Anna Maria Ambrosini Massari L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE: E

…provò gran vantaggio dall’aver fatte tutte le sue fatti- ghe in Fano nell’adolescenza1.

Nel nostro mondo mediatico e ipertecnologico non to ciò che a suo, e mio tempo, gli succedette, particolarmente esistono più le varianti. in Bologna,…4. Fano risulta una tappa del pittore già Quando ci penso, questo dato semplice, che da un maturato alla scuola di e ancor più certo punto di vista può risultare senz’altro una con- sui modelli di Barocci e visto a , quista - quello che decidiamo di tralasciare nelle con l’arrivo in Duomo della pala Olivieri, la Madon- versioni finali dei documenti, viene semplicemente na in gloria coi santi Tommaso e Girolamo, oggi alla Pi- cancellato, basta un gesto, un semplice click-mi an- nacoteca Vaticana. Volle pertanto vedere i capolavo- goscia. ri del Reni e Fano, in San Pietro in Valle e la ‘gita’ gli Va perso tutto il senso di un’opera di scrittura: quella fruttò la commissione di uno almeno dei laterali alla fatica, lenta e progressiva, estenuante, che conduce pala di Guido sull’altare maggiore, così, come per alla redazione finale e che rivela le ragioni più in- magia. Opera grandemente ammirata, quella che time, contraddittorie, della definizione degli argo- ne derivò, il nostro San Pietro che risana lo storpio, pro- menti e della connessa eliminazione di quelle noti- prio perché seppe aderire totalmente allo stile del zie che distoglierebbero dall’obiettivo principale. maestro. Ma il pittore ardimentoso era insoddisfatto, Senza il confronto tra le carte inedite e la redazione sentiva sempre più l’esigenza di stare accanto a quel finale della Vita di Simone Cantarini scritta dal suo maestro, di andare a Bologna e, provvidenzialmen- principale biografo, Carlo Cesare Malvasia, punto te, un’archibugiata seguita alle sue frequenti e impe- di riferimento di tutta la storiografia a venire, non nitenti licenze amorose, lo fece convincere ad andarvi avremmo, oggi, potuto ripensare con l’aiuto di spun- effettivamente, anche perché ormai, per il suo carat- ti concreti, modi e termini della sua formazione e tere altero e le sue intemperanze, si era alienato ogni della sua intera carriera2. simpatia e appoggio. Esigenza pressante, osservando le opere; primo e ul- Così, il quadro moralistico di Malvasia, che non reg- timo motore della ricerca storico-artistica, che dimo- ge, come vedremo, il riscontro sulle opere fanesi, in stravano qualcosa di diverso da quanto l’edizione uf- particolare la pala di San Pietro in Valle, che rive- ficiale volesse propagandare: Cantarini soprattutto la una conoscenza dei modelli bolognesi di Guido allievo del grande Guido Reni, con un taglio netto su Reni, che solo dopo essere stato colà avrebbe potuto tutto quello che non interessava, vale a dire, gli snodi avere, oltre a richiedere una messa a fuoco di altri della educazione in patria, i luoghi e i modelli, i tem- punti del testo, rivelatori, specialmente quelli delle pi di un apprendistato ben più variegato e comples- note, poi lasciate inedite. so di quello che infine viene consegnato alle stampe. Ne metteremo insieme diverse, tutte rivelatrici e do- Fano, ovviamente, ha fatto le spese, come Pesaro, di cumentabili, tutte in linea con un percorso plausibi- questa selezione a favore di Bologna, salvando solo le, piuttosto che con la narrazione aneddotica. poche note di stampo aneddotico, in linea con lo E cominciamo con quella più intrigante, quale è la schema generale della Vita di Cantarini, quello di frase scelta a timbrare gli snodi di questo scritto, ap- un artista geniale ma penalizzato da una personalità punto: provò gran vantaggio dall’aver fatte tutte le sue ribelle, passionale all’estremo, venale e specialmente fattighe in Fano nell’adolescenza, quando non fu di prima caratterizzata da una superbia che infine lo rendeva che fosse distornato dalli affetti libidinosi e gonfiato dalla vittima delle sue stesse passioni, in tutti i campi3. superbia5. Malvasia non nasconde i suoi intenti. Dice chiara- La frase della carte inedite è molto precisa. A Fano mente che la sua commemorazione riguarda soprattut- il pittore fece il suo apprendistato e fu cosa che gli

