COLLANA DI STUDI E RICERCHE DELLA FONDAZIONE ALTE VIE QUADERNO N.3

ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI

TRACCE LIGURI TRA OLTREGIOGO E OLTREMARE

FORTE DI GAVI 26 SETTEMBRE 2013

VOLUME II ESPERIENZE DI RICERCA EPISODI DI FORMAZIONE

Interventi ufficiali dei partecipanti al convegno e sintesi delle tesi di laurea della sezione didattica a cura di Roberto Burlando e Paolo Stringa INTRODUZIONE DEL DOTT. DINO ANGELO ANGELINI PRESIDENTE DELLA ASSOCIAZIONE “OLTREGIOGO”

L’Associazione dei Comuni dell’Oltregiogo, che ho l’onore di presiedere, è la principale protago- nista della costituzione del Distretto Culturale e Ambientale dell’Oltregiogo , una tra le poche re- altà territoriali locali che la Regione Piemonte ha recentemente deciso di promuovere sotto questo titolo. Il Progetto Tracce, che include nei suoi programmi anche l’organizzazione di questo Con- vegno, rappresenta il primo importante risultato operativo del Distretto. Il più ampio orizzonte di lavoro consiste nel fare del patrimonio culturale dell'Oltregiogo un'occasione di sviluppo per tutto il territorio. Far crescere la consapevolezza del- l'importanza delle risorse locali, promuovere nuovi percorsi creativi, creare opportunità di oc- cupazione e nuova impresa in campo culturale. Dal momento del riconoscimento ufficiale in Di- stretto Culturale tutti gli enti e le associazioni aderenti hanno collaborato attiva- mente ed il loro impegno ha dato origine a due grandi risultati. Il primo è stato il progetto presentato nel 2011 alla Regione Piemonte sui Piani di Valorizzazione ed il secondo presentato nel 2012 alla Compagnia di San Paolo è quello a cui ci rife- riamo con questa iniziativa. . Con la mia relazione introduttiva tenterò di riflettere su alcune vicende che incro- ciano in modo evidente i destini dell’Oltregiogo e dell’Oltremare Genovese . Mi Consulente editoriale: Mario Paternostro riferisco, soprattutto, alla mobilità delle persone e delle merci, agli incroci tra Progetto grafico: Elena Menichini civiltà mediterranea e società continentali, alle consuetudini commerciali e mer- cantili, alle attività produttive e alle esemplari caratterizzazioni ambientali dei pae- saggi rurali coinvolti. Il termine “oltregiogo” definisce una realtà territoriale, politica e sociale per tanti aspetti unita e omogenea rispetto ai confini storici di terraferma della Repubblica di Genova. Lo smembramento di queste aree padane dalle competenze amministrative Realizzazione editoriale della Liguria si attua, a metà ottocento, con la riorganizzazione degli ambiti giurisdi- © De Ferrari Comunicazione S.r.l. zionali della provincia di che ne trasferisce al Piemonte la fetta più con- Via D'Annunzio, 2/3 - 16121 Genova sistente (Decreto Rattazzi del 23 Ottobre 1859). Coincide con questo “atto di Tel. 010 0986820 - 0986821 - 0986822 imperio sabaudo” la concessione assegnata, una tantum, a tutti i comuni che ne Fax 010 0986823 hanno fatto in quel momento richiesta, della facoltà di fregiarsi del titolo di Liguri [email protected] (Parodi Ligure, Gavi Ligure, , ecc) a riconoscimento ufficiale di una ge- L’editore rimane a disposizione per gli eventuali diritti sulle immagini novesità territoriale, etnica e linguista molto radicata che, infatti, tuttora sopravvive. pubblicate. I diritti d’autore verranno tutelati a norma di legge. L’obiettivo culturale di questo Convegno che è concentrato sulla evidenziazione

- 3- delle relazioni di Architettura e di Paesaggio intercorrenti da più di mille anni tra sorterie nobiliari si esplichi direttamente nella storia urbana della Repubblica e dei i territori dell’Oltregiogo, oggi piemontesi, e quelli dell’oltremare genovese rap- suoi uomini, tra medioevo ed età moderna, attraverso le contrade in città, i castelli presenta un interessante impegno di studio e di lavoro anche per la scarsa presenza in oltregiogo, i fondaci in oltremare. La mancanza di anche uno solo di questi in- di ricerche e pubblicazioni dedicate agli ampi orizzonti spaziali e temporali dell’ar- gredienti patrimoniali indica uno stato di sofferenza o una situazione di debolezza gomento. Abbondano gli studi, di interesse storico locale ma sono molto rare, in- incompatibile con lo status sociale dominante e più diffuso a Genova e in Liguria. vece, le pubblicazioni che tentano di approfondire questa più ampia dimensione Tra le presenze di maggiore diffusione territoriale e di più lunga permanenza tem- geografica e storica della diaspora ligure. porale emerge, qui in Oltregiogo, la famiglia degli Spinola con l’appartenenza, in A partire dalle prime localizzazioni medievali genovesi nel Mediterraneo Orientale modi ed epoche diverse, dei Castelli di Arquata, Belforte, , Casaleggio gli uomini dell’Oltregiogo vi sono già presenti così come ben evidenziate in atti Boiro, , , , e Lerma. Tra le tante notarili rogati in quasi tutte le basi commerciali coeve, dall’Egeo al Mar Nero. La presenze in Oltremare di questa famiglia meritano una citazione Oberto Spinola notevole diffusione di castelli, borghi murati e residenze fortificate delle principali con Oberto Doria alla guida della vittoriosa flotta genovese contro Pisa nella bat- famiglie genovesi, edificati tra medioevo e età moderna caratterizza tutto il paesaggio taglia della Meloria del 1284 e Luca Spinola, salito al dogato nel 1567, che fu pro- contemporaneo dell’Oltregiogo. Si tratta delle stesse famiglie che sono impegnate tagonista nel biennio di reggenza di una importante pacificazione in Corsica e sul mare a promuovere i commerci e gli scambi, prima verso oriente e, quindi, a prima ancora molto attivo nelle Fiandre come socio della Masseria dei Mercanti partire dalla metà del XV secolo verso occidente e i nuovi orizzonti oceanici. Genovesi. Queste localizzazioni non possono essere giustificate dalla sola motivazione strategica Ai Doria presenti in ogni angolo dell’Oltremare tra medioevo ed età moderna, di difesa dei transiti transappenninici per le merci di oltremare sbarcate nei porti molto spesso recuperando in terraferma le proprietà originarie dei .Fieschi, fanno, dal mar ligure e dirette alle mete padane e nord europee come è evidente nei in particolare, riferimento i castelli di Carrosio, Grondona, , luoghi comuni della sua storia più nota e diffusa. Io sono convinto che le principali e San Cristoforo motivazioni d'impianto vadano cercate proprio nelle sue stesse ricchezze econo- Gli Adorno protagonisti della storia dei castelli di Borgo Adorno a Cantalupo miche, ambientali e territoriali. Mi riferisco, in particolare, prima all'industria Ligure e Silvano d’Orba lasciano tracce, ancora oggi evidenti, della loro presenza metallurgica e, quindi a quella tessile da sempre favorite dalle potenzialità inesauribili in oltremare soprattutto in Spagna, Portogallo e, in particolare, nell’America del delle sue risorse. Acqua in abbondanza disponibile in tutte le stagioni dell'anno, Sud dove sono i principali attori dei primi insediamenti per la produzione e il distese sterminate di boschi, aree agricole privilegiate improponibili sul versante commercio dello zucchero a partire dai primi anni del XV secolo. marittimo della terraferma genovese, sono le risorse di base che hanno pilotato e I Malaspina (Belforte e ), i Grimaldi () e poi Marini, favorito in ogni epoca questo sviluppo. Salvago, Grillo() con tanti altri popolano l’universo castellano genovese Dalle più antiche miniere d'oro, già attive nel periodo romano, alle ferriere che lavo- dell’Oltregiogo evidenziando una realtà sociale, economica e politica in gran parte rano il minerale d’Oltremare proveniente soprattutto dall’isola d’Elba, ai molini, alle ancora da approfondire nelle sue fondamentali valenze di Oltremare. Ancora oggi segherie idrauliche per la lavorazione del legname edilizio o navale e fino alle estese molti di questi Castelli rimangono in proprietà alle grandi famiglie liguri che li configurazioni a vigneto dell'intera fascia collinare, non boscata, emerge un fortissimo hanno costruiti ed ampliati, di essi molti risultano già citati come esistenti tra XII panorama produttivo che è certamente il motivo secolare di base della maggior parte e XIII secolo. delle presenze della oligarchia e della nobiltà ligure qui in oltregiogo. Un tema di A partire dalla seconda metà del XIX secolo i nuovi ricchi genovesi portati alla ri- studio forse non completamente esplorato potrebbe essere proprio legato all'incidenza balta sociale dalle rendite della crescita industriale e dagli iperbolici sviluppi ma- di queste attività storiche nel totale delle merci e delle persone protagoniste degli in- rittimo portuali o commerciali coevi, diverranno protagonisti di ulteriori presenze terscambi tra terra e mare , tra Liguria marittima e Oltregiogo padano. residenziali e immobiliari in oltregiogo. Mi riferisco alla produzione edilizia delle Nel panorama insediativo contemporaneo dell'Oltregiogo emergono una cinquan- Ville i cui modelli tipologici richiamano quasi sempre quelli classici degli antichi tina di localizzazioni insediative maggiori legate a feudi e famiglie importanti della castelli. Torrette, cortine merlate, repertori decorativi mediati da ogni stile e da oligarchia urbana genovese. Si tratta , quasi sempre, di modelli di impianto ogni epoca sembrano voler riproporre, in chiave moderna, le stesse immagini nel strategico e abitativo raccolti intorno ad una fortezza-residenza sede della famiglia tentativo evidente di richiamare identiche situazioni di privilegio o di prestigio. feudale proprietaria di boschi, vigneti, torrenti, molini, ferriere, filande, segherie Questa realtà urbanistico-territoriale ed economico-sociale si rafforza con il mani- poste in un ben definito ambito territoriale di contorno. In un quadro strategico festarsi delle prime formule “moderne” di villeggiatura estiva attraverso un numero territoriale di ampio respiro appare chiaro come la ricchezza delle principali con- notevole di realizzazioni edilizie impiantate in tutto l'Appennino genovese, dallo

- 4- - 5- spartiacque principale, come nei casi più noti del passo dei Giovi e di quello della IL PROGETTO TRACCE Scoffera, fino alle aree classiche dell'oltregiogo come , Busalla, Arquata , A CURA DEL DOTT. ARCH. ROBERTO BURLANDO Serravalle e Torriglia. PROGETTISTA E RESPONSABILE ORGANIZZATIVO La permanenza, in chiave contemporanea, di antichissime consuetudini architet- toniche e residenziali “genovesi” mi sembra rafforzare notevolmente il tema di studio di questo convegno. Penso che le “tracce liguri” a cui si ispira possano ma- Il progetto finanziato dalla Compagnia di San turare interessanti prospettive di studio fino ad oggi scarsamente considerate o, Paolo mira a valorizzare il tema del legame tra le forse, impropriamente limitate nello spazio, nel tempo, nelle consuetudini parti- presenze architettoniche, urbanistiche e territoriali colari di civiltà che evidenziano i caratteri fondamentali della nostra storia e della dell’Oltregiogo in relazione forte e indissolubile nostra società. con il Genovesato. Il Progetto TRACCE LIGURI NELL’OLTRE- GIOGO, o meglio il Percorso, che viene presentato, riguarda la messa a sistema e rete degli eventi principali che, tra i comuni e gli enti aderenti, si svolgono nel triennio che porterà sul territorio una serie di azioni e di eventi che consentirà di aumentare il livello di coscienza e conoscenza del- l’Oltregiogo, del rapporto storico, quasi ancestrale, con il Genovesato, unendo all’organizzazione di eventi culturali e manifestazioni tematiche, l’Alta Formazione universitaria e imprenditoriale. Questo duplice binario consente di ottimizzare, nel triennio, sia momenti di animazione, sia accrescimento occupazionale e pro- fessionalità che baseranno il proprio target sul tema specifico. In questo primo anno, pertanto, sono state messe a sistema le principali manife- stazioni a tema che si svolgono nell’Oltregiogo, integrandole con eventi teatrali, culturali, aperture straordinarie di gemme del patrimonio architettonico e storico locale, che ben faranno comprendere, da subito, il forte legame indissolubile con Genova. Insieme a questi eventi, i tre temi del 2014 e del 2015, ovvero la Fotografia, la Formazione e la Summer School, nel 2013 hanno visto la luce “eventi lancio” in modo che sia possibile organizzare al meglio queste occasioni di sviluppo, con adeguata pubblicizzazione e informazione. Pertanto tre eventi itineranti ruoteranno sul territorio in modo da coinvolgerlo nella sua pienezza: la Mostra Itinerante delle Tesi di Laurea del territorio dell’Oltregiogo, patrimonio della facoltà di Architettura di Genova, ed eventi collaterali, a Lancio della Summer School 2013 per il 2014 e 2015; la Mostra Fotografica Itinerante sui Paesaggi costruiti dell’Oltregiogo, ed eventi collaterali, a Lancio del Concorso Fotografico del 2014 e del 2015; i due Week End formativi riservati al mondo del lavoro legato all’architettura ed all’artigianato dei materiali d’architettura, con le fortissime influenze genovesi che

- 6- - 7- hanno generato la tipologia costruttiva locale, saranno l’evento che proietterà al pianto architettonico, sia pittorico, nella caratteristica disposizione urbanistica 2014 e al 2015 quando gli week end formativi saranno organizzati insieme al delle case e dei caruggi genovesi, nelle fortificazioni erette a difesa dei possedimenti mondo imprenditoriale edile ed artigianale in modo da coinvolgere le aziende e e dei territori. gli artigiani locali che potranno riappropriarsi di saperi antichi. L’Associazione Ol- Per quanto riguarda l’ARTE SACRA E PROCESSIONI, la tradizione delle pro- tregiogo è costituita con scrittura privata e i soci sono 13, dell’area della bassa Pro- cessioni accompagnate dai cristi è ampiamente diffusa nell’Oltregiogo come nella vincia di Alessandria. L’Associazione viene costituita nel 2000 da undici Comuni vicina Liguria. Portare i cristi lignei ornai da ricchi intagli e fastosi ornamenti della Val Lemme e Alto Ovadese, alla compagine si aggiungeranno in seguito altri floreali fu una tradizione introdotta dalle confraternite fin dal tardo medioevo, le Comuni. E’ Ente capofila del Distretto Culturale dell’Oltregiogo riconosciuto cosiddette casacce, situate a Genova e nelle zone di influenza della Repubblica di dalla Regione Piemonte al quale aderisco altri Comuni, la Provincia e il Parco di Genova. Nate per rivivere la Passione di Cristo, la casacce introdussero la tradizione Capanne di Marcarolo. del cristezante, i confratelli impegnati a portare il crocifisso nelle processioni. TRACCE LIGURI NELL’OLTREGIOGO mira a valorizzare elementi architettonici, In ultimo le FIERE DI CAMBIO sorsero nel XII secolo accanto a quelle delle urbanistici e di arti cosiddette minori, mettendo in luce il patrimonio storico-archi- merci come loro naturale evoluzione, in conseguenza del crescente afflusso di mo- tettonico e paesaggistico e i tratti della cultura immateriale dell’Oltregiogo che ri- nete diverse e per la crescente difficoltà dei pagamenti a distanza. La Fiera del mandano all’influenza genovese, attraverso la promozione di un prodotto turistico Cambio di Novi venne istituita da Genova nel 1621 e raggiunse una grande noto- omogeneo, fortemente orientato a criteri di sostenibilità, innovazione, qualità. rietà divenendo una delle principali d’Europa. In prossimità della Fiera nacquero Il territorio in oggetto, l’Oltregiogo, pur appartenendo amministrativamente alla numerose zecche nel territorio dell’Oltregiogo; ve ne furono ad , Provincia di Alessandria, è da sempre legato alla cultura ed influenza Genovese sia Tassarolo, e . nelle espressioni materiali del costruito, sia nelle tradizioni, come pure nel dialetto Il principale obiettivo del Progetto TRACCE LIGURI NELL’OLTREGIOGO è e nelle mappe culturali di riferimento. certamente quello della Messa in Rete dei beni storico-architettonici, attraverso Il termine Oltregiogo (ultra jugum) è usato nella memorialistica storica e nella do- l’organizzazione di nuove manifestazioni culturali, l’implementazione e la qualifi- cumentazione archivistica di area genovese per indicare il territorio a cavallo del- cazione di quelle esistenti, la realizzazione di itinerari e pacchetti d’offerta e la l’Appennino ligure e piemontese. Questa terra appartenne per secoli ai domini di qualificazione la consapevolezza di un territorio unitario ed unito sui tre temi terraferma della Repubblica di Genova oppure a feudi concessi dal Sacro Romano principali storico-culturali che legano l’Oltregiogo. Impero alle famiglie patrizie genovesi. Nel dettaglio il progetto mira a: Funzionando come spazio difensivo a fronte delle ricorrenti aggressioni di eserciti pro- I recuperare e valorizzare i tratti della cultura materiale e immateriale dell’Oltre- venienti dalla pianura, l’Oltregiogo fu senz’altro un territorio di grande importanza giogo che rimandano allo stretto rapporto che per secoli ha legato questa terra per Genova. Non a caso in quest’area venne costruito l’imponente Forte di Gavi, a Genova; perno della strategia difensiva della Repubblica genovese. Oltre che per ragioni difensive, II migliorare la fruibilità dei beni oggetti d’intervento attraverso la creazione di l’Oltregiogo era inoltre apprezzato dalle casate genovesi come luogo di soggiorno nei nuovi servizi; mesi estivi: l’intera area è infatti disseminata di ville nobiliari in aperta campagna. Novi III favorire la cooperazione tra i principali attori del territorio (Comunali, Asso- Ligure era inoltre sede di una delle Fiere di cambio che, a quel tempo, si tenevano pe- ciazioni culturali, Università, ecc.) riodicamente in tutta Europa. La Fiera venne istituita dai genovesi nel 1621. L’influenza IV promuovere la valorizzazione economica e sociale delle risorse culturali e am- genovese ha lasciato tracce evidenti nei beni storico architettonici, nel dialetto e nel- bientali dell’Oltegiogo attraverso la realizzazione di sinergie con le strutture ri- l’etimologia di molte parole, come pure nella cucina tradizionale. cettive e le associazioni culturali presenti ed operanti sul territorio, in modo da iniziare un percorso di consapevolezza e legame col territorio identitario; Il progetto mira a recuperare e valorizzare le testimonianze dello stretto V promuovere forme di collaborazione con le realtà del territorio e con i giovani ed legame che per secoli ha unito l’Oltregiogo a Genova attraverso l’organizza- il mondo del lavoro, coinvolgendolo in maniera diretta nelle fasi esecutive del zione di 3 iniziative culturali: il Festival dell’Architettura; l’Itinerario dell’Arte progetto, al fine di contribuire alla creazione di nuove opportunità di lavoro; Sacra e delle Processioni, la Fiera di Cambio. Per quanto riguarda l’ARCHITETTURA LIGURE NELL’OLTREGIOGO, nu- Il Festival dell’Architettura consente di organizzare una serie di eventi tematici merosi sono gli influssi dell’arte e dell’architettura ligure nell’Oltregiogo, partico- in modo che, al termine del periodo individuato, tutto il territorio sia stato larmente evidenti nei palazzi nobiliari, di chiara derivazione genovese sia nell’im- coinvolto e partecipato agli eventi ed all’illustrazione di ogni caratteristica intrinseca

- 8- - 9- del progetto. Gli eventi non dovranno mai sovrapporsi, sia temporalmente che te- dialetto e di parole genovesi, si mischia nei secoli. Oltregiogo Letteratura, che si maticamente; dovranno invece prendere vita l’uno dall’altro, per continuare un svolge ormai da anni ed ha un carattere ed una rilevanza regionale, si fonde con il percorso di conoscenza e valorizzazione dove ogni tipicità concorre all’identificazione progetto Tracce, divenendone la “gamba” narrante del percorso legato a Genova. di un territorio unitario. Uno degli eventi clou è La Summer School che coinvolgerà tutto il territorio. Gli Quindi la mostra fotografica ed il concorso illustreranno il territorio, gli weekend studenti troveranno alloggio il primo anno a Voltaggio ed il secondo a Rocca Gri- formativi lo accresceranno di capacità e di professionalità cercando di realizzare malda. Si verificherà la possibilità di organizzare fino a due settimane, con gruppi un percorso di professionalità legate al territorio ed al suo valore storico architet- di 20 studenti, che potranno girare il territorio al fine di conoscerlo appieno e di tonico, gli eventi e le rappresentazioni, teatrali, musicali e rievocative, consentiranno sviluppare progetti coerenti con le necessità. di partecipare e di accrescere il percorso partecipativo e identitario dell’Oltregiogo. Le aulee studio si alterneranno tra San Cristoforo, il Parco, Voltaggio, Arquata, Per quanto riguarda gli eventi, essi si divideranno in due filoni: il primo riguarda Parodi, Rocca Grimalda, Grondona e Novi. le aperture straordinarie di beni ed elementi storico-architettonici rilevanti per il I Weekend formativi in mestieri antichi, permetteranno di recuperare l’antica territorio, il secondo riguarda la realizzazione di eventi a tema che abbiano il arte dell’artigianato legato all’architettura genovese. I maestri individuati dalle as- legame con le tracce genovesi nell’architettura, come motivo trainante. sociazioni di categoria e dall’esperienza imprenditoriale locale, permetterà di orga- Le aperture straordinarie toccheranno la Chiesa di Santa Limbania a Rocca Gri- nizzare diverse giornate concentrate sull’arte della lavorazione della pietra, del malda, il convento di San Remigio a Parodi Ligure, le corti del Borgo di Parodi ferro in architettura, della falegnameria per tetti e coperture con taglio ad ascia, Ligure, la Pinacoteca ed i Palazzi nobiliari di Voltaggio, i Palazzi nobiliari di Novi decoratori di facciate dipinte e maestri muratori capaci di voltare e di cerchiare le Ligure ed Arquata, i Palazzi e le corti di Castelletto d’Orba, il Torchio delle Noci mura. Per il 2013 sono stati organizzati due corsi, tenuti da maestranze locali, ri- e la Chiesa di Sant’Innocenzo a Castelletto d’Orba e il Forte di Gavi. guardanti il ferro battuto e la decorazione di facciata utilizzando come proscenio Per quanto riguarda gli eventi, diverse saranno le manifestazioni sul territorio che rea- gli eventi già organizzati nell’ambito di Arquatrà, comune di Arquata, e a Novi Li- lizzeranno un filone di eventi legati dal tema principe delle Trace del Genovesato: gli gure. Nel 2014, saranno organizzati corsi legati alla lavorazione della pietra e la Antichi Mestieri di Parodi Ligure, all’interno del quale si potranno visitare i cortili decorazione di facciata. Nel 2015 i corsi si concentreranno sul legno e sulla mura- dei palazzi genovesi, dove la vita quotidiana viene riproposta con pesonaggi in co- tura. In abbinamento ai corsi sarà possibile visitare i cantieri che intervengono su stume e rievocazioni. La vita quotidiana e l’architettura dei Palazzi del Borgo e dei ca- progetti di recupero e riqualificazione di borghi nell’ottica del mantenimento dei ruggi, ripropone bene il legame con Genova, anche nel quotidiano. La manifestazione materiali storici locali, legati alla cultura del Genovesato. sarà anche il lancio per la Summer School e per i temi dell’Università di Genova. I corsi saranno in collaborazione con le scuole edili e le associazioni di categoria, Altra manifestazione è Un Giorno nel Borgo, dove il ricetto di San Cristoforo ha oltre alle aziende e imprese locali. rivissuto le antiche lavorazioni del ferro, del legno, del “voltare in pietra e mattone” e della decorazione in facciata, tutte lavorazioni che verranno condotte all’interno del- l’evento organizzato negli spazi di lavoro del Castello di San Cristoforo, splendido esempio di architettura fortificata e di borgo incastellato, di matrice genovese. Altri due eventi, tra gli altri, sono messi in rete, per evidenziare bene il rapporto con Genova: la Fiera di San Bartolomeo, dove il borgo lineare di Arquata si aprirà al pubblico e sarà possibile vedere i palazzi e gli atri rivolti alla comunità, ben diversi dal resto dell’urbanistica dell’Oltregiogo fatta di borghi arroccati, ma perfettamente Ge- novese nell’impostazione urbana in rapporto alla lineare strada principale. Il secondo evento è l’estemporanea di pittura di Voltaggio, dove il centro sotrico del borgo si anima di decine di pittori che, en plain air dipingono il borgo ed i suoi scorci. Voltaggio è certamente uno dei centri più “genovesi” tra quelli aderenti al progetto e riunire nella tematica delle Tracce Genovesi, la vista del pittore, completa Il percorso ar- tistico iniziato dal fotografo e completato dal narratore di Oltregiogo Letteratura. Infine, ma non ultimo, Oltregiogo Letteratura è l’evento principe per la narrazione e la letteratura che si svolge nel territorio e il legame della tradizione orale fatta di

- 10 - - 11 - PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO Emergono da questi lavori aspetti insospettati e decisamente originali dell’archi- A CURA DEL PROF.PAOLO STRINGA - UNIVERSITÀ DI GENOVA tettura ligure di Oltregiogo e di Oltremare che costituiscono una premessa decisa- PRESIDENTE FONDAZIONE ALTE VIE mente incoraggiante per lo sviluppo dei due prossimi temi di lavoro assegnati alle RESPONSABILE SCIENTIFICO DEL CONVEGNO nuove scadenze congressuali del 2014 e del 2015. Mi riferisco ai due temi di E DELLA SUMMER SCHOOL lavoro riguardanti rispettivamente, in ordine temporale, gli “Insediamenti” , il primo, e il “Paesaggio”, il secondo. Il contenuto disciplinare ideale del Convegno, Tra tutte le informazioni acquisite nel contesto di studi del Convegno di quest’anno come già indicato nel primo volume “Prospet- mi sembra opportuno, inoltre, sottolineare alcuni nuovi spunti di ricerca sui quali tive”, ruota intorno agli obiettivi programmatici mi impegno a favorire lo sviluppo, sia di nuove tesi di laurea e, sia la più stretta che hanno portato alla costituzione della Fonda- collaborazione accademica con che li ha enunciati. zione ALTE VIE. Tutti gli aspetti storici e con- Mi riferisco, in particolare: temporanei del Paesaggio Umano caratterizzanti - alle osservazioni che i Proff. Alain e Beatrice Di Meglio dell’Università di la diaspora ligure nel mondo sono, infatti, gli ar- Corsica evidenziano nel rapporto tra contesto urbano e contesto rurale dell’ar- gomenti principali che lo hanno ispirato e che chitettura di tradizione ligure di Bonifacio,in particolare, e della Corsica, in ne evidenziano gli orizzonti futuri di lavoro. La generale; conoscenza dei loro valori risulta, quindi, quella - alle note della Prof. Gabriella Airaldi dell’Università di Genova sui rapporti parte del percorso di studi più direttamente ispi- storici intercorrenti tra personaggi dell’Oltregiogo e dell’Oltremare Ligure che rato a giustificarne la realtà contemporanea nel- rafforza la conoscenza, nel protagonismo delle grandi famiglie genovesi, della l’ipotesi di nuovi e più condivisibili scenari am- contemporaneità e delle correlazioni tra possedimenti e fondaci di Oltremare, bientali. contrade e quartieri Urbani, castelli e insediamenti di Entroterra ; In questo secondo volume degli Atti del Conve- - alle novità evidenziate dalla Prof. Demet KapYucel dell’Università di Istanbul gno Internazionale di Studi “Tracce Liguri tra a proposito della conoscenza dell’evoluzione storica e contemporanea dei pae- Oltregiogo e Oltremare” sono raccolte le memorie saggi e dei tessuti urbani genovesi di Istanbul; scientifiche presentate dai relatori ufficiali che rappresentano, nella logica istitu- - agli appunti di lavoro che la Dott.ssa Tatiana Tarassova dell’Università di Mosca zionale della Fondazione Alte Vie sopracitata, la materia della sua prima sezione di ci ha presentato in riferimento alle similitudini di apparato decorativo medievale studi svolta, in gran parte, durante i lavori della mattinata. Nella seconda sezione tra i prospetti dell’architettura ligure negli insediamenti genovesi della penisola sono riportate, invece, le sintesi di sette tesi di laurea con argomenti connessi al di Crimea e di alcuni del nostro Oltregiogo; territorio dell’Oltregiogo così come risultano presentate dagli stessi tesisti durante - ai puntuali riferimenti storico-critici presentati dagli Architetti Luigi Pedrini e il pomeriggio. Riguardano tutte esperienze di ricerca applicata sviluppate a partire Monica Fantone della Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio dalla fine degli anni novanta presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli del Piemonte che ci hanno aperto dimensioni insospettate di studio a proposito Studi di Genova. Di questi lavori sono stato ispiratore e relatore, con l’aiuto della conoscenza della Fortezza Genovese di Gavi ; prezioso e insostituibile dell’Architetto Burlando come correlatore che è, anche, - agli approfondimenti metodologici suggeriti dalla Prof. Paola Quattrini del- protagonista di una delle migliori. l’Università di Roma a proposito delle modalità d’impianto dei tessuti urbani La presenza dei giovani tesisti, che ringrazio per la loro appassionata partecipazione, medievali a Genova e a Bonifacio che richiama alcune singolari similitudini sottolinea l’interesse fondamentale assegnato agli aspetti emergenti della didattica uni- con le fondazioni di centri coevi di terraferma come nel caso di Arquata Scrivia versitaria che è, quasi sempre ispiratrice delle parti più avanzate e delle prospettive più qui in Oltregiogo; innovative della ricerca . Il valore di queste prospettive, che hanno guidato la stesura - alle dimensioni architettoniche ed urbanistiche , sostanzialmente ancora inesplorate, della mia relazione scientifica ufficiale inserita nel primo volume degli Atti, è molto della diaspora ligure in Sud America così come evidenziate nella relazione dell’Architetto evidente nei contenuti delle relazioni presentate dai docenti e dai ricercatori ufficiali Maria Dalmira De Camargo Andrade dell’Università di Campinas in Brasile; provenienti da diverse università italiane e straniere. Ringrazio anche loro per avere - alla notevole selezione di problematiche urbane ed edilizie presentata dal Prof. aderito al mio invito e per l’impegno dimostrato, sia durante lo svolgimento del Con- Renato Marmori dell’Università di Brescia a proposito delle relazioni inter- vegno e, sia nella predisposizione e nella consegna dei documenti finali da pubblicare. correnti, nell’Architettura Ligure, tra Val di Vara e Lunigiana.

