Simone Cantarini (Pesaro 1612 – Verona 1648)

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Simone Cantarini (Pesaro 1612 – Verona 1648) scheda IX 2 │ IL COLLEZIONISMO SETTECENTESCO S i m o n e C a n t a r i n i . O p e r e s u c a r t a a g l i U f f i z i │ F i r e n z e , G a b i n e t t o D i s e g n i e S t a m p e d e g l i U f f i z i , 1 6 g i u g n o – 2 1 s e t t e m b r e 2 0 1 5 Simone Cantarini (Pesaro 1612 – Verona 1648) Madonna con bambino inv. 3439 S Penna e inchiostro e pietra rossa su carta mm. 167 x 102 Nello schizzo compaiono la Vergine, il Bambino e tre putti: questi ultimi, tuttavia, non rappresentano degli angeli, come si potrebbe pensare in un primo momento, ma sono variazioni del tema del Bambino, studiato in varie pose, ma tutte riferibili all’appoggio sul braccio della Madonna. Esso viene esposto in mostra a fianco di Venere sul carro (n. VIII), con il quale condivide le caratteristiche grafiche di rapidità e brillantezza. Si tratta, in effetti, di poco più di un abbozzo: l’abilità di Cantarini, tuttavia, emerge proprio in queste occasioni, quando, con pochi segni, riesce a costruire in modo fluido e organico le masse e la corporeità delle figure. In origine, il disegno era attribuito a Guido Reni. Solo recentemente, attraverso il confronto con un analogo foglio conservato alla Pinacoteca di Brera, è stato possibile ricondurlo alla mano di Cantarini. L’opera condivide con altre del Pesarese quella levità di tratto che contraddistingue la sua produzione tanto grafica che incisa, e che faceva esclamare al biografo Carlo Cesare Malvasia (1678) <“Non ho mai veduto la più graziosa e gentil penna della sua”>. Bisogna considerare, del resto, che l’abilità nel tracciare rapidamente dal vero figure con la penna era una delle più apprezzate nelle accademie di pittura seicentesche: il disegno a inchiostro, infatti, non può essere corretto, e non garantisce quell’effetto di sfumato ottenibile con la pietra rossa o con la matita. Questo schizzo mostra efficacemente la capacità di gestire con pochi segni gli spazi e i volumi riscontrabile nell’attività incisoria del Pesarese. Le sue acqueforti in effetti possono essere utilmente messe a confronto con gli studi a penna che costituiscono, in diverse occasioni, veri e propri tramiti tra il disegno a matita e la lastra di rame. bibliografia Emilio Burci, Ferdinando Rondoni, Emilio Santarelli, Catalogo della raccolta di disegni autografi antichi e moderni donata dal prof. Emilio Santarelli alla Reale Galleria di Firenze, Firenze 1870, p. 250, n. 15 Andrea Emiliani, Anna Maria Ambrosini Massari, Marina Cellini, Raffaella Morselli, a cura di, Simone Cantarini nelle Marche, Venezia 1997, p. 208, n. 67 Andrea Emiliani, a cura di, Simone Cantarini detto il Pesarese 1612 – 1648, Milano 1997, p. 250, n. II.37 .
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