Alessandro Torti

Storia di Genova dalle origini al 1190

I Edizione

Orti di Carignano Genova - 1997 © 1997 – Orti di Carignano

Prima edizione: ottobre 1997 Ristampe: 4 3 2 1 2000 1999 1998 1997

© Orti di Carignano. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi microfilm o copie fotostatiche) sono riservati in tutti i paesi. L’editore può concedere l’autorizzazione a riprodurre una porzione non superiore ad un decimo del presente volume. Richieste in tal senso vanno indirizzate a: Orti di Carignano – sal. S. Leonaro 15 - 16128 Genova Email: [email protected]

Edizione di 2 esemplari numerati Esemplare nr.° 1

Finito di stampare nel 1997 a Genova da Alessandro Torti, per conto degli Orti di Carignano, via Galeazzo Alessi 3/8 16128 Genova. I Liguri “sono tanto ignoranti da non conoscere neppure la propria storia” Catone Indice

Indice Generale

Prefazione 1. Epoca pre- romana (VI secolo a.C. - III secolo a. C.)...... 8 1.1 La contrazione degli stanziamenti Liguri...... 8 1.2 Stanziamenti liguri lungo le coste...... 8 1.3 L’origine di Genova...... 9 2. Epoca romana (III secolo a.C. - 33 d.C.)...... 9 2.1 I rapporti con Cartagine...... 9 2.2 L’irredentismo ligure...... 11 2.3 Le vie di comunicazione...... 11 2.4 Liguri e Romani...... 12 3. Epoca Cristiana (33 - 401)...... 13 3.1 Una regione nell’impero...... 13 3.2 Lo sviluppo della chiesa...... 14 3.3 Economia mercantile ed agricola...... 15 4. Invasioni Barbariche (401 - 773)...... 15 4.1 Visigoti ed Ostrogoti...... 15 4.1.1 I Goti...... 15 4.1.2 La guerra Greco Gotica...... 16 4.2 Longobardi...... 17 4.2.1 Genova, roccaforte milanese...... 17 4.2.2 Il lento ripiegare dei bizantini...... 18 4.2.3 Lo scisma...... 18 5. La nascita della società feudale (773 - 1095)...... 20 5.1.1 La nascita dei Comitati...... 20 5.1.2 Le Marche...... 21 5.1.3 I Saraceni nel Mediterraneo...... 22 5.1.4 La nascita della Compagna...... 24 5.1.5 I Visconti: da vassalli marchionali a vassalli vescovili...... 25 5.1.6 Il preludio della Prima Crociata e della Guerra con Pisa...... 26 6. La “Compagna Communis”...... 27 7. Le basi dell’espansione...... 29 7.1 Navi commerciali e militari...... 29 7.2 Struttura delle colonie...... 30 7.3 Macchine da guerra navali e di fanteria...... 31 8. La Prima Crociata (1095 - 1099) e la colonizzazione del Medio Oriente...... 31 8.1 Prima spedizione...... 31 8.2 Seconda spedizione...... 32 8.3 Terza spedizione...... 32 8.4 Quarta spedizione...... 33 8.5 Altre spedizioni...... 33 9. La prima guerra con Pisa...... 34 9.1 La questione Corsa e Sarda...... 34 9.2 La guerra...... 35 9.3 La pace...... 36 10. La Crociata Iberica (1146 - 1148)...... 36 10.1 Minorca e Almeria...... 36

4 Indice 10.2 Tortosa...... 37 11. Espansionismo coloniale...... 38 11.1 Sardegna...... 39 11.2 Versante orientale...... 39 11.3 Oltregiogo...... 41 11.4 Versante occidentale...... 42 11.5 Coste provenzali...... 42 11.6 Sicilia...... 43 11.7 Levante...... 43 12. La città...... 44 13. La zecca e la moneta ligure (XI secolo-1252)...... 45 14. Federico Barbarossa (1122 - 1190)...... 46 14.1 I Discesa in Italia (1154 - 1155)...... 46 14.2 II Discesa in Italia (1158 - 1162)...... 47 14.3 III Discesa in Italia (1163 - 1164)...... 49 14.4 IV Discesa in Italia (1166 - 1167)...... 49 14.5 V Discesa in Italia (1174 - 1177)...... 49 15. Trattati con i Mori (1160 - 1161)...... 49 15.1 Valenza...... 49 15.2 Marocco...... 50 16. Seconda guerra con Pisa (1162 - 1187)...... 50 16.1 I primi scontri...... 50 16.2 Il regno di Sardegna...... 51 16.3 Venti di guerra...... 51 16.4 Il controllo della Provenza...... 52 16.5 Il conflitto dilagò in Toscana...... 53 16.6 La minaccia alla fiere provenzali...... 53 16.7 Si riaccese il conflitto in Toscana...... 54 16.8 Il raggiungimento della pace...... 55 17. Lo sviluppo delle reazioni diplomatiche...... 56 18. Le tensioni interne (1162 - 1174)...... 57 18.1 I primi contrasti...... 57 18.2 Il castello di Parodi...... 57 18.3 Le fazioni e l’insofferenza dei Signori esterni...... 58 18.4 La rivolta del Marchese ...... 58 18.5 La guerra civile...... 59 19. III Crociata (1187 - 1191)...... 60 20. Bibliografia...... 62 21. Indice analitico...... 63

5 Indice Elenco di Illustrazioni

Figura 1: Pianta di Genova allo zero (De Negri Op. Cit.)...... 9 Figura 2: Genova Romana (De Negri Op. Cit.)...... 10 Figura 3: Città e strade all’epoca dell’Impero Romano. (Galasso Op. Cit.)...... 12 Figura 4: Chiese anteriori al 1000 (De Negri Op. Cit.)...... 14 Figura 5: Italia Longobarda (Jorg Op. Cit.)...... 19 Figura 6: Discendenza Obertenga (dal Pavoni Op. Cit.)...... 22 Figura 7: Discendenza Viscontile (dal Belgrano Riv. Cit.)...... 25 Figura 8: Stemmi delle Compagne nel 1134 (Donaver Op. Cit.)...... 28 Figura 9: Struttura politica e burocratica del Comune...... 29 Figura 10: La Terrasanta ...... 33 Figura 11: I Signori Da Vezzano (dal Pavoni Op. Cit.)...... 40 Figura 12: I Conti di Lavagna (dal Belgrano (Riv. Cit.)...... 40 Figura 13: Denaro del 1139 (De Negri Op. Cit.)...... 45 Figura 14: Porta Soprana - Stipite Sud...... 47 Figura 15: La Provenza...... 54 Figura 16: Il confine con le Signorie esterne...... 59

6 Prefazione

Prefazione

Nel mondo cibernetico, di cui sono entrato a far parte due anni fa, ci si sente ignoranti su molti argomenti ma spesso ci si rende conto di conoscerne pochi ed in maniera superficiale. Quando migliaia di persone, specialisti in ogni campo, s’incontrano in quale campo della conoscenza puoi essere a loro superiore se non in quello che per motivi geografici, in un mondo dove ormai la geografia non esiste, ti è più vicino? Ed inoltre solamente poche persone potranno criticare a ragion veduta quest’opera e d’altro canto molte se ne potranno avvantaggiare.

In linea di principio ho cercato di restare fedele alle fonti; qualora queste fornissero notizie differenti su cui la critica storica non è riuscita a fare chiarezza, seguendo il dettato di Roberto Sabatino Lopez: “Esporremo soltanto l’interpretazione che ci appare più probabile e fondata”.

Genova 1997

7 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti

1.Epoca pre- romana (VI secolo a.C. - III secolo a. C.)

1.1La contrazione degli stanziamenti Liguri

I Liguri, che occupavano l’Europa occidentale, dal delta del Rodano a tutto il Nord Italia, ebbero molti contatti con il medio Danubio e la penisola Iberica. Dalla zona paludosa del delta derivò il loro nome: da Liga, fango o palude. Lo sviluppo della navigazione li portò a commerciare con le più progredite civiltà del Mediterraneo. Fin dal periodo neolitico scambiarono merci con Lipari, con gli Etruschi ed infine con i Greci. In epoca più recente si ritirarono combattendo sotto l’incalzante avanzata delle altre popolazioni. Gli Ambroni, sotto la pressione delle popolazioni celtiche, scesero dallo Jütland in territorio ligure dove s’integrarono avviando il commercio dell’ambra lungo la direttrice del Rodano imponendo il loro nome a tutta la popolazione ligure autoctona. Nel 700 a.C. sbarcarono nel Golfo del Leone i primi commercianti greci. Nel 600 a.C. i Focesi fondarono Marsiglia e, per rendere sicure le vie di comunicazione con l’interno, occuparono pacificamente la zona facendo retrocedere i Liguri Segobrigi di Re Nanno. I Liguri, che erano stati fino ad ora i principali importatori d’ambra verso il Mediterraneo, retrocessero fino a Monaco ribattezzata dai Greci di Marsiglia “Portus Herculis Monoeci”. Referente mitico della resistenza degli Ambroni e dei Segobrigi all’avanzata greca fu la leggenda secondo cui Eracle, di ritorno dalle Colonne d’Ercole, dovette retrocedere, dopo il Rodano, di fronte ai figli di Poseidone, Albione e Ligure. Nel IV secolo a.C. gli Etruschi, sconfitti i Focesi ad Aleria, s’impadronirono dell’isola d’Elba, appartenente ai Liguri Ilvati, e Luni. I confini dei Liguri, per via dall’avanzata dei Greci e dei Celti (a partire dal V secolo a.C.), si ridussero fino a comprendere Toscana, Bologna, Milano e Monaco. Stretti tra gli Etruschi ad est, i commerci di Marsiglia ad ovest e i Celti Insubri, Boi e Cenomani a nord dovettero stanziarsi tra il mare ed il Po mentre i Celti occuparono tutta la zona transpadana senza particolari attriti.

1.2Stanziamenti liguri lungo le coste

1. Dal Varo alla Turbia i Vedianzi con città principale Cemenello [Cimiez]. Nizza e Monaco sono colonie massaliote. 2. Dalla Turbia al torrente Impero gli Intemeli con città principale Ventimiglia. 3. Dal torrente Impero al Para gli Ingauni con città principale Albenga. A nord gli Epanteri (alta Val Tanaro e Val Bormida). 4. Dal Para al torrente Lerone i Sabazi con città principale Vada Sabatia [Vado]. A nord gli Statielli con città principale Carystum. 5. Dal torrente Lerone a Portofino i Genuati con città principale Genova. A nord i Vituri (alta Val Polcevera) il cui territorio proseguiva fino al mare presso Voltri. 6. Da Portofino a capo Mesco i Tiguli città principali Tigulia e Segeste. A nord i Veleiati. 7. Tra Capo Mesco e Luni gli Apuani con città principale Pontremoli. A nord, fino alla Garfagnana, i Friniati.

8 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 1.3L’origine di Genova

Leggende attribuiscono la fondazione di Genova a Giano, profugo da Troia. Il dio eponimo, Giano bifronte, protettore di navi e monete, fu solitamente inteso come simbolo:

a) dei due specchi acquei ai lati del promontorio dove nacque il primo porto o b) della via di transito (porta) dei commerci genovesi tra il mare e la pianura Padana.

La fondazione avvenne nel VI secolo ad opera di mercanti fenici che portavano il sale dalla Corsica alla Svizzera. Da Genova aprirono la “pista del sale” lungo la direttrice Bisagno - Figura 1: Pianta di Genova allo zero (De Trebbia. Negri Op. Cit.)

Un’indagine glottologica sul nome “Genua”, diventato poi dopo il X secolo “Janua”, portò ad evidenziare due radicali indoeuropei ed uno greco: • “Mascella” e quindi “bocca” come città di sbocco. • “Gomito” dalla forma dell’insenatura del porto. • “Ritrovo di forestieri” (in greco) e quindi porto.

Tra il V ed il IV secolo a.C. furono frequenti i contatti commerciali con Etruschi, Cartaginesi, Campani e principalmente con i Greci (Ateniesi e Massalioti) ma nessuno di questi popoli subentrò o dominò la città. Genova, abitata dai Liguri Genuati, era considerata dai Greci, dato il suo forte carattere commerciale, “l’emporio dei liguri”: legname per la costruzione navale, bestiame, pelli, miele, tessuti. Il nucleo urbano del Castello iniziò, per i fiorenti commerci, ad ampliarsi verso Prè (la zona dei prati) e verso il Rivo Torbido.

2.Epoca romana (III secolo a.C. - 33 d.C.)

2.1I rapporti con Cartagine

I Liguri Montani, abitanti tra il col di Cadibona ed il col di Tenda, erano legati ai Cartaginesi cui fornivano, per tradizione, mercenari “valorosi e pugnaci”. Invece Genova, data la sua posizione strategica come porto e per via degli interessi commerciali con Marsiglia (alleata romana contro i Cartaginesi) ottenne un foedus aequum con Roma. Durante la prima guerra punica (221-202 a.C.) Annibale espugnò la città ligure di Torino (218) e Publio Cornelio Scipione trasferì le sue truppe dal Rodano a Genova con 60 navi. In città reclutò navi ed equipaggi per fronteggiare Annibale. Nel 207 a.C. circa 8.000 Liguri Montani si arruolarono con Asdrubale, non appena questi varcò le Alpi; Genova e le altre città della costa restarono fedeli a Roma. Il Generale cartaginese Magone partì dalle Baleari, per portare aiuto al fratello Annibale, con 30 navi

9 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti rostrate e molte onerarie, 12.000 fanti e 2.000 cavalieri. Saccheggiò Genova nel 205 a.C. trasferendo il bottino a Savona. Gli Ingauni, in guerra con gli Epanteri, promisero truppe in cambio del suo aiuto contro i loro nemici. Lasciate dieci navi rostrate a guardia di Savona e inviate le altre a difendere Cartagine, Magone costrinse alla resa gli Epanteri. Nel 204 a.C. 8.000 soldati romani innalzarono una cinta muraria attorno a Genova e costruirono, sul colle prospiciente il porto, un castello. Magone ripose le sue speranze nei Galli Insubri e nei Liguri Montani, ma dovette partire nel 203 a.C. con solo pochi volontari liguri e fu sconfitto in Val Padana. Tornò, ferito, a Savona dove salpò per Cartagine morendo prima di arrivarci. Due anni dopo il pretore Lucrezio Spurio terminò la ricostruzione di Genova. Il centro cittadino fu edificato lungo la Valle Aurea, zona dell’attuale porto. Era già presente la via Tusca [via della Tosse] che portava a levante e dall’altro lato scavalcava con un ponte, “ponticello” [da quella che poi sarà la Porta di S. Andrea verso S. Vincenzo], il Rivo Torbido.

Il Rivo Torbido partiva dal colle di Multedo (Murtedo o Mirteto), così chiamato a causa dei mirti, [circonvallazione a Monte tra S. Bartolomeo degli Armeni e SS. Giacomo e Filippo] e andava a buttarsi nel seno di Giano tra i due promontori rocciosi alla Marina.

1. Castello 2. Mercato di S. Giorgio 3. Sepolcreto [S. Andrea] 4. Sepolcreto [S. Stefano] 5. Molo 6. La Chiavica [via dei Giustiniani] 7. Alture di S. Lorenzo 8. Inizio della Ripa Maris 9. Foci dei torrenti [Banchi, S. Pietro, Fossatello, S. Siro] 10. Fine della Ripa Maris [S. Sabina]

Figura 2: Genova Romana (De Negri Op. Cit.)

Nel 201 a.C. gli Ingauni chiesero, per evitare rappresaglie postbelliche, un foedus non aequum con Roma e lo ottennero venendo così a creare una via di terra diretta con Marsiglia.

10 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 2.2 L’irredentismo ligure

Le rivolte liguri durarono per anni ma si mantennero sempre a livello di guerriglia, tanto che si diceva: “È più facile sconfiggere i Liguri che trovarli”. • Nel 197 a.C. Q. Minucio Rufo partì da Genova contro le tribù dei Celelati, Cordiciati e Ilvati. Il Console, varcati i Giovi, e riconquistò quindici città e costrinse alla resa 20.000 uomini. • Dal 193 a.C. al 191 a.C. il Console Quinto Minucio Termo combatté gli Apuani e i Liguri Montani di levante. • Dal 188 a.C. il Console M. Valerio Messala, i Consoli C. Flaminio e M. Emilio ed il Console Q. Marcio Filippo non ebbero buona sorte nelle loro spedizioni. Quest’ultimo perse, in un imboscata, 4.000 uomini e numerose insegne. • Nel 185 a.C. M. Sempronio Tuditano saccheggiò il litorale. • Nel 184 a.C. operarono in Liguria i Consoli P. Claudio Pulcro e L. Procio Licino. • Nel 183 a.C. vi fu l’offensiva di Q. Fabio Labeone e M. Claudio Marcello. • Nel 181 a.C., per contrastare le azioni di pirateria degli Ingauni (federati romani), il Console ligure L. Emilio Paolo chiese, sconfitti i Sabazi, una resa incondizionata agli Ingauni. Questi lo assalirono di sorpresa; in suo soccorso giunsero rinforzi ed una flotta al comando di Caio Matieno. In pochi giorni gli Ingauni si arresero: caddero 15.000 liguri, furono catturati 2500 uomini e 32 navi da corsa. • Nel 180 a.C. P. Cornelio e M. Bebio costrinsero 12.000 liguri alla resa e deportarono 40.000 nuclei famigliari a Sannio, presso Benevento. In seguito Aulo Postumio e Quinto Fulvio ne deportarono altri 7.000. • Nel 173 a.C. il Console M. Popillio Lenate assalì senza motivo la città, “amica dei romani”, di Carystum. La città, che perse difendendosi 10.000 soldati, fu distrutta, i beni confiscati e tutti i suoi abitanti ridotti in schiavitù. • Nel 172 a.C., sotto il consolato di Caio Popillio e P. Elio Ligure, Popillio Lenate affrontò nuovamente gli Statielli lasciandone sul campo 6.000 e per queste sue azioni dovette comparire davanti al Pretorio per insubordinazione. • Nel 155 a.C. vi fu un tentativo di rivolta da parte dei rimanenti Liguri Apuani represso da M. Claudio Marcello. • Nel 154 il Console Q. Opimio si diresse da Piacenza per Genova fino al Varo per combattere i Liguri Oxibii e Deciati.

2.3Le vie di comunicazione

Nel 148 a.C. il Console Postumio Albino costruì in Liguria la Genova - Libarna - Tortona, strada parzialmente munita (vale a dire percorribile dai carri). La “Postumia” da Tortona passava poi per Piacenza e attraverso Verona giungeva ad Aquilonia collegando i due mari. A Piacenza la “Aemilia Lepidi” collegava la “Postumia” con Rimini. Nel 109 a.C. Emilio Scauro aprì la via “Aemilia Scauri” che da Pisa, portava a Tortona passando per Genova. Divenne fondamentale la via marittima da Pisa e Luni per Marsiglia con scalo a Genova. Nel 109, per la minaccia dei Cimbri, si creò una deviazione della "Postumia" attraverso la Val Bormida e il passo della Bocchetta. La “Postumia”, restaurata da Augusto nel 13 a.C. e collegata con il tratto Tortona - Vado della “Aemilia Scauri”, divenne “Iulia Augustea” e sarà per lungo tempo l’asse portante dell’Impero verso le Gallie, tagliando fuori Genova e facendo di Tortona il centro delle vie commerciali di terra.

11 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Genova, per via dei maggiori commerci, si ampliò sviluppandosi tra le attuali Piazza Sarzano, via Santa Croce, Salita a S. Maria di Castello e via Mascherona. I cimiteri erano a S. Lorenzo, S. Andrea e S. Maria di Castello. Genova (città Genuata) formava, dopo la stipulazione del foedus con Roma, uno stato autonomo libero di reggersi con proprie leggi ed aveva già dal 117 a.C. soggiogato le popolazioni limitrofe che erano a lei adtributae.

Figura 3: Città e strade all’epoca dell’Impero Romano. (Galasso Op. Cit.)

2.4Liguri e Romani

I Liguri non parteciparono alla guerra sociale (91-88 a.C.) e per tale motivo ottennero la cittadinanza di diritto latino. Genova partecipò alla campagna contro i pirati cilici di Pompeo Magno (68-67 a.C.) ed ospitò la flotta di Marco Pomponio Malo a difesa della riviera. I Liguri fornirono uomini, armi e rifornimenti alle legioni di Cesare durante la campagna in Gallia (58-50 a.C.). Nel 49 a.C. Cesare con la “Lex Rubia de Gallia Cisalpina” estese la cittadinanza a tutti i Liguri: Genova da oppida, alleata e confederata, divenne civitas e Municipio romano. Prima i Genovesi non avevano diritto di voto ma furono governati da un praefectus juri dicundo romano. Eretto a Municipio di cittadinanza romana, iscritta alla tribù Galeria, ottenne lo stesso ordinamento amministrativo e politico di Roma. Nel 18 a.C. era di stanza a Genova l’Ammiraglio Menenio Vipsanio Agrippa e nella sua casa fu ospite per due anni Ottaviano. Quasi tutti i funzionari romani di stanza a Genova si fecero costruire ville nelle campagne circostanti: a Corneilanum [Cornigliano], Pyla Veituriorum [Pegli], Veiturium [Voltri], Pons ad decimum [Pontedecimo] Riparolium [Rivarolo] Quinci [Quezzi] Quartus [Quarto] e Quintus [Quinto]. Le località spesso erano indicate solo con la 12 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti loro distanza dalla città: Quartus lapis ad urbe Januae (quarta lapide prima della città), Pons ad decimum (Ponte al decimo miglio). All’epoca la città era piccola, stretta tra il mare, il Castro, borgo Tascherio e località Canneto. Si estendeva attorno al Mandraccio (il porto primitivo) Piazza Cavour, Via Giustiniani, Porta Soprana ed il castello di Sarzano. Con la nascita dell’impero (15 a.C.) i Liguri, come anche molte altre popolazioni, si sollevarono. Il Re di Susa Cozio I si sottomise ai romani solo nel 13 a.C. divenendo praefectus civitatium delle Alpi Cozie. Le Alpi Marittime furono organizzate in praefectura, governata da comandanti militari di rango equestre e con truppe non legionarie e dal 69 la circoscrizione divenne provincia procuratoria. I Liguri della costa tra il Varo e Genova erano invece di diritto Italico. Il 6 d.C. Augusto istituì undici regioni con funzioni amministrative a livello di censimento e catasto. La regione non ebbe direzione amministrativa propria (deputata alle città) ma fu usata come struttura di suddivisione statistica. Il confine della IX regione iniziava da Luni (città d’origine focese, poi colonia romana), seguiva il Magra fino allo spartiacque appenninico, scendeva verso il Trebbia e giungeva nei pressi di Piacenza (tra Voghera e Costeggio); proseguiva lungo il Po, risaliva lungo la Valle Stura fino alle Alpi Marittime e deviava verso il Varo seguendolo fino alla foce. Nizza, pur essendo geograficamente nella IX regione, dipendeva amministrativamente da Marsiglia che la governava con un episcopus affiancato, a partire dal III secolo, da un procuratore imperiale. Nel III secolo fu incorporata dalla provincia delle Alpi Marittime. Già verso il 100 la IX regione assunse il nome di Liguria. L’apertura dell’Aurelia, con conseguente incremento dei commerci e sviluppo del porto, portò all’ampliamento del molo e alla costruzione dell’acquedotto che incanalava il Bisagno.

3.Epoca Cristiana (33 - 401)

3.1Una regione nell’impero

Nel 58 i santi Nazario e Celso sbarcarono alle Grazie (presso il Mandraccio) e catechizzarono il territorio ma la comunità cristiana restò in ombra fino a metà del III secolo. Tra il I ed il II secolo a.C. il cavaliere di Tortona Q. Marius Iulanus fu decurione a Genova ormai inclusa nel circuito commerciale della più florida vicina. Nel 193 Publio Elvio Pertinace, nato presso Vado, divenne Imperatore e lo rimase per solo 88 giorni. Nella seconda metà del III secolo a.C. l’impero affidò il governo delle regioni a comites, fiduciari personali dell’Imperatore. Alla fine del II secolo vi fu un notevole incremento economico: iniziò una serie regolare di importazioni di grano dalle isole e dall’Africa che era conservato in magazzini sorvegliati da una guarnigione distaccata da Milano. Fino al III secolo le città italiane erano autonome amministrativamente ed esenti da imposte fondiarie ma già nel IV secolo, in seguito all’acquisizione della cittadinanza romana e di alcune riforme fiscali, compaiono i correctores, funzionari dotati di imperium, poi sostituiti da consulares. Con Diocleziano (284-305) la Diocesis Italiciana era governata da due vicari praefectorum Praetorio uno (vicarius Italiae) per la Regio Annonaria ed uno (vicarius Urbis Romae) per la Regio Urbicaria. Milano divenne capitale della Regio Annonaria che comprendeva la provincia di Liguria et Aemilia.

13 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti L’asse Milano - Genova (come anche quella Milano - Ravenna) rimase fondamentale, fino all’invasione longobarda, per il collegamento via mare ai porti provenzali e perse d’importanza il collegamento tra il Nord Italia ed il Rodano attraverso il Monginevro e la Valle della Durance, a causa della minaccia barbarica. La Liguria aveva perso il territorio tra Framura e il Magra, annesso a Luni (provincia di Tuscia et Umbria) e Nizza, annessa alle Alpi Marittime. A Nord le Alpi la dividevano della provincia delle Alpi Graie e Pennine e della Rezia ed infine l’Adda la separava dalla provincia di Venetia et Histria.

Consulares Aemiliae et Liguriae: U lpio Flaviano D ulcizio S . Ambrogio F lavio Romolo M agnillo A riano 323 357 370 (divenne Vescovo nel 374) 385 392 396

3.2Lo sviluppo della chiesa

Sotto Teodosio (346-395), per volontà del Metropolita milanese S. Ambrogio, si edificarono in Genova numerose chiese e cappelle e fu innalzata la basilica cimiteriale di S. Lorenzo presso il sepolcreto. Con la fine del IV secolo l’influsso provenzale di Arles su Genova era fortissimo sia a livello commerciale sia artistico: S. Genesio, martire arleanese, ebbe a Genova una chiesa a lui dedicata nella zona di S. Lorenzo a Levante della via Publica, a valle della necropoli.

1. XII Apostoli [S. Siro] 2. SS. Vittore e Sabina 3. SS. Nazario e Celso 4. P. Pancrazio 5. S. Michele [S. Stefano] 6. S. Maria di Castello 7. S. Giorgio 8. S. Pietro della Porta 9. S. Lorenzo 10. S. Tommaso 11. S. Marcellino 12. N.S. delle Vigne 13. S. Fede 14. S. Genesio 15. S. Sepolcro [S. Giovanni di Prè] 16. S. Michele 17. S. Donato 18. S. Andrea Figura 4: Chiese anteriori al 1000 (De Negri Op. Cit.)

All’inizio del IV secolo la comunità genovese divenne chiesa episcopale ed ebbe come primo Vescovo nella sua Diocesi S. Valentiniano (312-325). Gli succedette fino alla metà del IV secolo il Vescovo Felice e a lui seguì S. Siro. S. Siro, nato in Val Bisagno in località Emiliano (S. Siro di Struppa) nel pago di Molassana, fu avviato al sacerdozio dal Vescovo Felice. Inviato a villa Matuziana (S. Remo) riceve in dono, a causa dei suoi miracoli, vasti terreni (i fines Matutianenses e i fines Tabienses) nella zona di S. Remo, Ceriana e Taggia che poi divennero proprietà della chiesa di Genova,

14 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti costituendo de facto una contea ecclesiastica. Nominato Vescovo per acclamazione popolare, cacciò con la forza della sua predicazione l’eresia ariana dalla basilica dei XII Apostoli (chiesa episcopale extra moenia) nel 361. Il Vescovo di Genova Diogene nel 381 partecipò al sinodo di Aquileia. Dopo di lui divenne Vescovo S. Romolo.