Cavalier D’Arpino, Il transito di san Giuseppe, Fano, San Paterniano

35 garantì risultati largamente positivi. Importante poi come era indubbiamente Fano già da qualche tem- la precisazione di quando ciò dovette avvenire, in un po6, soprattutto per l’orientarsi della committenza periodo davvero basilare per gli orientamenti e gli più scelta verso quella pittura bolognese che doveva indirizzi: l’adolescenza, fase che, anche se scalata su imprimere una svolta determinante di modernità. un arco temporale non perfettamente precisabile, Fano si apre alle voci più alte ed anche contrastanti non può andare oltre i diciotto anni. di quell’eloquio. La pala di Ludovico Carracci, fir- Questo non significa certo che in quel periodo l’arti- mata e datata 1613, realizzata per il Duomo di Fano sta eseguì le pale fanesi, o perlomeno tutte in blocco, nella fase più avanzata della carriera è isolata ma secondo un’interpretazione superata della mobilità sintomatica testimonianza che lo vede rappresenta- degli artisti, soprattutto trattandosi di una località to nelle . Si tratta di una scelta che marca la piuttosto vicina, anche per le modalità di spostamen- distanza con quella che di lì a pochi anni, tra 1617 e to dell’epoca, alla città di origine e di residenza della ’19, porterà Domenichino nella stessa chiesa, a de- famiglia, cioè Pesaro. corare con le Storie della Vergine la cappella di Guido Vuol dire però che si dovrà valutare, come già am- Nolfi, approntando un manifesto sintomatico delcoté piamente fatto con riscontri positivi nel riassesta- prevalente e preferito dai committenti marchigiani, mento della comprensione della poetica artistica di che risolve in dolci e nobili armonie gli sbattimenti Cantarini per quanto riguarda i rapporti con la cit- di luce e gli umorosi contrasti di Ludovico che por- tà natale, che Fano si pone come uno dei luoghi di ta una ventata di ‘natura’ ed ‘espressione’, in netto educazione, rapporti e attività del pittore, fin dagli contrasto con l’oleografica distillazione formale del esordi. Domenichino. Specialmente tenuto conto che il giovane Simone Memorie sotterranee ma vibranti dalla pala fanese dovette mostrare ben presto le sue doti e con esse di Ludovico si distillano negli esordi di Simone Can- le sue ambizioni e si volgesse per prima cosa verso le tarini: l’umore plumbeo, rigonfio di pioggia dello più vicine realtà che mostravano novità interessanti, sfondo, la calibratura delle parti, nella pala di santa

Ludovico Carracci, Madonna in gloria coi santi Simone Cantarini, Madonna in gloria col bambino Orso ed Eusebio, Fano, Duomo e santi Barbara e Terenzio, Aicurzio, Parrocchiale

