Rassegna bibliografica

Storia d’Italia e ‘origini’ del fascismo di Massimo Legnani

Chiunque voglia ricostruire il percorso della corre anzitutto soffermarsi, e per compren­ storiografia italiana del fascismo nell’ultimo dere il senso di questa eventuale ‘anomalia’ quarantennio, può difficilmente prescindere e, più in generale, per valutare quanto l’ope­ da una constatazione preliminare tanto evi­ ra contribuisca a riavviare la discussione su dente da proporsi quasi come un luogo co­ un tema, quello appunto delle ‘origini’ del mune. Mi riferisco al susseguirsi di due di­ fascismo, tanto essenziale quanto ultima­ stinti cicli di studi, ben scanditi anche crono­ mente poco frequentato. logicamente: il primo tutto rivolto a delinea­ Poiché il lavoro di Vivarelli ha alle spalle re l’insorgenza del fenomeno fascista e le una genesi scientifica lunga e non priva di tappe della rapida conquista del potere; il complessità, ad essa è necessario preliminar­ secondo concentrato sulla realtà del regime, mente rivolgersi (e alle vicende editoriali che e più specificamente sulla ‘maturità’ fascista la testimoniano). Lo stesso Vivarelli ne dà degli anni trenta. Una ulteriore considera­ ampio conto nella prefazione alla ristampa zione — altrettanto scontata — è che tale del primo volume, edito nel 1967 {Il dopo­ successione di fasi, pur alimentandosi agli guerra in Italia e l’avvento del fascismo sviluppi interni al campo di ricerca, riusci­ (1918-1922). I. Dalla fine della guerra al­ rebbe scarsamente comprensibile se non fos­ l’impresa di Fiume, Napoli, Istituto italiano se letta alla luce di riferimenti più generali, per gli studi storici), nonché in quella al se­ che si situano all’incrocio tra storia e politi­ condo, che costituisce la parte nuova dell’o­ ca, tali per cui al quesito centrale degli anni pera e che, pur ponendosi in linea di conti­ cinquanta e sessanta (quale la correlazione nuità con il disegno iniziale, rappresenta in tra crisi del regime liberale e irruzione del realtà qualcosa di più e di diverso dal sem­ movimento fascista) è subentrato, nel ven­ plice svolgimento di quel progetto. Il quarto tennio seguente, un diverso interrogativo di secolo che separa i due volumi viene del (quale e quanta parte della storia d’Italia resto motivato dall’autore con la necessità di precedente e, soprattutto, successiva si lega riavviare la riflessione muovendo da una ba­ all’esperienza fascista). Questo richiamo, se più larga, che ponga in diretta correlazio­ inevitabilmente sommario, sembra conferire ne dopoguerra ed età giolittiana. Di qui le alla pubblicazione di Roberto Vivarelli, Sto­ molte pagine dedicate al confronto delle ri­ ria delle origini del fascismo. L ’Italia dalla cerche e delle interpretazioni laddove gli esiti grande guerra alla marcia su Roma (vol. I, storiografici appaiono sufficientemente ma­ pp. 652, lire 60.000 e vol. II, pp. 954, lire turi (com’è nel caso dell’opera di governo di 70.000, Bologna, Il Mulino, 1991) un carat­ Giolitti) ed il ricorso, invece, ad indagini di­ tere per così dire controcorrente, su cui oc­ rette quando il retroterra del quadro post-

Italia contemporanea”, dicembre 1991, n. 185 706 Rassegna bibliografica bellico risulti appena abbozzato o addirittu­ condo Vivarelli una larga autosufficienza ra da ‘scoprire’ (donde, ad esempio, un pro­ della correlazione tra ragioni della guerra e filo della questione contadina che, sia pure a definizione del nuovo assetto europeo (valga grandi linee, prende le mosse dall’indomani in proposito l’aggiornamento storiografico dell’unità). La dimostrazione che, in en­ sui trattati di pace contenuto nella introdu­ trambi i casi esemplificati, si tratta non di zione alla ristampa del primo volume), il semplici integrazioni, ma di una sorta di ‘ri­ 1920, portando al centro della scena i carat­ cominciamento’, viene da alcuni degli studi teri più propriamente nazionali della crisi, che Vivarelli ha pubblicato nell’intervallo esigerebbe non solo di essere analizzato in tra i due volumi e che, direttamente o indi­ organica connessione con le vicende politi­ rettamente, sviluppano la problematica da che del primo quindicennio del secolo, ma cui discende anche la forte oscillazione del — come si è accennato per la questione con­ titolo dall’iniziale nesso dopoguerra/fasci- tadina — misurato sull’intero arco della sto­ smo all’attuale accento sulle origini del fa­ ria postunitaria. È superfluo, credo, soffer­ scismo. Di questi contributi vanno richiama­ marsi sui rischi di schematizzazione che tale ti quantomeno quelli compresi nella raccolta distinzione comporta (e del resto il 1919 non Il fallimento del liberalismo. Studi sulle ori­ solo finisce a Fiume, ma la stessa spedizione gini del fascismo (Bologna, Il Mulino, 1981) dannunziana assume rilievo soprattutto per i non solo perché il sottotitolo anticipa il rio­ riverberi interni) e sugli elementi di compe­ rientamento del lavoro, ma in quanto, so­ netrazione tra i due versanti che duttilmente prattutto nel lungo saggio Liberismo, prote­ l’autore inserisce (a cominciare dalla campa­ zionismo, fascismo. Per la storia e il signifi­ gna elettorale del novembre 1919, largamen­ cato di un trascurato giudizio di Luigi Ei­ te modulata sul tema del “processo alla naudi sulle origini del fascismo, si evidenzia­ guerra”). Se nonostante ciò Vivarelli tiene no alcuni dei presupposti concettuali che ben ferma la differenziazione tra i due ambi­ presiedono alla ridefinizione dell’orizzonte ti è per la convinzione che, nella genesi della interpretativo. E che si riassumono nella crisi del regime liberale, la guerra agisca da contrapposizione liberismo/protezionismo, fattore aggiuntivo e che anzi, intesa in pro­ intesa come alternativa che, ben oltre le scel­ spettiva, la partecipazione al conflitto, per i te della politica economica, segna in profon­ valori positivi che fa emergere (e che sono dità l’evoluzione complessiva del rapporto sostanzialmente ricondotti alle ragioni del­ tra società politica e società civile. Il riferi­ l’interventismo democratico), dischiuda po­ mento (che riprenderò più avanti, alla luce tenzialità nuove di approdo delle istituzioni dei contenuti del secondo volume) riveste un liberali alla sponda democratica. preciso significato in almeno due direzioni: Riprenderò questa traccia in sede di con­ di sottolineare la distanza tra l’uso che Viva­ clusioni. Per ora vale soprattutto rimarcare relli fa della definizione ‘origini’ del fasci­ che il problema fascismo si presenta dunque smo e l’accezione corrente in cui il termine come “il frutto e non la causa della crisi del­ viene impiegato nelle monografie degli anni lo stato liberale” (vol. II, p. 7); il che spiega, sessanta (dove coincideva con il prendere per l’appunto, la struttura (e la mole) del se­ piede del nuovo movimento nelle diverse condo volume, il fatto che esso si proponga, realtà locali); di rimarcare la netta differen­ assumendo come filo conduttore la narra­ ziazione dell’approccio al 1920 rispetto al zione degli avvenimenti intercorsi tra le ele­ 1919. Mentre il primo anno del dopoguerra, zioni del 1919 e l’occupazione delle fabbri­ in quanto fondamentalmente caratterizzato che, “di riportare l’attenzione del lettore sul­ dai temi della politica estera, presuppone se­ l’intero arco di tempo della storia dell’Italia Rassegna bibliografica 707 unita, per dar conto di come si siano effetti­ pice e si rivela insanabile — sono individua­ vamente formate e di quanta storia avessero te da Vivarelli in una sorta di relazione alle spalle le questioni che tra il 1919 e il triangolare nell’ambito della quale l’esplo­ 1920 vennero drammaticamente alla ribalta” sione della protesta contadina (rivelazione (vol. II, p. 8). Di queste ‘questioni’ Vivarelli del fattore di più aspro squilibrio nell’asset­ ne ricostruisce analiticamente soprattutto to della società italiana) pone compiutamen­ due, ritenendo particolarmente grave la te in luce le miopie e le impotenze del ceto li­ sproporzione esistente tra il loro obiettivo ri­ berale di governo da un lato, le false certez­ lievo e l’insufficienza delle trattazioni sto­ ze — accompagnate da non minore immobi­ riografiche di cui sono state sinora fatte og­ lismo — del rivoluzionarismo socialista dal­ getto: quella socialista e quella contadina l’altro. Merito davvero cospicuo di Vivarelli (rispettivamente i capp. II e IV), peraltro ac­ è quello di ragionare sullo spessore storico compagnate da una attenzione larga all’evo­ di queste due ‘insufficienze’, evitando di re­ luzione del quadro politico e istituzionale stare impigliato — e subalterno — alla cro­ complessivo e dell’opera in esso svolta dal naca politica deH’immediato dopoguerra e ceto liberale di governo. Dico subito che il misurando invece la statura dei protagonisti risultato complessivo appare di grande valo­ (organizzazioni e singole personalità) su una re, nel senso che la padronanza della mate­ problematica che pone ai margini ogni spie­ ria (attestata fra l’altro da un esteso quanto gazione angustamente collegata al contesto puntuale apparato di note) consente di rea­ postbellico, alle sue ‘nevrosi’ e ‘confusioni’. lizzare un felice equilibrio tra l’utilizzo della Questa ampiezza di visuale è ben presente letteratura e gli approfondimenti derivanti nell’esame dei comportamenti del campo li­ da ricerche dirette. Queste ultime si esercita­ berale, nella denunciata incapacità di dar no prevalentemente sulle fonti politiche, sol­ corso a quella democratizzazione del sistema lecitate sempre con l’intento di far emergere, politico simbolicamente — solo simbolica- insieme con i riferimenti contingenti che le mente — avviata con la introduzione del collocano nelle diverse congiunture, le co­ suffragio universale maschile. Nella stessa stanti culturali che consentono di disporle in ottica la valutazione restrittiva della politica prospettiva, di coglierne gli elementi di ‘pro­ giolittiana, ricondotta alla logica di quel “ri­ fondità’. Pur restando sostanzialmente sul formismo senza riforme” già messo a fuoco terreno della storia politica (e rivendicando quindici anni fa da Ernesto Ragionieri nella puntigliosamente i risvolti etici di questa storia d’Italia Einaudi, costituisce una diret­ scelta: si vedano, al vol. I, le pp. 36-39), Vi­ ta introduzione alle insufficienze postbelli­ varelli ne sposta i confini ad un limite in cui che, quando il ridimensionamento e la fran­ l’incontro con altre e diverse impostazioni di tumazione del ceto dirigente liberale (si veda studio viene di fatto postulato ed in qualche la tipologia degli eletti del novembre 1919 caso felicemente sperimentato. L’opera si alle pp. 180-186 e 195-209) registrano un fe­ presta quindi anche ad una riflessione sugli nomeno assai più ampio, sono solo il rifles­ attuali indirizzi della contemporaneistica ita­ so parlamentare della totale perdita di con­ liana, che appare sempre più caratterizzata trollo sul paese. Perciò Vivarelli sgombera da un accumulo di ricerche settoriali preoc­ opportunamente il campo da ‘idoli’ che a cupate esclusivamente di giustificare il pro­ lungo hanno costituito la principale risorsa prio specialismo e non già di riconnettersi a di molta storiografia, ad iniziare dal duali­ problemi di respiro generale. smo Nitti-Giolitti. E se per il Giolitti del Le radici del 1920 — visto come anno in 1920 il compito appare agevolato da giudizi cui la radicalizzazione dei conflitti tocca l’a­ sufficientemente consolidati (una capacità 708 Rassegna bibliografica manovriera pressocché intatta — caso quasi giosa, pp. 340-356), così che la sua emargi­ proverbiale, quello dell’occupazione delle nazione nel dopoguerra non è tanto frutto fabbriche — accompagnata da un sostanzia­ dell’ondata bolscevizzante, quanto delle in­ le disconoscimento dei problemi nuovi o del sufficienze interne alla stessa ipotesi riformi­ modo nuovo di porsi degli antichi), per sta, incapace, ora come in passato, di trova­ quanto riguarda Nitti, Vivarelli opera una re nel tema della riforma dello Stato il pre­ ragionata revisione, sottolineandone le gravi supposto vitale della propria identità politi­ insufficienze (un presidente del Consiglio ca. A questa insufficienza Vivarelli aveva che non sa porsi nemmeno il problema di già fatto risalire il sostanziale appiattimento ‘costituire’ la propria maggioranza, pp. 492- di Turati sul trasformismo giolittiano; ed es­ 502) e gettando acqua sul fuoco di quella sa, a maggior ragione, spiegherebbe, nel do­ sorta di leggenda storiografica che ha cele­ poguerra, la rassegnata resa al massimali­ brato in Nitti il leader illuminato vittima smo. Non si tratta dunque di marginali mes­ della palude politica, laddove in realtà il po­ se a punto, ma di una confutazione esplicita litico lucano si offre come uno dei principali della vulgata che ritrae il ‘biennio rosso’ in responsabili della degenerazione parlamen- termini di contrapposizione tra ‘saggezza’ taristica. turatiana e ‘nullismo’ massimalista. La va­ È tuttavia al massimalismo socialista che lutazione che Vivarelli fornisce di quest’ulti­ Vivarelli dedica l’attenzione maggiore, fa­ mo richiederebbe, lo si è detto, una analisi cendo scaturire una proposta interpretativa ben altrimenti distesa. E che non trascuri di complessiva della storia del socialismo ita­ investire anche le radici politiche (e metapo­ liano che in questa sede può essere solo ac­ litiche) dalle quali lo studioso prende le mos­ cennata e che merita di venir ripresa attra­ se. La severità della diagnosi sulle insuffi­ verso una più puntuale discussione. In so­ cienze storiche del riformismo riflette infatti stanza Vivarelli vede sì nel massimalismo del la convinzione che esso avrebbe dovuto for­ 1919-1920 (esemplare in questo senso l’ana­ nire un supporto essenziale alla trasforma­ lisi del congresso di Bologna, pp. 211-233) la zione in senso democratico delle istituzioni fase terminale, fortemente improntata dalla liberali. La rappresentazione negativa — in rivoluzione bolscevica, di un riassetto inter­ chiave etica ancor prima che storiografica — no al Psi già largamente sanzionato nel 1912 del massimalismo è speculare a questa asser­ dal congresso di Reggio Emilia, ma anche, e zione; e mette in discussione non tanto l’in­ soprattutto, la rivelazione integrale della consistenza politica (che sarebbe arduo sot­ forma mentis politica che caratterizza l’inte­ toporre a revisione) della leadership massi­ ra vicenda del movimento socialista italiano malista nel biennio rosso ed oltre, quanto la e che, attraverso la professione dell’intransi­ costante dell’intransigenza come connotato genza, si riallaccia al più vasto contesto del­ distorsivo e paralizzante del socialismo ita­ la tradizione sovversiva. Collocato su questo liano, somma se non fusione del dottrinari­ sfondo (ed è qui forse il risultato più persua­ smo arido e ripetitivo dei gruppi dirigenti sivo della riflessione di Vivarelli) il filone ri­ (sino al ‘fare come la Russia’ del 1919) da formista perde quei caratteri di alternativa un lato e delle aspettative escatologiche ben netta al massimalismo che la maggior parte vive dall’altro, in un paese ancora largamen­ degli studi sul dopoguerra gli attribuisce (si te preindustriale, i cui precari equilibri so­ veda ad esempio la lettura che Vivarelli ciali riposano su una totale compressione dei compie del modello prampoliniano nelle sue ceti subalterni delle campagne. Il massimali­ mescolanze di gradualismo pragmatico e di smo, in definitiva, come specchio e ideolo­ radicalismo finalistico a forte coloritura reli­ gia della arretratezza, fomentatore velleità­ Rassegna bibliografica 709 rio della radicalizzazione dei conflitti ed ad ogni prospettiva di ‘nazionalizzazione espressione dalla organica incapacità di assi­ delle masse’ (un termine che torna frequente curare loro un qualsiasi sbocco. Si vedano i nel quarto capitolo, ma che trova in pratica riferimenti al ‘mito politico’ della socializza­ un’unica occasione di approfondimento nel­ zione della terra. Nell’ultimo decennio del­ le elaborazioni di Sonnino negli anni settan­ l’Ottocento, scrive Vivarelli, “durante il ta ed ottanta), ma la totale assenza, per non quale il movimento contadino viene ponen­ dir altro, di ogni valutazione delle strategie do le sue basi e acquistando nuova forza, es­ economiche toglie un riferimento indispen­ so accentuerà pesantemente la sua politiciz­ sabile proprio ai fini di capire la misura e la zazione, stravolgendo i ben legittimi conte­ profondità del conflitto sociale. Si tratta del nuti sindacali della protesta contadina col resto di un limite riscontrabile anche nelle sovrapporvi artificiosamente uno specifico e pagine sul ceto industriale all’uscita dalla velleitario contenuto ideologico, che fu ap­ guerra. Gli spunti più fecondi presenti nelle punto l’insistenza della socializzazione della storie generali degli anni settanta (da Ragio­ terra” (p. 710). Concetto ribadito poco oltre nieri a Carocci) non vengono né sviluppati (la socializzazione come “pericoloso proces­ né adeguatamente discussi. Sfugge a Viva­ so degenerativo”, p. 719), a conferma che la relli il fatto che, al di là delle opzioni sui sin­ contrapposizione tra socializzazione e indi­ goli problemi (si vedano in particolare le pp. vidualismo agrario, prima di essere oggetto 113-124), ciò che caratterizza il dopoguerra di indagine sul cammino storico di due è il compiersi di una parabola che porta il obiettivi alternativi, è una denuncia di ‘ille­ mondo della produzione e degli affari a ri­ gittimità’ la cui accettazione o rifiuto cade al vendicare per sé — se non la gestione — il di fuori dell’analisi storiografica. diretto controllo della politica economica, Occorre però aggiungere che questa ‘tra­ con tutto ciò che questo comporta per il sfigurazione’ è favorita dai limiti intrinseci funzionamento del sistema istituzionale (ad alla ricostruzione che Vivarelli compie della iniziare dal ruolo del Parlamento) e per l’in­ questione contadina. La descrizione della di­ cidenza che quella rivendicazione esercita pendenza materiale e sociale dei ceti su­ nel riproporre da angolature nuove i nessi balterni rimanda costantemente alle sordità e tra politica interna e politica estera. Gli chiusure dei ceti proprietari, nonché alla loro scontri anche accesi sulla questione dogana­ inaffidabilità sindacale (si veda quanto pesa le riflettono sì la eterogeneità delle spinte sul moltiplicarsi delle vertenze del 1919-1920 settoriali, ma non sono di per sé sufficienti a il mancato rispetto dei patti sottoscritti nel delineare due schieramenti contrapposti; e corso della guerra, pp. 766 seguenti). E tutta­ — ciò che più importa — non scalfiscono via l’unica categoria che alla fine sintetizza quella base comune su cui prende corpo (an­ questi comportamenti è quella del privilegio, che la presentazione di ‘liste economiche’ al­ in grado certo di gettar luce su molti aspetti le elezioni del 1919 costituisce un sintomo della dipendenza sociale (la forma mentis, si espressivo) la sconfessione da parte dei ceti direbbe, del ‘massimalismo’ padronale), ma dominanti, in parallelo con l’ondata massi­ certo inadeguata a caratterizzare il ruolo malista, della classe liberale di governo. Lo complessivo dei ceti dominanti, i contenuti stato incipiente di crisi, su cui si apre il do­ che via via alimentano il loro esercizio del poguerra, trae da questo divorzio tra gli in­ potere. A Vivarelli preme sottolineare come teressi economici e le loro tradizionali rap­ la combinazione di conservatorismo padro­ presentanze politiche un impulso che può nale e radicalismo contadino sbarri la strada difficilmente essere sottovalutato e che co­ a qualsiasi ipotesi riformatrice e, con essa, stituisce una componente essenziale di quel­ 710 Rassegna bibliografica la relazione triangolare (governo, opposizio­ per sintetizzare i nodi di fondo dell’Italia li­ ni, conflitti sociali) su cui il libro è costruito. berale (la portata totalizzante del dilemma li- Per questo le zone d’ombra che circondano berismo/protezionismo e la positività della la caratterizzazione del ruolo svolto da agrari partecipazione alla guerra se letta in chiave e industriali rappresenta il principale limite di interventismo democratico) non paiono della ricostruzione di Vivarelli, limite che si tali da sorreggere adeguatamente l’insieme segnala con l’ovvia riserva di riaprire il di­ della ricostruzione. E non è certo casuale scorso alla pubblicazione del volume sul (ma anche su questo occorrerà tornare in oc­ 1921-1922, nell’ambito del quale l’individua­ casione del terzo volume) che le analisi di Ei­ zione dei referenti sociali del movimento fa­ naudi e Salvemini, assunti come depositari scista non potrà non assumere un rilievo cen­ per eccellenza di quelle due pietre di parago­ trale (e dunque chiarire meglio anche il signi­ ne, siano tra le meno perspicue nel cogliere ficato da attribuire alla nozione di ‘origini’). con prontezza i complessi contenuti della in­ Ciò che sin d’ora va sottolineato è che i due sorgenza fascista. riferimenti principali cui Vivarelli fa ricorso Massimo Legnani