I primi Vescovi di Genova: S . Valentiniano S . Felice S . Siro D iogene S . Romolo S . Salomone P ascasio E usebio inizio del IV Metà del 361 381 tra il IV e V secolo 451 465 secolo IV secolo il V secolo

3.3Economia mercantile ed agricola

Tra il IV e il V secolo il porto di Genova divenne scalo quasi obbligatorio nei commerci tra Milano e le coste di Sicilia e Africa dato che la via “Postumia” consentiva di arrivare a Milano in soli tre giorni. Dal punto di vista dell’economia agricola abbiamo: 1. Lo svilupparsi del latifondo sia nobiliare sia curiale privo, dal 323, di obblighi straordinari. Già nel 357 la vendita del latifondo era vietata senza i suoi coloni. 2. L’inserimento di proprietari terrieri nella nobiltà senza che vi fosse alcun rimpiazzo da parte delle classi inferiori. Il problema divenne urgente tra il 400 ed il 450. 3. L’inasprimento fiscale che portò al diffondersi, nel V secolo, del patrocinium con cui un piccolo proprietario cedeva le sue terre ad un latifondista riottenendole in precarium o come colono.

4.Invasioni Barbariche (401 - 773)

4.1Visigoti ed Ostrogoti

4.1.1I Goti Il 18 novembre 401 il Re visigoto Alarico (376-411) passò le Alpi Giulie e dilagò fino alla Liguria. Il Generale Stilicone, raccolto l’esercito imperiale impegnato in Rezie e passato l’Adda, giunse a Milano nel marzo 402. Alarico, raccolti gli eserciti a Piacenza e Tortona, fu costretto, dopo la battaglia di Pollenzo del 6 aprile 402, a ritirarsi in Veneto. La parte orientale della Liguria subì nel 405-6 le orde del Re ostrogoto Rodagaiso. Nel 410 Alarico tornò in Liguria per imporre il riconoscimento dell’Imperatore Attalo, a lui gradito. Nel 412 Re Ataulfo (411-415), dopo il matrimonio con L’Imperatrice Galla Placida, guidò i Goti verso la Gallia passando lungo la “Iulia Augusta”, evitando Genova ma devastando Albenga e Ventimiglia. Il Generale Flavio Costanzo, poi marito di Galla Placida e Augusto con Onorio, istituì nel 421 la provincia delle Alpi Appennine con capitale Genova (detta anche Liguria Alpium, Liguria Maritima, Provincia Italorum Maritima o Maritima). Dopo il Po vi era la “Liguria transpadana” con capitale Milano. Tra IV e V secolo, a causa delle minacce barbariche, vi fu un richiudersi di Genova (comune anche ad altre città) in un cerchio di mura ristretto e più difendibile [S. Nazario, sud di S. Cosma, Piazza S. Giorgio, la chiavica, S. Donato, Prione, Porta S. Andrea, Sarzano, S. Croce e S. Nazario]. Si spianarono le case esterne a ridosso delle mura: tale zona assunse il nome di “Canneto” [via Canneto] perché dal colle di S. Lorenzo alla valle dove corre la via publica il terreno 15 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti incolto venne invaso dal cannetum. Le parti della città che rimasero fuori dalle mura cittadine sopravvissero come borghi commerciali separati, vitali ma indifesi. La parte orientale della Liguria subì nel 452 le orde del Re unno Attila. Dopo la costituzione del Regno Vandalo d’Africa e l’occupazione di Cartagine del 440 iniziò l’offensiva del Re vandalo Genserico alle coste italiane. In quest’occasione si ebbe una parziale militarizzazione della popolazione civile che fu abilitata all’uso delle armi ed ebbe incarichi di difesa nei confronti di mura e porte cittadine. Nel 440 la navigazione divenne del tutto impossibile per via dei corsari vandali. Per fronteggiare le incursioni Vandale dal mare s’instaurò un collegamento tra la Marittima e la provincia della Tuscia Annonaria (sorta nel 458 e comprendente Arezzo, Firenze, Lucca, Luni e Pisa) al fine di avere un’unica frontiera marittima. In questo frangente rimase importante, nonostante tutto, la funzione commerciale di Genova come scalo per le Gallie e la Spagna. Le Alpi Marittime, la Narbonense e parte della provincia Viennensis vennero de facto unite al regno visigoto. Ciò fu commercialmente valido per Genova nonostante gli inasprimenti fiscali, che colpirono principalmente la piccola proprietà terriera, e la non florida condizione delle Gallie.

4.1.2L a guerra Greco Gotica Lo stanziarsi in Italia degli Ostrogoti non alterò gli equilibri sociali ed economici (anche se ufficialmente cadde l’Impero Romano d’Occidente) e il Re ostrogoto Teodorico (457-526), pur senza avere un proprio rappresentante, esercitò la propria autorità sulla città di Genova. In quel periodo vi era a Genova, sintomo dei floridi commerci, un’antica comunità ebraica. I Vandali d’Africa, che si dedicarono alla pirateria, furono sconfitti dal Generale bizantino Belisario. Genova rimase quindi lo scalo commerciale preferito dal momento che la “Flaminia - Aemilia” si trovava sotto la minaccia delle orde barbariche. L’agricoltura ligure all’inizio del 500 era in netto declino per via dei continui passaggi di truppe sul territorio (508-9 e 523), delle carestie, delle incursioni Burgunde del 493 e del 534 e Alemanna del 536. Tra il 535 e il 536 Re Teodato ordinò di vendere ai Liguri colpiti dalla carestia la terza parte del frumento raccolto nei magazzini di e Tortona. Nel dicembre 537, durante una tregua tra Re Vitige (536-543) e il Generale Belisario, giunse a Roma, assediata dai Goti, una delegazione di notabili liguri, guidata dall’Arcivescovo Dazio, che sollecitò l’intervento bizantino, promettendo la rivolta delle popolazioni liguri, per rovesciare il regno dei Goti. Il Generale Belisario inviò 1.000 Isauri e Traci, comandati da Paolo ed Enne, Fidelio Felice fu nominato praefectus Praetorio. Approdarono a Genova nel 538, trasportarono le barche con cui passare il Po presso la “Postumia” per non usare il ponte tra Pavia e Tortona che era presidiato dai Goti e presero Milano dopo aver sconfitto i Goti a Pavia. A Genova i Bizantini tennero un forte presidio, che nel 544 era sotto il comando di Bono, nipote del Generale Giovanni, ma la città non risentì della loro guerra contro i Goti. Le milizie bizantine fondarono la cappella di S. Giorgio (santo della Cappadocia) nei pressi del porto vecchio, accanto al loro presidio militare. Uraia, nipote del Re Vitige, al comando di 10.000 Borgognoni, assediò Milano e la città, visto il ritardo dei soccorsi imperiali, si arrese per fame nel 539. La città fu rasa al suolo e tutti i suoi 300.000 abitanti maschi furono giustiziati. Uraia proseguì fino a Tortona dove venne fermato dai Bizantini. Il merovingio Teodeberto (534-547) calò in Liguria con 100.000 uomini e travolse entrambi i contendenti a Tortona: le truppe bizantine si dovettero rifugiare in Tuscia. I Franchi saccheggiarono la regione e Genova ma, decimati dal colera, dovettero rientrare in Austrasia

16 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti mentre i Bizantini guidati dai generali Martino e Giovanni rioccuparono il Tortonese e ricostituirono il confine al margine cispadano. Belisario assediò Re Vitige a Ravenna. In quel periodo Sisige, governatore goto delle Alpi Cozie si consegnò alle truppe bizantine del Generale Tommaso. Uraia, che con 4.000 Goti stava dirigendo verso Ravenna, dovette dirigere verso le Cozie in quanto gran parte dell’esercito aveva famiglia nei castelli ora in mano bizantina. Le truppe bizantine di stanza a Tortona vennero in aiuto di Sisige impedendo la riconquista della regione da parte di Uraia e nel Maggio 540 Ravenna cadde e Re Vitige si arrese. Terminate le ostilità con gli Ostrogoti, quelle contro Alemanni e Franchi proseguirono fino al 563. La classe senatoria fu impegnata a recuperare le terre confiscate da Totila e a riassestarle, dato lo stato generale di incuria in cui erano cadute. La curia ligure era praticamente scomparsa e nel suo processo di riorganizzazione diede origine ad una forte penetrazione lungo le vie di comunicazione con l’interno: nacquero S. Cipriano e di S. Olcese. Il governo imperiale di Norsete, considerando l’Italia una provincia, incaricò dell’amministrazione funzionari di origine orientale.

4.2Longobardi

4.2.1G enova, roccaforte milanese Nel 569 i Longobardi di Re Alboino (560-572) presero Bergamo, Brescia, , Milano, Novara, Torino, Treviso, Verona, Vincenza; si diressero verso le Gallie e strinsero d’assedio per tre anni Pavia. La flotta bizantina sul Po ed i collegamenti marittimi di Genova riuscirono ad impedire loro l’ingresso in Liguria. Si ebbe in questo periodo una forte militarizzazione della società civile: il territorio fu suddiviso in distretti castrensi e, data la scarsezza di truppe, la popolazione rurale venne trasformata in coloni limitanei mentre quella urbana diede origine ai numeri cittadini. A Genova si formò un exercitus comandato da un vir magnificus, praefectus vices agens e formato da reparti di milizia cittadina e da laeti. La milizia, con sede nella basilica di S. Giorgio, era composta da numeri i quali, agli ordini di un comes tribuno, reclutavano nelle diverse contrade dai 200 ai 400 uomini; i laeti erano invece milizie barbare al servizio dell’impero. Durante l’invasione longobarda e sotto il regno di Totila (574) Genova divenne il naturale rifugio della classe dirigente milanese. Il 3 settembre 569 a Genova giunse il Metropolita Onorato con al seguito il clero maggiore e tutta la nobiltà milanese, dato che i Longobardi avevano occupato la città. Onorato divenne Vescovo di Genova, non appena la carica divenne vacante, ed i successivi Vescovi in esilio mantennero tale incarico.

Vescovi in esilio: S . Onorato L orenzo C ostanzo Deus Dedit A sterio F orte S . Giovanni Bono dal 569 dal 573 dal 593 dal 601 dal 630 dal 641 dal 649 - al 593 al 600 al 629 - al 644 al 655

In questo periodo d’esilio la nobiltà milanese contribuì all’erezione della chiesa di S. Ambrogio, voluta dal Metropolita Costanzo, e della basilica dei SS. Vittore e Sabina. Il clero genovese era tenuto a recarsi in processione a S. Ambrogio in occasione delle feste dei Santi Ambrogio, Gervasio, Protasio e Andrea e tale obbligo venne definitivamente fissato dal Metropolita Giovanni Bono durante i preparativi per il rientro della sede episcopale a Milano. 17 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti I Vescovi milanesi furono sepolti nella basilica cimiteriale di S. Siro ad eccezione di Onorato (sepolto a Noceto di Camogli) e di Forte (la cui sepoltura è ignota per via dei disordini seguiti all’invasione longobarda di Genova). La comunità milanese si stanziò nel Brolium, terreno fiscale presso la porta di S. Andrea, dove la chiesa episcopale ricevette dal governo imperiale numerosi terreni e proprietà. Il Brolium, che deriva da brogilus: “bosco” oppure “orto” si trovava alle pendici nord - ovest del colle del Castello, attorno alla chiesa di S. Ambrogio. Alla chiesa milanese furono anche donati terreni ad Albaro, Staglieno, Bargagli, Crovara, Neirone, Carpeneto, Lumarzo, Recco, Noceto, Capodimonte ed inoltre il Metropolita milanese ebbe giurisdizione per secoli sulle quattro circoscrizioni plebane di Camogli, Rapallo, Recco e Uscio.

4.2.2I l lento ripiegare dei bizantini Nel 573, alla morte di Alboino i Franchi, fiaccati dalle ripetute incursioni, si accordarono con i Longobardi. Durante il periodo dell’interregno (574-584), quando molti Duchi si posero sotto la protezione imperiale seguendo Rosmunda ed Elmichi (gli uccisori di Alboino) nelle file bizantine, le schiere longobarde riuscirono a passare il Po all’altezza della Liguria. Nel 582 Tiberio II avviò la riorganizzazione distrettuale dell’Italia bizantina (l’Eparchia Urbicaria comprese il versante toscano e ligure dell’Appennino) e provvide anche a un graduale inserimento delle milizie longobarde all’interno della struttura militare bizantina tentando di renderle affidabili attraverso la conversione al cattolicesimo. I Franchi tra il 584 ed il 604 effettuarono numerose incursioni in Nord Italia. I Bizantini si ritirarono sulla linea Stura - Tanaro e tennero la piazza di Tortona e tale linea fino al 599. I Longobardi occuparono la Val di Taro e Val Gotra. Nel 594 Re Agiulfo (591-616) prese e Piacenza e consolidò le conquiste nel 603 cacciando i Bizantini da Brescello, Cremona, Mantova e Reggio. I Bizantini, essendo Tortona indifendibile, si ritirarono in Val Trebbia ed arretrarono sulla sinistra dello Scrivia. Nel 594 Agiulfo si diresse contro Roma attraversando la Val di Taro, Val di Magra, Val Aulella, Val di Serchio e Lucca. I Bizantini si ritirarono e tennero la Valle Scrivia, Gavi, il castello di Bargagli e tutta la zona lungo il crinale tra il Bracco e Passo di Cento Croci.

4.2.3L o scisma Il Concilio di Costantinopoli condannò i Tre Capitoli il 2 giugno 553: le chiese di Liguria, Veneto ed Istria crearono ad uno scisma. Agiulfo e Teodolinda, nonostante la monarchia longobarda sostenesse lo scisma tricapitolino, avviarono una politica filocattolica. Il 7 aprile 603 Teodolinda fece battezzare, nella cattolica S. Giovanni di Monza, il figlio Adaloaldo. Agiulfo nel 613 cedette in uso perpetuo a S. Colombano la zona di , in Val Trebbia. Il monastero di Bobbio (longobardo e cattolico), attivissimo centro di evangelizzazione e di rinascita agricola sotto la protezione del Papa, fondò quello di S. Pietro della Porta, presso le mura della bizantina Genova, e lo dotò di ampie tenute agricole. Nello stesso periodo i Vittorini di Marsiglia fondarono il monastero di S. Vittore nei pressi della chiesa paleocristiana dei SS. Vittore e Sabina. Il Metropolita Giovanni Bono partecipò nell’ottobre 649 al Concilio Romano e non aderì allo scisma. Genova tagliata fuori dall’entroterra padano con cui commerciava venne sempre più esclusa anche dal circuito commerciale mediterraneo. A fine ottobre 643 il Re longobardo Rotari (636-652) tentò la conquista di Ravenna ma venne bloccato sul Panaro dall’Esarca Isacio. Ripiegò in Garfagnana e poi lungo la Val Aulella e

18 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti proseguì conquistando la Marittima fino a Ventimiglia. Saccheggiò la Liguria, espugnò Genova e ne abbatté le mura. La civitas di Genova fu ridotta a vicus. Genova, istituita in Judiciaria, venne affidata al governo di un Gastaldo regio con poteri giudiziari e militari. La guarnigione longobarda fondò la cappella dedicata a S. Michele “prope muros civitatis Januae” [poi incorporata nella chiesa di S. Stefano] accanto ad un fortilizio bizantino da loro occupato ed utilizzato come presidio militare. Nel 658 il Re longobardo Ariberto I (635-660), abolito l’arianesimo, aveva fondato “Sancta Maria de Castro” (S. Maria di Castello) e nello stesso periodo venne costruito alle Grazie, tra Castello e Molo (sullo scoglio che chiude il Mandraccio), una cappella dedicata si SS. Nazario e Celso. Il Vescovo S. Giovanni Bono da Camogli iniziò i lunghi preparativi per riportare la sede vescovile a Milano. Con la sua partenza la sede episcopale genovese rimase vacante per alcuni anni. Vi fu una certa lentezza nel rientro della sede metropolitana a Milano perché il Clero Maggiore (ordinarii o cardinales) era stato sostituito nella cura delle anime dal Clero Minore (officinales, decumani o peregrini); questo clero, che aveva aderito allo scisma tricapitolino, aveva ottenuto numerosi privilegi dalla monarchia longobarda ed era restio a perderli. Altro fattore che rallentò il trasferimento fu l’integrazione dei profughi nella comunità genovese ed il fatto che ormai gran parte del Clero come anche lo stesso Metropolita, Giovanni Bono da Camogli, era di origine genovese.

Re Pertarito (671-688), consolidatosi in Italia meridionale appoggiò l’evangelizzazione cattolica. Nel 698 il sinodo di Pavia, convocato da Re Cuniperto (688-700) e Papa Sergio, concluse lo scisma tricapitolino. Re Liutprando (712-744) riscattò dagli arabi africani nel 725 le ceneri di S. Agostino che furono accolte dal Re sulla spiaggia di S. Pier d’Arena, dove fu eretta una cappella in ricordo [ora presso la chiesa di S. Maria della Cella], per poi proseguire verso Pavia. Durante la sua Figura 5: Italia Longobarda (Jorg Op. Cit.) permanenza a Genova fece edificare il “Palatium Castri” a Sarzano dove poi si trasferì Triangolari le sedi gastaldili mentre quadrate le sedi di il suo Gastaldo. principati; in scuro il confine con il regno Franco.

I commerci divennero rigogliosi, per quanto a nord la via “Francigena” deviava parte delle merci, ma era collegata a Genova dalla Val Bisagno e Val Trebbia per il Passo della Scoffera. Re Astolfo (749-756) rese l’autorizzazione regia obbligatoria per il commercio con l’estero. Gli attriti con i Franchi aumentarono e tra il 754 e il 756 nacquero numerosi monasteri, oasi sicure e di notevole peso economico e politico. Astolfo stava cercando di assumere dignità imperiale per cui esigeva la giurisdizione su Roma e su tutto il suo ducato pontificio. Il Re carolingio Pipino il Breve, poiché Astolfo minacciava l’autorità papale (che aveva reso legale il suo colpo di stato a danno dei Merovingi) e sosteneva l’opposizione interna franca guidata dal suo fratellastro Grifo, lo combatté e lo sconfisse nel 754 e nel 756.

19 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 5.La nascita della società feudale (773 - 1095)

5.1.1L a nascita dei Comitati La flotta bizantina era di stanza in Corsica e Sardegna, residui della prefettura africana, per cui i Saraceni, che iniziavano ad infestare il Tirreno, non infastidirono Genova. Il commercio, però, si esaurì lentamente. La città divenne il rifugio di profughi africani ed iberici dal momento che le restanti coste italiane erano scarsamente difendibili. Il patriarca della spagnola Terragona, Prospero, nel 711 si rifugiò a Portofino con le reliquie di S. Fruttuoso e fondò l’omonima città. Nel 773 il Re franco Carlo Magno (768-814) entrò in Italia, investì Torino, espugnò Verona e poi assediò a Pavia Re Desiderio (756-774). Gli abati di Bobbio e Brugnato fecero atto di sottomissione e quasi di conseguenza la Marittima venne occupata pacificamente. Nel 774 assunse il titolo di “rex Francorum et Langobardorum”. Nella pasqua del 781 il figlio di Carlo Magno, Pipino II (781-810), venne incoronato Re d’Italia ed iniziò una programmatica sostituzione di Duchi e Gastaldi longobardi con Conti franchi. L’ufficio del Gastaldo non fu sospeso ma venne ad assumere lentamente un ruolo di subordinato al Conte simile a quello del Visconte franco.

I sudditi dei Conti potevano essere: • uomini liberi: - vassalli o valvassori, dotati di risorse economiche e gratificati con dei privilegi, tenuti al servizio militare a cavallo. - arimanni, coltivanti direttamente la terra, tenuti al servizio militare a piedi. • servi: - villani o rustici, in condizione servile, legati al fondo e tenuti a vari obblighi.

Il Vescovo venne ad assumere con il capitolare di Herstal del marzo 779 un potere di controllo sul Conte, e sui processi (per garantire equità di giudizio) da lui presieduti. Il Comitato carolingio d’Italia si modellò sui confini delle Diocesi ecclesiastiche dato l’ormai stretto rapporto amministrativo che legava le due cariche (a tal punto che spesso erano detenute dalla medesima persona): i confini del territorio comitale e vescovile tendevano ad essere i medesimi. L’antica città romana (in genere rimasta sede vescovile) divenne il capoluogo del Comitato e nel concilio dell’850 venne definitivamente affermato il principio di identità fra la città sede vescovile, la circoscrizione diocesana e quella comitale. Carlo Magno, visitando Genova, ne riconobbe l’importanza strategica per il controllo dei mari infestati dai mussulmani. Nel 806 i genovesi, su incarico di Re Pipino, parteciparono alla sortita in Corsica contro i Saraceni e in quest’occasione morì il loro comandante, il Conte Ademaro.

Il territorio ligure, che prese il nome di Litora Maris, fu ripartito tra i Comitati di Ventimiglia Albenga, Vado, Genova e Luni. Il confine dei Comitati, di solito coincidente con quello della Diocesi, era in genere delimitato dallo spartiacque alpino o dall’area più vicina la sommità:

• Luni (Diocesi e Comitato) con a est il Comitato di Lucca e a nord il Comitato di Parma: Torrente Versilia - Serchio - spartiacque fino alla Cisa - Gotra - Monte Gottero - spartiacque fino al Monte Scassello - Stora - Vara fino al Malacque - Monte Guaitarola - Mare tra Reggimonti e Framura. • Genova (Diocesi e Comitato) con a nord il Comitato e la Diocesi di Piacenza e il Comitato e la Diocesi di Tortona: Mare tra Reggimonti e Framura - Monte Guaitarola - Vara fino al Malacque - Stora - Monte Scassello - spartiacque fino al torrente Lerone - torrente Lerone. 20 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti • Vado (Diocesi e Comitato) con a nord la Diocesi di Alba: Torrente Lerone dal mare allo spartiacque - spartiacque fino al Col Melograno - torrente Pora. • Albenga (Diocesi): Torrente Pora - Col Melograno - spartiacque fino a Col di Nava - torrente Negrone - Cima Pèrtega - Monte Saccarello - torrente S. Romolo [torrente Armea]. • Ventimiglia (Diocesi e Comitato) con a nord la Diocesi di Torino: Torrente Armea - Cima Pèrtega - Monte Bego.

Tra Albenga e Ventimiglia vi erano i vasti possedimenti temporali e spirituali del Vescovo genovese: i fines Matutianenses (S. Remo - Armea - Monte Bignone - Monte Seborga - Monte Gozzo - Coldirodi) e i fines Tabienses (Taggia e l’intera Valle Argentina). Nel 980 Teodolfo, Vescovo di Genova, donò “gente repressa Saracenorum” i tre quarti delle proprietà, chiese, decime e redditi di questi possedimenti. Nell’825 Lotario, associato all’impero dal padre Ludovico il Pio, ordinò l’istituzione di nove centri di formazione culturale. Pavia per gli studenti di Acqui, Asti, Bergamo, Brescia, Como, Genova, Lodi, Milano, Novara, Tortona, Vercelli; Torino per quelli di Alba, Albenga, Vado e Ventimiglia.

5.1.2L e Marche Il Re d’Italia Ugo di Provenza, organizzando il territorio a sud del Po, affidò sistematicamente il governo a Marchesi, i quali erano Conti dotati di particolari poteri giurisdizionali e militari (in funzione antimussulmana) su altri Conti e su più Comitati. Alcuni Comitati erano alle loro dirette dipendenze mentre altri erano governati da un loro Conte. Questa nuova forma di centralizzazione non intaccò l’individualità territoriale ed amministrativa dei Comitati. Genova, come anche molte altre città, ottenne maggiore autonomia sotto l’autorità di un Visconte. Ai Visconti si affiancò con poteri giudiziari il Vescovo. Nel 950-951 Re Berengario II terminò la riorganizzazione del territorio, iniziata da Ugo di Provenza, nominando tre nuovi Marchesi.

• Marca Aleramica (Liguria centr’occidentale) Aleramo, Conte di Vercelli nel 933, ottenne nel 935 (periodo del secondo attacco saraceno ad Acqui) potere marchionale sui Comitati di Acqui, Vado e parte del Comitato del Monferrato. Sposò Gerbenga, figlia di Re Berengario II ma ebbe l’appoggio di Adelaide, moglie dell’Imperatore tedesco Ottone I, per cui all’arrivo di Ottone in Italia non fu privato delle sue prerogative. I due figli del Marchese Aleramo: Anselmo e Oddone mantennero il governo della Marca di Vado. In seguito, dopo il 1004, la Marca passò ai discendenti del Marchese Anselmo e fu divisa in due parti. Il Marchesato aleramico diede origine ai Marchesi del Bosco, di Ponzone, del Vasto e da questi ultimi poi discesero i Marchesi di Incisa, Busca, Saluzzo, Ceva, Clevasana e Savona.

• Marca Obertenga (Liguria orientale) detta poi “Januensis” Oberto, Conte di Luni, venne nominato Marchese prima del 951 con autorità sui Comitati, prima appartenenti ai marchesi di Tuscia, di Genova, Luni e Tortona (governati direttamente) e su quelli di Parma e Piacenza.

21 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Nel 960 si dovette rifugiare in Germania dove chiese l’intervento in Italia di Ottone I. In questa occasione fu sostituito da Re Berengario II con Ildebrando III, Conte di Roselle. Con la vittoria di Ottone I il Conte Oberto riottenne l’incarico. I figli, Adalberto I e Oberto II, mantennero in consorzio la carica marchionale. In seguito la stirpe si divise dando origine alle famiglie Estense, Pallavicino, Malaspina e Adalbertina. Nel 1014 congiurarono contro Enrico II e per questo persero il Comitato di Tortona, acquisito dal Marchese Ugo. Dopo il 1044 Adalberto Azzo II rinunciò ai suoi diritti sul territorio genovese mentre mantenne, lui e i suoi figli, quelli sul Comitato di Luni.

• Marca Arduinica (Torino) Arduino il Glabro, Conte di Torino, aveva sotto di se i Comitati di Alba, Albenga, Asti, Auriate, Bredulo, Torino e Ventimiglia. Quando nel 1091 morì la Contessa Adelaide (ultima degli ), la Marca passò al nipote: il Marchese aleramico Bonifacio (pronipote del marchese Oddone).

Figura 6: Discendenza Obertenga (dal Pavoni Op. Cit.)

