Teatro Dante Alighieri Stagione d’Opera 2011-2012

L’occasione fa il ladro

GIOACHINO ROSSINI Fondazione Ravenna Manifestazioni Teatro di Tradizione Dante Alighieri Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura Ministero per i Beni e le Attività Culturali Stagione d’Opera e Danza Regione Emilia Romagna 2011-2012

L’occasione fa il ladro ossia Il cambio della valigia

BURLETTA PER MUSICA IN UN ATTO LIBRETTO DI LUIGI PRIVIDALI MUSICA DI Gioachino Rossini

con il contributo di

partner

Teatro Alighieri dicembre | sabato 10, domenica 11 Sommario

La locandina...... pag. 5

Il libretto ...... pag. 7

Il soggetto di Emilio Sala ...... pag. 29

L’opera in breve di Daniele Spini ...... pag. 31

Jeu de l’amour et du hazard all’italiana di Giovanni Carli Ballola ...... pag. 33

Jean-Pierre Ponnelle ...... pag. 39

Lavorare con Ponnelle di Sonia Frisell ...... pag. 41

I protagonisti ...... pag. 45

Coordinamento editoriale Cristina Ghirardini GraficaUfficio Edizioni Fondazione Ravenna Manifestazioni

Foto di scena Foto Brescia e Amisano © Teatro alla Scala.

Si ringrazia l’Ufficio Edizioni del Teatro alla Scala per la concessione del materiale editoriale.

L’editore si rende disponibile per gli eventuali aventi diritto sul materiale utilizzato.

Stampa Tipografia Moderna, Ravenna Cmc_110_ins_musica_170x240_4c_ES.pdf 1 24/11/11 14.43

L’occasione fa il ladro ossia Il cambio della valigia

burletta per musica in un atto libretto di Luigi Prividali, da Le Prétendu par hazard, ou L’Occasion fait le nom di Eugène Scribe musica di Gioachino Rossini (Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro in collaborazione con Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano, a cura di Giovanni Carli Ballola, Patricia B. Brauner e Philip Gossett)

personaggi e interpreti

Don Eusebio Fabrizio Mercurio Berenice Pretty Yende, Marika Gulordava Conte Alberto Leonardo Cortellazzi, Filippo Adami Don Parmenione Christian Senn, Filippo Polinelli Ernestina Valeria Tornatore, Evis Mula

C Martino Davide Pelissero, Valeri Turmanov

M Solisti dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala Y

CM Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala

MY maestro al cembalo Vincenzo Scalera

CY direttore Daniele Rustioni CMY regia, scene e costumi Jean-Pierre Ponnelle K regia ripresa da Sonja Frisell luci

Allestimento originale del Rossini Opera Festival Coproduzione I Teatri di Reggio Emilia, Teatro Comunale di Treviso, Teatro Alighieri di Ravenna in collaborazione con Teatro alla Scala e Accademia del Teatro alla Scala. costumi Tirelli Costumi, Roma calzature Pedrazzoli, Milano parrucche Teatro alla Scala, Milano clavicembalo Romano Danesi, Porto Mantovano (Mantova) assistente alla regia direttore di scena Andrea Boi maestro collaboratore di sala Vincenzo Scalera maestri collaboratori Marco Borroni, Giorgio Martano, Nicolò Sbuelz, Annebelle Trinitè, Paolo Troian realizzatore delle luci Andrea Giretti Teatro alla Scala allestimento scenico Ruggero Bellini direzione di produzione Nadia Ferrigno responsabile macchinisti Salvatore Tolva responsabile elettricisti Marco Boccaccini responsabile sartoria Annunciata Pecoraro responsabile attrezzisti Maurizio Longhi I Teatri di Reggio Emilia tecnici in scena Andrea Testa, Luca Baroni, Maurizio Bellezza, Luca Foscato, Massimo Foroni, Alan Monney cabinista luci Luca Antolini trucco Luca Oblach responsabile Dipartimento Musica Accademia del Teatro alla Scala Daniele Borniquez ispettore Orchestra Enrica Di Bastiano comparse Michela Levi, Nadia Monti, Andrea Simone Didonè, Nicola Landi, Jacopo Gardelli, Luca Pozzi, Stefano Cleri, Davide Metrious, Nicolò Dondi, Antonio Piolanti, Filippo Parrino, Riccardo Raineri il bambino Francesco Giardini

5 L’occasione fa il ladro ossia Il cambio della valigia Burletta per musica in un atto Prima rappresentazione Venezia, Teatro di San Moisè, 24 novembre 1812 Libretto di Luigi Prividali da Le Prétendu par hazard, ou L’Occasion fait le nom di Eugène Scribe

Musica di Gioachino Rossini

Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro in collaborazione con Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano, a cura di Giovanni Carli Ballola, Patricia B. Brauner e Philip Gossett

PERSONAGGI

Don Eusebio, zio di Berenice tenore Berenice, sposa del Conte Alberto soprano Conte Alberto tenore Don Parmenione basso Ernestina mezzosoprano Martino, servo basso

Camerieri di locanda, servi di Don Eusebio

L’azione si finge a Napoli e suoi dintorni

Le parti di testo in grigio sono state omesse nel presente allestimento.

7 ATTO UNICO Parmenione Senti, olà! di’ su, vien qua.

Sala in un albergo di campagna, che introduce Martino in diverse stanze numerate. Che comandate? Notte oscura e tempestosa. (Si ferma.)

[1. Sinfonia e Introduzione] Parmenione Dove vai? Scena prima Don Parmenione, che mangia e beve ad una Martino tavola rusticamente imbandita, e rischiarata da Non m’arrestate. un lucerniere: Martino seduto in disparte, che approfitta dei di lui avanzi, malgrado lo spavento Parmenione che soffre al fragore dei tuoni, ed al chiaror dei Scaccia, bestia, il tuo timore. lampi. Martino Parmenione Non vi posso contentar, Frema in cielo il nembo irato, non m’arrestate, scoppi il tuono, e fischi il vento; non vi posso contentar. che qui placido e contento io mi voglio riposar. Parmenione Quanto è dolce il mar turbato Cosa fai là sciocco in piè? dalle sponde il contemplar! Siedi qui vicino a me. (Tuono.) Se anche vedi il ciel cascar, mangia, bevi e non badar. Martino Ah saette maledette, Martino deh lasciatemi mangiar! Voi morir mi fate affè, (Si spaventa.) o seduto, o stando in piè. Par che debba il ciel cascar. Parmenione Come posso non tremar? Cos’è stato? (Don Parmenione sforza il suo servo a sedere Martino vicino a lui, facendolo tacere e mangiare, per Eh niente, niente. quanto è possibile, tranquillamente.)

Parmenione Ma tu tremi. Scena seconda Il Conte Alberto, accompagnato da un Martino domestico, il quale, dopo aver gettato la valigia Oh, no signore. del padrone a canto a quella di Don Parmenione, si addormenta sopra una panca, e detti. Parmenione Tien, e mangia allegramente. Alberto Il tuo rigore insano, Martino fiero destin, sospendi: Tante grazie… quel Dio d’amore offendi, (Tuono.) che scorta mia sia fa. Oimè, che orrore! Tu gli elementi invano (Lascia cadere il piatto ricevuto dal padrone, e a danno mio fomenti; vuol fuggire.)

9 di te, degli elementi ma già un fulmine la festa Alberto Parmenione amor trionferà. viene or ora a terminar. Oibò. Molto impaziente Perché non voglio (Tuono e lampo.) (Toccano i bicchieri, e li vuotano, poi si sono anzi di vederla; e giacché parmi, far sapere ad ognuno i fatti miei, rimettono a sedere.) che la tempesta omai sia per finire, perché soffrir non posso, Martino con vostra permission voglio partire. d’andar con chi può farmi i conti addosso. Oimè, misericordia! (Cade con la sedia.) [Recitativo] Parmenione Martino Come v’aggrada. Sarà bene così. Alberto Alberto Chi è là? Grato conforto è l’incontrar per viaggio Martino Parmenione un passaggier cortese! E noi? Paghiamo il conto, Parmenione e poi si vada. Siam noi. Parmenione Parmenione (Va per aprire la valigia dove tiene il denaro.) Il fortunato Taci. Alberto in caso tal son io. Martino Chi siete? Alberto A meraviglia. Alberto (al servo) Parmenione Bene obbligato. Su presto Parmenione Dal tempo trettenuto Se v’aggrada, possiamo la valigia riprendi, andiam, che ho fretta. Oh bella! qui un forestier vedete. a Napoli recarci in compagnia. (a Don Parmenione) (Si sforza inutilmente d’aprir la valigia.) Vi ringrazio di nuovo, e vi saluto. Alberto Parmenione Martino Parmenione E la cagion medesima Quella, signor, non è la strada mia. Cos’è? Mille felicità. m’ha pur condotto qua. Martino Parmenione Alberto Martino Come! Per tua indolenza il forestiere Molto tenuto. E chi sa quando il Diavolo con la valigia sua cambiò la mia. da qui ci porterà! Parmenione (Alberto scuote il suo servo, che non ben desto A che c’entri tu? ancora, prende senza avvedersi la valigia Martino Parmenione dell’altro forestiere per quella del suo padrone, e Credo che un mal per voi questo non sia. Dunque facciamo un brindisi Alberto lentamente con lui s’allontana.) con questo vin perfetto. Me ne dispiace; Parmenione perché in paese ignoto Che dici? Alberto fra tanta oscurità può facilmente Scena terza L’amico invito accetto, l’un per l’altro cammin prendere in fallo, Parmenione, Martino. Martino di vostra urbanità. chi solo, come me, viaggia a cavallo. Eh c’intendiam. (Stando in piedi empiono i bicchieri, mentre Martino timoroso Martino sta in disparte osservandoli.) Parmenione E noi qui che facciam? Parmenione Esser deve l’affar di gran premura, Presto, va’… Parmenione e Alberto che a Napoli vi chiama. Parmenione Viva Bacco il Dio del vino, Noi partiremo. Martino viva il sesso femminino! Alberto Dove? che al piacer ogni alma desta, Un matrimonio. Martino che fa i cori giubilar; Per Napoli? Parmenione e anche in mezzo alla tempesta Parmenione Le mie carte… il denaro… il passaporto… sa i perigli disprezzar. Bravo! Parmenione corri… Si sa. Martino Alberto Martino Che terribile destino Certo. Martino Ma dove mai? a tal pazzi star vicino! Ma perché dire Riscaldata han già la testa, Parmenione di non volerci andar, perché con l’altro Parmenione non san più cos’han da far; La sposa voi conoscete? uniti non ci siam? Corri a cercarlo.

10 11 Martino Martino Martino non odo i tuoi consigli, Nel suo galoppo, al buio ove trovarlo? Buono! Qui c’è un grand’abito da gala. Ma come?… non curo più perigli; Amore bricconcello Parmenione Parmenione Parmenione m’ha colto nel cervello; Ma intanto? Oh che vaga, e gentil fisionomia! Che scioccone! e questa cara immagine Non sai capir? mi pizzica, mi stuzzica, Martino Martino in petto mi fa crescere Intanto approfittar bisogna Che fina biancheria! Martino dall’allegrezza il cor. del favor della sorte. Che cosa? Martino, allegramente! Parmenione Andiamo a farci onor. Parmenione M’incanta. Parmenione E vuoi?… Osserva che boccone, (Martino ripone tutti gli effetti nella valigia, e Martino che pasta deliziosa, portandola seco, segue il padrone, che pieno Martino Un passaporto… considera il mio cor. d’entusiasmo lo ha preceduto.) Lasciate, ch’io sia l’indagator di tal scoperta. Parmenione Martino Grand’atrio terreno in casa della Marchesa Un passaporto! Piuttosto d’un bastone elegantemente addobbato, con ampio verone Parmenione (Lo prende.) vi toccherà il favor. di prospetto, che mette nel giardino e con varie Cosa fai? porte laterali che introducono ai rispettivi loro Martino Parmenione appartamenti. Martino Certo: e molte cambiali. Io ve l’ho detto, D’arrogarsi un nome finto Cosa faccio? Eccola aperta. che non vi pentirete. veramente il passo è ardito, (Spezza il lucchetto, strappa la catena, ed apre e può mettermi in procinto [Recitativo] la valigia.) Parmenione di mangiare il pan pentito; Scena quarta Oh che bel colpo! ma se l’oro all’altro io rendo, Don Eusebio, Ernestina, Servi. Parmenione Più resister non posso. se rinunzio a ogn’altro effetto, Oh che ribaldo! l’interesse non offendo, Eusebio Martino non pregiudico l’onor. Non lo permetto. Martino Ebben?… E poi questo bel visetto Zitto: ecco una borsa. fa scusabile ogni error. Ernestina Parmenione Il mio dover… Parmenione Si faccia. Martino Lascia star… Ebben Don Parmenione?… Eusebio Martino Scusate: Martino Come! Parmenione dell’urbano trattar so la maniera. Quante gioie! Oh! oh! un ritratto. Io sono il Conte Alberto. Parmenione Ernestina Parmenione Riponi presto entro ogni cosa. Martino Ma in questa casa io son per cameriera. Mostralo. Alberto… voi… Martino Eusebio Martino E volete?… Parmenione Il caso vostro esige Che vi par? Sì certo. rispetto e compassione, e mia nipote Parmenione È questo il passaporto, sua compagna vi chiama. Parmenione Per me voglio la sposa. che mi conduce in porto, Che bella cosa! è questo il gran ricapito, Ernestina [2. Aria] che ha sottoscritto amor. So, che molta bontà per me conserva… Martino Che sorte, che accidente, Che diavolo sarà? che sbaglio fortunato! Martino Eusebio Amor mi vuol beato, Ma per pietà… È ver, si tratta Parmenione ed io ringrazio amor. d’un sposalizio in grande; Quest’è la sposa. Martino, allegramente! Parmenione e lo sposo da noi splendidamente Andiamo a farci onor. Eh, finiscela; oggi s’accoglierà.