Regime fascista e chiese evangeliche di Maurilio Guasco

Fra i numerosi saggi e ricerche dedicate in chiaramente indicati dall’autore in apertura: anni recenti allo studio dei rapporti tra la non si tratta della storia delle chiese evange­ chiesa cattolica e il fascismo, che hanno liche nel ventennio fascista, anche se dà un analizzato vari aspetti di quei rapporti, ora contributo di grande rilievo in questa dire­ in chiave accusatoria, ora in chiave apologe­ zione; la documentazione utilizzata in effetti tica, ora cercando di porre o risolvere qual­ è quasi tutta di origine poliziesca, mette in che interrogativo, era apparso anche un am­ rilievo prima di tutto i momenti di tensione pio lavoro di uno storico francese, Jean-Pie- e di scontro, più che la vita normale delle re Viallet, che studiava La chiesa valdese di chiese, la loro attività di predicazione, di fronte allo stato fascista (Torino, Claudia­ studio, di assistenza. Ma il ricercatore sa be­ na, 1985). Quel libro appariva con la prefa­ ne che, quando ha chiara coscienza dei limiti zione di Giorgio Rochat, che a sua volta delle sue fonti, può anche porre loro delle aveva pubblicato alcuni saggi sul controllo domande e ottenere risposte e informazioni poliziesco nelle Valli valdesi negli anni del che vanno oltre la lettera del testo; e l’autore regime. Quegli studi rappresentavano la pre­ possiede tutte le tecniche del mestiere, e ne messa del volume che ora lo stesso Rochat fa ampio uso. Il risultato è che diventa pos­ ha dedicato alla vita delle chiese evangeliche sibile, a partire dalle informazioni magari negli anni del regime fascista (Regime fasci­ non sempre precise che dai vari agenti del­ sta e chiese evangeliche. Direttive e articola­ l’informazione giungono al capo della poli­ zioni del controllo e della repressione, Tori­ zia Arturo Bocchini, presentare la vita e i no, Claudiana, 1990, pp. 349, lire 38.000). problemi delle numerose chiese presenti in Un lavoro che ha limiti precisi, per altro Italia, anche di quelle meno note: talmente Rassegna bibliografica 711 poco note che qualche volta anche gli infor­ ta molto bene, con una pazienza che oserei matori le confondono. definire (non me ne voglia l’autore!) davve­ Il volume presenta prima di tutto la situa­ ro certosina. Se i vari capitoli contengono zione delle chiese evangeliche, una popola­ soprattutto la narrazione dei tanti casi di vi­ zione complessiva di 110/120.000 anime, al­ gilanza, diffidenze, condanne, emergono l’inizio degli anni venti, per poi seguirne l’e­ anche numerosi elementi per una storia reli­ voluzione nel periodo successivo, anche alla giosa italiana che non si limiti alla chiesa luce del lento modificarsi della legislazione cattolica, come fanno spesso gli storici (ce lo che la riguarda, degli interventi delle diplo­ ricorda l’autore, p. 247), e permetta una mi­ mazie straniere interessate e della particolare gliore conoscenza delle minoranze religiose, attenzione che ad esse dedica la polizia. Di spesso studiate in modo tendenzioso anche capitolo in capitolo, vengono esaminati, do­ nella “fitta produzione cattolica sugli evan­ po l’Ymca (Young Men’s Christian Associ­ gelici”. Un mondo cattolico che è coinvolto ation), nota associazione filantropica di ori­ in prima persona in diverse vicende. I prota­ gine protestante, i pentecostali, quindi le gonisti del libro sono gli aderenti alle varie Valli valdesi, le chiese evangeliche, l’Eserci­ chiese evangeliche; la loro controparte, le to della salvezza e i testimoni di Geova. Le forze di polizia, e spesso le massime autorità vicende delle varie chiese si intrecciano, e del regime, compreso Mussolini, che a più spesso subiscono bruschi arresti, in seguito riprese interviene in prima persona, anche se alla evoluzione della legislazione sui culti considera le chiese evangeliche solo una pic­ ammessi, le cui premesse sono collocate nel­ cola pedina di scambio con la chiesa cattoli­ lo Statuto albertino, ma anche secondo le ca e in campo internazionale. Ma sono an­ diverse interpretazioni che di quella legisla­ che molti personaggi del mondo cattolico, a zione danno prefetti o personaggi politici, partire da qualche autorità romana e da più o meno tolleranti secondo i momenti e i qualche vescovo, fino ai parroci, che a più luoghi, e anche in relazione all’atteggiamen­ riprese intervengono verso chi di dovere per to delle autorità cattoliche, a loro volta al­ chiedere il rispetto delle leggi, qualche volta ternativamente un po’ tolleranti o decise a anche interpretate troppo severamente. far rispettare quelle norme giuridiche che Questo porta a una prima constatazione: permettono alla chiesa cattolica di liberarsi in luoghi diversi e da personaggi diversi di pericolosi concorrenti in zone dove la pre­ quelle leggi vengono lette e interpretate in dicazione evangelica aveva o avrebbe potuto modo disomogeneo e anche casuale. Non è avere qualche successo. Tutto questo nella raro quindi il caso che siano gli stessi prefet­ luce di quell’occhio della polizia puntato sui ti o i carabinieri a opporsi a interventi re­ pastori, un occhio talvolta miope, talvolta pressivi; e succede, anche se è più raro, che cieco, talvolta fin troppo vigile e scrupoloso; qualche prete non se la senta di infierire sui e i pastori poi molto spesso sono preoccupa­ sospettati. Generalmente però la chiesa cat­ ti di svolgere il loro dovere, non vogliono tolica non è molto tollerante; anzi, se il regi­ creare problemi al regime, non vogliono tra­ me si atteggiava in modo diverso verso le va­ sformare la loro predicazione e la loro atti­ rie denominazioni, sulla base delle loro più vità in mezzo di opposizione; e qualche vol­ o meno appurate implicazioni politiche, “la ta non riescono a capire perché si possa esse­ chiesa cattolica le combatteva tutte senza di­ re sospettati o addirittura mandati al confi­ stinzione” (p. 275). Per chiedere l’intervento no solo per aver predicato il Vangelo. repressivo poi si sapeva di poter ricorrere a La documentazione, ho ricordato, è omo­ un argomento sicuro: quello di mettere in ri­ genea e a senso unico: ma viene qui utilizza­ salto i rischi che la presenza di chiese non 712 Rassegna bibliografica cattoliche comportava per l’ordine pubbli­ direttamente la sopravvivenza delle chiese e co: e “marescialli dei carabinieri, questori e della predicazione evangelica. Il risultato prefetti sapevano che la loro carriera dipen­ appare allora scontato: “in grande maggio­ deva dalle loro capacità di imporre un ordi­ ranza i pastori e le loro comunità, quali che ne assoluto” (p. 31). Nove volte su dieci, ri­ fossero i personali orientamenti politici, si corda l’autore, “ciò significa cedere alle trovarono concordi nell’accettarlo [il regi­ pressioni cattoliche e intervenire contro gli me] con obbedienza e riserbo, con un apoli- evangelici”. Le vicende delle singole chiese ticismo talora ostentato che sottolineava il dimostrano poi quelle affermazioni; e le mi­ dovere delle chiese di rispettare le autorità nuziose ricostruzioni, sempre ampiamente costituite e il diritto/dovere di non fare poli­ documentate, vengono ogni tanto interrotte tica” (p. 110). da qualche storia di vita; vengono cioè pre­ Un discorso ineccepibile: ma che forse va­ sentate le peripezie, le sofferenze di qualche le la pena di riprendere, per una considera­ personaggio che generalmente non aveva al­ zione e una domanda. Il brano citato è un cuna intenzione di diventare tale. Anche se pezzo classico anche della storiografia catto­ poi si rivela di straordinario spessore umano lica sui rapporti della chiesa cattolica con il e anche culturale. Così, la vicenda di Gio­ regime. Un caso emblematico: l’esilio di vanni Gervasoni, metodista antifascista, ri­ Sturzo. Quando il segretario del partito po­ corda in certi accenti qualche fioretto di S. polare viene invitato a lasciare la carica e Francesco: e lo dico senza alcuna pretesa di poi l’Italia, uno degli argomenti che gli ami­ riconvertirlo a quel cattolicesimo che aveva ci che vivono in Vaticano gli presentano è abbandonato verso i vent’anni. esattamente quello. In un momento in cui i In altri casi, l’interessato appare del tutto rapporti con il regime sono già difficili e propenso ad avviare il procedimento per la tendono alla normalizzazione, la sua presen­ domanda di grazia, in quanto le accuse ri­ za in Italia diventa un ostacolo. Se si allon­ guardavano un’attività politica che il pasto­ tana per un breve periodo, farà il bene della re riteneva di non avere svolto, soprattutto sua chiesa. Lo stesso si dica del discorso del- perché “la sua formazione non contemplava l’apoliticismo. Non sono pochi gli storici uno scontro frontale con le autorità ricono­ che contestano quanti affermano che il sciute, né a questo lo incoraggiavano il suo mondo cattolico e molti preti si legarono al ambiente e la sua chiesa” (p. 101). In effetti, fascismo, dicendo che la loro fu una scelta anche quei pastori che avevano partecipato di neutralità, di non fare politica. Ricordia­ o seguito con simpatia le battaglie del socia­ mo tutti quanto scrisse in quegli anni una lismo riformista, non avevano poi svolto vittima del fascismo, e cattolico militante, una opposizione politica reale, seppure pru­ Francesco Luigi Ferrari, a proposito della dente, dinanzi al regime fascista. Rochat ri­ politica e della non politica, come avallo del corda che a simile eventuale opposizione si regime. Io non so se si ci sia una logica ine­ frapponevano troppi ostacoli, e fra questi luttabile nella posizione delle chiese, cattoli­ “si aggiungevano per i pastori il richiamo al­ ca ed evangeliche. Però mi nasce la doman­ la responsabilità verso le loro chiese, che da, che lascio senza risposta. La formazione non dovevano vedere le loro difficoltà accre­ culturale e teologica dei preti cattolici, e an­ sciute dalle scelte personali dei loro condut­ che dei pastori, ci ricorda Rochat (che per tori”; così come non li spingeva a quella op­ altro non risparmia alcune precise critiche posizione la loro formazione culturale e teo­ alle chiese evangeliche, p. 133 ad esempio), logica, che non prevedeva uno scontro con li ha generalmente portati a rispettare l’au­ le autorità su un tema che non coinvolgesse torità costituita, e ad affermare il diritto/ Rassegna bibliografica 713 dovere di non fare politica. È sempre stato di fronte ai fatti e ai documenti che cita? così o succede che si ricorra a quell’argo­ Qualche volta riesce anche a stupire. Un mento indiscutibile quando è utile alle scelte esempio (p. 171): “Nel 1923 ci vollero defa­ che si intendono fare? Mi viene il sospetto tiganti trattative per ottenere che nelle scuo­ che questa sia la seconda occasione in cui il le elementari delle Valli, in cui gli alunni regime finisce per allineare sulle stesse posi­ valdesi erano in stragrande maggioranza, zioni, anche se a partire da motivazioni di­ l’insegnamento religioso non assumesse un verse, la chiesa cattolica e le chiese evangeli­ carattere cattolico anziché quello biblico che. La prima la ricorda Rochat (p. 315), e tradizionale e che il crocifisso imposto dal concerne la repressione dell’opera di assi­ governo fascista in tutte le aule del regno stenza spirituale destinata ai valdesi chiama­ venisse sostituito con una riproduzione di ti alle armi. Il regime aveva dedicato la stes­ argomento biblico (Gesù e i fanciulli)”. Del sa negativa attenzione “a tutti i tentativi del­ tutto logico che i valdesi chiedessero che ai le organizzazioni cattoliche di mantenere loro figli non fosse imposto l’insegnamento contatti con i militari”. cattolico. Forse anche logico che si chiedes­ In conclusione, e anche grazie ai proble­ se la rimozione del crocifisso, in quanto im­ mi che vengono sollevati, il lavoro di Ro­ posto dal regime. Ma che questo lasci adito chat offre un ricchissimo materiale di rifles­ a concludere che un quadro di Gesù con i sione su un tema certamente meno presente fanciulli è di argomento biblico, mentre il nelle attenzioni e nelle preoccupazioni di crocifisso non lo sarebbe, lascia per lo me­ molti contemporaneisti; un materiale che ha no perplesso un lettore della Bibbia. Certa­ permesso allo stesso autore di proseguire mente meno perplesso, e grato all’autore nel suo cammino di studioso di un periodo per la sua fatica, sarà chi vorrà leggere non che conosce come pochi altri. Ogni tanto solo la pagina 171, ma tutto il volume. compare qualche punta polemica verso per­ sone e istituzioni: come non perdonargliela, Maurilio Guasco

Alle origini del partito repubblicano di Simonetta Soldani

Sorretto da una ricerca ampia ed accurata in lanza con il preciso scopo di porre un argine numerosi archivi e biblioteche, lo studio di “alla formazione e alla minacciosa espansio­ Maurizio Ridolfi, Il partito della repubblica. ne dei fasci internazionalisti” (p. 12) e all’in­ I repubblicani in Romagna e le origini del fluenza di Garibaldi e del garibaldinismo. Di Pri nell’Italia liberale 1872-1895 (Milano, quella prima aggregazione politica “di mas­ Angeli, 1989, pp. 371, lire 45.000) si propo­ sa”, a lungo affiancata da una struttura mi­ ne di analizzare caratteristiche e vicende del­ litare segreta affiliata all’Associazione re­ la Consociazione repubblicana delle società pubblicana universale, si mettono in luce li­ popolari di Romagna, la prima e la più soli­ neamenti culturali e organizzativi fino alla da delle organizzazioni regionali nate per crisi del 1889-1890, alla frattura del 1893, al­ impulso e sotto l’egida del Patto di fratel­ l’impegno posto nella costruzione di un par­ 714 Rassegna bibliografica tito democratico senza pregiudiziali e di ca­ ideale e l’integrazione reale, incapace di se­ rattere parlamentare, di impianto nazionale gnare la strada nonostante le pietre miliari e capace di “fare politica” contrastando sia che si lascia alle spalle sul piano dell’ideolo­ il formalismo parlamentare dei liberali pro­ gia e della ritualità non meno che delle strut­ gressisti, sia l’accresciuta presenza sociale ture organizzative: un’immagine, come si della Chiesa, sia, infine, la fortuna del neo­ vede, assai più frastagliata e composita di nato partito socialista presso ampi strati po­ quanto non emergesse dai numerosi studi sin polari, salariati e non. Stretti fra le preclu­ qui disponibili sul partito repubblicano in sioni antimonarchiche e quelle antisocialiste, Romagna di quegli anni come di quelli im­ fra il moderatismo spiritualista di un capo mediatamente successivi. storico come Saffi e la robusta tradizione I referenti metodologici della ricerca, for­ sovversiva, anticlericale e materialista, i re- se più esibiti che risolti sul piano dell’orga­ pubblicani romagnoli sembrano incapaci di nizzazione del materiale documentario e del trovare un ubi consistam politico certo e ri- concreto dipanarsi dell’opera, sono quelli conoscibile, vista anche la sostanziale identi­ che per un verso rinviano alle caratteristiche tà del retroterra politico-culturale e dei refe­ e alle modalità di affermazione della “forma renti sociali, che in tutti e due i casi erano ri­ partito” nella seconda metà dell’Ottocento conducibili a gruppi urbani di salariati, la­ (da Huard a Pombeni), e per l’altro ad una voratori indipendenti, piccola borghesia, tematica della sociabilità e delle dinamiche con qualche presenza socialista in meno tra i associative funzionali ad un “apprendistato possidenti e in più nelle campagne, soprat­ di massa” alla politica e all’esercizio della tutto dopo la nascita, nel 1881, del Partito politica che si riconosce soprattutto nel no­ socialista di Romagna di Andrea Costa, gra­ me e nell’opera di Maurice Agulhon e a cui zie alle iniziative e alle lotte da lui ispirate e Ridolfi ha dedicato vari saggi, ora raccolti dirette. in II circolo virtuoso. Sociabilità democrati­ Molte questioni, d’altronde, vengono ap­ ca, associazionismo e rappresentanza politi­ pena sfiorate. Così, ad esempio, si accenna ca nell’Ottocento (Firenze, Centro Editoria­ alla diffusa adesione dei dirigenti alla mas­ le Toscano, 1990, pp. 297, lire 28.000). Il soneria, ma si ignora il problema delle in­ frutto di tali sollecitazioni lo si vede nei ca­ fluenze e dei condizionamenti che questo pitoli dedicati a descrivere il reticolo di uo­ fatto potè comportare. Si afferma che la re­ mini e di società che componevano la costel­ gione costituì, nel periodo preso in esame, lazione repubblicana, facendo ben attenzio­ “un laboratorio di originali esperienze asso­ ne a offrire una lettura articolata sul piano ciative” (p. 139), ma di esse si mostra solo la territoriale di tutti e due gli aspetti conside­ precocità e l’intensità. Si rivendica la prece­ rati e a presentare prime ipotesi interpretati­ denza cronologica dei repubblicani roma­ ve in merito alla diversità che tale articola­ gnoli nel lanciare temi cruciali e distintivi zione lascia emergere sul piano della tipolo­ come quelli “dell’autonomismo locale e del­ gia associativa, dell’estrazione sociale dei l’autogoverno” (p. 338), ma si sceglie di te­ militanti, del loro bagaglio di esperienze e di nere fuori campo la questione dell’azione speranze, delle loro propensioni ideali e po­ amministrativa municipale. L’impressione litiche. L’obiettivo dichiarato — quello di che si ricava da una narrazione tanto ricca “delineare quale fosse l’identità degli uomi­ di informazioni da risultare talvolta sin ni che [...] furono artefici e protagonisti” troppo ingombra di particolari, è quella di del “processo di formazione e di sviluppo di un partito soggetto ad oscillazioni più che a strutture organizzative di massa” in Roma­ evoluzioni, diviso fra la contrapposizione gna sul versante repubblicano (p. 210) — Rassegna bibliografica 715 era, probabilmente, troppo ambizioso per nione di molti individui onde far trionfare poter essere raggiunto. Parlare di identità, un sistema d’idee, le quali rappresentano un se non si vuole svilire e banalizzare il termi­ principio” (p. 45), il principio “assoluto” ne, significa far scendere in campo un con­ della repubblica, fonte suprema di ogni cetto molto più complesso di quello che bene. sembra emergere da queste pagine. E tutta­ Sull’impianto etico e pedagogico del “par­ via non va dimenticato che è questa la prima tito della repubblica”, chiamato a foggiare volta che si giunge a tracciare una mappa re­ non solo l’uomo nuovo ma il “Nuovo popo­ lativamente organica della condizione socia­ lo”, Ridolfi insiste molto, identificando in le e professionale dei dirigenti locali e dei questo connotato forte la ragione prima del militanti, fino a compiere alcune puntate carattere “religioso” che l’adesione alla nell’universo inesplorato dei semplici ade­ “parte” repubblicana assunse fin dall’inizio, renti alle singole società, e ad azzardare una e dunque sia la profondità di un’adesione comparazione fra dati relativi al 1873 e al che si configurò come parte integrante di 1889 per vedere quanto e come avesse influi­ una identità alternativa (individuale e di to su quell’universo l’erosione radical-socia- gruppo), sia la difficoltà a trasformare “Il lista. Partito educatore” (questo, appunto, il tito­ Allo stesso modo, se è vero che all’accura­ lo di un saggio dello stesso autore apparso ta rilevazione della topografia dell’insedia­ su “Italia contemporanea”, 1989, n. 175, mento associativo corrisponde una singolare come anticipo di uno dei capitoli del libro) trascuratezza per quelle notizie che avrebbe­ in uno strumento capace di “fare politica” e ro permesso di farsi un’idea della forza, del­ interessato a farla anche al di là delle pro­ la durata, dell’incidenza delle società rileva­ prie cittadelle, nelle quali si vedeva una sor­ te, e dunque del loro ruolo nel tempo e nello ta di “piccolo Stato destinato ad assimilare e spazio, del loro potere e del loro radicamen­ trasformare lo Stato grande esistente” (p. to effettivo, è anche vero che già la semplice 252), di universo in sé conchiuso, esemplare inventariazione, condotta con inusuale pre­ e pedagogico, quasi una prefigurazione della cisione e ricchezza di indagini, costituisce “città futura”, luogo ideale di ogni virtù ne­ una novità di sicuro rilievo, vista l’ampiezza cessaria a edificare la nuova “religione del­ dell’area geografica e dello spettro associati­ l’umanità”. L’autore richiama (sia pure sol­ vo a cui si fa riferimento. Considerazioni tanto di passaggio) brogli, inefficienze, analoghe dovrebbero esser fatte per le bi­ clientelismi che vengono a macchiare l’idea blioteche circolanti e per la stampa periodi­ di una gestione alternativa di banche e opere ca, al di là di alcune importanti indicazioni pie, società e municipi e che tuttavia non quantitative, che confermano la schiacciante sembrano affatto diminuire il prestigio dei egemonia della stampa moderata, l’unica “notabili repubblicani” che vi erano impli­ che potesse contare su un’alta quota di letto­ cati, come insegna il caso Valzania a Cese­ ri individuali. E d’altronde, se è utile sapere na. Ma non trae alcuna conseguenza dal di­ il numero delle testate e delle copie (specie vario fra prefigurazioni e risultati che si ven­ se, come in questo caso, i dati relativi al set­ ne disegnando fino dalle prime esperienze di tore democratico non vengono isolati dal governo, pago — si direbbe — di segnalare contesto generale), ciò non basta a definire sia le valenze emancipatrici della predicazio­ la solidità dei giornali, la loro durata e la lo­ ne e della frequentazione repubblicana su un ro autorevolezza, la loro efficacia informati­ “popolo” ricco di fermenti personalisti e an­ va e politico/pedagogica, decisiva per un tistatalisti, sia l’impostazione pragmatica partito pensato in primo luogo come “l’u­ che, per contrasto, caratterizzò- la nascita, 716 Rassegna bibliografica anche in Romagna, del Partito repubblicano dell’importanza, in questa ottica, di liturgie, italiano, definito in modo sin troppo apodit­ rituali, simboli in grado di “rappresentare” tico “moderno” in quanto “senza preconcet­ una morale fondata su valori tutti immanenti ti, senza tesi prestabilite”, come scriveva nel di solidarietà civile e di rigenerazione indivi­ 1895 il giornale della Consociazione lombar­ duale e sociale. In bilico fra impostazioni e da (p. 326). Ancora una volta, le suggestioni ispirazioni diverse, l’opera non dà forse tutto del e dal presente sembrano prendere la ma­ quel che poteva e voleva. Ma le notizie, le ri- no all’autore, che già nel corso dell’opera costruzioni e i suggerimenti che fornisce me­ aveva fatto riferimento all’emergere, nella ritano il convinto apprezzamento di quanti galassia repubblicana legata al Patto di fra­ sono in vario modo interessati a capire mo­ tellanza, di tratti ed aspetti di lungo periodo dalità e tappe, strumenti e mitologie di un ra­ nella storia del movimento operaio italiano dicamento politico che si sarebbe dimostrato organizzato come quelli del “doppio bina­ tanto forte da sopravvivere alla realtà e alla rio”, dell’alleanza fra salariati e piccoli ceti tradizione che lo avevano generato. medi urbani, della tendenza a presentarsi co­ me universo autosufficiente e alternativo, e Simonetta Soldani

Le cascine padane di Guido Crainz

La cascina della bassa pianura irrigua lom­ cultori di ricerche demo-etno-antropologi- bardo-piemontese e il modificarsi dei rap­ che, storici dell’arte, e altri ancora. Privile- porti sociali al suo interno, dall’età moder­ geremo qui non tanto o non solo un oriz­ na fino all’esodo del secondo dopoguerra, zonte temporale che dall’Ottocento giunge sono oggetto di studio di indubbio fascino sino a Novecento inoltrato, ma soprattutto per lo storico: lo obbligano a misurarsi con un insieme di problemi che è esplicitamente il lungo periodo e con le accelerazioni brevi, connesso alle modalità di formazione del ad affrontare nessi complessi (fra le forme proletariato agricolo moderno in quest’area dell’insediamento, l’organizzazione produt­ e alle peculiarità di quella formazione, e da­ tiva, i rapporti sociali, e altro ancora), a remo quindi più diffusamente notizia dei studiare le complicate forme di interazione saggi che a questi temi si riferiscono in mo­ fra fattori della continuità e fattori del mu­ do ravvicinato. tamento e, infine, ad esaminare i tratti e gli Val la pena di prender avvio dal fascicolo eventuali intrecci delle culture contadine e del “Bollettino della Società pavese di storia di quelle bracciantili (proprio per la posizio­ patria” (1988, nuova serie, volume XL, pp. ne a lungo “di confine” dei lavoratori delle 374, lire 50.000) che pubblica gli atti del cascine). Diverse discipline sono natural­ convegno tenutosi nell’ottobre del 1986 a mente chiamate ad indagare questi moltepli­ Pavia sul tema La cascina come struttura so­ ci versanti, e la possibile interazione di esse ciale e economica nelle campagne della bas­ è posta in evidenza da recenti apporti di sa lombarda. Un nodo viene qui riproposto, storici moderni e contemporanei, geografi, anche se non risolto, in particolare nei con­ Rassegna bibliografica 717 tributi di Alberto Gabba, Maria Teresa gricoltura italiana in età contemporanea, a Mazzilli, Marilisa Di Giovanni, Natale cura di Pietro Bevilacqua, vol. II, Marsilio, Mocchi: le ragioni dell’autonomo confluire 1990, pp. 893, lire 95.000). La miseria di dei differenti percorsi di formazione della quel paternalismo (che si aggiungeva alla cascina, percorsi dislocati in un arco pluri­ natura sostanzialmente autoritaria di esso) è secolare, attorno a un modello che è in cosa su cui non occorre insistere, ma un do­ qualche modo riconoscibile già in taluni cumento interessante è pubblicato, sempre edifici medievali di origine religiosa. Poiché nel già citato “Bollettino della Società pave­ questo diverso confluire coincide con l’af­ se di storia patria”, in appendice al saggio fermarsi progressivo di un’agricoltura di ti­ di Alberto Gabba. Si tratta delle conclusio­ po capitalistico ed è relativamente tardivo ni “operative” tratte nel 1883, a seguito di (talora molto tardivo), il problema non è di un’inchiesta su venti poderi situati nella poco conto, soprattutto se si vuol escludere provincia di Pavia, dal Consiglio della Con­ — come nell’intervento di Mocchi — che gregazione di carità di Milano, un’istituzio­ tale chiusura sia funzionale anche a ragioni ne cui non erano mancati riconoscimenti di controllo sociale. Semplificando enorme­ per le opere di bonifica e, anche, di risana­ mente il discorso — e tralasciando di neces­ mento delle abitazioni rurali. “Chiare ed sità, ad esempio, i molti problemi sollevati unanimi” sono certo le conclusioni della dal ricco saggio di Luisa Giordano dedicato Congregazione, come Gabba sottolinea, ma alle ville quattrocentesche poste tra Po e Ti­ unanimi nel senso di attenuare e di rendere cino —, si giunge per questa via anche ad meno imperative le primitive proposte di un secondo problema, strettamente connes­ migliorie da introdurre, all’interno di un ra­ so: quali sono le caratteristiche dei “coloni” gionamento in cui non mancano giudizi pe­ o dei “contadini” della cascina fra l’Otto­ santemente anticontadini. cento e il primissimo Novecento? A chi dar Ad acquisire altri elementi di questa real­ credito, a quelle relazioni dell’Inchiesta Ja- tà, e a comprendere meglio 1’ “altra metà” cini che ne sottolineano soprattutto la su­ del mondo della cascina ci conduce, in que­ balternità, o a quei documenti — perlopiù sto stesso fascicolo, un saggio di Glauco di parte padronale — che rilevano piuttosto Sanga {La cultura della cascina), che consi­ con allarme l’insubordinazione e l’irrequie­ dera anche la cultura, o meglio le diverse tezza? Il saggio di Xenio Toscani, incentra­ culture delle mondine, le lavoratrici stagio­ to sugli aspetti demografici di un’area speci­ nali impegnate nei lavori del riso e sempre fica della campagna pavese e fondato su più numerose ove si muova dal basso mila­ corposi dati empirici, sembra metter in luce nese a occidente, verso il Ticino e poi oltre con più decisione un’insubordinazione che è di esso, sino a giungere alla Dora Baltea. Il il portato di una vivacissima mobilità da ca­ saggio combina con grande misura ed effi­ scina a cascina e da territorio a territorio. cacia fonti scritte e fonti orali, documenti e È un elemento che certo agisce, ma un’in­ testi letterari, e ci conduce ad una maggior terazione fra i due aspetti è però suggerita comprensione dello sfumare l’una nell’altra da molte fonti ed è implicitamente confer­ di culture differenti. Ciò vale per le varie mata dal permanere sino ai primi del Nove­ componenti della gerarchia della cascina, cento di tracce almeno dell’antico sistema ma anche per le diverse figure, portatrici di paternalistico: e una felice, recente analisi culture diverse, che compongono il diffe­ di questo permanere è in Gian Luigi Della renziato esercito delle mondine. Sanga ri­ Valentina, Padroni, imprenditori, salariati: prende sostanzialmente questo saggio in un modelli capitalistici padani (in Storia dell’a­ contributo che compare nel più recente vo­ 718 Rassegna bibliografica lume, il quattordicesimo della serie dedicata lume un saggio di Roberto Pracchi si sof­ a “Il mondo popolare in Lombardia” (Pa­ ferma sulle trasformazioni del territorio, via e il suo territorio, a cura di Roberto ancora nella provincia di Pavia, aggiungen­ Leydi, Bruno Pianta, Angelo Stella, Mila­ do ulteriori elementi alla conoscenza di quei no, Silvana editoriale, 1990, pp. 751, sip), e processi che, in anni a noi vicini, trasforma­ qui vi è anche un saggio di M. Antonietta no l’area un tempo dominata dalla cascina; Arrigoni (.Mondine di Lomellina. Riti, cul­ e ancora un’indagine di tipo territoriale, tura, condizione femminile in risaia) che ar­ concentrata sull’area occidentale, più mar­ ricchisce ulteriormente questo discorso. Fra catamente risicola, della stessa provincia è i meriti del saggio di Arrigoni vi è certa­ proposta da un altro saggio, che compare mente la proposta, e l’utilizzo a fini inter­ negli atti del XXV Congresso geografico pretativi, di una concreta ricostruzione delle italiano (Marica Milanesi, Carte e trasfor­ diverse fasi della lavorazione del riso e delle mazione del territorio: il caso della Lomelli­ diverse figure di lavoratrici e lavoratori im­ na agricola, in L ’Italia che cambia. Il con­ pegnati (e va aggiunto che ad un altro, me­ tributo della geografia, a cura di Alberto Di no recente lavoro basato su fonti orali dob­ Blasi, vol. II, Catania, Contributi, 1989). biamo una complementare e altrettanto Milanesi osserva fra l’altro che le carte concreta ricostruzione del lavoro delle don­ geografiche ci appaiono mute e opache in ne della cascina, in un’area a diverso orien­ relazione alle grandi trasformazioni più re­ tamento produttivo: Archivio del movimen­ centi, inadeguate anche a segnalare la fine to operaio e contadino di Persico Dosimo, dell’antico binomio di produzione e di abita­ Cremona, La cascina cremonese: gli ele­ zione nelle cascine che pur restano attive. menti architettonici, la vita quotidiana, lo Val la pena di aggiungere che l’opacità, l’in­ sfruttamento della donna, Cremona, 1980). capacità di farci cogliere i grandi mutamenti Altrettanto meritorio è lo sforzo di propor­ che segnano le campagne padane a partire re non semplicemente la più nota differen­ dagli anni cinquanta del Novecento sono ca­ ziazione fra lavoratrici locali e lavoratrici ratteristiche anche di larga parte delle fonti migranti, e le sue implicazioni, ma anche scritte normalmente utilizzate dagli storici: quelle che segnano queste stesse componenti gli stessi fondi dell’Archivio centrale dello principali: fra le locali, vi sono mogli o fi­ Stato, così essenziali — anche se certo non glie di salariati, di braccianti, o di piccoli sufficienti — per lo studio degli anni qua­ coltivatori legati da diversi vincoli ai fittabi- ranta, perdono corposamente utilità nel de­ li delle cascine, e altre ancora; fra le mi­ cennio successivo, man mano che il conflitto granti, va aggiunto, donne che affluiscono e la sua rappresentazione cessano di essere dalle circostanti zone di collina e di monta­ elemento centrale e altri processi diventano gna segnate da una poverissima piccola pro­ fondamentali nel comporre i contorni del prietà, ma anche donne che affluiscono dal­ quadro. Per questo, una recente raccolta di l’area emiliana, in cui precoce è l’influenza racconti ci ricorda l’insostituibile ruolo di dell’organizzazione sindacale e anche l’af­ testimonianza svolto da figure come Giusep­ fermarsi di modelli di vita più laici e moder­ pe Morandi, uno dei promotori della Lega ni. La ricerca di Arrigoni prende sì avvio da di cultura di Piadena (alla quale dobbiamo un’indagine sui canti di monda (come il anche importanti volumi sui conflitti sociali saggio di Pietro Sassu che compare nello nel Cremonese, largamente basati su fonti stesso volume), ma si allarga ad una rico­ orali), e ora impegnato soprattutto nella te­ gnizione più ampia, confermando l’utilità stimonianza fotografica (presso l’editore di approcci di questo tipo. Nello stesso vo­ Mazzotta sono usciti, fra il 1979 e il 1991, i Rassegna bibliografica 719 volumi fotografici dal titolo I Paisan, Volti colare — a mio avviso — in riferimento a della Bassa padana, Cremonesi a Cremona, quel momento essenziale di declino e di crisi Quelli di Mantova). del mondo rurale che si colloca fra gli anni Sul volume di racconti ora proposto (Giu­ cinquanta e gli anni sessanta. Nella narra­ seppe Morandi, La proprietaria del morto, zione di Morandi i mutamenti sono evocati e Introduzioni di Piero Del Giudice e Ughetta suggeriti, più che “detti”: ed è certo uno dei Usberti, Trieste, edizioni e, 1991, pp. 157, casi in cui l’evocazione non è solo più effica­ lire 19.000) non è possibile soffermarsi qui ce, ma per certi versi anche più “scientifica” se non rilevando come esso possa essere utile della descrizione. anche come “fonte” per lo storico, in parti­ Guido Crainz

