sommario

Tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense” una iniziativa della Camera di Commercio 2 Il Piatto Estense: un progetto “giovane” per valorizzare i prodotti tipici ferraresi “facendo sistema”

6 Riso e terreni ferraresi: una simbiosi felice n. 3 di Stefano Lolli 2007 10 Dietro i fornelli, sognando la California di Marco Zavagli La pera ferrarese: se la conosci bene non puoi non amarla Poste Italiane S.p.A. 12 Spedizione in abbonamento postale 70% DCB

Autorizzazione del TTribunribunale di Ferrara n. 41 del 18/03/1954 di Vito De Santis n. 3 2007 14 Marchio I.G.P., un buon punto di partenza per la valorizzazione del riso del Delta di Angelo Giubelli nur a 16 Tra editti ed errate convinzioni, il lungo viaggio del riso nella storia pi a di Angelo Giubelli 18 La vongola verace di Goro Tra dizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense” di Lisa Viola Rossi

a 24 Pastificio Ricci: panificazione industriale con tecniche tradizionali nur pi a la a di Alberto Guzzon a a nur nur a nur a pi la

pi a 30 Che bella coppia! pi la la Rivista quadrimestrale della Camera di Commercio di Ferrara di Andrea Poli Foto di copertina: 34 Il pane ferrarese tra arte e poesia dialettale Luigi Biagini di Maria Cristina Nascosi 36 Il “Dosso Dossi” tra avanguardia e tradizione di Laura Cussolotto 38 I.P.S.S.A.R. “O. Vergani”: la cultura della professione PERIODICO di Iris Mattioli NON IN COMMERCIO 42 L’ITAS Navarra: la terra come tradizione, scienza e innovazione di Giovanna Pinna 50 Piatti Estensi di Margherita Goberti 53 La tavola del Principe di Marcella Marighelli 60 Istituto d’Arte & Liceo Artistico Dosso Dossi di Giorgio Mantovani e Leopoldo Santini 66 I.P.S.S.A.R. “Orio Vergani” Direttore Responsabile: di Giorgio Mantovani e Leopoldo Santini CORRADO PADOVANI 70 ITAS Navarra di Giorgio Mantovani e Leopoldo Santini Comitato di Redazione: 74 Il perito agrario? Alleverà erbacce CORRADO POCATERRA di Andrea Poli M. LAURA SERVIDEI PIERPAOLO CORREGGIOLI Cultura 78 La ciupéta dipinta di Lucio Scardino Fotolito, Impaginazione e Stampa: 82 Antiche pere dipinte SATE srl di Antonio P. Torresi via Goretti, 88 - 44100 Ferrara 88 Natura Naturans tel. 0532 765646 di Valeria Tassinari fax 0532 765759 91 La ceramica graffita ferrarese e il Castello Estense nella produzione Wedgwood di Mirella Golinelli Progetto grafico 94 L’Istituto d’Arte Dosso Dossi partnercomunicazione - Ferrara di Gabriele Turola 99 Editoria ed arte a Ferrara: Liberty house e Galleria Monica Benini di Gianni Cerioli

Rivista quadrimestrale della Camera di Commercio di Ferrara Documenti Telefono: 0532 783711 e-mail: [email protected] 103 La “Confezioni Ale”: un’impresa completamente “rosa” di Alessandra Zanella Autorizzazione Tribunale di Ferrara 104 La stampa a Ferrara tra XV e XVI secolo n. 41 del 18.03.1954 di Diego Cavallina

È vietata la riproduzione degli artico- li e delle note senza citarne la fonte. 107 Società Dante Alighieri - Comitato Provinciale di Ferrara Il quaderno XII della Dante Gli articoli firmati rispecchiano sol- di Luisa Carrà Borgatti tanto il pensiero dell’Autore e non 108 Giuseppe Agnelli L’ode del Carducci alla Città di Ferrara impegnano la Direzione. di Luisa Carrà Borgatti 109 Raffaella Lina Scolozzi Gli ultimi dinosauri Concessionaria esclusiva di Gabriele Turola per la pubblicità: 110 Giacomo Battara Scritto in blu di Angelo Giubelli 110 Marcello Simoni L’enigma dei Quattro Angeli di Stefania Calzolari P.zza Benini, 6 - 48100 111 Federico Garberoglio Perchè non sono scrittore Tel. 0544 511311 di Angelo Giubelli [email protected] 111 A cura di Michelangelo Antonioni Chung Kuo - Cina Tel. 0532 243339 di Maria Cristina Nascosi www.publimediaitalia.com

libri da leggere 112 Pepita Spinelli di Tarsia Sala viaggiatori di Maria Luisa Poledrelli

Poste Italiane s.p.a. - Spedizio- COMUNICAZIONE AI DESTINATARI IN OMAGGIO DELLA RIVISTA CAMERALE «LA PIANURA» Ai sensi del Dlgs. 196/2003, si informa che il trattamento dei dati personali dei destinatari in omaggio della rivista camerale «La Pianura» viene svol- ne in abbonamento postale - to al fine di dare esecutività alla spedizione del presente periodico. Tale trattamento avviene nel rispetto dei principi di riservatezza e sicurezza richie- 70% D.C.B. - Ferrara sti dalla legge. Il responsabile del trattamento è il Dirigente di Settore della Camera di Commercio di Ferrara tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

L’iniziativa, promossa dalla Camera di Commercio quattro anni fa, ha poi conosciuto un crescente successo Il Piatto Estense: un progetto “giovane” per valorizzare i prodotti tipici ferraresi “facendo sistema”

lare ai tavoli di una qualificata zione, cioè il 2005, ha registra- ed esperta giuria, nello scorso to un crescente successo. mese di maggio, i piatti con Vediamone brevemente l’origi- ricette inedite, frutto dell’estro, nale “formula”, che punta a della creatività e della bravura coinvolgere l’agricoltura, l’eno- che gli allievi del Vergani hanno gastronomia e l’artigianato, vale sempre dimostrato, e che que- a dire tre settori che caratteriz- st’anno erano ispirate alla nostra zano fortemente l’”immagine” famosa “ciupéta”. Si è trattato di Ferrara e del suo sistema eco- della quarta edizione di una ini- nomico anche all’esterno. ziativa che, voluta dalla Camera Il progetto si sviluppa in più fasi, di Commercio per valorizzare che coinvolgono via via istituzio- Le splendide sale di Palazzo Pen- adeguatamente la straordinaria ni, scuola e mondo imprendito- daglia, sede dell’Istituto Alberghie- versatilità dei nostri prodotti riale, nell’intento - che accom- ro “Orio Vergani”, hanno visto sfi- tipici, dall’anno della sua istitu- pagna da sempre e con sempre

2 maggior successo ogni iniziativa contenitore per la ricetta, a base dalla Camera di Commercio) ai dell’ente camerale - di “fare del prodotto tipico prescelto. turisti ed agli ospiti. Che possono sistema”, per promuovere e Infine, attraverso la preziosa ed così davvero… sentirsi ‘a tavola valorizzare al meglio le moltepli- indispensabile collaborazione dei con gli Estensi’, ed apprezzare ci peculiarità del territorio ferra- principali ristoratori della nostra le antiche e moderne prelibatez- rese. Ogni anno, dunque, gli stu- provincia, il ‘Piatto Estense’ viene ze di Ferrara. denti dell’Istituto agrario cittadino proposto, in occasione della I turisti che consumano il ‘menu “F.lli Navarra” si dedicano a pre- “Settimana Estense” (altra inizia- Estense’ individuato anno per parare ricerche “mirate” su un tiva tradizionalmente organizzata anno ricevono in omaggio il determinato prodotto tipico ferra- rese, designato di volta in volta dalla Camera di Commercio. L’Istituto alberghiero “Orio Verga- ni” coadiuva poi i propri studen- ti nell’elaborazione di una ricet- ta a base di quel prodotto tipico. Una qualificata giuria, composta anche da ristoratori professiona- li, provvede ad individuare quel- la migliore, nell’ambito delle dieci (ora dodici) che superano la prima selezione. Solitamente si tratta di vere ‘opere d’arte’, sotto l’aspetto estetico ma, ancor più, sotto quello…gastro- nomico. Su questo meccanismo ormai consolidato si inserisce poi l’attività dell’Istituto d’Arte “Dosso Dossi”, che fa realizzare ai propri studenti un piatto in ceramica graffita, rigorosamente fabbricato secondo le stesse tec- niche artistiche risalenti al tempo degli Estensi. Anche in questo caso, una giuria specia- lizzata individua l’opera miglio- re, destinata a costituire l’ideale

laPianura 3 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

mento degli invitati - le proprie conoscenze formative in campo gastronomico. Si è dunque cominciato nel 2005 con la pera, autentico “fiore all’occhiello” dell’agricol- tura ferrarese, che trova in questi terreni le condizioni ottimali per raggiungere una riconosciuta eccellenza qualitativa. E’ del resto risaputo che la grande pro- fessionalità dei frutticoltori, la loro propensione alla continua innovazione tecnica ed impianti- stica, l’osservanza di rigidi disci- plinari di produzione assicurano alla pera di Ferrara l’ideale com- piatto in ceramica che lo contie- gante cena di “gala”, preparata binazione fra salubrità e sapo- ne, quale testimonianza dei cibi dagli stessi studenti dell’Istituto re, rendendola particolarmente e dei prodotti del nostro territo- alberghiero e destinata ad auto- adatta alle moderne esigenze rio. Va anche aggiunto che, per rità, operatori economici e nutrizionali. assicurare il dovuto rilievo media, locali e nazionali. Per Nel 2006 è stata la volta del riso mediatico all’iniziativa, le ricette l’occasione, i giovani chefs pos- del Delta, nei cui territori ha vincenti vengono presentate sono mettere in pratica - con dapprima rappresentato un indi- ogni anno nel corso di una ele- successo e visibile compiaci-