36 Barbara, già in San Cassiano a Pesaro ed oggi nella Parrocchiale di Aicurzio, rimandano alla Madonna coi ss. Eusebio e Orso: arcaica nella composizione ma im- mersa in un’atmosfera nuovamente meteorologica, di tem- porale imminente7. Devono aver catturato l’interesse di Simone, per analoghe ragioni, i tenebrosi dipin- ti di Carlo Bonone nella stessa chiesa, eseguiti nei primi anni del secondo decennio del secolo, appena rientrato da un soggiorno romano8. Opere nutrite di caravaggismo, che contribuiscono ad accordare il timbro più sentitamente naturalista di Cantarini, che guarda, già prima della sosta bolognese, a Ludo- vico e Bonone non meno di quanto guarderà al più ruvido Giovan Francesco Guerrieri, il suo principale interprete, per quanto riguarda . Un esempio che mi piace ripetere, tanta è la forza incrociata di sguardi che ne deriva, proviene dal confronto di questo bel disegno di Cantarini nella ricca collezione braidense9, ispirato, in una fase ben più matura e inoltrata, dopo il soggiorno a Roma, tra 1640 e ’42 circa, alla Madonna dei pellegrini di Caravaggio, dove rifluisce la memoria del Guerrieri nella commovente pala per San Pietro in Valle, con San Carlo Borromeo che accoglie i coniugi Petrucci in abi- to di mendicanti. Specialmente nella figura di destra del disegno si vede bene l’eco della posa quasi di tre Carlo Bononi, Un angelo avvisa san Paterniano della morte, Fano, quarti della moglie del Petrucci. Gli sguardi cara- San Paterniano vaggeschi che dovettero colpire, invece, il giovane Simone, scoprendo le tre pale di San Paterniano di Bonone furono per lui una sorta di anteprima sul dai primi anni Venti. tema, che si fonde col sempre più meditato ricorso, Tanto vorrebbe la solita aneddotica malvasiana, che da parte del ferrarese, al naturalismo espressivo di assesta il copione usuale della conversione improvvi- Ludovico. Se guardiamo, per questi aspetti, il San sa e totale, devota e assoluta, sulla visione della Ma- Giovanni evangelista della Pinacoteca Civica di Bon- donna in gloria col bambino e i santi Girolamo e Tomma- deno, di Cantarini, dove si esprime una malinconia so del Reni, della quale Cantarini avrebbe poi fatto piena di passione, quale solo quella dei più giovani tante copie sparse, come quelle, per esempio, con- può essere, questa fusione di sguardi appare chiaris- servate presso la Fondazione Cassa di Risparmio di sima, come pure nel confronto “angelico” tra Bono- Pesaro e di Fano (qui esposte), documenti esemplari ne e Cantarini - si veda alla scheda sulla coppia Agar del tributo dovuto a una tanto assestata tradizione e l’angelo -10. storiografica. Indubbiamente, però, la grande novità, la vera svol- Ma quando quella superba pala giunse a Pesaro, of- ta nella carriera di Simone venne, da Fano, con la frendo senza alcun dubbio al pittore nuovi motivi visione delle opere che vi inviò Guido Reni, dentro per decidersi definitivamente di trasferirsi a Bolo- il meditato programma innovatore impostato con gna, egli era ormai, comunque, un artista ben for- fermezza dal padre filippino Girolamo Gabrielli nel mato, con alcune significative esperienze alle spalle, tempio di San Pietro in Valle. apprezzato e attivo, forse già spintosi almeno una Il richiamo alle esercitazioni fanesi durante l’adole- volta verso Bologna per tastare il terreno e molto scenza rende tanto più plausibile un fatto che già si probabilmente lambendo quei luoghi al ritorno dal rendeva probabile: per quale ragione, cioè, Simone viaggio di educazione a Venezia, da collocare attor- avesse dovuto attendere oltre i primi anni Trenta del no al 162811. secolo, dopo l’arrivo della pala Olivieri di Guido a D’altra parte, è ‘il doppio’ di Malvasia12 a fornirci Pesaro, per decidere di andarsi a vedere le pale di alcune indicazioni, anch’esse eliminate nel testo de- Fano posizionate sugli altari Gabrielli e Marcolini finitivo, di una mobilità di Cantarini tra Pesaro e Bo-

37 logna più frequente e agile rispetto alla tradizionale Bonone nella stessa chiesa e poi correre ad ammira- scansione dei due periodi bolognesi e di un fugace re le pale di Guido Reni. rientro in patria nel 1639. Almeno una prima visita Di quelle opere e di quel grande maestro, doveva co- a Bologna dovette compierla quando era ancora in noscere già molto, se non altro per le frequentazioni, stretta relazione col Ridolfi, se Malvasia raccontache tramandate dalle fonti, di collezioni pesaresi, dove la prima volta che Simone fu a Bologna, e fece vedere di copiava opere importanti, guarda caso in prevalenza suo, fu una processione, e descrive alcuni quadri abboz- di bolognesi. zati, bellissimi, di cui poi si diceva che fossero tornati In particolare, secondo Domenico Bonamini, presso e rimasti presso il suo maestro Claudio Veronese13. la nobile famiglia Mosca, dalle cui poderose colle- Così variamente stimolato, è indubbio che la meta zioni ricavò copie da Reni, da Domenichino, da Ti- fanese sarà stata catalizzante per Simone, che co- ziano, da Guercino: copie ch’ivi si ammirano oltre i loro mincia ad essere richiesto ed è già un pittore noto originali17. Copiava un Angelo custode del Reni, forse e apprezzato, come dice testualmente il documen- almeno una versione di un prototipo a cui senza to del 1630, relativo alla copia commissionatagli dubbio dovettero far riferimento anche altri allievi, da Guidobaldo Guiducci per il proprio altare nella come Francesco Gessi che lo eseguì nella tela della chiesa pesarese di Santa Maria delle Grazie dei pa- chiesa di Santa Maria Assunta a Castelfranco Emi- dri serviti14: mutato in quello di san Giuseppe [il titolo lia18. Di Domenichino si cita una Santa Catterina, il dell’altare dei Guiducci, che prima era dedicato a San Sebastiano di Tiziano e la Decollazione di san Gio- san Girolamo], in occasione che Simone Cantarino pittore vanni Battista del Guercino19. di molto grido ne fece il quadro. Non per niente, una co- Opere di Guido Reni poteva altresì aver visto nelle pia tale, che viene anteposta all’originale15. Si trattava di collezioni ducali, per qualche via di rapporti che poi una copia per la quale doveva per forza essersi recato si consolideranno grazie a determinanti protettori e a Fano, in quanto il suo modello era il Transito di san committenti quali gli Albani ma che già sullo scorcio Giuseppe del Cavalier D’Arpino, in San Paterniano16. del terzo decennio dovevano essersi attivate grazie ai E certamente, lo spunto di quella committenza, così rapporti col Ridolfi, pittore ducale poi transitato ai lontano dagli interessi del pittore, sarà stata una stra- Barberini, che dovette contribuire in qualche modo ordinaria occasione per vedere o rivedere i dipinti di ad affidare al giovane artista il Ritratto di Antonio

