'Fano Per Simone Cantarini. Genio Ribelle 1612

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'Fano Per Simone Cantarini. Genio Ribelle 1612 Simone Cantarini Madonna in gloria coi santi Agostino e Monica, detta Madonna della Cintura olio su tela; 298 x 177 cm Fano, Pinacoteca civica Un vero peccato che non sia più possibile ammira- costarono la pelle, a causa di una archibugiata e così, re, oggi, gli affreschi che il conte Leone Giacomini al riparo dalle ‘passioni’ e dai conseguenti pericoli, aveva fatto dipingere da Giovanni Pierpaoli, sulla Cantarini dipingeva nell’atmosfera ispirata dell’e- volta della elegante sala nel suo casino di Brettino. remo, per gratitudine della ricevuta ospitalità e per isfug- Una grave perdita, per la storia dell’arte e del costu- gire l’ozio e la noia in quella solinga villa. Con maggior me, per la storia della fortuna di Simone Cantarini. enfasi e particolari, Billi ripropone gli estremi del Per fortuna, ce ne lascia una breve descrizione il racconto del biografo ufficiale di Cantarini, Carlo canonico Alessandro Billi, nell’opuscolo che donò Cesare Malvasia62. Seguendolo, Billi avvolge nel al conte per le sue nozze con la contessina Carlotta romanzo anche la successione delle opere fanesi, Rinalducci, dove ripercorreva le vicende dell’eremo in quanto l’unica che trova menzionata, anche nel agostiniano di Brettino, con al centro l’episodio che Lanzi63, è il celebre Miracolo di san Pietro che risana più ne caratterizzò la storia: l’esecuzione, da parte lo storpio di San Pietro in Valle e dunque immagina di Simone Cantarini, della pala in esame. Forte do- che dopo averla eseguita, presumibilmente a ridos- veva la consapevolezza del valore di questo dipinto, so della pala con San Tommaso da Villanova64, il pit- dell’importanza di quell’episodio per la storia ar- tore sia dovuto in fretta in fretta fuggire a Brettino, tistica della città, se proprio questo era il soggetto dove avrebbe eseguito la pala in esame, opera di degli affreschi commissionati a Pierpaoli: …di che cui non si fa menzione, secondo Billi, perché legata voleste perennare la memoria di Brettino e del Cantarini a queste indecorose vicende. ‘E chiaro che, invece, col far dipingere sulla volta della nuova elegante sala il si tratta di un dipinto meno noto stante la sua stessa momento, nel quale Simone abbozza il suo celebre quadro collocazione, appunto, ‘eremitica’65. di S. Monica presso i religiosi eremitani di quell’antico Anche per la situazione di degrado dell’eremo, più cenobio…59. Più avanti, nello stesso opuscolo, Billi tardi, la pala è stata una delle prime opere ad en- concede notevole spazio a considerazioni sull’attivi- trare a far parte della Pinacoteca fanese66, diretta- tà di Cantarini a Fano, ponendosi per primo il dub- mente dalla sede originaria, la Chiesa-Convento di bio se si potesse rintracciare qualche prova di una San Biagio in Brettino, appunto, eremo degli ago- sua parentela con la nobile famiglia dei Cantarini60, stiniani, fondato nel secolo XII e progressivamente fatto che avrebbe ancor più ammantato di fatalità abbandonato con l’istituzione a Fano (1265) di una l’omaggio al pittore da parte del conte Giacomini, chiesa parrocchiale dell’ordine, Santa Lucia ma at- proprietario del casino di Brettino e di un palazzo tivo almeno fino al 1651, quando vi rimase solo un in città, presso la chiesa di Sant’Antonio, che era lo vicario per le necessità religiose del luogo67. stesso abitato da quella antica famiglia61. Il racconto Il dipinto viene anche minuziosamente descritto da romanzato, eppur così avvincente continua quando Billi, in tutti i suoi particolari e protagonisti, con Billi immagina - e sembra uno di quei quadri del quella metodologia pre-fotografica, talora da rim- Romanticismo italiano, del tipo Raffaello mentre di- piangere per il suo valore mnemonico, fatto salvo pinge la Fornarina - che i buoni frati agostiniani ac- l’impianto retorico. L’ osservazione del soggetto e cogliessero nell’eremo il pittore in fuga da Fano per delle caratteristiche di stile sono infatti particola- le sue intemperanze amorose, che per poco non gli reggiate, mentre oggi troppo spesso le immagini si La pala coi santi Agostino e Monica che ricevono la cintura, simbolo della regola agostiniana, si trovava nell’eremo di Brettino, fondato dai frati nel XII secolo e attivo fino al 1651 circa. Rappresenta una delle prime prove di confronto diretto con Guido Reni, attraverso il modello della sua pala collocata nei primissimi anni del quarto decennio del secolo presso la cappella della famiglia Olivieri nel Duomo di Pesaro (Roma, Pinacoteca Vaticana). Si tratta, inoltre, di una delle molteplici committenze per l’ordine agostiniano, di cui sarà membro un fratello del pittore, il più giovane, Giovanni Antonio. 