilinea, uti- linguistiche, che si può collocare anche la ri- lizzandola per dar vita a una nuova conce- considerazione in sede storica dell’architet- zione dello spazio modellato dalle superfici tura di Borromini, che verrà, nel corso della murarie. Nell’ambito dell’architettura razio- prima metà del Novecento, spesso anche nalista particolarmente evidenti sono, per menzionata nella letteratura critica del Mo- esempio, i debiti dell’architettura di Giusep- derno come precorritrice delle istanze del pe Terragni con quella di Borromini per la linguaggio architettonico contemporaneo.9 quale l’architetto comasco nutriva una vera Tra la fine dell’Ottocento e il primo venten- passione, alimentata anche dalla comune nio del Novecento, Borromini è infatti risco- provenienza dei due artisti dalle «terre» perto nella storiografia e critica europea lombarde. Come notato da Paolo Portoghesi così come nel linguaggio formale dell’archi- (1931), riflessi borrominiani si possono così tettura, proprio in quanto «rivoluzionario», cogliere in opere di Terragni quali il Monu- difensore delle libertà espressive rispetto ai mento ai caduti di Erba, la tomba Stecchini «vincoli» del codice classico. Elementi bor- e la tomba Pirovano.12 rominiani compaiono già nell’ambito dell’ar- chitettura eclettica e in testimonianze note- Nel 1951 l’artista, critico e teorico dell’arte voli dell’architettura art nouveau; è il caso, contemporanea Gillo Dorfles (1910) nel li- per esempio, degli edifici di Victor Horta, il bro, dal significativo titolo,Barocco nell’ar- cui vocabolario architettonico ha strettis- chitettura moderna, colloca in una posizione sime analogie con quello di Borromini.10 Lo privilegiata il linguaggio architettonico di studioso Sigfried Giedion (1888-1968), par- Borromini che considera, in linea con la tendo dalle riflessioni di Wölfflin, evidenzia teoria estetica di Luciano Anceschi (1911- come alcuni temi ricorrenti nell’architettu- 1995) come «momento necessario e attiva ra di Borromini, quali l’alternarsi ritmico componente della prefazione al mondo dei vuoti e dei pieni, la reintegrazione dei contemporaneo, e vivo, e nostro».13 In anti- diversi piani in un unicum, i monumentali cipo sulle avanguardie del Novecento, l’ar- chiaroscuri e le linee sinuose che rendono chitettura di Borromini è così intesa come la pietra malleabile, facciano parte di quella precorritrice dell’opera aperta moderna. «rivoluzione quadrimensionale» dell’archi- Secondo Dorfles, come Caravaggio in pittu- tettura, destinata a trasformare la staticità ra o Bach in musica, con i suoi chiaroscuri dello spazio rinascimentale in uno spazio quasi pittorici, l’architetto ticinese modula fluido, antesignano della futura pianta libe- ritmicamente le dissonanze dello spazio, e ra. Nel Barocco e nell’architettura di Borro- diventa musicista contrappuntistico della mini in particolare si esprime così il primo pietra che si fa organismo vivo e dinamico, tentativo di una nuova interpretazione spa- infondendo movimento e flessibilità all’inte- ziale in cui l’uomo si muove in un continuum ro corpo dell’architettura

A sinistra: sequenziale ritmato da pareti ondulate che Victor Horta, non dividono lo spazio ma lo uniscono, Bor- «[…] un’architettura che non è soltan- Comics Art Museum, dettaglio, Bruxelles. romini dona così «a new power to mold space to funzione dello spazio, ma anche del

XXIII Francesco Borromini ......

XXIV L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... tempo e non può essere compresa se critico del moderno «gli avvallamenti e le non per visioni successive, come un sin- protuberanze» del Goetheanum di Steiner, golare dramma di pesi e di sostegni, di di casa Milà a Barcellona o della torre Ein- forze e di forme, di piani e di linee».14 stein a Potsdam, che «sgorga come un getto vulcanico da terra». Bruno Zevi nel 1951 a In quest’ottica le architetture avanguardisti- Roma, in occasione di una mostra dedicata che di Mendelsohn e Steiner, per esempio, a Frank Lloyd Wright a Palazzo Strozzi così come quelle di Alvar Aalto e Carlo Mol- a Firenze, accompagna l’architetto statuni- lino, rivelano una forte analogia con le archi- tense in visita anche a Roma alle archi- tetture plastiche di Borromini al punto che tetture di Sant’Ivo e San Carlino e proprio Dorfles intravide esiti neobarocchi nell’ar- Zevi avrebbe sottolineato in Architettura e chitettura organica contemporanea: Storiografia (1950) come l’interno di Sant’Ivo fosse un edificio più «moderno» di molte «[…] nell’accezione più felice di questo architetture contemporanee accostandolo termine: inteso cioè come dinamismo all’interno del Museo Guggenheim di Wright contrapposto a staticità, come modu- a New York.17 lazione plastica contrapposta a quella geometrica, come umanizzazione e or- ganicità, contrapposta alla frigida mec- canicità e all’aridità tecnica, e infine come risorta monumentalità».15

Tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta del secolo scorso la critica «militante» del movimento modernista enfatizza program- maticamente i punti di contatto tra l’anima barocca e le espressioni architettoniche, monumentali e plastiche, anticlassiche, interpreti di un’epoca e di una società in radicale trasformazione. Nel testo di Gie- dion, già citato ed edito nel 1962, l’interno della cupola di Sant’Ivo è paragonato a una scultura «dinamica» di Boccioni del In effetti un maestro del moderno come 1901;16 Bruno Zevi (1918-2000), indagando Frank Lloyd Wright vide nello spazio chiu- le matrici antiche del linguaggio moderno, so e carico di tensioni delle costruzioni ma- nel saggio omonimo pubblicato nel 1974 nieriste e barocche un principio fondante evidenzia come il movimento ascensionale della sua architettura, ma è soprattutto la che penetra ogni divisione del Sant’Ivo si comune ispirazione alla natura come prima ritrovi nella plastica torre del 1920 del pit- «maestra» per la costruzione della forma tore costruttivista russo Tatlin che cresce ad avvicinarlo alla poetica del Borrromini. vorticosamente verso l’alto, arrotolandosi L’architettura della seconda metà del Nove- su se stessa e ancora come la «parete on- cento e contemporanea hanno continuato a dulata» di Borromini sembri il diretto rife- trovare nell’architetto ticinese una fonte rimento per le moderne superfici di Alvar di ispirazione costante. Quando nel 1966 Aalto, di complessi residenziali quale Cre- Robert Venturi (1925) pubblica il volume

A sinistra: scent a Bath o dei più recenti dormitori Complexity and Contradiction in Architec- Vladimir Tatlin, studenteschi a Cambridge, dove le cesure ture accosta gli esempi delle architetture Monumento alla Terza Internazionale, improvvise di luce e ombra lasciano il po- borrominiane alle complessità relativiste 1920, copertina sto a un passaggio graduale e sinuoso dei e alla ambiguità spaziale di architetture con illustrazione tipografica, chiaroscuri, grazie a cui l’edificio monu- moderne quali quelle di Charles Moore cm 28x21,9. mentale entra in connubio con la natura; e Robert Stern. Anche in tempi recenti il

In questa pagina: le rientranze e le sporgenze del muro, con nome di Borromini è stato chiamato in cau- Norman Foster, cui l’architetto barocco dà nuova forma sa come riferimento esplicito da architetti City Hall, scala elicoidale, Londra. all’inerte pietra, richiamano alla mente del come Frank Gehry che, in occasione della

XXV Francesco Borromini ......