- 12 - - 13 - Sono certo, quindi, che questo secondo volume degli Atti del Convegno di Gavi costituirà un rifermento esemplare all’avanzamento degli studi sull’architettura ligure in qualsiasi parte del mondo si evidenzino ancora oggi tracce significative della sua presenza e dovunque si ponga il problema di migliorarne le qualità esi- stenziali ed ambientali, obiettivi fondamentali della Fondazione Alte Vie che ho l’onore di presiedere. Concludo con un caloroso ringraziamento all’Associazione Amici del Forte di Gavi che ci ha ospitato, al Consorzio di Comuni del Distretto Culturale e Ambientale del- l’Oltregiogo che ha creduto nel nostro lavoro offrendoci le migliori soluzioni logistiche e gli aiuti concreti di ogni tipo necessari a realizzarlo, infine, alla Compagnia di San Paolo protagonista del principale sostegno economico dell’intero progetto. Invito tutti, relatori, tesisti, spettatori e lettori di questi Atti a proseguire con noi nei prossimi due anni il “cammino” qui iniziato a partire dal primo appuntamento ufficiale della Summer School prevista per il mese di Giugno di quest’anno.

PRIMA SEZIONE RELAZIONI UFFICIALI

- 14 - MONICA FANTONE e LUIGI PEDRINI Architetti - Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio

I SISTEMI FORTIFICATI E L’ABITATO NEI TERRITORI DI CONFINE INTORNO AL FORTE DI GAVI

Il territorio individuato come Oltregiogo ha costituito, sin dall’epoca medioevale, un fondamentale crocevia tra il mare e la pianura Padana: l’alta e media valle della Scrivia, la Valle del Lemme, la Val Borbera si configurano infatti come una regione centrale nelle attività commerciali, e conseguentemente il loro governo ha deter- minato anche un controllo politico-economico dei traffici verso l’entroterra. Il ruolo della Repubblica di Genova, le ingerenze milanesi e le mire espansionistiche di Francia, Spagna e del ducato sabaudo trovano qui un acceso campo di battaglia, in cui i diversi eserciti si sono scontrate, con alterne fortune, con lo scopo di averne per sé il controllo.

Fig. 1. Piano della Terra e Fortezza di Gavi, sec. XVII prima metà ca. (particolare)

- 17 - Fig. 2. Il forte “a’ la moderna”. Tavola in Visita, descrittione e delineat.e de confini del Dominio della Ser.ma Rep.ca di Genova di la da Giogo, 1648, riproposta a metà XVIII sec. (particolare)

Parallelamente è la presenza di una fitta rete di strade, tracciate già in età romana, a rendere ancora più appetibile queste aree: infatti, i vari centri abitati, che man mano si sono venuti a formare - e consolidare - a partire dal X secolo con Gavi, e Novi, si sono trovati interconnessi in una rete di rapporti economici, e indirettamente politici e territoriali, di cui la stessa Gavi rappresentava l’epicentro, in quanto da lì si diramavano le rotte lungo la direttrice per Alessandria, Asti e la Fig. 3. Domenico Policardi, Carta geometrica in pianta e profili della città fortezza e parte del territorio Francia, e attraverso la Crenna, lungo la Scrivia, verso Serravalle, prezioso caposaldo di Gavi …, 1785 (particolare) in direzione della pianura e in particolare di Milano.

GAVI, LA CITTÀ E IL FORTE La città di Gavi ha pertanto conservato per secoli una posizione di privilegio strategico, che peraltro le ha cagionato una serie di assalti e saccheggi; e se dal punto di vista stret- tamente militare il forte ha sempre offerto una strenua difesa, raccolti e borgo hanno spesso subito danni gravi che hanno impoverito e ridotto le risorse degli abitanti. Le origini di questo nucleo sono antiche: nel 972 si ha testimonianza di un’entità feudale di fondovalle, un centro di transito tra l’interno oltreappenninico e il mare, “un tipo di insediamento di piccole dimensioni entro il proprio territorio”1 che, pur in posizione non baricentrica rispetto al collegamento principale lungo la via romana rappresentato dalla Valle Scrivia, acquisisce rilevanza con l’instaurarsi di strutture feudali carolinge nella Valle del Lemme e a partire dal 1211, con lo scavalco di Genova verso l’Appennino e l’occupazione del castello di Parodi. In questa prospettiva di espansione nell’Oltregiogo, con il controllo della linea di vetta, Gavi diviene capo- saldo nella struttura feudale organizzata da Genova. I documenti riferiscono di un locus Gavii nel 972, di un castellum nel 973 e di un castrum solo nel 1055 (termine che nei secoli X e XI indica il “villaggio fortificato”), evidenziando come già nel 973 si faccia riferimento alla presenza di un fortilizio a differenza della espressione utilizzata Fig. 4. Vista aerea del forte in rapporto alla città in precedenza che si riferisce unicamente ad un nucleo abitativo.

- 18 - - 19 - dell’ispezione di spionaggio militare compiuta nel 1625 su incarico del duca Carlo Emanuele I nell’entroterra ligure, “difficilmente può difendere la Terra medesima, che si trova al piede”, evidenziando le condizioni di una struttura che era connessa al tessuto urbano più da criteri logistici che non di difesa vera e propria. Tale configu- razione si evince da una tavola databile ante 1626, così come si deduce dalle forme del forte antecedente agli ammodernamenti progettati dal frate piacentino Gaspare Maculano detto il Fiorenzuola3. L’impianto urbano di matrice medioevale è facilmente riconoscibile in una rappresentazione assonometrica dell’abitato, in cui il sistema viario interno diventa griglia strutturante. La strada maestra collega due delle porte urbiche poste alle estremità del nucleo – quella di Genova e quella di Novi – aprendosi in corrispondenza del fianco della chiesa di San Giacomo, e dando origine ad uno slargo verso il quale affaccia anche l’unico edificio con porticato a più fornici al piano terreno, corrispondente a quello che dal Settecento sarà il Palazzo Pubblico che conserva tuttora una sua riconoscibilità. Le mura perimetrali risultano interrotte da altre due porte: quella di Borgonuovo, che dal Settecento assumerà la denomina- zione di porta di Parodi, e il Portino, una torre con scala esterna da cui si diparte la via che conduceva al molino di Bagnacavallo. Un ulteriore segno grafico, nel tratto di mura orientale che dalla porta di Genova si collega al castello, indica la presenza di una sorta di torre o varco, a cui però verso la montagna non corrisponde alcun Fig. 5. Vista del forte e della città di Gavi dal Santuario della Madonna della Guardia tracciato viario. Dal versante occidentale, le mura si ricollegavano al forte in corri- spondenza del cosiddetto bastione dello Sperone. Nel 1202, a seguito dell’acquisto del castello da parte della Repubblica di Genova, sancito con atto ufficiale stipulato nella chiesa di San Giacomo, Gavi divenne un municipio ligure, con ampie franchigie e libertà: nel 1206 viene allargata la città con la costruzione del Borgonuovo, che verrà cinto di mura nel 1530 da Antonio Guasco; vengono gettati i ponti sul Neirone (1205) e sul Lemme in Borgonuovo (1228), entrambi poi riedificati in muratura nel Seicento2. Dal 1528, dopo varie vicissitudini, il castello di Gavi e il territorio da questo con- trollato ritornano, con una certa continuità, sotto il controllo della repubblica ge- novese, rivestendo un ruolo di rilevanza economico-militare che già aveva dimostrato in passato, andando ad inserirsi nel progetto politico genovese, che non era accen- tratore, bensì avocava a sè la fedeltà politica dei suoi sudditi attraverso un pro- gramma di autonomie, privilegi e immunità fiscali, di cui anche Gavi godette. Ancora i secoli successivi la vedono protagonista sul piano degli scontri tra potenze europee, come roccaforte di questo contesto geografico. Ma il rapporto tra il forte e la città, nel tempo, è mutato, andando ad evidenziare una diversa attenzione tra quella che era la presenza di un impianto difensivo attento alle connessioni fun- zionali tra le due entità presente in epoca medievale, rispetto ad un apparato in- centrato sulla fortezza e sulla sua struttura intesa come organismo pressochè auto- nomo, ambíto caposaldo militare. Fig. 6. Tipo geografico, ove si contiene il territorio di Pozzolo, Rivalta e quanto si estenda al di quà del D’altra parte, il castello (che occupava parzialmente quello che oggi è indicato come Fiume Scrivia, il territorio di Serravaslle, divisi i loro rispettivi confini, e circuito con ponti, con la Alto Forte), secondo le annotazioni di Carlo Morello nella sua relazione a seguito denotazione e delle principali strade e casine più prossime al confine. Sec. XVII- Particolare.

- 20 - - 21 - Fig. 7. Veduta di Nove e molini, fiume Scrivia, Casciano, Serravalle con alcune strade in quel territorio Fig. 8. Territorio di Novi verso Alessandria e Pozzolo. Sec XVII - Particolare (sec. XVII) – Particolare

Interessante è ancora evidenziare il percorso che in corrispondenza della facciata in evidenza la struttura della fortezza e delle mura turrite, a scarpa, che la collegano della chiesa si diparte attraverso il centro abitato, in direzione del forte, e lasciato con il centro abitato. Verso est i tratti di cortina sono interrotti da due torri, appa- il nucleo delle case, si dirama con andamento tortuoso lungo le pendici della rentemente a pianta circolare, sormontate da tetti a padiglione in coppi (sono colorati montagna, per superarne le asperità e la forte pendenza, sino ad arrivare a quello di rosso), con una porta di accesso interna alle mura e due finestre al livello più alto che al tempo di Giovanni Maria Olgiati era chiamata la Torre della Campana4, o al di sotto della copertura. Dette mura del versante orientale dipartono dal bastione dello Stendardo, oggi inclusa in quella del Maschio. di San Tommaso e proseguono verso sud, andando a interrompersi contro il margine Lo stato di fatto qui descritto, in particolare per quanto riguarda la consistenza e la del foglio e senza descrivere ulteriormente la loro connessione con la città. struttura difensiva del forte, subirà un profondo rinnovamento a seguito della guerra Sul versante opposto, a partire dal bastione di San Giovanni si estendono le mura contro l’esercito franco-sabaudo e agli assedi del 1625 che lo vedranno protagonista. leggibili sino alla porta di Novi: qui le torri sono a pianta quadrata, apparentemente Quel medesimo anno infatti il citato Fiorenzuola viene incaricato dalla Repubblica di prive di copertura, e i tratti di mura si alternano con emergenze naturali che sem- Genova - per la quale peraltro aveva già prestato preziosi servigi riscontrando un no- brano costituire barriera naturale, particolarmente impervia, a protezione di quanto tevole successo nel tracciamento delle nuova linea fortificata, la “terza cinta”, che si trova all’interno delle fortificazioni. avrebbe collegato le creste dei monti dividendo la città dalle valli dei fiumi Bisagno e Il forte con corpi bastionati a forma pentagonale, con i fianchi perpendicolari alla Polcevera - di trasformare il castello in una fortezza “a’ la moderna”, riconoscendo così cortina, garitte in corrispondenza degli spigoli dei bastioni è ormai munito alla la Serenissima in Gavi una rilevanza strategica fondamentale nella sua difesa rispetto moderna, considerando anche che i lavori inizialmente progettati dal Fiorenzuola all’entroterra e scegliendo pertanto di potenziare il territorio dell’Oltregiogo si erano conclusi nel 1629, dopo una lunga vicenda di aggiornamenti e varianti in Un primo documento che illustra la nuova configurazione in rapporto alla città è corso d’opera, a cui ha dato un rilevante contributo l’architetto Bartolomeo Bianco, fatto risalire ad una carta databile alla metà del Seicento, attribuita a G.B. Massarotti anch’esso attivo nella città di Genova con opere sia civili che militari. riproposta a metà Settecento5. La città è rappresentata marginalmente rispetto alla Al primo quarto del XVIII secolo6 risale poi una pianta in cui è da evidenziare il tavola; viene riprodotta solo parzialmente nel bordo inferiore della pagina, mettendo tracciato delle cortine murarie di collegamento tra forte e centro urbano, che pre-

- 22 - - 23 - solo accennata con un leggero tratto, da cui peraltro si evince come risulti interrotta presso le opere difensive antistanti il bastione della Mezzaluna. Nel corso del Settecento prose- guono i lavori alla fortezza, ma anche all’esterno, dove riguardano un rafforzamento della porta di Novi e lo sbarramento del passag- gio sul ponte Neirone: già abboz- zati nella tavola di cui si è appena detto, sono confermati nel rilievo dell’ingegner Jacques De Sicre che nella ricostruzione grafica del piano d’attacco nella guerra au- Fig. 9. Delineazione dei confini che dividono il territorio di Novi da quello di Serravalle, Cassano, Villa e stro-russa contro la coalizione Pozzolo, 1645 - Particolare franco-piemontese registra l’im- pianto complessivo del forte e del sentano un andamento più fram- territorio al 1748. Tali opere sa- mentato e risultano munite di torri ranno riprese poi nel 1764 dal- e avamposti per consentire una più l’ingegnere cartografo Matteo 7 efficace difesa, riproponendo l’im- Vinzoni e verranno perfezionate, pianto che la carta precedente aveva con una maggior attenzione di restituito in assonometria. E se del dettaglio sia al territorio che alla Fig. 11. CORONELLI, P.VINCENZO, Città e fortezze dello forte sono descritte le strutture in- città, nel rilievo dell’ingegnere ca- Stato di Milano, Venezia, 1693- Incisione relativa alla città di Serravalle terne, manca la medesima atten- pitano Domenico Policardi, zione nella definizione dei caratteri stretto collaboratore dello stesso 8 dell’edificato urbano, delineato uni- Vinzoni con la rappresentazione dell’uso dei suoli e didascalie esplicative (sia de- camente come masse costruite, ma scrittive, sia con stralci di approfondimenti grafici). che già così consente di evidenziare Nell’Ottocento l’attenzione per Gavi andrà scemando, anche se Napoleone pare abbia 9 qualche discrepanza con quanto visitato il forte di persona e ne abbia ordinato di eseguire le riparazioni necessarie ; è rappresentato un secolo prima, in comunque in atto il disarmo definitivo dei territori piemontesi conquistati e se di particolare in corrispondenza del Serravalle verrà ordinato lo smantellamento definitivo, Gavi sarà considerata come tratto di mura distale tra il Portino piazzaforte “di passaggio” verso Genova. Ma la storia di Gavi e dell’Oltregiogo dovrà e la Porta di Novi, e nella diversa rinunciare presto al suo secolare legame diretto con Genova: con il congresso di organizzazione del tessuto - indicato Vienna infatti tutta la provincia entrerà a far parte del Regno di Sardegna. compatto nel Seicento è invece sud- Ciò non toglie però lo stretto legame che ancora permane forte negli animi e che diviso in un più isolati nella mappa l’architettura civile, soprattutto nelle scelte decorative e formali delle facciate e Fig. 10. CHAFRION IOSEPH, Plantas de las fortificaciones più recente. Inoltre la strada di col- degli impianti strutturali delle residenze, rispecchia. de las ciudades, plazas y castillo de l’Estado de Milan, Ancora nel 1934 infatti nella Storia popolare di Gavi Ligure scritta da Federico Sar- Milano 1687, p. 38. legamento tra forte e città appare tore, si evidenziava il legame tra Gavi e la Liguria: “sono invero questi fortunosi

- 24 - - 25 - Fig. 12. SESTI GIOVAN BATTISTA, Piante delle città, piazze e castelli fortificati in questo Stato di Milano, Fig. 13. Plan du Chateau de Serravalle, 1733 (1734 ?) Milano 1734 – Tav 6 avvenimenti [che avrebbe raccontato nelle sue memorie a partire dagli studi metà del ‘700 essa infatti fu quasi ininterrottamente assoggettata al ducato di condotti dall’erudito Cornelio De Simoni, ne suoi Annali Storici della città di Milano (In questo periodo si succedettero le famiglie Spinola, Adorno, Beccaria, Gavi e delle sue famiglie pubblicati nel 1896 in cui vengono ripercorsi gli avvenimenti Assereto e di nuovo Spinola). Serravalle si trovava al confine con i Feudi Imperiali così come emergono dalle fonti documentali], legati per la gran parte a quelli me- (ai quali apparteneva ad esempio la vicina Arquata Scrivia) e con la Repubblica di ravigliosi della Repubblica genovese, alla quale i gaviesi, di schietta stirpe ligure, si Genova, la cui frontiera, individuata fisicamente dal monte della Crenna, era sim- conservarono gran tempo costantemente uniti e intimamente stretti per affinità di metricamente difesa sul lato opposto dalla fortificazione di Gavi. Soltanto dalla indole, omogeneità di abitudini, di usi, di costumi e di idioma. I comuni precedenti metà del ‘700 Serravalle sarà assoggettata allo stato Franco – Sabaudo, uscendo storici, e le continuate relazioni di affari colla gente ligure, vennero così via, via, dalla sfera politica lombarda, e mantenendo stretti legami con l’ambito ligure. rafforzando sempre più la comunione di sentimenti che li tiene insieme avvinti; e Nel corso del ‘700 Serravalle fu più volte assediata e passò sotto i domini Sabaudi, la storia del bruno forte ne sarà ampia conferma”10 Spagnoli, Francesi, Liguri, Austriaci, con alterne vicende11. Concentrando l’attenzione sulle fortificazioni, si riscontra che durante la signoria LA FORTEZZA DI degli Assereto (nella seconda metà del XV secolo) venne rinforzato e modellato il Si propone quale ulteriore esempio di fortificazioni alla moderna sul territorio castello che assunse la forma di un pentagono irregolare. In questo periodo inoltre d’Oltregiogo, il caso di Serravalle Scrivia, la cui situazione meno conservata rispetto il nucleo urbano risultava già circondato da mura a merli ghibellini, seguendo un al caso di Gavi, è tuttavia leggibile dall’incrocio delle testimonianze cartografiche tracciato che caratterizzerà la forma della città fino al XIX secolo e ancora oggi in e dall’osservazione delle sopravvivenze in situ. parte visibile. Durante il secondo periodo degli Spinola poi, alla fine del sec. XVI, Serravalle si colloca all’interno del territorio definito d’Oltregiogo in una condizione venne accresciuto il sistema difensivo del castello facendogli assumere una forma singolare in quanto la sua storia è prevalentemente legata alle vicende del Ducato triangolare difeso da una fortificazione a tenaglia e da due rivellini12. di Milano del quale è stata da sempre porta e fortezza verso il mare. Dal 1380 alla Sono numerose le carte che nel corso del XVII secolo raffigurano la campagna cir-

- 26 - - 27 - Fig. 15. Iconografia o sia Pianta del castello di Serravalle con aggionto le nuove opere fatte,1798 – particolare dei torrioni

costante Serravalle, in queste rappresentazioni il centro abitato viene connotato da alcune particolari caratteristiche, utili ai fini di ricavare informazioni circa l’orga- nizzazione urbana.13 La carta che illustra il territorio di Pozzolo14 (fig. 6) rappresenta in modo schematico ed intuitivo i diversi centri abitati del territorio. Qui Serravalle viene raffigurata evi- denziando la fortezza sulla sommità del colle, il paese serrato tra monte e fiume, la chiesa a mezza costa, un breve tratto di mura ed il ponte. Sono indicati insomma gli elementi che distinguono univocamente la città da altri centri vicini. Una conferma dell’importanza che questa struttura urbana e difensiva rivestiva sul territorio, a mio parere, è data dalla necessità di rappresentare in questa carta anche Gavi, che si trovava oltre il confine, in territorio Genovese. Anche questa città infatti è circondata da mura, è posta in corrispondenza di un passaggio sul fiume (Lemme) ed è sovrastata da una fortezza. Essa costituiva dunque la difesa oltre confine omologa a Serravalle. Un’altra carta presenta il castello di Serravalle nelle forme idealizzate di un maniero arroccato in cima al monte, al di sotto del quale si concentra il centro abitato15(fig. 7). Altrove, Serravalle è presentata come cinta di Mura, sovrastata dal Castello in- dividuato dalle sue tre torri, una delle quali, come già osservato da Allegri, carat- terizzata da una croce, probabilmente allo scopo di ricordare la presenza della Fig. 14. Iconografia o sia Pianta del castello di Serravalle con aggionto le nuove opere fatte,1728 chiesa della Maddalena presso il Maniero16(fig. 8).

- 28 - - 29 - Fig. 16. Pianta e profilo della caserma di Serravalle, Sec. XVIII

Un’ultima carta rappresenta la città vista da nord. Essa sottolinea il sistema delle mura, ancora oggi visibili, che collegano, estendendosi sulle falde della collina, il Fig. 17. Piano dell’attacco di Serravalle, 1798 (1797-1804) castello all’abitato. In questo caso il castello viene rappresentato come costituito da un maschio centrale circondato da basse cortine difensive17(fig. 9). Tra la fine del ‘600 e la prima metà del ‘700 viene pubblicato un testo intitolato dei diversi terrazzamenti della fortezza ed il posizionamento dei fabbricati interni Piante delle città, piazze, e castelli fortificati in questo stato di Milano, più volte ri- tra cui è ben individuabile un porticato presso il torrione ovest (fig. 10). stampato anche in diverse lingue, nel quale sono illustrati i maggiori centri fortificati Una seconda versione della pianta di Serravalle, appartiene alla edizione incisa da del Ducato di Milano. Tra questi viene raffigurata anche Serravalle. Nelle diverse Padre Vincenzo Coronelli, pubblicata a Venezia nel 169319. Questa versione, molto edizioni le incisioni che illustrano la città, pur presentando piccole differenze, evi- stilizzata, a differenza di tutte le altre non possiede legenda. Essa è orientata con il denziano concordemente una centro urbano stretto tra il fiume ed il monte, cinto fiume in alto (al contrario delle altre versioni) e non dà molte informazioni sul ca- da mura collegate al castello ed aperte tramite tre porte: porta Genova, porta stello. Più interessante invece appare la rappresentazione della fortificazione verso Milano e via del ponte. Le incisioni rappresentano sommariamente i rilievi su cui il torrente, probabilmente molto realistica (fig. 11). poggia la fortezza, la viabilità principale ed alcuni edifici religiosi. Esse raffigurano Presso la raccolta Bertarelli di Milano si trova una stampa non rilegata datata a infine in modo abbastanza dettagliato, i diversi edifici di cui è composto il castello. matita 173320, scritta in francese, sulla cui matrice probabilmente in un secondo Alcune di queste incisioni riportano la posizione delle batterie d’artiglieria durante momento sono state aggiunte le batterie d’artiglieria e ne è stata modificata la le- gli assedi. Tra le incisioni, la più antica riscontrata, si trova sulla versione spagnola, genda (fig. 13). Questa versione è strettamente legata, per impostazione grafica e curata da Ioseph Chafrion nel 168718. Qui viene rappresentato in modo schematico calligrafica a quella pubblicata nel testo di Giovan Battista Sesti, nell’edizione del il sobborgo verso Milano ed il convento dei cappuccini. Nel dettaglio sono invece 173421(fig. 12). In queste carte vengono rappresentati con maggiore dettaglio il rappresentati la chiesa a mezza costa (antico oratorio della Trinità?) e l’andamento borgo esterno alle mura ed il convento dei cappuccini, del quale è ora perfettamente delle mura di cinta. In particolare si nota la presenza di una apertura in corrispon- leggibile il chiostro. Il Castello invece viene definito con minore precisione. La denza della strada di accesso al castello e di otto bastioni/torri di forma tonda o casa del castellano, la rocca vera e propria, è semplicemente retinata, manca la rap- rettangolare. Nella raffigurazione del castello è chiaramente definita la successione presentazione della cisterna posta in prossimità del torrione ovest. Il torrione ovest

- 30 - - 31 - catastali, si trova anche sulle tavole del Catasto Teresiano del 172325 (fig. 18). Gli al- zati del forte sono raffigurati invece nella carta che de- scrive l’assedio ligure del 179826 (fig. 17), ed in un’al- tra carta, probabilmente un elaborato progettuale della caserma27 (fig. 16). Di seguito si descrivono le caratteristiche che assunse fortezza nel ‘700, così come possono essere dedotte dalle carte sopra indicate, con particolare riferimento alla pianta del 1728 (fig. 14). In tutte le raffigurazioni so- pra descritte la fortezza ap- Fig. 19. foto aerea del centro storico di Serravalle, ben visibile pare circondata da opere in l’ingombro della fortezza terra (secondo il Sesti Girar- dino Spinola […] cavò il Fosso nel duro Scoglio). Probabilmente in un periodo compreso tra il 1723 ed il 1728 vengono rivisitate tutte le opere in terra e vengono costruiti Fig. 18. Catasto Teresiano mazzo 263 Serravalle Scrivia, fotocomposizione fg 18, 19, 22, 23 – particolare. una trincea (la strada coperta individuata alla lettera T) ed il grande terrazzamento di sotto particolare del baluardo a forma di cuore. presso il torrione ovest, definito valle. Le opere di riorganizzazione del terreno hanno probabilmente permesso di proteggere meglio l’accesso alla fortezza. Entro il 1728 inoltre viene erroneamente rappresentato come infatti, il percorso di accesso viene modificato prevedendo il passaggio attraverso di forma circolare, mentre tutte le altre carte con- una via coperta che terminava nella trincea di fronte ad un posto di guardia e che cordano nel rappresentarlo di forma poligonale. proseguiva con un percorso che fiancheggiava la fortezza lasciando esposto all’artiglieria Anche il porticato verso la torre ovest appare chi entrava. Sopra ai terrapieni si sviluppava la cortina muraria di pianta triangolare semplificato. L’edizione del Sesti è poi corredata che, come già detto, fu probabilmente realizzata durante il dominio spinolino. da una sintetica descrizione della città22. Queste cortine presentavano tre torri sul lato nord, aspetto curioso considerando La fortezza di Serravalle è rappresentata anche in che i confini del Ducato si trovavano a est e a sud e che negli assedi rappresentati le diversi documenti: in una carta intitolata Plan batterie furono collocate sui monti ad ovest della fortificazione. La torre centrale è in de Serravalle pris en 1745 per les Hispagnolles ab realtà il rivellino di ingresso: dotato di un passaggio coperto, permetteva l’accesso al Genois molto ricca di dettagli, ma purtroppo maniero. Gli altri due torrioni, se prestiamo fede alla legenda della carta del 1728, mancante della legenda23 ed in una carta intitolata furono rinforzati per divenire a prova di bomba. Osservando la sezione riportata Iconografia o sia Pianta del castello di Serravalle nella carta del 1728 (fig. 15) si riscontra che il torrione est, dai solai voltati aveva con aggionto le nuove opere fatte datata 172824 pianta circolare (probabilmente prima dell’intervento di consolidamento esso aveva (fig. 14). Una raffigurazione dettagliata della forma poligonale, come testimoniato nel rilievo del catasto teresiano). Il torrione pianta della fortezza, anche se di difficile lettura ovest invece – più esile e dai solai piani – aveva pianta poligonale. La sezione inoltre perché realizzata sulla giunzione di quattro fogli esemplifica molto bene il concetto del solaio alla prova, l’ultimo solaio di entrambe

- 32 - - 33 - probabilmente è di un elaborato progettuale) mostra l’edificio sia in pianta sia in alzato. La caserma era posta in adiacenza al muro di cinta. Probabilmente per questo motivo tutte le finestre prospettavano verso il cortile interno. Lungo la cortina esterna invece erano unicamente presenti le canne fumarie, inglobate nello spessore del muro. L’edificio era organizzato su due piani, le singole stanze non comunicavano tra loro. Le stanze al piano superiore erano rese accessibili da due scale esterne e da un ballatoio in legno, molto simile a quelli oggi esistenti presso la cittadella del forte di Gavi. La prigione risultava completamente separata dalle altre stanze e seminterrata. Alcune stanze risultavano seminterrate a causa dei dislivelli su cui era costruito l’edi- ficio. Tali stanze prendevano luce da apposite finestre a bocca di lupo. Di particolare interesse è l’enfasi con cui viene evidenziata la grondaia. Probabilmente, come al forte di Gavi, esistevano dei condotti in terracotta per convogliare acqua dai tetti alla vicina cisterna. La caserma è rappresentata in tutte le carte qui discusse ed è quindi precedente al 1687. Il secondo terrazzamento della fortezza viene chiamato cittadella. Esso è accessibile tramite un percorso in salita che, successivamente agli interventi documentati dalla carta del 1728, viene difeso realizzando un accesso coperto. Il piano della cit- tadella, osservando le stampe, pare comprendere l’area del torrione ovest e tutta l’area attorno al maschio. Qui si trovavano un porticato, una cisterna e la rampa per accedere al maschio stesso. La sistemazione della fortezza documentata dalla pianta del 1728, ha portato poi a realizzare un livellamento attorno al maschio, se- Fig. 20. La roccia su cui sorgeva il maschio della fortezza. parato da una muraglia dalla cittadella e accessibile di nuovo attraverso una via co- perta. Su tale terrazzamento si erge il maschio, terzo livello della fortezza, definito le torri infatti sosteneva circa 1,80 m di terrapieno (3 braccia milanesi) onde poter anche casa del castellano. Esso presentava una pianta vagamente pentagonale. L’ac- assorbire eventuali colpi d’artiglieria. Sopra ai terrapieni si trovavano i cannoni ap- cesso alla struttura immetteva in una grande sala voltata e absidata, che sembrerebbe poggiati alle cannoniere. Le torri possedevano un tetto in legno, sostenuto da muretti una chiesa. Potrebbe forse trattarsi della chiesa della Maddalena, citata dall’Allegri dalla sezione minore rispetto al resto dell’edificato. Il tetto in caso di assedio poteva e già rappresentata nella carta seicentesca (fig. 8) sebbene, il fatto che non sia in- essere rimosso ed i coppi ( molto costosi) potevano così essere tolti. Una prova di dividuata da una croce, fa sospettare che fosse stata sconsacrata e trasformata in questa pratica è riscontrabile nella raffigurazione dell’assedio del 1789: qui le torri una sala della residenza del castellano. Successivamente all’ampia sala, si trovava appaiono prive di copertura, evidentemente smontata (fig. 17). Lungo tutta la cortina un cortile centrale con cisterna e quindi il vano scale di collegamento con i piani muraria del forte erano presenti delle cannoniere, mentre lo spigolo compreso tra il superiori. Ai lati del cortile si aprivano altri vani. Sul lato sinistro dell’abside si tro- lato ovest ed il lato sud era difeso da una garrita e, al di sotto, da un ampio terrazza- vava infine un edificio destinato al corpo di guardia, non rappresentato nelle inci- mento. La fortezza, al pari di quella di Gavi, era organizzata su tre livelli: un primo sioni. Le diverse piante sembrano non concordare appieno sull’esatta geometria livello più basso, chiamato nelle stampe castello, ospitava il corpo di guardia proprio del maschio. Probabilmente esso ha subito nel tempo numerose modifiche, tuttavia di fronte all’ingresso, la caserma dei soldati, una cisterna, la polveriera e l’armeria. la rappresentazione più attenta, caratterizzata da numerosi sporti (forse contrafforti) Riguardo alla polveriera e all’armeria, dalla didascalia della carta del 1728 si apprende appare quella del 1745. Il maschio aveva probabilmente tre piani fuori terra. che la costruzione possedeva un vano scavato nella roccia destinato a polveriera, ed La fortezza venne assediata più volte: le carte del 1745, la stampa plan du chateau una sala soprastante utilizzata come armeria. L’armeria probabilmente era composta de Serravalle e la carta del 1798 fanno esplicitamente riferimento a degli assedi da una struttura a pilastri e capriate chiusa da sottili pareti di tamponamento. Questo (spagnolo il primo, franco sabaudo il secondo e ligure il terzo). Di particolare in- edificio non è mai raffigurato nelle incisioni, ma si trova nella mappa Teresiana. Pro- teresse risulta la carta del 1798, che raffigura l’assedio operato dalla Repubblica babilmente dunque esso fu eseguito prima della sistemazione delle cortine murarie, Ligure. Di tale assedio Allegri ci fornisce il resoconto delle cronache dell’epoca, entro il 1723. Riguardo alla caserma, la carta dell’archivio di Genova (fig. 16) (che coincidenti con la rappresentazione della carta. La carta (fig. 17) è organizzata in

