©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte ANNA FERRETTI COLOMBO

SIMONE CANTARINI: DALLA MARCA BAROCCESCA ALLA BASSA PADANA

L MALVASIA nella vita del Cantarini fornisce che può esattamente definirsi come " nella villa di

dettagliate notizie di una pala d'altare finora Crevalcore 11 , e per di più così prossimo a Stuffione I sconosciuta: " Una tavola con la Beata Vergine da giustificare la confusione del Canonico. La chiesa e certi Santi, che fece fargli il Commendator Bolo­ di Sant'Antonio doveva essere edificata entro otto gnini per una sua chiesuola nella villa di Crevalcore, anni dalla morte del Commendatore. In realtà fu e nella quale, ritraendo l'istesso Commendatore, il terminata con qualche ritardo e venne consacrata sol­ fece così simile e con sì felice maneggio, che Guido tanto nel 1650. Nessuna disposizione risulta dal te­ stesso non si saziava di lodarla, facendogline perciò stamento circa i dipinti che dovevano ornarne gli dare anche più dell'accordato. 11 • tl Il racconto della altari. Oggi, dopo i notevoli rimaneggiamenti sette­ Felsina Pittrice, nonostante qualche inesattezza, con­ centeschi, gli altari sono tre, due dei quali alloggiano sente di identificare con precisione il dipinto con pale d'altare di gran qualità, pessimamente conservate, quello del primo al tar e a destra nella chiesa di Santa entrambe riconoscibili come opere di . Maria delle Grazie a Stuffione, nella bassa modenese Quella all'altar maggiore rappresenta il santo tito­ (Tav. III). lare, Antonio da Padova, in piedi, con il Bambino Tracce di una memoria storica locale già segnala­ Gesù in braccio (fig. 1), contro un fondo paesistico vano come membro della famiglia Bolognini il dona­ che, per quanto ripassato da una non troppo antica tore inginocchiato che, alla presenza di tre santi ridipintura, ha la stessa severa sublimità di quello (identificabili per Giuseppe, Antonio da Padova e dei ' Santi Pietro e Paolo ' di , ora a Brera, Francesco di Paola), offre la pala d'altare alla Madonna e la marina sconfinata come quella dell'' Aurora ' di Monserrato, ex voto per la guarigione del figlio­ Pallavicini Rospigliosi e del ' Sansone vincitore '. letto, ritratto anch'egli nel dipinto. Si tratta del Com­ L'altare di destra ha una tela annerita ed allentata mendator Girolamo Bolognini con il figlio primo­ sul telaio con la ' Madonna col Bambino in gloria e genito Francesco Maria, battezzato il 7 marzo 1633. i Santi Francesco d'Assisi e Francesco di Paola' Il bimbo dimostra un'età sui quattro anni, da ciò la (fig. 2). Anch'essa- forse ancora più pianamente del data del dipinto può essere indotta intorno al 1637. Sant'Antonio - si riconosce di mano del Pesarese, Molto più oltre non può spostarsi, poichè il Commen­ in vena di forte nostalgia baroccesca: la balaustra a dator Bolognini morì nel dicembre del 1638. Il suo colonnine sagomate, sormontata da un globo alla ter­ test

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Monserrato ' di Stuffione. È il periodo immediata­ mente precedente l'abbandono della bottega del Reni. Non sono privi di interesse i giudizi di Guido che il Malvasia riporta a proposito della tela dipinta per il Bolognini : '' Guido stesso non si saziava di lo­ darla, facendogline perciò dare anche più dell'ac­ cordato,; e di quella di Castelfranco: "Fece il quadro, che riuscì mirabile, opponendosegli solo la figura del S. Pietro sproporzionata dal mezzo in giù, al che mai volle acconsenttre; anzi motiva togli da Guido, chiamato da lui e condotto con altri a veder l' opra, e a dirvi sopra il suo parere, per ch'egli preso, con la dovuta schiettezza e libertà, un gesso, pro­ filando la stessa figura gli mostrò quanto pareagli doversene levare, buttandosi egli dispettosamente al quadro e senz'altro dire voltandolo al muro, voltò anche le spalle a Guido, in atto d'invitarnelo a partire;

I - BOLOGNINA () CHIESA DI SANT'ANTONIO DA PADOVA- SIMONE CANTARINI: SANT'ANTONIO DA PADOVA COL BAMBIN GESÙ

La vicenda biografica del Cantarini intanto di lì a poco lo avrebbe riportato lontano da Bologna. La­ sciata la bottega di Guido dopo uno scontro provocato (a voler prestare fede al Malvasia) dalla pala con la ' Trasfigurazione ', commissione passa tagli da Guido nel 1637 per il Forte Urbano di Castelfranco, nel 1639 è nuovamente nella città natale. Poco dopo cadrebbe un soggiorno a Roma, assai problematico perchè mal collocabile in precisi limiti cronologici, ma soprattutto di mecenatismo e com­ mittenza (i rapporti più probabili appaiono allacciati con l'entourage dei Barberini). Solo dopo il 1642, scomparso Guido Reni, il Cantarini sarebbe tornato a Bologna. Dell'anno 1637 si conoscono tre pale d'altare: quella ricordata del Forte Urbano di Castelfranco, pagata nel giugno di quell'anno, che segna un primo contatto di committenza con i Barberini, feudatari del luogo; il ' Santo Stefano ' della parrocchiale di 2 - BOLOGNINA (BOLOGNA) CHIESA DI SANT'ANTONIO DA PADOVA Bazzano, pagato nel dicembre e datato sulla tela SIMONE CANTARINI: LA MADONNA COL BAMBINO stessa; e con ogni probabilità anche la ' Madonna di APPARE AI SANTI FRANCESCO DI PAOLA E FRANCESCO D'ASSISI

20 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte TAv. III

STUFFIONE (), CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE - SIMONE CANTARINI: LA MADONNA DI MONSERRATO ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte che però non potendo questi senza discapito di sua riputazione tollerare questo fatto così pubblico, se ne risentì con parole acri e mordaci ,. sl Quel classicismo aureo che il Canonico Malvasia ritiene proprio del miglior Guido non è più un metro di giudizio accettabile oggi per giudicare dei due di­ pinti di Simone, entrambi sottoposti con ogni evi­ denza a regole stilistiche reniane. Nè, come voleva il punto di vista accademico dell'ottocentista mode­ nese Adeodato Malatesta, si può essere d'accordo nel riconoscere addirittura la mano del '' sommo Guido , nel ritratto del devoto e nel Santo giovane sulla destra, Antonio. 6l Sgombero il campo dalle forzature classiciste, mas­ simo pregio della tela di Stuffione appare oggi la sua stupenda pittoricità, proprio in quei tratti di più caldo tono e libero pennello, dove più si distacca da Guido. E il ' Sant'Antonio ', in particolare, bene si accorda con quella revisione in senso di più carnale naturalezza dei tipi fisiognomici di Guido che il Cantarini spesso opera, e qui trova un vicinissimo confronto col ' Santo Stefano ' di Bazzano. 1l Nella bottega di Guido propensioni naturali erano apparse fin dal secondo decennio del secolo per opera di Francesco Gessi, allora agli esordi della carriera; lo svolgimento di questo artista costituisce anzi un vero contrappunto, corrispondente e polare, al mutare negli anni della maniera di Guido. Bl Le componenti culturali del naturalismo del Cantarini e i modi in cui si manifesta sono invece più complessi e di più lontana radice. Soprattutto seguono percorsi mentali all'apparenza anche anacronistici, ma giustificati in realtà da un tenace legame a ricordi figurativi mar­ chigiani e all'educazione ricevuta in patria, dove alle ripetitive formule tardo-manieristiche si era sovrap­ posta una tendenza di impronta naturale. Il ducato di , nell'ultimo periodo in cui 3 - PERPIGNAN, MUSEO RIGAUD sopravvisse la sua indipendenza politica, poco prima GUIDO RENI: CONSEGNA DELLE CHIAVI della devoluzione alla Chiesa, potè esprimere ancora un grande pittore: Federico Barocci. Contemporaneo degli Zuccari, egli non volle, come loro, radicare a un momento di particolare introversione, sembra suo Roma la propria carriera. g) La recente mostra bolo­ gnese ha messo a fuoco la solitaria e tormentosa ne­ unico desiderio la ricerca di un luogo di solitario vrosi che è all'origine delle sue pitture. L'immagine esilio della mente. di Urbino che pervade la sua vita e la sua opera In qualche misura suo erede spirituale, Giovan diviene tappa fondamentale del percorso critico che Francesco Guerrieri da non è più un vede divenire la terra marchigiana luogo di provincia pittore trascurato. I suoi " santi quotidiani, domestici, quintessenziata. deposta l'aureola, con la buona grazia di tutti i giorni dell'anno, vengono volentieri incontro a tante affli­ Dal 1952, quando la mostra del Seicento riminese Io) così bene illuminò il raggiungimento critico che le zioni familiari ,. In patria è ben diverso dall'elegante aree periferiche possono essere artisticamente feconde, e colto decoratore del palazzo del principe Borghese prese caratterizzazione anche l'adiacente territorio a Roma. Irl montefel tresco. La carriera di e quella di Emilio Gli arrivi bolognesi e romani vi acquistano un tono Savonanzi hanno un sapore analogo di evasione dai particolare. Ludovico Carracci dipinge nel r6r3 la luoghi di origine. I 2 l Alle spalle di tutti, il grande pala per la Cattedrale di : " L'eloquio classico esempio di Lorenzo Lotto. dei bolognesi a Roma vi è come incenerito in una Gli arrivi e le partenze sono molteplici nel terri­ tristezza di nuova giaculatoria,. La pittura natura­ torio marchigiano. Tuttavia la vicenda della locale listica riceve impronta dal soggiorno - verso la fine pittura si delinea abbastanza limpidamente nel per­ del secondo decennio - di . In sistere da un lato di stilemi barocceschi, molto este-