XXVI L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... realizzazione della Loyola Law School a anche un insegnamento annuale di alto Los Angeles, avrebbe tratto ispirazione livello nel campo degli studi umanistici diretta dalle architetture del Borromini – la Cattedra Borromini – che si assegna a visitate appositamente a Roma; così anche intervalli di due anni e prevede un ciclo di Richard Meier per il progetto della chiesa conferenze pubbliche e un insegnamento del Giubileo a Tor Tre Teste nella periferia per gli studenti a livello di Master. La pre- di Roma ha dichiarato il suo debito con l’ar- senza di un filosofo come Giorgio Agamben chitettura del ticinese.18 (a.a. 2012-2013), di un archeologo, storico dell’arte e antichista come Salvatore Settis Seppure il nome di Borromini, così fre- (a.a. 2014-2015) e infine, nell’anno corrente quentemente citato ancora nel terzo mil- (2016-2017), di uno storico dell’architettu- lennio da architetti di ogni provenienza ra come Jean Louis Cohen, ben evidenzia come motivo ispiratore e maestro indiscus- come il nome di Borromini sia associato so per originalità progettuale, rappresenti alle scienze umane, intese in senso ampio, a una prova ineludibile della lunga durata sostegno del ruolo integrante che esse han- della sua fortuna, non è nel facile riferimen- no svolto e continuano a svolgere nella crea- to o nel replicarsi più o meno consapevole zione artistica e architettonica e nel segno di un repertorio di forme «date» che risiede di quella «dignità» dell’architetto, già a suo la sua influenza ancora oggi così costante tempo menzionata da Filippo Baldinucci in e durevole. L’attualità di Borromini risiede merito all’architetto ticinese, vera misura tutta in quella coscienza intellettuale che lo del suo essere, ancora oggi, un esempio per portò a sperimentare i modelli del passato le generazioni future. sovvertendoli; una coscienza alimentata proprio da una profonda consapevolezza * Carla Mazzarelli storica e intellettuale della disciplina archi- Docente titolare, Storia e teoria dell’arte tettonica intesa in tutta la sua complessità e dell’architettura, Istituto di storia e teoria di disciplina umanistica. In occasione del dell’arte e dell’architettura, Accademia quarto centenario della nascita dell’ar- di architettura di Mendrisio. chitetto ticinese e in parallelo alla grande esposizione che in quell’occasione gli ven- ne dedicata presso il Museo cantonale di Lugano, l’architetto Mario Botta ideò una riproduzione in scala 1:1 di una sezione del San Carlino alle Quattro Fontane. Il mo- dello ligneo, svolto come lavoro d’atelier dall’Accademia di architettura di Mendrisio dell’Università della Svizzera Italiana, ven- ne collocato sul lago di Lugano. L’edificio di Borromini decontestualizzato era però al contempo riportato ai territori d’origine, a quel lago e a quel monte da cui l’architet- to di Bissone era partito prima di giungere nella capitale pontificia. Il lavoro si rivelò infatti come una delle più convincenti ri- flessioni sul significato dell’architettura di Borromini, sulla percezione dello spazio in rapporto al contesto e, in senso più ampio, avendo didatticamente coinvolto anche gli studenti di una Facoltà di architettura, sul valore della memoria storica come fonda- mento della progettazione contemporanea. A sinistra: Richard Meier, Dal 2012 l’Accademia di architettura e il suo Chiesa Dives Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’ar- in Misericordia, vele, Roma. chitettura hanno dedicato a Borromini

XXVII Francesco Borromini ......

Richard Meier, Chiesa Dives in Misericordia, visione d’insieme, Roma.

Note […]», «contiene una concezione che influenzò 1 Filippo Baldinucci, Delle Notizie de’ Professori molto il periodo successivo e che persiste nell’e- del disegno da Cimabue in qua (1681), Batelli, Fi- poca contemporanea.» Sigfried Giedion, Space, renze 1845-1847, p. 62. Time and Architecture: the Growth of a New Tra- 2 Ibidem. dition, Harvard University Press, Cambridge, 3 Ibidem. Mass., 1962., p. 79. 4 12 Giorgio Vasari, La vita di Michelangelo nelle Paolo Portoghesi, Borromini e l’architettura redazioni del 1550 e del 1568 [1550 e 1568], a cura moderna, op. cit., p. 130. 13 di Paola Barocchi, voll. 2, Ricciardi, Milano-Na- Luciano Anceschi, Le poetiche del Barocco, poli 1962, pp. 58-59. Edizioni alfa, Bologna 1963. 5 14 Francesco Borromini, Opus architectonicum, Gillo Dorfles, Barocco nell’architettura mo- a cura di Joseph Connors, Il polifilo, Milano 1998. derna, Tamburini, Milano 1951. 6 15 Joseph Connors, A copy of Borromini’s S. Carlo Ibidem. 16 alle Quattro Fontane in Gubbio, in «The Burling- Sigfried Giedion, Space, Time and Architecture, ton magazine», 137, 1995, pp. 588-599. op. cit. 7 17 Francesco Milizia, Memorie degli architetti Bruno Zevi, Architettura e storiografia: le ma- antichi e moderni, a spese Remondini, Bassano trici antiche del linguaggio moderno, Einaudi, To- 1785. rino 1974. 8 18 Id., Dizionario delle belle arti del disegno: estrat- Paolo Portoghesi, Borromini e l’architettura to in gran parte dall’Enciclopedia metodica, a spe- moderna, op. cit. se Remondini, Bassano 1797. 9 Heinrich Wölfflin, Rinascimento e Barocco: Bibliografia ricerche intorno all’essenza e all’origine dello stile Anceschi, Luciano, Le poetiche del Barocco, Edi- barocco in Italia, con 20 tavole fuori testo e 15 illu- zioni alfa, Bologna 1963. strazioni, Vallecchi, Firenze 1928. Baldinucci, Filippo, Delle Notizie de’ Professori 10 Paolo Portoghesi, Borromini e l’architettura del disegno da Cimabue in qua (1681), Batelli, Fi- moderna, in Richard Bösel – Christoph L. From- renze 1845-1847. mel (a cura di), Borromini e l’universo barocco Bellini, Rolando, Mario Botta per Borromini: il (catalogo della mostra tenutasi a Palazzo delle San Carlino sul lago di Lugano, Agorà, Varese 2000. Esposizioni a Roma nel 1999-2000) Electa, Mila- Borromini, Francesco, Opus architectonicum, a no 1999, p. 129. cura di Joseph Connors, Il polifilo, Milano 1998. 11 «una nuova forza per modellare lo spazio […] Connors, Joseph, Francesco Borromini: la vi- e per produrre un effetto stupefacente e unico ta 1599-1667, in Richard Bösel – Christoph L.

XXVIII L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ......