Il Piatto Estense 2005: Pere caramellate all’Amarone con di cannella

4 Il Piatto Estense 2007: fantasia di vongole con salsa aioli

spensabile ed insostituibile gonista del “Piatto” la vongola graffita, ispirato appunto alla strumento per risanare i terreni di Goro, un prodotto che ha , è stato invece dalla salinità ed acidità, che rap- conosciuto nel corso degli ultimi realizzato da Giulia Rossetti, presentano un ostacolo per le anni, in quella zona del basso classe IV C, e proclamato, anche altre colture. Ma che poi, grazie ferrarese, uno sviluppo produtti- in questo caso da una giuria ad una sempre migliore qualità vo ed una affermazione sul mer- specializzata, il contenitore delle tecniche di lavorazione e cato nazionale perfino sorpren- ideale da accompagnare alla ad uno sfruttamento ottimale denti. Quest’anno, invece, come ricetta vincitrice. delle potenzialità di rotazione, si diceva all’inizio, i componenti “La Pianura” ha dunque inteso ha saputo far fronte alle esigen- la giuria, capeggiati da Corrado dedicare monograficamente ze di un mercato sempre più Pocaterra in rappresentanza questo numero ai quattro pro- competitivo. della Camera di Commercio, e dotti ferraresi protagonisti delle La terza edizione ha visto prota- dalla professoressa Monica edizioni del “Piatto Estense”, Giuliani, docente dell’Istituto trattandone, anche tramite con- Vergani, hanno potuto apprezza- tributi redazionali ed interviste re la straordinaria versatilità di ad esperti del settore, molteplici quello che tra i nostri prodotti aspetti: dalle tecniche produtti- tipici si può definire il più origi- ve alle applicazioni gastronomi- nale, anzi l’unico, cioè la coppia che, dalla storia alle curiosità e ferrarese, già immortalato nel agli aneddoti che accompagna- maggior ricettario rinascimenta- no questi prodotti così stretta- le, “I banchetti” del celebre mente legati alla storia del maggiordomo della Corte Esten- nostro territorio. se, Cristoforo da Messisbugo. E non basta: con il suo prossimo E la palma della ricetta “miglio- numero, la rivista camerale rinno- re”, sotto tutti gli aspetti, è verà infatti la propria indimentica- andata alla “Quattro stagioni di ta Agenda Gastronomica, che la coppietta ferrarese”, ideata da Camera di Commercio ha pub- Marica Guerzoni della Classe III blicato ininterrottamente dal C. Il miglior piatto in ceramica 1986 fino al 1999.

laPianura 5 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

Deteniamo l’1,5% della superficie coltivata nell’intera Europa

Riso e terreni ferraresi: una simbiosi felice Stefano Lolli

Risotto al pinguino. Timballo di diceva mia madre (marchigiana e parole, intriso la mia vita. L’ha riso al ragù e piselli. Zuppa di dunque aliena al riso almeno saziata e in fondo protetta, come riso selvaggio dell’Ultimo dei quanto una finlandese o una dentro una glumella a misura Mohicani. Peperoni ripieni di riso svizzera), erano di fatto il mio d’uomo. Dunque gli devo ricono- e miele. Potrei continuare a primo, personale, approdo alla scenza ed affetto. lungo, perchè in un certo periodo globalizzazione. Perchè per stuz- So di non essere l’unico, anzi mi della mia vita ho creduto di dover zicare le papille gustative sicura- sento in buona compagnia nel continuare per sempre. Costretto mente mortificate, li arricchivo ruolo di mangiatore e di appas- a nutrirmi soltanto di riso bianco, con salsicce bavaresi invisibili, sionato del riso. La nostra provin- bollito senza la minima traccia di trasparenze di verdure orientali, cia, del resto, ha ben poco da sale, condito solo con la fantasia. pesci dai nomi e dalle forme invidiare alle zone di produzione Con ingredienti strampalati, ignote provenienti però dai mari più pregiate dell’Italia e di tante inventati di volta in volta, che la esotici. Ma il denominatore parti del mondo. Le risaie, che fame e la malattia (inesistenti comune era il riso, il riso, il riso. anche dal punto di vista paesag- peraltro sia l’una che l’altra) mi Ricordo che mi guardavo allo gistico rappresentano un habitat suggerivano per riuscire ad ingol- specchio, un po’ di soppiatto: di straordinario fascino, caratte- lare, pranzo dopo cena, cena sulla confezione era riportato rizzano la parte prosciugata del dopo pranzo, quei piatti così l’indirizzo di un produttore del territorio: nel 2007 gli ettari sciatti, eppure tanto saporiti. Delta, dal nome inequivocabil- erano poco più di 6840, distri- A causa di una nefrite di origine mente nostrano, ma io non mi buiti in 13 Comuni (a Codigoro psicotica (in realtà ai reni non fidavo. E controllavo, appena però spetta storicamente la parte avevo nulla, semplicemente pas- sveglio, se i miei occhi non si fos- del leone con il 50% della super- savo i pomeriggi lanciandomi con sero già allungati nella forma ficie complessiva a riso) tra i gli amici da un muretto alto tre della mandorla. O che il colorito quali certamente il più curioso è metri), mi sono alimentato per del viso, oltre che il carattere, Bondeno. Per una coltura tipica quasi sei mesi, dalla colazione non fosse quello di uno... scorbu- del Basso Ferrarese qual è il riso, allo spuntino di mezzanotte, con tico. è singolare infatti notare che dal il riso ferrarese; e della varietà A distanza di molti anni, eccomi 1995 ad oggi proprio nel paese più comune, l’Arborio, che il qui. Con gli occhi da orbo ma matildeo, pur a fronte di una pro- nonno bottegaio mi portava a non da cinese. Salvato da una duzione di nicchia, la crescita in casa dentro grandi sacchetti di dieta di sei mesi che avrebbe termini di nicchia è stata costan- tela grezza. Prima di scoprire che stremato Ciu En Lai. Rinvigorito te. Su scala provinciale, invece, sarebbe bastato smettere di emu- dalla cariosside, reso rigoglioso l’andamento è risultato altale- lare i cascatori di Hollywood per nel fisico e nello spirito dal nante e se sono lontani i fasti tra guarire da quella malattia dal Carnaroli. Forse non altissimo a il 1965 ed il 1970 - quando gli nome terribile, mi ero convinto causa delle dosi massicce di ettari complessivi a riso erano però che continuando con quella Vialone Nano, ma sicuramente aumentati da 10 mila e 200 sino solfa sarei quanto meno diventato Baldo di nome, pardon di riso, e ai 14 mila e 165 - sembra supe- il primo cinese di Portomaggiore, di fatto. rato il periodo grigio che tra il o il precursore delle migliaia di Da quei giorni, perciò, il riso (fer- 1980 e il 1990 aveva più che pakistani che oggi la popolano. rarese) ha invaso, pervaso e, se dimezzato la produzione. E Quei piatti di riso... sciapo, come posso usare un ovvio gioco di comunque con poco meno di 7

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tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

mila ettari, Ferrara conta il 3% della superficie complessiva ita- liana (220 mila ettari): poiché però nel nostro paese si produce la metà del riso europeo, con un pizzico d’orgoglio possiamo esi- bire un piccolo vanto. Quello di detenere l’1,5% di questa coltu- ra su scala continentale. Certo non siamo la Thailandia, la Cina o il Siam, ma nei confronti dei nostri cugini francesi, degli spa- gnoli e dei greci, qualche soddi- sfazione (pardon, qualche... risa- ta) possiamo ancora prendercela. Oggi infatti dal punto di vista delle superfici si può parlare di una stabilizzazione, oltre che di una crescita importante dal punto di vista della qualità su cui ci soffermeremo a breve. Ma restiamo, per qualche attimo, sui terreni, vero e proprio... giaci- mento dal quale questo prodotto, a torto considerato povero e rio il riso lascia spesso il posto ad proprio vantaggio ma soprattutto “sciocco”, trae in realtà caratte- altre colture, cui restituisce terre- dei primi consumatori la fertilità ristiche organolettiche e di tipici- ni per così dire più “morbidi”, di quei terreni. tà particolari. Una delle doti resi quasi setosi dall’alternarsi Oggi evidentemente, tornando delle terre ferraresi è la straordi- voluttuoso delle acque, dallo alle nostre latitudini ed al nostro naria acidità, con un Ph inferiore spuntare delle ariste, dal cresce- tempo, la situazione in termini di a 4 (basti pensare che quello re degli embrioni. metodi di produzione e di quan- nello stomaco umano in fase di Questo discorso si amplia, come titativi di consumo, è radical- digestione non arriva a 3,5): detto, considerando anche gli mente (e per quanto riguarda lo ebbene, proprio la coltura del aspetti paesaggistici e naturali- straripamento dei fiumi, anche riso con le irrigazioni massicce stici; a nessuno sfugge la valenza fortunatamente) cambiata. Su che questa richiede, ha una sorta ecologica delle risaie, straordina- scala nazionale, la media pro di effetto positivo in quanto miti- rio rifugio per la nidificazione di capite è di circa 4-4,5 chilo- ga questa acidità. Quasi obbli- tanti uccelli acquatici. Queste grammi l’anno: nel 1940, quan- gando i terreni a richiedere l’im- zone umide, come vengono defi- do evidentemente contavano le pianto del riso, per una sorta di nite dagli esperti, servono spesso angustie della guerra, gli italiani equilibrio naturale nei confronti anche da cassa di espansione in arrivavano anche ad 8 chili a dei sottosuoli ricchi di residui e caso di alluvione o esondazioni. testa ma ora la media per perso- di torbe. E del resto, nelle antichissime na sta nuovamente risalendo. Anche per questo, rispetto alle origini del riso, le cronache più Non c’entra però la recessione zone vocate come il Vercellese o antiche parlano della tracimazio- economica, semmai il fatto che il Pavese, la risicoltura ferrarese ne del Fiume Rosso, degli allaga- questo alimento, dopo essere ha una connotazione rotazionale, menti del Tigri e dell’Eufrate, stato considerato considerato un basata cioè su una produzione dello straripamento del Nilo. Ed “cibo per sopravvivere”, sta tor- periodica piuttosto che costante. il riso eccolo lì, pronto a suggere nando protagonista di un’altra Dopo 3-5 anni, nel nostro territo- l’humus prezioso, a sfruttare a performance. La riconquista di