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riormente ricalcati, mentre dall'altro lato sorge e si alla situazione pittorica bolognese, orma1 mClplente­ individua una linea pittorica d'ispirazione naturale, che mente accademica (tanto è vero che più di lui, per il subito diviene caratterizzante della regione. E questa definirsi del concetto settecentesco di scuola bolo­ che prevale anche sul venetismo che da secoli, lungo la gnese, hanno peso gli allievi Torre e Pasine!Ji, rima­ costa, discendeva dalla laguna. All'incrocio simbolico nendo episodico il riallacciarsi a lui di una certa vena di queste correnti, Simone Cantarini nasce nell'anno del Creti). Molto di verità contengono le conclusioni di morte del Barocci, diviene allievo del Pandolfì e dello stesso Guido sull"' esser costui maestro prima di Claudio Ridolfi - secondo la tradizione - edu­ di entrar nella scuola ,. '3> In secondo luogo, la linea candosi non meno sul mediato naturalismo del primo del classicismo bolognese, riassunta in quegli anni che sul moderato venetismo del secondo. Ma certo nel nome di Guido, rappresenta solamente una delle le sue più vere propensioni sono apertamente di­ possibilità di classicismo entrate nell'esperienza del chiarate dalle sue pitture: un ideale Raffaello; Baro cci; Cantarini. Rimanendo certo determinante, essa come la linea naturale Gentileschi-Guerrieri; il nuovo clas­ ebbe un principio, ebbe anche una conclusione. Alla sicismo di Guido Reni. luce di un tentativo di definizione di quali siano real­ Il trasferirsi a Bologna del Cantarini può forse mente le opere estreme del Pesarese (come si dirà a ancora trascinare con sè un'immagine della provincia suo luogo), la possibilità di riconoscervi ancora una marchigiana in qualche misura pervasa del senti­ matrice reniana viene alquanto ridimensionata. mento del luogo solitario, quasi " natio borgo sel­ A dar ragione del cambiamento non apparirebbe vaggio, , eluso in favore di una nuova modernità tanto, in questo caso, l'asse consueto Bologna-Roma; di esperienze. Ma una duplice considerazione si im­ quanto piuttosto una più larga rete di riferimenti pone: il Pesarese conservò sempre una posizione figurativi che affondano le radici nella provincia cen­ anomala rispetto alla scuola reniana, e in generale tro-italiana, gravitando pur sempre su Roma come

4- , TEMPIO MALATESTIANO- SIMONE CANTARINI: 5- RIMINI, TEMPIO MALATESTIANO- SIMONE CANTARINI: SANT'ANTONIO DA PADOVA E SAN FRANCESCO DI PAOLA SAN GIUSEPPE E SAN DOMENICO

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6- BOLOGNA, COLLEZIONE NERI- SIMONE CANTARINI: LOTH E LE FIGLIE

polo privilegiato. '4l Nello svolgersi di questa vicenda, al r62o la nuova bellezza di superfici porcellanate, ciò che fa parte delle memorie pittoriche della terra realizza nella ' Consegna delle chiavi ' una elettissima, natale sembra sempre riemergere con un tono di ferma e luminosa composizione, di stesura tuttavia emozione profonda nell'opera del Cantarini. mossa da sottili pennellate a corpo, che riscaldano di Tornando a considerare la ' Madonna di Monser­ un nuovo e sublime sentimento pittorico un antico rato', veramente sembrerebbe che il pittore avesse di­ amore per Raffaello. Cosa che quanto mai dovette pinto questa pala d'altare destinata ad una chiesa della impressionare Simone Pesarese, che tale amore aveva bassa modenese avendo pieni gli occhi del suo Guido nel sangue. marchigiano, e particolarmente di quell'opera stu­ Inoltre nel quadro di Perpignan trova uno dei suoi penda inviata da lui una quindicina d'anni prima a apici anche la riconosciuta affinità spirituale del Reni Fano, nella chiesa di San Pietro in Valle : la ' Con­ con Federico Barocci, che di quello che può chia­ segna delle chiavi ', oggi nel Museo Rigaud a Per­ marsi il mito di Raffaello costituisce un episodio pignan (fig. 3). Questo primo altare marchigiano centrale. •sl E le pitture del Barocci sono un altro di ornato da un dipinto di Guido (altri due ben presto quegli ineliminabili ricordi figurativi che il Cantarini seguirono) dovette costituire per il giovane Cantarini aveva reso sostanza della propria maniera. La luce un'esperienza determinante. Ci sono ragioni stili­ mobile, diffusa, dei ritratti dell'urbinate e la sottilis­ stiche precise che individuano per quella tela un sima psicologia dei volti (anche quelli più legati al­ ruolo analogo a quello che per il giovane Guercino la rigidità della maniera internazionale) tornano, con­ ebbe la pala centese di Ludovico Carracci. Guido vivendo, senza tormento ed inconsuetamente, con una Reni, prima di sperimentare intorno, e poco oltre, naturalezza quasi nemmeno ufficiale, nelle fisionomie

