PIANO TERRITORIALE REGIONALE D’AREA NAVIGLI LOMBARDI

Documento di Piano

Aggiornamento 2020

Direzione Generale Territorio, Urbanistica, Difesa del Suolo e Città Metropolitana

Coordinamento istituzionale Daniele Belotti, Assessore al Territorio ed Urbanistica

Coordinatore Bruno Mori, Direttore Generale Territorio e Urbanistica

Coordinamento generale per la redazione del documento di piano Gianangelo Bravo, Maurizio Federici, Antonio Lampugnani

Per la DG Territorio e Urbanistica hanno partecipato alla definizione di contributi ed elaborazioni Walter Callini, Anna Capodiferro, Enrico Corsico, Fabio Cremascoli, Valentina Convertini, Filippo Dadone, Daniela Danielli, Sara Elefanti, Dario Fossati, Tiziano Gandola, Piero Garbelli, Barbara Grosso, Claudia Messina, Alessandra Norcini, Luisa Pedrazzini, Chiara Penco, Antonella Pivotto, Anna Rossi, Umberto Sala.

Hanno inoltre collaborato con contributi puntuali:

Direzioni Generali: Giovani, Sport,Turismo e Sicurezza : Benedetta Sevi – Dario Sciunnach – Daniela De Pascalis – Lorenzo Rossignoli. Infrastrutture e Mobilità: Anna Cozzi. Culture, identità e autonomie della Lombardia: Giuseppe Speranza. Agricoltura : Paolo Lassini, Giorgio Bonalumi

Società Navigli s.c.a.r.l. Alessandro Meinardi Direttore Generale, Giuseppe Luigi Minei - Alberto Tresin – Viviana De Fato – Bruna Capurso – Alceste Santuari - Consulenti: Raffaele Pugliese – Giuliano Dall’O’ – Guido Poliseno, Luigi Moriggi. Per la parte cartografica: Centro Studi Pim - Franco Sacchi (Direttore Responsabile) – Fabio Bianchini – (Capo Progetto) - Angelo Armentano, Francesca Boeri, Alma Grieco, Paola Pozzi, Cinzia Vanzulli (Staff PIM). Per il paesaggio : Umberto Vascelli Vallara. Per la Vas : Sergio Malcevschi – Silvia Repossi – Luca Bisogni – Riccardo Vezzani – Dario Pennati – Salvatore Scaturro - Marina Lanticina – Angela Manuela Vailati. Per la parte giuridica : Lorenza Violini – Luca Bertonazzi - Filippo Boscagli – Alessandro Venturi – Luca Antonini – Monica Bergo. Per la parte economica CERTeT Bocconi : Lanfranco Senn – Chiara Sumiraschi – Chiara De Poli – Silvia Tarulli.

Si ringraziano: Davide Boni e Mario Nova.

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INDICE

COME E’ FATTO IL PIANO ...... 7

GLI ELABORATI DEL PIANO ...... 10

SEZIONE 1 - IMPOSTAZIONE DEL PIANO

0. IL PIANO TERRITORIALE D’AREA ...... 12

1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO ...... 13

1.1L’ambito territoriale di riferimento del Piano ...... 13

1.3.1 Il Programma Regionale di Sviluppo (PRS) ...... 17

1.3.2 Il Piano Territoriale Regionale ...... 18

1.3.3 Il Piano Territoriale Paesistico Regionale ...... 21

1.3.4 I Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale ...... 22

1.3.5 I Piani Territoriali di Coordinamento dei Parchi ...... 24

1.3.6 Il Master Plan dei Navigli Lombardi ...... 26

2. IL SISTEMA DEGLI OBIETTIVI ...... 27

2.1 Gli obiettivi principali del piano ...... 27

2.3 Le sei aree tematiche del piano ...... 30

2.4 Gli obiettivi specifici del piano ...... 30

2.5 Lo schema delle azioni per le aree tematiche ...... 33

3.LE SCELTE DEL PIANO ...... 35

3.1 Contenuti e aree tematiche di sviluppo del Piano ...... 35

3.2 Tutelare e valorizzare i Navigli elementi dell’identità regionale ...... 36

3.3 I Navigli Lombardi: rilevanza del sistema ...... 36

ALLEGATO ...... 40

QUADRO ANALITICO CONOSCITIVO ...... 41

Inquadramento territoriale e infrastrutturale...... 41

Le infrastrutture di trasporto ...... 42

Inquadramento socio-economico ...... 42

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Inquadramento demografico ...... 42

Inquadramento economico ...... 44

Inquadramento ambientale, paesaggistico e culturale ...... 48

Energia ...... 49

Paesaggio e cultura ...... 50

SEZIONE 2 - LE AREE TEMATICHE PRIORITARIE

PAESAGGIO

INTRODUZIONE...... 53

OBIETTIVO 1: PROMUOVERE LA CONOSCENZA DIFFUSA DEL PAESAGGIO DEI NAVIGLI . 57

Azione: Costruzione di un archivio delle conoscenze da diffondere alle comunità locali...... 58

OBIETTIVO 2: RIQUALIFICARE E RESTAURARE LE SPONDE, I MANUFATTI IDRAULICI E I SISTEMI DI ATTRAVERSAMENTO DEL SISTEMA “NAVIGLIO” ...... 60

Azione: Rilievo delle categorie dei manufatti e definizione criteri di intervento………….. 61

OBIETTIVO 3: RIQUALIFICARE E RIUTILIZZARE IL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE ...... 77

Azione: Individuazione degli immobili e definizione criteri di intervento………………………………77

OBIETTIVO 4: PROMUOVERE IL PAESAGGIO COME OPPORTUNITA’ PER L’IMPRENDITORIA TURISTICA ...... 85

Azione: Incentivare il restauro degli elementi di attrattività salvaguardare l’integrità del contesto e dei percorsi di relazione...………………………………………………………………………………….85

OBIETTIVO 5: PRESERVARE L’ATTIVITA’ AGRICOLA E RIQUALIFICARE IL SISTEMA INSEDIATIVO RURALE ...... 93

Azione: Favorire gli interventi di integrazione tra architetture rurali tradizionali e uso agricolo del territorio di pertinenza ...... 93

OBIETTIVO 6: VERIFICARE L’IMPATTO PAESAGGISTICO DELLE NUOVE INFRASTRUTTURE ...... 98

Azione: individuazione dell’infrastruttura e definizione di criteri di inserimento paesistico. Promozione di progetti pilota...... 99

TERRITORIO

INTRODUZIONE ...... 108

OBIETTIVO 1 - STRATEGIA DI TUTELA TERRITORIALE PER LA VALORIZZAZIONE PAESISTICA DEI NAVIGLI ...... 113

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Azione: Indirizzi e prescrizioni per l’individuazione di una fascia di tutela (100m) o per l’ambito di tutela lungo entrambe le sponde e per le interferenze di progetti sovra locali e infrastrutturali…..113

OBIETTIVO 2 - VALORIZZARE IL SISTEMA RURALE E PAESISTICO AMBIENTALE ...... 118

Azione: Indirizzi per l’individuazione di ambiti per la Rete Verde Regionale e la Rete Ecologica Regionale (fascia 500 m) ...... 118

OBIETTIVO 3 - REALIZZARE UNA RETE CICLABILE PER VALORIZZARE LA MOBILITÀ LENTA……………………………………………………………………………………………………...121

Azione: Costruzione della rete ciclabile regionale con piste esistenti e di progetto e individuazione infrastrutture correlate ...... 121

OBIETTIVO 4 - RECUPERO AREE DISMESSE E TERRITORI DEGRADATI ...... 125

Azione: Individuazione su tavola grafica delle aree dismesse e degradate. Incentivi per la promozione dell’edilizia sostenibile…………..………………………………………………………...125

OBIETTIVO 5 - PROGETTO EXPO - COSTRUZIONE DI UN CORRIDOIO SOSTENIBILE……128

Azione: Costruzione di un corridoio sostenibile di vie d’acqua e di terra sinergico con il sistema dei Navigli ...... 128

OBIETTIVO 6: PROGETTI DI VALORIZZAZIONE TERRITORIALE DEL SISTEMA NAVIGLI .... 132

LE AZIONI DI APPROFONDIMENTO ...... 132

TURISMO

OBIETTIVO 1: SVILUPPARE LA NAVIGAZIONE ...... 141

Azione: sviluppo della navigazione inizialmente anche per tratti e della mobilità sostenibile sul tratto lombardo dell’itinerario Locarno- Milano – Venezia: dal Lago Maggiore a Milano e da Milano a Pavia ...... 147

Azione: sviluppo della navigazione inizialmente anche per tratti e della mobilità sostenibile lungo l’idrovia Lario - Adda – Milano -Po………………………………………………………………………150

OBIETTIVO 2 : PROMOZIONE TURISTICA DEGLI ITINERARI CICLABILI ...... 161

Azione: Miglioramento della qualità dell’offerta turistica della mobilità lenta ...... 161

OBIETTIVO 3 : VALORIZZARE IL PATRIMONIO STORICO, CULTURALE E AMBIENTALE ... 164

Azione: Realizzare circuiti turistici culturali ...... 164

Azione: Attivazione di un sistema museale dei Navigli ...... 171

Azioni per la valorizzazione turistica del PTRA ...... 171

OBIETTIVO 4: SVILUPPARE LA RICETTIVITÀ, I SERVIZI DI ACCOGLIENZA, IL MARKETING TERRITORIALE ...... 178

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Azione: Sviluppare una ospitalità diffusa, promuovere l’offerta turistica in un’ottica di marketing territoriale ...... 178

ALLEGATO 1 ...... 181

ALLEGATO 2 ...... 193

ALLEGATO 3 ...... 198

SEZIONE 3 - EFFETTI DEL PIANO

1.EFFETTI DEL PIANO ...... 201

2.COERENZA CON LA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA E LOCALE ...... 202

3.PEREQUAZIONE TERRITORIALE ...... 204

4.COMMISSIONE UNICA DEL PAESAGGIO ...... 205

5.RISORSE FINANZIARIE ...... 206

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COME E’ FATTO IL PIANO

Gli elementi distintivi del PTRA, che apportano un valore aggiunto alla pianificazione territoriale regionale e che indirizzano le azioni di trasformazione del territorio ad uno sviluppo qualitativo e nel contempo sostenibile, dimostrano la validità dello strumento e si ricollegano ad alcuni obiettivi strategici previsti nel P.T.R. In sintesi: Innanzitutto vi è la possibilità di governare il processo di sviluppo in un territorio molto delicato, che riesce ancora ad esprimere i caratteri peculiari della Lombardia, allo scopo di conservare la propria identità, in un’area cruciale e nevralgica della regione com’è quella intorno alla città di Milano. Un territorio, limitrofo alla metropoli e comprendente 51 comuni, è un ambito molto appetibile per le future trasformazioni territoriali; attraverso il piano d’area viene proposta una nuova forma di governance diretta a riequilibrare le pressioni antropiche che si potrebbero registrare nell’ area metropolitana. Da questi elementi discende la necessità di governare i processi di trasformazione con modalità diverse per caratteristica dei luoghi e modalità d’intervento, attraverso l’assunzione di azioni prioritarie regionali esplicitate con indicazioni di indirizzi o prescrizioni che hanno valenza orientativa e/o prevalente per la pianificazione locale. Per cercare di attuare quanto sopradetto, si è scelto di operare solo su una parte limitata del territorio, quella di maggiore valore più a ridosso dei canali, che permette di mantenere un’immagine unitaria dei navigli, conservandone in questo modo la loro identità. Infatti viene proposta un’importante azione: la preservazione delle aree libere presenti all’interno della fascia dei “100 m” dalle sponde dei Navigli e, per una larghezza di 500 mt. quando ci si trova in presenza di aree agricole, con indirizzi per la valorizzazione del territorio agricolo e ambientale. Ulteriore attenzione è stata posta ai punti di interferenza con le future infrastrutture di rete e con la rete ecologica regionale R.E.R.. Per le aree suddette vengono indicate le modalità di intervento, non dimenticando di salvaguardare le risorse esistenti ed il patrimonio culturale. Infine, a fronte delle limitazioni edificatorie sopraindicate, viene privilegiato l’utilizzo delle aree degradate attraverso forme di incentivo come previsto dalla L.R. 12/05; inoltre al fine di salvaguardare le aree libere viene proposta la possibilità di trasferire volumetrie in altri ambiti, anche esterni ai comparti ed ai territori comunali, attraverso l’applicazione della perequazione urbanistica e/o territoriale. Per ottenere un’immagine unitaria è necessario che le scelte di valutazione vengano effettuate da un unico organismo, per questo viene proposta l’istituzione di commissioni uniche per il paesaggio, al fine ultimo di rendere omogenei gli interventi da realizzare lungo i singoli navigli, ma nello stesso tempo per coordinare ed integrare, nell’ottica di attuare azioni condivise, i PGT ed i PTCP, senza sovrapporsi alle competenze specifiche (è certamente questa, se attuata, la risoluzione di una delle criticità citate dal PTR), e nel contempo semplificare l’attività delle commissioni paesistiche che hanno incontrato molte difficoltà nel loro avvio. Costituisce un’ambiziosa proposta del PTRA, ancora a livello di suggestione (ma da sviluppare quanto prima) l’istituzione di un soggetto unico in grado di gestire tutte le attività che ruotano intorno ai navigli. Ciò permetterebbe di attuare, anche con l’ausilio di risorse finanziarie innovative, quelle politiche di marketing territoriale più volte richiamate nel Piano e necessarie per un rilancio promozionale ed un reale sviluppo di questo territorio. 7

L’attenzione internazionale che si è focalizzata sull’evento EXPO del 2015, è stata dimostrata da un importante indicatore quale il numero degli accessi in internet per informazioni sui navigli, che sono letteralmente esplosi dal momento della candidatura di Milano (+2286% variaz. 2007-2008). Si tratta semplicemente di valorizzare quanto già esiste e si è sedimentato nei secoli su questo territorio, ma non ha ancora espresso le sue reali potenzialità per mancanza di strategie unitarie, mirate a far emergere a livello internazionale la qualità dei luoghi, delle proposte e dei prodotti locali. Solo in questo modo potrà essere raccolta con successo la sfida dell’EXPO 2015. Molti obiettivi del PTRA trovano stretta relazione con il tema dell’esposizione universale e in particolare uno degli obiettivi principali del piano è proprio dedicato al progetto inserito nel dossier di candidatura dell’EXPO per la realizzazione delle vie d’acqua sinergiche con il sistema dei navigli. Il tema dell’acqua è un tema caratterizzante i navigli ed il progetto prevede la realizzazione di un grande parco lineare nord-sud sul versante occidentale di Milano, ancora preservato da una intensa espansione edilizia, che collegherà la Darsena con il sito dell’esposizione. Il PTRA in particolare individua un grande corridoio sostenibile (tavola EXPO sezione 2 Territorio) su cui sono previste prescrizioni di varia natura che hanno lo scopo di preservare e ripristinare le aree necessarie alla riqualificazione del bacino dell’. Infatti il loro ripristino permetterebbe di riequilibrare le risorse idriche e migliorarne la sicurezza idraulica e con ciò risolvere il problema del nodo idraulico di Milano, oltre che di incrementare la quantità e qualità delle acque ad uso agricolo oggi carenti nel quadrante sud-ovest del’area milanese. Ma la proposta del PTRA non si deve e non si vuole limitare ai soli progetti inseriti nel dossier di candidatura; quindi il documento propone la promozione di una rete di ospitalità diffusa (agriturismi e bed & breakfast) alternativa, ma non concorrente alle grandi catene alberghiere, connessa anche ad una mobilità lenta ben strutturata ed organizzata ancorché inserita in un complesso sistemico che unisce tra loro luoghi dell’attrattività ambientale e culturale. Un esempio sono i luoghi leonardeschi (ecomuseo di Leonardo) oppure i luoghi della produzione del settore primario come il Gorgonzola (secondo prodotto alimentare italiano più esportato all’estero dopo il grana padano), inseriti in percorsi turistici di livello internazionale, tra i quali il più importante è il tratto dei navigli ricompreso nella via navigabile Locarno – Venezia. Quanto sopra per rispondere ad una domanda, sempre più richiesta dal mercato, di luoghi insoliti da visitare a contatto con la natura e proporre un’offerta destinata ad un’utenza più attenta alla qualità del servizio connesso alla caratteristica dei luoghi. Un’altra azione fondamentale che connette tra loro ed in modo sistematico gran parte delle componenti del PTRA è la rete regionale di mobilità lenta, che costituisce la spina dorsale, insieme alle vie d’acqua, di tutto il PTRA. Lo scopo è quello di convogliare le risorse per la sua completa realizzazione, con il conseguente vantaggio di un suo utilizzo senza soluzioni di continuità, ed il collegamento con le piste ciclabili di livello locale e dunque il suo reale successo in termini di utilizzo turistico, ma, anche se solo potenzialmente, un’alternativa sostenibile e concorrente con altri mezzi di trasporto privato e pubblico nel tragitto casa-lavoro per tratti brevi all’interno del tessuto urbano consolidato (infrastrutture prioritarie per la Lombardia - PTR). Dall’indagine ISTAT 2006 emerge che, tra i comuni italiani che hanno realizzato all’interno del proprio territorio la maggiore estensione di piste ciclabili, molti sono lombardi (BS, SO, MN, LO, PV). E’ questo un segnale che testimonia l’importanza di questa tipologia di infrastruttura in Lombardia. Nella maggior parte dei casi, come emerge dall’indagine statistica, l’obiettivo è stato il miglioramento della mobilità urbana e la riduzione del traffico veicolare. Le piste ciclabili, infatti oltre che per motivi sportivi e ricreativi possono essere utilizzate per spostamenti sistematici di brevi distanze o come sviluppo dell’integrazione tra bici e servizi pubblici compatibilmente con l’orografia del territorio. In 8

particolare, in un comune come Milano dove il numero di veicoli per km2 di superficie comunale è tra i più elevati in Italia ed il trend è in continuo aumento con un peggioramento della congestione, una proposta efficace, come quella inserita nel PTRA, potrebbe contribuire al miglioramento della situazione. Il PTRA infine ha individuato 9 azioni ritenute rilevanti per la regione, che necessitano di un futuro approfondimento (tavola “Azioni di approfondimento” sezione 2 Territorio), e coinvolgono anche comuni non direttamente interessati dai corsi dei Navigli, ma che organicamente e funzionalmente rientrano nelle proposte di azioni da approfondire individuate dal PTRA. Le schede elaborate declinano l’azione, individuano un primo elenco di enti coinvolti, definiscono gli obiettivi. La loro attuazione viene rinviata ad un successivo momento di approfondimento del PTRA che si ricorda è uno strumento sempre aggiornabile e modificabile come previsto dalla L.R.12/05.

Il piano è strutturato in 3 sezioni:

- Sezione 1. Riguarda l’impostazione generale del piano: dall’esame del quadro di riferimento alle scelte dei contenuti.

- Sezione 2. Riguarda gli ambiti di approfondimento prioritari del piano: il paesaggio, il territorio, il turismo.

- Sezione 3. Riguarda gli effetti del piano, dove vengono analizzati i rapporti del piano con gli altri strumenti di pianificazione ed i nuovi strumenti di governo del territorio.

Il piano è corredato da una serie di tavole grafiche e da alcuni allegati, che costituiscono approfondimenti di carattere tecnico dei temi sviluppati nella sezione 2, di cui fanno parte.

Gli elaborati di VAS, costituiti dal Rapporto Ambientale, dalla Sintesi non tecnica e dallo Studio di Incidenza preliminare, illustrano i contenuti del piano e i loro possibili effetti significativi sull’ambiente, nonché le misure atte a compensare gli eventuali effetti negativi.

L’insieme degli elaborati elencati rappresenta l’esito finale del processo di costruzione del Piano Territoriale d’Area “Navigli Lombardi”. Il piano approfondisce a scala di maggior dettaglio gli obiettivi socio-economici e infrastrutturali indicati dal Piano Territoriale Regionale (PTR). Il piano inoltre indica i criteri per il reperimento delle risorse e dispone indicazioni riguardanti il governo del territorio.

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GLI ELABORATI DEL PIANO

IL PIANO TERRITORIALE D’AREA “NAVIGLI LOMBARDI”

SEZIONE 1: Impostazione del Piano

SEZIONE 2: Aree tematiche prioritarie

Paesaggio Territorio Turismo

SEZIONE 3: Effetti del Piano

ELABORATI CARTOGRAFICI

Tavv. n. 1.01 – 1.14 - Valori e identità paesistico-ambientali Tav. n. 2 - Fascia di tutela - 100 mt. Tav. n. 3 - Sistema rurale paesistico e ambientale Tav. n. 4 - Rete ciclabile Tav. n. 5 - Aree dismesse e in trasformazione Tav. n. 6 - Expo 2015 Tav. n. 7 - Azioni approfondimento Tav. n. 8 - Navigazione Tav. n. 9 - Attrattività Tav. n. 10 - Tavola di sintesi progettuale

ELABORATI DI VAS

Rapporto Ambientale Allegato 1 – Elementi delle fasce laterali dei Navigli Allegato 2 – Quadro delle sensibilità dell’ambito considerato Allegato 3 – Interferenze areali delle azioni di piano Allegato 4 – Misure di sostenibilità: criteri per un inserimento ecopaesistico ottimale nel sistema Navigli delle opere e delle attività antropiche Allegato 5 – Risultati delle inchieste nei Comuni

Sintesi non tecnica Studio di incidenza

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PIANO TERRITORIALE REGIONALE D’AREA NAVIGLI LOMBARDI

SEZIONE 1 IMPOSTAZIONE DEL PIANO

Quadro di riferimento

Sistema degli obiettivi

Scelte del Piano

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0. IL PIANO TERRITORIALE D’AREA

La LR 12/2005 all’art. 20 comma 6, assegna al PTRA il compito di approfondire, “a scala di maggior dettaglio”, gli obiettivi già indicati dal Piano Territoriale Regionale (PTR). L’art. 21 comma 6 qualifica esplicitamente il PTRA come “attuativo” del PTR. In sostanza il PTRA è soggetto ad un vincolo di coerenza rispetto al PTR.

L’articolo 20 comma 7 bis, della legge regionale 12/05, prevede che la Giunta regionale possa dare corso all’approvazione di Piani territoriali regionali d’area fino all’approvazione del PTR.

Il PTR, approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione n. 951 del 19 gennaio 2010, individua nei PTRA gli strumenti di programmazione per lo sviluppo di alcuni ambiti territoriali, quale occasione di promozione della competitività regionale e di riequilibrio del territorio. Contiene prescrizioni di carattere orientativo per la programmazione regionale di settore e ne definisce gli indirizzi entro i limiti della programmazione statale e comunitaria. Definisce una serie di obiettivi tematici ed una serie di obiettivi per i sistemi territoriali rilevanti per il PTRA Navigli.

Con la DGR n.8/7452 del 13 giugno 2008 la Regione Lombardia ha avviato il procedimento di approvazione del Piano Territoriale Regionale d’Area “Navigli Lombardi” con lo scopo di orientare correttamente ed in modo coordinato le trasformazioni territoriali, promuovendo la tutela e la crescita socio-economica del territorio dei comuni rivieraschi del sistema dei Navigli.

L’attività ha seguito le procedure indicate dalla LR 12/05 artt. 20 e 21 per i piani d’area di interesse regionale, per i quali è prevista la valutazione ambientale.

Nel percorso di costruzione del Piano d’Area la Regione Lombardia si è avvalsa del supporto della Società Navigli Lombardi s.c.a.r.l., per lo svolgimento di attività di analisi, di elaborazione e di proposte progettuali connesse alla predisposizione del Piano Territoriale Regionale d’Area dei Navigli Lombardi.

La procedura di elaborazione del PTRA si è sviluppata con il forum del 9 luglio 2008, che ha aperto il processo di VAS del Piano, cui ha fatto seguito la 1° Conferenza di Valutazione del 3 ottobre 2008, aperta a tutti i soggetti interessati per raccogliere le idee dal territorio. In occasione della 1° Conferenza sono stati definiti gli obiettivi generali e quelli specifici per le aree di intervento individuate.

Il 16 novembre 2010 il Consiglio Regionale ha approvato il Piano Territoriale Regionale d'Area dei Navigli Lombardi, che si prefigge l’obiettivo di promuovere la valorizzazione e lo sviluppo equilibrato del territorio dei comuni rivieraschi.

Il Piano d'Area, ha acquistato piena efficacia con la pubblicazione dell’avviso della sua approvazione avvenuta il 22 dicembre 2010 sull’Estratto dalla Serie Inserzioni e Concorsi n. 51 del BURL.

Il paesaggio dei Navigli è il primo e il più importante aspetto che va preservato e tutelato con opportuni criteri di intervento sul patrimonio esistente e sulle nuove possibili interferenze. Ma un territorio, per rimanere vitale e per costituire un ambito di qualità per la regione Lombardia, deve offrire anche opportunità di sviluppo socio economico. Il turismo, finalizzato ad una fruizione sostenibile del territorio, assolve a questo scopo, attraverso la promozione della rinnovata navigabilità dei navigli e della mobilità ciclopedonale, legate non solo ad EXPO 2015, ma come riscoperta di un ambiente unico. Attraverso mirate strategie di intervento sul territorio ci si propone

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di governare e coordinare le azioni del piano per la valorizzazione di questo ambito strategico per la Lombardia.

1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO 1.1 L’ambito territoriale di riferimento del Piano

La proposta di PTR di cui alla DGR n.8/6447 del 16.01.2008, che individua il PTRA Navigli come prioritario, definisce come area dei Navigli “l’insieme dei comuni rivieraschi del sistema dei Navigli” che rappresenta l’area principale di riferimento per le analisi e le conseguenti strategie di piano.

Tuttavia occorre considerare che alcune caratterizzazioni paesaggistiche e iniziative di piani e programmi di sviluppo possono comprendere ambiti territoriali più vasti. Si rinvia comunque l’approfondimento del tema al paragrafo 3.4 relativo a “Livelli spaziali e area di influenza del piano”.

Il sistema dei Navigli interessa 51 comuni, compreso Milano

Naviglio Grande

Lonate Pozzolo, Nosate, Castano Primo, , Robecchetto con Induno, Cuggiono, , , Magenta, Robecco sul Naviglio, , , Vermezzo, Albairate, , Trezzano sul Naviglio, Buccinasco, Corsico, Milano.

Naviglio Pavese

Assago, Rozzano, Zibido San Giacomo, Binasco, Casarile, Rognano, Giussago, Vellezzo Bellini, Certosa di Pavia, Borgarello, Pavia

Naviglio di Bereguardo

Ozzero, Morimondo, Besate, Casorate Primo, Motta Visconti, Bereguardo.

Naviglio Martesana e di Paderno

Robbiate, Paderno d’Adda, Cornate d’Adda, Trezzo sull’Adda, Vaprio d’Adda, Cassano d’Adda, Inzago, Gessate, Bellinzago Lombardo, Gorgonzola, Bussero, Cassina de’ Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Vimodrone, Cologno Monzese.

Province: Città Metropolitana di Milano, Monza e Brianza, Pavia, Varese e Lecco.

Parchi: Ticino, Agricolo sud Milano, Adda Nord.

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1.2 I riferimenti principali dello sviluppo del territorio dei Navigli

Nella prima fase del percorso di costruzione del Piano d’Area è stata condotta un’analisi conoscitiva (vedere Allegato 1 Sez. 1 “ Quadro analitico conoscitivo”) dell’ambito territoriale interessato dal Piano per rilevare le possibili potenzialità di sviluppo e le eventuali criticità da approfondire e risolvere. Da questa analisi emergono alcuni dati importanti, che si possono così sintetizzare:

- si assiste ad una progressiva diminuzione della superficie agraria nell’ambito dei territori dei Navigli Grande, Martesana e Paderno, mentre gli ambiti agricoli permangono nelle aree limitrofe ai Navigli di Bereguardo e Pavese;

- cresce la percentuale di imprese medio piccole e di terziario (Naviglio Grande), con presenza di grandi poli commerciali a sud di Milano (Assago e Rozzano) mentre l’area più industrializzata del sistema Navigli risulta nell’ambito prossimo al Naviglio di Paderno;

- la popolazione residente ha un’alta percentuale di anziani con una densità abitativa concentrata, al di fuori di Milano, soprattutto nella zona est e sud del capoluogo; il Naviglio più densamente popolato risulta il Naviglio Grande;

- sono previste grandi opere riguardanti la rete infrastrutturale che interesseranno da vicino l’ambito territoriale dei Navigli (Alta capacità ferroviaria, BRE-BE-MI, nuova tangenziale EST di Milano, Boffalora Malpensa, Pedemontana);

- l’offerta turistica al di fuori di Milano è scarsa e poco organizzata; la situazione migliore riguarda il Naviglio Grande;

- la presenza dei Parchi garantisce la conservazione delle aree naturalistiche del sistema Navigli nelle aree di pertinenza, mentre le presenze storico architettoniche molto diffuse e varie per importanza non sono del tutto valorizzate;

- le caratteristiche morfologiche dei Navigli presentano dislivelli naturali che portano alla formazione di salti d’acqua, che possono creare le condizioni per il loro sfruttamento a fini energetici;

- i navigli si costituiscono quale sistema di irrigazione di 100.000 ettari della più ricca agricoltura europea; il cattivo stato attuale di conservazione del sistema rischia di pregiudicare lo stesso.

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1.3 Gli strumenti programmatici di riferimento

Il PTRA si raccorda con un complesso di strumenti programmatici e pianificatori di varia natura:

Strumenti programmatici di livello regionale − Piano Territoriale Regionale (PTR) − Programma Regionale di Sviluppo (PRS) − Documento di programmazione economico finanziaria regionale (DPEFR) − Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PPR)

Strumenti programmatici di area vasta sub-regionali − Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Milano; − Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Pavia; − Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Lecco; − Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Varese; − Piano d’Area Adda Martesana (costruito nella cornice del PTCP di Milano); − Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Lombardo della Valle del Ticino; − il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Regionale Agricolo Sud Milano; − il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Adda Nord; − Programmi di sviluppo Turistico (PST) “Sistema metropolitano della provincia di Milano”; PST “Città di Milano; PST “Lago di Como”; PST “Varese land of tourism”.

Strumenti programmatici di livello comunale − Piani regolatori generali vigenti dei Comuni interessati − Piani di Governo del Territorio dei Comuni interessati

Strumenti programmatici specifici gia’ attivati sul sistema Navigli − il Master Plan dei Navigli; − il Documento programmatico di Navigli Lombardi 2007-2011; − Piano Comprensoriale di Bonifica.

Altri strumenti potrebbero dover essere considerati nel corso del processo quali: − Attuazione programmi di Expo 2015; − Programma Operativo Regionale (POR) Competitività - Asse 4 (che si sviluppa attraverso PIA – progetti integrati d’area di iniziativa locale e PIS – progetti integrati di sistema di iniziativa regionale); − PO Cooperazione transfrontaliera Italia – Svizzera (riguardante la provincia di Varese e la provincia di Milano).

Di seguito si prendono in considerazione i documenti che definiscono le strategie di impostazione del piano d’area, in particolare gli strumenti di livello regionale, provinciale e comprensoriale e quelli relativi al Masterplan Navigli.

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1.3.1 Il Programma Regionale di Sviluppo (PRS) Il Documento di Programmazione Economico - Finanziario Regionale (DPEFR)

Il Programma Regionale di Sviluppo 2005- 20101,costituisce la traduzione programmatica del progetto politico della Regione Lombardia attraverso sei aree prioritarie di intervento.

Ciascuna area tematica è articolata in due sezioni: il Contesto di riferimento, che fornisce un quadro congiunturale delle tendenze in atto nei vari settori delle politiche regionali, e le Linee strategiche dell'azione di governo regionale, articolate in ambiti di intervento. L’area tematica “Ambiente, territorio e infrastrutture” contiene indicazioni riguardo la necessità di valorizzare e sviluppare il Sistema dei Navigli Lombardi attraverso la predisposizione di un piano apposito. Molti sono gli obiettivi del PRS che si possono ricollegare a questo tema, in particolare quelli più affini sono: “Tutelare e valorizzare le risorse ambientali e il patrimonio ambientale e culturale” e in misura minore “Sviluppare la competitività del sistema economico”.

Il Documento di Programmazione Economico-Finanziario Regionale è il documento con cui la Giunta regionale annualmente individua le modalità di raggiungimento delle politiche di legislatura (PRS), definendone la sostenibilità economica finanziaria e fornendo gli indirizzi agli Enti strumentali.

Il DPEFR prevede che l’azione regionale, in tema di pianificazione territoriale e difesa del suolo, sia orientata nello sviluppo dei Piani territoriali regionali d’Area, quali nuovi strumenti di governo efficace del territorio interessato da particolari criticità o trasformazioni territoriali. Attraverso i Piani d’Area si potranno governare positivamente i processi di trasformazione territoriale in un’ottica di risparmio di suolo, corretto inserimento dei manufatti, di adozione di misure di compensazione territoriale e di garanzia di miglioramento della qualità della vita per i cittadini. Il PTRA Navigli Lombardi, sempre secondo il DPEFR, risulta di particolare rilievo anche in rapporto alle strategie ed ai progetti di trasformazione territoriale legati all’evento EXPO 2015, rappresentando l’elemento “acqua” una risorsa fondamentale per concretizzare i temi scelti per la rassegna internazionale.

1 approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione del 26 ottobre 2005 n. VIII/25

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1.3.2 Il Piano Territoriale Regionale

Il Piano Territoriale Regionale è stato approvato dal Consiglio Regionale con delibera n. 951 del 19 gennaio 2010.

Il Piano Territoriale Regionale contiene prescrizioni di carattere orientativo per la programmazione regionale di settore e ne definisce gli indirizzi entro i limiti della programmazione statale e comunitaria; individua inoltre nei Piani d’Area gli strumenti di programmazione per lo sviluppo di alcuni ambiti territoriali, quale occasione di promozione delle competitività regionale e di riequilibrio del territorio.

Il PTRA deve quindi declinare il sistema degli obiettivi esplicitati nella proposta di PTR, in modo che le azioni individuate concorrano alla realizzazione degli obiettivi specifici per il piano d’area.

I sistemi territoriali regionali del PTR presi in considerazione per la definizione delle azioni del PTRA Navigli sono: • il sistema territoriale della pianura irrigua; • il sistema territoriale metropolitano; • il sistema territoriale del Po e dei grandi fiumi.

Il quadro successivo indica gli obiettivi e le azioni del PTR che rappresentano, relativamente ai temi della tutela e della valorizzazione, le scelte del PTRA Navigli.

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Obiettivi tematici Azioni potenziali

TM 4.1 Valorizzare il patrimonio culturale e Identificare e attivare Piani d’area in ambiti di significativa paesaggistico in quanto identità del importanza culturale turistica e paesaggistica territorio

TM 4.6 Riqualificare e recuperare dal punto Definire indirizzi strategici per l’inserimento paesaggistico di di vista paesaggistico le aree degradate e grandi infrastrutture della mobilità ecc. compromesse

TM 1.10 Conservare e valorizzare gli Creare nuove aree boscate negli ambiti di pianura e nell’area ecosistemi e la rete ecologica regionale metropolitana

TM 1.11 Coordinare le politiche ambientali Promuovere l’integrazione tra iniziative di conservazione delle e di sviluppo rurale risorse naturali e paesaggistiche e le pratiche agricole

promuovere i corridoi rurali in funzione del completamento della rete ecologica regionale

TM 2.13 Contenere il consumo di suolo Recuperare i territori degradati e le aree dismesse

TM 2.15 Valorizzare e riqualificare le aree Promuovere la ciclopedonalità e la navigabilità turistica di particolare pregio (Navigli e Mincio)

TM 2.17 Realizzare un servizio di trasporto Realizzare un sistema di mobilità ciclistica in connessione con pubblico di eccellenza e sviluppare forme la rete ciclabile regionale. di mobilità sostenibile

Promuovere la funzione turistico-ricreativa dei corsi d’acqua TM 3.12 Potenziare lo sviluppo turistico sostenibile nelle aree protette e di Rete ricorrere allo strumento dei Programmi di sviluppo dei sistemi Natura 2000 turistici

Realizzare una rete ciclabile regionale continua per scopi TM 2.2 Ridurre i carichi di traffico nelle aree ricreativi e per la mobilità di breve raggio congestionate valorizzare la mobilità lenta realizzando idonee infrastrutture protette

Riutilizzare e riqualificare il patrimonio edilizio esistente; TM 2.10 Perseguire la riqualificazione e la recuperare le aree dimesse qualificazione dello sviluppo urbano

TM 1.5 Promuovere la fruizione sostenibile Perseguire la ciclopedonalità delle rive e della navigabilità ai fini turistico ricreativi dei corsi d’acqua. turistica dei corsi d’acqua

TM 3.5 Valorizzare la produzione agricola Promuovere e sostenere le produzioni tipiche e le ad elevato valore aggiunto denominazioni protette; valorizzare il sistema turistico in un’ottica di sostenibilità

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Obiettivi sistemi territoriali Azioni

ST 1.10 Valorizzare il patrimonio culturale Valorizzare il patrimonio paesistico, le bellezze artistiche e e paesaggistico del territorio architettoniche e elementi del paesaggio agrario per una migliore qualità ambientale e per favorire l’insediamento di attività turistiche e di attività di eccellenza;

valorizzare le aree di pregio nell’ambito del sistema metropolitano per la fruibilità turistica ricreativa

ST 5.4 Promuovere la valorizzazione del Valorizzare il sistema dei Navigli e canali quale riferimento patrimonio paesaggistico e culturale per fondamentale delle politiche di qualificazione ambientale e preservarne e trasmetterne il valore a paesistica; beneficio della qualità della vita dei cittadini e come opportunità per sviluppare sistemi per la valorizzazione turistica dei centri l’imprenditoria turistica locale dell’area (eventi culturali, paesaggio agricolo enogastronomia); incentivare la valorizzazione la promozione di percorsi di fruizione paesaggistica (itinerari ciclabili);

promuovere politiche a rete per la salvaguardia e valorizzazione dei beni storico culturali

ST 5.3 Tutelare le aree agricole come Promuovere azioni locali tese alla valorizzazione e al recupero elemento caratteristico della pianura e degli elementi propri del paesaggio rurale tradizionale della come presidio del paesaggio lombardo pianura lombarda ( boschi, filari, rogge);

Conservare gli spazi agricoli periurbani ambiti di mediazione fra città e campagna

ST 1.7 Applicare modalità di progettazione Recuperare le aree dismesse con attenzione a previsioni d’uso integrata tra paesaggio urbano, che prendano in considerazione gli insediamenti di servizi perturbano, infrastrutture e grandi pubblici e verde; insediamenti a tutela delle caratteristiche del territorio tutelare il suolo libero in particolare le aree agricole periurbane preservandole dall’edificazione e da fenomeni di dispersione insediativi;

valorizzare il sistema del verde per il miglioramento della qualità del paesaggio urbano e periurbano

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1.3.3 Il Piano Territoriale Paesistico Regionale

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. VII/197 del 6 marzo 2001, disciplina e indirizza la tutela e la valorizzazione paesaggistica dell'intero territorio lombardo perseguendo le finalità di:

• conservazione dei caratteri che definiscono l'identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia; • miglioramento della qualità paesaggistica ed architettonica degli interventi di trasformazione del territorio; • diffusione della consapevolezza dei valori paesaggistici e loro fruizione da parte dei cittadini. I contenuti del quadro di riferimento paesaggistico e degli indirizzi di tutela del suddetto PTPR sono stati integrati e aggiornati nel gennaio 2008 con la DGR VIII/6447 e nel gennaio 2010 con DCR n.951, in occasione dell’approvazione del Piano Territoriale Regionale. Il Piano Paesaggistico Regionale, dedica un articolo della sezione normativa, il numero 21, al sistema dei Navigli storici; in questo articolo sono indicati alcuni criteri di tutela delle fondamentali connotazioni paesaggistiche e vengono definite fasce di rispetto di diversa ampiezza nell’ambito delle quali sono sancite una serie di limitazioni degli interventi di trasformazione territoriale; il PTRA trova un importante riferimento in tali prescrizioni.

Il Piano Paesaggistico Regionale stabilisce specifiche norme e criteri di gestione per un’ampia varietà di aspetti tematici che interessano l’ambito di pianificazione del PTRA, che va oltre la sola rete dei canali.

In particolare all’interno del Piano Paesaggistico Regionale si trovano indicazioni relative agli aspetti storici (centri storici - art. 25- e viabilità storica e panoramica - art. 26-), alla rete del verde (art. 24) e agli ambiti degradati (riqualificazione paesaggistica degli ambiti degradati – art. 28 -). La proposta di Piano Paesaggistico Regionale inoltre, in quanto piano strategico, trova attuazione in vari atti a valenza paesistica che costituiscono il Piano del paesaggio lombardo ai sensi dell’art. 3 delle norme; alcuni di questi, interessando direttamente il sistema dei Navigli, meritano particolare attenzione, quali i PTC del parco della Valle del Ticino, del parco Agricolo Sud Milano e del parco Adda Nord ed i PTCP delle province di Milano e Pavia, compreso il Piano paesistico di dettaglio per l’Ambito Barco Certosa (si veda l’art. 18 delle norme del Piano Paesaggistico Regionale).

Il Piano Paesaggistico Regionale pone attenzione alla qualità progettuale, promuovendo l’applicazione di criteri di buona progettazione, in quanto è proprio nella fase di progettazione degli interventi che si valutano e si decidono le trasformazioni sul paesaggio.

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1.3.4 I Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale

Di seguito si prendono in considerazione alcuni aspetti normativi degli strumenti di pianificazione delle province di Milano e Pavia che interessano la quasi totalità dell’ambito di Piano e che rivestono importanza per l’attinenza con i temi trattati dal Piano d’Area.

Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Milano, approvato con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 55 del 14/10/2003, prevede, all’Art. 31 delle Norme di Attuazione, che negli ambiti di rilevanza paesistica lungo i Navigli storici non devono essere alterati gli elementi di riconoscibilità e specificità tipologica esistente. Le opere di manutenzione e restauro degli specifici manufatti afferenti i navigli (strade, alzaie, sponde, chiuse e canali) andranno effettuate nel rispetto delle originarie tecniche costruttive. Gli elementi storici compresi in tali ambiti tutelati andranno valorizzati come elementi significativi di un più vasto sistema turistico e fruitivo.

La Provincia di Milano, in collaborazione con i Comuni, ha attivato diverse esperienze di elaborazione di strumenti di governo delle trasformazioni del territorio che approfondiscono a scala locale le indicazioni del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e forniscono importanti indicazioni per la pianificazione comunale, denominati Piani d’Area.

I Piani d’Area nascono dalla necessità di gestire problematiche ed opportunità di specifici ambiti territoriali, ad una scala intermedia tra quella provinciale e quella comunale, coordinando la messa a fuoco di criticità, potenzialità, occasioni di sviluppo e progetti pilota per governare al meglio le trasformazioni del territorio.

In particolare ad oggi è stato concluso il Piano d’Area Martesana – Adda che coinvolge 28 Comuni e si pone come obiettivo principale la costruzione della “Città parco nell’economia che cambia” che chiama in causa risorse, strategia e progetti pilota, per la vivibilità di questo ambito territoriale.

Infine un altro tema qualificante delle politiche di sviluppo del PTCP è la promozione dell’uso della bicicletta, sia per le esigenze di spostamento quotidiano che per scopi ricreativi e turistici, finalizzata a riscoprire una mobilità attenta alle problematiche ambientali e alla qualità della vita. Per questo la Provincia di Milano ha creato il piano denominato MIBici, che prevede una maggiore connessione di tutta la rete esistente (provinciale, comunale, dei parchi regionali e sovracomunali), completando e rimuovendo gli ostacoli e gli elementi di pericolo, ed un suo consistente ampliamento. In questo ambito sono state realizzate e sono in programma di realizzazione e di completamento i percorsi ciclabili che costeggiano i navigli.

Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pavia, approvato con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 53/33382 del 7/11/2003, prevede nelle Norme Tecniche di Attuazione, relativamente all’ambito territoriale n. 8 – Ambito del Naviglio Pavese – quanto segue:

- la tutela, salvaguardia e valorizzazione degli elementi residui del paesaggio storico; - la valorizzazione finalizzata alla promozione di attività turistiche, culturali e per il tempo libero; - il recupero degli elementi di naturalità del corpo idrico e dei relativi sistemi spondali; - la valorizzazione e la tutela degli spazi e delle attività agricole.

Inoltre stabilisce che:

- la pianificazione locale dovrà perseguire la conservazione e la valorizzazione della testimonianza storica dei navigli, nel rispetto della loro funzionalità ed a questo scopo devono essere definiti progetti specifici di recupero e riuso; 22

- sino all’approvazione di tali progetti sono da consentire solo le opere di manutenzione e restauro dei manufatti prospicienti o afferenti ai navigli, purché nel rispetto delle originarie tecniche costruttive.

La provincia di Pavia ai sensi dell’art. 35 delle Norme Tecniche di Attuazione del PTCP ha approvato con deliberazione del Consiglio provinciale n. 29 del 29.09.2005 il “Piano Paesistico di dettaglio dell’Ambito Barco di Certosa”

Le Norme Tecniche di Attuazione del Barco di Certosa relativamente al sistema costituito dal Naviglio Pavese, dal percorso corrente lungo l’alzaia e dalle aree di affaccio, tenuto conto del rilevante interesse storico paesistico che il sistema stesso riveste, prevedono la tutela sia degli elementi costitutivi che degli aspetti relazionali degli stessi con il contesto di riferimento.

In particolare dovranno essere salvaguardati:

- la fruibilità e la percorrenza del sistema; - i manufatti originari quali conche, chiuse, incili, alzaie, ponti, molini e opifici; - il sistema dei derivatori e degli adduttori; - la vegetazione di margine; - le ville ed i parchi in affaccio; - le visuali sul paesaggio agrario.

Si dovranno inoltre definire:

- adeguate fasce di rispetto e la loro sistemazione paesistica; - allineamenti, tipologie e cromatismi da adottare nella nuova edificazione e nel recupero di quella esistente; - soluzioni varie di arredo e di segnaletica, limitando la cartellonistica pubblicitaria a quella strettamente connessa alla valorizzazione dei tracciati e dell’ambito Barco Certosa più in generale.

Nelle more dell’approvazione del progetto di cui sopra, gli strumenti urbanistici comunali dovranno adottare norme transitorie di salvaguardia, istituendo fasce di rispetto lungo l’alzaia all’esterno degli abitati, e limitando le trasformazioni sull’edificato, ai soli interventi conservativi con possibili ampliamenti fino al 20% della volumetria esistente.

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1.3.5 I Piani Territoriali di Coordinamento dei Parchi

Parco Lombardo della Valle del Ticino (L.R. 9 gennaio 1974 n. 2)

La Regione Lombardia con l’istituzione di questo Parco ha anticipato la legislazione in materia di aree protette, approvando poi nel marzo 1980 la disciplina del Parco stesso, poi modificata con variante generale (DGR n. 7/5983 del 2.08.2001).

Il perimetro individuato comprende un ambito territoriale piuttosto esteso che disciplina l’intero territorio dei comuni interessati.

Parco naturale della Valle del Ticino ( L.R. 12 dicembre 2002 n. 31)

La Regione Lombardia con deliberazione del Consiglio Regionale n. VII/919 del 26 novembre 2003 ha approvato il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Naturale della Valle del Ticino, i cui confini coincidono con quelli individuati dalla L.R. n.31 del 12.12.2002, istitutiva del Parco Naturale della Valle del Ticino.

Il parco naturale tutela un ambito territoriale più ristretto rispetto al parco regionale, interessando le aree di alto valore naturalistico più prossime al fiume Ticino.

Le Norme Tecniche di Attuazione considerano beni storici i canali, i navigli e le rogge di cui è accertabile la presenza anteriormente alla prima cartografia IGM 1:25.000, ed i cui tracciati risultino censiti nelle mappe dei cessati catasti, oppure costituiscano emergenze particolari della memoria storica in relazione alla documentata e supposta storicità, alla funzione, all’identità del costruttore. A tal fine deve esercitarsi la tutela sia sugli elementi propri dei beni rilevati che su quelli di connessione ed integrazione al territorio in relazione ai valori della memoria storica e della caratterizzazione e fruibilità del paesaggio.

Nell’attuazione del Piano sono previsti dei Piani di settore e specificamente viene indicato il “Piano di settore viabilità storica e sistema dei navigli” che:

- individua i tracciati costitutivi della rete dei percorsi storici di interesse sovracomunale e della rete delle vie d’acqua (Navigli e canali);

- censisce ed evidenzia i manufatti, caratteri ed elementi costitutivi che caratterizzano i diversi elementi delle reti individuate, indicando indirizzi, criteri e prescrizioni per la loro tutela, gestione e valorizzazione paesistica;

- legge ed evidenzia il ruolo storicamente assunto dalle reti individuate quale sistema di relazioni percettive e strutturali tra gli elementi paesistici rilevanti e indica, di conseguenza, indirizzi, criteri e prescrizioni volti alla valorizzazione o alla riproposizione attuale del sistema di relazioni suddette;

- individua, tramite il confronto con associazioni ambientalistiche culturali, enti ed operatori locali e in coerenza con gli indirizzi, i criteri e le prescrizioni di tutela e valorizzazione precedentemente indicati, un programma di azioni e di interventi finalizzato a garantire una più estesa fruizione paesistica delle reti individuate, con particolare riferimento alla realizzazione di percorsi ciclo pedonali, alla regolamentazione della segnaletica pubblicitaria, alla valorizzazione di siti ed elementi di particolare valore paesistico.

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Parco regionale Agricolo Sud Milano (art. 19 comma 2, l.r.86/83 e successive modificazioni)

La Regione Lombardia con deliberazione di Giunta Regionale n. VII/818 del 3 agosto 2000 ha approvato il Piano di coordinamento del Parco regionale Agricolo Sud Milano.

L’art 42 delle Norme Tecniche di Attuazione di detto piano prevede che il sistema delle acque irrigue, costituito dai navigli, sia interamente sottoposto a tutela in quanto parte integrante della struttura morfologica, del tessuto storico e paesistico e della infrastrutturazione agraria del territorio del Parco. In particolare per quanto riguarda i navigli va tutelata l’integrità dei manufatti storici ad essi relativi mediante interventi di restauro e ripristino. Gli enti competenti sono tenuti alla buona conservazione dei manufatti ed alla difesa da immissioni, contaminazioni ed in genere alterazioni delle acque e dei tracciati. In attesa della predisposizione di un piano di settore specifico per i navigli e canali, redatto ai sensi dell’art. 7 delle Norme Tecniche di Attuazione, nel quale venga definito in modo più dettagliato l’ambito di pertinenza dei navigli e dei canali, è vietata l’edificazione, al di fuori dei centri abitati, in fascia di m. 100 dalle sponde.

Nel PTC del Parco, i Piani di Cintura Urbana rappresentano strumenti destinati ad approfondire e rendere fra loro compatibili i temi dello sviluppo urbano e della tutela del territorio. La loro progettazione, che, come noto, è affidata al Parco Sud “di concerto e d’intesa con i comuni interessati (....) e muovendo dalle iniziative pianificatorie dei comuni stessi”(art.26 delle NTA del PTC del Parco), offre lo spazio di confronto e di progettazione dei margini urbani e delle strutture “verdi” tra Milano e i comuni contermini. In particolare, il Comparto 2 Parco dei navigli “L’acqua in città”, interessa i Comuni di Milano, Assago e Buccinasco, per la sistemazione ambientale e funzionale dell’area, attraverso sia il recupero e la riqualificazione delle attività agricole, sia la creazione di spazi verdi e di attrezzature per la relativa fruizione, nonché per la valorizzazione delle linee d’acqua di derivazione del Naviglio Grande, considerando i Navigli come elementi caratterizzanti la qualificazione ambientale dell’area. Per quanto riguarda i comparti di fruizione, è prevista la riqualificazione ambientale attraverso la valorizzazione delle attività agricole in relazione alla presenza del Naviglio Grande e al recupero della Cascina della Guardia come centri di promozione della conoscenza del parco e alle attività di forestazione.

Parco regionale Adda Nord (art. 19 comma 2, l.r.86/83 e successive modificazioni)

La Regione Lombardia con deliberazione di Giunta Regionale n. VII/2869 del 22 dicembre 2000 ha approvato il Piano di coordinamento del Parco regionale Adda Nord.

L’art 40 delle Norme Tecniche di Attuazione prevede che saranno oggetto di specifico piano di settore gli ambiti e gli spazi interessati dalle strade alzaie del Naviglio di Paderno, del Naviglio della Martesana e del canale Muzza. Il recupero e la sistemazione delle alzaie, dei manufatti e degli spazi ad esse connessi rappresentano obiettivo prioritario del Parco e dovranno integrarsi in un disegno di totale ciclopedonalizzazione dell’intero ambito fluviale, con esclusione dei mezzi motorizzati salvo i mezzi di servizio, di soccorso e necessari per la conduzione agricola e forestale.

Parco naturale Adda Nord ( L.R. 16 settembre 1983 n. 80)

La Regione Lombardia con deliberazione del 6/29627 dell’1luglio 1997 ha preso atto della proposta di perimetrazione delle aree a parco naturale, nell’ambito del parco regionale Adda Nord. Sino alla definitiva approvazione della disciplina del parco Naturale, le aree proposte a Parco Naturale sono soggette alla normativa dettata dal PTC del parco regionale stesso.

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1.3.6 Il Master Plan dei Navigli Lombardi

Il Master Plan dei Navigli Lombardi non è un documento approvato con atto pubblico ma è il frutto di una convenzione tra Regione Lombardia e Politecnico di Milano; rappresenta il patrimonio conoscitivo sul quale si è sviluppato il Piano d’Area per coordinare le progettualità e gli interventi proposti fino ad oggi sul territorio.

Il lavoro sul Master Plan ha consentito di coinvolgere sia le Direzioni regionali, interessate al tema, sia alcuni soggetti esterni tra cui il Politecnico di Milano, in particolare sotto il profilo scientifico, l’Università Bocconi, l’Università degli studi di Milano e di Pavia e di far compartecipare alle scelte più livelli di governo del territorio e di impegnarli per attivare una sussidiarietà delle risorse economiche.

Master Plan 1.Bilancio idrico e assetto idrogeologico

2.Costruzioni idrauliche e di ingegneria naturalistica

3.Usi delle infrastrutture riferibili ai vettori delle vie d’acqua

4.Beni storici, culturali, ambientali, architettonici, archeologici

5.Scienze agrarie e forestali e la biologia vegetale

6.Bilancio ambientale acqua, aria e suolo

7.Analisi dello stato di salute del paesaggio/ambiente e dell’assetto urbano e territoriale del costruito e dei suoi rapporti con il contesto

8.Infrastrutture di telecomunicazioni e relativi servizi applicabili

9.Implementazione e animazione delle condizioni di riqualificazione/sviluppo del Sistema Navigli e di marketing territoriale

10.Gestione relativa ad un nuovo uso del territorio dei Navigli indotto da uno sviluppo della navigabilità

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2. IL SISTEMA DEGLI OBIETTIVI

2.1 Gli obiettivi principali del piano

Il Piano Territoriale Regionale d’Area (PTRA) contiene gli obiettivi e le strategie secondo quanto stabilito dalla l.r.12/05 “Legge per il governo del territorio”.

Gli obiettivi principali da conseguire nel PTRA (DGR 8/7452) sono:

• potenziare la fruizione del patrimonio storico/architettonico e naturalistico/ambientale che caratterizza le aree dei Navigli, governando le trasformazioni del territorio attraverso modalita’ corrette di utilizzo delle risorse e limitando i danni dovuti alla forte urbanizzazione e congestione delle aree presenti in alcuni tratti;

• salvaguardare il complesso delle risorse e del patrimonio culturale da fattori di rischio quali il degrado, la scarsa tutela e l’uso improprio del territorio circostante;

• assicurare il coordinamento degli interventi e degli strumenti di pianificazione intercomunali e interprovinciali, in modo da creare opportunità di sviluppo sostenibile e di migliorare la qualità della vita, per ottenere un ambito territoriale di alto valore nel cuore della Lombardia.

In sintesi, gli obiettivi principali devono poter essere tradotti in obiettivi specifici ed in azioni del PTRA Navigli, valutabili attraverso la VAS; si tratta di combinare le due esigenze compenetrate di :

• tutela, ovvero salvaguardia dei Navigli come sistema territoriale rappresentativo dell’identità lombarda, anzitutto salvaguardandone i valori paesaggistici espressi dalla stretta relazione fra le testimonianze storico/culturali e la struttura naturalistico/ ambientale;

• sviluppo sostenibile, in grado di valorizzare i valori territoriali e le risorse ambientali presenti in modo che benefici di tipo economico (turismo, energia rinnovabile, agricoltura sostenibile) si combinino con il mantenimento e l’accrescimento nel tempo dei beni stessi.