12 13 Ernestina senza saper se brutto o bello sia, Berenice Martino Dunque? mi sembra una pazzia; Con noi d’accordo (Già non guarisce mai chi pazzo è nato.) ma un certo non so che se in lui non trovo, seconderà il progetto. (Via.) Eusebio che col mio modo di pensar combina… Per questo Oh, te appunto io volea, cara Ernestina! Ernestina Parmenione in uffizi servili il vostro grado E qual motivo L’unico dubbio mio sta nel sapere, non dovete abbassar; che se vi piace Ernestina v’induce?… se sono il preceduto o il precedente; manifestar per noi qualche premura, Comandate. ma d’ogni inconveniente agli altri il comandar sia vostra cura. Berenice mi trarran questi fogli: e giacché a tutto Berenice E che? non lo conosci ancora? son pronto a rinunziar, fuorché alla sposa, Ernestina Io per te non ho comandi. Di noi due vo’ scoprir chi l’innamora. non sarà il fallo mio poi sì gran cosa. Ebbe, permetterete?… Chi mai s’avanza? È dessa… oh che portento! Ernestina Ernestina Fatti onor, Parmenione, il primo omaggio Eusebio Ma almen… Pensate… si vada a tributarle. Anzi: a voi, presto (ai servi) Berenice Berenice attenti i cenni suoi tutti ascoltate, Già sai, che al figlio d’un suo amico Ho già pensato. Scena settima e quanto essa dirà, fate e disfate. il mio buon genitor pria di morire Ernestina, e Parmenione. (Via.) destinò la mia man. Ernestina Un tal pretesto… Ernestina Ernestina Ernestina (Alma coraggio!) Eppur del mio destin Lo intesi a dire. Berenice non mi posso lagnar, se in mezzo a tante Tu pensa a compiacermi, io penso al resto. [4. Quintetto] mie sciagure infinite… Berenice (Partono.) Basta, non ci pensiam: voi mi seguite. E sai, che dopo i viaggi suoi lontani Parmenione (Parte coi servi.) questo sposo a me ignoto Quel gentil, quel vago oggetto, oggi qui giungerà? Scena sesta che a voi sposo il ciel destina, Parmenione in abito da gala e Martino. tutto foco s’avvicina Scena quinta Ernestina alla cara sua metà. Berenice, indi Ernestina, e detta. Ciò pur m’è noto. Parmenione Eccomi al gran cimento. Ernestina [3. Aria] Berenice Io m’inchino con rispetto Nell’incertezza ch’ei mi piaccia, e ch’io Martino alla vostra gran bontà, Berenice a lui possa piacere, mia dolce amica, Aiuto! con rispetto alla vostra civiltà. Vicino è il momento, ho bisogno di te. che sposa sarò. Parmenione Parmenione Eppure contento Ernestina Cosa fai? (L’ho colpita a prima vista, il core non ho. Parlate. non s’accorda col ritratto.) Il solito ardire Martino non trovo più in me, Berenice Tremo all’aspetto Ernestina mi sento languire, Io voglio della tempesta, che per noi s’imbruna. (È bizzarro, ma grazioso. né intendo perché. cambiar teco di nome. S’egli fosse almen mio sposo. Ma dal timore oppressa, Parmenione Ma non parla?…Cosa fa?…) la mia ragion non resti: Ernestina Eh! bisogna arrischiar, per far fortuna. arbitra di sé stessa In qual maniera? Parmenione l’anima mia si desti; Martino (Eh non serve! Il colpo è fatto.) e ceda solo ai palpiti Berenice Ma se… Marchesina! d’un corrisposto amor. Diventando tu sposa, io cameriera. Parmenione Ernestina [Recitativo] Ernestina Taci, ubbidisci, e fa’ che ognuno Mio Contino! Sposarsi ad un, che non s’è mai veduto, Che dirà vostro zio? sia dell’arrivo tuo tosto informato.

14 15 Parmenione Berenice Ernestina Parmenione Io son qui. In error voi siete. È lì, nol vedete? Quello son io.

Ernestina Alberto Parmenione Eusebio Qui sono anch’io. Ma voi?… Oh alfin permettete… Le prove io voglio, perché son zio.

Parmenione Berenice Eusebio Parmenione Posso?… Non conto un zero. Chi siete, signor? Le prove?… Subito: eccole qua.

Ernestina Alberto Parmenione Alberto Presto andiamo da mio zio, La sposa mia?… Io son Don Alberto, Le prove? Come… le prove? che al vedervi esulterà. or vostro parente. Oh barbara fatalità! Berenice Parmenione Vedrete. Berenice Eusebio Con voi sono, a voi m’arrendo, Voi proprio? Tutto va in regola. lucidissima mia stella! Alberto qual s’arrende il pulcinella Mi sembra un impossibile. Parmenione Parmenione a chi muovere lo fa. Sì, certo. Mi son spiegato. (Via.) Berenice Vero vi sembrerà. Alberto Berenice ed Ernestina Ernestina Ed io?… Voi siete mutolo. (Più lo guardo, più m’accendo Alberto a quel garbo, a tanto brio.) Oh sventurato errore, Parmenione Alberto Presto andiamo da mio zio, oh perdita affannosa! Non so niente, Sono ingannato. che al vedervi esulterà. Perché non è mia sposa io sono il sposo. (Via.) questa gentil beltà? Parmenione Berenice, Ernestina ed Eusebio Non gli credete, non gli badate; Berenice Che strana sopresa, son tutte frottole mal inventate. Scena ottava Oh generoso amore, che caso inaudito! Ch’io son lo sposo provato è già. Alberto e Berenice da parti opposte oh mio destin beato! Chi è il vero marito, incontrandosi. Sposo di lui più grato chi è mai l’impostor? Alberto l’alma bramar non sa. Voi siete un asino, siete un briccone, Alberto Alberto e Parmenione rendere pubblica la mia ragione, Se non m’inganna il core Ravviso il rivale, ch’io son lo sposo si proverà. coi palpiti ch’io provo, Scena nona conosco l’imbroglio; quella beltà in voi trovo, Don Eusebio, e detti, indi Don Parmenione ma ardito esser voglio, Eusebio che sposa mia sarà. con Ernestina. qui vano è il timor. Dunque lasciateci in libertà.

Berenice Eusebio Eusebio Alberto Degna d’un tanto onore, Dov’è questo sposo? Orsù, spiegatevi. La mia valigia, gli effetti miei no, mio signor, non sono; prima tu rendere, vile, mi dei, altra l’illustre dono Berenice Alberto e Parmenione e poi del resto si parlerà. di vostra man godrà. È qui per l’appunto. Cosa ho io da dire? Eusebio Alberto Eusebio Berenice Dunque lasciateci in libertà. Come?… Oh siete alfin giunto! Leggittimatevi. Alberto Berenice Alberto Ernestina Questa è un’ingiuria. Vi ho detto il vero. Vi son servitor. Fate sentire… Parmenione Alberto Parmenione Alberto Meglio parlate. Dunque?… Dov’è questo zio? Io son lo sposo.

16 17 Eusebio che ad incontrar qualche pagnotta io vada; Scena undicesima amor da voi non chiede, Questa è una cabala. onde trovando, o non trovando alcuno, Ernestina, indi Alberto. chi amor per voi non ha. bastonato morir devo, o digiuno. Pèra, chi vuol costringere Parmenione Ernestina del cor la libertà. Non v’alterate. Eusebio Qual strano caso è il mio! Perdo un ingrato Ma se un sopetto indegno Voi chi siete? che mi sedusse: a vagheggiarmi un nuovo di soverchiarmi intende, Eusebio amante arriva, e questi… quel generoso sdegno, Posso… Martino che il mio decoro accende, (Ecco il caso.) Alberto dalla ragione armato, Parmenione Oh alfin vi trovo! un vano ardir confondere, Tacete. Eusebio e impallidir farà. Ebben? Ernestina (Parte.) Alberto Che cercate, signor? Voglio… Martino Signore!… io sono il servitore… Alberto [Recitativo] Parmenione Ragione io cerco Eusebio Finite. dell’insulto sofferto. Ernestina Del forestiero? Quei fermi accenti, quel sicuro aspetto Eusebio Ernestina nel mirar, nel sentire, Martino Sono… E sostenete ancor?… impossibile par ch’abbia a mentire. Appunto. (Parte.) Parmenione Eusebio Alberto Cedete. E qui che fate? D’essere Alberto. Scena dodicesima Alberto Martino Ernestina Berenice, indi Don Parmenione. Sento… Io? Niente. Il vostro ardir. Berenice Parmenione Eusebio Alberto Per conoscere l’inganno, un espediente Partite. Dunque andate. È quell’ardir, che ispira chi m’insegna a trovar? Ho un gran sospetto, il vero onor. Da un impostor tradito, che questo sposo un temerario sia, Berenice ed Ernestina Martino dall’apparenza condannato io sono; un basso avventuriere; Ma via calmatevi, per carità. Vorrei… ma il dritto mio, lo sbaglio vostro in breve ma il vero come mai si può sapere? risarcito sarà. Tutti Eusebio Parmenione Di tanto equivoco, di tal disordine, Non serve il replicar. Ernestina (Fino adesso va ben.) nel cupo, orribile, confuso vortice, Qualunque dritto urta, precipita, s’avvolge, rotola, Martino meco, signor, voi richiamate invano, Berenice perduto il cerebro per aria va: Ma almeno… che vostra esser non può mai questa mano. (Voglio provarmi.) ma si dissimuli, che senza strepito già tutto in seguito si scoprirà. Eusebio Alberto Parmenione (Partono.) Andate dico. Voi pure dunque in mio danno Oh! chi vedo? i torti vostri agl’altrui torti unite? Martino Se un preventivo, fortunato affetto Berenice Scena decima E dove? occupa il vostro cor, approvo e lodo (inchinando) Martino, poi Don Eusebio. sì bella ingenuità; ma se v’induce Signor!… Eusebio un error tanto ingiusto ad oltraggiarmi, [Recitativo] Oh che insensato! trovar la via saprò di vendicarmi. Parmenione in cucina a mangiar. Brava, ragazza: Martino [5. Aria] tu mi piaci. Martino Non so più cosa far. Cauto m’impone D’ogni più sacro impegno (Ripiglio fiato.) il timor del bastone sciolta pur sia la fede, Berenice (Via.) d’evitar chi si sia; vuol l’appetito, Davver?

18 19 Parmenione Berenice Berenice Parmenione Certo: e se trovo Che appianar prima dovete, È mia sorella. È un brutto nome, detta è Pandora. in te condotta, e abilità discreta, e poi ci parleremo. della mia protezione Parmenione Berenice forse t’onorerò. Parmenione (Se ciò ver, l’ho fatta bella.) Nelle sue lettere si scrive Aurora. E che! In tal guisa Berenice una vil serva in faccia mia favella, Berenice Parmenione (Che mascalzone!) e non trema? (S’incomincia a imbarazzar.) Io la più giovine volli indicar.

Parmenione Berenice Parmenione Berenice Cosa? Sbagliate: io non son quella. D’un parlar sì stravagante E del processo che nuove avete? non son molto persuaso; Berenice Parmenione pur se quella siete a caso, Parmenione Troppo favor. E chi sei dunque? il mio sbaglio è da scusar. Il tribunale ci dà ragione.

Parmenione Berenice Berenice Berenice Io già ho fissato, Io sono un farfarello, Per un vero e gran birbante Ma qual è il punto della questione? dopo il mio sposalizio, che girar fa il cervello, presso ognun qui voi passate; di tener varie donne al mio servizio… a chi non ha giudizio. ma il contrario se provate, Parmenione onde… anch’io so quel ch’ho da far. Non so spiegarvelo, lungo è l’affar. Parmenione Berenice Orsù! T’accheta, Parmenione Berenice Dopo? lasciami. Le mie lettere… (Non c’è più equivoco, mi trovo a segno, scoperto è il perfido vile impostore. Parmenione Berenice Berenice Un foco, un impeto mi sento in core, Si sa. Io son… Ho vedute. non so la collera dissimular.)

Berenice Parmenione Parmenione Parmenione Badate bene Via dillo, in tua malora. I ricapiti?… (Sempre più critico divin l’impegno, a quel proverbio, che facendo il conto d’un passo simile quasi mi pento: senza l’oste, talvolta Berenice Berenice un certo brivido al cor mi sento, si va a rischi di farlo un’altra volta. Io sono… Li ho letti. ma forza e spirito convien mostrar.)

Parmenione Parmenione Parmenione Berenice Olà! Men confidenza: e se ti preme Una servaccia ardimentosa. Quai son dunque i miei difetti? E così, Contino mio? di stare in questa casa, bada di non mi far mai la dottora, Berenice Berenice Parmenione o ch’io… Oh! Tutt’altro, signore: io son… la sposa. Or vi voglio esaminar. Cosa far per voi poss’io? Il padre vostro si porta bene? Berenice Berenice Signor! Non siete sposo ancora. [6. Duetto] Parmenione Mi saluti il genitore. Egli sanissimo è sempre stato. Parmenione Parmenione Parmenione Se nol son, lo sarò. Voi la sposa! Berenice Lo farò con tutto il core. Ma se ci ha scritto ch’era ammalato? Berenice Berenice Berenice Ci son dei dubbi. Appunto quella. Parmenione E la cara sua sorella? Egli ha voluto così scherzar. Parmenione Parmenione Parmenione Quai dubbi? Ma quell’altra? Berenice Sempre buona, quanto bella. Come si chiama vostra sorella?

20 21 Berenice Eusebio rassembra un galantuomo, tolta la mia valigia Guadagnato è già il processo? La verità ci spiega. e forse tal sarà. non arrossite ancor? Vecchio non è, né giovine, Parmenione Martino né brutto, né avvenente, Alberto Così almen mi fu promesso. La verità! Ma come mai, signore non è villan, né principe, Dei cenci vostri pretenderla si può da un servitore? né ricco, né indigente, io non ne so che far. Berenice insomma un di quegli esseri Dunque tutto va a dovere? Ernestina comuni in società. Parmenione Meno pretesti. Portato è per le femmine, Io non mi curo Parmenione gli piace il vino, e il gioco, delle vostre ricchezze. Tutto va come ha da andar. Eusebio amante è di far debiti, Il tuo padron vogliamo ma di pagarli poco, Alberto Berenice conoscere da te. tutto censura, e critica, Ebben, sul fatto Ah uomo petulante, benché sia un ignorante, io le voglio. incomodo, arrogante! Martino con tutti fa il sensibile, cessate di mentire, Vorrei… ma di sé solo è amante, Parmenione scoperto è il vostro ardire; procura ognor di vivere Le avrete, voi siete un impostore, Ernestina in pace e in sanità, quando gl’effetti miei mi renderete. un vile avventuriere, Palesa è in somma di quegli esseri e queste le maniere il suo nome. comuni in società. Alberto non sono di trattar. (Fugge.) E il finto nome, e la mal tolta sposa Per forza, o per amore Martino chiedon riparo. da qui dovrete andar. Mi spiace… [Recitativo] Parmenione Parmenione Eusebio Eusebio Oh! questa è un’altra cosa! Ragazza impertinente, Il suo casato… Senti, aspetta, ove vai? ridicola, imprudente! (Lo insegue.) Alberto a te non rendo conti, Martino Resistete? da te non voglio niente; V’assicuro… Ernestina io sono un uom d’onore, Se fosse vero, Parmenione un cavalier son io, Ernestina ciò che vero pur sembra, io spererei Ma già. so dire il fatto mio, Il suo stato… di vedere appagati i voti miei. so il modo di trattar. (Parte.) Alberto Per forza o per amore Eusebio Così a un par mio?… mi voglio vendicar. Quel che fa. (Partono.) Scena quattordicesima Parmenione Ernestina Don Parmenione, ed Alberto incontrandosi. Un mio pari risponde. Quel che pensa. [Recitativo] Alberto Alberto Martino Voi qui appunto io cercava. Soffrir non so… Scena tredicesima E voi bramate?… Don Eusebio, Ernestina, e Martino. Parmenione Parmenione Ernestina Ed io correva Ceder non posso… Eusebio Tutto scoprir da te. giusto in traccia di voi. Qui non c’è scampo. Alberto Martino Alberto Io giuro Ernestina Dunque ascoltate. Dopo l’eccesso che vi farò pentir. Qui parlar bisogna. della vostra impostura [7. Aria] mostrate tanto ardir? Parmenione Martino Il mio padrone è un uomo, Ed io protesto Cosa ho da far? ognun che il vede il sa: Parmenione che non mi pentirò. Dopo d’avermi

22 23 Scena quindicesima Alberto Alberto Scena sedicesima Berenice, e detti. Ma del vero Alberto Mia vi voglio ad ogni costo. Don Eusebio, Ernestina, indi Don Parmenione, e se il premio è questo, l’usurpato nome, detti. Berenice i lesi dritti, l’onor mio tradito Parmenione Qual chiasso è questo? e questa man, che m’appartiene, io voglio. Per me scelta ho l’altra bella. Ernestina Il suo trascorso alfine Parmenione Parmenione Berenice un capriccio sarà, non un delitto. Tu qui che vuoi? E così finirà qualunque imbroglio. Vo’ saper la verità. Eusebio Berenice Alberto Ma se ancor non parlava il servitore, Più flemma. [8. Recitativo accompagnato…] Io v’ho detto. io parente sarei d’un impostore.