5.1.3 I Saraceni nel Mediterraneo L’impero carolingio era debole in modo specifico dal punto di vista navale. Fin dal suo sorgere ricostituì la classis italica, con i residui della flotta bizantina, coordinata dal Comitato di Lucca. Gli emiri aghlabiti dell’Ifrìqiya, sostituitisi alla precedente dinastia abbasside, conquistarono la Sicilia ed iniziarono un’espansione sistematica nel Mediterraneo approfittando di questo vuoto. 22 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Nel 849 i pirati arabi saccheggiarono le coste da Luni alla Provenza. La difesa della Marca si frazionò. I pirati arabi e normanni intensificarono le loro scorrerie e, a partire dal IX secolo, ci fu un esodo generalizzato di sacre reliquie verso località sicure. Papa Giovanni X iniziò nell’850 la lotta contro i Saraceni e per questo le incursioni fatimite si spostarono a Nord. Tra l’849 e l’850 Genova, viste le scorrerie saracene e normanne contro Luni (distrutta dai Normanni nell’860) e le coste liguri e toscane, ampliò le mura che assunsero un perimetro di 1488 metri. Le nuove mura inclusero borgo Saccherio (Brolium) Ravecca, Porta Soprana [di S. Andrea], il Canneto (ora abitato) e la collina di Macagnana (includendo così S. Lorenzo) per terminare alla regione di Banchi. La Valle di Soziglia, percorsa dal rio Bachernia, era cosparsa di campi [Piazza Campetto], vigne [S. Maria delle Vigne] e boschi [via Luccoli]. Proprio qui, in una vigna di loro proprietà, nel 991 i Visconti Oberto e Guido di Carmandino fondarono, su un precedente sacello, S. Maria delle Vigne. I Saraceni spagnoli alla morte di Re Bosone nel 887, approfittando del generale stato di crisi dovuta al disfacimento dell’impero carlingio, costituirono nel 889 a Frassineto [golfo di S. Tropez] una base stabile per le loro incursioni. Privi di formali legami con gli stati arabi africani e spagnoli, si dedicarono alla guerra di corsa lungo le coste da Arles ad Albenga, evitando le città protette da mura ma devastandone le campagne. Dal 921 dominarono stabilmente le Alpi Occidentali depredando i pellegrini diretti a Roma. Tra il 936 ed il 940 occuparono le Alpi Pennine. I pirati di Frassineto arrivarono via terra fino a Serravalle, tagliando la “Postumia” che era ancora un’efficiente via praticabile dai carri usata per il commercio tra Roma e la Provenza. Danneggiarono il commercio Genovese imponendo controlli e dazi. Erano così forti che “Re Marco” fondò uno stato Saraceno con capitale Libarna [Altylia] pur contrastato attivamente dai Carolingi. Il commercio ormai passava per l’Adriatico mentre i pirati spagnoli ed africani assaltavano le coste tirreniche a più riprese e Luni, indifesa capitale marchionale, fu aggredita ininterrottamente fino alla sua distruzione (1015). Sabatino, Vescovo tra il 876 ed il 915, fece trasferire nell’878 le reliquie di S. Romolo nella cattedrale di S. Lorenzo. La corona del regno d’Italia fu oggetto d’aspre contese tra l’888 e il 926 e, infatti, la prima reazione cristiana al dominio di Frassineto arrivò solo nel 931. La flotta bizantina di stanza in Sardegna e la marina genovese, inflisse a Frassineto un pesante colpo pur senza riuscire ad espugnarla. Per reazione il califfo fatimita Abû al Qâsim Muhammad nel 935, dopo una prima sortita contro Genova nel 934, fallita per il maltempo, inviò una spedizione comandata da Yàqub ibn ‘Ishâq. Genova fu assediata da 200 galee che consentirono lo sbarco di milizie a levante ed il blocco navale. Genova, che al momento era priva della difesa della flotta, fu assediata, espugnata e saccheggiata: fecero un ricchissimo bottino, la popolazione fu decimata e 1.000 donne rese prigioniere. Al ritorno si scontrarono con la flotta bizantina del tirreno perdendo molte navi. Contemporaneamente i mori di Frassineto si spinsero fino ad Acqui, Alba, Asti e Tortona bloccando presso Serravalle Scrivia le vie di comunicazione con la Lombardia. Nel 936 attuarono una spedizione, guidata da Sagittus, contro Acqui dove furono sconfitti. Il Re d’Italia Ugo di Provenza nel 941 attaccò Frassineto da terra e la flotta bizantina di Romano I dal mare. I mussulmani si ritirarono sul Monte La Moure dove furono accerchiati. Re Ugo a questo punto, per fronteggiare un esercito raccolto in Germania da Berengario1, Marchese d’Ivrea, se li fece alleati e li stanziò nelle Alpi Pennine.

1 Che divenne nel 945 Berengario II, Re d’Italia 23 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Il Marchese Arduino fece parte delle armate guidate da Guglielmo d’Arles che espugnarono Frassineto nel 972-973. I mori si attestarono nella fortezza di Le Garde Freinet che, espugnato per il tradimento di un saraceno, fu donata a Giballino di Grimaldi.

5.1.4L a nascita della Compagna I Carolingi, diviso il territorio in “Marche”, delegarono l’autorità ad un Visconte: a Genova come rappresentate del Marchese Oberto vi era il Visconte Ido (952) che aveva possedimenti in Val di Secca (a Cremeno), Val Polcevera e lungo la riviera di Ponente. I successori del Visconte Ido e del figlio Oberto si divisero nei rami Manesseno, Carmandino e Isole dando origine a numerose famiglie importanti (Avvocati, Pevere, Lusii, De Mari, Serra, Embriaci, Castello, Brusco, De Marini, Della Porta). Vassalli degli Obertenghi erano i Conti di Lavagna. Nel 935 il Vescovo, in seguito al saccheggio saraceno, organizzò un’intesa tra gli “habitatores civitatis” antenata della Compagna. La ripresa iniziò subito: nel 952 il Vescovo Teodolfo riaprì al culto S. Siro. A metà XI secolo il Vescovo Teodolfo consolidò le corti della mensa vescovile nell’Isola del Vescovo (pieve di Molassana), a S. Michele di Graveglia e a Lavagna. I mansi della corte, affidati a famuli e livellari sono sotto il controllo di un Gastaldo, sono tutti nella stessa zona e si trovano sotto la protezione di un castrum cui i livellari devono fornire per tradizione gli uomini per la “guaita” notturna. Gli Ottoni ufficializzarono il feudalesimo ecclesiastico: in altre città i Vescovi ottennero l’investitura feudale ma ciò non successe a Genova dove i Visconti, residenti nel contado, mantennero a lungo e con continuità il loro potere. Vassalli vescovili i Vicedomini, gli Avvocati, i Giudici, i Pares Curiae (Tutela militare, giuridica, amministrativa e delle prerogative episcopali) si crearono come struttura parallela e spesso d’origine viscontile. I feudatari minori con privilegi non ereditari (Vassalli viscontili, vescovili e marchionali) si inurbarono affianco al Vescovo; i feudatari maggiori (Marchesi) delegarono sempre di più le loro prerogative ai Visconti per arroccarsi nei castelli appenninici dominanti valli e strade. Con la sicurezza delle campagne si ebbe un aumento della popolazione e una richiesta maggiore di terre, soddisfatta con cessioni enfiteutiche e livellarie. Ci fu una maggiore produzione e commercio dei prodotti con la conseguente nascita di un’economia monetaria, giocoforza, cittadina. Tale stato di fatto il 18 luglio 958 causò il riconoscimento, da pare di Re Berengario II e suo figlio Adalberto, delle consuetudines della universitas civium, l’esenzione dal mansionaticum ed il divieto d’ingresso nelle loro case da parte dei pubblici ufficiali. Tali privilegi furono poi ampliati quando il Marchese Alberto di Opizzo dovette giurare nel maggio 1056 il “breve de consuetudine”. Queste norme, oltre a regolare il possesso fondiario, erano una chiara indicazione di un economia in espansione.

Consuetudini genovesi: • I Marchesi potevano presiedere il placito solo per quindici giorni, giudicando secondo il diritto locale e non dovevano esigere dai coloni dei genovesi il fodro marchionale, l’albergaria o altro tributo; • in caso di controversia sulla proprietà era sufficiente che il proprietario genovese facesse giurare a quattro testi che la carta era autentica ed inoltre era fissato il diritto di usucapione dopo il periodo di 30 anni; • i concessionari potevano rinviare il pagamento annuale per dieci anni, purché poi versassero l’intera somma; • non era più necessaria l’autorizzazione di parenti per l’alienazione compiute da donne di legge longobarda; • gli stranieri residenti in città erano obbligati a prestare servizio militare in caso di guerra.

24 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 5.1.5I Visconti: da vassalli marchionali a vassalli vescovili La chiesa di S. Stefano fu fondata nel 970 dal Vescovo di Genova Teodolfo II incorporando la chiesa di S. Michele del VI secolo. La facciata fu rifatta a strisce bianche e nere, il campanile quadrato incorporò la precedente torre di guardia, e la cripta, del VI secolo, fu dedicata ai Santi Michele e Gabriele. Il Vescovo Teodolfo la donò ai monaci di S. Benedetto del monastero di S. Colombano di Bobbio. Nello stesso periodo sorse S. Tommaso “de capite arenae” [zona di Principe] che dimostrava nei suoi motivi decorativi una forte attività commerciale con l’oriente. Nel 991 i Visconti fondarono la chiesa di S. Maria delle Vigne. Il Vescovo Giovanni II spostò nel 1006 la sede episcopale da S. Siro, che si trovava fuori delle mura, a S. Lorenzo. In seguito il Vescovo Landolfo riedificò la basilica di S. Siro e fece trasferire parzialmente nel 1020 i resti dei primi Vescovi genovesi a S. Lorenzo. Nel 1025 fondò una basilica intitolata a S. Siro nella pieve di Molassana e l’assegnò ai Benedettini. Un decreto del 1056 impose agli abitanti del colle di Carignano, che rimaneva con il monastero di S. Stefano all’esterno delle mura, di “facere guardiam in Calignano”, ultimo avamposto prima della città. A nord, sul colle di Sarzano, dal 952 la difesa venne assicurata da un castelletto. I Visconti si erano sottratti al vassallaggio marchionale trasferendosi preso S. Siro, nel suburbio, pur mantenendo i redditi della carica (diritti di porta, ripatico, macello, pesi e misure) e si erano dedicati a rappresentare legalmente ed amministrativamente i beni ecclesiastici (un esempio ne fu la famiglia degli Avvocati).

Figura 7: Discendenza Viscontile (dal Belgrano Riv. Cit.)

Il rendersi vassalli vescovili li riscattò dal dominio dei Marchesi ma presto scoppiarono forti contrasti tra vescovado e Visconti, che rifiutarono il versamento delle decime. Solo nel 1052

25 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti quando i Visconti si associarono in Consorzio gentilizio il Vescovo Oberto (di famiglia viscontile) venne a patti. In effetti, i Visconti “occuparono” il Vescovado e, sottomettendovisi formalmente, lo spogliarono dei suoi beni. La situazione evolse, probabilmente con influssi patarini, fino alla cacciata del Vescovo e alla costituzione della Compagna Comunis. Il consorzio gentilizio, ormai inutile, fu sciolto, il Vescovo Airaldo rinunciò a molti suoi possessi temporali (ormai di fatto alienati) e i Visconti, liberati dal loro vassallaggio feudale, si lanciarono da protagonisti nella vita politica genovese. Tra metà XII e primi XIII secolo anche gli Arcivescovi milanesi ed i loro rappresentanti amministrativi e giuridici (Avvocati e Bulgaro) persero gran parte dei loro diritti:

1 febbraio 1201 venne rivalutata da nove a quindici soldi genovesi la somma versata annualmente dall’Arcivescovo di Milano al sindaco del Capitolo Genovese della cattedrale (al momento Pietro Fieschi Conte di Lavagna e canonico di Piacenza) per l’annuale processione a S. Ambrogio. 2 28 maggio 1204 Giacomo “de Vistarino, causidicus” del Podestà negò la giurisdizione (advocatia) dell’Arcivescovo milanese e degli Avvocati sul territorio. 3 3 febbraio 1223 il podestà Spino de Surixina ribadì a Giovanni Avvocato il suo diritto di nominare i Consoli anche per i 3/4 di Recco appartenenti alla chiesa milanese. 4 27 novembre 1229 parte della proprietà del Brolium venne venduta; nel 1343 la chiesa milanese riceveva ancora proventi dalle case nella contrada di S. Ambrogio, nel Brolium, Porta S. Andrea, “Voltaleonis, Pontecurli, carubeo de Petrelis, carubio Usarariorum, parochia Sancti Andree”.

Successione dei Vescovi: Sabatino Raperto Teodolfo Giovanni II Landolfo C orrado I Oberto 876-915 916-944 945-984 984-1019 1019-1035 1036-1051 1052-1078 scismatico

C orrado II Ciriaco Ogerio Airaldo Ottone Sigifredo S iro II 1080-1087 1090-1095 1096-1097 1099-1116 1117-1120 1123-1129 1130-1133 scismatico scismatico scismatico

5.1.6I l preludio della Prima Crociata e della Guerra con Pisa Nel 1004 gli Arabi spagnoli saccheggiarono Pisa. Nel 1015 Mugìâhid ibn abd Allah al Amiri (detto Musetto) dopo essersi impadronito di Denia, d’Algesiras e delle Baleari assalì nel 1015 la Sardegna con 120 navi e 1.000 cavalieri; espugnò le principali fortezze dell’isola ed uccise il Giudice Malut. Occupò subito dopo parte della Corsica e distrusse definitivamente Luni. Pisa e Genova, su pressione del Marchese Adalberto II e del Vescovo Giovanni II congiunsero le flotte sotto la guida degli Obertenghi. Con la partecipazione delle milizie cittadine guidate dai Vescovi, cacciarono da , Corsica e Sardegna la flotta saracena. Le flotte nel giugno 1016 sconfissero i Saraceni nei pressi della Sardegna catturando la famiglia del loro sovrano. L’anno successivo terminò la liberazione della Sardegna dai Saraceni che tornò allo statu ante quo mentre gli Obertenghi ed alcuni loro vassalli iniziarono una lenta penetrazione politica ed amministrativa in Corsica. Genovesi e Pisani acquistarono così il predominio del Mediterraneo e portarono il conflitto fino alle coste islamiche della Spagna, Sicilia, e Ifrìqiya. Il commercio e la pirateria in questo periodo erano talmente proficui da permettere di aumentare il capitale investito del 200% l’anno. Nel 1061, su invito di Papa Benedetto VIII, sconfissero definitivamente in Sardegna il Re saraceno Mugìâhid ibn abd Allah al Amiri catturandolo in combattimento. Nel 1063 i rapporti commerciali con la Siria e la Terrasanta erano completamente ristabiliti. A Genova venne creata addirittura una stazione d’imbarco per la Terrasanta. 26 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Tra il 1060 ed il 1080 vennero stipulati una serie di accordi commerciali con gli Hammadidi e con gli Ziryti (succeduti si Fatimiti). Nel 1070 i Pisani occupano parte della Corsica già dominio genovese dando origine ad un ininterrotto stato di tensione che durerà anni.

Nel 1087 Amalfi, Gaeta, Genova, Pisa e Salerno, su invito di Papa Vittore III, occuparono molte zone dell’Africa rendendo i Re di Tripoli e Tunisi tributari della Santa Sede. Con 300 navi e 30.000 uomini occuparono Pantelleria; la flotta araba non uscì dal porto perché indebolita dalle sconfitte inflittegli da Ruggero d’Altavilla. L’8 agosto 1088 (S. Sisto) sbarcarono a Zawila, ruppero le catene di sbarramento al porto, devastarono la città e le navi ed occuparono la penisola di Mehedia. Thamim, sultano ziryta di Mehedia, per ottenere la pace dovette pagare mezzo milione di lire, liberare i prigionieri e concedere l’esenzione dai dazi a Genovesi e Pisani. In ricordo della cattura della città venne edificata sulla marina di Prè una chiesa dedicata a S. Sisto.

6.La “Compagna Communis”

I notabili cittadini organizzarono nel X secolo alcune libere associazioni: le compagnae, le coniurationes, le rassae. La Compagna, che poi prevalse, era un consorzio commerciale privato in accomandita semplice, giurato da nobili, mercanti o semplici persone atte alle armi abitanti in determinate circoscrizioni urbane ed aventi medesimi interessi economici e politici. In origine si costituivano solo per una determinata impresa economica o more piratico al termine della quale la Compagna si scioglieva ma poi divennero a tempo determinato e infine permanenti. L’appartenenza non era al principio un obbligo ed allo scadere poteva anche non essere rinnovata. Il contratto di Commenda (prestito di capitale legato ad un rapporto societario), derivò nella sua struttura dall’izqâ ebraica e prevalse in tutti i contratti, a cominciare da quelli della Compagna, dopo la prima metà del XII secolo. La Compagna, il cui nome fa riferimento ad un’impresa comune e navale (comunanza di mensa su una nave), si ampliò con l’avvento della libertà di movimento e personali (le consuetudini) mantenendo sempre il suo carattere imprenditoriale navale. Ognuna delle Compagne poteva compiere il reclutamento navale ed armare sue galee. Eleggeva, solitamente dai ranghi delle famiglie viscontili o avvocatizie, dei capi (i Consoli) che avevano la possibilità sia di comandare l’impresa sia di giudicare eventuali vertenze tra i soci. Unici requisiti per entrare nella Compagna era l’essere “cittadino” cioè risiedere a Genova e il vivere secondo consuetudine. Tutti i soci dovettero giurare uno statuto detto breve e s’impegnavano a eseguire gli incarichi affidatigli pena la perdita dei diritti civili. Il fatto di dover abitare in città rimase a lungo un obbligo tanto che anche i feudatari delle riviere e dell’oltregiogo dovettero impegnarsi, quando giuravano, a risiedere, di fatto almeno per un breve periodo dell’anno, in città. Le Compagne in origine erano tre (Castrum, Civitas e Burgus) con sede nelle chiese di S. Maria di Castello, S. Lorenzo e S. Siro. Nel 1130 erano quattro e dopo il 1134 divennero prima sette ed infine otto.

27 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti

1. “Burgo” o Borgo di Prè: (campo bianco diviso perpendicolarmente da cinque strisce azzurre). 1. “Suxilia” o Soziglia (campo bianco attraversato da una striscia rossa). 2. “Deporta” o Porta di Banchi (Scudo rosso in campo bianco su cui spicca una lettera P). 3. “De Sancto Laurentio” o Borgo di S. Lorenzo (campo celeste): Località del Duomo. 4. “Macagnanis” o Maccagna o Mascherona (campo mezzo celeste e mezzo bianco): da S. Ambrogio al Canneto. 5. “Platealonga” o Piazzalunga (campo bianco diviso da una striscia azzurra): S. Donato e la chiavica detta poi contrada dei Giustiniani. Figura 8: Stemmi delle Compagne nel 1134 6. “Palaçolo” o Palazzolo o Castello (campo celeste e castello (Donaver Op. Cit.) bianco a tre torri) 7. “Portanova” o Portanova (campo diviso in quattro parti, due bianche e due rosse): di Maddalena; a partire dal 1134.

L’adesione del Vescovo alla Compagna, pur senza altro privilegio che rappresentare la città all’estero, ne favorì l’emancipazione politica a tal punto che nel 1097 le Compagne deposero manu militare il Vescovo scismatico (schierato con l’antipapa Clemente III, nominato dall’Imperatore tedesco Enrico IV). Con il Vescovo Airaldo nacque la Compagna Comunis struttura politica ufficiale della città con sede nella chiesa di S. Giorgio ove si conservava il vexillum magnum, lo “stendardo comune”. Una prima reazione marchionale venne arginata dalla Compagna di Castello capitanata dai Visconti di Manesseno (i fratelli Amico Brusco, Guido Spinola, Guglielmo Embriaco e Primo di Castello) e dai loro cognati i Della Volta. La Compagna Comunis rimase sine consulatu per un anno e mezzo dal 1098. I Consoli, che detenevano il potere esecutivo, erano inizialmente eletti ogni quattro anni ma poi annualmente e, dopo un primo periodo in cui le cariche erano unificate, si divisero in Consoli del Comune (governatori politici e militari) e Consoli dei Placiti (amministratori di giustizia). Il potere deliberativo era prerogativa del parlamento della Compagna o delle Compagne riunite; in quest’occasione il Vescovo assisteva alle discussioni. Per evitare l’accentrarsi del potere in mano a poche famiglie, nel 1122 si ridusse la durata del consolato da quattro anni ad un anno e nel 1130 si aumentò il numero dei Consoli e vi fu una separazione netta tra le varie cariche che assumevano. Nel 1122 si delegò l’amministrazione finanziaria ad otto Clavigeri (in possesso delle chiavi dell’erario). I Consoli erano eletti dal parlamento ed entravano in carica il 2 di febbraio. Una volta terminata la carica, dopo aver giustificato le loro scelte a chi li aveva eletti entravano nel Consilium o Senato, al fianco d’altri cittadini illustri. Il Consilium doveva approvare le dichiarazioni di guerra, le nuove tasse e le cessioni in pegno delle proprietà del Comune.

28 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 1) Consoli del Comune: potere esecutivo 2) Consoli dei Placiti: potere giudiziario 3) Consiglio Minore: prima 4 o poi 6 consiglieri per Compagna. 4) Consiglio Maggiore: Consiglio Minore allargato ad altri consiglieri inviati per discutere determinate proposte 5) Consiglio di Credenza o dei Silenziari: potere esecutivo in situazioni riservate. 6) Parlamento: potere deliberativo ed elettivo; tutti i membri della Compagna per comprendere poi, con la nascita del Comune, i cittadini dai 16 ai 70 anni idonei all’uso delle armi. • Clavigeri: potere economico. • Cancelliere. • Scribi del Comune, Scribi di Giustizia, Figura 9: Struttura politica e • Centarco: banditore burocratica del Comune.

7.Le basi dell’espansione

7.1Navi commerciali e militari

Inizialmente furono costruite da un singolo maestro d’ascia con un singolo committente che se ne assumeva le spese (tra cui la tassa per il varo) ed un singolo padrone che l’armava e la governava; solo in seguito per galee da guerra e grandi navi si creò un arsenale: la Darsena (Daar Senaah “casa di lavoro”). Rimase un unico maestro d’ascia anche se ne coordinava molti altri specialisti in vari settori della nave. Il committente divenne una società in partecipazione, il numero di partecipanti iniziali che sostenevano le spese determinavano il numero di parti di cui era composta la nave. Gli armatori si trasformarono anch’essi in società ma i loca in cui venivano divise le spese d’armamento equivalevano alle spese per un singolo marinaio (vitto e paga), perciò era frequente che alcuni marinai diventassero armatori di se stessi. I rematori erano liberi e soldati reclutati ad podisias cioè in base alle liste di leva obbligatorie e ricevevano, come tutto l’equipaggio una partecipazione agli utili. La città per le imprese militari d’interesse comune non manteneva alcuna flotta militare ma ricorreva a quella commerciale dei privati. Ogni nave, poiché vi era un fenomeno endemico di pirateria, era da guerra oltre che commerciale. In caso di mobilitazione il Comune dichiarava il Devetum, in pratica la proibizione di intraprendere commerci marittimi, e quindi requisiva le navi necessarie. Per tali motivi la flotta era spesso poco affiatata ed inoltre gli uomini sottratti alle attività produttive potevano essere impiegati solo per tempi limitati pena la paralisi economica. Le navi corsare, che ebbero una parte di predominante importanza nelle guerre di Genova, erano allestite e dirette da privati per specifici fini militari e di saccheggio. Il Comune le incoraggiò, senza finanziarle, pur imponendo loro una cauzione onde evitare che assalissero navi alleate. A loro spettava tutto il bottino tranne i prigionieri e la nave. Le navi in genere erano o snelle a remi e quindi da guerra oppure larghe e a vela. Queste ultime erano più indifese ma potevano portare il carico quattro volte maggiore pur costando tre volte meno di una galea per questo furono preferite su rotte tranquille dove si muovevano scortate ed in convogli (carovane).

29 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Galea Nave da guerra stretta e sottile, a remi e a vela, derivata dalle triremi romane. Dotata di due o tre alberi dotati di tre vele (due triangolari ed una latina) che erano abbassati all’inizio della battaglia per evitare che il nemico riuscisse ad agganciarli con una catena. A prua aveva uno sprone (diamante), a forma di testa di drago o di leone, che le faceva assomigliare ad un pesce spada (da cui il nome in greco) mentre a poppa due remi (timoni latini). Lunga 40 metri, larga 5 ed alta 10 aveva a poppa un castello sotto cui vi erano il salone principale, gli alloggi ufficiali e la terrazza di combattimento per i balestrieri. Al centro un corridoio con uno slargo (piazza) presso l’albero centrale, ai fianchi i banchi dei rematori che, due per banco per un totale di 120, maneggiavano ognuno un remo proprio. 250 persone d’equipaggio ed in genere ogni Compagna armava le sue. Nave Uscere Nave a vela dotata di tre ponti con tre Nave per il trasporto dei cavalli munita castelli alti non meno di sette metri. Erano d’ampi portelli sui fianchi. Furono molto vere fortezze galleggianti che potevano costruite in occasione della Crociata di S. anche raggiungere le 200 tonnellate. Luigi. Gàrabo Goletta Nave a vela detta caracca ed infine Veliero piccolo con bompresso, due alberi caravella. e vele quadrate. Gatto Salandra Bastimento a remi; dotato di castelli Nave tondeggiante a vela per il trasporto coperti in cui si proteggevano i soldati. di cavalli e milizie simile alla bizantina Chelandra. Buco Cursore

7.2Struttura delle colonie

La struttura tipica delle colonie appartenenti alle città marinare (di cui quella genovese del 14 luglio 1098 è il primo esempio) era differente da quelle finora in auge (greche e latine). Si componevano di un quartiere della città dotato d’alcune case in legno ad uno o due piani; gli artigiani avevano le botteghe allineate nella strada principale (Ruga Genuensium) che dirigeva verso il mare ed era attraversata da numerosi vicoli ciechi. Si chiamava embolo se la via era fiancheggiata da portici dove erano situati case e fondachi. In porto una banchina era a loro riservato ed era chiusa con una catena mobile, subito dopo vi era la dogana dove si pagavano le tasse imposte dalla colonia (solitamente la colonia era esente dai tributi locali); di fronte alla dogana gli scribi genovesi detti “commerciari” stilavano i documenti in arabo. Al piano superiore vi era un alloggio temporaneo per mercanti. Nei pressi (in alcune zone nello stesso edificio della dogana) vi sono i magazzini di deposito Fondaco, se un edificio, o Volta, se un solo locale. In piazza, luogo di raduno della colonia, vi erano gli edifici pubblici in pietra e mattoni: la Loggia Comune e la Chiesa. Alcune colonie hanno anche la zecca, per battere moneta propria, e a volte un bagno, macelli, mulini, un pozzo ed un forno. In alcuni casi tengono alcuni appezzamenti di terra coltivabili subito fuori città in modo da avere immediate scorte in caso d’assedio ma se ne curano poco. In sostanza erano un punto d’appoggio per i mercanti, che operavano in forma privata, durante la navigazione o al termine di una via carovaniera.

30 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti All’interno di tale quartiere si viveva come in patria, si parlava la stessa lingua e un magistrato (Console o Visconte), inviato dalla madrepatria, tutelava i diritti e i privilegi dei coloni di fronte all’autorità locale. Avevano larga autonomia politica, ecclesiastica, giurisdizionale e fiscale; in Terrasanta s’ispiravano al regime feudale (il capo colonia portava il titolo di Visconte ed aveva funzioni sia politiche sia giudiziarie) ma sempre sottostando alla legislazione penale e commerciale in vigore a Genova. Con l’andar del tempo, le colonie presero a seguire sempre di più le leggi della madrepatria, eccetto che per i delitti di sangue, integrate con ordinanze locali e iniziarono a battere moneta locale. Un tale dominio, frammentario ma solido, si appoggiava su un fatto di diritto (con una serie di contratti) più che sull’occupazione militare e forse per tale motivo durò più a lungo di quanto si potesse pensare.

7.3 Macchine da guerra navali e di fanteria

Speroni Alberi navali usati come speroni laterali; Su modello degli speroni navali a terra era usato il gatto che serviva ad abbattere le mura a colpi. All’estremità aveva una forma a testa di gatto. Era di legno non combustibile e rivestito di cuoio. Dentro aveva una trave dove si metteva un ferro uncinato (Falce) che quando era piegato estraeva le pietre dal muro oppure rivestivano la testa di ferro (Bolcione o Montone) in modo da sfondare le mura. Fuoco greco Pietre Vasi di terra, contenenti zolfo, carbone e Lancio a distanza con catapulte, salnitro, da lanciare a mano contro gli balestre, pietrere. avversari. Liquidi bollenti Castelli mobili Olio, pece, calce viva, sapone liquido (per far Specificatamente terrestri ma su scivolare gli avversari). modello del castello navale.

8. La Prima Crociata (1095 - 1099) e la colonizzazione del Medio Oriente

8.1Prima spedizione

Fin dal 1015 la cacciata dei Saraceni dal Tirreno era divenuta essenziale. Nel 1088 vi fu un preludio della crociata con l’attacco genovese e pisano contro Tunisi. Genova, già via di transito per i pellegrini diretti in Terrasanta (stazione di transito e chiesa della S. Sepolcro presso la marina di Prè), si trovò in una posizione geografica ideale per la crociata. Nel 1095 Urbano II nei concili di Piacenza e Clermont bandì una Crociata per liberare la Terrasanta dai Turchi. A Genova vennero Ugo di Chateaunef d’Isère Vescovo di Grenoble e Guglielmo I Vescovo d’Orange a lessero nella piazza di S. Siro ai Genovesi, molti dei quali reduci da Tortosa, la lettera pontificia. Dodici galee, un sandalo e 4.000 uomini partirono a luglio del 1097, in coincidenza con il rinnovamento morale del vescovado e l’ascesa di Airaldo.

