San Bartolomeo Del Pratum Episcopi

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San Bartolomeo Del Pratum Episcopi STORIA E RICERCA SUL CAMPO FRA EMILIA E TOSCANA NUOVA SERIE 4 SAN BARTOLOMEO DEL PRATUM EPISCOPI L’ospitale di valico della strada “Francesca della Sambuca” nel Medioevo Nono centenario della morte di Matilde di Canossa (1115-2015) Atti delle giornate di studio Spedaletto, Chiesa di San Bartolomeo, sabato 8 agosto 1015 Riola, Sala dei Novanta della Rocchetta, sabato 14 novembre 2015 a cura di Renzo Zagnoni Gruppo di studi alta valle del Reno Porretta Terme 2016 Il convegno è stato organizzato in collaborazione con: Comune di Pistoia, Diocesi di Pistoia, Archivio di Stato di Pistoia, Parrocchia di Spe- daletto, Pro Loco di Spedaletto, Pistoia Festival. La pubblicazione di questo volume è stata resa possibile da finanziamenti della Regione Toscana, Banca di Pistoia e della Fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. La revisione dei testi è stata curata da Paola Foschi e Gian Paolo Borghi. Le immagini relative a documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Pistoia vengono pubblicate su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: autorizzazione n. 7/2016 dell’Archivio di Stato di Pistoia. GIORNATE DI STUDIO “STORIA E RICERCA SUL CAMPO FRA EMILIA E TOSCANA”, nuova serie, 4 SAN BARTOLOMEO DEL PRATUM EPISCOPI L’ospitale di valico della strada “Francesca della Sambuca” nel Medioevo Atti della giornata di studio (Spedaletto, Chiesa di San Bartolomeo, sabato 8 agosto 1015) MATILDE ALLA ROCCHETTA Atti della giornata di studio (Riola, Rocchetta Mattei, sabato 14 novembre 2015) Organizzazione: Paola Foschi, Renzo Zagnoni Coordinamento: Renzo Zagnoni In copertina: Spedaletto in un disegno acquerellato di Bill Homes (proprietà Bice Ravagli). In ultima di copertina: il complesso chiesa-ex ospitale, particolare del disegno del 1756 pubblicato fra le tavole a colori. Impaginazione e stampa a cura di: AGV Studio, Pioppe di Salvaro (Bo) © 2016 Gruppo di studi alta valle del Reno (Porretta Terme – Bo) INTRODUZIONI La ricerca storica, geografica e documentaristica che si sta sviluppando at- torno alle antiche strade di collegamento tra Nord e Sud del Paese sta via via contribuendo alla riscoperta di luoghi, percorsi e avvenimenti, che si collocano tutti lungo la dorsale appenninica tra Pistoia e Bologna. Tra questi luoghi, particolarmente importante fu l’ospitale dei Santi Bartolo- meo e Antonino, detto del Pratum Episcopi, che sorse a poca distanza dal passo della Collina, lasciando traccia nel toponimo che ancora oggi identifica quella località: Spedaletto. Nel Medioevo, l’ospitale rappresentava uno dei luoghi di accoglienza lungo la strada chiamata, sul versante pistoiese, “Francesca della Sambuca”, e, sul versante bolognese, “Maestra di Saragozza”; essa costituiva una delle principali direttrici di valico transappenninico, che metteva in comu- nicazione diretta la città di Pistoia con Bologna e il nord d’Italia. Era il periodo nel quale Pistoia si presentava come importante città, dota- ta di autonomia politica grazie alla nascita del Comune (il primo Statuto dei consoli è datato 1117), e di forte vitalità commerciale, crocevia imprescindibile di persone, culture, religioni e merci, in forme antesignane del moderno libe- ro scambio. L’ospitale accoglieva gratuitamente non solo pellegrini, ma tutti i viandanti che avessero avuto necessità di varcare l’Appennino. Documentato fin dagli anni 1088-1090, dipendeva fin dalle origini, insieme agli ospitali di Quarrata, Croce Brandegliana di Prunetta, Capraia e Brisceto, dalla canonica pistoiese di San Zeno, a dimostrazione di quanto all’epoca fosse importante il potere religioso rappresentato dal Vescovo accanto a quello, nascente, civile. Ma ebbe successivamente a svilupparsi, fortificato e protetto proprio dal Comune, per svolgere la sua funzione a servizio della florida economia pistoiese dei se- coli XI-XV. Questa direttrice ha mantenuto la sua vocazione strategica nei secoli, anche dopo l’assoggettamento di Pistoia alla sfera di influenza fiorentina, rimanendo la principale via di collegamento nord-sud. A dimostrazione di questo, nel 1847 fu aperta la Strada Porrettana, e nel 1864 fu inaugurata anche la ferrovia, quella straordinaria opera ingegneristica per la quale tutto il territorio si è mobilitato affinché non venisse dismessa, bensì valorizzata per la sua importanza storica, oltre che sociale e di servizio. Attorno a questi luoghi, e grazie anche all’infaticabile lavoro di ricerca di Storia e ricerca sul campo fra Emilia e Toscana, è in corso di ricostruzione una parte fondamentale della nostra identità cittadina. La nostra comunità è così arricchi- ta dalla consapevolezza di un passato importante e di una risorsa dalle infinite potenzialità: quella dei tesori nascosti, architettonici, paesaggistici e culturali, disseminati nelle nostre colline e nella nostra montagna. 