Alberto Berenice Parmenione Ernestina (Oh quanto è bella!) Ma se incerti voi siete, Io v’ho risposto. Non mi pare. quale la sposa sia, dubbia non meno Alberto e Parmenione Parmenione del mio destin, dell’esser vostro io sono; Eusebio Stabilito il patto è già. Ebben, che cerchi? né tai patti si fanno in presenza, Perché? prima di conseguir la mia licenza. Berenice Berenice Ernestina Io non soffro quest’oltraggio, Se per mia disgrazia [… ed Aria] Perché diretto chi voi siete io vo’ sapere: lo sposo foste voi, nulla io ricerco; Voi la sposa pretendete, egli aveva a me sola ogni desio. d’ingannarmi chi ha coraggio, ma se poi… voi mi fate il cascamorto: chi deciso ha di tacere, ma, signori miei, chi siete, Parmenione qui scoperto, smascherato, Alberto chi ha ragion di voi, chi ha torto? Eccomi al vostro piè, bell’idol mio. vilipeso resterà; Se la prova, Se l’intrigo mi sciogliete, e d’un misero attentato che lo sposo son io, fosse evidente? qualche cosa nascerà. Ernestina tardi poi si pentirà. Lo sentite? (Parte.) Berenice Parmenione Allora parlerei diversamente. Se voi sposa esser bramate, [Recitativo.] Eusebio più non sono il Conte Alberto. Oh! la burla Parmenione Alberto v’invito a terminar: già l’esser vostro Tanto meglio. Alberto Fermatevi. più un mistero non è. Se il mio cor non rifiutate, Berenice io vi sposo, ancorché incerto. Parmenione Parmenione Eh, già so, ch’altra v’accende Che c’è? Se anche lo fosse, di me più vaga, e più gentil donzella. Berenice vengo io stesso a finire ogni questione, Che parole inzuccherate, Alberto e più Alberto non son, son Parmenione. Parmenione che obbligante ingenuità! L’impegno preso La tua padrona, e la mia sposa è quella. (Deh non tradirmi, Amore, dovete mantenere. Ernestina in sì fatal mistero! Voi Parmenione di Castelnuovo? Berenice Tu mi rischiara il vero, Parmenione Bravo da ver! in tanta oscurità.) Son pronto. Parmenione Appunto, Alberto Alberto e Parmenione Alberto del Conte Ernesto, or gravemente infermo, Dunque restiam d’accordo, Se siete un uom d’onore, Insieme l’amico io son, scelto a inseguir la sua che se l’altra è la sposa, io ve la cedo, io sono un uom sincero: verificar dobbiam, qual sia la sposa. fuggitiva sorella. e gl’insulti sofferti a voi perdono. si scopra prima il vero, e poi si parlerà. Parmenione Ernestina Parmenione E poi, come si è detto… Voi trovata l’avete: ecco io son quella. Ottimamente. Berenice E così, nessun favella? Alberto Parmenione Il patto convenuto avrà il suo effetto. Voi! (Parte.)

24 25 Eusebio Ernestina, Eusebio e Parmenione Alberto Parmenione Che sento? A propagar si vada Dunque?… Vidi anch’io d’aver sbagliato, l’inaspettato evento. ma allor tardi era di già. Ernestina Del giubilo, che sento, Berenice Ah! purtroppo io fui sedotta ognuno a parte io vo’! Parla… Eusebio da un’alma scellerata, Dunque?… che vincer non potendo il mio rigore, Martino sola qui mi lasciò! Scena diciassettesima Appunto or viene, Parmenione Alberto e Berenice. chi più chiaro parlerà. Invece ho ritrovato, Parmenione ciò che appunto io ricercava. Che traditore! Berenice e Alberto Eusebio Oh quanto son grate Ah nipote! Martino Eusebio le pene d’amore, Così amore ha qui pigliato Or comprendo… se premio al dolore Ernestina due piccioni ad una fava. è un tanto piacer! Anima mia! Parmenione Parmenione Non più: giacché m’è tolto Berenice Parmenione Spero poi, che scuserete… di punir quell’indegno, all’onor vostro Fidarmi poss’io? Io son vostro servitore. un riparo sarà forse non vano, Berenice l’offerta ch’io vi fo della mia mano. Alberto Berenice Già scusato appien voi siete. E ancor stai dubbiosa? D’onde vien quest’allegria? [9. Finale] Ernestina Berenice Alberto Io per me contenta sono. Quello, ch’io fui, ritorno, Tu sei dunque mio. D’onde mai tal buon umor? chiedo all’error perdono: Alberto se sposo vostro io sono, Alberto Eusebio Io v’abbraccio, e vi perdono. più che bramar non so. Tu sei la mia sposa. Non vedete? Eusebio Ernestina Berenice e Alberto Ernestina Ed un doppio matrimonio D’un sì prezioso dono Un tenero io provo Non capite? la burletta finirà. l’offerta accetterò. tumulto nel petto. A tanto diletto Parmenione Tutti Eusebio si perde il pensier. D’ascoltar se favorite, D’un sì placido contento Ma chi sarà frattanto tutto noto si farà. sia partecipe ogni core, quell’altro forestiero? Voi padron mi avete eletto e costante il Dio d’amore Scena ultima per un gioco della sorte renda il nostro giubilar; Parmenione Martino, e detti, indi Don Eusebio con Ernestina, delle vostre proprietà: e se a caso l’occasione Egli è lo sposo vero, e Don Parmenione. io per esserlo in effetto, l’uom fa ladro diventar, già tutto io vi dirò. volli ancor, che la cosorte c’è talvolta una ragione, Martino diventasse mia metà; che lo può legittimar. Ernestina Miei signori, allegramente, e fu sol questo ritratto, Che bel momento è questo! ogn’imbroglio è accomodato. che colpevole mi ha fatto di sì gran bestialità. Parmenione Berenice Che fortunato giorno! Cosa dici? Berenice Come mai?… Eusebio Alberto Io sbalordito resto. Cosa è stato? Alberto Di mia sorella Ernestina e Parmenione Martino il ritratto è questo qua. Io vostra/o ognor sarò. Ciò ch’è stato, non val niente, Alla sposa mia novella buono è ciò, che seguirà. era in dono destinato.

26 27 Il soggetto di Emilio Sala

Atto unico Sala in un albergo di campagna. In una notte oscura e tempestosa. Don Parmenione e il suo servo Martino cenano in una locanda sulla strada per Napoli. Don Parmenione, spa- valdo e incurante dei tuoni, beve e mangia a quattro palmenti da bon viveur qual è, mentre Martino, impaurito e seduto in disparte, approfitta degli avanzi del padrone. Entra il Conte Alberto, un altro viaggiatore sorpreso dal temporale, il cui servo – dopo aver gettato la valigia del padrone accanto a quella di Don Parmenione – si addormenta su una panca. I due nobiluomini sembrano fraternizzare: il Conte Alberto sta andando a Napoli per sposarsi e ha molta fretta. Finito il temporale, egli scuote il suo servo e ripren- de il viaggio. Ma il servo, mezzo addormentato, prende la valigia di Don Parmenione e lascia quella del padrone. Quando si tratta di pagare la cena, Don Parmenione si accorge dello scambio della valigia, ma ormai il Conte Alberto è lontano. E d’altronde, spiantato com’è, quell’errore non può che giovargli. Martino forza subito la valigia che contiene, oltre ai documenti del Conte Alberto, varie cose preziose tra cui un ritratto femminile. “Quest’è la sposa”, dice tutto ringalluzzito Don Parmenione. La decisione è presto presa, nonostante le proteste di Martino: Don Parmenione si farà passare per il Conte Alberto e andrà a Napoli per sposare la bella sconosciuta. Grand’atrio terreno in casa della Marchesa. Don Eusebio sta aspettando lo sposo della nipote Berenice, la quale, per poter meglio studiare il suo pretendente che non ha mai visto, si scambia d’abiti con un’amica di famiglia, Ernestina, loro ospite. Arriva Don Par- menione tutto in ghingheri che si presenta a Ernestina credendola la sposa. Quest’ultima sembra tutt’altro che insensibile alle avances dell’improbabile nubendo. Ma entra anche il Conte Alberto che, incontrata fortuitamente Berenice, subito si dichiara a lei. Tornato in scena Don Eusebio, in compagnia di Ernestina e Don Parmenione, ecco che si scatena il parapiglia: il Conte Alberto accusa Don Parmenione di avergli rubato l’identità, fra lo sconcerto generale. Terminata la baraonda, l’azione si rimette in moto. Si viene a sapere che Ernestina è ospite di Don Eusebio dopo essere stata sedotta e abbandonata. Poco dopo, Berenice smaschera Parmenione accusandolo di essere un impostore. Anche Martino confessa la vera natura del suo padrone. Costui cerca di trovare un’onorevole soluzione: essendosi invaghito di Ernestina e detestando Berenice, preferirebbe di gran lunga sposare la prima della seconda, amata invece dal Conte Alberto. Dunque egli svela

28 29 la sua vera identità: il suo nome è Parmenione di Castelnuovo e doveva venire a Napoli per inseguire la sorella dell’amico Conte Ernesto, fuggita di casa con un seduttore. Erne- L’opera stina resta sbalordita. È lei infatti la giovane fuggitiva che Parmenione stava cercando: abbandonata dall’amante, accetta la proposta di matrimonio di Parmenione. Il lieto fine in breve è assicurato per entrambe le coppie. di Daniele Spini

enezia, teatro di San Moisè, 24 novembre 1812: va in scena L’occasione fa il la- dro, ossia Il cambio della valigia, “burletta per musica” di Luigi Prividali. Gioachino VRossini, che ne ha composto la musica, non ha ancora ventun anni, ma nel teatro musicale italiano è già qualcuno. In poco più di due anni ha rappresentato sette titoli, cin- que dei quali in questo stesso straordinario 1812, specialmente fertile di opere comiche, ora brevi ora ampi e impegnativi. Geniale fin dalle prime prove, Rossini sta rapidamente crescendo, e lo dimostra anche in questa partitura breve – un solo atto, due quadri, nove “numeri” musicali – ma geniale, e tutt’altro che tirata via, anche se scritta – pare – in soli undici giorni, contribuendo a formare una fama di rapidità senza uguali che rimarrà par- te integrante della sua storia. Una fretta giustificata dall’accumularsi forsennato degli impegni: e alla quale si debbono sia la composizione dei recitativi secchi affidata proba- bilmente ad altri, sia il riciclaggio, in luogo di una sinfonia vera e propria, di un episodio strumentale ripreso dalla Pietra del paragone, e destinato a ricomparire addirittura nel Barbiere di Siviglia: la descrizione di un temporale, qui definito in partitura “Tempesta”, che conferma, pur nella leggerezza quasi cameristica dell’organico, l’importanza anche narrativa della scrittura orchestrale con la quale Rossini in tutta l’opera circonda una vo- calità sempre impegnativa, perfetta nel definire le singole identità dei personaggi. È infatti una notte buia e tempestosa quella che vede l’avvio della vicenda di scambi di oggetti e identità e di equivoci a ripetizione che Prividali ricava da un testo francese (un vaudeville di Eugène Scribe, re dei librettisti parigini). In un unico pezzo musicale ampio e articolato si susseguono l’introduzione orchestrale con la “Tempesta” e le prime scene. In una locanda sulla via di Napoli Don Parmenione (buffo), un avventuriero che sapremo poi essere “né ricco né indigente”, e “un di quegli esseri comuni in società” che “procura ognor di vivere in pace e sanità”, cena, infischiandosi dei fulmini e della pioggia (“Frema in cielo il nembo irato”), in compagnia del suo servo Martino (buffo), che invece ha una gran paura dei tuoni. Costretto dal temporale a cercar riparo (“Il tuo rigore insano / fiero destin, sospendi”), entra un altro viaggiatore, il Conte Alberto (tenore), pure scortato da un servo. Si fraternizza, si brinda (“Viva Bacco, il Dio del vino, / viva il sesso femminino!”). Alberto è impaziente di proseguire per Napoli: sta per prender moglie, e non ha mai visto la sposa. Partendo, il suo servo, che casca dal sonno, prende per sbaglio la valigia di Parmenione, e lascia nella locanda quella del suo signore. Al momento di pagare il conto,