31 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti L’esercito crociato prese Nicea il 21 ottobre 1097, e poi Antiocheta, Tasso e Mamistra. Baldovino, Conte di Fiandra, prese Edessa e si stanziò in quei territori. I crociati restanti proseguirono fino ad Antiochia che fu assediata in ottobre. Un mese dopo i Genovesi sbarcarono ed espugnarono S. Simeone (10 miglia da Antiochia, alle foci dell’Oronte). Su pressione di Boemondo d’Altavilla inviarono 600 dei loro migliori uomini ad Antiochia ma li persero contro una colonna di 1.000 Saraceni uscita dalla città. Lasciate le navi, raggiunsero ed espugnarono Antiochia il 3 giugno 1098 per il tradimento di Emir Feir che consegnò a Boemondo di Taranto la torre da lui protetta. Una controffensiva guidata da Kiwani ed Daula Kerbgha principe di Mossul e da Kilgi Arslan sultano d’Iconio chiuse i crociati nella città appena espugnata. Guidati da un sogno mistico i crociati rinvennero la lancia che trafisse il costato di Gesù e seguendola in battaglia il 28 giugno sconfissero e cacciarono i mussulmani. Il 14 luglio 1098 Boemondo, proclamato Principe d’Antiochia, cacciò dalla città Raimondo di Saint-Gilles e donò ai Genovesi per compensarli del loro impegno un fondaco, un palazzo, la chiesa di S. Giovanni, 30 case, un pozzo e l’esenzione dai tributi. Rientrando in patria fecero scalo a Patara entrarono in Mira (città licia, Asia Minore), s’impadronirono di un urna contenente le ceneri di S. Giovanni Battista e le trasportarono a Genova dove risiedono tuttora nel Duomo. Nello stesso periodo i Portofinesi acquistarono le reliquie di S. Giorgio fino a quel momento sepolte a Nicomedia. Le collocarono in una cappella collocata su uno scoglio.

8.2 Seconda spedizione

Nel 1099 solo 2 galee furono inviate a Cesarea. Il 7 giugno 1099 i Crociati francesi iniziarono l’assedio di Gerusalemme con soli 20.000 fanti e 1.500 cavalieri. I Genovesi, guidati da Guglielmo Embriaco detto “Testa di maglio” e da Primo di Castello, giunsero di rinforzo e con nuovo slancio, nonostante la minaccia delle navi saracene ancorate ad Ascalona, vennero costruite 2 torri d’assedio con il legname delle navi. Gerusalemme fu espugnata il 15 luglio grazie ad un ariete con cui i Turchi cercavano di allontanare una torre mobile genovese. I Genovesi lo usarono come ponte ed assaltarono le mura. Goffredo di Buglione divenne "Difensore del S. Sepolcro". Espugnata Gerusalemme giunse l’emiro Efdhal ed Djoujousch, visir di Mostalì e califfo d’Egitto con un grande esercito sconfitto dai cristiani nella piana di Er Ramlèh. Poiché furono i primi nel 1097 a soccorrere i Francesi, seguiti ad operazioni concluse da Veneziani e Pisani, e per l’aiuto nella conquista di Gerusalemme, Antiochia, Laodicea, Cesarea, Arzuf e per aver espugnato Accaron, Solino e Gibello ebbero in dono una contrada in Gerusalemme, una in Giaffa ed 1/3 di Cesarea, di Arzuf e di Accaron. Tornarono a Genova la vigilia di natale 1099 con una richiesta di rinforzi dalla Terrasanta.

8.3Terza spedizione

I primi di agosto 1100 26 galee e 4 navi con 8.000 uomini in armi partirono per Gerusalemme per soccorrere Goffredo di Buglione. Arrivati a Laodicea nell’ottobre 1100 svernarono reggendo quei territori rimasti senza governo, con la morte del Duca Goffredo di Buglione, la prigionia del Conte Boemondo d’Altavilla, il ritiro di Raimondo di Saint-Gilles verso Costantinopoli ed il rimpatrio delle 200 navi appartenenti alla flotta veneziana. In accordo con il Legato pontificio, il Vescovo Maurizio, e in contrasto con il Patriarca Damberto invitarono a colmare i vuoti politici Baldovino, Conte di Edessa, e Tancredi d’Altavilla, Principe di Tiberiade. Tancredi prese possesso del principato di Antiochia; Baldovino con 200 cavalieri e 300 fanti accettò il regno di Gerusalemme ma solo a patto di ottenere l’aiuto genovese nell’espugnare due città che avrebbe in seguito indicato. 32 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Partì per Gerusalemme e ne divenne Re nel 1101, dopo aver sconfitto 3.000 turchi nei pressi di Baruti (Siria). Genova otterrà dalla cessione di quei domini vacanti che si era prestata a reggere, oltre la riconferma della colonia di Antiochia, il possesso di un quartiere a Gerusalemme ed uno a Giaffa e di tutte le città che avrebbe contribuito a conquistare, 1/3 di Arzuf, una casa a Cesarea ed 1/3 di Acri e delle sue entrate e 300 bisanti ogni anno. Dopo aver predato mentre svernavano ad Antiochia le coste tra Laodicea e Giaffa, diressero a Gerusalemme durante la Quaresima. Il lunedì dopo la domenica delle palme con tutta la flotta diressero a Giaffa. Dopo aver trascorso la Pasqua a Gerusalemme, su incarico di Re Baldovino, assaltarono il 6 maggio 1101 Arzuf e l’espugnarono in tre giorni.

A maggio presero Cesarea scalando le mura senza usare alcuna macchina da guerra. Riuscirono ad espugnarla soprattutto per l’eroismo del Console Guglielmo Embriaco che scalate per primo le mura incitò l’esercito dall’alto di una torre. Cesarea venne saccheggiata e la popolazione risparmiata. Il bottino, tolto 1/15 per gli armatori, ammontò a più di 20.000 lire e 16.000 libbre di pepe. Tra tanta ricchezza anche il catino, ora conservato nella Metropolitana, in cui aveva mangiato la Pasqua Gesù. Ritornarono a Genova nell’ottobre 1101. Durante il rientro si scontrarono presso Itaca con la flotta imperiale comandata da Landolfo. Catturarono e distrussero 7 chelandrie e con le loro 63 galee mossero verso le restanti 63. Trovandosi in difficoltà, l’Ammiraglio imperiale chiese una tregua a Corfù e accompagnò i genovesi Lamberto Guezo e Raimondo di Rodolfo come ambasciatori dall’Imperatore Alessio. Mentre erano a Corfù giunsero da Genova 8 galee, 8 gàrabi e una grossa nave carica di armati guidate da Mauro di Piazzalunga e Pagano Della Volta. Tale flotta diresse poi a Torcuosa e con Raimondo IV di Saint-Gilles, signore di Edessa, l’espugnò (nel marzo 1102).

8.4 Quarta spedizione

Nel 1104 i Genovesi con 40 galee aiutarono il conte Raimondo ad espugnare Gibelletto (poi assegnato come feudo agli Embriaco) e, lasciato Ansaldo Corso a presiedere la parte di città destinata a loro, aiutarono Re Baldovino ad espugnare S. Giovanni d’Acri. Ottennero per questo una via, 1/3 dei quartieri periferici, 300 Figura 10: La bisanti annui e l’esenzione dai tributi nonché il titolo viscontile per Terrasanta Sigibaldo, canonico di S. Lorenzo.

8.5 Altre spedizioni

Alla morte del conte Raimondo, il nipote di Guglielmo di Giordano ed il figlio Bertrando di Raimondo IV di Saint-Gilles chiesero ai Genovesi aiuto per espugnare Tripoli. Nel 1109 60 galee al comando di Arnaldo e Ugo, figli dell’Embriaco, partirono per l’Oriente. Presero Tripoli (13 luglio 1109) e con Tancredi principe di Antiochia Gibello.

33 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Bertrando di Saint-Gilles fu fatto Conte di Tripoli da Baldovino I di Gerusalemme e donò ai Genovesi i restanti 2/3 di Gibelletto invece che cedere la parte di Tripoli che aveva promesso. A Gibelletto, affianco ad Ansaldo Corso, venne lasciato Ugo Embriaco. Nel 1110 22 galee genovesi presero (su invito di Re Baldovino) Beirut e Mamistra e per via delle loro imprese fu posta il 26 maggio 1105 una lapide murata nella tribuna della chiesa del S. Sepolcro, costata 2.000 bisanti, il cui testo in oro attestava l’eroismo e le concessioni fatte ai Genovesi e un’altra sopra l’altare contenente l’iscrizione "Praepotens Genuensium Praesidio". Avevano il possesso di Mamistra, Salino, Gibello, Laodicea, Tortosa, Tripoli, Gibello, Beirut, S. Giovanni d’Acri, Gibelletto, Cesarea, Arzuf, Giaffa, Ascalona e più di un quartiere di Gerusalemme. Nel 1127 Boemondo II confermò le donazioni fatte dal padre nel 1098 in Antiochia, Solino e Laodicea. Nel 1135 Innocenzo II concesse franchigie nei regni di Gerusalemme e Cipro. Nel 1136 12 galee nei pressi di Bugea (regno di Algeri) catturarono una nave saracena e fecero prigioniero Bolfetto, fratello di Matarasso ed un carico di 8.500 lire ed ottennero un fondaco e il diritto di riscuotere un’aliquota delle imposte portuarie a Bugea. Il fondaco era più piccolo e unico rappresentante politico era lo scriba; tutto si accentrava in un unico fabbricato (dogana, deposito, mercato, albergo e chiesa). Nel 1137 22 galee andarono a caccia di 40 galee saracene capitanate da Mohammed ibn Meimûm (Maimone), signore d’Almeria. Raggiunta Algeri e non riuscendo a raggiungere queste navi assaltarono altre navi e saccheggiarono la costa. Nel 1142 l’espansione nel Mediterraneo era tale che la Repubblica mandò ambasciatori Oberto Torre e Guglielmo Barca alla corte di Costantinopoli ottenendone, sulla scia di Venezia e Pisa, immediati privilegi.

9.La prima guerra con Pisa

9.1La questione Corsa e Sarda

I Pisani in questo momento di rinascita si espansero verso il Tirreno meridionale mentre i Genovesi verso la Provenza e la Catalogna. Nel 1015 su invito di Papa Benedetto VIII Genova e Pisa cacciarono i Saraceni da Sardegna e Corsica. I Genovesi s’impossessarono amministrativamente della Corsica mentre i mercanti pisani penetrarono a livello commerciale individuale. Il papato le considerava sue proprietà per i diritti derivati dai Carolingi. Nel 1060 i Genovesi per contrasti sui feudi corsi entrarono in guerra con Pisa e vennero sconfitti da 12 galee pisane a Bocca d’Arno. Nel 1062 a Portofino furono i Pisani ad essere sconfitti. In Sicilia nel 1063, in appoggio di Re Ruggero, Pisa era sola. Gregorio VII nel 1078 investì del Vicariato Apostolico il Vescovo di Pisa Landolfo ed i Pisani ben presto gestirono ufficialmente l’amministrazione temporale di tutta l’isola. Nonostante questo le flotte genovesi e pisane erano nel 1089 congiunte per l’impresa di Mehedia e nel 1092–1093 a Valenza e Tortosa. Nel 1091 Papa Urbano II, in lotta con l’antipapa Clemente III, cedette in locazione perpetua alla chiesa pisana tutta la Corsica e gli diede facoltà di nominare i Vescovi e l’anno successivo su consiglio della Contessa Matilde di Toscana elesse Arcivescovo, Metropolita dell’isola, il Vescovo Damberto (poi patriarca in Terrasanta) e gli diede facoltà di consacrare i Vescovi Corsi. In Spagna dove le due flotte operavano congiuntamente alle notizie

34 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti provenienti dalla Patria scoppiarono i primi dissapori. Il Papa, sia per le discordie tra Genova e Pisa, sia perché i Vescovi corsi rifiutarono tale consacrazione, dovette revocare tale privilegio e consacrarli di persona. 1118 i Consoli inviarono 10 galee a Gaeta su richiesta di un legato di Papa Gelasio II: lo liberarono dall’antipapa Gregorio VIII e lo portarono a Genova. Lungo la strada, a Pisa, rinnovò la concessione della Metropolitana e poi proseguì per Genova verso la Francia. Mentre era a Genova, alloggiato nel palazzo vescovile, consacrò ad ottobre S. Lorenzo in costruzione ed autenticò le ceneri di S. Giovanni Battista. Quando diresse verso la Francia la flotta genovese lo scortò fino alle bocche del Rodano.

9.2La guerra

Nel 1119 Callisto II concesse nuovamente il privilegio e divampò la guerra tra le due Repubbliche. Nel maggio 1119 16 galee partirono e sorpresero la flotta nemica in Gallura subendo però una sconfitta a Portovenere. Nel 1120 22.000 tra fanti e cavalieri, 5.000 dei quali corazzati, 80 galee, 25 gatte, 28 golette e 4 navi da trasporto partirono contro Pisa. Giunti a Bocca d’Arno il 14 settembre, i Pisani, vista la preponderanza militare nemica, giurarono la pace rinunciando alla Corsica; furono costretti a ridurre le loro case ad un solo e a liberare dalle carceri tutti i prigionieri genovesi. Nel frattempo, per le pressioni degli ambasciatori Caffaro e Barisone, Callisto II avocò a sé le nomine dei Vescovi corsi. Nei pressi di Pisa due anni dopo 2 galee genovesi sconfissero due galee pisane e fecero 1.000 prigionieri. Nel 1123 Papa Callisto II convocò i rappresentanti di entrambe le città a Roma durante il concilio Ecumenico per approvare il concordato di Worms. Il Papa abrogò ogni concessione ed elesse 24 giudici che consigliarono di abolire il privilegio pisano come avvenne il 6 aprile. La guerra con Pisa continuò fino al 1133. Nel 1124 presso la spiaggia di Castagneto (nei pressi di Livorno) 7 galee genovesi catturarono un ricco convoglio pisano di 22 navi scortate da 9 galee che dalla Sardegna tornavano a Pisa ed in seguito catturarono il pisano Castel S. Angelo. Durante l’estate del 1125 10 galee genovesi costeggiando la Corsica e la Sardegna presero alcune navi pisane; una nave da guerra con 400 uomini d’equipaggio la inseguirono fino all’Arno. Tornati i Genovesi in patria 8 galee pisane partirono per la Provenza al fine di imprigionare i Genovesi là residenti e danneggiare il loro commercio. Genova armò allora 7 galee al comando del Console Caffaro che batterono i mari alla loro ricerca. Trovarono, a metà settembre, una nave da carico ormeggiata sotto il castello di Piombino: distrussero il castello e saccheggiarono il borgo tornando poi a Genova. Lo stesso anno catturarono ad Aquila, in Provenza, una galea pisana. Nel 1126 galee e gatte genovesi giunsero all’Arno e sbarcarono truppe. Lì sconfissero l’esercito pisano e poi distrussero Volterra e il castello di Piombino. Veleggiarono in Corsica ed espugnarono Castel S. Angelo, ricostruito dai Pisani, e catturarono i 300 soldati pisani di guarnigione. Papa Onofrio II, dopo aver tentato inutilmente di pacificare le due città, restituì all’Arcivescovo di Pisa il privilegio di consacrare i Vescovi dell’isola. Nel 1127 16 galee che pattugliavano i mari della Corsica diedero la caccia a 9 galee pisane riuscendo a catturarne una sola. Nel 1128 16 galee inseguirono galee pisane fino alla loro colonia di Messina, l’espugnarono e la saccheggiarono ma su pressione di Re Ruggero restituirono tutto tranne una nave dal valore di 10.000 lire.

35 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 9.3La pace

Nel 1130 Papa Innocenzo II passò mentre dirigeva in Francia ed in sua presenza venne nominato Vescovo il 20 aprile Siro II. Nello stesso anno lo consacrò in S. Egidio [chiesa che, ceduta nel 1250 ai predicatori, prese il nome di S. Domenico]. In tale occasione ottenne da Genova e Pisa un giuramento di tregua fino al suo ritorno dalla Francia. Nel 1131 il Console Ottone Gontardo venne inviato in Sardegna come Legato presso Comite, giudice d’Oristano che per avere, come il suo predecessore, la protezione genovese fece grandi donazioni alla chiesa di S. Lorenzo e al Comune. Nel 1132 16 galee pattugliarono i mari corsi e sardi ma l’unica nave pisana che sorpresero era ancorata nel porto di Cagliari. Nel 1132 l’abate S. Bernardo da Chiaravalle venne a Genova per incarico di Papa Innocenzo II al fine di chiedere soccorso contro l’antipapa Anacleto. Il 20 marzo 1133 Innocenzo II fece concludere a Grosseto la pace tra Genovesi e Pisani. Elevò Siro II alla dignità arcivescovile assegnandogli come metropolitana i vescovadi corsi di Marana, Nebbio e S. Pietro d’Ajaccio e i vescovadi di Bobbio e di Brugnato (fatto risorgere per l’occasione). Metà della Corsica divenne dominio genovese ma, come la metà pisana doveva pagare un canone annuo di una libbra d’oro. Nel 1133 vennero a Genova ambasciatori di Ruggero II di Sicilia (che appoggiava l’antipapa) ma nonostante i loro sforzi partirono 8 galee genovesi dirette a Roma per difendere il papato. I loro sforzi però, appoggiati anche dalle ampie concessioni sull’isola, servirono ad evitare un appoggio genovese alle proposte antinormanne. Dopo la conquista di Civitavecchia, che era fuori dal Regno Normanno, i Genovesi rifiutarono di proseguire oltre. A Roma in compenso si prodigarono fino alla resa dei rivoltosi scismatici.

10.La Crociata Iberica (1146 - 1148)

10.1Minorca e Almeria

Fin dal 1092 le flotte genovese e pisana avevano fornito aiuto militare ad Alfonso VI Re di Castiglia, e le flotte congiunte contavano 400 navi, per espugnare Valenza tenuta da “El Cid Campeador”. Entrambe le imprese fallirono per il contrasto tra Genovesi e Pisani alle notizie che giungevano dalle città natali. Nel 1093 i Genovesi da soli, anche in quest’occasione senza successo, agirono in Francia con Re Sancio di Navarra e d’Aragona e con il Conte di Barcellona contro Tortosa. Nel 1113 il Vescovo di S. Giacomo di Compostella (Galizia) assoldò il genovese Ogerio ed alcune maestranze affinché gli costruissero 2 galee ad Iria Flavia. Armatele poi con 200 uomini vennero usate sulle coste occupate dagli arabi a più riprese. Lo stesso anno il Conte Berengario di Barcellona chiese aiuto contro le Baleari e, con il patrocinio di Papa Pasquale II, Pisani e Lucchesi espugnarono Iviza e, nel 1114, Maiorca. I Genovesi, la cui partecipazione era marginale, abbandonarono la spedizione seguiti poco dopo dai Lucchesi. Nel 1146 Genova non seguì Re Luigi VII di Francia e Re Corrado di Germania nella II crociata. I Saraceni del regno di Granata erano ormai padroni delle Baleari (Minorca e Almeria) e, dal 1137 alleati dei Pisani, esercitarono una forte azione di pirateria ai danni di Genova. Su pressione di Papa Eugenio i Genovesi inviarono 22 galee, 6 golette, macchine da guerra e 100 cavalieri, sotto il comando del Console Caffaro e di Oberto Torre contro le Baleari.

36 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti A Minorca i Genovesi sbarcarono nel porto di Fornello e lasciati pochi uomini a guardia delle navi, saccheggiarono l’isola per 4 giorni. Ritornati alle galee furono attaccati da 300 cavalieri saraceni e da molti soldati. Sconfittili saccheggiarono la città dell’isola, Polenza. Lasciata Minorca diressero ad Almeria. A Porto Mahon predarono le navi lì attraccate e piantarono le loro tende sotto le mura della città. I Saraceni promisero un tributo di 113.000 marabotini in cambio di una tregua. Versati i primi 25.000 Mohammed ibn Meimûm, Re d’Almeria, riuscì a fuggire. L’assedio riprese ma con l’arrivo dell’inverno i Genovesi sospesero l’attacco. Alfonso VII, Re di Castiglia e Leone, e Raimondo Berengario III, Conte di Barcellona e Principe di Aragona, si accordarono con l’ambasciatore genovese Filippo Lamberto Guezo promettendo 1/3 delle terre che sarebbero state conquistate e garantendo l’invio di un forte esercito per la ripresa delle ostilità: uno contro Almeria e l’altro contro Tortosa. L’anno successivo, pacificate le discordie interne che erano sorte ad inizio anno e puniti severamente tutti coloro che per evitare l’impresa militare si assentavano dalla città, 63 galee e 163 navi, guidate dai Consoli Oberto Torre, Filippo di Piazzalunga, Baldovino, Ansaldo Doria, Ingo ed Ansaldo Pizzo, diressero in giugno verso Porto Mahon. Da lì il Console Baldovino mosse con 15 galee verso Almeria e bloccò il porto. Quando tutta la flotta fu radunata i Genovesi si portarono a Capo Gatta dove attesero per un mese l’arrivo di Re Alfonso. Giunse Raimondo Berengario III con alcuni bastimenti, soldati e 53 cavalieri. Dal 21 agosto Baldovino mosse contro la moschea fingendo di voler attaccare per attirare i Saraceni fuori città mentre il Conte di Barcellona muoveva da terra. 40.000 Saraceni inseguirono i Genovesi. I soldati del Conte e 25 galee bloccarono i Saraceni mentre giungeva il resto della flotta da Capo Gatta. Guglielmo Pelle (poi Console del Comune nel 1149) mostrò in quest’occasione tutta la sua combattività tanto che roteando sopra la testa la sua spada “ultra centum interfecit”. Il libeccio arrestò il combattimento; 5.000 mussulmani erano caduti sul campo e le galee ripiegarono a porto Lena. Nonostante tre incursioni saracene per tentare di incendiare le navi, i cristiani terminarono di costruire le macchine da guerra; giunse Re Alfonso con 400 cavalieri e 1000 fanti e i Genovesi si avvicinarono alla città. Poiché riuscirono ad aprire una breccia nel muro di protezione della città i Mussulmani cercarono di negoziare con Re Alfonso il suo abbandono del campo di battaglia in cambio di 100.000 Marabotini. Il 17 ottobre, con l’appoggio riluttante dell’esercito castigliano, 12.000 militari genovesi espugnarono la città nel giro di 3 ore, assaltandola nel più completo silenzio. I Saraceni persero 20.000 uomini e 10.000 furono portate a Genova come schiavi. 30.000 Marabotini furono presi di riscatto dai Saraceni asserragliati nella cittadella e molti altri nel saccheggio: 60.000 Marabotini furono destinati al Comune per compensare le spese (8500 lire) e il resto diviso tra gli uomini. Il terzo della città che divenne genovese fu concessa il 5 novembre 1147 in feudo per 30 anni al genovese Ottone Bonvillano in cambio dell’esenzione dalle imposte e di un canone simbolico per 15 anni e poi la metà delle rendite fiscali.

10.2 Tortosa

I Genovesi si fermarono a Barcellona per svernare ma i Consoli Oberto Torre e Ansaldo Doria portarono i 60.000 Marabotini alle casse del Comune e con essi estinsero il debito pubblico che era di 17.000 Marabotini e chiesero l’invio di uomini e d’armi. Il 29 giugno 1148 i Genovesi, in base agli accordi presi con il Conte Raimondo, giunsero alla foce dell’Ebro, presso la città catalana di Tortosa. Metà dei Genovesi e parte dei cavalieri del Conte si portarono nella pianura adiacente la città; la rimanente metà nei pressi di Bagnera con Guglielmo IV di Montpelier. 37 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Nonostante la manifesta impazienza dei Genovesi, che costò numerose perdite, si provvide ad ultimare le macchine da guerra. Fatta breccia nel muro i Genovesi penetrarono con 2 castelli e giunsero con uno fino alla moschea e con l’altro fino alla fortezza (Sveta). A Sveta i Mussulmani si difesero arditamente. Gli assedianti riempirono, per ordine dei Consoli, l’ampio fossato di protezione e costruirono un castello mobile, pur essendo molti in dubbio sull’utilità di lunghe opere. Quando il castello fu pronto venne portato, con 300 militari, sul lato del fossato riempito ma i Saraceni lanciando massi di 200 libbre lo danneggiarono. I cavalieri del Conte, da lungo tempo senza paga, se ne andarono. Dopo alcune trattative, i Genovesi concessero 40 giorni di tregua in attesa di eventuali soccorsi dei mori spagnoli alla città assediata con l’accordo che, se non fossero arrivati, la città si sarebbe arresa. I Saraceni della cittadella si arresero il 30 dicembre inalberando il vessillo genovese, dopo 6 mesi di assedio. I Genovesi presero 1/3 della città, come pattuito, ed ottennero dal Conte di Barcellona, dono per la chiesa di S. Lorenzo, l’isola di fronte a Tortosa. La città non venne saccheggiata per cui i guadagni furono scarsi. L’anno seguente ritornarono in patria ma già nel 1159 Tortosa (la parte genovese) fu ceduta a Raimondo Berengario, Conte di Barcellona in cambio di 16640 marabotini che non furono mai versati. Nel 1149, a causa dei successi riportati in Spagna, il Re di Valenza e di Denia Abu Abd Allah Mohammed ibn Said Mardanisch (detto anche Lupo o Lopez) stipulò un trattato con l’ambasciatore genovese Guglielmo Lusio concedendo un fondaco in ognuna delle due città, l’esenzione dalle imposte e 10.000 marabotini. Era tale la fama dei Genovesi nel mondo arabo che ormai le loro navi potevano circolare liberamente senza alcun timore di essere assalite se non per errore.

11.Espansionismo coloniale

Nel 1118 la Compagna che era ancora temporanea e durava in quel periodo 4 anni ebbe i Consoli in carica solo per due anni. Si giunse nel 1122 ad un Consolato annuale (fino al 1163), al fine di evitare l’abuso di potere. Ma già nel 1128 vediamo che l’intero blocco consolare dell’anno precedente venne riconfermato. Nel 1121 in questa politica di suddivisione del potere furono istituiti i Clavigeri (custodi delle chiavi dell’erario pubblico e quindi Tesorieri), gli Scrivani e i Cancellieri del Comune. Dal 1125 nella stesura dei contratti e delle laudi consolari si dovettero sottoscrivere i nomi dei testimoni. Inizialmente i Consoli dei Placiti mantennero una giurisdizione territoriale (inizialmente due per ogni Compagna) ma poi si ridussero di numero e già nel 1135 deliberavano per due parti del Comune, ognuna di quattro Compagne, una verso Palazzolo (centro città) e l’altra verso il Borgo (periferia). Dal 1156 i Consoli incaricati di amministrare giustizia sia in Borgo che in Palazzolo operavano nello stesso luogo, il palazzo dell’Arcivescovo, anche se in stanze separate. In questo periodo le Compagne aumentano di numero: nel 1130 divennero 7 e lo stesso anno si introdusse sperimentalmente la separazione tra gli incarichi tra i Consoli dei Placiti e del Comune. Nel 1133 divenne effettiva tale divisione e l’anno dopo le Campagne, ormai identificate geograficamente, divennero 8. Da quest’anno il Comune era consapevole di essere nato: chiunque approdava venne tassato in favore dell’Opera del Molo: 12 denari per chi veniva d’oltremare, un quartino per chi veniva dalla Provenza e una mina di sale per chi veniva dalla Sardegna.

38 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Sul capo del promontorio detto “capo di faro” esisteva un fortilizio romano che dominava l’Aurelia ed era custodito per decreto consolare dagli abitanti della periferia. Al suo interno venne eretta nel 1128 la Lanterna. Da almeno un secolo Genova aveva riaperto i valichi appenninici e si era ricollegata alla “Francigena” sia per deviarne parte del traffico sul suo porto che per collocare le merci che affluivano dall’Oriente nei mercati lombardi e d’oltralpe. Pisa fu inizialmente avvantaggiata dal suo collegamento diretto con la “Francigena” ma Genova in poco tempo la superò collegandosi al mercato di Asti e monopolizzando il traffico marino con la Provenza che gli permetteva di commerciare direttamente, lungo la via del Rodano, con le fiere di Champagne e Fiandra. Dato che i porti di Provenza e Catalogna erano arretrati sia per il dominio feudale che per la lunga oppressione saracena che avevano subito installarono colonie nel golfo del Leone, soprattutto a Saint-Gilles, tentando di instaurare un dominio politico sulla falsariga delle città in Terrasanta. Con l’improvviso e prepotente dischiudersi dei mercati orientali, l’espansione economica richiese un controllo sicuro sulle vie di comunicazione e commerciali con l’entroterra ed una riduzione della concorrenza di porti del litorale ligure.

