mai più MAFIA D’Avenia nasce il 2 maggio 1977 a da Rita e Giuseppe, terzo di sei figli. Nel 1990 frequenta il liceo classico Vittorio Emanuele II di Palermo, dove incon- tra padre Pino Puglisi, che insegnava religione nello stesso istituto, dalla cui figura viene fortemente influenzato. Insegna lettere al Collegio San Carlo di Milano. La sua attività di scrittore inizia contemporaneamente a quella di insegnante. Il romanzo d’esordio Bianca come il latte, rossa come il sangue esce nel 2010 e diventa rapidamente un successo interna- zionale. Il secondo titolo di D’Avenia è Cose che nessuno sa, pubblicato nel novembre 2011 e tradotto in dieci lingue. Collabora come pubblicista con alcuni quotidiani italiani (Avvenire, La Stampa). continua a pagina 2 “Convertitevi” Padre Pino Puglisi “Cambiate vita!... Dio ha detto ‘Non Uccidere!’... Il prete che combatteva la mafia col sorriso e un giorno verrà il giudizio Divino!” Il 15 settembre 1993, le ricostruzioni, don Pino Mai un Papa – prima di che la folla che lo ascolta giorno del suo 56º com- Puglisi era a bordo del- Karol Wojtyla - si era ri- sta vivendo un’intermi- pleanno, intorno alle la sua Fiat Uno di colore volto con tanta forza con- nabile Via Crucis fatta di 22,45 venne ucciso da- bianco e, sceso dall’auto- tro la mafia. Il grido di vittime innocenti, di at- vanti al portone mobile, si era avvicinato al Giovanni Paolo II nella tentati... continua a pagina 7 di casa in Piaz- portone della sua abitazio- Valle dei Tem- zale Anita Ga- ne. Qualcuno lo chiamò, pli è un “punto ribaldi, traver- lui si voltò mentre qualcun di non ritorno” sa di Viale dei altro gli scivolò alle spalle della Chiesa nei Picciotti nella e gli esplose uno o più col- confronti della zona est di pi alla nuca. mafia. Wojtyla Palermo. Sulla base del- continua a pagina 4 quel giorno sa

Don Bosco e Padre Puglisi Strage a Capaci Uccisi a pag. 6

Falcone assassinato Borsellino Pensieri, parole Come da consuetudine, una bianca e una azzurra, e cinque a pag. 10 par- del gruppo di scorta della te da Roma per tornare a Polizia di Stato.... agenti Lotta alla mafia casa. Alle 16.45 è all’a- continua a pagina 8 La strage di via D’Ame- Arte e Cultura a pag. 11 eroporto di Ciampino, il lio è avvenuta domeni- ca 19 luglio del 1992. Cronaca dall’estero volo atterra a Punta Raisi. a pag. 14 Allo scalo ci sono tre au- Chi posizionò il tritolo tovetture ad attenderlo: tre nell’auto che saltò in aria Alcune delle vittime Fiat Croma, una marrone, con... continua a pagina 9 della mafia a pag. 15 ALESSANDRO D’AVENIA biografia

D’Avenia nasce il 2 maggio 1977 a Palermo da Rita e Giuseppe, terzo di sei figli. Nel 1990 frequenta il liceo classico Vittorio Emanuele II di Palermo, dove incontra padre Pino Puglisi, che insegnava religione nello stesso istituto, dalla cui figura viene fortemen- te influenzato. Insegna lettere al Collegio San Carlo di Milano.

La sua attività di scrittore inizia contemporaneamen- te a quella di insegnante. Il romanzo d’esordio Bian- ca come il latte, rossa come il sangue esce nel 2010 e diventa rapidamente un successo internazionale. Il secondo titolo di D’Avenia è Cose che nessuno sa, pubblicato nel novembre 2011 e tradotto in dieci lingue. Collabora come pubblicista con alcuni quo- tidiani italiani (Avvenire, La Stampa). Dal gennaio 2018 tiene ogni lunedì una rubrica su Corriere della Sera chiamata “Letti da rifare” in cui indaga il mon- do dei giovani sotto diversi punti di vista.

Come sceneggiatore, nel 2008 ha firmato alcuni epi- sodi della terza serie di Life Bites - Pillole di vita presso Disney Italia. A ottobre del 2014 esce il suo terzo romanzo, Ciò che inferno non è tradotto in tre lingue nel 2017. I suoi primi tre libri risultano es- sere tra i dieci libri più amati dai giovani italiani.

O Bianca come il latte, rossa come il sangue, Milano, Mondadori, 2011 P Cose che nessuno sa, Milano, Mondadori, 2011 E Ciò che inferno non è, Milano, Mondadori, 2014 R L'arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita, Milano, Mondadori, 2016 E Ogni storia è una storia d’amore, Milano, Mondadori, 2018

2 Che cos’è l’amore Angelo Riccardo L’amore secondo me è quando si riesce ad essere Dimostrare amore verso la mamma, basta che non gli se stessi con un’altra persona senza vergognarsi per si risponde male e dandogli affetto e non vergognarsi, quello che si è, senza nascondersi e senza indossare mentre affetto verso un amico e stragli sempre vicino maschere che ti rendono un’altra persona, quando nei momenti tristi e non tradirlo mai. L’ amore verso due persone riescono a divertirsi stando insieme ed la famiglia e anche andarli a trovare se si abita lonta- essendo chi sono veramente si chiama amore. no o farsi sentire e tenere i rapporti con la famiglia. Le scarpe di don Pino... Quali scatole ci impediscono di vivere pienamente? Erica Le scarpe di don Pino sono sformate, prova del fatto che Flavio fosse povero. Apparentemente non gli importava che La scatola dell’egoismo che ci porta a privare gli scarpe indossare all’inferno: non ce ne erano di adatte altri della loro libertà. per quel posto. Don Pino sapeva bene che in quel quar- tiere, Brancaccio, si privilegiava uno dei 5 sensi: la vista, e probabilmente la condizione delle sue scarpe era di Simone aiuto per le persone del posto; le incoraggiava ad avere Secondo me, la società attuale che si basa sull’appa- fiducia in lui e ad avvicinarsi. Lui voleva, desiderava che renza, sulla “popolarità” e sull’egoismo. la gente vedesse lui per le strade di quel posto, a portata di mano e con le scarpe incrostate della stessa polvere. Dove l’inferno non può arrivare… Izabela Anamaria Flavio L’inferno non può ar- L’inferno non può arri- L’inferno non può rivare quando ti senti vare quando stai con le arrivare quando rie- amato persone che ami e che sco a raggiungere un ti amano. obiettivo, quando mi riesce una cosa che Ramona fino a poco tempo fa non riuscivo a fare. L’inferno per me è la cattiveria, l’ottusità, la medio- crità, l’incapacità di amare e di vivere le passioni.