Per arrivare a definire un sistema degli obiettivi coerente con la programmazione regionale e con gli atti di programmazione già in atto sul territorio dei Navigli, occorre anche cogliere le specificità del territorio attraverso una adeguata conoscenza delle sue peculiarità, ma anche delle sue debolezze e criticità, per poter pervenire all’individuazione di percorsi di sviluppo su temi realmente prioritari su cui concentrare le azioni del piano.

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2.2 Individuazione delle aree di criticità - Analisi SWOT

La proposta di PTR, nelle brevi indicazioni riguardanti il piano d’area Navigli, sottolinea come l’ambito territoriale dei comuni rivieraschi sia caratterizzato, oltre che da aspetti di pregio, anche da molte situazioni critiche, che il PTRA deve tenere presente e cercare di risolvere e che nello specifico sono:

• forte urbanizzazione;

• congestione delle aree;

• aree a rischio di danno paesaggistico/ambientale;

• rischio di perdita delle risorse costituite dal patrimonio storico-culturale;

• impatti generati dalle infrastrutture di rilevanza regionale e nazionale

Queste indicazioni sono state arricchite e accompagnate da una indagine più approfondita del contesto dei navigli, attraverso un‘analisi SWOT, la tradizionale analisi basata sull’individuazione dei punti di forza (strengths) e dei punti di debolezza (weaknesses) propri dell’ambito di analisi, delle opportunità (opportunities) e delle minacce (threats) che derivano dal contesto esterno cui sono esposte le realtà analizzate.

PUNTI DI FORZA

▪ Buon innervamento del sistema infrastrutturale, sia nelle sue reti lunghe (sistema aeroportuale, ferroviario e autostradale) che corte (rete del Trasporto Pubblico Locale, Servizio Ferroviario Regionale). Il livello di accessibilità dell’area è elevato. ▪ Presenza di alcune aree a forte vocazione agricola. L’agricoltura riveste un ruolo di presidio e conservazione del territorio. ▪ Vivace dinamismo imprenditoriale. ▪ Mantenimento del tessuto di imprese manifatturiere accompagnato dalla crescita del comparto dei servizi (soprattutto commercio e attività professionali). ▪ Sistema del commercio particolarmente sviluppato e diversificato. Notevole presenza di grandi e medie superfici di vendita e negozi di prossimità. ▪ Nella città di Milano, sistema della ricettività turistico-alberghiera consistente e diversificato che risponde a segmenti di mercato turistico (business, fieristico-congressuale) coerenti con la vocazione della città. ▪ In crescita il fenomeno dell’agriturismo. ▪ Articolazione estesa del sistema di parchi e aree protette (Zone Protezione Speciale, Siti d’Importanza Comunitaria). Rilevante superficie territoriale destinata a boschi. ▪ Area di eccezionale interesse paesistico, in particolare il Naviglio di Paderno, classificata dal Parco Adda Nord come “monumento naturale, area Leonardesca”. ▪ Presenza di un patrimonio storico-architettonico di particolare pregio.

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PUNTI DI DEBOLEZZA

▪ Urbanizzazione diffusa e travaso della popolazione dal core dell’area (Milano e i comuni di prima cintura) verso i comuni della frangia metropolitana. ▪ Saturazione del sistema di trasporto su gomma, già fortemente congestionato. ▪ Le piste ciclabili non sono organizzate in rete in maniera sistematica. ▪ Tassi di crescita demografica modesta con aumento della quota degli anziani. ▪ Disomogenea distribuzione delle strutture ricettive. Se si esclude la città di Milano, l’offerta di servizi turistici è carente. ▪ Polarizzazione delle strutture commerciali di grande dimensione lungo gli assi viari principali e in corrispondenza dei centri urbani principali. Questi insediamenti commerciali, comportano non solo un elevato consumo di suolo, ma anche problemi di congestionamento del traffico. ▪ Nei piccoli centri, tendenza alla desertificazione commerciale. ▪ Elevata presenza di un’agricoltura ambientalmente non sostenibile. ▪ Forti pressioni insediative nei confronti del territorio agricolo, che quindi perde il proprio ruolo di produzione di ambiente. ▪ Forte utilizzo della risorsa acqua per l’irrigazione e conflitti d’uso (agricolo, energetico). ▪ Il processo di riqualificazione, riuso e valorizzazione a fini turistici, commerciali, artigianali, sociali ha interessato solo in parte il patrimonio architettonico dell’area. ▪ Scarsa attenzione alla tutela del paesaggio e tendenza alla tutela del singolo bene paesaggistico estraniandolo dal contesto. ▪ Interventi di mitigazione degli impatti delle opere infrastrutturali sul paesaggio insufficienti. ▪ Scarsa qualità architettonica e inserimento paesaggistico delle opere infrastrutturali che contribuiscono al loro rifiuto da parte delle comunità interessate.

OPPORTUNITÀ

▪ Miglioramento dell’accessibilità e riduzione del congestionamento del territorio grazie agli interventi infrastrutturali progettati e in corso di realizzazione (Pedemontana, Autostrada Brescia – Bergamo - Milano, Tangenziale Esterna Milano, Alta Velocità ferroviaria). ▪ Elaborazione dei PGT della grande maggioranza dei Comuni dell’area. ▪ Possibilità di attuare la riconversione di aree dismesse di grandi dimensioni. ▪ Politiche comunitarie di incentivazione allo sviluppo del settore turistico con particolare riferimento al turismo ambientale e all’agriturismo. ▪ Valorizzazione del patrimonio storico-ambientale locale anche attraverso l’evento Expo2015. ▪ Utilizzo dei salti d’acqua per la produzione di energia elettrica. ▪ Sviluppo delle tecnologie per la riduzione/razionalizzazione dei consumi energetici. ▪ Miglioramento e diffusione degli strumenti di analisi ambientale.

MINACCE

▪ Costruzione di infrastrutture di attraversamento e insediamento di funzioni ad alto impatto ambientale (es. logistica) con elevato consumo di suolo. ▪ Crescita costante del consumo energetico individuale e complessivo. ▪ Ripercussione dei cambiamenti climatici sulla disponibilità delle risorse naturali e sui consumi energetici. ▪ Politiche economiche che incrementano il traffico merci sulla rete stradale. ▪ Impatti ambientali negativi in assenza di adeguati strumenti di gestione della domanda turistica.

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2.3 Le sei aree tematiche del piano

Paesaggio Territorio Turismo Agricoltura Ambiente Energia

La definizione di queste aree discende dall’analisi del contesto territoriale e socio-economico sintetizzate nell’analisi SWOT, che ha evidenziato alcuni punti di debolezza – la scarsa attenzione alla tutela del paesaggio, la tendenza alla tutela del singolo bene paesaggistico estraniandolo dal contesto, l’insufficienza degli interventi di mitigazione degli impatti delle opere infrastrutturali, ecc. – che, se non adeguatamente pianificati, potrebbero portare ad un depauperamento di tale ricchezza.

Le aree tematiche individuano i sei ambiti di sviluppo del piano d’area che concorrono alla valorizzazione e all’accrescimento dell’attrattività del territorio, attraverso azioni finalizzate al miglioramento della qualità della vita nei territori rivieraschi.

Il miglioramento dell’accessibilità dell’area e la diminuzione della congestione da traffico, il riutilizzo di aree dismesse o degradate, l’aumento dell’efficienza energetica negli usi finali, il sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili, valorizzando per esempio l’utilizzo dei salti d’acqua per la produzione di energia elettrica, sono tutti obiettivi che il piano, nel suo processo pianificatorio e programmatorio definirà in azioni specifiche.

La metodologia adottata e di seguito illustrata per la definizione degli obiettivi del PTRA, in relazione alle sei aree tematiche – Ambiente; Agricoltura; Energia; Paesaggio; Territorio; Turismo – ritenute maggiormente significative per i “Navigli Lombardi”, garantisce la coerenza della programmazione territoriale ai diversi livelli – PTR, PTCP, PTC dei Parchi.

2.4 Gli obiettivi specifici del piano

L’analisi degli obiettivi di piano, rapportati alle aree tematiche individuate, ha condotto alla costruzione di un albero degli obiettivi che, a partire dall’obiettivo principale di valorizzare e preservare i Navigli come identità della Lombardia, individua per ogni singola tematica i possibili obiettivi specifici da sviluppare nel piano.

In questa fase di costruzione del piano sono stati sviluppati gli obiettivi delle aree tematiche Paesaggio, Territorio e Turismo, mentre il grado di approfondimento degli altri obiettivi proposti nella prima conferenza di valutazione per le aree tematiche Agricoltura, Ambiente ed Energia non è tale al momento attuale da poter proporre delle azioni puntuali diverse da quelle proposte da piani di settore specifici.

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E’ stata pertanto assunta la decisione di rinviare il loro approfondimento ad un momento successivo, in quanto il piano si configura come strumento flessibile e aggiornabile nel tempo, inserendo solo alcuni riferimenti trasversali di specifiche azioni di tali ambiti all’interno delle aree tematiche che il piano ha deciso di approfondire.

Inoltre il PTRA ha ritenuto in questa fase di non analizzare i temi dell’Ambiente e dell’Agricoltura, in quanto esistono già strumenti di pianificazione con prescrizioni e/o indicazioni di per sé puntuali e dettagliate, anche al fine di non sovrapporre nuove disposizioni, ma di utilizzare alcuni di tali strumenti per la elaborazione del Piano.

Ad esempio nell’ambito dell’area di approfondimento del Territorio sono stati inseriti degli obiettivi con le relative azioni dell’area tematica Ambiente, infatti vi è il riconoscimento della rete ecologica regionale quale interferenza ambientale con i Navigli e vengono indicati punti critici di intersezione.

Invece per l’area tematica Agricoltura si è ritenuto utile individuare sempre nell’area tematica Territorio, la fascia di 500 metri lungo le sponde dei Navigli, come elemento di continuità per la costruzione della rete verde regionale, al fine di valorizzare il sistema rurale e paesistico ambientale.

Di seguito viene riportato lo schema completo degli obiettivi di Piano, delle aree di approfondimento, degli obiettivi principali e specifici e delle azioni.

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2.5 Lo schema delle azioni per le aree tematiche

Di seguito si declinano gli obiettivi strategici, principali e specifici e le azioni per le aree tematiche assunti nella proposta di PTRA.

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3.LE SCELTE DEL PIANO

3.1 Contenuti e aree tematiche di sviluppo del Piano

La legge regionale 12/2005 definisce i seguenti contenuti riferiti alla generalità dei PTRA:

• individuazione degli obiettivi socio economici e infrastrutturali da perseguirsi; • indicazione dei criteri necessari al reperimento e alla ripartizione delle risorse finanziarie; • disposizione di indicazioni puntuali e coordinate riguardanti il governo del territorio, anche con riferimento alle previsioni insediative, alle forme di compensazione e ripristino ambientale ed alla disciplina degli interventi sul territorio stesso. Il PTRA, dovendo dare indicazioni sul reperimento delle risorse finanziarie per attuare gli obiettivi di piano, dovrà necessariamente focalizzare le azioni prioritariamente su quegli aspetti che oggettivamente siano realizzabili e finanziabili. Inoltre lo spirito della L.R.12/05 prevede che la proposta di piano sia un documento sempre aggiornabile e modificabile, pertanto si ritiene, in questa fase, di approfondire come contenuti del piano i temi del paesaggio, del turismo e del territorio, che rappresentano oggi le aree tematiche di maggior incidenza per lo sviluppo armonioso del territorio dei navigli. E nel contempo di rinviare a successivi studi progettuali di dettaglio le prime azioni di approfondimento ritenute di interesse regionale ed inserite nella “Sezione 2” del PTRA.

Inoltre, essendo un piano sovraordinato rispetto ai piani provinciali e comunali, le disposizioni in esso contenute avranno efficacia diretta e cogente nei confronti dei comuni e delle province compresi nel suo ambito di azione.

La valorizzazione di un territorio comporta innanzitutto una attenta conservazione e tutela delle sue caratteristiche paesaggistiche, attraverso la riqualificazione degli ambiti costruiti e delle aree libere, in particolare quelle dismesse e degradate; comporta la definizione di strategie di sviluppo turistico che valorizzino innanzitutto la navigabilità e la mobilità ciclopedonale.

Questi sono i temi ad oggi prioritari per lo sviluppo del piano d’area, perché coincidono con quanto la programmazione regionale sta perseguendo in modo mirato anche in vista delle opportunità che si aprono con l’avvenimento di EXPO 2015. Dunque le aree tematiche che vengono sviluppate nella sezione 2 del piano sono:

PAESAGGIO TERRITORIO TURISMO

La proposta di PTRA: o da un lato definisce e struttura un quadro di riferimento strategico dei territori interessati (le aree tematiche e le azioni prioritarie);

o dall’altro suggerisce talune possibilità di sviluppo, in un quadro propositivo di prime azioni di approfondimento, di interventi riconosciuti di una valenza sovralocale e che meritano un ulteriore sviluppo progettuale.

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Elementi essenziali della sua impostazione sono:

• Selettività : non pianificare tutto ma solo alcuni aspetti

• Attenzione alla qualità dei luoghi

• Sostenibilità degli interventi trasformativi

• Condivisione delle esigenze del territorio.

3.2 Tutelare e valorizzare i Navigli elementi dell’identità regionale

Il sistema dei Navigli lombardi è costituito da 160 chilometri di canali artificiali, costruiti a partire dal 1100 fino al 1800 a scopo agricolo e come via navigabile per il trasporto delle merci.

La storia dei Navigli si intreccia quindi con la storia della Lombardia. Queste opere idrauliche di grande tecnica e ingegno hanno strutturato storicamente gli insediamenti e l’organizzazione rurale delle campagne, giocando un ruolo determinante per lo sviluppo economico e sociale della Lombardia. Lungo i Navigli hanno trovato una collocazione ideale numerose dimore nobiliari che hanno contribuito alla valorizzazione dei canali e dei centri storici che sorgono lungo le loro sponde; questi segni della storia territoriale insieme ai pregevoli contesti ambientali naturalistici, costituiscono elementi di pregio da salvaguardare e valorizzare.

Pertanto lo scopo principale del PTRA deve essere quello di potenziare la fruizione del patrimonio storico/architettonico e naturalistico/ambientale che caratterizza queste aree, governando le trasformazioni del territorio attraverso modalità corrette di utilizzo delle risorse e limitando i danni dovuti alla forte urbanizzazione e congestione delle aree presenti in alcuni tratti dei Navigli. Il sistema dei Navigli presenta un complesso di risorse paesaggistiche e ambientali costitutive dell’identità della Regione che deve essere riconosciuto per il suo valore e salvaguardato da fattori di rischio quali il degrado, la scarsa tutela e l’uso improprio del territorio circostante.

Il PTRA dovrà essere in grado di attuare politiche di governance degli interventi e degli strumenti di pianificazione, attraverso la ricomposizione degli interessi in gioco, in modo da creare opportunità di sviluppo sostenibile e di miglioramento della qualità della vita per ottenere un ambito territoriale di qualità nel cuore della Lombardia.

3.3 I Navigli Lombardi: rilevanza del sistema

I Navigli Lombardi costituiscono un’opera d’arte che impegna un ambito territoriale molto vasto compreso tra il Ticino e L’Adda; opera d’arte intesa come manufatto “artificiale” prodotto nel corso dei secoli che, prelevando acqua dai due fiumi, ha creato un sistema idraulico di trasporto di merci e di irrigazione dei campi che ha al suo centro Milano. Le opere dell’uomo, che nel tempo hanno arricchito i navigli e le loro sponde, hanno fatto sì che tale complesso sistema potesse essere considerato opera d’arte anche secondo il significato corrente del termine, come testimonianza dell’ingegno e della qualificata opera dell’uomo, documento materiale della storia plurisecolare del territorio lombardo.

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La trama relazionale che si è strutturata tra i valori storico/testimoniali, i caratteri naturali e il tradizionale uso agricolo del territorio conferisce agli ambiti attraversati dai Navigli una identità paesaggistica complessa, distintamente percepita e radicata nelle popolazioni locali.

In questo senso al sistema dei navigli si attribuisce valore di patrimonio culturale e di identità regionale che prevale sulle altre potenziali risorse territoriali e ne orienta le modalità di uso nella direzione della compatibilità con l’elevato livello qualitativo del contesto.

Ne è testimonianza l’attenzione alla salvaguardia dei valori del sistema posta dalla Regione Lombardia, che, avvalendosi delle deleghe ricevute dallo Stato alla fine degli anni ’70, ha ritenuto opportuno, mediante specifici provvedimenti, assoggettare alla tutela della legge statale sui beni paesaggistici gli ambiti esterni ai parchi naturali regionali, integrando in tal modo l’azione di vincolo automatico della legge Galasso. Allo stato attuale il quadro di tutela paesaggistica dei Navigli ha pertanto una copertura totale.

A differenza degli altri ambiti definiti dal PTR come possibili Piani d’Area, per i quali si rileva al loro interno compattezza e contiguità territoriale, allo stato attuale il sistema dei navigli lombardi ha perso la sua continuità, da quando negli anni 30 del ‘900 la cerchia dei Navigli nel centro storico di Milano è stata coperta, sottraendo così al sistema quell’anello che ne saldava il ramo orientale (abduano) con quello occidentale (ticinese) e facendone venir meno, nello stesso istante, l’integrità di organismo unitario e la storica percezione della centralità funzionale di Milano.

Pertanto il filo conduttore che deve percorrere l’auspicabile operazione di ricucitura virtuale per l’affermazione dell’unitarietà del sistema, è affidato proprio ai caratteri residuali della sua vicenda storica percepibile come immagine paesaggistica consolidata.

3.4 Livelli spaziali e area di influenza del Piano

Ogni Naviglio, pur facendo parte di un sistema nato con gli stessi scopi, presenta diverse caratteristiche a partire innanzitutto dal territorio che attraversa: vicino ai grandi fiumi Ticino e Adda domina una ricca vegetazione tutelata dalla presenza dei Parchi regionali, mentre avvicinandosi a Milano troviamo l’insediamento urbano sempre più congestionato, infine a sud di Milano, permangono ancora i paesaggi agrari. Ogni Naviglio è stato realizzato in momenti diversi della storia, e nel corso del tempo inoltre, ha sviluppato un proprio legame particolare con il territorio circostante, rappresentando per esso l’elemento caratterizzante e qualificante non solo per l’ambito agricolo ma anche per i nuclei urbani che sorgono lungo le sue sponde.

Per questo è necessario che il piano d’area, che è un piano territoriale, prenda corpo dalle caratteristiche fisiche del territorio di ciascun Naviglio.

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R d c b

a

Ai fini del Piano si individuano differenti livelli spaziali interessati:

a) il corpo idrico in se’ del Naviglio; b) una fascia laterale di pertinenza del Naviglio, piu’ strettamente influenzata negli aspetti territoriali, paesaggistici, ecosistemici; c) i territori dei Comuni attraversati; d) i territori di Comuni esterni interessati da relazioni (R ) con il sistema Navigli.

Con la fascia “b” si intende rappresentare una linea fisica di delimitazione del patrimonio ambientale e paesistico da valorizzare, che costituisce l’identità stessa del sistema Navigli, strettamente connessa con le qualità peculiari dei manufatti e il loro contesto riconoscibile. Tale linea definisce il limite delle aree già definite da vincoli ministeriali, implementate da ulteriori aree non soggette a vincolo specifico, ma che presentano omogenee caratteristiche paesaggistiche e ambientali tali da creare una sorta di barriera protettiva.

Come esplicitato nell’allegato A della DGR 8/7452 del 13 giugno 2008 il PTRA deve individuare anche il territorio connotato dalla qualità paesistico-ambientale e interessato da trasformazioni che incidono sullo sviluppo del territorio dei Navigli e ampliare l’ambito del Piano qualora si presentino interventi territoriali che interagiscono con l’ambito di Piano stesso e quindi di seguito si specifica il possibile ambito spaziale allargato:

a. si ricomprendono i Comuni direttamente confinanti rispetto a quelli rivieraschi e sui quali la presenza dei Navigli si riconosce sia dal punto di vista paesaggistico che culturale, ambientale, turistico ; Cesano Boscone, Calusco d’Adda, Solza, Medolago, Suisio, Bottanuco, Capriate San Gervasio, Canonica d’Adda e Fara Gera d’Adda; b. la designazione di Milano come sede per l’Expo 2015 ha avuto inevitabili ripercussioni non solo sull’area in oggetto, ma su tutto il sistema dei Navigli.

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c. il sistema dei Comuni compresi nel Piano d’Area Adda-Martesana promosso dalla Provincia di Milano; Basiano, Carugate, Grezzago, Liscate, Masate, Melzo, Passano con Bornago, Pioltello, Pozzo d’Adda, Pozzolo Martesana, Rodano, Segrate, Settala, Trezzano Rosa, Truccazzano e Vignate.

In questa fase di maggior perimetrazione dell’ambito di Piano ci si pone di definire anche un primo ambito di prescrittività del piano ritenendo che la prescrittività trovi differenti risposte in relazione al tema che si intende prendere in considerazione. Una analisi condotta su fasce monotematiche fondate principalmente sull’uso del suolo, consente di definire indirizzi generalizzabili sul sistema acque e natura e sul consumo di suolo (rapporto tra urbanizzato e non urbanizzato), quando il tema invece presenti una maggiore complessità come appunto è il caso del paesaggio, allora l’ambito non è più identificabile con fasce laterali al corso dei Navigli geometricamente definite, ma dovrà essere di volta in volta precisata la chiave di lettura assunta per l’apprezzamento della qualità paesaggistica del territorio; ad esempio se si assume il parametro della percezione, occorrerà prioritariamente precisare da quale punto di fruizione visiva si intende valutare la sensibilità territoriale. Nel caso si prendano in considerazione gli elementi di caratterizzazione paesaggistica segnalati e rilevati dagli specifici studi disponibili, allora si terrà conto della loro reale presenza su tutto il territorio considerato (tutti i comuni rivieraschi) e delle reciproche relazioni che definiscono l’identità paesaggistica dei vari ambiti in cui si articola il territorio di navigli. In tal modo è possibile stendere una carta della sensibilità territoriale che determina il livello di attenzione da esercitare nei confronti di conseguenti programmi e progetti di trasformazione territoriale. È inoltre opportuno tenere conto, nella determinazione dell’ambito e del relativo livello di prescrittività del PTRA, degli specifici atti di riconoscimento ufficiale della qualità paesaggistica dei luoghi: provvedimenti dichiarativi di interesse pubblico (vincoli) o piani a valenza paesaggistica, e preliminarmente il Piano Paesaggistico Regionale, attualmente all’esame del Consiglio regionale, che per l’ambito dei Navigli ( Naviglio Grande e Naviglio di Pavia) riconoscendo l’importanza del sistema dei navigli e canali storici stabilisce all’articolo 21:

“In attesa di determinazioni più precise delle competenti Commissioni Provinciali Beni Paesaggistici, in merito all’eventuale completamento del sistema di tutela in essere e alla definizione di una specifica disciplina di tutela, nei territori compresi entro la fascia di 100 metri lungo entrambe le sponde è fatto comunque divieto di prevedere e realizzare nuovi interventi per: grandi strutture di vendita e centri commerciali, impianti per il trattamento rifiuti, ambiti estrattivi e impianti di lavorazione inerti, impianti industriali e insediamenti che non siano di completamento del tessuto urbano e produttivo esistente”;“Per i territori compresi in una fascia di 10 metri lungo entrambe le rive sono in ogni caso ammessi solo interventi per la gestione e manutenzione del canale e il recupero di manufatti idraulici e opere d’arte, interventi di riqualificazione e valorizzazione delle sponde e delle alzaie nonché sistemazione e potenziamento del verde, con specifica attenzione alla fruizione ciclo-pedonale delle alzaie e alla massima limitazione di percorsi e aree di sosta per mezzi motorizzati”.

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ALLEGATO

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QUADRO ANALITICO CONOSCITIVO

Inquadramento territoriale e infrastrutturale L’area in oggetto si colloca nella media e bassa pianura milanese ed è caratterizzata dalla presenza di un fitto reticolo idrografico di origine antropica e, in particolare, dal sistema dei Navigli Lombardi, 160 chilometri di canali artificiali che interessano prevalentemente le Province di Milano e Pavia e, marginalmente, le Province di Varese e Lecco, attraversando 51 Comuni compreso quello di Milano, l’interno del Parco del Ticino, del Parco Agricolo Sud Milano e del Parco Adda Nord.

Naviglio Grande, Naviglio Pavese, Naviglio di Bereguardo, Naviglio della Martesana e Naviglio di Paderno sono pertanto i cinque canali del sistema dei Navigli che, alimentati dai fiumi Adda e Ticino, mettono in relazione Milano, Pavia e molti altri centri urbani della più ampia regione urbana milanese e collegano il capoluogo lombardo ad alcune delle mete turistiche più belle della Lombardia: il Lago Maggiore ed il Lago di Lecco.

Il sistema dei Navigli Lombardi è articolato in due sottosistemi:

• il sistema Ticino-Milano-Po composto dal Naviglio Grande, dal Naviglio di Bereguardo e dal Naviglio di Pavia, ha il suo fulcro a Milano, nella Darsena di -; • il sistema Adda-Lambro-Po composto dal Naviglio della Martesana, dal Naviglio di Paderno e da un tratto del fiume Adda. In seguito alla copertura del tratto di P.za S. Marco a Milano ha perso ogni rapporto di interscambio urbano e risulta separato dal sistema Ticino-Milano-Po.

Figura 1 – Il sistema dei Navigli Lombardi

Fonte: Elaborazione grafica a cura di Navigli Lombardi S.c.a.r.l.

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La presenza di tessuti urbani eterogenei dal punto di vista insediativo, sociale, economico ed infrastrutturale rende il sistema dei Navigli Lombardi un territorio plurale e complesso, anche per la presenza del capoluogo Milano. Al di là della presenza dei canali, non è facile identificare elementi comuni a tutte le aste in cui si articola il sistema. Si tratta infatti di un territorio multipolare, rispetto alla disomogeneità nella distribuzione delle funzioni sul territorio, e duale, rispetto alla contrapposizione tra territori più o meno antropizzati. Alle aree di Paderno e del Bereguardo che preservano ancora la propria vocazione agricola e sono punteggiati soprattutto da centri abitati di piccole e piccolissime dimensioni, si contrappongono quella del Pavese, della Martesana e del Grande, densamente abitate e dotate di funzioni avanzate di cui beneficiano anche le aree limitrofe carenti di servizi di questo tipo.

Le infrastrutture di trasporto Il sistema delle infrastrutture di trasporto che interessa l’area dei Navigli Lombardi innerva in modo capillare il territorio e in alcune sue tratte, soprattutto quelle che gravitano su Milano e sui comuni della prima cintura, risulta ormai piuttosto congestionato. Il capoluogo costituisce il baricentro della rete della viabilità autostradale (A1 Milano–Napoli, tratta Milano–Bologna, A4 Torino–Trieste, tratta Torino–Milano, A7 Milano–Serravalle, A8 Milano–Varese e A9 Lainate–Como–Chiasso) integrata dal sistema delle tangenziali (Est, Ovest, Nord) e ordinaria (SS n. 11 Padana Superiore, SP n. 14 strada provinciale Rivoltana,SS n. 33 del Sempione, SS n. 36 del Lago di Como e dello Spluga, SP n.103 Cassanese, SS n. 233 Varesina, SS n. 415 Paullese, SS n. 494 Vigevanese).

Milano rappresenta anche uno snodo essenziale anche del sistema ferroviario (che serve non solo il traffico a lunga percorrenza, nazionale ed internazionale, ma anche quello locale pendolare) e della rete del trasporto pubblico locale (linee della metropolitana integrate dal Servizio Ferroviario Regionale compreso il Passante ferroviario), sia urbano che interurbano.In relazione ai diversi sistemi di trasporto, non va dimenticata la possibilità di sviluppo e utilizzo delle piste ciclabili non solo per funzioni ricreative, ma anche come collegamento quotidiano con i principali nodi di comunicazione. La rete della piste ciclabili che si snoda lungo l’asta del Naviglio Grande, lungo la Martesana e lungo il Naviglio Pavese è completata dal percorso ciclabile del parco del Ticino (da Sesto Calende fino ad Abbiategrasso lungo il Naviglio Grande e da lì fino a Pavia lungo il Naviglio di Bereguardo).

Questo sistema infrastrutturale è completato dalle strutture aeroportuali di Milano Linate (l'unico che insiste su un comune appartenente all'area dei Navigli Lombardi), Malpensa (situato all'interno del Parco del Ticino, è contiguo a Lonate Pozzolo, il comune più periferico del Naviglio Grande) e Orio al Serio che nel corso degli ultimi anni ha assunto un peso significativo.

Inquadramento socio-economico

Inquadramento demografico Nei comuni rivieraschi si concentra circa il 20% della popolazione della Regione (1.885.314 abitanti nel 2007) con una densità abitativa di 2.263 abitanti/Kmq in crescita rispetto al 2001 e ben superiore al dato medio regionale, pari a 400 abitanti/Kmq. Si noti che l’inclusione della città di Milano influisce sensibilmente sui dati raccolti. Il capoluogo assorbe infatti 1.303.437 abitanti, per una densità di 7.159 abitanti/Kmq (se non si considera Milano la densità cala a 845 abitanti/Kmq).

Prevalgono i comuni con meno di 10.000 (di cui 20 hanno meno di cinque mila abitanti), a conferma della prevalenza di micro o piccole realtà urbane. Escludendo la città di Milano, i comuni di Pavia, Cologno Monzese, Rozzano, Corsico, Abbiategrasso, Cernusco sul Naviglio sono i più popolosi, assorbendo complessivamente poco più di 250 mila abitanti, con densità abitative anche considerevoli (Corsico con 6.197 abitanti/Kmq, Cologno Monzese 5.502 abitanti/Kmq, Rozzano 3.164 abitanti/Kmq).

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Figura 2 – La densità abitativa dei Comuni del Navigli Lombardi (2007)

Fonte: Elaborazione CERTeT su dati ISTAT (2007). Elaborazione grafica a cura di Navigli Lombardi S.c.a.r.l.

Il trend demografico rilevato sull’area nell’ultimo decennio è stato contenuto (inferiore al 4%, contro una crescita regionale attorno al 6%), determinato in parte dalla ripresa della natalità, ma, soprattutto, dalla componente migratoria (gli stranieri presenti sull’area in esame valgono circa l’11% del totale della popolazione). Si registrano comunque considerevoli differenze tra comuni in notevole espansione (sul Pavese-Bereguardo, soprattutto) e territori ormai maturi che hanno esaurito il proprio ruolo residenziale a causa della progressiva contrazione dei suoli disponibili per la residenza. Il prossimo quinquennio sembra caratterizzarsi per una moderata crescita demografica del territorio dei Navigli, inferiore rispetto alle previsioni per la Lombardia (+2,2% rispetto a +3,7% a livello regionale), e, successivamente, per un mantenimento del quadro demografico lombardo. L’analisi della struttura per età della popolazione del sistema dei Navigli mostra l’invecchiamento progressivo della popolazione.

L’indice di vecchiaia – rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e la popolazione di età compresa tra 0 e 14 anni – nel 2007 vale 177 a fronte di un valore regionale pari a 143. Da questo punto di vista, il Naviglio Pavese presenta la situazione più critica (esemplare in questo senso la realtà di Pavia che si contraddistingue per un indice di vecchiaia pari a 239, valore massimo registrato sull’intero territorio in esame). Leggermente migliore, ma comunque preoccupante, è il caso di Milano (196). Escludendo i due capoluoghi di provincia, il dato migliora sensibilmente (pari a 130). Similmente, l’indice di dipendenza totale, con cui si misura il peso della parte di popolazione non attiva – le persone che hanno meno di 14 anni e quelle che hanno più di 65 anni – rispetto a quella potenzialmente attiva (inclusa nella classe di età tra 15 e 64 anni), indica che è in crescita la quota di popolazione non attiva (anziana, soprattutto) che pesa sulla popolazione attiva: questo indice nel 43

2007 vale 53,6 e valeva nel 2001 46,7. Alle stesse conclusioni si può pervenire analizzando l’indice di ricambio della popolazione attiva – il rapporto tra le classi di età che stanno per uscire dal mercato del lavoro (60–64 anni) e quelle che vi sono appena entrate (15–19 anni): il dato relativo ai Navigli 161 è decisamente superiore rispetto al valore regionale (132). Questo indice ha un interesse soprattutto congiunturale: le nuove leve trovano lavoro non solo in funzione dell’espansione dell’economia e della creazione di nuovi posti, ma anche in proporzione ai posti che vengono resi disponibili da coloro che “escono” dal mercato del lavoro, soprattutto per motivi di età e di pensionamento.

Inquadramento economico Il sistema produttivo dell’area dei Navigli Lombardi risulta essere particolarmente articolato. Le imprese aumentano di circa 45 mila unità nel periodo 1991-2001 (pari al 35% del totale), soprattutto per l’incremento del numero delle micro-imprese, mentre sono in calo le imprese di piccole (-10%) e medie dimensioni (-4%). Delle complessive 202.714 imprese censite nel 2001, poco meno del 70% (pari a 137.414 imprese) appartengono al settore terziario, soprattutto attività professionali (intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca) e commercio. La prevalenza delle attività legate ai servizi si riflette poi in un indice di terziarizzazione particolarmente elevato (76% contro un dato regionale pari a 55%). In questo quadro complessivo, vale la pena mettere in evidenza che esiste una certa disomogeneità nelle specializzazioni economiche tra i singoli sub-sistemi territoriali che compongono il sistema Navigli. L’area del Naviglio Grande, del Naviglio Pavese e della Martesana risultano avere una più marcata vocazione al terziario rispetto all’asta di Bereguardo e quella di Paderno, in cui le attività industriali sono consistenti (gli indici di industrializzazione sono compresi tra il 50 e il 60% contro un dato riferito al sistema Navigli pari al 24%).

Figura 3 – L’indice di terziarizzazione dell’area dei Navigli Lombardi

Fonte: Elaborazione CERTeT su dati ISTAT, Censimento Generale dell’Industria e dei Servizi (2001). Elaborazione grafica a cura di Navigli Lombardi S.c.a.r.l.

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Figura 4 – L’indice di industrializzazione dell’area dei Navigli Lombardi

Fonte: Elaborazione CERTeT su dati ISTAT, Censimento Generale dell’Industria e dei Servizi (2001). Elaborazione grafica a cura di Navigli Lombardi S.c.a.r.l.

Come anticipato, il commercio rappresenta una quota significativa delle imprese del settore terziario, annoverando poco meno di 170 mila occupati in circa 51.449 imprese. Si ritiene di interesse sottolineare come gli ultimi anni si siano caratterizzati per sostanziali variazioni intervenute rispetto alla consistenza delle strutture commerciali. Nel quadriennio 2003-2006, aumentano le grandi strutture di vendita e gli esercizi di vicinato, mentre si riduce il numero delle medie superfici. In controtendenza, invece, i Navigli di Paderno e della Martesana per i quali aumentano le strutture medie mentre diminuiscono le altre. Il disegno territoriale della rete del commercio in quest’area risulta fortemente relazionata alle infrastrutture viabilistiche, sia di livello metropolitano che di ambito. L’offerta si organizza per sistemi lineari su assi privilegiati o per forme di agglomerazione commerciale in specifiche aree con caratteristiche di accessibilità straordinarie.

È indubbio, però, che la distribuzione spaziale delle strutture commerciali sia svantaggiosa per i centri urbani minori che soffrono per la chiusura dei piccoli negozi, alimentari, ma non solo, soprattutto in considerazione della distanza tra i diversi comuni e tra i piccoli comuni e le grandi strutture di vendita. Fortissima è la vocazione commerciale dell’area della Martesana dove, nel tempo sono state insediate 123 tra grandi e medie strutture di vendita, circa un terzo di quelle censite sull’area dei Navigli, escludendo Milano. Importanti poli commerciali sono anche Assago e Rozzano per l’area Pavese-Bereguardo e l’asse della Vigevanese, un vero e proprio corridoio commerciale e produttivo che connette il quadrante sud-ovest dell’area metropolitana con il suo core.

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Figura 5 –La diffusione delle strutture commerciali nei Comuni rivieraschi

Fonte: Elaborazione CERTeT su dati ISTAT, Censimento Generale dell’Industria e dei Servizi (2001). Elaborazione grafica a cura di Navigli Lombardi S.c.a.r.l.

L’area dei Navigli evidenzia un sistema ricettivo differenziato e qualificato, determinato in modo consistente dal contributo della città di Milano, il cui posizionamento quale destinazione business- oriented è ovviamente connesso alla vocazione imprenditoriale e fieristico–congressuale della città.

La stragrande maggioranza delle strutture censite si concentra a Milano ed è rappresentata da esercizi alberghieri, in prevalenza di categoria medio–alta, mentre l’offerta extra–alberghiera (campeggi, ostelli, bed&breakfast,…) è marginale. Altrove la ricettività turistica è molto modesta (è il caso del Pavese, con circa il 6% dell’offerta turistica complessivamente rilevata sul territorio dei Navigli Lombardi) o pressoché inesistente (nell’area della Martesana-Paderno e sull’asta di Bereguardo).

Le strutture in cui è praticata l’attività agrituristica, sempre più diffusa sul territorio lombardo soprattutto nelle aree a più marcata vocazione rurale, risultano in aumento sull’intero sistema dei Navigli Lombardi, sebbene ad oggi si concentrino in particolar modo nelle aree lambite dall’asta del Naviglio Grande.

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Figura 6 – Articolazione del sistema ricettivo del sistema dei Navigli Lombardi

*****L 14 1

1 **** 89 4 4

*** 130 5 12 2

1 ** 58 2

* 99 3 3

1

Residenze turistico alberghiere 55 1

1 Strutture extra-alberghiere 31 9

0 20 40 60 80 100 120 140 160

Naviglio Grande Naviglio della Martesana Naviglio di Paderno Naviglio Pavese Naviglio di Bereguardo

Fonte: Elaborazione CERTeT su dati ISTAT (2005) e dati del Sistema Informativo Statistico Enti Locali (2003).

Il territorio lombardo bagnato dai Navigli risulta essere sempre meno vocato all’agricoltura, anche nelle aree in cui la tradizione agricola è maggiormente radicata (per esempio il Pavese-Bereguardo e l’area di Paderno). Alla luce dei dati censuari disponibili appare come dal 1990 il numero delle aziende agricole si sia ridotto di circa il 40% attestandosi nel 2000 su 1.583 unità per 5.061 addetti. La dimensione media delle aziende (3,2 addetti) risulta in linea con il dato regionale.

La superficie agraria totale rappresenta più del 53% della superficie territoriale totale, di cui circa l’83% Superficie Agraria Utilizzata (SAU), in leggera riduzione nel periodo 1990–2000 (-4%, rispetto al trend regionale che segna un -5,8%). Di questa, l’84% è destinata a seminativi e il 16% a prati. In aumento considerevole invece la superficie di bosco (+11%), soprattutto nell’area del Naviglio Grande. Diminuisce sensibilmente, invece, la superficie agraria non utilizzata, ora destinata all’urbanizzato.

I dati aggregati in realtà celano differenze territoriali considerevoli. La superficie agraria totale del Naviglio della Martesana e del Naviglio di Paderno rappresenta meno del 15% della superficie agraria totale dei Navigli Lombardi. Inoltre in quest’area, nel periodo 1990-2000, la superficie agraria si è ridotta dell’8% mettendo in luce in maniera più evidente un processo di urbanizzazione continua che sottrae superficie alle attività agricole.

Una situazione molto diversa contraddistingue invece l’area Pavese-Bereguardo, che con circa il 40% della superficie agraria totale del sistema territoriale dei Navigli Lombardi (di cui l’82% SAU), conferma la forte vocazione agricola.

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Tabella 1 – Superficie territoriale per destinazione d’uso (dati espressi in ha) Navigli Lombardi Regione Lombardia Δ 1990- Δ 1990- 2000 1990 2000 1990 2000 2000 Superficie Territoriale totale 85.745 2.385.907 Superficie agraria totale (SAU + altra 43.629 46.194 -0,06 1.418.004 1.601.325 -0,11 superficie) SAU Totale 36.713 38.186 -0,04 1.039.817 1.104.278 -0,06 SAU Seminativi 32.065 31.973 0,00 731.326 758.168 -0,04 SAU Coltivazioni legnose agrarie 78 80 -0,02 32.463 36.710 -0,12 SAU Prati permanenti e pascoli 4.570 6.111 -0,25 276.028 308.190 -0,10 Arboricoltura da legno2 1.913 2.436 -0,21 30.722 31.847 -0,04 Boschi 2.849 2.556 0,11 204.974 295.948 -0,31 Superficie agraria non utilizzata totale 195 378 -0,48 75.077 60.805 0,23 Altra superficie 1.958 2.639 -0,26 67.414 108.448 -0,38

Fonte: Elaborazione CERTeT su dati ISTAT, Censimento Generale dell’Agricoltura (2000) e Regione Lombardia (Ufficio Regionale del Censimento).

Inquadramento ambientale, paesaggistico e culturale

La tematica ambientale riveste particolare importanza non solo in funzione della conservazione del paesaggio e delle risorse naturali dei Navigli, ma, soprattutto, in relazione al concetto di sviluppo sostenibile: l’ambiente rappresenta un’opportunità per lo sviluppo durevole del territorio, in termini, ad esempio, di consolidamento del turismo naturalistico, del turismo etnologico e del turismo rurale.

Il territorio dei Navigli Lombardi si caratterizza per un patrimonio naturale pregevole costituito dal Parco della Valle del Ticino (per 28.173 ha), il Parco Agricolo del Sud Milano (per 15.156 ha, circa il 30% dell’estensione complessiva del Parco), il Parco Nord Milano, i Parchi Adda Nord e Adda Sud per una superficie complessiva di più di 45 mila ettari.

Il sistema del verde è completato poi da quattro SIC tutti afferenti al Parco lombardo della Valle del Ticino (Boschi Siro Negri e Moriano, Basso Corso e Sponde Del Ticino, Turbigaccio, boschi di Castelletto e Lanca di Bernate, Boschi della Fagiana) e da una ZPS (Boschi del Ticino) che fanno parte della rete ecologica ‘Natura 2000’, un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali e vegetali, di interesse comunitario, la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo.

2 I dati relativi all'arboricoltura da legno nel 1990 non venivano rilevati. Venivano rilevate le sole pioppete (qui prese in considerazione) mentre le restanti specie (alberi da frutto destinate alla produzione di legname) erano rilevate tra le legnose agrarie.

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Figura 7 – Il sistema dei Parchi nell’area dei Navigli Lombardi

Fonte: elaborazione grafica a cura di Navigli Lombardi S.c.a.r.l.

Energia Il tema dell’energia comprende un ampio insieme di attività che, da un lato, sono essenziali per lo sviluppo socio-economico e per migliorare la qualità della vita dei cittadini, e, dall’altro, producono alcuni fra i maggiori problemi ambientali quali, ad esempio, l’inquinamento e il riscaldamento globale.

Numerosi impianti termoelettrici sono situati sul territorio (nei comuni di Turbigo, Boffalora sopra Ticino, Lonate Pozzolo, Pavia, Cologno Monzese). Nella città di Milano sono, inoltre, presenti quattro impianti termovalorizzatori per la cogenerazione sia di energia elettrica che di calore per il teleriscaldamento delle abitazioni. Il Naviglio di Paderno e della Martesana risultano costellati di importanti impianti di produzione di energia da fonte idraulica (è il caso dell’impianto Pietro Rusca, nel comune di Cassano d’Adda, della centrale Bertini a Paderno d’Adda, della centrale Esterle di Robbiate).

La produzione di energia a partire dalle biomasse è diffusa in modo sporadico (nei comuni di Inzago, Cernusco sul Naviglio e nell’area del Naviglio Pavese).

Le caratteristiche morfologiche dei Navigli, e del territorio che essi attraversano, determinano lungo alcuni tratti dei canali dislivelli naturali che portano alla formazione di salti d’acqua. Lungo i Navigli i salti censiti ammontano a 32, di cui 12 sul Naviglio Pavese, 11 sul Naviglio Bereguardo, 3 sul Naviglio Martesana e i rimanenti 6 sul Naviglio di Paderno. La naturale forza sprigionata dalla movimentazione delle masse d’acqua crea le condizioni per lo sfruttamento della stessa a fini energetici attraverso l’installazione di apposite turbine.

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Paesaggio e cultura Nel quadro della valorizzazione dei Navigli i beni storico-architettonici e ambientali presenti nel territorio circostante sono elementi primari e costitutivi dello stesso sistema Navigli. Il patrimonio edilizio-insediativo nell’ambito dei Navigli rappresenta una significativa risorsa, di rilevante consistenza e dalle caratteristiche tipologiche e dimensionali molto varie. Dalle cascine ai mulini, dai caselli idraulici e daziari agli approdi (soprattutto lungo il Naviglio Grande, ad Abbiategrasso, Bernate Ticino, Boffalora sopra Ticino, Cassinetta di Lugagnano, Castelletto di Cuggiono, Pontevecchio di Magenta e Robecco sul Naviglio), dalle ville (come per esempio, Villa Gandini detta “Gaia” e Palazzo Archinto, lungo il Naviglio Grande e il Palazzo Melzi d’Eril a Vaprio, sulla Martesana) ai castelli ai borghi antichi, la civiltà idraulica lombarda ha lasciato pregevoli testimonianze della sua storia. Sono circa 350 gli edifici di vario genere che contribuiscono ad aumentare il valore, la bellezza e le potenzialità del sistema Navigli. Tra questi, sono ancora in numero ridotto quelli che sono stati riconvertiti a funzioni produttive o ricreative attraverso un percorso di riuso che ne permetta la valorizzazione e la fruizione collettiva.

Il Naviglio di Paderno poi percorre un’area di eccezionale interesse paesaggistico, classificata dal Parco Adda Nord come “monumento naturale, area Leonardesca”.

Infine, si ritiene di interesse sottolineare come i comuni del Naviglio della Martesana – Trezzo d’Adda, in particolare – siano limitrofi all’insediamento industriale di Crespi d'Adda, uno dei quattro siti UNESCO, Patrimonio Mondiale della Regione Lombardia.

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PIANO TERRITORIALE REGIONALE D’AREA NAVIGLI LOMBARDI

SEZIONE 2 LE AREE TEMATICHE PRIORITARIE

TURISMO

TERRITORIO PAESAGGIO PAESAGGIO

TERRITORIO

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PIANO TERRITORIALE REGIONALE D’AREA NAVIGLI LOMBARDI

SEZIONE 2 LE AREE TEMATICHE PRIORITARIE

PAESAGGIO

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INTRODUZIONE

È opportuno delineare una prima articolazione dei temi paesaggistici che contraddistinguono il territorio dei Navigli.

Considerando che la caratterizzazione preminente dei Navigli, assi portanti del sistema, è data dalla loro storia, dovranno prioritariamente essere prese in considerazione le permanenze storiche presenti nel loro contesto territoriale.

Un importante tema è costituito proprio dai navigli stessi che presentano caratteristiche diverse tra loro e anche singolarmente nello sviluppo del loro percorso. La datazione dei canali e la loro appartenenza al demanio pubblico ne determina il carattere di beni culturali assoggettati alla tutela e alle procedure autorizzative previste nella seconda parte del D.Lgs 42/2004, per questo le opere di manutenzione in alveo e, in particolare, delle murature spondali si configurano come opere di restauro rispettose della conservazione, anche materica, delle preesistenze, che trovano criteri di attuazione nell’esperienza effettuata nel Master Plan Navigli. È utile ricordare che rientrano in questa particolare categoria di beni assoggettati al regime di tutela monumentale anche i parapetti, i manufatti idraulici e i ponti.

A corredo di questi elementi primari del sistema, nei territori che partecipano al PTRA devono essere considerate altre tessiture storiche come la rete delle percorrenze, con particolare attenzione a quegli elementi che intrattengono un rapporto più stretto con i Navigli come alzaie, ripe e ponti. Lungo questi percorsi si dispongono i centri storici, che presentano allo stato attuale un diverso grado di conservazione, che dovrà essere quanto più possibile salvaguardato, ponendo attenzione che i piani urbanistici non ne compromettano la lettura unitaria e che gli interventi progettuali, applicando criteri3 e linee guida4 regionali evitino di porsi come elementi estranei al contesto.

La nobiltà e la ricca borghesia del tempo ha ritenuto che le rive dei Navigli potessero rappresentare il contesto adatto a realizzare pregevoli dimore per la villeggiatura o per la residenza extra urbana, arricchite da parchi, giardini, e integrate con il sistema agricolo. È importante conservare questi rapporti che spesso conferiscono alle architetture rivierasche una preziosa cornice fruibile come “scena” paesaggistica dai percorsi turistici (anche da natanti).

Questa considerazione suggerisce l’opportunità di promuovere progetti di valorizzazione dei beni paesistico/culturali, come prevede il Codice dei beni culturali e del paesaggio, facilitando il godimento pubblico del bene, inserendolo in un circuito di turismo culturale che si avvalga anche di guide locali opportunamente formate, agevolando le opere di restauro, promuovendo l’applicazione del manuale regionale di manutenzione programmata, evidenziando la presenza nel paesaggio dei beni emergenti anche mediante progetti di sistemazione degli spazi esterni e di illuminazione notturna. Si verificherebbe in tal modo un processo virtuoso di integrazione reciproca fra impresa turistica e tutela del patrimonio culturale.

La presenza dell’acqua ha rappresentato una condizione favorevole anche alla localizzazione di attività produttive, come filande, centrali elettriche, mulini, cartiere. Talora queste strutture

3 DGR 15 marzo 2006, n. 8/2121 “criteri e procedure per l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di beni paesaggistici in attuazione della legge regionale 11 marzo 2005, n. 12” (BURL 3° suppl. straordinario al n. 13 del 31 marzo 2006).

4 DGR 8 novembre 2002, n. 7/11045 “linee guida per l’esame paesistico dei progetti” (BURL 2° suppl. straordinario al n. 47 del 21 novembre 2002)

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hanno perso nel tempo la loro funzione originaria, e possono essere considerate ora testimonianze di archeologia industriale, pregevoli per qualità architettonica e significatività nella storia del territorio. Le possibili nuove funzioni che si intendano proporre dovranno essere valutate compatibili con la conservazione dei caratteri tipologici ritenuti pregevoli nel quadro conoscitivo di riferimento (dichiarazioni di interesse pubblico come bene paesaggistico o monumentale, studi preliminari del progetto, P.G.T.).

I segni dell’uso agricolo del territorio contribuiscono alla costruzione della sua immagine paesaggistica determinata tanto dalle modalità di esercizio dell’attività agricola messe in atto dall’uomo nel corso della storia, quanto dai condizionamenti dovuti dalla morfologia dei luoghi e dalle relative disponibilità di risorse, precondizioni favorevoli come: l’abbondante e continua presenza di acqua, l’andamento pianeggiante del terreno, le condizioni climatiche.

I Navigli hanno notevolmente contribuito allo sviluppo di una ricca agricoltura, in quanto utilizzati proprio per alimentare una rete irrigua ampiamente diffusa nei territori circostanti. Sono stati quindi anche generatori di una ricchezza che ha reso storicamente possibile la creazione di numerose cascine e di residenze padronali, spesso di notevole bellezza, circondate da ampi spazi liberi dedicati alla produzione agricola. La stessa disposizione dei filari di piante che seguono la rete irrigua e la delimitazione dei campi produce un disegno del territorio articolato per quinte vegetali che aprono e chiudono gli spazi alla vista offrendo all’osservatore una continua variazione della scena percepita. Alla conservazione dell’insieme di questi caratteri del “patrimonio rurale vernacolare”, secondo una definizione dell’UNESCO, contribuiscono: l’attento recupero del patrimonio edilizio (le cascine) rispettoso dei caratteri tipologici delle architetture e volto a conservare possibilmente il rapporto funzionale con le pertinenze agricole, la corretta scelta localizzativa della rete viaria al fine di non produrre una parcellizzazione incongruente con la tessitura territoriale preesistente ed infine una parsimoniosa urbanizzazione del suolo agricolo; una politica di risparmio del suolo infatti ottiene due importanti risultati: la preservazione di terreni di significativo valore pedologico e la conservazione dell’integrità del paesaggio agrario tradizionale. Il PTRA intende trasmettere questo messaggio ai responsabili della pianificazione territoriale ai vari livelli.

Si rileva che la presenza di Parchi regionali ha comportato l’aumento delle area boscate, questa tendenza deve essere incoraggiata in quanto integra la presenza di spazi dedicati all’attività agricola determinando una gradevole varietà paesaggistica e costituisce l’anello di congiunzione con le componenti territoriali più squisitamente naturali.

L’ambiente naturale rappresenta un’altra componente tematica del paesaggio che deve essere conosciuta e messa in rapporto con la componente antropica per affrontare la complessa realtà paesaggistica mediante un processo di successive integrazioni. Gli elementi naturali in un territorio fortemente segnato dall’opera dell’uomo come la Lombardia sono veramente pochi e ancor meno nell’ambito di questo PTRA il cui tema conduttore è costituito proprio da corsi d’acqua artificiali. Tuttavia sono individuabili anche corsi d’acqua naturali, anzi i due grandi fiumi Ticino e Adda sono gli alimentatori dei Navigli, la loro condizione di esistenza. È utile tuttavia individuarne altri per costruire una rete di acque non canalizzate sulle cui rive si sviluppa una vegetazione spontanea che integra i boschi di impianto e che, con l’insieme di aree verdi inedificate (prati, parchi aree agricole, …), determina una rete verde che deve poter conservare (o recuperare) la continuità territoriale per favorire la formazione di estesi habitat naturali come pre-condizione per una maggiore biodiversità e, quindi, l’ottimizzazione dei caratteri del paesaggio naturale. Tutela della naturalità residua e ricomposizione paesaggistica delle trame verdi che connotano il paesaggio rurale della pianura irrigua agiscono quindi in sinergia, contribuendo a qualificare ambienti di vita che storicamente

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ritrovano nell’attenta definizione degli spazi aperti rurali e urbani una componente di forte caratterizzazione. I viali alberati che introducono ai nuclei, gli elementi verdi svettanti che segnano la presenza delle cascine, i filari e la vegetazione ripariale che sottolineano le trame territoriali, le aree boscate e le macchie boschive, i parchi e i giardini che affiancano le dimore, contribuiscono ad articolare una rete verde continua di valorizzazione e di ricomposizione paesaggistica che costituisce anche una green way percorribile con mezzi eco-compatibili: a piedi, in bicicletta, a cavallo, offrendo in tal modo un utile opportunità per strutturare percorsi e spazi dedicati alla ricreazione, come forme di turismo giornaliero.

È opportuno ribadire che il “paesaggio” è un fenomeno culturale complesso (olistico) per la cui tutela e valorizzazione non serve tanto basarsi sulla contabilizzazione e preservazione dei singoli elementi territoriali, quanto riconoscere e promuovere la conservazione della tessitura relazionale che tiene insieme, in associazione culturale e fisica, i vari segni connotativi percepibili nel territorio per dar forma a “configurazioni” significative e coerenti che chiamiamo “paesaggi”. Nelle politiche di gestione paesistico/territoriale è pertanto richiesta, come indica il PTR, una visione di interazione e integrazione dei vari aspetti sopra detti al fine di un reale perseguimento di sostenibilità paesistica nella fase di pianificazione come nella successiva e determinante fase di progettazione delle trasformazioni territoriali.

Per completezza di analisi, e conseguente corretta strategia di intervento, è molto importante considerare nel quadro di riferimento conoscitivo anche aree ed elementi di degrado e detrattori ambientali (aree degradate per abbandono o per interventi antropici impropri quali cave, discariche, spazi residuali a seguito della realizzazione di infrastrutture, interventi fuori scala per dimensione e tipologia, banalizzazione degli insediamenti seriali periferici e di frangia con effetti di spaesamento e disagio). Gli interventi di recupero di queste criticità sono difficoltosi perché richiedono un ingente impegno economico, ma sono anche un’importante opportunità di riqualificazione del paesaggio. Può contribuire significativamente al raggiungimento di questi obiettivi avvalersi degli strumenti che la legge regionale e il PTR mettono disposizione, quale, ad esempio, la perequazione, di particolare utilità per reperire le risorse finanziarie necessarie ad affrontare iniziative di recupero ambientale o di realizzazione di una rete verde.