- 34 - - 35 - tre parti: le prime due raffigurano l’alzato della fortezza sulla quale sventola la piombo sullo Scrivia. Dal loro studio archeologico si potrebbero forse ricavare bandiera genovese, il fronte ovest è evidentemente danneggiato dai colpi d’artiglieria. nuove ed importanti informazioni riguardo alle fasi costruttive del sistema difensivo La terza parte rappresenta invece la mappa del territorio con la postazione delle di Serravalle. batterie di tiro. Da questa rappresentazione risulta evidente che il punto debole In conclusione il caso di Serravalle costituisce, un esempio concreto di città collinare del forte è il lato ovest, sul quale furono posizionate le batterie d’artiglieria e pure fortificata, trattata a livello teorico negli scritti di architettura del Rinascimento. che la posizione del forte sul monte proteggeva di fatto il centro abitato ed il pas- Essi infatti prevedevano che le città ai piedi di un rilievo venissero con esso saggio sul torrente. Furono tuttavia le postazioni nemiche puntate sul centro fortificate e che fossero studiati fossati e terrazzamenti per le aree di risulta poste abitato, costituite da un mortaio posto oltre le batterie di tiro e da un cannone fuori dalle mura, in modo da proteggerle dall’artiglieria.31 posto nei pressi della località Cappellezza a mettere a repentaglio la sicurezza del centro abitato ed in sostanza a decretarne la resa28. La fortezza sarà distrutta nel 1800 per ordine di Napoleone. il 22 luglio 1800 era NOTE: giunta una lettera del ministro delle finanze Giuseppe Prina datata 14 luglio. La 1 Geo PISTARINO, Gavi: dal limes bizantino-longobardo all’Oltregiogo genovese, in Laura BALLETTO, quale disponeva che la demolizione avvenisse a spese della Municipalità che avrebbe Gigliola SOLDI RONDONINI (a cura di), Gavi: tredici secoli di storia in una terra di frontiera, Gavi 2000, pp. 78 e segg. e in particolare le fonti bibliografiche indicate nella nota 40. potuto rivalersi con la vendita del materiale che sarebbe stato rilasciato alla medesima 2 Federico SARTORE, Storia popolare di Gavi Ligure, Buona Stampa Stabilimento Grafico Editoriale, [..] Allegri precisa ancora che Dopo la demolizione, che si concluse entro l’anno del- Genova 1934, p. 35. l’antica e robusta fortezza non sono rimasti che una sala con volta a botte chiamata la 3 Archivio di Stato di Genova (in seguito ASG), Raccolta cartografica, B. 9 bis, 292, Piano della Terra galleria, qualche muraglia e pietre sparse che nei decenni successivi furono usate come e Fortezza di Gavi, sec. XVII prima metà ca., già citata in Vera COMOLI MANDRACCI, Anna una vera e propria cava di materiale edilizio già pronto.29 MAROTTA (a cura di), Il Forte di Gavi in età moderna e contemporanea, Cassa di Risparmio di Ales- Della fortezza tuttavia oggi non rimane quasi nulla in elevato, solamente qualche sandria, Alessandria, 1994. In particolare si veda Vilma FASOLI, Un forte e una città ai confini della piccolo tratto di muratura, misto in pietra-laterizio appare ancora visibile (proba- Repubblica di Genova, in idem, pp. 63-70. 4 Per un approfondimento della fase da metà Cinquecento a fine Settecento si veda Armando DI RAI- bilmente si tratta del lato verso le caserme). Del maschio murario sopravvive il MONDO, Il Forte del Castel di Gavi (1528-1797), Erga, Genova 2008, pp. 25-32. blocco roccioso di fondazione, caratterizzato da un piccolo finestrino (fig. 20). 5 Il disegno è allegato alla relazione Descrizione delli Confini fra il territorio di Gavi e quello di Serravalle L’intero ingombro della fortezza risulta però ancora percepibile nella sistemazione e delineatione in Visita, descrittione e delineat.e de confini del Dominio della Ser.ma Rep.ca di Genova di del terreno e ben visibile dall’alto (fig. 19). la da Giogo, conservata in ASG, Raccolta Cartografica, Atlante B, ms.712, tav. XX. Cfr. anche Il forte dunque era strettamente legato al centro abitato: dopo il 1723 venne co- COMOLI MANDRACCI, MAROTTA, cit., p.156. 6 struito un avamposto da cui partiva la via coperta, collegato attraverso una nuova ASG, Raccolta cartografica, B. 9 bis, descritta in una scheda archivistica ottocentesca incollata sul verso: apertura ad un piccolo spazio edificato appena all’esterno della cinta muraria, in- Gavi. Piano geometrico della città e fortezza di Gavi mancante di spiegazione di data e senza sotto- scrizione. Sulla scala di 1: 1680, sec. XVIII prima metà ca. dicato come posto de’ capucini, definizione curiosa dato che il convento si trovava 7 FASOLI, cit., p. 67 e COMOLI MANDRACCI, MAROTTA, cit., p.91.. appena a valle a poca distanza (fig. 14). 8 ASG, Raccolta cartografica, B. 9 bis, 291, Carta geometrica in pianta e profili della città fortezza e parte Riguardo al tracciato delle mura della città, ideale prolungamento del sistema di- del territorio di Gavi nelle vicinanze del fiume Lemo, torrente Neirone, e’ suoi affluenti, levata sul luogo in fensivo del forte, vorrei ulteriormente far notare che in corrispondenza dell’ospedale due diverse commissioni avute dagli Ecc.mi deputati a’ boschi ed allarmeria Presentata Alli Ecc.mi Sig.del (convento degli agostiniani) la mappa Teresiana rappresenta un piccolo baluardo a Collegio camerale con relazione corispondente al dissegno, ed a ‘ deputati nel presente anno 1785 alla detta forma di cuore, che farebbe pensare ad un adeguamento del muro medievale per Armeria, dal suo umilissimo Servitore Domenico Policardi capitano ingegnere, 1785. Cfr. anche COMOLI MANDRACCI, MAROTTA, cit., p. 44. resistere agli attacchi dell’artiglieria e che ricorda l’analogo intervento di Baldassarre 9 Andrea BARGHINI, Cristina CUNEO, Fortificazioni, passi e strade d’Oltregiogo ligure in età mo- Peruzzi sulle mura di Siena. Purtroppo tale baluardo si trova proprio in corrispon- derna, in COMOLI MANDRACCI, MAROTTA, cit., p. 56. denza di un tratto demolito delle mura. 10 SARTORE, cit., p. V. Il lato sud delle mura, probabilmente quello meno conservato fu rappresentato in 11 Riguardo alla storia di Serravalle cfr ALLEGRI ROBERTO, Serravalle nella storia, Alessandria, 1973 e un incisione pubblicata nel 185330. Ritengo tuttavia che l’articolato susseguirsi di ALLEGRI ROBERTO, Serravalle due secoli di storia 1790-1990, Serravalle Scrivia, 1990. torri, non coincidente con le la documentazione sopra richiamata, sia di fantasia e 12 Cfr ALLEGRI 1973 p.102-103 e 111 13 non perfettamente attinente all’andamento reale del tracciato murario. Cfr ALLEGRI 1973 p. 135 - 138 14 AsGe Raccolta cartografica, B. 8 (856/,3) Tipo geografico, ove si contiene il territorio Le mura urbiche, si sono conservate per un lungo tratto sul lato nord della città e di Pozzolo, Rivalta e quanto si estenda al di quà del Fiume Scrivia, il territorio di Serravaslle, divisi i loro probabilmente anche in alcuni tratti delle sostruzioni degli edifici costruiti a stra-

- 36 - - 37 - rispettivi confini, e circuito con ponti, con la denotazione e delle principali strade e casine più prossime al precipitoso Monte il suo Castello, e lo fortificò con tre recinti, uno superiore all’altro, e cavò il Fosso nel duro confine. Sec. XVII. Scoglio. La bella Casa del Castellano, e la divota Chiesa, dominano, per essere circondate da tre profondissime 15 AsGe Raccolta cartografica B.163 (703/Novi, 2) Veduta di Nove e molini, fiume Scrivia, Casciano, Ser- Valli, che le circondano quasi inaccessibilmente. Filippo V il conte Duca di Milano, e Signore di Genova lo ravalle con alcune strade in quel territorio (sec. XVII), parzialmente pubblicata da ALLEGRI, 1973 p. 137 diede in premio de’ suoi segnali servizj a Biaggio Assaretto Genovese, suo Capitano Generale dell’Armata di 16 AsGe Raccolta cartografica B. 9 (855/ Pozzolo Formigaro 2) Territorio di Novi verso Alessandria e Mare, ed in breve tempo pervenne sotto al felice Dominio di Milano, ed ora sotto al felice, e desiderato di Pozzolo. Sec XVII, parzialmente pubblicata da ALLEGRI, 1973 p. 109 Sua Maestà Cattolica. Confina in poca distanza con il Ginovesato, e Feudi Imperiali. Distante da Milano 17 AsGe Raccolta cartografica B. 9 (1276) Delineazione dei confini che dividono il territorio di Novi da 45 miglia, da 10, d’Alessandria 14, da 20, da Novi 3, da Genova 28”. quello di Serravalle, Cassano, Villa e Pozzolo, 1645 23 ASGe Raccolta cartografica B. 257 (1073/Serravalle 1) Plan de Serravalle pris en 1745 per les Hispagnolles 18 Raccolta stampe Bertarelli VOL.Q31 CHAFRION IOSEPH, Plantas de las fortificaciones de las ciudades, ab Genois. plazas y castillo de l’Estado de Milan, Milano, 1687. La data si riferisce alla lettera dedicatoria al re di 24 Raccolta stampe Bertarelli PV.18.31 Iconografia o sia Pianta del castello di Serravalle con aggionto le Spagna, in quanto non sono riportate date nel frontespizio. Preciso che nel catalogo della mostra Serravalle nuove opere fatte,datata 1728, pubblicata da ALLEGRI, 1990 p.15. Di seguito si riporta il testo della le- e la sua Cartografia, Serravalle Scrivia, 29 settembre – 4 ottobre 1981, una copia di questo testo viene genda, utile per comprendere i lavori di rinnovamento della fortezza: A.Torrione della casamatta reso datata 1708. Scarterei tuttavia questa data come quella effettiva della prima edizione, infatti in legenda alla nuovamente a prova di bomba con disposto la parte superiore alla diffesa del’artiglieria; B. Torrione angolato pianta della città è indicato come il castellano Bartolomeo d’Avila, che è rimasto in carica dal 1667 al 1702. medemamente reso a prova di bomba come il superiore alla diffesa del’artiglieria; C. Magazeno di polvere 19 Raccolta stampe Bertarelli VOL.H.25 CORONELLI, P.VINCENZO, Città e fortezze dello Stato di Milano, tagliato nella rocca, et superiormente formato di nuovo l’armeria; D. Maschio con l’accasamento nuovamente Venezia, 1693. reso a prova di bomba; E. Strada principale nuovamente introdotta; F. Posto de capucini nuovamente 20 Raccolta stampe Bertarelli PV.15.7 Plan du chateau de Serravalle. constutto con due fuochi uno superiore al’altro; G. Comunicazione principale che passa sotto il recinto 21 Raccolta stampe Bertarelli ALBO.E.1 SESTI GIOVAN BATTISTA, Piante delle città, piazze e castelli for- vecchio; H. Posto detto mont’Oliva; I. Entrata principale nella strada coperta; L. Porta del castello; M. tificati in questo Stato di Milano, Milano 1734. Presso la raccolta stampe Bertarelli si trovano altre Corpo di guardia principale; N. Caserme dei soldati; O. Strada coperta che copra l’entrata della cittadella edizioni di questo testo, in particolare è presente una versione del Sesti del 1707 ( VOL.R.5 SESTI fatta di nuovo; P. Porta della cittadella; Q. Entrata del maschio nuovamente coperto et assicurato delle GIOVAN BATTISTA, Piante delle città, piazze e castelli fortificati in questo Stato di Milano, Milano 1707) bombe; R. Corpo di guardia nel’maschio; S. Corpo di guardia per l’entrata principale della strada coperta; in cui la stampa di Serravalle appare molto simile a quella del Chafrion. E’ presente inoltre un secondo T. Strada coperta construtta di nuovo; V. Posto della valle formato di nuovo; W. Cisterne. testo del Coronelli del 1706 ( ALBO.D.62 CORONELLI, P.VINCENZO, Lombardia ch’abbraccia gli stati 25 ASTo Catasto Teresiano B. 263, Serravalle Scrivia fg 18, 19, 22, 23. de’duchi di Savoja, Mantova, Parma e Modana e del milanese, Torino, 1706) nel quale appare la medesima 26 ASGe Raccolta cartografica B. 15 (1079/Serravalle 7) Piano dell’attacco di Serravalle, 1798 (1797- immagine dell’edizione del 1693, orientata con lo Scrivia posto in alto. Nel catalogo della mostra del 1804) Pubblicato parzialmente da ALLEGRI , 1973 p. 148, 150. 1981 viene datata al 1710 una versione della stampa Plan du Chateau de Serravalle, ed inoltre viene 27 ASGe Raccolta cartografica B. 128 (1074/Serravalle 2) Pianta e profilo della caserma di Serravalle, Sec. citata una stampa intitolata Pianta di Cremona e delle altre fortezze di Milano incise da Cristoforo XVIII. Homann, Norimberga nel 1734, nella quale la pianta di Serravalle è incorporata in una tavola che rap- 28 ALLEGRI, 1990 p. 15-17 in particolare il Consiglio della città il giorno 23 giugno 1798 richiedeva presenta le fortezze di Milano. Quest’ ultima versione (pubblicata parzialmente da ALLEGRI, 1973 p. rinforzi precisando che era presente una nuova batteria sul monte Caplezza che non puole essere impedita 144, e presente presso la Raccolta stampe Bertarelli alla segnatura PV.1.14), rimanda per composizione dal forte, e che formata, stante la sua situazione, il paese sarà in breve tempo distrutto. ad altri fogli presenti presso la Raccolta Bertarelli intitolati attaques faites par les troupes allié l’an 1734 29 ALLEGRI, 1990 p. 26-32. (la carta raffigurante Carlo Felice ha segnatura AS. M. 51-53), nelle quali attorno a busti di governanti 30 Raccolta stampe Bertarelli VOL.EE.44 Wiews the railway between Turin and from drawings by sono rappresentati gli assedi di alcune città milanesi, tra cui quello di Serravalle. Occorre precisare che C.Bossoli, London, 1853, la stampa di Serravalle è stata pubblicata da Allegri , 1990 p. 51. le batterie rappresentate nell’assedio di Serravalle sono le medesime riportate sull’incisione Plan du 31 Si ricordi in particolare il testo di Pietro Cataneo: Ma, venendo al particolare di questi del monte, Chateau de Serravalle, aspetto che farebbe postdatare questa stampa, a dopo il 1734 anno in cui i ne’quali si convenga fabricar città o castello secondo che la capacità di quelli, la bontà, grandezza, e fertilità francesi hanno ripreso i territori di Tortona e Serravalle agli Austriaci. di lor dominio ricercasse, dico che, essendo possibile si abbracci col recinto delle mura la eminenza del monte, 22 Il testo, già pubblicato dal catalogo della mostra Serravalle e la sua Cartografia, Serravalle Scrivia, 29 di sorte che non venghino, come si è detto, in tutto a finire alle sgrottate ripe sue, né si lassi ancor fuor di tal settembre – 4 ottobre 1981, è qui tratto dalla seconda edizione di SESTI GIOVAN BATTISTA, Piante delle recinto, essendo possibile, spazio dove si possa piantare artiglieria. Onde quei luoghi che non si possono città, piazze e castelli fortificati in questo stato di Milano 1734, conservato alla Raccolta stampe Bertarelli, battere non hanno bisogno né di grossa muraglia, né di gran fianchi, né ancora di terrapieni, e non vi corre ALBO.E.1: Fu fondato questo antico Luogo di Serravalle sopra le ruine della Sontuosa, ed Antica Città il terzo della spesa che correrebbe abbracciando il medesimo spazio nel piano, che, per esser sottoposto a d’Iria, tanto Celebrata da Tolomeno, ed Antonino, l’ illustrarono con tal nome, perché Serra le Valli, e batterie, bisognasse far terrapieni, gran baluardi, e grossa muraglia. E perché può occorrere che spontasse Fiumi che gli concorrono dalla Montuosa Liguria, e per una picciol bocca si allargono di subito nelle grande, fuor di tai siti montuosi qualche lista di terra per longa distanza, la quale non si potesse in tutto abbracciare, e spaziosa Pianura di Lombardia. La sua situazione è curiosa per vedere, e godere del Fiume, Collina, Mon- conviensi in tal caso abbracciare tanto di tal lista che, oltre alle sue case che in quella si pensasse fabricare tagna, e Pianura, mentre resta alla medesima Ripa della Scrivia, di fronte alle deliziose Colline di restasse tra le case e le sue mura tanto spazio o vano che vi si possi far una o due ritirate, tagliando e al lato di un Monte de Scoglj, ad all’entrata d’un aggradevole Pianura, che chiamano Fraschea. E’ fertile, ed dividendo tal lista con largo e profondo fosso con convenienti fianchi o baluardi, quando però la parte che abbondante il suo Terreno: ricca, e mercantile: copiosa di Frumento, e Biade, di Vini delicati, tanto più per resta di fuore non sia di più altezza, per quanto può arrivare a gran pezzo l’artiglieria, di quella che si ab- esser Porto, e Transito delle Mercanzie, che dalla Lombardia, ed Allemagna si communicono con Genova. bracciasse. L’architettura di Pietro Cataneo Senese, Venezia 1554 in BASSI ELENA ED, Trattati, Pietro Ghirardino Spinola Valoroso Capitano, e gran Difensore della fazione Gibellina, fabricò nella sommità del Cataneo, Giacomo Barozzi da Vignola, Milano 1985 p. 229.

- 38 - - 39 - GABRIELLA AIRALDI - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA urbana e di moduli urbanistici,sia nell’importazione di modelli oltremarini; mentre le vicende degli uomini delle Riviere e dell’Oltregiogo si intrecciano con quelle delle OLTREGIOGO E OLTREMARE. INCROCI DI CIVILTÀ più lontane genti con le quali vengono di momento in momento in contatto. L’espansione genovese si sviluppa preferibilmente sulla base di un’azione strategica In età medievale per i Genovesi la parola “Oltremare” ha un significato assai ampio,che di natura privatistica o pubblico-privata secondo formule assai differenti tra loro, ne estende i confini dal più lontano Oriente fino alle terre americane. Altrettanto vale ma complementari al funzionamento di un network destinato ad assicurare la per il termine “Oltregiogo”, che per loro,almeno fino alla metà dell’Ottocento, designa massima elasticità operativa. Le grandi famiglie che si diramano in tutto l’Oltremare una realtà politica armoniosamente collegata,seppure articolata e complessa. Uno sono attente a costruire sistemi territoriali di sostegno in cui l’Oltregiogo,insieme spazio intensamente vissuto, di cui ancor oggi resta segno nelle denominazioni di con le Riviere, rappresenta un punto essenziale. Parodi Ligure, Gavi Ligure, Novi Ligure, nella miriade di castelli e ville genovesi, Alla fine del Mille il potere genovese comincia ad estendersi sulle vie di mare e di terra nella costante emigrazione della gente dell’Oltregiogo verso il grande porto. in armonia con un disegno politico euroccidentale in cui la città si propone come Zona di frontiera dai confini interni ed esterni variabili, collocata nel cuore del- forza leader sul piano mercantile e marittimo. Le due valli parallele di Polcevera e Bi- l’Occidente europeo e nel più importante “triangolo” politico ed economico della sagno, con i loro piccoli borghi rurali, sono sempre più intensamente attraversate Penisola, in tutte le epoche l’area ligure ha una storia di valenza mondiale. La sua dalle carovane di muli che s’inoltrano verso l’Oltregiogo e le zone oltramontane. struttura orografica, giocata sulla duplice valenza terrestre e marittima, maturata Sia pure a modo suo, dunque, l’area ligure risponde alle sollecitazioni che proven- su una storia di antichi “castellari” e di costanti azione navale, fornisce la prima , gono dal sistema dominante nell’età altomedievale,che affida al castello e alla essenziale chiave di lettura; ma certamente va sottolineato però che nessun Comune signoria terriera un ruolo significativo. Un fenomeno che prende vita nel corso del italiano (l’originale formula di “città-stato” sviluppatasi tra le Alpi e il Tevere alla X secolo e si afferma decisamente nel corso del XII e vede un riassetto di proprietà fine del Mille) ha scommesso con la stessa determinazione di Genova sul valore fondiarie o di zone feudali con o senza incastellamento,con formule variabili di sovvertitore del denaro, dell’accumulo di capitale e dell’investimento; sulla libertà popolamento, di controllo di territori e di vie di comunicazione. Già in passato, d’azione del privato, dell’individuo e dei grandi gruppi familiari che governano e con i loro “castellari”, i liguri avevano saputo coniugare sicurezza e abilità in una governeranno la città e la sua espansione in ogni epoca, intesi sempre e comunque forma di vita sulla quale viene spesso a distendersi naturalmente l’incastellamento come un’azienda da diramare nel mondo; ha spinto con uguale precocità sul- dei tempi successivi; un fenomeno di notevole impatto politico, economico e l’espansione e sull’emigrazione come fattori di sviluppo e di estensione del modello sociale, che risponde al mutare delle forme del potere locale, derivate da infeudazioni urbano, mercantile e capitalistico; ha fatto della conoscenza sperimentale motivo o da signorie germinate in proprio, dalla crescita e dal confronto con le più o di scoperta,costruendo un’Europa degli “orizzonti aperti”. La “Compagna, società meno importanti realtà urbane e, infine, dal confronto con la riorganizzazione, d’armi e di affari, affiancata dalla Chiesa genovese nella sua organizzazione e nelle l’accentramento e il sistema di controllo territoriale voluto dai Genovesi. sue formule espansive sul territorio e oltremare, nonostante gli apparenti mutamenti Ma le soluzioni applicate non sono solo quelle offerte dalle armi; il Comune genovese di regime e di denominazione resterà sempre il costante modello di riferimento di è formato da clan familiari disponibili ad alleanze matrimoniali, che spesso risolvono un sistema politico, mirante a rinsaldare costantemente la relazione tra la costa e l’ da sé il problema attraverso l’eventuale riaffidamento dei castelli. Al di là degli scontri interno con la crescita del più importante porto del Mediterraneo e il fitto e nati all’interno del Comune sulle linee di traffico e sui metodi da usare, in un territorio capillare intreccio di vie di comunicazione interne, millenarie mulattiere che, dopo così ampio e difficile l’unica via da seguire è l’applicazione del principio del divide et i Romani, solo operazioni di età ottocentesca e novecentesca con arterie ferroviarie impera, usato nel Levante,nell’Oltregiogo e nelle Riviere. e stradali cancelleranno. Riesaminando le molte operazioni di vertice e i mille fili, che annodano le grandi Su questa regione aspra e sterile, proprio grazie alle valli longitudinali che uniscono famiglie che discendono dalle stirpi marchionali, e le loro alleanze matrimoniali la costa all’interno, cresce un dei principali sistemi europei di comunicazione in cui ed economiche con l’élite genovese appare evidente che le parti vogliono soprattutto Genova, porto- emporio e città - stato, valorizza il sistema geoterritoriale di cui fa trovare un modus vivendi tra una città certamente sempre più dominante e una parte, che entra a pieno titolo nella formula espansiva dettata dalle nuove leggi del serie di poteri peraltro frammentati e divisi tra loro. mercato. Il controllo del mare e del territorio convergono verso gli stessi fini di Tra i vassalli esterni della chiesa di Genova ci sono i signori di Mongiardino libertà imprenditoriale e di controllo di forze umane da gestire in ambito locale o in- (vassalli anche dei marchesi di Gavi e di Parodi) in una posizione complicata dal- ternazionale, che trovano nel sistema genovese un’originale trasposizione, riflessa sia l’intervento tortonese. Al consortile dei Mongiardino-Pietra appartiene anche il nelle diverse formule d’impianto coloniale e nell’esportazione di formule di vita castello della Pietra in Val Vobbia. Più a sud c’è quello dei da Savignone, con beni

- 40 - - 41 - a Rigoroso, Sarissola e in Val Brevenna in feudo dal vescovo tortonese, ma vassalli periali, il Ducato di Milano e il Marchesato del Monferrato, su cui si appoggeranno per pedaggio dei marchesi di Gavi, infine entrati nella “Compagna” genovese. i residui organismi feudali. Proprio per questa loro forza i vescovi possono svolgere un ruolo guida nel processo A quel tempo, dai gioghi montani preappenninici una miriade di castelli domina di emancipazione delle comunità urbane, dove però svolgono una funzione primario la rete stradale che si dipana tra la Val Bormida e la Valle Scrivia.Dal crocevia di anche le famiglie viscontili, coinvolte con i loro castelli nel traffico e nei pedaggi Voltaggio parte verso levante l’itinerario per Pietrabissara e la Valle Scrivia, a nord delle principali vie di comunicazione. La dirigenza genovese ha un occhio di ri- quello per Parodi e Gavi, epicentro tra Valle Scrivia e Val d’Orba, da dove si guardo per la Val Polcevera, principale arteria verso la Val Padana, dove ci sono in- dirama un fascio di percorsi verso Serravalle, Tassarolo,, , mentre sediamenti castrensi viscontili, produzioni importanti di solfuri di rame, ferro e un ramo conduce a Novi, un altro a San Cristoforo e Capriata; infine verso ovest zinco, di alabastro calcareo e pietra verde e forse vetrerie; da lì si arriva alle preziose si procede per San Cristoforo,Castelletto e Silvano o per Parodi, Mornese, Casa- neviere della Bocchetta:Ma si sfruttano altre possibilità legate alla presenza di corsi leggio, Lerma. A questo sistema più occidentale arrivano da sud le strade da Mar- d’acqua come cartiere, fornaci o ferriere come nell’area dei “bassi fuochi” a Rossi- carolo,lungo la via del sale, da Campo e da Tiglieto. e Lerma controllano,ri- glione, Campo (poi Campoligure) e dintorni,mentre la produzione agraria è spettivamente sull’alto corso dell’Orba e sull’alto corso della Piota,il passaggio alla sempre destinata alla pura sussistenza. pianura. Al vertice Roccagrimalda, sulla sinistra dell’Orba,e Silvano, sulla destra La dirigenza genovese manifesta subito l’intenzione di acquisire,oltre alle fortezze della Piota, ne controllano la confluenza. Alla base Tagliolo blocca le strade da e ai posti chiave di transito nelle zone più prossime, anche altri castelli nell’area Mongiardino e da Lerma per Ovada. L’area tra la Valle del Lemme e la Val Bormida, alle spalle della città: in Valle Scrivia come capita con Fiaccone e Pietrabissara, che abbraccia una serie di altre località intermedie, è parte di un più vasto sistema. Clapinum e Mundascum, nonché con i castelli di Voltaggio e di Montalto nell’area A oriente esso si appoggia a quello della Valle Scrivia, dominato da Montalto, Ar- del comitato di Tortona, compreso nella marca Obertenga, diviso dal comitato di quata e Serravalle e la diramazione trasversale per Grondona, e la Val Cu- Acqui (che sta invece in quella Aleramica) dalla linea fluviale riconducibile al rone; a occidente si coordina con quello della Valle dell’Erro e dell’alta Bormida, Piota, allo Stura,all’Orba, alla Bormida e al Tanaro. Si tratta di due comitati in cui contenendo tutta la zona degli scambi e svolgendo un’importante funzione di si verifica il passaggio dal governo comitale e quello vescovile attraverso il gioco controllo militare tra l’area padana e quella ligure. delle immunità vescovili. Il vescovo costruisce un dominio su un vasto territorio a Nel XII secolo domini aleramici sono attestati a oriente dell’Orba e sullo Scrivia a oriente della Scrivia, lungo le valli della Grue, del Curone e della Staffora e arriva Pozzolo Formigaro, Novi e Arquata. I marchesi del Bosco con i da Ussecio e i da Savignone e a Montoggio, sino allo spartiacque appenninico.La Valle Scrivia, il posseggono Silvano, Capriata, Bosco, Pozzolo Formigaro e Gazzo; i mar- principale punto di passaggio tra Genova e l’interno padano e pedemontano, sog- chesi di Monferrato, Marengo e . Nel1217 i marchesi di Ussecio e nel getta a contese tra clan, diventerà poi di fatto uno “stato” controllato dagli Spinola, 1224 i marchesi del Bosco donano a Genova le loro quote di Arquata. Tra i vassalli incentrato sui punti chiave di Busalla,Borgo Fornari, Ronco, con punti di riferi- dei del Bosco sono i signori di , che possiedono insieme ai Piobbeto mento nel castello della Pietra e in tutta la direttrice per l’interno, con Serravalle, anche il castello di Lerma. Anche i Malaspina sono presenti tra Genova e Tortona Stazzano, Arquata, Pasturana,Castelletto in Val d’Orba e Campo in Valle Stura e dominano la vasta area appenninica dalla Valle del Curone alla Magra. Sono (poi Campoligure) e altro ancora. Invece Savignone, Casella, Montoggio, Torriglia, anche in parte presenti sulla riva sinistra della Scrivia fino al Tanaro e detengono Senarega,Montessoro, Crocefieschi finiranno sotto il controllo dei Fieschi. un residuo pedaggio a Tortona ancora nella seconda metà del XII secolo. Negli spazi appenninici e preappenninici, nell’area tra la Scrivia e la Bormida attra- Nell’Oltregiogo il ruolo più incisivo è quello svolto dai marchesi di Gavi che, già versata dall’Orba, passano però anche i più importanti itinerari terrestri e fluviali tra alla metà del XII secolo, giurano la “Compagna”. Tuttavia essi arrivano a un Genova e Savona, il Tanaro e la sua confluenza con il Po, verso Piacenza e la Padania accordo definitivo con Genova solo dopo il convulso periodo federiciano. Nel orientale e l’Oltralpe germanico e quello francese. Non a caso, per ben quattro secoli 1202, insieme a una nutrita serie di loro vassalli, i marchesi cedono territori e – tra il XII e il XV – questa zona sarà un continuo campo di battaglia, nel quale le diritti al Comune genovese, compresi il castello di Gavi,quello di Montalto, Tas- nuove forze comunali – Pavia, Tortona ma anche la recente Alessandria(1168) – si sarolo, Gattorba, Aimero, Pasturana, Croce e le rispettive pertinenze dalla Scrivia contrapporranno a qualche vescovo acquese e a qualche dinastia feudale più incisiva, verso sud. Il tutto è accompagnato dal giuramento di fedeltà, di “abitacolo” in Ge- come i marchesi di Gavi e quelli del Bosco, e soprattutto i Monferrato, tutti com- nova e di appartenenza alla “Compagna”. A quel punto i marchesi lasciano Gavi – battendo per il predominio politico ed economico del territorio. Sarà uno scontro dove andranno solo tre volte l’anno – mantenendo però i loro diritti sulle terre alla senza esclusione di colpi, in cui saranno coinvolte tanto le forze laiche quanto le isti- destra del fiume e continuando a riscuotere una parte degli introiti del pedaggio. tuzioni religiose e che, infine, si risolverà in una spartizione tra Genova, i feudi im- A Levante, un po’ nell’interno, è interessante il caso di Montoggio, un castello che