Elisa Alisia L’inferno è stato vedere mio padre in un letto di Per me l’inferno è non sapere se domani ci sarai ospedale e dovergli dire addio. oppure no: nonostante tu abbia voglia di vivere, non puoi decidere come andrà il futuro…a me è Alessandra capitato di vivere una malattia da piccola ma no- nostante questo penso che la vita è un dono stra- Per me inferno è non avere una famiglia, non ave- ordinario e comunque vale la pena viverla. Vorrei re amici, non avere un posto dove dormire, non dire a tutte le persone malate: non arrendetevi! avere dei vestiti da indossare, non avere un’amica che ti sostiene quando stai male. Noemi Gabriele L’inferno è sentire di non avere qualcuno che ci guida per la strada giusta o che ti dà un abbraccio Per me l’inferno significa oscurità, la violenza quando ne hai bisogno o che semplicemente ti sta sulle donne, il bullismo. accanto. Padre Pino Puglisi Il prete che combatteva la mafia col sorriso Nel quartiere Brancaccio di Palermo, dilaniata dalla guerra delle cosche mafiose, riuscì a coinvolgere nei gruppi parrocchiali molti ragazzi strappandoli alla strada e alla criminalità

Il 15 settembre 1993, Il 19 giugno 1997 venne arre- giorno del suo 56º com- stato a Palermo il latitante Sal- pleanno, intorno alle vatore Grigoli, accusato di di- 22,45 venne ucciso da- versi omicidi tra cui quello di vanti al portone di casa in don Pino Puglisi. Poco dopo Piazzale Anita Garibaldi, l’arresto Grigoli cominciò a traversa di Viale dei Pic- collaborare con la giustizia, ciotti nella zona confessando 46 omicidi tra est di Palermo. cui quello di don Puglisi. Gri- Sulla base delle goli, che era insieme a un al- ricostruzioni, don tro killer, Gaspare Spatuzza, Pino Puglisi era gli sparò un colpo alla nuca. a bordo della sua Dopo l’arresto egli sembrò Fiat Uno di colore bianco intraprendere un cammino di pentimento e con- e, sceso dall’automobile, versione. Lui stesso raccontò le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: si era avvicinato al porto- un sorriso e poi un criptico “me lo aspettavo” Mandanti dell’omicidio furono i ne della sua abitazione. capimafia Filippo e , arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Qualcuno lo chiamò, lui Graviano venne condannato all’ergastolo per l’uccisione di don Puglisi il 5 otto- si voltò mentre qualcun bre 1999. Il fratello Filippo, dopo l’assoluzione in primo grado, venne condannato altro gli scivolò alle spal- in appello all’ergastolo il 19 febbraio 2001. Furono condannati all’ergastolo dalla le e gli esplose uno o più Corte d’assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo colpi alla nuca. Una vera Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto e propria esecuzione ma- casa il prete. Sulla sua tomba, nel cimitero di Sant’Orsola a Palermo, sono scolpite fiosa. I funerali si svolse- le parole del Vangelo di Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo: ro il 17 settembre. dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

operare nel tessuto so- Padre Pino Puglisi ciale, particolarmente a Don Giuseppe Puglisi na- vicario presso la parroc- favore dei più disereda- sce nella borgata palermi- chia Maria SS. ma Assun- ti, fronteggiando aperta- tana di Brancaccio il 15 ta a Valdesi. mente coloro nei quali la settembre 1937, figlio di Sin da questi primi macchia della delinquenza un calzolaio e di una sarta anni segue in partico- è più radicata, portando Entra nel seminario dioce- lare modo i giovani e ovunque buoni risultati. sano di Palermo nel 1953 si interessa delle pro- Riesce a coinvolgere nei incorrere. Possiamo defi- e viene ordinato sacerdote blematiche sociali dei gruppi parrocchiali un nire tutta la sua opera una il 2 luglio 1960. quartieri più emargina- sempre crescente nume- lotta aperta e dichiarata Nel 1961 viene nominato ti della città, perché era ro di ragazzi togliendoli alla mafia. vicario cooperatore presso ben conscio della pessi- dalla strada (e quindi dal- Il primo ottobre 1970 vie- la parrocchia del SS.mo ma situazione della città, la criminalità) e metten- ne nominato parroco di Salvatore, in una borgata dilaniata dall’azione del- doli in guardia egli stesso Godrano, un piccolo paese vicino Brancaccio. le cosche mafiose in cui è della reale natura maligna in provincia di Palermo - Nel 1963 è nominato cap- suddivisa oltre che dalla delle organizzazioni da cui segnato da una sanguinosa pellano presso l’istituto microcriminalità. sono manovrati, oltre che faida - dove rimane fino al per orfani “Roosevelt” e Così si mette subito ad dei pericoli in cui possono 31 luglio 1978, riuscendo

4 L’insegnamento di Don Puglisi: La comunità può vincere la mafia. La beatificazione di Don Pino Puglisi è la vittoria di un ratori della parrocchia, e cittadini laici riuniti nell’Asso- certo modo di fare antimafia. Don Pino fu tra i primi a ciazione Intercondominiale. Un’esperienza allora inno- capire che per vincere la mafia non era sufficiente la pre- vativa di impegno comunitario dal basso che spaventò senza militare dello Stato sul territorio ma colpirla diret- la mafia. Il più importante insegnamento che Puglisi ha tamente nel suo punto più forte: il consenso sociale. La lasciato alla Sicilia, e a tutta l’Italia, è semplice quanto sua azione era rivolta soprattutto ai ragazzi del quartie- rivoluzionario: la comunità può vincere la mafia. re Brancaccio di Palermo, affinché non diventassero la Don Pino ha creato intorno a sè una comunità è quindi un manovalanza criminale della famiglia Graviano. Quan- insieme di persone legate da un vincolo di riconoscen- do nel settembre del 1990 fu nominato parroco di San za basato sul dono reciproco gratuito e non su logiche Gaetano a Brancaccio, Puglisi intuì che in quel luogo la utilitaristiche, ben rappresentato dalle attività del centro salvezza delle anime coincideva con una lotta frontale, “Padre Nostro”. La testimonianza di Puglisi ha profon- e alternativa, contro la mafia. Iniziò quindi un percorso damente cambiato Palermo. di radicamento sul territorio che ebbe nella parrocchia, La mafia ha erroneamente pensato che un colpo di pisto- e successivamente nel centro “Padre Nostro”, un luogo la potesse fermare l’azione di Don Puglisi. Invece, dopo propulsore di attività sociali per l’intero quartiere. Creò vent’anni, l’esperienza di Brancaccio si è estesa a tutti i una sinergia tra uomini e donne di Chiesa, suoi collabo- quartieri di Palermo. L’omaggio degli artisti a don Pino Era il 2007 quando Ficarra e Picone hanno ricevuto l’invito a partecipare al festival di Sanremo, in quell’occasione hanno fatto una scelta coraggiosa: invece di fare uno sketch “leggero” ed ironico, hanno portato all’attenzione di tutti un tema scottante ed un personaggio eccezionale: don Pino Puglisi, che essi hanno conosciuto personal- mente (Ficarra lo ha avuto come professore al liceo). Probabilmente le persone che ascoltavano lo sketch non hanno compreso subito lo spessore del tema lanciato: si inizia col nominare un certo zio che amava tutti, al quale tutti chiedevano aiuto ottenendo una mano ed un sorriso…Zio Pino amava tutti, con amore di padre e di madre, soprattutto amava se stesso che è l’amore più pericoloso perché porta a scelte coraggiose come il dono totale di sé. Poi i due comici svelano l’identità di questo zio attraverso il racconto preciso e realistico del suo omicidio, sottolineano che neanche in quell’occasione egli perse il suo sorriso e che quella non fu una morte ma un parto e lo dimostra il numero enorme delle persone presenti al suo funerale, dove nonostante tutto, c’era un clima di Speranza. Una performance da vedere per riflettere dietro al sorriso! a riconciliare le famiglie esemplare dal punto di vi- cui: Presenza del Vange- questo centro è anche il con la forza del perdono. Il sta pedagogico e cristiano. lo, Azione cattolica, Fuci, recupero degli adolescenti 9 agosto 1978 è nominato Inoltre, è stato docente di Equipes Notre Dame. già reclutati dalla crimina- pro-rettore del seminario matematica e poi di reli- Il 29 settembre 1990 viene lità mafiosa. minore di Palermo e il 24 gione presso varie scuole. nominato parroco a San Questa sua attività pa- novembre dell’anno se- Ha insegnato al liceo clas- Gaetano, a Brancaccio, storale - come è stato ri- guente direttore del Cen- sico Vittorio Emanuele II e nel 1992 assume anche costruito dalle inchieste tro diocesano vocazioni. a Palermo dal ‘78 al ‘93. l’incarico di direttore spi- giudiziarie - ha costituito Nel 1983 diventa respon- Dal marzo del 1990 svol- rituale presso il seminario il movente dell’omicidio, sabile del Centro regio- ge il suo ministero sacer- arcivescovile di Palermo. i cui esecutori e mandanti nale Vocazioni e membro dotale anche presso la Il 16 luglio 1991 inaugu- sono stati arrestati e con- del Consiglio nazionale. “Casa Madonna dell’Ac- ra a Brancaccio il centro dannati. Sulla sua tomba, Agli studenti e ai giovani coglienza” dell’Opera pia “Padre Nostro”, che di- nel cimitero di Sant’Orso- del Centro diocesano vo- Cardinale Ruffini in favo- venta il punto di riferi- la a Palermo, sono scolpi- cazioni ha dedicato con re di giovani donne e ra- mento per i giovani e le te le parole del Vangelo di passione lunghi anni re- gazze-madri in difficoltà. famiglie del quartiere, Giovanni: “Nessuno ha un alizzando, attraverso una A Palermo e in Sicilia è riaffermando una cultura amore più grande di que- serie di “campi scuola”, stato tra gli animatori di della legalità illuminata sto: dare la vita per i propri un percorso formativo numerosi movimenti tra dalla fede L’obiettivo di amici” (Gv 15,13).