11.1Sardegna

Nel 1107 Torchitorio di Lacono (detto Mariano), cacciato dal suo giudicato di Cagliari, chiese l’aiuto dei Genovesi per riprenderlo. 6 galee al comando del Console Ottone Fornaro espugnarono Cagliari e reintegrarono Mariano nella sua carica ottenendone 6 ville per la chiesa di S. Lorenzo.

11.2Versante orientale

I Conti di Lavagna, vassalli degli Obertenghi, furono costretti nel 1110 a cedere i loro castelli al Comune. Discendevano da Teodisio che aderì al movimento di reazione alle immunità vescovili e, considerato traditore, vide i suoi beni confiscati da Ottone III e concessi alla chiesa di Vercelli il 7 maggio 999. Federico I riconobbe nel 1164 i possedimenti del Marchese Opizzo Malaspina tra cui la metà di Lavagna e di Sestri concessa in feudo ai Conti di Lavagna e ai signori Da Passano.

39 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Imparentati con i Conti di Lavagna, i Cononi “de castro Vezano” dominavano invece tra Vernazza, Vara e il golfo di La Spezia dando origine alle famiglie: Enrici, Amalfredi, Opizzoni, Grimaldi, Cononi. I Cononi furono gli unici a mantenere diritti signorili sul territorio di Genova e tra i loro possedimenti avevano diritti sull’isola di Sestri, ceduta nell’aprile 1147 dai figli di Conone al Comune di Genova che nel febbraio 1145 aveva edificato il castello di Sestri Levante. Figura 11: I Signori Da Vezzano (dal Pavoni Op. Cit.)

Figura 12: I Conti di Lavagna (dal Belgrano (Riv. Cit.)

Nel 1113 i Consoli invasero militarmente, per motivi strategici, le terre dei Da Vezzano impadronendosi di Portovenere. A Portovenere crearono una colonia di tipo romano con lo stanziamento di cittadini genovesi sul territorio conquistato e con la costruzione di un castello a protezione contro Pisa e gli Obertenghi. Iniziarono la costruzione di S. Lorenzo, consacrata da Papa Innocenzo II nel 1130. Solo nel 1139 vi fu l’acquisto formale dei territori (per 100

40 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti lire) da parte del Comune che nel 1160 iniziò la costruzione delle mura ed il rinnovamento del castello. 1132 Venne edificato il castello di Rivarolo presso il fiume Lavagna e, visto l’insorgere della già insofferente popolazione locale, l’esercito genovese devastò molti castelli locali. I Da Passano vennero infeudati i De Passano in quelle zone poiché avevano giurato fedeltà al Comune ed avevano come impegno di mantenere 4 cavalieri e 20 arcieri. Il Marchese Opizzo Malaspina ricevette in feudo 1/3 dei territori dei Conti di Lavagna. L’anno successivo la guerra divampò nuovamente ed i castelli dei lavagnini in rivolta furono distrutti. Nel 1138 i Conti di Lavagna giurarono la Compagna impegnandosi ad abitare in città almeno 2 mesi l’anno. Nel febbraio 1145 Lanfranco Visconte ottenne l’appalto per la custodia del castello di Fiaccone. Lo stesso anno i Signori di Cogorno donarono al Comune il castello di Calosso; si ordinò quindi ai Conti di Lavagna di non molestare più i castelli di Rivarolo e Sestri e di entrare ogni anno nella Compagna. Prima giurarono i Conti di Lavagna e poi i Da Passano. Si dichiarò per l’occasione, vista l’influenza dei signori feudali sottomessi al Comune, che se un Genovese fosse divenuto vassallo di un signore feudale avrebbe perso i suoi diritti politici. Lo stesso anno venne fabbricato il castello di Sestri e i Consoli, per avere via libera da terra, espropriarono le terre del monastero di S. Fruttuoso in cambio di una libbra di incenso annuale, un canone annuo ed alcuni terreni sull’isola di Sestri. Due anni dopo (1147) Sestri, di proprietà di Cova di Vezzano, venne acquistato per 15 lire. Nel 1148 il castello di Parodi venne comprato per 700 lire dal Marchese Alberto Zueta e dalla Contessa Matilde di Parodi per ottenere la liberazione del di lei marito, Alberto di Parodi, prigioniero degli uomini di Castelletto. Nel 1157 i Conti di Lavagna giurando la Compagna, promisero di comporre le discordie interne tra il Conte Martino e il fratello Enrico, e gli uomini di Cogorno, Nasci e Vezzano.

11.3Oltregiogo

I Genovesi, per assicurarsi un corridoio sicuro che consentisse loro di scavalcare i valichi appenninici al riparo delle angherie dei signori feudali e dei briganti, si espansero oltregiogo. Invadendo l’alta Val Polcevera giunsero ai confini del dominio adalbertino dei Marchesi di Massa e Parodi (castello di Gavi) che ostacolavano i principali valichi dell’Appennino. Nel 1121 con un forte esercito valicarono il Giogo e presero Schiappino, Mondrasso, Pietra Bisciara e il castello di Fiaccone e l’anno dopo comprarono dal Marchese Alberto di Gavi il castello di Voltaggio e i suoi redditi (per 400 lire). Nel 1128 l’esercito prese Montaldo poi donato al Comune e a Tortona nell’agosto 1144. Nel 1130 il Marchese è costretto a giurare la Compagna ma solo nel 1191 vendette il castello di Gavi aprendo così a Genova una doppia via con l’entroterra (verso Tortona e verso Alessandria). Nell’ottobre 1130 Genova strinse un trattato d’alleanza con Pavia rinnovandolo poi per 20 anni nel 1140. Nel gennaio 1135 Novi cedette metà del suo castello alla chiesa di S. Lorenzo e metà alla chiesa di S. Siro a Pavia e promise aiuto a Genovesi e Pavesi nella loro guerra contro Tortona. Lo stesso anno il Marchese Aleramo di Ponzone con il figlio presero la cittadinanza genovese e giurarono la Compagna cedendo i propri castelli al Comune. Nel 1152 Genova acquistò Lerici per 39 lire.

41 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 11.4Versante occidentale

A ponente cercarono di avere la sottomissione di S. Remo e dei Marchesi Del Vasto per prendere Ventimiglia ed avere così una via di terra sicura per la Provenza. Già nel 1120 i Consoli operarono in zona come pacieri durante le dispute tra Vescovo e Savonesi per i privilegi che questi deteneva in quelle terre. Genova avanzò fino a S. Remo e fece al Conte di Ventimiglia guerra aperta nel 1130, tanto che i suoi figli, fatti prigionieri, furono costretti a giurare la Compagna e si innalzò all’interno di S. Remo una fortezza. Nel 1138 Genova rinnova le sue alleanze ed i suoi privilegi con le città provenzali di Antibes e Marsiglia e con i signori di Hyères, di Fos e di Narbona. Nel 1140 vi fu un accordo con i savonesi Marchesi Del Vasto per avere aiuto militare nelle conquiste delle terre d’Oberto, Conte di Ventimiglia. Con un numeroso esercito via mare e terra espugnarono la città, sottomisero i castelli e fecero giurare fedeltà a tutti. Innalzarono un castello in città per dominare la popolazione. Il Conte Oberto resistette 6 anni ma poi nell’agosto 1146 dovette giurare la Compagna, cedere i feudi (tra cui il castello di Poggio Pino) a Genova per riceverne da questa l’investitura (prassi ormai consolidata) e, fatto nuovo, impegnarsi a sposare i propri figli in famiglie genovesi. Nel 1141 il Comune comprò il castello d’Amelio da Struccio e dai suoi fratelli e poi nel capitolo di S. Lorenzo, di fronte al Consiglio, lo infeudarono ai medesimi venditori. Nel gennaio 1153 i Savonesi giurarono fedeltà alla Repubblica e si piegarono alle sue condizioni: ogni nave proveniente dalla Sardegna o da Barcellona doveva prima passare per Genova. L’anno seguente il Marchese Enrico di Loreto, signore di Savona, giurò la Compagna e la pace con Noli ma nonostante questo suo gesto riprese le ostilità e quindi i Consoli lo richiamarono a Genova. Occupò in agosto il castello di Noli; essendo inverno, e non potendo armare la flotta per assalire il castello, l’esercito genovese passò via terra devastando i possedimenti del Marchese. Nel 1155, mentre a Genova si procedeva alla costruzione della cinta muraria, fecero giurare la Compagna ai Marchesi del Carretto. Due mesi dopo gli accordi stipulati con l’Imperatore Federico Barbarossa, messi imperiali incitarono alla rivolta Ventimiglia che occupò e distrusse il castello della città. Genova protestò con l’Imperatore ed espugnò la città. Nel 1157 Guido Guerra, Conte di Ventimiglia, si piegò completamente e donò al capitolo di S. Lorenzo tutti i suoi castelli ricevendone la reinvestitura dai Consoli.

11.5Coste provenzali

Dato che l’espansionismo territoriale in Liguria aveva aumentato la popolazione, divenne sempre più essenziale il commercio di cereale (di cui la Liguria era scarsa produttrice) con la Provenza e la Sardegna. Già nel 1109 avevano ottenuto il monopolio commerciale di Saint-Gilles da Raimondo di Tolosa; nel luglio 1138 Genova stipulò alcuni trattati, con cui salvaguardava in modo particolare il Re del Marocco, con gli abitanti di Fos, Hyères, Marsiglia, Frèjus e con Raimondo d’Antibo. Nel 1140 armarono due galee per contrastare due galee dei Gaetani che, approfittando delle ostilità tra il Comune e Ventimiglia, cercavano di penetrare in Provenza. Le trovarono presso Argentera (Linguadoca) e ne catturarono una in battaglia.

42 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Nel 1143 quattro galee occuparono Montpelier e lo restituirono a Guglielmo VI, fratello di Raimondo III Conte di Provenza e Barcellona, ottenendone in cambio 1.000 marche d’argento, il fondaco di Bruno di Tolosa e l’esenzione dalle imposte. Il Console Lanfranco Pevere stipulò un contratto secondo cui Genova e Pisa lo avrebbero soccorso nel recuperare ciò che il Conte Alfonso I, suo nipote, e gli uomini di Saint-Gilles avevano illegalmente. Il 3 settembre fu conclusa la pace tra il Conte Alfonso di Tolosa e gli abitanti di Saint-Gilles. Già l’anno successivo vi furono fortissimi attriti con il Conte Guglielmo VI per via dei suoi frequenti assalti alle navi genovesi; venne armata una galea per la Provenza. Il Conte morì combattendo contro i Genovesi ma poiché le piraterie non cessarono venne inviata una nuova galea. Questa catturò una saetta dei pirati e fece accecare tutta la ciurma come monito. Nel novembre 1153, su mandato dei Consoli, Enrico Guercio vendette a Raimondo Berengario IV, Conte di Barcellona e Principe d’Aragona, i possedimenti Genovesi in Tortosa.

11.6Sicilia

Nel 1117 i Genovesi ottennero l’esenzione dalle imposte e il diritto di erigere un consolato a Messina. Durante la guerra con Pisa invasero tutta la città ma Re Ruggero costrinse a restituire il bottino. Nel 1147 vennero catturati da Ruggero di Sicilia dei Genovesi e in patria si fece divieto di creare società (rassa) contro chi si riteneva fosse responsabile: Filippo di Lamberto Guezo, che venne privato d’ogni diritto politico a metà giugno del 1148. Siro II e i Consoli obbligarono al contempo gli uomini della rassa a pagare una penale di 150 lire e ad impegnarsi a non nuocere in alcun modo a Filippo di Lamberto. Le ostilità proseguirono fino al 1162. Nel 1156, nonostante la chiara intenzione del Barbarossa di utilizzare la flotta di Genova contro i Normanni, Guglielmo Vento e Ansaldo Doria sottoscrissero con Guglielmo I, Re di Sicilia, un accordo con privilegi contributivi e l'esclusiva del mercato a danno dei mercanti Provenzali. Tornati a Genova fu assicurata la salvaguardia di persone e proprietà siciliane sul nostro territorio.

11.7Levante

Nel 1142 vennero inviati a Giovanni II Comneno ad Antiochia gli ambasciatori Oberto Torre e Guglielmo Barca per ottenere da Costantinopoli gli stessi benefici di Pisa e Venezia. La morte dell’Imperatore fece fallire la missione. Nel 1144 vennero inviati ambasciatori a Papa Lucio II per svincolarsi dall’obbligo di versare una libbra d’oro all’anno per i diritti in Corsica e per aver conferma dei loro diritti in Siria. Quello stesso anno Raimondo I, Conte di Tripoli e Principe d’Antiochia, confermò le donazioni effettuate nel 1127 da Boemondo II. Nel gennaio 1147 furono confermati dal Comune agli eredi dell’Embriaco i possessi, di cui erano stati investiti per venti anni nel 1125, d’Antiochia, Gibelletto, Laodicea e Solino. Nel gennaio 1154 Guglielmo Embriaco venne formalmente investito del feudo di Gibelletto e dei possessi in Laodicea per ventinove anni (per 100 lire e 90 bisanti annuali) mentre Ugo e Nicola Embriaco ricevettero per ventinove anni i possessi d’Acri (per 150 lire annue) e d’Antiochia (per 80 bisanti annui). Gli affitti furono irrisori considerando che nel porto di Acri non era infrequente veder ancorate anche 80 navi contemporaneamente. Nel 1155 il Comune dovette inviare presso la Santa Sede il canonico di S. Lorenzo Manfredo per chiedere il rispetto delle concessioni da parte di Baldovino III, Re di Gerusalemme, di

43 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Raimondo II, Principe d’Antiochia, e del provenzale Bernardo Ottone. Il Papa invitò tutte le parti chiamate in causa a rispettare gli accordi con Genova sotto la minaccia di scomunica. Il 12 ottobre 1155 in S. Lorenzo si poté sottoscrivere un accordo con il Metropolita Demetrio, legato dell’Imperatore di Costantinopoli Emanuele Comneno Porfirogenito. L’Imperatore concesse una contrada, un fondaco, la chiesa di S. Croce a Costantinopoli, una banchina, la riduzione del dazio (dal 10% al 4%) in tutto l’impero e un dono annuo al Comune (500 ipèrperi) ed all’Arcivescovo (60 ipèrperi e due palli) in cambio della rinuncia ad ogni impresa contro Bisanzio. Nel 1157 inoltre vennero inviati, al fine di garantire i privilegi di Genova all’estero, Guido di Lodi (presso la S. Sede), Gionata Crispo (in Oriente e Sicilia), Amico Di Murta (a Costantinopoli). Da Costantinopoli si esigeva il rispetto dei patti firmati nel 1155 che promettevano un embolo ed uno scalo. Già da prima del 1153 i Genovesi ebbero un fondaco ad Alessandria (ed il suo movimento d’affari eguagliava quello di tutta la Terrasanta) giusto allo sbocco delle vie commerciali con l’Oriente e l’interno dell’Africa. Nel 1154 nove galee marocchine (con cui Genova aveva un trattato di pace) saccheggiarono in Sardegna una nave genovese di ritorno da Alessandria ma, scoperta l’origine della nave, fu consegnata al giudice di Cagliari affinché fosse riconsegnata a Genova con le loro scuse. Nel 1188 Genova espugnò Tolemaide ed ottenne privilegi a Tiro (1194) ed in altre parti della Siria.

12.La città

La città si ampliava e ad aprile 1152, per ragioni di salute pubblica, i Consoli decretarono la chiusura dei 52 macelli operanti fino a quel momento e aprirono per la macellazioni due spazi aperti di proprietà comunale (uno in Soziglia ed uno al Molo) e si riconobbero su di essi i diritti viscontili. Dopo l’incendio del 1122 che devastò la periferia cittadina (Brolium) e quello devastante del 1141 la città si organizzò e quando il 25 dicembre 1154 scoppiò un incendio nella zona di Prè lo si arginò rapidamente. Una legge del 1143 impedì alla moglie di possedere più della terza parte dei beni del marito (“jus tertiae”) ma si dovette accontentare di una somma fissa “come da consuetudine”. La cassa del Comune, per l’impresa di Tortosa, aveva un forte disavanzo. La metà del debito era stato contratto con banchieri piacentini che fino al 1154 dovettero forzare la mano al Comune per rientrare delle loro 6.000 lire. Si dovette procedere alla vendita dei beni e delle entrate del Comune com’era consuetudine, tanto che nel 1144 i Consoli avevano ceduto la riscossione dei dazi sul lino ad una società di cui facevano parte. A febbraio 1149 si dovette procedere alla vendita, per 1.300 lire, del profitto di alcuni dazi (pesi, misure, rive, scoli e il monopolio del sale) per quindici anni al fine di compensare il debito pubblico. A fine 1149 vendettero per ventinove anni ad un consorzio di cui faceva parte anche il Console Caffaro, l’appalto per la riscossione delle tasse portuali e i proventi dei pedaggi di Voltaggio. Nel gennaio 1150 vendettero per ventinove anni a Guglielmo Vento l’appalto dei banchi di cambio per 400 lire. Nel dicembre 1150 i Consoli allogarono per ventinove anni le spettanze del Comune in Tortosa per 300 lire annuali. Cedettero ai canonici di S. Lorenzo, che già ne possedevano i 2/3, la restante parte dell’isola di Tortosa e 1/2 di ciò che in quell’isola ricevevano dal Conte di Barcellona.

44 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Nel gennaio 1152 quasi unanimi cedettero a Guglielmo Piccamiglio per venti anni il monopolio del sale ricevendo dai soci della compera 800 lire; vendettero per due anni il castello ed il pedaggio di Rivarolo a Grifo e Lamberto Guercio. Nel gennaio 1154 gli Embriaco acquistarono l’investitura di Gibelletto e dei possedimenti genovesi di Laodicea, Acri e Antiochia; concessero a Baldassare Fornaro il castello di Fiaccone per ventinove anni e cedettero al Conte Raimondo Berengario IV la parte di Tortosa del Comune per 11.640 marabotini che non vennero versati. Nel febbraio 1154 i Consoli eletti, vista la disastrosa situazione, rifiutarono la carica ma poi l’accettarono su pressione dell’Arcivescovo Siro II. Fabbricarono nuove galee, poiché ve n’era penuria, e risolsero le 15.000 lire di debito pubblico entro la fine del loro consolato pacificando al contempo i loro concittadini. Nel 1155 i Consoli impedirono per il futuro la vendita e l’obbligazione di redditi del Comune per più di un anno e che le vendite o le obbligazioni di quei redditi non durassero oltre al consolato di chi le aveva consentite. Quindi riscattarono tutti i principali redditi. Per attirare molti nobili lombardi e romani concessero a partire dal 1150, e più frequentemente nella seconda metà del secolo, libertà di commercio in imprese marine fino ad una certa somma. Molti giurarono fedeltà al Comune.

13. La zecca e la moneta ligure (XI secolo-1252)

Fin dall’epoca romana Genova batté la propria moneta (Genuaria) ma poi come regione romana prima e regno d’Italia poi, a Genova circolò la moneta ufficiale fino al XII secolo quando con l’attestarsi ufficiale della sua autonomia abbiamo un opera di coniatura prima con Denari Pavesi, su modello della moneta ufficiale del regno. Nel 1102 Visto che il precedente conio, il Denaro Pavese, era terminato e dato il frequente uso del Denaro Brunetto nei mercati del Mediterraneo, si decise il conio di una tale moneta. La zecca, che si trovava presso la metropolitana di S. Lorenzo, terminò i Bruni nell’ottobre 1115 e coniò una moneta più piccola, i Brunetti. In questo periodo, vista anche la scarsa circolazione monetaria e le sue condizioni di porto commerciale, erano in uso anche: Solidi (bizantini), Ipèrperi (levantini), Massamutini (arabi), Bisanti (arabi), Tareni (arabi), Marabotini2 o Marabizi (spagnole di Maravedis), Denari Pavesi3 (moneta del Regno d’Italia), Melgaresi (Linguadoca). Nel 1138 una delegazione genovese si recò a Norimberga per chiedere all’Imperatore Corrado III (eletto nel 1138 Corrado II Rex Romanorum) il diritto di imprimere sulle nuove emissioni il suo nome, al fine di dare maggiore spendibilità alle loro monete sui mercati stranieri. Il diploma d’autorizzazione fu consegnato a Genova dal cancelliere del Re e nel 1139, terminati i Brunetti, partì la coniazione del Denaro, coniato su modello meloglese per facilitarne la penetrazione in Provenza.

La nuova moneta aveva sul dritto l’emblema della porta fortificata sormontata da due torri (Castello) e la scritta “Ianua” e sul rovescio l’emblema della croce e la scritta “Cunradus rex”4. Figura 13: Denaro del 1139 (De Negri Op. Cit.)

2 7 Marabotini erano 1 oncia; 24 d’argento equivalevano ad 1 d’oro. 3 8 denari pavesi = 1 tornese grosso d’argento. 4 Abbreviato in “CurradI rex”. 45 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Tale struttura di base rimase invariata per quattro secoli. Sul dritto dal 1252 la scritta fu “Civitas Ianua” e poi a fine XIII secolo “Ianua quam deus protegat” spesso abbreviata. Con contrassegni minimi (modifiche d’interpunzione, sulla forma della D e della R, delle figure e della grafia) su queste monete, coniate per più di un secolo, i tre Magistrati delle Monete esercitavano il controllo sulle varie partite (più di 400) garantendo così una corretta esecuzione del lavoro. Nel 1141 il Comune cedette ad un consorzio privato la zecca per quattordici mesi. Nonostante lo stretto controllo che il Comune esercitava sulla circolazione delle monete, tanto che nel 1145 "alteram monetam non permittumus currere", alcune famiglie nobiliari (Doria, Spinola, Centurione) ebbero per diverso tempo il diritto di battere monete e avevano le loro zecche.

Monete: In parentesi è segnato l’equivalente di 24 once d’oro (2 libbre) a fine XII secolo inizio XIII. M edaglia [960 ] D enaro [480] G rosso [120] O ttavino o Soldo [40] Mistura (1/3 argento e Mistura; di largo corso a Argento; circolò Oro; primi XIII secolo. 2/3 rame). Genova. Coniato con l’aspetto dal 1172. del Denaro carolingio. Q uartarola [20] G enovino [5] L ira [2] Oro; inizio XIII secolo. Oro; tra XII e XIII secolo. Moneta di Conto.

Nelle colonie, che spesso avevano una zecca propria, dopo il 1287 coniarono gli Aspri (con la scritta “Caffa” e lo stemma dell’Imperatore tartaro con il nome in lettere arabe) e i Sommi (non monete ma verghe d’argento di un determinato peso e titolo).

14. Federico Barbarossa (1122 - 1190)

14.1 I Discesa in Italia (1154 - 1155)

Federico I “Re dei Romani”, e quindi destinato al trono imperiale, giunse a Roncaglia (Piacenza) nell’ottobre 1154 e chiamò i rappresentanti d’ogni città e tutti i feudatari a rendergli omaggio di sudditanza. Con la dieta dei vassalli del regno rivendicò tutti i diritti imperiali ed impose a tutti i feudatari e comuni il giuramento di fedeltà all’impero e i tributi imperiali. Al fine di occupare la Sicilia, Federico Barbarossa rassicurò i legati genovesi Ugo Della Volta, arcidiacono di S. Lorenzo, e Caffaro chiedendo l’appoggio della flotta genovese. Subito dopo distrusse Asti e Chieti (che non avevano giurato fedeltà); assediò per 9 settimane Tortona e la distrusse a metà di aprile 1155 piegando le riottose città lombarde al suo volere. Il 24 aprile fu incoronato a Pavia Re d’Italia. Considerando la condotta del Barbarossa nei confronti delle altre città, nonostante le assicurazioni ricevute l’anno precedente, i Consoli del 1155 riscattarono tutte le rendite del Comune che erano impegnate, ricostituirono la flotta e cintarono nel giro di 55 giorni la città da Porta Nuova di S. Fede a Porta di S. Andrea utilizzando anche parti delle navi per rendere l’opera più sicura.

Cinta Muraria: Mare ad occidente - Porta di S. Fede [dei Vacca] - riva di S. Sabina - chiesa di S. Sabina - pianura del Vastato [piazza Annunziata] dov’era Porta di S. Agnese - monte Albano - colle di Montesano [Castelletto] - pianura della

46 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Maddalena - piazza Fontane Marose - Porta di Bachernia - Luccoli [Villetta di Negro] - [Monastero di S. Caterina] - Porta di S. Germano all’Acquasola [di S. Caterina] - Colle delle Fucine - Piccapietra - Porta Aurea - Regione esterna degli Archi - Broglio (Borgo Saccherio) - Porta di S. Egidio - S. Egidio [S. Domenico poi demolito] – Cima del Broglio - Cinta del X secolo a livello di Porta Soprana [Porta di S. Andrea] con due torri - Dosso del Colle o Ravecca - 5 Figura 14: Porta Soprana - Stipite Sud Castello - Mare ad oriente. Il Console Guglielmo Lusio ed alcuni concittadini ambasciatori dall’Imperatore furono rassicurati nuovamente poi il Barbarossa diresse verso Roma dove, abolito il Comune Romano di Ansaldo da Brescia, fu incoronato Imperatore da Papa Adriano IV il 18 giugno 1155. Mentre si preparava ad invadere il Regno Normanno scoppiò la peste a Roma e tra il suo esercito quindi dovette rientrare in Germania mentre Papa Adriano IV appoggiò i Comuni contro l’assolutismo imperiale e divenne, essendo la casa imperiale Ghibbellina, capo simbolico del partito Guelfo in Italia

Alla morte di Enrico V (1125) i feudatari tedeschi si erano divisi in Ghibellini (da Waiblingen, castello avito degli Hohenstaufen) che sostenevano la candidatura di Corrado II, Duca di Svevia, e Guelfi (da Welf, fondatore della casa di Baviera) che sostenevano Lotario Suplimburgo, Duca di Sassonia.

Genova ottenne, in questo stesso anno, dall’Imperatore d’Oriente Emanuele Porfirogenito Comneno un approdo ed un quartiere a Costantinopoli: l’embolo di S. Croce, un dono annuo per il Comune e l’Arcivescovo nonché la riduzione del dazio dal 10% al 4%. In cambio s’impegnarono a non partecipare ad imprese ostili all’impero d’Oriente. Nel 1156, nonostante gli accordi che avevano con il Barbarossa, Guglielmo Vento e Ansaldo Doria stipularono un accordo con Guglielmo I, Re di Sicilia, ottenendo l’esenzione dai dazi e l’esclusione dei mercanti francesi e provenzali dall’isola, scalo obbligatorio verso la Terrasanta. Al loro ritorno a Genova, come da accordi, l’impegno fu giurato da 300 cittadini. Nel 1157 si proseguì la costruzione delle mura iniziate nel 1155 e lo stesso anno vennero inviati come ambasciatori: Guido da Lodi alla Curia Romana, Gionata Crispino in Sicilia e poi in Oriente, Amico Di Murta a Costantinopoli.

14.2 II Discesa in Italia (1158 - 1162)

Federico Barbarossa nel giugno 1158 espugnò Milano appoggiato da Como, Cremona, Lodi e Pavia. In ottobre a Roncaglia (II dieta) rivendicò a se, con la “Constitutio de Regalibus”, i diritti imperiali secondo lo ius romanorum: amministrare giustizia, coniare monete, riscuotere tasse, investire gli amministratori politici.

5 “In nomine omnipotentis Dei Patris et filii et Spiritus Sancti amen / Sum munita viris muris circundata miris / Et virtute meo pello procul hostica tela / Si pacem portas licet has tibi tangere portas / Si bellum queres tristis victusque recedes / Auster et Occasus Septemptrio novit et ortus / Quantos bellorum superavi Janua motus / In consulatu Comunis Willelmi Porci Oberti Cancellarii Johannis Maliaucelli et Willelmi Lusii / Placitorum Boiamundi de Odone Bonivassalli de Castro Willelmi Stanconis / Willelmi Cigale Nicole Roce et Oberti Recalcati”.

