Francesco Domenico Guerrazzi La Battaglia Di Benevento: Storia Del Secolo XIII
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Francesco Domenico Guerrazzi La battaglia di Benevento: storia del secolo XIII www.liberliber.it Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so- stegno di: E-text Web design, Editoria, Multimedia (pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!) http://www.e-text.it/ QUESTO E-BOOK: TITOLO: La battaglia di Benevento: storia del secolo XIII AUTORE: Guerrazzi, Francesco Domenico TRADUTTORE: CURATORE: NOTE: Realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (http://www.gutenberg.net/) tramite Di- stributed Proofreaders (http://www.pgdp.net/). CODICE ISBN E-BOOK: DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/libri/licenze/ TRATTO DA: La battaglia di Benevento : storia del secolo 13. / scritta da F. D. Guerrazzi. - Ed. nuo- vamente riv. e corr. dall'autore. - Firenze : Le Monnier, 1852. - XVI, 588 p. ; 19 cm. - (Biblioteca nazionale). CODICE ISBN FONTE: non disponibile 2 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 20 marzo 2005 2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 2 maggio 2013 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima DIGITALIZZAZIONE: Distributed Proofreaders, http://www.pgdp.net/ REVISIONE: Claudio Paganelli, [email protected] Carlo Traverso, [email protected] IMPAGINAZIONE: Catia Righi, [email protected] PUBBLICAZIONE: Catia Righi, [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa- zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo- glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio- ne e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. 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INGANNO................................................................88 CAPITOLO SESTO. LEGA LOMBARDA..............................................112 CAPITOLO SETTIMO. LA CASA DI SVEVIA...........................................150 CAPITOLO OTTAVO. MANFREDI...........................................................172 CAPITOLO NONO. IL PRIGIONIERO..................................................199 CAPITOLO DECIMO. IL PROPAGGINATO.............................................220 CAPITOLO DECIMOPRIMO. IL PELLEGRINO...................................................258 CAPITOLO DECIMOSECONDO. 4 MESSINELLA.......................................................270 CAPITOLO DECIMOTERZO. IL CUORE MORSO...............................................312 CAPITOLO DECIMOQUARTO. LA TESTA DEL GIUDICE INIQUO.....................335 CAPITOLO DECIMOQUINTO. LA FINE DEL TRADITORE.................................362 CAPITOLO DECIMOSESTO. IL CAVALIERE DEL FULMINE...........................400 CAPITOLO DECIMOSETTIMO. IL RIMORSO.........................................................438 CAPITOLO DECIMOTTAVO. LA ESTREMA UNZIONE.....................................456 CAPITOLO DECIMONONO. LO INDEMONIATO..............................................475 CAPITOLO VENTESIMO. LA CONGIURA.....................................................514 CAPITOLO VENTESIMOPRIMO. LA SPIA.................................................................542 CAPITOLO VENTESIMOSECONDO. DISPERAZIONE....................................................557 CAPITOLO VENTESIMOTERZO. LA SORPRESA......................................................573 CAPITOLO VENTESIMOQUARTO. LA PROVA DI DIO................................................595 CAPITOLO VENTESIMOQUINTO. LA FUGA...............................................................632 CAPITOLO VENTESIMOSESTO. IL SARACINO.......................................................656 5 CAPITOLO VENTESIMOSETTIMO. LA NOTTE DOLOROSA......................................702 CAPITOLO VENTESIMOTTAVO. LA BATTAGLIA DI BENEVENTO......................737 CAPITOLO VENTESIMONONO. LA VENDETTA.....................................................776 INDICE...................................................................801 6 LA BATTAGLIA DI BENEVENTO STORIA DEL SECOLO XIII SCRITTA DA F.-D. GUERRAZZI. Edizione nuovamente rivista e corretta dall'Autore ....... Io son Manfredi Nepote di Gostanza imperatrice DANTE FIRENZE FELICE LE MONNIER 1852 7 Non avrei tanto tardato a dar luogo nella Biblioteca nazionale a questa opera di F.