LE METAMORFOSI DI UNA REGIONE ROSSA: STABILITÀ ED EVOLUZIONE NEL VOTO DEL 21 APRILE 1996 IN TOSCANA di ANTONIO FLORIDIA

I dati utilizzati in questo lavoro sono tratti da una pubblicazione del Ministero dell’Interno.

I commenti e le prime interpretazioni del voto del 21 aprile 1996 si sono soprattutto rivolti all’analisi di quei fenomeni e di quelle aree del Paese in cui sono sembrate concentrarsi le sole rilevanti no- vità nel comportamento elettorale degli italiani. E indubbiamente, il quadrante Nord-Est ha segnato per molti versi l’esito stesso del con- fronto elettorale1; tuttavia, un’analisi più attenta della nuova geografia elettorale italiana, quale emerge dal voto del 21 aprile, ci segnala altre e rilevanti novità, che riguardano anche quelle regioni e quelle aree, le zone rosse, su cui meno si soffermati finora analisti e commentatori, quasi a dare per scontato che dietro l’indubbia continuità degli esiti elettorali (la persistente egemonia dello schieramento di sinistra) si ce- lasse un’analoga e indiscussa continuità dei comportamenti elettorali e della logica che vi è sottesa. Un’ipotesi che merita di essere appro- fondita ci suggerisce invece di analizzare in modo specifico i muta- menti che in questi anni hanno investito anche le regioni italiane caratterizzate storicamente dalla presenza egemone della subcultura politica territoriale di matrice socialista e comunista. In questo lavoro, tenteremo perciò di presentare alcune prime elaborazioni sul voto del 21 aprile 1996 in Toscana, analizzandone alcune caratteristiche strut- turali, e avanzando in conclusione alcune ipotesi interpretative sul senso e sul segno assunto dal voto in questa regione, all’interno del complesso e cruciale ciclo elettorale degli anni Novanta.

1 Appare peraltro imprecisa la stessa locuzione, Nord-Est, oramai invalsa nell’uso comune: il ridisegno della geografia elettorale italiana, quale emerge dal 21 aprile, ci induce a ritenere più corretta una griglia interpretativa molto più “fine”. Ad esempio, come hanno mostrato le analisi di ILVO DIAMANTI (di cui si veda il recente Il male del Nord, Roma, Donzelli, 1996), l’area in cui il voto leghista ha registrato i maggiori incrementi è meglio definibile come un’area pedemontana, che parte dal Cu- neese, per coprire poi la Lombardia settentrionale e le province venete in cui si era svi- luppato l’insediamento originario della Lega.

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1. Le regioni centrali e la Toscana nel nuovo scenario competitivo

L’introduzione di un sistema elettorale di tipo uninominale e maggioritario ha riportato all’attenzione degli studi elettorali, anche in Italia, il problema teorico e metodologico di una corretta definizio- ne della struttura competitiva del confronto elettorale. Un interesse tanto più rilevante, in quanto legato alla necessità di verificare la mi- sura dell’effetto maggioritario prodotto dal nuovo sistema elettorale, il grado di stabilità potenziale e perfino, in una certa misura, la relativa aleatorietà dei risultati, il loro essere legati ad una serie di circostanze difficilmente ripetibili2. Così, una valutazione dello scenario competi- tivo prodotto dalle nuove regole elettorali, e dei relativi comporta- menti strategici degli attori, è apparso subito, dopo il voto del 27 marzo 1994, come uno dei più rilevanti terreni di analisi e di riflessio- ne, su cui si sono misurati approcci diversi3. Uno dei criteri di definizione della struttura competitiva delle elezioni nei collegi uninominali della Camera e del Senato è stato quello proposto da D’Alimonte e Bartolini, che assume la differenza nelle percentuali di voto riportate dal primo e dal secondo candidato come indice del grado di competitività di ciascun collegio. Sulla base delle classi di frequenza di tali differenze, questo criterio rende possi-

2 Ad esempio, il Polo ha richiamato, non a torto, l’effetto di dispersione prodot- to dalla presenza delle liste della Fiamma tricolore di Rauti, a sua volta legato alla in- sufficiente conoscen