Cultura tecnico-scientifica e sviluppo industriale di Luigi Cavazzoli

La storiografia dello sviluppo economico bardia andava individuata la formazione di italiano dispone oggi di un nutrito elenco quelle forze, che unitamente ad altre circo­ di importanti contributi di ricerca legati a stanze favorevoli, avrebbero garantito la nomi quali Luzzatto, Romeo, Castronovo, successiva evoluzione. Sereni, Gerschenkron, Cafagna, Bonelli. In Prendendo come riferimento l’industria essa prevale, com’è noto, la ricerca e la della seta Luciano Cafagna (Dualismo e formulazione di modelli interpretativi sui sviluppo nella storia d ’Italia, Venezia, Mar­ caratteri peculiari dei processi di industria­ silio, 1989) ha dimostrato in modo convin­ lizzazione e di modernizzazione del nostro cente come le varie fasi in cui si suddivide­ paese. Modelli che privilegiano, ad esem­ va l’allevamento del filugello e le successive pio, le serie statistiche dei dati relativi ai operazioni di trattura, filatura, torcitura e fattori della produzione, al commercio in­ tessitura comportassero, nelle aree asciutte terno ed estero, ai consumi, al risparmio, e collinari delle province lombarde, una va­ agli investimenti, con cui sostanziare rispo­ sta ed articolata mobilitazione di forza la­ ste plausibili a questioni quali l’accumula­ voro, di competenze tecniche e di energie zione e il dualismo originari. In particolare imprenditoriali sia a livello domiciliare che su quest’ultima, la recente storiografia ha di vero e proprio complesso manifatturiero. sottolineato l’esigenza di un confronto tra In questo terreno fertile e aH’interno di una l’agricoltura preunitaria di aree come il schiera originaria di artigiani e di piccoli Piemonte e la Lombardia con quella del produttori presero forma e si irrobustirono, Mezzogiorno per verificare l’esistenza di nel corso della prima metà dell’Ottocento, una condizione di tipo dualistico. In questo nuclei di “aristocrazia” industriale e di bor­ ambito Pasquale Villani (Mezzogiorno tra ghesia attiva e intraprendente. riforme e rivoluzione, Bari, Laterza, 1962) In effetti, nelle campagne del Nord, so­ fu tra i primi a riconoscere la debolezza del prattutto lombarde e piemontesi, accanto Sud proprio nell’arretratezza delle campa­ agli opifici improvvisati dei mercanti-im­ gne nelle quali, invece, nel caso della Lom­ prenditori e ai piccoli commercianti di sete 720 Rassegna bibliografica e di fustagni, crebbero i laboratori per la la­ l’Italia industriale (Milano, Angeli, 1984) vorazione della lana, del cotone e del lino, l’apporto delle scuole tecniche, delle facoltà che gradualmente si ampliarono sino ad as­ di ingegneria e delle associazioni culturali e sumere la dimensione di “fabbriconi” a più professionali alla promozione e alla diffu­ piani. Valerio Castronovo (La storia econo­ sione della cultura tecnico-scientifica, alla mica, in Storia d ’Italia, volume quarto, formazione dei quadri produttivi ai vari li­ Dall’Unità a oggi, Torino, Einaudi, 1976) velli; apporto che potè giovarsi del fertile ricorda come molti artigiani e tecnici di me­ terreno predisposto da precedenti centri ric­ stiere, che si erano “via via impadroniti di chi di dinamismo e di fervore per la nuova nozioni di meccanica, e in certi casi sapeva­ prospettiva economica. Emblematica in tal no destreggiarsi con la geometria, la mate­ senso fu, ad esempio, l’influenza culturale matica pratica, il calcolo della velocità e esercitata già nella prima metà dell’Ottocen­ della potenza delle macchine, avessero rica­ to da Milano, che si irradiò, specie attraver­ vato, già prima dell’Unità, non pochi frutti so le riviste di economia e tecnologia, anche dagli sforzi volti a introdurre le prime at­ nelle province settentrionali. È sufficiente trezzature, a concentrare il ciclo delle lavo­ citare gli “Annali universali di statistica” o il razioni e a rendere i cambiamenti meno co­ “Politecnico” di Carlo Cattaneo — impe­ stosi e di pari passo più proficui e remune­ gnato a favorire uno stretto rapporto fra rativi” (p. 54). scienza, tecnica e industria — per avere una Nello stesso periodo fenomeni analoghi e chiara percezione del fermento in atto in di pari intensità non ebbero riscontro nelle quegli anni e che si tradusse in una predispo­ aree meridionali; a ciò si aggiunga che nu­ sizione ad operare economicamente, ad av­ merosi sono i dati che attestano, in termini venturarsi in settori non tradizionali e ad as­ sia di produzione sia di risorse, l’inferiorità sumere iniziative ad imitazione di quel che si del Sud rispetto al Nord, per non attribuire vedeva fare con successo negli stati con uno reale consistenza alla tesi del dualismo ori­ sviluppo industriale più avanzato. ginario. Quest’ultimo traeva sì le proprie Gli interventi di Giuseppe Colombo, se­ motivazioni da fattori economici e sociali, condo cui anche l’Italia, grazie ai progressi ma un ruolo non meno importante svolsero della tecnologia, poteva aspirare ad uno svi­ la diversa istruzione e cultura prevalenti nel­ luppo industriale autonomo, la fondazione la scuola e nella società delle due aree: con nel 1875 dell’ Associazione per il progresso una non trascurabile componente tecnico­ degli studi economici, quale contraltare del­ scientifica nella scuola e nell’università al la potente Società Adamo Smith, roccaforte Nord e, quindi, con una cultura più aperta del liberismo italiano; la graduale conversio­ ad una prospettiva di industrializzazione e ne all’industrialismo di esponenti politici e di modernizzazione del paese; più squilibra­ studiosi come Luigi Luzzati, Fedele Lam- ta, la cultura, sul versante vetero-umanisti- pertico, Antonio Scialoja, Pasquale Villari e co al Sud e, pertanto, meno disponibile, la Agostino Bertani, costrinsero sulla difensiva scuola, a prendere in debita considerazione gli esponenti dell’ “agriculturismo” ad ol­ mutamenti al prevalente indirizzo agricolo tranza, ma non volsero a mutare sostanzial­ dell’economia. mente il costume e la mentalità dell’opinione Carlo G. Lacaita ha già avuto modo di pubblica e dei “colti”. In effetti — ha sotto- porre efficacemente in risalto, con studi lineato Castronovo — l’ambiente culturale quali Istruzione e sviluppo industriale in Ita­ dell’Italia postunitaria, inteso come l’insie­ lia 1859-1914 (Firenze, Giunti-Barbera, me della scuola, del mondo accademico, dei 1973) e Sviluppo e cultura. Alle origini del­ giornali, “non era sensibile alla prospettiva Rassegna bibliografica 721 di una trasformazione industriale, alla ne­ applicate, all’acquisizione delle innovazioni cessità di uscire fuori dalla convinzione, così tecnologiche, all’introduzione di nuovi stru­ largamente diffusa e rassicurante, della soli­ menti e metodi di produzione, alla realizza­ dità dell’agricoltura come fonte permanente zione di iniziative concrete nel settore mani­ e insostituibile della ricchezza naturale e del­ fatturiero come in quello agricolo. In so­ l’avvenire del paese, né era preparata a ri­ stanza, la storia della Società d’incoraggia­ nunciare a certi valori fondamentali dell’Ita- mento che Lacaita propone consente di ap­ lia.rurale” {La storia economica, cit., p. 80). prezzare in tutto il suo valore il processo che Lo sviluppo economico italiano si avval­ ha portato Milano e le aree contermini dalla se, dunque, di favorevoli congiunture eco­ protoindustrializzazione alla grande indu­ nomiche, di stimolanti rapporti con le più stria, all’avvento del terziario avanzato e al­ avanzate industrializzazioni di altri paesi eu­ la reindustrializzazione attuale, ma, soprat­ ropei, del sostegno finanziario dello Stato, tutto, colloca nel rilievo che a loro compete ma potè contare anche sull’apporto determi­ gli interventi nell’istruzione e in ambito cul­ nante del mutamento culturale che rese di­ turale che tale processo resero possibile. sponibili all’ “intrapresa” crescenti nuclei di L’operazione è risultata sicuramente faci­ operatori acculturati e preparati dalle strut­ litata dal fatto che l’autore ha potuto di­ ture formative. Questo secondo fattore non sporre di una delle più significative espres­ è stato oggetto di studi nella stessa msiura sioni della società civile lombarda, che dal dei primi anche se si è assistito, in questi ul­ suo sorgere è stata punto nevralgico e osser­ timi anni, a una crescita d’interesse per il vatorio privilegiato del sistema industriale e ruolo complesso e ambiguo che la cultura, formativo milanese, centro propulsivo e dif­ nelle sue molteplici espressioni, ha avuto nel fusivo di cultura scientifica, tecnica, econo­ processo di modernizzazione che ha trasfor­ mica, e sede di impegno innovativo per uo­ mato l’Italia da paese agricolo in uno dei mini come Cattaneo, Mylius, Allievi, il già paesi più industrializzati del mondo. E ciò citato Colombo, Pirelli, Saldini, Molinari, rende ancor più meritoria l’ultima fatica di Conti, Morandi e di aggregazione sociale Lacaita (L ’intelligenza produttiva. Impren­ per imprenditori, tecnici e operai. La rico­ ditori, tecnici e operai nella Società d ’inco­ struzione tiene ovviamente presenti i vari raggiamento d ’arti e mestieri di Milano aspetti della realtà istituzionale (la struttura 1838-1988, Milano, Electa, 1990, pp. 418, organizzativa, le componenti economiche, sip) il quale, attraverso la “narrazione” delle sociali e culturali, i rapporti con i pubblici vicende appunto della “Società” milanese poteri e con le forze produttive, intellettuali dalle origini ai giorni nostri, ripercorre 150 e politiche, i programmi elaborati e i mezzi anni di storia dell’industrializzazione in Ita­ usati per realizzarli, i valori sostenuti dai lia, ponendo in opportuno risalto il ruolo protagonisti e gli esiti raggiunti dall’azione che in essa svolsero il pensiero e le azioni di istituzionale) e li esamina con lo sguardo ri­ cinque generazioni di uomini illuminati e ca­ volto alle esperienze europee e alle grandi vi­ paci, che scelsero di dedicare le loro migliori cende storiche nazionali, dal Risorgimento energie alla diffusione della cultura indu­ alla prima guerra mondiale, dal fascismo al striale e alla formazione di quadri tecnici. “miracolo economico”. Il volume si caratte­ La sede della Società in piazza Mercanti di­ rizza comunque proprio per la capacità di venne, infatti, un crocevia frequentato sia Lacaita di far emergere in tutta evidenza il da artigiani e salariati che da intellettuali e mutamento di mentalità intervenuto nella imprenditori di estrazione borghese o aristo­ società italiana nel corso della lenta meta­ cratica, interessati allo sviluppo delle scienze morfosi da un’economia prevalentemente 722 Rassegna bibliografica agricola a quella attuale in virtù di un’istru­ delle inveterate consuetudini e renderla ca­ zione e di una cultura che hanno saputo pace di impiegare a suo vantaggio tutte le in­ spesso precorrere i tempi e costituire in tal venzioni del giorno”. L’azione della Società modo un prerequisito all’industrializzazio- d’incoraggiamento si è sviluppata nell’arco ne. Il modello che ne risulta è spendibile di un secolo e mezzo con estrema coerenza proficuamente per dare corpo ad ulteriori ri­ proprio sulla base di questi postulati riu­ cerche sui centri che promossero e diffusero scendo a diffondere un sapere utile, fecondo la cultura industriale nel nostro paese e, an­ e operativo, e a disseminare l’intera Lom­ cor più, è un sicuro riferimento per arricchi­ bardia proprio di quei tecnici e operai accul­ re gli studi, tuttora poco numerosi, su come turati e capaci di cui il mercato andava via gli intellettuali si rapportarono al processo via segnalando il bisogno. di industrializzazione. Sarà così possibile ve­ Tutto ciò rende esplicito che il problema rificare sul “campo” l’affermazione di Car­ del mutamento e dello sviluppo non può esse­ lo M. Cipolla (Uomini, tecniche, economie, re affrontato con probabilità di soluzione Milano, Feltrinelli, 1966) secondo la quale, unicamente sul versante economico in senso approfondendo la conoscenza sui processi di stretto, ma debbano invece godere di una pri­ trasformazione dei paesi industrializzati si maria attenzione gli aspetti umani e culturali. percepisce che gli elementi chiave della stes­ Lo studio di Lacaita, così affollato di perso­ sa sono i fattori culturali. naggi che concorsero in misura rilevante a far Un altro requisito dello studio di Lacaita compiere alla società italiana il mutamento merita di essere posto in rilievo e per farlo qualitativo via via richiesto e imposto dai occorre riallacciarsi al tema del “dualismo” tempi, è sicuramente efficace per una presa di in precedenza richiamato. L’origine della coscienza del dato che vuole l’industrializza­ Società d’incoraggiamento è da correlare al zione non esportabile, alla stessa stregua di processo di trasformazione in atto nell’eco­ una fabbrica. Una constatazione, questa, nomia lombarda, ancora caratterizzata dal certamente nota ma che ugualmente non è prevalere delle attività agricole, commerciali servita ad orientare diversamente le scelte po­ e artigianali, non priva però di elementi litiche sino ad oggi effettuate nell’intento di preannuncianti, come in precedenza ricorda­ risolvere la ‘questione meridionale’. Alla lu­ to, il futuro decollo dell’industria manifat­ ce, invece, dell’accentuarsi del dualismo turiera. Per sviluppare lo spirito imprendito­ Nord-Sud conserva inalterata la sua attualità riale e diffondere le innovazioni, occorreva il programma della Società che mirava a però incrementare la cultura tecnico-scienti­ “onorare il talento creativo, suscitare l’emu­ fica. “Il miglior mezzo di favorire l’indu­ lazione, divulgare le conquiste tecnologiche, stria” — diceva Mylius, presidente e mece­ stimolare il valore individuale degli artefici, nate della Società, riprendendo un concetto far apprezzare i prodotti dell’industria nazio­ ripetutamente esplicitato da Cattaneo nel nale” affinché fosse possibile “congiungersi “Politecnico” — “è quello d’illuminarla col­ all’Europa”. l’istruzione, di svincolarla dagli imbarazzi Luigi Cavazzoli Rassegna bibliografica 723

La questione dell’inflazione in Germania tra la guerra e Weimar di Giampaolo Pisu

In un saggio del 1984, Inflazione e stabiliz­ finanziario e sociale. Per converso, una poli­ zazione dopo le due guerre mondiali: un’a­ tica di stabilizzazione può avere esiti positi­ nalisi comparata delle strategie e degli esiti vi, come li ebbe in Germania, ma le conse­ (“Stato e mercato”, aprile 1984), Charles guenze per l’economia, per la società e per Maier individuava tre tappe nell’evoluzione l’ordinamento politico possono essere assai del processo inflazionistico seguito al primo gravi. dopoguerra. La prima, consistente in un “A più lunga scadenza — scrive Peter massiccio ricorso alla creazione di moneta Hertner in La stabilizzazione monetaria in per finanziare un aumento straordinario del­ Germania dopo la grande inflazione 1923- la spesa pubblica; la seconda, nella creazio­ 1924, in Politiche di rientro dall’inflazione, ne di moneta da parte dello Stato per soste­ Bari, Laterza, 1986 — però l’economia tede­ nere l’industria, evitare la recessione, la di­ sca — analogamente a quella dei suoi con­ soccupazione e i conflitti sociali; la terza, in­ correnti nell’Europa occidentale — non potè fine, nella utilizzazione di valuta estera per tornare ai successi del periodo prebellico. I la determinazione dei prezzi sul mercato in­ pesi, nell’economia mondiale, erano stati terno. Non pare dubbio che la Germania del spostati e questo colpì in modo particolare primo dopoguerra abbia attraversato la se­ un’economia tanto dipendente dall’esporta­ conda e la terza tappa. Una volta però indi­ zione quanto quella tedesca”. Osserva anco­ viduata la corrispondenza del processo in- ra Hertner, dopo aver ricordato la struttura flattivo al modello costruito per coglierne le a breve dei prestiti internazionali alla Ger­ caratteristiche, il campo resta aperto alla va­ mania: “qui si accumulò presto tanto mate­ lutazione, al giudizio sui suoi effetti e conse­ riale esplosivo che, se non provocò la crisi guenze. Nel caso specifico, tale giudizio non alla fine del decennio, certo la rese più gra­ può non prendere in considerazione il fatto ve. E bisogna ancora aggiungere, come ere­ che l’inflazione operò in un paese e in una dità degli anni dell’inflazione, l’impoveri­ situazione internazionale profondamente at­ mento del ceto medio tedesco, che in massa traversati dalle conseguenze materiali e mo­ voltò le spalle alla repubblica non appena si rali della guerra, mettendo in discussione as­ concluse la breve prosperità degli anni 1924- setti e istituzioni del precedente sistema mo­ 1926”. Come è noto, i tentativi di presentare netario a livello nazionale e internazionale. l’inflazione come fatto “estraneo” alla clas­ In questa dimensione il fenomeno, estrinse­ se dirigente tedesca risalgono agli anni stessi candosi in un processo di redistribuzione della crisi inflazionistica, come vide acuta­ delle energie produttive e del reddito, non mente Costantino Bresciani Turroni (Teoria può non dare luogo a valutazioni diverse e dell’inflazione. Studio sul deprezzamento contrastanti. L’inflazione, infatti, non è un monetario nella Germania del dopoguerra fatto neutrale, ma per lo più legata a specifi­ 1914-1923, Milano, Giuffrè, 1978, a cura di che politiche statali e dei gruppi dirigenti. Furio C. Rosati, ed. orig. London, 1937). L’inflazione serve — scrive Maier — per re­ Federico Caffè, discutendo del suo classico distribuire le energie produttive prima ai fini studio sull’inflazione tedesca, mise in rilievo dello sforzo bellico, poi per la ricostruzione. come l’economista italiano vedesse chiara­ Se rettamente guidata, può assolvere questi mente che condividere una spiegazione basa­ compiti; oltre un certo livello produce caos ta sulla teoria della bilancia dei pagamenti 724 Rassegna bibliografica significasse chiamare in causa come fatto mi pare che dall’opera di Holtfrerich esca primario l’onere delle riparazioni che grava­ ulteriormente confermata la tesi di Brescia­ vano sulla Germania. Il che, naturalmente, ni Turroni, che attribuiva ad una dichiarata eliminava l’altra spiegazione, più fondata e e accettata politica di bilancio in deficit e avente come causa primaria il deficit di bi­ alla continua emissione di carta moneta il lancio che provocava emissione continua di perdurare e l’aggravarsi della situazione fi­ carta moneta. Con la teoria della bilancia nanziaria ed economico-sociale della Ger­ dei pagamenti, infatti, si finiva per negare, mania. secondo le lucide argomentazioni di Caffè, Il nodo cruciale messo in rilievo in L ’in­ ogni responsabilità delle autorità monetarie flazione tedesca 1914-1923 per spiegare l’o­ tedesche, nel senso di avallare che esse non rigine del processo inflazionistico riguarda avevano margini di scelta nel loro compor­ infatti il sistema scelto per finanziare la tamento (F. Caffè, Iperinflazione, quantita- guerra. Il ricorso ai prestiti pubblici e la tivismo, eventi storici, “Economia italia­ continua crescita del debito fluttuante ven­ na”, 1986, n. 3). Tenuto conto, pertanto, nero considerati il sistema migliore per so­ che le linee generali della storia del marco stenere le spese belliche. La continua emis­ tedesco esposte da Bresciani Turroni sono sione di carta moneta e la sospensione della ineccepibili (secondo quanto scrive Luigi De convertibilità della moneta cartacea impres­ Rosa nello stesso fascicolo, Bresciani Tur­ sero alla crisi un ritmo travolgente. Lo Sta­ roni e la svalutazione del marco tedesco), e to si indebitò sempre più con la Banca cen­ che la sua concezione quantitativa delle vi­ trale e, a guerra ultimata, ogni politica di cende monetarie è costantemente suffragata stabilizzazione venne scartata e consapevol­ dal richiamo ai fatti, occorre chiedersi in mente si attuò una politica diretta a sfrutta­ che cosa l’opera di Carl-Ludwig Holtfrerich re gli effetti dell’inflazione. Su questo L ’inflazione tedesca 1914-1923 (presentazio­ aspetto, le pagine di Holtfrerich risultano ne di Peter Hertner, Milano-Bari, Cariplo- esemplari. Considerata nei riflessi interni e Laterza, 1989, pp. 488, lire 83.000) fornisca internazionali, l’inflazione tedesca produsse nuovi contributi. sostanziali effetti positivi sia nell’economia Come rileva Hertner nella informatissima tedesca sia in quella americana. La doman­ e puntuale nota sui recenti studi sull’infla­ da internazionale di beni non si interruppe e zione tedesca, dieci anni fa in questo settore il livello del prodotto interno lordo dei due di ricerca esisteva un vero e proprio deserto paesi restò assai alto. Col maggio del 1921, storiografico, ora trasformato in un giardi­ però, si fecero sentire pesantemente sull’an­ no fiorito, ricco di una serie di pubblicazio­ damento inflazionistico gli oneri delle ripa­ ni apparse in Germania e in America. Tra razioni. L’ultimatum di Londra del maggio questi, l’opera di Holtfrerich costituisce, a 1921 produsse effetti destabilizzanti. Ma so­ parere di Hertner, una pietra miliare per prattutto l’incertezza circa il futuro livello l’accuratezza dell’indagine e l’impianto me­ delle riparazioni — scrive Holtfrerich — fu todologico che la sostengono. Anche se Bre­ probabilmente il principale elemento di de­ sciani Turroni scrive pagine insuperabili sul­ stabilizzazione della situazione finanziaria le ripercussioni sociali dell’inflazione, sulle tedesca degli anni 1918-1923. influenze del deprezzamento del marco, sul­ Non v’è dubbio che il peso delle ripara­ la produzione economica e sui processi di zioni sia stato determinante nell’accrescere concentrazione della ricchezza e di forma­ il deficit di bilancio e nell’accelerare il pro­ zione di assetti economici nuovi, il parere di cesso inflazionistico. Su questo scenario pe­ Hertner mi sembra senz’altro condivisibile e sò, e non poco, la politica monetaria della Rassegna bibliografica 725