-D. Guerrazzi, s'egli aves- se avuto prima d'oggi facoltà di cedermene il diritto. L'indugio però fu largamente compensato dalle cure po- ste ora dall'Autore intorno a questa Opera della sua gio- vinezza, che nell'angustie del carcere (com'egli stesso dicevami) rilesse con inesprimibile amore, volgendo omai il trentanovesimo mese della sua prigionia. F. LE MONNIER. Giugno 1852. 8 AL BENEVOLO LETTORE. Quando Omobuono Martini milanese riprodusse co' suoi tipi la Battaglia di Benevento, a me piacque prepor- le un Discorso intorno alle ragioni della Letteratura mo- derna in Italia, e il Libro e il Discorso dedicai alla egre- gia donna Signora Angelica Bartolomei nata Palli. Com- parendo adesso questa opera nuovamente alla luce per le stampe di Felice Le Monnier senza Discorso e senza Dedica, parmi cosa dicevole manifestarne la causa, onde uom non creda, che per sopraggiunto pentimento io gli abbia voluti omettere. Per certo, come la fama della illu- stre donna per la mia Dedica non aumentò, così nemme- no, per sopprimerla ch'io mi facessi, punto diminuireb- be: tuttavolta, tôrre quello che una volta si diè, e sia pure povera cosa, non sembra onesto; ed a me poi re- cherebbe gravezza grandissima, ove altri pensasse alte- rata verso Lei la mente, che un dì mi persuase a render- le, giusta le forze mie, quel tributo di onore. Anzi, poi- chè per questa guisa mi viene schiusa la via di favellare delle Dediche preposte alle altre opere mie, mi par bene valermi del destro per tenere proposito di tutte con bre- vissime parole. A Niccolò Puccini io dedicava la Veronica Cybo in pegno di antica amicizia, ed ebbi sempre in pensiero in- 9 titolare al suo nome opera di maggiore momento, ch'E- gli lo meritava pur troppo; ma mi mancò il tempo, e for- se me ne sarebbe mancato anche lo ingegno. Di questo mio difetto mi consola ampiamente conoscere come Egli abbia saputo, troppo meglio che non saprebbero fare opere d'inchiostro, raccomandare la propria fama ai posteri, dando, se non unico, radissimo esempio del modo col quale hassi ad amare il Popolo di vero amore: avvegnadiochè di due cose abbisogni principalmente il Popolo, di esempii buoni, e d'insegnamento, che di pa- role ormai che cosa farsi non sa, tante ne furono spreca- te, quasi tutte invano; talune poi, peggio che invano. Di questa verità udii sovente porgere testimonianza allo stesso Puccini, il quale con quel suo vispo linguaggio soleva dire, che i fatti erano maschi, e le parole femmi- ne. Intitolando a lui il mio Libro, io volli pertanto rende- re omaggio al savio cultore della carità verso il prossi- mo, ed allo amatore della Patria zelantissimo; onde fra le amarezze, di cui non è penuria nel turpe carcere, acer- ba mi percosse quella di non potere, come avrei voluto, dettare del morto amico sincerissima qual Ei non teme- va, e quale a me non sarebbe riuscito concepire diversa, la Orazione funeraria. Ma poichè farlo liberamente mi era conteso, mi parve degno tacere; e così, ne vado per- suaso, sembrerà anche allo spirito di Lui, se pure lo toc- cano le miserie alle quali noi siamo, infelicissimi, rima- sti. E tanto più duolmene, in quanto che a veruno poteva per avventura riuscire quanto a me di palesare al mondo 10 il cuore ch'Egli ebbe, e certo poi a nessuno più che a me ne correva obbligo religiosissimo. Talora vagando insie- me con Lui pei silenzi della notte nelle sue sale solitarie, a parte a parte mi apriva gli affanni che contristarono la sua infanzia, e le angoscie pungenti che gli derivarono dalla infermità miserabile di cui pure la Natura non lo aveva percosso.... e spettacolo veramente portentoso era e lacrimevole a un punto contemplare come tanta copia di amaritudine non fosse bastata a corrompere le acque dolcissime della sua esistenza, nè il rigido alito della tri- stezza a spegnere la sua fede; – le lotte, le cadute, il rile- varsi più gagliardo, e il proponimento osservato fino al termine della vita di adottare per figliuolo il Popolo in- tero, dacchè le gioie di marito e di padre Ei si vietava; contemplare insomma quello affannarsi indefesso a me- scere intera la sua grande anima nell'anima del Popolo, onde ei se ne avvantaggiasse. E se ne avvantaggerà, però che il Popolo abbia viscere di gratitudine, e se mai avvenga che traviato o corrotto da consigli pessimi pro- rompa in offese a danno dei suoi benefattori, presto si pente, e piange, e adora mutate in oggetto di culto le vit- time