5 Don Bosco e Padre Puglisi Due esempi di educatori che hanno saputo parlare al cuore dei giovani e che hanno davvero molti punti in comune... Don Bosco Padre Puglisi Sistema preventivo per fare buoni cristiani, onesti cittadini Diceva che anche nel giovane più Conosceva bene il sistema pre- disgraziato c’è un punto acces- ventivo di don Bosco, come ri- sibile al bene, bisogna cercare sulta dai suoi numerosi appunti. quella corda sensibile del cuore e Per dare esempio di onestà pa- farla vibrare. gava le tasse perfino sul ricavato delle lotterie organizzate per la beneficenza della parrocchia. Povertà come scelta di vita e rinuncia al prestigio personale Scolpisce nel suo cuore il forte richiamo della madre, Don Pino era un prete senza conto in banca e aveva Margherita Occhiena: “Se per sventura diventerai scaldabagno e rubinetti rotti. Ha lasciato un quaderno ricco non metterò mai più piede a casa tua”. di riflessioni sul quale leggiamo:“Seguiamolo dunque Nel 1858 ricevette da Pio IX la proposta di essere no- nel distacco dalle ricchezze: il figlio dell’uomo non ha minato monsignore, dopo averlo ringraziato rispose: dove poggiare il capo; semplicità e povertà si addicono “Santità, che bella figura farei io quando comparissi in alla casa del sacerdote; con tanta miseria che c’è non mezzo ai miei ragazzi vestito da monsignore! I miei fi- può essere ricercato, ricco”. gli non mi riconoscerebbero più; non oserebbero avvi- Gli offrirono chiese ricche, posti di prestigio e lui li ri- cinarmi e tirarmi da una parte e dall’altra come fanno fiutò, dicendo:“Non sono all’altezza, rimango qui tra adesso […] Oh, quant’è meglio che resti sempre il i poveri’. povero don Bosco!” L’incontro con un ragazzo in particolare... Don Bosco narra che tutto ebbe inizio l’8 dicembre Il piccolo Giovanni, figlio di una vittima della locale 1841 nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino faida di mafia e di una cameriera, fu sorpreso dai cara- con Bartolomeo Garelli. binieri con la cassetta delle offerte rubata in chiesa. Don Pino provò invano a convincere i militari a consegnar- glielo, spiegando loro che condurlo in carcere sarebbe equivalso “ad iscriverlo all’università del crimine”. Successivamente, ottenuta la libertà provvisoria, il par- roco avvicinò il ragazzo e lo aiutò economicamente. PAPA FRANCESCO: “CHI CREDE IN DIO NON PUÒ ESSERE MAFIOSO” “Per mesi e mesi non gli levò più lo sguardo di dosso”. L’allegria Amava trascorrere la ricreazione con i ragazzi, giocare Don Pino amava raccontare barzellette, ironizzava sulla con loro, raccontare barzellette, esibirsi con giochi di sua statura, sulle orecchie a sventola, sulle mani enormi, prestigio o altri intrattenimenti esilaranti. sulla calvizie e finanche sulle sue destinazioni -pasto La novità di don Bosco parte proprio dal ritenere che la rali. “Era sempre sereno. Avrà avuto anche lui i suoi santità consiste nello stare sempre molto allegri perché problemi, come tutti, ma non l’ho mai visto triste”, dice la gioia vera scaturisce dalla comunione col Risorto. Enza Maria Mortellaro, alunna del Vittorio Emanuele.

Dopo la morte di don Pino, a casa sua, è stata pure digi verso la gioventù di oggi; benedici i giovani, trovata una preghiera da lui composta e rivolta al San- fa’ che tutti seguendo i tuoi insegnamenti giunga- to dei giovani: “O glorioso Santo, fa’ sentire anche no all’esperienza del divino e quindi pongano i va- adesso la tua opera salvifica, benedici gli educato- lori religiosi al di sopra di tutto; benedici le nostre ri, suscita tra essi dei cuori che, infiammati dallo famiglie, benedici tutti affinché tutti possiamo rag- stesso amore di cui ardevi tu, rinnovino i tuoi pro- giungerti nella patria divina”.