8 una cucina colta, attenta non castigo. “Vuole il risotto di scarsa confidenza nelle tavole di solo alle tradizioni gastronomi- pesce? Deve aspettare venti ogni giorno, ma sicuramente che italiane ed europee, ma minuti”. E chi ce li ha, venti quello che può rappresentare un anche all’attenzione per l’Oriente minuti, nella frenesia della vita ideale biglietto da visita per uno e le sue radici plurimillenarie. Il moderna? Conta poco dire che chef estense attento alla tradizio- riso è tra gli elementi cardine di con l’uso sapiente della pentola a ne. una cucina che sa ancorarsi alle pressione - e non parliamo dei E nel futuro? C’è ancora tanto radici delle tipicità locali ed al robot fantascientifici alla Ferran riso, probabilmente. Del resto da tempo stesso guardare, con Adrià o dei forni “molecolari” di sempre questo prodotto è consi- modernità e qualche azzardo, a alcuni chef francesi - il riso derato tra le cinque “spezie” fon- quella che nel mondo degli chef cuoce in 4 minuti ed è pronto ad damentali di ogni alimentazione viene definita la gastronomia una gamma di accostamenti nel mondo, dunque è difficile “fusion”. Anche qui, con i miei impareggiabile. O che la riscos- pensare che non possa essere risotti al pinguino ed i supplì che sa, nel nostro ferrarese, del risot- così anche per Ferrara. Dove la supplicavano un po’ di sapore, to alla zucca può nascere da un produzione, si è detto, è stabile e mi ritengo un precursore. Merito legame semplicissimo, su una con qualche punta di aumento; e della nefrite psicotica, dei sac- padella calda e con un pezzetto dove la cura varietale e l’atten- chetti di tela grezza, della fanta- di burro o un filo d’olio, tra un zione al mercato si fa mirabile. sia che inevitabilmente accom- pugnetto di riso lessato tenuto in Ma nel futuro, specialmente dal- pagna la dieta di ogni malato, frigo, ed il “battuto” dei cappel- l’estero, si annuncia l’avvento immaginario o immaginifico che lacci. Certo, il risotto ha i suoi anche del riso Ogm: Cina, Medio sia. Questa, grazie al riso, è vera tempi e le proprie regole, oltre Oriente e Stati Uniti stanno già “fusion”. E talvolta, ricordando che cultori ai limiti della mania- lavorando a selezioni con geni in l’esperimento di un pilaf lasciato calità, ma se c’è un alimento che grado di additivare il riso con la in forno oltre un’ora per sbada- sin dalle proprie origini ha rifiuta- vitamina C. Un modo, evidente- taggine, persino “confusion”. to sacralità e purismi, questo è mente, per sopperire a carenze Divagazioni? Il riso accetta anche proprio il riso. Sacralità e purismi anche psicologicamente collega- queste come variazioni sul tema da salvaguardare, invece, dal te al riso. e nel menù. Perchè dal punto di punto di vista della produzione e Una nuova frontiera o uno svilup- vista dell’uso in cucina, nel ferra- della crescente sfida della quali- po da demonizzare? rese la situazione potrebbe esse- tà. La conquista dell’Igp Personalmente mi piace pensare re più sviluppata. Non mancano i (Indicazione Geografica Protetta), che la scienza vada usata prima grandi classici, come vedremo, la cura attenta delle lavorazioni, che, come con Frankenstein, sia né gli abbinamenti che stanno sta ponendo anche il riso ferrare- la scienza ad usare noi. Ed allora conoscendo un meritato ritorno se di fronte a opportunità rilevan- forza, amici del Delta, di Codigoro di fama, ma per la prelibatezza ti in termini di mercato. C’è gran- e di Mesola, e perchè no di delle varietà prodotte nel nostro de richiesta, affermano gli esper- Bondeno: avanti con il riso ferra- territorio manca probabilmente ti, di riso da risotti, una tipicità rese Ogm. Additivato sin dall’em- uno scatto di fantasia. La quasi esclusivamente italiana. I brione con la salsiccia o la zucca; Camera di Commercio ha lode- volumi potenziali di export sem- con il soffritto di cipolla e le volmente attuato, nel recente brano crescere, e non è un para- cosce di rana già dentro la mappa passato, l’iniziativa del “Piatto dosso immaginare un contadino del Dna; resistente alle bruciatu- Estense” stimolando gli chef e la dello Yangtzee o di Sechuan re e dunque a prova di cuoco mal- stessa Scuola Alberghiera a impegnato a destreggiarsi con i destro; con l’odore della nebbia cimentarsi con questa materia bastoncini su una ciotola piena che si sprigiona istintivamente prima tanto duttile quanto gusto- di... Volano. Magari con le nella mantecatura senza bisogno sa, ma poi nei ristoranti il riso, ed anguille, perchè tornando ai piat- del burro, con lo sciabordio delle i risotti che ne rappresentano la ti tipici del territorio è forse que- spiagge dei Lidi che accompagna declinazione naturale, spesso sto il risotto ferrarese più noto: il risotto all’onda. viene interpretato come un... forse non il più diffuso, vista la

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La storia di Massimiliano Boldrini, ferrarese di successo negli Usa grazie alle eccellenze della nostra città Dietro i fornelli, sognando la California Marco Zavagli

Beverly Hills, ai tavoli si siedono locale squadra di basket, che i più famosi divi di Hollywood. immancabilmente chiedono da Nella mente di Massimiliano ini- dove arrivano quei sapori preliba- zia a maturare un’idea. La cuci- ti, Massimiliano diventa “amba- na italiana ha “appeal”, conqui- sciatore” della sua città e rac- sta, è la vera diva che tutti conta i segreti e le bellezze di vogliono scoprire. Nel frattempo quello che ha lasciato a circa è lui che fa una conquista, que- 10mila chilometri dalla Cali- sta volta non culinaria. Si chia- fornia. ma Jennifer, splendida ragazza Lasciato per modo di dire. californiana che di lì a breve Perché appena può il giovane diventerà sua moglie. A questo ferrarese prende l’aereo e torna punto gli “ingredienti” per il nella sua città a trovare amici e Sedersi comodamente a tavola e grande salto ci sono tutti. parenti. E anche a scoprire ordinare cappellacci e salama da Massimiliano – siamo a maggio talenti, visto che da qualche sugo, accompagnata da qualche 2007 - decide di aprire un loca- mese il 33enne ha allestito fetta di salame zia come antipa- le tutto suo a Berkeley, città uni- all’interno del suo ristorante uno sto. Alle spalle una bellissima versitaria a due passi da San spazio per esposizioni dedicato a foto del castello estense. Non Francisco, dove ora vive con giovani artisti ferraresi che cer- siamo a Ferrara. Ma a diverse Jennifer. Il nome ha un “sapore” cano visibilità oltre le mura migliaia di chilometri più a tutto suo: “Rivacucina”. domestiche. ovest. Oltreoceano. A Berkeley, “Riva è il luogo dove terra e “Non nascondo che la città dove per l’esattezza. acqua si incontrano, così come i sono nato e vissuto mi ha avvan- Dove Massimiliano Boldrini, fer- piatti del nostro menù, preparati taggiato in questo mio percorso”, rarese doc, ha realizzato il suo con ingredienti che provengono sorride Massimiliano che oggi, personalissimo “California drea- dal mare e dal suolo”. Così dopo aver inanellato il successo ming”. Massimiliano spiega ai suoi al lavoro, la felicità con la sua Tutto ebbe inizio 7 anni fa. clienti perché quel nome singo- famiglia, l’apertura verso l’arte, Massimiliano, che ha oggi 33 lare, che a un ferrarese non può sente che una sola cosa – alme- anni, è un giovane chef figlio che ricordare “Terra e acqua”, lo no ogni tanto – gli manca. “… d’arte diplomato all’istituto Orio “slogan” usato dall’amministra- Ferrara”. Vergani, sulle orme del nonno e zione provinciale per lanciare il del padre, anche loro cuochi pro- nostro territorio a livello turistico. vetti. Il suo curriculum conta già Il successo è immediato e una importanti esperienze in risto- serie di recensioni favorevoli da ranti emiliani e non solo. Il suo parte dei severi critici del luogo, futuro dietro i fornelli è assicura- in un’area molto competitiva e to. Ma ancora non gli basta. ricca di locali tipici di ogni spe- La grande occasione arriva attra- cie, consacra Rivacucina. Così verso un modulo da compilare tra un professore universitario per partecipare a uno stage a Los che si concede una pausa pran- Angeles, al ristorante Vincenti zo, una coppia in viaggio di del famoso Gino Angelini. Qui, a nozze o un campione Nba della