Banca centrale. Holtfrerich sottolinea infat­ Holtfrerich è infondata la tesi che sostiene ti il comportamento ondeggiante seguito che l’inflazione operò in Germania a tutto dalla Banca centrale, sulla politica moneta­ svantaggio dei lavoratori. Dall’analisi dei ria. Pubblicamente a favore della teoria del­ bilanci familiari risulta infatti che il livello la bilancia dei pagamenti e privatamente di­ dei salari reali mantenne lo stesso potere sposta a condividere la teoria basata su di d’acquisto della seconda metà del periodo una interpretazione dei fatti di tipo quanti­ bellico (eccettuato un calo che si verificò al­ tativo, essa esercitò scarsa o nessuna in­ l’inizio del 1920). Solamente a partire dalla fluenza nell’approntare misure dirette a ri­ seconda metà del 1922 si registrò una note­ durre la liquidità. In assenza di una politica vole differenza tra il livello dei salari e degli finanziaria orientata a ridurre il deficit di stipendi reali correnti e il livello d’anteguer­ bilancio e di una politica fiscale in grado di ra: i momenti peggiori si ebbero dunque, influire sul livello inflazionistico, con l’esta­ secondo l’autore, sul finire del 1922, quan­ te del 1922 la sfiducia e la fuga dal marco si do l’iperinflazione abbassò i redditi reali al manifestano con preoccupante virulenza. È di sotto del livello relativamente alto rag­ l’avvio verso una esemplare e speculare fase giunto nel 1920-1921. Pertanto i veri per­ iperinflazionistica e, con essi, verso la cata­ denti nella redistribuzione del reddito pro­ strofe. vocata dall’inflazione non furono tanto i la­ Holtfrerich descrive chiaramente questa voratori o le classi medie, quanto, tenuto fase dell’inflazione tedesca, non senza aver conto dei rapporti finanziari e dell’anda­ prima messo in rilievo, come si è detto, le mento del mercato monetario, gli imprendi­ conseguenze dell’inflazione nello stimolare tori e soprattutto i capitalisti rentiers. In ciò le esportazioni e la produzione interna at­ veramente la posizione di Holtfrerich è del traverso la componente estera. È qui che le tutto discordante da quella di Bresciani sue pagine acquistano un rilievo eccezionale Turroni. Per lo studioso tedesco, infatti, a per aver colto appieno, nei suoi aspetti in­ risentire fortemente della diminuzione della terni e internazionali, il ruolo giocato dal­ ricchezza e del potere d’acquisto furono le l’inflazione nel determinare effetti positivi classi più elevate, cioè quelle capitaliste. Se sul prodotto interno lordo degli Stati Uniti questo è per certi versi corrispondente alla e della Gran Bretagna, tali da avviare al su­ realtà delle cose, per quanto attiene allo peramento la crisi mondiale dell’economia: svolgimento dei rapporti sul mercato finan­ “Tra il 1929 e il 1932 — scrive infatti Holt­ ziario e monetario, non meno vero è che es­ frerich — nessun importante paese indu­ se arricchirono fortemente durante l’infla­ striale mantenne con politiche interne zione. Se infatti conduciamo l’analisi da espansive un elevato livello della domanda un’ottica di economia aperta, come fa egre­ globale che fosse paragonabile a quella del­ giamente l’autore, l’inflazione diventa uno la Germania nel 1921 [...] Il paragone tra le strumento formidabile per influenzare gli due crisi rafforza dunque la conclusione che avvenimenti economici internazionali. Se­ una delle principali ragioni che rese la crisi condo Holtfrerich occorre chiedersi quale del 1921 “molto più breve” di quella del parte ebbero i paesi esteri nel fornire alla 1929 fu proprio l’impulso espansivo che la Germania i capitali necessari a finanziare gli politica inflazionistica tedesca trasmetteva elevati tassi di investimento che facilitarono all’economia mondiale”. il rapido sviluppo economico nei primi anni Altro aspetto ampiamente trattato dal­ del dopoguerra. Di fronte alle aspettative di l’autore riguarda i riflessi dell’inflazione risalita del valore esterno del marco, i capi­ sulla distribuzione del reddito. A parere di tali affluiti in Germania furono enormi. 726 Rassegna bibliografica

Perfino negli anni 1914-1918, ma soprattut­ cause e conseguenze di essa in campo inter­ to tra il 1919 e il 1922, scrive l’autore, i nazionale, con i riflessi del deprezzamento paesi esteri accumularono notevoli disponi­ del marco sul sistema dei cambi, si affian­ bilità in marchi carta: in altre parole, espor­ cano quelle assai penetranti sulla politica di tando capitali in Germania, essi le concesse­ stabilizzazione e rivalutazione del 1923- ro credito. E qui il gioco del capitale, per 1924, attraverso le quali è possibile toccare usare le parole del vecchio Alfred Rosen­ con mano come sia stato possibile uscire da berg, fu veramente esemplare: la Germania, una situazione di catastrofe monetaria, or­ e con essa il capitale, di fronte all’afflusso mai ingovernabile, mediante un’abile politi­ del capitale estero, si collocò in qualità di ca di stabilizzazione la quale, però, se riuscì debitrice netta verso l’estero. La perdita del a ridare fiducia ai mezzi di pagamento esco­ capitale, se perdita ci fu, fu ampiamente ri- gitati, lasciò in eredità a un non lontano fu­ compensata da questi prestiti. turo problemi politici ed economici total­ A queste pagine sugli effetti distributivi mente insoluti. dell’inflazione in Germania e a quelle sulle Giampaolo Pisu

Italia liberale gono affrontati, forse con non zione del rapporto intellettuali­ piena coscienza della loro com­ tà-proletariato. Eligio Imarisio, La cultura di­ plessità o con una superficiale Vanno infatti sottolineate al­ scussa. Intellettualità e proleta­ conoscenza del lungo dibattito cune insufficienze di fondo. In­ riato nell’Italia tra Otto e No­ teorico e metodologico che si è nanzi tutto un inadeguato mo­ vecento, Milano, Vangelista, sviluppato attorno ad essi. dello narrativo, che non agevo­ 1988, pp. 214, lire 22.000. Sono i temi della creazione di la l’organizzazione di un mate­ una cultura nazionale egemone riale così disomogeneo. In se­ Il fine che l’autore ha perse­ dopo la costruzione dell’unità condo luogo una certa appros­ guito nella stesura del suo volu­ statuale; del rapporto tra que­ simazione espressiva, derivante me — come è indicato nella sta cultura e le realtà culturali da una scelta non sempre cor­ Premessa (pp. 7-10) — è stato locali (specificamente quelle di retta delle parole. Infine la quello di ricostruire, in una Roma, Milano e Genova); o an­ mancanza di una definizione “trama ordinata”, “il rapporto cora degli elementi di moderni­ concettuale delle categorie di psicologico e pratico” che si tà o di modernizzazione di que­ analisi. stabilisce tra “intellettuali” e ste diverse forme di cultura. È Possiamo esemplificare pro­ “proletari”, negli ambiti econo­ ancora il tema, centrale per il prio con la categoria chiave di mico, sociale e culturale, nel periodo storico preso in esame, cultura borghese, che l’autore periodo di transizione che la dello stabilizzarsi di una “cultu­ usa indiscriminatamente, senza storia nazionale vive dalla pro­ ra borghese” e dei suoi rapporti individuarne diverse e specifi­ clamazione di Roma capitale al­ con la cultura egemone e con che valenze semantiche, e quin­ le cannonate di Bava Beccaris. quella operaia. di la diversità di funzioni all’in­ Il ricorso alla scheda edito­ Non sembra che l’autore ab­ terno dello spazio storico ana­ riale per una prima presentazio­ bia avuto a disposizione gli lizzato. ne del volume è stato necessario strumenti teorici e metodologici Infatti l’autore non concet- per individuare il filo condutto­ necessari non solo per affronta­ tualizza neppure le differenze re intorno al quale si articola la re singolarmente questi argo­ tra la mentalità borghese, l’i­ ricerca e che non emerge dalla menti, ma soprattutto per evi­ deologia che rappresenta gli in­ lettura del libro. Infatti altri te­ denziare come il loro articolarsi teressi della classe (come ha a mi — di non lieve peso — ven­ abbia determinato l’organizza­ suo tempo ben evidenziato Gui­ Rassegna bibliografica 727 do Baglioni, L ’ideologia della sociali, perché invece si costitui­ verità, per quasi tutti potrebbe borghesia industriale nell’Italia sce se non in polemica, certo individuarsi una lealtà di parti­ liberale, Torino, Einaudi, 1974) sempre in sfida alle prevalenti to: socialista, comunista, azio­ e una cultura borghese, nella condizioni spirituali e politiche. nista; ma per tutti dovrebbe poi sua accezione dotta e artistica, L’esemplarità di questi perso­ anche dirsi che il loro tempera­ che quegli interessi talora naggi è dunque tutt’altro che mento civile ed il loro impegno “compromette” e discute in una statistica; sta piuttosto nella lo­ politico hanno superato le par­ più sofferta meditazione sui va­ ro scelta coerente a favore di tizioni ‘parrocchiali’, hanno lori del suo tempo. E basti ri­ valori impopolari — o almeno abbattuto le recinzioni partiti­ cordare come Alberto Asor Ro­ ‘difficili’. Piero Gobetti, Carlo che, concorrendo a costituire sa, nella sua ricerca dell’artista e Nello Rosselli, Antonio un patrimonio ideale che davve­ borghese, abbia sostenuto che Gramsci, Adriano Olivetti, Pie­ ro sovrasta ogni vessillo di fa­ “La parte più alta dell’arte bor­ ro Calamandrei, Riccardo zione. Per definire questo assie­ ghese novecentesca nasce dalla Bauer: questi alcuni dei nomi e me di “voci” Colombo, ricor­ consapevolezza che il dissidio delle figure cui Colombo dedica rendo ad una locuzione entrata tra il mondo delle forme e le i suoi vivaci medaglioni. I quali nell’uso comune, parla di “ter­ forme del mondo è insanabile, però ritraggono anche perso­ za forza”. Ma mi pare che una o che nulla, oggi, ha in sé tanto naggi meno celebri: Giovanni simile formula, oltre a non po­ potere da conciliare necessità e Bassanesi, autore di un’audace tere ricomprendere personalità libertà” (cfr. A. Asor Rosa, In­ incursione aerea nei cieli di una come quella di Gramsci, oltre tellettuali e classe operaia, Fi­ Milano irretita dal fascismo; ad essere messa in questione da­ renze, La Nuova Italia, 1973, Franco Clerici, il “fuoriuscito” gli svolgimenti più recenti, ri­ p. 234). dirigente socialista, assassinato schia soprattutto di comprime­ Luciana Garibbo a Parigi nel 1934; Cesare Spel- re in un solo campo il respiro e lanzon, storico e giornalista im­ la valenza di un lascito ideale pegnato (“uno storico che scri­ che vorremmo, al contrario, ve­ A rturo Colombo, Voci e volti ve elzeviri”). Ciò che avvicina dersi irradiare irrispettoso dei della democrazia. Cultura e im­ questi nomi ed altri (Eugenio confini tra forze costituite. pegno civile da Gobetti a Chiesa, Ivanoe Bonomi, Sante È vero quel che Colombo Bauer, Firenze, Le Monnier, Garibaldi, Altiero Spinelli), ciò scrive, discutendo la figura di 1990, pp. XXI-345, lire 40.000. che di comune l’autore indivi­ Olivetti, cioè che v’è in Italia il dua e sottolinea in queste figure problema “di dar vita ad una La storiografia che più spes­ è un senso integrale della demo­ solida, compatta, robusta terza so frequentiamo ci ha ormai crazia, ovvero — come scrive forza, in grado almeno di saper abituato ad un universo imper­ riprendendo una locuzione nit- incidere come e quanto i piccoli sonale, fatto di strutture, ten­ tiana — una “concezione de­ partiti, le forze minori, i gruppi denze, processi sociali. Anche mocratica della vita”. Sorpren­ sparsi non hanno mai potuto (o quando giunge a proporci pro­ dendo elementi biografici nuo­ voluto)”. Ma è vero ancor di fili individuali, questa storio­ vi, ritornando con precisa in­ più che v’è in Italia il problema grafia lo fa il più delle volte nel tenzione su episodi e vicende di riscoprire una ‘forza’ senza presupposto che quei profili già noti, Colombo dimostra co­ ordinali, che consenta a tutti i siano esemplari di una realtà me per questi uomini la demo­ progetti politici, senza distin­ sociale ampia, la quale rappre­ crazia, più e prima che una for­ zione, di sollevarsi all’altezza senti e costituisca un’epoca od mula politica, abbia rappresen­ etica raggiunta da quelle voci un periodo storico. Diversa è tato un “ideale ed un progetto che Colombo evoca. Tali voci P esemplarità delle figure che di vita”. ha dunque senso riascoltare e Arturo Colombo ci propone in Proprio in questo senso, si riproporre oggi non tanto come questo suo libro. La loro espe­ tratta — come l’autore stesso esponenti d’una corrente del rienza non è rappresentativa sottolinea — di “personaggi pensiero politico, ma come della condizione di larghi strati non facili da etichettare”. In espressioni di modi diversi ed 728 Rassegna bibliografica egualmente intensi di vivere e saggi, seguiti da aggiornate bi­ negli Stati Uniti già agli inizi costruire la democrazia. Mi bliografie, fanno del volume un degli anni sessanta con la new sembra, del resto, proprio que­ utile strumento di informazione urban history affermatasi poi in sta la più autentica chiave di ed anche, come affermano Inghilterra e, con modalità ori­ lettura del volume. Esso si legge Giorgio Mori e Piero Roggi nel­ ginali, in Francia, sia come ef­ d’un fiato, sostenuto com’è da l’introduzione, “un ragionato fetto dell’affermazione della una profonda e sicura cono­ ed impegnativo repertorio criti­ storia sociale, che dopo il 1945 scenza dei fatti, da una polemi­ co delle ricerche che non sono ha influenzato tutti gli studiosi ca a volte corrosiva, da una state mai compiute”. Infatti, della storia fiorentina dell’Otto consapevole vena narrativa e da l’orizzonte illuminato dai saggi, e Novecento. Da essi è stata re­ una forte simpatia umana per i pur non essendo esaustivo delle perita ed utilizzata una sorpren­ personaggi trattati (si veda il tematiche implicite ad un per­ dente massa di materiale docu­ saggio su Gramsci, costruito su corso temporale così esteso e mentario, che sottolinea la dif­ un delicato contrappunto alle complesso, risulta vasto e arti­ ferenziazione fra gli argomenti lettere da lui spedite alla com­ colato. Si passa dalla demogra­ indagati, per cui risulta, ad pagna Julija). Scegliendo tra fia di Carlo Corsini e dall’eco­ esempio, che la storia letteraria sue pagine edite ed inedite, Co­ nomia di Michele Lungonelli e è stata studiata assai più insi­ lombo ha insomma allestito Domenico Preti, al pensiero stentemente che non la storia una affascinante galleria di per­ economico di Simonetta Barto- della scienza, la storia dell’arte sonaggi, attraverso la quale ci lozzi Batignani e Daniela Don- molto più della storia religiosa conduce come per una lezione nini Macciò; dalla vita sociale e la storia politica più di quella di ‘educazione civica’ nel senso di Carlo Pazzagli e dal movi­ economica. Il periodo giolittia- più alto. Al tempo stesso, indi­ mento operaio di Angelo Varni, no non è stato affrontato in cando l’esempio dei maggiori, alla vita politica e amministrati­ tutti i suoi aspetti come l’età proponendoci un’immagine ele­ va di Zeffiro Ciuffoletti e Pier della Restaurazione, ed altret­ vata del passato, egli lancia una Luigi Ballini; dall’urbanistica e tanto è avvenuto per il periodo provocazione appassionata al architettura di Carlo Cresti (la fascista, che non è stato studia­ presente, sfidandolo a ricercare bibliografia è di Gabriella Ore­ to, ad esempio, come il quin­ “con galileiana pazienza [...] fice), alla scuola di Simonetta quennio di Firenze capitale. ogni fertile ‘contaminazione’ Soldani e Valter Monasta; dalle Inoltre, mentre questi vuoti di fra le conquiste della libertà po­ istituzioni culturali di Cosimo conoscenza sono stati eviden­ litica e le istanze della giustizia Ceccuti e dalla vita religiosa di ziati più o meno esplicitamente sociale”. Francesco Malgeri, alla scienza dagli autori dei saggi che hanno Fabio Rugge e la tecnica di Paolo Galluzzi; adottato differenti metodolo­ dall’arte di Umberto Baldini (la gie, l’impostazione stessa del bibliografia è di Rolando Belli­ volume evidenzia la mancanza Firenze 1815-1945. Un bilancio ni) e dalla letteratura di Giorgio di un’opera complessiva sulla storiografico, Firenze, Le Mon- Luti, alla musica di Marcello città nel periodo considerato nier, 1990, pp. 509 - ili., lire De Angelis; dal teatro di prosa che sia scientificamente valida 35.000. di Paolo Emilio Poesio agli dopo gli ormai datati tre volu­ stranieri a Firenze di Luigi Ma- mi di Romolo Caggese, Firenze Questo bilancio degli studi e scilli Migliorini. dalla decadenza di Roma al Ri­ delle ricerche sulla storia di Fi­ Dai saggi emerge che il lavo­ sorgimento d ’Italia (Firenze, B. renze fra la Restaurazione e la ro di ricerca sulla storia della Seeber e E. Lumachi, voli. I e fine della seconda guerra mon­ città è diventato imponente nel II, 1912-1913; vol. Ili, Bempo- diale, finanziato dalla locale secondo dopoguerra e che ha rad, s.d.), o Firenze di Antonio Cassa di risparmio, è il prodot­ comportato un allargamento Panella (Roma, S.A. “Edizioni to di un’operazione culturale di delle tematiche sia in conse­ Tiber”, 1930). Anche il recente notevole rilevanza che ha coin­ guenza della svolta impressa Firenze, (Roma-Bari, Laterza, volto numerosi specialisti i cui agli studi di storia della città 1986) di Giorgio Spini e Anto­ Rassegna bibliografica 729 nio Casali, suddiviso in cinque nuta guadagnando nel tempo le ai D’Annunzio, Corradini, Pa- capitoli tematicamente separati sembianze di un mito nel quale pini, Ferrerò, eccetera), con e compreso in una collana di realtà, immaginazione e conve­ uno “stile del megafono” che impianto divulgativo, riguarda nienza si sono venute compene­ attraverso la polarizzazione di il periodo successivo all’Unità. trando e dissolvendo [...] tanto un radioso avvenire e di un mi­ È innegabile che un’impresa da assumere agli occhi di tanti tico passato approda alla trasfi­ del genere comporta il supera­ stranieri e intellettuali di ogni gurazione estetica del presente. mento di grandi ostacoli, come parte del mondo [...] il profilo Nel segno della rinuncia alla la ricerca di fonti disperse all’e­ di una entità metastorica varia­ comprensione del presente sto­ stero ancora in mani private e mente concepita e vissuta fino a rico, la magniloquente prosa non notificate, o la ricostruzio­ farsi senso comune”. Tuttavia i morassiana si rivolge alla cele­ ne dei complessi movimenti a saggi raccolti in questo volume, brazione della giovinezza e del monte e a valle dell’attività edi­ mettendo a fuoco i numerosi “nuovo” tecnologico, alla mis­ lizia che è un aspetto centrale problemi lasciati aperti dalla ri­ sione civilizzatrice della genera­ della storia di Firenze. Ma so­ cerca, non solo riescono a dissi­ zione dei “nati dopo il ’70”, prattutto occorre liberarsi da pare una parte notevole dei luo­ chiamata a sconvolgere gli stan­ alcune idee-forza prevalenti ghi comuni che “prosperano su tii equilibri politici nazionali nell’attuale storiografia circa Firenze”, ma forniscono so­ con la forza di un individuali­ gli studi di storia delle città nel prattutto uno strumento di la­ smo superiore che si identifica lungo periodo, in base ai quali voro indispensabile per le sue con la politica espansionistica “si è accentuata la preferenza potenzialità stimolanti e pro­ delle nazioni europee. Solo una per la sospensione e la spazio­ ficue. così energica reazione genera­ temporalità microstorica”. Per­ Nicla Capitini Maccabruni zionale — e Pieri sottolinea giu­ fino la storiografia straniera stamente la prevalenza del polo sulla Firenze medioevale e mo­ politico rispetto a quello esteti­ derna, che pure ha prodotto Mario Morasso, Scritti sul co, che è invece al centro dell’o­ numerosi studi in questo secon­ Marzocco 1897-1914, a cura di pera di Marinetti — potrà sal­ do dopoguerra, ha mantenuto Piero Pieri, Bologna, Printer, vare le classi dominanti dall’a­ lo stesso comportamento mani­ 1990, pp. 299, sip. vanzata socialista. La catastro­ festato dagli storici dal tardo fe storica della grande guerra Ottocento e nel primo Novecen­ La pubblicazione degli scritti europea affondò l’utopia politi­ to. Per essi, infatti, come affer­ di Mario Morasso su “Marzoc­ ca di Morasso che, a differenza ma Spini nel volume sopra cita­ co”, oltre a riproporre interes­ di tanti suoi colleghi, ne rimase to, “la sola storia di Firenze che santi materiali all’attenzione autenticamente colpito: il mito contava era quella del Comune dello storico, è occasione per della nuova era veniva sommer­ medioevale e della Repubblica una ricollocazione critica del­ so dai rumori, non più metafo­ cittadina”. Sono ben pochi, in­ l’opera dello scrittore genovese. rici, dei cannoni in azione e con vece, gli stranieri che in questi Il saggio introduttivo di Piero esso la stessa “voce letteraria” ultimi cinquant’anni hanno af­ Pieri si sforza di tenere insieme di Morasso. frontato lo studio della Firenze la dimensione formale e le fun­ Non potendo dar conto della moderna e contemporanea. Se, zioni politiche dell’opera di ricca gamma di possibilità d’in­ dunque, questo squilibrio sto­ Morasso, mostrando il nesso dagine che offrono questi scritti riografico conferma, da un la­ tra il diffuso impiego dell’iper­ morassiani, ci limitiamo ad in­ to, la vitalità dell’interpretazio­ bole e il carattere divulgativo- dicare nel rapporto tra mito e ne romantica della storia di Fi­ persuasivo della sua prosa. Mo­ politica e tra letteratura e socie­ renze (“grande storia” e “storia rasso si inserisce in quella serie tà, due direzioni particolarmen­ della decadenza”) e quindi le la­ di “profeti-divulgatori” che te fertili per la ricerca storica, cune della ricerca cui sopra ac­ contribuiscono a fondare un in­ senza dimenticare che possiamo cennavamo, dall’altro dimostra tero settore della sfera pubblica trovare in essi la forte testimo­ che tale interpretazione “è ve­ italiana di inizio secolo (assieme nianza di un attivismo genera­ 730 Rassegna bibliografica zionale culturalmente tardo- maggior edificio ferroviario il filo cronologico degli avveni­ darwinista e la ricerca di un im­ della città. Nell’area occupata menti. Al primo capitolo, dedi­ mediato ruolo politico per le dall’antica stazione ebbero così cato interamente alla situazione giovani generazioni che anima­ ospitalità le officine di ripara­ delle officine in quel centralissi­ rono la cultura europea alla zione. È questo l’episodio preu­ mo 1905, segue un secondo ca­ svolta del secolo, ma che in Ita­ nitario, dal quale prende avvio pitolo occupato dallo sviluppo lia non hanno forse ancora su­ la trattazione di Marco Da Vela dell’attività delle officine fino scitato indagini adeguate (ci sulle officine fiorentine di Por­ al termine ad quem fissato da permettiamo di segnalare gli at­ ta al Prato, realizzate proprio Da Vela. In questa seconda ti di un convegno tedesco che là dove il regnante lorenese ave­ parte l’attenzione nei riguardi ha iniziato il lavoro con qual­ va voluto la stazione della Leo­ dei particolari legati alla tecnica che suggestione comparata: polda e dove nel 1861 si sarebbe è marcatissima, tanto che si Thomas Koebner, Peter Janz, celebrata la prima Esposizione può affermare che Da Vela pre­ Frank Trommler, Mit uns zieht dell’Italia unita. Va subito det­ senti un saggio di tecnologia die neue Zeit. Der Mithos Ju- to che si tratta di un libro rile­ ferroviaria che non ha eguali — gend, Frankfurt am Main, vante nell’ambito degli studi se si escludono forse i non più Suhrkamp Verlag, 1985). ferroviari, che in Italia negli ul­ recenti volumi di Italo Briano timi anni hanno finalmente co­ (autore della Storia delle ferrot- Paolo Capuzzo minciato a conoscere una meri­ vie in Italia, Milano, Cavallotti, tata rivalutazione. Voluto e fi­ 1977) nella storiografia di que­ nanziato dal Dopolavoro ferro­ sto settore, introducendoci alla Marco Da Vela, Ferrovieri in viario di Firenze, il lavoro di conocenza di una parte della tuta blu. La riparazione dei ma­ Da Vela va però ben oltre il già storia delle ferrovie finora asso­ teriali rotabili e l’Officina di Fi­ encomiabile spirito celebrativo lutamente ignota. renze Porta al Prato nei docu­ che ne sta alla base, ponendosi Diversa è invece la struttura menti dell’Azienda autonoma come punto di riferimento per degli altri due capitoli, scelta delle Ferrovie dello Stato e nel­ un settore, all’interno degli stu­ che contribuisce ad elevare l’o­ la memoria degli operai, dei di ferroviari, finora piuttosto riginalità del lavoro. Il terzo in­ tecnici, dei dirigenti (1905- trascurato. E come quello delle fatti (L ’officina ferroviaria di 1958), Roma, Editori Riuniti, officine di riparazione, anche il Firenze Porta al Prato: le strut­ 1990, pp. XVI-214, lire 25.000. settore stesso della produzione ture, gli uomini, il lavoro) assu­ di materiale ferroviario è rima­ me le chiare caratteristiche di Fu il divieto di introdurre le sto ai margini della ricerca sto­ uno scritto di storia delle rela­ stazioni ferroviarie all’interno rica, pagando, forse ancor più zioni industriali. In questa scel­ delle città che spinse il grandu­ di altri studi in tema di ferro­ ta risiede l’originalità richiama­ ca di Toscana Leopoldo II, sul vie, la scarsità di fonti specifi­ ta poc’anzi; finora, infatti, ave­ finire degli anni quaranta del che, in questo caso gli archivi va prevalso un’impostazione secolo scorso, ad individuare a delle imprese produttrici. decisamente indirizzata verso la Firenze in Porta al Prato la lo­ Il libro comincia dal 1905, storia del movimento operaio e calizzazione più adeguata per il anno fatidico per la storia delle sindacale, tendenza che peral­ capolinea della ferrovia per Li­ ferrovie italiane che giungono, tro non ha mancato di fornire vorno, la prima del Granduca­ dopo un dibattito durato decen­ in passato anche buoni risultati. to. Quasi contemporaneamen­ ni, alla nazionalizzazione; e ha Da Vela però ha saputo cogliere te, la società che gestiva la linea termine con il 1958, con la ces­ i segnali di rinnovamento che si per Prato-Pistoia fissò invece il sazione cioè dell’attività di ripa­ sono manifestati negli ultimi proprio termine dietro alla chie­ razione delle locomotive a va­ anni in questo genere di studi, sa di Santa Maria Novella. Fra pore. L’oltre mezzo di secolo di caraterizzando in modo sensi­ le due, com’è noto, fu la secon­ storia è ripartito dall’autore bilmente diverso l’oggetto della da a venire preferita e nello lungo l’arco di quattro capitoli, ricerca. L’autore, infatti, è il stesso luogo sorge tuttora il che seguono solo parzialmente primo a parlare di organizza­ Rassegna bibliografica 731 zione del lavoro, di produttivi­ to aiutare lo studioso a dare 1990, pp. 246 con 171 fotogra­ tà, di processi produttivi in uno sguardo d’insieme più ge­ fie, sip. questo comparto. Le pagine di nerale della vicenda. Non sono Da Vela sui cicli lavorativi, sul­ state infatti passate in rassegna Si tratta di cataloghi di mo­ l’organizzazione della discipli­ col dovuto approfondimento le stre allestite a Firenze negli ulti­ na interna e le note sulla com­ molte riviste tecniche né i gior­ mi anni per ricostruire una sto­ posizione della classe operaia nali; e anche la gran massa di ria per immagini di alcune su­ delle officine e perfino sulla vi­ opuscoli, che accompagnano il baree della Toscana (vedi i pre­ ta quotidiana dei lavoratori so­ cammino delle ferrovie italiane cedenti Il Chianti tra geografia no del tutto scevre da ideologi­ fin dal loro apparire, avrebbe e storia, Firenze, Associazione smi ed offrono un quadro di potuto fornire ulteriori motivi intercomunale area fiorentina, grande interesse, di cui, gli stu­ di scavo. Da queste lacune de­ 1986 e L ’occhio e la storia: diosi del movimento dei ferro­ riva probabilmente il difetto Grosseto e la Maremma tra viari, categoria per più ragioni maggiore del libro, sul quale ’800 e ’900 nelle fotografie de­ reputata quasi mitica e le cui però il giudizio nel complesso gli Archivi Alinari, Firenze, vicende dunque spesso sono resta ampiamente positivo: Alinari, 1986). Condividono state enfatizzate al di là del le­ un’ottica ristretta, una storia tutti le caratteristiche delle pre­ gittimo, dovranno necessaria­ troppo ripiegata su se stessa e stigiose edizioni Alinari e costi­ mente tener conto. l’assenza in ultima analisi dei tuiscono uno strumento di lavo­ Il quarto capitolo non è me­ necessari agganci con le vicen­ ro prezioso per la ricchezza di no interessante sia dal punto di de industriali e ferroviarie com­ servizi offerti. Il primo volume vista del patrimonio di notizie e plessive del paese nonché con si apre con il saggio di Leonar­ dati trasmessi sia da quello me­ quelle della città, nell’ambito do Rombai il quale, in base a todologico. È infatti basato in­ della quale le officine ferrovia­ numerosi riferimenti bibliogra­ teramente su testimonianze rie restarono a lungo una delle fici e a suggestive fotografie di orali, che dipingono un quadro realtà produttive più significa­ vita quotidiana, traccia un qua­ straordinariamente vivace e co­ tive. dro geografico-fisico e umano lorito del lavoro alle officine, Andrea Giuntini del Casentino e della sua orga­ conferendogli uno spessore nizzazione territoriale dal me­ umano di grande rilievo. Un dioevo ai nostri giorni. Luisa particolare non disprezzabile Immagini dei Casentino. Lo Rossi prende in esame le strut­ va poi messo adeguatamente in spirito di una valle, Firenze, ture economiche tradizionali, luce: i quattro capitoli sono Alinari, 1988, pp. 229 con 166 allevamento ed attività foresta­ corredati da numerose tabelle fotografie, sip. li, che le foto illustrano nitida­ statistiche e da bellissime foto, Alle origini della fotografia: un mente e dalle quali traspare sia che permettono al lettore di itinerario toscano 1839-1880, a la fatica ed il ruolo fondamen­ farsi un’idea visiva pressoché tale delle donne, che la capacità cura di Michele Falzone Del perfetta di quello che hanno Barbaro, Monica Maffioli, dell’Arno di attrarre sulle sue rappresentato le officine ferro­ Emanuela Sesti, Firenze, Ali­ sponde numerosi insediamenti viarie nel mezzo secolo studia­ nari, 1989, pp. 220 con 109 fo­ nonostante i pericoli derivanti to. L’esame delle fonti passate tografie, sip. da piene e inondazioni. Zeffiro in rassegna dall’autore lascia Ciuffoletti tratta delle risorse invece un po’ perplessi. L’op­ Il racconto del nostro presente. ambientali e umane ricordando zione esercitata a favore delle Storie ed immagini ispirate da che i frati del convento della fonti interne — ordini di servi­ S. Casciano in Val di Pesa, a Verna gettarono le basi della zio, regolamenti eccetera — è cura di Stefano Martini, Fi­ tessitura che nell’Ottocento non in linea teorica “da condivide­ renze, Alinari, 1989, pp. 125 solo divenne un’attività prima­ re, mentre risulta forse critica­ con 86 fotografie, sip. ria in alcuni centri del Casenti­ bile l’assunzione di altra docu­ Immagini del Mugello. La terra no, ma rese la vallata il centro mentazione, che avrebbe potu­ dei Medici, Firenze, Alinari, di produzione laniera più rile- 732 Rassegna bibliografica vante della Toscana. Il volume Il terzo catalogo, curato da prio Cosimo a portare a compi­ si chiude con Un itinerario del­ Stefano Martini, a cui si deve mento il disegno mediceo di do­ l'architettura religiosa e civile, l’introduzione che è corredata minio e controllo strategico mi­ di Monica Maffioli, ricostruito da foto di Alessandro Sardelli, litare e commerciale del Mugel­ su numerosi fonti. illustra in tre capitoli, ciascuno lo, la cui posizione e struttura Con il secondo volume, Alle dei quali è contemporaneamen­ fisica hanno influito sulla sua origini della fotografia: un iti­ te opera di uno scrittore e di un crescita socioeconomica. Lidia nerario toscano 1839-1880, il fotografo (Giuliano Scabia e Calzolai e Giuseppina Carla Centro mostre del comune di Luigi Ghirri; Giorgio Van Stra- Romby si occupano della “defi­ Firenze, insieme al Museo di ten e Gabriele Basilico; Gianni nizione dell’organizzazione ter­ storia della fotografia fratelli Celati e George Tatge), S. Ca- ritoriale e dei valori storici del Alinari, ha celebrato il cento­ sciano Val di Pesa, “Comune di paesaggio” basandosi, al pari cinquantesimo anniversario del­ cerniera tra l’area metropolita­ degli altri autori, su una ricca l’invenzione della fotografia, na fiorentina e il Chianti”, im­ documentazione di archivio ol­ annunciata ufficialmente nel merso in un paesaggio che, co­ tre che su un’aggiornata biblio­ 1839 dal fisico Francois Arago me più in generale quello italia­ grafia. Adriano Gasparrini illu­ all’Accademia francese delle no di oggi, “non sembra trova­ stra le tradizioni popolari e gli scienze. Il lungo itinerario è sta­ re identità e connotazione”. antichi mestieri che in una so­ to suddiviso in “sfere di interes­ Infine con Immagini del Mu­ cietà rurale, in cui le esigenze di si”, con cadenza cronologica. A gello. La terra dei Medici, “ini­ mercato erano modeste, si limi­ ciascuna di esse è premessa una zia una collana di pubblicazio­ tavano alla produzione e alla ri­ documentata nota introduttiva ni, sempre per i tipi della casa parazione di elementari stru­ di un autore che ha una specifi­ Alinari, dedicata a ciascuna menti di lavoro agricoli e al ca competenza nel settore (si delle zone storiche del territorio soddisfacimento dei bisogni es­ veda La calotipia in Toscana: provinciale fiorentino”. In que­ senziali della vita quotidiana. origini e protagonisti inediti di sto caso il libro offre, sia nel te­ Cristina Acidini Luchinat esa­ Michele Falzone del Barbaro). sto che nelle immagini, una pa­ mina il patrimonio artistico ed Le fotografie di ciascuna “sfera noramica completa della storia esprime alcuni suggerimenti per di interessi” sono di fotografi del Mugello, dei suoi beni cul­ un percorso artistico. Leonardo inediti, da John Brampton turali e delle tradizioni che esso Rombai, tracciando il quadro Philpot, a Vero Veraci, a Mar­ racchiude. Ciuffoletti prende in geografico del comprensorio co Lemmi, che hanno soggior­ esame la vasta letteratura se­ con i suoi valori ambientali, nato o sono vissuti in Toscana e condo la quale nella seconda evidenzia le aree emergenti per dei quali sono fornite esaurienti metà del Cinquecento, proprio effetto del decentramento in at­ schede biografiche. A livello di quando la potenza dei Medici to di attività industriali che si scelte fotografiche sono state raggiunse il suo culmine, co­ irraggiano dall’area fiorentino­ privilegiate le risorse dei fondi minciarono a fiorire le leggende pratese e che hanno bloccato di Firenze e della Toscana, an­ sulle loro nobili e remote origi­ l’esodo migratorio. La ricchez­ che se sono numerose le foto ni in Mugello. La storiografia za della vita sociale è documen­ provenienti da prestigiosi istitu­ contemporanea ha però accer­ tata dal riferimento di numero­ ti nazionali e internazionali, tato che Averardo Medici, il ca­ se foto a gruppi familiari, feste delle cui collezioni è riportato postipite, iniziò fin dal 1260 ad e occasioni di incontro anche in appendice un repertorio, che acquistare terre in Mugello, nel­ del periodo fascista, a dimo­ sono stati contrapposte alla le quali i suoi successori conti­ strazione dell’intenso processo concezione paesaggistica di nuarono ad investire l’immensa di acculturazione subita dal ter­ grandi fotografi stranieri come, fortuna accumulata nell’attività ritorio, favorito dalla colloca­ ad esempio, quella emergente bancaria che dal Quattrocento zione fra regione padano-adria- dalle fotografie dei fratelli li aveva portati alla leadership tica e bacino fiorentino. Assai Louis-Auguste e Auguste-Rosa­ del mondo finanziario fiorenti­ diffusi in tutto il comprensorio lie Bisson. no. È noto inoltre, che fu pro­ risultano i gruppi sportivi e in Rassegna bibliografica 733