6 Con voce forte e sicura, gridò ai mafiosi: “Convertitevi” “Cambiate vita!... Dio ha detto ‘Non Uccidere!’... e un giorno verrà il giudizio Divino!” Giovanni Paolo II il 9 maggio 1993, a sorpresa, al termine dell’omelia della messa celebrata nella Valle dei Templi, lanciò un grido contro la mafia. Mai un Papa – prima di storale inizia a parlare con Karol Wojtyla - si era ri- voce ferma e decisa. volto con tanta forza “Sono qui per invocare contro la mafia. Il grido concordia senza morti! di Giovanni Paolo II nel- Senza assassinati, sen- la Valle dei Templi è un za paure, senza minac- “punto di non ritorno” ce, senza vittime..che della Chiesa nei confronti sia concordia![...] Dopo della mafia. tanti tempi di sofferenze Wojtyla quel giorno sa avete finalmente dirit- che la folla che lo ascolta to a vivere nella pace! E uccidere’!”. “Non può gente si commuove insie- sta vivendo un’intermi- quanti sono colpevoli di qualsiasi uomo, qualsia- me a lui. Non nasconde la nabile Via Crucis fatta di disturbare questa pace, si agglomerazione uma- sua rabbia che accentua vittime innocenti, di at- quanti portano sulle loro na, la mafia, non può con la mano destra alzata tentati, oppressioni, cul- coscienze tante vittime cambiare e calpestare come monito. Quel grido minate pochi mesi prima umane devono capire che questo diritto santissimo è ancora vivo nella Chiesa con le stragi di Capaci e non è permesso uccidere di Dio. [...]Lo dico ai re- e si fa sentire in gesti con- di Via D’Amelio. innocenti”. Ma questi, i sponsabili: convertitevi! creti come la beatificazio- Alla fine della Messa, malavitosi, “devono ca- Una volta verrà il giudi- ne di don Puglisi avvenu- col volto teso, lo sguar- pire – ammonisce il Papa zio di Dio!”. ta nel 2012 con Ratzinger do fisso sulla folla che lo – che non si permette di Quando pronunzia que- o la scomunica di Papa acclama, la mano sinistra uccidere innocenti! Dio ste ultime parole il papa Francesco rivolta a tutti i appoggiata al bastone pa- ha detto una volta: ‘Non è visibilmente scosso e la mafiosi nel 2014.

PAPA FRANCESCO: “CHI CREDE IN DIO NON PUÒ ESSERE MAFIOSO” Questo messaggio è un prolungamento di quella «sco- La lezione di don Puglisi fa da spunto per riaffermare munica» ai mafiosi lanciata dal Papa in Calabria, a la netta incompatibilità fra Vangelo e cosche, come Sibari, nel giugno aveva fatto anche Benedetto XVI nella sua visita a 2014. Palermo nell’ottobre 2010. Da Palermo, dove Sottolinea Bergoglio ancora una volta applaudito dai sta celebrando la pellegrini: «Chi è mafioso non vive da cristiano per- Messa in occasione ché bestemmia con la vita il nome di Dio». del 25° anniversa- Da qui l’energico richiamo: «Oggi abbiamo bisogno rio della morte di di uomini di amore, non di uomini di onore; di ser- padre Pino Pugli- vizio, non di sopraffazione». si, Papa France- Bergoglio condanna la ricerca forsennata di «soldi», sco scandisce: «Ai mafiosi dico: cambiate!». Fra gli «potere» e «piacere» attraverso cui «il diavolo ha le applausi incalza gli affiliati: «Smettete di pensare a porte aperte», dice. Poi invita a difendere «sempre voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di la vita» e ribadisce: «Non si può credere in Dio e Gesù Cristo. Altrimenti la vostra vita andrà persa». odiare i fratelli».

7 Liburdi

Strage a Capaci, Falcone assassinato Cinquecento chili di tritolo Come da consuetudine, dall’aereo le auto lasciano Brusca, il sicario Giovanni Falcone par- l’aeroporto alla volta di incaricato da Totò te da Roma per tornare a Palermo e alcune telefo- Riina. casa. Alle 16.45 è all’a- nate avvisano i sicari, che Circa venti minu- eroporto di Ciampino, il hanno già sistemato l’e- ti dopo, Giovan- volo atterra a Punta Raisi. splosivo per la strage. ni Falcone viene Allo scalo ci sono tre au- La situazione è tranquil- trasportato, sot- tovetture ad attenderlo: tre la, gli agenti non attivano to stretta scorta Fiat Croma, una marrone, nemmeno le sirene. Sono di un corteo di una bianca e una azzurra, gli ultimi atti della vita vetture e di un elicottero del gruppo di scorta del- delle vittime della strage. dell’Arma dei Carabinie- riconoscibili della scorta. la Polizia di Stato. Sceso Otto minuti dopo, alle ri, presso l’ospedale Ci- Alle 19.05, ad un’ora e ore 17.58, al chilometro 5 vico di Palermo. Gli altri sette minuti dall’attenta- della A29, una carica di agenti e i civili coinvolti to, dopo alcuni disperati cinque quintali di trito- vengono anch’essi tra- tentativi di rianimazione lo, posizionata in un tun- sportati in ospedale men- Giovanni Falcone muo- nel scavato sotto la sede tre la Polizia Scientifica si re a causa della gravità stradale nei pressi dello mette al lavoro. Sul posto del trauma cranico e delle svincolo di Capaci viene intervengono i vigili del lesioni interne. La moglie azionata tramite un te- fuoco che hanno il com- – Francesca Morvillo – lecomando da Giovanni pito di estrarre i corpi ir- muore poche ore dopo.