Il massiccio sviluppo insediativo del secondo dopoguerra ha avuto un ruolo determinante nella alterazione complessiva del sistema, configurando distinte fisionomie e differenti criticità nei suoi due rami separati e, perfino, lungo i singoli Navigli. Questa alterazione del contesto territoriale è particolarmente accentuata negli ambiti più vicini ai centri di maggiore dinamicità espansiva; si pensi in questo senso come nel corso del Naviglio Grande sia percepibile questa progressiva alterazione partendo da Milano per risalire fino al Ticino. Il confronto delle serie cartografiche dell’IGM con le più recenti rilevazione dalla Carta Tecnica Regionale mostrano, in modo molto eloquente, come lungo tale percorso campione l’assetto relativamente omogeneo all’inizio del XX secolo sia progressivamente venuto a differenziarsi con un andamento particolarmente accelerato negli anni della ricostruzione postbellica e del boom economico. Ma così anche per il Naviglio Pavese e per il Martesana da Milano all’Adda.

La sezione del presente documento che rileva l’attuale assetto di sviluppo territoriale e le previsioni tendenziali, delinea un utile scenario delle potenzialità e delle criticità del sistema di cui tenere conto per individuare le azioni programmatiche finalizzate a promuovere un riequilibrio di un assetto socio/economico disordinato o a incentivare quelle attività vocazionali di quell’ambito non sufficientemente sviluppate, tenendo presente l’impatto che i programmi di sviluppo settoriale possono produrre sull’assetto paesistico/ambientale. Il tema paesaggistico si pone, pertanto, come

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componente trasversale del PTRA che partecipa alla definizione dei programmi di settore suggerendo indirizzi per un corretto inserimento degli interventi rispettoso delle specifiche connotazioni del contesto, ma anche le opportunità di valorizzazione e qualificazione dei paesaggi che caratterizzano il corso dei Navigli per favorire la qualità della vita degli abitanti e promuovere l’economia turistica locale. Questa è l’indicazione che perviene dal PTR, che è stato considerato il riferimento strategico primario per orientare l’elaborazione del PTRA.

OBIETTIVI SPECIFICI Azioni

1 PROMUOVERE LA CONOSCENZA Costruzione di un archivio delle DIFFUSA DEL PAESAGGIO DEI conoscenze da diffondere alle comunità NAVIGLI locali

2 RIQUALIFICARE E RESTAURARE LE Rilievo delle categorie dei manufatti e SPONDE, I MANUFATTI IDRAULICI E I definizione criteri di intervento SISTEMI DI ATTRAVERSAMENTO DEL SISTEMA “NAVIGLIO”

3 RIQUALIFICARE E RIUTILIZZARE IL Individuazione degli immobili e definizione PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE criteri di intervento

4 PROMUOVERE IL PAESAGGIO COME Incentivare il restauro degli elementi di OPPORTUNITA’ PER L’IMPRENDITORIA attrattività, salvaguardare l’integrità del TURISTICA contesto e dei percorsi di relazione

5 PRESERVARE L’ATTIVITA’ AGRICOLA Favorire gli interventi di integrazione tra E RIQUALIFICARE IL SISTEMA architetture rurali tradizionali e uso INSEDIATIVO RURALE agricolo del territorio di pertinenza

6 VERIFICARE L’IMPATTO Individuazione dell’infrastruttura e PAESAGGISTICO DELLE NUOVE definizione di criteri di inserimento INFRASTRUTTURE paesisitico. Promozione di progetti pilota.

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OBIETTIVO 1: PROMUOVERE LA CONOSCENZA DIFFUSA DEL PAESAGGIO DEI NAVIGLI

Nell’albero degli obiettivi del PTRA la prima posizione è occupata dalla indicazione “valorizzare e preservare i navigli come identità della Lombardia” che si pone pertanto come il tema conduttore nello sviluppo del piano, la sua missione primaria il cui successo potrà garantire un conseguente beneficio per la qualità di vita delle comunità locali ed anche per iniziative connesse ad altri usi non residenziali del territorio, come, ad esempio, il turismo.

Come preservare le peculiarità di questo sistema? In primo luogo tutti i sistemi legislativi e pianificatori ed anche le convenzioni internazionali prevedono che una simile risorsa possa conservare il suo valore di patrimonio culturale (ed anche economico) se se ne conoscono i caratteri qualificanti e la vulnerabilità. Questa fase di presa di coscienza del patrimonio paesistico/ambientale costituirà la necessaria premessa per forme di pianificazione e progettazione sostenibili.

Occorre stabilire preliminarmente un rapporto tra tutela e valorizzazione, in modo che nella valorizzazione sia sempre presente come obiettivo primario la tutela finalizzata alla conservazione della qualità complessiva del sistema paesistico/ambientale, senza con questo deprimere le iniziative di sviluppo nel territorio, ma richiedendo che dimostrino consapevolezza e responsabilità nei confronti di un bene collettivo che non può essere dissipato da programmi settoriali. Notoriamente la progettazione può costituire un valido strumento di qualificazione di ambiti degradati.

Il territorio dei Navigli Lombardi è stato oggetto di numerosi studi volti alla conoscenza delle diverse componenti territoriali di questo sistema: la vicenda storica, la struttura naturalistica, l’ingegneria idraulica, lo sviluppo socio-economico, le caratteristiche paesaggistiche e così via.

Relativamente al tema paesaggistico, si possono citare alcuni studi:

Il Master Plan Navigli, in cui l’analisi dei paesaggi dei Navigli distingue:

− territori urbanizzati di valore storico,

− territori agricoli di particolare qualificazione paesaggistica da tutelare e consolidare

− territori di valenza naturalistica.

In ognuna di queste categorie vengono segnalati anche gli ambiti degradati. Integrano queste rilevazioni le carte di individuazione di 1350 beni culturali.

Interessante in questo documento risulta lo studio “Indicazioni per il progetto pilota finalizzato alla conservazione delle sponde del Naviglio Grande” esempio di modalità di ricognizione dello stato di conservazione dei manufatti spondali.

Per il Naviglio Martesana si dispone di un’ampia documentazione con un accurato e ben articolato studio dei caratteri paesaggistici di tutto il territorio perimetrato dal dispositivo di dichiarazione di notevole interesse pubblico (dgr 1 agosto 2006, n. 8/3095, pubblicato BURL n. 42), integrato da approfondimenti sui centri storici, corredato con rilievi degli elementi tipologici e materici, utili per orientare interventi rispettosi della struttura storica complessiva. Queste analisi sono accompagnate da indirizzi di buona gestione del patrimonio paesaggistico.

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Alla fine degli anni ’90, nell’ambito del progetto “Paesaggi mediterranei e alpini”, finanziato con il programma comunitario Interreg, la Regione Lombardia ha sviluppato una importante ricerca sui “Paesaggi del Naviglio Grande” che, come lo studio per il Martesana, fornisce un ricchissimo quadro conoscitivo ad ampio spettro tematico di grande utilità per le iniziative di pianificazione e di progettazione.

Come parte integrante del Piano Territoriale Regionale, è opportuno che il Piano Paesaggistico Regionale, venga considerato negli archivi della conoscenza, in quanto contiene una consistente parte descrittiva dei paesaggi lombardi. Nella sezione “ambiti geografici” possono essere consultate le parti dedicate al “Milanese” e al “Pavese” come territori attraversati dai Navigli, mentre nella sezione “Unità tipologiche del paesaggio” i capitoli “Fascia della bassa pianura” e “Paesaggi urbanizzati” forniscono per tali ambiti alcune caratteristiche generali e relativi indirizzi di tutela. Nella sezione normativa l’art. 21, specificamente dedicato al sistema dei Navigli storici, indica alcuni criteri di tutela delle fondamentali connotazioni paesaggistiche e definisce fasce di rispetto di diversa ampiezza dove si hanno alcune limitazioni degli interventi di trasformazione territoriale; tali prescrizioni costituiscono un oggettivo importante riferimento per il PTRA. L’identità del più ampio ambito di pianificazione del PTRA è ricostruibile facendo riferimento ai vari aspetti tematici, precedentemente considerati, per i quali il Piano Paesaggistico stabilisce specifiche norme e criteri di gestione. Vi si trovano indicazioni per gli aspetti storici (centri storici - art. 25- e viabilità storica e panoramica - art. 26-), per la rete del verde (art. 24) e per gli ambiti degradati (riqualificazione paesaggistica degli ambiti degradati – art. 28 -).

Azione: Costruzione di un archivio delle conoscenze da diffondere alle comunità locali

Nel Masterplan Navigli (“FASE A”) esistono già delle schedature tecnico-critiche relative a studi e lavori sui Navigli pubblicati fino al 2002. Si tratta di completare quanto già esistente completando il lavoro di schedatura delle pubblicazioni posteriori al 2002. Il lavoro esistente è stato implementato con la costruzione di un sistema delle conoscenze realizzato dalla Navigli Lombardi scarl che si basa su due progettualità distinte ma tra loro integrate.

Il primo progetto nasce dall’esigenza di sistematizzare le banche dati esistenti relative alle informazioni e studi sul sistema dei Navigli per realizzare una migliore gestione della conoscenza, per fornire supporto nello sviluppo del Marketing territoriale e per la gestione degli interventi conservativi e di interesse turistico.

Il progetto si è sviluppato attraverso quattro fasi:

1. analisi delle banche dati disponibili presso la Navigli Lombardi scarl;

2. analisi documentale;

3. analisi delle esigenze;

4. redazione di un progetto esecutivo.

Con le prime due fasi è stata realizzata la mappatura di tutte le informazioni e conoscenze presenti all’interno della società o esterne alla società ma relative al sistema Navigli. La documentazione

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analizzata è stata sia di tipo digitale che cartaceo. Con l’analisi delle esigenze è stata verificata l’adeguatezza delle infrastrutture tecnologiche in uso. La redazione di un progetto esecutivo prevede l’adozione di un software di gestione documentale per il salvataggio, l’organizzazione e la condivisione intersettoriale dei documenti. Questo strumento costituisce infatti il veicolo con cui mettere a disposizione di utenti interni ed esterni alla società documenti senza necessità di duplicazione e con la sicurezza di non subirne alterazioni, oltre a garantire l’associazione dei documenti ad uno stesso elemento aggregante. Particolare attenzione è stata dedicata ai dati territoriali e cartografici, data la loro importanza. Proprio la necessità di sistematizzare questo importante aspetto dell’analisi territoriale ha dato origine al secondo progetto, ovvero la realizzazione di un SIT interno alla Navigli Lombardi scarl. Attraverso l’adozione di un GeoDatabase, unico repository per i diversi strati cartografici, si dispone infatti di uno strumento sicuro e performante per la gestione degli strati informativi con tutti i vantaggi di un moderno database relazionale.

Il sistema SIT si compone di tre componenti:

• un sistema server cartografico web;

• un sistema web di accesso e gestione dei dati;

• software di editing cartografico.

La soluzione adottata è basata sull’adozione di standard aperti e di software open source, adeguata quindi sia alle necessità tecnico/informatiche, sia agli obiettivi di condivisione dei dati cartografici tra i diversi settori della società ed esternamente.

I livelli di utilizzo della piattaforma sono infatti differenti:

1. accesso ad elementi cartografici attraverso strumenti webgis per tutti gli utenti, con diritto di semplice consultazione;

2. accesso all’applicativo anche con diritti di modifica per utenti specialisti;

3. operazioni di editing dei dati effettuate anche con strumenti GIS esterni all’applicativo, tramite editor open source.

Le opportunità di interscambio con l’utente esterno alla società sono quindi molteplici poiché la gestione organizzata delle informazioni territoriali costituisce appunto una grande opportunità. In particolare i Comuni soci possono trovare in questo sistema integrato di gestione delle informazioni e conoscenze un utile servizio di catalogazione dei metadati e di pubblicazione via web dei dati organizzati secondo le specifiche di Regione Lombardia. Un ulteriore vantaggio dell’integrazione tra i due progetti deriva dal fatto che il sistema SIT offre la possibilità di associare e visualizzare documenti allegati (in formato PDF, testo o immagini) e collegamenti a link esterni (pagine web, altre applicazioni) a ciascun elemento grafico visualizzato sulla mappa. A questa funzionalità è associato anche un sofisticato strumento di ricerca che agisce sulle informazioni memorizzate nel database cartografico ed associate a ciascun elemento.

Allegato 1: “Tabella comparativa degli studi disponibili sui 5 Navigli” Allegato 2: “Quadro di riferimento conoscitivo e normativo documenti regionali di indirizzo paesaggistico” .

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OBIETTIVO 2: RIQUALIFICARE E RESTAURARE LE SPONDE, I MANUFATTI IDRAULICI E I SISTEMI DI ATTRAVERSAMENTO DEL SISTEMA “NAVIGLIO”

Considerando che la caratterizzazione preminente dei Navigli, assi portanti del Piano Territoriale Regionale d’Area, è data dalla loro storia, dovranno prioritariamente essere prese in considerazione le permanenze storiche presenti nel loro contesto territoriale.

Un importante tema è costituito proprio dai navigli stessi che presentano caratteristiche diverse tra loro e anche singolarmente nello sviluppo del loro percorso. La datazione dei canali e la loro appartenenza al demanio pubblico ne determina il carattere di beni culturali assoggettati alla tutela e alle procedure autorizzative previste nella seconda parte del D.Lgs 42/2004, per questo le opere di manutenzione in alveo e, in particolare, delle murature spondali si configurano come opere di restauro rispettose della conservazione, anche materica, delle preesistenze, che trovano criteri di attuazione nell’esperienza effettuata nel Master Plan Navigli. È utile ricordare che rientrano in questa particolare categoria di beni assoggettati al regime di tutela monumentale anche i parapetti, i manufatti idraulici e i ponti.

A corredo di questi elementi primari del sistema, nei territori che partecipano al PTRA, devono essere considerate altre tessiture storiche come la rete delle percorrenze, con particolare attenzione a quegli elementi che intrattengono un rapporto più stretto con i Navigli come alzaie, ripe e ponti. Il sistema del Naviglio costituisce l'elemento generatore del sistema storico paesaggistico oggetto di studio. A partire da esso sono state impostate le analisi storiche e gli studi percettivi sul territorio circostante.

Per sistema “Naviglio” si intende qui l’insieme degli elementi strettamente connessi con il manufatto “Naviglio” che nel corso del tempo ne hanno reso possibili i molteplici usi dall’irrigazione alla navigazione. Al fine di orientare gli interventi nella direzione della salvaguardia di tale sistema si è ritenuto opportuno considerare i seguenti manufatti di maggiore caratterizzazione: l’alveo del canale, il suo argine, gli eventuali parapetti, l’alzaia e i manufatti idraulici o di servizio ad esso connessi, il sistema degli attraversamenti..

Gli elementi considerati sono individuati nella cartografia del PTRA e ad essi sono associate schede di rilevazione che forniscono utili informazioni relativamente a: datazione, stato di conservazione, rilevanza del manufatto, qualità del contesto (si veda la tabella T1). Queste notizie permettono di formulare una prima valutazione del bene e delle attenzioni da porre negli interventi che lo riguardano. L’ulteriore informazione metodologica di cui si è ritenuto opportuno corredare il Piano permette di affrontare il progetto di intervento con la consapevolezza che sta alla base di ogni buona pratica in materia di beni culturali.

Per la complessità del tema si è ritenuto opportuno assegnare una specifica attenzione agli interventi spondali, ai manufatti idraulici e al sistema degli attraversamenti.

L’azione che ne consegue prevede modalità di rilievo e definisce i criteri d’intervento che dovranno essere riferimento progettuale per gli enti e operatori deputati alla manutenzione conservazione e ripristino dei manufatti.

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Azione: Rilievo delle categorie dei manufatti e definizione criteri di intervento

Interventi spondali Una componente fragile del sistema dei Navigli è costituito proprio dalle sponde che per vetustà, erosione del flusso delle acque, nuove sollecitazioni dovute ai carichi del traffico lungo i percorsi rivieraschi, sono soggette a raggiungere uno stato di instabilità che richiede interventi insieme strutturali e di restauro dei rivestimenti storici o storicizzati. Per questo tipo di interventi sulle sponde rivestite o costituite da materiale lapideo e/o laterizio lo studio fatto per un progetto pilota da Politecnico e Regione Lombardia nell’ambito del Master Plan Navigli costituisce un adeguato riferimento metodologico consultabile come allegato n. 4: “Indicazioni per il progetto pilota finalizzato alla conservazione delle sponde del Naviglio Grande” , di cui si fornisce una sintesi nella sottostante scheda S1. Per quanto riguarda la casistica dei tratti spondali extraurbani può essere utilmente consultato l’allegato n. 5: “Restauro e valorizzazione del Naviglio Grande” , uno studio più recente che classifica le sponde in funzione delle sollecitazioni dovute all’uso veicolare delle rive e conseguentemente propone dettagliate modalità di intervento per il risanamento e il consolidamento statico.

Manufatti idraulici

La cartografia del PTRA riporta i principali manufatti idraulici presenti nel sistema dei Navigli: conche, paratoie, bocche di derivazione, ruote idrauliche, lavatoi, approdi …Per una corretta applicazione dei criteri di intervento sotto indicati è di fondamentale importanza valutare la storicità dei singoli manufatti sui quali si intende intervenire direttamente con opere di manutenzione o di recupero o indirettamente modificando il relativo contesto. A tal fine ogni intervento deve essere preceduto da una indagine che dia conto della datazione e dello stato di conservazione dell’oggetto di intervento. Per facilitare questa fase ricognitiva possono essere utilmente consultate le schede associate agli elementi cartografati riportate nell’allegato n. 3: “Schede conoscitive e di valutazione dei manufatti idraulici”.

Il progetto di intervento (manutenzione, restauro, ricostruzione, ..) sarà corredato da un rilievo geometrico in scala adeguata per una corretta rappresentazione dei dettagli costruttivi (almeno 1:50, 1:20 ed eventuali maggiori rapporti). Su questa base si riporteranno le rilevazioni materiche e lo stato di conservazione. L’entità e le modalità di intervento saranno rappresentate graficamente nella stessa scala delle tavole di rilievo e dettagliatamente descritte in apposita relazione. Il percorso metodologico – dalla conoscenza al progetto - è ancora quello rappresentato nella sottostante scheda S1.

Si ricorda che i manufatti storici di proprietà pubblica sono assoggettati alle norme di tutela dei beni culturali (parte seconda del Codice dei beni culturali e del paesaggio) e, conseguentemente, le opere previste devono essere preventivamente approvate dalla locale Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio.

Sarà riservata una particolare attenzione anche all’immediato contesto di questi manufatti storici, affinché sia assicurata la loro migliore percepibilità e la conservazione (o recupero) di un assetto ambientale decoroso.

Lo studio storico preliminare associato alla valutazione dello stato di conservazione permette di individuare i manufatti di maggior valore documentario e di riservare a questi la maggior tutela, ma 61

anche per gli elementi parzialmente alterati dovranno essere recuperati i caratteri residui.

Conche

Le conche rappresentano manufatti idraulici connessi alla navigazione che permettono alle imbarcazioni di superare dislivelli del canale mediante un ingegnoso sistema di regolazione del flusso delle acque. L’abbandono della funzione porta ad uno stato di degrado che riguarda prioritariamente i manufatti più deperibili come i grandi portali di legno e può successivamente condurre alla perdita della conca stessa. Per la salvaguardia di queste storiche testimonianze di ingegneria idraulica legate ai Navigli, si rendono necessarie operazioni di ripristino delle condizioni meccaniche originarie, la manutenzione dei portali e dei muri verticali (pulitura, consolidamento, protezione, eventuale sostituzione degli elementi irrecuperabili con analoghi materiali).

Criteri di intervento

- mantenimento dei caratteri tipologici storici del sistema, con particolare riferimento alle dimensioni, alla sezione e ai materiali di rivestimento del canale, ai rivestimenti stradali, alla vegetazione ripariale. Questi criteri dovranno essere rispettati anche in occasione degli interventi manutentivi; nei tratti alterati la norma si applica ai caratteri residui;

- negli interventi di manutenzione consolidamento spondale per la redazione del progetto delle opere si dovrà seguire la metodologia indicata nella scheda S1;

- prevenzione e riduzione dell’inquinamento del corpo idrico;

- valorizzazione dei tracciati esistenti come percorso di connessione per la mobilità lenta;

- conservazione degli elementi storici di arredo o di servizio (parapetti, approdi, scivoli, gradinate, manufatti idraulici, etc.) anche se residuali in contesto alterato;

- va tutelata l’integrità dei manufatti idraulici storici mediante interventi di restauro, ripristino e rimozione delle componenti incongruenti, eventuali nuovi interventi sui manufatti dovranno essere comunque verificati valutandone l’impatto sul contesto;

- l’eventuale inserimento di nuovi elementi di arredo o di servizio (parapetti, recinzioni, illuminazione, sedute, pavimentazioni stradali, etc.) dovrà essere valutato con estrema attenzione in modo da non alterare i caratteri storici conservatisi o da non interferire con essi. Si dovrà evitare in particolare l’impiego di materiali e/o colori estranei a quelli tradizionali o di soluzioni di arredo in contrasto con la semplicità dell’impianto tradizionale;

- gli approdi di nuova costruzione dovranno comportare la minima modificazione delle sponde direttamente interessate, garantendone quindi la continuità geometrica e formale, i nuovi manufatti dovranno essere adeguatamente inseriti nel contesto;

- rimozione di arredi, cartellonistica e segnaletica incongruenti o invasivi, la cartellonistica pubblicitaria non è comunque ammessa, quella esistente deve essere rimossa allo scadere delle concessioni in corso; la cartellonistica informativa deve essere organizzata in modo organico assicurandone dimensioni, localizzazioni, caratteristiche morfologiche materiche e

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cromatiche coerenti con la tutela dei caratteri connotativi del contesto ed evitando l’interferenza con manufatti di valore storico-architettonico e visuali sensibili;

- controllo dei margini del sistema e in particolare delle recinzioni e dei fronti edilizi o vegetali (per questi si vedano le specifiche prescrizioni).

- Nel caso di situazioni alterate evitare ulteriori trasformazioni e alterazioni: eventuali nuovi interventi sul manufatto dovranno essere comunque verificati e sottoposti a controlli sul loro impatto sul contesto;

- schermatura, attraverso opportune barriere vegetali o acustiche, delle strade ad alta intensità di traffico contigue al Naviglio.

Sistema degli attraversamenti

Gli attraversamenti sono manufatti strettamente correlati al sistema “Naviglio” in quanto rappresentano una scansione del suo corso di forte caratterizzazione formale e in quanto elementi di cucitura di ambiti territoriali altrimenti separati dal canale. Con le strade storiche ripariali danno forma ad un interessante sistema di percorrenze di valore turistico ricreativo particolarmente attrattivo in relazione all’integrità dei paesaggi attraversati.

Frequentemente gli attraversamenti storici rappresentano anche punti di osservazione dai quali è percepibile il corso dei navigli con una prospettiva lunga che ne enfatizza l’estensione lineare e rende possibile la contestuale percezione delle due sponde; è opportuno non interrompere la continuità di questi assi visuali con l’inserimento di ulteriori nuovi attraversamenti.

Sotto il profilo funzionale gli attraversamenti possono essere distinti in:

- attraversamenti pedonali consistenti in passerelle costruite con strutture in ferro o cementizie o anche in ponti storici in muratura di laterizio e/o pietra che, per la loro dimensione, non consentono oggi un passaggio carrabile; - attraversamenti carrabili consistenti in strutture storiche o di recente edificazione in cui è possibile avere un transito veicolare.

Una ulteriore utile classificazione riguarda la datazione e lo stato di conservazione dei manufatti rilevabili dalle schede riportate nell’allegato n. 3: “Schede conoscitive e di valutazione dei manufatti idraulici” ( si veda la tabella T1 sottostante).

I manufatti storici per dimensioni e soprattutto per caratteri formali si inseriscono in modo non problematico nel contesto paesaggistico dei navigli, costituendone anzi spesso un’importante componente ricca di preziose connotazioni che devono essere accuratamente conservate e, in caso di degrado, recuperate con interventi di restauro.

Fanno riferimento a questa classificazione i seguenti criteri di intervento, che dovranno essere tenuti in conto nei progetti degli attraversamenti.

Criteri di intervento per passerelle e ponti pedonali e carrabili storici

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- si rende necessaria una manutenzione o un restauro delle componenti eventualmente degradate e una migliore integrazione, se attualmente carente, con il sistema dei percorsi ciclabili e pedonali;

- relativamente ai ponti carrabili è necessaria una mitigazione del traffico veicolare (in particolare di quello pesante);

- limitare quanto più possibile la segnaletica e la cartellonistica informativa nelle vicinanze per non compromettere la continuità visiva del canale e per contenere l’introduzione di elementi morfologicamente estranei al contesto; la cartellonistica pubblicitaria non è mai ammessa, quella eventualmente esistente deve essere rimossa allo scadere delle concessioni in corso;

- utilizzare elementi di arredo e di messa in sicurezza compatibili con i caratteri architettonici del manufatto e del paesaggio urbano o rurale circostante;

- la realizzazione di nuove passerelle pedonali deve essere attentamente valutata in relazione all’interruzione della continuità percettiva del Naviglio; tuttavia se ritenuto necessario il manufatto dovrà presentare un profilo di minimo impatto ed utilizzare materiali e colori non dissonanti con il contesto;

- valutare caso per caso se la tipologia dei ponti esistenti, soprattutto se di recente realizzazione, si presti all’affiancamento di strutture parallele di attraversamento con differente caratterizzazione funzionale (per esempio passaggio ciclo-pedonale) che permettano di risolvere il problema funzionale senza intromettere ulteriori punti di interruzione visiva nella continuità del canale.

Criteri di intervento per ponti carrabili moderni:

- per i ponti carrabili esistenti si deve valutare l’opportunità di ridurne l’impatto sul canale e sul paesaggio circostante attraverso adeguati interventi sul traffico veicolare e sui caratteri architettonici del manufatto e degli elementi di arredo connessi e prevedendo adeguate sistemazioni a verde di scarpate, raccordi e aree libere limitrofe ;

- limitare quanto più possibile la segnaletica e la cartellonistica informativa nelle vicinanze per non compromettere la continuità visiva del canale; la cartellonistica pubblicitaria non è mai ammessa, quella eventualmente esistente deve essere rimossa allo scadere delle concessioni in corso .

Nuovi ponti

- valutare attentamente l’impatto che il nuovo ponte e la relativa viabilità di accesso avranno sul contesto, verificandone la compatibilità e garantendone, per quanto possibile la non invasività, verificando anche le opere a contorno più adeguate a garantirne il corretto inserimento nel paesaggio;

- assicurare la continuità di tracciato e di quota dei percorsi lungo l’alzaia;

- prevedere per i nuovi ponti caratteri tipologici, architettonici, materici, oltre ad elementi di

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arredo e di messa in sicurezza compatibili con i caratteri del paesaggio urbano o rurale circostante. In ogni caso è opportuno adottare scelte progettuali specifiche per i luoghi e non soluzioni standardizzate o prefabbricate;

- al fine di non creare ulteriori impedimenti alla navigabilità, nella realizzazione di nuovi attraversamenti si dovrà porre attenzione ad osservare una altezza di almeno m. 2,5 tra l’intradosso del ponte e il pelo dell’acqua .

Tabella T1

Tipologie individuate nella cartografia relative schede con ulteriore articolazione tipologica (Allegato 6) con attribuzione di valore

navigli e darsene naviglio o canale navigabile

canale industriale

altri corsi d’acqua canale scolmatore o scaricatore

canale irriguo

porto o darsena porto o darsena

Conca conca

altro manufatto idraulico (sbarramento, altro manufatto idraulico (sbarramento, scaricatore) scaricatore)

lavatoio lavatoio

Ponte ponte o attraversamento

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Scheda S1

“Master Plan Navigli – Conservazione delle sponde” Sintesi del progetto pilota ( allegato “4”)

Il Master Plan Navigli, elaborato dalla Regione Lombardia avvalendosi del Politecnico di Milano, contiene nella sezione “Conservazione delle sponde” un progetto pilota finalizzato alla conservazione delle sponde del Naviglio Grande per la sola parte milanese (consultabile nella pubblicazione del “Master Plan Navigli “edita dalla Regione Lombardia nel 2004 su tre CD ). Questo progetto pilota per l’elevata qualità delle analisi condotte rappresenta un riferimento metodologico da applicare ad analoghe realtà diffusamente riscontrabili nell’intero sistema dei Navigli considerati dal PTRA, dal quale desumere le indicazioni necessarie per lo studio preliminare dei manufatti sui quali si intende intervenire utile a redigere un progetto di restauro rispettoso dei “caratteri tipologici storici del sistema, con particolare riferimento alle dimensioni, alla sezione e ai materiali di rivestimento del canale”.

La modalità di redazione dello studio preliminare si articola in diverse fasi:

La ricerca storica preliminare e la campagna di conoscenza in situ Punto di partenza dell’iter di lavoro è una accurata indagine storica-archivistica mirata non solo a comprendere le principali vicende tecniche e costruttive del manufatto, ma anche ad analizzarne le differenti fasi costruttive, di frequente indizio di usi o di interventi di riparazione di patologie di degrado già manifestate in passato Obiettivo del metodo è la conoscenza approfondita del manufatto oggetto di studio al fine di individuare tecniche costruttive, materiali e opere di manutenzione. Queste informazioni sono, infatti, fondamentali nella redazione del progetto di conservazione, dal momento che possono rivelare i materiali utilizzati per la realizzazione del manufatto, dato utile per suggerire nuove componenti con essi compatibili, evidenziare opere di manutenzione, segnali forse di precedenti dissesti di una zona, comprendere le tecniche costruttive delle differenti epoche per concepire indicazioni per i nuovi interventi.

Rilievo geometrico L'esecuzione del rilievo geometrico con una precisione elevata di misurazione e di restituzione grafica, è di fondamentale importanza per la stesura di un adeguato e consapevole progetto di conservazione. Infatti le tavole grafiche sono il supporto per ogni successivo studio, dal rilievo materico e del degrado, sino al rilievo dei dissesti. È opportuno disporre nella stessa tavola e nella stessa scala delle foto prospettiche raddrizzate, le piante e i prospetti conseguenti al rilievo geometrico preferibilmente in scale 1:50.

Rilievo materico del degrado e dei dissesti Al rilievo geometrico fa seguito il rilievo dei materiali e delle patologie di degrado, successivamente mappati in apposite tavole. Tale indagine, e la conseguente mappatura grafica, sono fondamentali per individuare con precisione le aree da sottoporre all’intervento di conservazione e per individuare le tecniche di intervento più appropriate da impiegarsi. La muratura spondale dei navigli allo stato attuale può presentarsi frequentemente composta da differenti materiali, che talora denotano interventi realizzati in diversi periodi storici, o anche recenti. Oltre all’identificazione dei materiali che costituiscono la muratura dovranno essere rilevate anche la forma e le dimensione dei singoli elementi oltre che le tecniche di posa, analizzando anche l’eventuale tipo di malta utilizzato. È importante rilevare con opportune tecniche (l’utilizzo di georadar e/o carotaggi) la consistenza e la composizione muraria nel suo spessore. La campagna di indagini preliminari sarà estesa anche alle fondazioni.

Individuazione aree omogenee e indicazioni per l'intervento L’analisi storica e i rilievi effettuati nelle precedenti fasi permettono di delimitare aree di intervento che presentano caratteristiche omogenee per combinazione di materiali (costituenti la muratura, le relative tecniche di interventi e le condizioni di degrado e disseto. Sulla base di questa articolazione è possibile definire i tipi di intervento necessari e la sequenza temporale di somministrazione degli stessi. L’individuazione di queste aree omogenee facilità la cantierabilità del progetto secondo un cronoprogramma che prevede una razionale sequenza degli interventi. Particolare attenzione nelle fasi di progetto di conservazione dovrà essere prestata a quei segni degli usi passati del canale (lavatoi, sbarchi, tracce di corde, ecc.) che ancora permangono in situ almeno in traccia. Per queste parti dovrà essere rispettata l'attuale conformazione e collocazione, mantenendo le eventuali quote difformi (è il caso sia dei lavatoi che degli sbarchi) rispetto al restante paramento murario.

Per quanto riguarda la casistica dei tratti spondali extraurbani può essere utilmente consultato l’allegato n 5) “Restauro e valorizzazione del Naviglio Grande”.

Allegato 3 : “Schede conoscitive e di valutazione dei manufatti idraulici” Allegato 4: “Indicazioni per il progetto pilota finalizzato alla conservazione delle sponde del Naviglio Grande” Allegato 5: “Restauro e valorizzazione del Naviglio Grande” .

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Esemplificazione di proposta di azione di valorizzazione paesaggistica lungo il Naviglio di Bereguardo.

Il restauro dei manufatti idraulici e del sistema degli attraversamenti risponde ad un doppio obbiettivo: in primo luogo la conservazione di documentazioni materiali della storia dei Navigli, secondariamente il recupero di tutti questi manufatti contribuisce alla complessiva immagine estetico/culturale del sistema potenziando la sua attrattività nella fruizione turistica del territorio. La documentazione segnalata nella relazione paesaggistica è già in grado di orientare le scelte e le necessarie opere di restauro facendo riferimento alle schede di rilevazione che indicano anche lo stato di conservazione.

Si ritiene opportuno porre una particolare attenzione a due categorie di manufatti di grande percepibilità e caratterizzazione: le conche e i ponti storici; le relative schede di rilevazione dovranno essere aggiornate con particolare riferimento alla valutazione dello stato di conservazione. In questo caso si pone il problema di aggiornare le relative schede di rilevazione ed eventualmente di corredarle di documentazione fotografica dello stato attuale.

Di seguito si è prodotta una esemplificazione di applicazione delle informazioni contenute nella parte conoscitiva del PTRA Navigli al tema del recupero delle conche e dei ponti storici, integrate dalla documentazione fotografica e dalle considerazioni sullo stato di conservazione e sulle necessarie opere di intervento ipotizzabili a seguito del solo sopralluogo speditivo. Manca pertanto una valutazione specialistica dello strutturista.

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3 – Conca di Bugo (Ozzero) + ponte P + alaggio

Note – allo stato attuale non si hanno portoni per il funzionamento della conca. Per le parti in pietra e in laterizio è opportuno attivare un programma di manutenzione che preveda l’eliminazione della vegetazione infestante con apparato radicale profondo e l’idropulizia delle superfici. Queste prestazioni sono necessarie anche per il ponte.

4 – Conca di Morimondo (Morimondo)

Note - per i portoni metallici si rende necessaria la pulizia e il successivo trattamento con vernici protettive; per le parti in pietra si richiede l’eliminazione della vegetazione infestante con apparato radicale profondo e idropulizia. Queste prestazioni sono necessarie anche per le parti in laterizio, che interessano diffusamente i muri di contenimento della chiusa e il più ampio bacino connesso e che richiedono inoltre l’integrazione degli elementi mancanti per evitare che tali discontinuità della superficie possano condurre ad una progressiva estensione del degrado.

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OBIETTIVO 3: RIQUALIFICARE E RIUTILIZZARE IL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE

Azione: Individuazione degli immobili e definizione criteri di intervento

Beni storico-architettonici

Si intendono tutte quelle architetture databili che definiscono i caratteri di storicità del territorio. Sotto il profilo della classificazione tipologica si è operata l’articolazione riportata nella sottostante tabella T2 che indica nella prima colonna le categorie considerate dalla cartografia del PTRA e nella seconda colonna la corrispondente schedatura. Le carte in scala 1:10.000 “Valori e identità paesistico ambientali” riportano una puntuale individuazione sul territorio delle presenze di maggiore rilevanza regionale; alle singole rilevazioni è associata una schedatura che fornisce alcune utili informazioni, quali: la denominazione, una più precisa attribuzione tipologica, la datazione, lo stato di conservazione, la rilevanza del singolo bene e del suo contesto, l’uso attuale. (si veda l’allegato n.3 : “Schede conoscitive e di valutazione dei beni/storico architettonici” contenente le schede delle ricognizioni finora effettuate).

Queste notizie contribuiscono alla formazione di un quadro di riferimento utile per definire preliminarmente la rilevanza e l’integrità dei singoli beni, al fine di una corretta specifica applicazione dei criteri di intervento; ulteriori considerazioni complementari possono essere sviluppate seguendo le “linee guida per l’esame paesistico dei progetti” che permettono di valutare l’appartenenza dei singoli elementi a sistemi tipologici diffusi in quell’ambito territoriale (ad esempio il sistema delle ville o delle cascine ..) oppure ad un sistema relazionale complesso (ad esempio villa + parco + percorso storico + canale) di forte caratterizzazione locale.

Nel corso di redazione dello strumento urbanistico locale l’insieme di tutte queste informazioni e valutazioni costituisce la base per una mappatura degli ambiti di diversa sensibilità paesaggistica, come prescrive il Piano Paesaggistico Regionale (Piano vigente : art. 24, comma 2, Piano adottato art. 34, comma 2) .

Nella cartografia del PTRA sono individuate le presenze di maggiore rilevanza, tuttavia è importante riservare attenzione anche all’architettura storica minore che costituisce spesso il connettivo degli episodi edilizi di maggiore pregio. La conservazione delle connotazioni storiche di questo tessuto diffuso assicura al paesaggio dei Navigli la percepibilità immediata della sua dimensione storica, qualità indubbiamente apprezzata dal turista alla ricerca dei valori tradizionali del territorio nelle sue diverse manifestazioni: naturali, storico-culturali ed eno/gastronomiche. Pertanto i criteri forniti in questa parte del piano devono essere possibilmente estesi a tutto il patrimonio storico, maggiore e minore, all’edificato e agli spazi liberi di pertinenza.

Criteri generali di intervento

- conservazione dei caratteri architettonici, morfologici e materici dei beni individuati: gli interventi edilizi dovranno essere indirizzati al mantenimento delle componenti architettoniche storiche e alla riqualificazione di quelle degradate e/o incongrue;

- gli eventuali adeguamenti tecnologici dovranno essere effettuati nel rispetto dei caratteri architettonici dell’edificato;

- eventuali interventi aggiuntivi (insegne, tettoie, impianti tecnici, etc.) dovranno rispettare i 77

caratteri dell’edificato, senza prevaricare le componenti architettoniche storiche che lo caratterizzano;

- recupero delle costruzioni sotto utilizzate o inutilizzate (soprattutto nel caso di edifici legati all’attività agricola e attualmente in abbandono) con il loro coinvolgimento in un più complesso progetto di riqualificazione territoriale che ne valorizzi le potenzialità culturali e funzionali, ponendo particolare attenzione alla compatibilità tra i nuovi usi e la tutela delle permanenze storiche nella loro consistenza materica e relazionale;

- particolare attenzione dovrà essere posta alla salvaguardia degli elementi paesistici che caratterizzano l’intorno (manufatti, tracciati poderali, canali di scolo e irrigazione, filari alberati, gli elementi storico-testimoniali riconducibili alla partizione agraria o alle tecniche colturali storiche, …) e al rispetto e alla valorizzazione del sistema di relazioni e dei rapporti visuali con il contesto paesistico di riferimento.

L’allegato n.6: Quadro conoscitivo: analisi dei centri storici e dell’edilizia diffusa fornisce ulteriori criteri generali di comportamento di cui tenere conto negli interventi sui beni storico- architettonici, anche come indirizzo per la redazione dei Piani Governo del Territorio.

Criteri specifici di intervento che dovranno essere recepiti dalle Amministrazioni Comunali nell’elaborazione dei Piani di governo del territorio

Ville storiche

Il sistema delle ville storiche rappresenta una rilevante caratterizzazione del paesaggio dei Navigli. La qualità delle architetture con le quali la nobiltà e la ricca borghesia hanno rappresentato il loro ruolo nella società del tempo, stabilisce un rapporto di reciproca valorizzazione con le acque del canale, con i parchi e i giardini di pertinenza, con i centri storici e l’edilizia storica diffusa. Le maggiori di queste architetture costituiscono polarità attorno alle quali si configurano interessanti episodi paesaggistici percepibili dai percorsi turistici . Il sistema delle percorrenze rivierasche rappresenta il filo conduttore per fruire della sequenza di questi paesaggi. È importante per questo conservare non solo i singoli elementi schedati, ma le reciproche relazioni di sistema: strutturale, percettivo e simbolico.

Criteri di intervento

− Gli interventi dovranno attenersi quanto più possibile ai metodi del restauro per conservare al meglio la struttura compositiva, i materiali e i caratteri costruttivi quali elementi testimoniali costitutivi del bene;

− si dovrà porre particolare attenzione a valorizzare lo stretto rapporto fra l’architettura e i parchi e giardini di pertinenza, tenendo in attenta considerazione i manufatti che ne segnano limiti e sistema di relazioni, quali muri e recinzioni;

− è opportuno evitare che nell’immediato intorno delle ville storiche si realizzino volumi di nuova edificazione che limitino la percezione di quelle architetture storiche dagli spazi pubblici sui due lati del Naviglio o che per, inadeguatezza formale, comportino un complessivo degrado dell’immagine paesaggistica locale.

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Edifici rurali

Le presenze storiche nel paesaggio agrario sono frequentemente rappresentate da strutture complesse, in cui si possono distinguere edifici adibiti alla residenza (casa padronale, edificio dei salariati) ed edifici con funzione specialistica (stalla, fienile, ghiacciaia, ..) frequentemente organizzati intorno ad una corte con disposizione aperta o chiusa. Questa tipologia edilizia costituisce la testimonianza di una struttura produttiva e sociale molto strettamente legata alla presenza dei Navigli, dalle cui acque dipendeva la produzione agricola e quindi la sopravvivenza della comunità rurale della cascina. Per poter sviluppare una adeguata tutela occorre disporre di dati che permettono di attribuire valore a questi organismi produttivi quali la datazione, lo stato di conservazione, l’uso attuale e il rapporto con il contesto. Molte di queste informazioni sono desumibili dalle schede associate alle ricognizioni cartografate, ma trattandosi di architetture minori per la valutazione non ci si potrà riferire ai canoni propri dell’architettura dotta. Le valutazioni dovranno perciò tenere conto della rappresentatività di quell’episodio in rapporto al più vasto sistema delle cascine di quella fascia geografico/culturale tenendo anche conto del rapporto che l’insediamento instaura con gli elementi propri del paesaggio rurale. Il territorio dei navigli è connotato da un sistema di edifici rurali che costituiscono una rete di valore e di memoria che possono essere valorizzate mediante progetti territoriali di riqualificazione paesistica, in particolare nell’ambito milanese, il programma di EXPO ha promosso la rivitalizzazione dei complessi rurali.

Criteri di intervento

− In relazione alla rilevanza storica e all’integrità del complesso si richiede la massima attenzione nella conservazione dei caratteri tipologici e materici dei singoli corpi di fabbrica e del loro reciproco rapporto nell’articolazione dell’organismo complessivo;

− dovranno essere conservati i rapporti consolidati con gli spazi liberi interni (aia) ed esterni (aree ad uso agricolo e relativi elementi di connotazione e correlazione come alberate, rogge etc.) e con la viabilità storica di accesso;

− negli eventuali interventi di riuso dovranno essere privilegiate funzioni le cui esigenze distributive siano compatibili con l’organismo tipologico originale e che permettano di salvaguardare le correlazioni con il contesto, andranno in tal senso attentamente valutate quindi anche le implicazioni derivanti da esigenze di accessibilità e dotazione di posti auto;

− nelle aree agricole rientranti nel perimetro del PTRA è consentito il recupero edilizio e funzionale, visto che il Piano individua puntualmente nella cartografia allegata al Piano territoriale regionale d’area gli edifici rurali definendone i valori tipologici, riscontrabili anche nell’allegato 6 area tematica Paesaggio “Quadro conoscitivo: analisi dei centri storici e dell’edilizia diffusa”. Per tale categoria di immobili il Piano, essendo uno strumento di livello strategico, formula criteri di intervento che dovranno essere sviluppati nella strumentazione urbanistica locale, che dovrà approfondire le modalità di tutela di queste presenze storiche del paesaggio agrario, trattandosi per la gran parte di architetture minori, ma rappresentative di un vasto sistema delle cascine in rapporto al paesaggio rurale. La Regione Lombardia impegna i singoli comuni, nell’ambito dei PGT, a recepire le individuazioni e le indicazioni del PTRA ed a formulare le modalità di intervento ai sensi della l.r. 12/05, articolo 8, comma 1, lettera b) e articolo 10, comma 2.

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Edifici religiosi

Nelle strutture insediative tradizionali alla chiesa era riservata una collocazione privilegiata, nella piazza o lungo la viabilità principale, al valore simbolico vissuto dalla comunità, si associava al campanile anche quello di Landmark percepibile da un vasto intorno. Gli interventi sul queste architetture sono assoggettati alla autorizzazione delle Soprintendenze; è importante che i valori sopra ricordati vengano tutelati negli interventi sul contesto.

Criteri di intervento

− Negli ambiti circostanti gli edifici religiosi gli interventi dovranno essere valutati in relazione alla percezione sociale del contenuto artistico/simbolico espresso da tali architetture, l’altezza dei nuovi edifici non dovrà sovrastare quella del campanile;

− le cappelle o edicole sacre meritano attenzione sia per la loro conservazione materiale che per il mantenimento della loro localizzazione in rapporto alla viabilità storica, deve esserne garantita non solo la conservazione ma anche la percepibilità quali elementi di un sistema.

Complessi industriali storici

Nell’area dei Navigli si trovano complessi industriali che un tempo utilizzavano la corrente dei corsi d’acqua (artificiali o naturali) come fonte di energia per diverse attività produttive. Talvolta si tratta di pregevoli testimonianze di archeologia industriale che richiedono forme di intervento rispettose del loro significato culturale.

Criteri di intervento

− Le proposte di intervento su queste architetture dovranno essere compatibili con i loro caratteri tipologici e materici che ne determinano il valore storico documentale e la riconoscibilità nell’immagine paesaggistica consolidata;

− al fine di evitare situazioni di abbandono e conseguente degrado, devono essere promossi interventi di riuso per funzioni le cui esigenze distributive siano compatibili con l’organismo tipologico originale e che permettano al contempo di valorizzarne le correlazioni con il contesto, andranno in tal senso attentamente valutate quindi anche le implicazioni derivanti da esigenze di accessibilità e dotazione di posti auto;

− una speciale attenzione deve essere riservata alla centraline elettriche poste in prossimità delle conche per produrre energia elettrica, il recupero dei macchinari, là dove sia possibile, consente l’uso didattico museale di questi edifici.

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Tabella T2 Tipologie individuate nella cartografia relative schede con ulteriore articolazione con attribuzione di valore tipologica complesso civile residenziale villa casa, palazzo abitazioni legate a complessi industriali complesso civile non residenziale municipio edificio scolastico, università, collegio, asilo, convitto ospedale e luogo di cura, colonia luogo pio o ricovero assistenziale, ospizio cimitero, lazzaretto museo, biblioteca teatro, cinema monumento civile piazza, luogo d'aggregazione, centro civico o sociale mercato, padiglione fieristico impianto sportivo altro edificio d'architettura civile consorzio agrario, cooperativa di consumo albergo, locanda o luogo di sosta albergo, locanda o luogo di sosta

dogana, casello daziario, casa del guardiano dogana, casello daziario delle acque

complesso rurale cascina, casa colonica, stalla, fienile, altro edificio rurale

mulino/ghiacciaia mulino/ghiacciaia

complesso militare castello, fortezza mura difensive, bastioni, fossato torre

traccia dì fortificazione monumento, lapide dedicata ai caduti o ad eventi militari altra struttura legata alla storia militare complesso industriale fornace, industria per materiali edili o ceramica cartiera o impianto per la lavorazione del legno industria alimentare (macello, caseificio) industria meccanica o per la lavorazione del metallo altro impianto industriale o artigianale cava d'origine storica conceria, laboratorio per la lavorazione della pelle industria tessile setificio, filanda, cotonificio e altri impianti del settore tessile centrale elettrica impianto industriale per la produzione di energia chiesa e santuario chiesa o edificio per il culto, santuario

monastero, abbazia, monastero, abbazia, convento, chiostro, seminario

cappella, edicola sacra

monumento religioso monumento religioso

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Centri storici

Il Naviglio è l’elemento conduttore lungo il quale nel corso del tempo si è sviluppata la storia del territorio, che è possibile ripercorrere seguendone la rappresentazione che si dispiega lungo un percorso lineare, affidata al linguaggio dei segni propri della “cultura” delle vie d’acqua leonardesche: il canale storico, i manufatti idraulici, i ponti, le alzaie.

Questo percorso è scandito dai centri storici, dove la struttura lineare del naviglio si apre verso il territorio ramificandosi in strade, edifici, giardini e piazze che arricchiscono con nuovi segni la rappresentazione storica del paesaggio dei Navigli. In queste tessiture territoriali l’abitante riconosce l’immagine di un paesaggio famigliare e il visitatore trova la motivazione del suo viaggio.

Tra navigli e centri storici si è consolidato uno stretto legame, dovuto al reciproco rapporto funzionale e al comune percorso storico, segnando il carattere identitario prevalente di quel paesaggio. È fondamentale che questo stretto rapporto, percepito attraverso i segni impressi dalla storia, venga salvaguardato. A tal fine il PTRA propone un metodo di lettura degli elementi di caratterizzazione dei centri storici e fornisce criteri guida per orientare i necessari interventi di manutenzione o di recupero funzionale, affinché non si interrompa il ruolo di ponte culturale che tali elementi esercitano documentando, e trasmettendo la dimensione storica dei centri di antica formazione.

Nella cartografia del PTRA sono individuati i centri storici perimetrati in attuazione della norma del Piano Territoriale Paesistico Regionale vigente (art. 25) che assume come riferimento per l’identificazione dei Centri Storici la prima levata delle tavolette I.G.M. in scala 1:25.000.

Su questa base è possibile effettuare il riconoscimento della forma urbana storica e valutarne la permanenza della disposizione planimetrica e dei caratteri tipologici complessivi che caratterizzano il paesaggio urbano (singoli edifici, cortine, spazi liberi, ..). I criteri che seguono e l’allegato n.6: “Quadro Conoscitivo . Analisi dei centri storici e dell’edilizia diffusa” al quale rinviano, rappresentano un utile riferimento per effettuare una corretta ricognizione degli elementi di caratterizzazione dei centri storici, relativamente ai quali forniscono indirizzi operativi per attuare interventi in grado di conservarne le fondamentali connotazioni.

Sulla base delle ricognizioni condotte con il metodo sopra indicato, è possibile effettuare una valutazione di singoli brani del tessuto storico assumendo come parametri il valore testimoniale e l’integrità complessivi; nell’ambito di redazione dello strumento urbanistico locale, questa valutazione permetterà di articolare i centri storici in ambiti di diversa sensibilità paesistica come richiede il PTPR vigente (art. 34, comma 2), di cui tenere conto nella redazione dei progetti di intervento.

L’identità di un centro storico è definita dall’integrità e dalla qualità formale degli edifici che fiancheggino le sue strade o che racchiudono gli spazi interni alle sue piazze. La coerenza dei fronti storici e degli interni urbani dà forma e carattere all’immagine consolidata dei centri storici. Su questi due capisaldi e sulla necessaria conservazione delle loro fondamentali connotazioni si strutturano i criteri di gestione dei centri storici.

Criteri di intervento

- I Comuni nella redazione del Piano di Governo del Territorio effettueranno una ricognizione dei centri e nuclei storici seguendo le modalità definite dal Piano Paesaggistico Regionale vigenti e in aggiornamento;

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- all’interno di tali ambiti verranno individuate le aggregazioni degli edifici storici in fronti e spazi urbani interni classificate secondo omogeneità tipologica e morfologica e integrità delle connotazioni originali;

- devono esser inoltre individuati quegli spazi liberi di pubblica circolazione compresi e definiti dall’edificato che si connotano quali “interni urbani” riconoscibili e organici caratterizzati da compiutezza di significato e qualità spaziale.

Fronti storici

- conservazione dei caratteri architettonici (tipologici, morfologici e materici) dei fronti sia presi singolarmente che nella loro totalità: gli interventi edilizi dovranno essere indirizzati al mantenimento delle componenti architettoniche storiche e alla riqualificazione di quelle degradate e/o incongrue, secondo le indicazioni contenute nell’allegato n.6: “Quadro Conoscitivo Analisi dei centri storici e dell’edilizia diffusa” ;

- gli eventuali adeguamenti tecnologici dovranno essere effettuati nel rispetto dei caratteri architettonici dell’edificato;

- eventuali interventi aggiuntivi (insegne, tettoie, impianti tecnici, etc.) dovranno rispettare i caratteri dell’edificato, senza prevaricare le componenti architettoniche storiche che ancora lo caratterizzano e devono pertanto essere inquadrati in uno studio complessivo del prospetto dell’intero edificio;

- nella valutazione degli interventi proposti si dovrà tenere conto dell’intero fronte edificato e non del singolo edificio o tanto meno di una porzione di esso. Nei casi di maggiore rilevanza o in presenza di diffusi fenomeni di degrado è auspicabile la definizione di un progetto unitario che regoli i diversi interventi da mettersi in atto. Tale piano è necessario soprattutto quando fronti storici alterati si connettano a fronti storici consolidati o a porzioni di paesaggio da salvaguardare e/o si affaccino su interni urbani consolidati;

- mitigare con opportuni interventi l’impatto degli edifici o delle componenti edilizie incongruenti con le permanenze storiche che non è possibile rimuovere;

- rimuovere, in occasione degli interventi di manutenzione, gli elementi che costituiscono maggior causa di alterazione (insegne, rivestimenti inadeguati, serramenti incongruenti, tamponamenti impropri, etc).

Interni urbani

- Si auspicano progetti unitari che valutino in un disegno armonico i caratteri architettonici e paesistici dei margini che li definiscono e le destinazioni d’uso degli spazi aperti;

- Per quanto riguarda gli edifici si seguono i criteri indicati per i fronti storici;

- Per quanto riguarda le funzioni si valutino nuove destinazioni d’uso o impianti che rendano difficile la percezione della qualità dell’interno urbano individuato (parcheggi, depositi, recinzioni, arredi invasivi, etc.); è inoltre opportuno rimuovere o mitigare le destinazioni d’uso e gli impianti attualmente esistenti incongruenti e/o incompatibili;

- Gli interventi di sistemazioni dello spazio pubblico devono essere inquadrati in studi/progetti organici tesi a delineare per ogni “interno urbano” individuato criteri omogenei/coerenti di

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trattamento di pavimentazioni, arredi, illuminazione, alberature e spazi verdi.

La sottostante tabella dà conto di come sono stati individuati gli insediamenti storici nella cartografia di Piano e quali siano le schede ad essi associate.

Tabella T3

Tipologie individuate nella cartografia schede relative ad alcuni casi esemplari

con attribuzione di valore (-bene emergente -bene di riferimento territoriale - ambito tematico o sistema territoriale)

centro storico centro storico

nucleo di antica formazione nucleo di antica formazione

quartiere di impianto omogeneo quartiere di impianto omogeneo

Allegato 6: “Quadro Conoscitivo . Analisi dei centri storici e dell’edilizia diffusa” Allegato 3: “Schede conoscitive e di valutazione dei beni/storico architettonici”.

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OBIETTIVO 4: PROMUOVERE IL PAESAGGIO COME OPPORTUNITA’ PER L’IMPRENDITORIA TURISTICA

Azione: Incentivare il restauro degli elementi di attrattività, salvaguardare l’integrità del contesto e dei percorsi di relazione

Importanza della componente percettiva del paesaggio

Il concetto di paesaggio è indissolubilmente legato al rapporto percettivo fra il territorio e il soggetto che lo percorre. Attraverso questo flusso visivo si attiva un meccanismo di selezione, interpretazione e aggregazione dei dati sensoriali che ne determina l’organizzazione in immagini paesaggistiche capaci di suscitare un’emozione e un interesse estetico/culturale commisurati alla qualità del territorio e alla ricettività dell’osservatore. Per la promozione di questa ultima è necessario che le istituzioni deputate promuovano operazioni di sensibilizzazione diffusa mediante l’azione combinata di strumenti di comunicazione: pubblicazioni, infopoint, cartellonistica turistica, percorsi guidati affidati a guide opportunamente formate. Relativamente alla qualità del territorio i sistemi paesaggistici analizzati nella trattazione dei precedenti obiettivi, costituiscono la base per l’attribuzione di valore a determinati ambiti in funzione della rilevanza storica o naturalistica degli elementi presenti, della loro concentrazione, varietà e capacità di porsi in reciproca relazione nel paesaggio. In questo caso è compito delle istituzioni assicurare la conservazione di tutti gli elementi di qualificazione paesaggistica e la continuità ininterrotta delle loro relazioni, inoltre favorire il ripristino della fruizione visiva là dove si rilevino effetti ostruttivi dovuti alla cartellonistica, a cortine piantumate estranee al contesto o comunque a elementi di possibile rimozione.