Frommel (a cura di), Borromini e l’universo ba- rocco (catalogo della mostra tenutasi a Palazzo delle Esposizioni a Roma nel 1999-2000) Electa, Milano, 1999. —, A copy of Borromini’s S. Carlo alle Quattro Fon- tane in Gubbio, in «The Burlington magazine», 137, 1995, pp. 588-599. Dorfles, Gillo, Barocco nell’architettura moder- na, Tamburini, Milano 1951. Giedion, Sigfried, Space, Time and Architecture: the Growth of a New Tradition, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 1962. Milizia, Francesco, Dizionario delle belle arti del disegno: estratto in gran parte dall’Enciclopedia metodica, a spese Remondini, Bassano 1797. —, Memorie degli architetti antichi e moderni, a spese Remondini, Bassano 1785. Portoghesi, Paolo, Borromini e l’architettura mo- derna, in Richard Bösel – Christoph L. Frommel (a cura di), Borromini e l’universo barocco (cata- logo della mostra tenutasi a Palazzo delle Espo- sizioni a Roma nel 1999-2000) Electa, Milano, 1999, pp. 129-137. Rossi-Kahn, Manuela – Franciolli Marco, Il giovane Borromini: dagli esordi a San Carlo alle Quattro Fontane, Skira, Milano 1999. Vasari, Giorgio, La vita di Michelangelo nelle re- dazioni del 1550 e del 1568 [1550 e 1568], a cura di Paola Barocchi, voll. 2, Ricciardi, Milano-Napoli 1962. Zevi, Bruno, Architettura e storiografia: le matrici antiche del linguaggio moderno, Einaudi, Torino 1974. Wölfflin, Heinrich, Rinascimento e Barocco: ricerche intorno all’essenza e all’origine dello sti- le barocco in Italia, con 20 tavole fuori testo e 15 illustrazioni, Vallecchi, 1928 (Renaissance und Barock: Eine Untersuchung über Wesen und Ent- stehung des Barockstils in Italien, 1888).

XXIX

L’austeritàL’austerità come chefonte si difa innovazionedono e diventa e di genialità progettualità ...... Il serpente e la lupa. Francesco Borromini da Bissone a Roma

di Ivan Battista*

A sinistra: Francesco Borromini, Cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, Roma.

In questa pagina: Anonimo, Il lupo combatte il serpente, disegno a matita su carta. Francesco Borromini ...... Se è vero che la vita è un viaggio, non c’è dub- quella della precoce «emigrazione», attive- bio che ognuno debba percorrerlo. È il viag- ranno l’alchimia del suo carattere schivo, gio a prendersi cura di noi e non il contrario.1 difficile e incline alla depressione. Al con- Ora, il viaggio si può dichiarare tale quando trario del viaggio che dona l’esperienza del è previsto un ritorno; il ritorno della vita è racconto, momento di condivisione e di co- lo status quo ante. Nella letteratura di ogni rale relazione, l’emigrazione consegna alla tempo sono stati scritti libri e romanzi che perdita «primaria» del luogo natio e alla so- hanno il viaggio come «protagonista di fon- litudine melanconica del non condivisibile: do». Dall’Odissea di Omero a Horcynus Orca ferita inenarrabile. Siamo sospinti da forze di Stefano D’Arrigo, dalla Anabasi di Se- potentissime che sfuggono alla nostra com- nofonte a Robinson Crusoé di Daniel Defoe, prensione razionale, così come sostenevano grandi autori sono stati affascinati dalla te- Arthur Schopenhauer (1788-1860) e Carl matica del viaggio. Se il viaggio non attua il Gustav Jung (1875-1961). Il genio è spesso suo ritorno diventa uno spostamento o una espressione di una sofferenza interiore: si migrazione. Il viaggio si pone alla base della è geniali perché sofferenti e non sofferenti narrazione. L’emigrazione no. Quando l’uo- perché geniali.3 La genialità si caratterizza mo era cacciatore-raccoglitore «viaggiava» anche per una sua componente «attiva» di e tornava sempre alla sua «abitazione» per azione, di movimento e di cambiamento. raccontare ciò che aveva visto e imparato Nel 1619 Francesco, a vent’anni, lascia, di con lo scopo di accrescere la conoscenza sua iniziativa questa volta, Milano e orienta per il bene comune. Quello che costituisce il il suo cammino verso Roma, la città eter- tessuto di cui si veste ogni migrante, invece, na delle grandi committenze cattolico/con- è la nostalgia e non il racconto. Dunque, il troriformiste e giammai gotico/luterane. viaggio e la sua narrazione sono terapeuti- Egli impugna il suo timone esistenziale e ci, curano. L’emigrazione, al contrario, apre per mezzo del «tradimento» della fiducia una ferita causata dalla nostalgia e dalla paterna (sembra abbia riscosso un credi- melanconia della perdita. to dovuto al padre, ma senza avergli detto nulla) punta la prua verso l’allora «Eldora- Francesco Castelli da Bissone (in arte Fran- do» degli artisti, la città del papa, la caput cesco Borromini) compie un’emigrazione e mundi. La storia dell’umanità e anche quel- non un viaggio e la intraprende a nove anni. la di ogni individuo crescono e si sviluppa- È facile supporre, allora, che anche nella no sempre per mezzo di un atto di coraggio psiche del Borromini si laceri una ferita e sovente anche attraverso un tradimento psicologica, un basic fault, una mancanza della fiducia più incondizionata. Trādĕre fondamentale per dirla con Michael Balint,2 era un verbo militare romano che voleva dalla quale origineranno la maggior parte dire: portare al cospetto del magistrato. Il dei suoi comportamenti e molte delle sue tradimento ci porta dinanzi a ciò che siamo, risposte «passionali», pregne di dolore, agli nel bene e nel male. eventi dell’esistenza; in queste risposte non Nel «tradimento» di Francesco Castelli è fuori luogo considerare anche le sue ope- possiamo intravedere una qualità del suo re architettoniche a dir poco straordinarie. carattere: l’ambizione. Ora, l’ambizione può Parte a nove anni Francesco e nel suo «tra- essere sottesa da un principio di vanità o da gitto» si ferma a Milano presso lo scultore un principio di legittima autoaffermazione. Andrea Biffi (1560-1631), conoscente del Nel caso del Borromini possiamo parlare padre. L’apprendista scalpellino Francesco con assoluta certezza di legittima autoaf- Castelli lavora alla Fabbrica del Duomo, in- fermazione. Nonostante ciò che afferma lo sieme con tante altre maestranze sotto la pseudo Sallustio: «Faber est suae quisque for- supervisione dell’architetto Francesco Ma- tunae»,4 cioè ognuno è artefice della propria ria Ricchino (1584-1658). sorte, nella vita a volte la fortuna, intesa non come destino, ma proprio come coinci- Queste esperienze lavorative «primarie» co- denza di fatti positivi o negativi, dice la sua. stituiranno le fondamenta della sbalorditiva Ci sono persone così povere che l’unica bravura dell’architetto ticinese. Le esperien- cosa che posseggono è il denaro. France- ze «primarie» psicologiche, invece, compresa sco Castelli è sempre stato «ricco»: non gli