45 dimenticano, forti come si è della certezza del do- e Tommaso oggi alla Pinacoteca Vaticana, che sareb- cumento fotografico68. be stata, secondo il racconto di Malvasia, come un La pala rappresenta la Vergine col bambino in glo- fulmine per la svolta stilistica di Cantarini69. Ecco ria, mentre porge la cintura a Santa Monica, ma- perché sembra più che plausibile quanto ipotizzato dre di Sant’ Agostino che la affianca nel quadro. L’ dalla Colombi Ferretti70, di individuare nella pala episodio si riferisce alla conversione del santo, che di Brettino la grande tavola entro picciola chiesa che gli giunse anche per i grandi sforzi compiuti in tale acquistò gran grido, eseguita, secondo Malvasia, pro- direzione dalla madre, che riceve insieme a lui la prio subito dopo l’impressione e l’esercizio con nu- cintola, attributo dell’ istituzione dell’ordine ago- merose copie71, su quel modello reniano. La stretta stiniano. Il culto era molto diffuso nelle Marche, e diretta dipendenza della pala in esame da quel- sede dell’ influente santuario di San Nicola di To- la pesarese di Guido poggia su palesi confronti, lentino. nell’organizzazione compositiva, specialmente nel L’opera non è citata da Malvasia che parla piuttosto gruppo della Vergine col bambino in gloria, nella genericamente dell’attività per Fano del pittore, in- tipologia del gruppo celeste e nella pittura che si fa centrandola sul capolavoro di San Pietro in Valle. più distillata, eletta, se pur ancora dentro un forte Ma il documento figurativo parla da solo, richia- accento naturalistico di marca ridolfiana e soprat- mando esplicitamente il suo modello nella famosa tutto palmesca. pala che Guido Reni aveva inviato a Pesaro, in Duo- La provenienza da quel modello e l’aver osato, mo, su commissione della famiglia Olivieri. Quella come dice il biografo, poco dopo, di riproporne certa tavola accolta con entusiasmo a Pesaro di cui le caratteristiche nella pala eseguita per la picciola non si può dire quanto restasse sovrafatto, esemplare chiesa, cioè Brettino, aiuta anche nella datazione. grandioso della nuova delicatezza e nobiltà di maniera, Infatti, nonostante la perdurante incertezza sulla del moderno classicismo del Reni, era senza dubbio cronologia della maravigliosa tavola di Reni72, mi la Madonna col bambino in gloria fra i santi Girolamo sono ulteriormente convinta, leggendo e rileggen- Simone Cantarini, Studi per Madonna della cintura e santi, Car- Simone Cantarini, Studio per Madonna col bambino in gloria pentras, Biblioteque Nationaux e due figura in basso, inv. 489r., Milano, Pinacoteca di Brera, Gabinetto disegni e stampe 46 do Malvasia, che possa essere un dato di cronolo- per altre commissioni, quale quella di San Pietro gia, il fatto che questi nomini la pala Olivieri per in Valle. Cantarini doveva altrimenti conoscere già prima, nel succinto elenco di opere rappresentative da tempo anche le opere fanesi di Guido, giunte della seconda maniera del Reni, seguita dal palio- rispettivamente nel 1622 e 162674. E comunque si ne della peste, che é del 1631 (Bologna, Pinacoteca nota ancora una commistione significativa di fonti, Nazionale) e dalla pala di san Giobbe, del 1637 ca. che inserisce il dipinto tra quelli da pensare entro (Parigi, Notre Dame), giustificando dunque, anche la prima metà del quarto decennio, un po’ dopo la una datazione in apertura del quarto decennio. pala coi santi Barbara e Terenzio - Aicurzio, par- Malvasia poi aggiunge che solo dopo questi successi rocchiale, - non troppo dall’ Immacolata - Bologna, Cantarini ardì recarsi a Fano a studiare gli altri due Pinacoteca Nazionale - rispetto alle quali mette in capolavori del Reni, Annunciazione - Fano, Pinacote- campo un ulteriore viraggio in senso classico75. Il gio- ca Civica - e Consegna delle chiavi - Parigi, Louvre - vane frate agostiniano in secondo piano paga un ed è affermazione intrinseca all’impostazione della indubbio tributo al modello del Miracolo della can- Felsina, che vuole scandire la carriera di Cantarini na, dipinto dal Guerrieri per la Cappella di San sul suo adeguamento al Reni. Ma è ormai un dato Nicola da Tolentino, in Santa Maria a Sassoferrato, di fatto e sul tema rimando al mio testo che prece- se pure in stesure di morbidezza ridolfiana. Nella de le schede, quanto si debba valutare una mobilità stessa chiesa, il pittore di Fossombrone dipingeva del pittore ben più variata e frequente rispetto alle anche una sua Madonna della Cintura e severo ricor- tappe scandite senza sfumature, dalla storiografia. do ne è qui la Santa Monica, che più del resto pia- In particolare, le note inedite dello stesso Malva- ceva a Tomani Amiani, per il volto allibito da lunghi sia73 confermano una frequentazione fanese ben dolori. Esemplare di una ritrattistica resa sublime più distribuita nel tempo, anche degli esordi. Sarà nel ritratto di Eleonora Albani Tomasi - Pesaro, Banca eventualmente valutabile, che senza dubbio la pala dell’Adriatico- preziosa traccia di quella romantica, di Brettino e la sua buona accoglienza, fosse viatico nostalgica civiltà sivigliana del Guerrieri76, impre- Simone Cantarini, Studio per Madonna col bambino e due Simone Cantarini, Studio per Madonna del rosario, inv. 491r., santi,inv. 104 Milano, Pinaocteca di Brera, Gabinetto disegni e Milano, Pinacoteca di Brera, Gabinetto disegni e stampe stampe 47 scindibile in numerose opere di Cantarini e non solo degli esordi.
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