23 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte dei due Bolognini. Non è troppo reniana nemmeno Si tratta di un gruppo d'opere unitariamente rivolto l'invenzione della Madonna col Bambino, che, non all'iconografia del santo trionfante, risolta in modi meno dei ritratti, è naturale, con in più una sempli­ che risultano sorprendentemente autonomi, attraverso ficazione di struttura che già punta verso quegli esiti la monumentalizzazione della sua figura contro un che negli anni '40 nell'Italia Centrale, si legano ai fondale metereologico grandioso. Tra i primi ricordi nomi di Sassoferrato e Cerrini, quasi puristi avanti figurativi all'origine di queste composizioni, un suo lettera. ruolo conserva la ' Beata Michelina ' del Barocci, Desunte ancora da una memoria baroccesca poi ancora a , in San Francesco (" quadro, come sono le teste di cherubino che circondano l'appari­ più volte mi ha detto il Pasinelli, che Simon Cantarini zione celeste, tipologicamente parenti, ma in chiave chiamava il suo diletto e sovra ogni altro stimava, , naturale, di tante testine nelle opere marchigiane del secondo il ricordo dello Zanotti). l g) Bolognese pro­ maestro i e ricorrenti nella pittura dello stesso Canta­ babilmente dovette essere l'imparentarsi di tali pen­ rini, quasi come un motivo di repertorio. È evidente sieri con la grandiosa, vespertina naturalezza dei la loro diversità dai puttini di Guido, divenuti il solo santi di Ludovico Carracci: 'San Pietro Torna', modello istituito che si copiasse a Bologna. ' San Rocco ', ' San Raimondo di Pennafort '. Ancorchè ridipinti, tre cherubini riconoscibilmente Nè ad essi sono estranei, a loro volta, il ' San Be­ dalla stessa famiglia sovrastano la figura di Sant'An­ nedetto ' (in San Procolo a Bologna) e più il ' San tonio da Padova sull'altar maggiore della chiesa di Nicola ' (in Santa Maria in Regola di Imola) dipinti Bolognina. Ma non è operazione azzardosa l'attri­ da Bartolomeo Cesi secondo un'invenzione "che buzione di un dipinto giudicabile più in base al­ lancia la figura a riempire sentimentalmente e figura­ l'impianto generale e delle singole figure che non ai tivamente il quadro, anche senza l'accessorio, come particolari di stesura, quando con ogni evidenza gli comprenderà bene Guido Reni, dei gruppi ange­ indizi puntano su un nome solo, che è quello del lici ,. 20) Cantarini. Il Bimbo trova un confronto stringente Sul 1640, in concomitanza con il ritorno a Pesaro, con l'angioletto in basso a sinistra nella tela con la il Cantarini rilancia il tema del santo isolato secondo 1 Madonna e San Tommaso di Villanova' della Pina­ iconografie scopertamente reniane: il ' San Giacomo ' 2 1 coteca di Fano. Il paesaggio è più che mai memore di Rimini ) ha alle spalle un fondo di cielo, non un di alcuni momenti di Guido da collocarsi tra gli an­ paesaggio, secondo lo schema canonizzato verso la tefatti del " paesaggio eroico , (ispirati, come anche fine del terzo decennio dal Reni nelle tre pale di esiti pressochè coevi del Domenichino, dal classicismo Forlì, Castelfranco e Siviglia (quest'ultima oggi a romano di Annibale): i ' Santi Pietro e Paolo ' già New York). Tale iconografia per altro era riservata Sampieri a Bologna, ora alla , e alla Madonna, mentre il Cantarini la applica ad un l'' Aurora ' Pallavicini Rospigliosi, come si accennava. santo. Certo, la chiesa di campagna dello sfondo cantariniano A sua volta, il ' San Giovanni Battista ', noto da non ha la nobiltà della rocca fortificata di Guido i una fotografia !abilissima, ma ben presente nella ma, con la massima esattezza, si fissa nelle parole di carnalità del suo apparire, riprende puntualmente Arcangeli l'uguale "rapporto tra la distesa inclina­ un'invenzione di Guido. Nell'uno e nell'altro caso il zione della figura e la massa pacata dell'architettura modello perde ogni ra.refazione ed ogni squisitezza di in controluce ,. 16) Parole scritte nel 1950 per le due pennello, in favore di una naturalezza viva e sensual­ straordinarie pale raffiguranti i 1 Santi Antonio da mente ricca di colore, in forte assonanza con l'opera Padova e Francesco di Paola' e i 1 Santi Giuseppe e contemporanea di Guido Cagnacci. In così estraneo Domenico ' (figg. 4 e 5). Il fatto che da una trentina contesto, una figura ancora si lega, e in parte si mo­ d'anni queste tele, appartenenti alla Pinacoteca di della, ad un'idea del Barocci: si confronti l'angelo Bologna, siano depositate a Rimini, nel Tempio Ma­ che sorregge il San Giacomo sulla destra con quello latestiano, può risultare realmente fuorviante alla loro in analoga posizione nella ' Madonna ' di Senigallia. comprensione, tanto forte è il legame delle quattro Il tema di Controriforma, che si attarda fin verso potenti figure con fatti artistici tra Romagna e . la metà del Seicento (anzi, verso quelle date una Ma sono dipinti nati e destinati a Bologna. 1 7) nuova pittura di devozione riprende fiato: si pensi Dal confronto emergono una parentela compositiva al Sassoferrato o al Dolci), trova nel Cantarini un e un analogo punto di stile - che comportano anche moderno e personale interprete, capace di intendere una prossimità di data - del ' Sant'Antonio ' di la sostanza delle innovazioni reniane, ma altrettanto Bolognina, del ' Santo Stefano ' di Bazzano, del ' San di riattingere una delle fonti dirette della pittura Giovanni Evangelista' di Bondeno (recente aggiunta sacra del secondo Cinquecento, vale a dire, non ca­ al catalogo del pittore) con le due pale di San Tom­ sualmente, Raffaello. Non si vuol dire che tale vicenda maso del Mercato. E poco più oltre, sul 1640, in fase sia stata tutta (o prevalentemente) di radice marchi­ di più accentuato riecheggiamento di moduli reniani gianai ma Taddeo Zuccari e Federico Barocci furono (almeno esteriormente), trovano collocazione il ' San personaggi determinanti. E il potenziale sacro ed Giacomo ' di Rimini e il ' San Giovanni Battista ' iconico di Raffaello viene riattinto, per tramiti di­ di ubicazione ignota. IB) versi, anche dal Pesarese.

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7 - WASHINGTON, NATIONAL GALLERY OF ART - SIMONE CANTARINJ: SAN MATTEO E L'ANGELO