La percepibilità è data dal rapporto di reciprocità visiva con un potenziale osservatore posto in situazioni privilegiate: in punti di belvedere o lungo percorsi pubblici. I navigli rappresentano il tema conduttore nell’interpretazione del paesaggio da essi storicamente generato, pertanto le alzaie e gli stessi itinerari di navigazione, là dove possibili, sono i percorsi di primaria attenzione nella valutazione della qualità percettiva e nella definizione degli scenari che accompagnano l’osservatore lungo i navigli. Gioca un ruolo complementare a questi nella costruzione complessiva dell’identità del paesaggio dei navigli il repertorio di immagini di secondo piano costituito dai fronti e dagli interni dei centri storici o dai quadri paesistici percepibili dalla rete delle percorrenze campestri. Punti di belvedere di particolare rilevanza sono i ponti dai quali è percepibile il corso dei navigli con una prospettiva lunga che ne enfatizza l’estensione lineare e rende possibile la contestuale percezione delle due sponde.

Criteri di intervento

Obiettivo della tutela paesistica deve essere quello di salvaguardare le visuali impedendo che vengano occluse da nuove costruzioni o da impianti vegetali, valorizzando al contempo le quinte costruite o arboree che ne costituiscono i margini.

In particolare:

- Nella redazione dei piani di governo del territorio dovranno essere riconosciuti i punti di belvedere, le visuali e i percorsi panoramici, nonché gli elementi di caratterizzazione del contesto percepito da salvaguardare secondo i presenti criteri;

- Le nuove costruzioni o infrastrutture non ostacolino le visuali, i punti di belvedere e i percorsi 85

panoramici;

- escludere o limitare tutti gli interventi che potrebbero snaturare lo stato dei luoghi oggetto di visuale privilegiata (controllo degli indirizzi di pianificazione e delle destinazioni d’uso adottati per aree agricole di interesse storico ancora conservate, zone edificate storiche o landmark che caratterizzano positivamente il paesaggio);

- controllo degli interventi architettonici e di arredo urbano e stradale (in particolare limitazione di cartellonistica e segnaletica) nelle aree comprese dalle visuali individuate;

- riqualificazione delle visuali esistenti o valorizzazione delle visuali potenziali attraverso la realizzazione di barriere visuali che nascondano gli elementi di disturbo o la rimozione degli stessi.

Per l’individuazione di punti e percorsi di percezione e del paesaggio percepito possono essere utilmente consultati i seguenti studi, che propongono modalità diverse, ma complementari:

- La tutela paesaggistica del Naviglio Martesana – Motivazioni di tutela, delimitazione dell’ambito e criteri di gestione degli interventi criteri d.g.r. del 1. 8. 2006, n. VIII/3095 - BURL 16. 10. 2006, n. 42, (ediz. Spec.) - I paesaggi del Naviglio Grande - Programma comunitario INTERREG IIc, progetto “Paesaggi Mediterranei ed Alpini”

Marcatori del territorio (landmark)

Alcuni elementi appartenenti ai sistemi precedentemente considerati come beni storico architettonici o naturalistici possono essere percepiti come emergenti rispetto il contesto; sono architetture di forte riconoscibilità facilmente individuabili a distanza per la loro altezza, come campanili o torri, o per eccezionale bellezza, come le ville lungo i navigli, o manufatti idraulici di particolare impatto visivo, come le ruote idrauliche, o elementi che scandiscono il percorso di canali, come le conche o i ponti, o anche gli alberi monumentali. Tutti questi elementi che imprimono un particolare carattere al paesaggio e che inoltre costituiscono segni di orientamento per l’abitante e per il viaggiatore sono definibili come marcatori del territorio (landmark).

Per il ruolo di significativa caratterizzazione paesaggistica gli elementi riconoscibili come landmark secondo la precedente definizione richiedono un particolare impegno nelle fasi di pianificazione o di progettazione per assicurarne la conservazione dei caratteri propri e la percepibilità dai percorsi pubblici.

Criteri di intervento

In particolare si dovrà tenere in considerazione:

- la tutela della visibilità dei landmark impedendo nuove edificazioni nelle aree libere esterne alle aree urbane o l’inserimento di infrastrutture che potrebbero ridurne la riconoscibilità sul territorio;

- la conservazione dei singoli manufatti rilevati e delle architetture vegetali evidenziate con eventuali interventi di restauro e valorizzazione;

- la salvaguardia e valorizzazione delle aree di pertinenza tramite la conservazione dei caratteri architettonici e paesistici tradizionali presenti e la riqualificazione degli elementi degradati o alterati.

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Sistema delle aree verdi/ inedificate

Sotto la voce Aree verdi/inedificate si è voluto comprendere una gamma abbastanza ampia di ambiti caratterizzati da una presenza attuale di verde o da un’assenza di edificato che renda possibile, anche attraverso eventuali interventi di riqualificazione, il loro inserimento in un sistema verde continuo (o comunque diffuso) di qualificazione paesaggistica per vasti ambiti territoriali.

Questa finalità è congruente con il Piano Paesaggistico vigente che preconizza la formazione di una rete verde regionale alla cui realizzazione contribuiscono tutti gli enti territoriali per le rispettive competenze di pianificazione. Vengono in tal modo interpretati anche gli obiettivi del Piano Territoriale Regionale con particolare riferimento al contenimento dell’uso di suolo e all’impiego dei sistemi verdi e agro-forestali per la ricomposizione paesaggistica e la rinaturalizzazione del territorio. Negli orientamenti per l’assetto del territorio il PTR riconosce agli spazi del “non costruito” intesi come territorio prevalentemente libero da insediamenti, naturale, residuale o dedicato ad usi produttivi primari il ruolo di Elementi fondamentali di un sistema più ampio che può essere denominato “sistema rurale-paesistico-ambientale”. Si deve tuttavia considerare che questi spazi, per quanto funzionali al raggiungimento di un comune obiettivo, presentano rilevanti differenze per caratteri formali e destinazioni d’uso che richiedono una loro classificazione in distinte categorie alle quali far corrispondere specifici criteri di gestione.

Aree verdi urbane

Sono spazi verdi strettamente correlati agli ambiti urbanizzati del territorio, si tratta spesso di aree di piccola dimensione, ma fortemente caratterizzate e, quindi, di grande contributo alla qualificazione paesaggistica.

Parco o giardino storico

Rappresentano il verde formato secondo un preciso progetto e quasi sempre compongono con le rispettive architetture residenziali unità storico/culturali di forte caratterizzazione paesaggistica particolarmente se prospettanti sul corso dei navigli. Il riuso come parchi pubblici può comportare un ridisegno che ne cancella l’ideazione originaria e, in questo, anche la testimonianza storica. Spesso sono tutelati come beni culturali e/o come beni paesaggistici.

Criteri di intervento

I parchi e i giardini individuati devono essere salvaguardati quali beni storici tramite azioni di:

- conservazione dell’impianto originale ancorché residuale e dei caratteri costitutivi storici (tipologici, materici e vegetali);

- programmazione degli interventi di riqualificazione e valorizzazione dei parchi e giardini storici degradati ed abbandonati, rispettando le caratteristiche tipologiche, morfologiche, materiche e vegetali residue riconosciute come storiche;

- rimozione o mitigazione degli elementi di arredo e degli impianti incongruenti; controllo dell’impatto di nuovi arredi e impianti sui caratteri storici dell’architettura vegetale;

- proibizione di usi dell’area che possano alterare o danneggiare lo stato del luogo (ad esempio attività sportive, parcheggi, etc.). conservare quanto più possibile il rapporto originale tra

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parco o giardino storico e l’architettura di cui è pertinenza come unità culturale governata da una precisa intenzionalità progettuale.

Parco e giardino contemporaneo

Nella cartografia del PTRA e nelle relative schede si trova la voce “parco pubblico”. Si intende un’area verde, di recente progettazione o un’area verde storica sottoposta ad alterazioni consistenti, tali che il bene risulta aver perso le fondamentali connotazioni storiche .

Criteri di intervento

- conservazione e/o valorizzazione dei rapporti intercorrenti tra il parco o giardino ed il sistema del Naviglio interessato;

- particolare attenzione alla qualità degli elementi di arredo e della vegetazione, nonché al disegno architettonico del sito, con particolare riferimento ai rapporti visuali che intercorrono tra esso e il sistema del Naviglio.

Alla costruzione del sistema verde urbano contribuiscono altre forme di spazi liberi caratterizzati da una superficie a verde per assolvere a diverse funzioni come gli orti storici o spontanei per i quali si richiede fondamentalmente di non sacrificare tali spazi per l’edificazione, ma di assicurare forme di manutenzione che perseguano un assetto ordinato eliminando o riformando elementi formalmente incongrui con il contesto come capanni e recinzioni.

Anche gli spazi verdi destinati ad attività sportive o per il tempo libero possono rappresentare un’opportuna “pausa” nell’urbanizzazione continua, e andrebbero salvaguardati e valorizzati.

Una particolare categoria di articolazione del sistema verde urbano è data dai viali come sequenze lineari di alberi specificamente progettate con finalità di arredo urbano o stradale. Per questa categoria si richiede tutela e conservazione dell’impianto e delle specie arboree storiche, con eventuali periodici interventi fitosanitari e manutentivi; gestione dei filari in modo da garantirne la regolarità dell’impianto attraverso il completamento delle lacune o la sostituzione degli individui giunti al termine del ciclo vitale.

Tabella T5

Tipologie individuate nella cartografia relative schede con ulteriore articolazione tipologica con attribuzione di valore

parco o giardino storico parco storico o giardino

parco pubblico parchi pubblici

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Fenomeni di degrado e compromissione

In linea con quanto previsto in materia di pianificazione paesaggistica risulta attinente al tema in esame una classificazione dei fenomeni di degrado e di compromissione ai quali vengono associati specifici indirizzi di cui tenere conto nella pianificazione ai diversi livelli e nella fase di progettazione.

Relativamente ai caratteri del territorio interessato dal sistema dei Navigli lombardi risultano di utile consultazione i seguenti elaborati reperibili sul sito internet della Regione Lombardia :

“Principali fenomeni di degrado e compromissione del paesaggio e situazioni a rischio di degrado”: strumento utile alle amministrazioni locali per la classificazione e la conseguente identificazione cartografica dei principali fenomeni di degrado;

“Indirizzi di tutela - Parte IV - Degrado e compromissione paesistica : indirizzi di riqualificazione e di contenimento” che fornisce indirizzi applicabili in generale a tutto il territorio e in particolare alle seguenti categorie:

− Aree ed ambiti di degrado/compromissione paesistica provocata da : processi di urbanizzazione, di infrastrutturazione e di diffusione di pratiche e usi urbani

− Aree ed ambiti di degrado/compromissione paesistica provocata da : trasformazioni della produzione agricola e zootecnica

− Aree ed ambiti di degrado/compromissione paesistica provocata da : sotto-utilizzo, abbandono e dismissione

Pur disponendo di questo documento organico di riferimento, è tuttavia opportuno riservare ad alcuni temi una particolare attenzione per la loro forte incidenza sull’assetto paesaggistico.

Elementi territoriali ad impatto negativo

Si definiscono elementi ad impatto negativo i manufatti morfologicamente emergenti, localizzati all’interno di aree di valore storico e paesaggistico o che interferiscono con la percezione visuale di queste, le cui caratteristiche (dimensioni, tipologia, caratteri materici e costruttivi) risultano estranee ai caratteri costitutivi del paesaggio tradizionale locale e/o ne compromettono la fruizione visiva. La tipologia di questi manufatti è abbastanza ampia e comprende tralicci, torri per ripetitori, torri dell’acquedotto, etc. L’effetto negativo aumenta con il loro addensarsi in uno stesso ambito e con il sovrapporsi visivamente ad elementi di particolare qualità paesaggistica.

Per le infrastrutture a rete può utilmente essere consultata la specifica sezione di piani di sistema contenuta nel Piano Paesaggistico vigente.

Criteri di intervento

Obiettivo della tutela paesistica è limitare o annullare l’interferenza visiva dei manufatti considerati elementi ad impatto negativo tramite:

- la rimozione ove possibile dei manufatti stessi;

- la mitigazione del loro impatto o attraverso interventi di trasformazione degli stessi o attraverso la creazione di barriere visuali;

- nel caso di elettrodotti verificare la possibilità di realizzazione in percorso interrato anziché aereo,

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particolarmente in ambiti di rilevante pregio paesaggistico, anche in sostituzione di infrastrutture esistenti;

- nel caso della realizzazione di nuovi manufatti emergenti e/o di dimensioni rilevanti, occorrerà valutarne l’impatto visivo sul paesaggio, dedicando particolare attenzione al rapporto che essi instaurerebbero con le visuali già individuate o con il paesaggio naturale, agricolo e urbano storico.

Fronti edificati ad alto impatto

Si tratta di sequenze di edifici, in genere di recente realizzazione, che per dimensioni, materiali o caratteri tipologici risultano incongruenti con il paesaggio storico o con l’ambiente naturale, costituendo spesso un elemento di frattura e sconnessione con i caratteri paesistici dell’intorno. Spesso si tratta di edifici di destinazione industriale, commerciale o terziaria. Si collocano in questa categoria anche alcuni singoli insediamenti residenziali che appaiono avulsi dal contesto per caratteri architettonici e/o dimensioni e rapporti geometrici fuori scala.

Richiedono una particolare attenzione le situazioni di margine tra edificato/Naviglio per il loro forte impatto percepibile dai percorsi ritenuti privilegiati lungo (e nei) Navigli.

Criteri di intervento

- promuovere azioni finalizzate a mitigare l’impatto negativo che il fronte edificato determina sul contesto, valutando le diverse opportunità di intervento (demolizioni con o senza sostituzioni, aggiunte, nuove costruzioni);

- rimuovere, in occasione degli interventi di manutenzione, gli elementi che costituiscono maggior causa di alterazione e di impatto negativo sul paesaggio, in particolare per i fronti prospicienti sulle aree di maggiore rilevanza;

- mitigare con opportuni interventi l’impatto degli edifici o delle componenti edilizie incongruenti con le permanenze storiche e/o paesistiche, nel caso non sia possibile rimuoverle, mediante la realizzazione di schermature vegetali, movimenti di terra, nuove costruzioni leggere (pergolati, barriere etc.) soprattutto in presenza di aree paesistiche di particolare rilevanza.

Aree inedificate

Sotto questa categoria possono essere fatte rientrare aree di diversa caratterizzazione, che tuttavia, con opportuni interventi, possono in ogni caso contribuire alla qualificazione e riqualificazione paesaggistico/ambientale.

Terrain vague

Si intende come tale una superficie non edificata e incolta, localizzata in genere ai margini delle aree edificate che, in attesa dell’attuazione delle prescrizioni di piano è lasciata in stato di abbandono e talvolta di degrado. Come le aree agricole urbane di risulta offrono anch’esse l’opportunità di intraprendere azioni di ricomposizione e riqualificazione delle zone di frangia urbana.

Criteri di intervento

- le future trasformazioni e le eventuali nuove edificazioni dovranno presentare caratteri morfologici e tipologici congruenti con il contesto paesistico e in particolare tendere a consolidare o risolvere i margini incompiuti; 90

- nel caso in cui gli interventi non sono previsti a breve termine, verificare la possibilità di utilizzare temporaneamente tali aree per la formazione di zone a verde a bassi costi di manutenzione, impedendo in questo modo forme d’uso abusivo o improprio.

Aree di degrado/discarica

Quelle individuate presentano un aspetto precario e sono in genere il risultato di deposito abusivo di materiali di scarto; in altri casi si tratta di spazi di risulta connessi a infrastrutture ad elevato impatto. Si tratta di aree in genere poste in corrispondenza dei margini urbani (nel caso specifico soprattutto nel territorio di Milano).

Sono state censite anche aree di dimensioni rilevanti che, visibili dal corso del Naviglio, determinano un notevole degrado percettivo/paesistico, oltre che ambientale.

Criteri di intervento

- definire caso per caso interventi di riqualificazione paesistico-ambientale i cui caratteri dovranno essere individuati in rapporto alle aree contigue e alle loro specifiche problematiche;

- le eventuali nuove edificazioni dovranno presentare caratteri morfologici e tipologici congruenti con il contesto paesistico e in particolare tendere a consolidare o risolvere un margine incompiuto.

Area di cava

Sono individuate tutte le aree interessate da attività estrattive, in uso o dismesse, localizzate nel territorio interessato dal PTRA. Tali aree, seppure non sempre percettivamente leggibili dal canale, costituiscono un’importante risorsa. Si tratta di aree libere per estensione e collocazione assolutamente strategiche ai fini dei programmi di riqualificazione ambientale e paesistica dell’ambito del Naviglio alla scala locale e sovracomunale.

Criteri di intervento

- I progetti di recupero e di riqualificazione ambientale previsti dalla normativa vigente, dovranno porre particolare attenzione: al rapporto con il paesaggio agrario e/o urbano circostante, ai caratteri storici propri dell’ambito del Naviglio, alla continuità delle aree verdi, al rispetto delle visuali sensibili;

- Sono comunque da escludersi nuovi ampliamenti delle cave esistenti e l’apertura di nuove cave.

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Tabella T7

AREE INEDIFICATE Tipologie individuate nella cartografia

con attribuzione di valore

Aree di degrado/discarica Nelle tavole “valori e identità paesistico - ambientali” in scala 1:10.000 sono individuati gli ambiti discontinui o di basso profilo qualitativo (cave, discariche, degradi)

Nella “tavola di sintesi” in scala 1: 90.000 sono individuate le principali aree dismesse e sottoutilizzate (produttive, tecnologiche, agricole, commerciali ….).

Area di cava Nelle tavole “valori e identità paesistico - ambientali” in scala 1:10.000 sono individuati gli ambiti discontinui o di basso profilo qualitativo (cave, discariche, degradi).

Nella “tavola di sintesi” in scala 1: 90.000 sono individuate le aree “ex-cava”.

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OBIETTIVO 5: PRESERVARE L’ATTIVITA’ AGRICOLA E RIQUALIFICARE IL SISTEMA INSEDIATIVO RURALE

Azione: Favorire gli interventi di integrazione tra architetture rurali tradizionali e uso agricolo del territorio di pertinenza

Aree verdi agricole

Le aree verdi agricole intrattengono con i Navigli un rapporto funzionale molto stretto in quanto rappresentano l’esito del progetto storico di canalizzazione del territorio che ha dato forma ad un paesaggio complesso caratterizzato da grandi spazi inedificati interessati da una forma di natura “addomesticata”, che si alimenta con le acque dei navigli distribuite da una fitta rete di irrigazione, che conserva nelle cascine i segni di una società fortemente radicata al territorio.

Questo sistema verde rappresenta oggi anche un’opportunità di qualificazione ambientale per il cui raggiungimento si devono tutelare anche queste zone come corridoi ecologici di connessione con la campagna circostante anche individuando percorsi naturalistici e agrituristici ai fini di potenziare la fruibilità ed evitare la saldatura tra le aree edificate. Si vedano le individuazioni della “rete ecologica”, della “dorsale verde nord Milano”, del “Metrobosco” nella tavola di sintesi progettuale.

Area agricola di permanenza storica

Differenti tracce di storicizzazione comportano che le aree agricole possano essere distinte per una maggiore o minore caratterizzazione storica. Ai fini del loro riconoscimento per una più incisiva applicazione dei criteri, si può proporre la seguente classificazione:

Area agricola di permanenza storica - Si intende per un sistema di aree in cui sono stati conservati i caratteri storici del paesaggio (mantenimento della rete irrigua tradizionale e dei manufatti idraulici relativi, conservazione dei filari alberati e/o delle ripe boscate, conservazione del sistema insediativo delle cascine e dei rustici, etc.). In certi casi sono ancora conservate alcune delle colture tradizionali (marcita, risaia, prato stabile, etc.) o delle alberature tipiche della pianura irrigua (salici, pioppi, gelsi, aceri selvatici, etc.), spesso frammiste a sistema di coltivazione moderni che però non hanno alterato in maniera significativa i caratteri strutturali dell’impianto paesaggistico originario.

Area storica agricola alterata - Si intende per tale un sistema di aree in cui i caratteri costitutivi del paesaggio agrario storico sono stati modernizzati, pur essendo ancora riconoscibili tracce dell’antico impianto: le colture tradizionali sono state in gran parte sostituite da coltivazioni e/o da sistemi di conduzione dei fondi moderni (accorpamento dei lotti agricoli, rimozione parziale delle ripe boscate e dei filari, abbandono o cancellazione della rete irrigua e dei manufatti idraulici relativi, parziale dismissione, riconversione d’uso o ristrutturazione delle cascine e dei rustici relativi)

Criteri di intervento

- conservazione dei caratteri storici residui dell’impianto agrario, in particolare: maglia fondiaria, rete irrigua e stradale, edificato storico, manufatti idraulici, alberature, colture agricole, etc.;

- evitare la compromissione, parcellizzazione o erosione delle aree ancora libere da edificazione

- attenta selezione delle destinazioni d’uso al fine di garantire il mantenimento dei caratteri storico 93

paesistici che caratterizzano questi ambiti;

- tutela dell’assetto morfologico (conformazione del terreno, suddivisione dei lotti agricoli, tracciati poderali, canali di scolo e irrigazione, filari alberati, gli elementi storico-testimoniali riconducibili alla partizione agraria o alle tecniche di impianto storiche, …) e idrografico (rete irrigua e corsi d’acqua naturali) del paesaggio;

- tutela e valorizzazione della vegetazione caratterizzante la tessitura di tale paesaggio (alberate, siepi, ripe boscate, fontanili);

- tutela della continuità della rete irrigua e stradale (tracciato e costituzione materica dei manufatti);

- evitare edificazioni lungo le arterie di traffico al fine di impedire conurbazioni lineari;

- conservazione della maglia fondiaria delle aree agricole storiche, evitando quelle destinazioni d’uso che possano determinare delle frammentazioni della maglia aziendale e della rete irrigua;

- al fine di contribuire all’obiettivo di risparmio di suolo si deve limitare la nuova edificazione, valutando comunque attentamente i caratteri tipologici e materici nonché l’inserimento paesistico di eventuali nuovi manufatti/edifici;

- orientare la riqualificazione edilizia e funzionale di cascine e rustici alla conservazione dei caratteri storico tradizionali, architettonici e materici, dei manufatti edilizi e alla salvaguardia delle relazioni fisiche e percettive con il contesto;

- potenziare il sistema delle alberature campestri e delle ripe boscate allo scopo di migliorare la qualità ambientale e paesaggistica dell’area (biodiversità, corridoi ecologici, controllo del microclima, etc.), consolidare le sponde delle rogge e, se del caso, mitigare l’impatto delle aree edificate circostanti;

Area agricola urbana di risulta

Si intende come tale un’area ancora provvisoriamente coltivata ed incorporata nelle aree di espansione edilizia del nucleo urbano. L’edilizia recente delimita e definisce i margini dell’area agricola di risulta; l’edilizia rurale eventualmente superstite è inclusa nel nucleo urbano ed i rapporti con il territorio agricolo circostante sono ormai persi. La loro disponibilità permette di realizzare interventi di ricomposizione paesaggistica particolarmente necessari nelle aree di frangia.

Criteri di intervento

- valutare la possibilità di utilizzare tali aree sia per la formazione di aree a verde pubblico, attrezzature collettive, orti urbani; sia per la costituzione di aree di riequilibrio ecologico- ambientale;

- valutare l’inserimento di nuove edificazioni a bassa densità e con caratteri morfologici e tipologici congruenti con il contesto paesistico: in particolare in riferimento al consolidamento o ridisegno di margini incompiuti.

Filari

I filari piantati in aree agricole con finalità produttive (barriere frangivento, produzione di legname, delimitazione delle proprietà, limitazione dell’evaporazione dei corsi d’acqua, consolidamento ripario) sono elementi di rilevanza nel paesaggio agrario in quanto componenti della struttura 94

funzionale e patrimoniale, ma determinano soprattutto la scansione del paesaggio percepito visivamente costituendosi come quinte e fondali che stabiliscono un dinamico rapporto spaziale dei piani nella sequenza di immagini che si colgono lungo la rete delle percorrenze. Danno profondità al quadro paesistico.

Criteri di intervento

- conservazione e, quando possibile, reimpianto dei filari campestri e delle ripe boscate, anche finalizzati al consolidamento delle sponde di canali e rogge, con l’obiettivo di ricostituire i caratteri storici del paesaggio agrario del territorio e potenziare i valori naturalistici residui dell’area (biodiversità, corridoi ecologici, microclima, etc.);

Area a bosco/macchia

Si tratta di aree a copertura vegetale caratterizzata dalla fitta presenza di alberi ad alto fusto. L’area a bosco può presentarsi, nel suo complesso, sia ben mantenuta sia degradata (piante infestanti, mancanza di cura, piccole discariche, etc.). Sono di particolare interesse le aree a bosco/macchia che hanno un rapporto percettivo con il corso dei Naviglio o che ne costituiscono un contesto ambientale rilevante.

Criteri di intervento

- tutela delle aree a bosco esistenti, riconoscendone uno specifico valore naturalistico ed ecologico oltre che paesaggistico;

- mantenimento o reintroduzione delle specie vegetali autoctone o comunque consolidate nel paesaggio locale; controllo ed eventuale eliminazione delle specie estranee ed infestanti;

- eventuale loro potenziamento attraverso nuove piantumazioni, soprattutto con finalità di barriera visuale e acustica o per l’ampliamento e la valorizzazione dei corridoi ecologici già esistenti o la ricomposizione delle trame verdi proprie del paesaggio rurale;

- la frammentazione delle aree boscate esistenti con l’introduzione di nuove edificazioni e di infrastrutture ad elevato impatto (strade ad alta intensità di traffico, elettrodotti, linee ferroviarie, viadotti, etc.) dovrà essere attentamente verificata nel contesto degli strumenti di valutazione dell’impatto ambientale;

- i tagli degli individui arborei dovranno essere autorizzati dalle autorità competenti, così come previsto dalla normativa vigente in materia ( L.R. 27/04 e relativa circolare n. 41/2005), ed essere contenuti ai soli interventi fitosanitari o gestione produttiva delle aree boscate, garantendo comunque la rigenerazione dell’impianto vegetale e la conservazione del suo impatto paesistico;

- valutare attentamente la possibilità di connessione con le aree a verde attrezzato e i percorsi ciclo pedonali esistenti per valorizzarne le potenzialità ricreative e di reciproca integrazione del verde urbano e di quello extraurbano.

In considerazione del forte significato naturalistico che rivestono queste aree sarà di fondamentale importanza attenersi alle indicazioni contenute nei Piani di Indirizzo Forestali Provinciali, nei Piani Territoriali di Coordinamento dei parchi regionali per le opere e i piani urbanistici da realizzare in ambiti compresi nei rispettivi territori.

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Tabella T6

AREE VERDI AGRICOLE. Tipologie individuate nella cartografia

con attribuzione di valore

Area agricola di permanenza storica ambiti di particolare qualificazione paesistica

Area agricola urbana di risulta ambiti degradati con usi impropri e marginali

Filari filari continui, filari discontinui

Area a bosco/macchia ambiti di prevalente valore naturalistico

Rete irrigua

Come le percorrenze lungo i canali si aprono al territorio ramificandosi nella viabilità dei centri storici, così il flusso delle acque dei navigli innerva il paesaggio agrario ramificandosi nella rete irrigua. Il sistema irriguo alimentato dai Navigli ha modellato l’immagine del paesaggio di gran parte della Lombardia, modificando nel corso dei secoli un territorio boschivo in un ordinata trama di coltivazioni che trova nella rete irrigua la propria matrice formale. Bocche di presa, canali irrigui, rogge, scolmatori, deviatori, chiusini sono i manufatti principali di cui si compone il sistema, alla cui assidua manutenzione, esercitata da generazioni di agricoltori, si deve la trasmissione ai giorni nostri di una sapiente opera di ingegneria idraulica, che, recependo e perfezionando il modello delle bonifiche cistercensi, ha potenziato la produttività dei terreni agricoli, favorendo la formazione di una società fondiaria alla cui ricchezza si deve la presenza sul territorio di grandi cascine, ville lungo i navigli e che ha contribuito attraverso le donazioni all’edificazione di architetture religiose. La conservazione di queste testimonianze materiali contribuisce a documentare la storia di una società e di un territorio in chiave economica e culturale.

Criteri di intervento

- mantenimento della funzionalità della rete a supporto del sistema idrico e dei caratteri paesistici e ambientali delle zone agricole irrigue (fontanili, filari, ripe boscate, siepi, etc.);

- conservazione e riqualificazione della vegetazione arboreo-arbustiva attraverso interventi di manutenzione forestale che favoriscano l’affermarsi di essenze autoctone o comunque consolidate nel paesaggio locale e costituiscano un supporto adatto alla conservazione di elementi (vegetali e animali) di biodiversità;

- conservazione dei caratteri costruttivi e materici dei manufatti individuati (canali secondari, rogge, deviatori, scolmatori, ponti canali, chiusini, etc.): gli interventi dovranno essere indirizzati al mantenimento e valorizzazione delle componenti storiche e alla riqualificazione di quelle in stato di precaria conservazione;

- gli eventuali adeguamenti tecnologici dovranno essere effettuati nel rispetto dei caratteri storici 96

dei manufatti.

La sottostante tabella dà conto di come sono stati individuati gli elementi della rete irrigua nella cartografia di Piano e quali siano le schede ad essi associate.

Tabella T4

Tipologie individuate nella cartografia relative schede con ulteriore articolazione tipologica con attribuzione di valore

− Altri corsi d’acqua altro manufatto idraulico (sbarramento, scaricatore)

canale scolmatore o scaricatore

canale irriguo

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OBIETTIVO 6: VERIFICARE L’IMPATTO PAESAGGISTICO DELLE NUOVE INFRASTRUTTURE

Interventi di forte impatto

In considerazione delle qualità paesaggistiche del territorio interessato dal sistema dei Navigli Lombardi, è opportuno avere una particolare attenzione per quelle categorie di intervento che comportano un maggiore impatto sul territorio. Le cause dell’impatto sono molteplici e possono essere ricondotte alla dimensione inadeguata al contesto per sproporzione volumetrica, ma anche per ridotte entità di volume quando sia l’eccessiva altezza a conferire al nuovo intervento una inopportuna incombente emergenza sul contesto, ponendosi quindi come fattore negativo.

Non solo la dimensione può dar luogo ad una impressione di estraneità delle nuove opere, ma anche altre caratterizzazioni estranianti come colori dissonanti o composizione delle facciate e dei volumi inadeguate alle caratterizzazioni prevalenti del quadro paesaggistico in cui si collocano. Chiaramente l’inadeguatezza è una valutazione che deve essere rapportata alla sensibilità del contesto, che deve essere analizzato e valutato con riferimento alle tipologie precedentemente considerate e al loro reciproco rapporto. Questo non comporta che l’ammissibilità dei nuovi interventi dipenda da una modalità meramente mimetica di dar loro forma; la qualità del progetto richiede capacità di governare il processo di accostamento delle nuove forme e funzioni a quelle preesistenti, avendo come fine la loro com-posizione o meglio con-figurazione, intendendo con questo lo stare insieme del vecchio e del nuovo in una figurazione armoniosa dell’assetto paesaggistico finale. Costituisce utile guida per una progettazione consapevole l’applicazione delle “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti”5 .

Assumendo come riferimento la sensibilità complessiva dell’ambito di intervento, risulta evidente che non è prefigurabile una elencazione delle categorie di intervento che potenzialmente possano incidere negativamente sul paesaggio, i criteri precedentemente forniti in relazione ai differenti elementi di caratterizzazione paesistica orientano la progettazione verso modalità di intervento compatibili con la conservazione dei beni presenti avendo individuato la loro specifica vulnerabilità. Tutto questo indipendentemente dall’entità delle possibili opere. Ambiti di rilevante sensibilità e coerenza formale (es. i centri storici) possono essere alterati anche da interventi di contenuta consistenza, quindi ogni valutazione di impatto deve essere preliminarmente sempre rapportata al contesto.

Tuttavia vale la pena di considerare con attenzione alcune categorie di intervento che per impegno territoriale comportano sempre un significativo impatto sull’assetto paesaggistico.

5 d.g.r. del 8.11.02, n.11045 BURL 21/11/2002, 2° suppl. str. al n. 47

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Azione: individuazione dell’infrastruttura e definizione di criteri di inserimento paesistico. Promozione di progetti pilota.

Le infrastrutture di trasporto

La rete infrastrutturale intrattiene con il territorio un significativo rapporto di reciprocità percettiva, in quanto si propone come struttura che offre una vasta esplorazione visiva del paesaggio percorso, dal quale, al contempo, è percepita.Di questo occorre tenere conto, tanto nel tutelare determinate caratteristiche panoramiche della viabilità esistente, quanto nel prevedere l’impatto che una nuova infrastruttura avrà sull’assetto paesistico del contesto.

La proposta progettuale si configura spesso come manufatto lineare a forte caratterizzazione geometrica, che attraversa un territorio il quale, per natura e storia, presenta, invece, una morfologia complessa. L’effetto può essere di forte conflittualità formale ed essere percepito con disagio dagli abitanti dei territori attraversati. Il progetto dovrà porsi il problema di ridurre quanto più possibile questa estraneità del manufatto stradale mediante opportune sistemazioni del contesto.

La qualità degli interventi dipende prevalentemente dalle modalità di trattamento delle fasce laterali delle strade (e delle ferrovie). Questi spazi rappresentano il connettivo con il paesaggio circostante, l’opportunità sulla quale il progettista può contare per relazionarsi formalmente con il contesto. Anzi, si può dire che il progetto infrastrutturale diviene progetto territoriale proprio quando tiene conto, nel più ampio senso possibile, del suo “intorno”. Spesso le fasce previste nel progetto hanno dimensioni insufficienti ad accogliere quelle opere compensative necessarie ad un adeguato inserimento ambientale. Talora sono insufficienti perfino a realizzare accorgimenti elementari come rilevati adagiati sul terreno con pendenze dolci e variabili per evitare forme rigidamente geometriche, che accentuano la dura linearità del tracciato stradale estranea alla naturalità del contesto.

E’ evidente che sotto il profilo paesistico la qualità del progetto infrastrutturale si misura anche dalla qualità dei singoli manufatti di cui si compone, che sono più numerosi di quanto si possa pensare, ad una prima sommaria considerazione, per una struttura dimensionalmente considerevole, ma compositivamente semplice e ripetitiva. Questa valutazione di “primo approccio” fa sì che i progetti stradali spesso non prendano organicamente in esame e, quindi, non rappresentino nelle tavole grafiche, molti manufatti che nella realtà avranno, invece, un peso non trascurabile. Viadotti, imbocchi di gallerie, muri controterra, guardrail, apparecchi illuminanti, cartelli segnaletici, stazioni di servizio, biglietterie, pannelli fonoassorbenti, sono tutti elementi che devono comporsi in un progetto unitario qualificato e qualificante del territorio interessato. Un asse viabilistico deve presentare una propria identità formale riconoscibile, alla costituzione della quale concorrono i singoli manufatti e l’architettura delle strutture di servizio connesse.

La regione Lombardia ha dedicato alla qualità paesaggistica del progetto infrastrutturale una specifica sezione del Piano Paesaggistico sotto il titolo “piani di sistema - Tracciati base paesaggistici” aggiornato con specifiche “linee guida per la progettazione paesaggistica e la valorizzazione delle infrastrutture della mobilità” approvate con dgr 8/8837 del dicembre 2008 alla quale si rimanda per una più articolata trattazione del tema. Gli interventi infrastrutturali possono riguardare tanto il patrimonio viabilistico esistente quanto la realizzazione di nuove percorsi viabilistici.

La realizzazione di nuove strade e nuovi attraversamenti comporta spesso un rilevante impatto sul sistema Naviglio, per questo risulta sempre preferibile prevedere prioritariamente il recupero e la

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valorizzazione della viabilità esistente, già integrata con il paesaggio circostante o, comunque riconducibile ad un compatibile rapporto. Qualora la scelta di realizzazione di nuove infrastrutture sia inevitabile, si suggeriscono alcune cautele da tenere presenti al fine di evitare la realizzazione di manufatti che possano compromettere irreversibilmente il sistema paesistico connesso al Naviglio, provocandone una discontinuità sia fisica (attraversamenti viabilistici), sia percettiva (ostruzioni e contaminazioni di visuali privilegiate).

Indirizzi di intervento

− Analisi dei caratteri paesistici delle aree interessate dagli interventi, al fine di considerarli elementi di riferimento nella fase progettuale per determinare il tracciato di minore impatto agli effetti della morfologia del terreno, della continuità degli habitat naturali, di reciprocità percettiva ravvicinata con gli ambiti di maggiore rilevanza paesaggistico/culturale;

− Privilegiare la progettazione intergrata con il paesaggio fondata sullo stretto rapporto fra la qualità formale (design) dei manufatti stradali e la qualità paesaggistica del progetto di valorizzazione del contesto;

− Perseguire la coerenza compositiva dei complessivi manufatti costitutivi della nuova infrastruttura al fine di assicurarle identità formale e riconoscibilità lungo tutto il suo percorso;

− considerare le aree di servizio connesse alle nuove infrastrutture viabilistiche come occasione di progettazione di ampi spazi a valenza paesaggistica, eventualmente aperti anche all’uso ricreativo delle comunità territorialmente interessate. Evitare a questo fine di enfatizzare l’immagine degli impianti delle strutture di servizio ai veicoli (distributori benzina, ..) per dare spazio ai servizi alla persona ivi compresa la sosta in ambiente distensivo (si vedano gli esempi francesi);

− la realizzazione di nuove infrastrutture (strade e ferrovie) deve essere accompagnata da idonee misure di integrazione ambientale opportunamente definite nel contesto delle valutazioni di mitigazione ambientale; potranno essere indicati la somma messa a disposizione per la realizzazione di interventi di contestualizzazione ivi compresa l’acquisizione di spazi laterali di ampiezza sufficiente a garantire l’attuazione del progetto;

− Con riferimento al sistema Naviglio:

− evitare per quanto possibile l’attraversamento del Naviglio, particolarmente in prossimità di ponti storici, conche ed altri manufatti idraulici di rilevante caratterizzazione paesaggistica;

− valutare attentamente l’impatto che un nuovo ponte e la relativa viabilità di accesso avrà sul contesto, verificandone la compatibilità e garantendone, per quanto possibile la non invasività;

− valutare caso per caso se la tipologia dei ponti esistenti, soprattutto se di recente realizzazione, si presti all’affiancamento di strutture parallele di attraversamento con differente caratterizzazione funzionale (per esempio passaggio ciclo-pedonale) che permettano di risolvere il problema funzionale senza intromettere ulteriori punti di interruzione visiva nella continuità del canale;

− prevedere per i nuovi ponti caratteri tipologici, architettonici, materici, oltre ad elementi di arredo e di messa in sicurezza compatibili con i caratteri del paesaggio urbano o rurale 100

circostante. In ogni caso è opportuno adottare scelte progettuali specifiche per i luoghi e non soluzioni standardizzate o prefabbricate;

− Non prevedere ponti “a raso” per non impedire la navigazione (attuale o potenziale).

− Con riferimento a sistema delle aree verdi/ inedificate:

− non compromettere la continuità del sistema ambientale delle aree libere o individuarne opportune mitigazioni con piantumazioni o altri impianti che favoriscano il mantenimento dei corridoi ecologici.

6 − Con riferimento agli ambiti di prevalente caratterizzazione agraria :

− promuovere la restituzione degli spazi laterali all’uso agricolo in modo di realizzare una cucitura degli ambiti attraversati dall’infrastruttura mediante la continuità del paesaggio agrario;

− ripristinare il reticolo della viabilità interpoderale e della rete irrigua, là dove il percorso viabilistico ne abbia interrotto la continuità;

− Evitare la formazione di spazi residuali sottratti all’uso agricolo, per i quali non siano previste funzioni specifiche, al fine di evitare situazioni di disordine ambientale (terrain vague).

− Con riferimento ai centri storici e ai beni storico/architettonici e archeologici:

− Localizzare i percorsi viabilistici di maggiore impatto (particolarmente ponti, tratti in rilevato, svincoli e rotonde) lontano dai centri storici e dai singoli beni architettonici isolati, quali ville, chiese, abbazie, al fine di evitare accostamenti inadeguati con gli elementi di maggiore qualificazione storico/culturale;

− Prevedere necessarie indagini archeologiche preliminari in ambiti di “rischio archeologico”.

- Con riferimento al sistema delle visuali:

− Evitare di interrompere con rilevati, viadotti o pannelli fonoassorbenti la reciprocità percettiva fra elementi paesaggistici fortemente relazionati (es. il naviglio e i beni storico/architettonici del suo intorno, cascine storiche e contesto agrario, ..);

− Evitare l’uso di segnaletica informativa che impediscano al viaggiatore la percezione di paesaggi qualificati e che reciprocamente accrescano per questi importanti ambiti l’impatto visivo dell’infrastruttura. E’ vietata l’installazione di cartellonistica pubblicitaria.

6 Linee guida per la valutazione degli impatti delle grandi infrastrutture sul sistema rurale e per la realizzazione di proposte di interventi di compensazione - d.g.r. del 20. 12. 2006, n. VIII/3838 - BURL 5. 12. 2007 n. 6 (ediz.. Spec.).

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Interventi ferroviari e stradali d’interesse regionale

NAVIGLIO GRANDE

Comuni d’Ambito Tipo Stato di avanzamento Note Infrastruttura interessati

Ferrovia Saronno-Novara Studio per la riqualificazione Turbigo (Ferrovie Nord) del ponte sul Ticino e della fattibilità del raddoppio della tratta Turbigo-Ponte Ticino- Novara

Ferrovia Milano-Mortara- Progetto del raddoppio della Milano, Corsico, Alessandria (RFI) linea approvato in Gaggiano, Conferenza di Servizi ministeriale il 28.10.2002 Trezzano sul Naviglio, comprensivo del parere VIA del 3.9.2002. Vermezzo, Albairate, I lavori sulla tratta Milano Abbiategrasso San Cristoforo-Albairate sono in corso (conclusione prevista entro il primo semestre 2009)

Ferrovia AC/AV Torino-Milano Opera in esercizio dal Bernate Ticino, Boffalora (RFI) 10.2.2006 per la tratta sopra Ticino Torino-Novara. Lavori in corso Per la tratta Novara- Milano (apertura prevista entro fine 2009)

Strada Collegamento S.S. 11 Progetto preliminare Boffalora sopra Ticino, – A4 – Tangenziale approvato dal CIPE Magenta, Robecco sul Ovest Milano con (31.1.2008). In corso Naviglio, Cassinetta di variante di progettazione definitiva. Lugagnano, Albairate, Abbiategrasso e Abbiategrasso, Ozzero riqualifica S.S. 494 Abbiategrasso- Vigevano (c.d. “Comparto Sud- Ovest”)

Strada Ammodernamento A4 Progetto definitivo approvato Boffalora sopra Ticino, Milano-Torino: tratta dal CIPE (21.12.2007) Bernate Ticino Milano-Novara

Strada Collegamento S.S. Opera in esercizio dal Boffalora sopra Ticino, 527 – A4 (Boffalora 30.3.2008 Magenta, Cuggiono, sopra Ticino) – S.S. 11 Castano Primo, Lonate Pozzolo

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NAVIGLIO DI BEREGUARDO

Comuni d’Ambito Tipo Infrastruttura Stato di avanzamento Note interessati

Strada Collegamento S.S. 11 Progetto preliminare Boffalora sopra – A4 – Tangenziale approvato al CIPE Ticino, Magenta, Ovest Milano con (31.1.2008). In corso Robecco sul Naviglio, variante di progettazione definitiva. Cassinetta di Abbiategrasso e Lugagnano, Albairate, riqualifica S.S. 494 Abbiategrasso, Abbiategrasso- Ozzero Vigevano (c.d. “Comparto Sud- Ovest”)

Strada Riqualifica e Studio di fattibilità ANAS Bereguardo, Motta Opera in Piano adeguamento della Visconti, Casorate Decennale Viabilità S.S. 526 dalla A7 Primo, Besate, ANAS 2003-2012 (casello di Bereguardo) Morimondo, Ozzero ad Abbiategrasso

NAVIGLIO PAVESE

Comuni d’Ambito Tipo Infrastruttura Stato di avanzamento Note interessati

Ferrovia Milano-Pavia- Studio di prefattibilità per il Pavia Voghera-Tortona- quadruplicamento linea Genova (RFI) esistente

Strada Rotatoria S.S. 35 – Progetto preliminare Zibido San Giacomo Programma regionale S.P. 139 interventi viabilità trasferita (D.Lgs 112/98)

Strada Completamento S. P. Studio di fattibilità Binasco Programma regionale 40 Binasco-Melegnano interventi viabilità trasferita (D.Lgs 112/98)

Strada S.S. 35 - Variante di Studio di fattibilità Certosa di Pavia Programma regionale Certosa di Pavia interventi viabilità trasferita (D.Lgs 112/98)

Strada Tangenziale Nord di Opera in esercizio dal Pavia Pavia 26.10.2006

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NAVIGLIO MARTESANA

Comuni d’Ambito Tipo Infrastruttura Stato di avanzamento Note interessati

Strada Collegamento In corso progettazione Cernusco sul autostradale diretto definitiva Naviglio, Cassina de’ Brescia-Bergamo- Pecchi, Cassano Milano d’Adda

Strada Tangenziale Est Progetto preliminare Cassina de’ Pecchi, Esterna di Milano approvato il 29.7.2005 Gorgonzola, Bellinzago Lombardo, Gessate

Strada S.S. 11 – Nuovo ponte In corso appalto integrato Cassano d’Adda Programma regionale a Cassano d’Adda interventi viabilità trasferita (D.Lgs 112/98)

NAVIGLIO DI PADERNO

Comuni d’Ambito Tipo Infrastruttura Stato di avanzamento Note interessati

Strada Sistema Viabilistico Progetto definitivo approvato Cornate d’Adda, Pedemontano il 29.3.2006 Trezzo d’Adda

Strada S.S. 525 - Variantina di In corso procedura VIA Vaprio d’Adda Compreso tra gli Vaprio d’Adda regionale interventi di razionalizzazione del sistema viabilistico dell’Adda (d.g.r. 10189 del 6.8.2002)

Nuovi insediamenti commerciali

Ai fini dell’individuazione delle aree idonee ad ospitare insediamenti commerciali si fa riferimento alle normative e criteri di settore.

Per la definizione ed il dimensionamento delle strutture commerciali si fa riferimento all’art.4 D.Lgs. 114/1998.

Tenuto conto del notevole impatto che le strutture commerciali con le connesse infrastrutture di accesso e parcheggio comportano sui tessuti urbani e sui territori extraurbani in termini paesistici e ambientali, considerata inoltre la particolare vulnerabilità paesistica del sistema dei Navigli, tutte le previsioni di nuove strutture commerciali devono essere attentamente valutate sia in riferimento alla scelta localizzativa che alla soluzione progettuale, seguendo i criteri di seguito indicati.

Si evidenzia che i progetti d’ intervento devono essere sempre verificati nella complessità della trasformazione indotta, considerando manufatti architettonici, infrastrutture di accesso e collegamento, aree di sosta, cartellonistica pubblicitaria e insegne, aree a verde e scelta essenze, eventuali recinzioni.

Queste cautele, che valgono ovunque, assumono in questo ambito particolare importanza a fronte

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della forte frammentazione di parte degli spazi aperti e del sistema del verde, dell’elevata compromissione dei caratteri paesistici connotativi già presente in alcune aree, della delicatezza del sistema insediativo storico e della necessità di preservare alcune visuali significative.

È comunque da escludersi l’apertura di nuove grandi strutture di vendita e di centri commerciali:

- all’interno dell’ambito di tutela del Naviglio Martesana

- entro la fascia di 100 metri lungo entrambe le sponde dei Navigli Grande, Pavese e Paderno.

- entro la fascia di 200 metri lungo entrambe le sponde del Naviglio di Bereguardo.

Criteri per il recupero funzionale di manufatti esistenti

- il recupero ad attività commerciali di manufatti esistenti dovrà tenere conto dei caratteri del manufatto e del contesto, nel caso di manufatti di interesse storico e/o tradizionale, dovrà essere posta particolare attenzione alla salvaguardia delle tipologie costruttive, dei materiali e dei caratteri morfologici connotativi tradizionali;

- l’adeguamento ed ampliamento dei manufatti edilizi e la progettazione delle aree e attrezzature al contorno dovranno porre particolare attenzione al corretto rapporto con i caratteri connotativi del sito e alle sue relazioni con il contesto più ampio in termini visivi e morfologico/strutturali. Vanno in tal senso attentamente considerate le scelte di materiali costruttivi, essenze vegetazionali e il posizionamento di cartellonistica pubblicitaria, insegne, nonché il sistema di illuminazione, oltre ovviamente alle soluzioni distributive, di accesso e parcheggio.

Nel caso di coinvolgimento di manufatti ed edifici storici evidenziati nella cartografia allegata ai presenti criteri, dovranno essere rispettati i relativi criteri di intervento indicati e dovranno essere salvaguardati gli elementi e le componenti morfologiche e materiche di significativa connotazione storica e paesistica evidenziate nelle tavole in scala 1: 10.000 “Valori e identità paesistico- ambientali” alle quali applicare i criteri di cui all’allegato n.6) “Quadro Conoscitivo . Analisi dei centri storici e dell’edilizia diffusa” (Allegato B)

Criteri per la realizzazione di nuovi manufatti:

- la localizzazione e le scelte progettuali dovranno essere preferibilmente tese al completamento di insediamenti già esistenti o al recupero funzionale di aree degradate o in abbandono;

- nell’individuazione dell’area dovrà essere posta particolare attenzione al rispetto dei criteri relativi alla tutela dei caratteri paesistici strutturali e percettivi come indicati in cartografia e nei precedenti punti dei presenti criteri, in particolare si rileva la necessità di assicurare la non interferenza con:

- visuali significative dal Naviglio verso il contesto panoramico all’intorno o da percorsi pubblici verso il Naviglio;

- elementi connotativi significativi quali per esempio parchi storici, filari alberati, elementi dell’edilizia storica tradizionale, elementi residui di naturalità;

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- i manufatti non dovranno essere posti in adiacenza all’asta del Naviglio e non dovranno compromettere la continuità del sistema del verde urbano ed agricolo;

- dovrà essere posta particolare attenzione alla ricerca architettonica e tipologica dei nuovi edifici destinati all’attività commerciale, volta soprattutto ad un attento dialogo con l’edilizia tradizionale locale, anche reinterpretandone materiali e tecniche costruttive. Vanno in tal senso attentamente considerate le scelte di materiali anche in riferimento agli effetti cromatici che devono risultare coerenti con i caratteri connotativi dei luoghi;

- sono da evitare soluzioni progettuali incoerenti con il contesto ad esempio superfici completamente a specchio, dovrà inoltre essere posta specifica attenzione alla progettazione e alla collocazione di cartellonistica pubblicitaria, insegne e loghi;

- sono da valutare con grande attenzione le soluzioni compositive anche in riferimento al consumo di suolo e alla coerenza morfologica con il tessuto circostante, in tal senso, là dove si abbia densità insediativa rilevante, scarsità di aree libere e contesto caratterizzato da edifici alti, sono preferibili, per le strutture di media dimensione, soluzioni multipiano; nella progettazione dei parcheggi a servizio della struttura commerciale sono da preferire soluzioni che non operino solamente a raso, orientandosi verso proposte integrate che recuperino parte dei posti auto all’interno del complesso architettonico, con l’attenta integrazione di autosilo o l’utilizzo di coperture o di piani interrati;

- la progettazione degli spazi aperti dovrà prevedere un’ adeguata sistemazione del verde coerente con i caratteri propri del luogo, sia in riferimento alla scelta delle essenze, sia relativamente alla loro localizzazione che dovrà risultare in linea con gli obiettivi di valorizzazione percettivo - visiva dell’ambito e di riconnessione di elementi del sistema del verde urbano e agricolo.

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PIANO TERRITORIALE REGIONALE D’AREA NAVIGLI LOMBARDI

SEZIONE 2 LE AREE TEMATICHE PRIORITARIE

TERRITORIO

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INTRODUZIONE

I navigli sono oggi riconosciuti come elementi primari della connotazione paesistica del territorio milanese-lombardo e costituiscono un sistema di connessione continuo, composto da episodi di qualità, in grado di delineare una trama forte e riconoscibile di cui va rafforzata la relazione con il contesto. In un progetto di miglioramento dell’assetto urbano e territoriale è necessario in prima istanza delineare i caratteri territoriali e paesistici dei Navigli che per processi storici, formali e territoriali si differenziano canale per canale.

Di seguito oltre alla descrizione di ogni singolo Naviglio si segnalano gli ambiti di criticità generali e alcune indicazioni di riqualificazione territoriale.

Naviglio Grande

Lungo il Naviglio Grande, che si sviluppa per circa 50 km, sono rappresentate tutte e tre le grandi tipologie di paesaggio considerate. Dall’incile del naviglio, situato nel comune di Lonate Pozzolo, fino oltre Turbigo è preminente la caratterizzazione naturale del territorio. In questo tratto va ricordato che attualmente il naviglio Grande è privo di acqua che scorre invece nel canale industriale posto a lato e il cui incile si trova più a monte in località Maddalena di Somma Lombardo.

Proseguendo sino a Gaggiano l’ambito agricolo risulta prevalente, anche se alternato alla presenza di sistemi urbani di elevato valore storico. Infine da Gaggiano a Milano il territorio urbanizzato diviene quello che maggiormente caratterizza l’ambiente e si mostra non sempre dotato di una elevata qualità, anche per la presenza a margine del naviglio di un asse infrastrutturale ad elevata intensità di traffico.

Rispetto a questi caratteri generali è possibile individuare una serie di aree di attenzione. Innanzitutto, l’area dell’incile (Lonate Pozzolo), per la presenza di manufatti di grande valore (Paladella degli spagnoli, Dogana Austro-ungarica), che necessitano, così come l’ambiente circostante, di interventi di conservazione e valorizzazione.

L’area di Turbigo si segnala per la presenza, immediatamente a nord del nucleo urbano, di un complesso nodo idraulico costituito dalla confluenza del Canale Industriale nel naviglio Grande, mentre un elemento di forte caratterizzazione è rappresentato dalla centrale termoelettrica ENEL, posta quasi di fronte al nucleo di Turbigo. Inoltre, nel quadro del progetto di navigazione Locarno- Venezia, Turbigo può rappresentare uno dei poli del sistema della navigabilità per il quale potrebbero essere definiti interventi per la localizzazione degli approdi e dei servizi connessi in un contesto urbano che vede la presenza di aree di possibile trasformazione.

L’area di Castelletto di Cuggiono, con Palazzo Clerici e le cave, definite come ambiti di degrado dal PTC del Parco del Ticino, viene indicata come un ambito di attenzione per la sua particolare sensibilità.

L’area di Bernate Ticino è indicata per la sostanziale delicatezza del contesto, dominato dalla presenza della Canonica Palazzo Visconti, e delle funzioni urbane prevalentemente residenziali.

Più a sud, l’area di Castelletto di Abbiategrasso è indicata come punto di snodo nel quadro della promozione della fruizione dei navigli e dei beni storico-monumentali (in particolare Palazzo Stampa e la casa del custode delle acque) e paesistico-ambientali connessi, sia per quanto concerne la navigabilità, sia per quanto riguarda la rete ciclabile.

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L’area Vermezzo-Gaggiano rappresenta uno dei tratti del Naviglio Grande a più elevata caratterizzazione agricola, anche se in parte compromessa e per la quale sono necessari interventi di ricostruzione paesistica.

L’area Gaggiano-Trezzano sul Naviglio vede, invece, il naviglio confrontarsi con un paesaggio a prevalente carattere urbano, con i recenti interventi di riqualificazione a Gaggiano, dove comunque sono presenti spazi aperti a uso agricolo per i quali sono necessari interventi di ricostruzione paesistica.

Nell’area di Corsico, oltre ai recenti interventi di trasformazione che hanno interessato l’ex Cartiera Burgo, si segnalano alcuni complessi edilizi di interesse storico in grave stato di degrado (Cascine Guardia di Sopra e di Sotto) il cui recupero deve necessariamente avere come riferimento la presenza del naviglio e che costituiscono elementi importanti nella definizione del paesaggio dell’ambito all’interno del tracciato della tangenziale.

Il Naviglio Grande attraversa la città di Milano e si conclude nella Darsena in un contesto urbanizzato caratterizzato da presenze storiche (come la chiesa di S. Cristoforo) e un tessuto edilizio di pregio architettonico che definiscono la peculiarità dei luoghi.