XXXII L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... interessavano tanto i soldi quanto la pos- costituzione della sua personalità.5 La pue- sibilità di poter esprimere la propria arte ricultura e, particolarmente, la pedagogia «visionaria». La competenza accumula- moderna non sono appannaggio del seco- ta durante il suo cammino di formazione lo in cui visse Borromini. La cultura della da Bissone a Milano, da Milano a Roma è cura dell’infanzia nasce con Jean Jacques a dir poco sorprendente. Con un’avidità Rousseau e prosegue col grande Johann di sapere che è spesso caratteristica delle Heinrich Pestalozzi (due eccezionali sviz- personalità che hanno ricevuto poco nella zeri anch’essi) fino ad arrivare agli odierni vita, Francesco apprende tutto. Comin- pedagogisti. Francesco è stato immesso nel cia dal basso, fa la gavetta e impara ogni flusso del percorso di vita esterno alla fami- passaggio di una costruzione dal più umile glia quando era un bambino, probabilmente scalpellìo della pietra angolare fino ad ar- per necessità. Immaginiamo di essere dei rivare al disegno e alla progettazione di un bambini di nove anni e che, per sopravvi- intero palazzo. Sapeva fare tutto benissimo, venza, i nostri genitori ci mandino a bottega perché tutto doveva essere sotto il suo con- ad apprendere un mestiere. Ci riuscirebbe trollo per poter giungere alla realizzazione più facile capire il dolore e la sofferenza che della sua idea così come l’aveva immaginata. tale decisione potrebbe procurare: non più

Non riuscirci avrebbe potuto significare per l’alveo famigliare né l’amore della mamma, lui il fallimento e, quindi, il non riconosci- del papà o dei parenti più stretti a farci da mento del suo genio innovativo, evento fuori scudo. Cammina figlio mio, non posso garan- discussione. Perciò, era sempre presente in tirti altro che un indirizzo dove mandarti a cantiere durante i lavori per la realizzazione guadagnare di che vivere. Francesco parte dei suoi progetti e se un operaio non svol- e va a lavorare per guadagnarsi il pane. geva il compito, anche il più semplice come Chiunque avrebbe potuto fermarsi a pro- delineato nella sua mente, lo sostituiva e lo durre quanto richiesto e basta. Il nostro eseguiva da sé. Questa brama di essere rico- geniale architetto no. Reagisce. Non solo nosciuto come architetto geniale non sgor- apprende ciò che gli è stato assegnato di re- gava tanto dall’urgenza di ottenere succes- alizzare, ma guarda, scruta, confronta, as- so e gloria, piuttosto era una necessità del sorbe tutto ciò che c’è da imparare. L’animo suo animo portatore della ferita dei non del Borromini è gonfio di amarezza perché amati. Era l’amore che cercava Francesco. ha vissuto lo strappo dalle premure prima- L’amore dei suoi simili e, soprattutto, l’amore rie e la «fredda» Milano non lo soddisfa. divino. La frase che Étienne Barilier ripor- Quindi, si dirige verso Roma perché lì sa di Arnoldo Ciarrocchi, ta nel suo interessantissimo libro Francesco poter contare sull’affetto dello zio mater- Quattro vedute di Roma, piazza Borromini. Le mystère et l’éclat: «Non ha mai no, Leone Garovo. Leone lo accoglie nella Navona, 1956, sofferto di essere pagato male, ha sofferto sua dimora in vicolo dell’Angelo, tra pon- acquaforte, cm 22x31,8. di essere male amato», la dice lunga sulla te Sant’Angelo e la chiesa di San Giovanni

XXXIII Francesco Borromini ...... dei Fiorentini. «Fortuna audacibus juvat» evince facilmente quanto l’ambiente sia de- e l’audacia «malinconica» di Francesco lo terminante nel cambiare le caratteristiche aiuta davvero. Il suocero di Leone Garovo fisiche del genere umano. Il sapiens sapiens era proprio il validissimo architetto Carlo era alto, nero, ma passando all’est medio- Maderno (1556-1629, l’artefice della facciata rientale e virando a ovest in Europa perde di San Pietro, per intenderci). A Carlo vie- le sue peculiarità somatiche: si depigmen- ne presentato il ragazzo Francesco, figlio ta, la sua pelle si schiarisce, gli occhi diven- di Anastasia Garovo, sorella del genero, tano azzurri e la statura si abbassa. Se è e non passa molto tempo finché il grande vero che le tipicità dei luoghi influenzano la ingegnere costruttore si accorge della stra- formazione e lo sviluppo fisici (particolar- ordinaria predisposizione del Borromini ad mente quello cerebrale), è facile supporre apprendere tutto e benissimo, soprattut- che essi plasmino anche la costituzione to il disegno di progettazione. Tra i due si psicologica di fondo che andrà a caratteriz- istaura, nemmeno a dirlo, un rapporto che zare ulteriormente l’espressione artistica.6 non è solo professionale, ma affettivo e pro- Nella musica classica abbiamo almeno due fondo. Il fatto che Francesco ritratti il suo esempi col valzer triste del finlandese Joan testamento in punto di morte e disponga di Sibelius e con le sinfonie del norvegese essere collocato non più in San Carlino alle Edvard Grieg. Quattro Fontane, ma nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini accanto alla sepol- Bissone e le sue condizioni geo-orografiche tura di Carlo Maderno, la dice lunga sul loro e atmosferiche, insieme con una miriade di rapporto. Maderno protegge letteralmente altre suggestioni, possono aver condiziona- Borromini e gli insegna con passione ogni to il primo sviluppo psichico dello straor- competenza del mestiere, contribuendo dinario architetto ticinese. La piccola città enormemente a formare l’eccezionale bra- giace ai piedi della Sighignola, una mon- vura del giovane, facendolo diventare un tagna che sul versante svizzero si getta di vero e proprio architetto. colpo nel lago, con un salto «suicida» di cir- ca mille metri. L’ambiente è caratteristico, Il «cammin di nostra vita» è caratterizzato molto ammaliante, ma esprime al contem- dal paesaggio. Per chi non sfida l’esistenza po esasperazione e forte contrasto. Stretto ed è fermo, abbarbicato sulle proprie posi- nella morsa del lago, Bissone ha una dispo- zioni, la veduta è sempre la stessa. Forse ciò sizione planimetrica limitata, non contiene può contribuire a dare un senso di apparte- più di due grandi strade. nenza e di sicurezza; certamente, però, non elargisce stimoli dovuti al cambiamento «Le sue stradine, chiamate ‘contrade’, di visuale e alla varietà meravigliosa degli e i porticati dalle volte di pietra lungo ambienti che si vanno a incontrare. L’homo la via principale del paese, che corre sapiens sapiens nasce e si sviluppa nel corno grosso modo parallela alla riva del lago, dell’Africa orientale (Etiopia, Somalia, Eri- sono interessanti, ma non tanto da me- trea). A seguito dell’ultima glaciazione intor- ritare una visita. In realtà, il paesino no ai 25-19 mila anni fa, il clima in quella zona fa nascere una certa tensione, per non cambia e diventa più arido. I sapiens sapiens dire ansia, nel visitatore. […] Ma a dire sono ancora dei cacciatori-raccoglitori e si il vero sono le montagne che sconcerta- spostano a est in cerca di ambienti miglio- no. Torreggiano sopra il paese, pareti a ri in cui vivere. Arrivano in Medio Oriente strapiombo di nuda roccia alleggerite attraverso il lembo di Suez e più a sud pas- appena dai cipressi e dalle palme che sando per lo stretto di Bab El-Mandeb sorgono ai loro piedi. Con la loro ombra (porta del pianto) che oggi misura quasi umida, onnipresente, assediano Bissone 37 km, ma allora, a causa dell'ultima era come muti guerrieri.»7 glaciale, era largo circa 7 km. David Cara- melli, antropologo molecolare all’Università Francesco Castelli non fa eccezione alla re- di Firenze, pubblica nel 2007 su «Nature» gola. Si forma in un territorio dagli opposti un enorme studio sulla storia, l’emigrazio- esasperati, insieme aspro e lussureggiante, ne e l’evoluzione degli antichi europei ove si dove la bruma è più presente che a Napoli,