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Il 1 San Giovanni Evangelista ' di Bondeno non è i suoi personaggi panneggiati valendosi di figurine che una libt:ra versione dell'analogo soggetto che in terracotta, sulle quali adattava carta bagnata. Così l'Ul·binate affrescò nella Sala dei Palafrenieri in Va­ esattamente faceva anche il Cantarini; non come ticano, parte di una serie di apostoli precocemente Guido, studioso di modelli grafici (e particolarmente perduta. Tale fregio venne ripristinato, su !abilissime di Di.irer) che riprovava quei metodi perchè il pan­ tracce, dagli Zuccari; ma la sua fama era consegnata neggio non ne risultava maestosamente " piazzo­ alle incisioni di Marcantonio Raimondi, 22) e questa so ,. 26) dovette essere la mediazione sulla quale il Cantarini La progettualità evidente delle campiture larga­ ideò la sua singolare rielaborazione in chiave natu­ mente sbozzate dal Barocci, in vista della realizzazione ralistica. del suo " colorire unito , , diviene nel Cantarini pre­ Stilisticamente, non va troppo lontano dal gruppo testo di pittura, non finalizzata ad altro, battuta di ricordato anche la seconda pala della chiesa di Bolo­ luce naturale. gnina, cioè la 1 Madonna col Bambino in gloria coi Dopo questi apici di renismo, ingannevoli addirit­ Santi Francesco d'Assisi e Francesco di Paola '. Ha tura, in cui l'elemento baroccesco ritrova felicemente tutta l'aria di essere nata per una confraternita. Delle l'ideale affinità, nel nome di Raffaello, che ne collega cinque che avevano sede nella chiesa, 2 3l quella dei molti aspetti alla pittura di Guido, il corso della pro­ Cordiglieri di San Francesco d'Assisi ha la maggiore duzione del Cantarini muta in maniera rilevante. verosimiglianza di esserne committente. L'impagina­ La considerazione comporta un breve cenno del zione è quella canonica di Controriforma; tuttavia periodo romano: a partire da questo momento l'entu­ due dati emergono con evidenza: il riecheggiamento siasmo per il Reni, l'emulazione nei suoi confronti, baroccesco della quinta di sfondo del 1 Perdono d'As­ 1 lo sforzo di far coesistere nella sua maniera anche le sisi ' (reimpiegata anche per la Fuga di Enea da ascendenze naturalistiche della sua prima educazione, 2 Troia' e variata nella ' Santa Caterina' di Cortona) 4l tutto ciò viene meno. Al classicismo di impronta e un'aria di classicismo largo e monumentale, come in bolognese se ne sostituisce via via un altro, di diretta Francesco Albani. Albanesca è anche la tipologia del derivazione raffaellesca, che a sua voi ta coesiste con Bambino. non minori contraddizioni e difficoltà con le aspira­ Ancora un dipinto andrebbe, a mio avviso, esami­ zioni naturali nella tormentata poetica del Cantarini. nato in rapporto al gruppo d'opere intorno al 1637, Al gruppo d'opere degli anni più avanzati va unito rappresentando un nuovo risvolto delle possibilità - a mio parere - anche un dipinto significativo: il sperimentatrici del Pesarese in un giro d'anni assai 1 Riposo in Egitto ' di Brera. 2 7l Non riconoscendovisi breve, in perfetta consonanza di inclinazioni senti­ più una derivazione reniana, si collocherebbe bene mentali: il 1 Loth e le figlie ' di collezione Neri a nel totale sprofondamento nel mito di Raffaello che Bologna (fig. 6). 2 5l La donna di destra, in profilo, è orienta gli ultimi anni dell'artista. Un mito in chiave tanto parente della bella testa raffaellizzante della 1 non strettamente classicista, appoggiato, più che sulla Madonna' di Bolognina (con le esatte partizioni della luce e delle masse chiare e scure dell'incarnato diretta familiarità con originali, piuttosto alla cono­ e della capigliatura), quanto si avvicina alle morfo­ scenza di copie e mediazioni grafiche. N è potevano logie di Guido. In questo senso è anzi il punto mas­ avere peso distinzioni tra maestro e allievi; anzi, la simo di avvicinamento finora verificabile. Ma la qua­ stesura era quella che meno contava, sulla quale si lità della luce testimonia, fra altri indizi rmmerosi, potevano operare le modernizzazioni di gusto. In qual che il quadro non è di Guido, come si era creduto. modo questo mito trovasse alimento nei sedimenti Il vecchio è vicinissimo al 1 San Girolamo ' ora alla della memoria figurativa del Pesarese è per noi im­ Pinacoteca Nazionale di Urbino, non meno che al possibile da concettualizzare, ma tanto più profonda San Giuseppe di Stuffione. Il rosa straordinario della è la risonanza interiore di tale memoria, in quanto è veste in primo piano è quello della cintura del 1 San ancora la terra montefeltresca che la esprime. Giacomo in gloria ' e della tunica della 1 Madonna Il classicismo disteso, non archeologizzante, né 1 di Monserrato '. Un colore che in Guido non c'è. normativa, del Riposo in Egitto ' sembra rimandare a dirette meditazioni su Raffaello. In particolare La donna sullo sfondo rimane invece magistralmente 1 abbozzata. Ma non per questo - a mio parere - sembra tradire una conoscenza della celebre Ma­ è da spostare a dopo il 1640 la data del dipinto, a donna del Velo' (non certo dell'originale, scomparso quando cioè la " maniera argentea, di Guido si - pare - dalla fine del Cinquecento), alla quale disfa per dar luogo agli ultimi " bozzi ,. Esiste, rimanda la composizione della Madonna col Bambino credo, un discrimine sottile, ma certo, tra questo con le braccia protese. Invenzione raffaellesca così modo di abbozzare (della gamba del Loth, del braccio nuova e tenera da poter essere rimasta nella memoria quasi privo di chiaroscuro della figlia, del panneggio allo stesso Lorenzo Lotto, quando dipingeva l'' Ado­ sommariamente costruito per zone ammaccate) e razione dei pastori ' di Brescia. quello di Guido, che è come bagnato da una luce Ma l'aspirazione verso una pittura classica, abban­ ideale e percorso da mille striature filamentose. Il donata Bologna, deve aver cercato in più direzioni " bozzo, del Pesarese si modella ancora una volta un orientamento, prima di incanalarsi negli ultimis­ sulle memorie del Barocci. L'urbinate usava costruire simi anni verso Raffaello. ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

8- CASTELNUOVO NEI MONTI (REGGIO EMILIA), CHIESA DELL'ASSUNTA FRANCESCO GESSI : MADONNA COL BAMBINO, SAN DOMENICO E SANTA CATERINA ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

Evelina Borea, presentando i due bei dipinti della Malvasia. M . MANCIGOTTI, Sìmone Cantarìnì, il Pesarese, Galleria Pitti con ' Sant'Andrea' e ' Sant'Isidoro', con­ Milano I975, p. 265, inserisce il dipinto tra quelli perduti, mostrando di intendere le parole del " Malvasia nella villa fronta questo momento stilistico " difficile da datare , di Crevalcore , nel senso edilizio e pienamente moderno di con uno sconcertante ' San Matteo e l'Angelo ', ora villa. di recente donato alla National Gallery di Washing­ 2) G . SILINGARDI, Santuari Marianì modenesi, Modena ton (fig. 7). 28) Dire che è un dipinto guercinesco I979, p. 83. Un manoscritto di memorie della chiesa, com­ pilato da don Nicola Zoboli nel I822, doveva trovarsi presso è forse tanto immediato, quanto poi, ad una migliore l'archivio parrocchiale di Stuffione. Lo citano il Silingardi considerazione, generico. La Borea sottolinea, come e M. Pajes Merriman, G.M. Crespi, Milano I98o, p. 249; è giusto, il dato di sfaldamento materico comune ai ma ora il parroco non lo ritrova, dicendomi di averlo prestato. tre dipinti, insieme con la straordinaria finezza di Anche G. VARINI, A memoria del terzo Centenario della traslazione della Miracolosa Immagine di S. Maria delle taluni passaggi pittorici traslucidi alla Gentileschi. Grazie nella chiesa parrocchiale di Stuffione, dal 15 al 26 aprile Esperimenti di acceso neovenetismo: è evidente, ma 1923, Modena I923, p. I2, conosce la committenza Bolo­ memori di quella particolare accezione di naturalismo gnini; ma riporta erroneamente un " senatore Guido , , propria della terra marchigiana, estremamente sen­ riferendo la tela al Reni. La corrente attribuzione a lui è registrata anche nella guida Emilia Romagna del T.C.I., ~ibile in superficie. Milano I97I, p. 250. Per quanto sia veramente difficile una sistema­ Al momento della correzione delle bozze, l'amico Alfonso zione della cronologia dell'opera del Cantarini, sem­ Garuti, che dodici anni fa vide il manoscritto di Stuffione, mi comunica di avervi già trovato indicato l'anno I637, e mi bra ormai di poter contare su qualche punto fermo; indica la pubblicazione di B. LoDI, Ravarino e i ravarinesi, uno dei quali è quel repentino allontanamento dalla Bomporto I969, p. 7I, dove questa data è riportata insieme maniera di Guido a cui si accennava, che l'artista con il nome del committente. L'attribuzione del dipinto è effettuò nel tempo del soggiorno romano. La somi­ quella corrente al Reni o alla sua bottega. Lo stesso Garuti comunque, ignorando quanto scrive il Malvasia, nella scheda glianza (altrove accennata) con la pittura di Andrea ministeriale del dipinto aveva avanzato il nome del Cantarini. Sacchi in un dipinto come il ' San Matteo e l'Angelo ' Per notizie sul Bolognini, si veda: P.S. DoLFI, Cronologia esce dal generico, divenendo l'unico raffronto perti­ delle famiglie nobili di Bologna, Bologna I67o, p. I94· La nente. 2 9) Il confronto si stringe con !''Annunciazione data di battesimo di Francesco Maria Bolognini risulta da B.M. CARRATI, Spogli battesimali e genealogie, mss. B. a Zaccaria ' del Sacchi, destinato, come gli altri 849-882, Bibl. Com. Bologna, vol. XVIII, c. 69. Il Legato dipinti della stessa serie, a San Giovanni in Fonte. Bolognini, vacchetta senza segnatura e senza data (presu­ Tale decorazione impegnò il Sacchi dal r64o al r649 mibilmente del secolo XIX) dell'archivio parrocchiale della (e il quadro ricordato è dei primi), cioè in anni con­ chiesa di San Giuseppe di Caselle, nel frontespizio rimanda con precisione al testamento di Girolamo Bolognini (che si comitanti con quelli individuati per il soggiorno ro­ trova presso l'Archivio di Stato di Bologna, Archivio Nota­ mano del Cantarini (r64o/r-r642). Se si aggiunge che rile, Rogiti di G.B. Rossi, 27 dicembre I638) e anche alla il Sacchi, anch'egli di origine marchigiana, era ri­ consacrazione della chiesa di Sant'Antonio da Padova di masto assai legato al suo maestro Albani; che nel Bolognina, nei rogiti di G.M. Paganini di Modena, avvenuta il 9 novembre I 650 da parte del Vicario Generale dell'Ab­ r635, nel corso del suo viaggio in Emilia, si era fer­ bazia di Nonantola. Ma di tale atto non ho ritrovato tracce. mato a Bologna e gli aveva dipinto un ritratto; e 3) Racconta L. VEDRIANI, Historia dell'antichissima città infine che l'Albani, a detta del Malvasia, era " par­ di Modena, Modena I666-I667, II, pp. 645 e 646, che, ri­ ziale , del Cantarini, rimane spazio per immaginare tornando il vescovo di Modena nel I623 da un viaggio in una vicinanza anche più stretta tra i due. E il Sacchi, Spagna, un'immagine della Madonna di Monserrato che si trovava affissa ad una rovere " piantata nella carrata della dagli anni del 'Trionfo della Divina Sapienza' sulla signora Diamante Carandini , , nelle vicinanze di Stuffione, volta di Palazzo Barberini, continuava a rappresen­ incominciò a fare miracoli. L'immagine, una xilografia, venne tare a Roma, rispetto al barocco, un'alternativa quindi trasferita nella chiesa parrocchiale, dove i miracoli classica. continuarono. Un opuscolo del I68o, Scielta d'alcune delle principali grazie fatte dalla B. Vergine di Monserrato posta nella chiesa parrocchiale di Stuffione, Modena 168o, ricorda 4I miracoli, senza far parola del Bolognini. L'immagine della Desidero ringraziare in partìcolar modo Andrea e Angela Madonna di Monserrato ricorre anche in una delle stampe Emìlìanì per l'aiuto prestatomi in questa ricerca; nonchè Stephen Soliani; un gruppo scultoreo di identica iconografia sormonta Pepper per le preziose segna/azioni. Ringrazio inoltre: mons. esternamente la porta della chiesa di Santa Maria di Mon­ A. Barbati, F. Barbieri, S. Baroni, H. Brigstocke, P. Casso/i, serrato a Roma, che è chiesa della Nazione Spagnola. D. De Grazia Bohlin, P. Dì Pietro, M. Fanti, H. Macan­ 4) Per una bibliografia sul Cantarini il punto di partenza drew, A. Mazzonì, G. Neri, O. Mischiati, D. Scaglietti, rimangono gli interventi del I959 di A. Emiliani nel cata­ P.L. Spaggiari. logo Maestri della pittura del Seicento emiliano, Bologna, La dedica è per Francesco. 1959 (profilo e schede, pp. 114-128), in Disegni del Seicento Emiliano nella Pinacoteca di Brera, Milano I959, pp. 27-57, 69-84, e Simone Cantarini. Opera grafica I, in Arte Antica e Moderna, n. 8, I959, pp. 438-456. In anni più recenti, 1 ) C.C. MALVASIA, Felsina Pittrice, Bologna I678, ed. un contributo di carattere generale è costituito da M. Man­ I84I, II, pp. 375 e 376. Da lui dipende, senza alcuna infor­ cigotti, op. cit., al quale si rimanda per altra bibliografia. mazione ulteriore, il settecentesco M. 0RETTI, Le Pitture Tale volume è recensito da A. CoLOMBI FERRETTI, in An­ nel/i Palazzi e Case dì Villa nel territorio Bolognese, Parte II, nali della Scuola Normale Superiore di Pisa, sez. Lettere e Bibl. Com. Bologna, ms. B I IO, c. 75, ora corredato di un Filosofia, Serie III, vol. IV, 4, 1976, pp. I532-I538 (che indice a stampa: Marcello O retti e il patrimonio artistico mette in luce i gravi limiti del volume. Vi si opera anche del contado bolognese, a cura di D. Biagi, Bologna I98I, un primo tentativo di definire un contesto per il viaggio p. 89. Si veda anche F. BALDINUCCI, Notizie de' Professori romano del Cantarini); e P. BELLINI, in Il conoscitore di del Disegno, Firenze I846, IV, p. 43, che dipende sempre dal stampe, n. 35, I977, pp. 48- 50. Oltre a quanto sarà richiamato ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