30 31 Parmenione e Martino si accorgono dello scambio: forzano la serratura della valigia e ci trovano dentro begli abiti, documenti, cambiali, e il ritratto di una giovane di “vaga e gen- Jeu de l’amour til fisionomia”. Sarà certo la sposa. In un attimo Parmenione (“Che sorte, che accidente, / che sbaglio fortunato!”) concepisce il suo piano: si farà passare per Alberto, e si pren- et du hazard derà la sposa. Quando sarà scoperto, gli basterà restituire il denaro per esser lasciato in pace a godersi il suo nuovo stato. Il resto dell’azione si snoda a Napoli, nella casa fastosa della marchesa Berenice, la all’italiana promessa sposa di Alberto. Lo zio di lei, Eusebio (tenore) ed Ernestina (mezzosoprano), di Giovanni Carli Ballola che Berenice ospita più come amica che come cameriera, nonostante la sua condizione economica sfortunata, discutono del prossimo matrimonio. Berenice (soprano) in una grande aria (“Vicino è il momento”) confessa a se stessa dubbi e timori per il passo che sta per compiere. Si confida con Ernestina: non sa chi sia lo sposo che le ultime volontà di suo padre le hanno assegnato, e vuole scoprire se sia capace di amare lei e non un’altra. Ernestina e Berenice si scambieranno dunque i ruoli, e l’una fingerà di essere l’altra, per mettere alla prova il pretendente. Arriva quindi Parmenione, con l’abito di gala di Alberto e seguito dall’inseparabile uarto dei cinque atti unici composti per il Teatro Giustiniani in San Moisè di Vene- Martino: ancora una volta il padrone è sicuro di sé e il servo invece pauroso, e si presen- zia, L’occasione fa il ladro va in scena il 24 novembre 1812 concludendo il primo ta a Ernestina pure travestita. Rimane sconcertato non riconoscendo in lei la bella del Q tour de force annuale dei molti che caratterizzeranno, almeno fino al secondo ritratto, ma i due sembrano piacersi a vicenda. Il falso Alberto avvia dunque il corteggia- decennio del secolo, la carriera rossiniana. mento della falsa Berenice in un dialogo (“Quel gentil, quel vago oggetto”) esteso in un Aperto con L’inganno felice, quel vorticoso 1812 era infatti proseguito con Ciro in Babi- quintetto via via che entrano l’altra coppia ed Eusebio. In questo pezzo d’insieme, vero lonia, Demetrio e Polibio (la cui stesura risaliva però al periodo di apprendistato anteriore cuore della partitura, Rossini tesse da par suo la tela degli intrighi. Alla fine nessuno sem- al 1809), di seta e La pietra del paragone; se a questi titoli s’aggiungano quello bra capirci più nulla, e la “stretta” del quintetto (“Di tanto equivoco, di tal disordine / nel successivo di Il signor Bruschino, dato, sempre al San Moisè, nel gennaio 1813, e quelli cupo, orribile, confuso vortice / urta, precipita, s’avvolge, rotola, / perduto il cerebro per precedenti di La cambiale di matrimonio (San Moisè, 3 novembre 1810) e di L’equivoco aria va”) lascia sospesa la situazione. stravagante (Bologna, Teatro del Corso, 26 ottobre 1811), si avrà il panorama completo Poco a poco la situazione si chiarisce. Alberto ha una spiegazione con quella che cre- della prima fioritura rossiniana. de Berenice, e confessa di non amarla in un’aria (“D’ogni più sacro impegno”) che con- Una primavera che privilegia vistosamente il genere buffo contro quello serio (rap- ferma la sua nobiltà d’animo. Parmenione invece si mette da solo nei guai tentando di presentato da due opere), non diversamente, del resto, da quella della più parte degli sedurre Berenice, che crede semplice domestica: ma quella gli dice d’essere in realtà la operisti italiani precedenti o coevi, i cui esordi erano condizionati da committenze, per sua promessa, e con accorte domande lo smaschera. Il duetto (“Voi la sposa!”) termina così dire, esplorative da parte di teatri di secondaria importanza destinati al genere con uno scambio di minacce fra i due. subalterno dell’opera buffa. Senonché da tempo le due categorie tradizionali dell’opera Ma il vero deus ex machina è Martino, che in una tipica aria da basso comico (“Il mio pa- italiana, tenute ufficialmente separate da uno steccato eretto dalle forze coalizzate del drone è un uomo”) descrive a Eusebio e alle due donne il vero carattere di Parmenione. Un mercato e della poetica dei generi teatrali, se la intendevano effettivamente in forme dialogo animato fra Alberto e Parmenione coinvolge poi anche Berenice, che in un’aria pre- più o meno esplicite e secondo un processo che sarà irreversibile. Di tale evoluzione ceduta da un recitativo accompagnato (“Voi la sposa pretendete, / voi mi fate il cascamor- l’opera di Rossini rappresenta, sotto molti aspetti, il culmine irradiante valori assoluti to”) costringe ciascuno dei due a dire la verità. Parmenione conferma di amare Ernestina, di stile e di drammaturgia, destinati contemporaneamente al trionfo e alla sconfitta da lui ancora creduta Berenice, e Alberto gliela cede volentieri, innamorato com’è della storici. Dal momento, infatti, in cui il rossinismo diverrà la langue del melodramma co- vera Berenice. Ma l’equivoco circa l’identità dei due uomini l’offende, e la lascia indispettita. evo, il codice linguistico di uso corrente (“Dio buono! come si faceva se non vi era altro Parmenione rivela allora la verità a Eusebio e Ernestina. A sua volta scopre che Erne- mezzo per sostenersi?”, dovrà ammettere con patetica sincerità Giovanni Pacini nelle stina è la sorella di un suo amico, sedotta e fuggita da casa, e da lui ricercata per conto sue tarde Memorie) avrà inizio la sua disgregazione ad opera dei germi patogeni di una del fratello di lei. I due possono finalmente amarsi con le rispettive vere identità. Nel poetica ad esso intimamente avversa, basata, come sarà, sulla comunicatività imme- pezzo d’insieme finale (“Quello, ch’io fui, ritorno”), terzo grande pilastro della partitura, diata e bruciante del pathos e sul mito della “verità” drammaturgica, agli antipodi del intervengono tutti e sei i personaggi: riconoscimenti, ricomposizione di coppie, giubilo di convenzionale “bello ideale” rossiniano. Sarebbe comunque assai riduttivo il conside- Eusebio e soddisfazione di Martino. E il ritratto? Altro equivoco: non era della promessa rare gli esordi “buffi” del compositore ventenne nell’ottica angusta di un genere che già sposa di Alberto, ma di sua sorella. Tutto è bene quel che finisce bene: “e se a caso l’occa- il Paisiello, il Sarti e il Cimarosa maggiori (per tacere, ovviamente, di Mozart) e in se- sione / l’uom fa ladro diventar, / c’è talvolta una ragione, / che lo può legitimar”. guito musicisti come Mayr e Paer (da Stendhal considerati come pericolosi prevarica- tori delle buone, vecchie maniere) avevano portato a un punto estremo di saturazione

32 33 stilistica e strutturale. E lo sarebbe in modo particolare per L’occasione fa il ladro, il più ne buffa dei teatri d’opera italiani, in travestimenti librettistici di prima mano (Rossini ne esorbitante, tra gli atti unici, dal proprio modesto contenitore di “burletta per musica” era già stato alle prese con La scala di seta) o in testi liberamente imitati. A quest’ultima per diversi aspetti peculiari che qui si prenderanno in esame e che ne fanno un caso li- categoria sembra appartenere la “burletta” di Prividali, della quale, sulla scorta del Radi- mite: oltre il quale la buccia del frutto stramaturo si spaccherà, lasciando allo scoperto ciotti, è ormai invalso l’andazzo di dire tutto il male possibile. la polpa turgida di Tancredi e dell’Italiana in Algeri. “Burletta per musica” viene dunque Scorrendo il libricciolo edito “in Venezia nella stamperia Rizzi”, ci si avvede in realtà di definito l’intreccio fornito dall’impresario del San Moisè a Rossini, il quale, al dire del un dato di fatto di qualche importanza. Certo che non è degno, non che di Monti e Pinde- redattore musicale del Giornale dipartimentale dell’Adriatico, l’avrebbe rivestito di note monte, neppure di Romanelli, Anelli o Rossi, questo Prividali: ma la sua tecnica teatrale, in undici giorni. Librettista è quel Luigi Prividali, agente di teatro, gazzettiere e verseg- tutta francese, ad incastro (quella stessa che verrà sublimata da Scribe), i dialoghi e il giatore, di cui Giuseppe Rovani in Cento anni traccia un profilo tra penoso e grottesco. carattere dei personaggi, per tacere del taglio e della distribuzione dei “pezzi”, denotano Un povero diavolo che “dalla cronica bolletta e dal fegato guasto era tenuto in continua che la stagione dell’opera buffa di fine Settecento (non importa se di Casti, Da Ponte, esacerbazione”; uno dei tanti eredi e successori di Macario, “cattivo e povero poeta” Bertati, o di Palomba) è finita per sempre e con essa i suoi tipi, i suoi intrecci, in una pa- di L’impresario delle Smirne goldoniano, che allignano nel sottobosco teatrale di primo rola, il suo mondo. Ottocento e che, a fianco dell’inamovibile Metastasio (che va sempre bene) e di una La locandina del libretto riporta ancora, è vero, la convenzionale suddivisione del cast copia del rimario del Ruscelli (trisecolare direttore di coscienza di ogni zappatore di secondo i ruoli di prima e seconda donna, primo e secondo buffo, primo e secondo “mez- Parnaso), allineano sul loro tavolo di lavoro più tomi di quelle “commedie francesi” che zo carattere”, rispondenti ciascuno a precise situazioni contrattuali nei confronti dell’im- già una ventina d’anni prima a Vienna il maligno e ficcanaso Da Ponte aveva sbirciato presa e a un’altrettanto precisa, formale divisione del lavoro. Pure, a veder le cose come negli scaffali dell’odiato rivale Bertati. realmente stanno e senza i paraocchi di quell’angusta sociologia musicale che oggi va La Rivoluzione e l’Impero a codesto teatro d’ambiente borghese – vaudevilles, atti per la maggiore, il personaggio di Parmenione nella pelle del tradizionale “buffo” all’i- unici, farse e simili – Duval, in prima linea, seguito da Bouilly, Planard, Jars, Dupaty, taliana ci sta assai stretto (non per nulla, a impersonarlo sarà un interprete eccentrico Désaugieres ecc. avevano dato e stavano dando fondo in modo non meno che forsenna- come Luigi Pacini, assai stimato da Rossini per la sua versatilità – prima di essere basso to: e la schiuma del gran calderone parigino si riversava necessariamente sulla produzio- buffo era stato tenore, con tutt’altro repertorio e tutt’altri “caratteri” – e per le sue doti di attore). Né l’elegante, bizzarro avventuriero, “uomo di ripiego, faceto e intraprendente” proprio come il Dottor Malatesta donizettiano, attorno a cui ruota l’intera vicenda della burletta, è il solo a tralignare ben oltre i confini delle patrie istituzionalità del genere buf- fo. L’interno borghese, con quel tutore di manica larga che si barcamena tra le due coppie di giovani, scatenate in un jeu de l’amour et du hazard all’insegna dell’equivoco, del gusto per l’avventura e della spregiudicatezza morale e sociale, s’apre alla brezza eccitante di una Napoli murattiana, dove lo sventato carpe diem, insieme cinico e tenero, del giovane Stendhal ha spazzato via, con la semplice volgarità della farsa lazzarona, ogni vecchio vestigio di moralismo settecentesco, con la sua spicciola saggezza illuministica e i suoi lacrimevoli ricatti sentimentali. Fine esclusivo della nuova opera buffa doveva essere il Piacere: ma un piacere asso- luto, sublimato e assurto a categoria estetica in virtù di quell’”istinto del gioco” nel quale soltanto, secondo Schiller, l’uomo trova la propria compiutezza terrena e ideale, contem- perando pura vita e pura forma.

L’Europa percossa dalla Rivoluzione e posta d’improvviso innanzi ad inquietanti incognite; l’Europa dispogliata delle sue antiche autorità e disperatamente intenta a fabbricarne di nuove, ricevette dall’immenso Rossini una specie di estrema vacanza. [...] Per una società già impegnata in dure intraprese, ma non ancora indifferente al vecchio fascino di riuscire a dimenticarsi, quelle tenere melodie e quei floreali rabeschi, quelle rappresentazioni un poco primitive ma precisamente allegoriche di eterni temi umani, rappresentavano un agile ponte gettato sopra i vortici delle sapienze, sopra le false promesse e le contraddizioni del secolo (Giulio Confalonieri).

A ben vedere, per un’Europa scossa alle radici da inauditi rivolgimenti ideologici, so- ciali e politici, l’avvento di Rossini ebbe la stessa profonda necessità di quello di Beetho- ven, nel senso che i due Grandi sentirono e operarono nell’ambito di antitetiche sfere di