47 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Solo alcune città, se avevano ricevuto in passato dall’Impero l’apposita immunità, potevano riservare a se tali diritti. Genova li rivendicò legalmente ma al contempo, pronta a difenderli militarmente, terminò in 8 giorni le sue mura, proseguì nel fortificare le cittadine dell’entroterra e costruì in 3 giorni le torri sulle mura rafforzandoli con gli alberi delle navi. Federico Barbarossa sciolse le leghe comunali e inviò podestà imperiali nelle città. I Genovesi chiamarono alle armi la popolazione ed allertarono i castelli sugli Appennini tanto che solo per le vettovaglie spesero 100 marchi d’argento al giorno. L’Imperatore preso atto delle richieste di Genova rinviò la decisione a quando si sarebbe trovato al castello di Bosco (presso Tortona). Crema e Milano cacciarono i podestà imperiali ma, nel 1160 l’una e nel 1162 l’altra, furono rase al suolo. Il Barbarossa, che era giunto al castello di Bosco con tutto il suo esercito, incontrò il Console Ido Gontardo. Accordò la protezione imperiale fino al 24 giugno. Tornato a Genova accompagnato dal Cancelliere imperiale Rainaldo, Conte di Biandrate, 40 cittadini fecero giuramento di fedeltà, pur senza l’obbligo dei tributi, e consegnarono un dono di 1.200 marchi d’argento e la promessa di impegnare la flotta nella futura conquista del regno di Sicilia. L’Imperatore inviò messi per tutto il Comitato. Alcuni giunsero fino a Ventimiglia dove fomentarono la rivolta: il castello genovese di guardia venne raso al suolo. I Genovesi inviarono legati all’Imperatore affinché li reintegrasse nei loro domini. Nel 1159 in 53 giorni furono terminate le mura cittadine e lo stesso anno, il 7 febbraio, Crema fu distrutta. Eletto Papa Alessandro III, il Barbarossa appoggiò l’antipapa Vittore IV. Genova, come altre città, non lo riconobbe e, nel 1161, ospitò Alessandro III, che aveva scomunicato l’Imperatore. Nel marzo 1162 lo scortò in Francia, con 25 galee, al fianco delle navi normanne. Nel 1160 i Consoli saldarono le 900 lire di debiti del precedente anno, crearono torri sulle mura, disimpegnarono il castello di Voltaggio e cinsero di mura Portovenere. Inviarono legati a Costantinopoli (il Console Enrico Guercio) e presso il Re spagnolo Abu Abd Allah Mohammed ibn Said Mardanisch (Oberto Spinola). Tra il 1160 ed il 1161 si tentò di eliminare le tensioni civili e si fece giurare la pace tra le fazioni cittadine rivali e, a chi non la rispettava, furono distrutte le abitazioni e confiscato il denaro. Nel 1161 vennero restaurati i castelli di Voltaggio, Flacone, Parodi, Rivarolo e Portovenere. A marzo del 1162 Papa Alessandro III lasciò Genova; lo stesso anno Milano, dopo un assedio durato tre anni, cadde. Il 6 aprile Federico Barbarossa accordò a Pisa enormi compensi futuri: completa esenzione dalle imposte nel regno, la città di Trapani, di Mazzara, metà delle città di Napoli, Salerno, Palermo e Messina nonché l’aiuto ad espugnare Portovenere in cambio della promessa di aiuto contro il regno Normanno di Sicilia. I Consoli genovesi Guglielmo Boirone e Grimaldo e sette cittadini illustri giunsero a Pavia per confermare fedeltà all’impero e la disponibilità alla prossima impresa di Sicilia, in modo da evitare che possibili benefici finissero solo in mano pisana. Barbarossa chiese entro 8 giorni una nuova missione diplomatica per trattare i particolari della missione e del suo compenso. I Consoli Ingo della Volta e Nuvolone, accompagnati da 5 illustri cittadini trattarono per più giorni con Rainaldo, Arcivescovo di Colonia e Arcicancelliere del regno d’Italia, ed il 9 giugno venne firmato a Pavia l’accordo che concesse benefici in Sicilia e confermò in perpetuo, in cambio dell’aiuto nell’impresa siciliana, tutte le regalie rivendicate dal Comune.

Vennero riconosciute a Genova: 1. La facoltà eleggere i Consoli e di amministrare la giustizia senza la riserva della conferma imperiale. 2. La sovranità da Portovenere a Monaco. 48 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 3. I diritti sui territori d’oltremare. 4. Il diritto d’usare propri pesi e misure. 5. Il feudo di Siracusa, 250 giornate arative in Val di Noto, una colonia (chiesa, bagno e fondaco) in ogni città del regno di Sicilia nonché l’esenzione fiscale ed il monopolio commerciale.

In pratica l’impero riconobbe alla Repubblica piena autonomia politica ed economica ed il tutto solamente per via diplomatica.

14.3 III Discesa in Italia (1163 - 1164)

Dovette rientrare subito in Germania a causa dell’ostilità da parte della Lega Veneta (Padova, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza).

14.4 IV Discesa in Italia (1166 - 1167)

Giunse per appoggiare il nuovo antipapa, Pasquale III, succeduto a Vittore IV. Alessandro III fuggì nuovamente ma nel 1167, per un epidemia di peste, il Barbarossa dovette rientrare in Germania senza portare a termine la conquista del regno Normanno.

14.5 V Discesa in Italia (1174 - 1177)

La Lega Lombarda nacque nel 1167 a Pontida; l’anno seguente chiese l’adesione di Genova, che non poté essere accordata per le difficoltà in cui la città versava. Ma su richiesta dei Consoli di Alessandria, per contribuire all’edificazione di tale nuova piazzaforte, Genova versò 1.000 soldi subito ed altrettanti l’anno seguente. Nel 1174 Barbarossa entrò con un forte esercito in Italia ed assediò Alessandria per 6 mesi. Genova era impegnata con Pisa e rimase neutrale. L’anno seguente gli eserciti delle città Lombarde e della Marca (tra cui anche il Marchese Malaspina per anni ribelle al Comune) si raccolsero a Montebello. Il 16 aprile fecero una tregua con l’impero. Il 29 maggio 1176 l’Imperatore venne sconfitto nella piana di Legnano e nel maggio 1177 firmò la pace a Venezia. A gennaio dell’anno seguente passò per Genova con la moglie Beatrice ed il figlio Enrico trattenendosi soltanto pochi giorni. Nel 1183, con il trattato di Costanza, riconobbe i privilegi tradizionali dei Comuni, pur mantenendo il diritto di confermare ed investire i magistrati eletti dai Comuni. Il 27 febbraio 1187 il figlio, Enrico VI di Svevia, fu incoronato Re d’Italia e, al fine di realizzare l’unificazione dell’Impero, sposò Costanza, unica erede del regno Normanno di Sicilia.

15. Trattati con i Mori (1160 - 1161)

15.1 Valenza

Nel 1160 Oberto Spinola, ambasciatore presso il Re di Valenza Abu Abd Allah Mohammed ibn Said Mardanisch, detto Lopez, cercò di ottenere libero commercio con quella nazione. Poiché proseguivano le scorrerie piratesche, l’anno successivo 5 galee al suo comando diressero contro la città di Denia. Prima che arrivassero un ambasciatore del Re assicurò il libero commercio mentre le navi spagnole venivano disarmate. Oberto Spinola e i Consoli Lamberto di Filippo Lungo e Ansaldo Scalia firmarono un trattato di pace per 10 anni in cambio di 10.000 marabotini e del monopolio commercio in Valenza.

49 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Il Re firmò l’accordo con Guglielmo Casizio, figlio di Ingo Della Volta, e gli consegnò il denaro.

15.2 Marocco

Nel 1161 Ottobono degli Alberici, ambasciatore presso il Re del Marocco, Ammiramumo, stipulò un trattato di pace di 15 anni in cambio della libera circolazione e di un dazio di solo l’8% (tranne che a Bugea dove era del 10%, di cui la metà era destinata alle casse del Comune). Nel 1169 Grimaldo tornò da Ceuta con un’ambasciata del Marocco mentre Ottone di Caffaro tornò dal Marocco nell’ottobre 1170.

16. Seconda guerra con Pisa (1162 - 1187)

16.1 I primi scontri

Nel giugno 1162 a Costantinopoli circa un migliaio di Pisani aggredirono i 300 mercanti genovesi e ne saccheggiarono i fondachi. L’assalto, a causa dell’accordo appena stipulato con l’Impero per l’impresa di Sicilia, fu promossa dalla diplomazia normanna che, inimicando le due città, rese impossibile la conquista vagheggiata dal Barbarossa. Il 19 giugno la Repubblica dichiarò guerra e armò 12 galee che abbatterono la torre del Magnale (Portopisano), catturarono 3 navi per poi ritirarsi a Portovenere: se i Pisani fossero usciti dall’Arno, con le navi ancorate a Genova, li avrebbero presi da due lati. Nel frattempo altre 4 galee, su cui era imbarcato anche il Console Ottone Rufo (che perse il figlio a Costantinopoli), predarono le navi pisane tra la Corsica e la Sardegna facendo prigioniero il Console pisano Bonacorso. Le due città si stavano preparando allo scontro quando l’Arcicancelliere imperiale Rainaldo, di passaggio a Pisa, invitò Genova (per mezzo del cappellano Siccardo) a restituire i prigionieri, e le due città a sospendere le ostilità. Proseguirono comunque le schermaglie: i Pisani fecero uscire 36 galee come scorta alle loro navi ma al largo della Sardegna queste diressero a Pianosa dove catturarono 2 navi genovesi e la flotta genovese, di stanza a Portovenere, riuscì a raggiungerle prima che rientrassero in Arno preferendo, giunta la sera, radere al suolo l’isola di Pianosa come rappresaglia e dedicarsi al saccheggio dei mercantili pisani al largo delle coste corse e sarde prima di rientrare a Portovenere. Rainaldo, di passaggio a Genova, impose una nuova tregua ed invitò le due città a mandare 8 ambasciatori ciascuna alla corte di Torino dove l’Imperatore costrinse i legati prima, 200 Pisani e 200 Genovesi poi, a giurare la pace fino al suo ritorno dalla Germania. L’anno successivo il Comune acquistò e spianò l’intero tratto tra la chiesa del S. Sepolcro ed il fossato di Bucceboi e vi aprì numerosi scali navali terminando il consolato (febbraio 1163) in attivo di 7.800 lire e mezza. A settembre, dopo aver ottenuto la suffraganea di Albenga6, l’Arcivescovo Siro II morì e gli succedette l’Arcidiacono di S. Lorenzo Ugo Della Volta. I Consoli Baldizone Usodimare e Corso di Sigismundo si recarono da Federico Barbarossa a Fano nel 1164 per sapere se armare la flotta per l’impresa di Sicilia giacché stavano per scadere i termini del loro accordo. Scesero assieme verso Parma (dov’era la corte) ma la sua risposta venne rinviata a quando, prima di pasqua, si sarebbe trovato a Sarzana (presso Portovenere).

6 Precedentemente appartenente alla Dioesi Milanese. 50 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 16.2 Il regno di Sardegna

In Sardegna Pietro, Giudice di Cagliari, ed il fratello Barisone, Giudice di Torres, destituirono Barisone, Giudice d’Oristano, e ne usurparono la giudicatura. Barisone d’Oristano chiese tramite Ugo, Vescovo di S. Giusta la corona regia di Sardegna e l’Imperatore acconsentì in cambio di 4.000 marchi d’argento. La flotta genovese con i nunzi imperiali (il Conte Gavaro di Arnstein, Opizzo Malaspina, Olevano e Burgonzo di S. Nazario), imbarcò Barisone ad Oristano e giunse a Genova il 29 giugno 1164. A Pavia, il primo lunedì d’agosto, Barisone ricevette la corona. Il pagamento dei 4.000 marchi d’argento promessi all’Imperatore (equivalenti a 29.000 libbre) fu anticipato dalla Repubblica come anche le 2.000 libbre necessarie ad armare 7 galee, 3 navi maggiori, cavalieri ed arcieri in quanto l’isola, sobillata dai Pisani che vedevano in pericolo i loro interessi commerciali, era in rivolta. Il 16 settembre il Giudice si impegnò per iscritto a restituire al Comune ed ai creditori privati il debito contratto non appena fosse giunto in Sardegna.

Promise 10.000 lire e 400 marchi annui garantiti dai redditi dei giudicati; si impegnò ad abitare a Genova 1 anno ogni 4, a sostenere la metà delle spese delle future guerre contro Pisa e a garantire libero commercio ai Genovesi. Genova si impegnò ad armare per lui 8 galee ogni anno, se necessarie, sostenendo metà delle spese in cambio di 3/4 del bottino e gli avrebbe consentito di armare a Genova quante galee volesse contro i suoi nemici in Sardegna.

Barisone cercò un accordo con i Pisani al fine di sottrarsi agli enormi impegni finanziari che si era assunto. Giunto ad Oristano con Barisone a bordo, il Console Picamilio non lo fece scendere a terra fino a che non avesse estinto il debito e, avvedutosi che navi pisane stavano giungendo a Portotorres in suo soccorso, tornò a Genova senza sbarcarlo e lo consegnò come pegno in mano ai creditori. Barisone rimase in prigionia 6 anni finché i suoi concittadini promisero che avrebbero pagato i suoi debiti. Nel 1165, mentre si allestivano 8 galee per sostenere la spedizione in Sardegna, le navi che portavano Barisone ritornarono dalla Sardegna e tra le altre cose riferirono che una nave genovese proveniente da Ceuta (presso le colonne d’Ercole) era naufragata all’Asinara e veniva saccheggiata dai Pisani. La Repubblica inviò Lanfranco Alberico e Filippo di Giusta all’Imperatore per ottenere la restituzione delle merci.

16.3 Venti di guerra

Federico Barbarossa inviò il cappellano Conrado a Pisa; il Console Ottobono e Filippo di Lambero gli vennero incontro a Portovenere dove ebbero più incontri con il Console pisano Elemano. I Pisani temporeggiarono cercando al contempo di ottenere la liberazione del Giudice di Oristano in quanto sostenevano fosse loro colono e quindi ora loro vassallo ma non poterono accollarsi il suo enorme debito. Durante i colloqui venne trattenuta a Portovenere una nave da corsa genovese, al comando di Trepedecino7. Ritenendo di poterla facilmente affondare il Console pisano mandò a chiamare una galea a Pisa e salitovi sopra tentò inutilmente l’assalto. Non ottenendo soddisfazione le navi Genovesi ricominciarono la corsa e nel giro di pochi giorni su tre navi pisane predarono quasi 2.000 libbre. Simone Doria con 300 uomini espugnò il castello della Rocheta (presso Vernazza) che era difeso da Enriceto di Carpena, alleato di Pisa. Durante l’impresa furono imprigionati tre Signori di Vezzano che erano nel castello. 14 galee genovesi al comando di Amico Grillo risalirono il Rodano dietro 8 galee pisane e ne distrussero alcune presso Arles prima di rientrare.

7 Trepedicino: Pisano d’origine, corsaro genovese temutissimo a Pisa. 51 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Il 21 agosto 31 galee pisane distrussero Albenga e proseguirono per la Provenza. 45 galee genovesi, al comando del Console Amico Grillo, furono armate in solo 4 giorni e trovarono i Pisani ormeggiati a Saint-Gilles sotto la protezione della città. I signori di Baux (per 800 libbre) si schierarono con i Genovesi mentre i Pisani reclutarono gli abitanti di Saint-Gilles, il Conte Raimondo di Saint-Gilles e il Conte Raimondo Trencavallo, Visconte di Carcassone. Amico Grillo preferì disimpegnarsi e rientrare a Genova. Tre galee bruciarono la pisana Portotorres (Sardegna) e ne predarono le navi mentre 25 galee pisane distrussero Levanto (che dopo la signoria dei Da Passano era divenuto libero Comune) ma inutilmente provarono ad espugnare Portovenere soccorsa in quest’occasione dai Marchesi Malaspina e dagli uomini di Vezzano.

16.4 Il controllo della Provenza

Giunto l’inverno la flotta fece un blocco navale alle foci del Rodano predando 1.400 libbre ad una nave pisana proveniente da Bugea e rientrò a Genova per la fine dell’anno consolare: le navi pisane allora uscirono dal Rodano ma in una tempesta 13 di loro naufragarono. Quattro galee al comando del Console Ottone di Caffaro fecero dal marzo 1166 blocco navale al largo della Provenza mentre il Console Oberto Recalcato, in Sardegna con tre galee, ritirò 700 libbre ad Oristano, ricevette giuramento di fedeltà da Pietro, Giudice di Cagliari, e la promessa di 10.000 libbre e di 100 libbre annuali. Furono inviate 9 galee, guidate dal Console Oberto Recalcato, in Sardegna per evitare che i Pisani approfittassero delle crescenti discordie civili. Sconfitti nel golfo di Ogliastra da 17 galee pisane e mentre si ritiravano distrussero Portopisano e le sue navi. A Genova nel frattempo si stavano armando altre 32 galee. Pisa inviò tre santi uomini a chiedere la pace e le 32 galee genovesi che nel frattempo erano partite per la Sardegna al ritorno fermarono a Portovenere. 7 galee al comando del Console Ansaldo di Trenquerio, in agguato a Piombino per bloccare due galee pisane che scorrevano la Provenza vennero sconfitte da 7 galee pisane. I Pisani inviarono 5 galee in Provenza inseguite inutilmente da 6 galee genovesi al comando di Baldovino Guercio. Durante la loro ricerca Baldovino attaccò a Vado 7 galee pisane ma per via della discordia tra i comandanti delle galee (s’era in pieno periodo di guerre civili) furono sconfitti. Il 7 ottobre, a S. Giorgio di Lerici, si stipulò un’alleanza con Lucca; nello stesso periodo Arles accettò tutte le richieste genovesi al fine di definire le vertenze pendenti; il 12 novembre il legato di Narbona, Guglielmo di S. Grisato, firmò un trattato con Genova che tagliò fuori dalla regione i Pisani. Genova inviò Lanfranco Pevere e Ottone Bono a chiedere giustizia all’Imperatore. I Pisani nel contempo comprarono per 13.000 libbre l’investitura dell’isola di Sardegna per mezzo dell’Arcivescovo di Magonza. L’Imperatore impose a Pisa la restituzione dei prigionieri genovesi che però non avvenne. Da marzo 1167 fino a novembre quattro galee fecero blocco navale, al comando del Console Rodoano; 9 galee pisane prepararono una sortita e il Console Oberto Spinola (con 7 galee) e il Console Rubaldo Bisacia (con 4 galee) le attaccarono a Foro ma calata la notte le flotte persero il contatto. Il Console Rodoano fece il 7 maggio un trattato con il Re d’Aragona che si impegnò a bandire dal suo Regno tutti i Pisani ed in cambio Genova inviò 4 galee, guidate dal Console Rogerio Maraboto, per aiutarlo ad espugnare il castello di Albarone, in mano al Conte di Saint-Gilles. Altre galee pisane entrarono in Provenza ma in luglio Pisa chiese la pace. Il Console Corso da ottobre a febbraio presiedette i giudicati di Cagliari e Oristano e catturò, tornando a Genova con le sue due galee, una nave pisana. 52 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti 16.5 Il conflitto dilagò in Toscana

Pisa inviò nel 1168 11 galee in Provenza e inseguite da 13 genovesi che, al comando del Console Nicola di Rodulfo, riuscirono a catturarne 4 nel porto di Agde mentre le altre 7, che erano a Malgoires, fuggirono. I Lucchesi, su pressione di Genova, espugnarono il castello pisano di Asciano e i 700 prigionieri pisani vennero usati per scambiarli con i 333 prigionieri genovesi ancora in mano pisana e mai liberati. Il Console Ido Gontardo con 16 galee cercò di intercettare 7 galee pisane, con a bordo il Cancelliere imperiale Cristiano, dirette a Marsiglia: non trovandole passò in Corsica. Avuta notizia che i Pisani erano giunti all’isola di S. Onorato, divise la flotta e inviò 8 galee verso la Provenza mentre con le altre 8 devastò l’isola di Pianosa finché, inseguito da 30 galee pisane non dovette rientrare a Genova con tutta la sua flotta. Pochi giorni dopo Villano Gaetani, Arcivescovo di Pisa, venne a Genova come mediatore di pace. Il Re di Sardegna Barisone, ancora in mano ai creditori genovesi, il 23 ottobre promise di consegnare in pegno di pagamento il castello di Arculento (affidato quindi in custodia ad Alinerio Della Porta), 140 ostaggi e 4.000 lire e di fare ritorno con la moglie ed il figlio sulle stesse galee che lo avrebbero portato in Sardegna. I Giudici di Torres e Cagliari fecero trattati di amicizia con il Re ed il Console Nuvolone giurò di difendere i Giudici nel caso il Re avesse violato i patti. Soltanto il 7 gennaio 1172, scortato dal Console Ottone di Caffaro, Barisone riuscì a rientrare definitivamente in Sardegna,: dovette lasciare come ostaggi figlio, moglie e 45 notabili; versare 1.000 lire entro un mese, 7.000 lire di merce entro il 24 giugno e 4.000 lire di merce annuali. L’anno seguente (1169) il Console Nicola Roza, subito dopo aver partecipato alla spedizione in Polcevera (in occasione della pacificazione delle campagne), partì contro i Pisani con 4 galee per la Provenza e lì fece blocco navale per due mesi. La Versilia, sobillata da Pisa, si rivoltò contro Lucca; Genova inviò 500 cavalieri e 22 balestrieri, al comando di Rogerio di Maraboto, senza chiedere alcun compenso ai Lucchesi. Giunti a Viareggio i Genovesi la presidiarono e fornirono soccorso ai vicini castelli di Corvaria e Assano poiché gli eserciti di Pisa, Garfagnana e Versilia, che si trovavano tra loro e Lucca, ne impedivano la difesa. A maggio il Console pisano Guido di Mercato chiese la pace. Mentre fino ad agosto si definirono le varie controversie, i Pisani assaltarono il castello di Assano e vennero respinti dai balestrieri genovesi. Genova armò 8 galee al comando del Console Anselmo Garrio. Questi ne inviò 2 in Corsica, 2 a Capraia e 2 in Gorgona mentre le ultime 2 restarono a Portovenere fino a quando, stanco di attendere il termine delle trattative di pace che qui si svolgevano, risalì con esse l’Arno e dopo una breve scorreria assalì il castello di Capalbo.

16.6 La minaccia alla fiere provenzali

53 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti

6 galee pisane diressero in Provenza; 7 galee, al comando del Console Ottone di Caffaro, si schierarono per proteggere i mercantili genovesi che si trovavano indifesi a Foro di Giulio. Il 10 agosto, trovati i Pisani presso le isole Hyères, catturarono 3 galee nemiche. Altre galee pisane partirono per saccheggiare le navi dirette alla fiera di S. Raffaele per cui fu decretato che i mercanti si recassero a tale fiera in Figura 15: La Provenza. galea e 6 galee al comando di Ingo Tornello pattugliarono i mari di Provenza per 2 mesi.

Al suo ritorno (dicembre 1169) Tornello partì in, con 2 galee, per la Sardegna al fine di rinsaldare il possesso di Oristano e dei castelli di Arculenio e Mamilla. 8 Galee8 al comando di Oberto Recalcato pattugliarono i mari di Provenza per un mese bloccando 4 galee pisane. In questo periodo la Guerra con Pisa fu delegata a 2 galee di Portovenere e 2 di Trepedecino che riuscirono a catturare 1 galea con a bordo due Consoli pisani e molti nobili. Nel 1170 6 galee8 al comando del Console Ogerio Vento e 2 galee di Trepedecino pattugliarono la Provenza per un mese e mezzo. Al ritorno, informati dai cursori di guardia al largo di Pisa, Trepedecino e le galee di Rapallo catturarono una galea pisana e fecero prigionieri due Consoli e molti nobili, mentre la galea di Ricio Da Passano ed una di Rapallo ne catturarono una pisana che però all’isola del Giglio venne sequestrata dal Re di Sicilia, che con la sua flotta era di ritorno dalla Spagna. 8 galee8 assalirono i Pisani mentre a Genova le Compagne ne armavano altre 8 che, al comando del Console Grimaldo, pattugliarono i mari di Provenza per un mese mentre Trepedecino con una sua galea ed una di Portovenere predò una ricca nave pisana di ritorno dalla Sicilia.

16.7 Si riaccese il conflitto in Toscana

Rogerio di Gusta, ambasciatore a Monte Pesulano, tornò a Genova e in novembre l’ambasciatore di Lucca, Guidoto Linaiol, venne a chiedere rinforzi per il castello di Mutrone minacciato dai Pisani. Genova promise di armare l’esercito, di stanziare 4 galee a Portovenere e di pagare il soldo per 300 cavalieri che Lucca avrebbe assunto a nome suo. Lucca chiese 8 galee a Portovenere e, con l’arruolamento dei cavalieri, ritenne non più necessaria la mobilitazione dell’esercito Genovese. L’esercito di Lucca venne sconfitto e la torre cadde. Genova chiamò alle armi tutti gli abitanti dei territori sotto al suo controllo e quando il Console di Lucca, Oberto di Sofreducio, riferì le notizie della guerra al parlamento di Genova ottenne la promessa, dato che i Pisani erano rientrati nella loro città, dell’invio di un esercito di 1.000 cavalieri entro 7 mesi e gli furono consegnati 600 prigionieri pisani, detenuti a Genova, che avrebbero potuto scambiare con i prigionieri lucchesi.

8 8 galee = 5 di Genova e le altre di Savona, di Noli (entrate nel Comune l’anno precedente) e Rapallo 6 galee = 4 di Genova, 1 di Nizza ed 1 di S. Remo 8 galee = 2 di Portovenere, 1 di Vernazza, 1 di Passano, 1 di Sestri Levante e 3 di Rapallo 54 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Nel 1171 5 galee di Trepedecino e 4 del Comune si mossero contro i Pisani mentre 8 galee e 8 gatti venivano preparati per trasportare l’armata. Il 10 maggio 1171 Genova (per mano del Console Nicola Rizo) strinse alleanza con Raimondo V Conte di Tolosa, Marchese di Provenza e Duca di Narbona e iniziò un blocco di 4 mesi ogni anno contro Montpelier in quanto Guglielmo VII si era alleato con Pisa. Si decise di comune accordo con gli alleati che, per difficoltà di approvvigionamento, si sarebbe mobilitato l’esercito la prossima estate e nel frattempo venne edificato, al posto della torre di Mutrone, il castello di Monte Gravanto.

16.8 Il raggiungimento della pace

Cristiano, Arcivescovo di Magonza ed Arcicancelliere imperiale, attraversò la Lombardia in fermento fino a Genova dove fu accolto nel gennaio 1172 con grandi onori ed ebbe adeguata scorta. Per rappresaglia a tale accoglienza la Lega bloccò l’esportazione di grano per 6 mesi causando una grave crisi alimentare ed economica. Il nuovo consolato intercedette presso l’Arcicancelliere (promettendo 2.300 libbre per finanziare la missione imperiale) in favore dei prigionieri lucchesi e genovesi in mano pisana. L’Arcicancelliere convocò tutti i vassalli imperiali a Siena e invocò una tregua al fine di preparare i trattati di pace tra le due città. Durante i colloqui segreti tra l’Arcicancelliere e i legati genovesi e lucchesi ci si accordò che: i Pisani sarebbero stati banditi dall’impero, avrebbero perso tutti i loro privilegi e lo stesso Arcicancelliere si sarebbe schierato in campo contro di loro; Genova avrebbe armato una flotta di 50 galee e versato 1.300 libbre all’Arcicancelliere (ma non avrebbe mobilitato i 1.000 cavalieri promessi nel 1170) mentre Lucca avrebbe attaccato da terra. Pisa venne bandita ad aprile per non aver affidato mandato all’Arcicancelliere di concludere la pace. Visti i preparativi di guerra Pisa chiese di comporre la pace che venne giurata da 1.000 abitanti di ognuna delle città in conflitto (Firenze, Genova, Lucca, Pisa). Poiché Pisani e Fiorentini si prepararono ad espugnare il castello imperiale di San Meniato, 7 galee al comando del Console Corso risalirono l’Arno e rasero al suolo l’isola di Pianosa. In patria i Malaspina si ribellarono. Le galee al comando del Console Rubaldo Bisacia catturarono 3 galee pisane e liberarono 1 nave genovese di ritorno da Bugea. 8 galee a capo del Console Lanfranco Alberico andarono a rinsaldare i rapporti con la Sardegna. Frattanto i cursori riferirono che due galee pisane dirigevano in Provenza e 4 galee, guidate da Ottone di Caffaro, le inseguirono. 5 galee Pisane tallonate da 7 galee al comando di Ingo di Flessa riuscirono ad entrare in Provenza. Nell’ottobre 1173 Papa Alessandro III fu costretto ad ammonire severamente la città di Genova per via delle “inaudite violenze” commesse ai danni di Guglielmo VII di Montpelier. Nell’agosto 1174 Raimondo Duca di Narbona, Conte di Tolosa e Marchese di Provenza in cambio dell’aiuto militare (16 galee) contro il Re d’Aragona concedette un fondaco a Saint- Gilles, una strada ad Arles, Marsiglia, il castello ed il borgo di Hyères, le saline di Bouc, metà Nizza, il poggio di Monaco (dove poter fondare un castello) e libertà di commercio. Il 25 gennaio 1174 il Marchese Guglielmo di Massa giurò di impegnarsi contro Pisa. Nel 1175 il Console Rogerone con 6 galee combatté i Pisani e inseguì una loro nave da Portotorres fino a Portopisano dove l’arrembò e bruciò. Ugo Scoto, Clavigero del Comune, mentre con 1 galea vigilava le coste Provenzali ne catturò una pisana. Barbarossa impose la pace a Firenze, Genova, Lucca e Pisa; e per imparzialità concedette metà della Sardegna a Pisa e metà a Genova. Ma per l’anno successivo Genova tenne per tutta la primavera e l’estate alcune galee armate a guardia della Provenza temendo i pirati pisani e una possibile riapertura del conflitto .

