Simone Cantarini: Dalla Marca Baroccesca Alla Bassa Padana

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Simone Cantarini: Dalla Marca Baroccesca Alla Bassa Padana ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte ANNA FERRETTI COLOMBO SIMONE CANTARINI: DALLA MARCA BAROCCESCA ALLA BASSA PADANA L MALVASIA nella vita del Cantarini fornisce che può esattamente definirsi come " nella villa di dettagliate notizie di una pala d'altare finora Crevalcore 11 , e per di più così prossimo a Stuffione I sconosciuta: " Una tavola con la Beata Vergine da giustificare la confusione del Canonico. La chiesa e certi Santi, che fece fargli il Commendator Bolo­ di Sant'Antonio doveva essere edificata entro otto gnini per una sua chiesuola nella villa di Crevalcore, anni dalla morte del Commendatore. In realtà fu e nella quale, ritraendo l'istesso Commendatore, il terminata con qualche ritardo e venne consacrata sol­ fece così simile e con sì felice maneggio, che Guido tanto nel 1650. Nessuna disposizione risulta dal te­ stesso non si saziava di lodarla, facendogline perciò stamento circa i dipinti che dovevano ornarne gli dare anche più dell'accordato. 11 • tl Il racconto della altari. Oggi, dopo i notevoli rimaneggiamenti sette­ Felsina Pittrice, nonostante qualche inesattezza, con­ centeschi, gli altari sono tre, due dei quali alloggiano sente di identificare con precisione il dipinto con pale d'altare di gran qualità, pessimamente conservate, quello del primo al tar e a destra nella chiesa di Santa entrambe riconoscibili come opere di Simone Cantarini. Maria delle Grazie a Stuffione, nella bassa modenese Quella all'altar maggiore rappresenta il santo tito­ (Tav. III). lare, Antonio da Padova, in piedi, con il Bambino Tracce di una memoria storica locale già segnala­ Gesù in braccio (fig. 1), contro un fondo paesistico vano come membro della famiglia Bolognini il dona­ che, per quanto ripassato da una non troppo antica tore inginocchiato che, alla presenza di tre santi ridipintura, ha la stessa severa sublimità di quello (identificabili per Giuseppe, Antonio da Padova e dei ' Santi Pietro e Paolo ' di Guido Reni, ora a Brera, Francesco di Paola), offre la pala d'altare alla Madonna e la marina sconfinata come quella dell'' Aurora ' di Monserrato, ex voto per la guarigione del figlio­ Pallavicini Rospigliosi e del ' Sansone vincitore '. letto, ritratto anch'egli nel dipinto. Si tratta del Com­ L'altare di destra ha una tela annerita ed allentata mendator Girolamo Bolognini con il figlio primo­ sul telaio con la ' Madonna col Bambino in gloria e genito Francesco Maria, battezzato il 7 marzo 1633. i Santi Francesco d'Assisi e Francesco di Paola' Il bimbo dimostra un'età sui quattro anni, da ciò la (fig. 2). Anch'essa- forse ancora più pianamente del data del dipinto può essere indotta intorno al 1637. Sant'Antonio - si riconosce di mano del Pesarese, Molto più oltre non può spostarsi, poichè il Commen­ in vena di forte nostalgia baroccesca: la balaustra a dator Bolognini morì nel dicembre del 1638. Il suo colonnine sagomate, sormontata da un globo alla ter­ test<J.mento fornisce alcuni dati utili a precisare il testo minazione, è un'ambientazione puntualissimamente del Malvasia circa l'ubicazione del dipinto. 2 J rievocata. La chiesa di Santa Maria delle Grazie a Stuffione Si tratta di un nucleo d'opere di committenza uni­ si trova effettivamente nelle vicinanze di Crevalcore, taria, collocabile nello stesso giro di anni? La risposta ma più vicino a Ravarino, ed era patrocinata dalla richiede una breve puntualizzazione dell'intricato pro­ famiglia modenese dei Rangoni. Il suo titolo allude blema dello svolgimento stilistico del Cantarini. 4l alla miracolosa immagine venerata sull'altar maggiore, L'esecuzione dei due dipinti della chiesa di Bolognina che è appunto la Madonna spagnola di Monserrato, non sfugge certo dai termini del decennio 1638-48, del santuario di Catalogna, che ricompare anche nella rispettivamente anni di morte di Girolamo Bolognini tela del Cantarini. Il Bambino è seduto sulle ginocchia e di Simone Pesarese. Ma in un percorso stilistico della Madre e, adoperando una sega, adatta a sedile breve e assai denso come il suo è ancora un'indica­ la montagna alle loro spalle. 3l zione troppo generica. Il Malvasia, che riporta come il dipinto fosse stato È noto inoltre come scarseggino i punti di riferi­ commissionato dal Bolognini " per una sua chie­ mento all'interno della sua opera, e come ancora essi suola 11 , non indicava allora la chiesa di Stuffione, possano essere di scarso significato per la capacità ma, pur mostrando di conoscere il dipinto, confonde del pittore di far coesistere negli stessi anni facce con un'altra commissione di quella famiglia. L'unica formali diverse. chiesa che può dirsi voluta dal Commendator Bolo­ Una certa verosimiglianza vorrebbe che l'artista gnini (ed è veramente una " chiesuola 11 ) è quella fosse entrato in contatto con il Commendatore nel­ che egli dispone nel testamento che venga costruita l'occasione della pala votiva di Stuffione, e che alla e dedicata a Sant'Antonio da Padova a