Naviglio di Bereguardo

L’intero corso del naviglio di Bereguardo, che si sviluppa per circa 19 km, è totalmente compreso nel Parco della Valle del Ticino, in ambito esclusivamente agricolo di particolare qualificazione, da tutelare e consolidare. Si trova completamente al di fuori dei nuclei urbani dei comuni attraversati e anche nel caso dei due terminali, all’incile in Abbiategrasso a nord e alla confluenza nella roggia Tolentina in Bereguardo a sud, la relazione con il sistema insediativo risulta del tutto marginale.

Non si riscontrano ambiti a specifica criticità, piuttosto la segnalazione di aree di attenzione, in termini di valorizzazione e conservazione della tipologia del paesaggio, è da ritenere estesa all’intero naviglio, con particolare riferimento ai complessi rurali in diretto rapporto con il naviglio.

Oltre alla già citata area di Castelletto di Abbiategrasso, dove dal naviglio Grande ha origine quello di Bereguardo, occorre segnalare il nucleo di Bereguardo, dove il naviglio e la relativa alzaia terminano, in una situazione di totale “isolamento” ai margini nel nucleo storico, con la confluenza delle acque del naviglio nella roggia Tolentina.

La presenza del naviglio rispetto al contesto urbano di Bereguardo e, in particolare, ai beni presenti (nucleo storico e castello), andrebbe meglio valorizzata. L’intervento di completamento del percorso ciclabile fino a Pavia può costituire occasione per rendere più evidente la presenza del naviglio, migliorando le relazioni con il contesto urbano che viene a porsi come polarità nel sistema della rete della ciclabilità e della fruizione turistica verso il Ticino e Pavia, da un lato, e verso Abbiategrasso- Milano dall’altro.

Naviglio Pavese

Il naviglio Pavese collega Milano a Pavia in poco più di 33 km e lungo il suo corso incontra paesaggi e ambienti diversi per tipologia: da quella prevalentemente urbana da Milano fino a Assago- Rozzano, a quella, estesa sino al confine della provincia di Milano, nella quale si confrontano i territori urbani con quelli agricoli, a quella in prevalenza agricola della provincia di Pavia sino alle porte del capoluogo pavese dove torna a dominare il territorio urbano.

Nell’ambito del sistema dei navigli lombardi il Pavese è quello che evidenzia le maggiori criticità 109

soprattutto per una generale condizione di non elevata qualità del contesto territoriale, sia del costruito, sia, a volte, dello spazio aperto. In complesso vengono segnalate cinque aree oggetto di specifica attenzione.

L’area di Milano a sud di Conca Fallata, richiede interventi di ricostruzione e valorizzazione paesistica sugli spazi aperti, ma anche su alcune parti del territorio urbanizzato caratterizzate da un basso profilo qualitativo dovuto alla presenza di funzioni deboli.

Per l’area di Assago-Rozzano si segnalano le condizioni di criticità relative agli ambiti compresi tra il tracciato della Strada dei Giovi e il corso del naviglio, su cui insistono edifici in prevalenza a uso artigianale che, per il tipo di attività e lo stato d’utilizzo, appaiono poco compatibili con gli obiettivi di qualificazione del paesaggio.

L’area di Zibido San Giacomo (Moirago e Badile) si caratterizza da un lato per la concentrazione di situazioni di rilievo, prima fra tutte Cascina Salterio, interessata da progetti di intervento finalizzati al suo recupero e valorizzazione, dall’altro alle criticità di natura infrastrutturale. Infine, si evidenzia la striscia di territorio compresa tra il tracciato della Strada Statale dei Giovi e il corso del naviglio che presenta condizioni di degrado o bassa qualità.

La segnalazione dell’area di Binasco è dovuta, oltre che alle previsioni di espansione urbana attorno al naviglio, nella parte a nord del nucleo urbano, allo stato delle aree che separano il naviglio dalla Statale dei Giovi in prossimità dell’incrocio con la SP40 e la SP30 (itinerario Melegnano-Vermezzo) che richiedono interventi di ricostruzione paesistica.

L’area nord di Pavia si caratterizza per un contesto di non elevata qualità sia per quanto concerne il tessuto urbano, prevalentemente artigianale e produttivo, sia per quanto riguarda gli spazi aperti adiacenti il naviglio costituiti da aree residuali delimitate dai tracciati della tangenziale di Pavia e della Statale dei Giovi, spazi che richiederebbero interventi di riqualificazione paesistica.

Naviglio della Martesana

Il corso del naviglio Martesana ha uno sviluppo di poco meno di 38 km e interessa l’ambito orientale della Provincia di Milano, unendo l’Adda al capoluogo, dove il suo corso, in località Cassina dè Pomm, cessa di correre allo scoperto per proseguire interrato.

Le tipologie del paesaggio vedono una netta prevalenza dei territori naturali nel primo tratto, compreso tra l’incile, in Trezzo d’Adda, e la curva di Cassano. In questa parte il naviglio corre in un contesto di elevata qualità ambientale nel quale, oltre al territorio naturale, si trovano nuclei urbani e complessi storici di valore. Nella seconda tratta, da Cassano d’Adda sino a Gorgonzola, il territorio agricolo si alterna ai centri urbani, nei quali le parti storiche e i territori di recente urbanizzazione sono in sostanziale equilibrio. Da Gorgonzola verso il capoluogo, comincia ad essere predominante la presenza dei territori urbanizzati. Il corso del naviglio si trova compreso in un continuo urbano che comprende diverse tipologie di ambiti urbani: da quelli di valore storico che si affacciano sul naviglio, come per Cernusco, a zone di prevista urbanizzazione, ad ambiti di basso profilo qualitativo in prossimità di Cologno Monzese, dove il naviglio supera il Lambro. In Milano dopo un primo tratto, in prossimità della tangenziale, che vede un contesto caratterizzato da una non elevata qualità ambientale il corso del Martesana assieme all’alzaia, utilizzata come percorso ciclopedonale, costituisce elemento di valorizzazione del sistema insediativo, che, nei piccoli nuclei di Crescenzago, Turro e Gorla, conserva alcuni segni del rapporto con il naviglio, nell’affaccio di giardini e nella presenza di luoghi di sosta. Un esempio dei mutamenti delle “relazioni” tra naviglio e territorio si ritrova, invece, nell’intervento, avvenuto nel 1969, di deviazione del Martesana più a nord per 110

consentire la costruzione della linea 2 della metropolitana, cambiando in questo modo l’attraversamento del nucleo di Vimodrone e i rapporti tra centro storico e naviglio.

Rispetto a questi caratteri generali occorre segnalare innanzitutto, l’area di Milano-Cologno- Vimodrone, una delle più critiche sotto il profilo della qualità del paesaggio. Qui il naviglio attraversa un territorio marginale non definito, mentre in prossimità di Vimodrone un’estesa area a nord del Martesana è interessata da un recente intervento residenziale con il completamento degli spazi liberi verso Cologno Monzese.

Per tutto l’ambito ovest del Martesana, appare di grande importanza il mantenimento delle connessioni nord-sud fra il Villoresi e il Parco Sud. In particolare, a Cernusco sul Naviglio, per la connessione fra il Parco Est delle Cave e quello delle Cascine a Pioltello, a Bussero-Gorgonzola, per la connessione fra il Parco del Molgora e il Parco Sud, ma anche a Gessate, Inzago e Cassano d’Adda.

Per l’area di Cassina de’ Pecchi si sottolinea l’esigenza di una maggiore integrazione tra il sistema insediativo e il corso del naviglio, con un miglioramento sia della qualità urbana sia dell’inserimento del percorso ciclopedonale lungo l’alzaia nel quadro della valorizzazione ambientale.

L’area di Inzago si segnala, invece, per la qualità del contesto, sottolineando la necessità del processo di valorizzazione del sistema dei navigli attraverso interventi in grado di garantire e tutelare i caratteri esistenti.

Per l’area di Cassano d’Adda si evidenzia la delicatezza del corso del naviglio rispetto al contesto, in un ambito urbano “coerente” e adeguato al naviglio, seppur di non elevato valore storico ambientale.

Anche per l’area di Vaprio d’Adda, le caratteristiche del paesaggio la collocano come punto di grande interesse e rilievo con riferimento all’intero sistema dei navigli lombardi.

Naviglio di Paderno

Il naviglio di Paderno ha un corso molto breve, che si sviluppa per soli 4 km entro la stretta valle dell’Adda, in parallelo al fiume stesso. Forte è la caratterizzazione naturale dell’ambiente circostante, dovuta alla marcata morfologia del territorio, con un’elevata qualità ambientale e grande suggestione scenografica.

L’interesse è garantito anche da una serie di manufatti infrastrutturali, come il ponte di Paderno e le conche, e di impianti idroelettrici, che concorrono a valorizzare e qualificare il paesaggio.

La particolarità ed eccezionalità delle caratteristiche del naviglio di Paderno rende quindi necessario considerare l’intero corso come ambito di attenzione per il quale debbono essere considerati e valutati tutti gli interventi che ne possono promuovere e favorire e la qualificazione e la valorizzazione.

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OBIETTIVI SPECIFICI Azioni

1 STRATEGIA DI TUTELA TERRITORIALE Indirizzi e prescrizioni per l’individuazione PER LA VALORIZZAZIONE PAESISTICA di una fascia di tutela (100m) o per l’ambito DEI NAVIGLI di tutela lungo entrambe le sponde e per le interferenze di progetti sovralocali e infrastrutturali 2 VALORIZZARE IL SISTEMA RURALE E Indirizzi per l’individuazione di ambiti per PAESISTICO AMBIENTALE la Rete Verde Regionale e la Rete Ecologica Regionale (fascia 500 m)

3 REALIZZARE UNA RETE CICLABILE Costruzione della rete ciclabile regionale PER VALORIZZARE LA MOBILITÀ’ con piste esistenti e di progetto LENTA individuazione infrastrutture correlate

4 RECUPERO AREE DISMESSE E Individuazione su tavola grafica delle aree TERRITORI DEGRADATI dismesse e degradate Incentivi per la promozione dell’edilizia sostenibile (DGR n.8/16188 del 20 dicembre 2007)

5 PROGETTO EXPO – COSTRUZIONE DI Costruzione di un corridoio sostenibile di UN CORRIDOIO SOSTENIBILE vie d’acqua e di terra sinergico con il sistema dei Navigli

6 PROGETTI DI VALORIZZAZIONE Azioni di approfondimento TERRITORIALE DEL SISTEMA NAVIGLI

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OBIETTIVO 1 - STRATEGIA DI TUTELA TERRITORIALE PER LA VALORIZZAZIONE PAESISTICA DEI NAVIGLI

Azione: Indirizzi e prescrizioni per l’individuazione di una fascia di tutela (100m) o per l’ambito di tutela lungo entrambe le sponde e per le interferenze di progetti sovra locali e infrastrutturali

L’analisi condotta sui singoli contesti evidenzia alcune specifiche criticità rilevabili lungo il corso dei navigli che necessitano di una pianificazione mirata alla tutela e alla salvaguardia dei caratteri connotativi del territorio attraversato da questi canali storici.

Al fine di tutelare e salvaguardare tale territorio come sistema di elevata qualità paesaggistica ed ambientale, il PTRA individua sulla tavola n. 2 “Fascia di tutela 100 m”, un ambito di salvaguardia di 100 mt. lungo entrambe le sponde dei navigli, limitatamente alle aree esterne agli ambiti dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell’articolo 136 D. LGS. 42/2004, all’interno della quale si dovrà porre una particolare attenzione alla valorizzazione delle aree verdi, alla salvaguardia delle aree libere preservandole da trasformazioni incompatibili con gli obiettivi di qualità del paesaggio.

In tali aree libere, se ubicate all’interno del tessuto urbano, potranno essere acconsentiti soltanto interventi di riordino urbano, che perseguano gli obiettivi del PTRA di cui alla sezione 2, PAESAGGIO (obiettivi 4,5 e 6), e che potranno essere valutati all’interno dei PGT o delle singole autorizzazioni paesaggistiche, al momento delle progettazioni di maggior dettaglio. A tal fine si invitano gli enti locali, quando lo ritengano opportuno, ad estendere criteri di buona progettazione propri degli ambiti vincolati, corredati da criteri di gestione, alle aree contigue prive di qualsiasi tipo di salvaguardia.

All’esterno degli ambiti urbanizzati devono essere sempre tutelate le aree libere, escludendo interventi di nuova costruzione.

Tale fascia di tutela implica la salvaguardia delle aree e nel contempo consente di valorizzare le proprietà mediante l’utilizzo della perequazione.

Prescrizione generale

La suddetta fascia, deve essere ritenuta una previsione di maggior definizione del PTRA, e prevale sugli strumenti di pianificazione delle aree protette e supera le disposizioni dei PTC e dei Parchi e dovrà essere recepita nell’ambito degli strumenti urbanistici comunali, fatto salvo che tali strumenti prevedano norme maggiormente restrittive.

Nella redazione dei PGT, i Comuni potranno avvalersi, qualora la propria pianificazione preveda un uso diverso da quanto disposto dal presente Piano, della “perequazione urbanistica o territoriale” di cui all’art.11 della L.R. 12/2005.

La prevista fascia di tutela dovrà essere individuata nella elaborazione dei PGT comunali, ed eventualmente potrà essere perfezionata, a seguito di apposita indagine paesaggistica come da disposizioni contenute nella legge regionale 12/05 articoli 76/77 e come indicato nell’articolo 34 “indirizzi per la pianificazione comunale e criteri per l’approvazione del PGT”, del Piano Paesaggistico vigente.

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Fino all’entrata in vigore del PGT, comprensivo dell’adeguamento alle disposizioni del PTRA, nel caso che tale fascia sia interessata da interventi non assentiti ( permesso di costruire) o da programmi di trasformazione non ancora convenzionati, gli stessi dovranno essere sottoposti alla compatibilità con il PTRA. La Provincia o la Città Metropolitana di Milano valuterà, a seguito di formale richiesta da parte dei Comuni, l’incidenza delle proposte di intervento o di programma in relazione ai disposti del PTRA.

La valutazione si esplicherà tenendo conto della continuità della fascia di tutela e dei seguenti elementi principali di connotazione del sistema Navigli:

- Elementi a verde: mantenimento della continuità di filari e macchie boscate e tutela dei giardini; - Continuità del sistema insediativo, fronti urbani e tipologia dell’edificato; - Percezione visiva dell’insieme tra gli spazi liberi ed edificati; - Fruibilità dell’alzaia e continuità dei percorsi ciclopedonali; - Azioni di valorizzazione turistica.

Ritenendo che tutto il territorio è meritevole di attenzione paesaggistica, il PTRA si propone, in sintonia con il Piano Paesistico regionale, di assumere obiettivi di qualificazione paesistica e di adottare una disciplina differenziata a seconda delle diverse realtà territoriali e delle diverse caratteristiche di sensibilità e vulnerabilità dei luoghi. Vengono pertanto individuati per ogni naviglio gli indirizzi e i criteri relativamente alle aree ricadenti nella fascia dei 100 metri interessate da interferenze infrastrutturali in progetto.

Le prescrizioni sopradette hanno valore dalla data di efficacia del presente PTRA, fatte salve le previsioni urbanistiche già approvate e convenzionate dagli enti locali.

Naviglio Grande

La fascia di tutela del Naviglio, si può articolare in due tratti connotativi tra Milano e Abbiategrasso e tra Bernate Ticino e Lonate Pozzolo (tratti non ricompresi nel vincolo di notevole interesse pubblico ai sensi dell’articolo 136 D. LGS. 42/2004). Il primo tratto è interessato dalla presenza di aree verdi, libere o intercluse e limitrofe ad ambiti urbanizzati utili alla tutela territoriale e paesistica del contesto del Naviglio con la presenza di un edificato prevalentemente di tipo agricolo.

Il secondo tratto è connotato da valori più di tipo naturalistico, con ampie fasce boscate alternate ad aree libere a verde consistenti, filari e manufatti di grande valore storico-culturale.

Inoltre il Naviglio è interessato dall’attraversamento di nuove infrastrutture viabilistiche (Magenta – Tangenziale ovest Milano, SS 494 -Variante di Abbiategrasso, SS11 Variante Ponte Nuovo di Magenta, Variante sud di Gaggiano, attraversamento nord-sud Trezzano) ed è interessato dalla rete ecologica regionale nei comuni di Vermezzo, Bernate Ticino e Lonate Pozzolo essendo ambiti ricompresi nel Parco del Ticino.

Il Naviglio è connotato dalla presenza di numerose conche, manufatti connessi alla navigazione, inoltre è interessato da approdi esistenti e da due nuovi approdi (Trezzano sul Naviglio e Gaggiano).

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Prescrizioni

Nella prima tratta (Milano-Corsico-Abbiategrasso) - tavola n. 2 ” Fascia di tutela dei 100 m”- venga conservato il carattere agricolo mantenendo i filari e le macchie boscate.

Nella seconda tratta (Bernate Ticino - Boffalora - Lonate Pozzolo) - tavola n. 2 ” Fascia di tutela dei 100 m”- non vengano previsti interventi di nuova costruzione nella fascia individuata, venga conservato l’assetto naturale esistente in particolare venga mantenuta l’alternanza di aree libere e aree boscate.

Gli edifici agricoli esistenti nel caso di riqualificazione e ampliamento dovranno essere assoggettati alle disposizioni contenute nell’ambito dei criteri specifici di intervento previsti nella Sezione 2 per l’area tematica “Paesaggio”.

Le conche esistenti dovranno essere ripristinate utilizzando i criteri di intervento di cui alla sezione 2 “Paesaggio”, obiettivo “ Riqualificare e restaurare le sponde i manufatti idraulici e i sistemi di attraversamento del sistema naviglio”.

I progetti di nuovi approdi dovranno salvaguardare le sponde del naviglio con un intervento minimale garantendo la continuità della forma delle sponde stesse.

Per la nuova viabilità Abbiategrasso – Vigevano il progetto dovrà in prima istanza fare una lettura del contesto territoriale e paesaggistico di riferimento; il progetto dovrà trovare quegli elementi di qualità che consentiranno di inserire correttamente la nuova infrastruttura nel contesto e costituire un elemento progettuale di valutazione in sede di VIA. Costituisce utile guida per la progettazione l’applicazione delle “ Linee guida per l’esame paesistico dei progetti” (DGR n.11045/02) e le “Linee guida per la progettazione paesaggistica e la valorizzazione delle infrastrutture della mobilità” (DGR n. 8837/ 08).

Per le intersezioni con la rete verde/ecologica regionale è necessario promuovere la massima continuità degli spazi non costruiti evitando la frammentazione della rete.

I piani locali dovranno recepire la rete ciclabile regionale definita nell’obiettivo 3 contenuto nella sezione 2 “Territorio”.

Naviglio Bereguardo

La fascia di tutela, per tutta la lunghezza del naviglio, si esprime in questo ambito di connotazione esclusivamente agricola, con la presenza di macchie boscate e filari; il corso d’acqua è attraversato da strade comunali. Lungo il naviglio vi sono alcuni edifici agricoli meritevoli di attenzione.

Il naviglio è interessato da una nuova infrastruttura viabilistica (Abbiategrasso-Vigevano) e dalla rete ecologica regionale che lo attraversa tra i comuni di Casorate Primo e Besate.

Il naviglio è connotato dalla presenza di numerose conche, manufatti connessi alla navigazione.

Prescrizioni

Non vengano previsti interventi di nuova costruzione nella fascia individuata nella tavola n. 2 “Fascia di tutela dei 100 m”, venga conservato e ripristinato l’impianto a bosco e dei filari esistenti.

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Le aree contermini alla viabilità esistente dovranno essere utilizzate solo per scopi agricoli, nel caso di una futura previsione di trasformazione la stessa dovrà essere ricondotta ai caratteri agricoli-rurali che esprime il contesto.

Gli edifici agricoli esistenti nel caso di riuso dovranno essere assoggettati alle disposizioni contenute nell’ambito dei criteri specifici di intervento previsti nella Sezione 2 per l’area tematica “Paesaggio”.

Le conche esistenti dovranno essere ripristinate utilizzando i criteri di intervento di cui alla sezione 2 “Paesaggio”, obiettivo “ Riqualificare e restaurare le sponde i manufatti idraulici e i sistemi di attraversamento del sistema naviglio”.

I nuovi approdi dovranno essere oggetto di specifico progetto che dovrà salvaguardare le sponde del naviglio con un intervento minimale garantendo la continuità formale delle sponde stesse.

Per la nuova viabilità il progetto dovrà in prima istanza fare una lettura del contesto territoriale e paesaggistico di riferimento, il progetto dovrà trovare quegli elementi di qualità che consentiranno di inserire correttamente la nuova infrastruttura nel contesto. Costituisce utile guida per la progettazione l’applicazione delle “ Linee guida per l’esame paesistico dei progetti” (DGR n. 11045/02) e le “Linee guida per la progettazione paesaggistica e la valorizzazione delle infrastrutture della mobilità” (DGR 8837/08).

Per le intersezioni con la rete ecologica regionale è necessario mantenere la continuità degli spazi non costruiti evitando la frammentazione della rete.

I piani locali dovranno recepire la rete ciclabile regionale definita nell’obiettivo 3 contenuto nella sezione 2 “Territorio”.

Naviglio Pavese

La fascia di tutela si esprime in territori parzialmente agricoli e in parte urbanizzati. Nella provincia di Pavia la fascia viene identificata sul lato ovest in quanto il lato est è un ambito dichiarato di notevole interesse pubblico ai sensi dell’articolo 136 D. LGS. 42/2004 con i criteri di gestione in fase di predisposizione e quindi escluso.

Il Naviglio è connotato dalla presenza di numerose conche e manufatti connessi alla navigazione, inoltre è interessato da approdi esistenti e da tre nuovi approdi (Assago/Milanofiori, Certosa/Torre del Mangano, Pavia/Borgo Calvenzano).

Il Naviglio è interessato da interventi infrastrutturali di tipo viabilistico; nodo di Binasco, nuovo itinerario tangenziale di Milano, Corsico, Buccinasco, Assago, Rozzano e dalla variante SS35 Certosa di Pavia.

Il Naviglio è inoltre interessato dalla rete ecologica regionale che lo attraversa tra i comuni con due corridoi primari di Certosa di Pavia, Borgarello, Rognano e Giussago ( vedere sezione 2 Territorio – obiettivo 2 Valorizzare il sistema rurale paesistico e ambientale).

Prescrizioni

Non vengano previsti interventi di nuova costruzione nella fascia individuata nella tavola n.2” Fascia di tutela dei 100 m”. Venga conservato e ripristinato l’assetto paesistico esistente. Per le aree già individuate nella pianificazione locale di trasformazione, i progetti dovranno individuare una fascia 116

di m 100 costituita da filari alberati e impianti a verde di mitigazione da utilizzare come ricucitura lungo il naviglio.

Le conche esistenti dovranno essere ripristinate utilizzando i criteri di intervento di cui alla sezione 2 “Paesaggio” obiettivo “ Riqualificare e restaurare le sponde i manufatti idraulici e i sistemi di attraversamento del sistema naviglio”.

I nuovi approdi dovranno essere oggetto di specifico progetto che dovrà salvaguardare le sponde del naviglio con un intervento minimale garantendo la continuità formale delle sponde stesse.

Le aree contermini alla viabilità esistente dovranno essere utilizzate solo per scopi agricoli, nel caso di una futura previsione di trasformazione la stessa dovrà essere ricondotta ai caratteri che esprime il contesto.

Per la nuova viabilità di attraversamento i progetti dovranno in prima istanza fare una lettura del contesto territoriale e paesaggistico di riferimento, il progetto dovrà trovare quegli elementi di qualità che consentiranno di inserire correttamente la nuova infrastruttura nel contesto. Costituisce utile guida per la progettazione l’applicazione delle “ Linee guida per l’esame paesistico dei progetti” (DGR n.11045/02) e le “Linee guida per la progettazione paesaggistica e la valorizzazione delle infrastrutture della mobilità” (DGR n. 8837/08).

Per le intersezioni con la rete ecologica regionale è necessario mantenere la continuità degli spazi non costruiti, evitando la frammentazione della rete. Per il corridoio di Certosa, nodo di criticità prioritaria, occorre individuare una soluzione progettuale dell’intero contesto da sottoporre ad un progetto specifico.

I piani locali dovranno recepire la rete ciclabile regionale definita nell’obiettivo 3 contenuto nella sezione 2 “Territorio”.

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OBIETTIVO 2 - VALORIZZARE IL SISTEMA RURALE E PAESISTICO AMBIENTALE

Azione: Indirizzi per l’individuazione di ambiti per la Rete Verde Regionale e la Rete Ecologica Regionale (fascia 500 m)

Il paesaggio agrario padano indagato risulta oggi completamente mutato rispetto al passato. In particolare in provincia di Milano, ma riconducibile a tutta la Lombardia, l’ambiente agrario è stato oggetto di un massiccio intervento di urbanizzazione (civile, industriale, infrastrutturale) che ha sottratto irreversibilmente quote di terreno agricolo ed ha determinato l’attuale scenario della cosiddetta “città diffusa”.

Dal punto di vista agrario, l’area dei Navigli, all’esterno dell’area metropolitana milanese, è un tipico territorio ad alta vocazione agricola. In tale area esistono imprese (principalmente dedite ad allevamento di bestiame e alle coltivazioni cerealicole/risicole) già consolidate nel tempo, formanti un tessuto vitale e dinamico e dotate di una cospicua produzione a livello quantitativo, ma soprattutto qualitativo.

Il territorio rurale è destinato ad acquisire una duplice funzione: da un lato rimane un bene ad utilizzo privato, ma da un altro diviene un bene ad utilizzo pubblico, in virtù degli aspetti paesaggistici, ambientali, culturali, storici che esso è in grado di esprimere.

Questa è ormai da tempo la convinzione della UE che nei propri programmi agricoli, come noto, tende a potenziare lo sviluppo della ruralità insieme alla tutela e alla valorizzazione ambientale; la natura dei contributi a favore degli imprenditori agricoli assume un significato nuovo, ammettendo il concetto di “pagamento” dovuto per la produzione di servizi ambientali resi a favore della collettività.

E’ di conseguenza necessario pensare e realizzare veri e propri progetti di riequilibrio territoriale o ambientale, che siano parte integrante di piani urbanistici locali, rispondendo in questo modo alle moderne tendenze della pianificazione territoriale.

Un’ intenzione di questo tipo deve in ogni caso forzatamente fare leva in forma diretta o indotta sull’interesse economico dei detentori privati dei suoli, cioè nella maggior parte dei casi, gli agricoltori. Ancor più protagonisti delle aziende agricole nella riqualificazione del territorio coltivato sono tutti coloro che si occupano di pianificazione, anche a livello locale, e che possono orientare ad un uso della terra che sia incentivante per l’agricoltore/imprenditore e prezioso per la collettività.

E’ una tra le opportunità più interessanti di utilizzo integrato di risorse rurali ed ambientali, in grado di ottenere congiuntamente risultati altrimenti impensabili (a favore di tutti i cittadini) ed economico (a favore del mondo rurale).

Il PTRA, quale strumento di attuazione del PTR, assume, relativamente al Sistema rurale –paesistico ambientale, una “fascia di tutela di 500 m” dalle sponde dei Navigli, come rappresentato nella tavola n. 3 ” Sistema rurale paesistico e ambientale”. Tale fascia, esterna al tessuto urbano consolidato, definisce uno spazio di tutela delle rilevanze paesaggistiche, di valorizzazione e ricomposizione di contesti rurali, connotandosi come un sistema a rete ambientale, naturalistica e paesistica.

Questa fascia a prevalente valenza ambientale, naturalistica e paesistica consente il consolidamento delle attività agricole con lo scopo di tutelare l’ambiente e il paesaggio.

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Il PTRA assume come modello di riferimento gli assetti ecosostenibili del sistema rurale nel suo rapporto con quello ecosistemico previsto nella DGR 26 novembre 2008 n.8/8515, punto 10.2 - Aree agricole.

I principi sottoelencati devono essere considerati come elementi di indirizzo all’interno degli strumenti di pianificazione locale, ad esclusione del tessuto urbano consolidato:

• le funzioni da svolgere sono quelle prettamente agricole;

• venga garantita la conservazione di tale fascia destinata alla funzione agricola primaria e alla qualificazione paesistica del territorio;

• vengano definiti gli assetti ecosostenibili del sistema rurale nel suo rapporto con quello eco sistemico preferendo il modello D di cui al punto 10.2 della suddetta DGR 8515/08;

• vengano tutelati gli elementi che costituiscono il paesaggio agrario ( filari, macchie boscate, fontanili, edifici rurali );

• i documenti dei PGT dovranno assumere tale fascia come continuità della rete ecologica regionale, indicando misure di mitigazione da prevedere qualora tale fascia venga interrotta;

• l’eventuale ampliamento dell’urbanizzato, da prevedere nei PGT dovrà essere motivato sulla base delle effettive esigenze di sviluppo tenendo conto dell’obiettivo di PTRA.

La fascia di 500 m completa il tessuto delle reti ecologiche e paesistiche nel territorio sotteso al sistema Navigli. In tal senso:

• contribuisce alla Rete Verde prevista dal PTPR, come linea di forza in cui le qualità paesaggistiche urbane ed extraurbane (rurali, ambientali) sono direttamente fruibili attraverso il sistema dei sentieri ciclopedonali;

• si inquadra contemporaneamente nella Rete Ecologica Regionale, come corridoio di area vasta complementare al sistema dei corridoi primari della RER; in tal caso l’obiettivo fondamentale non è quello del mantenimento della connettività ecologica (come per i corridoi primari della RER), quanto quello di costituire un’occasione privilegiata per fornire servizi ecosistemici alle diverse componenti che concorrono al governo del territorio (agricole, paesaggistiche, idriche, infrastrutturali, insediative), applicando i criteri realizzativi di cui alla suddetta DGR 8/8515; gli obiettivi di carattere più strettamente naturalistico (connettività ecologica, ricostruzione di habitat funzionali) dovranno comunque per quanto possibile essere perseguiti nell’ambito delle reti provinciali e comunali.

Per quanto riguarda i rapporti con la RER il Piano individua inoltre, riportandoli nella tavola grafica allegata, i principali punti di contatto con la Rete Regionale, qualificandone gli aspetti salienti attraverso lo Studio di Incidenza allegato al Rapporto Ambientale del PTRA Navigli.

Si assumono i seguenti obiettivi:

• mantenere la continuità degli spazi non costruiti là ove attualmente ancora presenti; è l’insieme degli habitat poggianti su suolo libero (compresi quelli legati agli agroecosistemi) che dovrà essere mantenuto in tali punti di contatto; pur costituendo i Navigli in se una barriera per buona parte delle specie animali terrestri, questo non è vero per le specie a

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spostamento aereo che costituiscono una parte fondamentale della biodiversità attuale e potenziale del sistema;

• favorire prioritariamente, ove possibile, azioni capaci di ridurre la frammentazione ecologica e territoriale nei casi in cui il costruito è attualmente presente in modo cospicuo; azioni di questo tipo possono riguardare la natura e la densità del verde pubblico e privato, la natura delle recinzioni, la realizzazione di specifici punti di appoggio e di richiamo per specie naturalisticamente interessanti ma non incompatibili con l’ecosistema urbano, ecc.;

• porre le limitazioni necessarie per quanto riguarda eventuali nuove infrastrutture o trasformazioni che dovessero interessare tali situazioni; in tal caso dovrebbero essere contemporaneamente previste sia modalità realizzative delle nuove opere che utilizzino adeguate soluzioni di de-frammentazione (sovrappassi, sottopassi ecc.), sia interventi sull’assetto infrastrutturale attuale (spazialmente collegato all’opera in progetto) che ne riducano l’effetto di barriera ecologica, paesaggistica, territoriale.

Il Piano individua due situazioni prioritarie di criticità attuale e/o potenziale nelle intersezioni con la Rete Ecologica Regionale:

• il tratto a livello di Certosa di Pavia – Borgarello.

Tale tratto è caratterizzato sia dalla presenza di fattori strategici di qualità complessiva (ambientale, paesaggistica, territoriale), sia da prospettive di ulteriori trasformazioni di significativa criticità; la Certosa di Pavia costituisce infatti un punto di attrattività prioritario tra quelli di natura storico-culturale associati al sistema Navigli; è lo snodo tra linee regionali primarie di mobilità dolce (la green way Milano-Varzi già in buona parte realizzata nel tratto Certosa-Pavia) ed il sistema della mobilità ciclopedonale prevista dal piano (quella in affiancamento del Naviglio e quella, attraversata la statale, di connessione alle piste del Naviglio di Bereguardo); è punto di attraversamento di un importantissimo corridoio primario della RER; nello stesso tempo è zona di previsione di opere infrastrutturali e di insediamenti economici. Eventuali progetti di trasformazione dovranno quindi operare, in rapporto alla sensibilità paesistico-ambientale del territorio, adeguate valutazioni individuando progetti coerenti con gli obiettivi di PTRA.

il tratto in corrispondenza del corridoio del Lambro.

In questo caso si assommano una elevata antropizzazione già esistente, la presenza dell’unico significativo corridoio primario della RER che attraversa la zona, l’esistenza di situazioni di criticità idraulica definite dal PAI, la possibilità di nuovi ambiti di trasformazione la cui compatibilità con le precedenti esigenze è fortemente dipendente dalla qualità progettuale; a tal fine il Parco del Lambro di concerto con i comuni, nell’ambito dei PGT promuoveranno uno specifico progetto del nodo di connessione tra Naviglio e corridoio del Lambro.

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OBIETTIVO 3 - REALIZZARE UNA RETE CICLABILE PER VALORIZZARE LA MOBILITÀ LENTA

Azione: Costruzione della rete ciclabile regionale con piste esistenti e di progetto e individuazione infrastrutture correlate

La Regione Lombardia, nell’ottica di proteggere e valorizzare il paesaggio lombardo, nonché di sviluppare il turismo attraverso una più corretta e attenta fruizione del patrimonio ambientale e storico-architettonico, sta portando avanti da alcuni anni il progetto di una rete ciclabile regionale attraverso il PRMC (Piano Regionale della Mobilità Ciclistica) approvato con delibera n. X /1657 dell’11 aprile 2014, che ha l’obiettivo primario di favorire e incentivare approcci sostenibili negli spostamenti quotidiani e nel tempo libero. Gli obiettivi (non solo paesistici ma anche funzionali allo sviluppo sostenibile) che si pone questo progetto sono orientati a:

• la possibilità di utilizzo della bici alternativo e concorrente con l’auto nei tratti entro i 10 Km. nel percorso casa-lavoro come proposta di sviluppo sostenibile, in particolare nella città di Milano lungo le linee di accesso alla città dalla periferia verso il centro e trasversali nord-sud, ma anche di connessione tra comuni distanti pochi Km. tra loro.

• privilegiare gli ambiti di maggior interesse paesistico o naturalistico;

• privilegiare il riuso delle infrastrutture dismesse di interesse storico e paesaggistico (ex- ferrovie, argini, alzaie, ecc.);

• dare continuità e connessione alle reti ciclabili delle regioni confinanti;

• coinvolgere gli Enti locali a inserire ed interconnettere le opere locali in un sistema organico di ampio respiro regionale;

• realizzare la rete ciclabile regionale compatibilmente con gli usi delle alzaie per la gestione e manutenzione dei Navigli.

Nel Piano Territoriale Regionale (obiettivi tematici TM2.15 e TM2.17), il progetto della rete ciclabile regionale diventa un progetto prioritario per la valorizzazione del territorio nell’ottica di una mobilità sostenibile. A scala di piano d’area questo tema appare ancora più significativo, perché si intreccia con lo scopo principale del piano: la tutela e la valorizzazione dell’ambito dei navigli attraverso modalità di fruizione sostenibili.

Il Piano d’area si pone dunque l’obiettivo di completare e valorizzare la rete ciclabile lungo i navigli e nei territori contermini, per il miglioramento della fruizione turistica e ricreativa e per la valorizzazione del paesaggio, anche attraverso l’ integrazione con la Rete Verde e con la Rete Ecologica Regionale.

In questo quadro i navigli costituiscono, inoltre, l’elemento centrale dell’armatura di un più ampio sistema di itinerari ciclabili che interessano il territorio provinciale milanese e l’immediato contesto.

Diventa quindi importante nel quadro degli interventi sostenuti dal Piano d’Area privilegiare quelli che vanno a costruire e completare il sistema di percorsi ciclopedonali lungo le alzaie. Già attualmente, significativi interventi sono stati attuati, dalla Provincia di Milano e dal Parco della Valle 121

del Ticino, nella realizzazione dei percorsi ciclabili, attraverso l’attrezzatura della alzaie, lungo il naviglio Grande, il naviglio di Bereguardo e il naviglio Martesana. Si tratta quindi di proseguire nell’azione di completamento e sviluppo di questo sistema, individuando quegli interventi che consentono la realizzazione di parti mancanti, oppure la creazione di collegamenti, al momento non esistenti, che consentono di chiudere gli itinerari incompleti e di connettere il sistema dei navigli con altri importanti circuiti lombardi, come, per esempio, la rete “Europa 1” che percorre la valle del Ticino.

Particolare attenzione deve inoltre essere dedicata a garantire la corretta e continua manutenzione dell’esistente, sia in relazione alla sede ciclabile vera e propria, sia per quanto concerne i luoghi di sosta e le relative attrezzature. In questo quadro si ritiene che la conoscenza dettagliata dello stato delle alzaie e delle condizioni di utilizzo rappresenti un significativo elemento di riferimento per l’individuazione delle situazioni sulle quali indirizzare prioritariamente gli interventi.

Gli elementi di riferimento per le valutazioni delle criticità da affrontare e delle situazioni da valorizzare possono essere così sintetizzati:

• lo stato dell’alzaia in relazione alle condizioni di utilizzo in sicurezza da parte di ciclisti e pedoni;

• le sinergie con altri itinerari ciclabili, esistenti o previsti, e le opportunità di creazione di nuove connessioni;

• gli elementi di caratterizzazione del contesto in termini di beni storico-architettonici, ambientali e archeologici;

• i luoghi di sinergia con la rete del trasporto pubblico su ferro ovvero con le stazioni, sia della rete ferroviaria che di quella metropolitana, per favorire e promuovere l’utilizzo combinato ferro+bici;

• la necessità di luoghi di sosta con le relative attrezzature (servizi, acqua, ecc.);

• interconnessione con il sistema dell’attrattività (agriturismi, bar, ristoranti).

Navigli in bicicletta: I nuovi itinerari proposti dal piano

Il Piano d’area propone il sistema della mobilità ciclistica prioritaria di livello regionale come rappresentato nella tavola n. 4 “ Rete ciclabile”, con lo scopo di connettere il più ampio sistema dei canali con EXPO, la città di Milano e i luoghi di attrattività storico culturale e ambientale.

La Rete prioritaria regionale ha come obiettivo:

• la connessione nord-sud dal sito Expo lungo l’ambito della Via d’Acqua “Fascia A” (tavola n. 6 “Expo 2015”) fino all’oasi di Lacchiarella;

• creare nuovi percorsi verdi nel nord milanese di collegamento con il Canale Villoresi, il sito dell’Expo, il naviglio Grande, Pavese, Martesana e Paderno;

• proporre verso il Ticino, vista la rete già esistente, collegamenti dai centri della cultura al mondo della natura: da Abbiategrasso a Vigevano passando per il Ticino, dal naviglio di

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Bereguardo al Pavese passando per la Certosa di Pavia e la città di Pavia, individuando tratti che collegano i luoghi di rilevanza ambientale;

• prevedere per la città di Milano due “anelli” per ricongiungere tra loro i Navigli; il primo anello si sviluppa lungo l’antica cerchia chiudendo gli assi dei navigli che penetrano in città, il secondo è un nuovo percorso che parte dall’area di EXPO e, scendendo verso sud, si collega con il Naviglio della Martesana, proponendo una “nuova cerchia” che si snoda lungo il percorso del passante ferroviario;

• un collegamento lungo il fiume Adda e il Canale Muzza con lo scopo di chiudere la rete di connessione tra i canali principali dell’ambito milanese, come primo segnale per l’approfondimento del Progetto “La citta’ dell’acqua – per un sistema territoriale tra Adda e Martesana”, richiamato nell’Obiettivo 6 del presente capitolo, nel quale viene individuato il porto commerciale a Trucazzano e del canale di collegamento con il Naviglio Martesana.

L'impegno della Regione Lombardia è di fornire strumenti operativi per favorire la fruizione del territorio attraverso la mobilità ciclistica. Oltre a definire le “Linee guida per la progettazione delle piste ciclabili”, la Regione Lombardia ha elaborato un “Manuale per la realizzazione delle piste ciclabili” (adottato con D.G.R. n. 47207/99), che rappresenta il documento di riferimento per la progettazione e per la valutazione di iniziative riguardanti il tema dei percorsi ciclabili. Nel settembre del 2000, questo manuale è stato aggiornato con la pubblicazione del "Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili", grazie all’esperienza maturata a seguito delle progettazioni di piste ciclabili già realizzate; inoltre con DGR n.8/8837/08, la Giunta regionale ha approvato le “Linee guida per la progettazione paesistica delle infrastrutture della mobilità” in aggiornamento dei Piani di Sistema del Piano territoriale paesistico regionale nella quale si definiscono scopi, requisiti e obiettivi della rete di mobilità dolce.

L’azione di Piano ha il compito di dare un contributo utile a orientare e sostenere i possibili finanziamenti agli enti locali e ai Consorzi (Consorzio est Ticino Villoresi) per il completamento della rete ciclopedonale, privilegiando la realizzazione dei percorsi disegnati nella rete proposta dal Piano.

Un progetto per Milano

L’antica cerchia dei Navigli (vedere allegato) ha rappresentato nel passato l’anello di congiunzione tra Naviglio Grande, Pavese e Martesana, assicurando a Milano nel corso dei secoli un ruolo centrale strategico per gli scambi commerciali con un vasto territorio compreso tra il Ticino e l’Adda. Questa via d’acqua che scorreva nel centro storico della città ne ha determinato l’impronta formale, che, pur avendo perduto la funzione di percorso navigabile, ancora oggi si conserva, ma alla quale non corrisponde una consapevolezza diffusa del suo rilevante significato storico.

È quindi opportuno ora renderne partecipi cittadini e visitatori mediante strumenti di informazione e un segno visibile che ne restituisca la riconoscibilità lungo un percorso turistico/culturale.

La darsena milanese rappresenta l’elemento di connessione con l’itinerario che si sviluppa lungo l’alzaia del naviglio Grande e Pavese e con l’itinerario cittadino incentrato sul recupero del percorso della cerchia interna, fino a collegarsi al Naviglio della Martesana.

Il PTRA propone di ripristinare l’importante collegamento anche tramite la realizzazione di una pista ciclopedonale lungo tutto il percorso della antica cerchia.

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Il ripristino di questo collegamento tra i navigli a Milano prevede ovviamente il coinvolgimento di Provincia e Comune, coordinando le misure in una logica di funzionalità anche a scala sovracomunale

La proposta di Piano si caratterizza anch’ essa come tracciato prioritario nella rete ciclabile regionale e troverà la sua attuazione tramite i contributi e le modalità previste nella legge regionale n.7/2009.

Riveste particolarmente importanza la creazione di una opportuna segnalazione unitaria del percorso storico dei navigli milanesi, con un opportuno progetto comunale di valorizzazione di tale memoria, le indicazione dei punti principali degli antichi tracciati, la spiegazione dei toponimi, che traggono origine proprio dall’antico uso del percorso navigabile (es.: vicolo Laghetto, ecc.).

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OBIETTIVO 4 - RECUPERO AREE DISMESSE E TERRITORI DEGRADATI

Azione: Individuazione su tavola grafica delle aree dismesse e degradate. Incentivi per la promozione dell’edilizia sostenibile (DGR n.8/16188 del 20 dicembre 2007)

Il PTR individua tra gli obiettivi tematici i seguenti temi:

- Riqualificare e recuperare dal punto di vista paesaggistico le aree degradate e compromesse (Obiettivo tematico TM 4.6) - Contenere il consumo di suolo (Obiettivo tematico TM 2.13) - Riutilizzare e riqualificare il patrimonio edilizio esistente, recuperare le aree dismesse (Obiettivo tematico TM 2.10)

Il tema del recupero delle aree dismesse costituisce anche un obiettivo individuato dal PTR per i sistemi territoriali presi in considerazione per la definizione delle azioni del PTRA Navigli (che si ricorda sono il sistema territoriale della Pianura irrigua, il sistema territoriale metropolitano ed il sistema territoriale del Po e dei grandi fiumi).

Nella L.R. 12/2005 è attribuito un ruolo chiave alle aree compromesse nella definizione degli obiettivi quantitativi di sviluppo dei PGT e degli strumenti di programmazione negoziata che, attraverso l’individuazione delle parti di città o di territorio urbano caratterizzate da dismissioni in atto, abbandono o degrado urbanistico e/o paesaggistico, dovranno porre particolare attenzione alla riqualificazione del territorio, all’utilizzo ottimale delle risorse ed alla conseguente minimizzazione del consumo di suolo libero. Al fine di promuovere il recupero delle aree compromesse, la Regione Lombardia, con DGR n.5126/2007, ha definito come “aree urbane compromesse” quelle aree degradate o dismesse, ovvero a rischio di degrado e/o dismissione, caratterizzate dalla ricorrenza di uno o più dei seguenti fattori:

• dismissione funzionale; • compromissione o degrado ambientale; • criticità fisico-edilizia; • stato di disagio sociale

In Regione Lombardia la dimensione del fenomeno è certamente rilevante ed in alcune aree urbane è presente in maniera consistente. La conoscenza e la valorizzazione delle aree dismesse permettono di ridurre al minimo il consumo di nuovo territorio (come previsto da uno dei principi fondamentali del PTR; può inoltre costituire uno strumento strategico per la definizione di politiche di riqualificazione e riuso/riorganizzazione della città esistente orientate verso un approccio improntato alla sostenibilità ambientale che favorisca la realizzazione di edilizia sostenibile, il risparmio delle risorse energetiche, l’uso di energie rinnovabili.

A tal fine, la DG Territorio e Urbanistica ha effettuato il censimento delle aree dismesse delle provincie di Milano, Lodi, Monza e Brianza (in partenariato con Assimprendil-ANCE ed associazioni degli imprenditori edili delle relative province), rilievo che intende estendere a tutto il territorio lombardo proprio allo scopo di fornire un quadro conoscitivo omogeneo e complessivo delle aree presenti sul territorio regionale, individuando diverse tipologie di aree dismesse in relazione alle differenti modalità di intervento (ad esempio, quelle immediatamente riutilizzabili, quelle che

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richiedono una trasformazione urbanistica, quelle che richiedono bonifiche, quelle localizzate in posizioni strategiche, quelle caratterizzate da funzioni urbane di interesse sovra locale…)

Nel PTRA Navigli il completamento delle aree libere intercluse e, soprattutto, il recupero delle aree dismesse diviene un obiettivo prioritario che dovrà indirizzare lo sviluppo urbanistico locale in tutto il sistema dei Navigli. In particolare, può rappresentare un’importante opportunità di valorizzazione di quegli episodi facenti parte del patrimonio storico-architettonico del sistema dei Navigli che oggi risultano dismessi o sottoutilizzati (in primis i complessi rurali, gli edifici di archeologia industriale…) nell’ottica di riequilibrare l’offerta di funzioni e servizi in campo fruitivo e culturale, attraverso interventi capaci di produrre effetti positivi non solo in termini economici, ma anche e soprattutto in termini territoriali ed ambientali.

Il PTRA, con il suo quadro delle conoscenze, può assumere il ruolo di guidare le azioni di riqualificazione, selezionando i progetti e gli interventi da promuovere, nell’ottica della valorizzazione non solo dei manufatti stessi, ma anche dei caratteri del contesto urbano e territoriale, individuando quelle polarità urbane presenti lungo i navigli in grado di diventare un chiaro riferimento nel più complessivo progetto di qualificazione del territorio e di fruizione del sistema.

In particolare, il PTRA promuove quegli interventi di recupero e valorizzazione che siano finalizzati a conseguire una complessiva riqualificazione territoriale, paesaggistico-ambientale degli ambiti oggetto di intervento, a proporre funzioni nuove e compatibili con la tutela dei caratteri originari degli edifici e dei relativi contesti storico-tipologici ed ambientali, a salvaguardare il valore testimoniale dei diversi manufatti, ma anche a creare nel contempo una nuova forma di utilizzo che risponda alle crescenti esigenze della città e del territorio, a promuovere l’edilizia bioclimatica e tecnologie di risparmio energetico (per i quali sarà possibile usufruire degli incentivi volumetrici e della riduzione degli oneri di urbanizzazione, previsti dalla L.R. 12/2005 e dalle “Linee orientative” di cui al decreto dirigenziale n.16188/2007). In coerenza con le indicazioni fornite dalla programmazione regionale e dalla proposta di PTR, il PTRA Navigli individua cartograficamente le suddette aree che interessano le realtà urbane del sistema dei Navigli, nella tavola n. 5 “Aree dismesse e di trasformazione”. Tra le polarità urbane presenti lungo i navigli in grado di diventare un chiaro riferimento nel più complessivo progetto di qualificazione del territorio e di fruizione del sistema, si segnalano i seguenti ambiti, oggetto di profonde trasformazioni territoriali in atto:

• il nodo del nuovo polo di Fiera Milano a Rho-Pero, anche per i prevedibili effetti indotti dall’Expo 2015;

• Corsico, con importanti aree dismesse, comprese nella fascia a nord del naviglio Grande, interessate da programmi di trasformazione-rinnovo urbano (ex Burgo ed ex Pozzi);

• le aree di Assago e Rozzano, interessate dal rafforzamento/ampliamento del complesso direzionale e commerciale di Milanofiori, anche in vista del prossimo prolungamento della M2;

• risultano inoltre di grande interesse, nel quadro dell’Accordo di programma del marzo 2009 fra Regione, Comune di Milano e FS spa, le opportunità offerte dalla riqualificazione degli ex scali ferroviari, in particolare per quanto concerne quelli di San Cristoforo e Porta Genova, per la loro collocazione a diretto contatto con il naviglio Grande. In particolare, si tratta della realizzazione di un nuovo assetto urbanistico con funzione di “cerniera” fra quartieri oggi separati dalla linea ferroviaria e di un sistema di spazi aperti a terminale del parco lineare lungo il naviglio.

E’ possibile individuare inoltre sulla cartografia sopra richiamata una significativa presenza di ambiti

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degradati soggetti ad usi diversi, soprattutto nelle aree di frangia a sud del capoluogo, tra i quali le aree estrattive, alcune delle quali parzialmente recuperate, che interessano in modo abbastanza uniforme tutta l’area di analisi. Si riscontra inoltre una significativa presenza di ambiti agricoli di scarso rilievo e qualità, dove la conduzione aziendale ha innescato processi di omologazione e banalizzazione della qualità paesistica, in cui è possibile, quanto auspicabile, operare attraverso forme di sostegno alla ricostruzione dei valori paesaggistici. Non particolarmente significativa è invece la presenza di ambiti degradati in contesti di valenza naturalistica, sicuramente anche a causa della limitata estensione degli ambiti naturalistici nell’area milanese. In questa prospettiva si segnalano alcune aree di particolare “attenzione”, per le loro condizioni di criticità, per le quali occorre prevedere interventi di riqualificazione paesaggistica:

- nell’ambito del naviglio Grande, le principali situazioni di criticità sono individuabili nei territori di Lonate Pozzolo, con la cava Maggia, definita come ambito di degrado dal PTC del Parco del Ticino e oggetto di un PII, le cave di Nosate e Castano Primo, Turbigo, con la centrale termoelettrica ENEL, Castelletto di Cuggiono, Bernate Ticino e Pontevecchio di Magenta, con gli ambiti di cava, Albairate e Abbiategrasso per le previsioni di nuove infrastrutture stradali, Castelletto di Abbiategrasso, Mendosio, Vermezzo (Cascina Bruciata) e Gaggiano, con gli insediamenti industriali in prossimità del naviglio;

- lungo il naviglio Pavese, possono, invece, essere segnalate una serie di aree a Milano (a sud di Conca Fallata), ad Assago-Rozzano, Zibido San Giacomo (Moirago e Badile) , a Binasco, per gli ambiti compresi tra la Strada dei Giovi e il corso del naviglio, a Certosa, per la prevista tangenziale a ovest del nucleo di Torre del Mangano, a Borgarello, per il previsto intervento commerciale a ovest del naviglio, e a Pavia, in particolare per gli spazi aperti residuali delimitati dai tracciati della tangenziale di Pavia e della Statale dei Giovi;

- per l’ambito del Martesana, occorre segnalare, l’area di Milano-Cologno, una delle più critiche sotto il profilo della qualità del paesaggio, in particolare in corrispondenza dell’attraversamento del Lambro, l’ambito a ovest di Bellinzago, per il previsto tracciato della Tangenziale Est Esterna e Cassano per il passaggio della BreBeMi a sud del centro abitato e per l’ambito di cava a nord del naviglio;

- infine, procedendo verso il naviglio di Paderno si segnalano gli estesi ambiti di cava fra Trezzo sull’Adda, Cornate d’Adda e Suisio, quest’ultimo esterno all’ambito di Piano;

- aree naturalistiche tra l’Adda e la Martesana (Villa Crespi, Centrale Taccani, ecc…).

Per gli interventi di riqualificazione paesaggistica delle aree critiche sopra elencate potranno essere adottati gli specifici “Indirizzi di tutela per la riqualificazione paesaggistica ed il contenimento dei fenomeni di degrado” previsti nel nuovo Piano Paesaggistico Regionale - Parte IV (aggiornamenti ed integrazioni approvati con DGR n°6447 del 16/01/2008) e nel contempo potranno essere proposti progetti di incentivo allo sviluppo territoriale con la partecipazione della Regione Lombardia. Questa rinnovata attenzione progettuale nei confronti della riqualificazione degli ambiti degradati, appare un’opportunità unica e fondamentale per avviare processi di miglioramento delle condizioni ambientali e del paesaggio e prevenire ulteriori forme di degrado, anche alla luce della vastità, in termini di estensione, degli ambiti territoriali potenzialmente interessati.

Gli ambiti sopra descritti dovranno essere individuati, e fatti oggetto di idonee misure di recupero urbanistico e paesistico, recepiti e meglio dettagliati all’interno dei PGT dei Comuni facenti parte dell’ambito territoriale di riferimento del PTRA Navigli.

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OBIETTIVO 5- PROGETTO EXPO - Costruzione di un corridoio sostenibile

Azione: Costruzione di un corridoio sostenibile di vie d’acqua e di terra sinergico con il sistema dei Navigli

Gli obiettivi sviluppati dal PTRA Navigli hanno trovato stretta relazione con il tema dell’Esposizione Universale prevista a Milano nel 2015, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, in particolare per quanto riguarda la centralità del ruolo del territorio.

L’edizione di EXPO 2015 che Milano ha ospitato in un’area situata a nord-ovest del territorio comunale prossima al nuovo polo fieristico di Rho-Pero, è stato un evento di richiamo internazionale, un’opportunità per promuovere azioni di valorizzazione territoriale ed ambientale di significativa rilevanza non solo per il contesto territoriale locale (Milano, Rho, Pero e Comuni limitrofi), ma anche per l’intero territorio lombardo in un contesto allargato (interregionale).

La Regione Lombardia mediante l’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale Expo 2015 (DGR n.008425 del 12.11.2008) ha promosso un’attività di programmazione e di confronto con i diversi attori interessati per l’elaborazione e definizione di progetti ed iniziative collegate alla realizzazione dell’evento caratterizzati da grande sostenibilità ambientale (opere infrastrutturali, opere riguardanti l’assetto ambientale e idrogeologico, la valorizzazione turistica, del sistema rurale ed agroalimentare, la riqualificazione paesaggistico-ambientale).

Nell’ambito degli obiettivi e delle linee di azione previsti dall’AQST, particolare attenzione è posta al tema della valorizzazione delle vie d’acqua e di terra, della sicurezza idraulica e della riqualificazione dei corsi d’acqua, della creazione di sistemi verdi già oggetto della programmazione regionale. Il tema dell’acqua, caratteristica del territorio milanese e lombardo, come elemento naturale e tema fondante dell’Expo in quanto risorsa scarsa e preziosa, è stato sviluppato nell’ambito dei due progetti di scala territoriale previsti dall’Expo denominati “Via d’acqua” e “Via di terra”.

Il tema dell’acqua costituisce anche l’elemento caratterizzante del PTRA Navigli, che assume come obiettivo prioritario la valorizzazione e la tutela dei Navigli come identità lombarda.