Caravaggio, Madonna di Loreto, Roma, Simone Cantarini, Studio per Madonna Giovan Francesco Guerrieri, San Carlo Sant’Agostinpo col bambino e due oranti, Milano, Brera Borromeo accoglie i nobili Petrucci in abiti da mendicanti, Fano, Pinacoteca Civica

38 Barberini junior, anche lui giovane cardinale, legato effettivamente più un grande modello tematico, af- papale a dal 1631 ma passato documentata- fettivo e poi un vero e proprio lascito determinante mente da Pesaro per una prima uscita urbinate, già sul piano della tecnica, quello che proviene da Reni nel 162920, estremi fra i quali dovrebbe datarsene il sarà svolta stilistica, emulazione costante, riconosci- ritratto. Forse anche grazie ai buoni rapporti, alme- mento di sé. no apparenti, con , la cui sensibi- La Annunciazione del Reni diventerà una delle sue lità artistica è già ben indirizzata verso il classicismo opere guida, sempre ricordata, più volte copiata, bolognese, come in un certo senso dimostra anche disegnata, immaginata, variata. Un tema sul quale il felice incontro tra il giovane legato papale, e il gio- conosciamo diversi studi grafici, tali da far pensare vane pittore Simone Cantarini, un canale di opere senz’altro a più di una redazione pittorica25. Ma è di quell’area e in particolare del Reni, giungeva in forse un disegno della Biblioteca Nacional di Rio de questi momenti presso gli esanimi Della Rovere. Janeiro, che mostra una più puntuale, se pur perso- Livia della Rovere, vedova dell’ultimo Duca, scrive a nale attenzione per il modello fanese26. D’altra par- Guido Reni, a Bologna, per ringraziarlo delle Pitture te, osservando quella che si può azzardare di pen- sagre uscite dalle virtuosissime mani di V.S. e da Lei corte- sare come la sua opera di esordio, o comunque, tra semente inviatemi, le quali riverirò non meno come oggetti le primissime prove della sua carriera, la Beata Rita della mia devozione, che come miracoli del suo valore21. della chiesa di Sant’Agostino a Pesaro, probabilmen- L’occhio di Simone doveva dunque essere già stato te eseguita entro il 162927, va ulteriormente rilevata, catturato dai nobili accenti reniani e l’innamora- accanto alla chiarissima matrice veneta e ridolfiana mento, specialmente per l’Annunciazione vista in San e alla evocazione del modello proprio della fremen- Pietro in Valle a Fano, doveva già essere un forte le- te, terrosa, Beata Michelina, un precoce interesse per game, poi confermato perfino nell’edizione a stam- un fare nuovo, una nuova calibratura nel rapporto pa del Malvasia22. della luce e dell’ombra, con una furtiva citazione che proviene dall’Annunciazione di Fano, di quell’angio- letto proteso dall’alto, come sputato fuori dalle nu- …la Nunziata in Fano, ...la più bella tavola del mondo23. vole, con le mani incrociate, meno teatrale di Reni, che lo isola nello squarcio d’oro che si apre in cielo, Una vera e propria dichiarazione d’amore. Con una rimbalzando sul giallo del manto dell’arcangelo, con precisazione importante, che rende ancor più vivido eleganza minimalista. il racconto: …la Nunziata in Fano, sopra la quale io sentì Non sarà un caso che quando Luigi Lanzi commen- dirgli, ch’era la più bella tavola del mondo. L’avev a du n - ta di getto nei suoi appunti del Viaggio del 1783 que sentito lui stesso, con le proprie orecchie, dalla questo quadro, lo colpisca proprio quell’angioletto, viva voce del Pesarese. Magari una delle volte in cui nel contesto di un’opera un po’ compromessa, per poteva averlo incontrato a Bologna, oppure quando il resto, da interventi successivi: A S. Agostino la Beata venne a Pesaro e si trattenne diverso tempo con Can- Rita, quadro ritocco; rimane nel suo essere un Angelo della tarini, sia nel suo studio, che in giro per la città24. Per gloria bellissimo28. esempio in San Francesco, dove, nel silenzio profu- La Beata Rita della chiesa di Sant’Agostino a Pesaro mato d’incenso e al fioco