Giovanni Falcone Nasce a Palermo il 18 maggio 1939. Dopo aver frequen- tato il liceo classico Umberto I e dopo una breve espe- rienza presso l’Accademia navale di Livorno, nel 1961 si laurea in Giurisprudenza a Palermo. Nel 1964 di- venta pretore a Lentini e poi rimane per 12 anni sostituto procuratore a . Trasferitosi a Palermo nel 1978, dopo l’omicidio del giudice Cesare Terranova, lavorò all’Ufficio istruzione, sotto la guida di , e insieme a Paolo Borsellino lavorarono su oltre 500 pro- i giudici e le loro famiglie vennero trasferiti per sicurezza cessi. Chinnici assegna a Falcone nel 1980 l’indagine su al carcere dell’Asinara. Nel 1987 si concluse il Maxipro- Rosario Spatola, collegato anche alla mafia americana, cesso, con 360 condanne per complessivi 2665 anni di e qui cominciò un grande lavoro di indagini bancarie carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pa- e patrimoniali. Dopo l’uccisione di Chinnici nel 1983, gare, segnando un grande successo per il lavoro svolto da Antonino Caponnetto costituisce il pool antimafia, che tutto il pool antimafia.Nel 1991 ci fu un intenso lavoro da includeva Falcone, Borsellino, Di Lello e Guarnotta. Nel parte del giudice, ma il 23 maggio 1992 quando alle 17 e 1984, con l’interrogatorio al Tommaso Buscet- 56, all’altezza del paese siciliano di Capaci, cinquecento ta, si ha una svolta nelle indagini contro Cosa Nostra. chili di tritolo fanno saltare in aria l’auto su cui viaggia Quando il pool cominciò a lavorare al grande maxipro- il giudice , la moglie Francesca Morvillo e tre uomini cesso a Cosa Nostra, i due collaboratori di Falcone, Giu- della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito seppe Montana e Ninni Cassarà, vennero uccisi e quindi Schifani. Altra strage, ucciso il giudice Borsellino Uccisi Borsellino e cinque agenti La strage di via D’Amelio è avvenuta domenica 19 luglio del 1992. Chi posizionò il tritolo nell’auto che saltò in aria con un comando a distanza sapeva che cinema la domenica era il giorno in cui il magistrato andava a trovare la madre, che abitava in via Mariano D’A- melio a Palermo, strada considerata pericolosa dalle scorte, ma per cui non era mai arrivata l’autorizzazio- ne al divieto di parcheggio. Di solito nel pomeriggio. E nel pomeriggio ci fu la strage. GLI ANGELI DI Erano le 16 e 58 quando una Fiat 126 rubata saltò in aria. Conte- BORSELLINO Il film del2003 , diretto dal regista Rocco Cesareo neva circa 90 è un racconto di Emanuela Loi, agente di polizia chilogrammi di scorta a Paolo Borsellino, e narra dei 57 giorni di esplosi- (23 maggio-19 luglio 1992) che separano i due at- vo del tipo tentati mortali ai due giudici siciliani. Semtex-H, PETN, tri- Silvia tolo e T4 insieme. Il Consiglierei questo film agli amici, perché è un ri- comando fu cordo del passato molto importante e sarebbe bello azionato a pensare e condividere questo avvenimento. distanza non appena Angelo Borsellino e gli agenti della scorta scesero dalle auto. Così l’ha raccontata l’agente sopravvissuto Antonino Il personaggio che mi ha colpito di più è Agostino Vullo: «Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dal- Catalano perché mi è sembrato molto simpatico e le auto, io stavo facendo manovra, stavo parcheggian- di animo buono. Un uomo veramente da imitare do l’auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito che si è dato da fare contro la mafia guidando la alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. propria squadra. Improvvisamente è stato l’inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. Erica L’onda d’urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c’e- Il titolo del film è “Gli angeli di Paolo Borselli- rano brandelli di carne umana no” e secondo me si chiama così perché la storia è sparsi dappertutto…». incentrata sulla scorta di Paolo, che dedicò la sua Antonino Vullo si risvegliò in vita a Borsellino. ospedale, in condizioni molto Mattia gravi, ma vivo. Non così il ma- gistrato e altri cinque agenti della Il personaggio che mi ha colpito di più è Paolo scorta: Agostino Catalano, Vin- Borsellino, perché nonostante conoscesse poco i cenzo Li Muli, Walter Eddie Co- membri della scorta, gli ha affidato la sua massi- sina, Claudio Traina ed Emanue- ma fiducia... Il film mi è piaciuto, ne consiglierei la Loi che stata la prima donna la visione ad un amico perché è molto interessan- a far parte di una scorta e la te secondo me, racconta i 57 giorni dalla morte prima donna della Polizia di Sta- di Giovanni Falcone a quella di Paolo Borsellino to a cadere in servizio. (25/05/1992 - 19/07/1992).

9 Pensieri, parole Le loro idee camminano sulle nostre gambe

Giovanni Falcone “La mafia non è affatto invincibile, è un fatto “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della di- un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si gnità umana” può vincere non pretendendo eroismo da inermi citta- dini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze “Gli uomini passano ma gli ideali restano e continue- migliori delle istituzioni” ranno a camminare sulle gambe di altri uomini”

Paolo Borsellino “Non importa dove si nasce se si combatte per le stesse idee e si crede nelle stesse cose”

“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televi- sione, sui giornali. Però parlatene”

Carlo Alberto Dalla Chiesa “Certe cose non si fanno per coraggio, si fan- no solo per guardare più serenamente per guardare negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”

Don Pino Puglisi Giuseppe Impastato “A questo può servire parlare di mafia, par- “La mafia uccide, il silenzio pure!” larne spesso, in modo capillare, a scuola: è una battaglia contro la mentalità mafiosa, che è poi “...Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo qualunque ideologia disposta a svendere la dignità tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non dell’uomo per soldi” accorgerci più di niente!”

10 Lotta alla mafia Arte e Cultura cinema I CENTO PASSI Il film diretto da Marco Tullio Giordana ripercorre la storia vera di Giuseppe Impastato che, nato in una famiglia implicata con la mafia, decide di dedicare tutta la sua vita alla denuncia dei crimini mafiosi ed all’impegno civile per contrastarli. Suo padre Luigi è un mafioso al servizio del boss locale Tano Badalamenti, ma sembra quasi “incastrato” nel circolo vizioso della mafia che avvolge tutta la piccola comunità di , paese in cui è ambientata la vi- cenda. La lotta di Peppino contro la mafia inizia già da piccolo, quando comincia a guardare con sospetto certi comportamenti del padre che aderisce alla mafia con un atteggiamento ambiguo, fatto anche di rassegnazione e di paura. Diventato ragazzo, Peppino incontra un pittore comunista che lo aiuta ad aprire gli occhi sulla realtà della mafia. Da allora inizia la sua lotta che parte da articoli di giornali in cui svela tutte le implicazioni mafiose nella politica cittadina e culmina nella fondazione di una radio locale, Radio Aut, in cui con ironia e coraggio denuncia tutti i crimini mafiosi, smuovendo le coscienze di tutti i cittadini del paese, molti dei quali vivevano nell’omertà. Intorno a lui si crea un insieme di cittadini, soprattutto giovani, che lo appoggiano e lottano al suo fianco, finchè il giovane deciderà di candidarsi alle elezioni comunali. Intanto il padre, disperato lo allontana da casa, ma gli dimostra in modo tutto suo l’amore che prova per lui, offrendogli di trasferirsi in America, invece la madre ed il fratello mostrano più apertamente il loro sostegno al ragazzo, anche se non mancano le incomprensioni dovute anche alla paura. Il film si conclude con l’assassinio del giovane nella notte tra l’8 ed il 9 maggio del 1978, giorno che coincide con il ritrovamento del corpo di Aldo Moro. Ma il funerale del giovane vede la presenza di numerosissime persone che scendono in piazza contro la mafia, dimostrando che nonostante tutto, Peppino ha vinto. Alessandra Alice Martina Il film mi è piaciuto molto Mi sono rimaste impresse le scene Consiglierei il film ai miei amici perché è per la sua storia toccante, finali: tutta quella gente al funerale e importante sapere cos’è la mafia e come lo consiglierei perché è soprattutto il discorso del suo amico agisce, ma soprattutto è importante co- molto emozionante e ti fa alla radio dopo la sua morte, perché noscere la testimonianza ed il coraggio riflettere sulla mafia. smuove le coscienze. di Peppino Impastato che ha combattuto la mafia, nonostante la sua giovane età.

