'Fano Per Simone Cantarini. Genio Ribelle 1612
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Anna Maria Ambrosini Massari L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE: SIMONE CANTARINI E FANO …provò gran vantaggio dall’aver fatte tutte le sue fatti- ghe in Fano nell’adolescenza1. Nel nostro mondo mediatico e ipertecnologico non to ciò che a suo, e mio tempo, gli succedette, particolarmente esistono più le varianti. in Bologna,…4. Fano risulta una tappa del pittore già Quando ci penso, questo dato semplice, che da un maturato alla scuola di Claudio Ridolfi e ancor più certo punto di vista può risultare senz’altro una con- sui modelli di Barocci e Guido Reni visto a Pesaro, quista - quello che decidiamo di tralasciare nelle con l’arrivo in Duomo della pala Olivieri, la Madon- versioni finali dei documenti, viene semplicemente na in gloria coi santi Tommaso e Girolamo, oggi alla Pi- cancellato, basta un gesto, un semplice click-mi an- nacoteca Vaticana. Volle pertanto vedere i capolavo- goscia. ri del Reni e Fano, in San Pietro in Valle e la ‘gita’ gli Va perso tutto il senso di un’opera di scrittura: quella fruttò la commissione di uno almeno dei laterali alla fatica, lenta e progressiva, estenuante, che conduce pala di Guido sull’altare maggiore, così, come per alla redazione finale e che rivela le ragioni più in- magia. Opera grandemente ammirata, quella che time, contraddittorie, della definizione degli argo- ne derivò, il nostro San Pietro che risana lo storpio, pro- menti e della connessa eliminazione di quelle noti- prio perché seppe aderire totalmente allo stile del zie che distoglierebbero dall’obiettivo principale. maestro. Ma il pittore ardimentoso era insoddisfatto, Senza il confronto tra le carte inedite e la redazione sentiva sempre più l’esigenza di stare accanto a quel finale della Vita di Simone Cantarini scritta dal suo maestro, di andare a Bologna e, provvidenzialmen- principale biografo, Carlo Cesare Malvasia, punto te, un’archibugiata seguita alle sue frequenti e impe- di riferimento di tutta la storiografia a venire, non nitenti licenze amorose, lo fece convincere ad andarvi avremmo, oggi, potuto ripensare con l’aiuto di spun- effettivamente, anche perché ormai, per il suo carat- ti concreti, modi e termini della sua formazione e tere altero e le sue intemperanze, si era alienato ogni della sua intera carriera2. simpatia e appoggio. Esigenza pressante, osservando le opere; primo e ul- Così, il quadro moralistico di Malvasia, che non reg- timo motore della ricerca storico-artistica, che dimo- ge, come vedremo, il riscontro sulle opere fanesi, in stravano qualcosa di diverso da quanto l’edizione uf- particolare la pala di San Pietro in Valle, che rive- ficiale volesse propagandare: Cantarini soprattutto la una conoscenza dei modelli bolognesi di Guido allievo del grande Guido Reni, con un taglio netto su Reni, che solo dopo essere stato colà avrebbe potuto tutto quello che non interessava, vale a dire, gli snodi avere, oltre a richiedere una messa a fuoco di altri della educazione in patria, i luoghi e i modelli, i tem- punti del testo, rivelatori, specialmente quelli delle pi di un apprendistato ben più variegato e comples- note, poi lasciate inedite. so di quello che infine viene consegnato alle stampe. Ne metteremo insieme diverse, tutte rivelatrici e do- Fano, ovviamente, ha fatto le spese, come Pesaro, di cumentabili, tutte in linea con un percorso plausibi- questa selezione a favore di Bologna, salvando solo le, piuttosto che con la narrazione aneddotica. poche note di stampo aneddotico, in linea con lo E cominciamo con quella più intrigante, quale è la schema generale della Vita di Cantarini, quello di frase scelta a timbrare gli snodi di questo scritto, ap- un artista geniale ma penalizzato da una personalità punto: provò gran vantaggio dall’aver fatte tutte le sue ribelle, passionale all’estremo, venale e specialmente fattighe in Fano nell’adolescenza, quando non fu di prima caratterizzata da una superbia che infine lo rendeva che fosse distornato dalli affetti libidinosi e gonfiato dalla vittima delle sue stesse passioni, in tutti i campi3. superbia5. Malvasia non nasconde i suoi intenti. Dice chiara- La frase della carte inedite è molto precisa. A Fano mente che la sua commemorazione riguarda soprattut- il pittore fece il suo apprendistato e fu cosa che gli Cavalier D’Arpino, Il transito di san Giuseppe, Fano, San Paterniano 35 garantì risultati largamente positivi. Importante poi come era indubbiamente Fano già da qualche tem- la precisazione di quando ciò dovette avvenire, in un po6, soprattutto per l’orientarsi della committenza periodo davvero basilare per gli orientamenti e gli più scelta verso quella pittura bolognese che doveva indirizzi: l’adolescenza, fase che, anche se scalata su imprimere una svolta determinante di modernità. un arco temporale non perfettamente precisabile, Fano si apre alle voci più alte ed anche contrastanti non può andare oltre i diciotto anni. di quell’eloquio. La pala di Ludovico Carracci, fir- Questo non significa certo che in quel periodo