9- PIANORSO (MODENA), CHIESA PARROCCHIALE FRANCESCO GESSI: MADONNA COL BAMBINO E I SANTI CATERINA E GIOVANNI BATTISTA

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nel corso di queste note, si segnalano ancora: D.C. MILLER, simi imitatori , (L. LANZI, Storia Pittorica della Italia, ed. Simone Cantarini, D.B.I., vol. 1S, Roma 1975; P. BELLINI, definitiva Bassano 1Sog, ed. a cura di M. Capucci, Firenze L 'opera incisa di Simone Cantarini, Milano rgSo, e Le carte 1g6S-1974, III, I974, p. So). di Carlo Cesare Malvasia. Le " Vite, di G. Reni e di S. 7) Un confronto pertinente è anche quello con la figura Cantarini dal manoscritto B. 16-17 della Biblioteca Comunale sullo sfondo, a sinistra, nella 1 Madonna con Sant'Agostino dell'Archiginnasio di Bologna, Bologna 1gSo, a cura di L. e Santa Monica ' della Pinacoteca di Fano. Tale dipinto, Marzocchi. Tre nuove opere vengono proposte (ma solo il nutrito di meditazioni sulla pala Oliveri di Guido, dovrebbe 1 San Giovanni Battista ' sembra convincente) da M. M an­ appartenere all'ultimissima attività nelle Marche del Cantarini, cigotti, Atti della tavoia rotonda su Simone Cantarini (16 aprile prima del trasferimento a Bologna. Anche in un'opera che 1gSo), in Rassegna di Studi e Notizie (Raccolta delle Stampe trova collocazione subito dopo l'arrivo a Bologna, l'• Imma­ A. Bertarelli ecc., Milano), VIII, n. 7, 1g8o, pp. 22-32. colata e tre Santi ' della Pinacoteca di Bologna, c'è una Il tema del Sant'Antonio col Bambino Gesù è stato più figura non dissimile: quella del San Giovanni. Assai signi­ volte trattato dal Cantarini, sia in sede pittorica, sia, soprat­ ficativo appare il confronto tra il ' Santo Stefano ' di Bazzano tutto, in sede grafica. Un'altra pala d'altare con lo stesso e l'analogo soggetto del Cavedone nella chiesa bolognese della soggetto è quella ora nella chiesa di San Lorenzo a Milano, Baroncella. proveniente da San Francesco di Cagli, pubblicata dal Man­ Bl Sugli inizi del Gessi ci sono ancora ombre. Un punto cigotti (p. 105) su segnalazione di G. Mulazzani, collegando di novità è stato il riconoscimento a lui della pala con la alla tela numerosi studi grafici, oltre alla nota stampa Bartsch ' Madonna coi Santi Carlo Borromeo, Pellegrino e Nicola' n. 25. Due fogli della collezione Cini di Venezia, ignoti al della Galleria Estense di Modena (pubblicata dalla scrivente