particolare quelli ciclistici, cal­ in forma aggiornata) e del volu­ struzione dell’Italia contempo­ cistici ed i gruppi musicali che me Il partito della Repubblica, ranea, la funzione svolta dal tu­ si identificano nelle bande di recensito su questo stesso fasci­ multuoso sviluppo di forme di paese. Non mancano infine le colo di “Italia contempora­ aggregazione e comunicazione automobili e la passione per le nea”, consente di approfondire interpersonale che connaturò gare sportive, che trovarono — oltre a questioni metodologi­ l’ascesa della borghesia ma an­ qui una loro consacrazione con che di portata generale — alcu­ che l’affacciarsi alla ribalta sto­ la nascita del “Circuito auto­ ni aspetti della vita associativa e rica dei ceti popolari” (p. 18). mobilistico del Mugello”. La politica in relazione allo svilup­ Notevole interesse suscita la let­ scelta delle immagini riguar­ po dei movimenti democratici e tura del primo capitolo, ove danti il patrimonio artistico popolari nella Romagna postu­ viene ripercorsa l’evoluzione vuole documentare, anche at­ nitaria e di evidenziare alcune dalle forme di sociabilità tipi­ traverso il colore, ora un’opera caratteristiche della crisi del ra­ che della società europea d’an­ valorizzata dal restauro, ora un dicalismo ottocentesco e il suo cien régime alle moderne prati­ dipinto singolare ma poco no­ progressivo cedere il passo, nel­ che associative che caratterizza­ to, ora una decorazione d’am­ l’area padana, al movimento no, sul finire dell’Ottocento, biente, ora un fregiato arredo socialista. “La scelta metodolo­ anche il nostro paese (con parti­ chiesastico, “nell’intento di gica — scrive Zeffiro Ciuffolet­ colare riferimento alla pianura condurre nel repertorio foto­ ti nella presentazione al volume padana). La scelta di privilegia­ grafico la complessità, la varie­ — riguarda l’adozione della re la Romagna (tenendo co­ tà, la stratificata ricchezza che ‘categoria’ della sociabilità per munque presente il più ampio caratterizzano il patrimonio del comprendere tappe e modi del scenario centrosettentrionale e Mugello e della Val di Sieve”. processo di modernizzazione” soprattutto quella padano) ri­ (p. 6), soprattutto per quanto sulta felice proprio per la viva­ Nicla Capitini Maccabruni concerne i processi di politiciz­ cità manifestata da tale area zazione della società italiana, nello sviluppo di pratiche asso­ particolarmente di quelle sue ciative, non direttamente legate Maurizio Ridolfi, Il circolo frange tradizionalmente escluse all’attività politica, e che rapi­ virtuoso. Sociabilità democrati­ dal discorso politico e dalla damente coinvolgono una gran­ ca, associazionismo e rappre­ partecipazione politica. de varietà di ceti e categorie so­ sentanza politica nell’Ottocen­ Filo conduttore del lavoro ci ciali. to, Firenze, Centro editoriale sembra la sottolineatura del pe­ Importante è però il richia­ toscano, 1990, pp. 297, lire so esercitato da preesistenti for­ mo, esplicitato in più parti del 28.000. me di associazionismo, di socia­ volume, al ruolo svolto dalla ri­ bilità, appunto, nel preparare il forma elettorale del 1882 e dalle Il dibattito storiografico sulla terreno ai movimenti politico­ successive elezioni politiche nel sociabilité, vivace da tempo a sociali di fine Ottocento radica­ provocare un’importante acce­ livello internazionale, sta at­ li e — soprattutto — repubbli­ lerazione dei processi di socia­ tualmente interessando anche la cani e socialisti; questo, natu­ lizzazione politica, con specifi­ storiografia italiana; recenti ralmente, in aree (come quella co riferimento al mondo ope­ contributi, infatti, tendono a romagnola), già particolarmen­ raio e rurale. Particolare inte­ evidenziare ruolo e rilevanza te vivaci, nel corso dell’Otto­ resse rivestiva quindi, nelle pro­ deH’associazionismo nello svi­ cento ed anche in precedenza, vince romagnole (ma anche nel­ luppo di moderne forme di par­ per lo sviluppo di relazioni in­ l’area bolognese), l’appunta­ tecipazione politica, sociale e terpersonali e forme associative mento con le prime elezioni a civile, soprattutto nel passaggio di matrice laica o religiosa. Co­ suffragio allargato e con scruti­ tra Otto e Novecento. Il volume me osserva però lo stesso auto­ nio di lista. Qui “la particolare di Maurizio Ridolfi, già autore re, “non è ancora stato abboz­ densità dei fenomeni associativi di studi sulla sociabilità (alcuni zato il tentativo di vedere in ter­ fin dagli anni preunitari e la dei quali sono qui ripubblicati mini globali quale fu, nella co­ precocità della nascita di orga­ 734 Rassegna bibliografica nizzazioni politiche permettono notabiliare di partecipazione positato presso l’archivio della di collocare l’analisi della socia­ politica a vantaggio di più mo­ Cancelleria commerciale del tri­ bilità elettorale in un contesto derni strumenti associativi e di bunale di Ancona, esamina, ricco di implicazioni rispetto al mobilitazione.” (p. 279) Cosa sinteticamente ma accurata­ tema più generale delle trasfor­ che, coinvolgendo le classi lavo­ mente, la distribuzione delle mazioni in atto nella società ita­ ratrici di città e campagna, sta­ casse rurali cattoliche nella pro­ liana e al processo di organizza­ va iniziando a fare il giovane vincia, specificando per ciascu­ zione della politica." (p. 170) movimento socialista. na i principali settori d’inter­ Sono queste le zone in cui più vento, i fondatori e i collabora­ viva era stata la discussione e la Francesco Casadei tori di primo piano, l’andamen­ mobilitazione (come nel 1879) to delle attività nel corso degli in tema di allargamento del suf­ anni. Ne risulta un quadro di fragio o addirittura in favore Aa.Vv., Il Partito Popolare grande entusiasmo iniziale, dif­ del suffragio universale; è in Italiano nelle Marche, Urbino, fuso sin nei piccoli centri del- quest’area che le forze radicali, Quattro venti, 1991, pp. 175, li­ l’entroterra grazie all’iniziativa repubblicane e protosocialiste re 30.000. di numerosi sacerdoti progressi­ (con Andrea Costa) sviluppano sti, frenato però in seguito dagli — tra lo sbigottimento del cam­ Il volume raccoglie gli atti del eventi bellici e dall’avvento del po conservatore — un’efficace convegno tenutosi a Fabriano fascismo. azione in vista delle elezioni del nel 1989, organizzato dal locale La presenza del Ppi nelle 1882, dalle quali uscirà vincito­ Centro studi don Giuseppe Ri- Marche, tra le più massicce in re, nel collegio ravennate, pro­ ganelli in occasione del settan­ Italia (come mostrano i dati prio Andrea Costa. tesimo anniversario della fon­ raccolti da Michele Millozzi in Con riferimento alla più am­ dazione del Ppi. Diversi inter­ Elezioni e deputati cattolici nel­ pia area padana, Ridolfi propo­ venti riguardano la generale at­ le Marche del primo dopoguer­ ne infine alcune riflessioni sul tività regionale del movimento ra 1919-1924), venne gravemen­ declino del movimento radicale cattolico a partire dalla fine te compromessa dal fascismo, di fronte al repubblicanesimo e, dell’Ottocento (Raffaele Moli­ anche a causa della sua intrinse­ soprattutto, al socialismo, indi­ nelli, Per una storia del movi­ ca debolezza e della sua sostan­ viduandone le cause principali mento cattolico marchigiano; ziale incapacità di reazione (si nel carattere marcatamente Lorenzo Bedeschi, Alle origini veda Massimo Papini, Declino elettoralistico del movimento del partito popolare nelle Mar­ del Partito popolare e avvento radicale. Carente è infatti la sua che. Da Murri a Sturzo; Angelo del fascismo). Da una situazio­ struttura politico-organizzativa, Antonio Bittarelli, Il magistero ne di complessiva accettazione e nella quale la convivenza di ele­ episcopale e il movimento cat­ rassegnazione emerge però menti di novità e di tradiziona­ tolico nelle Marche)', concorde l’impegno, peraltro privo di ri­ lismo rispecchia il non risolto è la scoperta di una peculiare sultati significativi, di un picco­ rapporto tra prevalente caratte­ matrice murriana del popolari­ lo gruppo di ecclesiastici. Bru­ re borghese del movimento e smo marchigiano. Viene anche no Ficcadenti, Dalle carte di possibilità — non perseguita fi­ sottolineato il rapido sviluppo e polizia l’operato di alcuni Ve­ no in fondo — di aprirsi all’ele­ la vivacità delle organizzazioni scovi marchigiani nel primo de­ mento popolare ed operaio. Tra sindacali, economiche e crediti­ cennio del regime fascista, se­ le elezioni amministrative del zie create dai cattolici nel primo gue analiticamente le vicende 1889 e le politiche del 1890 ven­ Novecento; interessante a que­ individuali di ciascuno di loro, gono al pettine alcuni nodi già sto proposito il saggio di Gil­ sottolineando la drammaticità individuabili nel corso del de­ berto Piccinini, Le Casse rurali delle condizioni in cui si sforza­ cennio; si confermava infatti e il corporativismo cattolico rono di mantenere la propria “l’incapacità da parte dei de­ nelle Marche dei primi decenni autonomia. Quello di Ficcaden­ mocratico-radicali ad emanci­ del secolo, che, prendendo in ti è l’unico saggio in cui l’argo­ parsi del tutto dalla tradizione considerazione il materiale de­ mento trattato viene esaminato Rassegna bibliografica 735 in ogni singola provincia; gli al­ implicazioni sociali e filantropi- zativa e pubblicistica si poneva tri interventi forniscono un che, di deontologia razionale e come critica e alternativa a quadro generale (Armando Ri­ democratica e di sana reazione quella di liberali e socialisti, ma gobello, Valore di una ricerca-, all’idealismo più reazionario e anche a quella della democrazia Francesco Mercadante, Luigi deteriore. Altrettanto significa­ cristiana di stampo murriano e Sturzo nella tradizione della tivo a tal proposito l’intervento del modernismo, trovando la dottrina sociale della Chiesa; di Carlo G. Lacaita che, attra­ sua sintesi finali in un volume Francesco Malgeri, Il Partito verso la storia della scuola cronologicamente tra i primi Popolare nelle Marche) o si sof­ agraria “Andrea Ponti”, deli­ (essendo pubblicato nel 1907) fermano quasi esclusivamente nea quella tradizione di benefi­ della storiografia del movimen­ sulla provincia di Ancona (Dal­ cenza milanese sempre più se­ to cattolico in Italia. mazio Pilati, La fondazione a gnata da un’etica borghese che Il denso, organico e docu­ Fabriano del Partito Popolare; si riteneva la forza trainante mentato saggio di Pietro Mac­ Roberto Domenichini, L ’ade­ dell’avanzata della scienza e chione scava invece nel caotico sione al Partito Popolare del della tecnica. Lo stesso Ponti, e drammatico periodo 1943- clero della provincia di Ancona coi suoi molteplici interessi 1945 e nell’aspro dibattito sulla dalle carte di pubblica sicurez­ agricoli ed industriali e la sua punizione dei delitti fascisti nel za), a scapito di un’utile cono­ preparazione europea di stam­ varesotto. La ricostruzione ap­ scenza e comparazione tra real­ po “politecnico”, bene si inseri­ pare particolarmente soddisfa­ tà ed esperienze particolari al­ va in quella matrice risorgimen­ cente in quanto si preoccupa di l’interno della regione. tale, filantropica e quasi “calvi­ ricomporre il quadro in tutta la nista” che non va confusa con il sua complessità: il Iato giuridi­ Èva Del Fabro paternalismo. co, quello politico-militare, Utile anche l’analisi del vasto l’intensa attività pubblicistica, e fecondo dibattito sull’emigra­ le contraddizioni della magi­ Momenti di storia varesina. Tra zione curata da Daniela Carlini, stratura, gli umori della “piaz­ unità e seconda guerra mondia­ che evidenzia l’influenza dei za” e la sua pressione per una le, Varese, Istituto varesino per giornali locali sull’opinione giustizia inflessibile, facendo la storia della resistenza e del­ pubblica e la loro funzione di inoltre emergere i profondi con­ l’Italia contemporanea, 1991, cassa di risonanza per le feroci trasti che sorsero tra Cln e Al­ pp. 253, sip. polemiche scoppiate sul tema leati, tra Cln e Clnai e tra i vari tra i vari gruppi politici. A que­ partiti sulle norme da seguire Non è nell’omogeneità e nella sto proposito, particolarmente nel giudizio sui fascisti. Si trat­ sistematicità, come del resto stimolante sembra il confronto tò di un episodio di lotta politi­ sottolinea la stessa presentazio­ tra cattolici e socialisti, scontra­ ca che sottintendeva due pro­ ne che vanno colti i meriti del tisi con tale forza sullo stesso getti diametralmente opposti libro, quanto nel tentativo di campo della “evangelizzazione” per la ricostruzione dell’Italia e far emergere da episodi signifi­ morale (quello delle masse di che spaccò drammaticamente cativi pur molto distanti tra lo­ emigranti prodotte da uno Sta­ l’opinione pubblica dell’epoca: ro, alcuni temi fondamentali, to a loro avviso assente) da pro­ basti pensare allo scontro sui anche se spesso sotterranei, che durre anche vistose lacerazioni Tribunali di guerra, sulle Com­ contraddistinguono la storia nel tessuto sociale. Figura missioni di giustizia e sulle Cor­ varesina e che ne sottolineano esemplare di tale scontro risulta ti d’assise, fino al decreto To­ l’originalità e la specificità. In don Luigi Mari di cui, nell’ana­ gliatti del 1946 che concedeva tal senso va interpretato il con­ lisi di Gianni Perna, si sottoli­ l’amnistia e l’indulto per i reati tributo di Luigi Bulferetti, che neano la coerente spiritualità politici e militari. Infine, il Re­ parte dalla figura dell’igienista ignaziana e la solida elaborazio­ pertorio bibliografico dell’eco­ Giulio Bizzozero per ricostruire ne del pensiero cattolico intran­ nomia e della società varesina il severo profilo del migliore sigente. Infatti, la sua brillante dal 1940 al 1945, curato da Da­ positivismo lombardo, carico di ed instancabile attività organiz­ niela Franchetti, si pone come 736 Rassegna bibliografica un importante strumento di ri­ anno la polemica antifascista Gerardo Bruni. Il compito di cerca per futuri e più appro­ continua sulle pagine di “Parte riformare il catalogo della Va­ fonditi studi sul territorio vare­ Guelfa”, un mensile fondato da ticana lo porta a un lungo sog­ sino. Giordani insieme a Giulio Cen­ giorno negli Stati Uniti — dal­ Diego Minonzio ci, ma sequestrato dopo appena l’agosto 1927 al giugno 1928 — due numeri. dove, parallelamente all’acqui­ Sul versante dell’impegno sizione di una competenza bi- Mario Casella, Igino Giorda­ politico decisivo è l’incontro blioteconomica eccellente, è ni “La pace comincia da noi”, con don Sturzo, l’adesione al protagonista di una vivace atti­ Roma, Edizioni Studium, 1990, Ppi, e la direzione de “Il Popo­ vità religioso-culturale che gli pp. 266, lire 26.000. lo nuovo”, organo ufficiale del consente il contatto ed il con­ partito che dal gennaio 1925 si fronto con esponenti delle varie Il volume, che si apre con trasformerà in “Bollettino del­ confessioni cristiane, confronto una introduzione seguita da l’Ufficio stampa del Ppi”. Sor­ che egli metterà a frutto nel un’antologia di scritti e discorsi vegliato dalla polizia, proprio 1932 con la direzione di ‘Ti­ di Igino Giordani e si chiude come direttore del “Bollettino” des”, un foglio che aveva come con una ricca bibliografia, viene accusato di violazione suo principale obiettivo la lotta compare nella collana “Il pen­ della legge sulla stampa e pro­ al protestantesimo. Infatti, sot­ siero politico e sociale dei catto­ cessato: eviterà il confino poi­ to la sua direzione, la rivista lici italiani” e risponde alle esi­ ché mutilato di guerra, ma da dimostrerà un livello informati­ genze di un progetto editoriale quel momento, radiato anche vo sulla teologia e sull’organiz­ rivolto anche al lettore non spe­ dall’albo dei giornalisti ha ini­ zazione delle chiese protestanti cialista, senza per ciò venir me­ zio, come egli ha scritto, “un molto più corretto e approfon­ no a quei criteri di scientificità confino civile e politico, che as­ dito rispetto ad altre pubblica­ spesso penalizzati in simili ope­ serragliò di esclusioni la mia zioni simili. La rinascita demo­ razioni. Nell’ampia introduzio­ strada sempre più solitaria”. (I. cratica lo vede deputato alla ne Mario Casella traccia la bio­ Giordani, Memorie di un cri­ Costituente per la Democrazia grafia religiosa, culturale, poli­ stiano ingenuo, Roma, Città cristiana; dirige “Il Popolo” tica di Giordani (1894-1980) e Nuova, 1981, p. 75). dal luglio 1946 al luglio 1947 mette a fuoco la sua intensa at­ Una solitudine che emerge ed è rieletto alla prima legisla­ tività di scrittore e giornalista anche dal carteggio con Sturzo tura. irruento, prendendo le mosse relativo a quegli anni (cfr. I. La sua attività parlamentare, dagli anni della formazione in­ Giordani-Luigi Sturzo, Un non priva di dissensi con lo centrata sullo studio della patri­ ponte tra due generazioni. Car­ stesso De Gasperi e il resto del stica — la via polemica dei Pa­ teggio 1924-1958, a cura di partito, è permeata di forti dri della Chiesa diverrà un trat­ Paolo Piccoli, Milano, Cari- istanze evangeliche che lo por­ to peculiare della sua prosa — e plo-Laterza, 1987), ma che non tano al dialogo, sia pur critico, del cattolicesimo liberale e so­ intacca minimamente la volon­ con esponenti marxisti sul pro­ ciale dell’Ottocento e del primo tà di resistenza, la refrattarietà blema della pace nel pieno del­ Novecento. È di questo periodo al compromesso, a differenza la guerra fredda e a farsi pro­ il sodalizio con Piero Gobetti, dei progressivi cedimenti del motore di un disegno di legge, la collaborazione a “La Rivolu­ gruppo parlamentare popolare allora pionieristico, sull’obie­ zione liberale” e non a caso sa­ e delle debolezze dell’Azione zione di coscienza. L’ultimo rà l’intellettuale torinese a pub­ cattolica, come per De Gasperi, trentennio della sua vita si blicare Rivolta Cattolica la Biblioteca vaticana diventa il identificacon l’adesione al mo­ (1925), un libro dove, con la suo luogo di ‘confino’, ubica­ vimento ecclesiale dei Focolari consueta passione, sono esposte zione privilegiata per seguire le e con una rinnovata stagione di le ragioni del cattolicesimo de­ avventure del regime e discuter­ ricca attività ecumenica e cultu­ mocratico in forte polemica col ne, spesso animatamente, con rale. clerico-fascismo; e nello stesso l’ex segretario del Ppi e con Silvano Priori Rassegna bibliografica 737