34 35 valori espressi da una medesima realtà storica. S’è detto più sopra come all’esuberante clusione del primo quadro. In entrambi i casi, la frequenza e la consistenza delle entrate inventiva rossiniana, di fresco cimentatasi con due impegni compositivi di vasto respiro dei “pertichini” (Parmenione e Alberto, nella prima aria; Martino, nella seconda) sono tali quali erano stati Ciro in Babilonia e La pietra del paragone, l’economia dell’atto unico da forzare i limiti entro cui si era mossa la tradizione di fine Settecento, sì da insinuare di genere farsesco incominciasse a stare di stretta misura. In quasi ciascuno dei nove subdolamente, in un brano di istituzionale destinazione solistica, l’animazione e la varie- “numeri” di cui consta la partitura di L’occasione fa il ladro è evidente l’impazienza ambi- tà d’accenti e di situazioni sceniche, propri d’un pezzo d’assieme. ziosa del giovane artista la cui prepotente personalità più non s’appaga di cose ordinarie. Anche la vocalità si emancipa dalla relativa pianificazione cui era giunta nel preceden- Impazienza che esplode, è il caso di dire strepitosamente, fin dall’inizio dell’opera, col te o coevo artigianato operistico, fiorendo in un’opulenta e fantasiosa varietà di scrittura, favore di quella “Notte oscura, e tempestosa”, di quel “fragore dei tuoni” e “chiaror dei che va dal fitto sillabato ritmico al rabesco belcantistico ricco di fini ornamentazioni: la lampi”, proposti dalle didascalie della prima scena. parte mediana del Quintetto ne offre un saggio preclaro per la raffinata poliritmia che Prendendo tutto in parola, Rossini accantona per la prima volta la tradizionale sin- porta all’estremo ed esalta, in un sublimato gioco di linee e di timbri, una tra le più pre- fonia passepartout ed eventualmente intercambiabile, adottando una soluzione specifi- ziose eredità dell’opera buffa settecentesca. Di questo intenso sfavillio di colori risplende ca e squisitamente “drammaturgica”: un brano orchestrale di carattere descrittivo che, anche la piccola orchestra, quasi sempre trattata con grande cura e non di rado (come trascorrendo da un Andante introduttivo a un corrusco Allegro in do minore, denomi- nella “stretta”conclusiva “Di tanto equivoco” del Quintetto) limata mediante drastici ri- nato espressamente “Tempesta”, conduce direttamente al levar di sipario sul monologo pensamenti. di Parmenione “Frema in cielo il nembo irato”. È forse troppo scomodare al proposito il Il distacco dagli andazzi correnti di stampo cimarosiano o paisielliano, come anche Gluck di Iphigénie en Tauride, il Salieri di L’Europa riconosciuta ed altri più o meno illustri dal fare opulento e greve inaugurato da Mayr, non potrebbe essere più clamoroso. Passi autori di melodrammi seriosissimi? Troppo forse sì, ma per nulla incongruo: giacché re- come lo stacco dell’Allegro vivace dell’Introduzione, giocato su un piccante “martella- sta il fatto della peregrina trovata rossiniana, lo sforzo di rivestire la prima scena dell’o- to” di ottavino, oboi, clarinetti, fagotto e corni contro un “pizzicato” di viole e violoncelli; perina di una “tinta” adeguata e non generica, d’imprimerle un’allure vigorosa e sapida, come il già citato Andante del Quintetto, intessuto di un ingegnosissimo intarsio poli- di teatro comico fin che si vuole, ma concepito con impegno e realizzato, se ci si passa cromo (flauto con clarinetti e fagotto; fagotto con corni; oboi con clarinetti, il tutto tra- l’ossimoro, molto sul serio. punto dal “pizzicato” di violini, violoncelli e contrabbassi, mentre le viole si estendono in Che poi i materiali della “Tempesta” provengano da un altro temporale, quello scop- lunghe note tenute); il frequente ricorrere a coloriti particolari (“sul ponticello”, “in punta piato di recente nella Pietra del paragone per riapparire in seguito, convenientemente d’arco”) e a incisive accentuazioni dinamiche: l’impiego privilegiato dei fiati non solo e rielaborati, in quello del Barbiere, è un argomento in più a favore della miracolosa perti- non tanto – come in Paisiello e in Mayr – in interventi solistici, raddoppi, impasti con gli nenza in cui di regola avvengono tali trapianti nel contesto delle rispettive, diverse aiuole archi, quanto con un gusto tutto divisionistico della campitura timbrica, rivelano che una melodrammatiche. Si ascolti la bellissima frase melodica d’impronta primo-beethove- nuova dimensione del suono orchestrale, alternativa a quella del sinfonismo viennese o niana – quasi il “trio” dello “scherzo” di una immaginaria sinfonia “zero” – che fiorisce francese (Cherubini), si sta facendo strada in Italia tra l’epigonismo dei settecentisti in quando Parmenione esclama: “Quanto è dolce il mar turbato – dalle sponde il contem- ritardo e i compromessi pseudosinfonici di Mayr. plar!” (dopo tutto anche il povero Prividali aveva letto Lucrezio); e vi si ravviserà una con- Una dimensione destinata a codificarsi in strutture e procedimenti talora sin troppo tropartita equilibratrice, di schietta dialettica sonatistica, alla turbata esagitazione della chiaramente riconoscibili e in seguito, scaduta a formulario, ad alimentare di sé il rossi- precedente pagina sinfonica: oltre che uno scampolo utile a comprendere di che stoffa nismo imperante per più decenni: ma che nella piccola orchestra di L’occasione riluce in sopraffina fosse l’inventiva di questo maestrino ventenne. tutta la sua geniale tensione sperimentalistica e la sua strepitosa novità. Ancora un toc- La partitura si regge su tre grandi ensembles – la Sinfonia e Introduzione, che, come co di perfezionamento, nel Signor Bruschino, e la lucente macchina del Gioco assoluto s’è detto, formano un tutt’uno; il grande Quintetto centrale “Quel gentil, quel vago og- rossiniano, realizzando una profezia di Schiller, confonderà le acque della commedia e getto”; il Finale significativamente collocato a fungere da simmetrico supporto architet- della tragedia in quella pulsione catartica che aveva fatto “sparire dalla fronte delle beate tonico all’edificio melodrammatico. Attorno a questi capisaldi si distribuiscono gli altri divinità [della Grecia] tanto la serietà e la fatica che solcano le gote dei mortali, quanto il “numeri”, quasi tutti di vasto impianto e talora (come l’aria di Berenice “Voi la sposa pre- fatuo piacere che spiana il viso vuoto d’espressione”. tendete”) di complessa articolazione. Se si considera che il Quintetto inglobante tre sce- ne ben distinte, si estende per 398 battute, che è dire poco più del Sestetto del II atto del Don Giovanni e poco meno della media degli usuali Finali primi delle più prolisse opere buffe settecentesche in due atti, si avrà un’idea del formidabile afflusso di energie inven- tive incanalato dal giovanissimo compositore entro gli argini angusti dell’atto unico far- sesco e, più in generale, del colpo di timone da lui impresso alla rotta dell’opera italiana. Le stesse considerazioni valgono per talune soluzioni formali, come l’aria con “per- tichini” (ossia con uno o più personaggi che fanno da sfondo, con interventi sporadici e marginali, al canto del protagonista), della quale si riscontrano due esempi nella sopra citata aria di Berenice e in quella di Parmenione, “Che sorte, che accidente”, posta a con-

36 37 Jean-Pierre Ponnelle

asce a Parigi nel 1932, figlio di un giornalista e commerciante di vini e di una can- tante d’operetta. Il padre era stato uno dei fondatori del Südwestfunk, quand’era Nufficiale durante il periodo di occupazione della Germania. Dopo la Seconda guerra mondiale frequenta il liceo francese a Baden-Baden e, con- seguito il diploma (1948), prosegue i suoi studi di filosofia, storia della letteratura e storia dell’arte a Strasburgo e alla Sorbona di Parigi e, successivamente, regia a Berlino. Sempre a Baden-Baden si avvicina alla musica e in particolare a quella contem- poranea, grazie all’influenza di Heinrich Strobel, direttore della sezione musicale del Südwestfunk, e di Hans Rosbaud, direttore della Rundfunkorchester. Nel 1952, in Germania, ha inizio la sua carriera di scenografo con l’opera di Hans Wer- ner Henze Boulevard Solitude. Nel 1957 sposa Margit Saad, attrice del Baden-Badener Theater. Nel 1960, mentre presta il servizio militare a Baden-Baden, gli viene commissionato un dipinto per la chiesa militare di Baden-Oos. Il trittico che esegue per l’altare è con- siderato il suo più importante lavoro come pittore ed è attualmente conservato nella cappella militare di Évreux. Nel 1961 firma la sua prima regia, Caligula di Camus (Düsseldorfer Schauspielhaus). Poco tempo dopo, si avvicina alla lirica con Tristan und Isolde di Wagner (Düsseldorf, Deutsche Oper am Rhein). Il titolo viene ripreso nel 1981 in occasione del Festival di Bayreuth e il suo allestimento è considerato una pietra miliare nella storia della regia lirica. La fama di Ponnelle viene consacrata dal Festival di Salisburgo, che ha ospitato di- versi suoi lavori: si ricorda in particolare il grande successo con cui ha accolto la regia del Barbiere di Siviglia di Rossini (1968-1969). Da quel momento è divenuto uno dei re- gisti d’opera più richiesti al mondo e ha lavorato con artisti quali: Jean Cocteau, Fernand Léger, Herbert von Karajan, Claudio Abbado, Daniel Barenboim, Plácido Domingo, Lu- ciano Pavarotti, Kiri Te Kanawa, Nikolaus Harnoncourt, Patrice Chéreau, Alain Lombard. Oltre che al Festival di Salisburgo, ha lavorato al Metropolitan di NewYork, alla Bayerische Staatsoper di Monaco, al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi e in molti altri teatri. Tra i titoli d’opera che ha realizzato, anche con trasposizioni cinematografiche e tele- visive: di Puccini, il ciclo monteverdiano L’Orfeo, Il ritorno di Ulisse in

38 39 patria e L’incoronazione di Poppea; La traviata, e di Verdi; Tristan und Isolde di Wagner, Le nozze di Figaro, La clemenza di Tito e Così fan tutte di Mozart; Il barbiere di Lavorare Siviglia di Rossini; Carmina Burana di Orff; Cardillac di Hindemith. Alla Scala ha messo in scena: Don Carlo di Verdi (1968-1969); Il barbiere di Siviglia con Ponnelle (1969-1970); (1972-1973), L’Italiana in Algeri (1973-1974) e L’occasione fa il ladro di Rossini (1988-1989), Pelléas e Mélisande di Debussy (1976-1977); L’Orfeo, di Sonia Frisell Il ritorno di Ulisse in patria e L’incoronazione di Poppea (1977-1978); L’elisir d’amore di Do- nizetti (1979); Die Frau ohne Schatten di Richard Strauss (1985-1986); Cardillac (1986- 1987). È morto nel 1988 a Monaco di Baviera, a seguito di un’embolia polmonare, nel mo- mento in cui stava per prendere le redini dell’Opéra-Bastille di Parigi.

ean-Pierre Ponnelle è giunto alla Scala per la prima volta con Don Carlo diretto da Claudio Abbado per l’apertura della stagione 1968-1969. I due si erano conosciuti a JSalisburgo, lavorando insieme al Barbiere di Siviglia nel 1967. Due anni dopo hanno ripreso questo spettacolo alla Scala. In Don Carlo ero la sua seconda assistente e sono poi diventata la sua prima e unica assistente per il Barbiere. Ho così iniziato una lun- ga collaborazione con Jean-Pierre. Lui si annoiava nel riprendere gli spettacoli e faceva spesso dei cambiamenti. Io cercavo invece di essere fedele all’idea registica originale. E lui diceva che, nelle riprese, ero più brava di lui... Ponnelle era figlio di un viticoltore francese. Ha studiato filosofia e storia dell’arte alla Sorbona di Parigi e ha iniziato la sua carriera di scenografo in Germania. Quando studia- vo con Carl Ebert a Berlino, nel 1958, ho visto Così fan tutte con la regia di Ebert e scene e costumi di Ponnelle: uno spettacolo che è rimasto per me memorabile. Ponnelle era un intellettuale francese con una forte vena ironica, un grande senso dell’umorismo e un’autentica passione per il lavoro che affrontava sempre con un’energia fuori del comu- ne. Dormiva forse quattro ore per notte e passava ore a studiare le partiture. La musica era la sua grande ispiratrice, perché l’amava con tutto il suo essere. Non sopportava di lavorare con persone poco ricettive e non disposte a dare il massimo in ogni minuto di una prova. Nonostante tutte le regie rossiniane di Ponnelle siano nate in altri teatri, è stato con Claudio Abbado e con la Scala che sono divenute famose in tutto il mondo, anche gra- zie alla presenza di cantanti come Berganza, Alva, Corena, Capecchi e Montarsolo, che rispettavano il rigore musicale di Abbado e le idee registiche di Ponnelle, senza sentire il bisogno di fare i divi. L’Italiana in Algeri e La Cenerentola sono arrivate alla Scala dopo il Barbiere. La Cenerentola era nata a San Francisco con la Berganza, mentre l’Italiana a Düsseldorf con la Hamari e poi al Metropolitan con la Horne. Valentini, Benelli, Dara e Desderi sono subentrati alla Scala, per non dimenticare Guglielmi e Zanini. E con la Scala e Abbado hanno girato il mondo. Anche i due film del Barbiere e della Cenerentola sono con Abbado e l’Orchestra della Scala. Con Ponnelle una regia nasceva innanzitutto insieme alla musica, dal suo profondo studio della partitura, e poi dal virtuosismo della sua immaginazione visiva. Nelle regie rossiniane il suo senso dell’umorismo era qualche volta persino un po’ impertinente.

40 41 Nel 1972 Ponnelle ha fatto il film del Barbiere e mi ha chiamata come aiuto-regista. il direttore artistico Luigi Ferrari hanno insistito sul fatto che avrei potuto affrontare il Durante il lavoro ho conosciuto mio marito Peter Schroeder, che era ingegnere del suono. lavoro, data la mia lunga esperienza nelle regie rossiniane di Ponnelle. Questa contiene Poi ho montato il Barbiere a Bruxelles e a Ginevra, e alla Scala in una ripresa con tutto il suo genio teatrale, il suo amore per la musica, il suo senso dell’umorismo e tutta Frederica von Stade; poi nel 1981, per la prima tournée della Scala in Giappone, con la la vitalità di un grande maestro della regia. Per me è un onore contribuire a mantenere Valentini e Araiza. L’anno dopo ho studiato con Ponnelle come realizzare lo spettacolo vivi questi grandi spettacoli. senza la scena girevole, con i macchinisti vestiti da sivigliani che si divertono a portare in giro le case. Lo spettacolo è stato allestito al Teatro Nazionale di Milano. La regia della Cenerentola ha fatto numerosi viaggi con la Scala: Vienna, Mosca, Lon- dra e Washington, sempre con Abbado, e anche in tutta la Lombardia. Poi l’ho ripresa a Roma, Torino, Firenze e a Città del Capo. Credo che in tutto La Cenerentola sia stata in ventisei teatri diversi in tutto il mondo; è stata inoltre filmata nel 1981. L’Italiana con la Scala non ha fatto tournée, ma l’allestimento scaligero sì. Ho curato la regia di questo spettacolo a Bologna, Firenze, Genova, Marsiglia, Siviglia, Amburgo e Londra, e, nella produzione del Metropolitan, a NewYork e San Francisco. Ponnelle ha realizzato un nuovo allestimento per Vienna con Baltsa, Raimondi e Abbado, e stava la- vorando al copione per il film quando è morto. Alla Scala ho anche lavorato con Ponnelle su Pelléas et Mélisande, nell’allestimento di Monaco di Baviera. Mi ricordo un particolare illuminante del suo modo di lavorare. Ponnelle stava alle- stendo Le nozze di Figaro con Karajan a Vienna e io volevo capire esattamente il perché di ogni cosa per non sbagliare durante le prove. Un giorno, dopo la mia ennesima domanda “perché hai fatto…”, mi ha risposto seccamente, “smetti di chiedermi perché: non lo so”. La musica gli suggeriva cosa fare, e lui lo faceva. Qualche anno dopo, nell’affrontare la mia prima regia dello Zauberflöte ho chiesto per la prima ed unica volta qualche consi- glio a Ponnelle. Nella sua casa di Monaco, davanti a un caffè e a una torta, mi ha fatto varie domande sulla partitura e poi ha detto “La conosci benissimo, dov’è il problema?” E io: “ma come fare?”, lui: “se sei a pagina 168 fai la regia, se a 54 fai la regia, e smetti di leggere tanto”. All’inizio ho pensato che non mi avesse aiutato molto, ma poi ho capito. Si tratta di lavori teatrali scritti da geni del mestiere dello spettacolo e vanno trattati in forma di teatro vivo e non come studi d’un intellettuale. L’ultima regia scaligera sulla quale ho lavorato è stata quella dell’Elisir d’amore, con la Freni e Pavarotti nel 1979. Lo spettacolo veniva da Amburgo e la Scala mi ha mandato a vederlo e a copiare il libro di regia. Ponnelle stava montando un’opera al Metropolitan e aveva solo ventiquattro ore disponibili per la Scala. Nel 1976, durante la mia luna di miele, ho filmato Le nozze di Figaro con Ponnelle in Inghilterra: il suo Mozart aveva lo stesso genio del suo Rossini. Più avanti ho allestito per lui Così fan tutte a San Francisco, dopo aver visto a Monaco alcune prove dello spettacolo che avrebbe portato in Israele. Jean-Pierre era generosissimo nell’aiutare le persone che conosceva. Mi ha segnalata a Kurt Herbert Adler, sovrintendente di San Francisco, dove ho debuttato nel 1975 con . Ponnelle ha fatto un’irruzione nell’ufficio di Adler, chiedendo per me più prove-luci, poiché il responsabile delle luci si rifiutava di concedere quanto chiedevo. Mi ha disegnato costumi che Adler non voleva realizzare, perché mancava la firma di un costumista. Quando stavo per allestire Aida al Metropolitan, mi ha dato molti consigli su chi fidarmi e come muovermi in quel teatro. Quando nel 1996 Pesaro mi ha chiesto di riprendere L’occasione fa il ladro, ho risposto che non avevo mai visto quello spettacolo né sentito l’opera, ma sia il maestro Benini sia