Giulia Peppino Impastato Giuseppe Peppino Impastato nasce Ho apprezzato l’attualità del problema trattato, inol- a Cinisi nel 1948, all’interno di una tre molti elementi lo rendono bello da vedere: la mu- sica, l’abilità degli attori, la costruzione delle scene. famiglia mafiosa. Già da ragaz- Aiuta ad aprire gli occhi sul problema. zo si ribella al sistema, rompen- do con il padre che lo caccia di casa, ed avvia un’attività politica Ylenia e culturale anti-mafiosa. Nel 1976 fonda il gruppo Mi ha molto colpito la scena in cui Peppino legge Musica e cultura e nel 1976 Radio Aut, libera e auto- la poesia alla madre, dimostrandole tutto il suo amo- finanziata attraverso la quale denuncia delitti e affari re, ma anche il suo desiderio di continuare a lottare mafiosi. Nel 1978 Peppino Impastato si candida nella contro la mafia nonostante le preoccupazioni mater- lista di Democrazia Proletaria per le elezioni comu- ne. Credo che in quel momento lei nel suo cuore “ha nali ma non ne conoscerà mai il risul- scelto da che parte stare”.. la madre non lo abbando- tato. Pochi giorni dopo gli elettori di nerà. Cinisi lo voteranno, facendolo eleg- gere simbolicamente al Consiglio Comunale.

11 musica musica IL TESTIMONE PENSA The Gang Fabrizio Moro La canzone è stata scritta da questo gruppo nel ‘97 Pensa è un brano musicale compo-sto ed interpre- e prende ispirazione dalla parola matyr che in gre- tato dal cantautore italiano Fabrizio co significa “testimone” per indicare come padre Moro, vincitore del Festival di San- Puglisi ha reso testimonianza a Gesù fino al sacri- remo 2007 nella sezione Giovani. Il ficio della vita. testo, secondo quanto ha dichiarato […]Nella città che è sottomessa il cantante, è stato scritto di getto, città infetta dall’onore subito dopo la visione di un film La vita è maschera di lutto sulla vita di Paolo Borsellino. la vita non ha più valore alzò la voce il testimone Si tratta di un invito alla rifles- per scatenare l’innocenza alzò la voce il testimone sione, contro ogni forma di nella città della speranza violenza e contro la mafia. Il se non ora quando singolo della canzone ha rag- se non qui dove giunto i vertici della classifica se non io se non tu chi di vendita italiana ed ha trasci- Se non ora quando nato anche le vendite dell’album omoni- se non qui dove mo. Nel video, girato dal regista Marco Risi, compare Se non io se non tu l’attore Francesco Benigno ed anche Rita Borsellino, chi ci salverà sorella del magistrato ucciso dalla mafia, che ha deciso è nostra questa vita è nostra la città non sarà cosa nostra di partecipare alle riprese dopo aver letto il testo della che ci fermerà […] canzone. Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine musica Appunti di una vita dal valore inestimabile L’ARMÉE MUETTE Insostituibili perché hanno denunciato Carmen Consoli Il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato Comment peut-on croire que, cette ville Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere Baignée par le soleil et la mer pourra oublier una guerra Ses anciennes rancunes et ses blessures ouvertes Di faide e di famiglie sparse come tante biglie Ses faidas historique, le chagrin des mères qui jamais Su un’isola di sangue che fra tante meraviglie plus n’embrasseront leur enfant Fra limoni e fra conchiglie, massacra figli e figlie L’état très désolé qui dépose une couronne tricolore Di una generazione costretta a non guardare marquée < absent A parlare a bassa voce, a spegnere la luce Mais derrière les persiennes, les vieux et les enfants A commentare in pace ogni pallottola nell’aria observent Ogni cadavere in un fosso Le cortège long et ému, général, c’était là votre armée Ci sono stati uomini che passo dopo passo Dieu sait si le bon dieu connaît cet enfer Hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno S’il y a un plan pour le racheter Paix et espérance non ! Con dedizione contro un’istituzione organizzata Elles ne vivent pas de ce côté comment peut-on croire Cosa Nostra, cosa vostra, cos’è vostro? que cette ville, È nostra, la libertà di dire Baignée par le soleil et la mer saura oublier Che gli occhi sono fatti per guardare Les offenses gratuits, les agonie soufferts La bocca per parlare, le orecchie ascoltano Les luttes historiques de celui qui défia le milieu a Non solo musica, non solo musica coups de musique et de poésie La testa si gira e aggiusta la mira, ragiona Les regards stupéfaits des gens qui n’ont jamais rien A volte condanna, a volte perdona vu, ni rien entendu Semplicemente Les avons volent et les sillages comme des trames s’en- lacent Rit. Pensa prima di sparare Cet aéroport : un massacre qui maintenant porte un Pensa prima di dire e di giudicare, prova a pensare nom respectable Pensa che puoi decidere tu S’il y a un plan pour le racheter Paix et espérance non ! Resta un attimo soltanto, un attimo di più Dieu sais si le bon dieu pardonnera le silence (x2) Con la testa fra le mani Dieu sais si le bon dieu pardonnera Palerme […]

12 poesia Mario Luzi è stato più volte a Palermo grazie ad un’as- Palermo, aprile ‘86 di Mario Luzi sociazione di poeti che lo aveva invitato ad una conferen- E’ placida Palermo sotto le nuvole. za: da quell’evento Luzi ha imparato ad amare la città, rari perforano gli aerei la sua gente e i suoi problemi fino a farli diventare la sfioccata coltre. protagonisti delle sue opere. È uno dei maggiori poe- Nessun altro frastuono arriva, ti italiani, nato nel 1914, lo possiamo definire una delle [...] voci che ha maggiormente segnato il Novecento. Attra- neppure l’ululato verso la stagione dell’Ermetismo degli anni ’30, ha fatto delle molte ambulanze e delle scorte di Firenze un punto di riferimento della più alta cultura ora la traversa. europea nel tempo delle grandi riviste letterarie. Mario Gli scatti e i morsi, Luzi nasce a Castello, allora frazione di Sesto Fiorentino, gli stolzi ed i sussurri della sua oscura malattia il 20 ottobre del 1914, da Ciro, impiegato ferroviario e conoscono un inspiegabile letargo. Margherita Papini. La sua passione per la poesia inizia [...] presto; scrive i suoi primi versi a otto anni: «Stavo gio- Palermo in questa oasi cando con dei compagni nella strada, nel giardino. Ad un se è un’oasi che si è aperta nel suo ventre, come pare, certo punto lasciai la compagnia perché avevo bisogno e non un’officina di crimini e morte di andare a scrivere…». Nel 1926 si trasferisce con la famiglia a Siena. Tre anni dopo è di nuovo a Firenze dove intenta a un più subdolo lavoro compie gli studi liceali e universitari. Per qualche anno che così si affina ... insegna nella scuole superiori e dal 1955 al 1985 è pro- [...] fessore di letteratura francese alla facoltà di Scienze Po- Saprò forse domani che questo splendido torpore litiche di Firenze. I suoi esordi letterari risalgono a prima era fitto di crude operazioni, ed anche della guerra, quando comincia a frequentare altri poeti questo abbaglio della scuola ermetica e collabora a riviste d’avanguardia. ingannevole ci ammalia ... così è Palermo. Da lì comincia una produzione poetica ricca, di valore e sempre originale. La visione cristiana del mondo di- Il problema della presenza del male nel mondo Luzi lo af- venta una costante della sua poesia, non nega mai la fronta anche nel dramma che scrive sull’omicidio di don presenza della sofferenza e dell’ingiustizia, ma rico- Puglisi, Il fiore del dolore. Sul finire degli anni Novanta, nosce l’eterna compresenza di bene e male nel mondo prima di comporre il suo testo, Luzi svolse a Palermo un e coltiva anche un profondo impegno civile. lavoro accurato di ricerca: parlò con religiosi e collaboratori laici del sacerdote assassinato, lesse quanto è stato scritto su padre Puglisi. Meditò infine sulle reazioni della città davan- ti a un delitto orrendo e diverso. In un’intervista (Giornale poesia di Sicilia, 7 marzo 2003) lo stesso Luzi rievocò così questa Una mentalità di Valentino Zeichen A ‘monte’ risiede il vizio fase preliminare: “Ero informato vagamente della vicenda. della mentalità mafiosa. I miei amici palermitani mi parlavano con passione della La mafia non sta solo storia, che non si inquadrava in nulla di preesistente. Un’ag- negli odiosi crimini, gressione mafiosa al clero non aveva precedenti. Feci una mafia è anche sottinteso, visita accurata e pietosa a Brancaccio, “invaghito” emotiva- sotterfugio che s’insinua mente di un personaggio che si portava dietro ogni interpre- nelle abitudini linguistiche tazione possibile… A Brancaccio ho scoperto che don Pino di inconsapevoli onesti. era ancora lì, l’ho trovato lì, tra i suoi fedeli orfani di lui”. [...] Qua e là, nel testo, riaffiorano citazioni dagli scritti originali Mafia è trascurare i muri di don Puglisi. L’opera è stata messa in scena nella primave- privi d’intonaco, ra del 2003, al teatro Biondo (il testo definitivo è pubblicato lasciare che le cartacce volino dalla casa editrice fiorentina La Meridiana). Sul palcosceni- e che la loro ombra co don Puglisi non è rappresentato ma solo evocato: si ode imbratti la terra; abbandonare i ‘vuoti a perdere’ la sua voce nel prologo iniziale, quasi una preghiera: e le deformate plastiche “Cos’è una vita quale ritratto del degrado. una vita nella vita [...] immensa e incommensurabile Raccogli le cartacce La mia ha preso senso dal non essere più e ogni altra varietà di rifiuti; dall’essermi stata tolta… di tua iniziativa Signore, la mia vita in te, spazza la strada, intonaca presso di te è misteriosamente tua e mia”. e non sarà del tutto vano.