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Il parere di Carlo Alberto Roncarati, Presidente della Camera di Commercio La pera ferrarese: se la conosci bene non puoi non amarla a cura di Vito De Santis

E’ un frutto con pochi rivali, sia molto succoso, che deve essere mento I.G.P. (Indicazione per gusto che per qualità nutri- preferibilmente consumato a Geografica Protetta) dell’Unione zionali. Eppure non viene tavola con l’ausilio delle posate. Europea che, grazie a disciplina- apprezzato per quello che è il Non è un caso dunque che la ri molto rigidi di produzione, suo reale valore. La provincia di pera sia poco gradita ai giovani, assicura al consumatore gli stan- Ferrara rappresenta uno dei lati che andando sempre di fretta dard più elevati per quanto del triangolo “magico” formato sembrano preferire prodotti di riguarda salubrità, proprietà con e che rac- più facile uso, ovvero di “quarta organolettiche e caratteristiche chiude l’area in assoluto più gamma”, già sbucciati, confezio- estetiche. Non è una garanzia vocata nel nostro Paese e nell’in- nati e pronti all’uso. In proposito sufficiente per aumentare i con- tera Europa. “Un primato con- c’è chi sostiene che bisognereb- sumi di questo frutto? servato negli anni, al contrario di be creare una confezione mono o “Purtroppo – si rammarica quanto avvenuto per la mela, che pluridose, in atmosfera controlla- Roncarati – il bollino IGP ha por- purtroppo ha ceduto da tempo lo ta, cioè priva di ossigeno, e con tato un beneficio modesto, in scettro all’Alto Adige, anche se l’indicazione di una data di con- quanto modesto è stato il suo c’è stato un recupero recente di sumo consigliato. Ciò risolvereb- utilizzo. La spiegazione è sempli- produttività, grazie alle cosiddet- be molti problemi. Comunque ce: sino ad oggi il mercato ha te mele di pianura”, sottolinea c’è ancora tanto da lavorare sul assorbito con disinvoltura anche Carlo Alberto Roncarati, Presiden- grado di conoscenza da parte del il prodotto non marchiato che, te della Camera di Commercio di consumatore, che spesso è in grosso modo, sembra avere le Ferrara, titolare di un’azienda difficoltà nel valutare visivamen- stesse caratteristiche. Ecco per- agricola ad indirizzo frutticolo te il grado di maturazione del ché la ‘comunicazione’ può e che produce prevalentemente frutto. Ecco perché al supermer- deve assumere un ruolo fonda- pere (oltre alle citate mele di cato molti aspiranti acquirenti mentale unitamente all’adozione nuova generazione). “Stiamo tastano le pere ad una ad una, di misure altrettanto determi- parlando – ricorda Roncarati – di con il risultato di far annerire la nanti di carattere commerciale e un frutto che costituisce un buccia e nascere il sospetto che logistico. E’ appunto attraverso autentico patrimonio alimentare essa abbia subito chissà quali l’informazione che il consumato- per il ferrarese, dove ne vengono trattamenti. A causa di questo re può essere sollecitato a chie- prodotte annualmente oltre due- errato comportamento centomila tonnellate. Una ric- si registra una cospi- chezza, tuttavia, non sfruttata cua perdita di prodot- adeguatamente, visto che in to che deve essere Italia se ne consuma mediamen- ogni giorno eliminato te soltanto una decina di Kg. dagli scaffali. E tale pro-capite l’anno, molto meno di perdita, naturalmen- mele e arance. te, concorre a rendere Per quale motivo? più costoso il prodotto “Non se ne può indicare uno in stesso”. particolare. Non sfugge ad alcu- Da circa undici anni no, ad esempio, la difficoltà nel le pere della nostra manipolare questo frutto, talvol- Regione possono fre- ta di grandi dimensioni e spesso giarsi del riconosci-

12 dere le pere con il bollino come be una cattiva idea se la grande garanzia di provenienza e quali- distribuzione si avvalesse, tà. A Ferrara abbiamo sicura- davanti ai banconi di frutta, di mente le pere migliori, innanzi un intermediario in grado di tutto l’Abate Fetel, di cui la pro- spiegare tutto questo al consu- vincia è la maggiore produttrice matore”. collocandosi ai vertici in Italia e Insomma, par di capire, Lei nel mondo. Questa varietà, auspica una distribuzione più peraltro, è quella che, grazie alla efficiente. Ma anche un migliore sua riconoscibilità, va più incon- raccordo fra il mondo produttivo tro alle esigenze della comunica- ed il settore commerciale che si zione, la quale poi deve saper occupa della conservazione e del trasmettere un messaggio chiaro confezionamento. circa le caratteristiche ed il valo- “E’ un passo necessario. Adesso re del prodotto. Ma se l’Abate l’offerta è troppo polverizzata. Fetel può essere incoronata regi- Bisogna trovare accordi nella na, non vanno certo sottovalutate filiera. Non è facile perché dal altre varietà come la William, la lato produttivo esiste un numero Max Red Bartlett, la Conference, straordinario di piccole imprese la Decana del Comizio e la Kaiser: che non sono troppo propense ad tutte con la possibilità di essere aggregarsi, mentre la cooperazio- troppo poco sul fatto che, commercializzate con il bollino ne rappresenta soltanto una comunque, i benefici apportati IGP”. parte della produzione. da un loro regolare consumo, In effetti, Presidente, intorno Produzione che, a più riprese, la vuoi al naturale vuoi attraverso alla pera è proliferata una serie Camera di Commercio ha cerca- prodotti trasformati quali i suc- di pregiudizi e credenze fasulle to di organizzare e di valorizzare chi, sono davvero notevoli”. che non hanno giovato e non gio- nel rapporto con il commercio, Fra l’altro, la pera può essere uti- vano all’aumento del suo appeal. senza riuscirci proprio per un lizzata per preparare gustosissi- Insomma, ci sembra che, come eccesso di individualismo dei me ricette… ha rilevato qualche esperto del protagonisti. Eppure una politica “Certamente. Al di là delle classi- settore, le pere siano presentate commerciale condivisa potrebbe che pere al forno, le pere cara- poco e male. portare notevoli benefici a tutti mellate all’Amarone con gelato di “E’ proprio così. E bisogna inter- gli operatori. La Spagna ne è un cannella hanno deliziato il palato venire con molta incisività e esempio lampante: non produce dei giurati che nel 2005 hanno soprattutto con la migliore tem- ortofrutta più pregiata e qualitati- assegnato al suo autore, Dario pestività possibile. In un conve- va della nostra, ma la sua miglio- Zerbinati dell’Istituto Alberghiero gno di rilievo internazionale re organizzazione le ha permesso Orio Vergani, il primo premio del incentrato sul marketing, orga- di strapparci il primato europeo concorso “Il Piatto Estense” pro- nizzato lo scorso anno dalla della commercializzazione, grazie mosso dalla Camera di Camera di Commercio, gli esper- ad un prodotto standardizzato, Commercio. Squisiti anche la ti del settore sono stati concordi ottimamente presentato, che si bavarese di pere William e noci nel ritenere la pera un prodotto avvale di eccellenti servizi logisti- con spuma alla cannella e salsa unico e con ottime prospettive di ci”. al mascarpone, e il semifreddo mercato. Ma il consumatore Come giudica il costo attuale di pere cotte in salsa di mango, deve conoscerne a fondo i valori, delle pere al consumo? preparati rispettivamente da che sono molteplici ed importan- “Relativamente alto, come del Andrea Corsi ed Erida Alushi. E tissimi: dalla regolamentazione resto quello di tutta la frutta che, potrei citarne tante altre, a bene- delle funzioni intestinali, al rein- anche per questo, viene conside- ficio dei buongustai. Perché la tegro salino dell’organismo, al rata da molti alla stregua di un pera, se la conosci bene, non potere antiossidante. Non sareb- genere voluttuario. Ma si riflette puoi non amarla”.