42 43 I protagonisti

Daniele Rustioni definita Enrico Girardi sul «Corriere della Sera»): Rustioni ha diretto nella A soli 28 anni, Daniele Rustioni è già una stagione As.Li.Co., Il barbiere di Siviglia alla consolidata realtà nel panorama musicale Fenice, L’elisir d’amore al Comunale di Bologna, internazionale. Nel settembre 2010 ha fino a L’occasione fa il ladro alla Scala nella debuttato al Teatro alla Scala, mentre nel storica produzione di Jean-Pierre Ponnelle. marzo 2011 ha diretto per la prima volta alla Nella stagione 2010-2011 è tornato ai Royal Opera House, Covent Garden di Londra Pomeriggi Musicali con un progetto Bach / con Aida. Nell’ottobre 2008, con il debutto Hindemith (in occasione del quale Classica in di Mascagni nello ha registrato un documentario sulla sua storico allestimento di al Teatro attività di giovane direttore), ha debuttato Mikhailovskij di San Pietroburgo, era stato al Teatro dell’Opera Nazionale di Vilnius, acclamato dalla critica come una rivelazione con la Filarmonica di Helsinki nella Messa e nominato Principale Direttore Ospite della di Requiem di Verdi (dicembre 2011), con seconda scena lirica pietroburghese. Dal l’Orchestra della Svizzera Italiana nell’aprile giugno 2011 è Direttore Ospite Principale 2011 e infine anche alla Welsh National Opera dell’Orchestra della Toscana. con una nuova produzione di Così fan tutte. Daniele Rustioni ha compiuto gli studi L’eminente quotidiano londinese «The Times» musicali presso il Conservatorio “Giuseppe ha commentato: “Chiaramente un altro talento Verdi” di Milano e si è perfezionato in direzione in ascesa destinato a grandi cose”. d’orchestra all’Accademia Superiore Musicale Nell’estate 2011 ha debuttato negli Stati Pescarese, all’Accademia Musicale Chigiana di Uniti con una nuova produzione di Medea Siena (diploma d’onore) e alla Royal Academy al Glimmerglass Festival. È poi tornato in of Music di Londra. Ha inoltre partecipato a Inghilterra per il debutto all’Opera North con masterclass con Sir Colin Davis, Kurt Masur e Madama Butterfly. Gianandrea Noseda, che ne ha subito notato il talento e dal 1997 ne è divenuto il principale mentore assieme a Tony Pappano, del quale Rustioni è stato assistente alla Royal Opera Sonja Frisell House, Covent Garden nell’ambito del progetto Jette Parker Young Artists Programme. Considerata tra i più valenti registi teatrali La stagione 2009-2010 ha visto contemporanei, è regolarmente impegnata la consacrazione di una bacchetta con le compagnie d’opera più prestigiose in “eccezionalmente talentuosa” (come l’ha Europa e negli Stati Uniti. Ha curato produzioni

44 45 per il Metropolitan, il Teatro dell’Opera di qualità di lighting designer, con Mietta Corli, maggio 2007 interpreta il Davide penitente premio per la più dotata cantante sotto i 24 Chicago, la , il Covent Marco Gandini e Pier’Alli. Si occupa inoltre di Mozart, con l’Orchestra Haydn di Trento e anni. Garden, la Scala di Milano, il Teatro Colon di della realizzazione delle luci per mostre ed Bolzano, al Festival di Musica Sacra del Trentino Numerose anche le interpretazioni , La Fenice di Venezia, il Comunale esposizioni, tra le quali la mostra fotografica Alto-Adige; nel luglio 2008 canta alcuni nell’ambito della musica sacra: dal Requiem di Bologna, l’Opera di Roma, il Théâtre de la Milano Moderna, allestita al Palazzo della concerti dedicati al repertorio da operetta con e la Missa Solemnis di Mozart al Magnificat Monnaie a Bruxelles, il Carlo Felice di Genova, Triennale di Milano nel 1996, e l’esposizione l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano. di Vivaldi, dal Requiem di Brahms alla Nona l’Opéra di Parigi, il Festival di Bregenz, il dedicata ad Alvar Aalto allestita alla Fiera di Nel dicembre dello stesso anno si esibisce in Sinfonia di Beethoven. Nel 2009, nell’ambito di Barcellona, il Festival di Montepulciano, Milano nel 1998. una serie di concerti dedicati ai “Personaggi della Belvedere International Competition, Houston Grand Opera, la Canadian Opera Dal 1999 è docente di illuminotecnica presso di Puccini”, diretti da Pier Giorgio Morandi, al ha vinto il primo premio per la migliore Company, il National Arts Centre in Ottawa, l’Accademia del Teatro alla Scala e presso teatro di Las Palmas e nel settembre 2010 interpretazione d’opera, il premio per la l’Opera Company di Philadelphia, la Greater l’Accademia di Brera a Milano. partecipa ad un’anteprima in forma di concerto migliore interpretazione d’operetta, il premio Miami Opera e i teatri di Washington, Seattle, dell’opera tedesca Pietro von Abano di Luis del pubblico e quello dei critici musicali. Ha Dallas, Montreal, Ottawa, Calgary, Edmonton, Spohr, ad Abano Terme e Padova, e canta il partecipato inoltre alla Montserrat Caballé Tulsa e Manitoba. Requiem di Mozart a Padova. International Competition. Tra il 2009 e il 2011 Recentemente ha diretto una produzione Fabrizio Mercurio Tra i riconoscimenti ottenuti: primo premio al frequenta l’Accademia di perfezionamento per della Salomè di Strauss per l’Arizona Opera. Fra Concorso “Giovan Battista Velluti” (Dolo, Venezia), cantanti lirici del Teatro alla Scala. Nato a Trento nel 1984, intraprende gli studi le sue regie si ricordano Don Carlo a Chicago finalista al Concorso “Ferruccio Tagliavini” (Graz) Nel 2010 si aggiudica il primo premio di canto nel 2003 al Conservatorio di Trento, e Washington, La Gioconda e La Cenerentola nel 2007, nello stesso anno ottiene una borsa di della sesta edizione della Leyla Gencer Voice svolgendo l’attività di corista presso il Teatro alla Scala, a Bologna, studio al Concorso “Toti dal Monte” (Treviso) e nel Competition. Nello stesso anno è Berenice Sociale della sua città. Nel frattempo si iscrive Maometto II e Khovanschina a San Francisco, 2011 si qualifica come miglior giovane promessa nell’Occasione fa il ladro di Rossini, Progetto al corso di laurea triennale in Ingegneria delle La forza del destino, Otello e Die Zauberflöte a al Concorso “Gaetano Fraschini” (Pavia). Accademia 2010, in scena al Teatro alla Scala, telecomunicazioni, che porta a termine nel Washington, Elena da Feltre al Wexford Festival, nell’allestimento di Jean-Pierre Ponnelle diretto 2006. Frequenta poi per due anni l’Accademia di a Trieste e Cagliari, Eugene Onegin da Daniele Rustioni. perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla all’Arizona Opera, L’Italiana in Algeri al Covent Partecipa anche al Progetto Accademia Scala e nel settembre 2009 si iscrive al Politecnico Garden, a San Francisco e a Verona. Pretty Yende 2011, ancora sul palcoscenico scaligero, dove di Milano, laurea specialistica in Ingegneria Prediletta da Jean-Pierre Ponnelle, la Frisell interpreta il ruolo di Elvira nell’Italiana in gestionale, che è in procinto di concludere. Nel Nata a Piet Retief (Sud Africa), si è laureata ha ricevuto nel 1990 un Emmy Award per la Algeri di Rossini sotto la direzione di Antonello settembre 2011, in qualità di allievo privatista, in canto presso l’Università della capitale nel regia televisiva di Aida al Metropolitan. Allemandi nell’allestimento di Jean-Pierre si diploma in canto lirico, col massimo dei voti, 2006 e ha conseguito la laurea specialistica in Ponnelle ripreso da Lorenza Cantini. presso il Conservatorio “” di Milano. canto lirico nel 2008. Si è formata con Virginia Nel luglio 2011 a Mosca si aggiudica il primo Approfondisce oggi lo studio del canto sotto la Davids, Angelo Gobbato e Kamal Khan e ha premio assoluto, il Premio Zarzuela intitolato guida di Gianfranca Ostini. seguito le masterclass di Raina Kabaivanska Marco Filibeck a Pepita Embil Domingo e il premio del pubblico Debutta in palcoscenico nel febbraio 2007, e di Michelle Breedt. Nel corso degli studi nell’ambito della 19a edizione di Operalia, noto Nato a Roma, dopo le prime esperienze come Nemorino nell’Elisir d’Amore, nei teatri universitari e nell’ambito delle performance concorso internazionale voluto nel 1993 da nel rock e dopo aver conseguito il diploma di del circuito Pocket Oper dell’As.Li.Co. Nel accademiche, ha interpretato i ruoli di Helena Plácido Domingo. Tecnico teatrale presso il Teatro Comunale di dicembre dello stesso anno è Ferrando nel nel Sogno di una notte di mezza estate di Bologna, inizia a lavorare alla Scala di Milano. Così fan tutte al Teatro Strehler di Milano, con Britten (2005), la Contessa d’Almaviva nelle Dal 1996 è realizzatore luci e collabora con i una ripresa della regia di , in Nozze di Figaro (2006), Fiordiligi nel Così fan maggiori registi e coreografi internazionali. coproduzione con la Scala. Nel luglio 2008 tutte (2006), Manon nell’opera omonima di Marika Gulordava Tra le produzioni più significative a cui debutta come Alfredo nella Traviata al Festival Massenet (2007), Magda nella Rondine di partecipa tra il 1996 e il 2009 si segnalano: Opera di Avenches e in ottobre è Malcolm nel Puccini (2008), Poppea nell’Incoronazione Nata in Georgia, studia presso il Le Nozze di Figaro e Falstaff per la regia di Macbeth di Verdi alla Bayerisches Staatsoper di di Poppea di Monteverdi (2009). A Mantova conservatorio di Tblisi, dove si diploma nel Giorgio Strehler, , Europa riconosciuta, Monaco di Baviera, nell’apertura della stagione è stata La Musica nell’Orfeo di Monteverdi 2008. Nel suo repertorio annovera opere Elektra e di ; lirica 2008-2009, sotto la direzione di Nicola (2007), interpretazione che le è valso un di Mozart, Verdi, Puccini, Donizetti, Bizet, Il Crepuscolo degli dei per la regia di Yannis Luisotti. Nell’aprile 2009 debutta alla Scala, premio al Concorso Internazionale di Canto Cˇajkovskij. Si è esibita in numerosi concerti, Kokkos e Il barbiere di Siviglia per quella di come Gelsomino nel Viaggio a Reims, e nel di Verona; ha interpretato poi Clara in Porgy recital e festival della capitale georgiana: Alfredo Arias; La bohème e Aida dirette da maggio 2010 è il Marchese della Conchiglia and Bess di Gershwin alla Deutsche Oper di fra questi si ricordano nel 2006 il Festival ; Excelsior di Ugo Dell’Ara; nella Cecchina, ossia La buona figliuola di Berlino e alla Den Norske Opera di Oslo (2009) di Musica da Camera del Conservatorio e nell’allestimento di Pierluigi Piccinni al Teatro Malibran di Venezia. Nel e Micaela in Carmen di Bizet presso la Latvian il Festival Amagleba; nel 2007 la decima Pizzi; Candide con la regia di Robert Carsen dicembre 2010 è di nuovo Alfredo nella Traviata National Opera di Riga, grazie alla vittoria edizione del Festival Internazionale New e 1984 per la direzione di Robert Lepage, cui al Seoul Arts Centre in Corea del Sud. conseguita nella Hertogenbosch Singing Year Music Celebrations; nel 2008 il Gala si affiancano le numerose collaborazioni, in Svolge anche attività concertistica: nel Competition in Olanda, in cui ha ricevuto il Concert in Memoria di V. Machavariani