XXXIV L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... più grande e potente che è la sua creatività. Proprio tale sua formazione primaria della personalità farà confluire in un drammati- co solco esistenziale la sua vita. Man mano che il cammino gli presenta alcune situazio- ni di difficile gestione, il suo carattere lo fa reagire con veemenza e poca diplomazia. Risponde con doloroso orgoglio a ogni con- testazione, seppur lieve, dei suoi progetti e delle sue opere. La personalità abban- donica insorge male a ogni tipo di critica negativa perché la vive come se fosse una dichiarazione di allontanamento e di di- stacco. Francesco non regge la svalutazio- ne contenuta nelle critiche perché in esse

Irton e Thomas Prior, dove la gente oscilla tra l’introverso e il cor- non c’è riconoscimento e, soprattutto, non Veduta di Bissone diale, ma non è mai invadente. I suoi arti- c’è amore, cosa di cui lui è perennemente dalla strada a nord di Maroggia, 1841, giani, scalpellini e capi mastri competenti assetato. Un carattere «fumino» direbbero incisione su acciaio, e fieri, per lunghi anni contribuirono a co- i toscani, che ci ricorda la personalità «fug- cm 12,3x18,9. struire i palazzi, le chiese, le grandi opere di gitiva» di un altro grande artista barocco tutta Europa, da Vienna a Palermo, da Pra- incamminatosi anch’egli dal nord brumoso ga a Istanbul. Fu anche grazie al contatto verso la solare Roma in cerca di fortuna: con questo «orgoglio costruttivo» che si for- Michelangelo Merisi detto Caravaggio. mò il carattere di Borromini. In Proverbios y cantares della raccolta Campos de Castilla,8 Il movimento sembra la cifra comune di il poeta sivigliano Antonio Machado scrive: tanti artisti di quel periodo che con le loro «Al andar se hace camino», «il cammino si fa amorevoli mani e i loro intelletti innovato- con l’andare». La vita si svolge vivendola. ri ci hanno donato la grazia e la bellezza. Così la vita di Francesco si plasma un pas- Francesco inventa, immagina, progetta, ma- so dopo l’altro, a seguito delle sue decisioni, cina e mischia, poi compone, tira su, realizza delle sue azioni nel suo «andar». Dunque, e consegna al mondo intero sempre qual- da Milano, la città di San Carlo Borromeo, cosa che, al contempo, stordisce (poiché Francesco si mette in cammino e giunge a nuovo) ed esalta (poiché bello); appena può Roma. Qui, dopo qualche tempo cambia il ricomincia, prima che nel suo animo «met- suo cognome da Castelli in Borromini, sem- ta a neve». Il fuoco sacro della creatività è bra proprio perché il cognome Castelli a l’unico «calore» che riesce a far attaccare Roma, in quel tempo, fosse troppo diffuso. alla vita l’artista Francesco Borromini. Nel Per distinguersi, memore della sua prima, suo tragitto di vita Francesco può contare su forte esperienza milanese, sceglie di riferir- poche cose che lo tengano al caldo. La prima si a San Carlo Borromeo al quale, chissà, si in assoluto è questo «focolare creativo» al sarà appellato nei suoi momenti tristi e bui. quale può infervorare la propria anima e, su- Borromini, quindi, da «Borromeo». Tutto bito dopo, l’amore di Dio che egli non tradirà ciò che è stato il suo procedere, il suo muo- mai e che non lo abbandonerà mai, nem- versi nel mondo lo ha influenzato così come meno nell’estremo momento del disperato questo principio condiziona la vita di ognu- trapasso poiché gli concederà il tempo di no di noi. Del «percorso» di vita fan parte pentirsi e di mondarsi dal peccato di essersi anche le origini. Quelle psichiche del Bor- tolto la vita. Lavora frenetico il nostro ar- romini è accettabile pensare che fossero chitetto ticinese, indefesso, nello studio con abbandoniche. I genitori lo spingono preco- le planimetrie e i progetti vergati sulle car- cemente nel mondo e Francesco comincia te a fargli compagnia, suoi unici «figlioli». a marciare. Il nucleo abbandonico che co- Non si sposa e il sospetto di omosessualità stituisce la sua personalità, però, gli tiene che avanzano alcuni critici personalmen- compagnia, quasi fosse un paredro, una te credo non abbia corpo. Piuttosto, è più divinità minore che affianca, seduta, quella opportuno evidenziare come tutta questa

XXXV Francesco Borromini ...... iperattività, questo essere presente nelle L’iter di Francesco continua e, una volta sfide costruttive, questo non rilassarsi mai a Roma, non si ferma. Non che si muova sia tipico di alcune personalità tendenti alla più dalla città eterna, essenzialmente vi depressione. Il genio, sovente, è saturnino, rimane fino alla morte, ma il cammino del- incline alla melanconia. L’iperattivismo in- la sua creatività non conosce soste, anche novativo e visionario, possiamo asserire, si quando le committenze scarseggiano o si pone ad argine dello stato depresso, in ar- interrompono. Possiamo sostenere che, rivo o già insediato, e cerca di contenerlo. una volta arrivato nella città capitolina, il Come tutti gli innovatori, anche Francesco suo tragitto procede in loco. Non più un solo si attira il biasimo, se non proprio la rabbia, spostamento dalle fredde nebbie del nord dei suoi contemporanei, architetti più orto- al caldo sole del sud, ma tanti percorsi da dossi. Alcuni lo descrivono così: un quartiere romano all’altro. Francesco si porta dalla sua abitazione alle residen- «Infamia del nostro secolo, è un maestro ze dei committenti, il papa in primis e poi nell’arte di distruggere, manca d’ogni i cardinali e i nobili signori che apprezzano grazia sociale, la sua arte è frutto d’un il suo genio e la sua elevatissima compe- delirio, delle più inconcepibili fanta- tenza. Alcuni, avendo direttamente a che sie». fare con lui, purtroppo, gradiranno meno il suo carattere introverso e orgoglioso. Con Francesco commenta, ammonendo i lettori un po’ di fantasia, riusciamo a immaginare nella breve comunicazione dell’Opus archi- tutto il suo procedere nelle strade di Roma. tectonicum scritto da Francesco Spada a Rappresentando in rosso ogni suo muover- metà del Seicento su sua stessa ispirazione si, possiamo visualizzare una rete di linee e pubblicato postumo nel 1725: da un uscio all’altro, lungo selciati e vicoli, attraverso piazze ariose e vie ombrose. Una «[…] pregoli ricordarsi, quando talvolta tela di ragno creata dal suo andare che trac- gli paia che io mi allontani dai comuni cerà anche l’ultimo «filo» fino alla porta di disegni di quello che diceva Michelan- casa, da dove non uscirà più vivo. Una «ra- gelo prencipe degli architetti, che chi gnatela» che ognuno di noi produce, quasi segue altri non gli va mai innanzi».9 fossimo ragni di noi stessi, e nella quale o ai margini della quale ognuno terminerà il E ancora: proprio cammino, esattamente come Fran- cesco Borromini. «Ed io al certo non mi sarei posto in questa professione col fine d’esser solo Parlando in particolare del movimento, copista […] nell’inventar cose nuove non non possiamo fare a meno di rilevare che si può ricevere il frutto della fatica se non è la caratteristica principale del Baroc- tardi; siccome non lo ricevette lo stesso co. Lo troviamo sia nelle volute degli or- Michelangelo, quando nel riformare la namenti sia nei soggetti stessi, siano essi grande architettura della basilica di San architettonici, scultorei o figurativi; dalle Pietro veniva lacerato per le nuove for- facciate concave e convesse delle chiese me ed ornati, che da’ suoi emuli venivano e dei palazzi ai santi e a coloro che sono censurate, a segno che procurarono più rappresentati nelle sculture e nei quadri. volte di farlo privare della carica di ar- Non più staticità ieratica e immanenza di- chitetto di San Pietro, ma indarno: e il vina, ma azione e movimento colti nel loro tempo poi ha chiarito che tutte le cose attimo veritiero. Se Caravaggio (1571-1610) sue sono state reputate degne d’imita- è il massimo esponente barocco del moto zione e d’ammirazione. E Dio vi salvi».10 per la pittura e Bernini (1598-1680) per la scultura, Borromini lo è per l’architettura. Gli si può leggere facilmente nel pensiero e Il suo percorso architettonico anticonfor- possiamo immaginarlo parlare a se stesso mista parte sempre da basi planimetri- nella solitudine del suo studio: «Ma sarò io a che molto geometriche e ossessivamente trovare nuove soluzioni e a sconvolgere a mio precise per svilupparsi, man mano, lungo modo palazzi, chiese, cupole e basiliche». il cammino ascensionale, in movimento di