Mancigotti, nn. 36.146 e 36.1471 sembrerebbero collegarsi su indicazione di Carlo Volpe in Restauri tra Modena e R eg­ più all'idea della figura monumentalizzata della pala di Bolo­ gio, a cura di G. Bonsanti, Modena 1979, pp. 121-123; ri­ gnina. Contengono l'uno il Santo in piedi, a figura intera, conoscimento confermato dallo stesso Volpe nella recensione col Bambino in braccio; l'altro dieci piccoli studi per il a tale mostra: Un a mostra di restauri a Modena e una proposta gruppo della Madonna col Bambino (non troppo lontani per la loro gestione, in Paragone, n. 347, 1979, p. So). Si può alcuni dallo stesso gruppo nell'altra pala di Bolognina), del cosi raggruppare negli anni giovanili dell'artista un discreto Sant'Antonio col Bambino e del Sant'Antonio da solo, in numero d'opere di controversa datazione: il • San Carlo piedi. arante' della Madonna dei Poveri; la 'Madonna e Santi ' Una letteratura manoscritta concernente le cose artistiche ora a Brera; l'affresco con la ' Morte di San Rocco' nell'ora­ di Crevalcore e del suo circondario vede rimbalzare il nome torio bolognese intitolato al Santo, per il quale il Masini for­ di come autrice del Sant'Antonio: S. CA­ nisce un post quem del 1614 (cfr. : R. Rou, Francesco Gessi, LINDRI, Appunti per la compilazione dei Dizionari della Mon­ reniano in libertà, in Arte Antica e Moderna, n. r, 195S, tagna e della Pianura bolognese, Mss. Gozzadini, Bibl. Com. pp. 40-52. Per il San Rocco v. p. 52), oltre a due opere che si Bologna, n. 321, sec. XVIII, c. 241; n. 322, c. 35, e L. ME­ aggiungono ora. Una è la ' Madonna col Bambino e i Santi LETTI, Crevalcore, parte IV, vol. II, Edifici del sec. XVIII, Domenico e Caterina ', nella chiesa dell'Assunta a Castel­ Ms. Bibl. Com. Crevalcore, sec. XX, c. 177r e v. Ma si tratta nuovo nei Monti (Reggio Emilia) (fig. S); non porta alcuna di un'attribuzione tarda e priva di fondamenti stilistici, attribuzione, ma per confronto con le opere citate, viene a giustificata solo dalla fama raggiunta dal dipinto della Sirani collocarsi proprio agli inizi del Gessi, dando oltre tutto ra­ raffigurante appunto Sant'Antonio col Bambino Gesù della gione di quanto afferma il Malvasia sul suo viaggio romano Pinacoteca di Bologna. A parte la data 1650, della consa­ insieme con Guido. Il Roli tendeva a collocare tale viaggio crazione della chiesa, che sarebbe troppo precoce anche per nel 16oS, contemporaneamente ai lavori di San Gregorio al gli inizi della pittrice, un naturalismo tanto accusato e au­ Celio e del Vaticano. Invece, in rapporto ad effetti verifica­ steramente monumentale la Sirani non lo raggiunse mai, bili nel dipinto di Castelnuovo nei Monti, la data mi sembra nemmeno verso gli ultimi anni, quando la sua maniera di­ da spostare un poco più in là, almeno al 1614, quando Gui­ venne più " grande , per influsso del Cignani. do faceva la spola tra Bologna e Roma, attendendo ai lavori 5) C.C. MALVASIA, op. cit., pp. 376 e 377· Guido Reni, di San Domenico. Si darebbe in tal modo ragione di somi­ che con un gesso si mette a correggere i contorni della figura glianze con il Mastelletta dei due quadroni sempre in San di San Pietro, " sproporzionata dal mezzo in giù , , dipinta Domenico, eseguiti nel 1613, dopo una sua esperienza ro­ dal Cantarini nella • Trasfigurazione' così come vivamente mana, nonché di elementi di diretto riporto romano, ma del lo descrive il Malvasia, evidentemente aveva allontanato secondo decennio, quale la tendenza a sperimentare una di­ nella memoria un suo momento lontano anche negli anni, versa pittura di contrasti luministici, seppure, rispetto al in cui egli stesso aveva adottato - e proprio per una figura naturalismo, in un contesto di luce più mobile e di tratti di San Pietro - proporzioni lunghe, in tutto analoghe a più corsivi, ancora manieristicamente siglati. quelle che ora condannava: nella • Consegna delle chiavi ' L'altra opera che viene ad arricchire il catalogo del Gessi per San Pietro in Valle a Fano. iniziale è la paletta con la ' Madonna in gloria coi Santi Caterina e Giovanni Battista ' che si trova nella chiesa par­ La • Trasfigurazione' del Forte Urbano oggi non è più rocchiale di Pianorso (fig. g), sulla montagna modenese a Castelfranco. Se ne conoscono addirittura due redazioni: (Alfonso Garuti mi comunica di essere giunto indipendente­ una nella Pinacoteca di Brera, che è quella riprodotta a pie­ mente alla mia stessa attribuzione nella scheda ministeriale na pagina nel volume del Mancigotti (p. g6), e l'altra a Ro­ di catalogo del dipinto). La paletta è già riconoscibilmente ma, di proprietà della Pinacoteca Vaticana, in deposito presso influenzata dal Reni e trova un parallelo di stile assoluta­ il Palazzo della Cancelleria (v. nota 21). A mio giudizio è la mente stringente con l'affresco dell'oratorio di San Rocco. seconda che pienamente merita la definizione malvasiana di Gli evidenti ricordi della pittura di Domenico Fetti nell'una mirabile. come nell'altra opera indurrebbero a definire il post quem 6) Presso la parrocchia di Stuffione si conserva una lettera fornito dal Masini verso il 1617, quando avvenne il viaggio di Adeodato Malatesta, indirizzata " Al Molto Reverendo a Mantova del Gessi e del Sementi, inviati a quella corte Sigr. il Sigr. Salvatore Speranza, Arciprete di Stuffione w da Guido. Dopo il restauro di quella tela compiuto dal cognato Goldoni, Come si vede, mentre il Reni sperimentava i toni caldi di l'II maggio 1S54 il Malatesta esprime il suo giudizio sulla una pittura neoveneta, prebarocca e di radice scopertamente • Madonna di Monserrato ': " Essendo quadro (a mio pa­ carraccesca nell" Assunta ' di Genova (16r6-17), l'allievo rere) dipinto in gran parte dal sommo Guido come per tendeva ad un venetismo di parvenza più dimessa e naturale. esempio il ritratto del devoto e il San Francesco, l'altre parti Questa libera contrapposizione di stile si protrarrà negli anni. poi dal più diligente allievo di sì grande maestro,. Valga un confronto, in epoca immediatamente successiva alla L'emulazione reniana di questo momento del Cantarini peste del 1630, quando Guido inaugura la maniera " argen­ è bene espressa dal L anzi: " ... e veramente a lui si accosta tea , nel celebre Palione, e il Gessi carica la tavolozza di più che a niuno; ma con un possesso ch'è proprio di pochis- toni caldi nella 1 Madonna' dei Leprosetti. Ancora: sul 1640 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

IO - NEW YORK, COLLEZIONE PRIVATA - SIMONE CANTARINI: CRISTO RISORTO ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

