I Longobardi E La Nascita Di “
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
I Longobardi e la nascita di “Carica” Il definitivo abbandono della città si ebbe attorno al 587, quando venne distrutta dai Longobardi, un popolo barbaro violento e grezzo di origine germanica che sotto la guida del Re Alboino venne in Italia attorno al 568 conquistando i territori dellaLombardia, Emilia, Toscana, Umbria (Ducato di Spoleto) e Campania (Ducato diBenevento), mentre il resto dell’Italia rimase sotto la giurisdizione dell’Imperatore bizantino. Fu per ordine delDuca di Benevento Zottone I che fu distrutta la città di Fabrateria Nova insieme a quella di Atina ed Aquino, portando così i confini sul fiume Liri. Gli abitanti della città si sparsero un poco ovunque, alcuni si rifugiarono sulle pendici del nostro monte Formale (Madonna della Guardia), e diedero consistenza all’attuale paese di San Giovanni Incarico CARICA( ), altri si stanziarono presso l’ultima propaggine dei monti Lepinicostituendo l’attuale paese di Falvaterra (Fabraterra); un’altro gruppo si trasferì sulla sponda sinistra del fiume Liri ove sorse la cittadina attualeIsoletta di (Insula Pontis Solarati). Tutti e tre i paesi si ritrovarono a far parte dell’agro Aquinate sotto il dominio Longobardo. Inutile dire come fosse stato difficile agli inizi per gli abitanti del nostro paese vivere quasi in condizioni di schiavitù, senza tetto e minacciati dalla fame e dalle malattie. Si entrò a far parte del ducato di Benevento, uno dei più importanti ducati della storia longobarda in Italia. Data la lontananza del governo centrale e non essendo sottoposti alla diretta sorveglianza del Re, divenne quasi un vero stato autonomo. Il nostro paese cominciò a formarsi lentamente, dando origine al primo nucleo abitato presso l’attuale Piazza Giudea. Le prime abitazioni furono molto povere e servivano solo a ripararsi dalle intemperie. Il paese agli inizi prese il nome di Carica , presumibilmente perché le prime le prime abitazioni furono edificate nelle vicinanze di piante di fico; infatti in latino la parola carica equivale a” fico secco“. Questa versione data anche dalCayro sembra la più verosimile, anche perché sappiamo benissimo come il nostro territorio anticamente era ricco di questo tipo di pianta. Sempre secondo il Cayro, che ci fornisce anche un’altra versione, il nome Carica deriva dalle famiglie fondatrici del paese, dal cognome Carico, quest’ultimo molto in uso nell’Impero Romano tipo Marco Aurelio Carico, Publio Elio Carico, presenti anche tra gli abitanti della stessa Fabrateria Nova. A contrastare queste versioni, ci ha pensato il Cav. Don Gabriele Jannelli che il 07-10-1877 nella commissione conservatrice dei monumenti ed oggetti dell’antichità dellaProvincia di Terra di Lavoro, affermava che l’origine del nome Incaricoaggiunto a San Giovanni non corrisponde alle versioni del Cayro, bensì ad un alterazione, come in tante parole del tempo, della parola antica Clanica, derivante dal fiumeClani (Liri) che ne bagna la contrada. Nome del fiume in uso sicuramente nel tempo di cui lo Strabone, il famoso storico e geografo greco che visse a Roma intorno al 40 a.C., ci ha lasciato traccia e di cui anche Plinio il Vecchione emenda il nome. Per lo stesso motivo il monte prese il nome di Formale per i molti sbocchi di acqua che dalle sue falde, andavano a confluire nel fiume stesso. Un’altra tesi attribuisce il nome Incarico al paese di origine del patrono San Giovanni Battista vale a dire Incarim nella Palestina, però questa tesi è scartata da molti studiosi, in quanto il nome del patrono accanto al nome del paese appare solo dopo il 1053, quando il paese venne scisso da Pontecorvo, che precedentemente lo comprendeva, come risulta da una scrittura antica conservata presso il Monastero di Montecassino” Castri S. Joannis territoris Pontis Curvi”. Il nostro paese fu sotto il dominio Longobardo per 206 anni fino al 774, quando Carlo Magno Re di Francia ed Imperatore d’Occidente, sconfisse a Pavia Re Desiderioesiliandolo insieme ai suoi famigliari in un convento in Francia dove terminò i suoi giorni. In questo anno Carlo Magno innalzò il ducato di Benevento a principato. Nel 845 il principato si scisse in due dando origine al principato di Salerno che comprendeva tra l’altro il nostro paese. Questo principato a sua volta si divise dando origine al contado diCapua che ereditò cinque dei sedici gastaldati che aveva in possesso. Il più importante gastaldato del contado di Capua fu Sora che era quello con maggiore estensione e geograficamente più lontano da Capua. Per questa maggiore estensione fu divisa in due dando origine al gastaldato diAquino . Il primo gastaldo di Aquino fu Rodoaldo parente dei conti di Capua. Il nostro paese come Falvaterra ed Isoletta entrarono alle dipendenze di questo gastaldato. Alla morte di Rodoaldo nel 883 gli successe Adenolfo I dettoMegalù artefice della costruzione del castello di S. Giovanni Incarico. Il castello doveva servire a difendere la popolazione dalle continue incursioni e devastazione dei Saraceni, popolo di origine araba che proveniente dall’Africa settentrionale e dediti soprattutto alla