laPianura 13 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense” Intervista a Mario Guidi, imprenditore risicolo e grande esperto del settore Marchio I.G.P., un buon punto di partenza per la valorizzazione del riso del Delta a cura di Angelo Giubelli

gliere di Amministrazione della Novara e Pavia. C’è del vero in Cassa di Risparmio di Ferrara. tutto questo? Nell’anno in corso è anche entra- La domanda sembra divertire to a far parte, per la prima volta, Guidi: “Certamente non siamo da della Giunta nazionale di meno dei nostri cugini. Perché Confagricoltura. Dati per acquisiti spesso ci dobbiamo confrontare i cambiamenti determinati dalle con difficoltà superiori per via variazioni del clima, dalla globa- delle caratteristiche dei terreni, lizzazione, dalla mutata situazio- della qualità delle acque, del ne geopolitica mondiale, il dott. microclima, della convivenza con Guidi è chiamato a farci il punto altre colture, e qui mi riferisco in sulla situazione. “Quando mi si particolare al riutilizzo dell’acqua chiede - esordisce e sorride - per di risaia per irrigazione con divie- quali colture si caratterizzi l’agri- to all’impiego di alcuni diserban- coltura di Ferrara, rispondo che la ti. Dovendo sopportare costi più Consapevoli delle immancabili caratteristica peculiare è pro- elevati anche di bonifica, che è imprecisioni storiche, abbiamo prio….. nel non essere caratteriz- particolarmente complessa in ter- cercato di sapere quali itinerari zata. Nel nostro territorio siamo in ritori sotto il livello del mare, abbia percorso il riso, prima di grado di produrre praticamente oppure costi indiretti di una legi- mettere le radici dalle nostre qualsiasi coltura climaticamente slazione fitosanitaria ed ambien- parti. Per credibilità, non poteva- compatibile con la nostra latitudi- tale della Regione Emilia- mo che chiederlo a Mario Guidi, ne e, visto che il clima dicono stia Romagna. Come dicevo, la storia che quanto a competenza agrico- cambiando, il riso, di cui parliamo risicola di Ferrara e, più in gene- la e risicola è certamente tra le oggi, è, fra tutte, forse la coltura rale, del Delta non è dissimile personalità più accreditate in che esprime il legame più forte ed dalle tradizioni di quelle province Italia. Nato a Codigoro 46 anni fa; antico con il nostro territorio”. del triangolo risicolo, anche se più una moglie, una figlia, una laurea Senza intenti campanilistici e ste- blasonate in tal senso rispetto alla in Scienze Agrarie, Guidi gestisce rili ricerche di primati, sembra nostra. E’ sicuramente vero che l’azienda agricola di famiglia: quasi che dalla costituzione siamo arrivati per secondi, tant’ è 600 ettari a prevalente indirizzo dell’Associazione dei risicoltori che proprio da quelle terre venne cerealicolo e risicolo, ma anche del Delta del Po (che comprende donato, nel 1475, ai Duchi con coltivazioni orticole e fruttico- i territori della Bassa Ferrarese e d’Este, un sacco di semente di le. Attualmente, dopo essere stato del Basso Polesine), con la conse- riso da cui si potevano ottenere Presidente per due mandati di guente attribuzione dell’I.g.p. fino a dodici sacchi di risone: una Confagricoltura provinciale, è (indicazione geografica protetta) performance miracolosa per quei presidente del Sindacato naziona- sia venuto meno quello che, fin tempi a confronto con gli altri le Conduttori in Economia di qui, sembrava un complesso d’in- cereali! Già nel ‘Diario Ferrarese’ Confagricoltura, e vicepresidente feriorità rispetto ai produttori del di Ludovico Muratori, del resto, si dell’Associazione nazionale Bieti- ‘triangolo d’oro’ risicolo, compre- legge che nel 1495 il riso si ven- coltori (ANB), oltre che Consi- so tra le province di Vercelli, deva a soli quattro quattrini la lib-

14 bra, indice questo di una produ- veri, grandi appassionati del pro- zione rilevante nella nostra piaz- prio lavoro. Una passione che ci za, se si pensa che, nella stessa ha portati alla continua ricerca di pubblicazione, le mele quotavano nuove tecniche e di nuove tecno- ben sei quattrini la libbra”. logie in un incessante sforzo di Eppure, la quantità di prodotto miglioramento. Emblematica dei risicolo nella nostra zona, negli progressi della coltivazione, del ultimi anni, è stata decisamente resto, è la quantità di acqua in calo... “Proprio a significare impiegata per le sommersioni: le l’importanza sociale, economica sistemazioni agrarie, l’impiego del ed ambientale delle risaie nelle drenaggio sotterraneo e l’utilizzo blocchi geopolitici di quegli anni cosiddette aree umide, - risponde dei laser hanno consentito di assolutamente impermeabili tra Guidi - il Delta Med, cioè l’asso- ridurre a un terzo la quantità di di loro anche in termini commer- ciazione promossa dai Consorzi di acqua necessaria”. Problemi, sì, ciali, oltrechè politici) si rompes- Bonifica che riunisce tutti i Delta certo, come in ogni attività, ma se, cosicché le due acque si sono del Mediterraneo, ha recentemen- anche passione, lavoro ed innova- mescolate. Ma, a causa delle loro te sottoscritto una Dichiarazione zione. Sembrerebbe quindi di diverse quote, mentre un bacino Internazionale sull’ importanza e vivere una stagione tranquilla per si vuotava, l’altro si riempiva a sull’ incentivazione della coltiva- questa coltura. Mario Guidi assu- dismisura”. zione del riso nei Delta. Questa me un atteggiamento cauto e Tornando più specificatamente al particolare combinazione di esi- risponde: “Riportiamo per un atti- riso ferrarese, quali strategie adot- genze/opportunità della coltiva- mo le lancette indietro fino ai tate per salvaguardare il patrimo- zione nel nostro territorio ha gene- 1996, anno in cui, come dicevo nio e la buona stampa acquisita rato una risicoltura del tutto atipi- prima, tutto sembrava andare per dal nostro prodotto? ca nel panorama italiano: una risi- il meglio, e che invece si sarebbe “Quattro sono le varietà di riso - coltura non copiata, ma che ha rivelato l’inizio di un periodo di Arborio, Carnaroli, Volano e Baldo dovuto sviluppare tecniche pro- crisi. Solo in Italia può capitare – che, attraverso un rigoroso disci- prie, una risicoltura di tipo rota- che se uno ha una gamba più plinare di produzione e di lavora- zionale che consente - e allo stes- lunga dell’altra, invece di prodi- zione, possono fregiarsi del mar- so tempo si avvantaggia - dell’in- garsi per allungare la corta, si chio IGP. Questo riconoscimento tercalare di altre cotture, e quindi pensa di tagliare quella lunga. è ben lungi dall’essere un punto più flessibile ed in grado di Questa sagace battuta fatta da un di arrivo, è semmai un punto di cogliere rapidamente le oscillazio- amico sintetizza bene le nostre partenza per un percorso di ni dei mercati. Il grafico delle impressioni in quegli anni, dopo la promo-valorizzazione del riso del superfici investite nell’ultimo riforma del 1996. Evidentemente Delta. Stiamo infatti lavorando decennio mostra bene queste non era un problema italiano e alacremente su questo progetto di dinamiche, con la rapida risalita probabilmente nemmeno solo valorizzazione che ci ha visti pren- fino ai massimi del 1997 e l’al- europeo, ma riferibile agli accordi dere contatti anche con la Grande trettanto rapido declino fino ai presi in seno al WTO (n.d.r.: World Distribuzione, e che ci ha fatto minimi del 2003. Però, pur nel- Trade Organisation) e ad un più capire l’importanza del marchio l’ampia oscillazione degli ettari generale riassestamento dei mer- abbinato alla qualità del prodotto. destinati al riso, è interessante cati mondiali. Questo anche per Una qualità che si ottiene certa- notare come il numero delle l’avvento di nuove esigenze e/o mente sul campo, ma anche aziende risicole tenda a rimanere convenienze politiche, che qual- attraverso procedimenti di lavora- più stabile: questo si verifica in cuno si è spinto a dire siano ricon- zione assolutamente controllati e parte perché esiste uno ‘zoccolo ducibili alla caduta del muro di garantiti. Da questo punto di vista duro’ di terreni torbosi, che hanno Berlino. Per usare una metafora, siamo stati per così dire fortunati, bisogno di cicli di dilavamento è stato come se l’argine fra due anche se una qualche mano, alla per contrastare l’acidità, ed in bacini di risaia contigue, ma col- fortuna, abbiamo dovuto tenderla parte perché i risicoltori sono tutti locate su quote diverse (cioè i due con ...determinazione”.