- 42 - - 43 - avrà una lunga storia signorile, poi conclusa nel 1547 nello scontro finale tra Nel mare “genovese”, che ha appendici anche nel mar d’Azov, all’interno dell’ampia Doria e Fieschi. Al centro dell’itinerario tra Busalla e Torriglia, che collega le due corona di insediamenti, che in qualche caso sono signorie private o stanno all’interno più importanti direttrici verso la pianura – la Postumia e la strada per Bobbio –, di altri potentati (come è il caso di Trebisonda),ci sono insediamenti urbani, che si Montoggio, che inizialmente appartiene alla chiesa di Tortona, alla metà del XII amministrano e sono costruiti con sistemi d’importazione, fattorie e castelli. Sulle secolo passa alla diocesi di Genova per finire poi, con Savignone, Torriglia e altri coste del mar Nero si incontrano molti Genovesi e liguri- compresi uomini del- castelli dell’interno nelle mani dei Fieschi. E ciò accadrà nonostante a quel tempo l’Oltregiogo ad Amastri, Sinope, Samsun, Savastopli,Vicina, Kilia-Licostomo, dove la Liguria, eccettuate molte enclaves,sia ormai divisa tra il districtus Ianue, con Ge- gli atti trecenteschi del notaio Antonio da Ponzò ci raccontano molto della vita nova e i suoi borghi, le tre podesterie – Voltri (da Cogoleto alla Val Polcevera fino del tempo, Maurocastro, Tana,Vosporo, Matrega, la Copa, San Giorgio, Balaclava, a Mele sul versante marittimo del Turchino), la Val Polcevera, che arriva fino al Soldaia, Trebisonda. Gli atti notarili sono preziosi anche per Cipro e Chio, e da passo dei Giovi, la Val Bisagno, che giunge fino a Sori e al passo della Scoffera e, Pera gli atti di Antonio da Torriglia e le lettere del mercante Giovanni di Pontremoli all’interno,si incontra con la via polceverasca) – e le quattro giurisdizioni vicariali, sono una preziosa testimonianza degli ultimi tempi di Costantinopoli. Dal fondaco che si estendono da Monaco a Varazze, da Recco a Sestri Levante, da Sestri Levante al quartiere all’insediamento diretto la presenza ligure lascerà il suo segno anche al capo Corvo, con il vicariatus ultra Iugum, compreso tra il Sassello (e forse Stella), dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, di Caffa nel 1475, di Chio nel 1566 Gavi, Novi e Voltaggio e le podesterie cittadine. quando però per i Liguri già si sono spalancate le porte del mondo americano. I Genovesi acquisiscono castelli in varie maniere, a volte in forma definitiva, a .Peraltro il Dominio genovese, che non coincide mai con la Liguria, è sempre in volte solo temporanea, spesso reinfeudandoli. Ancora nel 1359 il castello di Novi crisi. Soprattutto non sono mai chiari i suoi confini, con vuoti nel Ponente e nel- viene rilevato solo temporaneamente dal marchese di Monferrato che ne viene l’entroterra genovese– anche se arriva fino a Novi – e problematiche a Levante. In privato solo perché rivelatosi incapace di onorare l’altissimo prestito ricevuto. effetti esso ricade solo formalmente sotto la denominazione di “Repubblica geno- Nel tardo Medioevo i castelli ottenuti a qualsiasi titolo e regolarmente difesi da vese”.Ciò che cambierà nel 1797 con la nascita della Repubblica ligure. Genova sono compresi tra i 45 e i 70, mentre il numero dei loro custodi varia dai 56 Già tra Quattro e Cinquecento, nell’età di Andrea Doria, comincia una ristruttu- di Gavi, Monaco e Ovada a un unico balestriere previsto per Prato in Val Bisagno. razione delle zone feudali (a cominciare da quelle dei Fieschi dopo la congiura del Nell’Oltregiogo ci sono Sassello, Novi, Gavi, Voltaggio e molti altri centri minori. 1547) anche nelle zone più interne, dove già c’erano i feudi delle grandi famiglie, La Val Polcevera è ben guarnita, dato che di lì arrivano tutte le aggressioni,da quelle ma in cui ora interferiscono gli Spagnoli, Milano e i Savoia. Qui, nel 1533, ha dei fuoriusciti e dei ribelli a quelle milanesi. A fine Trecento la difesa della città è raf- conseguenze la crisi che apre la via monferrina al duca di Mantova e all’erezione forzata con la costruzione dei castelli di Bolzaneto,di Pontedecimo e di Rivarolo, del Monferrato in ducato nel 1574 in unione personale con Mantova. mentre a Prato, zona poco pericolosa, rimarrà sempre – salvo casi eccezionali – Nel 1588 l’occupazione del marchesato di Saluzzo da parte di Carlo Emanuele di soltanto un balistarius. Guerrieri di fama antica fama e ben consolidata, costruttori Savoia spinge il Gonzaga a costruire la cittadella di Casale,destinata ad accogliere di torri e macchine da guerra, i Genovesi si addestrano tanto in Liguria quanto in 2000 uomini. La separazione dei due domini avviene nel 1708, nel corso della Oltremare, soprattutto con il gioco della balestra. Sono previste sfide e gare premiate guerra di successione spagnola, con l’annessione allo Stato sabaudo del ducato con una tazza d’argento anche a Caffa e nelle altre località del mar Nero, a Famagosta, monferrino e di Mantova al ducato di Milano. Nel 1736, con il trattato di Vienna, a Chio, a Pera,dove peraltro si proietta il modello genovese in tutte le sue sfumature. alla fine della guerra di successione polacca, il regno di Sardegna acquista alcuni Non solo si organizza o riorganizza la facies urbanistica, ma si applica un modello feudi imperiali. Anche dopo la fatale congiura del 1547 un ramo dei Fieschi (che economico, sociale e culturale particolarmente legato all’esperienza comunale genovese. diversamente dal ramo di Torriglia non sembra coinvolto) manterrà una presenza Come dice l’Anonimo poeta di quei tempi, pensando all’esportazione del modello in Valle Scrivia con Crocefieschi, Savignone (Mongiardino, come Cantalupo, de- cittadino, un’atra Zenoa ge fan. Qui convivono Greci, Armeni, Siriaci, Ebrei , Saraceni riverà da unioni con Spinola), mentre i feudi dell’area alessandrina e i feudi e Tartari, che mescolano il loro diritto e le loro religioni,lasciando piena libertà di imperiali di Valle Scrivia e delle Langhe subiscono il variare di situazioni, legate a culto, come si vede bene ancora oggi dai resti monumentali. I vari centri del mar vicende politiche e familiari, in cui i Genovesi si insinuano spesso. Nero che, dopo il 1261, diventa un lago genovese, sono collegati tra loro in una rete Ancora diversa è la situazione di castelli e borghi situati su vie di comunicazione gestita dai Genovesi, sia pure con qualche rara presenza veneziana e pisana. Qui si nel Monferrato meridionale. Molare, feudo spinoliano a metà del Cinquecento, importano dall’Occidente nelle terre bizantine, bulgare, tartare, turche e greche di subisce poi vari passaggi. è dei Sauli, poi di Adamo Centurione, poi Trebisonda soprattutto panni, utensili e ceramiche e si prendono grano, schiavi, dei Doria (dal 1561 al 1768) e infine ereditato dai Serra. Roccagrimalda, invece, caviale e schienali di storione, pellami, allume, spezie, pellicce, miele. nel 1570 passa dai Trotti ai Grimaldi,nel 1736 passa dall’Impero al regno di Sar-

- 44 - - 45 - degna. Carpeneto, oggetto di varie infeudazioni, nel 1621 passa a Maria Salvago e In questo quadro si sono volutamente tralasciate le operazioni rivierasche, che da lei al figlio Agapito Grillo. , dopo vari passaggi, diventa avrebbero anche in questo discorso un ruolo di grande rilevanza perché, in realtà, marchesato nel 1738 per concessione di Carlo Emanuele III re di Sardegna.Gli l’intreccio familiare e organizzativo, che in questa relazione privilegia Oltregiogo e Spinola sono investiti di Trisobbio e rimangono in possesso del feudo fino al 1798. Oltremare, non prescinde mai da ciò che capita nella zona del Ponente e del Nel 1599 è venduto dal duca di Mantova e Monferrato a Barnaba Cen- Levante liguri. Nell’estremo Levante i Genovesi hanno sempre aperta davanti a sé turione. Casaleggio resta agli Spinola sotto l’alta signoria monferrina fino al 1590, la questione di Massa e di Carrara e dell’area feudale lunigianese, mentre la zona poi è venduto a Luca Grillo; nel 1705 passa a Luca Fieschi, poi ai Doria e nella del Ponente ligure presenta una sua costante instabilità di fondo, determinata non prima metà del Settecento ai Ristori. Tagliolo, prima degli Adorno, poi dei Doria solo da Savona e dagli altri centri urbani. A parte le vicende del Finalese, nel 1576 e poi dei Gentile passa al regno di Sardegna con il trattato di Vienna del 1736. i Doria vendono Oneglia a Emanuele Filiberto, il vincitore di San Quintino. Si Nel1746, nel corso della guerra di successione austriaca, deve fornire aiuti ai tratta di un’operazione che – consapevolmente o no –apre un altro pezzo di costa Francesi e con Lerma, Casaleggio, Mornese e Montaldeo subisce le conseguenze ai Savoia, che già hanno Nizza e Villafranca.Anche Sassello, il più grande centro delle operazioni militari in quelle zone. Lerma, già genovese, poi degli Spinola, siderurgico ligure, è continuamente protagonista di scontri di confine. Loano, che eretta in marchesato nel 1601, ha nel 1639 e nel 1649 un presidio spagnolo. Mor- appartiene ai Doria, è oggetto di vari passaggi nel Seicento prima di passare, nel nese, centro viario importante tra la Liguria e la valle del Tanaro,appartiene ai 1738, ai Savoia; e Zuccarello, importante nodo stradale tra Garessio e Albenga, Doria, ai quali viene confermato nel 1539 dal duca di Mantova e marchese del sarà oggetto di un’aspra contesa con i Savoia.Anche Seborga passa dall’abate di Monferrato. Successivamente è venduto ai da Passano; passa poi ai Pallavicino nel Lérins a Vittorio Amedeo di Savoia nel 1729 e Monaco, nel 1604 oggetto di un 1601, poi a Serra, Marini, Centurione, Spinola, poi agli Orsini infine al conte Lu- attacco savoiardo respinto grazie all’aiuto genovese, diventa principato nel 1619. niars Pio di Savona. Montaldeo viene acquistato dai Trotti per 2000 scudi d’oro Bisogna aggiungere che, a fine Quattrocento, anche l’Oltremare,dopo alcuni pas- da Gian Battista Grimaldi, i cui eredi lo vendono per 15.000 lire genovesi a un saggi atlantici nel corso del Trecento, ha definitivamente cambiato i suoi profili e ramo dei Doria.Castelletto d’Orba passa dagli Adorno ai Botta Adorno, mentre che , come si è detto, nuove vie sono state aperte dal genovese Colombo. Su San Cristoforo – che deriva dal titolo di una chiesa locale – è degli Spinola. Nel queste vie dovremmo ora seguire le vicende degli antichi liguri,compresi quelli 1726 passa ai Doria di Montaldeo e poi, nel 1736, con il trattato di Vienna,dal- dell’Oltregiogo. Ma questa è davvero un’altra storia. l’Impero al re di Sardegna Nel 1593 Silvano d’Orba viene eretto in contea insieme con Castelletto dal duca di Mantova e Milano. Fino al 1650 è degli Adorno, poi dei Botta Adorno, uno dei quali comanda le truppe austro-sarde durante l’occu- pazione di Genova nel 1746. Francavilla è degli Spinola di Luccoli fino al 1681, poi passa a un ramo dei Grilloche, nel 1693, ottiene anche la signoria di Basaluzzo. Tuttavia dopo la pacedi Cateau Cambresis, nel 1559, come altri feudi imperiali in Valle Scrivia viene investito dalle operazioni militari milanesi, ma l’Impero interviene a difesa dei propri diritti e di quelli dei suoi feudatari. Passato dall’Impero al regno di Sardegna nel 1736, Carlo Emanuele III ne revoca l’investitura ai Grillo. Ventitré anni dopo Paolo Guasco di Bisio ne è investito da Vittorio Amedeo III. Tassarolo, già degli Spinola, nel 1562 partecipa alla protesta contro il governatore di Milano, che vuole imporre la giurisdizione spagnola su quelle terre. Nel 1736 passano ai Savoia alcuni dei nodi più importanti sulle vie di comunica- zione:Tortona, Voghera, Castelnuovo Bormida, CastelnuovoScrivia, Capriata d’Orba, Francavilla Bisio, Montaldeo, Mornese, Arquata Scrivia, Isola del Cantone, Ronco Scrivia.Nell’area più propriamente ligure dell’Oltregiogo stavano i feudi imperiali poi soppressi da Napoleone. Nella Valle Scrivia, Ronco nel 1644 è eretta in contea, mentre Busalla dagli Spinola passa a Genova nel 1728; il Piemonte prende Seborga, Spigno, Loano e Serravalle, ottenuta come appendice del Tortonese nel 1738.

- 46 - - 47 - BEATRICE DI MEGLIO, GUIDE CONFÉRENCIÈRE C’est principalement dans la partie Est ALAIN DI MEGLIO, PROFESSEUR (U. DI CORSICA), ADJOINT À LA de la ville et plus spécialement dans le CULTURE DE LA VILLE DE BONIFACIO quartier de la loggia ou ses proches alen- tours que les similitudes avec le bâti gé- BONIFACIO EN CORSE: UNE CITÉ LIGURE nois sont les plus évidentes. Ce quartier tire son nom de la loggia qui correspond au parvis de l’église Sainte-Marie-Ma- L’histoire commune entre Bonifacio et Gênes débute véritablement en 1195 lorsque jeure (fig.3). Il s’agit en fait d’une place Gênes, après avoir expulsé les Pisans qui occupaient le site depuis le IXe siècle, couverte adossée à la façade occidentale procède à l’envoi de familles Ligures venues de la Riviera de Gênes depuis Venti- de l’église et sur laquelle le Podestà et miglia jusqu’à Portovenere1 (Varazze, Diano, Oneglia Portomaurizio, Lingueglia, son conseil rendaient la justice. À Cabria, San Remo..). Le préside bonifacien devient ainsi la première ville génoise quelques mètres, se trouvent la maison en Corse. Suivront les fondations plus tardives de Calvi (1268), Bastia (1380), des Podestà et le Palazzo Pubblico (fig.4). Saint-Florent (1440), Ajaccio (1492) puis Porto-Vecchio et Aleria. Tous deux présentent une architecture Pour inciter ces hommes et ces femmes à s’établir à Bonifacio dans un site convoité influencée par le bâti civil génois et par pour son emplacement stratégique et dans un milieu plutôt hostile, la Sérenissime la casa mercantile génoise5. Les statuts se devait de leur accorder un grand nombre d’avantages. Il en fut ainsi jusqu’en de Bonifacio du XIIIe siècle apportent 1768 date à laquelle le traité de Versailles mit un terme à cette filiation au grand la preuve matérielle de cette influence. désarroi des Bonifaciens qui, en devenant sujets du roi de France, perdaient ainsi Parmi les sergents recrutés pour Boni- leurs privilèges. Rappelons que durant cette longue parenthèse génoise, Bonifacio facio il devait y avoir huit maîtres ma- connut deux vagues de peuplement, la première en 1195 et la seconde au XVIe çons, des charpentiers, cinq tailleurs de siècle suite à l’épisode de la peste qui aurait décimé les 4/5 de la population. Une pierre et 25 manoeuvres originaires de Fig. 1. Rue de l'Archivollto. estimation faite à partir d’une liste incomplète d’habitants autorise à penser qu’il y la Riviera de Gênes.6 Dans les éléments avait à l’aube du XVIe siècle entre 3500 et 3800 habitants, trois quarts originaires les plus caractéristiques de ces édifices on note au rez-de-chaussée de grandes arcatures de Ligurie et un quart de Corse.2. Pour Giovanna Petit Balbi3 Bonifacio “non di- en arc brisé ou en plein-cintre qui retombent sur des piliers et qui ouvrent sur les venne però mai une colonia mercantile simile ad altre fondate dai genovesi in boutiques ainsi que la succession de petits arcs sur modillons qui matérialisent les oriente perchè era un “lembo della madre patria e aveva una funzione analoga a espaces privés situés à l’étage. En parcourant la vieille ville on peut découvrir également quella dei castelli e dei capisaldi delle due Riviere”. des fenêtres géminées, des blasons, des linteaux ou d’autres éléments qui attestent de l’appartenance génoise du modèle bonifacien. (fig.5) CARACTÈRE MÉDIÉVAL ET MORPHOLOGIE URBAINE Comme le souligne J.-A.Cancellieri4, Bonifacio est le prototype et le modèle urbain UN MODÈLE D’AUTOSUFFISANCE de colonie génoise le plus achevé en Corse. Ce dernier relève dans les archives no- L’une des préoccupations majeures des habitants de la cité était l’approvisionnement tariales du XIIe siècle l’existence de la contrada Johanis Stregie qui compte plus et les reserves en eau et en nourriture, notamment en période de siège. Ce souci d’une vingtaine de maisons et d’emplacements à bâtir et qui est la réplique de la vital est inscrit dans l’urbanisme et dans l’habitat dès le XIIIe siècle. contrada Stregiaporcorum de Gênes. Si l’on trouvait des sources à l’extérieur du territoire, la presqu’île où siège la citadelle Ces maisons s’inscrivent dans un plan orthonormé plus ou moins régulier dont le en était dépourvue. C’est ainsi que du XIIIe siècle jusqu’au XVIIIe siècle de nombreux schéma fut facilité par un terrain probablement vierge de tout édifice ou très peu édifices militaires, religieux ou privés vont être équipés de citernes d’eau afin d’assurer construit. L’ensemble devant répondre à des impératifs topographique et de défense. l’autonomie de la cité. L’une des plus anciennes se trouve sous le parvis de l’église Les quatre rues principales – rue Doria, rue de l’Archivolto et du saint Sacrement, Sainte-Marie-Majeure. Cette réserve communale de 650m3, toujours visible au- rue du Palais, rue Longue – sont orientées Est-Ouest. (Fig.1) Elles sont traversées jourd’hui, était alimentée par les eaux pluviales provenant des toits de l’église et des par des ruelles perpendiculaires plus étroites dont certaines prennent la forme de maisons environnantes à partir d’un habile système d’arcs-boutants. Ce système ali- passages couverts et qui, en langue vernaculaire reçoivent le nom de carrugi. (Fig.2) mentait également les citernes privées des maisons voisines. (Fig.6)

- 48 - - 49 - Fig. 2. Passage du Cantu Scuru.̈ Fig. 3. La Loggia.

Le stockage et la mouture du blé étaient également une nécessité. On peut encore Saint-Dominique. Il est intéressant de noter que certaines des toiles ou objets qui ornent apercevoir des silos sur la place de la manichella et sur la place Grandval (fig.7) les murs ou les autels des églises bonifaciennes ont pour noms des artistes natifs de ainsi que des moulins à vent à l’extrémité ouest de la presqu’île, endroit le plus Ligurie ou dont les œuvres décorent également certaines églises génoises7. exposé au vent. (fig.8) LE PATRIMOINE BÂTI RURAL LE BÂTI RELIGIEUX Le patrimoine bâti rural de Bonifacio marque également de son empreinte la cam- D’une façon générale le patrimoine religieux, qu’il soit matériel ou immatériel, est un pagne bonifacienne. Il est représenté par des aménagements fonctionnels réalisés témoin important de la vie de la cité et des relations tissées avec la Ligurie. D’un point avec les pierres extraites du terrain lors des phases de défrichage ou d’ameublissement de vue urbanistique le bâti religieux marque le paysage bonifacien par les nombreux du sol par les pialinchi, ces travailleurs qui ont œuvré toute leur vie au dur travail édifices répartis sur la commune. Édifiés tout au long des siècles c’est essentiellement à de la terre. Réalisé en grande majorité en pierre sèche, c’est-à-dire sans liant ni partir du XIIIe siècle que les nouveaux arrivants vont multiplier les constructions. Cou- mortier, on le trouve dans la campagne et plus spécialement sur le plateau calcaire, vents, églises, chapelles, oratoires ou hôpitaux vont ainsi se répartir dans la ville intra- u piali. Pour notre propos, nous ne citerons que les baracun qui sont les plus nom- muros mais également à l’extérieur. D’un point de vue architectural les églises Saint- breux et reconnaissables et qui étaient utilisés pour remiser les outils, se protéger Jacques ou Sainte-Marie-Majeure présentent des caractères de style roman tardif de des intempéries et parfois servir aussi d’habitat temporaire en période de récoltes Ligurie. Si la construction de l’église Sainte-Marie pourrait avoir débuté sous les Pisans, (fig.11). Ce type d’architecture vernaculaire se retrouve dans une cinquantaine de la façade occidentale dénote toutefois une « réappropriation » génoise renforcée par la départements français8 mais il est très probable que l’origine des baracun bonifaciens présence des armoiries de la Sérénissime sur deux des façades de l’église. (Fig. 9,10) De la soit à chercher en Ligurie, plus précisément auprès des caselle ligures. petite place qui fait face à la loggia on peut admirer la rosace ainsi que l’arcature en arcs La majorité d’entre eux est monocellulaire et de taille réduite. Il semble que le plan brisés qui repose sur des modillons polymorphes. On remarque la corniche qui se circulaire soit la configuration la plus courante mais on peut observer de nombreuses présente sous la forme d’une succession de fleurs à quatre pétales entrecroisées, un motif variantes hormis le principe de la voûte en encorbellement qui ne varie pas. Le linteau que l’on retrouve également sur le clocher de Sainte-Marie ou sur les façades de l’église de la porte d’entrée est généralement matérialisé soit par une dalle calcaire soit par un

- 50 - - 51 - tronc en agagiu, bois de genévrier réputé chitecture, de la ville à la campagne, le imputrescible. Très majoritairement en territoire est empreint de ligurité. bâti unique, on trouve cependant un en- Il est certain que plus de deux siècles semble complexe de baracun à Casila (to- de présence et d’acculturation françaises ponyme renvoyant problablement aux ont pu altérer ce rapport à la Ligurie. caselle ligures) qui a pu servir d’habitat Bonifacio et les Bonifaciens ont connu permanent ou saisonnier. dans cette période des changements ra- dicaux dans une évolution globale de LES FORTIFICATIONS l’Europe et de la méditerranée. Parmi les systèmes de défense réalisés en Pour autant, et même si elles ne sont Corse par les Génois, le plus important pas les seules, ces traces ligures consti- est de toute évidence celui de Bonifacio. tuent aujourd’hui une part essentielle Les deux kilomètres de fortifications qui de l’identité de la cité. Si la langue ver- entourent la ville haute sont là pour nous naculaire (la ligurophonie) sera difficile rappeler que la fonction première de la à maintenir dans les conditions d’utili- cité était avant tout militaire. La première sation populaire qui ont perduré jusqu’à enceinte fortifiée qui entourait la ville fut nos jours, le défi du patrimoine demeure largement éprouvée en 1420 lors du siège en revanche chargé de potentialités. Les d’Alfonse V et plus particulièrement lors enjeux économiques liés au tourisme in- du siège franco-turc de 1553. De cette citent à entretenir, valoriser et tirer profit Fig. 4. Maison des Podestà et Palazzo Pubblico. enceinte médiévale ne subsistent que de ce capital tandis que les enjeux cul- quelques éléments comme la tour incluse Fig. 6. Rue du Palais. dans le Bastion de l’Étendard ou les pa- rements médiévaux de l’ancien quartier de l’Annonciation (aujourd’hui Jardins des Vestiges) (Fig.12) C’est à la suite du siège de 1553 que les murs d’enceinte se- ront consolidés et modernisés par les Français jusqu’en 1559 puis par les Gé- nois pendant un siècle environ. De cette seconde phase et parmi les différents ou- vrages réalisés, nous mentionnerons l’im- posant Bastion de l’Étendard ou la porte de Gènes qui contribuent à la physiono- mie du Bonifacio actuel.9 (Fig.13)

NE PAS LAISSER EFFACER LA TRACE Parler de traces ligures à Bonifacio est un euphémisme. La cité est très forte- ment marquée par la longue histoire Fig. 5. Maison avec arcature, fenêtre géminée et qu’elle a partagée avec Gênes et la Ri- modillons. viera di Ponente. De la langue à l’ar- Fig. 7. Silo

- 52 - - 53 - Fig. 8. Moulin à vent et silo. Fig. 10. Armoiries de Genes.̂

Fig. 9. Facadȩ occidentale de l'eglisé Sainte-Marie-Majeure. Fig. 11. Baracun.

- 54 - - 55 - turels et éducatifs nous invitent à promouvoir une éducation au patrimoine qui, pour l’heure, est trop négligée dans l’éducation scolaire et associative. Il y a donc à créer et à promouvoir à Bonifacio les voies de la valorisation et de la promotion par l’éducation, la formation et la connaissance. Cela passe par une politique de recherche (par les liens avec les universités intéressées), d’édition, de muséographie, de formation, d’animation, de vulgarisation, etc. Le chantier de- meure ouvert et important. Il reste bien entendu aussi et surtout à retisser des liens d’amitiés et de culture avec Gênes et la Ligurie afin d’entretenir une mémoire que nul ne peut s’arroger le droit de négliger.

NOTE: 1 Cancellieri J.-A., Bonifacio au Moyen Age : entre Gênes, Corse, Sardaigne et Méditerranée. Ajaccio : centre régional pédagogique de Corse, 1997, texte 15, p.38. 2 Delmas Bartoli M.-C, Le livre des statuts de Bonifacio, Mémoires et documents d’études corses, Bastia, 1980 3 Petit Balbi Giovanna, Bonifacio all’inizio del Trecento, in “Studi Genuensi”, IX (1972), p5. 4 Cancellieri J.-A., formes rurales de la colonisation génoise en Corse au XIIIe siècle : un essai de typologie, p107-109. Fig. 12. Vue des parements medié vaux́ du quartier de l'Annonciade ou jardins des vestiges. 5 Toma M., « Una casa mercantile a Genova tra medioevo e seicento », http://www.feem- project.net/isaac/public/voce/1177085292_la_casa_mercantile_a_genova.pdf, (consulté le 10 déc 2013). 6 Cancellieri. J.-C., Bonifacio au Moyen Âge…op.cit., p.38. 7 Aurelio Lomi, Tommaso Orsolino, Gaggini… 8 Lassure C., cabane en pierres sèches de France, 2004, Édisud, 247p. 9 Pour approfondir l’histoire militaire de Bonifacio nous signalons l’ouvrage de M.Tercé les fortifications de Bonifacio, 2012, éd Albiana, 299p.

Fig. 13. Vue du bastion de l'Etendard depuis la rampe qui menè à la Porte de Genes.̂

- 56 - - 57 - RENATO MARMORI Scauri, collegamento tra Roma e la ARCHITETTO-UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA Gallia. Ma anche le loro testimo- nianze in val di Vara sono pressoc- ARCHITETTURA LIGURE TRA VAL DI VARA E LUNIGIANA ché inesistenti: la via romana viene ben presto abbandonata, tanti che Il tema dell’incontro è particolarmente interessante, perché venendosi ad accomu- oggi non è ancora possibile stabilire nare situazioni molto differenti tra loro, si ha occasione, probabilmente per la quale fosse il tracciato, Luni decade prima volta, di affrontarle insieme, quindi poterle in qualche modo comparare. ed il suo nome rimane ad identifi- L’argomento diventa così affascinante ed il nostro coordinatore ci stupisce per care un Vescovo, il Vescovo di Luni, questa sua intuizione, riunendoci qui ed invitandoci a cogliere aspetti tipici del che fino al XIII secolo in qualche mondo ligure. modo contrasta l’espansione geno- Il mio argomento tratta di un territorio ligure particolare, perché presenta molte vese in questa parte di Liguria, o ad affinità con quello dell’ oltregiogo, sia dal punto di vista storico che geografico. indicare un territorio eterogeneo, Pur a pochissimi chilometri dalla costa, non si affaccia sul mare, né ha mai avuto Fig. 1. Bozzolo compreso tra Liguria e Toscana, che rapporti con attività marinare, è terra di confine e, inevitabilmente, ha subito in- solo in un lontanissimo passato po- fluenze di più culture. teva, forse, riconoscersi come uni- Questa terra è una valle, una delle più grandi ed estese della Liguria, la Val di Vara, tario. Mentre invece, da quando nel parte integrante di un territorio ancor più vasto noto con il nome di Lunigiana. 1113, con l’acquisizione di Porto- È una valle lunga oltre 60 km, posizionata con andamento parallelo alla linea co- venere, Genova si affaccia nel- stiera, come comunemente avviene nel Levante Ligure rispetto al Ponente, ed ha l’estremo Levante Ligure ed inizia un bacino imbrifero di notevoli dimensioni, caratterizzato da numerose valli se- un lungo processo, conclusosi dopo condarie che riversano al fiume principale decine di affluenti. oltre due secoli, grazie al quale rag- I monti che la delimitano, pur essendo alture di Appennino, raggiungono altezze giunge il duraturo controllo dell’in- considerevoli, per cui è rimasta, a lungo, in un sostanziale isolamento e, al suo in- tero territorio. terno, ritroviamo comunità che hanno vissuto per secoli una storia “minuta”, in Si deve senz’altro evidenziare il Fig. 2. Brugnato qualche modo lontana dalle grandi vicissitudini, dai principali mutamenti poli- ruolo avuto dalla famiglia Fieschi, tico-sociali avvenuti nell’intorno. che nei primi anni del XIII secolo acquisisce un consistente dominio, diventando È quindi area nella quale si sono mantenuti inalterati i caratteri originari, che solo proprietaria di un gran numero di feudi e castelli. parzialmente, e, comunque, non in maniera irreversibile, l’epoca contemporanea La loro rapida ed eccezionale espansione induce Genova ad attivare un’azione mi- sta modificando. litare, per la quale Oberto D’Oria, nel 1273, rade al suolo la città della Spezia ed Diventa allora importante sottolineare che questi caratteri sono sicuramente espres- induce Nicolò Fieschi a vendere i possedimenti più strategici (1276), relegandolo sione della cultura ligure, perché il momento storico significativo di questi luoghi, in Alta val di Vara. quello in cui vediamo sorgere gli agglomerati edilizi ed urbani, raccogliersi ed or- Da quel momento tutto rientra nell’orbita di Genova, per cui anche queste terre ganizzarsi le varie comunità, sia dal punto di vista urbanistico-architettonico che seguiranno la storia della repubblica fino ai nostri giorni. economico.sociale, che è poi quello medioevale, vede una forte e continuativa pre- Per questo motivo, come abbiamo accennato prima, nella Val di Vara troviamo senza sul territorio della Repubblica o comunque di famiglie genovesi. una serie di elementi che la accomunano al resto della Liguria. Anche perché i periodi storici precedenti, pur sempre importanti, si contraddi- Tra questi sicuramente spicca l’architettura, o meglio, il modo di costruire, di ag- stinguono per il passaggio di culture che non hanno lasciato tracce significative. gregare le case tra loro, per creare nuclei abitati sapientemente inseriti in una mor- Ci sono stati i Liguri, gli Apuani e i Briniates, ma per il loro carattere duro ed fologia territoriale difficile da organizzare, quasi sempre acclive. ostile, sono stati sconfitti dai Romani e deportati nel Sannio. Semplificando il fenomeno e ragionando in estrema sintesi, i modelli di riferimento Ci sono stati i Romani, che tentano una colonizzazione, grazie anche alla fondazione sono due, quello dell’aggregazione con impianto lineare, con i tessuti edilizi che si della città di Luni e la realizzazione di un’opera imponente quale la via Aemilia dispongono a schema aperto, sviluppandosi lungo direttrici viarie, e quello del-

- 58 - - 59 - Fig. 4. Calice e il suo castello

l’impianto chiuso e compatto, con i tessuti edilizi che si moltiplicano in uno schema ad anelli concentrici, intorno ad un edificio speciale, castello o chiesa, ed in modo da costituire una cortina muraria che richiama il baluardo difensivo. Quando vengono meno le scorribande saracene e si instaurano periodi di pace più duratura, quindi quando diventa possibile utilizzare le poche aree pianeggianti del fondovalle, a queste due tipologie di impianto se ne affianca un’altra, quella del borgo pianificato impostato su un disegno che utilizza forme geometriche. Se analizziamo con questa chiave di lettura i nuclei storici della Val di Vara, possiamo cogliere affinità ed assonanze con gli altri borghi del Genovesato, scoprendo che gli schemi si ripetono con un rispetto dei modelli che pare sconcertante. Osservando una cartografia abbastanza dettagliata, o meglio, un rilievo a scala ur- bana, una foto aerea, oggi anche una foto satellitare ravvicinata, comprendiamo con più facilità le considerazioni appena fatte. Scopriamo così che, ad esempio, Bozzolo, Cornice, Maissana sono nuclei ad impianto lineare, che Vezzano Ligure, Ponzò Godano e Follo hanno schemi chiusi e compatti, che Brugnato e Varese Li- gure sono nuclei di fondovalle con schemi geometrici. Così come ci possiamo render conto che spesso ad agglomerati chiusi si affiancano ampliamenti urbani lineari, che sottolineano la presenza di nuove direttrici viarie Fig. 3. Dettagli di Brugnato nel frattempo iniziate ad essere utilizzate.

