Tracce Culturali Bizantine Nelle Distribuzioni Dei Cognomi Di Etimologia Greca in Calabria, Lucania E Puglia-Terra D'otranto
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UNIVERSITÀ CA' FOSCARI DI VENEZIA Corso di Laurea Magistrale in Storia dal Medioevo all’Età Contemporanea Tesi di Laurea Tracce culturali bizantine nelle distribuzioni dei cognomi di etimologia greca in Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto RELATORE: Ch. Prof. Giorgio Ravegnani LAUREANDO: Miro Tasso n. di matricola: 808712 ANNO ACCADEMICO 2017/18 RIASSUNTO Nella presente tesi si definisce la distribuzione dei cognomi di etimologia greca in tre regioni dell’Italia meridionale, vale a dire Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto, oggi chiamata Salento, sulla base delle indicazioni riportate nei dizionari onomastici del linguista Gerhard Rohlfs, andando inoltre ad individuare le loro occorrenze mediante gli elenchi telefonici delle singole province ivi esistenti. Si deve infatti tenere presente che il dominio bizantino nel Mezzogiorno fu più solido e duraturo che in altre parti della penisola, inoltre le testimonianze storico-culturali sono tuttora visibili, principalmente sotto forma di edifici di culto, nonché nella sopravvivenza di isole linguistiche greche nelle quali si parla un idioma che presenta caratteri di affinità con il neogreco e viene comunemente definito grecanico per il contesto calabrese e griko o grico per quello salentino. Del lungo dominio bizantino, dunque, oltre alle opere fisiche conservate in varie località, sono rimaste molte parole che si manifestano anche sotto forma di cognomi del sostrato greco. Le loro distribuzioni e le corrispondenti percentuali dei portatori individuano degli areali che permettono di suggerire delle correlazioni con l’antica presenza bizantina nei suddetti territori. 2 INDICE INTRODUZIONE: Origine dei cognomi e studio delle loro distribuzioni…………………p. 4 CAPITOLO PRIMO: Il contesto geografico ed ellenofono in Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto……………………………………………………………………………………p. 13 CAPITOLO SECONDO: Le testimonianze artistico-religiose bizantine, riguardanti in particolare gli edifici di culto, nonché quelle linguistiche, in Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto……………………...…………………………………………………………….p. 37 CAPITOLO TERZO: Popolazioni e persistenza bizantina nell’Italia meridionale peninsulare (Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto)……………………………………………....p. 48 CAPITOLO QUARTO: Minoranze linguistico-cognominali di origine greco-bizantina nell’Italia meridionale peninsulare (Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto). Distribuzioni e frequenze dei cognomi di etimologia greca (elenchi riportati in Appendice I e II)……...p. 61 CAPITOLO QUINTO: Testimonianze artistico-religiose bizantine e linguistiche a confronto con quelle culturali rappresentate dalle frequenze dei cognomi di etimologia greca in Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto…………………………………..………………………p. 84 CONCLUSIONI………………………………………………………………....……..…p. 104 Appendice I: Elenchi dei cognomi di etimologia greca attestati in Calabria, Lucania e Puglia- Terra d'Otranto…………………………………………………….……………………...p. 105 Appendice II: Frequenze dei cognomi di etimologia greca attestati in Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto ………………………………………………...…….………...….p. 137 Appendice III: Autocorrelazione spaziale – metodologia di analisi ……….….……...….p. 185 RINGRAZIAMENTI………………………………………………………………..……p. 201 BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………....p. 202 3 INTRODUZIONE: Origine dei cognomi e studio delle loro distribuzioni. Nell’antichità era verosimilmente diffuso l’utilizzo di un unico nome per designare le persone, il che è comprensibile in seno alle comunità in cui ci si conosce, appunto, con un solo nome. Per i Romani dell’epoca storica vigeva il sistema dei tre nomi, i tria nomina, dato dalla combinazione del praenomen + nomen + cognomen1, il primo dei quali rappresenta il nome individuale, equivalente al moderno nome battesimale, il secondo coincide con il cosiddetto gentilizio, vale a dire il nomen della gens di appartenenza, infine c’è l’appellativo che deriva da "cum nomen", ossia un soprannome evidentemente resosi necessario per le inevitabili omonimie che potevano crearsi e che veniva trasmesso alla stirps, cioè alla discendenza di una determinata persona. Tale sistema ha origini che si perdono nel tempo2 e, se si vuole analizzare il tutto con maggiore precisione, si deve ricordare che i nomi individuali divennero i praenomina dopo l’introduzione del gentilizio, ma soltanto un limitato numero di prenomi furono utilizzati dalle gentes, ad esempio tra gli Aemilii prevalevano Marcus e Lucius, tra i Fabii, Quintus e Marcus, tra i Claudii, Appius e Gaius, tra i Cornelii, Publius e Lucius. Ne derivò conseguentemente la necessità di ulteriori denominazioni che