Guido elabora immagini di devozione austeramente e an­ personalissimo - ma tutt'altro che isolato - rilancio di un stocraticamente isolata dal mondo, e il Gessi dipinge " la classicismo neocinquecentesco finalizzato ad una coltissima più bella, ben messa insieme, e capricciosa storia si vide del devozionalità. martirio di Santa Caterina , nella chiesa intitolata alla Santa 15) A. EMILIANI, op. cit., I975, p. I37· in Strada Maggiore (MALVASIA, op. cil., II, p . 245) . I6) F. ARCANGELI, Simone Canturini: due dipinti, in Para­ 9) A. EMILIANI, Federico Barocci, Bologna I975· gone, n. 7, I950, pp. 38-42. T ale articolo è un'apertura cri­ Io) Mostra della pittura del Seicento a Rimini, a cura di F . tica assoluta sulla complessa vicenda stilistica del Cantarini, Arcangeli, C. Gnudi, C. Ravaioli, Rimini I952· con precocissime intuizioni dei rapporti a distanza con la rr l Mostra dei Carracci, Bologna I956, p. I37 (profilo e prima maniera del Reni e del tramite da questa istituito co n schede di Ludovico Carracci di F. Arcangeli) ; A. EMILIANI, Raffaello; nonchè delle simpatie neoveneziane accese nel­ Orazio Gentileschi: nuove proposte per il viaggio marchigiano, l'artista dal viaggio romano; infine dell'esatta collocazione in Paragone n. I03, I 958, pp. 38-57; A. EMILIANI, Giovan del Pesarese rispetto a Bologna e alla Romagna. Non sembra Francesco Guerrieri da Fossombrone, Urbino I958; P. DELLA di poter concordare però con la sua datazione tarda (I645-48) PERGOLA, Giovan Francesco Guerrieri a Roma, in Bollettino delle due tele di San Tommaso del Mercato (vedi nota d'Arte, I956, III, pp. 2I4-237· seguente). 12 l Cinquant'anni di pittura Veronese, I964, pp. 17) " ••• finisce col rendere un effetto quasi ' spagnolo ' . I80-191 (profilo e schede di Claudio Ridolfi di L. M aga­ Essendo a mio vedere da escludere affatto un rapporto di­ gnato); Pittori nelle Marche tra '500 e '600. Aspetti dell'ulti­ retto con la pittura iberica, la soluzione di un simile excursus mo manierismo, Urbino 1979 (profilo e schede di C. Ridolfi di andrà cercata probabilmente in contatti avuti dal Cantarini L. Mochi Onori) ; V. FORTUNATI, Emilio Savonanzi, in Arte con quel piccolo e dimenticato Zurbaran della provincia Antica e Moderna, n. 30, 1965, pp. 148- r64. italiana che si chiama Gian Francesco Nagli, detto il Cen­ 1 3) C.C. MALVASIA , op. cit., II, p. 375· tino,. (F. ARCANGELI, op. cit., pp. 41-42). 14l Sulla pittura di una regione centrale dell'Italia, in un Alcuni inventari della soppressa chiesa di San Tommaso periodo che riguarda anche il Cantarini, esistono studi esem­ del Mercato, ora passati all'Archivio Vescovi le di Bologna plari: V. CASALE, G. FALCIDIA, F. PANSECCHI, B. TOSCANO, (Miscellanee Vecchie - Cartone 381, fase. 74 B ; inventari Pittura del '600 e del '700, ricerche in Umbria I, Treviso del I69o; I730; I732i I759) forniscono un dato di cono­ I976; e, recentemente, anche il secondo volume, Treviso scenza in più rispetto alla semplice provenienza dei dipinti, I98I, degli stessi autori e L. BARROERO. L'esser percorsa fornita dal Malvasia e già nota all'Arcangeli (Le Pitture di dalla via Flaminia fa di questa regione un luogo di transito Bologna, Bologna I686, pp. 98 e 99; i due quadri erano i obbligato nel collegamento dalle Marche a Roma. Le pre­ laterali della cappella intitolata alla Madonna del Paradiso, senze molteplici e diversificate di artisti, il loro inevitabile la terza) : sulla cornice dorata essi portavano l'arme della rapporto con la cultura romana; la pluralità delle situazioni famiglia Grassi, e da questa furono donate alla chiesa. Nel locali individuate restituiscono un ricchissimo contesto, en­ I69o erano utilizzate come laterali dell'altar maggiore; nel tro il quale trova collocazione l'aspetto non bolognese del 1730 erano sopra-porta in controfacciata. Cantarini. Pur configurandosi diversamente che in Marche L a committenza Grassi non ha potuto precisarsi entro il rapporto tra attardato manierismo (qui non necessaria­ termini cronologici. Viene comunque a confermare rapporti mente baroccesco), aspirazioni naturali e atteggiamenti clas­ già noti con quella famiglia : cfr. Ms. I 549 della Bibl. Oli­ sicisti, qualche caso di vera affinità si segnala (tra tutti, il veriana di Pesaro (citato da A. Emiliani nel catalogo della pittore dell" Annunciazione ' di San Pietro a Spoleto, vol. mostra seicentesca del I959, p. 2I6) che nomina in casa I, n. 2I I). Ma si tratta più che altro di consonanze dovute ad Grassi le due allegorie dell" Astronomia ' e della ' Pittura'. analoghi atteggiamenti verso il " naturale, ; e qui l'elenco M. Oretti conosce anche " un ritratto di Paris Maria Grassi, potrebbe diventare lungo (Camassei, Quillerier, Polinori, figura intera quanto il naturale, e bellissima, (Le Pitture Scaramuccia ... ). che si ammirano nelli Palaggi è case dei Nobili della Città di Due fatti particolarmente vorrei sottolineare: di recente Bologna è di altri edifici in d.a città, Bibl. Com. Bologna, uno studio monografico di F. D'AMICO, Giuseppe Puglia, Ms. B. I04, II parte, c. 57). detto il Bastaro, in Prospettiva n. I5, I978, pp. I9-28, ha I8) R. VARESE, Un " Pesarese, ritrovato, in Notizie da sgomberato il campo da un equivoco che non poco con­ Palazzo Albani, n. I, I977, pp. 37-44; C. VOLPE, Ancora fondeva le idee sulla fase giovanile del Cantarini: l'altare del sul Torre, in Paragone, n. 333, I977, pp. 28-36, fig. 32. Un Suffragio nella Cattedrale di Fabriano ha una pala di mano altro 'San Giovanni Battista', di impianto molto mediata­ del Bastare, non del Cantarini, come per una errata tradi­ mente reniano, sull'altar maggiore di San Giovanni della zione settecentesca si è continuato a credere. Il riconosci­ Pigna a Roma, viene segnalato da C. STRINATI, Quadri mento avviene su basi stilistiche, ed anche cronologiche (la romani tra Cinquecento e Seicento. Opere restaurate e da datazione di un dipinto per quella cappella non può allon­ restaurare, Roma I9791 p. IO, come opera " dello stile del tanarsi molto dall'anno I626, che vi è iscritto: troppo presto Cantarini , . Ma si tratta di un dipinto tardo settecentesco per il Cantarini). La figura del Bastare si delinea in tal che poco ha a che fare con Bologna. modo pressochè ex novo come quella di un personaggio 1 9l G.P. ZANOTTI, Storia dell'Accademia Clementina, Bo­ degno della massima considerazione nel contesto romano al logna I739, II, p. 38, ha il valore di una testimonianza quale appartiene. Il passo longhiano citato dal D'Amico diretta, quasi da nipote ad avo, dal momento che egli fu definisce l'ambito della " tradizione di naturalismo accade­ affezionato discepolo, e panegirista, di Lorenzo Pasinelli. mico bolognese , in cui si colloca, stabilendo il nesso col Vedi anche Le carte di C.C. Ma/vasia, cit., p. 6r. più noto Cerrini, che evidentemente caratterizza l'artista. 2o) A. GRAZIANI, Bartolomeo Cesi, in La Critica d'Arte, Sul Cerrini poi, altra importante presenza nell'Italia cen­ I939, pp. 54-95 (cit. da p. 83). trale da mettere in relazione col Pesarese, si veda il bel saggio Anche la potente accampatura lineare del ' San Nicola d1 E. BOREA, Gian Domenico Cerrini. Opere e documenti, in da Tolentino' di Cristoforo Roncalli in Sant'Agostino di Prospetliva, n. 12, I978, pp. 4-25. M a quale fosse il fermento Pesaro deve essere stata di non poca suggestione agli occhi molteplice della Roma anni '40 non è ancora noto del tutto. del Cantarini. Continuano anzi ad affiorare elementi di novità, come l'in­ 2 l ) Il ' San Giacomo in gloria ' era nella chiesa riminese crocio Pierre Mignard-Sassoferrato, contributo recentissimo della confraternita del Santo. Ora è passato nella Pinacoteca di J.-C. BOYER e F. MAcÉ DE L ÉPINAY, The 'Mignardes ', civica (depositato presso la Biblioteca Gambalunghiana). Si Sassoferrato and Roman classicism during the 1650s, in The veda C.F. MARCHESELLI, Pitture delle chiese di Rimini, Rimini

Burlington Magazine, n. 935, I98I, pp. 68-76, dove è da I754, ed. a cura di P.G. Pasini, Bologna I9721 pp. u8 e II9. valutare la presenza del francese nella capitale a partire dal Nella città rimane ora solamente il 'San Giacomo', ma lo I635 e le sue consonanze col Salvi, tanto universalmente Sca nnelli, Il Microcosmo della pittura, Cesena, 1957, pp. 356 noto quanto in rea ltà poco indaga to nell e radici di quel suo e 357, parl a di due stendardi che vi si trovano, di mano del