- 60 - - 61 - evolute e consolidate, quali quelle che costituiscono la maggior parte delle abitazioni dei centri storici. Anche se possono essere state trasformate, vista la necessità di adeguarle alle esigenze del vivere d’oggi, non hanno del tutto perso le proprie ca- ratteristiche e, soprattutto, molte di esse possiedono ancora il loro aspetto originario. Si riesce quindi a cogliere come siano manufatti realizzati con mezzi e materiali “poveri”, sicuramente locali, dove l’apparato decorativo, se c’è, è ridotto all’essenziale, quasi sempre riconducibile all’elemento che ha il maggior significato simbolico, il portale d’ingresso. Il portale infatti sottolinea il punto di passaggio tra esterno ed interno, tra lo spazio pubblico e quello privato, l’accettazione di chi entra nella propria, ristretta cerchia famigliare, così come il momento dell’uscita dalla propria abitazione determina l’inserimento dell’individuo nella collettività quindi nella vita sociale. Quando le disponibilità finanziarie lo consentono, il portale assume particolare importanza, nobilitandosi con l’uso di materiali pregiati e finemente lavorati, quale interpretazione locale di disegni e modelli presenti nelle città del Genovesato. Quando invece le risorse sono poche, prevale il carattere di essenzialità ed il portale, comunque, si evidenzia con il posizionamento di grosse pietre, per formare i piedritti e realizzare l’architrave. In questi casi, la volontà di enfatizzare l’importanza di tale elemento è spesso de- mandata ad una forma scolpita o ad un’incisione.

Fig. 5. Cornice. È il caso di Bolano, di Carro, di Varese, ma anche e più in generale, delle espansioni realizzate in epoca contemporanea. Se poi facciamo un salto di scala e passiamo dal nucleo all’edificio, ci accorgiamo che anche le singole case appartengono alla matrice ligure e ripropongono modelli tipici di altri territori del Genovesato. In val di Vara è presente un’architettura che mantiene per secoli le stesse caratteri- stiche, realizzando edifici ed utilizzando materiali sempre simili tra loro, senza per questo rinunciare alle proprie peculiarità, in modo da caratterizzarsi come prodotto di una delle tante comunità che si distribuiscono in un territorio vasto. Queste architetture sono diffuse ovunque e costituiscono l’edilizia minuta, semplice, spesso classificata come “minore”. Anni fa ho scritto che il simbolo dell’architettura della Val di Vara non sono i castelli, per altro interessanti come quello di Calice, di Madrignano, di Varese Ligure, o le pievi, od ancora i palazzi nobiliari, per altro presenti in numero molto limitato, ma la tipica casa di derivazione rurale, da quella sparsa lungo le alture, al- l’unità edilizia del centro storico. Queste testimonianze di una vita duramente vissuta sono un patrimonio prezioso, reso nobile dal sapiente uso dei materiali locali. Ancor oggi ne ritroviamo molte, sia nelle forme più arcaiche, come esempi isolati, rintracciabili in siti lontano dalle principali viabilità, sia nelle forme più Fig. 6. Maschere.

- 62 - - 63 - Figg. 7.8.9. Portali. In ogni caso, queste architetture possiedono il grande pregio di porsi in logica un significato magico. Sono normal- continuità con il paesaggio, determinando di fatto, e soprattutto al di fuori di mente realizzate in pietra arenaria ed ogni norma o regola scritta, quello che oggi definiremmo come corretto inserimento hanno le più svariate dimensioni, così paesaggistico. Ciò sicuramente deriva dall’uso dei materiali reperibili sul posto, come una pluralità di soluzioni for- quali la pietra che affianca solitamente poche bozze, rozzamente squadrate, ai mali, legate all’abilità del suo esecu- ciottoli di fiume, o l’impiego di intonaci spessi e ruvidi, realizzati con la sabbia dei tore. Denominate figure apotropai- torrenti, ma anche l’inserimento di infissi appropriati, come i robusti portoni di che, hanno la funzione di proteggere tavole accostate o le piccole finestre in legno di castagno. l’abitazione, allontanare il male ed i Esistono, in queste zone, poi elementi architettonici particolari, non sempre ri- nemici, posizionandosi, senza una re- scontrabili altrove, e tra questi, significativi sono i terrazzi-aia, superfici pavimentate gola precisa, nei prospetti che si af- ed esposte all’aria, poste al di sopra di strutture voltate. facciano sulla strada. In questi luoghi si possono svolgere la attività che altrove risultano tipiche dell’aia, Voglio infine citare altri due elementi dato che, per la forte acclività dei terreni, quindi per la scarsità di aree pianeggianti legati alla produzione architettonica e libere prospicienti le abitazioni, spesso manca questo spazio funzionale e deter- di questi luoghi e che sicuramente ri- minante nell’attività agricola. La loro presenza è tanto diffusa da generare all’interno troviamo in tutto il Genovesato: i dei nuclei storici percorsi porticati o, addirittura, delle piccole gallerie, che costi- ponti medioevali ed i sagrati in ciot- tuiscono una ulteriore particolarità di questi luoghi. toli. Nel passato la valle era caratte- Un altro elemento che caratterizza le costruzioni è l’inserimento nelle murature di rizzata dalla presenza di un consi- facciata di piccole sculture antropomorfe, alle quali comunemente viene attribuito stente numero di ponti carrabili,

- 64 - - 65 - Fig. 10. Il sagrato della Chiesa di Sant’Antonio a Bozzolo. Fig. 12. Sant’Andrea di Montedivalli. Fig.11. Il sagrato del Convento dei Padri Passionisti di Brugnato. alcuni dei quali anche di notevoli prattutto contrastato, anche perché dobbiamo ritenerci in qualche modo tutti re- dimensioni per il numero di ar- sponsabili: se avessimo saputo mantenere il territorio con la stessa cura del passato, cate. Oltre a quelli posizionati molto probabilmente ciò non sarebbe accaduto. sulle viabilità principali, quelli in Ci sono segnali positivi perché ad esempio ho personalmente seguito il progetto prossimità dei nuclei abitati co- di messa in sicurezza e restauro dei resti del ponte di Brugnato, uno dei più im- stituivano una caratteristica dei portanti della valle, che, dopo ripetuti crolli, rischiava di scomparire definitivamente, luoghi contribuendo a valorizzare ma è bene che questo episodio non resti un caso isolato. l’immagine complessiva dell’abi- Così come a rischio sono i sagrati in ciottoli, spazi nei quali ogni paese concentra tato. Parlo al passato perché pur- la propria attenzione per realizzare il simbolo dell’intera collettività. troppo molti di queste strutture È luogo di raccolta esterno, interamente artificializzato, quasi sempre tramite tra sono scomparse, anche in epoca edificio sacro ed il suo intorno, collegando due realtà ben distinte. molo recente. Con l’alluvione del- Nei sagrati del Levante Ligure si riscontra una ricchezza di cromatismi eccezionale l’ottobre 2011, nella valle del tor- che consente la creazione di quadri complessi ed articolati, al fine di enfatizzare rente Pignone ben tre ponti sono l’unicità della situazione. Le dimensioni variano sensibilmente e sono condizionate crollati, quello di Pignone, di Ca- dalla disponibilità di spazi liberi nell’impianto urbanistico, quando consideriamo sale e di Villa, dopo aver resistito i sagrati interni ai centri storici, o nella morfologia del terreno, quando prendiamo alle tutte le piene dei secoli pre- in esame edifici isolati. Così come molto diverse possono essere le dimensioni dei cedenti. È un triste fenomeno che ciottoli, in ragione della loro reperibilità, per cui, specie nella media ed alta Valle, merita di essere affrontato e so- troviamo sagrati costituiti da ciottoli di grande pezzatura che, pur limitando il di-

- 66 - - 67 - MARIA DALMIRA DE CAMARGO ANDRADE ARCHITETTO - UNIVERSITÀ DI CAMPINAS - SAN PAOLO - BRASILE DOTTORE DI RICERCA IN GEOGRAFIA E PIANIFICAZIONE DEL PAESAGGIO - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA

EMERGENZE LIGURI IN BRASILE TRA XVI-XVII SECOLO1

INTRODUZIONE Per individuare il contributo italiano e genovese nella formazione dei primi inse- diamenti brasiliani è stato necessario analizzare due grandi componenti storiche dell’economia brasiliana: il ciclo del “pau-brasil” e quello della canna da zucchero. Queste origini secolari dell’economia brasiliana moderna servono di supporto per capire meglio in quale momento ed in quale contesto storico, economico e sociale, gli italiani si siano trasferiti in Brasile. Per una maggiore comprensione della partecipazione genovese, mi è sembrato anche opportuno analizzare i loro interessi economici e commerciali dal “Medi- terraneo all’Atlantico”. I genovesi si trasferiscono prima in Portogallo, poi nell’ar- cipelago di Madera o delle Azzorre e, quindi, con l’esperienza acquisita in queste isole, in Brasile. Non tutti gli italiani ed i genovesi partiti per l’America, tra XVI e XVII secolo, tornano in patria; per questo motivo il loro contributo rimane spesso ignoto ai propri connazionali nella madre patria. I portoghesi, inoltre, non hanno interesse Fig. 13. Varese Ligure. a diffondere l’importanza dei loro ruoli e la loro attività nelle colonie d’oltremare contribuendo così a rafforzare le attuali condizioni di disinformazione. segno decorativo, non impediscono di realizzare spazi di grande effetto, quale Molti genovesi si trasferiscono in Brasile accompagnati da fratelli e amici, ma quello riscontrabile di fronte alla chiesa dei Passionisti a Brugnato. quasi sempre senza mogli e figli. Presto si uniscono in matrimonio, con le donne Purtroppo anche questi elementi tipici e caratteristici sono oggetto di un genera- native, creando forti legami con la popolazione locale e contribuendo all’amicizia lizzato deterioramento. Ciò può derivare da un atteggiamento di indifferenza, che e ai buoni rapporti tra questi due gruppi. si trasforma, quasi automaticamente in incuria, o peggio, può scaturire da una de- Questo legame iniziale con le donne native è stato, per tutti gli immigrati dal liberata manomissione. vecchio continente, un elemento di fondamentale importanza nel successo della Sono i casi in cui vegetazione e terriccio si sovrappongono ai ciottoli, impedendone colonizzazione del Nuovo Mondo2. la percezione ed iniziando un lento ma continuo fenomeno distacco delle pietre, Attraverso la coltura della canna da zucchero i genovesi creano legami anche con ma sono anche i casi in cui per la posa di reti tecnologiche si genera una grossolana la terra. Diventano “Signori di zuccherifici”3, si naturalizzano e si mescolano con alterazione del disegno del sagrato. la popolazione locale. La loro cultura non viene, però, mai completamente cancellata So di parlare a persone che si interessano con passione a questi manufatti, che ri- e rimane, in parte, nelle consuetudine e nelle tradizioni delle generazioni future. spettano ciò che il nostra passato ha regalato, che comprendono quanto sia neces- sario promuovere e favorire un diverso atteggiamento verso il valore della storia e PRIMO CONTATTO CON I NATIVI della tradizione. Anche oggi è occasione per farlo, nella consapevolezza che solo Quando arrivano gli europei, e in particolare i primi genovesi sulla costa brasiliana, quando ogni abitante di un territorio sarà orgoglioso di appartenervi, saprà ap- trovano una comunità nativa che non ha mai superato il livello neolitico pre-urbano. prezzare e riconoscere le tracce liguri che stiamo analizzando nei suoi molteplici Le sue abitazioni non erano permanenti, non si era mai lavorato la pietra per la aspetti, sarà onorato, come in passato, di essere custode di questi beni, il risultato costruzione d’abitazione, e non si era nemmeno conosciuto il laterizio. Queste po- potrà essere raggiunto. polazioni non conoscevano i metalli, la ruota e neanche il tornio da ceramica le

- 68 - - 69 - non hanno mai addomesticato animali economicamente redditizi. Nonostante guentemente poco vantaggiosa economicamente. Quindi, la soluzione più redditizia ciò, egli è stato capace di adattarsi alla natura e di creare e sviluppare un’arte par- consiste nella costruzione di una fortezza (feitoria) che, con l’aiuto dei nativi per ticolarmente raffinata come le pitture rupestri situate nei domini del territorio abbattere e preparare gli alberi, dovrebbe servire da magazzino per aspettare l’arrivo semi-arido. delle navi, in modo tale che queste possano essere velocemente caricate per ripartire Per quanto concerne l’agricoltura, con l’assenza del classico dualismo coltivatori- poi per l’Europa. pastori, nella preistoria brasiliana, non si sono mai raggiunti gli stessi livelli di svi- Con il passare del tempo si sono creati piccoli nuclei urbani intorno a queste luppo del Vecchio Mondo, che hanno permesso la formazione dei primi centri ur- feitorias che, successivamente, hanno dato origine ai primi insediamenti costieri bani a partire dal neolitico. per poi diventare le grandi città del Brasile moderno. Con la sola eccezione delle In Brasile l’uomo preistorico, perfino nelle società agricole più organizzate, non città pianificate dalla corona portoghese, i cui rappresentanti hanno abbandonato ha mai smesso d’essere cacciatore, corrispondendo così all’imperativo alimentare l’insediamento esistente per cercarne uno nuovo con le stesse caratteristiche degli imposto dal conseguimento delle proteine altrimenti carenti. Egli è sempre semi- insediamenti genovesi nel mediterraneo, tutte le altre progredirono intorno a nomade a causa del rapido esaurimento delle terre, senza possibilità di concime queste feitorias. Quindi, l’origine d’ alcune città, d’iniziativa privata, si può attribuire organico che invece l’esistenza del bestiame avrebbe potuto garantire. a questi commercianti del pau-brasil. Il nomadismo o semi-nomadismo dell’indio precolombiano in Brasile, era uno dei fattori determinanti della sua struttura pre-urbana e del suo disinteresse nella DALLE “FEITORIAS” AI PRIMI INSEDIAMENTI PORTUALI costruzione d’ abitazioni stabili. Gli insediamenti portuali fondati direttamente dalla corona portoghese sono, in gran parte, mutuati dalle immagini medievali dei centri costieri mediterranei5. I COMMERCIANTI DEL PAU-BRASIL E LA NASCITA DELLE PRIME Si tratta di due categorie d’insediamento fortemente diversificate sul piano delle “FEITORIAS” immagini ed anche diversamente ispirate nella costruzione dei rispettivi repertori La partecipazione genovese a questo commercio inizia già nella spedizione del ufficiali d’architettura. 1500, verso l’oriente, con la quale i portoghesi dichiarano ufficialmente la scoperta Le città di fondazione reale risultano, infatti, dominate dalla componente strate- dell’America Meridionale. Unite alle imbarcazioni di Pedro Alvarez Cabral, parte- gico-militare della fortificazione che è quasi sempre elemento emergente su tutte cipano anche quelle private appartenenti al Conte di Portalegre e alla Società com- le altre parti urbane6. merciale costituita da D. Alvaro di Bragança, fratello del terzo duca di Bragança, Gli insediamenti delle antiche feitorias affidano, invece, queste rappresentatività che era stato giustiziato all’epoca del Re Giovanni II, e di tre mercanti italiani che all’edificio religioso o alla parte aristocratica emergente dell’architettura civile. si sono consociati con lui fornendo i capitali; si tratta di Bartolomeo Marchioni e Intorno al dualismo tra architettura strategico-militare e civili-religiose è possibile, Geronimo Servigi, fiorentini, e di Antonio Salvago, genovese. quindi, ricostruire una vicenda storica insediativa che affonda, comunque, le In data anteriore al 3 Ottobre 1502, D. Manuel I concede lo sfruttamento del proprie radici nella cultura della città mediterranea. nuovo territorio ad un’associazione di mercanti sotto la direzione di Fernão de Le città costruite in Brasile a partire dalla fine del XVI secolo e durante i secoli Noronha. Tra i soci di Noronha risultano diversi mercanti e banchieri italiani e ge- XVII e XVIII corrispondono ad una fase di occupazione del territorio controllata novesi fra cui Antonio Salvago. dalla Corona Portoghese. Tra il 1532 ed il 1650 furono fondate 37 nuove città in Gran parte delle navi utilizzate per il commercio del pau-brasil, nel cinquecento, Brasile. Di queste soltanto sette direttamente dalla Corona Portoghese e cioè: Sal- provengono dagli arsenali genovesi. Tra tutte si ricorda la grande nave “Anunciada” vador da Bahia de Todos os Santos, São Sebastião do Rio de Janeiro, Filipéia de ritenuta una delle più belle dell’epoca, commissionata dal fiorentino Bartolomeo Nossa Senhora das Neves (attuale João Pessoa), São Luis do Maranhão, Nossa Se- Marchioni e giunta a Lisbona nel 1503 con un ingresso trionfale. nhora do Cabo Frio, Nossa Senhora de Belém e Olinda. Tutte le altre città furono In Brasile, questi stessi genovesi si dedicheranno allo sfruttamento del pau-brasil, fondate per iniziativa privata. legname molto ricercato in Europa per la produzione d’inchiostro, ed al traffico Le città promosse direttamente dalla Corona Portoghese erano di dimensione degli schiavi4. maggiori, pianificate e costruite da architetti ed ingegneri militari stranieri inviati Per quanto riguarda lo sfruttamento del pau-brasil, l’esperienza acquisita durante in Brasile adottando, quasi sempre, specifici piani regolari. le prime spedizioni di riconoscimento del nuovo territorio, e in particolare quella Le origini dei primi insediamenti brasiliani sono chiaramente evidenziate attraverso del 1501-02, rivela che l’approvvigionamento di pau-brasil, effettuato nel corso le immagini superstiti ancora conservate: dalla composizione architettonica ai della permanenza delle navi negli ancoraggi, diventa un operazione lunga e conse- colori di paramento dei prospetti; dalla tipologia strutturale delle cellule d’impianto

- 70 - - 71 - dell’originario tessuto edificato ai più minuti particolari dell’arredo come i tetti, le - Una buona prospettiva di difesa; cornici, il riquadro di finestratura, i balconi, ecc. - Una collina dominante il mare; Il processo di colonizzazione in Brasile introduce profonde modifiche nelle relazioni - La presenza d’acqua potabile; tra nativi e portoghesi, inizialmente pacifiche ed ispirate a garantire il mantenimento - La presenza di legname e pietra; dell’autonomia dei gruppi indigeni. Quando gli europei si stabiliscono sulla costa - Il collegamento della fortificazione ad emergenze naturali che la rendono in brasiliana, in insediamenti a carattere permanente, quest’equilibrio entra in crisi, parte inaccessibile come ripe, scogliere, corsi d’acqua profondi, stagni, ecc. provocando a volte reazioni dure da parte dei nativi fino alla resistenza armata. La corona portoghese non teme, tuttavia, la presenza degli indiani nel territorio bra- SALVADOR siliano. La graduale sostituzione delle costruzioni in legno con edifici in pietra e A Salvador il nuovo governatore, nominato dal re del Portogallo, arriva in Brasile coperture in tegole, l’edificazione di strutture difensive dotate di artiglierie e portando con se la pianta della nuova città, eseguita in Portogallo dagli architetti l’entrata in uso di navi leggere (caravelões, brigantini ed altri) armate di cannoni, ed ingegneri militari del regno. Dovendo trovare un sito adatto a quel progetto, non permetteranno, infatti, ai nativi di conquistare un solo insediamento. sceglie una collina con la vista dominante sul mare. Secondo il progetto, nella Il pericolo maggiore per i regnanti del Portogallo è costituito dalla presenza d’altri parte più alta della collina sarà costruita la chiesa, che in questo caso rappresenta europei nel territorio brasiliano, in quanto mette a rischio il loro dominio politico il potere e che risulta, sul piano dell’immagine, molto vicina alla tradizione del su questo territorio. “castrum” genovese tipica delle città portuali medioevali mediterranea. Intorno La fondazione delle città brasiliane commissionate dalla Corona portoghese ha, alla chiesa la abitazioni della “civitas” e nella parte bassa il commercio e le case dei quindi, come scopo la protezione dei territori già conquistati dalla presenza sempre “burgus”. Tutto ciò sembra confermare la teoria, più volte enunciata, sull’influenza più massiccia d’altri europei, in particolare i francesi e gli olandesi. genovese e mediterranea nei primi insediamenti costieri portuali del Brasile. Le fortificazioni delle città costiere brasiliane hanno, come obbiettivo strategico, Anche a Salvador come in tanti altri posti della costa brasiliana, esisteva già un in- la protezione della città rispetto a nemici provenienti dal mare e non dalla terra (in sediamento, poi abbandonato. Quest’insediamento, con la fondazione della nuova questo caso sono i nativi) come invece sostengono tanti studiosi locali. città, ha perso anche il suo nome iniziale diventando, da questo momento in poi, Le città pianificate dalla corona portoghese, dove gli architetti progettisti, spesso “Vila Velha” (Città Vecchia). italiani, seguono le teorie ampiamente esperimentate della cultura urbana europea Non si tratta, quindi, di un nucleo sviluppato a partire dalle prime costruzioni, in introducendo l’arte di fortificare la città, secondo la più accreditata tradizione ita- questo caso la feitoria, ma di una città nuova creata dal nulla dove il sito viene liana rinascimentale. In Italia la fortificazione moderna delle città spesso dovrà scelto in base alle sole caratteristiche naturali d’articolazione strategica e difensiva. adattarsi al vecchio tessuto urbano già concepito e ben strutturato nel medioevo. Nella scelta del sito la matrice medievale mediterranea è, quindi, presente in quasi Sarà proprio questo modello di città ad essere esportato nei nuovi insediamenti tutti gli insediamenti costieri, mentre invece nella maglia urbana, l’influenza della portoghesi del Sud America. cultura rinascimentale italiana appare più evidente, sia per la regolarità del tracciato che nel concepimento del progetto preliminare. LE CITTÀ PIANIFICATE DALLA CORONA PORTOGHESE L’analisi di cinque importanti insediamenti storici brasiliani e cioè, Salvador, Olinda, Rio de Janeiro, Maranhão e Belém, con gli stessi criteri evidenzia le comuni radici della città portuale medievale mediterranea e in particolare, alle im- magini più note dei modelli di città di mare utilizzate dai genovesi nella costruzione dei primi fondaci e dei primi insediamenti che funzionano come basi avanzate del proprio commercio.

Ci si riferisce, in particolare, alle seguenti principali caratteristiche d’impianto:

- Una baia configurata a formare un piccolo tratto di mare protetto che consente la facile comunicazione con le aree interne; Fig. 1. Pianta della Città di Salvador tratta dal "Livro que dá Razão do Estado do Brasil" - Un ottimo ancoraggio per le navi;

- 72 - - 73 - Luigi Marini nel suo libro sul l’Architettura mento viene poi abbandonato con la costru- militare di Francesco De Marchi (1810) zione di uno nuovo sulla collina di Castello dimostra come gli italiani siano stati gli in- per iniziativa del Governatore Generale del ventori e i primi maestri dell’arte di fortifi- Brasile Mem de Sá. care, in particolare della moderna fortifi- La scelta del nuovo sito è determinata da ne- cazione. Nello stesso libro si trova le teorie cessità strategiche e favorita, appunto, dall’esi- di come fortificare una città e, riferendosi stenza nelle vicinanze di un porto naturale. a queste teorie, pare ben chiara la cartografia Sull’altro estremo della spiaggia, nella collina storica della città di Salvador, con i muri “Manuel de Brito”, viene costruito il convento perimetrali attrezzati di bastioni e le fortezze di São Bento. disposte sia sul mare che nell’entroterra. In Nella collina di Castello si trova il forte di São quest’ultimo caso, non si tratta d’opere di Sebastião, la chiesa di São Sebastião o Sé (asso- difesa dai nativi, come tanti credono, ma ciata al baluardo della Sé), il collegio dei gesuiti della possibilità che il nemico, arrivato dal e la sua chiesa. Si ha notizia dell’esistenza, sempre mare, si nasconda e s’impossessi della città dentro e primitive mura della città, dell’edificio attaccandola dal monte. destinato al Municipio e alla Galera.7 Fig. 2. Insenatura della Bahia de Todos os Fig. 4. Rio de Janeiro 1586 circa. Tratto Santos nella cartografia del “Livro que dá dal livro di M. C. Teixeira e M. Valla in Razão do Estado do Brasil”. "O Urbanismo Portugues".

Fig. 5. São Sebastião do Rio de Janeiro, 1695 circa. Autore: non identificado - Fonte: illustrazione dal livro di François Froger, "Relation d'un voyage...", 1698. Esemplare appartenente alla Biblioteca Na- zionale Rio de Janeiro.

Fig. 3. Salvador, 1624. Autori: Claes Jansz Visscher e Hessel Gerritsz. - Fonte: Originale manoscritto della Biblioteca Nazionale, Rio de Janeiro. La formula urbana della città di Rio ricorda le principali basi marittime navali del mediterraneo medievale. Si collega, in generale identità d’impianto ai tessuti for- tificati di grandi città portuali come la stessa Genova, Caffa sul mar nero, Galata RIO DE JANEIRO nel Vosporo, Noli e Lerici in Liguria, Ayaccio e Portovecchio in Corsica, Chios e A Rio de Janeiro, la baia forma un vero mare interno contornato da terre alberate Mitilini nell’Egeo. e ricche (come nel caso di Salvador). Il primo insediamento risulta fondato tra la Le due parti estreme della ripa maris risultano, nel caso di Rio, anche le radici del collina di Cara de Cão (attuale Urca) ed il Pão de Açucar (Pan di Zucchero). Qui suo sistema fortificato sviluppato con un lungo arco di mura su tutta la collina in- viene costruita una fortezza chiamata São Sebastião do Rio de Janeiro in onore del terna. Il tessuto della città, di prima fondazione, ricorda gli schemi consueti della futuro re del Portogallo Dom Sebastião, allora ancora minorenne. Quest’insedia- civitas e del burgus delle più tradizionali basi marittime medievali mediterranee.

- 74 - - 75 - I FRATELLI ADORNO E LA NASCITA DI CACHOEIRA Nella storia della fondazione di Nel 1532 arriva a São Vicente la spedizione di Martim Afonso de Sousa portando Santos, Giuseppe Adorno e gli con se i beneficiari di “Sesmarias”. In questa spedizione si trovano i fratelli Adorno: altri genovesi presenti sul terri- Raffaele, Giuseppe, Paolo e Francesco e, insieme a loro anche Pascoale Genovese. torio risultano i principali pro- Giuseppe Adorno amministrava già uno zuccherificio della famiglia nell’arcipelago tagonisti. Il loro contributo non di Madeira. Quando si trasferisce in Brasile porta con se tutta l’esperienza e la co- riguarda soltanto la costruzione noscenza acquisita anteriormente, dando inizio alla coltura della canna e alla fab- dello zuccherificio e la coltura bricazione dello zucchero. Più tardi arriva Jacome Doria che diventa, insieme a Ja- della canna. Giuseppe Adorno como Lopes8 (marito di Isabel Doria), socio di Giuseppe Adorno. s’impegna personalmente nel- Nello stesso periodo si trova, sempre a São Vicente, Nicolao Grillo, genovese e l’ottenimento della pace tra i compagno di Giuseppe Adorno. nativi e gli europei, soprattutto Raffaele Adorno, fratello di Giuseppe, lascia São Vicente per fondare una città nei conflitti con i Tamoios. Giu- nell’entroterra della capitaneria: Mogi das Cruzes. In questa località costruisce fa- seppe collabora alla costruzione miglia e lascia molti discendenti. di un forte per la difesa del ter- Francesco Adorno affiancò Giuseppe sino al 1572, civilizzando la zona di São Vi- ritorio denominato “Fortaleza cente, loro prima sede, che si trova vicina all’attuale Santos; divenuto poi ricchissimo, de Bertioga” o “Forte de São volle fare ritorno in Portogallo, ove visse tranquillamente fino alla morte. João”. Nel 1550 egli è già capo Paolo Adorno, fratello di Giuseppe, coinvolto in un omicidio, scappa da São della fortezza e dell’insedia- Vicente e si trasferisce a Bahia. A Bahia Paolo sposa Felipa Álvarez, figlia di Diogo mento che si è formato intorno. Álvares (conoscito come Caramuru) e Catarina Álvares (l’india Paraguaçú). Va Da questo forte parte la spedi- sottolineato che questo matrimonio è molto celebre in quanto “Primo matrimonio zione per espellere i francesi che celebrato in Bahia”. avevano già occupato una parte, Giuseppe Adorno costruisce uno zuccherificio denominato “São João” (San Gio- significativa, della costa brasi- Fig. 7. Nucleo originario della città di Cachoeira. vanni), nella capitaneria di São Vicente, nelle terre che riceve in sesmarias da liana e fondato un insediamento Martim Afonso de Sousa. Intorno al suo zuccherificio si è formato un insediamento denominato “Henryville” nel- che, nel 1546, diventa ufficialmente “Villa” di Santos. l’attuale Rio de Janeiro. Giu- seppe fornisce le sue navi e parte con la spedizione. A questa lotta partecipa anche il fratello Paolo che si trovava in Bahia. La loro vittoria ha permesso la costruzione di un’altra città sulla costa: Rio de Janeiro. Paolo viene perdonato per l’omicidio commesso a São Vicente e riceve terre in Bahia dove costruisce uno zuccherificio nell’entroterra dando origine alla città di Cachoeira. Paolo Adorno collabora attivamente alla costruzione della nuova sede del Governo Generale: la città di Salvador. Infatti, Paolo Adorno riceve, insieme a Diogo Álvares (Caramuru), un messaggio dal monarca portoghese datato il 19 Novembre 1548. In questo messaggio il monarca li informa delle decisioni prese per l’istallazione di un Governo Generale in Bahia e chiede la loro collaborazione per il buon successo dell’impresa, soprattutto per quanto concerne la presenza dei nativi. Chiede, inoltre, l’organizzazione dell’approvvigionamento d’alimenti. Tomé de Sousa viene nominato capitano di Bahia e Governatore Generale del Brasile per un periodo di tre anni. Quando arriva in Bahia insieme alla sua armata, il 29 Marzo 1549, è ricevuto da Paolo Adorno, Caramuru, Custódio Rodrigues Fig. 6. Cachoeira tratto da Google Earth Correia e gli altri abitanti che sono circa 409.