Bolognina, sua morte gli eredi si fossero rivolti a lui per i dipinti presso il palazzo di campagna della famiglia, in luogo destinat; alla chiesa di Bolognina, da costruirsi. rg ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte Monserrato ' di Stuffione. È il periodo immediata­ mente precedente l'abbandono della bottega del Reni. Non sono privi di interesse i giudizi di Guido che il Malvasia riporta a proposito della tela dipinta per il Bolognini : '' Guido stesso non si saziava di lo­ darla, facendogline perciò dare anche più dell'ac­ cordato,; e di quella di Castelfranco: "Fece il quadro, che riuscì mirabile, opponendosegli solo la figura del S. Pietro sproporzionata dal mezzo in giù, al che mai volle acconsenttre; anzi motiva togli da Guido, chiamato da lui e condotto con altri a veder l' opra, e a dirvi sopra il suo parere, per ch'egli preso, con la dovuta schiettezza e libertà, un gesso, pro­ filando la stessa figura gli mostrò quanto pareagli doversene levare, buttandosi egli dispettosamente al quadro e senz'altro dire voltandolo al muro, voltò anche le spalle a Guido, in atto d'invitarnelo a partire; I - BOLOGNINA (BOLOGNA) CHIESA DI SANT'ANTONIO DA PADOVA- SIMONE CANTARINI: SANT'ANTONIO DA PADOVA COL BAMBIN GESÙ La vicenda biografica del Cantarini intanto di lì a poco lo avrebbe riportato lontano da Bologna. La­ sciata la bottega di Guido dopo uno scontro provocato (a voler prestare fede al Malvasia) dalla pala con la ' Trasfigurazione ', commissione passa tagli da Guido nel 1637 per il Forte Urbano di Castelfranco, nel 1639 è nuovamente nella città natale. Poco dopo cadrebbe un soggiorno a Roma, assai problematico perchè mal collocabile in precisi limiti cronologici, ma soprattutto di mecenatismo e com­ mittenza (i rapporti più probabili appaiono allacciati con l'entourage dei Barberini). Solo dopo il 1642, scomparso Guido Reni, il Cantarini sarebbe tornato a Bologna. Dell'anno 1637 si conoscono tre pale d'altare: quella ricordata del Forte Urbano di Castelfranco, pagata nel giugno di quell'anno, che segna un primo contatto di committenza con i Barberini, feudatari del luogo; il ' Santo Stefano ' della parrocchiale di 2 - BOLOGNINA (BOLOGNA) CHIESA DI SANT'ANTONIO DA PADOVA Bazzano, pagato nel dicembre e datato sulla tela SIMONE CANTARINI: LA MADONNA COL BAMBINO stessa; e con ogni probabilità anche la ' Madonna di APPARE AI SANTI FRANCESCO DI PAOLA E FRANCESCO D'ASSISI 20 TAv. III ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte STUFFIONE (MODENA), CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE - SIMONE CANTARINI: LA MADONNA DI MONSERRATO ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte che però non potendo questi senza discapito di sua riputazione tollerare questo fatto così pubblico, se ne risentì con parole acri e mordaci ,. sl Quel classicismo aureo che il Canonico Malvasia ritiene proprio del miglior Guido non è più un metro di giudizio accettabile oggi per giudicare dei due di­ pinti di Simone, entrambi sottoposti con ogni evi­ denza a regole stilistiche reniane. Nè, come voleva il punto di vista accademico dell'ottocentista mode­ nese Adeodato Malatesta, si può essere d'accordo nel riconoscere addirittura la mano del '' sommo Guido , nel ritratto del devoto e nel Santo giovane sulla destra, Antonio. 6l Sgombero il campo dalle forzature classiciste, mas­ simo pregio della tela di Stuffione appare oggi la sua stupenda pittoricità, proprio in quei tratti di più caldo tono e libero pennello, dove più si distacca da Guido. E il ' Sant'Antonio ', in particolare, bene si accorda con quella revisione in senso di più carnale naturalezza dei tipi fisiognomici di Guido che il Cantarini spesso opera, e qui trova un vicinissimo confronto col ' Santo Stefano ' di Bazzano. 1l Nella bottega di Guido propensioni naturali erano apparse fin dal secondo decennio del secolo per opera di Francesco Gessi, allora agli esordi della carriera; lo svolgimento di questo artista costituisce anzi un vero contrappunto, corrispondente e polare, al mutare negli anni della maniera di Guido. Bl Le componenti culturali del naturalismo del Cantarini e i modi in cui si manifesta sono invece più complessi e di più lontana radice. Soprattutto seguono percorsi mentali all'apparenza anche anacronistici, ma giustificati in realtà da un tenace legame a ricordi figurativi mar­ chigiani e all'educazione ricevuta in patria, dove alle ripetitive formule tardo-manieristiche si era sovrap­ posta una tendenza di impronta naturale. Il ducato di Urbino, nell'ultimo periodo in cui 3 - PERPIGNAN, MUSEO RIGAUD sopravvisse la sua indipendenza politica, poco prima GUIDO RENI: CONSEGNA DELLE CHIAVI della devoluzione alla Chiesa, potè esprimere ancora un grande pittore: Federico Barocci. Contemporaneo degli Zuccari, egli non volle, come loro, radicare a un momento di particolare introversione, sembra suo Roma la propria carriera. g) La recente mostra bolo­ gnese ha messo a fuoco la solitaria e tormentosa ne­ unico desiderio la ricerca di un luogo di solitario vrosi che è all'origine delle sue pitture.
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