Italia repubblicana si ad interrogarsi sull’autono­ alla regressione quantitativa mia delle premesse metodologi­ della classe operaia e alla sua Giulio Sapelli, L ’Italia inaf­ che, degli strumenti di analisi e trasformazione qualitativa “in ferrabile. Conflitti, sviluppo, degli esiti interpretativi del pro­ modo multiforme e non unidi­ dissociazione dagli anni Cin­ prio lavoro. L’intero ragiona­ rezionale”, è ben lontano dal quanta ad oggi, Venezia, Mar­ mento ruota viceversa intorno disegnare un profilo omogeneo silio, 1989, pp. 134, lire 18.000. ad alcune coppie di concetti- e “avanzato” dei nuovi ceti so­ chiave (modernizzazione/svi- ciali, al cui interno viceversa Con questo volume, Giulio luppo, status/contratto, cittadi­ tendono a prevalere figure pro­ Sapelli si propone programma­ nanza sociale/cittadinanza poli­ fessionali niente affatto qualifi­ ticamente di contribuire alla tica, dissociazione/integrazio- cate quando non del tutto de­ crescita in Italia di una “scienza ne) il cui carattere idealtipico si gradate. All’opposto si colloca sociale storica”, attraverso la volge spesso in astrattezza. un diverso canale di acquisizio­ riconsiderazione del “processo Tre sono gli assi portanti ne della cittadinanza sociale, di rapida e impetuosa crescita enucleabili dal discorso di Sa­ che invece di intrecciarsi allo economica del paese nel secon­ pelli: la funzione rivoluzionaria sviluppo del mercato — nel do dopoguerra e delle sue con­ attribuita all’imprenditorialità quale l’autore individua un seguenze sulla stratificazione diffusa della ‘terza Italia’; la principio fondamentale di ra­ sociale, sulle classi e sui ceti che critica al sistema italiano di zionalità — ha assunto i conno­ questa stratificazione caratte­ welfare-, la centralità dei nuovi tati della erogazione di benefici rizzano”. Il lavoro si colloca soggetti sociali portatori della corporativi (piccola proprietà dunque in ideale continuità con “autorità tecnica” e della “au­ agricola, artigiani, classi medie gli ormai classici studi sulle tonomia morale”. Nel “prese­ impiegatizie pubbliche), della classi sociali in Italia (Corrie­ pio sociale vivente” dell’Italia diffusività delle prestazioni pre­ ri, Sylos Labini, Gallino), en­ in trasformazione, l’autore leg­ videnziali e della circolarità per­ fatizzando tuttavia sin dal tito­ ge la faticosa acquisizione da versa tra spartizione delle risor­ lo il carattere apparentemente parte di sempre più ampi strati se e politica della ricerca del “inafferrabile” delle trasforma­ sociali della cittadinanza tipica consenso e della pace sociale zioni economico-sociali della delle società industriali (tenden­ (via condivisa anche dall’im- ‘Italia nuova’. Il richiamo alla za al pieno impiego, diffusione prenditorialità pubblica e pri­ necessità di attingere ad una dei consumi, sistema di garan­ vata). grande pluralità di saperi e di zie o di welfare). A protagoni­ L’esito paradossale ma esem­ conoscenze “cristallizzatesi al sta centrale di questo processo plare di questa miscela di mo­ crocevia di più discipline” ap­ viene eletta la nuova piccola e dernizzazione e di regressione proda però più ad uno sforzo di media borghesia industriale, della vita civile è per Sapelli un sintesi che non di critica e pro­ “che non ha altri valori che la processo di “dissociazione”, in­ blematizzazione. Ne scaturisce ricchezza e la disuguaglianza”, dividuabile nella frammentazio­ un percorso interpretativo glo­ protagonista di un turbinoso ne del consenso, nel prevalere bale del secondo dopoguerra processo di mobilità sociale ver­ di strategie individuali per il fortemente ideologizzato, co­ ticale. Ad essa si affiancano le conseguimento della cittadinan­ struito con indubbia sapienza, ‘nuove classi medie’, non più za, nell’accentuazione dell’ete­ ma che aderisce rigidamente ai legate alla proliferazione degli rogeneità sociale e nella cristal­ risultati (talora suggestivi, talo­ apparati statali, ma agganciate lizzazione delle disuguaglianze. ra enfatici) dei numerosi contri­ all’onda del “neo-industriali­ Tra i responsabili di questo buti portati dalla sociologia e smo”, all’avvento di nuove tec­ processo degenerativo va collo­ dalla politologia alla lettura nologie e all’avanzata del ter­ cata anche l’egemonia a lungo della realtà italiana degli anni ziario privato: fenomeno che esercitata nelle grandi imprese settanta e ottanta. Nel confron­ però — riconosce Sapelli in po­ dall’ “operaio centrale generi­ to con le scienze sociali, lo sto­ lemica con i sostenitori del ‘po­ co”, oscillante, scrive Sapelli, rico sembra qui rinunciare qua­ stindustrialismo’ — congiunto “tra anomia e ribellismo”, dif­ 738 Rassegna bibliografica fidente della rappresentanza or­ tà tecnica che stava a presidio stema di rappresentanza, ossia ganizzata, intriso del millenari­ di qualsivoglia attività indu­ di un soggetto sociale attorno a smo e del familismo che gli de­ striale organizzata e di ogni cui aggregare, in un lungo lavo­ rivano da radici culturali conta­ conflitto distributivo e organiz­ ro di pedagogia sociale, interes­ dine, “tanto sradicato quanto zativo”? Sapelli interpreta la si e valori degli altri soggetti inizialmente privo di qualunque mancata saldatura tra moder­ non centrali”: questo potrebbe­ cittadinanza — che non fosse nizzazione e “sviluppo sociale” ro diventare le nuove “aristo­ quella politica — nell’ambiente come conseguenza dell’acquisi­ crazie” morali e professionali, esterno”, privo di chance indi­ zione della cittadinanza sociale “dai lavoratori qualificati nelle viduali che non siano “la reci­ da parte della classe operaia per aziende agli operatori della procità e il clientelismo e, d’al­ tramite esclusivo della dimen­ scienza e della tecnica nella ri­ tro canto, il ribellismo e l’esplo­ sione politica, ossia nell’area cerca, ai diffusori del sapere nei sione di ‘furore’”: in breve, “il “della legittimazione e del con­ meccanismi di riproduzione del più grave pericolo per qualun­ senso” anziché in quella della patrimonio conoscitivo dell’u­ que processo di instaurazione di “razionalità” e della “funziona­ manità”. procedure negoziali democrati­ lità allo sviluppo del sistema Stefano Battilossi che, continue e fondate sulla le­ economico”. Tuttavia egli vede gittimazione”. Sapelli di fatto negli anni ottanta il germe della coglie l’occasione per regolare i rigenerazione: il sussulto delle Corrado Barberis - Gian Gia­ conti con un’intera stagione di direzioni aziendali e l’offensiva como Dell’Angelo (a cura di), lotte politiche e conflitti sociali: dei ceti dipendenti “protesi a ri­ Italia rurale, Roma-Bari, Later­ il 1968 ha partorito una “rivo­ guadagnare i margini di potere za, 1988, pp. IX-526, lire luzione in maschera” farcita di e di autorità prima perduti” — 40.000. “lassismi cesaristici”; la “buro­ simbolicamente rappresentati crazia sindacale diffusa” ha dai “quarantamila” di Torino La presente pubblicazione si preferito cedere al ribellismo — preludono alla “riappropria­ inserisce nell’ambito della neoluddistico invece di ricon­ zione delle differenziazioni fun­ “Campagna europea per il vertire quella spinta nell’alveo zionali improvvidamente mi- Mondo Rurale”, aperta uffi­ degli interessi degli operai qua­ sconosciute e negate”; il decre­ cialmente a Lisbona dal Consi­ lificati e dei tecnici, “minoritari to governativo del 1984, rego­ glio d’Europa nel 1987. La sua ma più congeniali alla società lando per legge la dinamica del­ realizzazione si è valsa degli industriale”; l’autunno caldo e le retribuzioni, rompe infauste sforzi congiunti di un Comitato l’inquadramento unico hanno convergenze imprenditoriali- italiano all’uopo istituito e del- scardinato i princìpi dell’ogget- sindacali ripristinando il “ri­ l’Insor (Istituto nazionale di so­ tività dell’organizzazione e del­ spetto delle particolarità strate­ ciologia rurale), da molti anni la carriera individuale legata al­ giche”. Certo, questo non basta attivamente impegnato nello l’organigramma aziendale, ad evitare che la “dissociazio­ studio e nella valorizzazione mortificando la meritocrazia e ne” si inasprisca: la mancanza delle molteplici componenti del le differenze di status. di forti regole istituzionali in nostro mondo rurale. Il libro è Dove cercare dunque un pun­ grado di regolare la conflittuali­ suddiviso in due sezioni: una to di stabilizzazione per questo tà sociale produce la “terziariz­ introduttiva (pp. 3-48), con tre magmatico corpo sociale in pre­ zazione del conflitto” e nuovi interventi che fissano sintetica­ da alle convulsioni della “disso­ “corporativismi categoriali”. mente l’attenzione — in chiave ciazione” generalizzata? Come Di qui la necessità, espressa da sociale, culturale ed economica supplire alla perdita di centrali­ Sapelli in conclusione, di un — sui mutamenti generali del tà da parte delle “aristocrazie nuovo rapporto di legittimazio­ mondo rurale italiano nell’ulti­ operaie qualificate e specializ­ ne tra élite dirigenti del conflit­ mo quarantennio, sofferman­ zate” e alla eclissi della “cultura to e massa dei rappresentati; dosi infine sulla situazione at­ della produzione, meritocratica che è anche necessità della tuale; una seconda, composta e fondata sulla legittima autori­ “scelta di un baricentro nel si­ invece di numerosi interventi Rassegna bibliografica 739

(Testimonianze regionali, pp. firma; il che rimanda purtrop­ ni scientifiche non certo prive di 49-518), che tenta una non sem­ po al prosieguo della ‘Campa­ spessore narrativo ma poco ap­ pre agevole messa a fuoco di al­ gna’, indirizzato al mondo sco­ pariscenti ed altre caratterizzate trettante realtà regionali o su­ lastico e ancora alle prese con da uno stile brillante, accatti­ bregionali. queste scelte non esattamente vante, di sicura presa sul lettore Al centro di tutto sta il concet­ proficue (cfr. Geno Pampaioni, medio ma, per contro, poco ri­ to di ruralità, che ha subito, dal La nuova ruralità, Bologna, spettose di fondamentali regole secondo dopoguerra ad oggi, Calderini, 1988). Per quanto scientifiche. profonde modifiche e nuova si­ concerne il presente volume, si Sull’altro versante va infine stemazione, anche sul piano so­ può segnalare il caso di Laura segnalato (ma non è il solo) il ciologico. È in effetti ‘agricolo’ Nola e Federico Orlando (Ter­ saggio L ’altipiano di Asiago: nel colui che produce qualcosa col moli: dove atterra la Fiat, pp. policentrismo economico (pp. lavoro nei campi; viceversa, è 355-375), i quali tendono ad in­ 125-152), in cui Mario Rigoni ‘rurale’ colui che risiede in cam­ terpretare con un limitato baga­ Stern dimostra come sia possibi­ pagna. Le due categorie sociolo­ glio critico le vicende economi­ le parlare con profonda compe­ giche (ma anche statistiche) che molisane dell’ultimo decen­ tenza del mondo rurale senza ri­ spesso coincidono, nel senso che nio; o quello di Giorgio Bocca, correre ai più frusti luoghi co­ chi produce reddito agricolo ri­ che si inoltra nella descrizione muni. Con il solito stile misura­ siede anche in campagna. Oggi, della ‘sua’ Valle d’Aosta (Valle to, evocativo, lo scrittore ci of­ tuttavia, soprattutto di fronte d ’Aosta: una nuova ruralità, fre una ulteriore lettura, in chia­ ad un vieppiù accentuato ritor­ pp. 51-67), tra perenni idilli e ce­ ve socioantropologica, di terre e no alla campagna, è fin troppo lebrazioni della Union Valdòtai- genti dell’altipiano di Asiago, evidente la difficoltà di giustifi­ ne laddove avrebbe sicuramente sintesi ragionata di quella storia care siffatto accostamento: se fi­ giovato una maggiore cautela che va arricchendo ormai da no a qualche decennio addietro è (cfr. Aa.Vv., Valle d ’Aosta. Un molti anni. Il contributo, anche stato possibile parlare di ruralità malgoverno tutto da scoprire, per merito di Ulderico Bernardi, in senso pressoché assoluto, og­ Aosta, Nuova Sinistra della Val­ si mostra molto attento a tutte le gi è invece indispensabile distin­ le d’Aosta, 1983; Aa.Vv., Au­ manifestazioni di una civiltà guere tra ruralità agricola e non tostrade ed impatto ambienta­ contadina in profonda crisi, ma agricola, introducendo il con­ le. Il caso della Aosta-tunnel non condanna emotivamente i cetto di “nuovaruralità”. del monte Bianco, idem, 1985; nuovi tempi, né esprime alcuna Senza dubbio, la seconda par­ Aa.Vv., Parchi e popolazioni forma di disprezzo nei confronti te del volume si mostra più cor­ locali. Il caso del Gran Paradi­ di turisti spesso incapaci di co­ posa ed originale della prima, so, idem, 1986). Il tutto in aper­ gliere l’essenza di molti aspetti ma, priva talvolta di un solido to contrasto con le più equilibra­ del mondo contadino. E su tutto filo conduttore, appare in alcuni te e penetranti osservazioni delle spicca il policentrismo economi­ casi discutibile. Per esempio, pagine conclusive del saggio che co peculiare al cosiddetto mo­ non si rivela sempre proficua la — venendo meno la narrazione dello veneto (cfr. Il Veneto, a decisione di affiancare, nella in prima persona e in mancanza cura di Silvio Lanaro, Torino, compilazione dei vari contribu­ di ulteriori informazioni — an­ Einaudi, 1984): ma senza falsi ti, uno scrittore o giornalista re­ drebbero attribuite al coautore ottimismi, con molte ed oppor­ lativamente affermato ad un Edoardo Martinengo. tune critiche, e con uno sguardo esperto in materia. In effetti, In sostanza, rimanendo nel­ non del tutto rassegnato verso il nonostante la difformità dei l’ambito di un’ottica divulgativa futuro. contributi, tipica delle opere a correlata con l’esigenza di un co­ Ciro Rocco più mani, è evidente che alcune stante e corretto inquadramento forzature in chiave metodologi­ scientifico (che ci pare l’obietti­ ca si sarebbero potute evitare vo di fondo dei curatori), l’an­ Mario Baldassarri (a cura di), puntando più sulla qualità del damento di questo ed altri con­ La politica industriale in Italia prodotto che sul prestigio della tributi oscilla fra argomentazio­ dal ’45 ad oggi. Fasi, intrecci, 7 40 Rassegna bibliografica prospettive ’90, Roma, Sipi, elaborazione delle linee strate­ porre ostacoli a quell’indispen­ 1990, pp. 348, lire 40.000. giche di cui esse abbisognava­ sabile razionalizzazione del si­ no. Le ragioni che hanno porta­ stema che avrebbe avuto come Di un fatto lascia convinti la to a questi esiti sono molteplici. naturale conseguenza la dimi­ lettura degli otto saggi che com­ Due vanno in particolare sotto- nuzione del potere del ministero pongono questa interessante lineate. La prima chiama in stesso.” (p. 38). La soppressio­ rassegna rivolta ad indagare la causa la questione ben nota del­ ne del ministero delle Ppss, in­ politica industriale dell’Italia la arretratezza della pubblica vocata ora anche attraverso la repubblicana, e cioè del defini­ amministrazione. Per essa, ad proposta di un referendum po­ tivo logoramento del vecchio esempio, gli incentivi alle im­ polare, non sarebbe dunque che modello di crescita economica prese sono stati prevalentemen­ un provvedimento indispensa­ che nel bene e nel male ha con­ te di carattere finanziario e in bile, quanto lungamente atteso, sentito al nostro paese di dotar­ quanto tali delegati al sistema per mettere fine a un dualismo si di un ragguardevole apparato bancario, peraltro pubblico. che, in specie nell’ultimo ven­ industriale e della sua conse­ Meno nota, ma non per questo tennio, ha gravemente ostacola­ guente inadeguatezza ad af­ meno importante, appare la se­ to i processi di razionalizzazio­ frontare la nuova e impegnativa conda questione, che chiama in ne del nostro sistema industria­ sfida concorrenziale che si è causa il dualismo privato-pub­ le, facendogli perdere un’occa­ aperta in questo fine secolo tra blico che si è venuto a creare sione forse decisiva per conqui­ i diversi sistemi industriali di nell’industria italiana e che è stare un ruolo importante nella un’economia mondiale sempre stato di fatto istituzionalizzato concorrenza internazionale. più globalizzata. Non essendo con la creazione di due specifici Il sostanziale disinteresse del pensabile di poter sintetizzare ministeri: quello dell’Industria potere politico verso i contenuti nel breve spazio di questa se­ e quello delle Partecipazioni concreti dell’attività economi­ gnalazione le analisi ed i risulta­ statali. Questo assetto ha impe­ ca, ha impedito che il processo ti dei singoli saggi, converrà dito, secondo quanto si afferma di ristrutturazione che l’indu­ soffermarsi su alcuni dei princi­ senza mezzi termini nel saggio stria italiana ha intrapreso a pali nodi irrisolti dello sviluppo di Romano Prodi e Daniele De partire dalla crisi petrolifera del industriale italiano a cui si fa Giovanni, Quarantacinque anni 1973, potesse essere guidato spesso riferimento in questi di politica industriale in Italia: verso quel necessario rinnova­ scritti che, se per un verso han­ protagonisti, obiettivi e stru­ mento che implicava il supera­ no contribuito a renderlo così menti, la formazione di un uni­ mento del vecchio modello di atipico, per un’altro verso rap­ co centro decisionale della poli­ sviluppo fondato sulle esporta­ presentano ormai un grave im­ tica industriale nazionale. “Il zioni e sui bassi salari. Per una paccio che ne rallenta il cammi­ Ministero dell’industria — essi più dinamica crescita del Pii, e no sul terreno dell’innovazione affermano — non ha mai potu­ dell’occupazione, sarebbe stato e della concorrenza. to esercitare un effettivo potere infatti necessario spostare il ba­ Il primo di questi nodi, con­ sull’insieme dell’industria ita­ ricentro del sistema industriale cordemente riconosciuto, che liana, essendo la sua azione li­ dalle vecchie produzioni a pro­ sembra costituire una costante mitata al governo dell’industria duzioni nuove, ad alta tecnolo­ nella storia della politica econo­ privata. Un’ulteriore conferma gia e ad alto valore aggiunto. mica del secondo dopoguerra, è poi fornita dal fatto che, nei Spesso, invece, si è assistito ad riguarda la persistente mancan­ governi di coalizione, i due mi­ una razionalizzazione ingegne­ za di un qualsiasi disegno stra­ nisteri sono stati sempre asse­ ristica operata dalle grandi im­ tegico di politica industriale. In gnati a uomini di partiti diversi, prese impegnate in produzioni questo vuoto, ha finito per pre­ mentre in quelli monocolore, a non più redditizie, che hanno valere quella ben nota politica uomini di correnti diverse. Il portato ad inevitabili tagli oc­ degli incentivi a “pioggia” che ministro delle Partecipazioni cupazionali non accompagnati non poteva certo fornire alle statali ha perciò ricercato il però da significativi aumenti imprese i riferimenti utili alla proprio ruolo soprattutto nel dei profitti. Solo con l’inizio Rassegna bibliografica 741 degli anni ottanta le grandi im­ ni offerte dai grandi paesi indu­ Dipartimento di stato del pe­ prese riescono finalmente a rea­ striali sono chiare e parlano di riodo 1957-1962, tratti da fondi lizzare quell’auspicato “riposi­ modernizzazione di infrastrut­ riservati dei National Archives zionamento tecnologico e di ture, reti, servizi, di potenzia­ americani o addirittura ottenuti mercato”, (Gian Maria Gros- mento del sistema scolastico e in visione dall’autore diretta- Pietro, La ristrutturazione dei del settore della ricerca avanza­ mente dal Dipartimento di sta­ grandi gruppi industriali, p. ta, di controllo dei fattori infla­ to in base al “Freedom of In­ 165) indispensabile per conse­ zionistici, di un sistema banca­ formation Act”. Da essi emer­ guire soddisfacenti profitti, ma rio e finanziario efficienti. Un ge chiaramente come la politica insufficiente, persistendo il gra­ programma impegnativo, come di Mattei e la forza industriale ve limite storico rappresentato si vede, la cui realizzazione e finanziaria dell’Eni rappre­ dal loro esiguo numero, e la lo­ sembra assumere oggi più le sentassero — agli occhi degli ro scarsa presenza sul mercato sembianze di un atto di fede americani — la più pericolosa internazionale, per riorientare che non i contorni di un reali­ incarnazione delle tendenze in avanti il nostro sistema indu­ stico programma di governo. neutraliste, terzomondiste e striale. Questo compito, del re­ ‘neoatlantiche’ emerse nella sto, in assenza di adeguate poli­ Domenico Preti politica estera italiana (e nel tiche industriali, non poteva partito democristiano) tra la certo essere svolto da quel set­ crisi del centrismo e la fase di tore tuttora fondamentale della Nico P errone, Mattei il nemi­ gestazione del centro-sinistra. nostra industria rappresentato co italiano. Politica e morte del Mattei non sarebbe dunque sta­ dalla media e piccola impresa, presidente dell’Eni attraverso i to ucciso per l’ostilità nutrita per la quale, del resto, i governi documenti segreti, Milano, nei suoi confronti dalle “sette regionali ancora non riescono Leonardo Editore, 1989, pp. sorelle” (la lotta con l’Eni po­ ad approntare piani di sviluppo 254, lire 26.000. teva dirsi terminata e già con­ integrati in grado di utilizzare cluso l’accordo con la Esso con pienezza (siamo al 40 per L’inchiesta di Nico Perrone Standard), né tanto meno dalla cento circa delle disponibilità: — ennesima rivisitazione dei mafia o dall’Oas algerina. La Patrizio Bianchi, Le politiche misteri politici che gravano sul­ tesi suggerita da Perrone è che industriali per le piccole e me­ la tragedia di Bascapè — non Mattei possa essere rimasto vit­ die imprese e il riorientamento aggiunge novità eclatanti a tima di una ‘covert action’ pre­ delle politiche comunitarie, p. quanto già ampiamente noto, ventiva manovrata dalla Cia in 197) i finanziamenti comunitari né manca di sollevare qualche corrispondenza all’acuirsi della disponibili. legittima perplessità, specie per tensione tra i due blocchi per la Alla vigilia del fatidico 1993, l’uso disinvolto di testimonian­ crisi dei missili sovietici a Cu­ quel malinteso strumento di po­ ze rese da protagonisti e testi­ ba. Con Mattei sarebbe stato litica industriale costituito dal­ moni (sempre direttamente in­ insomma eliminato l’uomo l’italico sistema erogatorio cen­ teressati e dunque più che so­ apertamente considerato negli tralizzato, burocratico, indivi­ spetti). Essa ha tuttavia il pre­ ambienti governativi degli Stati duale e clientelare, sembra dun­ gio essenziale di illustrare per la uniti il ‘vero’ ministro degli que destinato a finire. Inade­ prima volta con ricchezza di esteri italiano: egli fu liquidato guato rispetto alla nuova sfida dettagli e su fonti dirette la po­ per “l’immane disturbance europea si pone pure contro le sizione assunta tra la fine degli strategico-politica creata [...] regole dettate dalla Comunità anni cinquanta e i primi anni che si aggiungeva a quella, da in materia di concorrenza e di sessanta dal governo statuniten­ tempo assai nota, che si espli­ libero mercato. Per raccogliere se nei confronti della politica cava nel campo degli affari pe­ la sfida competitiva degli anni dell’Eni e del suo presidente. I troliferi”, nel timore che tale novanta con qualche possibilità documenti segreti annunciati strategia politica potesse giun­ di successo, altre saranno le vie dal titolo consistono infatti in gere a minare il quadro stesso da intraprendere. Le indicazio­ vari rapporti confidenziali del dell’Alleanza atlantica. 742 Rassegna bibliografica