XXXVI L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... spirale. Egli si sente a proprio agio con la forma della spirale. Lo scalone elicoidale di non lascia dubbi sul fatto che sia stato Borromini a progettarlo, anche se il responsabile della committenza, Carlo Maderno, era ormai molto condizionato dal Bernini, nuovo astro nascente dell’architet- tura, ben posizionato nelle grazie papaline. Si sa che Francesco ha raccolto conchiglie per tutta la sua esistenza. Nell’inventario dei suoi beni, alla sua morte, è catalogata una grossa conchiglia «montata su un pie- distallo a forma di artiglio d’aquila».11 La spirale, in ogni cultura religiosa d’ogni genere e tempo, ha sempre simboleggiato il percorso della conoscenza dal divino all’uomo e dall’uomo al divino. Da sempre la spirale è un simbolo dell’infinito. La tecnologia dei telescopi spaziali più moderni (Hubble, Keplero) messi a disposizione della fisica astronomica ci consegna immagini sbalor- ditive del nostro cosmo. Sembra che l’uni- verso sia cominciato con un’inimmaginabile

convessità, concavità, anche di linee rette, ma a contrasto. Potremmo raffrontare al percorso di vita di Francesco l’opposizione di basi esatte e lo sviluppo del moto degli elementi architettonici lungo le facciate e le fiancate fino a giungere allo «scompiglio» delle cime, siano esse cupole o lanterne. In effetti, Borromini, partito da luoghi e azioni esplosione quale risposta alla concentrazione più rigorosi e semplici, perviene, passando parossistica della gravità in un solo punto. per la sosta meneghina, all’esplosione del- Una deflagrazione di cui si percepisce an- l’«eroticità» del Barocco romano. La sua cora il rumore. Nel 1964 Arno Penzias e arte è realizzata da una competenza logica Robert Woodrow lo scoprono e lo chiamano fuori discussione, eppure anche emotiva, «radiazione cosmica di fondo» (in acronimo che inizia da un infinito per giungere a un anglofono CMBR) e per questo ricevono il altro infinito. Un ponte con i suoi appoggi Nobel nel 1978. La nostra galassia è una spi-

In alto: sospesi nell’incommensurabile. Le lanterne rale a barra con un buco nero al centro che Ignoto, Cupola poste sulle cupole delle sue chiese, tanto sembra attiri qualsiasi cosa entri nel suo di Sant’Ivo alla Sapienza, incisione. vituperate dai suoi detrattori contempo- immenso campo gravitazionale. Un foro ranei, servono sì a illuminare l’interno, ma scuro dalla gravità inconcepibile, così po- In basso: Incisore di ambito sono caratterizzate all’esterno da ascensio- tente che non lascia sfuggire nemmeno la romano, derivazione ni a spirale; perché? È solo una soluzione luce ed è per quello che risulta totalmente da Francesco Borromini, Ornati tecnica? Perché non fare le salite ad angolo, buio; un luogo dalla forza di gravità così po- diversi nella chiesa con una torre a parallelepipedo, tra l’altro, derosa che anche lo spazio e il tempo si de- di San Carlo alle Quattro Fontane, credo, più facili da costruire? Io sono con- formano al suo interno. Tutto ciò che orbita dettaglio, secolo XVII, vinto che Borromini le realizzi proprio per- intorno a questo buco nero fino al suo «oriz- acquaforte, cm 50x37. ché la forma elicoidale delle ascese è una zonte degli eventi» è illuminato dalla luce di