Il progetto della “Via d’acqua” di Expo sul versante occidentale della città di Milano si propone di collegare il Canale Villoresi con il sito Expo fino al Naviglio Grande e alla Darsena attraverso un itinerario nel verde che interessa luoghi storici della città, aree agricole libere ed aree edificate, aree a parco urbano per la maggior parte ricompresi nel Parco regionale Agricolo Sud (parco delle Cave, Boscoincittà, parco di Trenno, Parco dei Fontanili di Milano-Rho e il costituendo Parco delle risaie), canali di irrigazione, reti idrografiche, rogge e fontanili, con l’obiettivo di ridefinire e ricomporre questo margine della città, attualmente frammentato e disordinato, collegando la parte storica della città con il sito Expo, mediante la realizzazione di un sistema diffuso di mobilità dolce con funzione ecologico- ambientale e di interventi di riqualificazione dei corsi d’acqua e del paesaggio agricolo.

Pertanto, la proposta del progetto della “Via d’acqua” è coerente con le strategie proposte dal PTRA Navigli, non soltanto in riferimento alla tematica del recupero dell’identità del territorio lombardo nel suo rapporto con le acque, ma anche per quanto riguarda il tema della valorizzazione del paesaggio e dell’attenzione posta al rapporto tra sistema urbanizzato ed aree verdi, dell’interconnessione con i luoghi dell’attrattività (tavola n. 9 “Attrattività”)

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L’idea progettuale di Parco della “Via d’acqua” di Expo viene valorizzata e si sviluppa all’interno di un contesto territoriale più allargato, un territorio dove già sono attive le politiche regionali di valorizzazione e riqualificazione dei corsi d’acqua del bacino idrografico del Lura/Olona, sistema territoriale di elevata qualità paesaggistico-ambientale i cui molteplici corsi d’acqua opportunamente interconnessi tra di loro e con il sistema delle piste ciclabili, delle aree verdi e delle aree protette possono costituire le matrici della riqualificazione e valorizzazione dell’intero bacino (dal Canale Villoresi a nord fino al Naviglio Pavese a sud, e, oltre, fino al Po). Infatti, Regione Lombardia e Autorità di bacino del Fiume Po intendono perseguire la riqualificazione del bacino attraverso la riconnessione dei corsi d’acqua Olona e Lura con l’Olona inferiore ed il Po con l’obiettivo di riequilibrio delle risorse idriche, di miglioramento qualitativo e di sicurezza idraulica, alleggerendo il nodo idraulico di Milano e creando nuovi canali idrici che andranno ad alimentare il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese e da questo deriva un incremento della quantità e qualità d’acqua per l’uso agricolo nell’ambito sud-ovest di Milano.

Il ripristino del sistema idrico all’interno del Parco della via d’acqua EXPO fino al Naviglio Grande si è sviluppato in parte nel reticolo idrografico esistente e in parte mediante la realizzazione del nuovo canale secondario irriguo, denominato “via d’acqua EXPO 2015”, che raccoglie le acque pulite provenienti dal Ticino tramite il Canale Villoresi e i suoi secondari (sottobacino Olona/Bozzente/Lura). Il sistema permette di convogliare 2 mc/s di acque pulite al sito espositivo di EXPO e da qui potranno arrivare fino al Naviglio Grande.

Nella sua interezza, il complesso sistema di reti idriche riqualificate, riconnesse e valorizzate all’interno di questo sistema idrico interessa il Parco delle Groane; a regime interesserà anche il Parco di Bosco in città, il Parco di Trenno e il Parco delle cave e permetterà di convogliare verso l’ambito sud – occidentale del territorio milanese una maggior risorsa idrica a fini irrigui.

Al fine di portare le acque al sito EXPO (sottobacino del Guisa/Nirone - Groane) e, in futuro, dal sito verso il Naviglio Grande, la realizzazione del nuovo canale della Via d’acqua di EXPO, ha comportato interventi di sistemazione del Canale Villoresi nel Parco delle Groane e in comune di Monza, il recupero della Darsena e del tratto milanese del Naviglio Grande.

Precondizione per l’utilizzo delle acque provenienti dal Ticino tramite il Canale Villoresi sono stati due interventi di grande importanza: la messa in sicurezza della Diga del Panperduto e il rivestimento del Canale principale Villoresi nei tratti ancora mancanti. Le quantità d’acqua in tal modo risparmiate, senza gravare in alcun modo sui deflussi del Ticino, garantiscono apporti idrici sufficienti in futuro a migliorare la qualità ambientale della Darsena e a dare una prima risposta alle esigenze irrigue dei territori agricoli a sud di Milano.

Nel tratto nord, che collega il Canale Villoresi al sito di EXPO, il canale della Via d’Acqua scorre lungo la sponda sinistra del canale Scolmatore di Nord-Ovest, sottopassa intubato l’area industriale di Arese e l’Autostrada dei Laghi, per poi riemergere nei campi e arrivare al sito espositivo.

Contemporaneamente, si vuole ricostruire una linea d’acqua nella valle dell’Olona, laddove un tempo scorrevano le acque dell’Olona stesso. È prevista infatti la realizzazione di un alveo fluviale – naturaliforme, che segua le “tracce” del paleoalveo dell’Olona e sia in grado di connettere quest’ultimo con l’Olona inferiore, e tramite questo, con il Po.

In questa stessa valle è prevista la creazione / ampliamento di un canale secondario del Consorzio Villoresi, che, oltre ad essere canoabile, sia in grado di convogliare verso il Naviglio Grande una portata di circa 8 mc/s, migliorando ulteriormente la qualità delle acque del Naviglio e consentendo

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di incrementare la risorsa idrica ai fini irrigui per le aree comprese tra il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, con notevoli benefici per l’agricoltura di queste zone.

Un primo sistema idrico a ricostruzione delle antiche linee d’acqua è costituito dalla riconnessione del torrente Lura con il Naviglio Pavese e, da qui, con il Po. Questo progetto si sviluppa all’interno della valle del Lura e si configurerà come il ritorno del torrente alla sua valle. Il corso del torrente verrà infatti fatto proseguire attraverso alvei esistenti in parte ricalibrati, riqualificati ed interconnessi, in grado di convogliare verso valle, al Deviatore Olona (a Nord di Bosco in Città), una parte delle portate che attualmente il torrente Lura afferisce al tratto artificializzato dell’Olona. Tale intervento ha la finalità di ridurre il contributo di piena del Torrente Lura nel corso in cui scorrono tombinate le acque dell’Olona nella città di Milano.

L’idea progettuale di EXPO interessa il più vasto ambito agricolo milanese, con lo scopo di valorizzare le numerose cascine presenti nel territorio, ai fini di una loro valorizzazione per la ricettività, ristorazione e funzioni fruitive diverse. Alcune costituiscono esempio del patrimonio storico e architettonico che dovrà esser preservato nei suoi valori. Nel più ampio contesto agricolo del milanese il programma di EXPO promuove una agricoltura multifunzionale per uno sviluppo durevole e sostenibile e di valorizzazione dell’intero territorio. Nel contempo propone un nuovo Parco denominato delle Risaie tra i Navigli Grande e Pavese per lo sviluppo agricolo, paesaggistico e culturale di 600 ha di territorio in continuità con i parchi locali esistenti.

Il PTRA Navigli, pertanto, implementando le scelte strategiche dei progetti sopra descritti, sviluppa e rafforza la connessione tra le diverse vie d’acqua ed il sistema della mobilità dolce, sostenendo il programma di valorizzazione culturale e paesaggistico di forme di agricoltura innovativa.

A tal fine il PTRA individua, nel quadrante ovest di Milano nella porzione di territorio che dall’intersezione con il Naviglio Grande interseca il Naviglio Pavese, come indicato nella tavola n. 6 “EXPO 2015”, “un grande corridoio sostenibile” definito in due areali (fascia A e fascia B) per i quali vengono definite differenti prescrizioni.

Il PTRA identifica il corridoio sostenibile come previsione ad efficacia diretta nei confronti dei comuni e delle province compresi nel relativo ambito, ai sensi dell’art.20 della l.r.12/2005, pertanto le aree libere devono costituire elementi di connessione, senza soluzione di continuità, con il sistema dei Navigli, con il sistema del verde, dei parchi urbani e della rete ciclabile che il PTRA intende tutelare e valorizzare.

Le aree di frangia urbana ed i lotti liberi interclusi e/o limitrofi al tessuto urbanizzato esistente ed alle aree in cui è previsto il mantenimento dell’attività agricola, dovranno essere assoggettati agli interventi di miglioramento paesistico ed ambientale che pongano attenzione alla rete idrografica, ai corridoi ecologici ed ai percorsi pedonali e ciclabili.

Prescrizioni

All’interno del primo aerale (fascia A), il piano ha efficacia diretta e cogente nei confronti dei comuni e delle province compresi nel relativo ambito, ai sensi dell’art.20 della l.r.12/2005, areale che dovrà essere recepito e definito all’interno dei relativi strumenti di pianificazione, pertanto:

• le aree libere dovranno essere funzionali alla realizzazione delle connessioni con il sistema del verde, dei parchi urbani con la possibilità di operare minimi interventi di riqualificazione della fascia periurbana;

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• dovrà essere mantenuta l’attività agricola esistente, come previsto nei PGT,

• dovrà essere mantenuta una fascia di rispetto relativa alla via d’acqua utile alla ricomposizione paesaggistica dei luoghi;

• dovrà essere previsto un sistema ciclopedonale di connessione tra i parchi locali e il tessuto urbano e gli elementi di attrazione del territorio (aree ricettive, elementi culturali, centri intermodali, ecc….);

• è necessario orientare la riqualificazione edilizia e funzionale di cascine e rustici alla conservazione dei caratteri storico tradizionali, architettonici e materici, dei manufatti edilizi e alla salvaguardia delle relazioni fisiche e percettive con il contesto;

• in relazione alla rilevanza storica e all’integrità del complesso rurale si richiede la massima attenzione nella conservazione dei caratteri tipologici e materici dei singoli corpi di fabbrica e del loro reciproco rapporto nell’articolazione dell’organismo complessivo;

• dovranno essere conservati i rapporti consolidati con gli spazi liberi interni (aia) ed esterni (aree ad uso agricolo e relativi elementi di connotazione e correlazione come alberate, rogge etc.) e con la viabilità storica di accesso;

• negli eventuali interventi di riuso dovranno essere privilegiate funzioni le cui esigenze distributive siano compatibili con l’organismo tipologico originale e che permettano di salvaguardare le correlazioni con il contesto, andranno in tal senso attentamente valutate quindi anche le implicazioni derivanti da esigenze di accessibilità.

Nel secondo areale (fascia B) è necessario :

• preservare la fascia lungo le vie d’acqua (bacini Lura e Olona);

• valorizzare l’attività agricola;

• incentivare i interventi di miglioramento paesistico ed ambientale che pongano attenzione alla rete idrografica, ai corridoi ecologici ed ai percorsi pedonali e ciclabili esistenti;

• connettere gli ambiti di attrattività, individuati sulla tavola n. 9 “Attrattività” con i centri intermodali di trasporto persone

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OBIETTIVO 6: PROGETTI DI VALORIZZAZIONE TERRITORIALE DEL SISTEMA NAVIGLI

Il sistema dei Navigli come “monumento” dal forte valore paesaggistico e storico, sociale e culturale, costituisce una occasione di dialogo e di condivisione di obiettivi, di progetti, di modalità e forme di gestione. In questa prima fase del PTRA si promuove uno scenario di sviluppo condiviso, in una matrice di organizzazione territoriale rispettosa delle risorse ambientali.

Il PTRA si prefigge di valorizzare e preservare i Navigli come identità della Lombardia, tutelando e utilizzando al meglio le risorse del territorio; l’obiettivo di tutela del territorio dei Navigli è strettamente interrelato con quello della valorizzazione delle risorse che rappresentano un aspetto sostanziale per lo sviluppo di un turismo sostenibile e diffuso sul territorio.

Le prime azioni di approfondimento si avvalgono anche dell’esperienza sovracomunale maturata in questi anni, creando quadri progettuali capaci di mantenere in forte relazione la dimensione strategica, con quella operativa delle proposte e dei progetti.

LE AZIONI DI APPROFONDIMENTO

Il PTRA ha individuato 9 azioni di rilevanza, rappresentate sulla tavola n. 7 “Azioni di approfondimento”, che interessano in modo equilibrato e diffuso i territori attraversati dai Navigli, coinvolgendo in molti casi anche comuni non direttamente interessati dai corsi dei Navigli, ma che organicamente e funzionalmente rientrano nelle proposte di azioni da approfondire individuate dal PTRA.

Le schede elaborate declinano l’azione, individuano un primo elenco di enti coinvolti, definiscono gli obiettivi.

L’attuazione viene rinviata ad un successivo momento di approfondimento del PTRA quale strumento sempre aggiornabile e modificabile come previsto dalla L.R.12/05.

Le future azioni dovranno affrontare in modo coordinato e complessivo gli aspetti di carattere urbanistico e territoriale, infrastrutturale e di mobilità, ambientale e paesaggistico, economico e di modalità di finanziamento, all’interno di una governance delle azioni che dovrà vedere i soggetti pubblici e privati unitariamente coinvolti per l’attuazione dei progetti definiti all’interno di ciascuna azione.

Azione 1: LA CITTA’ DELL’ACQUA – PER UN SISTEMA TERRITORIALE TRA ADDA E MARTESANA

Enti coinvolti: Comuni di Capriate San Gervaso, Cassano d’Adda, Fara Gera d’Adda, Trezzo sull’Adda, Truccazzano, Vaprio d’Adda, Parco Regionale Adda Nord.

Obiettivi:

- avvio di progetti coordinati di riqualificazione del patrimonio storico, architettonico e di valore artistico legato all’archeologia industriale, attraverso progetti complessivi di sviluppo, recupero e riattivazione delle aree dismesse, di valorizzazione e conservazione 132

del paesaggio e delle aree naturalistiche (Villaggio Crespi a Capriate S. Gervasio, Centrale Taccani e nucleo storico di Concesa a Trezzo sull’Adda, Cartiera e Linificio Visconti a Vaprio d’Adda, ex-Linificio Nazionale e Isola Borromeo a Cassano d’Adda, Linificio a Fara Gera d’Adda per citare le occasioni notevoli);

- riattivare luoghi e contenitori capaci di generare interessi socio-culturali, sportivi e per il tempo libero, per fruitori differenti;

- recupero ambientale e paesaggistico delle cave esistenti, con funzioni ed utilizzi di interesse pubblico e progetti di alta qualità e sostenibilità ambientale;

- creazione di un sistema di collegamenti ciclabili e pedonali lungo il corridoio nord-sud composto da fiume Adda-Naviglio Martesana-Naviglio di Paderno e con i sistemi urbani esistenti;

- realizzazione del porto commerciale a Truccazzano e del canale di collegamento con il Naviglio Martesana;

Azione 2: RIQUALIFICAZIONE E RINNOVATO RUOLO URBANO PER LE STAZIONI DELLA LINEA METROPOLITANA MM2

Enti coinvolti: Comuni di Bussero, Cassina de’ Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese, Gessate, Gorgonzola, Vimodrone, Metropolitana Milanese, Comune di Milano.

Obiettivi:

- rinnovo e riqualificazione delle stazioni esistenti, evidenziandone la funzione di luogo urbano all’interno del tessuto edificato delle città attraversate;

- potenziamento del ruolo dei nodi di interscambio, all’interno del sistema della mobilità dell’area urbana milanese;

- potenziamento dell’accessibilità ciclabile e pedonale alle stazioni, compresa l’individuazione di spazi adeguati e custoditi per la sosta;

- conservazione e potenziamento del sistema di aree libere esistenti tra tracciato della linea metropolitana e Naviglio Martesana;

- progettazione e soluzione delle criticità esistenti attualmente del nodo di interscambio di Gessate;

Azione 3: TRASFORMAZIONE URBANA E PAESAGGIO – AREE DISMESSE A PAVIA E PARCO VISCONTEO

Enti coinvolti: Comuni di Borgarello, Certosa di Pavia, Giussago, Pavia, San Genesio ed Uniti, Sant’Alessio con Violone, Provincia di Pavia.

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Obiettivi:

- sviluppo ambientale ed economico del progetto “Parco Visconteo”, con attenzione alle diverse componenti del contesto (natura, arte, paesaggio, storia nella sua stratificazione);

- valorizzazione delle funzioni paesaggistico-territoriali e ludico-ricreative;

- progettazione ambientale e paesaggistica dell’ambito di confluenza tra Naviglio Pavese e fiume Ticino;

- progettazione urbana delle aree strategiche dismesse a Pavia (area ex-Necchi, aree scalo merci, ecc.).

Azione 4: NUOVI APPRODI E AREE DI INTERSCAMBIO LUNGO LA VIGEVANESE

Enti coinvolti: Comuni di Buccinasco, Corsico, Trezzano sul Naviglio, Parco Agricolo Sud Milano.

Obiettivi:

- realizzazione di un nuovo approdo a Corsico, con la presenza di attività e funzioni integrate (servizi, impianti e strutture ludico-ricreative, attività economiche, ecc.);

- attribuzione di nuovi ruoli e funzioni alle aree libere: aree naturalistiche, parco agricolo, parco urbano, aree boscate, forestazione e potenziamento delle fasce alberate, fasce alberate longitudinali;

- recupero e valorizzazione del patrimonio rurale esistente;

- creazione di un sistema di mobilità dolce coerente e integrato con il sistema urbano esistente, con le funzioni urbane esistenti e previste;

- soluzione delle questioni di connessione e di ruolo urbano delle aree comprese tra Naviglio Grande e linea ferroviaria, tra Nuova Vigevanese e tracciato storico della Vigevanese;

- recupero e riqualificazione del paleo-alveo del torrente Lura;

Azione 5: RIQUALIFICAZIONE E RINNOVATO RUOLO URBANO PER LE STAZIONI DEL SERVIZIO FERROVIARIO REGIONALE

Enti coinvolti: Comuni di Abbiategrasso, Corsico, Gaggiano, Magenta, Pavia, Trezzano sul Naviglio, Turbigo, Vermezzo.

Obiettivi:

- rinnovo e riqualificazione delle stazioni esistenti, evidenziandone la funzione e il ruolo di attrattore urbano all’interno del tessuto edificato delle città attraversate;

- potenziamento del ruolo e della funzione di nodi di interscambio del sistema della mobilità regionale;

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- potenziamento dell’accessibilità ciclabile e pedonale alle stazioni, compresa l’individuazione di spazi adeguati e custoditi per la sosta;

- conservazione e potenziamento del sistema di aree libere esistenti tra percorso della metropolitana e Naviglio Grande.

Azione 6: LA CITTA’ DELL’ENERGIA – PROMOZIONE DI PROGETTI PER LO SVILUPPO DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA LUNGO IL NAVIGLIO GRANDE

Enti coinvolti: Comuni di Lonate Pozzolo, Nosate, Turbigo, Parco Regionale del Ticino.

Obiettivi:

- recupero e riqualificazione delle aree industriali dismesse, mediante interventi di ricomposizione del paesaggio urbano;

- valorizzazione, recupero e riutilizzo degli edifici e dei manufatti testimonianze del passato ruolo industriale (archeologia industriale);

- promozione di progetti di sviluppo della produzione innovativa di energia (parco delle energie, ecc.) ;

- valorizzazione delle presenze dei salti d’acqua esistenti, con la verifica di un possibile utilizzo per la produzione di energia elettrica.

Azione 7: PER NUOVE CONNESSIONI TRA NAVIGLIO PAVESE E NAVIGLIO BEREGUARDO

Enti coinvolti: Comuni di Bereguardo, Besate, Binasco, Casorate Primo, Certosa di Pavia, Morimondo, Motta Visconti, Rognano, Vellezzo Bellini, Parco Regionale del Ticino.

Obiettivi:

- tutela e valorizzazione dell’ambiente-paesaggio, delle emergenze storico-architettoniche e, in particolare, con attenzione ai centri abbaziali esistenti, all’interno del più ampio Progetto Abbazie;

- interventi volti a migliorare la fruizione dei percorsi “orizzontali” tra Naviglio Grande e Naviglio Pavese: creazione, riqualificazione e messa in sicurezza di sentieri, strade di campagna (percorsi storico culturali, ambientali, ecc.), di piste ciclabili, segnaletica ed altri elementi identificativi del paesaggio;

- interventi di qualificazione del paesaggio agrario, in collaborazione con gli utilizzatori e gestori del territorio, con l’obiettivo di sostenere la multifunzionalità delle attività agricole, quale presidio paesistico ed ambientale del territorio;

- valorizzare lo sviluppo turistico e fruitivo del territorio (itinerari e circuiti, promozione di eventi e programmi slow food, luoghi del gusto e della cultura, ecc.);

- favorire la consapevolezza e la conoscenza dei valori paesistici, nonché la fruizione culturale e sociale del paesaggio, finalizzata al recupero di identità e riconoscibilità storica 135

Azione 8: SVILUPPO INTEGRATO: CULTURA, AMBIENTE E FRUIZIONE NEL SUD-OVEST MILANESE

Enti coinvolti: Comuni di Basiglio, Buccinasco, Gaggiano, Noviglio, Rosate, Trezzano sul Naviglio, Vernate, Zibido San Giacomo, Parco Agricolo Sud Milano.

Obiettivi:

- coniugare accessibilità (al territorio e ai suoi beni), sostenibilità (ambiente), informazione (servizi on-line, comuni, animazione), bonomie locali e occasioni a venire (EXPO2015 da leggere non come esclusiva, ma per la continuità del processo di integrazione civile ed economica del territorio);

- valorizzare e promuovere la fruizione locale dei beni culturali e ambientali presenti sul territorio nell’ambito di offerte turistiche strutturate (creazione di itinerari tematici e pacchetti turistici che integrino le diverse modalità di fruizione del territorio, la visita a luoghi e beni di interesse culturale/ambientale recuperati e restituiti all’uso pubblico, la degustazione di prodotti tipici, la partecipazione ad eventi e manifestazioni locali);

- qualificare e integrare i servizi turistici (realizzazione di percorsi ciclopedonali, implementazione del servizio di bike sharing, creazione di nodi di interscambio, creazione di segnaletica e comunicazione, miglioramento dell’accessibilità agli approdi e agli interscambi, organizzazione di eventi sovracomunali, sviluppo di sistemi informativi evoluti) attraverso la realizzazione di interventi di infrastrutturazione e il coordinamento enti/operatori locali ;

- attivare collaborazioni con enti parco, enti locali, soggetti pubblici e privati volte a promuovere l’organizzazione e la gestione sinergica di iniziative sul territorio (il coinvolgimento di alcuni soggetti potrà attuarsi attraverso la creazione di nuove forme associative e business networks in grado di sviluppare strategie di rete e attività di promozione del territorio più competitive);

- qualificare ed integrare i servizi alla cittadinanza, affinché i progetti siano funzionali all’allargamento degli usi di città, ovvero alla fruizione da parte della popolazione residente nei comuni dell’area oggetto degli interventi.

Azione 9: DISTRETTO AGRICOLO NEL COMUNE DI MILANO

Enti coinvolti: Comune di Milano, Parco Agricolo Sud Milano, Provincia di Milano.

Obiettivi:

- il paesaggio agricolo si propone quale patrimonio ambientale, storico e culturale, nonché identitario della città di Milano, nonché quale bene di riferimento del progetto;

- i coltivatori agricoli, in quanto trasformatori e attori del paesaggio, sono i soggetti sui quali si dovranno imperniare i progetti attuativi, intesi come nuovo modo culturale ed economico di vivere la campagna;

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- la diversificazione delle attività agricole aziendali, quale elemento necessario ed indispensabile per accompagnare le trasformazioni del territorio e per incentivare un rapporto attivo tra agricoltura e territorio per la salvaguardia dello stesso;

- definire nuove modalità di coinvolgimento delle aziende agricole come attori e coltivatori del paesaggio urbano, riconoscendone la specificità anche a livello contrattuale, mediante “contratti di collaborazione” che consentano di accedere a finanziamenti UE e regionali, di utilizzare le cascine quali contenitori multifunzionali ed integrare l’azienda agricola con altre attività compatibili;

- riqualificazione dell’attività agricola come produzione di qualità paesistico-ambientale, come fondamento dello sviluppo sostenibile del territorio milanese;

- ottimizzazione dell’utilizzo polifunzionale, grazie alla biodiversità, attraverso un mix agricolo che consenta di massimizzare l’EBIT delle aziende agricole;

- utilizzare la maglia delle strade poderali di proprietà pubblica e privata funzionali all’attività agricola, per realizzare il sistema della rete ciclabile di livello regionale;

- interconnettere tra loro le cascine anche esterne al territorio di Milano, dedicate alla produzione di beni primari con le cascine, riconvertite a funzioni diverse (ad es. agriturismo) per la commercializzazione dei prodotti agricoli.

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PIANO TERRITORIALE REGIONALE D’AREA NAVIGLI LOMBARDI

SEZIONE 2 LE AREE TEMATICHE PRIORITARIE

TURISMO

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INTRODUZIONE

Il sistema dei Navigli costituisce senz’altro una delle peculiarità di maggior pregio della regione Lombardia, rappresentando un insieme di elevato valore paesistico e ambientale, che mette in relazione il capoluogo lombardo con il sistema dei fiumi e dei laghi. I Navigli, insieme alle alzaie, rappresentano un naturale itinerario turistico che attraversa il cuore della Lombardia, in una visione lenta della mobilità, che consente di conoscere in maniera sostenibile il territorio con le sue qualità. Dall’analisi del Master plan Navigli e dei programmi di sviluppo dei Sistemi turistici Varese Land of tourism, Abbiatense Magentino e Po di Lombardia, che interessano l’area Navigli nelle sue diverse componenti, è possibile formulare una prima analisi del potenziale di sviluppo turistico.

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA Rilevante consistenza di territori interessati da Permanenza di manufatti aziendali abbandonati parchi e aree protette che deturpano il paesaggio Peculiarità dei Navigli come opere idrauliche di Abbandono di manufatti e cascine di interesse e grande tecnica di pregio Ricca rete di corsi d’acqua che caratterizza il Sistema imprenditoriale poco aperto alle paesaggio innovazioni in ambito turistico Presenza di risorse artistiche, culturali e Carente presenza di servizi a supporto urbanistiche di qualità del territorio dell’offerta turistica Vicinanza all’area metropolitana Presenza di turismo prevalentemente giornaliero Presenza di strutture congressuali fieristiche Cultura turistica fragile rispetto alle potenzialità Vicinanza agli aeroporti di sviluppo dell’offerta Mancanza di un nome o di un marchio forte OPPORTUNITA’ RISCHI Organizzazione di eventi culturali per migliorare la Difficoltà di superamento della frammentazione capacità di attrazione turistica e di ricerca di strategie unitarie Integrazione del sistema cultura – Mancanza di cultura dell’accoglienza turistica enogastronomia – agriturismo Bassa domanda turistica attuale che può Messa in rete degli operatori sul territorio scoraggiare gli investimenti nel settore Sviluppo della rete ciclabile Sviluppo della navigazione turistica Sviluppo di una ricettività innovativa sfruttando le strutture caratteristiche già presenti sul territorio Diversificazione offerta del turismo congressuale EXPO 2015

Alla luce dell’analisi SWOT, è possibile ipotizzare lo sviluppo nell’area dei seguenti prodotti turistici: - turismo sportivo lungo l’asta dei Navigli e nelle aree parco circostanti; - turismo culturale legato alle principali città d’arte, alle ville e dimore storiche, ai luoghi della spiritualità, all’archeologia industriale; - turismo naturalistico, agro-ambientale e didattico nelle aree protette; - turismo a tema e didattico basato sull’elemento acqua: dalla storia dell’irrigazione e della navigazione, ai luoghi leonardeschi; - turismo congressuale e d’affari.

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OBIETTIVI SPECIFICI Azioni

1 SVILUPPARE LA NAVIGAZIONE Sviluppo della navigazione, inizialmente anche per tratti, e della mobilità sostenibile sul tratto lombardo dell’itinerario Locarno- Milano – Venezia: dal Lago Maggiore a Milano e da Milano a Pavia ; Sviluppo della navigazione inizialmente anche per tratti, e della mobilità sostenibile lungo la linea Lario - Adda – Milano - Po; Realizzazione di nuovi approdi e ormeggi funzionali alla navigazione pubblica e privata, attrezzaggi dei pontili esistenti e dell’idrovia ai fini della sicurezza, potenziamento della segnaletica dedicata alla navigazione 2 PROMOZIONE TURISTICA DEGLI ITINERARI Miglioramento della qualità dell’offerta CICLABILI turistica della mobilità lenta

3 VALORIZZARE IL PATRIMONIO STORICO Realizzare circuiti turistici culturali CULTURALE E AMBIENTALE Attivazione di un sistema museale dei Navigli Azioni per la valorizzazione turistica del PTRA

4 SVILUPPARE LA RICETTIVITA’, I SERVIZI DI Sviluppare una ospitalità diffusa, ACCOGLIENZA, IL MARKETING promuovere l’offerta turistica in TERRITORIALE un’ottica di marketing territoriale

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OBIETTIVO 1: SVILUPPARE LA NAVIGAZIONE

Uno sguardo in generale

Il turismo fluviale rappresenta un segmento di mercato in costante crescita e sempre più diffuso nelle diverse regioni europee. In Germania, Francia, Inghilterra, nei Paesi Bassi, in Austria, è possibile percorrere migliaia di chilometri lungo fiumi e canali, alternando la navigazione alla bicicletta, alla scoperta di luoghi, paesaggi, città.

In Italia, la Regione Lombardia rappresenta senz’altro il territorio con il maggior potenziale per lo sviluppo della navigazione interna a scopo turistico. Laghi, fiumi, canali costituiscono una rete estesa per oltre mille chilometri. Se si contano anche i tratti di vie navigabili percorribili stagionalmente si può arrivare a circa 1.500 chilometri di rete. Mentre i laghi rappresentano un prodotto turistico affermato a livello internazionale, che costituisce il principale fattore di attrazione di turismo vacanziero, le vie fluviali dispongono di un grande potenziale ancora inespresso.

Le vie fluviali comprendono sia i corsi d’acqua naturali navigabili che la rete di canali artificiali costruita nel corso dei secoli, che in Lombardia assume un’estensione ed un’importanza unica e straordinaria. L’asse portante è costituito dal Po e dal sistema idroviario padano-veneto, che si estende in Lombardia per 250 Km ed è riconosciuta tra le reti navigabili di interesse europeo (TEN).

I Navigli e la loro navigazione turistica si inquadrano all’interno delle vie navigabili internazionali e interregionali lago Maggiore - Lario – Milano – Po - Adriatico. I collegamenti anche internazionali che si renderanno disponibili quando queste vie navigabili saranno completamente ripristinate, sono da considerarsi come una grande opportunità di sviluppo per i territori interessati, in quanto le idrovie sono un patrimonio antico e ricchissimo che offre al territorio lombardo numerosi vantaggi sia sul versante turistico sia su quello del trasporto, a basso costo e basso impatto ambientale. Una grande opportunità per il rilancio delle idrovie è stata l’evento di Expo 2015, dato che i temi cui si è ispirato sono in forte collegamento con l’acqua ed il trasporto fluviale.

Ma il successo turistico di una via navigabile è il risultato di una complessa serie di fattori che non sono legati solo allo sviluppo della navigazione in senso stretto.

I fattori da analizzare riguardano:

- il livello tecnico di navigabilità (professionale, per tutti, sportivo) e le professionalità nautiche e turistiche in loco;

- l’interesse della via navigabile (ambientale, culturale, sportivo);

- la presenza di idee prodotto “vendibili” che possano completare e sostenere l’offerta;

- la valorizzazione dei “territori” che attraversa

Con regolamento regionale n. 3/2015, la Giunta ha disciplinato la circolazione nautica sui Navigli e le idrovie collegate (Canale Villoresi, Canale Industriale e bacino del Panperduto), indicando come navigabili tutte le idrovie citate, ma strutturalmente attrezzate per la navigazione solo alcune tratte di esse, specificando quale tipologia di natante può percorrerle. Il regolamento ha infatti tenuto conto degli interventi di infrastrutturazione e ripristino delle condizioni di navigabilità che hanno interessato i canali, distinguendo, in relazione alle condizioni esistenti, le tipologie di attività di navigazione

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consentite sulle diverse tratte (navigazione a motore per trasporto passeggeri, navigazione a motore diportistica, navigazione con canoa, kayak, canottaggio, SUP o altre unità a remi).

Allegato B-Regolamento regionale n.3/2015

Il sistema dei Navigli Lombardi assume sempre di più un aspetto multifunzionale grazie al molteplice utilizzo del canale. La presenza storica di numerose associazioni sportive in particolare lungo il Naviglio Grande (Canottieri San Cristoforo, Canottieri Olona) e in Darsena (Marinai d’Italia) che praticano discipline nautiche direttamente in alveo, oltre a rilevare la necessità di potenziare i punti di ormeggio in corrispondenza delle storiche sedi associative, sta sollevando un forte interesse anche lungo gli altri navigli (Martesana, Bereguardo, Canale Villoresi). Nell’ambito del PIA Navigli infatti sono stati realizzati diversi interventi per favorire la canoabilità: attrezzaggio di pontili lungo il Naviglio di Bereguardo, pontile e percorso kayak a Cernusco sul Naviglio. Fuori aria PTRA Navigli, nel comune di Parabiago, è stato realizzato un Kayak point ed infine il comune di Vimodrone ha realizzato autonomamente un percorso kayak.

Dopo anni di navigazione turistica sperimentale, Regione Lombardia con R.R. n. 2/2019, ha approvato il Regolamento del servizio di navigazione sul sistema dei Navigli Lombardi, in attuazione della legge regionale 4 aprile 2012, n. 6 (articolo 3, comma 2, lettera d bis), con il quale disciplina la programmazione, le modalità di affidamento e di controllo del servizio di navigazione pubblica sui Navigli lombardi e le idrovie collegate.

Per quanto previsto dal Regolamento, dal 2020 Regione Lombardia affiderà il servizio di navigazione per i successivi 9 anni a garanzia di continuità e miglioramento dell’offerta. Si tratterà di un servizio di linea con un programma di esercizio, tariffe predefinite e pubblicizzate. 142

Il servizio in concreto interesserà la Darsena, il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, il Canale Villoresi, il Fiume Ticino nella tratta da Somma Lombardo alla diga della Miorina, una breve tratta del Naviglio Martesana tra i Comuni di Trezzo e Vaprio d’Adda.

Il ripristino della navigazione con finalità turistiche lungo i Navigli, d’altra parte, non può prescindere dalle sinergie con le altre opzioni di fruizione.

Diventa quindi fondamentale prevedere sia il coordinamento tra le azioni previste da tutti i progetti che sono finalizzati a favorire le diverse modalità di fruizione del sistema, sia il coinvolgimento diretto di tutti i soggetti a vario titolo interessati alla realizzazione degli interventi infrastrutturali.

Per amplificarne l’efficacia, l’attuazione degli interventi deve essere anche accompagnata da uno specifico progetto di promozione turistica, che consenta di coinvolgere il maggior numero di soggetti interessati alle diverse opzioni.

Dalla sintetica analisi sopra esposta si possono rilevare le seguenti priorità di intervento in ordine al ripristino della continuità lungo le diverse tratte dell’idrovia:

- Lago Maggiore /Fiume Ticino/ Canale Villoresi/Canale Industriale - Canale Industriale / Naviglio Grande (nodo Turbigo) - Naviglio Pavese – tratti Milano - Assago e Pavia – Certosa - Naviglio Martesana – tratto Cassano – Gorgonzola - Naviglio di Paderno

Infatti la navigazione di tipo turistico iniziata sperimentalmente già nel 2006, ha permesso da un lato di verificare le potenzialità commerciali della navigazione (fino a 50.000 passeggeri complessivi nel 2019 - dato EXPLORA) dall’altro di capire le necessità di interventi infrastrutturali (ad esempio sugli approdi, sugli ormeggi e sulle sponde) per rendere più agevole l’utilizzo dell’idrovia e migliore l’offerta turistica dei servizi di navigazione.

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Esempio di servizi di navigazione sui Navigli Lombardi (DGR 2603/2019 e Duoo 18985/2019)

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Breve descrizione storica della navigazione sui Navigli

Il trasporto sul Navigli era regolamentato come servizio pubblico dalla fine del seicento, quando vennero fissati per la prima volta orari e tariffe. Nel corso del settecento la normativa venne via via sempre meglio definita e fatta osservare, offrendo un servizio migliore per le corse, essendo le stesse più frequenti e puntuali (rif. Baselli G., 1940). La navigazione sui Navigli nell’800 era ormai un sistema molto ben organizzato ed attivo. Si viaggiava sicuri, comodi e tranquilli oltre a poter osservare lungo il percorso ville e giardini di notevole bellezza.

Su tale complesso sistema vigilava la figura del custode delle acque, il cui compito era quello di segnalare periodicamente all’autorità da cui dipendeva il numero dei barchetti delle stazioni di Robecco e Abbiategrasso, con i nomi dei proprietari, le caratteristiche, la forma e lo stato delle imbarcazioni.

Corse straordinarie venivano spesso chieste in occasione di fiere e festività locali come le fiere di San Fermo e San Pietro, ma non mancavano anche frequenti autorizzazioni ad astenersi dal servizio per neve e ghiaccio che impedivano ai cavalli il traino contro-corrente (rif. Comincino M., 1981).

Ogni barca veniva periodicamente ispezionata dal custode coadiuvato da un perito, il quale constatava la conformità della barca ai regolamenti: in particolare una barca corriere doveva essere lunga 17.50 m e larga al massimo 2.90 m. La barca doveva essere costruita in legno di rovere, mentre le altre parti potevano essere in legno dolce; se la barca non era in buono stato se ne ordinava la riparazione, mentre se veniva trovata ormai logorata era dichiarata fuori corso.

Il limite di questa navigazione era sicuramente la sua lentezza: si tentò allora intorno al 1830 di superarlo con diversi esperimenti. La prima idea fu quella di far transitare nel canale barche a vapore con un motore inglese della potenza di 10 cavalli, ma ciò non andò mai a buon fine, per cui i barcaioli decisero di aumentare il numero di cavalli che trainavano i barchetti con un discreto risultato sulla tempistica, a scapito però di situazioni pericolose dovute dall’incremento del moto ondoso in grado di logorare progressivamente le sponde.

I migliori risultati si ebbero con le gondole veloci, più piccole dei barchetti, che venivano trainate da due cavalli e, nonostante la maggiore velocità, non creavano moto ondoso. Il viaggio non durava più di sette ore, soste comprese, ma aveva costi nettamente maggiori delle corse normali, tale per cui anche questo servizio andò spegnendosi e sui navigli si continuò a navigare come sempre.

Con il nuovo secolo, mentre tendevano a ridursi le barche “carrette” a causa della concorrenza di nuovi mezzi di comunicazione (tram e treno), il trasporto sul Naviglio Grande continua ad essere conveniente per alcune merci, in primo luogo la sabbia, ma anche la ghiaia e i mattoni.

Nell’Ottocento i poteri ed i doveri del custode per la costante manutenzione delle rive erano molteplici: aveva il compito di vigilare giorno e notte sullo stato delle sponde, segnalare periodicamente all’autorità milanese eventuali scavamenti e verificare cedimenti nella riva. Poiché il Naviglio Grande non poteva essere posto in asciutta, al fine di non arrecare danno ai commerci ed all’irrigazione, venivano scaricati in acqua, mediante le barche, diversi quantitativi di ciottoli di Ticino a guisa di sostegno, al fine di annullare sul fondo le ondulazioni che generavano gorghi pericolosi per la navigazione; le riparazioni a regola d’arte venivano invece effettuate durante le due asciutte, primaverile ed invernale. L’autorità competente monitorava costantemente anche il livello d’acqua presente: il custode aveva quindi il compito di rilevarlo tre volte al giorno attraverso un idrometro fisso immerso nel canale e, ogni quindici giorni, inviava a Milano “lo stato del pelo 145

dell’acqua”. Il collegamento tra autorità centrale e ufficio periferico era poi stabile per la regolamentazione dell’uscita dell’acqua dalle bocche per l’irrigazione.

L’interramento della cerchia interna per motivi igienico-sanitari risale al periodo fascista, ma la Darsena ha svolto un importante ruolo per il trasporto di materiali pesanti utili alla ricostruzione di Milano nel dopoguerra ed ha avuto funzione di porto commerciale sino ai primi anni ’70.

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Azione: sviluppo della navigazione inizialmente anche per tratti e della mobilità sostenibile sul tratto lombardo dell’itinerario Locarno- Milano – Venezia: dal Lago Maggiore a Milano e da Milano a Pavia

La valorizzazione della via navigabile tra Locarno, Milano e Pavia rappresenta una prospettiva di grande interesse per lo sviluppo turistico del sistema Navigli. L’idrovia è inserita nell’ambito di un più ampio asse navigabile tra il lago Maggiore, Milano, il Po e Venezia (la cosiddetta “Locarno – Milano – Venezia”), itinerario che potrebbe diventare un prodotto turistico interregionale con un notevole potere di richiamo.

Il ripristino del collegamento fluviale relativo all’antico collegamento commerciale tra Svizzera e mare Adriatico è stato oggetto fin dall’Ottocento di studi e discussioni a livello tecnico e politico, in quanto veniva ritenuto un tassello indispensabile per favorire il trasporto merci nell’area lombarda - ticinese. Oggi può essere rilanciato in chiave di sviluppo turistico.

La via navigabile comprende il lago Maggiore, un tratto del fiume Ticino, il Canale industriale (Canale Vittorio Emanuele III), il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e quindi il fiume Po da Pavia fino a Venezia. Il tratto lombardo dell’idrovia costituisce un itinerario turistico dalle molte attrattive: il lago, due grandi fiumi, numerosi parchi naturali, centri storici e località di valore culturale e artistico. Già allo stato attuale i territori lombardi attraversati dall’idrovia sono caratterizzati da flussi turistici importanti, che riguardano in particolare l’area lago, Milano e le altre città d’arte della pianura padana. Una parte considerevole di questi flussi sarebbe senz’altro interessata ad un’offerta di svago e intrattenimento connessa alla fruizione dell’idrovia. Ai flussi turistici attuali vanno poi aggiunti quelli potenziali, che potrebbero essere generati attraverso un’ efficace strategia di valorizzazione e promozione.

Lo sviluppo dell’idrovia Locarno – Milano – Venezia, nella sua componente lombarda, rappresenta pertanto un elemento di grande potenziale turistico per la navigazione pubblica ma anche individuale in quanto:

- costituisce una nuova e importante offerta di turismo sostenibile e di svago a ridosso della metropoli milanese; - può permettere la creazione di un importante indotto per i territori attraversati; - favorisce la valorizzazione del patrimonio storico, agricolo e naturale legato alle vie fluviali lombarde (navigli e canali industriali); - mette in connessione l’offerta turistica lombarda con quella piemontese e svizzera, dando la possibilità di creare interessanti circuiti.

Il tratto dell’idrovia di interesse prioritario per gli obiettivi regionali è quello che collega il lago Maggiore (da Sesto Calende) con Milano e Pavia, ed ha complessivamente una lunghezza di oltre 100 Km. Undici chilometri si trovano in ambito fluviale quasi naturale (Ticino), i rimanenti sono lungo canali artificiali (Canale industriale, Naviglio Grande, Naviglio Pavese). Per il completo uso della via navigabile (professionale, diporto, ecc.) sono necessari interventi importanti in diversi tratti, che richiedono una prospettiva di medio – lungo periodo e risorse notevoli. Per garantire la navigabilità dei canali occorre inoltre impedire la realizzazione di attraversamenti o altri manufatti che ostacolino la navigazione lungo tutta la idrovia.

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Interventi per il ripristino della navigabilità

Perseguire l’obiettivo della navigazione attraverso l’itinerario dal Lago Maggiore a Milano, presuppone il finanziamento di una serie di interventi di ripristino infrastrutturale di notevole entità che, rispetto ad una stima di massima, evidenzia un costo complessivo superiore a 50 milioni di euro.

L’intero percorso è stato suddiviso in tratte funzionali e strettamente collegate tra di loro. Più precisamente:

1) Dal lago Maggiore alla diga del Panperduto. 2) Il Canale Industriale e Canale Villoresi 3) Il Naviglio Grande . 4) Il Naviglio Pavese. 5) La confluenza in Ticino ed il Po.

1) Tratto Lago Maggiore – Diga del Panperduto

Fiume Ticino Uscendo dal Lago Maggiore, all’altezza di Sesto Calende, il fiume Ticino presenta una corrente regolare e da questo punto di vista dovrebbe essere abbastanza facilmente navigabile.

Sbarramento di regolazione alla Miorina La Conca di navigazione è stata recentemente recuperata ed è attualmente funzionante. La riattivazione della Conca della Miorina è stato il primo importante intervento infrastrutturale, che ha permesso di rimuovere il primo ostacolo per la navigazione nel Ticino. L’opera è stata resa possibile grazie a un progetto strategico europeo (INTERREG III) cofinanziato nell’ambito del Programma di Cooperazione Italia-Svizzera 2000–2006 con Regione Lombardia capofila italiana del progetto. Nel 2009 è prevista la prima navigazione sperimentale con la proposta di un tour specifico in partenza dal lago Maggiore.

Diga di Porto della Torre Occorre costruire la conca di navigazione (in sponda piemontese). La progettazione ad opera della regione Piemonte risulta già in fase esecutiva, manca parte del finanziamento necessario alla realizzazione delle opere.

Diga di Panperduto Nella parte lombarda il successivo ostacolo in direzione Milano è la diga di Panperduto, da cui nascono il sistema dei Navigli come oggi lo conosciamo, il Canale industriale e il Canale Villoresi. E’ stata ripristinata la conca di navigazione che permette l’ingresso nel Canale Industriale e al Canale Villoresi grazie al progetto di ENEL e Consorzio Est Ticino Villoresi all’interno del P.I.A Navigli. Esiste anche una conca di navigazione (non funzionante) di ritorno verso il Fiume Ticino. Il bacino di Panperduto è un monumento idraulico del XIX secolo caratterizzato dall’esistenza di numerosi manufatti idraulici, realizzati per lo più a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900, alcuni di notevole pregio architettonico. Tali manufatti si presentano oggi solo parzialmente in buono stato di

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conservazione e sono stati oggetto di alcuni interventi di manutenzione volti all’esclusivo mantenimento meccanico relativo alle paratie e agli elementi regolatori.

L’impianto consiste di diverse opere (dighe e altro) che si allungano per oltre 2 chilometri.

I bacini idraulici artificiali contenuti trattengono rispettivamente circa novecentomila e seicentomila metri cubi d’acqua. Grazie a questi canali sono irrigati circa 115 mila ettari e con le acque regimate viene prodotta elettricità per poco meno di 2000 gigawattora annue. Infatti le acque del Canale Industriale, vengono utilizzate dalle centrali idroelettriche di Vizzola, Tornavento e Castelli, per confluire in parte nel Naviglio Grande e in parte nuovamente nel Ticino, dopo aver alimentato la centrale di Turbigo Inferiore.

2) Il Canale Industriale Il Canale Industriale alimenta una serie di centrali idroelettriche gestite dalle società di produzione di energia. Il Canale (Canale Vittorio Emanuele III) è dotato di diverse conche anch’esse da restaurare, in corrispondenza dei tre salti di Vizzola (28 m.), Tornavento (7 m.), Turbigo (9 m.).

Centrale Vizzola Per superare il grande salto di Vizzola, in cui si trova l’omonima e imponente centrale idroelettrica (1889), occorre restaurare le conche laterali alla centrale dotate di alti portoni in ferro. Sbarramento in acqua a valle della centrale da superare (manufatto a struttura reticolare a raso sul canale per inserire panconi e consentire di deviare la corrente verso il canale Lodigiani) .

Centrale di Tornavento Il canale prosegue poi all’interno del Parco del Ticino, fino alla centrale di Tornavento (1940) sprovvista di conca, ma con la sede ad essa riservata. Più modesta rispetto all’impianto di Vizzola, la centrale di Tornavento è ubicata parallelamente all’incile del Naviglio Grande, il cui primo tratto è stato dismesso ed è oggi una riserva naturale. Occorre realizzare ex novo la Conca di navigazione presso la centrale. Sbarramento in acqua a valle della centrale da superare.

Centrale Castelli La centrale idroelettrica di Turbigo è dotata di una conca per superare il dislivello di 9 metri tra il canale industriale e il naviglio Grande, dove si versa metà dell’acqua restituita dalla centrale. Occorre ripristinare la Conca di navigazione.

Diga e conca Poireé Localizzata nei pressi della centrale termoelettrica Edipower di Turbigo, è stata recentemente ristrutturata e dotata di conca di navigazione attualmente funzionante.

3) Il Naviglio Grande

Tratto Turbigo – Abbiategrasso

Superato il centro di Turbigo con i suoi ponti e le sue caratteristiche costruzioni inizia l’asta “monumentale” del Naviglio Grande fino a Milano.

Questo tratto del Naviglio Grande è attualmente navigabile e navigato, non necessita di particolari interventi infrastrutturali grazie all'esistenza di approdi e ormeggi e segnaletica per la navigazione, 149

necessita invece di interventi di messa in sicurezza e di adeguamento delle strutture esistenti finalizzate alla navigazione turistica.

Tratto da Abbiategrasso fino alla Darsena di Milano

Anche in questo tratto non ci sono particolari problemi per la navigazione; è attiva una navigazione di tipo turistico iniziata sperimentalmente già nel 2006, la quale ha permesso da un lato di verificare le potenzialità commerciali della navigazione) dall’altro di capire le necessità di interventi infrastrutturali (ad esempio sugli approdi, sugli ormeggi e sulle sponde) per rendere più agevole l’utilizzo dell’idrovia.

In merito invece alle ipotesi di realizzazione, lungo la tratta Milano-Abbiategrasso, di una linea di trasporto pubblico di linea, a servizio della densa conurbazione attraversata, sono i lunghi tempi di percorrenza prevedibili (in particolare “controcorrente”) e la presenza, in parallelo a poche decine di metri, della linea ferroviaria, che offrirà presto un servizio di tipo suburbano, la fanno ritenere al momento non sostenibile.

È infine attivo un servizio di navigazione nell’area della Darsena di Milano, che mette in relazione il Naviglio Grande con l’inizio del Naviglio Pavese. Lungo tutto il corso del Naviglio Grande sono stati realizzati dal Consorzio ETVilloresi interventi di consolidamento delle sponde, che hanno interessato i punti più critici evidenziati nel corso di una campagna di ricognizione, compiuta dallo stesso Consorzio e dalla Navigli s.c.a.r.l. Sono stati inoltre valorizzati gli approdi esistenti con interventi di manutenzione straordinaria e sono stati creati 4 nodi di interscambio boat-bike a Bernate Ticino, Pontevecchio di Magenta, Boffalora sopra Ticino e Robecco sul Naviglio. Infine, la presenza di numerose associazioni sportive da evidenza della multifunzionalità in particolare in questa tratta del Naviglio: il canottaggio per la particolarità e le dimensioni delle imbarcazioni trova in questa tratta la sua collocazione preferenziale (RR n.3/2015).

Criticità Non sono presenti conche di navigazione od altri ostacoli, ma in questo caso le criticità di navigazione sono rappresentate da:

- una corrente piuttosto veloce, a volte caratterizzata da “piccole rapide” dovute o a sconnessioni del fondo o alla presenza di opere (soglie di fondo) per la regimazione della corrente, in particolare nel tratto tra Robecco sul Naviglio ed Abbiategrasso; - la crescita di alghe o erbe palustri da tagliare periodicamente perché possono creare problemi ai natanti e per il regolare deflusso delle acque.

Naviglio di Bereguardo

Da Abbiategrasso, deviando dal Naviglio Grande, ha origine il Naviglio di Bereguardo.

Se si esclude il primissimo tratto di canale (ancora nell’abitato di Castelletto di Abbiategrasso), la sezione ristretta del canale con la presenza di numerose conche di navigazione (10 conche e 1 ponte a raso), rendono il percorso molto lungo e difficilmente navigabile. Inoltre, il naviglio scorre, per la gran parte del suo tracciato, piuttosto distante dai luoghi di interesse culturale, rendendone il collegamento e la visita non agevole.

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Invece, grazie agli interventi realizzati con il Programma P.I.A. Navigli e con le risorse regionali destinate alle manutenzioni straordinarie (poco meno di 4,5 milioni di euro investiti) sono state eliminate le principali criticità delle sponde, migliorando in maniera decisiva la sicurezza idraulica su tutto il canale. Inoltre sono stati attuati interventi per favorire la canoabilità con l’installazione di numerosi pontili lungo tutta la tratta.

4) Il Naviglio Pavese Complessivamente il Naviglio Pavese si sviluppa per una lunghezza di 33 km, con una portata media di circa 10 mc/s (che si riduce man mano che si avvicina a Pavia).

Attualmente il Naviglio è sfruttato per scopi irrigui, assai meno per scopi industriali. Il massiccio prelievo di acque condiziona sicuramente l’utilizzo per fini nautici del corso d’acqua, anche se una gestione del sistema, in accordo con gli enti regolatori, può consentire di disporre di una quantità d’acqua sufficiente a garantire il transito di natanti con basso pescaggio.

Il Naviglio di Pavia costituisce un ambito idroviario omogeneo e particolarmente adatto per la navigazione, in quanto dotato di sezione costante e sufficientemente larga (la larghezza supera 11 m al pelo libero). La pendenza è lieve e la velocità della corrente è moderata: il dislivello complessivo è superato attraverso le conche. Durante tutto il tragitto il canale è sempre accompagnato da una strada alzaia su entrambe le sponde.

Sono stati realizzati interventi di manutenzione straordinaria presso la conca detta “Conchetta” sul Naviglio Pavese e nelle tratte più ammalorate, anche se si tratta di interventi meno estesi rispetto agli altri canali.

Criticità

Prescindendo dalla possibilità di ripristinare la navigazione lungo tutto il tracciato del Naviglio Pavese, tenendo conto che essa sembra ormai seriamente compromessa sia dalla presenza di numerosi ponti e passaggi realizzati a raso sia dalla presenza di numerose conche di navigazione ora non più funzionali, in linea con le indicazioni del Master Plan non si esclude che singoli tratti possano essere utilizzati a tale scopo.

Pertanto, è stato analizzato il sistema di conche sia in uscita da Milano, dalla Darsena fino ad Assago, sia quelle presenti da Certosa di Pavia a Pavia, sia quelle presenti nell’ultimo chilometro di canale e sono state valutate le condizioni generali della confluenza con il fiume Ticino.

CARATTERISTICHE GEOMETRICHE DELLE CONCHE TOPONIMO TIRANTE TIRANTE SALTO LUNGHEZZA LARGHEZZA D’ACQUA D’ARIA (m) (m) (m) (m) (m) “Conchetta” 1.85 50.0 6.25 “Conca Fallata” 4.65 53.0 5.40 Conca di Rozzano 3.60 49.6 6.25 Conca di Moirago 1.70 49.5 6.25 Conca di Casarile 4.80 52.0 6.25 Conca di Nivolto 3.55 51.0 6.25 Conca della Torre Mangano (Certosa) 4.40 56.0 6.25 Conca del Cassinino 4.80 54.0 6.25 Conca di Porta Cairoli 4.40 57.3 6.20 1° Conca accollata alla Botanica 3.80 104.0 6.20 151

CARATTERISTICHE GEOMETRICHE DELLE CONCHE TOPONIMO TIRANTE TIRANTE SALTO LUNGHEZZA LARGHEZZA D’ACQUA D’ARIA (m) (m) (m) (m) (m) 2° Conca accollata alla Botanica 3.80 1° Conca accollata di Porta Garibaldi 3.80 107.0 6.20 2° Conca accollata di Porta Garibaldi 3.80 Conca del Ticino o del Confluente 3.30 66.8 6.20

N.B. in giallo/grigio sono evidenziate le conche che occorrerebbe riattivare per garantire il collegamento tra il Comune di Certosa di Pavia ed il capoluogo presso P.zza San Giuseppe.

Per questa tratta si può prevedere un’utenza turistica prevalentemente di gruppo, già attratta dal Monastero di Certosa e dalle emergenze storico-monumentali di Pavia, coinvolgibile anche da una proposta “innovativa” di trasferimento lungo la via d’acqua; risulta quindi prioritaria la definizione degli interventi attuabili.