- 76 - - 77 - Nello zuccherificio di Paolo a Cachoeira viene costruita la Villa della famiglia PROF.SSA PAOLA QUATTRINI - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA Adorno che ricalca, nella propria configurazione planimetrica e compositiva, i modelli ben noti dei palazzi e delle ville genovesi del XVI secolo. A fianco viene BONIFACIO costruita la cappella e all’inizio del seicento sorge un villaggio che presto diventa IL DISEGNO DI UNA CITTÀ MEDIOEVALE PIANIFICATA l’attuale città di Cachoeira. Il nucleo edificato più antico si concentra, nel XVI secolo, intorno alla Villa e alla Cappella degli Adorno costituendo in configurazione pentagonale nella parte col- Negli ultimi anni a Bonifacio sono state riportate alla luce molte importanti tracce linare più elevata che fronteggia il Rio Paraguaçú. di facciate medioevali che sono state nascoste, o modificate, nei secoli precedenti Questa forma urbana ricorda molto da vicino analoghe fondazioni genovesi cin- da tamponature, sopraelevazioni o spessi strati di intonaco. Oggi esse rivelano no- quecentesche in Liguria, come per esempio Bordighera e in Corsica, come nel tevoli analogie con i tipi edilizi genovesi nei passi di facciata e, spesso, nelle logge caso di Portovecchio. delimitate al di sopra da fasce di beccatelli che aggettano e danno appoggio a muri Il modello originario è ancora ispirato alle più note strutture feudali coeve dove la traforati da polifore. residenza del feudatario risulta, insieme all’edificio religioso, contornata e protetta Con questi ritrovamenti si è andato ad arricchire un notevole repertorio culturale dalle case dei sudditi configurate a costituir una vera e propria cinta difensiva. che di certo merita approfondimenti conoscitivi. In questo caso, come in quelli Mediterranei sopraccitati, il nucleo originario pen- Già dal 1187, dopo la conquista della Repubblica genovese, molte famiglie liguri tagonale costituisce la matrice del successivo sviluppo urbano orientato dal princi- si erano insediate a Bonifacio. Non sappiamo per certo quanto le loro edificazioni pale asse urbano tangente al lato maggiore (Via Ana Nery) e parallelo alla linea di hanno inciso sull’aspetto della cittadella ma, da primi studi, è lecito ipotizzare una costa (il mare o il fiume navigabile). realizzazione importante dell’ impianto lottizzativo e di quello urbano. E’ certo invece che circa un secolo dopo un’ impronta significativa è stata data all’impianto urbano e a quello architettonico da tre casati genovesi: gli Arnaldi ,gli Stanconi e gli Strega che vi si insediarono nella prima metà del XIII1 secolo creando sistemi NOTE: urbani, o serrando le loro case, su nuovi impianti lottizzativi per occupare punti 1 Arch. Maria Dalmira de Camargo Andrade; Tratto dalla Tesi di Dottorato in Geografia e Pianificazione nodali della vita cittadina. I modelli erano le Curie da cui esse provenivano e con del Paesaggio, anni 2000/2004, Università degli Studi di Genova. essi hanno creato le loro contrade2 Testimonianze documentarie grafiche e scritte 2 L’America Meridionale è stata colonizzata un secolo prima rispetto l’America Settentrionale, forse proprio per questi matrimoni misti. Italiani i portoghesi si uniscono ai nativi creando legami di sangue attestano come almeno tre casati genovesi si insediarono a Bonifacio nella prima mentre francesi ed inglesi li combattono fin dall’inizio. metà del XIII secolo creando sistemi urbani o serrando le loro case su nuovi 3 Secondo il Prof. Francisco Vinhosa dell’Università Federale di Belo Horizonte, il dominio del trasporto impianti lottizzativi per occupare punti nodali della vita cittadina. dello zucchero in Europa era in mano ai genovesi e ha permesso di aumentare la produttività fino a far “Giovanni Strega, che aveva come riferimento mentale la Curia Stregiaporco- diventare il Brasile, già nel 1575, il maggiore produttore mondiale. rum”, scrive Jacques Heers3, “spazio familiare rigoroso e accuratamente chiuso in 4 Il traffico degli schiavi, provenienti dall’Africa, era in mano ai genovesi già a partire dal 1518 (Maria da se stesso che ospitava tutti i parenti residenti in Genova, riuscì a riunire una Graça A. Mateus Ventura in Negreiros Portugueses na rota da Índias de Castela, Edições Colibri, 1999). ventina di case o terreni edificabili in un blocco omogeneo. 5 Mi riferisco soprattutto alle città della Liguria e a quelle di fondazione genovese in tutto il Mediterraneo. Per ulteriori approfondimenti si consiglia la lettura del libro di Paolo Stringa “Genova e la Liguria nel Nel 1239 lo Strega, che con Ottone di Murta e Ottone Tornello ricopriva la carica Mediterraneo - insediamenti e culture urbane, Sagep Editrice, Genova, 1982. di castellano, redige un testamento che fornisce interessanti particolari. Indica di 6 Le città costruite in Brasile a partire dalla fine del XVI secolo e durante i secoli XVII e XVIII corri- possedere a Bonifacio 2 case date in affitto e un forno, più 3 appezzamenti edificabili. spondono ad una fase di occupazione del territorio controllata dalla Corona Portoghese. Erano di di- Lega alla nipote un altro terreno, a patto che suo marito faccia costruire “11 case in mensioni maggiori, pianificate e costruite da architetti ed ingegneri militari stranieri inviati in Brasile una sola proprietà”. Questi beni sono tutti contigui: l’intento di stabilirvi una con- adottando, quasi sempre, specifici piani regolatori. trada è manifesto. Accanto a lui gli Stanconi avevano fondato nello stesso periodo 7 Manuel C. Teixeira e Margarida Valla in “O urbanismo português”, Livros Horizonte, Lisboa 1999. 8 Ci risulta, inoltre, che Jacomo Lopes e la moglie Isabel Doria ricevono terre in sesmarias nell’attuale una “contrada Stancorum” intorno a una piazzetta, un “largo”. Lo stesso si può dire Isola Bella (SP) in data 10/09/1610. degli Arnaldi e della decina di case in loro possesso, strette in un unico blocco.” 9 Carta ao Padre Simão Rodrigues (Bahia, 10? Aprile 1549) in Cartas do Brasil e Mais Escritos do Il castello, il porto e il portico (l’embolo – la chiesa di Santa Maria) erano i punti Padre Manuel da Nóbrega (Opera Omnia), introdução e notas históricas e críticas de Serafim Leite, di riferimento dei Castellani e del governo cittadino, e costituiscono i centri fon- Coimbra, 1955, pag. 17-22. damentali di quella vita.

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3. 4. 7. 8.

Figg. 1.-4. -?????????????????????? Figg. 5.-8. - -??????????????????????

“Per una cittadella quale era Bonifacio si contavano dunque almeno tre contrade prevalenza su quattro differenti modi di occupazione del suolo, quindi da quattro si- dalla consistenza immobiliare non trascurabile di 10 o più di 30 case.” stemi diversi che, seppure siano ancora passibili di necessari approfondimenti, tra- A molti di noi, o comunque a chi si occupa di insediamenti urbani a Genova e ge- smettono un quadro complessivo della realtà e della sua storia edile. novesi nel Mediterraneo, forse era sfuggita l’importanza dei documenti pubblicati Il primo è di origine spontanea ed è riconoscibile in pianta per le diverse profondità da Jacques Heers e l’opportunità che essi offrono di approfondirne i risultati. dei singoli lotti dovute agli incrementi autonomi sulle aree di pertinenza o su gli E’ sembrato dunque più che mai opportuno estendere lo studio oltre alle analogie fra spazi liberi retrostanti. i tipi edilizi abitativi di Genova e quelli di una sua colonia, come si era inizialmente Il secondo tipo è invece pianificato e probabilmente nato da “progettazioni” si- programmato, per leggere e legare le modalità organizzative degli impianti dei tessuti multanee e intenzionali di fondaci, consorterie, raggruppamenti familiari o curie edilizi nella dinamica del tessuto urbano, riconoscendo a Bonifacio un’origine piani- nobiliari. ficata nell’età medioevale. I risultati sono andati, io credo, oltre le attese. Questi isolati sono facilmente riconoscibili perché si presentano come complessi La localizzazione di Bonifacio è certamente la più idonea a questa tipologia di di unità architettoniche con un confine murario netto di separazione fra i retri, studi perché rappresenta una fra le prime fondazioni genovesi in oltremare e, spesso in posizione mediana o disassato quando uno dei due percorsi è di maggiore anche, per la lunga durata della relazioni di ogni tipo mantenute all’interno della importanza. Inoltre i setti murari delle profondità di una serie di lotti corrispon- sfera politica ed economica di Genova. dono, con i loro prolungamenti, in maniera perfetta a quelli dei setti sul lato opposto creando rigorose griglie lottizzative a pettine. I loro fronti erano attestati APPUNTI DI LESSICO EDILIZIO E DI FORMA URBANA sempre su strade e piazze privatizzate retro contro retro. Il tessuto medioevale di Genova è caratterizzato per la maggior parte da isolati costituiti Il terzo è molto simile al precedente ma invece di un confine murario che rende da una doppia serie di stretti lotti rettangolari accostati. Il loro impianto è fondato in cieco ogni edificio sul retro, ha uno strettissimo vuoto formato da un doppio

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Figg. 9.-12. - -??????????????????????

13. 14.

Figg. 13.-14. - -??????????????????????

muro di confine progettato al momento della sua fondazione per garantire l’auto- nomia, lo scarico delle acque piovane e quello dei rifiuti. Il quarto, il più lontano dalla regola generale, è costituito da lunghe “frange” di lotti rettangolari accostati ma senza raddoppi lottizzativi posteriori, perché posti ai margini o sulle risultanze del territorio edificabile. Il suo impianto può essere sia di origine spontanea che pianificata. A Bonifacio il terzo tipo sembra essere quasi assente, mentre è invece molto diffuso a Genova; il quarto tipo è imposto dalle singolari caratteristiche orografiche del suo territorio. Il primo e il secondo sono presenti in entrambe i luoghi e in egual misura. L’individuazione nella cittadella di queste differenti categorie di impianto Figg. 15.-16. - ??????????????????????

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20. 21.

Figg. 18.-21. - -??????????????????????

Heers, Paris, 1990) e quelle di Jean Cancellieri che evidenziano come l’espansione “coloniale”, sia politica che mercantile, fu soprattutto opera delle grandi famiglie del nucleo urbano. Quando si stabilivano nell’oltremare esse tendevano natural- mente a conservare le loro abitudini e le solidarietà già evidenziate in madrepatria.J. Cancellieri, “Formes rurales de la colonisation gènoise en corse au XIII siecle: un essai di typologie”, in “M.E.F.R., 93 (1981) (1).

Figg. 17. - ?????????????????????? IL DISEGNO DELLA CITTÀ PROGETTATA (PROSPETTI) Si è accennato sopra alla lettura dell’ impianto urbano genovese secondo un preciso sistema operativo, si possono ora aggiungere alcune osservazioni sul costruito di lottizzativo sul catasto attuale e, per verifica, su quello del 1853, ha permesso di ri- Bonifacio. conoscere le cogliere successivamente le modalità insediative di quest’ultime, che Si sono prese in considerazione quattro facciate con loggia in tre isolati, tre su Rue si ritiene essere quelle tipiche delle Contrade nobiliari, sempre poste su percorsi, Doria e uno su Rue du Palais, tenendo presente il collegamento fra l’unità di slarghi o piazze di notevole valore urbano. Queste notazioni rendono più chiara misura genovese le loro dimensioni e le loro forme. lettura di come la Cittadella sia stata per buona parte organizzata dalle famiglie E’ bene ricordare che il palmo è stato introdotto a Genova intorno all’XI secolo, precedentemente citate cioè quelle degli Strega,dei Stanconi e degli Arnaldi. ma una sua regolamentazione specifica sembra risalire all’inizio del XII secolo, Richiamo per opportuno riferimento bibliografico le opinioni espresse da Jacques quindi nel tempo in cui molte famiglie liguri si erano insediate a Bonifacio subito Heers sulla città fondata di sana pianta o quasi (“La città nel medioevo”, Jacqes dopo la sua conquista da parte della Repubblica. Un atto notarile del 1184 attesta

- 84 - - 85 - Figg. 22. - ?????????????????????? che il palmo era definito mediante un campione conservato in una parete interna nel duomo di San Lorenzo e che il controllo di pesi, misure, qualità e prezzi delle merci, era affidata alla Magistratura dei Censori, istituita prima del 1363. Il palmo usato a Genova e nella sua Repubblica corrisponde a 0,248 metri ed è suddiviso in 12 once, un’oncia in 12 linee, una linea in 12 punti, ne consegue che un’oncia è pari a 2,1 cm e una linea a 1,7 mm4. Un primo isolato su Rue Doria (civici 2 - 16) appartiene al quarto tipo, come tutta la palazzata sud a ridosso della scogliera, impianto a un unica fascia di lottizzazione con aree di pertinenza sul retro allungate fino ai margini del dirupo. I passi di facciata sono tutti di 5 metri (20 palmi genovesi), salvo quello di un edificio ad un’unica altissima loggia5 - civico 14 - che è di 6 m (25 palmi genovesi). La sua altezza fino alla cornice dei beccatelli è di 8,5 m. (35 palmi genovesi), portandoci al rapporto proporzionale di √2. L’edificio ai civici 8-10 ha un basamento a doppia loggia e ognuna ha un passo di 5 m. (20 palmi genovesi). La sua altezza è di 6.10 m. Figg. 23. - ?????????????????????? (25 palmi genovesi) così che la geometria del basamento è inscritta in un rettangolo aureo. Uno spunto critico di notevole interesse si riferisce all’analisi di questo edificio che è derivato dalla rifusione di due precedenti organismi architettonici. m., salvo l’ultimo d’angolo (12 m.) e che, come molti edifici in questa posizione Rimanendo sempre sulla palazzata è opportuno ricordare il secondo isolato su ha un passo anomalo. Il terzo isolato dai civici 11-23) è costituito da tre edifici Rue Doria (civici 11 - 23) che è costituito da organismi con passi di facciata di 5 con passo da 6 m. e l’ultimo d’angolo di 6,5).

- 86 - - 87 - Figg. 27. - 28. ??????????????????????

Figg. 24. - ??????????????????????

Figg. 29. - ??????????????????????

La dimensione dei lotti, che in gran parte si corrisponde negli interassi dei setti Figg. 25. - ?????????????????????? murari della struttura edilizia, cresce con eguale scansione temporale. Si passa, in- Figg. 26. - ?????????????????????? fatti, da intervalli medi di 3/4 metri in via dell’archivolto, a 5/6 metri in via Doria e a 7/8 metri in via S. Giovanni Battista e via Beretti. Nel mettere a confronto la mappa ca- tastale del 1853 e quella del 1986 si legge come nel tempo siano avvenute NOTE 1 Testimonianze documentarie grafiche e scritte attestano come almeno tre casati genovesi si insediarono tante rifusioni di questi lotti e, come a Bonifacio nella prima metà del XIII secolo creando sistemi urbani o serrando le loro case su nuovi malgrado tutto sia ancora possibile in- impianti lottizzativi per occupare punti nodali della vita cittadina. dividuare nove grandi aggregazioni pro- 2 J. Cancellieri, “Formes rurales de la colonisation gènoise en corse au XIII siecle: un essai di ty- gettate in “un unico blocco”. pologie”, in “M.E.F.R., 93 (1981) (1)

- 88 - - 89 - L’espansione “coloniale”, sia politica che mercantile, fu soprattutto opera delle grandi famiglie del TATIANIA TARASSOVA - DOTTORE IN SCIENZE ECONOMICHE nucleo urbano. Quando si stabilivano nel… esse tendevano naturalmente a conservare le loro abitudini E COMMERCIO INTERNAZIONALE - UNIVERSITÀ DI MOSCA e solidarietà. 3 Jacqes Heers, La città nel medioevo”, Jacqes Heers, Paris, 1990. Marco Tangheroni – 1995 Insediandosi nella città di Bonifacio, colonia genovese per eccellenza, fondata di sana pianta o quasi IMMAGINI E PAESAGGI DELL’ARCHITETTURA DI TRADIZIONE (“La città nel medioevo”, Jacqes Heers, Paris, 1990) e subito popolata con un notevole afflusso di GENOVESE NELLA PENISOLA DI CRIMEA immigranti liguri, le famiglie nobili, o semplicemente detentrici di poteri o privilegi, non si sono limitati a confiscare un troncone di strada e a rinchiuder visi. Un exemple de colonizzazione médievale: Bonifacio au XIIIe. siècle Instituto de Historia Medieval Molte osservazioni derivano dalla mia partecipazione ad ulteriori missioni di studio de España, 1964-1911 Pagine compiute in Liguria e in Corsica e, in particolare, a quelle organizzate nell’ambito 4 L’esistenza in San Lorenzo di un singolo autentico (ora definito standard o campione primario) è pre- dello Stage Internazionale di Lavoro organizzato e svolto nel 2010 con la parteci- sunta nel 1455 e documentata nei secoli successivi. negli anni 1523, 1707, 1773, 1806, 1807, 1824, 1865. Nel 1871 la lunghezza dell’unità di pazione di ricercatori e docenti dal Museo Santa Sofia e dall’Università di Kiev in misura è stata determinata pari a 0,247760 metri, su una sbarra di ferro battuto a martello lunga 5 collaborazione con l’Università di Genova . Anche questo Stage ha visto la parte- palmi con tacche intermedie. Tale lunghezza è definita palmo genovese di cannella, perché era alla base cipazione attiva del Ministero degli Affari Esteri Italiano. Per parte Ucraina erano della canna o cannella, lunga 12 palmi.1 presenti i dottori di ricerca Alexandre Dzhanov e Vadim Maiko accompagnati dal Le esigenze di unificazione delle misure nel commercio e nell’industria, rese più urgenti dalla progressiva Prof. Alexandre Farbei direttore del Museo Archeologico di Sudak. attuazione dell’Unità d’Italia, hanno portato a stabilire per legge la corrispondenza tra il palmo genovese Ho tratto diverse informazioni importanti dal volume “I genovesi in Crimea” e il metro. Per tale scopo è stato misurato per errore un campione secondario (vale a dire un esemplare edito dall’Edito nel 2007 dall’Editore Grodepi di Kiev sotto il patrocinio del Con- realizzato, ante il 1806, per confronto con il primario di cui sopra): la sua lunghezza è stata determinata pari a 0,248083 metri.2 Tale campione ha dato origine al palmo genovese legale.3 siglio Nazionale per gli Affari Culturali presso il Presidente della Nazione Ucraina Che il palmo usato a Genova e nella sua Repubblica sia il primo è stato dimostrato per confronto con i numerosi campioni secondari esistenti nel Dominio, di lunghezza pari a 0,24800 e a 0,24769 metri; tutti, quindi, più corti del palmo legale.4 In genere è sufficiente approssimare il palmo genovese in 1 P. Rocca, Pesi e misure antiche di Genova e del Genovesato (Genova, Tipografia R. Istituto Sordo-Muti, 1871), pp. 7-8, 14-20, 38, 45, 52, 59, 106 Google libri. R. Ponte, “La Collezione Pesi e Misure di Ge- nova”, in I musei di Strada Nuova a Genova, a cura di P. Boccardo e C. Di Fabio (Torino, U. Allemandi & C., 2004), pp. 220-221. Rigrazio la Signora Cristina Pellegatti per aver fornito utili indicazioni bi- bliografiche e l’informazione che l’Archivio Storico del Comune di Genova conserva solo due campioni di lunghezza: si tratta di sbarre in ottone per i pettini utilizzati nei telai per velluti; “Amole, Libbre, Cannelle. I fondi documentari e la Collezione Pesi e Misure dell’Archivio Storico del Comune”, Bollettino dei Musei Civici Genovesi, n. 67 (2001),. 5 L’ultimo strada

Fig. 1. - Arquata Scrivia Fig. 2. - Balaklava, Crimea

- 90 - - 91 - Fig. 4. - Sudak, Crimea

-1-Stringa Paolo“Genova e la Liguria nel Mediterraneo. Insediamenti e culture ur- bane”.pp.410-Edizioni Sagep. Genova1982 -2-”Liguria Crimea - Immagini nella storia” pubblicazione realizzata in collabora- zione tra i Proff. G. Airaldi, G. Pistarino e P.Stringa “Catalogo della mostra omo- nima “ pp. 43 - Genova Ottobre 1985. -3-“Mediterraneo Genovese” - Atti del Convegno Internazionale di studi omonimo a cura dei Proff. Gabriella Airaldi e Paolo Stringa. Ed. ECIG.. Genova 1994 L’aspetto più affascinante delle immagini di architettura genovese che ho studiato nella penisola di Crimea fa riferimento alla dimensione unica dei paesaggi di terra e di mare in cui sono inserite. Le motivazioni storiche che stanno alla base della speciale scelta di tutti i siti di impianto evidenziano questa realtà ambientale che è ancora oggi ben rappresentata nello scenario territoriale contemporaneo. Sudak e Fig. 3. - Caffa, Crimea Balaklava sono le localizzazioni emblematiche di questa speciale tipologia di paesaggi genovesi. Natura e architettura si fondono in un’unica immagine irripe- e avente come coautori gli stessi tre protagonisti Ucraini dello Stage internazionale tibile. Ho trovato questa stessa realtà ambientale in situazioni molto simili e forse sopracitato. Per quanto riguarda i valori e i caratteri stilistici più importanti delle direttamente ispiratrici ai protagonisti genovesi medievali di allora, nelle fondazioni architetture studiate mi sono in parte riferita ai tre volumi che riporto nell’elenco di modelli liguri coevi come a Portovenere e Noli in Liguria, a Bonifacio, Calvi e che segue: Bastia in Corsica , a Castelsardo (Castelgenovese) in Sardegna. Penso, quindi, che

- 92 - - 93 - il paesaggio, nelle sue valenze storiche espressioni disegnate dei modelli de- e contemporanee, rappresenti il primo corativi più diffusi in madrepatria significativo riferimento strutturale alle come la diffusione di tutti i tipi di corrispondenti espressioni urbane e ar- archetti pensili in prospetto, la con- chitettoniche che ho potuto studiare a figurazione dei portali, delle sovrap- analizzare durante le mie missioni. L’Ar- porte e degli archi, la tessitura dei chitettura è sempre emergente come se paramenti murari, la diffusione delle i suoi costruttori si fossero posti l’obiet- lapidi e degli stemmi nobiliari. tivo primario di renderla il più possibile Tra tutti questi aspetti della decora- visibile da ogni quadrante di terra e di zione “genovese” ho ritenuto oppor- mare. Gli insediamenti genovesi della tuno segnalare e approfondire quello Crimea sono, per questo specifico mo- degli archetti pensili di coronamento Fig. 6. - Cremolino tivo, una precisa e insostituibile icona che trae spunto, forse, dai primi ambientale nello stesso quadro turi- esempi in Liguria derivati dai casi stico-culturale di quel territorio nella più antichi presenti nell’architettura realtà paesistica contemporanea. religiosa di tradizione “Lombarda”. Le cortine di mura, i ritmi modulari Mentre in Liguria questo modello delle torri e dei castelli che le interrom- decorativo prende campo anche nella Fig. 5. - Gavi pono, le porte e gli approdi compon- produzione dell’edilizia civile dive- gono uno schema insediativo altrettanto nendone un suo carattere fondamen- inconfondibile. La tipologia dell’im- tale, in Crimea la diffusione degli ar- pianto urbano segue le stesse regole tra- chetti pensili appare invece dizionali degli insediamenti maggiori prerogativa esclusiva delle opere mi- di madrepatria strettamente ispirate, litari e strategiche. Mi riferisco a torri, cioè, alle gerarchie sociali e ai modelli mura, porte e castelli, uniche depo- commerciali più importanti. Castello, sitarie di questo carattere esclusivo quartiere elitario dei genovesi e borgo di appartenenza. dei foresti (Castrum , Civitas e Burgus) E’ anche vero che mancano, in Cri- sono sempre molto evidenti come in- mea esempi significativi della produ- Fig. 7. - Francavilla Bisio gredienti fondamentali della costru- zione edilizia civile e religiosa, sia per zione planimetrica del sito. le notevoli trasformazioni che hanno, In questo scenario di paesaggi e di in genere subito gli edifici di culto e, forme insediative esclusive e singolari sia per la mancanza di un repertorio anche l’aspetto esteriore dell’architettura importante di architettura civile che assume un ruolo di notevole impor- non coincida con la stessa produzione tanza forse più naturalmente ispirato “fortificata” del sito. È probabile che da modelli di tipo decorativo piuttosto molte abitazioni , anche per l’oligar- che compositivo. Mi riferisco al fatto chia urbana fossero realizzate in legno che non mi risultano evidenti tipologie e che comunque fosse in legno la speciali di stile morfologico importate parte dell’edificio superiore al piano direttamente da Genova o dalla Liguria terra cioè proprio quella dove tradi- Fig. 5. - Arquata Scrivia ma appaiono invece molto più diffuse zionalmente insistono gli archetti Fig. 8. - Mornese

- 94 - - 95 - pensili, testimonianza in genere si tratta di frammenti di difficile datazione e di problematica conservazione per ef- di un passaggio di livello dal fetto della ricorrente posizione dell’archetto nella parte più alta di tutte le architetture piano terreno all’orizzonte di cal- rilevate che è, anche quella che si conserva meno o che scompare per prima. pestio del piano superiore o, an- Il materiale con cui sono realizzati gli archetti pensili è decisamente vario e com- che, dell’imposta della stessa co- prende tanto la pietra a spacco in piccoli conci disposti a configurare l’arco, quanto pertura. Penso che un ricordo di il laterizio e adirittura lo stesso marmo chiaro in monoblocchi interi o a due parti questa originaria configurazione simmetriche. Le opere superstiti risultano quasi tutte caratterizzate dall’arco a architettonica civile possa essere tutto sesto che potrebbe risultare ispirato dai modelli romanici o medievali più rintracciato in tutte le architetture antichi. Non ho trovato tipologie con configurazione del’arco a sesto acuto, come turche o di tradizione ottomana si verifica invece in tante realizzazioni a Genova e in Liguria. Ritengo che la fine successive. della presenza genovese datata intorno alla metà del XV secolo abbia impedito In molti casi ancora ben leggibili l’introduzione di questa novità compositiva. di quel successivo periodo di tra- Vorrei concludere questa mia breve riflessione evidenziando la necessità di proporre sformazione urbana il secondo un confronto sistematico di tutte le realizzazioni genovesi di entroterra (Oltregiogo) piano appare in genere in legno e Oltremare su questo specifico aspetto. La maggior parte dei castelli Liguri del- con forme aggettanti e mensoloni l’Oltregiogo presenta infatti questo specifico carattere decorativo sottolineando di vario genere, sempre in legno, una sorte di codice di appartenenza delle famiglie genovesi che ne sono state in che potrebbero richiamare queste ogni epoca protagoniste. Il prof. Paolo Stringa nella sua relazione introduttiva a origini liguri più antiche. questo convegno evidenzia delle similitudini di immagine che io mi ripropongo Già agli inizi del XIX secolo le di analizzare e di studiare eleggendo case forti, castelli e residenze nobiliari in ge- localizzazioni genovesi in Crimea nerale di questo territorio a nuovi temi di lavoro da sviluppare nelle prossime mis- diventano una fondamentale pa- Fig. 9. - Voltaggio sioni a cui mi riprometto di partecipare. lestra di formazione e di studio per le Accademie figurative e di architettura, prima Russe e poi Sovietiche. Negli archivi del Museo di Sudak si conservano centinaia di disegni e di rilievi che testimoniano l’eccezionalità di questa produzione. Con l’avanzare delle operazioni di restauro del suo complesso monumentale le Università Sovietiche e, in particolare quelle di Mosca, mandano a Sudak, soprattutto nel secondo dopoguerra, docenti e studenti impegnati ad ap- profondire le proprie tecniche di rappresentazione e di rilievo proprio in questa località. Utilizzerò parte del materiale che mi sarà reso disponibile per approfondire gli argomenti che ho iniziato ad evidenziare con questa relazione. Penso che a Sudak si presentino, inoltre, le condizioni ideali per aprire un cantiere archeologico di sottosuolo mirato a riportare in luce le trama viaria genovese ori- ginaria dell’insediamento che ancora si indovina nelle rappresentazioni settecentesca delle aree interne della fortezza. Forse questo nuovo cantiere consentirà di dare nuove risposte alla ricerca sulla configurazione architettonica della produzione edilizia medievale nel comparto residenziale. Sono personalmente convinta che da questi scavi emergeranno anche interessanti testimonianze legate all’apparato de- corativo, soprattutto quello lapideo, delle antiche abitazioni. Fig. 10. - San Cristoforo Nelle illustrazioni che accompagno questo testo ho riportato un primo repertorio Fig. 11. - Belforte ragionato di questa formula decorativa “ligure” ad archetti ricordando che purtroppo Fig. 12. - Rocca Grimalda

- 96 - - 97 - ASSISTANT PROF. DR. SEHER DEMET YÜCEL sviluppo urbano di Galata fino alla conquista di Istanbul da parte dei turchi si può MIMAR SINAN FINE ARTS UNIVERSITY, CITY AND REGIONAL suddividere in tre fasi: Periodo Bizantino, Periodo Latino e Periodo Genovese. PLANNING DEPARTMENT, STANBUL/TURKEY Periodo Bizantino (395-1204) TRACCE LIGURI TRA GENOVA E GALATA Nel V secolo la zona Skyai fu espansa dalla riva del mare fino alla collina a nord raggiungibile con una strada. Vi furono presenti una chiesa (Santa Irene), il foro dell’imperatore Flavio Onorio, il teatro, il porto e la zona residenziale (Gyl- LO SVILUPPO URBANISTICO DI GALATA lius,1997). Galata fin dall’ antichità è sempre stato un insediamento situato a sud est del Giustiniano I mentre ingrandiva questa zona ha costruito anche le nuove mura di Bosforo di Istanbul, nella parte iniziale del Corno d’Oro nella sponda opposta alla fortificazione, un teatro, delle terme e delle cisterne. Inoltre ha ricostruito la chiesa città di Byzation e sin dall’inizio veniva chiamata Sykai. di Santa Irene. Questa zona nel periodo di Costantino I (324-327) fu accerchiata da mura di for- Nel periodo bizantino i templi pagani venivano trasformati in chiese cristiane. tificazione e, successivamente nel periodo di Teodosio II (408-450) quando furono Proprio in questo periodo il tempio di Diana Phosphra venne trasformato nella pianificate le zone di Istanbul, Galata fu annessa alla città di Istanbul come tredi- chiesa di Santa Fotini la quale successivamente nel periodo di Tiberio I (578-582) cesima zona su quattordici in totale. In questa zona si trovavano chiese, terme, un fu a sua volta trasformata nella fortezza di Galata, fortezza alla quale si attaccava la porto, un foro ed una zona residenziale (Eyice,1969) (Mappa 1). catena che bloccava l’ingresso al Corno d’Oro chiudendolo.(Eyice,1969, Baslo,1998,Kuban,2004). Nel X e nell’’ XI secolo con la pressione dei latini su Istanbul, Galata diventò una città portuale molto attiva. I veneziani furono i primi a spostare il loro centro di commercio qui a Galata e successivamente anche i genovesi li seguirono spostando il loro centro di commercio sempre qui (Baslo,1998), (Mappa 2).