XXXVII Francesco Borromini ...... infinite stelle, non è posto su un piano piat- Continua il suo andare Francesco, ma come to, ma ha una disposizione che richiama va- scrive C.G. Jung in Aion: «Quando un fatto gamente la forma di una trottola. La spirale interiore non viene reso cosciente si produ- di questa immensa trottola, che è la nostra ce fuori, come destino».13 Ciò che sancisce galassia, è un percorso a due vie: se la si la fine di Borromini, come ho cercato di guarda da una parte può essere destrogira, spiegare con questo mio scritto, ha avu- ma se la si osserva dall’altra ecco che cambia to origine nei primi accadimenti della sua verso e diventa levogira. La spirale segna vita. L’imprinting del suo carattere fu dovu- una percorrenza a due direzioni nel tempo to alla perdita e a un vuoto, conseguenza infinito, dal divino all’uomo, dall’uomo al di- di un cammino solitario cominciato troppo vino secondo l’intendimento religioso. Ecco presto. Aveva difficoltà a relazionarsi con le perché la scelta dell’innalzamento a spirale esigenze degli altri e, nel concepire la sua nelle lanterne. Perché la lanterna è lo zenit arte, era inflessibile nel mantenere le pro- della cupola. Dopo di essa c’è il firmamento, prie idee. Insofferente alle critiche altrui sede della «sapienza» della divinità celeste era costretto, invece, a vivere in un periodo e l’ascesa elicoidale porta lì, ma da lì por- storico che pretendeva ubbidienza. La sua ta anche, inversamente, al nadir dell’uma- malinconia, spesso caratteristica dei geni, na condizione, punto d’arrivo dell’amore insieme con il suo atteggiamento paranoi- di Dio. Non va dimenticato che Francesco de e sospettoso lo rendevano un personag- Borromini era cattolico credente, nominato gio scomodo con cui trattare. Possedeva anch’egli, come Gian Lorenzo Bernini, cava- un senso dell’onore accentuato, scattava liere papale del supremo Ordine di Cristo. alla pur minima allusione che tendesse a squalificarlo e manifestava sempre insoffe- «L’opera architettonica del Borromini renza a qualsiasi critica rivolta ai suoi lavo- stupisce e cattura all’istante le menti più ri. Eppure, stando a quanto sostiene padre preparate e sensibili perché è meno di- Virgilio Spada della confraternita romana stratta dagli affanni dovuti alla gestione dei Filippini della Chiesa Nuova (uno dei delle somme da richiedere, da ricevere pochi protettori di Borromini, costante nel o da mantenere. La sua architettura è suo appoggio anche nei momenti più diffi- espressione di pura concentrazione d’ar- cili dell’artista) se preso per il verso giusto, te ‘incontaminata’. Le forme delle chiese Francesco si rivela docile e gentile come e delle costruzioni edificate secondo i un cucciolo che avesse bisogno di premure. progetti dell’innovativo architetto ticine- Un’altra peculiarità del carattere del Bor- se esprimono un ragionamento contorto, romini, non ultima per importanza, era l’o- ma calcolatissimo al contempo; sovver- nestà che, insieme con la sua scarsa avidi- sivo e intollerante, ma tradizionalista tà pecuniaria, ne segna il destino. A ogni e amorevole; diffidente, ma generoso; buon conto, non dobbiamo pensare che lo emotivo, ma insieme razionale e com- stupefacente architetto ticinese fosse del posto; introverso, ma aperto alla realtà, tutto uno sprovveduto. Secondo la biogra- specie se competitiva: proprio come la fia di Francesco Borromini pubblicata nel sua personalità. Tutto ciò lo consegna 1772 da Giovanni Battista Passeri,14 France- inesorabilmente alla sua solitudine. Ha sco fa un’esperienza di disonestà altrui che scritto Bruno Zevi: ‘Il caso Borromini lo lascia sconcertato. Quando l’architetto è specifico e irripetibile: consiste nello capo della Fabbrica di San Pietro non era sforzo eroico, quasi sovrumano, di ef- più Maderno, ma Gian Lorenzo Bernini fettuare una rivoluzione architettonica (uno degli altri geni della Roma barocca) la in un contesto sociale chiuso e indispo- necessità di approvvigionamento di mar- nibile, malgrado i nuovi indirizzi della mo e di pietra per la basilica continuava a scienza. L’appiglio al tardo-antico, al essere immensa quanto la basilica stessa. gotico, a Michelangiolo non era soltanto Francesco si mette in società con Agostino un tentativo di legittimare l’eresia sotto Radi, cognato di Bernini, poiché il grande una copertura di riferimenti autorevoli, scultore affida ai due l’incarico di rifornire ma anche un modo intimo, disperato, di una ingente parte dei marmi e delle pietre cercare un interlocutore’».12 che occorrevano per adornare la magnifica

XXXVIII L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ...... chiesa dedicata al primo papa del cristiane- su Borromini e sul percorso di vita che lo simo. L’impresa, però, si dimostra non così conduce da Bissone a Roma via Milano, non vantaggiosa come avrebbe dovuto essere. resta che constatare quanto questo archi- Il carattere sospettoso di Borromini ci vol- tetto ticinese, uno dei più straordinari geni le vedere chiaro e scoprì che Gian Lorenzo costruttivi mai esistiti, abbia contribuito Bernini e Agostino Radi si erano accor- e continui tuttora, quanto meno, a salvare dati in segreto: Radi girava a Bernini una Roma con la «grande bellezza» delle sue sostanziosa parte dei profitti della società opere. Proprio al contrario di quanto av- a fronte dell’onore di procurare il marmo viene nel romanzo di Dostoevskij, la bel- all’«architetto capo di San Pietro». La bu- lezza realizzata da Francesco cura e salva. starella non è, evidentemente, un fenomeno Di fronte alle opere del Borromini, chi ha della Roma moderna. Seguendo la biografia una sensibilità artistica non può far altro del Passeri, scoperto l’inganno, Borromini che, sbigottito, abbracciarne idealmente la immediatamente e irremovibilmente «ab- splendida creatività, curandosi e metten- bandonò ogni impresa (di scultura), l’amici- dosi al riparo dal brutto mortifero. Perso- zia di Bernini, e la fabbrica di San Pietro e si nalmente dichiaro, con emozione, tutta la diede tutto all’architettura».15 Se è indiscuti- mia gratitudine per il tesoro soterico che bile che Borromini e Bernini collaborarono Francesco ci ha donato: un bene prezioso per circa nove anni, è altrettanto certo che affidatoci dalle premurose mani mosse da da allora in poi le loro strade si dividono de- un irripetibile, melanconico genio d’artista. finitivamente e diventano due «geni rivali». Benché ci tenesse molto a definirsi floren- * Ivan Battista tinus, Gian Lorenzo Bernini nasce a Napo- Psicologo, psicoterapeuta, formatore, saggista li, da madre napoletana e padre di Sesto e scrittore, già docente esperto della S.M.O. Fiorentino (Pietro Paolo, ottimo scultore (Scuola Medica Ospedaliera, Ospedale Santo anch’egli: la barcaccia a Spirito, Roma). L’ultimo dei suoi numerosi libri e il bassorilievo dell’Assunzione della Ver- porta il titolo Psicoarchitettura, Riflessioni gine Maria nella cappella paolina di Santa di uno psicologo sull’arte di costruire. Maria Maggiore sono tra le sue opere più conosciute). Entrambi con i loro appoggi (Borromini patrocinato da Carlo Maderno per lungo periodo primo architetto di San Pietro e Bernini dalla corte papale nella quale era ben introdotto il padre) ciò che fa la differenza nei loro «percorsi» artistici e nella vita sono le loro personalità: introver- so, melanconico, ostico e solitario il primo quanto estroverso, gioviale e di eccellente capacità di saper stare al mondo e di tenere le relazioni pubbliche il secondo (nella sua lunga carriera artistica Gian Lorenzo Ber- nini si relaziona con dieci papi, con alterne vicende, ma quasi sempre proficue). L’uno muore solo e suicida, a seguito del gesto disperato di essersi gettato sulla sua stessa spada, l’altro – nemmeno a dirlo – per mor- te naturale, anziano e fino all’ultimo con la voglia e la capacità di comunicare con le tante persone che gli sono attorno. Ne L’idiota di Dostoevskij, Ippolìt chiede al principe Miskin: «È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?».16 Concludendo questo bre- ve e necessariamente incompleto scritto

XXXIX Francesco Borromini ......

Francesco Borromini, Palazzo Barberini, scalone elicoidale, Roma.