chiarore delle candele, il ci introduce, altresì, anche nell’ambito di un conte- pittore si affanna a spiegargli tutte le bellezze della sto di committenza di notevole importanza e conti- Beata Michelina di Federico Barocci, cui affianca la nuità nella vita e nella carriera del pittore, con una pala fanese del Reni, la più bella di tutte. sezione significativa che riguarda proprio la città di Questo punto torna con la stessa enfasi e le stesse Fano. Si tratta del rapporto con l’ordine degli Agosti- considerazioni, sia nelle carte inedite che nell’edizio- niani che, come si vede, ebbe origine fin dagli esordi ne della Felsina Pittrice, anche se qui, più sintetiche. del pittore e non si interruppe mai, riproponendosi, Federico Barocci sta al fianco di Guido Reni, per la nel tempo, con altre commissioni importanti, in par- profondità dell’influsso, del ricordo, dell’emozione, ticolare in rapporto con la terra d’origine e le aree che suscitava nel pittore, che gli si testimonia debi- vicine29. tore specialmente per la tecnica, raffinatissima e in- Come per la pala con la Madonna col bambino in gloria superata, di rendere gli effetti più naturali. La Beata che porge la cintura dell’ordine ai ss. Agostino e Monica, Michelina di Barocci e la Annunciazione di Reni in San realizzata per il convento di Brettino30, non lontano Pietro in Valle a Fano, sono il terreno di un’adesio- da Fano - si veda più avanti -. Un dipinto senz’altro ne tutta emozionale, appassionata: quadri del cuore. precedente al primo trasferimento a Bologna, verso E se il magistero del grande pittore urbinate risulta la metà del quarto decennio ed anzi, con tutta pro-

39 babilità da identificare con lagran tavola in picciola quel santo, nella cappella Corbelli dell’antica chie- chiesa31, eseguita sull’onda dell’impatto della Madon- sa di Santa Lucia a Fano, strettamente collegata al na col bambino sulle nubi coi ss Tommaso e Girolamo, oggi convento agostiniano di Brettino, cui venne conces- alla Pinacoteca Vaticana ma eseguita per la cappella sa nel 126533. Il rapporto con l’ordine dovette prin- Olivieri nel Duomo di Pesaro, cui, in particolare nel cipiare nel nucleo delle sue relazioni familiari e dei gruppo celeste, la pala di Cantarini si ispira in ma- contatti con ‘vicini di casa’: alcune delle più impor- niera palese. Anche la bellissima pala con l’Immacola- tanti e influenti famiglie della città, tutte variamente ta e i santi Giovanni Evangelista, Nicola da Tolentino ed connesse col destino del pittore. Avevano i loro altari Eufemia, commissionata dalla nobile famiglia dei Ga- nella chiesa di Sant’Agostino, dove più tardi sarà se- vardini, originaria del bresciano ma residente a Pe- gnalata anche la sepoltura di famiglia, del padre di saro, dovette avere una destinazione originaria ago- Cantarini, Girolamo e poi del fratello Vincenzo34. La stiniana, purtroppo ignota, data la presenza di due chiesa è situata di fronte alla casa dove il pittore nac- rappresentanti così significativi di quell’ordine, quali que e trascorse infanzia e adolescenza, come ricorda Nicola da Tolentino ed Eufemia32. Più tardi, senz’al- una targa sopra la porta d’ingresso. tro dopo il 1638, e forse di qualche anno, come ha La sua parrocchia, San Cassiano, dove tuttora sono stabilito un documento per la dotazione dell’altare conservati i registri dai quali sono emersi i principali e come connota inequivocabilmente lo stile maturo atti di nascita e morte del pittore e dei suoi congiunti del dipinto, Cantarini dipinse per gli agostiniani di e per la quale dipinse la già menzionata pala oggi Fano, la Vergine con il bambino che appare a san Tomma- a Brera, con Madonna col bambino e i ss. Barbara e Te- so da Villanova - si veda più avanti - che si trovava in renzio, non era lontana: scendendo dalla Piazza del origine sull’altare dedicato appunto alla Vergine e a Popolo lungo il corso di Pesaro, si incontra a sini-