Nella sua conclusione ‘fuori 1990, pp. 345, lire 32.000), senza possibilità di dubbi o at­ testo’, Perrone — membro del­ Giorgio Galli — studioso di si­ tenuazioni, ma in Galli ciò è ri­ lo staff centrale dell’Eni negli curo fascino e di grande varietà portato a cause e modalità pre­ anni in questione — disegna un di interessi, che dall’analisi po­ cise, in cui evoluzione e condi­ rapido ma efficace spaccato del litologica ed elettorale spazia zionamenti del processo storico gruppo dirigente raccolto intor­ alla storia delle dottrine e dei s’intrecciano con gli apporti no a Mattei: una rapida galleria partiti politici, alle indagini sul delle analisi suggerite dalla di ritratti nei quali ricorrono terrorismo e sulle culture alter­ scienza politica. Ciò a partire, misteriose contiguità con i ser­ native — ci propone, in circa in particolare, dalla riproposi­ vizi segreti italiani. quattrocento assai dense pagi­ zione netta della sua categoria Vale la pena qui di nominare ne, questa storia dei partiti po­ interpretativa riassunta nella due delle figure di maggior litici italiani dalla Resistenza a formula del “bipartitismo im­ spicco, destinate a fulgide car­ oggi, all’incontro con 1’ ‘Euro­ perfetto” (elaborata quasi un riere nei ranghi della ‘razza pa­ pa integrata’. Tra le due opere, quarto di secolo fa), secondo drona’ della borghesia di stato: peraltro, vi è un filo di raccor­ cui la storia politica e partitica Eugenio Cefis, vice di Mattei, do ben visibile e persuasivo, italiana ha ben conosciuto, e “ex comandante partigiano e fi­ nella prospettiva dell’autore, costantemente vissuto, la regola ne uomo di intelligence” che dal momento che una delle pre­ aurea delle democrazie rappre­ “convogliò all’Eni diverse per­ messe dichiarate del suo discor­ sentative occidentali consistente sone provenienti dal Servizio so centra proprio il divario, an­ nell’esistenza di blocchi con­ Informazioni Militari-Sim”; e che in questo campo tra Italia trapposti, ma in modo del tutto Pietro Sette, “avvocato della ed Europa, e non solo, conside­ parziale e perverso, espungendo haute romana, ex ufficiale dei rato pure che egli ritiene l’im­ da essa il corollario sostanziale carabinieri nel Sim” e “creatore patto europeo sul sistema parti­ delTalternanza/alternativa, le­ del complesso intreccio finan­ tico nostrano uno di quei fatto­ gittima e fisiologica, tra l’uno e ziario che consentì all’Eni di ri esterni suscettibili di influen­ l’altro, o gli altri, nella funzio­ realizzare la rottura delle condi­ ze positive decisive. ne di governo che invece, nel zioni del cartello petrolifero in­ È comunque il caso di preci­ caso in questione, è rimasta ap­ ternazionale”. Questa peculiare sare che l’opera risulta, in buo­ pannaggio esclusivo della De. formazione della dirigenza del­ na sostanza, una complessa e Da qui, le difficoltà e le stor­ l’ente petrolifero di Stato meri­ tendenzialmente ‘globale’ storia ture, sul piano storico e politico terebbe certo un’attenzione as­ politica d’Italia dalla Resisten­ concreto, come sul terreno della sai più metodica, e illumina co­ za a oggi come e in quanto sto­ strumentazione scientifica e munque più di ogni altra consi­ ria del suo peculiare sistema teorica da impiegare nella rela­ derazione lo scenario di oscure partitico. È in questo senso, tiva analisi. Si pensi alla stessa trame nel quale si svolse l’intera l’insistenza costante sul tasso di periodizzazione scandita da tut­ vicenda dell’Eni di Mattei fino specificità, meglio di ‘anoma­ ta una serie di comportamenti al suo tragico epilogo. lia’, che tale sistema contiene e surrogatori e vicari, in luogo che è alla base della contraddi­ dell’alternanza assente, e ruo­ Stefano Battilossi zione di fondo tra positività del tante in definitiva sul doppio ruolo dei partiti stessi nello svi­ ruolo svolto dalla De, di gover­ luppo politico e sociale generale no e di opposizione a un tem­ Giorgio Galli, I partiti politici del paese nell’ultimo mezzo se­ po, che Galli passa in lunga e italiani - 1943-1991. Dalia Resi­ colo, e il deficit serio di imma­ articolata rassegna narrando stenza all’Europa integrata, gine, ma anche di funzionalità e con abilità e sicurezza una vi­ Milano, Rizzoli, 1991, pp. 388, rendimento. La critica ai partiti cenda aggrovigliata. E lo fa an­ lire 38.000. e alla degenerazione del sistema nodando i fili delle biografie su di essi fondato, in pratica personali dei leader ai dati elet­ Dopo la Storia dei partiti po­ un’arrogante quanto inerte par­ torali, le vicende congressuali ai litici europei (Milano, Rizzoli, titocrazia, è un dato di fatto rapporti tra i vertici, le organiz­ Rassegna bibliografica 743 zazioni e le rispettive ‘basi’ so­ sviluppo di ogni principio di menti elettorali, e referendari, il ciali e politiche, la sfera dei autoconservazione oligarchica, progetto di De Mita di recupero comportamenti collettivi e dei fino alla spallata di fine anni di centralità e unità per la De, movimenti all’orizzonte delle sessanta e poi di metà anni set­ le prime presidenze laiche e so­ istituzioni formalizzate. Scorro­ tanta (divorzio, terremoto elet­ cialiste a palazzo Chigi e al no così, sotto gli occhi del letto­ torale, giunte locali di sinistra, Quirinale, il declino della mag­ re via via sempre più ‘testimone eccetera). Alle novità, però, si gioranza di centro, la svolta a partecipante’, gli anni della ri­ accompagnano le resistenze e le cavallo tra il 1984 e il 1985 con fondazione e della lotta resi­ controspinte, pericolose e san­ il nuovo protagonismo sociali­ stenziale, fino al definitivo inse­ guinarie: prima la strategia del­ sta (Craxi) e i prodromi della diamento dei partiti di massa e la tensione, gli opposti estremi­ clamorosa, ma annunciata, alle scelte del biennio decisivo smi, lo stragismo, il sacrificio sconfitta del leader cattolico ir- (1947-1948), la cui eredità si fis­ di Moro alle soglie della solida­ pino, ad opera del suo stesso sa già nel primato dei partiti rietà nazionale, la fase di mag­ partito, insofferente di fronte a sulla società civile, di élite e ce­ giore vicinanza tra De e Pci. E guide monocratiche e a cumuli ti politici gradualisti e mediato­ su punti delicati come questi, il di cariche decisive, di governo e ri, nella inferiorità introiettata Galli politologo e il Galli anali­ di partito appunto. In ogni cir­ dalla sinistra dogmaticamente e sta dell’insorgenza terroristica costanza, le logiche di partito, nella persuasione — pure con­ (cui ha dedicato un importante dei partiti e del relativo sistema, tro l’evidenza e contro i mes­ volume pochi anni fa) si cimen­ si sono mostrate più forti di saggi salenti dal basso — della tano assieme nell’arduo compi­ qualunque altra cosa, nel bene egemonia moderata nel e sul to di decifrare e spiegare. La e nel male, quando rappresen­ paese. sua tesi al riguardo è che le Bri­ tano un elemento di forza e di Così, ancora, i tempi della gate rosse siano state utilizzate identità, ma anche quando indi­ ‘legge truffa’ nel 1953, un ten­ a fini di stabilizzazione dal ‘go­ cano debolezza o disvalore. E tativo di chiudere la partita po­ verno invisibile’ che trovò allora si coglie il senso della litica congelando la superiorità espressione in poteri occulti, contraddizione di fondo richia­ del ‘centro’ con artefici e mec­ come la P 2, e in settori, poi mata in principio e che può an­ canismi istituzionali ed elettora­ detti deviati, dei servizi segreti cora esprimersi nella incapacità li in senso antiproporzionalista, (pp. 188 seguenti). Inoltre, egli del sistema ad autorigenerarsi, e più tardi, fallita tale via, quel­ nega che sia stato il partito ar­ accoppiata al discreto stato di li del dispiegarsi della strategia mato, con la sua iniziativa ten­ salute e alla suscettibilità a con­ fanfaniana di ristrutturazione dente a strappare al Pei il con­ tagi positivi, specie se prove­ interna della De e di controllo senso delle masse attraverso nienti dall’esterno (dal contesto sull’economia nazionale. Di un’esasperazione della tensione europeo, ad esempio). passo in passo, si giunge alla sociale, a far fallire il compro­ In chiusura è proprio su que­ stagione del centro-sinistra e messo storico, radicato, vice­ sto punto che si innestano le ri­ quindi di Moro, con l’ingresso versa, nella inclinazione al con- flessioni finali dell’autore, travagliato del Psi nell’area di sociativismo propria di quel prendendo le mosse dall’indi­ governo, ostaggio più che pro­ partito. Tutto sommato, affer­ menticabile 1989 e dialogando tagonista in un disegno che ma Galli, a trarre nell’immedia­ con studiosi e scienziati del cali­ punta alla rottura delle aggre­ to il maggior giovamento dalla bro di Duverger e Sartori, Lij- gazioni a sinistra e di eventuali vicenda Moro e dal brigatismo parth e Offe, ma soprattutto costruzioni di referenti forti a rosso è stata la De, enfatizzan­ Robert Dahl e le sue teorie su destra. Sullo sfondo, tuttavia, do l’emergenza terroristica e realtà e sviluppi della democra­ permane, secondo Galli, la piegando a tale esigenza di dife­ zia. Per Galli è fondamentale “lentezza decisionale dei parti­ sa sia il Pei che il Psi. l’intreccio tra democrazia elet­ ti”, frutto e causa del loro pro­ All’ultimo decennio è in pra­ torale e democrazia referenda­ gressivo autonomizzarsi dalla tica dedicata metà del libro: i ria, in cui potranno giocare un società civile e del rigoglioso numerosi e incalzanti appunta­ ruolo di primo piano i movi­ 744 Rassegna bibliografica menti che sapranno essere un nell’ordinamento giuridico e tra neofascismo e stragismo e lievito per la società senza av­ nelle strategie di partiti e sinda­ infine di Enrico Pisetta sulla mi­ viarsi però a forme di gestione cati. Come per molti aspetti del­ litanza nel terrorismo di destra. di alcun potere decisionale. Co­ la ‘storia del presente’, gli unici La politica e la violenza presen­ sì potranno allargare i confini abilitati a parlare su questi ar­ ta invece alcuni saggi più ‘teori­ della democrazia rappresentati­ gomenti sono stati di frequente i ci’, come quello di Max Kaase va ancorata a sistemi pluriparti­ giornalisti, convertitisi con sca­ su partecipazione, valori e vio­ tici, influenzando l’esercizio denti risultati in sociologi, poli­ lenza politica, di Luigi Manconi della sovranità attraverso i com­ tologi e a volte addirittura in sull’‘antifascismo assoluto’ e di portamenti collettivi (come av­ storici. Fra le rare eccezioni Catanzaro sul rapporto con la viene in certo modo per l’ecolo­ spicca il lavoro intrapreso, or­ violenza nel racconto dei terro­ gismo, il femminismo, il pacifi­ mai da diversi anni, dall’Istituto risti; a fianco troviamo una ‘fi­ smo eccetera). Si tratta di una di studi e ricerche Carlo Catta­ nestra’ di Fernando Reinares strategia invitante ma comples­ neo. L’istituto bolognese, dopo sul caso spagnolo, e gli inter­ sa, che assegna un posto crucia­ aver sostenuto i primi lavori di venti di Gianfranco Pasquino le all’informazione, che deve es­ ricerca di Donatella della Porta sulle analisi dei terrorismi ad sere la più ampia possibile per­ e di Gianfranco Pasquino, ha opera dei vari presidenti del ché i cittadini comuni (demos) promosso un ambizioso piano Consiglio succedutisi nel perio­ accorcino le distanze che li sepa­ di lavoro che prevede la pubbli­ do in questione e quello di Giu­ rano dalle élites, in un azione cazione di cinque volumi. In seppe de Lutiis sul fenomeno costante e circolare, diffusa, di questa sede mi soffermerò sui politico e giuridico della disso­ più ristretti circuiti (i minipopu- primi due, curati da Raimondo ciazione. lus di Dahl) cui affidare la Catanzaro, ripromettendomi di Per motivi di spazio, non è scommessa di una vittoria futu­ tornare sull’argomento, in ma­ possibile soffermarsi sui nume­ ra, desiderabile, della democra­ niera più articolata, al momen­ rosi spunti stimolanti offerti zia — governo del demos — sul to della pubblicazione dell’inte­ dalla ricerca; quello che vorrei “governo dei custodi”. ra opera (il terzo volume, Il ter­ sottolineare, oltre all’importan­ rorismo di sinistra, curato da za generale di questi lavori, che Guido D’Agostino Donatella della Porta, è uscito per prima cosa aiutano a sgom­ quasi contemporaneamente, brare il campo dall’utilizzo del­ mentre si è in attesa degli ultimi la categoria “terrorismo” a fa­ Raimondo Catanzaro (a cura due, entrambi curati da Catan­ vore dell’analisi attenta delle di), Ideologie, movimenti, ter­ zaro e Luigi Manconi). differenti modalità di azione, rorismi, Bologna, Il Mulino, Ideologie, movimenti, terro­ ideologie e capacità organizzati­ 1990, pp. 239, lire 20.000. rismi si caratterizza per essere ve dei terrorismi (sia di destra Id., La politica e la violenza, maggiormente legato alle inter­ che di sinistra), è l’attenzione, Bologna, Il Mulino, 1990, pp. viste realizzate dai ricercatori ad figlia della scelta metodologica 267, lire 30.000. alcuni protagonisti della lotta dello strumento dell’intervista e armata: troviamo qui, oltre al­ della storia di vita, ai percorsi I fenomeni del terrorismo e l’introduzione teorica del cura­ soggettivi dei militanti della lot­ della lotta armata hanno pro­ tore, interventi di Luisa Passeri­ ta armata. Da qui le pagine dotto, oltre a una luttuosa scia ni sulla metodologia dell’inda­ estremamente interessanti di di sangue, un gran desiderio di gine, di Sidney Tarrow sulla No varo sul ruolo della rete ami­ rimozione collettiva, nel mo­ violenza e il ciclo di protesta, di cale nell’esperienza di Prima li­ mento della loro sconfitta poli­ Donatella della Porta sugli in­ nea (a tal proposito si può vede­ tica e militare. Si voleva dimen­ centivi alla militanza nel terrori­ re il film di Spinelli e Grassini, ticare un quindicennio dramma­ smo di sinistra, di Claudio No­ Roma, Paris, Barcellona, l’uni­ tico, che oltre alle vittime aveva varo sul ruolo delle reti di soli­ ca operazione cinematografica provocato gravi arretramenti darietà nella lotta armata, di italiana non ridicola sulle vicen­ nella coscienza democratica, Maurizio Fiasco sul rapporto de del terrorismo), o quelle di Rassegna bibliografica 745

Manconi sul fascismo assunto versi, vi vengono solo ribaditi e, re”, speculare all’assolutismo come schmittiano ‘nemico asso­ nel caso, precisati gli spunti monarchico che pure avrebbe luto’ nella fase aurorale del ter­ contenuti già in Verso una nuo­ inteso storicamente soppianta­ rorismo di sinistra, oppure va costituzione (Milano, Giuf- re, a partire dalla Rivoluzione quelle di Catanzaro sull’ambi­ frè 1983) e in alcuni interventi francese, e che da Miglio viene guo rapporto di rimozione e tec- successivi, ma non mancano pu­ considerato alle origini di tante nicizzazione della violenza nella re degli aggiornamenti sostan­ perversioni e imbarbarimenti memoria dei terroristi. Sicura­ ziali e qualche novità. Il noccio­ sia politici che istituzionali. mente grazie a questi due primi lo del ‘Miglio-pensiero’ è peral­ Tornano in queste pagine i ri­ volumi l’operazione dell’Istitu­ tro sufficientemente noto, e co­ ferimenti al modello mediterra­ to Cattaneo sembra partire con munque a suo tempo, e poi ri­ neo, precipuo ma non esclusivo il piede giusto, nonostante le correntemente, divulgato anche del Sud e da qui dilagato in tut­ perplessità che alcuni saggi la­ sui rotocalchi alla moda, fino ta l’Italia, centrato sul primato sciano, in particolar modo quel­ alle ultime e ultimissime ‘indi­ del potere personale — protetti­ li che si riferiscono ai terrorismi screzioni’ che lo hanno dipinto vo e clientelare — che non sulla di destra; non resta a questo ai servizio delle destre, quelle autorità impersonale della nor­ punto che aspettare la pubblica­ ‘per bene’ e quelle un po’ meno ma, ed a quello continentale zione dei successivi volumi, spe­ raccomandabili, e anche come poggiato invece sulla prevalenza rando che essa serva di stimolo uno dei profeti del leghismo inversa. E su questo scenario di per aprire una nuova stagione di lombardo. costituzioni entrambe ‘perdute’ ricerche e di analisi. Nei fatti, attaccato a modelli o ‘mancate’ (visto che l’Italia ultraelitari, con consistenti sfu­ sabauda si diede, da nazione Marco Grispigni mature di razzismo e una non mediterranea, un assetto costi­ dissimulata allergia per le forme tuzionale di tipo europeo conti­ della democrazia parlamentare nentale senza riuscire a regger­ Gianfranco Miglio, Una Co­ e borghese, Miglio professa il lo), riemerge il disegno di una stituzione per i prossimi tren­ verbo panriformatore, di stile nuova forma istituzionale gene­ tanni. Intervista sulla Terza altotedesco, e appunto antipar­ rale che investe anche la sfera Repubblica, a cura di Marcello lamentare e antiborghese, in no­ economica, che prevede la di­ Staglieno, Roma-Bari, Laterza, me di una società e di uno Stato stinzione tra capo dello Stato e 1990, pp. 178, lire 16.000. in cui rivivano gli antichi ‘ceti’, capo del governo, quest’ultimo come necessarie articolazioni e eletto direttamente dal popolo Animatore del Gruppo di Mi­ differenziazioni del corpo socia­ (curiosamente è la ultima pro­ lano, segnalatosi per una ipotesi le contro il ‘cancro’ dell’egua­ posta occhettiana!) in simulta­ organica di trasformazione isti­ glianza e delle tensioni egualita­ nea con l’elezione dell’assem­ tuzionale del nostro ordinamen­ rie su cui troverebbero facile blea e con facoltà piena di sce­ to assai discussa nella prima presa i regimi tirannici. gliere i ministri (che non posso­ metà degli anni ottanta, e tena­ In termini più strettamente no essere al tempo stesso anche ce quanto radicale critico dell’e­ costituzionali, del resto, il pun­ parlamentari), il tutto in un conomia assistita, della società to di fondo si conferma quello quadro di forti poteri e di forti e della politica egemonizzate dai del “ripristino di un equilibrio controlli culminanti nelle figure partiti, Gianfranco Miglio, tec­ di organi non reciprocamente peculiari del procuratore della nico delle istituzioni e scienzato sostitutivi, una poliarchia nella Costituzione e del procuratore della politica in forza alla Cat­ quale ci sia una pluralità di cor­ civico. tolica di Milano, si affida que­ pi rappresentativi, e non più un Ovviamente, ogni passaggio sta volta, per un ulteriore ‘ri­ parlamento unitario e sovrano, nel discorso di Miglio non con­ chiamo’ delle sue idee e teorie, se non in casi eccezionali” (p. siste solo di provocazioni o di all’intervista laterziana raccolta 74). Dunque una polemica al­ critiche, il più delle volte impie­ e curata dal ‘montanelliano’ l’ultima sillaba contro il cosid­ tose, contro i costumi politici, Marcello Staglieno. Per molti detto “assolutismo parlamenta­ burocratici, istituzionali del no­ 746 Rassegna bibliografica stro paese, bensì anche di arti­ ler negare coincidenze di vedute Montini, “un enorme malinte­ colate e colte argomentazioni, su specifici parziali punti (leggi so”; forse addirittura un grande che rifanno le bucce a tanti ca­ elettorali e referendum, ad muro di separazione, secondo il pisaldi della cultura storica e esempio, o talune affermazioni linguaggio di un altro protago­ politica nazionale. Che poi egli sul federalismo e sul tema delle nista della storia religiosa con­ abbia effettivamente ragione o autonomie locali). È proprio temporanea che Montini cono­ che non cada in vistose contrad­ che il quadro di partenza e le sceva bene per averlo letto pri­ dizioni o sovrapposizioni inde­ prospettive di arrivo apparten­ ma di venire a Milano, il cardi­ bite di piani, questo è tutt’altro gono a un universo, teorico e nale Suhard, arcivescovo di Pa­ conto. Così è per l’insistito ri­ pratico, che non ci appartiene in rigi negli anni quaranta, e pro­ chiamo a una Terza repubblica alcun modo e che anzi cooperia­ tagonista di tutte le ricerche e i ormai prossima e inevitabile, vi­ mo a contrastare attivamente. tentativi per superare quel mu­ sto che la Prima non è in pratica Nell’intervista non se ne parla, e ro, o dissipare quel malinteso. Il mai esistita (anche per la dabbe­ pertanto ignoriamo quali siano quadro in cui si muove l’azione naggine dei costituenti di oltre le sanzioni previste, nel mondo di Montini, e quindi la ricerca di quarant’anni fa), sepolta dalla di Miglio, per i dissenzienti; ma Giselda Adornato, è variegato: Seconda che si è affermata nei intanto, se lui è — come ha det­ le Adi, verso le quali Montini fatti sulle ceneri indotte della to Andrea Barbato — un “gia­ non aveva mai nascosto le sue precedente; oppure per la con­ cobino di destra”, chi non ne propensioni, destinate però a danna senz’appello della parti­ condivide le impostazioni, può scelte non sempre condivise; la tocrazia intrecciato al dichiara­ solo essere un giacobino di sini­ Cisl provinciale, “che presenta to interesse per le soluzioni dit­ stra? un alto livello di elaborazione tatoriali, o, ancora, per l’osses­ Guido D’Agostino intellettuale ed una prassi di lot­ sivo vagheggiamento di un ta che si sforza di sorpassare i ‘grande decisore’, mentre si so­ dettami della dottrina sociale stiene la continuità tra fascismo Giselda A dornato, Giovanni cattolica, nel tentativo di un di­ e repubblica antifascista. Trop­ Battista Montini. Religione e la­ stacco antiideologico dal con­ pa grazia, in definitiva, come voro nella Milano degli anni fessionalismo” (p. 20); l’Unione sempre corrosiva e senza cura o ’50, prefazione di Giorgio Ru­ che raggruppa i dirigenti e gli interesse per l’uomo comune di mi, Brescia, Morcelliana, 1988, imprenditori cattolici, e che cui un popolo e un paese sono pp. 162, lire 18.000. “conduce ormai una politica di in buona sostanza costituiti, ma poco peso, dopo alcuni anni di anche senza lumi reali sul con­ Alla bibliografia montiniana, lavoro concreto e produttivo”; creto ‘come cambiare’ e sulle discretamente cresciuta in que­ l’Università cattolica, in un mo­ possibilità di acclimatare ai fatti sti ultimi anni grazie soprattutto mento di assestamento, dopo la e ai problemi di casa nostra all’Istituto Paolo VI di Brescia, stagione dei ‘professorini’, sui (Gladio e P 2 inclusi, evidente­ si aggiunge un nuovo titolo; e si temi economico-sociali; l’Azio­ mente, anzi fondanti) le prescri­ tratta di una ricerca che ha una ne cattolica, che risente anche in zioni ‘cliniche’ suggerite o im­ sua originalità, che individua un loco della crisi centrale legata poste da questo novello Pigma- tema relativamente poco studia­ alle vicende di Carlo Carretto e lione delle forme politiche e isti­ to, ma non per questo meno si­ Mario Rossi, mentre in alcuni tuzionali. gnificativo. gruppi giovanili emerge, sotto La questione è che a noi non L’autrice studia il pensiero e l’influsso di Giuseppe Lazzati, sembra che i rimedi indicati da l’azione di Giovanni Battista un nuovo modo di riflettere sul­ Miglio possano salvarci dai guai Montini, arcivescovo di Mila­ l’inserimento del laico nella sto­ in cui siamo ma che, al contra­ no, nei confronti del mondo del ria. Infine, i gesuiti che si espri­ rio, possano procurarcene an­ lavoro; anzi, più esattamente le mono nella rivista “Aggiorna­ che di peggori, se possibile, e sue riflessioni sui difficili rap­ menti sociali”, che opera anche ciò senza voler disconoscere porti tra religione e lavoro, due in vista di rendere familiare al dottrina e talento altrui, né vo­ termini tra i quali esiste, per mondo cattolico “la compren­ Rassegna bibliografica 747 sione cosciente dei ritmi della Siri, qualche volta su posizioni quella direzione”, magari per moderna società industrializza­ non proprio identiche. Ma que­ verificare il successivo cammino ta” (p. 21), e dedica quindi largo sto non lo mette al riparo da del Montini-Paolo VI nei con­ spazio ai temi operai e sindacali qualche “sotterraneo attrito con fronti del mondo del lavoro. E e a tutti i problemi del lavoro. questa classe dirigente”, che tal­ in conclusione mi permetto an­ In questo quadro, l’autrice volta gli fa i dispettucci, magari ch’io di auspicare quelle ricer­ privilegia quindi le istituzioni pubblicando censurato il testo di che, magari anche per meglio operanti specificamente nel un discorso tenuto agli operai di presentare un problema cui l’au­ mondo del lavoro: le Adi, il sin­ Sesto San Giovanni. trice accenna solo superficial­ dacato, gli imprenditori e gli Un momento di verifica per il mente, quando forse avrebbe operatori economici, studiando lavoro pastorale montiniano sa­ potuto dedicarvi qualche atten­ l’atteggiamento dell’arcivesco­ rà rappresentato dalla grande zione in più. Adornato ricorda vo nei loro confronti e le rispo­ missione straordinaria del 1957, che “l’arcivescovo non ha mai ste degli interessati. Sullo sfon­ che si svolge nel mese di novem­ fatto uso di strumenti nuovi per do, a fare da cornice ma anche a bre e tiene impegnati 1288 predi­ affrontare la fabbrica o l’azien­ suggerire la chiave di lettura di catori, fra i quali anche i cardi­ da” (p. 113), convinto della im­ certe evoluzioni, il dibattito sul­ nali Siri e Lercaro. La missione possibilità di istituire a Milano la scelta socialista delle stesse verrà diversamente giudicata, quanto vi era a Torino, Bologna Adi e l’emergere dell’ipotesi del anche dai protagonisti: con giu­ e Genova, i cappellani di fabbri­ centro-sinistra. Montini analiz­ dizi opposti, dalle esaltazioni ca; e profondamente incerto sul­ za, interviene spesso, vuole far apologetiche del quotidiano la risposta data da alcuni am­ capire che la Chiesa è presente al “L’Italia” fino a quelli molto bienti francesi, con i preti ope­ mondo del lavoro, e vorrebbe critici del giornale di don Maz- rai. Ma l’autrice, ricordando anzi esserlo di più, anche se non zolari, “Adesso” (interessante queste incertezze di Montini, ci­ intende schierarsi o fare scelte di notare che la lettura delle rifles­ ta poi una sua frase che sembre­ parte che ritiene non consone al­ sioni che la curia e lo stesso rebbe escludere radicalmente la la propria missione. L’arcive­ Montini faranno degli esiti della scelta francese. Ed è qui che na­ scovo rivela il suo stile di uomo missione sembrano dare ragione scono le perplessità. Certo, in ricerca, il suo approccio ai al secondo più che al primo). Le Adornato dice che sarebbero ne­ problemi preceduto sempre da attente analisi dell’autrice le per­ cessarie indagini specifiche in un’analisi attenta, il suo rifiuto mettono in conclusione di affer­ proposito. Non facili, aggiungo dell’improvvisazione; e quindi mare, a ragione, che l’atteggia­ io, causa il difficile accesso alla anche la sua convinzione, più mento di Montini subisce una documentazione. Ma alcune co­ volte ribadita, della fragilità di chiara evoluzione su questi temi; se già si sanno, alcune sono ad­ un’interpretazione rigida della certo, il distacco culturale resta, dirittura pubblicate. Fu Montini dottrina sociale della Chiesa, non si può pensare che un perso­ a.seguire, con attenzione, da Ro­ quasi fosse un codice di riferi­ naggio nato e cresciuto lontano ma, le vicende dei preti operai mento, e non uno stimolo alla ri­ dal mondo del lavoro, e impe­ francesi; fu Montini arcivescovo cerca, su un terreno in continua gnato tutta la vita in un’attività a ricevere a Milano una delega­ evoluzione. Rispettoso degli al­ piuttosto estranea alle classi la­ zione dalla Francia composta da tri fino allo scrupolo, Montini voratrici, potesse modificare la alcuni preti operai e alcuni re­ “conduce una grande apologia sua personalità profonda. Ma sponsabili del movimento. Fu del diritto-dovere della Chiesa un percorso è stato compiuto, e infine Paolo Vi ad autorizzare la ad intervenire nelle questioni partendo “dalle concezioni tra- ripresa dei preti operai francesi, che riguardano il lavoro” (p. dizionaliste e paternaliste della messi al bando negli anni di Pio 73), anche se poi tende a sfuma­ giovinézza”, Montini perviene XII, con una decisione poi con­ re le sue posizioni nei confronti ad una sempre maggiore apertu­ fermata da Giovanni XXIII. ad esempio degli imprenditori, ra al sociale (p. 146). Come note, e piccoli indizi: che quasi timoroso di invadere un L’autrice auspica quindi che forse potevano evitare all’autri­ campo coltivato dal cardinale siano svolti “ulteriori studi in ce, così attenta a presentarci un 748 Rassegna bibliografica