Mappa 1: le zone di Istanbul e l’insediamento di Sykai nel periodo di Teodosio II. (408-450) (Gyllius,1997)

Ci sono vari ipotesi sull’origine del nome di Galata. Secondo alcuni questo nome Mappa 2: la zona urbana di Galata nel periodo bizantino (395-1204) potrebbe derivare dalla parola “galaktos”, cioè galattosio in greco antico (classico) che vuol dire “latte”, oppure dall’italiano “calata” che significa discesa che porta al Periodo Latino (1204-1261) molo. (Eyice,1969). Nonostante non si abbia la certezza sull’origine la parola “Ga- I latini che occuparono Istanbul nel 1204 avevano trasformato tante chiese ortodosse lata” questa viene usata ancora oggi per dare il nome a questa zona. Questa zona in chiese cattoliche. Questa occupazione ovviamente aveva avuto effetti anche a iniziò ad avere molto importanza dopo il tredicesimo secolo e successivamente, Galata dove si trasformarono le chiese greche in chiese latine la costruzione di con la conquista da parte dei genovesi si sviluppò molto a livello urbanistico. Lo nuove chiese. Mentre veniva trasformata la chiesa di Hagia Eirene nella chiesa di

- 98 - - 99 - Santa Irene , fu trasformata anche la chiesa di Hagia Theodosi in chiesa di Santa di instabilità dell’impero bizantino (Akyol,1997,Eyice,1969,Kuban 2004, Ba- Teodosia. Il periodo latino durò per 52 anni e nel 1261 Michele VIII Paleologo ha slo,1998), (Mappa 4). riconquistato la città (1258-1282). Ai genovesi che avevano aiutato l’imperatore durante la riconquista nel 1267 vennero concessi il diritto del libero utilizzo di tutta la zona di Galata. Così Galata non fu più la tredicesima zona di Istanbul di- ventando una colonia dei genovesi ( Arkan,1994) (Mappa 3).

Mappa 4. la zona urbana di Galata nel periodo genovese (1267-1335)

Lo sviluppo urbano fu composto da vie principali parallele al mare e vie secondarie come i vicoli in pendenza o scalinate ad unione delle vie principali . Gli edifici a schiera Mappa 3. la zona urbana di Galata nel periodo latino (1204-1261) erano costruiti in pietra con altezze fino a due-tre piani. Dopo la conquista della fortezza di Galata da parte dei genovesi nel 1352 ebbe la fine del controllo dei bizantini sulla Periodo Genovese (1267-1453) zona. Successivamente la città si sviluppò verso il nord e l’ovest, infatti si nota la differenza Il forte desiderio dei genovesi di ricreare Genova ovunque si fossero stabiliti lontano e la confusione fra gli edifici costruiti nelle nuove zone dopo la conquista e gli edifici co- da Genova influenzò lo sviluppo urbano e la caratteristica degli spazi urbani nel struiti prima della conquista (Akyol,1997). Ormai nel quindicesimo secolo dopo l’otte- periodo medievale in Galata. nimento di diverse concessioni la zona dei genovesi, cioè Galata, aveva raggiunto la La colonia aveva un significato molto importante per i genovesi, era un posto in massima espansione e fu composta da cinque zone circondate da mura (Mappa 5). cui erano presenti tutte le strutture e le istituzioni per poter vivere meglio e poter continuare a fare il commercio in tutta sicurezza. Le politiche della colonizzazione dei genovesi erano pacifiche e basate su accordi. Galata diventò molto importante per i genovesi perché ci si incrociavano molte rotte commerciali. Inoltre diventò il centro della direzione delle colonie nell’oriente (tranne dell’isola Chio, nell’attuale Grecia) per cui Galata nel medioevo assunse una particolare importanza per i genovesi. Nonostante i genovesi avessero le loro leggi e le loro istituzioni rimasero sotto la sovranità bizantina fino a quando otten- nero l’indipendenza nel XIV secolo. Per l’impero bizantino i genovesi erano im- portanti e necessari per la loro capacità nel commercio e per la marina militare. Nello stesso tempo furono visti male per il loro opportunismo. Non furono mai costruite le mura attorno Galata fino l’inizio del quattordicesimo secolo quando, nonostante ci fosse imposto divieto da parte dell’impero bizantino, i genovesi avevano sempre continuato la fortificazione della zona (alla costruzione delle mura) approfittando della complessità delle leggi in vigore e della situazione Mappa 5. la zona urbana di Galata nel periodo genovese (1335-1453)

- 100 - - 101 - Benché nel corso dei secoli i nomi e le funzioni degli edifici religiosi siano cambiati,al Tracce dei Genovesi giorno d’oggi sono ancora in piedi. (figura1, immagine1-2). Il periodo medioevale di Galata fu un periodo in cui si trasformò con la presenza dei genovesi, questa presenza la si può notare sulle strutture architettoniche e nello sviluppo urbano della zona. I genovesi infatti hanno sempre cercato di riportare l’immagine della loro città d’origine nei nuovi posti in cui si erano stabiliti attraverso la ricostruzione di tipiche caratteristiche di Genova. Ennio Poleggi, lo storico dell’architettura, spiegò con una frase la passione dei ge- novesi per la loro terra nel suo libro “Ritratto di una città”: « i genovesi ovunque si insediano nel mondo, hanno la tendenza a ricreare Genova »(Poleggi,1986, p:11). Un anonimo poeta invece scrisse nel XIII secolo nei suoi versi sulla passione dei genovesi per Genova; – E i genovesi sono così tanti – E nel mondo si sono sparsi – Dove un genovese va e resta – Un’altra Genova vuol fondar

In effetti questi versi mostrano quanto i genovesi fossero legati alla propria terra. Quindi i genovesi, pur stando vicino a Bisanzio, hanno ricreato l’immagine di Ge- nova (Mappa 6).

Figura 1. trasformazione degli edifici e delle zone urbane

Mappa 6. Mappa di Galata (Anonimo, 2008)

Quando si fa la ricerca su Galata attraverso Genova si notano le assomiglianze tra le due città; le stesse famiglie nobili,la stessa forma di governo, le stesse leggi, le stesse istituzioni, la stessa fede religiosa. Immagini 1.-2. - Le tracce dei genovesi odierne (Yücel,2013)

- 102 - - 103 - Quando si studiano queste assomiglianze sopra citate ci troviamo davanti alcune strutture importanti ad Istanbul come : – Il Palazzo del Podestà – Le mura di Galata – La torre di Galata

Palazzo del Podestà Il palazzo del podestà fu il palazzo del comune dove risiedeva il consiglio ed il go- vernatore di Galata, il quale, membro di una famiglia nobile genovese, fu assegnato direttamente da Genova. La differenza tra Genova e Galata in merito all’incarico di podestà ed il governatore di Galata è che il secondo rappresentava non soltanto la colonia ma anche la famiglia alla quale apparteneva. Infatti il Palazzo del Podestà Immagine 3. il Palazzo del Podestà e il Palazzo San Giorgio e Loggia dei Banchi (Eyice,1969, URL1) di Galata ebbe lo stesso ruolo di Palazzo San Giorgo a Genova. . Nel medioevo a Galata ci furono due logge; secondo i documenti notarili dell’epoca la vecchia loggia fu costruita nella nel sud della piazza centrale di Galata e la nuova fu costruita fuori le mura di Galata (Mappa 8). Se paragoniamo i due palazzi, il Palazzo del Podestà di Galata costruita fuori le mura ed il Palazzo di San Giorgio di Genova possiamo notare assomiglianze sia nello stile che nelle funzioni. Confrontando i due palazzi dal punto di visto stilistico ed architettonico si possono notare le assomiglianza nell’altezza dei piani, i piani terra con le logge, gli archi ai piani superiori ed l’utilizzo di mattoni sulle facciate. Infatti il Palazzo del Podestà di Galata si può vedere come una ricostruzione di uno dei palazzi più importanti di Genova, il Palazzo di San Giorgio (Loggia dei Banchi), il quale è ancora rimasto in piedi (Akyol,1997) (Immagini 3 e 4).

Immagine 4. Palazzo del Podestà stato attuale, Istanbul (Yücel,2013)

Le Mura di Galata Un’altra evidente traccia lasciata dai genovesi a Galata sono le sue mura. Nell’epoca di Costantino I a Galata furono costruite le mura che circondavano tutta la zona. Successivamente nell’epoca di Giustiniano I le mura furono rinnovate e re- staurate. Dopo il periodo dell’occupazione dei latini, Galata fu conquistata di nuovo dai bizantini e in seguito le mura furono demolite. Nel 1267 ai genovesi viene dato il mappa 7. il Palazzo del Podestà diritto di stabilirsi a Galata e nel 1303 invece la zona viene concessa in maniera ufficiale e definitiva ai genovesi. Nonostante i diritti concessi ai genovesi la zona in

- 104 - - 105 - cui furono stabiliti fu circondata da uno spazio largo 50mt lungo tutto il perimetro e Torre di Galata fu vietato di costruire nello spazio fra il mare e la fortificazione di Galata. Causa del divieto imposto dai bizantini di costruzione di mura difensive i genovesi Una delle tracce di genovesi che si vede ad Istanbul è la torre di Galata la quale è in alternativa scavarono un fossato lungo tutto il perimetro della loro zona in rimasta in piedi da secoli ed ha subito delle variazioni nel tempo. La torre ha avuto modo da poter difendersi dagli attacchi. Il fossato era esteso fino al mare dove i ge- sempre un forte impatto sullo skyline di Istanbul (vedi immagine 7). novesi costruirono case molte alte, posizionavano pietre nei vicoli in modo da La torre fu costruita nel 1349 approfittando di un momento in cui non era poterli chiudere e tamponavano le finestre degli edifici con mattoni. presente l’imperatore Giovanni VI Cantacuzeno (1347-1354). Nel 1315 in seguito ad un incendio, la parte affacciata verso il mare delle mura venne I genovesi la costruissero per ampliare la loro zona verso il nord. La torre di Galata rinnovata per poi dopo un altro incendio avvenuto nel 1335 le mura furono costruite è un tipico edificio medievale con un’unica finestra situata sulla porta dell’ingresso di nuovo. Mentre l’impero bizantino diventava sempre più debole i genovesi si arric- e con una passerella di accesso rialzabile attaccata con catene. chivano e diventavano sempre più potenti grazie al lavoro di commercio. Mentre veniva chiamata nelle fonti d’archivio bizantine “Megolas Prugos” che si- Con il tempo il quartiere si ampliò fino al di fuori delle mura (Eyice,1969,Kuban gnifica “il grande baluardo”, nelle fonti e negli archivi genovesi fu chiamata 2004,Akyol 1997). “Christia Turris”. Ai nostri giorni viene chiamata “Torre di Galata”. Le parti interni delle mura realizzate con le pietre grezze furono rafforzate con archi, Nel corso della storia è stata danneggiata dai diversi terremoti per cui i successivi le parti esterne furono rafforzate con delle torri a forma rettangolare costruite distanti lavori restauri hanno causato il cambiamento del suo aspetto originale. 40-60 metri fra loro. Una parte delle mura oggi è ancora in piedi ed in cui si possono La parte originale della torre è presente fino al terzo piano mentre i piani superiori vedere gli emblemi di Genova, di Bisanzio e del Podestà (immagine 5). Anche la sono stati aggiunti dai turchi. traccia che si trova sulla porta di Harup si può vedere ancora oggi (immagine 6). Per quanto l’aspetto originale di questa struttura possa essere cambiato, ancora ai nostri giorni nella mente delle persone essa riporta il ricordo dei genovesi.

Immagine 5. Le mura di Galata stato attuale, Istanbul (Yücel,2013) immagine 7 . Torre di Galata (Yucel, 2013, Sevim, 2002, Genim, Dalı, 2004)

Conclusione Galata quanto era una città medievale fu sviluppata a livello urbanistico grazie al commercio ed ovviamente ai commercianti genovesi. La ricchezza della città veniva dalla sua natura cosmopolita e dalle forti relazioni a livello internazionale. Il miglior periodo (il periodo più brillante) della città di Galata che cresceva ai confini di Bi- sanzio fu stato proprio sotto il controllo dei genovesi. Infatti ancora oggi possiamo vedere le impronte dei genovesi in questa zona. Il forte desiderio dei genovesi di portare l’immagine di Genova ovunque vadano ha avuto un ruolo molto importante nello sviluppo urbano di questa zona. La zona di Galata all’inizio fu una delle zone appartenenti a Bisanzio ed ai diversi immagine 6. gli emblemi di Genova, di Bisanzio e del Podestà sulla porta Harup (Yücel,2013, gruppi che vivevano qui fino alla conquista dei genovesi. In questo periodo la Okur,211) zona ebbe uno sviluppo urbanistico molto lento.

- 106 - - 107 - Durante l’occupazione latina nella zona ci furono presenti fori, terme, chiese e subì cambiamenti architettonici. Sempre durante il periodo latino molte chiese ortodosse furono trasformate in chiese cattoliche ed anche furono costruite delle nuove chiese. La riconquista di Galata da parte dei bizantini fu un punto di svolta per la zona. Dopo le concessioni ed i diritti ottenuti dall’impero bizantino, Galata fu diventata una zona sotto controllo dei genovesi ed inizio il suo periodo di splendore. Galata entrò in un periodo di ricchezza grazie al commercio dei genovesi. I molti edifici costruiti in questo periodo furono frutti del desiderio (dei genovesi) di ri- costruire l’immagine di Genova anche qui. Nonostante siano rimasti pochi resti comunque in alcuni palazzi si possono vedere richiami di Genova. In particolare il Palazzo del Podestà, le mura di Galata e la Torre di Galata sono i segni di genovesi più evidenti arrivati fino ad oggi. Il palazzo del podestà dove si prendevano tutte le decisioni riguardo Galata e il quale era la sede del governatore di Galata assegnato direttamente da Genova fu costruito in stile del Palazzo di San Giorgio (loggia dei banchi). Infatti rappresenta un perfetto esempio in cui si può notare il desiderio di ricostruire Genova ovunque vivessero i genovesi. Nonostante il divieto dell’impero bizantino per la costruzione di mura furono co- struite lo stesso dai genovesi. Sui resti che sono arrivati fino ad oggi possono SECONDA SEZIONE vedere alcuni simboli genovesi, bizantini e di Galata. L’impronta più evidente lasciata dai genovesi è la Torre di Galata la quale ha un TESI DI LAUREA notevole impatto sullo skyline di Istanbul. La Torre di Galata è un simbolo molto più importante del palazzo del podestà e delle mura e ci fa ricordare sempre la pre- IN OLTREGIOGO senza passata dei genovesi in questa zona.

Bibliografia Anonimo,2008. Beyolu 150,Fotoraflarla Beyolunun 150 Yıllık Öyküsü,stanbul Kültür Sanat Vakfı Yayınları,stanbul Arkan, Ö.K., 1994. Beyolu kısa Geçmii,Argosu , letiim Yayınları, stanbul Baslo,M.,1998. Tarih Boyunca Galata-Beyolu Kurgusunun Geliimi ve XIX. Yüzyol Otellerinin Bu Geliime Etkileri, MSGSU Fen Bilimleri Enstitüsü,stanbul Genim,M.S., Dalı,Y., 2004. Geçmiten Günümüze Beyolu, Taç Yayınları,stanbul Gyllius,P., 1997. stanbul’un Tarihi Eserleri, Eren Yayıncılık,stanbul Poleggi,E.,1986.Potrait of a City,Sagep Edirice s:11. Sevim,M,2002. Gravürlerle Türkiye, Kültür Bakanlıı 2. baskı, Ankara Url-1,2013. http://en.wikipedia.org/wiki/Palazzo_San_Giorgio (dato di accesso: 01.09.2013) Yücel,S.D.,2013. Seher Demet Yücel archivio fotografico personale

- 108 - TESI DI LAUREA

SIMONA ARDIRI - CHIARA FERRARI - LUISA GILARDENGHI UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA - A.A. 2000/2001

LA MEMORIA DELLA VALLE - PERCORSO ECOMUSEALE NELL’ALTA VAL LEMME E ALTO OVADESE

RELATORE: PROF. PAOLO STRINGA CORRELATORE: ARCH. ROBERTO BURLANDO

Il progetto “La memoria della Valle” affronta, come obiettivo prioritario, il recupero dei piccoli centri urbani correlato ad un concetto di turismo fondato sull’identità culturale dei luoghi e nasce dall’esigenza di valorizzare il territorio dell’Alta Val Lemme e dell’Alto Ovadese, cuore dell’Oltregiogo, con l’intento di far emergere le numerose valenze già presenti e riscoprirne altre ormai dimenticate. Da un’analisi conoscitiva dell’area, prendendo in considerazione un insieme di dati storici, architettonici ed ambientali, appare indiscutibile come l’ambito terri- toriale in esame si presenti potenzialmente molto ricco di risorse e tuttavia carente di iniziative forti di promozione e valorizzazione. In particolare, attraverso uno studio critico di progetti di riqualificazione nel pa- norama italiano ed europeo e da un confronto con essi, è emerso come manchi nell’area oggetto di analisi una vera ed efficace organizzazione territoriale. Il progetto si propone pertanto di intervenire su tale aspetto, nella convinzione che la presenza di singole realtà chiuse in se stesse non garantisca alla zona uno svi- luppo significativo, ma risulti fondamentale l’integrazione tra le infrastrutture e le emergenze paesaggistiche e turistico-culturali esistenti. Sono stati esaminati in dettaglio tre paesi dell’Alto Monferrato piemontese - San Cristoforo, Montaldeo, Mornese - analizzandone il tessuto urbano e concentrando l’attenzione sulle emergenze architettoniche - i castelli - fulcro dello sviluppo sto- rico-edilizio degli insediamenti e simbolo più significativo di ogni altro spazio della memoria locale. Nella zona che racchiude i tre comuni e nel comprensorio circostante, tali fortifi- cazioni hanno rappresentato per secoli il centro dell’amministrazione giuridica, militare e della protezione del territorio; successivamente, seguendo le evoluzioni della storia, il castello ha cambiato le sue funzioni, restando però centro e motore delle attività economiche e culturali. Nonostante questa polarità e pur costituendo una forte attrattiva anche a livello turistico, nell’ultimo secolo si è assistito allo spegnersi progressivo delle attività che si svolgevano al loro interno, molto spesso a causa delle difficoltà economiche

- 111 - relative alla loro riconversione ed alla mancanza in questo senso di una iniziativa proprietari privati, di dare lustro e prestigio non soltanto agli edifici ma più in ge- di supporto ai singoli proprietari privati. nerale ai borghi ed al territorio. A seguito di tali considerazioni l’idea progettuale si è mossa in due direzioni com- La rete ecomuseale in progetto è stata intesa come intreccio di itinerari tali da plementari ed indispensabili una all’altra: recuperare e rivalutare i castelli dei tre fornire un ampio ventaglio di opportunità di fruizione del territorio, anche in comuni suddetti - e di conseguenza i paesi nel loro complesso - e sfruttare le po- base ad esigenze collettive o individuali: dalla gita scolastica a fini didattici, alle tenzialità storiche, naturalistiche e culturali della zona circostante. visite culturali presso i castelli o le numerose testimonianze sacre, ai percorsi natu- Il rilievo storico degli edifici, la loro consistenza numerica nella zona ed il fascino ralistici per gli amanti del trekking e della vita all’aria aperta. della localizzazione ambientale, hanno indotto pertanto ad intervenire non attra- L’obiettivo è quello di recuperare gli antichi sentieri tuttora esistenti nella zona verso isolate o generiche opere di conservazione ma a costituire globalmente un dell’Alta Val Lemme e Alto Ovadese, tra natura, storia, architettura e testimonianze Ecomuseo. Definire in breve un ecomuseo non è semplice e rischia di essere riduttivo: della civiltà contadina e dell’artigianato minore, e renderli turisticamente fruibili, l’ecomuseo è una concezione avanzata del “museo del territorio”, un modello per rin- realizzando uno o più sistemi integrati di percorsi estivi ed invernali, partendo novare il rapporto degli individui con il patrimonio naturale e culturale dell’umanità; dalla segnaletica fino all’attivazione di visite guidate, corredandoli con stampe non è individuabile in una singola struttura espositiva come un museo tradizionale delle relative carte turistiche e pubblicazioni a tema. ma è un insieme di luoghi ed edifici, di percorsi e ricordi. L’innovazione sta nell’utilizzo Per quanto concerne i castelli, si è ritenuto essenziale ridare loro una destinazione della cultura del passato per lo sviluppo del presente, e nella sua capacità di coinvolgere attiva, collocando all’interno degli stessi la base espositiva, informativa e didattica attivamente le popolazioni locali. nonché le attività direzionali e di ricerca dell’ecomuseo. Lo strumento dell’ecomuseo, infatti, ha consentito di coinvolgere i tre Comuni, Tra gli elementi museali legati all’ambito storico tradizionale sono stati individuati assecondando un rinato desiderio, sia da parte delle amministrazioni locali che dei il “Museo del Vino” presso il Castello Spinola a San Cristoforo, il “Museo della

- 112 - - 113 - TESI DI LAUREA CRISTINA MAIOCCHI AA-2002-2003 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI GENOVA

UNA NUOVA VIA PER IL TURISMO CULTURALE TRA STORIA, ARTE, NATURA E TRADIZIONE: UN ECOMUSEO TRA LE VALLI GRUE E CURONE

RELATORE- PROF. PAOLO STRINGA CORTRELATORE-ARCH.ROBERTO BURLANDO

In questa tesi vengono analizzate quelle aree interne e marginali del territorio pie- montese, poste a ridosso dell’Appennino Ligure, lontane dalla costa e dai principali nuclei urbani. L’obiettivo di questo progetto è la riqualificazione dell’aspetto paesaggistico delle valli Grue e Curone e la valorizzazione delle risorse dei luoghi che caratterizzano questa particolare area della Provincia di Alessandria. Lo studio ha cercato di fornire indicazioni e proposte atte a promuovere questo territorio che merita di essere portato all’attenzione di chi ama la natura, di chi vuole conoscere le numerose testimonianze storiche e di chi intende andare alla riscoperta dei valori più sani e genuini che la vita di campagna e di montagna offrono. La presente tesi di laurea è strutturata in tre parti. Nella prima parte lo studio si Vita Contadina” presso il Castello Doria a Montaldeo e il “Museo dell’Oro” presso concentra sul concetto di “turismo rurale”, inteso come forma alternativa di turismo il Castello Doria a Mornese. legato ad iniziative per lo sviluppo sostenibile. Si sono analizzati progetti sia in I primi due ambiti scelti come temi centrali dei musei risultano fortemente rap- ambito internazionale sia in ambito europeo, con particolare riferimento a quelli presentativi della realtà locale, in cui persiste una campagna ricca di boschi e presenti sul territorio francese ed italiano. vigneti, mentre il terzo tema rimanda all’attività mineraria di ricerca ed estrazione La seconda parte riguarda l’analisi dell’ambito d’intervento dai punti di vista ur- dell’oro, svoltasi in zona in epoca romana e in periodi successivi fino alla fine del- banistico con l’inquadramento territoriale, geografico con l’indicazione degli aspetti l’Ottocento. geologici ed idrografici, storico con l’evidenziazione dei principali insediamenti e Attraverso l’ecomuseo viene così garantita la fruibilità dell’esistente a ricordo del manufatti edilizi, esistenti e scomparsi, artistico con l’individuazione dei caratteri passato e i castelli risultano collegati sia materialmente, da percorsi paesistici, sia dell’architettura rurale ed infine socio-economico. concettualmente, ospitando all’interno la memoria di un tempo. Nella terza ed ultima parte vengono analizzate alcune proposte progettuali di riquali- Analoghi progetti di riqualificazione, italiani ed europei, hanno confermato la validità ficazione urbanistica ed edilizia partendo dal recupero dei percorsi storico-naturalistici di tale approccio, che permette di tradurre in sviluppo economico le valenze turistiche e delle principali aree di servizio e di sosta attrezzate fino ad arrivare alla proposta di del territorio con interventi moderati che non sconvolgano le preesistenze architetto- restauro e risanamento conservativo di un edificio esistente posto in adiacenza alla nico-ambientali ma siano finalizzati a restituire aree e manufatti all’intera comunità. chiesa parrocchiale del Comune di Dernice, che, vista la sua particolare collocazione È importante sottolineare, infine, che il progetto auspicato non deve tuttavia essere geografica lungo l’antica via del sale, storicamente considerata strada di importante inteso come un passo risolutivo ma come uno strumento per avviare un processo traffico “commerciale” tra Genova e la Pianura Padana, si è ritenuto di individuare molto più ampio di rivitalizzazione dei borghi, in grado di evolversi nel tempo e quale sede ideale da destinare a centro polivalente di servizio e promozione turistica e, di ampliarsi, includendo e coinvolgendo altre realtà. contestualmente, a museo permanente della civiltà contadina.

- 114 - - 115 - TESI DI LAUREA LOREDANA SENELLI ANNO ACCADEMICO 2003/2004

L’ECOMUSEO IN CITTÀ IPOTESI DI INTEGRAZIONE NEL PERCORSO NATURALISTICO LA VIA DEL FIUME DEL COMUNE DI OVADA DI ELEMENTI STORICO-INSEDIATIVI QUALI CANALI FILANDE E MULINI

Il presente lavoro è costruito attorno a ciò che costituisce, nel contesto rurale del- l’Oltregiogo, un vero e proprio oggetto sociale oltre che semplice ambito di rico- noscibilità: l’acqua. L’acqua, dunque, nello specifico quella dei torrenti Stura ed Orba, come filo rosso per tentare di ripercorrere la storia passata e futura di questi ameni luoghi. Questo, all’interno di una prospettiva di tipo ecomuseale intesa qui nei termini di museo del tempo e dello spazio. E’ indubbio come in questi ultimi anni sia rinato l’interesse per l’entroterra. Tale fenomeno è molto importante per due ragioni: la prima, in quanto la popolazione stanziale, mediamente molto anziana, sta vedendo in alcuni contesti rurali un di- screto ripopolamento grazie al travaso di popolazioni più giovani (oltre che di stranieri) provenienti dalle città; benché ciò, trattandosi sovente solo di ripopola- mento vacanziero (ruralizzazione ludica), non si verifichi ormai più su un suolo che nutre i suoi abitanti; la seconda, in quanto questo ri-percorrere luoghi antro- pizzati, attraverso mulattiere e sentieri del tutto o quasi dimenticati, consente altresì di ri-creare il paesaggio circostante a partire da nuove (ma antiche) percezioni, sulla base di nuove (e antiche) identità. Il territorio, insomma, quale interlocutore privilegiato in quanto scrigno di quel sapere messo in atto dalle popolazioni che con esso si sono confrontate. L’ipotesi realizzativa Gestire un progetto di tipo ecomuseale inteso come museo del tempo e dello spazio, ovvero come strumento intorno a cui si sviluppa un percorso di ricompo- sizione della memoria, significa anzitutto governare un processo, cioè creare le condizioni affinché il percorso intrapreso si autoalimenti e si evolva nel tempo. Abbiamo visto come la tradizionale funzione di salvaguardia e tutela delle aree protette si espleti il più sovente “attraverso l’imposizione di vincoli e limitazioni, quando non di espropri”, che impone oggi di affrontare il problema del “consenso delle popolazioni”, oltre che di un auspicato “auto-finanziamento” da parte delle stesse. Con questo lavoro, il tentativo d’intravedere ipotetiche traiettorie future per una gestione del territorio, in ambito naturalistico, che prenda in considerazione innanzi tutto la memoria storica degli abitanti del luogo. La proposta qui formulata intende in tal senso proporre all’interno di due itinerari specifici, integrati entrambi nel percorso naturalistico La via del fiume di Ovada, - 116 -

- 117 - TESI DI LAUREA ALESSANDRO PONTE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA

STUDI PROPEDEUTICI PER UN PROGETTO DI PARCO NATURALE FLUVIALE NEL BACINO DELL’ORBA

RELATORE: PROF. PAOLO STRINGA CORRELATORE: ARCH. ROBERTO BURLANDO

MOTIVAZIONI Perché- la salvaguardia del territorio nel pieno rispetto della cultura rurale in esso radicata è l’obiettivo primario della proposta. La ricerca di un tipo di vita qualitativamente più salubre sovente conduce all’al- lontanamento dell’ambiente urbano alla ricerca di territori con caratteristiche di tipo turistico. Dove- il territorio della Valle d’Orba è compreso nel Comune di Molare che fa alcuni opifici anche caduti in disuso ma ancora presenti sul territorio; questi, parte della Comunità Montana Alta Valle Orba, Valle Erro, Valle Bormida di benché non siano più produttivi e siano stati da tempo privati della loro funzionalità, Spigno (provincia di Alessandria). conservano ancora forti richiami simbolici e, in quanto musei di se stessi, non hanno bisogno di essere riempiti di contenuti ulteriori. Tuttavia, è evidente che per realizzare quest’idea sarebbe auspicabile sia un riutilizzo in tale chiave degli stessi, sia l’istituzione di nuove figure di “operatori territoriali” che si incarichino di “monitorare e osservare” le aree in questione. E’ in questa prospettiva, a mio avviso, che la necessità assoluta di “sperimentare direttamente su se stessi”, prima ancora di proporle ad altri, “metodologie cono- scitive e soluzioni progettuali ritenute valide”, può consentire di operare quel pas- saggio per cui dalla monotonia di un territorio subìto si può giungere a cogliere, ed esperire, gli echi presenti e passati di un paesaggio vissuto

- 118 - - 119 - Come- individuare le potenzialità di sviluppo soprattutto quelle legate ad elementi TESI DI LAUREA paesaggistici, storici e produttivi. Con il progetto di parco naturale fluviale qui CASSANO CLAUDIO-GAROFALO GAETANO presentato si intende utilizzare le risorse ambientali e culturali disponibili per svi- UNIVERSITA DEGLI STUDI DI GENOVA-AA 1990-1991 luppare le attrattive turistiche già esistenti. I RICETTI DEL PIEMONTE FINALITA’ E CONTENUTI ORIGINI, FORMAZIONE, PROPOSTE PER UN PIANO DI RECUPERO Cosa- il recupero dei sentieri lungo l’asta fluviale del torrente è il tema centrale del progetto inteso come legame tra il torrente Orba e il territorio. RELATORE PROF. PAOLO STRINGA Come- la possibilità di sviluppare un turismo durevole, praticando attività sportive lungo l’asta fluviale, dalla pesca agli sport più impegnativi come rafting ecc,.. sal- Il Ricetto di Lerma vaguardia dell’ambiente naturale, umano, considerato anche testimone di emergenze Nell’anno accademico 1987-88 il corso di restauro architettonico si proponeva architettoniche. un’analisi del tessuto urbano genovese e dei suoi edifici. Il desiderio di lavorare Il recupero dei sentieri non è però sufficiente a garantire la conoscenza. nell’ambito della provincia alessandrina ci ha portato a ricercare elementi urbani- E‘ necessario fissare le nuove destinazioni d’uso che con le caratteristiche di ogni stico-architettonici che potessero essere interessanti per approfondire uno studio. luogo creando una maglia di sentieri in grado di offrire vantaggi anche al comparto E’ in questa fase che abbiamo scoperto l’esistenza di portali in pietra di presunta agricolo-forestale. origine medievale presenti in numero consistente e di differente tipologia nell’abitato di Lerma, nell’ovadese. Questi elementi in pietra sono inseriti in costruzioni di APPROCCIO METODOLOGICO tipo rurale presenti in quella parte di paese che risulta essere l’antico nucleo. Nel l’idea di questo progetto rappresenta il metodo da applicare in casi analoghi. caso di Lerma ci troviamo di fronte ad un tipo di insediamento rurale fortificato La definizione di base ha portato innanzitutto a cercare di inquadrare l’idea di denominato “Ricetto”. Il termine compare nei documenti e attestati notarili in progetto attraverso il confronto con esperienze straniere che meglio hanno saputo proteggere e valorizzare il proprio territorio. La fase di inquadramento parte da un’analisi di carattere storico-economico del territorio della valle Orba nel suo complesso per poi approfondire l’esame delle caratteristiche morfologiche del ter- ritorio con riferimento alla normativa relativa alla gestione del territorio comunale e delle aree destinate a protezione. Qiundi- il meccanismo economico e fruitivo dei sentieri metterebbe in moto con strutture e servizi le sorti di un’area che ha nel pendolarismo verso i grandi centri urbani la maggior parte di sostentamento economico, mentre con lo sviluppo di alcune risorse turistiche si unirebbe il beneficio, economico alla cultura rurale con la creazione di nuove forme professionali. IL PROGETTO L’area di progetto si situa nella parte settentrionale del territorio di Molare, al confine con il Comune di Ovada e con il quello di Cremolino. L’area ha una duplice valenza: essendo limitrofa al capoluogo Comunale e nello stesso tempo punto di accesso più importante alla Comunità Montana. Riqualificare un tratto dell’asta fluviale e consolidare il legame tra il centro abitativo e il paesaggio in questo tratto ricco di vegetazione, in un’area particolar- mente frequentata nel periodo estivo dai bagnanti, ancora oggi priva di qualsiasi tipo di servizio. Gli interventi di sistemazione e di progetto sono strumenti secondo la normativa di piano di assetto idrogeologico che vincola un tratto dell’area di intervento.