l’arti- mata e datata 1613, realizzata per il Duomo di Fano sta eseguì le pale fanesi, o perlomeno tutte in blocco, nella fase più avanzata della carriera è isolata ma secondo un’interpretazione superata della mobilità sintomatica testimonianza che lo vede rappresenta- degli artisti, soprattutto trattandosi di una località to nelle Marche. Si tratta di una scelta che marca la piuttosto vicina, anche per le modalità di spostamen- distanza con quella che di lì a pochi anni, tra 1617 e to dell’epoca, alla città di origine e di residenza della ’19, porterà Domenichino nella stessa chiesa, a de- famiglia, cioè Pesaro. corare con le Storie della Vergine la cappella di Guido Vuol dire però che si dovrà valutare, come già am- Nolfi, approntando un manifesto sintomatico delcoté piamente fatto con riscontri positivi nel riassesta- prevalente e preferito dai committenti marchigiani, mento della comprensione della poetica artistica di che risolve in dolci e nobili armonie gli sbattimenti Cantarini per quanto riguarda i rapporti con la cit- di luce e gli umorosi contrasti di Ludovico che por- tà natale, che Fano si pone come uno dei luoghi di ta una ventata di ‘natura’ ed ‘espressione’, in netto educazione, rapporti e attività del pittore, fin dagli contrasto con l’oleografica distillazione formale del esordi. Domenichino. Specialmente tenuto conto che il giovane Simone Memorie sotterranee ma vibranti dalla pala fanese dovette mostrare ben presto le sue doti e con esse di Ludovico si distillano negli esordi di Simone Can- le sue ambizioni e si volgesse per prima cosa verso le tarini: l’umore plumbeo, rigonfio di pioggia dello più vicine realtà che mostravano novità interessanti, sfondo, la calibratura delle parti, nella pala di santa Ludovico Carracci, Madonna in gloria coi santi Simone Cantarini, Madonna in gloria col bambino Orso ed Eusebio, Fano, Duomo e santi Barbara e Terenzio, Aicurzio, Parrocchiale 36 Barbara, già in San Cassiano a Pesaro ed oggi nella Parrocchiale di Aicurzio, rimandano alla Madonna coi ss. Eusebio e Orso: arcaica nella composizione ma im- mersa in un’atmosfera nuovamente meteorologica, di tem- porale imminente7. Devono aver catturato l’interesse di Simone, per analoghe ragioni, i tenebrosi dipin- ti di Carlo Bonone nella stessa chiesa, eseguiti nei primi anni del secondo decennio del secolo, appena rientrato da un soggiorno romano8. Opere nutrite di caravaggismo, che contribuiscono ad accordare il timbro più sentitamente naturalista di Cantarini, che guarda, già prima della sosta bolognese, a Ludo- vico e Bonone non meno di quanto guarderà al più ruvido Giovan Francesco Guerrieri, il suo principale interprete, per quanto riguarda Caravaggio. Un esempio che mi piace ripetere, tanta è la forza incrociata di sguardi che ne deriva, proviene dal confronto di questo bel disegno di Cantarini nella ricca collezione braidense9, ispirato, in una fase ben più matura e inoltrata, dopo il soggiorno a Roma, tra 1640 e ’42 circa, alla Madonna dei pellegrini di Caravaggio, dove rifluisce la memoria del Guerrieri nella commovente pala per San Pietro in Valle, con San Carlo Borromeo che accoglie i coniugi Petrucci in abi- to di mendicanti. Specialmente nella figura di destra del disegno si vede bene l’eco della posa quasi di tre Carlo Bononi, Un angelo avvisa san Paterniano della morte, Fano, quarti della moglie del Petrucci. Gli sguardi cara- San Paterniano vaggeschi che dovettero colpire, invece, il giovane Simone, scoprendo le tre pale di San Paterniano di Bonone furono per lui una sorta di anteprima sul dai primi anni Venti. tema, che si fonde col sempre più meditato ricorso, Tanto vorrebbe la solita aneddotica malvasiana, che da parte del ferrarese, al naturalismo espressivo di assesta il copione usuale della conversione improvvi- Ludovico. Se guardiamo, per questi aspetti, il San sa e totale, devota e assoluta, sulla visione della Ma- Giovanni evangelista della Pinacoteca Civica di Bon- donna in gloria col bambino e i santi Girolamo e Tomma- deno, di Cantarini, dove si esprime una malinconia so del Reni, della quale Cantarini avrebbe poi fatto piena di passione, quale solo quella dei più giovani tante copie sparse, come quelle, per esempio, con- può essere, questa fusione di sguardi appare chiaris- servate presso la Fondazione Cassa di Risparmio di sima, come pure nel confronto “angelico” tra Bono- Pesaro e di Fano (qui esposte), documenti esemplari ne e Cantarini - si veda alla scheda sulla coppia Agar del tributo dovuto a una tanto assestata tradizione e l’angelo -10. storiografica. Indubbiamente, però, la grande novità, la vera svol- Ma quando quella superba pala giunse a Pesaro, of- ta nella carriera di Simone venne, da Fano, con la frendo senza alcun dubbio al pittore nuovi motivi visione delle opere che vi inviò Guido Reni, dentro per decidersi definitivamente di trasferirsi a Bolo- il meditato programma innovatore impostato con gna, egli era ormai, comunque, un artista ben for- fermezza dal padre filippino Girolamo Gabrielli nel mato, con alcune significative esperienze alle spalle, tempio di San Pietro in Valle.