Nel tratto fra la Certosa di Pavia e Pavia le criticità sono principalmente dovute alla presenza di alcuni ponti a raso (ad esempio Ponte di Borgarello, ponte dello stadio di Pavia, ponte di piazza S. Giuseppe) e 2 conche di navigazione da ristrutturare, che rendono quindi molto problematica la navigazione.7

5) La confluenza in Ticino ed il Po

Il Naviglio Pavese, attraversata la città di Pavia, ritorna le acque in Ticino con una scala di conche (area del Confluente) che rendono difficile il ripristino della navigazione nell’ultimo tratto di canale. Oltre ai costi di ripristino delle opere, i tempi di attraversamento sarebbero veramente lunghi. L’area del Confluente è invece utilizzabile come punto di approdo sul Ticino per la navigazione già attiva tra il Ticino, nell’ambito cittadino di Pavia (a partire dal Lido) ,fino al ponte della Becca (a Stradella) dove il Fiume entra in Po.

Allegato 1: “Navigazione Lago Maggiore Milano – Dati rapporto TEI 2002”

Prime indicazioni di valorizzazione turistica dell’idrovia

Come si è visto, esistono numerosi tratti già navigabili, e l’intero itinerario può essere reso fruibile in tempi relativamente brevi, alternando diversi mezzi di trasporto (barca, canoa, bicicletta, mezzi pubblici). La navigazione turistica è un tipo di navigazione gestita da operatori professionali, mentre la navigazione da diporto è effettuata a scopi sportivi o ricreativi senza fine di lucro. Per la valorizzazione turistica dell’idrovia possono essere incentivate entrambe le tipologie di navigazione, in riferimento ai diversi tratti dell’idrovia:

- piccole imbarcazioni senza motore (canoe, kayak);

7 Per il ripristino della tratta Certosa-Pavia si stima la necessità di circa 7M€ di interventi (il Comune di Pavia ha approvato il progetto esecutivo di intervento sul ponte di P.zza S. Giuseppe per 1,7M€ e dovrebbe avviare i lavori nel corso dell’anno.)

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- piccole imbarcazioni con propulsione ibrida (diesel / elettrico) a bassa velocità;

- imbarcazioni di media grandezza, per il trasporto di passeggeri in alcuni tratti del Naviglio Grande.

Nel breve/medio periodo è possibile ipotizzare lo sviluppo di un percorso turistico “canoistico” di 70 km dal Lago Maggiore a Milano, ( ipotesi proposta dal Consorzio Est Ticino Villoresi) con pochi interventi infrastrutturali ma uno sforzo “culturale” notevole. Esempi simili esistono all’estero (soprattutto in Francia) ma niente di analogo è presente oggi in Italia se non per piccoli tratti e periodi.

Diga, conca e Bacino del Panperduto

Un primo esempio di elemento di grande interesse paesaggistico e storico-monumentale è l’impianto della diga del Panperduto, all’inizio del percorso, che si trova inoltre in una situazione ambientale e paesaggistica eccezionale dentro al Parco regionale del Ticino. La riqualificazione del Bacino di Panperduto consente non solo il prolungamento della navigazione lungo l’idrovia, ma costituisce un molteplice approdo turistico, di terra e di acqua, in cui trovano spazio i diversi temi relativi ad un complesso sistema ambientale.

Utilizzando l’acqua come filo conduttore, è stato realizzato un percorso didattico per la comprensione dei sottosistemi che compongono il bacino di Panperduto, lungo il Naviglio Grande, invitando il visitatore a scoprire e cogliere le ragioni dell’esistenza del bacino stesso, la sua storia ma anche le nuove necessità legate alla qualità ambientale e alle fonti energetiche rinnovabili. Il percorso didattico è finalizzato alla conoscenza dei manufatti storici presenti, della fauna, della flora locale nonché alla comprensione di nuove attività che si possono svolgere sull’acqua. Un giardino acquatico, un giardino botanico, un’area dedicata alla fauna, con le scale di risalita per l’ittiofauna sono solo alcune delle aree tematiche possibili all’interno del complesso sistema ambientale. Nel Bacino del Pamperduto è stato realizzato il Museo delle acque Italo-Svizzero, raggiungile dall’Ostello del Panperduto via battello, entrambe le strutture, come anche il pontile a servizio sono state finanziate da Progetto Integrato d’Area Navigli.

Il recupero/restauro degli edifici storici e di tutti gli elementi a corredo per il funzionamento di conche ed alzaie ha permesso il rispristino della navigazione nel bacino e lungo l’idrovia, verso l’incile del Canale Villoresi e del Canale Industriale.

Naviglio Pavese

In considerazione del fatto che questo naviglio non può vantare la ricchezza di valori naturalistici e architettonici che caratterizzano, in particolare, la parte alta del naviglio Grande, le priorità di intervento dovranno essere concentrate nelle tratte che consentono la fruizione di beni di particolare valore e che presentano criticità più facilmente risolvibili (Milano-Assago e Pavia-Certosa). In questa situazione, a maggior ragione, gli interventi a favore della navigazione dovranno essere accompagnati con opere per la riqualificazione ambientale e paesaggistica del contesto. Un’altra linea d’azione dovrà essere avviata per favorire l’utilizzo promiscuo dei differenti mezzi disponibili per la fruizione (bici. ferro, …), così come per implementare i luoghi e/o gli eventi che creano attrattività nel contesto.

Il PTRA rappresenta sulla tavola n. 8 “Navigazione” la via navigabile come sopra descritta.

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Azione: sviluppo della navigazione inizialmente anche per tratti e della mobilità sostenibile lungo l’idrovia Lario - Adda – Milano - Po

Il ripristino della navigabilità lungo l’idrovia Lario – Adda – Milano - Po comprende l’utilizzo dei navigli Paderno e Martesana. All’epoca della dominazione francese di Milano nei primi anni del 1500, durante il soggiorno di Leonardo da Vinci presso la corte di Ludovico il Moro, vennero iniziati gli studi per la realizzazione di un canale il cui tracciato finale doveva permettere il superamento del tratto non navigabile del fiume Adda. Nei secoli successivi venne così progettato e ideato il Naviglio di Paderno. Dall’incile di Paderno d’Adda a Porto d’Adda, attuale punto di immissione nell’Adda, il Naviglio di Paderno misura 3,5 km.

Il Naviglio della Martesana, denominato in passato “Naviglio Piccolo”, è tutt’altro che piccolo, sviluppandosi per una lunghezza pari a circa 38km (seconda solo a quella del Naviglio Grande lungo 50km) che le consente di collegare il fiume Adda, da cui ha origine presso Trezzo sull’Adda, con la città di Milano, dove scorre all’aperto fino a Cassina de’ Pomm, per poi finire interrato nella chiusa di San Marco dove un tempo si congiungeva con gli altri Navigli milanesi.

Il fitto tessuto antropico del Naviglio Martesana è inoltre caratterizzato dalla presenza di numerosi ponti, alcune conche anticamente utilizzate per la navigazione, oltre a numerose bocche per l’irrigazione e l’alimentazione di centrali idroelettriche. Tra i principali manufatti di servizio del Naviglio Martesana si segnalano i ponti canali realizzati sul fiume Lambro e sul torrente Molgora e le chiuse utilizzate per la navigazione.

Interventi per il ripristino della navigabilità

L’analisi del corso d’acqua da Lecco al Po ha messo in evidenza come la risorsa idrica del fiume Adda venga sfruttata fortemente per scopi irrigui e industriali. Nel tratto iniziale del fiume, infatti, la maggior parte delle opere di ritenuta è al servizio di centrali idroelettriche, mentre nel tratto mediano fino al Po gran parte delle acque viene derivata per alimentare canali artificiali adibiti a scopo irriguo.

L’intero percorso è suddiviso in tratte funzionali e collegate tra di loro e più precisamente:

1) Dal Lario – Adda fino a Robbiate 2) Naviglio di Paderno 3) Adda da Cornate a Trezzo d’ Adda 4) Naviglio Martesana da Trezzo d’Adda a Milano 5) Adda da Trezzo d’Adda al Po

1) Dal Lario – Adda fino a Robbiate

Il regime delle acque è regolato presso lo sbarramento di Olginate ed è gestito dal Consorzio dell’Adda, che vede fra i suoi principali utenti società del gruppo ENEL e del gruppo EDISON, nonché alcuni Consorzi di Bonifica.

In quest’ambito è evidente che l’uso delle acque per la navigazione deve essere gestito in accordo con le esigenze irrigue e industriali.

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A valle della diga si trova il lago di Olginate, dal quale prende poi origine il corso sub-lacuale del fiume Adda. Fino alla diga di Robbiate è possibile la navigazione anche se in molte anse fluviali si notano bassi fondali; inoltre, in prossimità di alcuni ponti la corrente risulta veloce e la presenza delle pile potrebbe costituire un ostacolo difficile da superare per conducenti poco esperti.

A Robbiate comincia il massiccio sfruttamento delle acque del fiume, sia a scopo idroelettrico che irriguo. Nei secoli scorsi, lungo l’alveo sono stati realizzati, per la derivazione delle acque, manufatti trasversali, che nella quasi totalità dei casi costituiscono un ostacolo insuperabile per la navigazione, interrompendo la continuità nautica.

Presso la diga di Robbiate si trova la centrale “Semenza”, costruita nel 1920 e gestita dall’EDISON, che sfrutta il modesto salto di 8 metri tra i livelli delle acque a monte e a valle della diga. Particolarità di questa centrale è quella di non avere un bacino di immissione né canale derivatore, ma semplicemente una vasca di alimentazione che convoglia le acque derivate in tre vasche dove sono collocate le turbine.

Alla diga di Robbiate ha origine anche il canale di alimentazione della centrale idroelettrica “Esterle”, gestita dall’EDISON: il canale, lungo quasi 5 km, dei quali alcuni in galleria, porta le acque fin sopra l’edificio della centrale (ubicata a Cornate d’Adda), le immette nelle condotte forzate fino alle turbine, sfruttando un salto di oltre 30 m. Il canale abbastanza stretto presenta una corrente piuttosto veloce: dopo circa 300 m si trova una conca non funzionante (dimensioni 30.0×5.5 m, salto variabile in funzione delle condizioni idrometriche, compreso fra 6 e 8 m.), che consente di riprendere il corso d’acqua naturale.

Il Consorzio per la gestione del Parco Adda Nord sta curando tutte le attività per la navigazione non di linea lungo tutto il tratto del fiume Adda in oggetto, in particolare supportando i comuni nell’individuazione dei punti di attracco, rendendo altresì funzionale e funzionante la conca sita in comune di Vercurago, presso la diga di Olginate, in relazione alla sistemazione dell’alveo del fiume.

Passato il ponte in ferro di Paderno, comincia il tratto più pericoloso, dove l’alveo dell’Adda si incassa e comincia ad assumere un comportamento torrentizio, con rapide e salti.

L’unico tratto non navigabile a valle del ponte in ferro di Paderno d’Adda è superabile attraverso il naviglio di Paderno.

2) Naviglio di Paderno

Il naviglio di Paderno è derivato dall’Adda tramite una traversa in granito che attraversa obliquamente l’alveo, lunga 178 m e larga circa 13 e dotata di sistema mobile del tipo Poiret.

Lungo il tracciato del naviglio si possono identificare tre tratte. La prima dall’incile fino al primo sostegno della “Conchetta”, utilizzata come bacino derivatore per le acque della centrale idroelettrica “Bertini”, realizzata nel 1898 dalla società EDISON, presenta una larghezza di 13 metri con profondità d’acqua superiore a 2 m. La seconda tratta, costituita dal tracciato originario del naviglio, presenta larghezze variabili fra i 9 e gli 11 metri e fondali variabili da 0.7 a 1.3 m. Infine, la terza tratta è costituita dal prolungamento eseguito nel 1898 dalla società EDISON per l’alimentazione della centrale idroelettrica “Bertini”, ubicata a Porto d’Adda: il canale presenta larghezze comprese fra gli 8 e i 20 metri e fondali variabili fra 1.0 e 1.1 m.

Attualmente le conche per la navigazione (non funzionanti e da ristrutturare) del Naviglio di Paderno sono 7 e consentono complessivamente il superamento di un salto di 30.87 m, a queste 155

occorre aggiungere la “conca Terminale”, realizzata con l’entrata in funzione della centrale idroelettrica “Esterle” (salto di 1.54 m). Il salto delle conche veniva sfruttato anche per la produzione di energia elettrica.

La massima lunghezza utile per i natanti è data dalla “conca in Adda” nella misura di 35 m, mentre la minima lunghezza è stabilita dalla “conca delle fontane” in 24 m; la larghezza massima è definita dalla “conca Edison” in 5.8 m, mentre la larghezza minima si trova alla “conca Vecchia” in 4.8 m.

Attraversano il canale 7 ponti, uno per ciascuna conca, più uno all’incile e uno allo scarico. E’ munito di sfioratori e scaricatori ed è costeggiato da una strada alzaia che si sposta dalla sponda destra alla sinistra. La portata, anche se adesso non corre acqua, si aggira attorno ai 30 mc/s all’incile. Occorre mettere in evidenza che in molti tratti il naviglio è pavimentato perché il terreno nel quale è scavato non è molto stabile, essendo costituito in prevalenza da conglomerato.

Criticità

Ai sensi del RR n. 3/2015 il Naviglio di Paderno non è tratta adeguatamente strutturata per la navigazione. Per navigare è necessario il ripristino idraulico delle conche leonardesche del Naviglio di Paderno che permettono il superamento del tratto dell’Adda in cui sono presenti rapide con un dislivello di circa 27 m ed una lunghezza di 2,5 km, non percorribili dalla navigazione.8

3) Adda da Cornate a Trezzo

Da Cornate d’Adda, riprendendo il percorso naturale del fiume si raggiunge Trezzo sull’Adda dove si trova la diga per la centrale idroelettrica “Taccani” (ENEL), progettata nel 1906 e realizzata utilizzando il “ceppo” dell’Adda, in uno stile architettonico particolare che la rende un fulgido esempio di architettura industriale.

A valle di Trezzo comincia una serie di sbarramenti realizzati per diversi scopi, industriali, irrigui e idroelettrici. Dopo il ponte dell’Autostrada A4 si incontra lo sbarramento per l’opera di presa del Naviglio della Martesana: la conca sul canale non è funzionante.

4) Il Naviglio Martesana (da Trezzo a Milano)

Il Naviglio Martesana deriva le sue acque dal Fiume Adda in sponda destra in località Concesa (Trezzo d’Adda). E’ compreso parzialmente nel Parco Regionale Adda Nord, per il tratto tra Trezzo e Cassano d’Adda, mentre scorre al limite superiore del Parco Agricolo Sud Milano tra Gorgonzola e Cassina de’ Pecchi.

A partire dall’opera di presa posta sotto la villa di Trezzo, il Naviglio Martesana si sviluppa in direzione nord-sud adiacente al Fiume Adda per poi deviare bruscamente in direzione est-ovest in località Cassano d’Adda. Per un breve tratto, tra Concesa e Vaprio, il Naviglio Martesana scorre in posizione pensile rispetto al corso del fiume, difeso da arginature che si elevano per alcuni metri,

8 Per il ripristino delle condizioni di navigabilità del Naviglio di Paderno il costo complessivo di massima è stimato in circa : 8.000.000= Euro.

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attraversando fasce boschive naturali e parchi privati di notevole pregio (es. Villa Castelbarco in Vaprio d’Adda).

Successivamente con andamento abbastanza regolare e rettilineo si dirige verso Milano intersecando le Trobbie presso Bellinzago Lombardo, il Torrente Molgora a Gorgonzola ed infine il Fiume Lambro a Cologno Monzese.

Il canale è caratterizzato da una pendenza di fondo uniformemente distribuita lungo tutto il percorso, con una larghezza della sezione variabile da 9 a 18 metri circa e con altezza variabile da 1 a 4 metri.

Il canale ha prevalentemente una sezione rettangolare con muri in cemento e/o mattoni e fondo rivestito; le dimensioni minori della sezione si riscontrano nel tratto terminale di immissione in Milano per effetto della diminuzione della portata transitante.

Il Naviglio Martesana è caratterizzato da una notevole variabilità del regime idrometrico di deflusso nel corso dell’anno, in relazione alle esigenze idriche degli utilizzatori agricoli, essendo il canale stesso utilizzato per scopi irrigui.

La ricognizione delle situazioni di ammaloramento delle sponde, effettuata dal Consorzio ET Villoresi, finalizzata all’individuazione delle situazioni più urgenti, ha messo in evidenza come i valori maggiori di priorità fossero concentrati sul naviglio Martesana, oltre che sul Naviglio Grande.

Pertanto, a partire dal 2011, sono stati intrapresi i lavori di recupero dell’organismo strutturale della strada alzaia e di valorizzazione dell’originale muro spondale in comune di Vaprio d’Adda, per un tratto di circa 400m. L’intervento, oggi concluso, ha messo in sicurezza il punto più critico del Martesana, anche con un impianto di illuminazione ad hoc, ed ha garantito la funzionalità irrigua del canale, permettendo nel contempo l’estensione dei servizi di navigazione in essere.

Criticità

Per il naviglio Martesana, la presenza di criticità “nautiche” non consente di inserire negli interventi prioritari il ripristino della navigabilità sull’intero tracciato. Le condizioni al contorno fanno propendere per l’attuazione di interventi coordinati con le opere finalizzate alla valorizzazione dell’utilizzo ciclopedonale dell’alzaia, al fine di fornire nuove occasioni di fruizione, comprendenti la navigazione, per brevi tratte, a scopo essenzialmente di loisir o didattico, da attivare in ambiti o in situazioni puntuali da concordare anche con le rappresentanze locali e in sinergia con le opportunità di navigazione lungo l’Adda.

In particolare la tratta est del Naviglio Martesana favorisce la fruizione di un contesto a notevole valenza paesistica, accompagnata da un sistema di beni storico-architettonici di pregio, anche attraverso la realizzazione di collegamenti con altri itinerari.

Sono quindi ipotizzabili degli interventi puntuali di ripristino della navigabilità su tratte contenute di valenza locale, per piccoli natanti e a scopo esclusivamente turistico.

Le criticità individuate riguardano:

1. briglie e soglie di fondo finalizzate alla stabilizzazione delle fondazioni delle opere di attraversamento e per il controllo del trasporto solido e/o del profilo di fondo alveo; 2. traverse utilizzate per la derivazione della portata per scopo idroelettrico ed irriguo; 3. chiuse anticamente utilizzate per la navigazione, oggi non funzionanti;

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4. ridotto battente idrico nel tratto di avvicinamento a Milano, da ritenersi problematico con il livello minimo richiesto per la navigazione; 5. ridotta altezza delle sponde nel tratto di avvicinamento a Milano incompatibile con il minimo livello necessario a garantire la navigazione; 6. ridotta portata nel tratto subito a monte di Milano con conseguente ristretto livello idrico incompatibile con il passaggio dei natanti; 7. presenza di numerosi ponti con altezza che non consentono il passaggio di imbarcazioni.

Le problematiche legate alla navigabilità del canale dipendono dal livello idrico presente durante la stagione irrigua: le misure effettuate presso gli idrometri presenti nel tratto compreso tra Cernusco sul Naviglio e Cologno Monzese hanno evidenziato valori del battente inferiori a quelli necessari al transito delle imbarcazioni. Interventi finalizzati all’innalzamento del livello ed al rallentamento della corrente dovranno essere studiati compatibilmente all’altezza della sponda destra del canale che, in alcuni tratti, non è tale da contenere ulteriori innalzamenti di livello.

Sviluppo possibili approdi

Sulla base delle indicazioni e delle criticità precedentemente descritte e delle condizioni idrometriche attuali, è stata ipotizzata la possibilità di ristabilire i presupposti per la navigabilità solo in tratti brevi e localizzati con natanti di piccole dimensioni che richiedono quindi un pescaggio minimo. Esistono anche dei punti critici difficilmente aggirabili (traverse di regolazione di Vaprio d’Adda e Cologno Monzese) che obbligherebbero il trasbordo. Risulterebbe invece possibile riqualificare le conche anticamente già utilizzate per la navigazione a Inzago e Bellinzago Lombardo. Per quanto riguarda la navigazione turistica ad oggi è attiva la tratta Trezzo – Vaprio d’Adda ed è ipotizzabile una seconda tratta (Cassano d’Adda e Gorgonzola). L’intera tratta limitatamente al comune di Vimodrone - Milano esclusa - è classificata come canoabile (R.R. n.3/2015) ma fruibile in discontinuità per la presenza di ponti a raso, briglie e conche non attive.

Tali tratte consentono la realizzazione di collegamenti con altri itinerari presenti legati al Parco Adda Nord, all’esistente Ecomuseo Leonardesco e alla presenza di numerose Ville storiche e di elevato pregio architettonico.

La tratta più a monte collega Trezzo a Vaprio d’Adda, fino al punto in cui, a causa di uno sbarramento legato alla centrale idroelettrica, ostacolo al momento insormontabile, si è ritenuto difficoltoso il proseguimento.

In tale tratta la Società Navigli Scarl ha realizzato due approdi in punti di estrema rilevanza architettonica, a monte in Comune di Trezzo d’Adda, e a valle nei pressi della Casa del Guardiano delle Acque in comune di Vaprio d’Adda dove è allestito il museo interattivo di Leonardo, nei pressi del centro storico di Vaprio e in corrispondenza di antichi lavatoi.

Su questa tratta dall’estate 2009 è attiva la navigazione turistica sperimentale che è stata confermata come tratta del servizio di navigazione turistica, come da RR n.2/2019 e rispettivo bando (DGR 2603/2019 -Duoo n.1895/2019).

La tratta più a valle è realizzabile risolvendo le criticità esistenti (tre conche di navigazione e due briglie) e verificando il passaggio dell’imbarcazione sotto i ponti di Inzago e Gorgonzola.

Tale linea di navigazione prevede la realizzazione di un totale di cinque approdi: a monte in località Groppello d’Adda presso lo storico ruotone, proseguendo a valle si giunge nei pressi del centro 158

cittadino di Cassano d’Adda, per poi arrivare al centro di Inzago e Bellinzago Lombardo, chiudendo quindi la tratta in Comune di Gorgonzola dove è possibile collegarsi a Milano con l’esistente metropolitana poichè l’ultima tratta di Naviglio Martesana, da Gorgonzola a Milano, è attualmente non navigata in quanto esistono criticità di carattere infrastrutturale (ponti a raso e mancanza di approdi), nonchè scarsa portata d’acqua, soprattutto nel periodo della irrigazione estiva.

La somma riportata nella nota 5, è una ipotesi economica per rimuovere gli ostacoli infrastrutturali e realizzare gli approdi necessari.

5) Adda da Trezzo al Po

In sponda sinistra, dopo Crespi d’Adda, avviene la confluenza del Brembo, che, visto il carattere torrentizio del corso d’acqua, presenta spesso fenomeni di rigurgito e vortici, con l’apporto di grossi volumi di materiale grossolano nel corso principale dell’Adda.

Dopo il Brembo, lungo l’Adda si trova una serie di discontinuità idrauliche che rendono problematico il transito dei natanti. Si incontra uno sbarramento di pali presso il ponte di Canonica d’Adda: tale sbarramento non è visibile quando le paratoie della successiva opera di sbarramento di Sant’Anna (posta a 1,5 km a valle) sono chiuse.

Dopo altri 3 km si trova lo sbarramento di Groppello d’Adda e l’opera di presa della Muzza, canale realizzato nel 1220 che deriva le sue acque dall’Adda per mezzo di una diga che attraversa completamente l’alveo del fiume (dotata di scala per la risalita dei pesci, ma non di conca per la navigazione), che durante le magre convoglia tutte le acque dell’Adda nella Muzza. A valle dello sbarramento il fiume, privato di 105 mc/s, risulta poco adatto alla navigazione vista la scarsità d’acqua presente, almeno durante il regime ordinario delle portate.

Proseguendo verso Cassano d’Adda, la navigazione lungo l’Adda è ancora piuttosto impervia, specialmente per la presenza dell’opera di presa del Canale Retorto, adibito a scopi irrigui. Lo sbarramento, che attraversa trasversalmente l’intero alveo del fiume, non è dotato di conca, ma dispone di una piccola gru per l’alaggio di natanti (da ristrutturare). Anche il Canale Retorto opera un grosso prelievo, pari a circa 22 mc/s

A Cassano d’Adda si trova un altro nodo idraulico complesso, dove le acque dell’Adda e della Muzza si uniscono e si dividono, in un intreccio di confluenze e sfioratori di piena. Il fiume Adda riprende il suo corso attraverso un canale derivato dal tracciato originario, ricevendo gli apporti idrici anche dagli sfioratori di piena della Muzza.

A Rivolta d’Adda, presso il ponte stradale si trovano i ruderi del vecchio ponte, che rendono insuperabile l’ostacolo. Presso il ponte si trova una traversa in massi che serve a protezione delle pile del recente ponte stradale a servizio della SP Rivoltana, realizzato poche decine di metri più a monte. In questo tratto finale del fiume, fino alla confluenza in Po, è frequente l’utilizzo di queste opere di sbarramento per la protezione delle pile dei ponti: il superamento di questi ostacoli è impossibile senza il ricorso a scivoli, a gru di alaggio o a conche, nel caso di grandi salti.

A Merlino, si trova lo sbarramento per l’opera di presa del Canale Vacchelli, ultima grande derivazione realizzata lungo il fiume. Lo sbarramento è realizzato trasversalmente lungo tutta la sezione dell’alveo e non è dotato di conca per la navigazione. L’opera consente la derivazione di 37 mc/s, lasciando nuovamente il corso d’acqua principale in condizioni poco adatte alla navigazione. A monte dello sbarramento il fiume forma un bacino, che andando a riempire zone di pertinenza fluviale abbandonate ha permesso la formazione di aree umide di particolare interesse. 159

Da Lodi al Po attraverso Pizzighettone non si incontrano molti ostacoli, però si trovano spesso sbarramenti in massi o scivoli in calcestruzzo a protezione di ponti: questi manufatti costituiscono un ostacolo insuperabile per la navigabilità del fiume. L’Adda, tra i fiumi lombardi, è quello sicuramente più legato alle vicende storico politiche ed economiche della regione e in particolare del capoluogo. Nei suoi 313km scorre sempre in Lombardia e per il suo bacino imbrifero è il maggiore affluente di sinistra del Po.

Il PTRA rappresenta sulla tavola n. 8 “Navigazione” la via navigabile come sopra descritta.

Prime indicazioni di valorizzazione turistica dell’idrovia

La via navigabile dal lago di Como, a Lecco, fino a Lodi attraverso l’Adda è affascinante e interessante per la natura selvaggia, per le opere d’arte dei dintorni, per gli insediamenti e le architetture industriali e per le opere idrauliche che, collegandolo con canali, hanno reso tutto il suo corso navigabile sia verso il Po che verso Milano e hanno creato quella che per secoli è stata una delle idrovie più importanti d’Italia.

L’asta del Martesana vanta una continuità di luoghi (12 Comuni afferenti al Naviglio), di testimonianze storiche (ville, cascine) e bellezze ambientali (Parchi Adda Nord, Agricolo Sud Milano) di grande pregio ma tuttavia fragili e bisognose di interventi utili a garantirne la sopravvivenza e l’accessibilità. Importante, in un’ottica di fruizione e valorizzazione delle bellezze del Naviglio, è la possibilità di recuperare l’antica vocazione del canale, ovvero la navigabilità, quale occasione e leva per lo sviluppo di un’offerta turistica moderna, in grado di soddisfare le nuove esigenze del mercato, e sostenibile, coerentemente con gli indirizzi della politica ambientale regionale e comunitaria. Un elemento di particolare rilevanza e di pregio presente nell’ambito del territorio Martesana è l’Ecomuseo Adda di Leonardo, situato nel Parco Regionale dell’Adda Nord, di cui si parla più diffusamente nel paragrafo : Obiettivo 3: valorizzare il patrimonio storico culturale e ambientale.

Le caratteristiche del percorso preso in esame, compreso nel Parco fluviale dell’Adda, e del territorio circostante, così antropizzato, vario e ricco di tesori sia naturalistici che storico-artistici, la vicinanza di alcuni dei centri più importanti della Lombardia, rendono quest’area degna di essere più valorizzata e fruita. Per queste ragioni potrebbero essere ripristinati, gli antichi traghetti, i pontili e gli attracchi; andrebbe potenziata l’attuale offerta di navigazione turistica dei canali per godere dello spettacolo naturale delle forre e dei salti d’acqua, delle dighe o dei ponti. Potrebbe essere promossa l’attivazione di servizi di ristoro lungo le alzaie (recuperando vecchie strutture come i caselli), punti di noleggio biciclette, canoe e kayak, studiati sentieri e percorsi anche per le scuole. Carente è al momento il sistema ricettivo, agriturismi e i bed & breakfast sono poco diffusi.

Allegato 2:” idee prodotto per la valorizzazione turistica delle aree protette”

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OBIETTIVO 2 : PROMOZIONE TURISTICA DEGLI ITINERARI CICLABILI

Azione: Miglioramento della qualità dell’offerta turistica della mobilità lenta

Con riferimento all’obiettivo fondamentale di valorizzazione delle opportunità di fruizione del sistema dei navigli, la ciclabilità viene considerata uno dei temi principali che concorre al raggiungimento di tale obiettivo.

I navigli assieme alle alzaie, rappresentano infatti una strada di collegamento alternativa alle reti di mobilità viaria e ferroviaria da giocare come risorsa per la fruizione del tempo libero e per fini turistici, in una visione “lenta” della mobilità che consente di “conoscere” meglio il territorio con le sue qualità ed emergenze.

Infatti i navigli si collocano in un sistema di elevato valore paesistico e ambientale che mette in relazione il capoluogo lombardo con Pavia e con molti altri poli della più ampia regione urbana milanese, oltre che collegare Milano ad alcune importati mete turistiche, dal lago Maggiore ai fiumi Ticino ed Adda.

Grazie all’intervento di parchi ed enti locali, anche attraverso il cofinanziamento regionale, è stato realizzato un ampio sistema di itinerari ciclabili nel territorio dei navigli. Nell’ambito della attività di promozione turistica, Regione Lombardia ha recentemente provveduto alla creazione di specifici road book, che segnalano con precisione gli itinerari ciclo-turistici che costeggiano i navigli. I cinque navigli sono tutti quasi completamente costeggiati da alzaie, utilizzate come percorsi ciclopedonali, ad eccezione della cerchia dei navigli a Milano, dove sarebbe importante ripristinare l’antico collegamento tra naviglio Grande, Pavese e Martesana attraverso una apposita pista ciclabile.

Non sempre però le piste ciclabili lungo i navigli sono in sede propria, e manca una adeguata segnalazione. Attraverso il piano d’Area si vuole dare continuità al sistema e potenziarlo con l’introduzione di nuovi percorsi che creino dei circuiti di fruizione turistica non solo lungo le sponde ma coinvolgendo maggiormente il territorio.

Analizzando nello specifico le condizioni e le priorità di intervento sul sistema dei navigli, si riprendono alcune considerazioni, già sviluppate in sede di Master Plan, sulle caratteristiche degli itinerari ciclabili lungo i singoli navigli, in ordine alle criticità che condizionano la loro effettiva percorribilità.

Il percorso lungo il naviglio Grande da un contesto a forte valenza naturalistica passa ad un ambito prevalentemente agricolo, per addentrarsi poi, avvicinandosi al capoluogo milanese, in un contesto altamente urbanizzato, dove permangono le principali interruzioni del percorso ciclabile. Qui l’itinerario deve ritrovare il suo ruolo di collegamento tra i nuclei urbani e di connessione con gli altri itinerari e circuiti di fruizione turistica e culturale.

La darsena milanese rappresenta l’elemento di connessione con l’itinerario che si sviluppa lungo l’alzaia del naviglio Pavese e con l’itinerario cittadino incentrato sul recupero del percorso della cerchia interna, sia dal punto di vista della mobilità ciclopedonale, sia per quanto riguarda la memoria storica, e da questo verso Martesana e Adda.

Il naviglio di Bereguardo si sviluppa all’interno del Parco del Ticino, in un ambiente a forte caratterizzazione agricola e riveste un ruolo prevalentemente turistico ricreativo. 161

La principale potenzialità di questo itinerario è legata all’opportunità di valorizzare i collegamenti con gli itinerari del Parco del Ticino e con gli altri circuiti, come per esempio “Camminando sull’acqua” e il “Circuito delle Abbazie”, quest’ultimo viene descritto più avanti nell’ambito dell’azione “Realizzare circuiti turistici culturali”.

Il progetto “Camminando sull’acqua”, proposto dalle Amministrazioni Comunali di Gaggiano, Lacchiarella, Zibido San Giacomo, Basiglio e Buccinasco, prevede la realizzazione di interventi di forestazione, di miglioramento ambientale e la realizzazione di percorsi ciclopedonali, in un territorio compreso tra i navigli Grande e Pavese, che vede l’elemento acqua come sua caratteristica principale.

Il progetto si propone di attuare gli indirizzi espressi dal PTC del Parco Agricolo Sud Milano ed è stato recepito negli atti di programmazione provinciale, dove è inserito fra quelli destinati alla valorizzazione paesistico ambientale del territorio.

Il progetto riprende e sviluppa “temi forti” del Parco Agricolo Sud Milano: 1) la qualificazione dell’ambiente (e la valorizzazione della qualità del paesaggio), 2) la fruizione pubblica degli spazi agrari da parte dei cittadini, 3) una considerazione del territorio di scala ampia e “a sistema”.

Nel corso degli ultimi anni il progetto “Camminando sull’acqua” ha suscitato l’interesse anche dei Comuni limitrofi di Assago, Noviglio e Vernate, che hanno, infatti, ratificato con delibera comunale la loro adesione formale. Ciò permette di ampliare l’offerta di luoghi di svago e di riposo a breve distanza dalle aree congestionate dal costruito, qualificando ambiti territoriali che creano un ampio corridoio verde.

L’itinerario ciclistico lungo il naviglio Pavese ha inizio nei pressi della Darsena e continua lungo l’alzaia che ne costeggia l’intero percorso fino a Pavia, con un solo cambio di sponda a Binasco. Il percorso non è sempre protetto dal traffico automobilistico e presenta anche tratti sterrati. Dopo un primo panorama di capannoni, centri commerciali e tangenziali, si entra quasi immediatamente in un paesaggio agricolo caratterizzato dall’alternarsi di tradizionali colture irrigue e, specialmente in provincia di Pavia, ampi pioppeti.

E’ interessante segnalare il progetto di greenway Milano – Pavia - Varzi. Il percorso è individuato nella proposta di Piano Paesaggistico regionale tra i tracciati guida che costituiscono i grandi itinerari percettivi del paesaggio lombardo. Il progetto, coordinato da Regione Lombardia, Sede territoriale di Pavia, è inserito nell’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST) provinciale ed è stato oggetto nel 2005 di specifico protocollo di intesa sottoscritto da Regione Lombardia, Province di Milano e Pavia, Comune di Pavia, Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese, parchi della Valle del Ticino e Sud Milano. Il tratto dalla Darsena di Milano allo stadio di Pavia, lungo l’alzaia del Naviglio Pavese, è già stato realizzato. È inserito nel progetto preliminare un successivo tratto che collega il centro storico di Pavia con il Po, per poi proseguire verso l’Oltrepò Pavese.

Il percorso ciclopedonale lungo il naviglio Martesana è quasi interamente attrezzato grazie agli interventi, oltre che della Provincia, delle diverse amministrazioni comunali. Da Milano a Cassano, in un contesto prevalentemente urbanizzato, l’uso è legato essenzialmente al tempo libero da parte dei residenti e al collegamento interurbano, mentre, procedendo verso l’incile, diventa preponderante la valenza paesistica, accompagnata da un sistema di beni storico-architettonici di

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notevole pregio. Di particolare rilievo diventa la realizzazione dei collegamenti con l’itinerario lungo il Villoresi e lungo l’alzaia della Muzza.

L’alzaia del naviglio di Paderno costituisce, infine, un itinerario ciclopedonale, che si snoda in un contesto di particolare valenza paesaggistica e ambientale e si inserisce nel più ampio itinerario che, lungo il corso dell’Adda, giunge sino alle porte di Lecco.

In ogni caso è importante favorire la fruizione integrata delle reti ciclopedonali con quelle su ferro, nella cui ottica assumono grande importanza le stazioni, sia della rete ferroviaria che di quella metropolitana e quindi gli interventi volti a promuovere l’utilizzo combinato ferro+bici.

Per il naviglio Grande, in considerazione anche della presenza di beni storici e servizi, le stazioni di riferimento possono essere rappresentate da Abbiategrasso, sulla linea ferroviaria Milano-Mortara, Magenta sulla linea Milano-Novara, Turbigo sulla linea per Novara delle Ferrovie Nord.

Riguardo al naviglio Pavese, al di là di Pavia, può essere oggetto di valorizzazione la stazione di Certosa alla quale fanno riferimento anche l'eccezionale presenza del complesso monastico e dell'oasi di Sant'Alessio.

Per il naviglio Martesana l'attenzione deve invece essere rivolta alla linea metropolitana M2, con le stazioni di Vimodrone, Cernusco sul Naviglio, Cassina dé Pecchi, Gorgonzola e Gessate. Gli interventi a favore dell'utilizzo combinato ferro-bici consentono infatti di ampliare gli ambiti di fruizione anche per un'utenza di tipo familiare.

Le prossime linee di intervento possono quindi essere identificate:

- nel completamento degli itinerari ciclabili esistenti e nello sviluppo di ulteriori circuiti turistici in relazione ad eventi e/o manifestazioni; - nella gestione efficiente ed unificata della rete ciclabile; - nel miglioramento e nel completamento dei nodi di interscambio modale (in particolare con le linee ferroviarie) e con le aree di parcheggio e sosta; - nella creazione di un efficace sistema di orientamento e segnaletica turistica, anche mediante l’utilizzo di tecnologie innovative; - nella creazione di punti di ristoro, informazione ed assistenza lungo gli itinerari (infopoint, bicipoint, bici grill, noleggio bici, etc.).

Sul sito www.turismo.regione.lombardia.it sono disponibili dettagliate indicazioni sui percorsi turistici in bicicletta che interessano i Navigli.

Una più approfondita ricognizione dei possibili nuovi itinerari ciclabili verrà presa in esame nel capitolo riguardante il Territorio, dove si analizzano le nuove proposte progettuali.

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OBIETTIVO 3 : VALORIZZARE IL PATRIMONIO STORICO, CULTURALE E AMBIENTALE

Azione: Realizzare circuiti turistici culturali

I Navigli stessi rappresentano in sé un motivo di grande interesse culturale.

Il Naviglio Grande (XII sec.) è il più antico esempio di canale irriguo e fu costruito all'epoca del libero comune di Milano; nel 1387, grazie all'intervento di Gian Galeazzo Visconti, venne prolungato e reso navigabile fino al centro della città, per rendere possibile il trasporto dei marmi da Candoglia, sul Lago Maggiore, alla fabbrica del Duomo.

Il Naviglio Pavese venne fatto scavare nel XIV secolo da Galeazzo II Visconti per irrigare il grandioso parco del duca di Pavia. Venne completato nel 1819 con la costruzione di 12 conche di cui due doppie, con salti fino a 5 metri d’altezza.

Il Naviglio Martesana venne realizzato nella seconda metà del XV sec. su incarico di Francesco Sforza per scopi irrigui e per collegare come via navigabile l’Adda a Milano.

La progettazione del Naviglio di Bereguardo ebbe come scopo principale il collegamento di Milano al Ticino e al Po, attraverso il porto sul Ticino di Bereguardo, ma arriva solo fino al castello di Bereguardo, poichè il collegamento al fiume fu considerato troppo difficile o troppo oneroso. Il Naviglio ebbe anche una funzione irrigua, ancora oggi attiva, anche se meno determinante di quella del Naviglio Grande, testimoniata dalle numerose grandi cascine a corte che si trovano lungo il suo percorso, alcune delle quali, presso le conche fungevano anche da case dei guardiani.

La nascita del Naviglio di Paderno è legata alla necessità di creare la continuità dei trasporti via acqua, tra il lago di Como e Milano, solo parzialmente garantita dal Naviglio della Martesana, superando le gole dell’Adda tra Paderno e Porto d’Adda. I lavori iniziarono nel 1590 e furono conclusi solo nel 1777. Le centrali idroelettriche Bertini ed Esterle, assieme alle altre centrali lungo l’Adda, costituiscono un complesso di esempi di archeologia industriale di eccezionale interesse.

Con la progressiva decadenza dell’antico ruolo di via di trasporto, è rimasta la funzione irrigua, così come l’iniziale interesse come luogo di villeggiatura è mutato secondo nuove esigenze di fruizione paesaggistica e culturale del territorio, che riguardano in particolare il tempo libero. L’ambiente rappresenta, in tal senso, un’opportunità per lo sviluppo durevole del territorio, in termini di consolidamento del turismo naturalistico, del turismo etnologico e del turismo rurale.

A sua volta, il sistema dei navigli costituisce un’importante potenzialità per una forma di turismo culturale da noi poco sviluppata e che necessita di una modalità di approccio differente rispetto a quelle praticate in ambiti di maggior notorietà, anche se non di uguale fascino e valore storico- culturale.

Il ruolo svolto oggi dai navigli, può quindi essere quello di dorsali per la fruizione del paesaggio e dell’ambiente da parte di un turismo “dolce” di origine locale, aperto tuttavia a soddisfare una domanda più larga, proveniente dalla diffusione di forme di turismo e di loisir largamente praticate nel resto d’Europa. I principali elementi di attrattività storico-architettonica del sistema navigli sono rappresentati, innanzitutto, da alcuni centri storici, in primis Milano e Pavia, ma anche Cernusco, Bernate, Cassinetta, Abbiategrasso e, per quanto esterni all’ambito di Piano, Vigevano e Crespi 164

d’Adda. Si segnalano, poi, alcuni complessi di rilievo assoluto, come Morimondo e la Certosa di Pavia, in grado di costituire un elemento di attrazione anche nei confronti di un turismo a carattere non solo locale. Per quanto riguarda, invece, gli elementi di attrattività di carattere naturalistico, la sensibilità dei singoli siti risulta, in proporzione, superiore rispetto ai poli di attrazione di tipo storico- architettonico.In tal senso, in attesa di uno studio specifico sulle sensibilità, fra i principali punti di fruizione già “spendibili” dalla proposta di PTRA è possibile citare l’Oasi Zambona, l’ambito “Camminando sull’acqua”, l’Oasi di San’Alessio e l’Area leonardesca del Parco dell’Adda Nord, così come rappresentato sulla tavola n. 9 “Attrattività” e sulla tavola n. 10 “tavola di sintesi progettuale”.

principali elementi di attrattività storico-architettonica

centro storico di Pavia

centro storico di Vigevano centro storico di Milano

centro storico di Cassinetta di Lugagnanno

centro storico di Bernate Ticino

centro storico di Cernusco sul Naviglio centro storico di Abbiategrasso centro storico di Robecco sul Naviglio Crespi d'Adda centro storico di Trezzo d'Adda Certosa di Pavia abbazia di Morimondo

principali elementi di attrattività naturalistica

Bosco WWF di Vanzago Riserva naturale/SIC Sorgenti della Muzzetta Riserva naturale/SIC IT205009

Oasi di Lacchiarella Riserva naturale/SIC IT205010 Parco della Vernavola Parco Comunale/Oasi Oasi Le Foppe di Trezzo sull'Adda SIC IT2050011 Fontanile Nuovo di Bareggio Riserva naturale/SIC IT2050007 Bosco di Cusago Riserva naturale/SIC IT2050008 Centro Parco Fagiana Centro Parco Centro Parco La Dogana Centro Parco Centro Parco Geraci Centro Parco Centro Parco Cascina Venara Centro Parco

Riserva S.Massimo SIC IT2080015 Oasi LIPU Boschi del Vignolo SIC IT2080016

Boschi di Vaccarizza SIC IT2080019 La Cassinazza Oasi Zambona Oasi Oasi di Sant'Alessio Oasi Camminando sull'acqua Area leonardesca Monumento naturale Lanca di Bernate SIT IT2010014 Bosco Siro Negri Riserva naturale/Oasi LIPU Ansa di Castelnovate SIT IT2010013 Agro-ecosistema di Morimondo

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Per valorizzare il territorio dei navigli lombardi e diffondere la conoscenza delle molteplici risorse culturali, paesaggistiche, ambientali e fruitive, è necessario promuovere il sistema dei navigli, rendendolo, in tal modo, maggiormente protagonista di azioni concrete per lo sviluppo socio- economico delle comunità locali interessate.

Al fine di sviluppare percorsi a tema basati sull’elemento acqua che invitino alla scoperta delle risorse naturali e culturali presenti sul territorio è necessario:

- migliorare l’accessibilità e quindi la fruibilità del patrimonio e delle risorse culturali rispetto ai diversi target di utenza (scuole, giovani, famiglie, gruppi, etc.); - fare sistema tra i servizi di informazione e accoglienza al turista, in modo da far conoscere in maniera capillare le potenzialità turistiche del territorio; - realizzare piattaforme e strumenti informatici che consentano di poter fruire di contenuti multimediali, informazioni e servizi relativi a luoghi visitabili, attrazioni turistiche, servizi informativi, etc. - collegare la partecipazione agli eventi ad altre proposte di turismo culturale che incentivino il turista a permanere più tempo sul territorio (itinerari, calendari eventi e circuiti turistici); - favorire il destination management dei servizi presenti lungo gli itinerari e in prossimità dei luoghi di interesse turistico (es. biglietti integrati per la mobilità, card per accesso eventi / musei, servizi dedicati ai diversi target di utenza che percorrono gli itinerari); - incentivare il coordinamento dei tempi e degli orari del turismo, migliorando la capacità di accogliere tenendo conto di come servizi e luoghi visitabili rispondono alle esigenze di chi arriva e soggiorna e della qualità dell’offerta nei diversi momenti del giorno, della settimana e dell’anno.

L’offerta turistica deve avere come oggetto una risorsa qualificata e riconoscibile e, in tale ottica, la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico e ambientale dovrà essere integrata con il rafforzamento delle risorse strutturali, infrastrutturali e di servizio, attraverso la valorizzazione e il potenziamento della rete di servizi per l’offerta ricettiva con pubblicizzazione dell’esistente e sostegno alle nuove iniziative (bed&breakfast, agriturismo, ristorazione, ecc.) e la creazione di strutture di servizio alle diverse tipologie di utenti (info point, aree attrezzate, noleggio/manutenzione cicli, ecc.) in sinergia con le politiche dei parchi regionali.

In particolare, l’area dei navigli evidenzia un sistema ricettivo complessivamente qualificato, ma alquanto differenziato nei suoi differenti ambiti territoriali, con Milano che si posiziona al vertice dell’offerta, in relazione alla sua vocazione imprenditoriale e fieristico-congressuale.

Occorrerà, perciò, privilegiare gli interventi in quegli ambiti nei quali la ricettività turistica risulta più modesta, come nel Pavese, o pressoché inesistente, come nell’area del Paderno e del Bereguardo.

In conclusione, il Piano deve considerare i navigli come asse portante del sistema della fruizione culturale e ambientale per la regione metropolitana, con il sistema dei navigli che ha storicamente accompagnato, e per alcuni versi determinato, lo sviluppo del territorio milanese, che va a costituire una base complessa di relazioni tra centri storici, monumenti, polarità culturali (basti il riferimento a Morimondo, Milano, Pavia e alla Certosa) da riportare a sistema con provvedimenti e interventi organici legati da un unico obiettivo di valorizzazione.

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Azione: Attivazione di un sistema museale dei Navigli

L’esperienza degli ecomusei in Lombardia

Con la Legge Regionale 12 luglio 2007 n. 13 “riconoscimento degli ecomusei per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali ai fini ambientali, paesaggistici, culturali, turistici ed economici” la Regione Lombardia promuove la costituzione, il riconoscimento e lo sviluppo degli ecomusei nel proprio territorio al fine di ricostruire, testimoniare, valorizzare ed accompagnare nel loro sviluppo la memoria storica, la vita locale, la cultura materiale ed immateriale e quella del paesaggio, le relazioni tra ambiente naturale ed ambiente antropizzato, le tradizioni, la ricostruzione e le trasformazioni degli ambienti di vita e di lavoro delle comunità locali.

Una delle definizioni più efficaci di Ecomuseo è quella originariamente proposta da Rivière de Varine, che fa riferimento alle differenze tra museo tradizionale ed Ecomuseo:

“l’Ecomuseo è un patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio“.

Dove per “Patto” si intende non norme che obbligano o proibiscono qualcosa, ma un accordo condiviso e “Comunità” significa che i soggetti protagonisti non sono solo le istituzioni, anche se il loro ruolo propulsivo è fondamentale, ma anche i cittadini.

L’Ecomuseo è quindi un sistema culturale diffuso sul territorio in grado di rappresentare, attraverso un mosaico di testimonianze materiali ed immateriali, gli elementi che caratterizzano il suo “paesaggio culturale”.

Le peculiarità di ciascun ecomuseo possono essere rappresentate attraverso le risorse disponibili, le eccellenze, il sistema di valori che lo differenziano e che lo rendono riconoscibile e apprezzabile.

Migliorando la qualità dei propri territori, gli ecomusei possono offrire non solo un contributo più adatto alla loro natura, ma anche più utile al turismo. Come può tradursi in modo concreto il concetto di “qualità dei territorio”? Dal punto di vista degli ecomusei vi sono almeno 4 valori interessanti: identità, paesaggio, gastronomia e accoglienza, sicurezza ambientale. Gli ecomusei attuano già molte pratiche innovative e se opportunamente aiutati, potrebbero fare molto di più. È con questo obiettivo che nasce la Rete degli Ecomusei di Lombardia, un network regionale che mira a valorizzare gli Ecomusei che si riconoscono nella volontà di promuovere territori di qualità, caratterizzati da:

• un carattere identitario originale, non basato su cliché inventati a tavolino • modalità e punti di vista innovativi, divertenti e non banali di esplorazione del paesaggio e della cultura locale • accoglienza e alimentazione basate sulla produzione locale, controllabile, di qualità e garantita • sicurezza per chi lo visita e per chi lo abita grazie all’adozione di stili di vita sostenibili Queste attività non hanno l’ambizione di risolvere tutti i problemi del turismo. Tuttavia la molteplicità dei territori dei navigli , costituisce al tempo stesso un’offerta turistica originale e un elemento chiave per la qualità della vita dei residenti. Nel territorio del piano d’area sono attualmente presenti due Ecomusei, quello denominato Adda di Leonardo e quello dell’EST Ticino che di seguito vengono brevemente illustrati. 167

Si tratta comunque di una esperienza interessante e che potrebbe essere estesa anche ad altre zone dei Navigli, come per esempio nel primo tratto del Naviglio grande dalla diga del Panperduto a Turbigo.

L’Ecomuseo Adda di Leonardo

Un elemento di particolare rilevanza e di pregio presente nell’ambito del Parco Regionale dell’Adda Nord è l’Ecomuseo Adda di Leonardo. Il Parco Adda Nord ha realizzato, attraverso il recupero conservativo di alcuni edifici siti lungo il Naviglio di Paderno la riqualificazione e messa in sicurezza della strada alzaia, un percorso naturalistico culturale formato da 14 tappe ecomuseali e 47 stazioni di rilevante interesse storico-culturale, alla riscoperta dell’impronta leonardesca in uno splendido contesto paesaggistico del medio corso dell’Adda, affacciandosi quindi su una varietà di siti di interesse naturalistico, storico e culturale di rilevanza europea e mondiale. Ad oggi questo percorso si estende nei territori dei comuni di Cornate d’Adda e Paderno d’Adda, ma potrebbe essere esteso anche ai comuni contermini a monte e a valle del percorso, dove ci sono altri elementi paesistici e culturali che si richiamano direttamente o indirettamente alle opere di Leonardo.

E’ già stato ideato un percorso più ampio, che da Cassano d’Adda si estende fino a Imbersago, comprendendo anche alcuni comuni in territorio bergamasco, Fara Gera d’Adda, Canonica d’Adda e Villa d’Adda. L’idea è quella di creare un museo sull’opera di Leonardo diffuso sul territorio di 10 comuni, in modo da creare un Museo Open air nei luoghi in cui il genio Leonardo ha operato in una fase molto importante della sua vita.

A questo scopo il Parco Adda Nord ha promosso nel novembre 2006, la costituzione di una associazione di scopo, cui sono stati invitati i seguenti comuni: Cassano d’Adda, Fara Gera d’Adda, Canonica d’Adda, e Villa d’Adda, Vaprio d’Adda, Trezzo sull’Adda, Cornate d’Adda, Paderno d’Adda, Robbiate, Imbersago, Villa d’Adda.

Ecomuseo dell'Est Ticino

L’Est Ticino è un’area ricca di valori storici, culturali e ambientali, compresa tra il Naviglio Grande ed il Ticino. La sua peculiarità è quella di essere cerniera d’incontro tra il Parco del Ticino e il Parco Agricolo Sud di Milano; nell’area metropolitana milanese è infatti il territorio che conserva la più vasta superficie di suolo non edificato.

Un ambiente agricolo e naturalistico di grande pregio paesaggistico che offre allo sguardo dei visitatori panorami rurali frammisti alla selva boschiva a ridosso del Ticino fino al Bosco Planiziale di Riazzolo. Altra peculiarità sono i corsi d’acqua, risorsa fondamentale per lo sviluppo delle comunità e dell’agricoltura: fontanili, canali, il Ticino e lo stesso Naviglio Grande che attraversa i due parchi.

Ambiente rurale, ma anche patrimonio artistico, architettonico di notevole valore culturale, religioso e civile: ville, palazzi, chiese ed abbazie ancora oggi ben conservate. Un territorio che conserva archivi storici e fotografici, mostre permanenti e che ha saputo valorizzare realtà produttive, saperi e capacità manuali.

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Lungo il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese sono presenti numerose attrattive di carattere storico, culturale ed architettonico.

Tralasciando Milano e Pavia, che non necessitano di presentazioni, è possibile ricordare l’importanza dei centri storici di Magenta e Abbiategrasso, oltre alla presenza di numerosi centri minori di grande interesse (Robecco sul Naviglio, Boffalora, Certosa di Pavia, etc.).

A questo proposito è importante ricordare l’accordo di programma sottoscritto da regione Lombardia, comune di Abbiategrasso, Provincia di Milano, Università degli Studi di Milano, Aler di Milano e agenzia del Demanio di Milano, finalizzato al recupero funzionale di complessi monumentali in comune di Abbiategrasso e che riguarda :

Ex convento dell’Annunziata da destinare in parte a sede universitaria e in parte a sede espositiva e museale,

Casa del Guardiano delle Acque da destinare ai laboratori della facoltà di Chimica per studi sulle acque;

Palazzo Stampa da destinare all’allestimento di spazi museali in particolare un Museo delle Acque.

Ma oltre ai centri storici di rilievo sono presenti occasioni di turismo culturale ancora poco conosciute: si va dall’archeologia preistorica (gli scavi di Golasecca) ai manufatti di archeologia industriale lungo i navigli (le centrali idroelettriche, le filande, etc), alle architetture caratteristiche della tradizione agricola (le cascine, i mulini, etc.). Alcuni esempi di attrattive di carattere storico e culturale sono elencate nell’allegato 3.

Percorsi di spiritualità: le Abbazie a sud di Milano I Percorsi di spiritualità promossi dalla DG Culture rappresentano un insieme di iniziative di valorizzazione del patrimonio storico artistico e architettonico delle comunità monastiche della regione Lombardia. Il primo percorso individuato si trova nell’area a sud di Milano e collega le comunità monastiche di Chiaravalle, Morimondo e Viboldone, all’interno del Parco Agricolo Sud e lungo i Navigli Bereguardo e Pavese. La regione ha promosso il restauro degli edifici monastici e ora intende promuovere la fruizione di questi complessi per un turismo scolastico e religioso, per una riscoperta del territorio nelle sue stratificazioni storiche e culturali.

Allegato 3: “Esempi di beni di interesse culturale presenti lungo l’idrovia Lago Maggiore- Milano Pavia”.

Una proposta: il Museo del Gorgonzola A seguito della prima Conferenza di Valutazione del piano d’Area è pervenuta da parte dell’Associazione ambientalista Astrov, la proposta di realizzare un museo sul gorgonzola, nel comune omonimo, sostenuta dalla raccolta di migliaia di firme. E’ proprio lungo le rive del Naviglio Martesana che è nato il formaggio Gorgonzola, il prodotto caseario italiano più esportato nel mondo dopo il parmigiano reggiano. La proposta sposa l’idea di dedicare a questo prodotto un museo apposito, la cui sede però non è ancora definita, da collocare nel comune di Gorgonzola.