Simone Cantarini, Studio per Annunciazione, Rio de Janeiro, Guido Reni, Annunciazione, Fano, Pinacoteca Civica Biblioteca Nacional

40 disegno di Simone, che traccia con intensa parteci- pazione l’effigie di un giovane frate36, poco più che adolescente. Sarà poi lui ad assisterlo fino alla mor- te, che avvenne proprio nel convento agostiniano di Sant’Eufemia a , dove risiedeva e dove accolse il pittore già malato, reduce dallo sfortunato perio- do presso il duca di Mantova37. L’intraprendenza e le doti del giovane pittore, il suo Guido Reni, Annunciazione, Fano, Pinacoteca Civica, particolare linguaggio così variegato e al tempo stesso ben indi- rizzato verso quelle novità del classicismo bolognese che tanto piacquero nella città di Fano, potevano da sole essere sufficiente viatico al suo successo. Sappia- mo infatti che furono le prime prove di impianto re- niano a garantirgli i primi impegni fanesi38. Un suc- cesso che continua e si assesta, scalandosi dalla pala di Brettino, a quella per i Corbelli, al capolavoro per i Marcolini in San Pietro in Valle39. Simone si fece apprezzare in patria, guadagnandosi la nomea di se- condo Guido40, senza dover attendere, come vorrebbe l’aneddotica del Malvasia, almeno la metà del quarto decennio per la scoperta folgorante della pittura del Reni41. I rapporti con Fano come con Pesaro non dovettero mai venire meno. Cantarini non interruppe mai la sua operatività per la terra d’origine, neppure negli anni al culmine del successo, quando gestiva una fiorente bottega bolognese, dopo il 1642, era orga- nizzato in modo da gestirne una, altrettanto vivace, a Pesaro, alimentando le richieste del collezionismo locale42. Quanto poi, in questo percorso, dovettero pesare i rapporti e le conoscenze del pittore e della famiglia, non è dato valutarlo in maniera netta ma si tratta comunque di relazioni che inanellano occasioni e opportunità significative. Ciò vale per gli Agostinia- ni e poi per i Filippini, prima a Fano e poi a Pesaro. Le sue aspirazioni imprenditoriali, per quanto piut- tosto frustrate nel corso di tutta la carriera43, posso- no avere avuto un ruolo, nel cercare di favorire le commissioni, di sfruttare le conoscenze, di attivare una rete di agenti, quali il padre e il fratello Vincen- zo, che garantissero continuità e consistenza degli 44 Simone Cantarini, Beata Rita, Pesaro, Sant’Agostino impegni . L’isolata presenza a Pesaro di opere del Guercino, documentata oggi nel bel frammento con Santa Lu- stra, sullo stesso lato della casa del pittore, poco più cia, solo superstite della pala con Madonna col bam- avanti. Tra casa Cantarini e San Cassiano si ergeva bino e i santi Lucia, Francesco, Giovanni Evangelista e l’imponente facciata del Palazzo dei Bonamini, tra i Giovanni Battista eseguita per l’altare della famiglia primi mecenati del geniale concittadino. di Giovanni Mosca, nella chiesa di San Giovanni Bat- Sappiamo, in aggiunta, che uno dei fratelli di Simo- tista45 in qualche rapporto con la morte, nel 1648, ne, il più giovane, Giovanni Antonio, nato nel 1621, di Simone Cantarini46. Una specie di campo lascia- diventerà un frate agostiniano35. Mi ha intrigato im- to libero. Un’ interpretazione che certo solletica il maginare proprio questo fratello, in un bellissimo nostro immaginario postromantico, stimolato dagli