Note (1725), a cura di Roberto De Benedictis, Edizioni 1 Ivan Battista, Kentauros, istinto e ragione De Rubeis, Anzio (Roma) 1993. 10 nella psicologia del motociclista, Pieraldo, Roma Marta Lonzi, Autenticità e progetto, Editoriale 1995. Jaca Book, Milano 2006, p. 12. 2 11 Michael e Enid Balint, La regressione, Raffa- Joseph Connors, Francesco Borromini: la vi- ello Cortina, Milano 1983. ta (1599-1667), in Richard Bösel – Christoph L. 3 Aldo Carotenuto, Trattato di psicologia della Frommel (a cura di), Borromini e l’universo baroc- personalità e delle differenze individuali, Raffaello co (catalogo della mostra tenutasi a Palazzo delle Cortina, Milano 1991. Esposizioni a Roma nel 1999-2000), Electa, Mila- 4 Gaius Sallustius Crispus, Appendix sallu- no 1999, p. 19. Il materiale è stato consultato nel- stiana, Fasc. 1, Epistulae ad Caesarem senem de re la versione online del saggio all’indirizzo www. publica 1,1,2, a cura di Alfons Kurfess, B. G. Teub- columbia.edu/~jc65/cvlinks/vita.html, 2000, ora ner, Leipzig 1970, 7a ed. non più disponibile. 5 12 Étienne Barilier, Francesco Borromini. Le Bruno Zevi, Attualità di Borromini, in «L’ar- mystère et l’éclat, Presses polytechniques et uni- chitettura, cronache e storia», 519, gennaio 1999. versitaires romandes, Collection le savoir suisse, Il brano è riportato anche nel mio articolo, Fran- Lausanne 2009. cesco Borromini. La melanconia del genio, pubbli- 6 Frederic Vester, Il pensiero, l’apprendimento cato sul webmagazine «Animamediatica», 8 gen- e la memoria, Giunti, Firenze 1987. naio 2015. 7 13 Jake Morrissey, Geni rivali. Bernini, Borro- Carl Gustav Jung, Aion: ricerche sul simboli- mini e la creazione di Roma barocca, Laterza, Bari smo del sé, in Opere, vol. 9**, Bollati Boringhieri, 2010, p. 37. Torino 1991. 8 14 Antonio Machado, Campos de Castilla, a cura Joseph Connors, Francesco Borromini…, op. cit. di Francisco Jose Arenas Martinez, Editorial 15 Ibidem. 16 Bruño, Madrid 2012. Fëdor Dostoevskij, L’idiota, Newton Com- 9 Francesco Borromini, Opus architectonicum pton, Roma 2010.

XL L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ......

Banconota da 100 franchi svizzeri, 7° serie, con il ritratto di Francesco Borromini sul recto.

Bibliografia Machado, Antonio, Campos de Castilla, a cura Balint, Michael e Enid, La regressione, Raffaello di Francisco Jose Arenas Martinez, Editorial Cortina, Milano 1983 (Thrills and Regressions, Bruño, Madrid 2012 (Campos de Castilla, 1912). 1959; The basic fault, Teherapeutic aspects of re- Morrissey, Jake, Geni rivali, Bernini, Borromini e gression, 1968). la creazione di Roma barocca, Laterza, Bari 2010 Barilier, Étienne, Francesco Borromini. Le (The Genius in the Design: Bernini, Borromini, and mystère et l’éclat, Presses polytechniques et uni- the Rivalry That Transformed , 2005). versitaires romandes, Collection le savoir suis- Vester, Frederic, Il pensiero, l’apprendimento e se, Lausanne 2009. la memoria, Giunti, Firenze 1987 (Denken, Lernen, Battista, Ivan, Kentauros, istinto e ragione nella Vergessen, 1975). psicologia del motociclista, Pieraldo, Roma 1995. Zevi, Bruno, Attualità di Borromini, in «L’archi- —, Francesco Borromini, La melanconia del genio, tettura, cronache e storia», 519, gennaio 1999. nel webmagazine «Animamediatica», giovedì 8 gennaio 2015. Borromini, Francesco, Opus architectonicum (1725), a cura di Roberto De Benedictis, Edizio- ni De Rubeis, Anzio (Roma) 1993. Carotenuto, Aldo, Trattato di psicologia della personalità e delle differenze individuali, Raffael- lo Cortina, Milano 1991. Connors, Joseph, Francesco Borromini: la vi- ta 1599-1667, in Richard Bösel – Christoph L. Frommel (a cura di), Borromini e l’universo ba- rocco (catalogo della mostra tenutasi a Palazzo delle Esposizioni a Roma nel 1999-2000) Electa, Milano, 1999, p. 19. Crispus Gaius Sallustius, Appendix Sallustia- na, Fasc. 1, Epistulae ad Caesarem senem de re publica, a cura di Alfons Kurfess, B. G. Teubner, Leipzig 1970, 7a ed. Dostoevskij, Fëdor, L’idiota, Newton Com- pton, Roma 2010 (Идіотъ, 1868). Jung, Carl Gustav, Tipi psicologici, in Opere, vol. 6, Bollati Boringhieri, Torino 1996 (Psycho- logische Tipen, 1921). —, Aion: ricerche sul simbolismo del sé, in Opere, vol. 9**, Bollati Boringhieri, Torino 1991 (Aion: Beiträgezur Symbolik des Selbst, 1951). Lonzi, Marta, Autenticità e progetto, Editoriale Jaca Book, Milano 2006.

XLI Francesco Borromini ......

XLII L’austerità come fonte di innovazione e di progettualità ......

A sinistra: Incisore di ambito romano, derivazione da Francesco Borromini, Ornati diversi nella chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, dettaglio, secolo XVII, acquaforte, cm 50x37.

In questa pagina: Targa affissa sulla casa di Francesco Borromini a Bissone.

Fonte delle citazioni Ringraziamenti La ricerca e la scelta delle citazioni, che corre- Si ringraziano per le immagini messe cortesemente dano la parte numerica e il retrocopertina, sono a disposizione: state curate da Myriam Facchinetti. Sono tratte – Archivio di Stato, Roma: pp. XVI, XXXVII (in da Francesco Borromini. Il mistero e lo splendore alto), per gentile concessione del Ministero per di Etienne Barilier (Edizioni Casagrande, 2011) e i Beni e le attività culturali e del Turismo, auto- da Opus Architectonicum di Francesco Borromini rizz. n. 70/2016. (Niggli, 1999). - Civica Raccolta Stampe Bertarelli, Milano: pp. VII, XI, XXXIII, XXXVII (in basso), XLII. Crediti fotografici - Comune di Bissone: p. I. parte numerica e retrocopertina - Galleria Jansonius: pp. V, XXXV. Fotografie: © Andrea Jemolo, eccetto il minimale - Mario Botta Architetti: pp. II, XVIII, XXI. a p. 13 © Tupungato. - Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano. Collezione Città di Lugano: p. XII. Crediti fotografici parte culturale - Padre Pedro Aliaga Asensio o.ss.t., Superiore dedicata a Francesco Borromini e Rettore di San Carlino: p. IV. È severamente © Andrea Jemolo: pp. XXVI, XXVIII, XXX, XL. vietata la riproduzione dell'immagine. © Banca Nazionale Svizzera, Zurigo: XLI. © BPS (SUISSE): p. XLIII. Note © ChameleonsEye / Shutterstock: p. XXV. I testi non impegnano la BPS (SUISSE) e rispec- © Foto Enrico Cano: pp. XVIII, XXI. chiano il pensiero degli autori. © Foto Andres Garcia Martin / Shutterstock: p. XIX. La BPS (SUISSE) rimane a disposizione dei de- © Foto Pino Musi: p. II. tentori dei diritti delle immagini i cui proprietari © Her Majesty Queen Elizabeth II / non sono stati individuati o reperiti, al fine di as- Royal Collection Trust, London: pp. VIII, IX. solvere gli obblighi previsti dalla normativa vigente. © Jiewsurreal: p. XXXI. © MoMA, New York: p. XXIV. © Pecold / Shutterstock: p. XXII.

XLIII Francesco Borromini ......

A CURA DI Myriam Facchinetti

EDITING Alessandra Dolci

PROGETTO GRAFICO Petra Häfliger Lucasdesign, Giubiasco