- 120 - - 121 - epoca medievale, a partire al XII secolo e il cui significato è : ricovero, rifugio. La collocazione storica di questo tipo di insediamento si pone in un periodo com- Il ricetto di Lerma costituisce un esempio di insediamento conservato in cui sono preso tra il XII e il XV secolo, dove politicamente il territorio si presentava leggibili ancora le caratteristiche originarie dell’antico complesso, inteso come suddiviso in parte in aree di pertinenza laica, di proprietà di grandi gruppi feudali nucleo autonomo, sede di vita comunitaria, legato al castello. Il paese si trova al ed in parte di pertinenza religiosa, proprietà di vescovi o di abbazie, attorno a cui centro della cosiddetta “strada dei castelli” dell’Alto Monferrato, lungo un itinerario cresceva la maggior parte dei villaggi. Nel secolo XII si viene affermando un’entita dove, in pochissimi chilometri si trovano i sistemi fortificati di Gavi , S.Cristoforo, politica autonoma che è il Comune, si consolida un più preciso assetto territoriale Montaldeo, Mornese, e Tagliolo. che nelle campagne produce importanti trasformazioni come l’instaurarsi di un si- Il complesso del Ricetto-Castello, dalla caratteristica forma triangolare, si snoda stema di strutture minute sparse sul territorio. Al fine di ottenere una seppur su uno sperone a strapiombo su due fianchi, con asse nord-ovest e sud-est, in po- minima garanzia di tutela contro nemici esterni o bande di predoni, che allora sizione dominante la valle circostante del torrente Piota. Il nucleo presenta due ac- saccheggiavano le campagne, si è indotti a dotare i nuclei insediativi di fortificazioni. cessi, il principale posto verso valle, oggi non più agibile e il secondario aperto Gli elementi che fanno parte di questo nuovo sistema sono denominati “Borghi verso la piazza del castello. Quest’ultimo, di struttura quattrocentesca, ha una nuovi, Borghi franchi e Ricetti appunto, che divengono poli propulsori per lo svi- cortina segnata da un torrione quadro presso l’ingresso e da uno cilindrico esterno. luppo del territorio e nel contempo struttura difensiva. Si scopre un’intensificazione Un analogo torrione è incorporato con funzione di abside nel corpo della chiesa dei Ricetti nel territorio piemontese (se ne rilevano circa 200), dovuta al fatto che parrocchiale. Il nucleo comunitario si dispone lungo l’asse principale di cresta, da si tratta questa di un’ area dominante per le comunicazioni, i rapporti commerciali cui si dipartono a pettine strette vie laterali poste a distanza costante: le “rittane”che nel medioevo tra l’Italia e la Francia e così in gran parte dell’Oriente e dell’Occi- fungono anche da canali di scarico delle abitazioni. La fortificazione nel contesto dente, il Piemonte anche cuore delle relazioni europee e mediterranee. è poco evidente in quanto la posizione naturale ben difesa del sito posto su di un Differenti sono le modalità di formazione dei Ricetti: fatti costruire per iniziativa dei rilievo non richiedeva un assetto fortificato di eccessiva robustezza. Le cellule abi- signori locali o dei Comuni, spinti da grossi problemi di difesa territoriale, diventano tative sono in buono stato di conservazione, la struttura è in pietra e sono di elementi di un sistema difensivo in posizioni strategiche, lungo strade o fiumi. ridotte dimensioni. Presentano un’apertura al piano terra ed una superiore secondo

- 122 - - 123 - minazione di elementi riscontrabili nei vari aggetti, destinati ai servizi, frutto di ampliamenti e accorpamenti realizzati nel corso dei secoli. Si è posta attenzione anche al riguardo dell’illuminazione pubblica, dove verrebbe ripreso e potenziato l’elemento della lanterna, già presente in parte nella via Recinto e di gusto semplice il tipico schema a due vani sovrapposti, conservando inalterati alcuni caratteri ti- ma efficace. Un adeguato sistema di punti luce renderebbe inoltre il nucleo perce- pologici fondamentali nonostante gli adattamenti in epoche diverse. Come sopra pibile in lontananza da valle, quasi a testimoniare la sua ritrovata importanza citato i principali elementi architettonici di rilievo sono i portali, una quindicina, storica e funzionale. L’esperienza del progetto operato su Lerma ha dato lo spunto dislocati soprattutto nelle vie laterali. Presentano una tipologia ad arco a tutto per definire delle linee guida estese a tutte le località sede di Ricetto, che affrontano sesto e a sesto acuto formati da sette conci in pietra di grandi dimensioni e ad ar- i vari temi del recupero proponendo una serie di modalità operative partendo dal chitrave con mensole talvolta sagomate, probabilmente più antichi. Particolari co- punto di vista urbanistico fino al dettaglio architettonico. struttivi degni di nota sono alcuni camini inseriti sul fronte di alcune abitazioni di una via laterale ad ovest. La proposta di intervento progettuale nasce da un tentativo di rivitalizzazione del Ricetto, ora slegato dal resto paese, mediante un collegamento rappresentato dalla “cucitura” dei tratti dell’asse viario principale con un sistema di piazzette. A partire dalla piazza Roma che verrebbe ridisegnata e resa pedonale attraverso l’interramento di un tratto della strada provinciale, si passa alla piazza del castello, resa a gradoni ad anfiteatro e per finire all’ultima all’interno del Ricetto, attrezzata per ospitare manifestazioni culturali. Si forniscono elementi affinchè gli abitanti di Lerma si riapproprino dei loro luoghi ottenendo nuovi spazi di relazione sociale e sfruttando le notevoli potenzialità panoramiche del sito. Per quanto riguarda le abitazioni del Ricetto, al piano terra verranno sistemate delle botteghe artigianali con il recupero funzionale dei portali, mentre al piano superiore ospiteranno abitazioni per gli ar- tigiani e residenze estive. Si prevede un intervento di tipo conservativo, con l’eli-

- 124 - - 125 - TESI DI LAUREA A.A. 1999-2000 MICAELA BENVENUTO - BARBARA GARRONE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA

VOLTAGGIO: STRATEGIA DI INTERVENTO PER IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO

IL RUOLO DEL CENTRO STORICO: MEMORIA DA CONSERVARE, FUTURO DA VIVERE

LO SPAZIO TERMALE COME AMBITO DI INTERVENTO PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

RELATORE PROF. ARCH. PAOLO STRINGA CORRELATORE ARCH. BARBARA BALDASSO

MOTIVAZIONE E METODO L’interesse per la riqualificazione del territorio e del centro storico di Voltaggio è nato dalla volontà di dare un “futuro” a questo paese che sta subendo un progressivo spopolamento e un lento, ma costante degrado. Abbiamo così realizzato interventi urbanistici per il recupero “dello spazio abban- donato” e “delle fratture” nel sistema insediativo che, dissociate dall’ambiente in cui si trovano e dalla sua memoria, diventano luoghi e manufatti privi di senso e SITUAZIONE ATTUALE DI VOLTAGGIO: di identità. Essi sono diventati occasione di rigenerazione urbana e territoriale, of- PROBLEMATICHE E POTENZIALITÀ frendosi come patrimonio da recuperare. Abbiamo pensato fosse necessaria un’op- Il progressivo abbandono dei centri storici minori dell’entroterra ligure ha interessato portuna introduzione ai temi progettuali realizzando una parte teorica che avesse anche Voltaggio. Il paese sta subendo, da molti anni a questa parte, un progressivo funzione di punto di partenza per poi affrontare il tema della riqualificazione ur- spopolamento. Una realtà grave, apparentemente inarrestabile, che affligge molti banistica di Voltaggio. Abbiamo rivolto un primo sguardo all’analisi storica del centri appenninici e che ha creato negli ultimi decenni il lento, ma costante paese, alla conoscenza del passato e della sua evoluzione urbana nei secoli. degrado di questo comune. La parte di indagine morfologica geologica e socioeconomica ha occupato ben Voltaggio fu fino alla metà del novecento, la meta preferita per le vacanze dei ge- cinque capitoli della nostra tesi in quanto è stata da noi ritenuta necessaria per novesi, tappa importante dei transiti tra Liguria ed entroterra. Proprio per questo un’ottimale conoscenza dell’ambito territoriale in cui il paese è collocato. motivo è ricco di palazzi e case patrizie. Il nostro interesse si è poi rivolto allo studio dei manufatti storici che ci ha permesso Un tempo superava largamente i duemila abitanti che, nel periodo “delle vacanze di individuare quali fossero le emergenze da recuperare. in villa”, raddoppiavano. Oggi i residenti sono ottocento e tendono ogni anno di- Molti capitoli sono stati dedicati allo studio, sia in ambito italiano che europeo, di minuire. modelli di intervento urbanistico in centri storici “minori” e nell’ambito termale. Da qui nasce la nostra idea di creare “elementi attrattivi” in grado se non di Tali esempi ci hanno offerto un quadro significativo di come in altri luoghi siano invertire questa tendenza, almeno di arrestare il processo di emigrazione. state affrontate queste tematiche. Tale ricerca ha costituito la base di partenza per Uno dei motivi che ha contribuito all’isolamento del paese è stato la chiusura lo studio del paese in esame. dello stabilimento idroterapico intorno al 1930. Struttura di notevole peso econo-

- 126 - - 127 - mico, da un lato svolgeva la funzione di ritrovo per la borghesia genovese, dall’altro Questo tipo di intervento, ipotizzando un elevato numero di utenti che potrebbero era fonte di occupazione per gli abitanti che trovavano impiego nel “Grand Hotel” confluire nel centro, comporta il dover necessariamente occuparsi della viabilità e come operatori e personale di servizio. delle strutture ricettive. Abbiamo tentato, così, di risolvere il problema del traffico Un ulteriore duro colpo all’economia di Voltaggio venne dato, nel dopoguerra, veicolare nel centro storico che si snoda attorno ad un unico percorso e che ha una dalla cessazione delle attività della filanda, industria della seta che forniva lavoro larghezza media di quattro metri. Attualmente le auto che circolano per nove mesi alla maggior parte della popolazione e agli occupanti i centri delle valli circostanti. all’anno in entrambi i sensi di marcia e ciò comporta gravi disagi, soprattutto Il paese si trovò così a fare i conti con un territorio che non offriva più possibilità quando due veicoli si incontrano in direzioni opposte. professionali e che, per la sua morfologia, non poteva essere sfruttato per la colti- Abbiamo, inoltre, riscontrato la carenza di parcheggi e l’inopportuna collocazione vazione. Tutto questo comporto il suo progressivo abbandono a favore di luoghi di posti auto all’interno del centro storico stesso. Questo comporta una “conge- che potessero offrire un maggior benessere economico come la stessa Genova. stione” di traffico che non permette lo sfruttamento e il godimento del borgo, Abbiamo cercato di affrontare questi problemi pensando di cresre nuove strutture ricco di palazzi gentilizi, chiese oratori. Dunque si è pensato di pedonalizzare il con forti potenzialità economiche ed attrattive. paese e di sfruttare antichi percorsi, ora in stato di abbandono, creando nuovi Da un’analisi delle risorse del luogo, l’idea principale è stata quella di realizzare accessi al centro. una struttura per sfruttare l’acqua sulfurea ripristinando così lo stabilimento termale Il paese oltre essere particolarmente ricco di storia e di importanti architetture, ormai perduto. possiede una zona periferica, sportiva e ludica con due campi da pallone, due da

- 128 - - 129 - tennis, minigolf, campetto polivalente e piscina naturale, che necessita di una Per quanto riguarda la ricettività, il centro può contare solamente su due ristoranti, riorganizzazione sia dal punto di vista strutturale che urbanistico. due bar e un unico hotel situato a circa cinque chilometri dal paese. Ci è sembrato Lo stesso problema lo si ritrova analizzando le aree verdi, le zone per il gioco dei quindi importante creare nuove strutture alberghiere sfruttando l’edificio dell’ex bambini e quelle adibite alle feste, molte delle quali sono in stato di degrado. In filanda, ora occupato quasi esclusivamente da villeggianti, ma appartenente ad un previsione di un afflusso consistente di visitatori, nel nostro progetto è prevista unico proprietario, il convento dei frati cappuccini all’ingresso del paese da adibire ad un’area feste adiacente alla zona sportiva, ma contemporaneamente indipendente ostello e casa Gazzolo da suddividere in alloggi per il bed and breakfast. dove poter ospitare un gran numero di utenti. Anche se Voltaggio è un paese immerso nel verde non possiede in realtà un parco vero e proprio. Per questo motivo abbiamo creduto opportuno realizzarne uno ac- canto al complesso che verrà adibito ad edificio termale collegato però anche alla zona sportiva, ma contemporaneamente indipendente dove poter ospitare un gran numero di utenti. Anche se a Voltaggio è un paese immerso nel verde, non possiede in realtà un parco vero e proprio. Per questo motivo abbiamo creduto opportuno realizzarne uno accanto al complesso che verrà adibito ad edificio termale collegato però anche alla zona sportiva così da poter essere sfruttato sia dagli ospiti dello sta- bilimento che dagli abitanti del paese.

- 130 - - 131 - TESI DI LAUREA ELISABETTA ORLANDI A.A. 1997/98

IPOTESI DI PIANO PARTICOLAREGGIATO PER L’AREA Z-3 DI NOVI LIGURE

RELATORE: CHIAR.MO PROF. PAOLO STRINGA CORRELATRICE: DOTT. ARCH. CRISTINA PESCE

PREMESSA Una decina di anni fa l’Amministrazione comunale di Novi Ligure diede il via ad un Concorso nazionale per il progetto di un Piano Particolareggiato per l’area Z-3. Questo concorso fu vinto da uno studio di Milano; da allora si aprì una lunga dia- triba tra i Novesi, che non volevano che si autorizzasse l’attuazione di quel progetto vincitore e l’Amministrazione che invece lo aveva approvato senza tenere conto delle esigenze dei cittadini. La decisione fu quella non realizzare il progetto vincitore, ma di dare l’opportunità di riproporre nuove idee più vantaggiose per i Novesi. Scopo di questa tesi (che risale all’Anno Accademico 97/98) è di riaprire il dibattito su quest’area Z-3 ancora oggi molto delicata, proponendo un Piano Particolareggiato concreto e consono alle esigenze dei miei concittadini.

L’EVOLUZIONE STORICA DELL’AREA Z-3 1850 giunge a Novi la linea Ferroviaria Torino-Genova; L’area oggetto di studio si trova all’interno della più vasta ZR10, una delle zone re- 1858 il vecchio Cimitero viene demolito e trasferito poco lontano, ad ovest della sidenziali individuate dal P.R.G.C. del 1971. strada per Alessandria; al suo posto viene costruito il Gasometro per l’illi- La Variante generale del P.R.G.C., adottata il 22/12/1986, l’ha denominata Z3 e minazione elettrica della città; ne ha previsto la riqualificazione attraverso un apposito piano Particolareggiato. 1867 viene costruita la Tintoria Dellepiane di fronte al Gasometro; L’area che ricopre circa 50.000 mq. È situata nelle immediate vicinanze del centro 1878 viene edificata la “Cavallerizza”adibita allo stanziamento di un reggimento storicio, precisamente a Nord-Ovest dello stesso. Questa sua posizione ha fatto sì di Cavalleria; che la zona fino alla seconda metà dell’Ottocento, avesse destinazione esclusivamente 1881 viene realizzata la ferrovia Novi-Ovada, i cui binari attraversano completa- agricola, favorita dalla presenza di due rii: il Rio Gazzo e il Rio della Cerchia. mente la Z3 da sud-est a nord-ovest. La Carta del Vinzoni del 1762 rivela che l’area in questione era nettamente separata L’area Z3 si venne così a trovare incuneata tra la ferrovia e il margine del centro dal nucleo abitato per la presenza delle mura e del fossato; unico collegamento era storico e, pur essendone la parte più prossima, invece di costruirne la naturale il ponte dipartente dalla Porta Pozzolo. espansione, divenne sede di fabbricati a destinazione d’uso speciale, piuttosto che Nella zona adiacente la Z3, le trasformazioni urbanistiche cominciarono con il residenziale. XIX secolo. Gli aspetti negativi della zona, quindi, non si contavano: il gran rumore prodotto Il primo fatto rilevante fu la costituzione del Cimitero comune lungo la strada per dallo sferragliare dei vagoni lungo le due linee ferroviarie; il fumo prodotto dalle Alessandria e precisamente nel punto ove sorgerà il Gasometro. Questo, a mio locomotive a vapore; il disagio provocato dalla presenza dei mercati, in particolare giudizio, è il primo di una serie di fatti che porteranno ad escludere la Z3 dalle quello del bestiame; la presenza dei rii scoperti che raccoglievano gli scarichi possibili aree di espansione residenziale della città. Ad esso ne seguirono altri: fognari ed industriali.

- 132 - - 133 - In seguito, durante il periodo bellico, l’attività edilizia venne abbandonata, per ri- BARBARA BALDASSO prendere freneticamente con la Ricostruzione. Il Piano Regolatore prevedeva edifici alti non più di cinque piani, ma con il RIVALUTARE IL PARCO NATURALE “boom” edilizio degli anni ‘50, non ci si curò di queste prescrizioni e, anzi, sorsero DELLE CAPANNE DI MARCAROLO: edifici alti a carattere condominiale in netto contrasto con il vicino centro storico L’ECOMUSEO DELL’OLTREGIOGO; e la tradizione edilizia novese. E’ proprio a partire dagli anni ‘50 che si vengono a LA VIA DELLA STORIA E DELLA DEVOZIONE creare le condizioni che porteranno all’insorgere di una serie di problemi e l’area a qualificarsi come “vuoto” all’interno della città. ROBERTO BURLANDO

IL PROGETTO LA VIA DELLE RISORSE TERRITORIALI “Conservare Innovando”: conservare gli elementi portanti della storia, della forma e dell’immagine urbana (la piazza, ma anche le prospettive sull’intorno consolidato e alcuni forti segni di riferimento storico), ma innovando le funzioni per rafforzare L’importanza del territorio: Il concetto di Parco, soprattutto in Italia, si è stori- il ruolo del centro, i legami oggi frammentari, le tipologie dell’abitare, del lavoro camente radicato attraverso la contrapposizione, ed oggi il compromesso, tra due e dei servizi. concetti fondamentali: il Parco Ottocentesco, visto come grande giardino, ed il I criteri di impostazione: Parco Nazionale istituito negli anni ’20 per la conservazione di flora e fauna piut- 1.estendere il cuore urbano (la città centrale) alla piazza ed alle retrostanti aree tosto che in considerazione delle esigenze della popolazione residente e dell’impatto degradate e sottoutilizzate. socio-economico. In Europa molte nazioni, la Francia su tutte, stanno cercando di 2.costruire una rete di legami, di filtri funzionali e fisici (portici, gallerie, lastrici migliorare tali condizioni, attraverso l’istituzione di progetti guida che abbiano solari attrezzati) che riconnettano i punti forti della città: il centro storico, la come punto di partenza e fine il territorio storico e/o culturale attorno a cui il piazza della stazione, la piazza del mercato, il polo scolastico superiore. Parco nasce. 3.legare il centro con il verde, sia verso le aree ferroviarie che verso l’area ex-Ilva. L’Ecomuseo: Sicuramente l’idea più funzionale e progettualmente ottimale per 4.costruire un’immagine forte della piazza come riferimento per la città vecchia un’area protetta che abbia enormi potenzialità e risorse inespresse, è l’ecomuseo e la città più recente. francese. Tale iniziativa si basa sulla realizzazione di elementi museali mai fini a se I punti cardine del progetto: stessi e nati allo scopo di essere tappe di un “museo più grande”, il cosiddetto -la piazza e l’edificio di fondo, rimodellato a partire dal basamento storico dell’attuale Museo del Territorio. Organizzato a circuiti o percorsi, l’ecomuseo vive sul positivo mercato conservato attraverso una struttura polifunzionale di forte immagine, impatto che riesce ad avere sulla popolazione residente, accrescendo il benessere quindi con ricorrenze orizzontali e verticali di grande dimensione economico e basandosi sugli aspetti storici e naturalistici esistenti, da recuperare e -la via Pietro Isola riportata all’immagine di via urbana attraverso le cortine costruite riscoprire. che ripropongono fronti-fondale nell’edificazione e piazzette pedonali ricorrenti L’area di intervento: Il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, posto a da cui si sbocca nella grande piazza e nel tessuto circostante cavallo dell’Appennino ligure-piemontese – in quella zona storica che fu il cuore -gli elementi architettonici di ricostruzione di continuità edilizia, sia sul fronte del dell’Oltregiogo – incastonato tra il versante costiero e la pianura alessandrina, è centro storico che su quello della via Isola, attraverso elementi a portici che ricchissimo di importanti elementi di architettura rurale quali Cascine, Mulini, riflettano i vecchi portici della Porta Pozzolo e che aprano le “corti” interne e le Neviere, Ghiacciaie, Arbeghi ed è costellato da numerose ed interessanti emergenze gallerie alla fruizione storiche come Castelli, Borghi, Ricetti, Monasteri, Oratori, Chiese e Cappellette, -la ricomposizione dell’isolato esistente, di cui viene mantenuta la scala minuta, e potenzialità possono essere poste al servizio della comunità o del Parco stesso. con le piccole vie (i vicoli) che proseguono da un lato verso la piazza e il centro L’Ecomuseo dell’Oltregiogo: Sarà possibile, perciò – sulla scorta dell’esperienza storico e dall’altro verso il nuovo giardino urbano della ferrovia ecomuseale francese, modello del nostro progetto – sfruttare quelle stesse emergenze -l’area ferroviaria stessa, con la fascia di rispetto ed il rilevato utilizzati per il nuovo abbandonate e perdute, come fulcro progettuale dell’intervento. I due ambiti, giardino con il percorso ciclo-pedonale a costituire fondale alberato a questa parte storia e natura, fino ad oggi ritenuti, se non conflittuali, separati ed a se stanti, di nuova città. possono convivere. L’area parco vedrà nascere la Via delle Risorse Territoriali con lo sfruttamento degli elementi materiali e culturali legati alla vita rurale; l’area

- 134 - - 135 - pre parco o, come si direbbe in Francia, la Zone Peripherique, sarà percorsa dall’antica Via della Storia e della Devozione unendo castelli e chiese, ricetti e monasteri. I siti museali: L’attenta analisi compiuta sugli elementi archi- tettonici ci ha portato alla scelta, per rappresentatività e per loca- lizzazione urbana, di quei punti di sosta e di cultura didattica da destinare a siti museali. Presso il Castello Spinola di San Cristoforo sarà presente il Museo della Vita Castellana, dove le sale espositive uniranno alla rac- colta di armi ed armature, anche aspetti della vita quotidiana; il Museo dell’Arte Sacra e della Devozione Popolare, nel com- plesso monastico, da restaurare, di San Remigio, focalizzerà l’at- tenzione sull’aspetto religioso esponendo arredi, tessuti, ori ed argenti vicino a statue lignee, ex voto e ricami tipici della cultura contadina. Attraverso la visita dei castelli privati e delle numerose emergenze storiche presenti nel- l’area, completerà il percorso l’Auditorium di San Sebastiano, a Voltaggio, che, con una ca- pienza di circa 100 posti a sedere, ospiterà concerti e convegni. La Casa Museo a Cascina Ne- spolo vedrà la ricostruzione degli antichi ambienti ormai storiciz- zati ed il recupero del bosco li- mitrofo; presso la Cascina Astore, da ristrutturare, sarà po- sto il Museo della Castagna

- 136 - - 137 - dove il prezioso frutto, elemento fondamentale della vita rurale fin dal Cinquecento, INDICE sarà analizzato in ogni parte e per ogni possibile utilizzo. Alla Cascina degli Alberghi sarà ospitato il Museo della Vita Agreste e le sale espositive illustreranno i lavori - Introduzione - Dino Angelini artigianali, gli antichi attrezzi ed il loro utilizzo. - Il progetto Tracce - Roberto Burlando Altre iniziative: Saranno molti e diversi i Punti Informativi e di Sosta, a Voltaggio, - Presentazione del Convegno - Paolo Stringa a Tagliolo e presso la Cascina Foi, che uniranno alle informazioni sull’Ecomuseo, quelle sul Parco, fungendo da fondamentali luoghi di divulgazione turistica e di- dattica. Ma, poiché l’ecomuseo è un elemento vivo, moltissime saranno le mani- PRIMA SEZIONE - Relazioni ufficiali festazioni e le sagre dove la cittadinanza tutta sarà chiamata a partecipare attiva- mente alle iniziative che avranno aspetto sia festoso che conoscitivo della cultura e 1. Monica Fantone, Luigi Pedrini - Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio della storia di queste terre. “I sistemi fortificati e l’abitato nei territori di confine intorno al Forte di Gavi” Conclusione: L’Ecomuseo dell’Oltregiogo – quando fosse finanziato da enti pub- blici, associazioni private e, in ambito europeo, dal Progetto Leader – permetterebbe 2. Gabriella Airaldi - Università di Genova uno sviluppo socio-economico a quest’area protetta italiana attraverso la forma di “Oltregiogo e Oltremare. Incroci di civiltà” Turismo Sostenibile che si è dimostrata fonte di sicuro benessere per quelle aree europee con caratteristiche analoghe, permettendo di basare, sulle radici della 3. Alain Di Meglio, Bèatrice Di Meglio-Università di Corsica cultura storica e rurale, quella rivalutazione e quello sviluppo necessario. “Bonifacio en Corse. une cité ligure”

4. Renato Marmori - Università di Brescia “Architettura ligure tra Val di Vara e Lunigiana”

5. Maria Andrade - Università di Campinas “Emergenze liguri in Brasile tra XVI-XVIII sec”

6. Paola Quattrini - Università di Roma “Bonifacio. Il disegno di una città medioevale pianificata”

7. Tatiana Tarassova - Università di Mosca “Immagini e paesaggi dell’architettura di tradizione genovese nella penisola di Crimea”

8. Demet KapYucel Università di Istanbul “Tracce liguri tra Genova e Galata”

SECONDA SEZIONE - Tesi di laurea in Oltregiogo

Esposizione di alcune tra le migliori tesi dell’Università di Genova, parte del Patrimonio scientifico e didattico della Fondazione Alte Vie, relative alla progettazione urbanistica e alla pianificazione del paesaggio, nella mostra itinerante sugli insediamenti liguri in oltregiogo.

1. Ardiri Simona, Ferrari Chiara, Gilardenghi Luisa “La memoria della valle-Percorso ecomuseale nell’Alta Val Lemme Alto Ovadese ” AA 2000-2001

- 138 - 2. Maiocchi Cristina “Una nuova via per il turismo culturale tra storia, arte, natura e tradizione. un Ecomuseo tra le valli Grue e Curone “ AA 2003-2004

3. Senelli Loredana “L’ecomuseo in città-Ipotesi di integrazione nel percorso naturalistico La via del fiume di Ovada di elementi storico-insediativi quali canali, filande e mulini” AA 2003-2004

4. Ponte Alessandro “Studi propedeutici per un progetto di parco naturale fluviale nel bacino dell’Orba” AA 2003-2004

5. Cassano Claudio, Garofalo Gaetano “I ricetti medievali in area piemontese. Origini, formazione e proposte per un piano di recupero”AA 1990-1991

6. Benvenuto Micaela, Garrone Barbara “Voltaggio. strategie di intervento per il recupero del Centro Storico” AA 1999-2000

7. Orlandi Elisabetta “Ipotesi di piano particolareggiato per l’area Z3 di Novi Ligure” AA 1997-1998

8. Baldasso Barbara,Burlando Roberto “Rivalutare il Parco Naturale della Capanne di Marcarolo. L’Ecomuse dell’Oltregiogo”-AA 1997-1998

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