41 Guido Reni, Madonna in gloria coi santi Girolamo e Tommaso, Simone Cantarini, Madonna della Cintura, Fano, Pinacoteca Pinacoteca Vaticana, part. Civica, part. aneddoti malvasiani che riguardano il Pesarese e famiglie estintesi a Fano ma delle quali sopravviveva- Guercino; se il primo era arrivato a dire che ‘i suoi no altrove discendenti: In Pesaro lasciai Girolamo Can- menchioni’ avrebbero dipinto meglio del Guerci- tarini, fratello di Antonio, morto consigliere, marito della no47. D’altra parte, neppure Guido Reni ebbe più vedova Camilla Nolfi della Posterna50. Il dato colpisce il alcun rapporto con Pesaro dopo l’eclatante colloca- Billi, che trovando i riscontri del ruolo di consigliere zione della pala con la Madonna in gloria col bambino di Antonio, si chiede se quel Girolamo non potesse e i ss. Tommaso e Girolamo, che, tra l’altro, non dovette essere lo stesso del documento di battesimo del no- giungere sull’altare Olivieri in Duomo troppo tem- stro pittore, vale a dire suo padre. Concludendo che po dopo la pala di Guercino, del 1631, fornendo al la nascita nobile del pittore farebbe meglio compren- giovane Simone le definitive motivazioni formative e dere l’aneddoto del Malvasia sul padre recalcitrante aprendogli la strada per Bologna. di fronte alla scelta del figlio di intraprendere la car- riera di artista51. Ma tale coincidenza, alla luce di una panoramica Indizi per una utile parentela: i Cantarini di Fano. più ampia dei documenti è insostenibile, in quanto l’archivio di San Cassiano rivela in maniera inequi- Il tema della famiglia del pittore, con la sua rete atti- vocabile che si tratta di due Girolamo Cantarini. Il va e protettiva, si propone pertanto quale elemento padre di Simone è sposato con la madre, Girolama di suggestioni anche per le commissioni fanesi, in Mattioli, mentre il Girolamo fanese lo ritroviamo particolare nel caso della pala eseguita per l’altare unito in matrimonio con la concittadina Maddale- dei Marcolini in San Pietro in Valle. na Costoletti con atto del 1601 presso la parrocchia Una pista intrigante, già intravista nel 1866 dal ca- di San Cassiano52, dove sono descritti, da Fano abi- nonico Alessandro Billi, nel suo opuscolo Brettino e tanti in questa città e parrocchia e dove li ritroviamo Simone Cantarini48 e che in effetti, alla luce di alcu- residenti almeno fino al 1643, quando risulta l’atto ne notizie documentarie, da me scoperte e messe a di morte di Maddalena. Indipendentemente dalla fuoco in relazione al tema49, desta più di un sospetto coincidenza dei due Girolamo e tenuto conto della su affinità parentali anche lontane fra i Cantarini di densità di abitanti della Pesaro di allora e particolar- Pesaro e il ramo nobile fanese dello stesso cognome. mente dell’ambito parrocchiale, si tratta perlomeno Qualche sospetto nella stessa direzione proveniva di una singolare coincidenza, che non può escludere dalla circostanza del trasferimento a Pesaro di un una qualche parentela tra i due. Tra l’altro, l’attivi- altro membro di quella famiglia, omonimo del pa- tà di mercanti dei Cantarini di Pesaro, che doveva dre del pittore e talora confuso con lui, ma senz’altro avergli garantito un certo benessere, poteva essere da distinguere, come provano i confronti fra gli atti stato uno stimolo per il rappresentante omonimo che li riguardano nell’archivio di San Cassiano. Sul del ramo nobile fanese, per decidere di stabilirsi in trasferimento a Pesaro di Girolamo Cantarini ci dà quei pressi, proprio per esercitare la mercatura. Per conferma il seicentesco manoscritto Borgarucci sul- quanto riguarda la famiglia Cantarini di Fano, le la nobiltà della città di Fano, quando parla di nobili principali notizie si ricavano, come spesso avviene in