13 Cronaca dall’estero Experience: I was the daughter of a mafia boss I could sense he was im- when I began to realize hurt us – or maybe he just portant. When he entered how different we were. For didn’t want us to know a room, the energy chan- a start, dad didn’t look about theside of his cha- ged. People would rush like the other fathers. He racter. When I was 19, over to shake his hand and had tattoos on his arms, everything changed. The kiss his cheek. He made wore flashy jewelry and FBI were closing in on time for them all, lending swore a lot. But I didn’t Dad and he’d agreed to te- money and buying them find it awkward . I thought stify against high-ranking groceries if they were he was cool. mob members in return struggling. One day, when I knew the mafia were for a shorter sentence for My first inkling that my I was about 10, dad sat me accused of crimes, from his own crimes. family was different down in the kitchen. He to racketeering, I was horrified. We’d came when I was six and told me I would probably but I was too young to always had it drummed found a gun hidden un- start hearing some things understand what it me- into us never to “grass” on der my dad’s bed. I knew about his life and he wan- ant and I couldn’t recon- people: when my brother he had served in Vietnam ted to explain in the best cile that gangster image and I fought as children, and assumed it was from way he knew how. He told with my father. What I we’d both be punished – then. I even told friends me some men in had know now is he was living one for fighting, the other how proud I felt: my fa- formed a secret group and two lives: at home he was for telling. Now I felt Dad ther, the brave soldier. vowed always to protect the doting husband and fa- had betrayed us all and I A teacher overheard me each other and theirs fa- ther, but he also rising up refused to move with my talking about the gun and milies – even if it meant the ranks of the Gambino family when they joined quietly mentioned it to stealing or hurting other organized – the witness protection my parents. Dad told me, people. Then he told me and being closely watched programme. “What goes on in our he was part of that same by the FBI. Over the years In return for his coope- family stays behind the- group here in America. It I heard the stories of vio- ration, Dad received a se walls. We don’t ever didn’t sound scary to me lent mob crime, especially reduced prison sentence talk about it to anyone – it was nice to know we after the mafia boss Paul of five years. It look me else.” I remember won- were being looked after. Castellano was murdered all that time to forgive dering why it was such My mother was a shy, in 1985. I wasn’t totally him, but now, with a dau- a big secret, but it didn’t quiet woman who’d mar- naïve and part of me su- ghter of my own, I under- feel strange; it was just the ri¬ed Dad just before her spected Dad had been in- stand how he was trying way we did things. 18th birthday. She was volved. I knew he’d been to protect us, using the We were a very tradi- old-fashioned and loyal, there when Paul was kil- only power he had left. tional Italian-American steadfastly standing by led, and he disappeared People ask if I being a family. My father, Salva- her man never asking que- for two weeks after. mob daughter. A few ye- tore Gravano, worked stions – the perfect mafia Sometimes I’d come ars ago, I might have said in con-struction, while wife. downstairs and find Dad yes, but I’ve now come my mother was a hou- As the years passed, Dad’s sitting by himself in the to terms with everything sewife and looked after business grew. We moved dark. I’d make a joke, that has happened. I don’t my brother Gerard and to a bigger house in an then dad would start chat- condone the violence Dad me. Home was in Sta- expensive suburb and I ting away as if nothing was involved in, but I ten Island, surrounded went to a private school. was wrong, though we can’t change his past, or by friends and family. Mostly it was children of both knew it thought he what he did, and I don’t Everyone knew my dad, wealthy lawyers, doctors was protecting us – what see the point of wondering and even as a young child and businessmen. That’s we didn’t know couldn’t what if.