razzia, occuparono prima la Spagna poi la Sicilia, dirigendosi subito dopo verso il centro. Fu in quel periodo, dopo che si erano insediati alle foci del Garigliano che intrapresero una serie di saccheggi ai danni soprattutto delle popolazioni delle nostre campagne. Ad Adenolfo I successero nell’ordine di tempo , Rutiperto, Siconolfo I e infine Adenolfo II che fu l’ultimo dei castaldi, ed il primo dei conti di Aquino. La contea di Aquino, preoccupata della crescente influenza che esercitava nella zona il Monastero di Montecassino, si pose in aperta ostilità con l’abate Aligerno. Questa ostilità si protrasse per molti anni anche tra i successori di Adenolfo II. Infatti Adenolfo III ebbe a contendersi con l’abate Mansone di Mntecassino, fondatore quest’ultimo del castello diRoccasecca . Il successore Adenolfo IV si contese con l’abate Richero, in lotte durissime che portarono alla cattura e alla conseguente prigionia di quest’ultimo. In quell’anno, però, una terribile epidemia scoppiò in Aquino mietendo un gran numero di vittime tra cui il figlio diAdenolfo IV, il conte Siconolfo III che morì di peste. Il popolo credendo che l’epidemia fosse stato un castigo del cielo per le cattiverie subite dall’abbate Richero, volle che terminasse per sempre questa rivalità. Fu per questo che i fratelli Adenolfo V e Landone II andarono a Montecassino a pregare, perché cessasse l’epidemia. AdenolfoV promise pace e fedeltà a Montecassino. Lo stesso Adenolfo V fu nominato Duca di Gaeta, a Landone II gli fu assegnata la contea di Aquino, a Pandone I la contea di Vicalbo (Valle di Comino) ed aLandone III la contea diPontecorvo . Il figlio di quest’ultimo, il conte Giovanni Scinto il 27-07-1066, ebbe l’investitura diSan Giovanni Incarico da Riccardo Iprincipe normanno di Capua per la sua fedeltà dimostrata verso di loro avendo favorito al loro successo. Con il feudo presero il nome gentilizio San Giovanni che si tramandarono i vari successori con ereditarietà. Il documento originale dell’atto di donazione è conservato presso l’archivio di Montecassino e venne pubblicato parzialmente dallo Scandone ed in regesti dal Laccisotti.Come si rileva dal Pratillo padre Giacomo Erardoscrivendo di San Tommaso di Aquino tra gli elogi che gli professa, lo chiama conte di Aquino e del castello di San Giovanni. I figli di Giovanni Scinto che ereditarono il nome gentilizio di San Giovanni, adottarono una politica diversa da quella del padre, tanto che furono spodestati dai loro possessi dal principe di Capua che donò tutto aMarotta moglie di Goffredo Ridello normanno che fu Conte diPontecorvo, Duca di Gaeta e Barone di San Giovanni Incarico. I Ridello e i loro successori non tennero per lungo tempo San Giovanni Incarico. In quel periodo nel 1138 durante il pontificato diPapa Innocenzo II, San Giovanni Incarico Isoletta e Falvaterra furono assediate e bruciate. Ma mentre il Papa era a San Germano a festeggiare la vittoria, veniva di sorpresa raggiunto dai Normanni e fatto prigioniero insieme alla sua scorta di Cardinali. Successivamente, venne liberato dopo però essersi impegnato a dare l’investitura regale a Ruggero II. Nel 1169 Barone di San Giovanni Incarico troviamo Rinaldo Boccavidello del ramo della casa diAquino figlio diAdenolfo VIII Conte di Atina. Nel 1170 si verificò un terribile terremoto che fece tuonare le campane del paese senza arrecare però danni alle abitazioni. Ci fu chi disse che quei rintocchi delle campane volessero significare severo ammonimento per le popolazioni restie ad affrontare la lotta in Palestina per la difesa della Chiesa. Fu così che quando ci fu la spedizione in Terra Santa per la III crociata nel 1187, San Giovanni mandò un soldato, un altro per Rio Matrice con l’impegno di mandarne altri quattro. Le truppe capitanate da Federico Barbarossaparteciparono con 600.000 armati. Federico Barbarossa morì annegato nel 1190 nelle acque delfiume Salef in Cilicia regione storica dell’Asia minore, così la spedizione privata del suo valoroso combattente si ritirò rientrando frettolosamente in Italia. A Barbarossa successe Federico II, al quale, benché avesse solo 4 anni, gli assegnarono subito il titolodi re di Sicilia (1198) e di Germania (1212) e fu incoronato Imperatore di Germania nel 1220. Nel 1227 per volere del Pontefice, Federico II partì per la crociata in Terra Santa, ma subito dopo rientro in patria perché colpito da pestilenza. Gregorio IX, ritenendo la malattia una simulazione, gli comminò una scomunica. L’anno seguente nel 1228 Federico II partì nuovamente per la crociata dove ottenne pieni successi. Durante la sua assenza soldati del Pontefice dettichiavisegnati (a causa dei loro vestiti che portavano impressa sulla parte anteriore la chiave di San Pietro) occuparono tutti i suoi stati tra cui San Giovanni Incarico che a quel tempo era difeso dal Barone Bartolomeo da Supino. Occupate le città di San Giovanni Incarico Insula Pontis Solarati e Pastena, le truppe papaline avanzarono verso Fondi ma qui trovarono una imprevista resistenza da parte delle forze di Giovanni Poli le quali contrattaccando violentemente le truppe di Gregorio IX, le costrinsero ad una disastrosa ritirata fino a Ceprano.