laPianura 15 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

Tra editti ed errate convinzioni, il lungo viaggio del riso nella storia Angelo Giubelli

mille anni fa. Dati più certi ten- mila anni fa, dalle parti dell’iso- dono peraltro a dimostrare la di Giava; oppure secondo come, già prima dell’espansione un’altra ipotesi proverrebbe dalla islamica nel bacino del zona dei laghi cambogiani. Una Mediterraneo, iniziata intorno al controprova, che non farebbe 640 dopo Cristo, il riso fosse fra permanere dubbi sulla “patria” le merci che attraversavano la estremo orientale della pianta, “Porta del pepe” di Alessandria viene poi dall’archeologia: alcuni d’Egitto. scavi dimostrerebbero che in Sembra un’ovvietà scrivere che Cina, già settemila anni fa, si la storia del riso ci porterebbe coltivava e si consumava riso. I lontano. Certo nel suo peregrina- resti fossili nella valle dello Yang re per il mondo la storia, in certi Tze offrono un’altra conferma: passaggi, ha colorato di ‘giallo’ il tre o quattro mila anni fa in quel- riso. la regione le risaie erano già una Chi si è spinto certamente lonta- realtà. I reperti rinvenuti in no nelle ricerche originarie è India, nelle grotte di Hastinapur La ricerca di una sia pur mode- stato probabilmente il giappone- situate nello stato di Uttar sta nicchia di notorietà rappre- se Matsuo, che nel 1952 ha, Pradesh, dicono poi che intorno senta una umana debolezza di per primo, ricostruito paziente- al 1000 avanti Cristo le popola- sempre, nella quale pare sia mente la vicenda millenaria del zioni di quelle lontane contrade inciampato anche qualche reli- riso servendosi della genetica. E si nutrivano di riso”. gioso. Forse la motivazione fu ha fornito una “sua” chiave di A ben guardare, però, nella sua quella, oppure fu la bizzarria di lettura del ‘giallo’: “l’Oryza storia il riso è stato molte volte uno spirito incline allo scherzo, a Sativa sarebbe comparsa per la oggetto di fraintendimenti o di indurre frate Vella a disseminare prima volta più di sette, od otto- errate convinzioni. documenti di mai comprovata autenticità. In uno di questi, un rescritto arabo del IX secolo, risultava che il riso si era diffuso in Sicilia prima dell’anno Mille. Infatti, secondo quello stesso documento, risultava che nell’ot- tavo secolo dopo Cristo sul cereale era stata istituita dai dominatori islamici una gabella. L’ operazione di frate Vella non ha portato alcun nocumento alla diffusione del riso: semmai ha fornito elemento di diatribe fra storici. Niente esclude che il riso sia approdato in Italia meridiona- le per opera degli arabi più di

16 Intorno al 550 dopo Cristo se ne occuparono ampiamente in manoscritti dedicati agli alimen- ti e ai metodi di coltivazione, arabi, siriani, copti, nubiani, etiopi, armeni, georgiani. Fu, rispetto all’antichità, una svolta, perché, a quanto pare, gli egizi e gli ebrei non conobbero affatto il riso; e i romani, come Teofrasto e Strabone, lo liquidarono con la vaga definizione di “pianta acquatica” mentre nella sua “Storia naturale” Plinio il Vecchio fece una gaffe, raccon- tando che il riso alyto non era che il frutto di un vegetale dalle orti officinali, e che avevano per dolci” e di 8 imperiali per foglie carnose. Anche i più infor- avviato la bonifica delle zone miele. Interessante è anche un mati della Roma antica conside- paludose? Addirittura, per tra- editto applicato nel 1340 dai rarono il cereale decorticato scuratezza, ignoranza o pregiudi- gabellieri di Milano sul riso, buono soltanto per infusi, coi zi, nel 1300 nessuno sembrò “spezia che arrivava dall’Asia, quali combattere mal di pancia prendere sul serio, ed infatti lo via Grecia” e, pertanto, tenuto a ed altre affezioni. In Italia ed in ignorò, un intuitivo trattato di “forti tariffe daziarie”. Un altro Francia l’etichetta di medicinale agricoltura del califfo Al Abbas documento del 1371 colloca il affibbiata al riso o, al più, di Al Rasul, che parlava anche di cereale fra le “spezierie”. Ma in ingrediente per dolci, continuò riso. Non soltanto si presero sul quegli stessi anni ne accaddero fino all’alto Medioevo. Forse il serio le tesi sulla coltivazione di ogni colore: epidemie, guerre, cereale arrivò nel nostro Paese nelle zone più acquitrinose, ma carestie dovute anche all’esauri- portato dai Crociati, spintisi a si giunse addirittura a legiferare, mento dei vecchi alimenti desti- combattere l’Islam in Terra con la finalità di limitare drasti- nati alle plebi come il farro, il Santa? Oppure dagli Arabi in camente, se non di vietare, addi- miglio, il sorgo, la segale, l’orzo, Sicilia, come già detto prima? rittura le coltivazioni risicole. il frumento turgido. Il colpo di Dagli Aragonesi a Napoli? Dai Da un “Libro dei conti della grazia arrivò con la pestilenza mercanti di Venezia che avevano spesa” dei Duchi di Savoia, protrattasi dal 1348 al 1352. Fu rapporti con il Medio e l’Estremo datato anno 1300, è eloquente una vera e propria falcidie della Oriente? Dai monaci Benedettini la registrazione di un’uscita di popolazione, senza altri riscontri che avevano allestito importanti 13 imperiali alla libbra per “riso nella storia delle nostre popola- zioni, tanto che la Penisola rima- se spopolata. L’unico rimedio avrebbe potuto essere soltanto un prodotto agricolo altamente utile. Da allora la coltivazione di quella pianticella, tante volte tra- scurata, acquisì una dimensione diversa, fino a diventare, in tempi relativamente recenti, anche in Occidente, un alimento di insostituibile valore strategico.

Foto di Luigi Biagini

laPianura 17 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

Incontro con Massimo Gianella, Presidente del Consorzio Pescatori di Goro La vongola verace di Goro a cura di Lisa Viola Rossi

per la raccolta sregolata e l’ag- mesi. gressione di un parassita, il E’ proprio per questo che nel banco si esaurì e la raccolta fu 1983 il Copego interpella l’Istituto sospesa. di Zoologia di Ferrara, che collabo- Nel 1976 la cooperativa dei ra con un ricercatore originario di pescatori fondata trentaquattro Goro, il Dott. Paesanti: si effettua anni prima per la gestione del così il primo tentativo di alleva- mercato ittico - un’organizzazio- mento della vongola in Italia, ne che nel secondo dopoguerra prima nelle lagune di Caleri e poi si colloca a metà tra un’associa- nella Sacca di Goro. zione di categoria e una società Nella Sacca di Goro vengono di mutuo soccorso - diventa individuate 13 concessioni, e si Consorzio Pescatori di Goro opta per la specie asiatica Tapes (Copego). Al suo interno si asso- Semidecussatus Philippinarum, ciano tre cooperative di Goro e più resistente e con un tasso di due di Gorino, per gestire l’alle- crescita quasi doppio rispetto vamento di cozze. Le competen- alla vongola autoctona. ze necessarie per questa attività Il Professor Remigio Rossi, Bianca, grigia, gialla, nera lucen- di acquacoltura sono minime e dell’Università di Ferrara, defini- te. Una forma ovale, con sottili facilmente acquisibili, rispetto sce la Sacca di Goro la miglior striature radiali: è la conchiglia alla tradizionale pesca del novel- zona al mondo per l’allevamento della vongola. Un sapore di sale , di gran lunga più faticosa di vongole, per il mix di sabbia e marino, una sensazione di dol- e che teneva i pescatori lontano limo proveniente dal Po, e per cezza mista a un intenso aroma da casa anche per più di tre l’acqua salmastra ricca di micro- di alga: è il mollusco della von- gola di Goro, la specialità adria- tica per eccellenza. La vongola, a cui era dedicata la terza edizione del Piatto Estense, lo scorso anno, quale eccellenza delle delizie del Delta. La vongola, la novità nella tradi- zione: da oltre due secoli i “goranti” sono pescatori di pesce. Ma il Sessantotto fu l’an- no della rivoluzione sociale - e soprattutto economica - anche per Goro. Una incredibile scoperta fu fatta da alcuni pescatori, all’interno della Sacca, un banco naturale di vongole veraci, le Tapes Decussatus. Nel giro di sei anni,

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alghe, di cui si cibano le vongo- le. Il risultato supera la più otti- mistica delle aspettative: nel 1985 si raccolgono 10 tonnella- te di vongole, nel 1991 sono quasi 10 mila tonnellate, l’80% della produzione nazionale e il 70% di quella europea. Nonostante il ruolo regolatore del Copego, la crescita è troppo repentina per il sistema gorese, e la scarsa necessità di compe- tenze specifiche trasforma in pescatori artigiani, agricoltori, dipendenti pubblici e soprattut- to tanti giovani. Molti di questi ultimi lasciano la scuola definiti- vamente. Copego vede raddop- piare i propri soci, che arrivano a 1200, mentre intanto sfugge di In questi ultimi anni, il Copego è istituzionali, intrattiene rap- mano un progressivo deficit di divenuto un team di aziende porti con gli altri enti nazionali bilancio, che fa implodere il specializzate, dalla raccolta alla della pesca, e elabora sistemi sistema nel 1992, per una rovi- commercializzazione, costituen- che portino al riconoscimento nosa crisi anossica dovuta all’im- do un complesso sistema di ed alla certificazione delle paludamento della laguna e acquacoltura basato sulla cura competenze, e di molto altro); all’incessante apporto di mate- della qualità e della sicurezza, • la Co.se.mar (costituita nel riali inquinanti da parte del Po. che ha nella completa tracciabi- 1996, è la società cooperativa Dalla crisi nascono varie associa- lità del prodotto un grande punto a responsabilità limitata che zioni di categoria e una decina di di forza. ha il compito di erogare tutti i cooperative. Il Copego è un’uni- “Il modello è quello cooperativo possibili servizi per i soci: cura ca cooperativa, la più importan- – spiega Massimo Gianella, pre- il profilo previdenziale ed assi- te, ma perde il suo potere di fis- sidente dal ‘99 – perché è l’uni- stenziale, oltre a fornire consu- sare il prezzo della vongola a ca forma associativa che fornisce lenza contabile, fiscale, tribu- livello europeo, che dai produtto- strumenti elementari di recipro- taria ed assicurativa); ri è passato ai distributori, ren- co aiuto ed è la miglior risposta • il Cope SpA (costituita nel dendo il prezzo dipendente dalla per preservare e raccogliere un 1999, si occupa di parte della dimensione della domanda, bene che appartiene a tutti, commercializzazione delle von- sempre preminente sull’offerta. divenendo punto di riferimento gole e delle cozze, e ha attual- Ciò è dovuto al minore coordina- comunitario quale strumento di mente 4 soci: l’Associazione mento tra i produttori, e alla cre- autogestione”. Produttori Pesca di Goro, il scita dei competitori, prima fra Le aziende che fanno capo al Consorzio Pescatori di Goro, la tutti Chioggia. Copego sono: Polesana Pesca srl e la Casa Oggi la Sacca di Goro si suddivi- • la storica società cooperativa del Pescatore di Cattolica); de nella cosiddetta nursery, Copego; • infine vi è Coop Energy (nata in presso lo Scannone, dove è • l’Associazione Produttori aprile 2008, che si occupa seminato il novellame, e in una Pesca di Goro (nata nel 1975, della distribuzione e vendita di serie di concessioni per un tota- che è una società cooperativa carburante). le di 1.100 ettari di durata qua- a responsabilità limitata: ha il Il Copego ha un capitale driennale, dove i pescatori colti- compito di tutelare i produttori sociale, interamente versato, di vano la vongola. sotto i vari profili e nelle sedi 3.800.000 euro e conta 569 soci