55 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Solo nel 1187 (alla caduta di Gerusalemme) i Pisani predarono alcuni mercanti genovesi a Cagliari; Genova armò un grosso esercito ma per l’intercessione di Enrico, Re d’Italia, inviò solo 10 galee al comando di Fulco di Castello per abbattere il castello che i Pisani avevano eretto a Bonifacio. Nel 1187 Pisa occupò il giudicato di Cagliari ma si stava preparando la III crociata e nel 1188 due Cardinali inviati da Clemente III ottennero la pace tra le due città giurata da 1.000 Genovesi scelti da Pisa e 1.000 Pisani scelti da Genova.

17. Lo sviluppo delle reazioni diplomatiche

Nel 1160 furono inviati come legati, a Costantinopoli, il Console Enrico Guercio e, presso il Re Spagnolo Abu Abd Allah Mohammed ibn Said Mardanisch, Oberto Spinola. Nel 1164 il Console Corso di Sigismondo, Ansaldo Mallone e Nicola di Rodolfo con una galea andarono ambasciatori a Costantinopoli su richiesta dell’Imperatore d’Oriente ma la missione portò poco frutto. Nell’ottobre 1165 vi fu una convenzione con Raimondo Berengario II Conte di Provenza e di Melguell e lo stesso mese si stipulò un trattato di pace ed alleanza con Roma. Nel 1166 vi furono l’accordo con Arles e, a novembre, il trattato con Narbona. Nel 1167 persero l’alleanza con Raimondo V, Conte di Tolosa e Duca di Narbona, ma strinsero alleanza con il popolo di Narbona; il 7 maggio il Console Rolando stipulò un trattato con Re Alfonso d’Aragona, Conte di Barcellona e Duca di Provenza mentre nel 1171 con un trattato riacquistarono i favori del Conte Raimondo V. Nel 1168, su richiesta del Re di Sicilia, partirono con una galea il Console Bellamuto, Rogerone di Castello e Amico Grillo ma non stipularono alcun accordo. Quello stesso anno Amico di Murta andò ambasciatore a Costantinopoli ed ottenne, in ottobre, una convenzione con l’Impero d’Oriente per il riconoscimento dei danni subiti nel 1162 ad opera dei Pisani: 30.000 ipèrperi. Lo stesso mese Boemondo III Principe d’Antiochia confermò i privilegi concessi da Boemondo I in Antiochia, Laodicea e Solino. Tra l’aprile e il maggio 1170 Genova ottenne un embolo entro le mura di Costantinopoli: il Koparion (“il corno d’oro”). In giugno gli ambasciatori dell’Impero d’Oriente Andronico Costastefano, Teodoro Kastamouni e Giorgio Disipato da Nicea giunsero a Genova con 56.000 ipèrperi per il Comune. Si attese il ritorno di Amico di Murta da Costantinopoli, ma poi, per via delle discrepanze tra ciò che promettevano gli ambasciatori e ciò che era scritto nei loro documenti, fu rifiutato il denaro e venne inviato nuovamente a Costantinopoli Amico di Murta per chiarire la situazione. Nel gennaio del 1171 venne stipulata una convenzione con gli uomini di Grasse. Lo stesso anno i Veneziani aggredirono al colonia genovese al Koparion causando danni per 5.674 ipèrperi. Alla morte di Emanuele Comneno (1182) scoppiò una tale reazione all’influenza straniera a Costantinopoli che tutti i latini dovettero lasciare la città per salvarsi la vita. I Genovesi persero 228.000 ipèrperi che, 10 anni dopo, chiesero come indennizzo al nuovo Imperatore Isacco. Il Console Ottobono degli Alberici andò due volte ambasciatore in Sicilia e nel novembre 1174 riuscì a concludere la pace con Re Guglielmo II che riconfermò totalmente il trattato del 1156. Nel 1177 Guglielmo Vento raggiunse a Ravenna l’Imperatore e definì alcuni accordi mentre in Terrasanta Rosso di Volta, ambasciatore presso Salàh ad din Yusuf, firmò con lui una pace. Due anni dopo l’Arcivescovo Ugo partecipò al Sinodo Lateranense in cui furono confermati i privilegi di Genova e autenticate le ceneri del Battista.

56 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti A Genova nel 1177 Giovanna, figlia di Enrico II d’Inghilterra venne ricevuta a Genova dalle navi del futuro sposo Guglielmo di Sicilia mentre nel 1179 Agnese, figlia di Luigi VII Re di Francia, passò per Genova diretta a Costantinopoli, promessa sposa di Alessio, figlio di Emanuele Comneno. Nel 1181 l’Ammiraglio del Regno di Sicilia Gualtiero di Moach, diretto contro Maiorca, passò con una grande armata e si fermò a svernare a Vado. Nel 1186 Guglielmo Tornello fu inviato in Sardegna come legato e Nicola Mallono e Lanfranco Pevere all’Imperatore Isacco. Nel 1188 Nicola, figlio di Filippo di Lamberto fu inviato da Ishak ibn Mohammed, Re delle Baleari (Formentera, Ivisa, Maiorca e Minorca) con cui si stipulò una pace ventennale.

18. Le tensioni interne (1162 - 1174)

18.1 I primi contrasti

Tra il 1160 ed il 1161 si tentò di eliminare le tensioni civili facendo giurare la pace tra le fazioni cittadine rivali e, a chi non la rispettava, furono distrutte le abitazioni e confiscato il denaro. Nel 1162, anno privo di tensioni, giurarono la pace le famiglie Piccamigli ed Usodimare. Già dall’anno successivo, per arginare le risorte e dilaganti lotte intestine, i Consoli fecero gettare in mare numerosi “ribaldi, con piedi e mani legati e gran peso di pietre al collo”. Gli Avvocato e i Castello (i Della Volta erano per lo più commercianti) erano di frequente eletti a cariche politiche e spesso tali cariche appagarono ambizioni economiche. Da metà secolo il Comune chiedeva senza più remore prestiti redimibili a privati appaltando la zecca, le imposte, le colonie d’oltremare e i castelli dell’entroterra. Spesso gli appalti finirono a parenti se non agli stessi Consoli in carica. Quando nell’estate 1164 il Giudice di Oristano e i messi imperiali stavano per sbarcare a Genova dalla Sardegna, scoppiò un tumulto tale tra le fazioni di Fulco di Castello (spalleggiata dai Della Volta) e di Rolando Avvocato che vi furono numerosi morti e feriti, tra cui lo stesso figlio di Rolando. A settembre il Console Marchione Della Volta venne assassinato nella sua casa di campagna. Al termine del consolato tanto era accesa la lotta che la chiamata a parlamento per l’elezione fu ritenuta un rischio e il successivo consolato (1165) venne eletto dall’Arcivescovo. Nelle campagne imperversarono, cogliendo l’occasione, gli uomini del Marchese di Malaspina e gli uomini di Meledo. Cicagna chiese ed ottenne dal Comune la costruzione di un castello (Monteleone) per proteggersi dai Malaspina. Nel 1165 i Consoli fecero giurare una tregua in S. Lorenzo tra tutte le fazioni e per sicurezza sequestrarono case e torri che, in centro città, appartenevano a Ingo Della Volta e Amico di Castello.

18.2 Il castello di Parodi

Nel 1166 era normale girare armati in città; molti nobili uomini erano caduti e la guerra civile scoppiò apertamente per quanto entrambe le fazioni avessero giurato una tregua. Ne approfittò il Marchese Guglielmo di Monferrato che, nonostante il suo giuramento, assediò il castello di Parodi e lo espugnò prima che arrivasse da Genova la colonna di soccorso. Per aver consegnato il castello il 15 novembre 1166 furono condannati al bando ed alla confisca dei beni il Visconte Roderico, Guglielmo Gimbi di Carmandino e Guglielmo Monticelli.

57 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti I Conti di Lavagna giurarono la Compagna il 23 novembre. Il 13 febbraio 1167 l’Arcicancelliere Rinaldo bandì i Marchesi di Parodi e a quelli di Gavi per non aver restituito il castello di Parodi ed intimò ai Pavesi, ai Marchesi del Vasto, di Ponzone, del Bosco e Malaspina di aiutare i Genovesi. Il 3 ottobre 1168 il Marchese Opizzo Malaspina e il figlio Moroello giurarono fedeltà a Genova, si impegnarono a fornire in caso di guerra 15 cavalieri e 100 arcieri ed ottennero 300 lire e 25 lire annuali per chiudere le controversie del castello di Monteleone. Il 10 maggio 1171 Guglielmo e Ranieri di Parodi restituirono il castello, giurarono fedeltà assieme a 20 loro vassalli, si impegnarono a fornire 10 cavalieri in caso di guerra e furono quindi investiti feudatari del castello.

18.3 Le fazioni e l’insofferenza dei Signori esterni

Nel 1168 le varie fazioni giurarono una tregua ma, pochi giorni dopo, Cendato e Ingo Bertolio, si scontrarono. Vi furono con morti e feriti ed entrambi, uno subito e l’altro entro l’anno, morirono a causa di quel combattimento. A fine consolato vi fu un altro scontro, con numerosi partecipanti, in cui fu mortalmente ferito Jacobo, figlio di Ingo Della Volta. La guerra Civile durava ormai ininterrottamente da 6 anni per cui i nuovi Consoli (1169) arruolarono 200 mercenari e fecero giurare tutta la città, nobili e plebei, che sarebbero rimasti in pace ed avrebbero rimesso ai Consoli le loro liti. I Consoli decretarono di risolvere le liti con 6 duelli tra i maggiori cittadini che avevano portato a questo stato di fatto. I duelli si sarebbero svolti nel cortile dell’Arcivescovado dove i Consoli amministravano la giustizia. Nel mezzo di una notte chiamarono a parlamento la città e lì, a sorpresa, l’Arcivescovo e il clero in parata solenne indussero i capi delle rivolte (Rolando Avvocato e il cognato di Ingo Della Volta, Fulco di Castello) a giurare la pace. Oramai a causa dell’insofferenza degli abitanti e dei signori locali era divenuto un rischio salire in campagna per la vendemmia: i Consoli mossero due colonne verso Lavagna e Polcevera e ripristinarono l’ordine imprigionando, multando o tagliando “a chi i piedi a chi le mani”. Con il Consolato del 1170 la Guerra Civile sembrò definitivamente sopita anche se i “cuori degli avversari apparivano tenebrosi”. Furono eletti 4 uomini che definirono le liti tra dei Castello e Avvocati. Lo stesso febbraio (6 giorni dopo l’elezione dei Consoli) i Conti di Lavagna (Alberto Penello e i figli di Girardo Sforza) espugnarono di notte il castello di Frascario dato in feudo ai Da Passano. Fu chiesta la restituzione del castello. I Consoli Ottone Fornaro e Bonvassallo Usodimare, mentre a Genova si armavano fanti e cavalieri, portarono ai Conti un ultimatum che fu accettato. I Conti Gerardo Sforza, il figlio Musso ed Enrico Bianco vennero a Genova nell’aprile 1171 dove giurarono di rispettare le convenzioni del 1166. I Da Passano per vendicarsi della perdita del castello di Frascario, ora in mano ai Consoli, espugnarono ai Conti di Lavagna il castello di Zerli e appena questi li assediarono si rimisero al Comune che, dopo lunga causa, lo restituì ai Signori di Lavagna. I Signori Da Passano restituirono i feudi concessigli dalla Repubblica (castelli di Frascario e Frascarino) il 4 agosto 1171: tali castelli non saranno più infeudati per mantenere una migliore difesa verso Sestri Levante. I Da Passano giurarono fedeltà a Genova che promise di non turbare i loro possedimenti e li investì nomine feudi in pubblico parlamento.

18.4 La rivolta del Marchese Opizzo Malaspina

I Marchesi Malaspina, i Signori Da Passano e i Conti di Lavagna si ribellarono in settembre, approfittando dell’impegno della Repubblica in Toscana. Vicini e potenti signori feudali 58 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti occupavano tutto il territorio da La Spezia a Sestri Levante ed il territorio interno lungo le valli e le vie di comunicazione. Il 25 settembre 1172 Gerardo di Fosdinovo e i Consoli di Pontremoli si impegnarono, a spese del Comune, di conquistare il castello di Trebbiano. A dicembre Opizzo Malaspina ed il figlio Moroello mossero contro Genova: Opizzo assediò il castello di Chiavari (edificato da Genova nel 1167) e Moroello prese l’isola di Sestri Levante e poi con 250 cavalieri e 3.000 fanti assaltò il castello di Rivarolo. I Consoli si portarono a Rapallo dove chiamarono a raccolta cavalieri e Marchesi a loro fedeli; prima che l’esercito si fosse raccolto Chiavari pagò 300 libbre al Marchese per farlo allontanare. Opizzo che si portò a Rivarolo, nella piana di Sestri Levante. L’esercito genovese espugnò Cogorno ed inseguì il Marchese, che si ritirò verso Pietra Tinta, e sopra Moneglia perse il contatto a causa di un’improvvisa gelata. Non fidandosi dei Marchesi suoi alleati (Enrico Guercio e i Marchesi di Monferrato, di Gavi, del Bosco e di Ponzone) fu firmata a Sestri Levante una tregua fino a Pasqua e venne pagata, ad ognuno dei cavalieri arruolati, una libbra. Nel 1173 Opizzo sobillò gli abitanti da Rapallo a Airona (Valdinievole) e il Consiglio dei Silenziari decise di creare una milizia permanente di 100 cavalieri. A giugno la Milizia, guidata dal Console Ingo di Flessa, edificò il castello di Villafranca a Moneglia (che era dal 1153 feudo dei Da Passano).

Ad ottobre Malaspina invase la Val Fontanabuona, assediò Monleone e da Genova 360 cavalieri, tra cui i 100 della Milizia, e 1.500 arcieri partirono in suo soccorso. Malaspina si dileguò a l’armata si abbatté contro i Da Passano e espugnarono il loro castello in 8 giorni. A dicembre vennero emancipati i sudditi dei rivoltosi Conti di Lavagna. Figura 16: Il confine con le Signorie esterne. Il 14 marzo del 1174 furono comprati dai Malaspina i castelli di Pietra Tinta (Pietratetta), Lerici e Figarolo per 3.700 lire e quindi vennero rasi al suolo. I Marchesi si impegnarono ad armare 20 cavalieri e 100 arcieri in caso di conflitti con i Conti di Lavagna, i Signori Da Passano o di Cogorno.

18.5 La guerra civile

Nel 1178 vi furono contrasti e combattimenti tra Mazanelli e Navarri mentre l’anno successivo tra Amico, figlio di Amico Grillo, e i fratelli Pietro e Simone Vento ed in quest’occasione vi fu un aspro combattimento presso Sturla. Nel 1180 pacificati Vento e Grillo si contrapposero Rubaldo Porcello e Girardo Scoto anche se non si venne alle vie di fatto. I Consoli composero quest’ultima discordia ma, poiché

59 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Girardo rifiutò la sentenza e si allontanò da Genova, le sue proprietà furono confiscate e demolite. La situazione igienica divenne critica: nel 1179 morì di peste il Console, Baldizone Usodimare, ma nel 1181 la malattia dilagò in città decimando gli abitanti e a Natale un incendio devastò completamente il quartiere di Palazzolo. Nel 1183 Fulco di Castello e i Vento contrapposti ai Bulbunoso e alla Curia combatterono aspramente nel Bisagno. In campagna risorgono gli atti di brigantaggio: nel 1182 gli abitanti di Laigueglia rapirono Maria degli Alberici che si stava dirigeva a Nizza. La Repubblica armò l’esercito per muovere contro di loro ma gli abitanti giurarono fedeltà mentre si stava ancora armando l’esercito e consegnarono a Genova le terre ed il castello. Vernazza invece (feudo dei Fieschi, sostituitisi ai Da Passano) assalì alcuni mercanti pisani lungo la via publica ma le due città erano in pace per cui Genova espugnò il castello di Vernazza. Lo stesso anno il Console Guglielmo Modiodiferro con le sue truppe ed una colonna di Alessandrini espugnò il castello di Silvano. Nel 1184 Porto Maurizio insorse e si armò l’esercito ma i notabili di tale città vennero per implorare il perdono. Finalmente tra il 1185 ed il 1186 furono composte le discordie civili e con una colletta si pagarono i debiti del Comune; ma già dal 16 febbraio 1187, quando Lanfranco, figlio di Jacopo di Turca, uccise alcuni ladroni, e con essi il Console Anglerio de Mari, risorsero le guerre civili. Si radunò il popolo che cacciò l’uccisore dalla città e, a mano armata, andò a demolire la sua torre e le sue proprietà. Il 24 luglio Rubaldo Porcello e Opizzone Lecavelo vennero uccisi a capitolo e vi fu un gran tumulto. Nel 1188 il Console dei Placiti Ingo, figlio di Cassizio Della Volta, mentre passava presso la casa dei Malfante fu colpito a morte con una pietra.

Successe all’Arcivescovo Arcivescovi: Ugo l’Arcidiacono S iro II: U go Della Volta: B onifacio: Bonifacio. 1133 1163 1188

Quello stesso anno Pietro, Cardinale di S. Cecilia e legato della Sede Apostolica riuscì a comporre la pace tra le fazioni di Lanfranco di Turca e di Bulbunoso. Nel 1189, con l’arrivo dei crociati da trasportare si acuirono le tensioni tra i Vento e i Della Volta. Il 2 maggio si combatté al mercato di S. Giorgio mentre il giorno di Pentecoste a S. Lorenzo e a S. Maria delle Vigne. L’anno seguente fu deciso, per ampliare la loro capacità operativa, che i Consoli dei Placiti avrebbero giudicato non più nel palazzo arcivescovile ma a rotazione trimestrale in varie località: Placiti della Città S. Maria di Castello S. Giorgio S. Donato palazzo arcivescovile Placiti del Borgo S. Siro S. Maria delle Vigne S. Pietro della Porta palazzo arcivescovile

19. III Crociata (1187 - 1191)

Nel 1187 Salàh ad din Yusuf Ibn Ayyùb espugnò S. Giovanni d’Acri (a luglio) e Gerusalemme (a ottobre), imprigionando il Re Guido e il Marchese Guglielmo di Monferrato con la battaglia di Hattin. Il Marchese Corrado di Monferrato era a Costantinopoli ma alla notizia diresse con una nave Genovese su Acri e vi giunse 2 giorni dopo la sua caduta. Riparò a Tiro, unica città ancora in mano cristiana, e diresse la difesa della città fino all’arrivo dei rinforzi Pisani e Veneziani. 60 Storia di Genova dalle origini al 1190 Alessandro Torti Per primo partì la flotta siciliana, guidata dall’Ammiraglio Margherito, che giunse in tempo per impedire la conquista di Tripoli; Federico Barbarossa, Imperatore e Re di Germania, partì per via terra e morì annegato nell’aprile 1190 ad Antiochia, attraversando il fiume Ferro. La crociata proseguì ma con scarsi esiti. Genova tra il 1177 ed il 1188 Genova aveva ottenuto benefici commerciali dal Sultano d’Egitto Salàh ad din, dal Re di Maiorca Ishak ibn Mohammed e dall’Impero Greco. Con la crociata fornì un aiuto militare al fine di mantenere i suoi privilegi. Nel 1188 Rosso Della Volta saggiò le intenzioni inglesi verso la Siria. L’anno seguente (1189) gli ambasciatori Ansaldo Bufferio ed Enrico Deitesalve andarono a trattare con Filippo II Augusto, Re di Francia, e Riccardo Cuor di Leone, Re d’Inghilterra, il trasporto fino in Terrasanta. Entrambi furono rapiti durante il tragitto dalla Marchesa Donexella dell’Incisa per ottenere un riscatto. Genova, Asti ed Alessandria armarono gli eserciti e gli ambasciatori vennero prontamente restituiti alla loro missione. Si organizzò il trasporto integrale dei crociati francesi a vantaggiosissime condizioni: il prezzo era 5 volte maggiore rispetto a quello di mercato ed il contratto venne firmato il 16 febbraio 1190 da Ugo III, Duca di Borgogna. I francesi si sarebbero imbarcati a Genova, invece gli inglesi a Marsiglia. La flotta genovese per trasportare 650 cavalieri, 1.300 cavalli e scudieri ed il vitto per 8 mesi avrebbe avuto un incasso di 5.850 marchi d’argento (che dovettero essere anticipate al Re francese da alcuni cittadini privati), il recupero delle proprietà perdute e un quartiere in ognuna delle città conquistate. Genova organizzò personalmente due spedizioni militari nel 1189 e nel 1190 partecipando all’assedio di S. Giovanni d’Acri che, dal 27 ottobre 1189 fino al 12 luglio 1191 (quando venne espugnata) fu l’unica impresa militare della crociata. Nel 1189 partì una nutrita spedizione, guidata dal Console Guido Spinola, a cui però non partecipò nessuno degli Avvocati. Il 1 agosto 1190 Filippo II di Francia entrò a Genova; il 13 agosto Riccardo d’Inghilterra passò da Genova con 15 galee e, dopo un colloquio con il Re di Francia, diresse in Terrasanta seguito il 24 agosto da Filippo II. Nello stesso periodo partì la seconda operazione militare genovese: 80 navi guidate dai Consoli Simone Vento e Marino Rodoano. A causa delle polemiche se insediare sul trono Re Guido o sostituirgli Corrado di Monferrato (appoggiato anche dai Genovesi) risultò impossibile proseguire l’impresa che terminò lasciando i mano cristiana le sole città della costa (S. Giovanni d’Acri Tiro, Antiochia, Beirut e Tripoli). Genova e Pisa riottennero i loro quartieri e privilegi ma da ora in poi le colonie genovesi in Oriente vennero gestite non più da privati (ad eccezione di Gibelletto, dominio degli Embriaci) ma direttamente dal Comune per mezzo di due “Consoli e Visconti dei Genovesi in Siria” che risiedevano a S. Giovanni d’Acri.

61 Bibliografia Fidel von Meute

20. Bibliografia

• AA.VV. Storia d’Italia diretta da Giuseppe Galasso 24 voll. Ed. UTET, Torino 1979-1995 • Caffaro e i suoi continuatori Annali Genovesi (a cura di Luigi Tommaso Belgrano e Cesare Imperiale di Sant’Angelo) 5 voll. Fonti per la Storia d’Italia, Ed. Regio Istituto Storico per il Medioevo, Roma 1890-1929 • Teofilo Ossian De Negri Storia di Genova Ed. Giunti Martello, Firenze 1986 • Federico Donaver Storia di Genova Ristampa anastatica Ed. Mondini & Siccardi, Genova 1990 • Iacopo da Varagine Cronaca di Genova dalle origini al 1297 (a cura di Giovanni Monleone) 3 voll. Fonti per la Storia d’Italia, Ed. Regio Istituto Storico per il Medioevo, Roma 1941 • Jorg I Longobardi • Roberto Sabatino Lopez Storia delle colonie genovesi nel mediterraneo 2° ed. Ed. Marietti, Genova 1996 • Dario Martini e Divo Gori La Liguria e la sua anima 5° ed. Ed. ECIG, Genova 1985 • Giovanni Pesce e Giuseppe Felloni Monete genovesi: storia arte ed economia nelle monete di Genova dal 1139 al 1814 Ed. Stringa, Genova 1976 • Procopio di Cesarea Le Guerre Persiana, Vandalica, Gotica (a cura di Marcello Cravari) Ed. Einaudi, Torino 1977 • Romeo Pavoni Liguria medioevale: da provincia romana a stato regionale Ed. ECIG, Genova 1992 • Repubblica di Genova Codice diplomatico (a cura di Cesare Imperiale di Sant’Angelo) 3 voll. Fonti per la Storia d’Italia, Ed. Regio Istituto Storico per il Medioevo, Roma 1936- 1942 • Società Ligure di Storia Patria Atti della Società Ligure di Storia Patria Genova Oliveri Serie Consolari I Belgrano Cartario Genovese II parte I Belgrano Tavole genealogiche II parte I Belgrano Registro della Curia Arcivescovile II parte II Amori Fonti Arabe V • Vito Vitale Breviario della storia di Genova: lineamenti storici ed orientamenti bibliografici 2 voll. Ed. Società Ligure di Storia Patria, Genova 1955 21. Indice analitico