46 47 presso il National Musical Center of Georgia Nozze di Figaro dirette da Giovanni Antonini. (Théâtre des Champs-Élysées e Théâtre delle donne all’Opéra Royal de Wallonie di Liegi), e alla Kolner Philarmonie in un recital con Nel 2008 interpreta il ruolo protagonista Municipal de Tourcoing); Conte d’Almaviva nel Cavalli (Le virtù de’ strali d’amore alla Fenice Montserrat Caballé. Ha inoltre partecipato a nel Don Giovanni di Pacini al Rossini Festival Barbiere di Siviglia (La Fenice, Opéra National e Il Giasone alla Vlaamsee Opera Antwerpen e diversi concorsi, fra cui la National Georgian di Wilbad e torna alla Scala per i Vesperae di Montpellier, Novaya Opera di Mosca, Theater Ghent) e infine Vivaldi (Ercole sul Termodonte a Competition of Young Musicians, in cui si è solennes de confessore di Mozart diretti da Osnabruec, in tournée con il Regio di Torino Cracovia, al Konzerthaus di Vienna e al Théâtre classificata al primo posto, vincendo un premio Myung-Whun Chung. e a Shanghai con il Carlo Felice di Genova), des Champs-Élysées). come migliore artista, la 13ª edizione della Attivo in campo concertistico, ha cantato Giannetto nella Gazza ladra (Comunale di Cˇajkovskij International Music Competition, le parti solistiche del Requiem, della Messa Bologna e Valli di Reggio Emilia), Osiride nel classificandosi al terzo posto, ottenendo il dell’Incoronazione e della Missa Brevis KV Mosè in Egitto (Opera di Roma e Festival Rossini premio speciale per la migliore interpretazione 192 di Mozart, della Messa in do maggiore a Wildbad), Rodrigo in Otello (Festival Rossini a Christian Senn di Cˇajkovskij, il premio del pubblico e la borsa di di Beethoven, della Cantata Erschallet, ihr Wildbad), Dorvil nella Scala di seta (Accademia Cileno, ma di origine italiana, dopo aver studio Rostropovich. Nel 2007 ha vinto il primo Lieder di Bach, il Gloria RV 588 di Vivaldi, il Nisi delle arti di Tirana), Cavalier Belfiore nel Viaggio conseguito la laurea in Biochimica, vince premio alla Montserrat Caballé International Dominus di Haendel. a Reims (Firenze e Rossini Opera Festival una borsa di studio per continuare lo studio Competition. Fra il 2009 e il 2011 frequenta Nelle ultime stagioni ha interpretato Le di Pesaro) e Florville nel Signor Bruschino del canto, perfezionandosi all’Accademia di l’Accademia di perfezionamento per cantanti convenienze ed inconvenienze teatrali di (Festival Rossini a Wildbad). perfezionamento per cantanti lirici del Teatro lirici del Teatro alla Scala. Nel 2010 interpreta Donizetti (Guglielmo) e L’occasione fa il ladro Attivo nel repertorio del primo Ottocento, ha alla Scala. il ruolo di Berenice nell’Occasione fa il ladro di di Rossini (Conte Alberto) alla Scala, Lucia interpretato Le convenienze e inconvenienze Negli ultimi anni ha partecipato alla Rossini, Progetto Accademia 2010, in scena alla di Lammermoor (Arturo) a Sassari e alla teatrali (alla Scala e in tournée all’Aalborg rappresentazione di opere rossiniane: La pietra Scala, nell’allestimento di Jean-Pierre Ponnelle Fenice, Don Giovanni ancora alla Fenice e al Opera Festival), Il diluvio universale (St. Gallen del paragone in una coproduzione del Teatro diretto da Daniele Rustioni. Comunale di Bologna, Il flauto magico (Tamino) Festspiele) e Don Gregorio di Donizetti ( di e del Théâtre du Châtelet di nei Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Bellini di ), Semiramide di Meyerbeer Parigi, diretta da Jean Christophe Spinosi, Risorgimento di Ferrero al Comunale di Bologna (con la direzione di Richard Bonynge) e La Italiana in Algeri al Regio di Torino, Barbiere di e Rigoletto (Borsa) nella produzione di Andrea sposa di Messina di Vaccaj (questi ultimi al Siviglia alla Scala, al Regio di Torino, alla Fenice Leonardo Cortellazzi Andermann trasmessa in mondovisione in Festival Rossini a Wildbad). e al Petruzzelli di . Ha interpretato, inoltre, diretta da Mantova, con Plácido Domingo nel Si segnalano inoltre le interpretazioni di Nato a Mantova nel 1980, unisce agli studi Orlando di Händel al Palau Les Arts di Valencia, ruolo principale, Zubin Mehta alla direzione Fadinard nel Cappello di paglia di Firenze di universitari (laurea con lode in Economia Faust di Gounod a Santiago del Cile e a Mosca, dell’Orchestra sinfonica della Rai e Marco Nino Rota al Maggio Musicale Fiorentino, e commercio all’università di Parma) la Lucia di Lammermoor a Santiago del Cile, Bellocchio alla regia. Fenton in Falstaff al Teatro Verdi di Busseto, formazione musicale, conseguendo il diploma di L’infedeltà delusa di Haydn al Musikfestpiele di Recente il debutto in Anna Bolena (Percy) Leandro in Arlecchino di Ferruccio Busoni al canto e il Diploma accademico di secondo livello Potsdam. Nel 2009 è stato Lindo nel Tito Manlio all’Egandin Festival, cui ha fatto seguito Il Rossini di Lugo, al Comunale di Bologna e al sotto la guida di Lelio Capilupi al Conservatorio di Vivaldi, con Accademia Bizantina diretta da ritorno di Ulisse in patria (Telemaco) alla Scala, Wexford Opera Festival e Rinuccio in Gianni di Musica “Arrigo Boito” di Parma. Stefano Montanari e la regia di Alessio Pizzech L’occasione fa il ladro di Rossini (Conte Alberto) Schicchi al Nationaltheater Mannheim. Nel 2003 partecipa alla produzione di (che riprendeva l’allestimento di Barga del a Reggio Emilia, Modena e Treviso, Il cappello Il suo repertorio include inoltre opere Werther di Massenet al Teatro Magnani di 2003), al Teatro Alighieri di Ravenna. di paglia di Firenze di Nino Rota nei teatri del di Monteverdi (L’incoronazione di Poppea Fidenza (Schmidt). Negli anni successivi Specialista del repertorio barocco, si è Circuito Lirico Lombardo. al Festival Mozart di La Coruña), Scarlatti collabora più volte col Regio di Parma esibito in altre opere vivaldiane quali Bajazet (l’oratorio Il giardino delle rose all’Accademia nel progetto “Imparo l’opera”. Nel 2006 con L’Europa Galante di Fabio Biondi, Orlando Nazionale di Santa Cecilia), Sartorio (Orfeo vince il Concorso “Primo palcoscenico” del furioso con l’ensemble Matheus di Jean ancora al Festival Mozart di La Coruña), Handel Conservatorio di Cesena per il ruolo di tenore Christophe Spinosi a Torino e al Musikfest di Filippo Adami (Fernando registrato per Virgin; Rodelinda al solista nel Requiem di Mozart e il 13ª Concorso Bremen, La Senna festeggiante con l’Orchestra Teatro Arriaga di Bilbao e al Barbican Center di internazionale “Giuseppe Di Stefano” per Nato a Fiesole nel 1980, si è diplomato in della Toscana. Londra e Il trionfo del tempo e del disinganno il ruolo di Ferrando in Così fan tutte; canta canto con massimo dei voti, lode e menzione Con il Giardino Armonico ha poi cantato allo Sferisterio Opera Festival di Macerata), al teatro Municipale di Piacenza, La Finta d’onore presso il Conservatorio “Luigi Cherubini” la Resurrezione di Händel e con i Barocchisti Rousseau (Le devin du village al Festival Semplice (Fracasso) e al Luglio Musicale di Firenze. Ha debuttato a Siena e al Teatro della della RTSI di Diego Fasolis l’Alexander Fest Pergolesi di Jesi e a ), Mozart (La finta Trapanese di nuovo Così Fan Tutte (Ferrando). Pergola di Firenze, rispettivamente in Pulcinella sempre di Händel, Magnificat e Cantata semplice alla Fenice; al Festival Ha frequentato l’Accademia di di Stravinskij e in Gianni Schicchi di Puccini nel BWV 11 di Bach e il Requiem di Mozart. Tra le Mozart di La Coruña; La finta giardiniera al perfezionamento per cantanti lirici del Teatro ruolo di Rinuccio a fianco di Rolando Panerai. interpretazioni mozartiane si ricordano inoltre Teatro Municipale di Al Ain per Abu Dhabi alla Scala fra il 2006 e il 2008, partecipando, Specialista rossiniano, annovera nel suo Betulia liberata in Germania con Accademia Classics; Bastien und Bastienne al Comunale di tra l’altro, al Concerto Pucciniano diretto repertorio ruoli quali Don Narciso nel Turco Bizantina, Le nozze di Figaro alla Scala, Il flauto Bologna, al Verdi di Firenze, al Rossini di Lugo da Riccardo Chailly (Prunier nel ii atto della in Italia (Rossini Opera Festival di Pesaro, magico a Montpellier, Così fan tutte al Teatro e a Perugia; Don Giovanni all’Operafestival di Rondine), alla produzione di Così fan tutte Staatsoper unter den Linden Berlin e National di Santiago del Cile diretto da Maurizio Firenze e al Teatro degli Animosi di Carrara), (Ferrando) diretta da Ottavio Dantone e alle Staatsoper Hamburg); Argirio nel Tancredi Benini e successivamente da Johnatan Webb al Galuppi (L’Olimpiade alla Fenice e L’inimico

48 49 Teatro Filarmonico di Verona e a Reggio Emilia. Manoel di Malta nel 2005. Nel 2006 nello aggiudicandosi premi e riconoscimenti. Fra Valeri Turmanov Appassionato del repertorio bachiano, ha stesso teatro debutta nel ruolo di Rosina nel questi si segnala il primo premio all’International eseguito tra l’altro la Passione secondo Matteo e Barbiere di Siviglia di Rossini. Fra il 2006 e il Contest of Lyrical Singer “Maria Kraja” a Tirana Nato a Burgas in Bulgaria, si diploma in canto la Passione secondo Giovanni, Oratorio di Natale, 2008 segue il corso di canto di Renato Bruson nel 2009. Tra il 2009 e il 2011 ha frequentato nel 2005 presso la Scuola Nazionale d’Arte Magnificat, Actus tragicus, diverse cantate all’Accademia Musicale Chigiana. Nel 2007 è l’Accademia di perfezionamento per cantanti Musicale e Drammatica “Pancho Vladigerov”. profane oltre una quindicina di cantate sacre. finalista al Concorso Internazionale del Teatro lirici del Teatro alla Scala. Dal 2005 frequenta il Corso di Laurea Ha collaborato con direttori quali: Riccardo Lirico Sperimentale di Spoleto. Nello stesso Fra le sue interpretazioni si ricordano: Aida Specialistica presso l’Accademia Nazionale Muti, Riccardo Chailly, Carlo Rizzi, Tiziano anno vince una borsa di studio come “giovane di Verdi, Orfeo ed Euridice di Gluck, Porgy and della Musica di Sofia. Nel 2005 si aggiudica Severini, Fabrizio Carminati, Corrado Rovaris, promessa” al 23° Concorso Lirico Internazionale Bess di Gershwin, Gianni Schicchi di Puccini. il primo posto al Concorso Internazionale di Maurizio Barbacini, Ottavio Dantone, Giovanni “Ismaele Voltolini”; si aggiudica il secondo Nel 2010 è stata Ernestina nell’Occasione fa Musica Tedesca e Austriaca “Magic” di Burgas, Antonini e Antonio Florio. premio al Concorso Internazionale “Francesco il ladro di Rossini, Progetto Accademia 2010, nel 2006 il premio del 20° Concorso Nazionale Maria Martini” Città di Mantova; si classifica in scena alla Scala, nell’allestimento di Jean- per Cantanti e Musicisti “Svetoslav Obretenov” al secondo posto al Concorso Lirico “Riccardo Pierre Ponnelle diretto da Daniele Rustioni. di Provadia, nel 2008 una borsa di studio della Zandonai”, ottenendo anche una borsa di studio Galleria dei Giovani Talenti Bulgari. Nel suo Filippo Polinelli e un premio speciale della rivista spagnola repertorio annovera opere di Mozart, Rossini, «Opera actual». Nel 2008 vince il concorso Mascagni, Leoncavallo, Bizet, Verdi, Puccini, Nato a Tortona, intraprende lo studio del dell’As.Li.Co. e debutta nel ruolo di Dorabella nel Davide Pelissero Offenbach. canto all’età di vent’anni. Inizia l’attività Così fan tutte di Mozart nei teatri del Circuito Tra il 2009 e il 2011 frequenta l’Accademia di professionale nel 2006, arrivando in breve Dopo aver compiuto gli studi musicali al Lirico Lombardo ed è interprete del Pulcinella perfezionamento per cantanti lirici del Teatro tempo a calcare palcoscenici prestigiosi della Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino, ha di Stravinskij al Politeama di Palermo sotto la alla Scala. Nel 2010 è Martino nell’Occasione scena italiana (La Scala di Milano, Regio di frequentato l’Accademia di perfezionamento direzione di Gabriele Ferro. Ancora nel 2008, con fa il ladro di Rossini, Progetto Accademia 2010, Parma, Maggio Musicale Fiorentino, Massimo per cantanti lirici del Teatro alla Scala. l’As.Li.Co., è Meg nel Falstaff di Verdi. Consegue in scena al Teatro alla Scala, nell’allestimento di Palermo) ed internazionale (Théâtre du Ha debuttato al Teatro Mancinelli di un premio speciale e una menzione d’onore alla di Jean-Pierre Ponnelle ripreso da Sonja Frisell Châtelet di Parigi, Bad Wildbad Belcanto Orvieto come Guglielmo nel Così fan Tutte di 46a edizione del Concorso “Francisco Vinas” di e diretto da Daniele Rustioni. Nel 2011 è Haly Opera Festival, Hong Kong Cultural Center, Mozart. Successivamente è stato Masetto Barcellona. Nel 2009 interpreta al Politeama nell’Italiana in Algeri di Rossini, Progetto International Forum), al fianco di nel Don Giovanni al Teatro Lirico di Cagliari, di Palermo Les nuits d’été di Berlioz, sotto la Accademia 2011, sotto la direzione di Antonello artisti, direttori d’orchestra e registi di fama Mengotto nella Cecchina di Piccinni (incisione direzione di Alberto Veronesi. Allemandi nell’allestimento ancora una volta internazionale (tra cui Plácido Domingo, Renato Bongiovanni) al Teatro Piccinni di Bari, ha Fra il 2009 e il 2011 frequenta l’Accademia di di Jean-Pierre Ponnelle, ripreso da Lorenza Bruson, Leo Nucci, Yuri Temirkanov, Zubin interpretato Messer Lievesogno e la porta perfezionamento per cantanti lirici del Teatro Cantini. Mehta, Luca Ronconi). chiusa di Carlo Galante all’Arena di Verona ed è alla Scala, partecipando a diverse edizioni Dal 2009 frequenta l’Accademia di stato il Re d’Inghilterra nella Nave a tre piani di del Progetto Accademia: nel 2009 è Pippetto perfezionamento per cantanti lirici del Carlo Boccadoro al Regio di Torino. nelle Convenienze ed inconvenienze teatrali di Teatro alla Scala, partecipando, nel 2010 e Alla Scala ha debuttato come Conte nella Donizetti, sotto la direzione di Marco Guidarini Accademia Teatro alla Scala 2011, nell’ambito del Progetto Accademia, Nina, o sia La pazza per amore di Paisiello; e la regia di Antonio Albanese, successivamente all’allestimento di due titoli rossiniani firmati successivamente vi ha interpretato Schaunard “L’Accademia del Teatro alla Scala è il interpreta due titoli rossiniani negli storici da Jean-Pierre Ponnelle sul palcoscenico nella Bohème, Leporello nel Dissoluto assolto pensiero della Scala per domani: un’occasione allestimenti di Jean-Pierre Ponnelle: nel 2010 della Scala: nel 2010 è Don Parmenione di Azio Corghi, Resul Efendi in Teneke di Fabio storica, un luogo in cui viene trasmesso il L’occasione fa il ladro (Ernestina), diretto da nell’Occasione fa il ladro diretto da Daniele Vacchi, Mamma Agata nelle Convenienze ed savoir-faire di un Teatro che è la storia stessa Daniele Rustioni, e nel 2011 L’Italiana in Algeri Rustioni, nel 2011 è Haly nell’Italiana in Algeri inconvenienze teatrali di Donizetti e Martino dell’opera. Se la Scala è patrimonio del mondo, (Zulma), diretto da Antonello Allemandi. diretto da Antonello Allemandi. nell’Occasione fa il ladro di Rossini. l’Accademia ne è parte vitale. Il migliore Ha al suo attivo incisioni discografiche con Al Metropolitan Opera House di New York investimento per il futuro”. etichette quali TDK, Naïve, Naxos, Rai Trade. è stato cover del ruolo di Renato nel Ballo in Con queste parole il Sovrintendente del Evis Mula maschera di Verdi. Teatro alla Scala, Stéphane Lissner, ben Nell’ambito della propria attività riassume la vocazione che l’ente scaligero Nata a Tirana, ha frequentato il Corso di concertistica ha cantato i Chichester Psalms dimostra da sempre nel favorire la crescita di Valeria Tornatore Laurea in Canto Lirico dell’Academy of Arts di Leonard Bernstein, diretto da Gustavo nuovi talenti. di Tirana. Ha partecipato alle masterclass di Dudamel, alla Scala; musiche di Cimarosa alla Nata nel 2001 come Fondazione di diritto Nata a Palermo, studia canto presso il Enzo Tai, Carmen Gonzales, Giuseppe Gipali. Kleine Zaal del Concertegebow di Amsterdam; privato, l’Accademia è progressivamente Conservatorio “” dove si diploma Ha tenuto numerosi concerti e recital presso La Passione di Cristo e Il Natale del Redentore cresciuta ed oggi, presieduta da Pier Andrea nel 2006. Allieva dell’Opera Laboratorio di l’Albanian National Theatre of Opera and di Perosi (incisioni Bongiovanni) al Festival Chevallard e diretta da Luisa Vinci, costituisce Palermo, debutta nel ruolo di Fidalma nel Ballet di Tirana e fra il 2002 e il 2006 e ha Perosiano di Tortona e la Messa di gloria di un caso unico in Europa, poiché attraverso i Matrimonio segreto di Cimarosa al Teatro partecipato a festival e competizioni musicali, Puccini all’Auditorium Verdi di Milano. suoi quattro dipartimenti – Musica, Danza,