14 ALCUNE DELLE VITTIME DELLA MAFIA

Anni 1970 Polizia, si stava apprestando • Ninni Cassarà (6/08/85), ad andare al lavoro. Giunto a dirigente della squadra mobile • Mauro De Mauro piazza Sant’Antonio alle ore di Palermo, e il suo collega (16/09/70), giornalista. Se- 15.30 a poche decine di metri Roberto Antiochia, agente di questrato da un gruppo di ma- dal carcere, un commando polizia. fiosi a causa dei suoi articoli di quattro uomini lo uccise • Giuseppe Insalaco giornalistici, il suo corpo non usando esclusivamente armi (12/01/88), ex è mai stato ritrovato. corte. sindaco di Paler- • Pietro Scaglione (5/05/71), • Vincenzo Spinelli mo. procuratore capo di Palermo. (30/08/82), imprenditore tes- • Natale Mon- Carlo Alberto Dalla Chiesa • Giuseppe Russo (20/08/77), sile ucciso per essersi rifiutato do, (14/01/88), tenente colonnello dei cara- di pagare il . agente di polizia binieri. Insieme a lui viene • Strage di via Carini scampato all’at- ucciso l’insegnante Filippo (3/09/82): Carlo Alberto dalla tentato in cui Costa, 57 anni, che stava Chiesa, generale dei Carabi- persero la vita Piersanti Mattarella passeggiando con lui. nieri e prefetto del capoluogo Ninni Cassarà e • Filadelfio Aparo (11/01/79), siciliano; Emanuela Setti Car- Roberto An- vice Brigadiere della squadra raro, moglie di dalla Chiesa, tiochia, venne mobile di Palermo. e Domenico Russo, agente ucciso perché si era infiltrato livelli alti dello Stato. • Michele Reina (9/03/79), di polizia, uccisi brutalmente nelle cosche mafiose. • Rita Atria (27/07/92), figlia segretario provinciale della mentre andavano a cena a • Antonino Saetta di un mafioso, muore suici- Democrazia Cristiana. Mondello. (25/09/88), giudice ucciso con da dopo la morte di Paolo • Giorgio Ambrosoli • Benedetto Buscetta e Anto- il figlio Stefano Saetta. Borsellino, con il quale aveva (12/07/79), avvocato mila- nio Buscetta (11/09/82), figli • Mauro Rostagno iniziato a collaborare. nese liquidatore della Banca del pentito Tommaso Buscetta (26/09/88), leader della • Ignazio Salvo (17/09/92), Privata Italiana di Michele di 34 e 32 anni. I due giovani comunità Saman per il recu- esattore, condannato per Sindona. vennero rapiti poi torturati pero dei tossicodipendenti e associazione mafiosa e ucciso • Boris Giuliano (21/07/79), e strangolati da Pippo Calò, giornalista, dai microfoni di su ordine di Totò Riina per capo della squadra mobile di Salvatore Cancemi e altri una televisione locale faceva i non aver saputo modificare Palermo. mafiosi che volevano scoprire nomi di capi mafia e di politi- in Cassazione la sentenza del • Calogero Di Bona dove si fosse rifugiato il boss; ci corrotti. Venne assassinato maxiprocesso che condannò (28/08/79), maresciallo i cadaveri furono poi bruciati a Valderice (TP). Riina all’ergastolo. ordinario in servizio presso e mai più ritrovati. • Liliana Caruso (10/07/94), il Carcere dell’Ucciardone di • Giuseppe Genova e Orazio Anni 1990 moglie di Riccardo Messina, Palermo D’Amico (26/12/82), cognato • Vincenzo Miceli (23/01/90), pentito. • Cesare Terranova e nipote di Buscetta. geometra e imprenditore di • Agata Zucchero (10/07/94), (25/09/79), magistrato. • Vincenzo Buscetta Monreale, ucciso per non aver suocera di Riccardo Messina, • Lenin Mancuso (25/09/79), (29/12/82), fratello del pentito voluto pagare il pizzo. pentito. maresciallo morto insieme a Tommaso. • Gaetano Genova • Domenico Buscetta Cesare Terranova. • Strage di via Pipitone (30/03/90), vigile del fuoco (6/03/95), nipote del pentito Federico (29/07/83): Rocco sequestrato e ucciso perché Tommaso Buscetta, ucciso da Anni 1980 Chinnici, capo dell’ufficio ritenuto un confidente della Leoluca Bagarella. • Piersanti Mattarella istruzione del Tribunale di polizia. Il suo corpo verrà ri- • Gaetano Buscemi (6/01/80), presidente della Palermo, Mario Trapassi, trovato 8 anni dopo in seguito (28/04/95), pregiudicato di 29 Regione Siciliana. maresciallo dei carabinieri; alle dichiarazioni del pentito anni, nipote del boss Pietro • Carmelo Iannì (28/08/80), Salvatore Bartolotta, carabi- Enzo Salvatore Brusca. Aglieri. imprenditore. Ucciso come niere; Stefano Li Sacchi, por- • Giovanni Bonsignore, • Giuseppe Montalto rappresaglia per aver per- tinaio di casa Chinnici, uccisi (9/05/90), funzionario della (23/12/95) Poliziotto Peniten- messo ad alcuni poliziotti di dallo scoppio di un’autobom- Regione Siciliana. ziario in servizio all’Ucciar- infiltrarsi nel suo albergo ed ba, che provocò anche gravi • Nicolò Di Marco done di Palermo, ucciso per arrestare il boss Gerlando danni alla facciata del palazzo (21/02/91), geometra del co- ordine del boss Vincenzo Virga. Alberti. adiacente. mune di Misterbianco (CT). • Giuseppe Di Matteo • Giuseppe Inzerillo • Roberto Parisi (23/02/85), • Sergio Compagnini (11/01/96), figlio del collabo- (12/06/81), figlio diciassetten- imprenditore e presidente del (5/03/91), imprenditore. ratore di giustizia Santino Di ne del boss Salvatore Inzerillo Palermo calcio, assieme al • Libero Grassi (29/08/1991), Matteo, ucciso e disciolto in mutilato e ucciso. suo autista Giuseppe Man- imprenditore attivo nella lotta una vasca di acido nitrico. • Alfredo Agosta (18/03/82), gano. contro le tangenti alle cosche • Luigi Ilardo (10 maggio maresciallo dei carabinieri di • Strage di Pizzolungo e il racket. 1996), cugino del boss Giu- del Nucleo di Polizia (2/04/85): Barbara Rizzo in • Salvo Lima (12/03/92), seppe Madonia, ucciso poco Giudiziaria dei Carabinieri del Asta, signora morta nell’at- uomo politico democristiano, prima di divenire un collabo- Tribunale di Catania. Molto tentato con autobomba contro eurodeputato ed ex sindaco di ratore di giustizia. noto nella città dove operava il sostituto procuratore Carlo Palermo strettamente legato • Giuseppe La Franca (4 per essere un investigatore Palermo, salvatosi miracolo- alla mafia, sebbene non di- gennaio 1997), avvocato, scrupoloso e preparato. samente; morti anche Giusep- rettamente affiliato a nessuna assassinato perché non voleva • Antonino Burrafato pe e Salvatore Asta, i due figli famiglia, costituisce il trait- cedere le sue terre ai fratelli (29/06/82), Vice Brigadiere di gemelli di 6 anni della donna. d-union tra Cosa Nostra e i Vitale.

15 Questo giornale è stato realizzato dagli allievi dei corsi del Ciofs fp Lazio di Ladispoli che hanno approfondito e studiato l’operato di molte donne e uomini dediti alla lotta contro la mafia analiz- zando fatti di cronaca, articoli di giornale, canzo- ni, poesie, film e il libro di Alessandro D’Avenia “Ciò che inferno non è”. É stato un importante momento di crescita e di consapevolezza vissuto profondamente da tutti gli allievi. Un grazie sentito alla responsabile dell’ente Suor Novella Gigli e il direttore del centro Suor Stefania Lazzara e tutti i formatori del centro di Ladispoli per l’opportunità di conoscere e appro- fondire un difficile periodo storico italiano che purtroppo è ancora oggi più attuale che mai.

Realizzazione grafica a cura degli allievi del corso Operatore Grafico 1° - 2° - 3° anno

Testi rielaborati da siti internet da tutti gli allievi dei corsi del Ciofs fp Lazio - Ladispoli

Solo per utilizzo didattico

Sede di Ladispoli A.F. 2018/19