furono prese dal cognomen, sebbene esso non venne ufficializzato per lungo tempo e spesso fu semplicemente assegnato a un adulto sotto forma di soprannome caratterizzante l’individuo in questione; comunque i cognomina potevano essere trasmessi ai figli divenendo quindi appellativi familiari, distintivi in seno alle gentes3. In breve, il sistema onomastico romano dei 1 Peruzzi E., Onomastica e società nella Roma delle origini I, in «Maia» vol. 21, 1969, p. 138: “Per i Romani dell’epoca storica il nomen è il fulcro del sistema onomastico, come dimostra la designazione stessa degli altri due elementi della formula consistente nei tria nomina: 1) praenomen: est quod nominibus gentiliciis praeponitur, cioè il carattere formale che lo distingue è la sua collocazione prima del nomen; 2) cognomen: formato da nomen e com, preposizione e preverbo in latino ed italico […]”. 2 Caffarelli E., Marcato C., I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, Utet, Torino, 2008, p. X: “La formula trinomia latina si afferma a Roma alla fine del VII secolo e riguarda la classe sociale dei liberi, dei cittadini con pieni diritto, ed è lo sviluppo di una precedente formula binomia, costituita da praenomen e nomen, di derivazione incerta (forse sabina o falisca o etrusca); il sistema binomio sostituisce il tipo onomastico romano più antico formato dal nomen unicum”. 3 Kajanto I., The Latin cognomina, Societas Scientiarum Fennica, Commentationes Humanarum Litterarum XXXVI.2, Helsinki, 1965 [reprint dell’edizione originale Giorgio Bretschneider Editore, 1982], p. 20: “It is not difficult to understand why cognomina began to be adopted. After the gentilicium had come into use, the old individual names became praenomina, and their number was severely reduced. Moreover, often only a limited number of praenomina were in use in different gentes [Nota p. 20: Aemilii, preponderantly Marcus and Lucius; Fabii, Quintus and Marcus; Claudii, Appius and Gaius; Cornelii, Publius and Lucius, etc.]. There consequently arose a need for a new individual name, and this need was met by the cognomen. The cognomen was for a long period unofficial, it was usually given to an adult, recording a physical (less often a mental) trait of its bearer, his place of abode, his occupations or (mostly metonymically) his likings, hobbies, peculiarities. The 4 tria nomina prevedeva per i liberi un nomen indicante la gens, che terminava quasi costantemente in -ius e che potremmo immaginarlo come un cognome4, tuttavia esso andò incontro a una crisi nel corso dei secoli e la sua scomparsa dipese sostanzialmente dall’avvento del cristianesimo, per il quale valeva solo il nome personale imposto all’atto del battesimo, tanto che nell’alto Medioevo la formula trinomia poteva considerarsi ormai esaurita5; in buona sostanza, si può affermare la predominanza del nome unico intorno all’VIII secolo6. I primi cognomi con una funzionalità identificativa analoga a quella attuale sono nati a Venezia che, ben prima del Mille, evidenziava una situazione assolutamente unica dal punto di vista del sistema binomiale moderno, rappresentato dal nome personale più il nome familiare o cognome. Nella città lagunare, infatti, si forma e attecchisce tale sistema assai prima che altrove, fin dall’inizio del IX secolo, con un’evidente eredità latina, ma non è certo se sia una novità in assoluto o se sia piuttosto un caso di latinità conservata all’ombra imperiale di Bisanzio7. Già nel 1090, in un antico documento veneziano, con il quale l’abate early cognomina were thus largely nicknames. An individual nickname could be transmitted to children, and many of them became family cognomina, designating branches of gentes”. 4 Migliorini B., Onomastica, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. XXV, 1935, p. 380: “In età repubblicana i liberi si attengono alla formula praenomen + nomen + cognomen (p. es., C. Julius Caesar), talora completata nelle iscrizioni da altri dati (filiazione, tribù, patria, domicilio). Il prenome era il vero nome personale, usato però soltanto da persone di confidenza; era dato al bambino al suo nono giorno e diventava ufficiale solo quando il giovinetto prendeva la toga virile. Nelle iscrizioni il prenome si trova sempre abbreviato, forse per paura del malocchio. Solo 16 o 17 prenomi erano in uso; alcuni altri si trovano molto raramente. Il nome indicava la gente, e terminava quasi costantemente in -ius. Parecchi nomi passarono, specie per via d'adozioni, da una famiglia all’altra. Il cognome si fissa soltanto con l’età sillana; per lungo tempo esso rimase privilegio dei patrizi e poi delle più distinte famiglie plebee (raro è che manchi alla fine della repubblica: p. es., M. Antonius)”. 5 Caffarelli E., Marcato C., I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, Utet, Torino, 2008, p. X: “La crisi del sistema onomastico romano a formula trinomia poi binomia con la successiva generalizzazione