A Aquilonia...... 11 Bocchetta...... 11 Accaron...... 32 Arcicancelliere.....48, 50, 55, 58 Boemondo...... 32, 34, 43, 56 Acquasola...... 47 Arculenio...... 54 Boemondo I...... 56 Acri...... 33, 43, 45 Arculento...... 53 Boemondo III...... 56 Adalberto II...... 26 Ariberto I...... 19 Boirone...... 48 Adaloaldo...... 18 Arles..14, 23, 24, 51, 52, 55, 56 Bolcione...... 31 Adda...... 14 Armea...... 21 Bolfetto...... 34 Ademaro...... 20 Arno...... 34, 35, 50, 53, 55 Bonifacio...... 22, 56, 60 Adriano IV...... 47 Arriano...... 14 Bono...... 16, 52 Aemilia Lepidi...... 11 Arzuf...... 32, 33, 34 Borgogna...... 61 Aemilia Scauri...... 11 Asciano...... 53 Borgognoni...... 16 Agiulfo...... 18 Asdrubale...... 9 Bormida...... 8 Agrippa...... 12 Aspri...... 46 Bosco...... 21, 48, 58, 59 Airona...... 59 Assano...... 53 Bouc...... 55 Alarico...... 15 Asterio...... 17 Brescello...... 18 Alba...... 21, 22, 23 Asti...... 21, 22, 23, 39, 46, 61 breve...... 24, 27, 53 Albaro...... 18 Astolfo...... 19 Broglio...... 47 Albarone...... 52 Ataulfo...... 15 Brolium...... 18, 23, 26, 44 Albenga....8, 15, 20, 21, 22, 23, Attalo...... 15 Brugnato...... 20, 36 50, 52 Attila...... 16 brunetti...... 45 Alberici...... 50, 56, 60 Augusto...... 11, 13, 15, 61 Brusco...... 24 Alberico...... 51, 55 Aulella...... 18 Bugea...... 34, 50, 52, 55 Alberto di Parodi...... 41 Aulo Postumio...... 11 Bulbunoso...... 60 Alberto Zueta...... 41 Aurea...... 10 C Albino...... 11 Aurelia...... 13, 39 Cadibona...... 9 Albione...... 8 Austrasia...... 17 Caffa...... 46 Alboino...... 17, 18 Avvocati...... 24, 25, 26, 58, 61 Caffaro...... 35, 36, 44, 46 Aleramo...... 21, 41 Avvocato...... 26, 57, 58 Cagliari...36, 39, 44, 51, 52, 53, Aleria...... 8 B 56 Alesandro III...... 55 Bagnera...... 37 Callisto II...... 35 Alessandria...... 41, 44, 49, 61 Baldovino.....31, 32, 33, 34, 37, Camogli...... 18, 19 Alessandro III...... 48, 49 43, 52 Campani...... 9 Alessio...... 33, 57 Baleari...... 9, 26, 36, 57 Canneto...... 13, 16, 23, 28 Alfonso...... 36, 37, 43, 56 balestre...... 31 Capalbo...... 53 Alfonso d’Aragona...... 56 Barbarossa... 42, 43, 46, 47, 48, Capo Gatta...... 37 Alfonso I...... 43 49, 50, 51, 55, 61 Capodimonte...... 18 Almeria...... 34, 36, 37 Barcellona.... 36, 37, 38, 42, 43, Capraia...... 53 Alpi...... 44, 56 Carlo Magno...... 20 Cozie...... 17 Bargagli...... 18 Carmandino...... 23, 24, 57 Marittime...... 13, 14, 16 Barisone...... 35, 51, 53 Carpeneto...... 18 Pennine...... 23 Battista...... 56 Cartagine...... 9, 10, 16 Amalfredi...... 40 Baux...... 52 Cartaginesi...... 9 Amelio...... 42 Beatrice...... 49 Carystum...... 8, 11 Amico...... 59 Bebio...... 11 Casizio...... 50 Amico Brusco...... 28 Belisario...... 16, 17 Castagneto...... 35 Amico di Castello...... 57 Bellamuto...... 56 Castel S. Angelo...... 35 Amico di Murta...... 56 Berengario....21, 22, 23, 24, 36, Castelli...... 31 Amico Di Murta...... 44, 47 37, 38, 43, 45, 56 Castello.... 9, 10, 12, 14, 18, 19, Amico Grillo...... 51, 52, 56, 59 Berengario II.21, 22, 23, 24, 56 24, 27, 28, 32, 45, 47, 56, Ammiramumo...... 50 Berengario III...... 37 57, 58, 60 Anacleto...... 36 Berengario IV...... 43, 45 Catalogna...... 34, 39 Annibale...... 9 Bertolio...... 58 catino...... 33 Antibes...... 42 Bianco...... 58 Cavour...... 13 Antiochia31, 32, 33, 34, 43, 44, Bisacia...... 52, 55 Celso...... 13, 14, 19 45, 56, 61 Bisagno...... 13 Celti...... 8 Aquila...... 35 Bobbio...... 18, 20, 25, 36 Boi...... 8 Cenomani...... 8 De Marini...... 24 Fondaco...... 30 Insubri...... 8, 10 Del Vasto...... 42 Fontanabuona...... 59 Cemenello...... 8 Della Porta...... 24, 53 Formentera...... 57 Cendato...... 58 Della Volta...28, 33, 46, 50, 57, Fornaro...... 39, 45, 58 Centarco...... 29 58, 60, 61 Forte...... 17 Cento Croci...... 18 Demetro...... 44 Fos...... 42 Centurione...... 46 Denaro...... 45, 46 Fosdinovo...... 59 Cesare...... 12 Denia...... 26, 38, 49 Framura...... 14, 20 Cesarea...... 32, 33, 34 Diocleziano...... 13 Francigena...... 19, 39 Ceuta...... 50, 51 Diogene...... 15 Frascarino...... 58 Champagne...... 39 Disipato...... 56 Frascario...... 58 Chiavari...... 59 Donexella...... 61 Frassineto...... 23, 24 chiavica...... 15, 28 Doria...... 37, 43, 46, 47, 51 Frèjus...... 42 Cicagna...... 57 Dulcizio...... 14 Fuoco greco...... 31 Cimbri...... 11 Durance...... 14 G Civitavecchia...... 36 E Galea...... 30 Claudio Marcello...... 11 Ebro...... 37 Galla Placida...... 15 Clavigeri...... 28, 29, 38 Efdhal ed Djoujousch...... 32 Gallia...... 12, 15 Clemente III...... 28, 34, 56 El Cid Campeador...... 36 Gallura...... 35 Clermont...... 31 Elba...... 8 Garfagnana...... 8, 19, 53 Cogorno...... 41, 59 Elmichi...... 18 Garrio...... 53 Comite...... 36 Emanuele Comneno.. 44, 56, 57 Gastaldo...... 19, 20, 24 Commenda...... 27 embolo...... 30, 44, 47, 56 Gatto...... 30 Compagna.... 24, 26, 27, 28, 29, Embriaci...... 24, 61 Gavi...... 18, 41, 58, 59 30, 38, 41, 42, 58 Embriaco...... 33, 43, 45 Gelasio II...... 35 Conone...... 40 Emiliano...... 14 Genovino...... 46 Cononi...... 40 Emilio Paolo...... 11 Genserico...... 16 Consoli dei Placiti...... 28, 29, 38 Emir Feir...... 32 Gerusalemme...... 32, 33, 34, 43, Consoli del Comune...... 28, 29 Enrici...... 40 56, 60 Constitutio de Regalibus...... 47 Enrico.....22, 28, 41, 42, 43, 47, Giaffa...... 32, 33, 34 consulares...... 13 48, 49, 56, 57, 58, 59, 61 Giano...... 9, 10 Conti di Lavagna...... 39, 41 Eparchia...... 18 Gibelletto...... 33, 34, 43, 45, 61 Corfù...... 33 Er Ramlèh...... 32 Gibello...... 32, 33, 34 Cornelio...... 9, 11 Eracle...... 8 Giglio...... 54 Cornigliano...... 12 Ercole...... 8, 51 Giogo...... 41 Corrado...26, 36, 45, 47, 60, 61 Etruschi...... 8, 9 Gionata Crispo...... 44 Corrado di Monferrato....60, 61 Eusebio...... 15 Giovanni...... 16, 17, 26 correctores...... 13 F Giovanni Bono...... 17 Corsica..... 9, 20, 26, 27, 34, 35, Falce...... 31 Giovanni II Comneno...... 43 36, 43, 50, 53 Fatimiti...... 27 Giovanni X...... 23 Corso...... 33, 50, 52, 55, 56 Federico I...... 39, 46 Giulie...... 15 Corvaria...... 53 Felice...... 14 Giustiniani...... 13 Costantinopoli....18, 32, 34, 43, Fiaccone...... 41, 45 Goffredo di Buglione...... 32 44, 47, 48, 50, 56, 57, 60 Fiandra...... 31, 39 Golfo del Leone...... 8 Costanza...... 49 Fieschi...... 26, 60 Gorgona...... 53 Costanzo...... 17 Fime...... Graie...... 14 Costastefano...... 56 Lerone...... 20 Granata...... 36 Cozie...... 13 Firenze...... 16, 55 Gravanto...... 55 Cozio...... 13 Fiume...... Grazie...... 13, 19 Crema...... 48 Adda...... 15 Greci...... 8, 9 Cremona...... 18, 47 Bisagno...... 9 Ateniesi...... 9 Cristiano...... 53, 55 Impero...... 8, 11, 61 Massalioti...... 9 Crovara...... 18 Lerone...... 8, 20, 21 Gregorio VIII...... 35 Cuniperto...... 19 Magra...... 13, 18 Grifo...... 19, 45 D Varo...... 11, 13 Grillo...... 59 Da Passano...39, 41, 52, 54, 58, Flacone...... 48 Grimaldi...... 24, 40 59, 60 Flaminia - Aemilia...... 16 Grimaldo...... 48, 50, 54 Damberto...... 32, 34 Flavio Costanzo...... 15 Grosso...... 46 Danubio...... 8 Flavio Romolo...... 14 Gualtiero di Moach...... 57 Darsena...... 29 Focesi...... 8 Guercio... 43, 45, 48, 52, 56, 59 Dazio...... 16 foedus...... 9, 10, 12 guerra sociale...... 12 Guglielmo Barca...... 34, 43 Lex Rubia de Gallia Cisalpina Mariano...... 39 Guglielmo di Massa...... 55 ...... 12 Marina...... 10 Guglielmo di Monferrato.57, 60 Libarna...... 11, 23 Marittime...... 13 Guglielmo Embriaco 28, 32, 33, libbre...... 46 Marocco...... 42, 50 43 Liguri.... 8, 9, 10, 11, 12, 13, 16 Marsiglia.... 8, 9, 10, 11, 13, 18, Guglielmo I...... 31, 43, 47 Liguri...... 42, 53, 55, 61 Guglielmo II...... 56 Ambroni...... 8 Martino...... 17, 41 Guglielmo IV...... 37 Apuani...... 8, 11 Massa...... 41 Guglielmo Lusio...... 38, 47 Celelati...... 11 Matilde di Parodi...... 41 Guglielmo Pelle...... 37 Cordiciati...... 11 Matilde di Toscana...... 34 Guglielmo VI...... 43 Deciati...... 11 Mazanelli...... 59 Guglielmo VII...... 55 Epanteri...... 8, 10 Mazzara...... 48 Guido di Mercato...... 53 Friniati...... 8 Medaglia...... 46 Guido Guerra...... 42 Genuati...... 8, 9 Mehedia...... 27, 34 Guido Spinola...... 28, 61 Ilvati...... 8, 11 Meledo...... 57 H Ingauni...... 8, 10, 11 Melguell...... 56 Hammadidi...... 27 Intemeli...... 8 Messina...... 35, 43, 48 Hattin...... 60 Oxibii...... 11 Milano8, 13, 14, 15, 16, 17, 18, Herstal...... 20 Sabazi...... 8, 11 19, 21, 26, 47, 48 Hières...... 42 Segobrigi...... 8 Minorca...... 36, 37, 57 Hyères...... 42, 54, 55 Statielli...... 8, 11 Mira...... 32 I Tiguli...... 8 Mohammed ibn Meimûm 34, 37 Ido...... 24, 48 Vedianzi...... 8 Mohammed ibn Said Ido Gontardo...... 48 Veleiati...... 8 Mardanisch..... 38, 48, 49, 56 Idone Gontardo...... 53 Vituri...... 8 Molassana...... 14, 24, 25 Impero...... 8 Lipari...... 8 Monaco...... 8, 48, 55 Incisa...... 21, 61 Lira...... 46 Mondrasso...... 41 Innocenzo II...... 34, 36, 40 Liutprando...... 19 Moneglia...... 59 ipèrperi...... 44, 45, 56 Livorno...... 35 Monferrato...... 21, 59 Iria Flavia...... 36 loca...... 29 Monginevro...... 14 Isacco...... 56, 57 Lombardia...... 23, 55 Montaldo...... 41 Isacio...... 19 Lopez...... 49 Montebello...... 49 Ishak ibn Mohammed...... 57, 61 Lorenzo...... 17 Monteleone...... 57, 58 Iulia Augusta...... 15 Lotario...... 21, 47 Montesano...... 46 Iulia Augustea...... 11 Lucca..... 16, 18, 20, 22, 52, 53, Monticelli...... 57 Ivisa...... 57 54, 55 Montone...... 31 Iviza...... 36 Luccoli...... 23, 47 Montpelier...... 37, 43, 55 izqâ...... 27 Lucio II...... 43 Moroello...... 58, 59 Ludovico il Pio...... 21 Mugìâhid ibn abd Allah al Amiri J Luigi VII...... 36, 57 ...... 26 jus tertiae...... 44 Lumarzo...... 18 Murta...... 56 Jütland...... 8 Luni....8, 11, 13, 14, 16, 20, 21, Musetto...... 26 K 22, 23, 26 Mutrone...... 54, 55 Kastamouni...... 56 M N Kilgi Arslan...... 32 Magnillo...... 14 N.S. delle Vigne...... 14 Kiwani ed Daula Kerbgha..... 32 Magone...... 9, 10 Napoli...... 48 Koparion...... 56 Magonza...... 52, 55 Narbona...... 42, 52, 55, 56 L Magra...... 14 Nasci...... 41 Labeone...... 11 Maiorca...... 36, 57, 61 Navarri...... 59 laeti...... 17 Malaspina.....22, 39, 41, 49, 51, Nazario...... 13, 14, 15, 19, 51 Laigueglia...... 60 52, 55, 57, 58, 59 Nebbio...... 36 Lamberto Guezo...... 33, 37, 43 Malfante...... 60 Neirone...... 18 Laodicea..32, 33, 34, 43, 45, 56 Malgoires...... 53 Nicea...... 31, 56 Lavagna..24, 26, 39, 40, 41, 58, Mallone...... 56 Nicomedia...... 32 59 Mallono...... 57 Nizza...... 8, 13, 14, 54, 55, 60 Lecavelo...... 60 Mamilla...... 54 Noceto...... 18 Lega Lombarda...... 49 Mandraccio...... 13, 19 Noli...... 42, 54 Lega Veneta...... 49 Mantova...... 18 Novi...... 41 Legnano...... 49 Marabotini...... 37, 45 numeri...... 17 Lerici...... 41, 52, 59 Marana...... 36 Nuvolone...... 48, 53 Lerone...... 8 Mari...... 24, 60 O Oberto....21, 22, 23, 24, 26, 34, Pontida...... 49 S. Cosma...... 15 36, 37, 42, 43, 48, 49, 52, Pontremoli...... 8, 59 S. Croce...... 15, 44, 47 54, 56 Ponzone...... 21, 41, 58, 59 S. Domenico...... 36, 47 Oberto Spinola.... 48, 49, 52, 56 Popillio Lenate...... 11 S. Donato...... 14, 15, 28, 60 Oberto Torre...... 34, 36, 37, 43 Porcello...... 59, 60 S. Egidio...... 36, 47 Ogliastra...... 52 Porta Soprana...... 13, 23, 47 S. Fede...... 14, 46 once...... 46 Portofino...... 8, 20, 34 S. Fruttuoso...... 20, 41 Onofrio II...... 35 Portotorres...... 51, 52, 55 S. Genesio...... 14 Onorato...... 17, 18, 53 Portovenere..35, 40, 48, 50, 51, S. Giacomo di Compostella...36 Opimio...... 11 52, 53, 54 S. Giorgio.....10, 14, 16, 17, 28, Opizzo.....24, 39, 41, 51, 58, 59 Poseidone...... 8 32, 52, 60 Opizzoni...... 40 Postumia...... 11, 15, 16, 23 S. Giovanni...... 14, 18 Oristano...... 36, 51, 52, 54, 57 Prè...... 9, 14, 27, 28, 31, 44 S. Giovanni Battista...... 32, 35 Ostrogoti...... 15, 16, 17 Primo di Castello...... 28 S. Giovanni d’Acri... 33, 34, 60, Ottaviano...... 12 Prospero...... 20 61 Ottavino...... 46 Provenza 21, 23, 34, 35, 38, 39, S. Lorenzo... 10, 12, 14, 16, 23, Ottone di Caffaro..... 50, 52, 53, 42, 43, 45, 52, 53, 54, 55, 25, 27, 28, 33, 35, 36, 38, 54, 55 56 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, Ottone Gontardo...... 36 Q 46, 50, 57, 60 Ottone III...... 39 Quartarola...... 46 S. Marcellino...... 14 P Quarto...... 12 S. Maria della Cella...... 19 P. Pancrazio...... 14 Quezzi...... 12 S. Maria delle Vigne..23, 25, 60 Padova...... 49 Quinto...... 11, 12 S. Maria di Castello...... 12, 60 Palermo...... 48 Quinto Fulvio...... 11 S. Michele...... 14, 19, 24, 25 Panaro...... 19 R S. Nazario...... 15 parlamento...... 28, 54, 57, 58 Raimondo.....32, 33, 37, 38, 42, S. Olcese...... 17 Parodi...... 41, 48, 57, 58 43, 44, 45, 52, 55, 56 S. Onorato...... 17 parti...... 29 Raimondo Trencavallo...... 52 S. Pier d’Arena...... 19 Pascasio...... 15 Raimondo V...... 55, 56 S. Pietro d’Ajaccio...... 36 Patara...... 32 Rainaldo...... 48, 50 S. Pietro della Porta.. 14, 18, 60 Pavia 16, 17, 19, 20, 21, 41, 46, Ranieri...... 58 S. Remo...... 14, 21, 42, 54 47, 48, 51 Rapallo...... 18, 54, 59 S. Romolo...... 15 Pegli...... 12 Ravecca...... 23, 47 S. Sabina...... 10, 46 Pennine...... 14 Ravenna...... 14, 17, 19, 56 S. Salomone...... 15 Pertarito...... 19 Recalcato...... 52, 54 S. Sepolcro....14, 31, 32, 34, 50 Pertinace...... 13 Recco...... 18, 26 S. Siro.... 10, 14, 15, 18, 24, 25, peste...... 47, 49, 60 Reggio...... 18 27, 31, 41, 60 Pesulano...... 54 Rivarolo...... 12, 41, 45, 48, 59 S. Siro di Struppa...... 14 Pevere...... 24, 43, 52, 57 Rivo Torbido...... 9, 10 S. Sisto...... 27 Piacenza. 11, 13, 15, 18, 20, 21, Rizo...... 55 S. Stefano...... 10, 14, 19, 25 26, 31, 46 Rodagaiso...... 15 S. Tommaso...... 14, 25 Pianosa...... 50, 53, 55 Rodano..8, 9, 14, 35, 39, 51, 52 S. Valentiniano...... 15 Piazza...... Rodoano...... 52, 61 S. Vincenzo...... 10 S. Giorgio...... 15 Rogerone...... 55, 56 Saint-Gilles...32, 33, 39, 42, 43, Piazzalunga...... 28, 33, 37 Roma..9, 10, 12, 16, 18, 19, 23, 52, 55 Piccamigli...... 57 35, 36, 47, 56 Salàh ad din...... 56, 60, 61 Piccamiglio...... 45 Roncaglia...... 46, 47 Salerno...... 27, 48 Pietra Bisciara...... 41 Rosmunda...... 18 San Meniato...... 55 Pietra Tinta...... 59 Rotari...... 19 Sannio...... 11 pietrere...... 31 Ruga Genuensium...... 30 Santa Croce...... 12 Piombino...... 35, 52 Ruggero...... 27, 34, 35, 36, 43 Sardegna 20, 23, 26, 34, 35, 36, Pipino il Breve...... 19 38, 39, 42, 44, 50, 51, 52, S 53, 54, 55, 57 Pisa...11, 16, 26, 27, 34, 35, 36, S. Agnese...... 46 39, 40, 43, 48, 49, 50, 51, Sarzana...... 50 S. Agostino...... 19 Sarzano...... 12, 15, 19, 25 52, 53, 54, 55, 56, 61 S. Ambrogio..14, 17, 18, 26, 28 Poggio Pino...... 42 Sarzano...... S. Andrea..... 10, 12, 14, 15, 18, castello...... 13 Polcevera...... 8 23, 26, 46, 47 Pollenzo...... 15 Savona...... 10, 21, 42, 54 S. Bartolomeo...... 10 Schiappino...... 41 Pompeo Magno...... 12 S. Bernardo da Chiaravalle....36 Pomponio Malo...... 12 Scipione...... 9 S. Cipriano...... 17 Scoffera...... 19 Pontedecimo...... 12 S. Colombano...... 18, 25 Scoto...... 55, 59 Terrasanta.... 26, 31, 32, 33, 34, Valenza...... 34, 36, 38, 49 Scribi...... 29 39, 44, 47, 56, 61 Varo...... 8 Scrivia...... 18 Thamim...... 27 Vastato...... 46 Seborga...... 21 Tiberio II...... 18 Venezia...... 34, 43, 49 Segeste...... 8 Tigulia...... 8 Ventimiglia.....8, 15, 19, 20, 21, Senato...... 28 Tiro...... 44, 60, 61 22, 42, 48 Serchio...... 18 Tolemaide...... 44 Vento..... 43, 44, 47, 54, 56, 59, Sergio...... 19 Tolosa...... 42, 43, 55, 56 60, 61 Sestri...... 41 Tommaso...... 17 Vernazza...... 40, 51, 54, 60 Sestri Levante.... 39, 40, 41, 54, Torchitorio...... 39 Verona...... 11, 17, 20, 49 58, 59 Torino...... 9, 17, 20, 21, 22, 50 Versilia...... 20, 53 Sforza...... 58 Tornello...... 54, 57 Vescovo...... Sicilia..... 15, 22, 26, 34, 36, 43, Tortona.. 11, 13, 15, 16, 17, 18, Costanzo...... 17 44, 46, 47, 48, 49, 50, 54, 20, 21, 22, 23, 41, 46, 48 Diogene...... 15 56, 57 Tortosa...31, 34, 36, 37, 38, 43, Felice...... 14, 15, 16 Siena...... 55 44, 45 Forte...... 18 Sigismondo...... 56 Tosse...... 10 Giovanni Bono...... 18, 19 Silvano...... 60 Totila...... 17 Lorenzo...... 25 Siracusa...... 49 Trapani...... 48 S. Romolo...... 15, 23 Siria...... 26, 32, 43, 44, 61 Trebbia...... 9, 13, 18, 19 S. Valentiniano...... 14 Siro II...... 26 Trenquerio...... 52 Siro II...... 36, 43, 45, 50, 60 Sisige...... 17 Trepedecino...... 51, 54, 55 Vezzano...... 40, 41, 51, 52 Soldo...... 46 Treviso...... 17, 49 Via...... Solino...... 32, 34, 43, 56 Troia...... 9 Mascherona...... 12, 28 Soziglia...... 23, 28, 44 Turca...... 60 Viareggio...... 53 Speroni...... 31 Tusca...... 10 Vicenza...... 49 Spinola...... 46 U Villafranca...... 59 SS. Giacomo e Filippo...... 10 Ugo di Chateaunef d’Isère.....31 Visconte. 20, 21, 24, 30, 31, 41, SS. Vittore e Sabina..14, 17, 18 Ulpio Flaviano...... 14 52, 57 Staglieno...... 18 Uraia...... 16, 17 Vitige...... 16, 17 Stilicone...... 15 Uscio...... 18 Vittore III...... 27 Struccio...... 42 Usodimare...... 50, 57, 58, 60 Vittore IV...... 48, 49 Stura...... 13 V Volta...... 30, 48, 56 Sturla...... 59 Vada Sabatia...... 8 Voltaggio...... 41, 44, 48 Susa...... 13 Vado... 8, 11, 13, 20, 21, 52, 57 Volterra...... 35 Sveta...... 38 Val...... Voltri...... 8, 12 T Aulella...... 19 W Tanaro...... 8 Bisagno...... 14, 19, 60 Worms...... 35 Tancredi...... 32, 33 Bormida...... 11 X Tascherio...... 13 Polcevera...... 24, 41, 53, 58 XII Apostoli...... 14, 15 Tenda...... 9 Scrivia...... 18, 23 Z Teodato...... 16 Serchio...... 20 Zawila...... 27 Teodeberto...... 17 Stura...... 18 zecca...... 30, 45, 46, 57 Teodisio...... 39 Tanaro...... 18 Zerli...... 58 Teodolinda...... 18 Valdinievole...... 59 Ziryti...... 27 Teodorico...... 16 • AA.VV. Storia d’Italia diretta da Giuseppe Galasso 24 voll. Ed. UTET, Torino 1979-1995 C 945 STO • Anonimo Genovese Rime e ritmi latini (a cura di Jean Nicolas) Ed. Commissione per i Testi di Lingua, Bologna 1994 RL OLANO Rim (conservazione) • Caffaro e i suoi continuatori Annali Genovesi (a cura di Luigi Tommaso Belgrano e Cesare Imperiale di Sant’Angelo) 5 voll. Fonti per la Storia d’Italia, Ed. Regio Istituto Storico per il Medioevo, Roma 1890-1929 Coll B 200 11- 12- 13- 14- 11bis (L) Ag Gen B 48 (LI) Gen B 646 (I) • Teofilo Ossian De Negri Storia di Genova Ed. Giunti Martello, Firenze 1986 Personale • Federico Donaver Storia di Genova Ristampa anastatica Ed. Mondini & Siccardi, Genova 1990 Personale • Iacopo da Varagine Cronaca di Genova dalle origini al 1297 (a cura di Giovanni Monleone) 3 voll. Fonti per la Storia d’Italia, Ed. Regio Istituto Storico per il Medioevo, Roma 1941 Coll B 200 84- 85- 86 • Jorg I Longobardi PA 1752 • Roberto Sabatino Lopez Storia delle colonie genovesi nel mediterraneo 2° ed. Ed. Marietti, Genova 1996 • Dario Martini e Divo Gori La Liguria e la sua anima 5° ed. Ed. ECIG, Genova 1985 Personale • Muratori Rerum Italicarum Scriptores Milano 1729 BS XVIII C 75/86 (conservazione) • Giovanni Pesce e Giuseppe Felloni Monete genovesi: storia arte ed economia nelle monete di Genova dal 1139 al 1814 Ed. Stringa, Genova 1976 L GE 737.4 PES • Procopio di Cesarea Le Guerre Persiana, Vandalica, Gotica (a cura di Marcello Cravari) Ed. Einaudi, Torino 1977 888.02.Pro.Gue • Romeo Pavoni Liguria medioevale: da provincia romana a stato regionale Ed. ECIG, Genova1992 Personale • Repubblica di Genova Codice diplomatico (a cura di Cesare Imperiale di Sant’Angelo) 3 voll. Fonti per la Storia d’Italia, Ed. Regio Istituto Storico per il Medioevo, Roma 1936- 1942 Coll B 200 / 77 (1-3) • Vito Vitale Breviario della storia di Genova: lineamenti storici ed orientamenti bibliografici 2 voll. Ed. Società Ligure di Storia Patria, Genova 1955 L LIG 940 VIT

• Francesco Maria Accinelli Compendio di Storia di Genova dalla sua fondazione fino all’anno 1776 3 voll. Ed. Lertora Genova 1851 (ha sviste) Gen A 210 (Conserv) • Carlo Varese Storia della Repubblica di Genova dalla sua origine fino al 1814 8 voll. 1835-1838 ?? • Michele Gius. Canale Nuova Istoria della Repubblica di Genova 4 voll. Ed. Le Monnier Firenze 1858-1864 Gen A 150-153 (Conserv) • Francesco Podestà Il Porto di Genova dalle origini alla caduta della Repubblica Spiotti Genova 1913 Gen B 1286 • Francesco Podestà L’acquedotto di Genova 1071- 1879 Ed. SordoMuti Genova 1879 Gen B 257 • Orlando Grosso Genova nell’Arte e nella Storia Alfieri e Lacroix Milano s.d. Gen A 82 (Conserv) • G.B. Semeria Storia ecclesiastica di Genova e della Liguria Torino 1838 ?? • Zazzu Il volo del grifo C Gen 940 ZAZ A. Ferretto Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia 2 voll. Pinerolo 1909-1910 D. Puncuh Liber privilegiorum Ecclesiae Ianuensis Genova 1962 Istituto per la Storia di Genova Storia di Genova dalle Origini al tempo nostro 3 voll. Ed. Istituto per la Storia di Genova Milano 1941 - 1942 N. Lamboglia Liguria Romana. Studi storico - topografici Istituto di Studi Romani, Sezione Ligure; ... 1939.

RIVISTE Atti della Società Ligure di Storia Patria Genova Oliveri Serie Consolari I Per 1.1 Belgrano Cartario Genovese II parte I 1-243 [1870] Per 1.2 (1) Belgrano Tavole genealogiche II parte I 245-600 Per 1.2 (1) Belgrano Registro della Curia Arcivescovile II parte II 1-789 [1862] Per 1.2 (2) Belgrano Mehedia IV Cambiaso Sinodi LXVIII - I [1939] Amori Fonti Arabe V 548-680 Per 1.5 Promis Continuazione Cronaca di Iacopo X fasc. IV [1876] Cambiaso Anno ecclesiastico e Santi XLVIII [1917] - Fonti XVI (XC) [1976] Per 1.90 Podestà Colle di S. Andrea XXXIII [1901] (Ag Gen B 33) Ferretto Origini del Cristianesimo XXXIX [1907] Sieveking Finanze e casa di S. Giorgio XXXV – I [1906] Collana Storica di Fonti e Studi diretta da Geo Pistarino Genova Rivista di Studi Liguri Genova Quaderni Franzoniani Genova Giornale Storico e letterario della Liguria Genova Collana Storico - Archeologica della Liguria Occidentale Genova Giornale Ligustico di Archeologia, Storia e Belle Arti Genova La Casana Genova

Autore: Fidel von Meute Mail Box: [email protected] Data Ultimo Aggiornamento: d marzo yyyy Data Creazione documento: 17 dicembre 1997 Tempo di modifica: 12/03/2006 + 3574 Dimensione del documento: 2257 Kb Titolo del documento: Historia Genuensium