Osservazioni Geologiche Fatte Lungo La Valle Latina, Memoria Del Prof
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GIUSEPPE PONZI L E TT A NELL'ACCADEMIA DEI LINCEI NELLA SESSIONE 17 DEL 31 DECEMBRE 1848 (Estratta Dalla Raccolta Scientifica. Gennajo 1849.) R O MI A DALLA TIPOGRAFIA MARINI E MORINI 1849. osSERVAZIONI GEOLOGICHE F A TT E - L UN G o LA V A LL E LA T IN A DA ROMA A MONTECASSINO -e-ore Occupato da qualche tempo a formare una carta geologica di quella parte degli stati romani che versa le acque nel mare mediterraneo, e occorrendomi visitare la provincia di Fro sinone, volli consacrare alcuni giorni dell'autunno di que st'anno in percorrerla. Questa escurzione ha avuto per isco po non solamente conoscere la natura fisica di quella re gione, ma eziandio la soluzione di alcuni problemi geo logici, insorti l'anno scorso nelle conversazioni da me te nute col celebre geologo Sir Roderick Murchison. Tali proble mi riguardavano particolarmente il conoscere l'indole spe ciale di quelle calcaree contenenti ippuriti, che costitui scono alcune serie di colline indipendenti dal resto degli appennini. E siccome la catena dei monti dei Volsci nel lo stato romano continuata con quella degli Aurunci nel na politano, a quella serie appartengono, formando parte del la provincia succitata; così credetti opportuno prolunga re le mie osservazioni fino a Montecassino e li piani di S. Germano, onde conoscere tutta la loro naturale disposi zione. A meglio comprendere pertanto ciò che con linguag gio geologico io sono per esporre, stimo opportuno premet tere alcune necessarie nozioni sull'andamento del terreno da Roma a quell'estremo da me stabilito, che comprende tutta la valle latina. - Avanti di raggiungere la provincia di Campagna si trascor re la superficie del suolo romano, largamente ondulato, in dicante a colpo d'occhio la sua origine, di essere stato cioè – 4 – un fondo marino dell'epoca terziaria. Le valli risultanti da una tal forma sono in genere scavate in profondi solchi per il diuturno passaggio delle acque, che le percorrono, e che spesso vi produssero scoscesi burroni. Attraversato questo suo lo a levante di Roma, si rade il lato settentrionale del grup po dei monti laziali, attorno dei quali il terreno come per una zona circolare diviene quasi piano, e le acque vi scor rono in leggieri fossati; se non che dove più accostasi alle colline si fa scabro, perchè la via passa su di un cratere di quel sistema vulcanico, che costituisce il laghetto della Colonna o il lago Regillo degli antichi. Oltrepassati quelli monti il suolo riprende l'aspetto della campagna romana, e guida il viandante verso i monti prenestini e lepini che a sinistra e a destra gli si presentano, fra i quali s'introduce per modo da interromperne e discioglierne la continuità. Da un lato e l'altro queste eminenze si prolungano in distese catene, lasciando fra loro una lunghissima depressione per corsa dai fiumi Sacco e Liri, protratti fino a S. Germano ove termina la valle. Questa è la valle latina, perchè com prendeva l'antico Lazio, ora occupata per la maggior parte dalla nostra provincia di campagna, contigua a quella di Ter ra di lavoro che nel regno di Napoli occupa il confine sudetto. i La catena di sinistra formasi dei monti prenestini, dalle montagne del Serrone e del Piglio, dai monti di Guarcino e di Trisulti, da quelli di Alatri, Veroli, e Monte S. Gio vanni nello stato nostro: dai monti di Arce, Rocca Secca, Palazzolo, Piedimonte e Montecassino nel regno napoletano. Quella di destra componesi di catene minori aventi tutte pres so a poco la medesima direzione, ma non continue. La pri ma di rincontro ai monti prenestini prende da Monte for tino fin verso Piperno, e questi sono i monti lepini: la se conda costituisce i monti Ausoni e contiene le eminenze che dominano Supino, Prossedi, e Pisterzo: la terza quelle di Ca stro Falvaterra, il Pico, e i monti di Pontecorvo, ove era il paese degli Aurunci che si protrae fino all'estremo di que sta grande valle nel regno di Napoli, per farsi limitrofo dei Campani. Quasi tutta questa regione fu abitata dai Volsci, – 5 – meno quella degli Ernici che occupavano i moderni monti prenestini fino ad Anagni, e quella degli Aurunci di cui ora ho parlato. - - - Il suolo di questa spaziosa vallata mostra varie accidenta lità dipendenti dalle fimbrie protratte dei monti circostanti, avvegnachè ora si distende in pianure, ora si fa gibboso, ora montuoso. Ciò nondimeno i fiumi che vi scorrono non sono molto serpeggianti, e tendono sempre a gettarsi verso la ca tena destra, indicando essere quella parte più bassa e ap pianata della valle. - - Il fiume Sacco (Trero o Talero degli antichi) prende o rigine dietro le eminenze di Palestrina e di Poli, e passan do dietro quelle di Capranica e di Cavi, per Gennazzano en tra in questa valle dove per minute spire, ma in direzione quasi retta vi procede. Trascorre prima l'osteria bianca, poi tra Gavignano e il Castellaccio, passa sotto la Scurgola e Morolo, e lascia a destra Supino e Patrica. Qui giunto si arricchisce delle acque della Cosa, fiume di minor conto che traendo la sua sorgente dalle alture di Guarcino scorre sotto Vico, Collepardo, Alatri, Pignano, Veroli e Frosinone, do ve incontra il Sacco. Si conduce questi sotto Ceccano, quindi tra le eminenze di Castro e Poſi, e radendo i monti di Fal vaterra sul confine delle pianure di Ceprano, arriva all'Iso letta nel regno di Napoli ove si fa tributario del Liri. Il Liri poi ha il suo principio dalle vicinanze di Cap padocia, nel Napolitano, e ancor esso in un corso più o me no diretto si conduce dietro e lungo la catena dei monti di sinistra fino a Sora. Qui si ripiega e l'attraversa per una in terruzione, ed entra nel nostro stato presso monte S. Gio vanni, trascorrendo quelle roccie appennine con grandi spire. Introdottosi nella provincia di Campagna va a Ceprano, e quindi all'Isoletta, dove unite le sue acque a quelle del Sacco, mettesi nella direzione di questo, e per Pontecorvo e S.