20 circa 80-90 esemplari), stabilito per ogni giorno, e che dipende dalla quantità naturalmente pescabile e normalmente vendi- bile, per garantire prezzi adegua- ti e una riproduzione costante. Le imbarcazioni utilizzate per la raccolta delle vongole, rispetto ai normali motopescherecci utiliz- zati per la pesca tradizionale, sono generalmente più spaziose (per consentire una buona capa- cità di carico) e veloci (per poter raggiungere nel minor tempo possibile le zone di allevamento) e la pesca è svolta tradizional- mente con le “rasche”, attrezzi simili a grandi rastrelli, e recen- temente con draghe idrauliche, pescatori, suddivisi nelle varie produttività. Copego, coadiuvata chiamate “turbosoffianti”. Il categorie di pesca e di mestiere: dal Dipartimento di Biologia segreto di un buon pescatore di • grande e piccola pesca; dell’Università degli Studi di vongole? Il Presidente Gianella • pescatori di vongole venus; Ferrara, organizza almeno tre risponde: “L’essere non solo • mitilicoltori; volte all’anno dei sondaggi per la pescatore, ma anche un po’ bio- • allevatori di vongole veraci (la determinazione della consisten- logo e agricoltore, grazie alle loro attività si svolge su 670 za della popolazione di vongole conoscenze che si tramandano ettari di allevamenti di vongole presenti nella concessione, in di padre in figlio”. Dal 1976 il nella Sacca di Goro e su 1.100 modo da intraprendere oculate Copego possiede uno dei più ettari di mitili, presenti sia in strategie gestionali. L’elevata grandi stabulari d’Europa, a cui Sacca che al largo dello Scanno capacità riproduttiva della von- sono stati assegnati i numeri di di Goro, in Concessione gola ha sempre reso disponibili riconoscimento CE: I/5/CDM e Demaniale Marittima). grandi quantità di seme natura- I/5/CSM dal Ministero della Ha anche 61 dipendenti a tempo le, anche se non sempre costan- Salute. Esso ha una capacità indeterminato e 20 stagionali, te negli anni. Per questo, il depurativa di 400 quintali al per i periodi di Ferragosto e Copego ha intrapreso un’intensa giorno, secondo un sistema che Natale, periodi di maggiore campagna di semina di vongola consente ai molluschi di trovare richiesta, e per il periodo estivo, che affiancasse il reclutamento un habitat ideale per riprendere momento di naturale maturazio- naturale già dal 1994. Le opera- a filtrare in modo da liberarsi ne delle vongole (anche se la sta- zioni di semina si articolano rapidamente della sabbia, scorie gionalità è praticamente azzera- principalmente in due fasi e microorganismi trattenuti nella ta). La concessione del Copego distinte: semina diretta su terre- conchiglia e nello stomaco della si suddivide in 8 aree di pesca, no, e spostamento di novellame vongola, nel giro di 12 ore. E’ usate per l’allevamento, per l’in- all’interno della concessione, da utilizzata l’acqua di mare depu- gresso e per la raccolta, secondo zone ad elevata densità in vivai rata per riempire vasche dalla una gestione collettiva ed esten- ritenuti più idonei all’accresci- capacità complessiva di 500 siva. Gli “orti” (come abitual- mento. Ogni pescatore di vongo- metri cubi. Oltre a garantire mente vengono chiamate le aree le ha un limite giornaliero di rac- l’idoneità al consumo umano di in cui si allevano le vongole) colta, che si aggira intorno a una molluschi, lo Stabulario deve hanno diversa metratura e carat- media di 40-50 kg di vongole (si mantenere gli animali nelle teristiche, e quindi una diversa pensi che un kilo corrisponde a migliori condizioni possibili,

laPianura 21 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

affinché durino vivi sul mercato fino a 5 giorni. Da un punto di vista tecnologico, l’impianto è nato a ciclo aperto in quanto l’acqua impiegata transita da una presa a mare situata nella Sacca di Goro a circa 500 metri dalla costa. Il trattamento di disinfezione dell’acqua viene effettuato con l’utilizzo del bios- sido di cloro, che distrugge il codice dna dei batteri e degli altri microorganismi, rendendoli inoffensivi. E’ attivo un impianto di ossigenazione dell’acqua di mare, costituito da un serbatoio dalla capacità di 5000 litri di ossigeno liquido, da un vaporiz- zatore e da una serie di tubature e diffusori posizionati sui collet- filtrata e depurata, l’impianto a ta a un controllo sistematico, da tori delle pompe in uscita dalla circuito aperto viene chiuso, parte del laboratorio microbiolo- vasca d’accumulo dell’acqua di mentre le condotte dell’impianto gico, interno allo stabilimento di mare. Dal luglio 2003, l’impian- a circuito chiuso vengono aperte, Copego”. Il laboratorio presidia to a circuito aperto ha subito e l’acqua fluisce attraverso un in maniera continuativa la quali- cambiamenti relativi alla possi- sistema di refrigerazione costi- tà delle materie prime, sia prima bilità di modificare importanti tuito principalmente da uno che dopo la depurazione per parametri dell’acqua come la scambiatore di calore. Dopo il l’esecuzione dei controlli analiti- temperatura e la salinità, facen- raffreddamento, nuovo ossigeno ci relativi alle procedure di auto- do sì che fosse possibile farlo viene iniettato nell’acqua che controllo previste dal D.Lgs funzionare a circuito aperto o a viene rinviata alle vasche. I con- 530/92, il decreto che fissa le circuito semi chiuso in base alle tenitori utilizzati sono sovrappo- norme sanitarie per la produzio- necessità. Dopo il riempimento nibili, hanno fondo e fianchi ne e l’immissione sul mercato delle vasche con acqua marina aperti e banda ribassata, per- dei molluschi bivalvi vivi desti- mettendo un ottimo afflusso del- nati al consumo umano diretto o Massimo Gianella, Presidente del l’acqua e consentendo lo stoc- la trasformazione prima del con- Consorzio Pescatori di Goro caggio di circa 10 Kg di mollu- sumo. Allo scopo di meglio iden- schi ciascuno. I contenitori ven- tificare i punti di rischio nell’am- gono collocati in cestoni di bito dei processi produttivi ai fini acciaio inox che sono poi immer- della prevenzione di rischi per la si all’interno delle vasche e man- salute del consumatore, è stato tenuti sollevati dal fondo adottato il sistema HACCP. mediante appositi scalini per Ciò è valso al Copego le certifica- garantire l’ottima circolazione zioni di qualità: come la certifi- dell’acqua. cazione di confezionamento “Punto di forza della vongola di ISO 9001 e 14000. Inoltre il Goro è la filiera molto corta Consorzio aderisce ai disciplina- rispetto a quella del pesce - ci ri del Parco del Delta e del PCAA spiega Massimo Gianella - che della Regione Emilia-Romagna. garantisce una qualità e una Qualità che sta tra l’altro per sicurezza della produzione, lega- essere riconosciuta dall’Unione