50 51 Palcoscenico-Laboratori, Management – per promuovere progetti di diffusione e Nino Surguladze; dal contralto Sonia Prina ai infine un Galà diretto da Gustavo Dudamel copre tutti i profili professionali legati al trasmissione della cultura teatrale e musicale, tenori Thiago Arancam, Leonardo Cortellazzi, per festeggiare il decennale dell’Accademia teatro musicale, con un’ampia offerta attraverso guide all’ascolto, laboratori musicali, Giuseppe Filianoti; dai baritoni Simon Bailey, come Fondazione, con Giuseppe Filianoti, Anita didattica articolata in corsi di formazione, visite guidate, incontri con artisti e musicisti. Fabio Capitanucci, Massimo Cavalletti, Rachvelishvili, Vincenzo Taormina e Pretty specializzazione e workshop. Christian Senn, Vincenzo Taormina ai bassi Yende, ex allievi ormai affermati. L’alto livello della docenza garantisce la Simon Lim, Carlo Malinverno, Jong Min Park, Fra i direttori che si sono avvicendati alla preparazione più adeguata grazie alla presenza Accademia di perfezionamento Giovanni Battista Parodi, Dejan Vatchkov. conduzione, oltre a quelli sopra menzionati, dei qualificati professionisti del Teatro alla si segnalano: Antonello Allemandi, Giovanni Scala, cui si affiancano grandi artisti e i per cantanti lirici Antonini, Massimiliano Caldi, Ottavio Dantone, maggiori esperti del settore. Fondata da Riccardo Muti nel 1997 sotto la Christopher Franklin, Marco Guidarini, Nicola Ogni anno giovani di età compresa fra i 6 e i direzione artistica di Leyla Gencer (scomparsa Orchestra dell’Accademia Luisotti, Enrique Mazzola, Pietro Mianiti, 30 anni, provenienti da tutto il mondo, studiano nel 2008), l’Accademia di perfezionamento per Teatro alla Scala Stefano Ranzani. per divenire figure di eccellenza nel campo cantanti lirici raccoglie l’eredità della scuola artistico, tecnico e manageriale: cantanti lirici, dei “Cadetti della Scala”, voluta da Arturo L’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla violini primi professori d’orchestra, artisti del coro, maestri Toscanini negli anni Cinquanta per garantire la Scala si è formata nell’ambito dei Corsi di Lorenzo Brufatto*, Giulia Bizzi, Elisabetta Galasso, collaboratori, ballerini, scenografi, costumisti, trasmissione della tradizione lirica italiana. perfezionamento finalizzati all’inserimento Angelo Di Ianni, Fabio Marfil Nico, Elena Cosmo, sarti, truccatori e parrucchieri, lighting Grazie alla docenza di artisti come Luis di giovani e valenti strumentisti nelle più Leila Negro, Livio Troiano designer, tecnici di palcoscenico, fotografi di Alva, Renato Bruson, Mirella Freni e Luciana importanti compagini orchestrali, in Italia e scena, tecnici audio, videomaker, manager. Serra e maestri come Vincenzo Scalera e all’estero. Sotto la guida di stimati musicisti violini secondi Il contatto diretto con il mondo del lavoro James Vaughan, l’Accademia prepara alla e delle prime parti dell’Orchestra del Teatro Catalina Spataru*, Matteo Amat di San Filippo, costituisce la base della metodologia didattica, carriera professionale giovani cantanti dotati alla Scala, i corsi prevedono lezioni individuali Tudora Spataru, Monica Vacatello, Barbara Pinna, al fine di garantire un valido inserimento di una solida formazione vocale e musicale, di strumento, musica da camera, sezioni Mattia Tonon professionale grazie ad un’intensa attività di affinandone in un percorso biennale le capacità d’orchestra, esercitazioni orchestrali. viole tirocinio e formazione “sul campo”: concerti, tecniche e interpretative. Gli allievi si sono esibiti a Milano alla Scala, al Luca Guidi*, Marcello Schiavi, Leoluca Di Miceli, spettacoli, esposizioni, oltre al tradizionale Le masterclass tenute nel corso degli anni da Piccolo Teatro, al Teatro Dal Verme, al Donizetti Marianna Bernardone, Andrea Pomeranz appuntamento annuale con il Progetto Teresa Berganza, Enzo Dara, Christa Ludwig, di Bergamo, al Verdi di Brindisi, al Teatro Accademia, titolo inserito nella stagione Leo Nucci, Renata Scotto e Shirley Verrett Grande di Brescia, al Conservatorio di Torino, al violoncelli della Scala, sono i banchi di prova a cui hanno ulteriormente arricchito l’esperienza Teatro Greco di Pompei, nell’ambito del Festival Antonio Alejandro Mariangel Pradenas*, Cristiano costantemente sono chiamati tutti gli allievi, formativa. MiTo Settembre Musica (edizione 2008; 2009, Frisenda, Vincenzo Lioy, Gianluca Muzzolon non solo sul territorio nazionale. Lo studio quotidiano si intreccia 2010), Ravello Festival (edizione 2010) e in Negli ultimi anni si è registrato infatti un costantemente con l’inserimento degli allievi numerose tournée, tra le quali si segnalano contrabbassi progressivo aumento dell’attività concertistica nelle produzioni scaligere, accanto a interpreti, quelle nel 2008 negli Emirati Arabi (Al Ain ed Emiliano Amadori*, Luca Lombardi e coreutica, soprattutto all’estero, in noti direttori d’orchestra e registi di fama assoluta. Abu Dhabi), nel 2009 in Danimarca (Aalborg) e flauti teatri e nell’ambito di festival di respiro Particolare importanza rivestono inoltre nel 2010 in Russia (Mosca e San Pietroburgo). Serena Zanette*, Silvia Marini (anche ottavino) internazionale. Ad oggi, l’elenco dei paesi l’attività concertistica in Italia e all’estero e la Ogni anno l’orchestra partecipa al Progetto che, nel tempo, hanno ospitato l’Accademia partecipazione a produzioni operistiche, come Accademia, un’opera inserita nella stagione clarinetti Teatro alla Scala è molto folto: Austria, Belgio, il Progetto Accademia. scaligera interamente affidata agli allievi e ad Pierluigi Capezzuto*, Marianna Coglianni Brasile, Canada, Cina, Danimarca, Emirati Arabi, Numerosi i titoli allestiti alla Scala e nei alcune produzioni per il Corpo di Ballo; fra le Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, più importanti teatri italiani: fra le ultime più recenti si ricordano: il balletto Il pipistrello, oboi India, Norvegia, Olanda, Oman, Russia, Serbia, produzioni si ricordano tre opere del catalogo con la coreografia di Roland Petit, tre titoli Gabriele Cutrona*, Silvia Mori Spagna, Sri Lanka, Stati Uniti, Svizzera. mozartiano, Ascanio in Alba (2006), Così mozartiani (Ascanio in Alba, Così fan tutte, Ciò ha portato anche ad un notevole fan tutte (2007) e Le nozze di Figaro (2008), Le nozze di Figaro), Serata Petit, Sogno di fagotto Davide Fumagalli* incremento delle richieste di quegli enti Le convenienze ed inconvenienze teatrali una notte di mezza estate con la coreografia formativi che intendono importare sul proprio di Donizetti (2009) e due titoli rossiniani, di George Balanchine, Le convenienze ed corno territorio il modello pedagogico scaligero. L’occasione fa il ladro (2010) e L’Italiana in inconvenienze teatrali di Donizetti, L’occasione Mirko Landoni*, Alessandro Valoti Inoltre è stato dato ulteriore sviluppo ai Algeri (2011). fa il ladro e L’Italiana in Algeri di Rossini. progetti di ricerca e cooperazione sostenuti Numerosi gli ex allievi che oggi calcano le Fra gli impegni più significativi del 2011 si * prime parti dalla Comunità Europea, realizzati con scene dei maggiori teatri nazionali ed esteri, segnalano un concerto diretto da John Axelrod autorevoli partner. dalle soprano Serena Farnocchia, Carmen con Lang Lang alla Scala, l’allestimento di Infine, nel segno del medesimo principio Giannattasio, Anja Kampe, Irina Lungu, Nino Giselle con il Corpo di Ballo della Scala in Oman di apertura e collaborazione, recentemente Machaidze, Pretty Yende alle mezzosoprano a Muscat nella nuova sala della Royal Opera è nata l’Area didattica e divulgazione, creata Ketevan Kemoklidze, Anita Rachvelishvili, House sotto la direzione di David Coleman e

52 53 La Fondazione persegue Dal 2007 la Fondazione Teatro di Tradizione Dante Alighieri Fondazione finalità di solidarietà sociale, dedica una parte importante Ravenna Stagione d’Opera e Danza contribuisce alla salvaguardia delle proprie risorse Manifestazioni 2011-2012 ed allo sviluppo ai progetti strategici, del patrimonio artistico che esprimono l’attenzione e culturale, ed al sostegno a questioni significative Soci Sovrintendente della ricerca scientifica e rilevanti, emergenti Comune di Ravenna Antonio De Rosa attraverso la definizione nelle comunità territoriali Regione Emilia Romagna di propri programmi di riferimento (provincia Provincia di Ravenna Direttore artistico Camera di Commercio di Ravenna Angelo Nicastro e progetti di intervento di Bologna e Ravenna). Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Coordinamento programmazione da realizzare direttamente Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e progetti per le scuole Federica Bozzo o con la collaborazione Associazione Industriali di Ravenna di altri soggetti pubblici Confcommercio Ravenna Spazi teatrali o privati. Confesercenti Ravenna Responsabile Romano Brandolini CNA Ravenna Servizi di sala Alfonso Cacciari Confartigianato Ravenna SETTORI RILEVANTI PROGETTI STRATEGICI Archidiocesi di Ravenna-Cervia Ufficio produzione Cultura Parco di Classe, Ravenna Fondazione Arturo Toscanini Responsabile Emilio Vita Ricerca Scientifica Bella Fuori Stefania Catalano, Giuseppe Rosa Consiglio di Amministrazione e Tecnologica SeiPiù Presidente Fabrizio Matteucci Marketing e comunicazione Sviluppo Locale Una città per gli Archivi Vicepresidente Vicario Mario Salvagiani Responsabile Fabio Ricci Servizi alla Persona Vicepresidente Lanfranco Gualtieri Editing e ufficio stampa Giovanni Trabalza e Solidarietà Sistemi informativi, archivio fotografico Stefano Bondi Consiglieri Impaginazione e grafica Antonella La Rosa Ouidad Bakkali Segreteria Antonella Gambi, Ivan Merlo Gianfranco Bessi Antonio Carile Biglietteria Alberto Cassani Responsabile Daniela Calderoni Valter Fabbri Biglietteria e promozione Francesco Giangrandi Bruna Berardi, Fiorella Morelli, Paola Notturni, Natalino Gigante Maria Giulia Saporetti, Mariarosaria Valente Roberto Manzoni Maurizio Marangolo Segreteria e contrattualistica Pietro Minghetti Responsabile Lilia Lorenzi Gian Paolo Pasini Amministrazione e contabilità Cinzia Benedetti Roberto Petri Segreteria amministrazione Valentina Battelli Lorenzo Tarroni Segreteria di direzione Giorgia Orioli, Michela Vitali

Segretario generale Marcello Natali Servizi tecnici La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna deriva dalla Banca del Monte di Bologna e Ravenna e nasce nel 1991, a norma della Responsabile Roberto Mazzavillani L.30/97/1990 n.218 ed in conformità al decreto del Ministero del Tesoro del 12/07/1991. Essa è la continuazione ideale del Monte Responsabile amministrativo Capo macchinisti Enrico Ricchi di Pietà di Bologna - promosso da Padre Michele Carcano e autorizzato dal governo bolognese il 22 aprile 1473 - e del Monte di Roberto Cimatti Macchinisti Matteo Gambi, Massimo Lai, Pietà di Ravenna e Bagnacavallo. Francesco Orefice, Marco Stabellini Revisori dei conti Capo elettricisti Luca Ruiba Giovanni Nonni Elettricisti Christian Cantagalli, Uria Comandini, www.fondazionedelmonte.it Mario Bacigalupo Marco Rabiti Angelo Lo Rizzo Servizi generali e sicurezza Marco De Matteis Portineria Giuseppe Benedetti, Giusi Padovano, Samantha Sassi prossimi spettacoli

Sukhishvili

Balletto Nazionale della Georgia

Danze folkloristiche georgiane su musiche di autori anonimi del x e xii secolo. coreografie Iliko Sukhishvili Sr., Nina Ramishvili, Iliko Sukhishvili Jr.

Ensemble strumentale Sukhishvili sabato 17 dicembre, ore 20.30 (Turno A) domenica 18, ore 15.30 (Turno B)

La bohème scene liriche in quattro quadri libretto di Luigi Illca e Giuseppe Giacosa dal romanzo “Scènes de la vie de Bohème” di Herni Murger musica di direttore Francisco Bonnín regia Marco Gandini scene Italo Grassi costumi Anna Biagiotti luci Marco Minghetti

Orchestra e Coro della Toscana maestro del coro Marco Bargagna

Nuovo allestimento del Teatro del Giglio di Lucca in coproduzione con Teatro Goldoni di Livorno, Teatro Verdi di Pisa, Teatro Alighieri di Ravenna sabato 28 gennaio, ore 20.30 (Turno A) domenica 29, ore 15.30 (Turno B) Alcune poltrone ci intimidiscono.

Altre ci ispirano.

Per essere sicuri di poterti offrire una poltrona che sia per te fonte di ispirazione, sponsorizziamo numerose iniziative culturali in tutta Europa. Perché crediamo che l’arte abbia il potere di accendere l’immaginazione e unire le persone. Anche sostenendo la cultura, vogliamo essere concretamente vicini a te in ogni momento.

unicreditgroup.eu La vita è fatta di alti e bassi. Noi ci siamo in entrambi i casi.