Montini problematico e sempre delle lavoratrici tessili colpite dovuto, la costante attenzione in ricerca, di farlo apparire trop­ dalla ristrutturazione del settore che la collana “Paedagogica” po schierato a proposito di un (pp. 44-48). Tuttavia l’unità sin­ della bresciana Editrice La problema tanto discusso e mai dacale non sembra essere anda­ Scuola da alcuni anni a questa del tutto risolto. ta, anche localmente, molto ol­ parte va dedicando alla storia tre l’occasionale unità d’azione. della scuola italiana dalla fine Maurilio Guasco La Camera del lavoro operò an­ della seconda guerra mondiale che sul territorio; alle pp. 41-44 ai giorni nostri. Parimenti non si è ricostruito un episodio di sto­ può non definire come il più si­ Vittorio Naldini, I rossi, i ria dell’agricoltura e del territo­ gnificativamente impegnato nel­ bianchi, ì padroni. Lotte sinda­ rio (il “canale di irrigazione del­ la ricostruzione di una intricatis­ cali a Bergamo 1949-1965, Ber­ l’Isola”), che la vide impegnata sima storia scolastica quel grup­ gamo, Il filo di Arianna, 1989, direttamente in armonia con l’i­ po di studiosi che alla detta col­ pp. 176, lire 15.000. niziativa nazionale del Piano del lana fa capo o che dai suoi cura­ lavoro della Cgil. Abbondanti le tori è ispirato ed orientato. I vo­ È un’altra pubblicazione che note, che informano minuziosa­ lumi di Roberto Sani e di Angelo arricchisce la collana che lo stes­ mente su moltissime persone che Gaudio, che seguono Chiesa e so editore ha dedicato alla Storia furono e talvolta sono ancora progetto educativo nell’Italia di Bergamo e dei bergamaschi, attive nella politica e nel sinda­ del secondo dopoguerra 1945- (a cura della Banca popolare di cato lombardi. 1958, a cura di Luciano Pazza- Bergamo, Bergamo, 1959) come Infine il libro è in parte un’au­ glia, e I cattolici e la scuola dalla suona il titolo della classica ope­ tobiografia dell’autore, che fu Costituente al centro-sinistra di ra di Bortolo Belotti. Quando la dirigente nazionale dei giovani Giorgio Chiosso, entrambi editi fatica di quest’ultimo sarà pro­ socialisti, sindacalista (e in que­ nel 1988, benché certamente di­ seguita, nella ricerca di Vittorio sto caso la sua storia personale si versi non solo tematicamente Naldini si troveranno la maggior identifica con quella della Ca­ ma anche dal punto di vista me­ parte dei fatti e documenti rela­ mera del lavoro, di cui era cose- todologico e interpretativo, fan­ tivi alla storia del movimento gretario), eletto nei consigli co­ no comunque parte del medesi­ operaio nel periodo considera­ munale e provinciale di Berga­ mo e vasto progetto storiografi- to. La cronologia delle lotte ope­ mo e in Parlamento per le legi­ co di analisi del blocco di forze raie è intersecata dalla ricostru­ slature 1963-1968 e 1968-1972, culturali e sociali, religiose, as­ zione puntuale di alcuni fatti sa­ prima per il Psi e poi per lo sociazionistiche, politiche e par­ lienti, tra i quali l’occupazione Psiup.Nel 1972 entrò nel Pei. titiche che ‘fecero’ la politica di una fabbrica tessile a Sarnico scolastica della repubblica ita­ nel 1961, sgombrata dalla poli­ Emanuele Tortoreto liana all’indomani della Resi­ zia con un morto (Mario Savol- stenza e successivamente. E an­ di) e sette feriti (pp. 68-71). Am­ cora, pur se lavori di certo diver­ piamente documentata è altresì Roberto Sani, Le associazioni si, sono entrambi accomunati da la storia della Camera del lavoro degii insegnanti cattolici nel se­ un profondo impegno culturale di Bergamo, dal suo secondo condo dopoguerra (1944-1958), e da una perizia storica e storio­ congresso nel 1949 al sesto nel Brescia, Editrice La Scuola, grafica di considerevole livello e 1965, nonché le durissime rela­ 1990, pp. 224, lire25.000. sostenuti da una documentazio­ zioni intersindacali (i “rossi” e i Angelo Gaudio, La politica ne ricchissima, costituita in gran “bianchi”, appunto), e di en­ scolastica dei cattolici 1943- parte da fonti memorialistiche trambi contro i “padroni”. 1953. Dai programmi all’azio­ ed archivistiche del tutto inedite. Come è noto, il bergamasco è ne, Brescia, Editrice La Scuola, Il libro di Sani segue per un sempre stata una provincia bian­ 1991, pp. 182, lire 25.000. quindicennio i due soggetti sco­ ca. Ma risulta anche da queste lastici, pedagogici e didattici, e cronache una notevole combat­ Non deve sfuggire, e non può quindi educativi, che accompa­ tività operaia, particolarmente non essere sottolineata nel modo gnarono politicamente, e non Rassegna bibliografica 749 sempre meccanicamente, il di­ non trascurabile alla democra­ sia della presidenza del Consi­ spiegamento della strategia go­ tizzazione della scuola e della vi­ glio che del dicastero della Pub­ vernativa in fatto di scuola. ta ed opera professionale degli blica istruzione. Praticando L’Unione cattolica italiana inse­ insegnanti. Nel fare ciò, le due questi itinerari, Gaudio ci dà un gnanti medi e l’Associazione ita­ associazioni poterono avvalersi quadro esauriente del tipo di do­ liana maestri cattolici sono stu­ al proprio interno di forze pro­ manda educativa che subito do­ diati dalla loro nascita fino al di­ gressive che sempre si mossero po la guerra si leva ‘dal basso’, battito sul Piano decennale, che nella convinzione che la scuola dalle organizzazioni ‘spontanee’ sollecitò e caratterizzò la rifles­ per tutti fosse la via privilegiata e non del mondo cattolico, in cui sione scolastico-educativa alla alla crescita della democrazia e fra tante incertezze, fra spinte fine degli anni cinquanta. Da che il miglioramento della scuo­ conservatrici e moderatamente Sani, l’Aimac e Uciim sono visti la e la crescente espansione della progressiste, si ripropone co­ come l’espressione più compiuta sua fruizione popolare non si munque una dottrina educativa della presenza militante dei cat­ potesse avere senza la definizio­ che si fonda sul primato della fa­ tolici nel mondo della scuola ed ne di una nuova figura di inse­ miglia e sulla subordinazione ad all’interno dei processi formati­ gnante, in cui l’integrazione di essa dello Stato. Medesima ana­ vi. Infatti, è proprio dall’azione professionalità e di spiritualità lisi è condotta sugli organismi cattolica e dagli ambienti con­ cattolica potessero dare nuovi ecclesiastici più importanti, da fessionali che prende corpo, per vigori per la riforma scolastica e cui emerge una dottrina educati­ poi realizzarsi, l’ipotesi di ‘costi­ per il progresso educativo e mo­ va per molti versi arretrata, che tuire’ o di ‘inquadrare’ all’inter­ rale. non ha subito i benefici effetti di no della categoria dei docenti Il libro di Gaudio segue per un ventate progressiste, come per una componente cattolica che, decennio il sorgere di un proget­ quella economica, per esempio, consapevole politicamente, si to di governo scolastico-educati­ e che tutto sommato rimane an­ facesse portatrice nella scuola vo da parte delle forze politiche corata alla datatissima enciclica non solo di valori cattolici ma cattoliche, la sua concretizzazio­ “Divini Illius Magistri” del anche di modelli professionali e ne negli anni e lo svolgersi delle 1929. Aspirazioni, le une e le al­ di atteggiamenti sindacali. L’i­ grandi prove che fu chiamato a tre, che tuttavia non troveranno potesi, come è ben noto e come sostenere. Nel fare ciò, l’autore facile concretizzazione nella ben illustra Sani, si realizzerà in non si limita a studiare e fare la realtà politica, poiché molteplici pieno. Le due associazioni, nel storia della politica scolastica in furono i problemi di traduzione corso di eventi di importanza senso stretto. Egli guarda con in atto che la Democrazia cri­ storica (l’inchiesta Gonella, l’e­ particolare attenzione e profon­ stiana pose. Infatti, il partito dei laborazione della “grande” ri­ dità, da un lato, alla presenza e cattolici, già di per sé distratto e forma, eccetera), finiranno così all’azione dei cattolici nella so­ poco attento ai problemi dell’e­ con l’essere non soltanto organi cietà italiana e, da un altro lato, ducazione — così come gran di sostegno e di fiancheggiamen­ alla Democrazia cristiana che parte del rimanente mondo poli­ to verso i governi monocolori del cattolicesimo italiano è l’isti­ tico italiano — uso ad utilizzare democristiani: diventeranno, tuzione politica e partitica. Giu­ la scuola come luogo di facile progressivamente centri di pro­ stamente inevitabile si è quindi propaganda, non trasferì tout duzione e di promozione degli resa un’analisi: primo, del catto­ court nella realtà le aspirazioni orientamenti scolastico-educati­ licesimo istituzione, in specie dei suoi rappresentanti. Anzi — vi della Democrazia cristiana e della Chiesa e delle sue articola­ e questo da parte di Gaudio è un del suo ministro alla Minerva. zioni gerarchiche; secondo, del rilievo considerevole — spesso Inoltre, sia l’Aimc che l’Uciim, variegato associazionismo cat­ fra partito e mondo cattolico si al di là di indubitabili cedimenti tolico, in particolare ovviamen­ verificarono contrasti aspri che alla linea ministeriale e dunque te dell’Azione cattolica e di quel­ misero in piena luce sicure diver­ di piatta e pedissequa osservan­ lo magistrale e degli insegnanti genze e la mancanza di un pro­ za partitica, dettero certamente, medi; terzo, dell’azione gover­ getto unitario (esemplare in tal come rileva Sani, un contributo nativa della De, come detentrice senso è il dissidio, in fase costi­ 750 Rassegna bibliografica tuente, fra Moro e l’Ufficio cat­ Cagliari, Ed. Dattena, 1990, pp. chiari sono alcuni passaggi in­ tolico dell’educazione). 205, sip. (Istituto sardo per la terni alla sua articolazione. Sul Così pian piano, l’analisi di storia della Resistenza e dell’au­ piano strettamente didattico, ad Gaudio, dopo aver esaminato tonomia). esempio, non si coglie bene fino l’opera della Fidae, dell’Ansi, a che punto sia attivo il ruolo de­ dell’Aei, dell’associazionismo Il libro descrive un itinerario gli alunni nell’elaborare gli stru­ cosiddetto specializzato, dell’A- didattico proposto principal­ menti della ricerca. L’apparato ci, dell’Uce, del Mmac, del Sina- mente per la scuola media infe­ delle schede di rilevazione — co­ scel che si stacca dalla Cgil, fini­ riore, ma realizzabile con op­ sì come viene presentato — ap­ sce con l’illustrazione dell’opera portune semplificazioni anche pare troppo drasticamente pre­ di Gonella alla Minerva. L’atti­ nella scuola elementare. Le sue costituito, così come troppo ri­ vità di tale ministero, che non caratteristiche costitutive posso­ gide appaiono le operazioni di aveva avuto successo nell’opera no essere così riassunte: rifiuto organizzazione dei dati. Non è di defascistizzazione sia giuridi- di una storia nozionistica “siste- facile nemmeno capire quale ri­ co-istituzionale che culturale- matico-esaustiva”; opzione per lievo occupi nell’economia ge­ pedagogica (come sottolinea una storia attenta ai vari aspetti nerale del progetto il momento l’autore), costituisce il riflesso di tematici della realtà sociale (eco­ della interpretazione dei quadri una generale condizione socio- nomia, demografia, condizioni sociali costruiti. Anche se il la­ culturale e la traduzione politica materiali di vita, eccetera) e im­ voro è ancora in corso di realiz­ della composita domanda edu­ pegnata in una indagine di ambi­ zazione si sarebbe dovuta antici­ cativa cattolica. In particolare, è to locale; adesione alla conce­ pare l’ipotesi esplicativa attorno la conseguenza ovvia di una po­ zione attivistica dell’insegna­ alla quale si è lavorato. Da ulti­ vertà e di una debolezza di pen­ mento. mo, se nelle schede di consulta­ siero educativo e formativo — Dal punto di vista contenuti­ zione (cfr. in particolare pp. 76- che non è un neo del solo gruppo stico il lavoro affronta tre situa­ 85) si mostra attenzione ai pro­ democristiano ma domina la so­ zioni sociali, scandite temporal­ blemi inerenti al riconoscimento cietà politica e non italiana —, mente dall’età dei genitori, dei dell’intenzionalità delle fonti, che con il partito cattolico al po­ nonni e dei bisnonni (scegliendo nella descrizione delle sequenze tere si caratterizza come il tenta­ come campione base la classe) e didattiche mancano le specifiche tivo tutto sommato conservato- geograficamente sempre dal me­ operazioni di critica della fonte re di riproporre progetti antista­ desimo ambito locale. Il campo da sottoporre agli alunni. Que­ talisti, che fanno a pugni con d’indagine di questi tre quadri sta mancanza è tanto più eviden­ l’affermazione di una società sociali è delimitato da cinque va­ te se la si rapporta allo spazio complessa e politicamente plu­ riabili tematiche: la famiglia, l’i­ concesso alle operazioni di ela­ ralistica e che si caratterizzano struzione, il lavoro, l’insedia­ borazione quantitativa dei dati. come tentativo di resistenza alla mento e l’abitazione. A mio parere questi limiti di­ modernizzazione dei comporta­ Basta esaminare l’organizza­ dattici rinviano puntualmente a menti e delle relazioni sociali zione delle sequenze didattiche o questioni di carattere storiogra­ nella loro molteplice valenza l’abbondante e documentato fico. Per esempio la scelta a fa­ economica, culturale, etica, po­ corredo delle schede di rilevazio­ vore della storia locale dipende litica. ne, di raccolta edi elaborazione da una istanza disciplinare o da Gaetano Bonetta dei dati per capire' che si è di una istanza psicodidattica? Dai fronte a un progetto didattico passi di p. 20 sembrerebbe trat­ che intende essere radicalmente tarsi più della prima che della se­ Antonio Loi - Maria Luisa diverso dagli ordinari parametri conda istanza. In tal caso, però, P laisant - Margherita Zacca- di un insegnamento tradizionale essa andrebbe meglio chiarita, gnini (a cura di), Spazio e tempo della storia e della geografia. Se fugando il sospetto che alla sto­ in un percorso didattico della questa è l’idea di fondo, ricava­ ria locale si attribuisca la qualità scuola dell’obbligo. Tre genera­ bile chiaramente dalla lettura intrinseca di garantire indagini zioni famigliari a confronto, del volume, non altrettanto più globali di quanto non sa­ Rassegna bibliografica 751 prebbe garantire la storia gene­ Nuova Italia Scientifica, 1988, pp. cattolico e la Resistenza nel fabria- rale. Un altro aspetto riguarda il 146, lire 20.000. nese, Il partito popolare italiano nel­ problema della rappresentazio­ le Marche. A tti del Convegno orga­ ne spazio/temporale. Si invoca Mario Baldassarri (a cura di), La po­ nizzato dal Centro Studi Don Giu­ litica industriale in Italia dal ’45 ad giustamente nel volume la neces­ seppe Riganelli e dalla rivista “Mar­ oggi. Fasi, intrecci, prospettive ’90, che contemporanee”. Fabriano, 1-2 sità di formare nell’alunno una Roma, Sipi, pp. 348, lire40.000. dicembre 1989, a cura di Galliano rappresentazione del tempo e Crisella, Urbino, Quattroventi, dello spazio sociali pluriconcet- Salvatore Biasco - Alessandro Ron­ 1991, pp. 175, lire 30.000. tuale, ma a mio avviso i termini caglia - Michele Salvati (a cura di), della questione non sono posti Istituzioni e mercato nello sviluppo Stefano Cingolani, Le grandi fam i­ adeguatamente. Bisogna distin­ economico. Saggi in onore di Paolo glie del capitalismo italiano, Roma- guere tra un problema che ri­ Sylos Labini, Roma-Bari, Laterza, Bari, Laterza, 1990, pp. 298, lire 1990, pp. XX-236, lire28.000. guarda i processi di conoscenza, 38.000. allorché si contrappone il tempo Francesco Brioschi - Luigi Buzzac- della percezione immediata con chi - Massimo G. Colombo, Gruppi Giorgio Ciucci, Gli architetti e il fa ­ il tempo della concettualizzazio­ di imprese e mercato finanziario. La scismo. Architettura e città 1922- ne astratta, e un problema stret­ struttura di potere dell’industria ita­ 1944, Torino, Einaudi, 1989, pp. XXIV-222, lire 24.000. tamente storiografico, allorché liana, Roma, La Nuova Italia Scien­ si esaminano le diverse conce­ tifica, 1990, pp. 204, lire 32.000. Napoleone Colajanni, L ’economia zioni del tempo prodotte dalle Renato Brunetta, Il modello Italia. italiana dal dopoguerra a oggi, Mila­ diverse scuole storiografiche. Analisi e cronache degli anni ottan­ no, Sperling & Kupfer, 1990, pp. ta, Venezia, Marsilio, 1991, pp. VIII-317, lire28.500. Mario Pinotti XVII-258, lire 34.000. Arturo Colombo, Voci e volti della Mario Caciagli, La lotta politica in democrazia. Cultura e impegno civi­ Valdelsa dal 1892 al 1915, Castelfio- le da Gobetti a Bauer, Firenze, Le rentino, Società storica della Valdel­ Monnier, 1990, pp. XXI-347, lire sa, 1990, pp. 323, lire 30.000. Libri ricevuti 40.000. Domenico Capecelatro Gaudioso, Aa.Vv., Vita civile degli italiani. So­ Commission Nationale pour la pu­ Lettera aperta ad un padre della pa­ blication de documents diplomati­ cietà, economia, cultura materiale. tria: “Luigi Settembrini", Napoli, Città, fabbriche e nuove culture alle ques suisses, Documents diplomati­ Adriano Gallina Editore, 1989, pp. ques suisses 1848-1945, Volume 11 soglie della società di massa 1850- 67, sip. 1920, Milano, Electa, 1990, pp. 230, (1934-1936) 1er Janvier 1934-31 De­ cember 1936, Bern, Benteli Verlag, sip. Guido Carandini, Il nuovo e il futu­ 1989, pp. LXXXI-1020, sip. ro, Roma-Bari, Laterza, 1990, pp. Aldo Agosti - Luisa Passerini - Nico­ 158, lire 16.000. la Tranfaglia, La cultura e i luoghi Giacomo Corna Pellegrini, Gli anni del ’68. Atti del Convegno di studi James Casey, La famiglia nella sto­ della fretta. 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È stato effettuato lo spoglio dei seguenti pe­ schrift”; MM, “Militàrgeschichtliche Mittei- riodici (sono riportati la nazione di pubbli­ lungen”; NPL, “Neue Politische Libera- cazione, la sigla ed il titolo per esteso). tur”; VZ, “Vierteljahrshefte für Zeitgeschi­ Australia: LH, “Labour History”. chte”; ZG, “Zeitschrift für Geschichtswis- senschaft”. Austria: Z, “Zeitgeschichte”. Gran Bretagna: AgHR, “The Agricultural Bulgaria: BHR, “Bulgarian Historical Re­ History Review”; BJPS, “British Journal of view”; EB, “Études balkaniques”. Political Science”; BH, “Business History”; CQ, “The China Quarterly”; CSSH, “Com­ Canadà: CJPS, “Canadian Journal of Poli­ parative Studies in Society and History”; tical Science”; IHR, “International History EHR, “The Economic History Review”; Review”. EnHR, “The English Historical Review”; Cecoslovacchia-. HC, “Historicky Casopis”. EHQ, “European History Quarterly”; HJ, “The Historical Journal”; HW, “History Filippine: JCA, “Journal of Contemporary Workshop”; IA, “International Affairs”; Asia”. JAFS, “Journal of African Studies”; JCH, Francia: A, “Annales économies, sociétés, “Journal of Contemporary History”; MES, civilisations”; CH, “Cahiers d’histoire”, “Middle East Studies”; MEJ, “Middle East CHIRM, “Cahiers d’histoire de l’Institut de Journal”; PP, “Past and Present”; PQ, recherches marxistes”; CMRS, “Cahiers du “Political Quarterly”; PS, “Political Stu­ monde russe et soviétique”; CLT, “Cahiers dies”; SS, “Soviet Studies”. Léon Trotzky”; GMCC, “Guerres mondia­ India: IESHR, “The Indian Economic and les et conflits contemporaines”; HES, “Hi­ Social History”. stoire économique ed sociale”; MS, “Le mouvement social”; RI, “Relations interna­ Jugoslavia: CSP, “Casopis za Suvremenu tionales”; RHD, “Revue d’histoire diploma­ Pojest”. tique”; RHMC, “Revue d’histoire moderne Paesi Bassi: IRSH, “International Review et contemporaine”; RFSP, “Revue française of Social History”. de science politique”; RH, “Revue histori­ Romania: RESE, “Revue des études sud-est que”; VS, “Vingtième siècle”. européennes”; RRH, “Revue roumaine Germania: BGA, “Beitràge zur Geschichte d’histoire”. der Arbeiterbewegung”; GG, “Geschichte Spagna: H, “Hispania”; HiS, “Historia so­ und Gesellschaft”; HZ, “Historische Zeit­ cial” ; RHE, “Revista de historia economica”.

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