3 Da qui il progetto della Transappenninica che, sulla scia del lavoro svolto in difesa della Porrettana, può aprire nuove dimensioni di crescita territoriale; da qui, anche le ricerche sulla Via Romea Strata e la Via Romea Imperiale che già stanno mobilitando energie di interesse turistico. Nel 2017 Pistoia sarà la capitale italiana della cultura. La connessione tra la città murata, la campagna, fino alla montagna è uno dei pilastri del nostro pro- getto, che porteremo a compimento per la valorizzazione dell’intero territorio: dalla forza delle nostre radici all’apertura verso il futuro, Pistoia torna ad avere la centralità che merita. Samuele Bertinelli Sindaco di Pistoia Grazie per l’invito che ho accettato ben volentieri. È un piacere essere qui, innanzitutto perché è la prima volta che vedo questa bella Chiesa restaurata - complimenti a chi l’ha fatto– collocata in un luogo davvero suggestivo. Il patri- monio artistico e storico della Chiesa Pistoiese si mantiene, nonostante le fatiche che ciò comporta e questo fa soddisfazione. Le risorse sono sempre più scarse e dobbiamo sicuramente impegnarle prima a sostegno di chi è nel bisogno, però confidiamo di poter mettere sempre qualcosa a disposizione anche per i restau- ri dei nostri beni artistici perché in fondo sono anch’essi “bona pauperum”, sono cioè anch’essi un modo per arricchire chi ha meno. La cultura non è un bene supplementare, ma un bene fondamentale per la vita dell’uomo. Sono contento di esser qui inoltre perché questo luogo porta un nome che lo lega al vescovo in un modo del tutto particolare: “Pratum Episcopi”. È inte- ressante ripercorrere in qualche modo il percorso degli antichi, lungo questa via che come sappiamo era una antica e importante strada di comunicazione, una strada di valico degli Appennini. Dobbiamo pensare che queste zone erano attraversate da sentieri e vie di grande rilievo, percorse da tante persone. Cosa che oggi facciamo fatica soltanto a immaginare perché la viabilità ha assunto un’altra configurazione per cui abbiamo un altro modo di leggere il territorio rispetto alle epoche passate. Lo vediamo con occhi diversi da allora, com’era nel medioevo, ma pure successivamente fino all’epoca moderna. Questi luoghi che oggi magari ci appaiono abbastanza isolati o lontani dalla vita quotidiana, in re- altà erano centri e vie di comunicazione dove il passaggio e la sosta di persone e popoli era molto frequente. Sono infine contento di essere qui perché con gli studi e i convegni che por- tate avanti, si contribuisce a valorizzare questa montagna che ne ha davvero bisogno. La provincia di Pistoia ha parecchia montagna, bella per il paesaggio ma anche ricca di risorse artistiche, culturali e spirituali; però è una montagna che ha bisogno di essere rivalutata, di essere riabitata perché purtroppo è una 4 montagna che si va spopolando e rischia di scomparire. Ben vengano dunque studi e ricerche che mettano in luce la sua importanza nella storia e, perché no, nel presente. Voi lo fate questa volta con un convegno in occasione del nono centenario della morte della contessa Matilde di Canossa. La gran contessa – la “magna comitissa”, come fu chiamata - è una figura di donna straordinaria e di grande rilievo storico, che merita di essere conosciuta e studiata. Lei era di casa tra queste montagne, tra l’Emilia e la Toscana, terre che furono crocevia delle vicende del tempo. Montagne molto amate da Matilde e da lei amorevolmente curate. La sua persona tra l’altro mi lega in qualche modo anche alla mia prece- dente Diocesi perché una tradizione, non fondata per la verità, ma comunque ancora viva, fa nascere Matilde a San Miniato, in quanto figlia di un vicario imperiale, che a nome degli imperatori svevi governava la cittadina e il castello in particolare. Ancora oggi, una delle torri della città viene chiamata popolar- mente «Torre di Matilde». Non ho da aggiungere altro al plauso per questa bella iniziativa. Conclu- do facendo i miei complimenti al professore che con tanta attenzione e cura segue queste cose. Appena me ne ha parlato mi ha trovato molto favorevole, spero anzi che queste cose possano continuare e sono certo che sarà così, vista la passione e la volontà di andare avanti che ho potuto constatare di persona. Ringrazio anche il presidente della Pro-Loco, realtà molto importante perché questi paesi, questi luoghi non perdano la loro identità e si mantengano ancora vivi, siano occasione di incontri, ma anche di vita direi, perché questi luoghi debbono essere soprattutto vissuti. Auguro a tutti un buon lavoro e che possiate stare un giorno sereni e tranquilli, alimentando la mente e il cuore, rifocillando- vi pure un po’ nella frescura di questo bellissimo posto. Fausto Tardelli Vescovo di Pistoia Gli ospitali medievali, ed in particolare quelli posti a poca distanza da un importante valico transappenninico come quello di San Bartolomeo del Pra- tum Episcopi, ebbero un’importanza fondamentale per la mobilità nei secoli del pieno Medioevo, perché, seguendo le regole benedettina e del concilio di Aquisgrana, realizzavano il precetto evangelico dell’ospitalità gratuita, favo- rendo in questo modo il transito anche nelle zone più impervie e spopolate dell’Appennino. Essi resero più sicuri ed agevoli i transiti su queste strade, con la presenza continuativa di una comunità di fratelli conversi, che gestivano sia i beni donati all’istituzione, sia l’accoglienza dei viandanti.
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