42 casi analoghi, dai manoscritti del citato Bernardino servato nella quadreria della Banca dell’Adriatico a Borgarucci, di Ludovico Bertozzi e del conte Piercar- Pesaro ma direttamente proveniente dalla grande lo Borgogelli Ottaviani53. famiglia di origine urbinate58. Per quanto riguarda il nostro interesse specifico, Solo qualche dato per quella che rimane un’ipotesi, non tanto sugli effettivi rapporti di parentela e suoi che comunque nulla toglie alle ragioni tutte inter- gradi ma su una sintomatica rete di contatti del pit- ne alla poetica della pittura di Cantarini e alle sue tore tra Pesaro e Fano, è l’intreccio di notizie pro- altissime qualità, che gli garantirono l’apprezzamen- veniente da questi testi e da altri documenti, che to dei committenti, anche sul versante fanese: i fra- già da tempo ho reperito o analizzato sotto nuova ti agostiniani, per la pala in origine al convento di luce, a fornire indicazioni precise. Mi ero accorta, Brettino, forse mediatori anche per la commissione per esempio, che Antonio Cantarini era sposato con della pala con la Vergine che appare a san Tommaso da Camilla, vedova di Niccolò Nolfi, un legame indica- Villanova, richiesta dai nobili Corbelli per il loro al- tivo di rapporti con famiglie determinanti per gli in- tare in Santa Lucia degli agostiniani, e, al centro di dirizzi artistici della città - basti pensare anche solo tutto, il Miracolo di san Pietro che risana lo storpio, che all’impiego del Domenichino per gli affreschi della nasceva dal progetto originario di Francesco Mar- cappella di famiglia in Duomo -. Ancor più interes- colini, poi condotto a termine da quella figura di sante, il fatto che il nobile Camillo Cantarini di Fano spicco nella vita cittadina, collante di motivazioni di- era sposato con Francesca Marcolini, figlia del Balì verse, che seppe essere il padre oratoriano Girolamo Paolo e cugina di Francesco Maria, committente del Gabrielli, con la sua precisa vocazione bolognese e Reni con la Consegna delle chiavi a san Pietro e poi del reniana: gusto e devozione che si compongono senza Cantarini, con San Pietro che risana lo storpio, per un sforzo nel profilo di Simone Cantarini. laterale dell’altare maggiore della chiesa di San Pie- tro in Valle a Fano. Inizialmente, peraltro, con tutta probabilità anche l’altro laterale doveva essere stato commissionato al pittore, come unico e perfetto so- stituto del grande Guido Reni54. Da non sottovalu- tare, poi, la notizia preziosa che ricavo oggi da una rilettura del suo testamento55. Camillo Cantarini no- mina più volte nel testamento il canonico Corbelli, della nobile famiglia committente di Cantarini per la pala del San Tommaso da Villanova che appare la Ver- gine, oggi alla Pinacoteca Civica, definendolo,parente amorevole. Ma se, nonostante tutto, questi documenti dovessero essere ancora giudicati semplici spie indiziarie, ben più intrinseca al nostro tema ed illuminante in ma- niera esplicita è un’altra notizia, proveniente dalle genealogie nobiliari dei Cantarini di Fano, che va a confrontarsi con un documento diretto della fami- glia Cantarini di Pesaro. Si dà il caso che Francesca Cantarini della nobile famiglia di Fano, figlia di Pompeo, era consorte di quell’Annibale Albani Tomasi56, che troviamo testi- mone al contratto dotale della sorella di Cantarini, Eleonora, nel 163957, in una posizione che indica grande famigliarità, di solito riservata a congiunti. Un documento prezioso dei rapporti con la fami- glia Albani, che ho poi sviluppato nel senso di una intimità che può essere stato veicolo e garanzia dei rapporti del pittore coi Della Rovere e con Antonio Barberini, è un capolavoro della ritrattistica canta- riniana, il Ritratto di Eleonora Albani Tomasi, madre Francesco Borgogelli, Stemma della famiglia Cantarini, Mss. di Annibale e suocera di Francesca Cantarini, con- Borgogelli, Fano, Biblioteca Federiciana

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