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Pesar es e (uno può darsi che fosse proprio il ' San Giacomo '); e Francesco Arcangeli ricorda in occasione della mostra del I952 (p. 13 del catalogo citato) una ' Sacra Famiglia' nella sagrestia del Tempio Malatestiano " che, tutta imbevuta d'argento e di cenere, mostrava sotto i protagonisti dignitosi una Rimini lontana, dolcemente soffocata da una colonna di densa pioggia silenziosa, in un giorno spento, immobile di " garbino ". Parole che molto fanno rimpiangere la distru­ zione del quadro nell'ultima guerra. Stephen Pepper mi segnala ora un importante ' Cristo risorto ' (fig. 10), passato all'asta Sotheby a Londra nel luglio I98I, ora in collezione privata a New York, sul quale ha in corso uno studio. Ad impressione mia, conoscendo il dipinto solo per riproduzione, il suggerimento di una data verso il I637 pare da precisare qualche anno più in là, nel momento appunto del ' San Gia­ como ' . Analoga datazione è proposta da E. Emiliani per due disegni di Brera (Disegni del Seicento Emiliano, cit., pp. 32 e 33, figg. II e I2) che ora si rivelano preparatori per questa tela; disegni che Emiliani aveva messo in rela­ zione con un grande dipinto riconosciuto al Cantarini dal Longhi, che prima della guerra si trovava a Bologna. Per una volta, il ' Cristo risorto ' è opera che trova piena collocazione nella tradizione bolognese. Ispirandosi al noto dipinto di Annibale ora al , come già Emiliani rilevava, trae forse qualche remota idea dal ' Sansone vincitore ' di Guido. Ma con una complicazione di quinte spaziali e di chiaroscuri che apre sulla pittura ormai di fine Seicento. Anco ra ad una segnalazione di Pepper devo la conoscenza della ' Trinità con Cristo morto ' della National Gallery di Edimburgo (fig. II), pubblicata da H. Brigstoke, Italian and Spanish Paintings in the National Gallery of S cotland, I978, pp. 29 e 30. Attribuita in precedenza a Guido, è stata resti­ tuita al Cantarini da D. Mahon e S. Pepper, riconoscendone una datazione sul I637· Brigstoke dice non finita questa tela, e anche l'altra che pubblica per confronto, cioè la versione romana della ' Trasfigurazione ' del Forte Urbano. Vera­ mente per il secondo dipinto il termine sembra poco perti­ nente; ma per la stessa 'Trinità' ritengo si tratti piuttosto di esperimenti di stesure sommarie, come nel ' Loth e le fig lie ' di collezione Neri. Diverso è il ' Carro delle Ore ' , quadro ultimissimo e realmente incompiuto, dove vaste zone di mestica bruno-rossa affiorano senza colore. 22) The Illustrated Bartsch, 26 (formerly vol. 14), Part l, The Works of M.A. Raimondi and of his school, ed. K . Oberhuber, New York I978, n. 68 (75). Sull'esistenza di II - EDIMBURGO, NATIONAL GALLERY un " San Giovanni disegnato da Raffaello , del Pesarese SIMONE CANTARINI: TRINITÀ CON CRISTO MORTO vedi Le carte di C.C. Ma/vasia, cit., p. 66. Indubitabile è l'amore raffaellesco del Cantarini, nonostante il famoso epi­ sodio ricordato dal Malvasia (op . cit., II, p. 378) sulle critiche che osò rivolgere alla 1 Santa Cecilia' accompagnando Salvator Sul metodo di lavoro del Cantarini vedi C.C. MALVASIA, Rosa in visita a Bologna. Ma il gesto sconveniente attribuito op. cit., II, p . II6; C.C. Ma/vasia. Vite di pittori Bolognesi al Pesarese rientra perfettamente nel cliché calunnioso della (appunti inediti) a cura di A. Arfelli, Bologna 1961, p. I2I. biografia a lui dedicata. Le Carte di C.C. Ma/vasia, cit., p. 65, 27) Per tale dipinto era stata proposta una data sul I637 rivela ora che la fonte della notizia è proprio il Sirani. da A. EMILIANI, Maestri della pittura del Seicento Emiliano, 2 3) S. CALINDRI, op. cit., c. 34I. cit., pp. I I9 e I20. 2 4) Arte nell'Aretino, catalogo a cura di A.M. Maetzke, 28) Pittori bolognesi del Seicento nelle Gallerie di Firenze, Arezzo I98o, pp. 73-76. a cura di E. BoREA, Firenze, I975, pp. 163-I65; F. RusK 2 5) Il ' Loth e le figlie ' fu esposto come opera di Guido SHAPLEY, Catalogue of the Italian Paintings, National Gallery Reni alla mostra del I954 (Guido Reni, catalogo a cura di of Art, Washington 1979, I, pp. IIO e III, pl. 76, presenta l'opera con dettagliate notizie, proponendone una datazione C. Gnudi e G.C. Cavalli, Bologna I9541 p. I23)· Ricono­ sciuto da Longhi e da Voss come Cantarini, fu pubblicato tarda, con la quale si concorda pienamente. C. L. RAGGHIAN­ nel 1959 con la corretta indicazione da A. Emiliani (Maestri TI nella recensione al catalogo di Washington, in Critica della pittura del Seicento Emiliano, ci t., p. II6; Disegni del d' Arte, XLV, n.s. nn. 172-I74, I98o, p. 2I8, non condivide Seicento Emiliano, cit., pp. 27 e 28 (datandolo fra I637 e I64o); l'attribuzione del ' San Matteo e l'Angelo ' al Cantarini, Simone Cantarini. Opera grafica I, cit., figg. I89 c. e d.); continuando a leggere il dipinto in chiave guercinesca, con vedi anche A. COLOMBI FERRETTI, op. cit., pp. I537 e I538. generici raffronti in chiave veneta. Recentemente M. CHIA­ M. MANCIGOTTI, op. cit., pp. I69 e 170, respinge l'attribu­ RINI, Una scheda per il Bilivert, in Paragone, n. 353, I979, zione al Pesarese. pp. I05-I07, sulla scorta di un vecchio inventario, riconosce 1 26) Esempi di questa maniera abbozzata sono nel Barocci nel Sant'Isidoro ' la mano del Bilivert. Ma non sembra si principalmente la ' Sepoltura di Cristo ', Urbino, Galleria possa dare valore a tale traccia d'archivio. Nazionale delle Marche; l" Assunta', nella medesima Gal­ 29) A. SuTHERLAND HARRIS, Andrea Sacchi, Oxford I977• leria; la ' Circoncisione di Cristo ', Inghilterra, collezione pp. I9-22, 87-89. La somiglianza col Sacchi era già stata privata; 'Lamento sul Cristo morto ', Bologna, Archigin­ indicata in A. CoLOMBI FERRETTI, op. cit., p. I537· Mi ac­ nasio : come si vede, si tratta di opere o progettuali, o non corgo ora di un prezioso suggerimento in tal senso contenuto fi nite. in A. EMILIANI, Un viaggio sconosciuto di Francesco Gessi,

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in Arte Antica e Moderna, n. r, rg58, pp. 53-57, che a p. 56 certo molto giudizioso, e adeguato 11 (annota lo Zanotti a riporta un'indicazione di Roberto Longhi. Alla morte del margine della copia dell'Istituto di Storia dell'Arte di Bo­

Cantarini più d'una sua opera rimase incompiuta. Ulteriore logna: " questo poi nò, e si vede 11 ). Non saprei prendere segno, se mai altri ne fossero occorsi, di una insoddisfatta posizione in merito alle sottili distinzioni di C. Volpe (An­ volontà sperimentatrice. Il 'Sant'Onofrio' per la chiesa di cora sul Torre, cit., p. 30), che vede nel San Filippo Benizzi Sant'Egidio e l" Adorazione dei Magi' per San Giuseppe la mano del Torre. Significativo anzi mi sembra il silenzio di Saragozza furono finiti dal Torre (vedi A. CoLOMBI delle vicine testimonianze del Masini (Bologna perlustrata, FERRETTI, Bilancio su , in Paragone, n. 333, Bologna r666, II, p. 175), dello Scaramuccia e del Mal­ 1977, pp. 8-28); la 'Madonna con San Filippo Benizzi ' vasia. La più vicina testimonianza però è nello Scannelli per San Giorgio - ricorda L. ScARAMUCCIA, Le finezze dei (op . cit., p. 357), che si limita a riferire che la tela "per es­ pennelli italiani, Perugia r674, p. 58 - " per cagion di morte sere restata imperfetta, venne dopo da' primi maestri com­

ultrice, pescia f fu / finita dal sudetto Albani, ,innesto per pita 11 •

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