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Il museo dovrebbe raccogliere i materiali e le testimonianze della storia agraria di questo ambito territoriale, raccontando le tappe della diffusione del gorgonzola nel mondo , affiancato da una area di ristorazione, “dove gustare la vastissima gastronomia che utilizza il gorgonzola. Un museo in grado di coniugare tradizione e modernità, contenuti e convivialità, socialità e impresa, ed al contempo uno spazio dove ospitare eventi, manifestazioni ed incontri legati alla cultura del luogo. Un museo che diventi un forte e qualificato richiamo turistico di rinomanza nazionale e internazionale, in grado di contribuire a rivitalizzare la vita economica e sociale della Martesana.”

Milano: proposta di istituire un’isola pedonale permanente

L’Associazione PAN “Progetto Associazione Navigli” , sempre a seguito della prima Conferenza di Valutazione del piano d’Area, propone di istituire un’isola pedonale permanente nell’area dei Navigli milanesi, candidandosi quale soggetto facilitatore per la realizzazione di attività dirette alla valorizzazione culturale e turistica della zona. L’obiettivo dell’Associazione è quello di indirizzare la propria attività verso tre ambiti: culturale: con la creazione di iniziative di qualità e con la messa a sistema di tutte le iniziative già esistenti, ambientale: con la creazione di percorsi di studio dedicati all’educazione ambientale sull’acqua e con la possibilità di creare ambiti di sperimentazione di iniziative, tecnologie ed esperienze virtuose; turistico: con la creazione di una rete tra Enti, Associazioni, Alberghi ecc. finalizzati ad attrarre flussi turistici e con la realizzazione di servizi innovativi ed integrati (card, itinerari interattivi, ospitalità diffusa).

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Azioni per la valorizzazione turistica del PTRA

Il PTRA assume gli indirizzi di valorizzazione turistica identificati nei sette ambiti a diversa caratterizzazione descritti nella tavola sottostante.

Vocazioni per gli indirizzi progettuali

Con riferimento a tali ambiti sono state elaborate delle schede di sintesi nelle quali vengono evidenziati, oltre alle caratteristiche e alle vocazioni, gli indirizzi progettuali per gli interventi operativi.

AMBITO NAVIGLIO GRANDE OVEST (dall’Incile ad Abbiategrasso)

Caratteristiche • contesto naturale di pregio totalmente compreso nel Parco Lombardo della Valle del Ticino • presenza diffusa di emergenze storico-monumentali • presenza di itinerario ciclabile quasi completamente protetto lungo l’alzaia • connessioni diffuse con altri circuiti di fruizione ciclo-pedonali [Europa 1, sentieri Parco del Ticino] e di 171

navigazione [Progetto Interreg IIIA] • possibilità di interrelazione tra modi di trasporto [ferro, gomma privata, bici, barca] Vocazioni • attrarre un bacino regionale/sovraregionale per differenti tipologie di utenti [ciclo turismo di media lunga percorrenza, navigazione turistica di gruppo e individuale, fruizione dell’ambiente naturale e del patrimonio culturale] • divenire elemento di riferimento per la promozione dell’offerta turistica legata alla navigazione

Indirizzi progettuali per gli interventi operativi

ITINERARIO CICLABILE • favorire la realizzazione di interventi infrastrutturali o di regolamentazione della circolazione sulle tratte in promiscuo [Abbiategrasso, Albairate,...] • promuovere interventi per il miglioramento della sicurezza alle intersezioni

CONNESSIONI DI RETE • favorire, con opportuna segnaletica, le relazioni tra le diverse occasioni di fruizione. [Itinerari ciclabili (Sentieri Parco del Ticino, Canale Industriale/Ticino, naviglio Bereguardo/Pavia, naviglio Grande est/Milano), navigazione (approdi, Canale Industriale/Ticino/lago Maggiore), emergenze storico-culturali (ville), luoghi di interesse naturalistico (Centro la Fagiana, Centro recupero rapaci)] • realizzare/attrezzare percorsi protetti di accesso alle stazioni [Abbiategrasso, Magenta e Turbigo]

NAVIGAZIONE • messa in sicurezza degli approdi e ormeggi esistenti e sistematizzazione delle strutture connesse al fine di renderli fruibili e funzionali (Cassinetta di L., Robecco sul Naviglio, Bernate Ticino, Magenta, Cuggiono) ai fini della navigazione turistica; • individuazione e realizzazione di nuovi punti di ormeggio a potenziamento delle strutture esistenti ai fini delle attività di fruizione delle società sportive e/o attività da diporto per la fruizione dell’idrovia in autonomia;

BENI STORICO ARCHITETTONICI • intervenire su beni soggetti al rischio di parziale o definitiva “perdita” [Rubone, ...] • promuovere il recupero di strutture interessanti per l’attrattività turistica [Villa Archinto di Robecco, cascine e molini, ...] • favorire la fruizione dei beni promuovendo accordi con enti pubblici e con privati per l’apertura al pubblico e la bigliettazione integrata

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE • promuovere, in accordo con il Parco del Ticino, interventi di ricostruzione paesistica [Abbiategrasso, Bernate Ticino, Turbigo,...] • favorire, in accordo con il Parco del Ticino, la realizzazione di interventi mirati a risolvere situazioni di degrado [Lonate Pozzolo, Nosate, Castano Primo, Magenta, Bernate Ticino, Castelletto di Cuggiono, Abbiategrasso, ...]

INTERVENTI COMPLEMENTARI • valorizzare/potenziare la rete di servizi per l’offerta ricettiva con pubblicizzazione dell’esistente e sostegno alle nuove iniziative [bed&breakfast, agriturismo, ristorazione, ...] • creare strutture di servizio alle diverse tipologie di utenti [info point, aree attrezzate, noleggio/manutenzione cicli, ...] in sinergia con le politiche del Parco del Ticino • attuare un programma di gestione intersettoriale e di manutenzione periodica di tutti gli elementi che compongono il sistema della fruizione [segnaletica, percorsi, arredi, elementi di informazione all’utenza].

AMBITO NAVIGLIO GRANDE EST (da Abbiategrasso alla Darsena)

Caratteristiche • contesto territoriale a prevalente connotazione urbana e periurbana con limitati affacci sul sistema agricolo produttivo 172

• compreso in parte nel Parco Agricolo Sud Milano • presenza limitata di emergenze storico-monumentali • presenza di itinerario ciclabile parzialmente protetto lungo l’alzaia • possibilità di interrelazione tra modi di trasporto [ferro, bici] Vocazioni • attrarre un bacino locale/intercomunale per le seguenti tipologie di utenti: collegamenti ciclabili locali, fruizione dell’alzaia per uso pedonale e la pratica di sport podistico, navigazione turistica di gruppo, pratica di sport canoistico • garantire le relazioni con gli altri elementi della rete ciclabile e di fruizione anche per il turismo di media- lunga percorrenza • rappresentare una traccia di valore per la riqualificazione dei nuclei urbani centrali e per gli interventi di crescita/trasformazione

Indirizzi progettuali per gli interventi operativi

ITINERARIO CICLABILE • promuovere interventi, concordati con le amministrazioni locali, per garantire la messa in sicurezza sulle alzaie dell’itinerario ciclabile [Corsico, Milano, ...] • favorire la realizzazione di interventi per risolvere le criticità puntuali [Gaggiano, Trezzano, ...] • favorire la realizzazione di interventi per garantire le relazioni con altri itinerari [ponte di Bonirola di Gaggiano]

NAVIGAZIONE • messa in sicurezza degli approdi e ormeggi esistenti e sistematizzazione delle strutture connesse al fine di renderli fruibili e funzionali (Abbiategrasso, Gaggiano, Trezzano sul Naviglio e Corsico) ai fini della navigazione turistica; • individuazione e realizzazione di nuovi punti di ormeggio a supporto delle strutture esistenti (Milano - Via Valenza; • individuazione di punti di ormeggio a supporto delle associazioni sportive presenti sul territorio.

CONNESSIONI DI RETE: • favorire, con opportuna segnaletica, le relazioni con altri elementi della rete ciclabile [naviglio Bereguardo, naviglio Grande ovest, Itinerario delle Abbazie, Camminando sull’acqua] • realizzare/attrezzare percorsi protetti di accesso alle stazioni [Corsico, Trezzano, Vermezzo e Gaggiano]

BENI STORICO ARCHITETTONICI • promuovere interventi su beni soggetti al rischio di parziale o definitiva “perdita” [Guardia di sopra e Guardia di sotto a Corsico, ...]

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE • promuovere interventi di ricostruzione paesistica [Corsico (Guardie), Trezzano, ...] • favorire la realizzazione di interventi mirati a risolvere situazioni di degrado [Castelletto di Abbiategrasso, Trezzano, Vermezzo, Gaggiano, ...]

INTERVENTI COMPLEMENTARI: • sviluppare interventi su arredo e segnaletica per favorire “un’immagine unitaria” dell’itinerario ciclabile e dell’ambito • creare/incrementare aree di sosta attrezzate [panchine, fontanelle] e piantumate • definire un programma di manutenzione periodica del fondo stradale, della segnaletica, dell’arredo.

AMBITO NAVIGLIO DI BEREGUARDO

Caratteristiche • Contesto territoriale a prevalente connotazione agricola • Quasi interamente compreso nel Parco del Ticino 173

• Presenza nel contesto di un’emergenza storico-monumentale di pregio [Abbazia di Morimondo] • Presenza di itinerario ciclabile quasi completamente protetto lungo l’alzaia • Idoneo alla sola navigazione con canoe, kayak e assimilabili

Vocazioni • attrarre un bacino locale/intercomunale per la fruizione ciclopedonale nel tempo libero • garantire le relazioni con gli altri elementi della rete ciclabile e di fruizione e costituire collegamento con gli itinerari e le funzioni presenti ad ovest del fiume Ticino • valorizzare la fruizione del paesaggio agrario Indirizzi progettuali per gli interventi operativi:

ITINERARIO CICLABILE • creare un itinerario ciclabile protetto da Bereguardo al Ponte di barche sul Ticino • intervenire sulla segnaletica di indirizzo per favorire l’accesso a luoghi e circuiti di fruizione [fiume Ticino, Zelata, Pavia, Sentieri Parco del Ticino, Sentiero del Giubileo, Itinerario delle Abbazie, ...]

CONNESSIONI DI RETE • favorire le relazioni tra le diverse opportunità di fruizione con opportuna segnaletica. [Itinerari ciclabili (Sentieri Parco del Ticino, naviglio Grande), emergenze storico-culturali (Abbazia di Morimondo), luoghi di interesse naturalistico (Bosco Siro Negri, Moriano, fiume Ticino)]

BENI STORICO ARCHITETTONICI • promuovere interventi per la valorizzazione del Castello di Bereguardo e del suo contesto • sostenere interventi di salvaguardia dei complessi rurali dismessi o sottoutilizzati anche attraverso la creazione di agriturismo e luoghi di ristoro

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE • promuovere interventi, in accordo con il Parco del Ticino, di ricostruzione paesistica [Castelletto di Abbiategrasso ovest, ...]

INTERVENTI COMPLEMENTARI • sviluppare interventi su arredo e segnaletica per favorire “un’immagine unitaria” dell’itinerario ciclabile e dell’ambito • creare aree di sosta attrezzate [panchine, fontanelle] e piantumate • definire un programma di manutenzione periodica del fondo stradale, della segnaletica, dell’arredo, ...

AMBITO NAVIGLIO PAVESE

Caratteristiche • contesto territoriale a connotazione urbana e periurbana con affacci sul sistema agricolo produttivo • compreso in parte nel Parco Agricolo Sud Milano • presenza nel contesto di un’emergenza storico-monumentale di pregio [Monastero della Certosa] • presenza diffusa di beni legati alla storia militare rurale ed alla prima industrializzazione • itinerario ciclabile lungo l’alzaia parzialmente in promiscuo con il traffico veicolare • possibilità di interrelazione tra modi di trasporto [ferro, bici]

Vocazioni • attrarre un bacino locale/intercomunale per le seguenti tipologie di utenti (collegamenti ciclabili interpolo, fra i due caposaldi, e locali, fruizione dell’alzaia per uso pedonale e la pratica di sport podistico) • garantire le relazioni con gli altri elementi della rete ciclabile e di fruizione anche per il turismo di media- lunga percorrenza

Indirizzi progettuali per gli interventi operativi

ITINERARIO CICLABILE 174

• promuovere interventi, concordati con le amministrazioni locali, per garantire la messa in sicurezza sulle alzaie dell’itinerario ciclabile [Rozzano, Zibido, Certosa, Borgarello, ...] • favorire la realizzazione di interventi per risolvere le criticità puntuali [Binasco, ...]

CONNESSIONI DI RETE • favorire, con opportuna segnaletica, le relazioni tra le diverse occasioni di fruizione. [Itinerari ciclabili (naviglio Grande, Greenway della Battaglia, Camminando sull’acqua), emergenze storico-monumentali (Monastero della Certosa, monumenti di Pavia), luoghi di interesse naturalistico (Oasi di Sant’Alessio)] • realizzare/attrezzare percorsi protetti di accesso alle stazioni [Certosa, Pavia] BENI STORICO ARCHITETTONICI • promuovere interventi su beni soggetti al rischio di parziale o definitiva “perdita” [Cascina Salterio a Zibido, Filatures De Schappe a Rozzano, ...] • promuovere il recupero di strutture interessanti per l’attrattività turistica [conche, Confluente, ...] • promuovere il recupero di strutture minori [Case del Guardiano delle acque] per funzioni di servizio all’utenza

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE • promuovere interventi di ricostruzione paesistica [Zibido, Lacchiarella, Certosa, Pavia, ...] • favorire la realizzazione di interventi mirati a risolvere situazioni di degrado [Milano, Zibido SG, Binasco, Giussago, Pavia, ...]

INTERVENTI COMPLEMENTARI • sviluppare interventi su arredo e segnaletica per favorire “un’immagine unitaria” dell’itinerario ciclabile e dell’ambito • creare aree di sosta attrezzate [panchine, fontanelle] e piantumate • definire un programma di manutenzione periodica del fondo stradale, della segnaletica, dell’arredo, ...

AMBITO NAVIGLIO MARTESANA OVEST (da Milano a Gessate)

Caratteristiche: • contesto territoriale a prevalente connotazione urbana e periurbana con limitati affacci sul sistema agricolo • presenza di nuclei storici con emergenze monumentali [Cernusco, Gorgonzola, ...] • itinerario ciclabile lungo l’alzaia quasi totalmente protetto • possibilità di interrelazione tra modi di trasporto [metro, bici]

Vocazioni • attrarre un bacino locale/intercomunale per le seguenti tipologie di utenti (collegamenti ciclabili locali, fruizione dell’alzaia per uso pedonale e la pratica di sport podistico, possibilità di navigazione, per brevi tratte, a scopo promozionale/ricreativo, fruizione di aree attrezzate per il tempo libero) • garantire le relazioni con gli altri elementi della rete ciclabile e di fruizione anche per il turismo di media- lunga percorrenza

Indirizzi progettuali per gli interventi operativi

ITINERARIO CICLABILE • favorire la realizzazione di interventi per risolvere le criticità puntuali [Gorgonzola, ...]

CONNESSIONI DI RETE • favorire le relazioni tra le diverse opportunità di fruizione con opportuna segnaletica. [Itinerari ciclabili (Milano/naviglio Grande/naviglio Pavese, Adda/naviglio di Paderno, Muzza), aree attrezzate per il tempo libero (Parco dei navigli di Cernusco), emergenze storico-monumentali (Ville)] • realizzare/attrezzare percorsi protetti di accesso alle stazioni della metropolitana [Vimodrone, Cernusco sN, Cassina, Gorgonzola, Gessate]

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NAVIGAZIONE • promuovere interventi locali per la navigazione ricreativa per tratte

BENI STORICO ARCHITETTONICI • promuovere interventi su beni soggetti al rischio di parziale o definitiva “perdita” [Cascina Gogna di Bussero] • promuovere il recupero di strutture interessanti per l’attrattività turistica [Cascina Casale di Cassina]

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE • promuovere interventi di ricostruzione paesistica [passaggio Lambro/tangenziale, Vimodrone, Bussero, Cassina, Gorgonzola, ...] • favorire la realizzazione di interventi mirati a risolvere situazioni di degrado [Vimodrone, ...]

INTERVENTI COMPLEMENTARI • sviluppare interventi su arredo e segnaletica per favorire “un’immagine unitaria” dell’itinerario ciclabile e dell’ambito • creare/incrementare aree di sosta attrezzate [panchine, fontanelle] e piantumate • definire un programma di manutenzione periodica del fondo stradale, della segnaletica, dell’arredo, ...

AMBITO NAVIGLIO MARTESANA EST (da Gessate a Trezzo d’Adda)

Caratteristiche • contesto territoriale a connotazione agricola, nel tratto Gessate-Cassano, e a forte connotazione naturalistica nel tratto Cassano-Trezzo • il secondo tratto è compreso nel Parco Adda Nord • presenza di emergenze storico-monumentali [ville e castelli] e di architettura industriale [Crespi d’Adda, Centrale Taccani di Trezzo] • itinerario ciclabile lungo l’alzaia quasi totalmente protetto • possibilità di interrelazione tra modi di trasporto [metro, ferro, bici]

Vocazioni • attrarre un bacino locale/intercomunale per le seguenti tipologie di utenti (collegamenti ciclabili locali, ciclo turismo di media lunga percorrenza, fruizione dell’ambiente naturale e del patrimonio culturale) • garantire le relazioni con gli altri elementi della rete ciclabile e di fruizione anche per il turismo di media- lunga percorrenza

Indirizzi progettuali per gli interventi operativi

ITINERARIO CICLABILE • favorire la realizzazione di interventi per risolvere le criticità puntuali [Vaprio d’Adda, Cassano/Groppello...] • creare in Cassano d’Adda il collegamento tra l’alzaia del naviglio e quella della Muzza

CONNESSIONI DI RETE • favorire, con opportuna segnaletica, le relazioni tra le diverse occasioni di fruizione. [Itinerari ciclabili (naviglio Martesana ovest/Milano, Muzza, Adda nord/naviglio di Paderno,), emergenze storico- monumentali (ville e castelli)] • favorire la realizzazione di una passerella per raggiungere Crespi d’Adda e Fara • garantire il collegamento ciclabile con la stazione di Cassano d’Adda

BENI STORICO ARCHITETTONICI • promuovere il recupero di strutture interessanti per l’attrattività turistica [Cascina San Bartolomeo di Cassano, Casa del Guardiano di Vaprio] • favorire la fruizione dei beni promuovendo accordi con enti pubblici e con privati per l’apertura al pubblico 176

e la bigliettazione integrata

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE • promuovere interventi di ricostruzione paesistica [Cassano, Trezzo sull’Adda, ...]

INTERVENTI COMPLEMENTARI • sviluppare interventi su arredo e segnaletica per favorire “un’immagine unitaria” dell’itinerario ciclabile e dell’ambito • creare aree di sosta attrezzate [panchine, fontanelle] e piantumate • definire un programma di manutenzione periodica del fondo stradale, della segnaletica, dell’arredo, ...

AMBITO NAVIGLIO DI PADERNO

Caratteristiche • contesto naturale di pregio totalmente compreso nel Monumento Naturale area Leonardesca del Parco dell’Adda Nord • itinerario ciclabile protetto • presenza di emergenze di archeologia industriale • connessioni con altri circuiti di fruizione ciclo-pedonali [strada si ripa dell’Adda] e di navigazione [tratta Lecco-Robbiate]

Vocazioni • attrarre un bacino regionale/sovraregionale per le seguenti tipologie di utenti (ciclo turismo di media lunga percorrenza, fruizione dell’ambiente naturale) • garantire le relazioni con gli altri elementi della rete ciclabile e di fruizione anche per il turismo di media- lunga percorrenza

Indirizzi progettuali per gli interventi operativi

CONNESSIONI DI RETE • favorire, con opportuna segnaletica, le relazioni tra le diverse occasioni di fruizione [itinerari ciclabili (Adda), emergenze di archeologia industriale (centrali)]

BENI STORICO ARCHITETTONICI • promuovere interventi su beni soggetti al rischio di parziale o definitiva “perdita” [centrali e conche] • favorire la fruizione dei beni promuovendo accordi con enti per l’apertura al pubblico [centrali Esterle e Bertini]

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE • sostenere interventi programmati dal Parco Adda nord • favorire la realizzazione di interventi mirati a risolvere situazioni di degrado [Cornate d’Adda, ...]

INTERVENTI COMPLEMENTARI • sviluppare interventi su arredo e segnaletica per favorire “un’immagine unitaria” dell’itinerario ciclabile e dell’ambito • creare aree di sosta attrezzate [panchine, fontanelle] e piantumate • definire un programma di manutenzione periodica del fondo stradale, della segnaletica, dell’arredo,

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OBIETTIVO 4: SVILUPPARE LA RICETTIVITÀ, I SERVIZI DI ACCOGLIENZA, IL MARKETING TERRITORIALE

Azione: Sviluppare una ospitalità diffusa, promuovere l’offerta turistica in un’ottica di marketing territoriale

Lo sviluppo di una proposta di turismo sui Navigli deve misurarsi con le dinamiche di un mercato caratterizzato da una crescente frammentazione della domanda, in continuo cambiamento, che desidera servizi personalizzati e rifiuta la standardizzazione e la rigidità dell’offerta.

Le preferenze ed esigenze dei turisti sono sempre più indirizzate ad un turismo di tipo esperienziale, che richiede la messa a sistema dei servizi e dei prodotti turistici che le diverse destinazioni sono in grado di offrire.

Per sviluppare l’ospitalità lungo i Navigli è importante tener conto non solo della necessità di garantire un’adeguata disponibilità di posti letto ma anche della esigenza di porre in stretta relazione le strutture ricettive con il resto dei servizi dei quali il turista può usufruire durante la sua permanenza sul territorio. Al fine di favorire l’integrazione della filiera turistica, appare utile pensare a nuove formule di aggregazione delle imprese in riferimento a determinati segmenti di prodotto, aree territoriali o tipologie di imprese.

Si tratta di operare in una logica distrettuale e di marketing territoriale, rafforzando l’integrazione tra operatori in modo da rendere possibile la creazione di una offerta originale e personalizzata, in grado di distinguersi sul mercato. È necessario assumere una visione allargata del concetto di prodotto, prestando attenzione alla costruzione dell’offerta dell’intero pacchetto dei servizi disponibili sul territorio (alloggio, escursioni, visite, mobilità, etc.).

Dal punto di vista della ricettività, l’area è caratterizzata dalla grande densità di strutture ricettive a Milano ed hinterland, con una netta componente prevalente di tipo alberghiero, e da una presenza decisamente inferiore negli altri centri attraversati dai Navigli. Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita degli esercizi complementari nell’area, in particolare di bed & breakfast ed agriturismi che paiono adatti ad intercettare nuovi segmenti turistici e soddisfare l’esigenza di un forte legame con il territorio e l’offerta naturalistica ed enogastronomica. La domanda attuale è costituita dal turismo d’affari legato alle imprese presenti nell’area di riferimento e al turismo di svago presente in prevalenza nel fine settimana.

Per ampliare le prospettive di mercato è necessario che cresca la disponibilità di strutture con nuove capacità di risposta ai bisogni dei diversi target di utenza e una sempre maggiore attenzione alla qualità del servizio offerto.

La creazione di una rete di ospitalità diffusa e alternativa alle grandi catene alberghiere rappresenta un obiettivo importante anche in ottica EXPO 2015: l’area Navigli, grazie alla sua vicinanza a Milano, all’area espositiva e agli scali aeroportuali, costituisce una proposta ideale di soggiorno per i turisti che desiderano scoprire il territorio nelle sue componenti tipiche e caratteristiche.

La notevole presenza di architetture ed immobili di pregio si presta ad un riutilizzo in chiave di ospitalità turistica, fornendo l’opportunità di creare un’ospitalità sia di tipo agrituristico che rivolta ad una clientela con elevata capacità di spesa.

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Oltre alle ville storiche, sono stati censiti nell’area oltre 200 cascine di varia dimensione e stato di conservazione, e numerosi edifici produttivi agricoli (ad esempio mulini). Emergono diverse tipologie di strutture rurali presenti: cascine singole di piccole dimensioni, cascine a corte chiusa, veri e propri borghi agricoli. Vi sono poi ulteriori siti dismessi senza alcun valore architettonico e storico ma che, in ragione della collocazione geografica e/o della disponibilità di spazi, possono comunque essere ripensati in chiave di accoglienza. Il recupero di tali aree a fini turistici, oltre a migliorare la qualità complessiva dell’offerta, determinerebbe la riqualificazione dei luoghi e il miglioramento del paesaggio circostante il corso dei Navigli.

La gestione di una rete di piccole strutture, che possano costituire il naturale completamento ad una offerta alberghiera di qualità, richiede però l’introduzione di nuovi modelli in grado di riorganizzare la filiera delle imprese turistiche e gestire in maniera efficace la destinazione. È necessario stimolare la costituzione di forme associate di promozione e/o commercializzazione dell’offerta, anche specializzate in riferimento a specifici segmenti di clientela, in raccordo con i Sistemi turistici di riferimento.

Lo sviluppo dell’offerta congressuale rappresenta un’ulteriore opportunità per lo sviluppo turistico del territorio: le location prestigiose ma anche i luoghi insoliti a contatto con la natura sono sempre più ricercati dagli organizzatori di meeting ed eventi.

Anche la promozione turistica dell’area deve essere organizzata in maniera integrata e non episodica, superando la frammentazione e favorendo la creazione di una immagine coordinata che sappia rendere immediatamente riconoscibile il territorio.

La valorizzazione turistica dell’area deve inoltre porsi nell’ambito di una strategia più ampia di marketing territoriale, contribuendo ad accrescere la consapevolezza del valore del territorio dei Navigli sia da parte dei residenti sia di chi ne usufruisce temporaneamente (turisti, city users, visitatori).

Lo sviluppo dell’offerta turistica e di intrattenimento può creare ricchezza in termini sociali (ad esempio nuova disponibilità di spazi per il tempo libero) ed economici (mantenimento e sviluppo delle risorse interne esistenti, attrazione di nuove risorse a beneficio dell’intero sistema produttivo).

Lo sviluppo turistico dell’area deve quindi essere pensato ed attuato tenendo conto di tutte le interrelazioni esistenti tra le diverse componenti che caratterizzano l’area e la sua vocazione di sviluppo territoriale (commercio e servizi, agricoltura, industria, ambiente, energia).

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ALLEGATI

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2 Idee prodotto per la valorizzazione delle aree protette lungo le idrovie9

PRODOTTO “CAPIRE LA NATURA” STUDIO DELLA FLORA, DELLA FAUNA E DEL TERRITORIO

Servizi al turista • garantire la presenza di guide naturalistiche, geologi e speleologi per illustrare le peculiarità del territorio • sentieri con segnaletica direzionale e pannelli informativi • indicazione dei punti panoramici o di avvistamento di particolari specie floristiche o faunistiche • materiale informativo e allestimento di mostre permanenti presso i centri parco Target • per tutti

BIRDWATCHING Servizi al turista • torrette di avvistamento • servizio di visite guidate con l’accompagnamento di un esperto del territorio e amante del birdwatching, che sia in grado di descrivere e valorizzare le risorse • guida illustrata specifica per birdwatchers • servizi extraricettivi (escursioni, visite guidate ecc.) e di approfondimento (seminari) • possibilità di noleggio binocoli • corsi di birdwatching a diversi livelli • materiale informativo su percorsi e luoghi da vedere Target • appassionati (singoli o in gruppo)

EDUCAZIONE AMBIENTALE Servizi al turista • laboratori didattici presso i centri parco • presenza di guide naturalistiche • strutture adatte a ospitare gruppi per più giorni • programmi pensati per target diversi (scolaresche, famiglie, gruppi organizzati) • centri parco tematici: ogni parco può organizzare l’attività di un centro parco in base a un tema specifico che faccia riferimento a una delle caratteristiche del territorio lombardo; visitando i 22 centri parco, il turista potrà avere un quadro generale delle peculiarità naturali, storiche, culturali ed enogastronomiche dell’intera regione • creazione di una “scuola vacanza”: in strutture ricettive adeguate vengono organizzati corsi di vario genere (cucina, artigianato, sport ecc.) in concomitanza con un ricco programma di visite guidate Target • scuole • famiglie • gruppi organizzati

9 Tratto dalla ricerca “I Parchi lombardi e la sfida del turismo”, a cura della Direzione Studi e Ricerche TCI, 2003

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PRODOTTO“VIVERE LO SPORT”

TREKKING Servizi al turista • sentieri con segnaletica direzionale e pannelli informativi • aree attrezzate per la sosta • punti di ristoro lungo i percorsi • materiale informativo a disposizione presso i centri parco • tabelle con orari dei mezzi pubblici per raggiungere i punti da cui si dipartono i percorsi • strutture ricettive adatte a ospitare gli escursionisti Target • famiglie • gruppi di giovani • anziani

CICLOTURISMO Servizi al turista • sentieri con segnaletica direzionale e pannelli informativi • organizzazione di escursioni in bicicletta guidate • punti noleggio bicicletta e attrezzatura • servizio di riparazioni • servizio di trasferimento bagagli • aree attrezzate per la sosta • strutture ricettive attrezzate per accogliere cicloturisti (modello dei Bike hotel): ricovero/deposito bici, spogliatoio, piccola officina, lavanderia, ristorazione speciale, assistenza medica, area dedicata al relax • palmari da applicare alla bici che segnalino le soste interessanti lungo i percorsi, da quelle culturali a quelle enogastronomiche • pacchetti con attività di animazione, gare, stage (o seminari), una serie di iniziative collaterali, prodotti del territorio, beni ambientali, enogastronomia Target • famiglie • giovani sportivi

IPPOTURISMO Servizi al turista • sentieri con segnaletica direzionale e pannelli informativi (ippovie) • disponibilità di maneggi • aree di sosta attrezzate per ristorare i cavalli 35 • maniscalchi e veterinari a disposizione nei pressi delle aree di sosta • corsi di equitazione • itinerari da percorrere a cavallo con tappe enogastronomiche • rifugi escursionistici e altre strutture ricettive organizzate per ospitare gruppi o singoli che si spostano a cavallo Target • famiglie • viaggiatori individuali • gruppi organizzati

ORIENTEERING Servizi al turista • fornitura del materiale necessario: carte topografiche, bussola, cartellino di controllo • strutturazione dei percorsi e dei punti di controllo Target • per tutti

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TREE CLIMBING E TARZANING Servizi al turista • percorsi attrezzati • istruttori esperti che insegnino la pratica e sorveglino i partecipanti per garantirne la sicurezza • noleggio attrezzature (casco, imbracatura, tuta ecc.) Target • giovani sportivi

CANOA Servizi al turista • corsi di canoa • punti di noleggio attrezzature • istruttori di canoa per le escursioni guidate • definizione di programmi misti canoa-cicloturismo-trekking Target • giovani sportivi • famiglie • gruppi organizzati

PESCA SPORTIVA Servizi al turista • regolamentazione dell’attività di pesca sul territorio 37 • rilascio di licenze per la pratica • monitoraggio da parte delle guardie parco del rispetto delle normative • eventuale noleggio dell’attrezzatura per i dilettanti • presenza di un punto vendita dell’equipaggiamento minimo (ami, esche, lenze ecc.) all’interno dell’area (anche direttamente presso il centro parco) • organizzazione di corsi per imparare a pescare • organizzazione di giornate dedicate alla pratica della pesca sportiva in cui venga offerta la possibilità di fare escursioni guidate nell’ambiente naturale circostante Target • per tutti

SASSISMO Servizi al turista • censimento dei massi adatti alla pratica del sassismo, con classificazione del grado di difficoltà • fornitura attrezzature e materiale per l’arrampicata (crash-pad, magnesite) Target • giovani sportivi

PRODOTTO “IL PIACERE DELLA LENTEZZA”

NAVIGAZIONE Servizi al turista • itinerari guidati bici + battello • circuiti che prevedono tappe enogastronomiche e culturali • gestione dei flussi turistici tramite il rilascio di licenze giornaliere per l’utilizzo di imbarcazioni private • possibilità di richiedere la licenza per l’utilizzo della propria imbarcazione sul fiume presso i centri parco e gli uffici turistici della zona • piano per la creazione di punti d’attracco Target • per tutti

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PRODOTTO “ALLE RADICI DEL GUSTO”

TRADIZIONI E FATTORIE DIDATTICHE Servizi al turista • programmi di educazione ambientale e corsi in collaborazione con le fattorie didattiche • creazione di musei agricoli e/o valorizzazione di quelli esistenti • itinerari dedicati alla scoperta del mondo agricolo • proposta di soggiorni presso fattorie didattiche e aziende agricole Target • famiglie • scuole

AGRITURISMO Servizi al turista • formule di soggiorno in agriturismo con attività nel parco • presenza di materiale informativo sul parco presso gli agriturismi • organizzazione di corsi da parte del parco presso le aziende agricole Target • famiglie 40 • gruppi organizzati

ENOGASTRONOMIA Servizi al turista • itinerari enogastronomici e itinerari tematizzati su specifici prodotti • ideazione di un packaging (confezione) per la vendita di prodotti tipici che possa essere conservato come souvenir del Sistema Parchi lombardi: si potrebbe pensare a scatole di vimini o di legno, bottiglie decorate con immagini del parco, cestini e sacchetti colorati • creazione di una sorta di “paniere” (cesto gastronomico) che contenga uno o più prodotti tipici per ogni parco • programmi di degustazione di piatti tipici • punti di ristoro convenzionati dove vengono proposti piatti cucinati con i prodotti del parco • iniziative enogastronomiche (es. “Camminar Mangiando” – si parte la mattina con la colazione e si prosegue seguendo un percorso che tocca diversi punti di interesse naturale e storico-culturale, prevedendo delle tappe per degustare prodotti tipici, dall’antipasto al dolce) • corsi di cucina • visite guidate alle cantine o agli stabilimenti di produzione Target • famiglie • gruppi organizzati

PRODOTTO “CULTURA A PASSO D’UOMO”

LE TRACCE DELL’ECONOMIA DEL PASSATO Servizi al turista • materiale e pannelli informativi presso i luoghi visitati • itinerari tematici • programma di visite guidate Target • gruppi organizzati • viaggiatori individuali • scolaresche • anziani

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SPIRITUALITÁ E MEDITAZIONE Servizi al turista • corsi di yoga e di meditazione nel parco • offerta di formule di soggiorno con pernottamento presso conventi, monasteri, eremi Target • viaggiatori individuali • piccoli gruppi

PRODOTTO “PARCHI APERTI”

EVENTI E FESTIVAL Servizi al turista • programma di eventi coordinato e strutturato in base a temi specifici (es. mondo agricolo ed enogastronomia, sport ecc.) • programma di escursioni guidate a carattere naturalistico e/o culturale in concomitanza con gli eventi • programma di intrattenimento (spettacoli, musica, mostre ecc.) • parcheggi • accesso con il servizio di trasporto pubblico Target • per tutti

SAGRE E CULTURA LOCALE Servizi al turista • accesso con il servizio di trasporto pubblico • programma di intrattenimento (spettacoli, musica, mostre ecc.) • parcheggi

Target • per tutti

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ALLEGATO 3 Alcuni esempi di beni di interesse culturale presenti lungo l’idrovia Lago maggiore – Milano - Pavia

Oltre a Milano e Pavia, nelle altre località presenti lungo l’itinerario sono numerose le attrattive da valorizzare per lo sviluppo del turismo culturale. Alcuni esempi:

Fiume Ticino Comune Beni culturali presenti Golasecca area archeologica Lonate Bozzolo Villa Oltrona Visconti, Villa Porro Somma Lombardo Santuario Madonna della Ghianda, Castello, Chiesa di Santa Agnese Vizzola Ticino Castello di Castelnovate Naviglio Grande

Comune Beni culturali presenti Abbiategrasso Albergo di Sant'Antonio, Case della Regia Camera, Orsini di Roma e Pianca Albini, Castello Visconteo, Chiese di Sant'Antonio Abate, San Bernardino, Santa Chiara, Santa Maria Nuova, Santa Maria Rosa, Santa Maria Vecchia, San Pietro, San Rocchino e San Rocco, Convento dell’Annunciata, Palazzi: Annoni, Arconti, Cattaneo, Cittadini Stampa, Citterio Sala Cocini, Corio, Pionnio, Pretorio e Comunale, Sacchei Pia Casa degli Incurabili, Villa Sanchioli Albairate Chiesa di San Bernardo, Museo Agricolo “Angelo Masperi”, Villa Albani Bernate Ticino Cascina Rubone, Palazzo Visconti Boffalora sopra Ticino Ponte, Ville Calderai, Giulini e ville di delizia Buccinasco Cascina Magnana Cassinetta di Lugagnano Cascina Bardena, Mulino della Pazza Braga, Ville Clari Ronzini, Eusebio, Trivulzio, Visconti Manieri, Mörlin Visconti e ville di delizia Castano Primo Cascina Malaga Castelletto di Cuggiono Cascina Confetteria Cuggiono Ville di delizia Gaggiano Casa certosina, Cascina di Donato del Conte, Palazzo Venini Uboldi Chiese di Santi Andrea e Rocco, Santi Eugenio e Maria, San Vito, Sant’Eugenio e Sant’Invenzio Ville Borromeo d'Adda e Marino Magenta Chiese di Santa Maria Assunta e San Martino Casa Giacobbe, Complesso industriale ex Saffa, Monumento al generale Patrice MacMahon e alla Vittoria Palazzi Crivelli e Moranti, Ville Arrigoni "la Peralza", Crivelli, Castiglioni e ville di delizia Nosate Chiesa di Santa Maria in Binda Robecco sul Naviglio Casa Sironi Marelli, Palazzo Archinto, Ville Dugnani, Gandini, Scotti, Terzaghi, Gromo di Ternengo e Ville di delizia, Molino Pietrasanta Vermezzo Palazzo Pozzobonelli Panigarola, Chiesa di San Zenone

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Naviglio Pavese

Comune Beni culturali presenti Battuda Natività di Maria Vergine Borgarello Cascina Porta d'Agosto Certosa di Pavia Chiesa di San Michele Arcangelo, La Certosa, Cassinazza, Cascine Colombara, Tironio e Fiamberta Giussago Cascine Scarcabarozzi, La Cascinazza, Darsena, Altomira, Colombanino e di Novero, Chiesa di Santa Maria Nascente Marcignago Cascine Montagola, Remando, Brusada e Cassinetta, Chiesa di Sant'Agata Vergine e Martire Rognano Chiesa dei SS Giacomo Apostolo e Cristoforo Martire San Genesio ed Uniti Cascina Pasturino e Cascina Porta Chiosa, Chiesa di S. Maria della Neve Sant’Alessio con Vialone Cascina Lossana Torre d’Isola Cascine Borghetti, Campagna, Carpana, Casottole, Conca, Gaggiola, Grande, Scaldatole, S. Sofia, S. Varese, Sotto Filagli, Chiesa di S. Maria della Neve Vellezzo Bellini Cascine Montalbano, Pellegrina, Rebecchino Chiesa dei SS Nicola Vescovo e Bartolomeo Zeccone Chiesa di San Rocco Confessore Zibido San Giacomo Antica Osteria Moirago, Cascina Femegro e Cascina Villa Salterio, Il Castelletto Chiese della Natività, di San Pietro e di San Giacomo Palazzina Pusterla Busca Pozzi "Ca' Granda"

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PIANO TERRITORIALE REGIONALE D’AREA NAVIGLI LOMBARDI

SEZIONE 3 EFFETTI DEL PIANO

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1. EFFETTI DEL PIANO

Il PTRA è uno strumento di pianificazione che determina effetti diretti e indiretti, nel breve e lungo periodo, di diverso impatto sul territorio. Le disposizioni e i contenuti del PTRA hanno efficacia diretta nei confronti dei comuni e delle province compresi nel relativo ambito (art.20, comma 6, L.R.12/05).

Il Piano è quindi:

• prescrittivo per le modalità di uso del territorio e per la tutela dei valori paesaggistico- ambientali relativi a quegli ambiti ed aree con edifici di interesse e di pregio storico- architettonico, per i quali è previsto il rispetto dei criteri di intervento contenuti nella sezione 2, Area tematica prioritaria - “PAESAGGIO” per ogni singola azione di Piano, ossia i criteri di intervento relativi alle categorie dei manufatti, agli immobili, agli elementi di attrattività, alle architetture rurali tradizionali ed alle infrastrutture;

• prescrittivo per la specifica “fascia di tutela di 100 metri” lungo entrambe le sponde e per le interferenze di progetti sovra locali ed infrastrutturali, le cui disposizioni sono contenute nella sezione 2, Area tematica prioritaria - “TERRITORIO” nella relativa azione di Piano; tale fascia deve essere identificata dai Comuni all’interno dei PGT ed è facoltà degli stessi di ampliarla, nel rispetto dei principi del presente piano, nel caso in cui si ritenga che alcune porzioni di territorio necessitino di tutela; qualora il PGT non risulti ancora adeguato a tale disposizione, nel caso in cui in tale fascia siano previsti interventi non assentiti ( permesso di costruire) o programmi di trasformazione non ancora convenzionati, gli stessi dovranno essere sottoposti alla compatibilità con il PTRA;

• prescrittivo per l’ambito interessato dal programma di Expo, le cui disposizioni sono contenute nella sezione 2, Area tematica prioritaria - “TERRITORIO” nella relativa azione di Piano.

Il Piano inoltre: • fornisce indirizzi e criteri per la pianificazione territoriale provinciale e comunale previsti nella sezione 2, Area tematica prioritaria - “TERRITORIO” per le azioni di Piano relative alla individuazione di ambiti per la rete verde regionale e la Rete Ecologica regionale (fascia di 500 m.); alle piste esistenti e di progetto per la costruzione della rete ciclabile; alle aree dismesse e degradate; tale fascia dovrà esser indicata e potrà essere ampliata nella formulazione dei PGT comunali;

• integra nel territorio le politiche settoriali regionali, in particolare per il turismo e la navigazione e cerca di portarle a sistema per convogliare tutte le energie e le risorse possibili nell’attuazione del piano, come previsto nella sezione 2, Area tematica prioritaria “TURISMO” per le azioni di Piano relative alla previsione di un sistema di navigabilità Locarno-Milano, al ripristino della navigabilità Naviglio Martesana, allo sviluppo della navigabilità sul naviglio Pavese ed alla realizzazione di 6 nuovi approdi; al miglioramento dell’offerta delle infrastrutture ciclabili ed all’attivazione di progetti di percorsi a tema basati sull’elemento acqua; alla realizzazione di circuiti turistici culturali ed all’attivazione di un sistema museale dei Navigli; allo sviluppo di una ospitalità diffusa e promozione dell’offerta turistica in un’ottica di marketing territoriale. Le prescrizioni sopra richiamate sono efficaci,

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fatte salve le normative specifiche di maggior dettaglio contenute in altri strumenti di pianificazione territoriale (Piani territoriali di coordinamento dei Parchi regionali). Tali prescrizioni hanno valore dalla data di approvazione del presente PTRA, fatte salve le previsioni urbanistiche già approvate e convenzionate dagli enti locali.

L’efficacia del PTRA si misura nel perseguimento degli obiettivi e verrà valutata, ed eventualmente riorientata, mediante un sistema di monitoraggio dall’Osservatorio permanente della programmazione territoriale, previsto dalla LR 12/05 ed istituito con DCR 30 settembre 2008 n.8/703.

2. COERENZA CON LA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA E LOCALE

IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE D’AREA NELL’AMBITO DELLA COMPLESSIVA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE. Nel PTRA trovano posto sia indirizzi rivolti all’attività pianificatoria di Province e Comuni (nonché a quella degli enti preposti alla gestione di aree naturali protette), sia indicazioni puntuali. Le disposizioni e i contenuti del piano territoriale regionale d'area hanno efficacia diretta e cogente nei confronti dei comuni e delle province o della Città Metropolitana di Milano compresi nel relativo ambito (art.20, comma 6, L.R.12/05), qualora previsto nello stesso piano territoriale regionale d'area. La cogenza è un tratto caratteristico di tutte le disposizioni e di tutti i contenuti del PTRA , ivi compresi quelli che si traducono in indirizzi (rivolti all’attività pianificatoria degli enti locali e degli enti preposti alla gestione di aree naturali protette), anziché in precetti puntuali, il che, peraltro, rende ragione dell’intenso coinvolgimento degli enti locali nel processo decisionale che conduce alla approvazione del PTRA. Quanto all’inserimento del PTRA nel mosaico degli strumenti di pianificazione previsti, ai vari livelli, dalla l.r. 12/05, si osserva, in estrema sintesi, quanto segue. Il PTRA è soggetto ad una coerenza rispetto al PTR: a) dall’art. 20, comma 6, cit., primo periodo, ove si condiziona, di regola, l’approvazione del PTRA all’esistenza di una previsione in tal senso nel PTR; b) dall’art. 20, comma 6, cit., secondo periodo, ove si assegna al PTRA il compito di approfondire, “a scala di maggior dettaglio”, gli obiettivi già indicati dal PTR; c) dall’art. 21, comma 6, cit., ove si qualifica il PTRA quale piano “di attuazione dei contenuti del PTR”. I Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali ed i Piani di Governo del Territorio sono soggetti ad una verifica di coerenza rispetto al PTRA (art. 20, comma 6 l.r. 12/05 “…efficacia diretta e cogente nei confronti dei comuni e delle province compresi nel relativo ambito”). Per i PGT dei comuni interessati dai PTRA, la verifica di compatibilità rispetto ai contenuti del PTRA è effettuata dalla provincia o dalla Città Metropolitana di Milano nell’ambito della valutazione di cui all’articolo 13, comma 5 della l.r. 12/2005. Pertanto a seguito dell’entrata in vigore del PTRA Navigli: a) nell’iter di formazione dei PTCP si innesterà una verifica regionale di compatibilità di tali strumenti con il PTRA (art. 17, comma 7, l.r. 12/05);

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b) nell’iter di formazione dei PGT si innesterà una verifica provinciale o della Città Metropolitana di Milano di compatibilità di tali strumenti ai contenuti del PTRA (art.20, comma 6 l.r. 12/05).

RACCORDO CON LE DISPOSIZIONI PAESAGGISTICHE (PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE) I piani paesaggistici sono prevalenti, per quanto attiene alla tutela del paesaggio, rispetto ad ogni altro strumento di pianificazione, ( art. 145, comma 3, d. lgs. 42/04). Ai sensi dell’art. 19, comma 1, l.r. 12/05 “il PTR ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della vigente legislazione” (v. pure art. 76, comma 1, della stessa l.r. 12/05). Il PTRA deve specificare, dettagliare e sviluppare le disposizioni del PTR attinenti al paesaggio, pertanto prevale sugli strumenti di pianificazione delle aree protette e supera le disposizioni dei PTC dei Parchi. Pertanto le verifiche di compatibilità aventi ad oggetto, il documento di piano comunale e il PTCP, assumono quale parametro necessario le previsioni del PTRA attinenti alla tutela del paesaggio. Il PTRA, può introdurre “ulteriori previsioni conformative di maggiore definizione che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dal PTR”, come peraltro previsto dall’art. 145, comma 4, d.lgs. 42/04 e dall’art. 77, comma 1, l.r. 12/05 con riguardo agli strumenti di pianificazione di comuni, province ed enti gestori di aree naturali protette.

LIVELLO DI COGENZA DEL PIANO SULLA PIANIFICAZIONE LOCALE Uno dei compiti fondamentali dall’azione del PTRA è indicare aree di particolare interesse regionale rinviando la disciplina di dettaglio per alcuni ambiti ad un loro approfondimento progettuale ed all’inserimento negli strumenti di pianificazione locale. Le aree che insistono nel territorio compreso all’interno del Piano d’Area possono suddividersi in tre differenti tipologie: - aree da salvaguardare, - aree da sviluppare, - aree comprese nelle fasce di tutela. L’individuazione di una vasta area di tutela consentirà di riqualificare interamente ed in modo omogeneo l’area compresa nel PTRA. Tale allargamento impone la definizione di alcuni strumenti a tutela di coloro che all’interno della fascia detengono diritti di edificazione. Pertanto è necessario allargare il tema della perequazione urbanistica e territoriale all’ambito assoggettato alla fascia di tutela. All’interno delle fasce di salvaguardia il PTRA prevede la tutela di alcune opere/edifici di valore storico culturale e paesaggistico mediante prescrizioni ed indirizzi da trasferire nella pianificazione locale, per una loro effettiva valorizzazione, promozione e sviluppo. Risulta necessario che i limiti ed i vincoli trovino una diretta applicazione all’interno dei Piani di Governo del Territorio che pertanto dovranno essere coerenti rispetto a quanto previsto dal PTRA.

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3. PEREQUAZIONE TERRITORIALE

All’interno del PTRA è necessario trovare gli strumenti per dare ai Comuni i criteri per una programmazione territoriale condivisa tale da rendere omogenea l’azione all’interno dell’Area. In particolare, la perequazione territoriale dell’ambito compreso all’interno del Piano d’Area deve avere da un lato la valenza di suggerimento per i singoli Piani di Governo del Territorio, dall’altra risulta fondamentale individuare una modalità sovra comunale per aree composte da una molteplicità di piccoli Comuni. Per uno sviluppo omogeneo la perequazione territoriale può esser anche sviluppata a livello intercomunale, in modo che all’interno di un piccolo Comune non vengano penalizzati i diritti di edificabilità non riproducibili all’interno del PGT locale. Le azioni strategiche individuate dal PTRA hanno valenza ed interesse di rilevanza regionale, interessano ambiti territoriali estesi, affrontano temi e questioni progettuali variegate ed interdisciplinari, necessitano di forme e modalità complesse di coordinamento tra enti diversi e, quindi, di una governance unitaria di livello territoriale.

Le azioni possono attuarsi attraverso gli Accordi di Programma ai sensi dell’art. dell'art. 34 del D.Lgs. n. 267/2000 “Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” della L.R. n. 2 del 14 marzo 2003 e della L.R. n. 12 del 11 marzo 2005; o altre forme di accordi e intese di livello territoriale.

La perequazione, quale strumento per il raggiungimento degli obiettivi del PTRA, potrà essere applicata:

- al livello di ogni singolo Comune (perequazione urbanistica) - a livello di ambiti territoriali estesi e comprendenti almeno due Comuni (perequazione territoriale).

Relativamente alla “fascia di tutela dei 100 m.” che il PTRA individua lungo entrambe le sponde dei Navigli, le aree libere possono avere capacità edificatoria assegnata dallo strumento urbanistico vigente, ma allo stato attuale non ancora pienamente attuata, oppure non avere alcuna capacità edificatoria, ma sono di proprietà privata e sono di interesse al raggiungimento dell’obiettivo di tutela e di valorizzazione dei navigli definito dal PTRA.

I Comuni, nella redazione dei PGT, potranno avvalersi della “perequazione urbanistica” di cui all’art.11 della L.R. 12/2005 come strumento di gestione e governo delle trasformazioni del territorio, identificando tali aree su cui il PTRA vieta l’edificazione per non comprometterne la qualità ambientale come “fascia di tutela del sistema Navigli” ed al contempo, riconoscendone una oggettiva edificabilità potenziale che non potrà essere sfruttata in loco ma dovrà essere trasferita in altre aree del territorio che saranno individuate dai PGT o dagli strumenti attuativi come idonee ad ospitare tali volumetrie, dove tale potenziale edificatorio risulti sostenibile sotto il profilo urbanistico ed ambientale (ad es. negli Ambiti di trasformazione individuati e perimetrati dai PGT).

All’interno di un quadro di riferimento complessivo alla scala locale (PGT), si procederà all’individuazione puntuale delle aree libere comprese all’interno della fascia di tutela di 100 metri lungo il corso dei Navigli.

Lo sfruttamento della potenzialità edificatoria (il trasferimento dei diritti edificatori) sarà possibile solo con la contestuale cessione gratuita al Comune delle aree comprese nella suddetta fascia di tutela 204

la cui volumetria è stata trasferita, mediante atto pubblico. Tali aree verranno così acquisite gratuitamente al patrimonio pubblico delle rispettive Amministrazioni comunali ed utilizzate per attuare gli obiettivi prioritari previsti dal PTRA.

I criteri generali di applicazione della perequazione urbanistica saranno stabiliti nel Documento di Piano dei PGT (art.8, comma 2, lett.g) della L.R. 12/2005), mentre nel Piano delle Regole (art.11 L.R. 12/2005) saranno definiti gli indici di perequazione (indici che terranno conto dello stato di fatto e di diritto delle aree), gli obblighi, le modalità attuative inerenti gli ambiti di perequazione (concentrazione dei diritti edificatori, cessione gratuita al comune delle aree destinate alla realizzazione di opere di urbanizzazione, eventuale realizzazione di quote di edificazione aggiuntive rispetto ai diritti edificatori).

4. COMMISSIONE UNICA DEL PAESAGGIO

Il d.lgs. 42/2004, c.d. Codice Urbani, come modificato dai successivi d.lgs. 157/2006 e d.lgs. 63/2008 sancisce la nascita delle Commissioni per il Paesaggio, innovazione volta a garantire una tutela paesistica fornendo alle amministrazioni mezzi idonei a rilasciare in modo più stringente le autorizzazioni di propria competenza.

La legge regionale 12/2005, all’articolo 80, conferisce “le funzioni amministrative per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica e l’irrogazione delle sanzioni” ai Comuni.

La possibilità di esercizio associato di funzioni è infatti prevista dalla stessa legge regionale all’art. 81 per il quale “gli enti locali, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 80, comma 5, possono istituire e disciplinare la commissione di cui al comma 1…..in forma consorziata o associata, anche in relazione alle specificità paesaggistiche territoriali individuate nel PTCP”.

Il PTRA al fine di razionalizzare i lavori delle Commissioni del Paesaggio dei 51 Comuni rivieraschi auspica un coordinamento omogeneo per l’esercizio associato delle funzioni paesaggistiche, affinchè le valutazioni delle proposte di trasformazione vengano formulate con modalità tra loro congruenti e nel rispetto della continuità e unitarietà dei paesaggi lungo ogni Naviglio.

L’articolazione più opportuna degli ambiti di competenza delle commissioni in esercizio consorziato tra Comuni, potrà avere come riferimento i singoli Navigli, perché presentano in forma più organica quelle “specificità paesaggistiche” alle quali si riferisce l’art. 80 della l.r. 12/2005, tenendo conto altresì dell’esistenza di grandi aree urbane ovvero di parchi regionali.

La scelta delle macro aree considererà quindi l’omogenea caratterizzazione degli enti compresi nei parchi oppure sui Navigli stessi lasciando peraltro ai due capoluoghi lombardi di Milano e Pavia la diretta gestione della propria commissione.

Alle Commissioni, così riarticolate spetteranno le medesime funzioni delle Commissioni Paesaggistiche previste dalla normativa vigente con il compito di sostituirle. Pertanto alla Commissione spetterebbe l’emanazione di pareri obbligatori e non vincolanti ai fini del rilascio dei provvedimenti comunali in materia di beni paesaggistici.

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5. RISORSE FINANZIARIE

Il PTRA indica infine i criteri necessari al reperimento delle risorse finanziarie. Attualmente il sistema Navigli può disporre di risorse che derivano da svariate politiche regionali, che non hanno una gestione unitaria. Il PTRA definendo un complesso di interventi che costituiscono la strategia regionale in ordine alla tutela e valorizzazione dei Navigli, auspica che nelle scelte per l’erogazione delle risorse relative alle varie politiche regionali allocate nel DPEFR, vengano assegnati taluni elementi di preferenza per interventi localizzati nell’ambito del PTRA al fine di attuare le strategie stesse di Piano. A tal fine il PTRA promuove le seguenti forme di finanziamento: • utilizzo dei proventi dell’art. 43 l.r. 12/05 per interventi a carattere ecologico; • fondi per finanziare il ripristino e la manutenzione delle sponde; • utilizzo degli introiti regionali mediante i canoni non già destinati ad altri interventi. Per la gestione delle forme di finanziamento regionali il PTRA propone l’individuazione di un unico soggetto preposto a garantire l’attuazione delle scelte di valorizzazione previste dal Piano.

A queste varie modalità di finanziamento, il PTRA propone ulteriori forme di reperimento delle risorse finanziarie di tipo innovativo quali:

• per sperimentare una prima forma di federalismo fiscale si potrebbe individuare una minima quota percentuale dei proventi IRPEF (addizionale regionale) da indirizzare agli interventi di valorizzazione, manutenzione delle sponde e realizzazione della rete ciclabile;

• l’istituzione di una “imposta comunale di scopo” prevista dalla legge 296/2006 (Finanziaria 2007) che i comuni possono attivare per la realizzazione di interventi specifici di opere pubbliche.

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