22 Europea con la certificazione “Indicazione Geografica Protetta”. Il Copego riesce infatti ad avvia- re il proprio prodotto sul mercato in un tempo che varia fra le 24 e le 48 ore. E a riprova della qua- lità e della serietà delle operazio- ni di pesca fino all’autocontrollo sanitario, Copego ha ricevuto il Premio Europeo “Giovan- ni Marcora”, conferito dalla Comunità Europea nel 1990, grazie al quale è divenuta, insie- me all’Associazione Produttori Pesca di Goro, interlocutore pri- vilegiato del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali per la programmazione nazionale della pesca dei molluschi. Una volta terminata la fase rela- cosiddetto metodo della con- primi cinque mesi del 2008 i tiva alla depurazione in vasca, i trattazione “ad orecchio” o “a quintali di vongole raccolti molluschi sono pronti per esse- sussurro”: gli acquirenti annun- ammontano a 15 mila. Il re confezionati. Lo stabulario ha ciano sommessamente il prezzo Presidente Massimo Gianella due reparti specifici, differen- d’acquisto all’astatore il quale, rivela: “Il segreto del successo ziati per il tipo di package utiliz- al termine delle contrattazioni, del Copego è la sua storia, zato: box di legno da una parte, cede la merce al miglior offe- caratterizzata da una coopera- confezioni singole in rete e sac- rente. I principali acquirenti zione forte e consolidata tra i chi dall’altra. sono dettaglianti, grossisti, soci, che sono tutti piccoli Oltre alla vendita di prodotto ristoratori, ambulanti e pesche- imprenditori”. depurato, il Consorzio Pescatori rie. A livello nazionale, attualmente di Goro si dedica anche alla Nel 2006, Copego ha raggiunto Goro produce il 20-30% del vendita di molluschi non depu- un fatturato di 52 milioni di prodotto vongola, di cui il 70% rati (generalmente sfusi in euro, mentre nel 2007 è è distribuito in Italia, il 20% in sacco) che vengono acquistati ammontato a 43 milioni di Spagna, il 5% in Germania e il direttamente da altre aziende euro, a causa di una pesca di restante 5% nel resto d’Europa. (munite di un proprio impianto vongole in diminuzione di 17 Fino a , dove sul menu di depurazione), le quali si mila quintali, una flessione che di uno dei tanti ristoranti italia- occupano del riconfezionamen- si è verificata anche nei primi ni, accade che la vongola diven- to e della successiva immissio- mesi del 2008, durante i quali ta temibilmente… “vorace”. ne del prodotto sul mercato. Il sono stati seminati 90 mila Il Presidente Massimo Gianella mercato ittico di Goro è un tipi- quintali di novellame. E’ evi- ci informa infine sulle prospetti- co mercato alla produzione dente come la diminuzione ve future per la vongola d’alle- inaugurato nel 1983 e di pro- della raccolta di vongole sia vamento da parte del Consorzio prietà del Comune di Goro, stata effetto di una scelta di Pescatori di Goro. Si sta lavo- mentre la gestione è affidata riproduzione dei molluschi e di rando a una grande sfida: tenta- completamente a Copego. Nel manutenzione dell’impianto. Se re di seminare ed allevare la 1993 il mercato ha ottenuto il nel 2006 sono stati raccolti 93 vongola autoctona, la Tapes riconoscimento CE definitivo (it mila quintali di vongole, nel Decussatus, meno resistente 347 CE). Nelle operazioni di 2007 erano circa 77 mila i della Tapes Philippinarum, ma vendita del pesce si utilizza il quintali pescati, mentre nei attualmente molto rara.

laPianura 23 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense” Dal mercato globale al prodotto locale Pastificio Ricci: panificazione industriale con tecniche tradizionali Alberto Guzzon

Premessa La Camera di Commercio di Ferrara e la Fondazione Carife hanno recentemente promosso un interessante convegno su “Impresa e Cultura, una risorsa per il territorio” nel quale il Prof. Giuseppe Paletta ha illustrato le nuove sfide economiche e cultu- rali per sensibilizzare gli impren- ditori operanti nel territorio ferra- rese a conservare e trasmettere al pubblico le tradizioni e l’arte della propria attività. In tale occasione è emerso che, accanto alla cultura immateriale dell’eco- nomia globalizzata, è necessaria una nuova considerazione della Come nasce l’azienda, chi l’ha gie. Nel vecchio stabilimento si cosiddetta cultura materiale loca- fondata, i legami col territorio le utilizzavano impastatrici aperte le, che introduce nuovi elementi idee per il futuro?: ed essiccatoi statici, la pasta di considerazione economica in “Fino al 1985 la Ricci produce veniva riposta a mano in celle settori finora molto lontani da tali solo pasta, all’inizio degli anni fisse per l’essiccazione. In quello argomenti, come le botteghe arti- Novanta diviene anche panificio e nuovo le impastatrici erano sotto giane, i negozi specializzati in dal 2002 rileva la fabbrica vuoto e lavoravano, come conti- prodotti tipici locali, le imprese di cioccolato F.I.S. (Fabbrica nuano a lavorare ora, in completa agricole o di trasformazione Italiana Specialità, ex Fabbrica assenza d’aria, cosicché la pasta ancorate al territorio, alla ricerca Italo-Svizzera). Ora si pensa ad risultava migliore e anche più di quel “saper fare” che è diven- un’immagine più coordinata del- “colorata”; in più, si poteva otte- tato sempre più antitetico l’azienda e al suo ruolo nel territo- nere la stessa produzione con 25 all’alienazione di certe espressio- rio. Siamo nati pastai. Mio padre addetti anziché 40, impiegando ni massificate del lavoro e dell’ar- e i suoi fratelli rilevarono un pasti- lo stesso tipo di grano ed essic- te contemporanei. Il tema della ficio già esistente a Ferrara, un cando la pasta su nastri. Il nuovo valorizzazione delle imprese, che pastificio abbastanza grosso, il stabilimento fu costruito di sana coinvolgono “l’Arte” nell’artigia- “Devoto”, nato prima della guerra pianta nel 1960, completo di nato e nell’attività produttiva, è e situato nei pressi della stazione, macchinari, con la formula che divenuto ultimamente di grande vicino al Canapificio Sinz e al oggi si potrebbe definire “chiavi attualità in altre realtà italiane e Consorzio Agrario Provinciale, in mano”, da una ditta di Galliera pare offrire interessanti spunti di legato funzionalmente alla ferro- Veneta. Il progetto era all’avan- sviluppo anche nella realtà ferra- via e alla banchina fluviale. Il vec- guardia in Europa, impiegava rese. Una di queste imprese è il chio stabilimento divenne ben nuove tecnologie e fu realizzato Pastificio Ricci, di cui abbiamo presto inadeguato e, nel 1960, ad un prezzo di favore purché si voluto incontrare il titolare, il rag. venne sostituito con uno nuovo, sottoscrivesse la clausola che, per Renzo Ricci. dotato delle più moderne tecnolo- dieci anni, lo stabilimento fosse

24 messo a disposizione per le visite. delle nuove tecnologie, Così accadde ad esempio che in negli anni Ottanta è ini- quel periodo, tra i visitatori, il ziata l’espansione del dipendente di una ditta giappone- mercato, fino all’esporta- se rimase in sede a seguire per sei zione nel mercato USA, mesi il processo di produzione a Chicago e addirittura in della pasta, per poi tornarsene in quello Australiano. Giappone dove fu costruito un L’inizio degli anni pastificio esattamente uguale a Novanta ci aveva visto quello ferrarese… persino nei perdere notevoli quote colori. del mercato estero della L’approvvigionamento della mate- pasta: il nostro era infatti ria prima, del grano, avveniva inizialmente un mercato dalle regioni del sud, segnata- di nicchia, al quale si mente dalla Puglia, perché nel affacciarono in seguito ferrarese si produceva solo grano concorrenti molto agguer- tenero, e anche perché il mulino riti. Negli Stati Uniti, ad ferrarese Saini fu comprato dalla esempio, erano solo tre i Barilla che non forniva più le fari- pastifici italiani autoriz- ne agli altri stabilimenti. La zati dal Ministero Ita- Barilla ha avuto però il merito di liano a produrre la pasta proporre nuove qualità di grano e cosiddetta vitaminizzata, di sollecitare gli agricoltori ferra- che “andava” in quel Paese e noi, giore concentrazione delle strut- resi a convertire la produzione da con un certo successo, produce- ture produttive italiane: la Barilla grano tenero locale a grano duro vamo il tipo “bianco rosso e comprò sei pastifici e avrebbe che, malgrado i pregiudizi iniziali, verde”, cioè in parte con spinaci e voluto comprare anche il pastifi- si è dimostrato più pregiato per pomodoro. cio Ricci: i piccoli produttori qualità e per resa, allo stesso Alla fine Ottanta, primi Novanta, cominciavano a sparire e i grandi livello di quello pugliese più rino- si è assistito ad un notevole cam- occupavano lo spazio lasciato dai mato. In seguito all’introduzione biamento, nel senso di una mag- piccoli… Ma noi non abbiamo mai accettato la vendita del nostro stabilimento e, anzi, ci siamo impegnati nella produzione del pane ferrarese”.

La panificazione rimane quella tradizionale L’impianto di panificazione è nato dunque per fronteggiare la crisi del mercato della pasta; ma come si concilia con la necessità di mantenere la qualità del forno artigianale? “Il pane ferrarese è ormai molto conosciuto anche al di fuori dei confini provinciali, ma per le sue caratteristiche non è facilmente commerciabile su larga scala. La panificazione segue infatti le tec- niche tradizionali avvalendosi però di un laboratorio più grande

laPianura 25 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

città d’origine. La ricetta e gli ingredienti sono sempre rimasti gli stessi, anche se per necessità i fornitori sono cambiati, a causa delle frequenti guerre nei Paesi produttori del cacao. Nel settore dolciario, abbiamo resistito a due fasi di riorganizza- zione del settore stesso, special- mente da parte di gruppi stranie- ri: a quella degli anni Ottanta, in cui venivano acquistate le piccole fabbriche e a quella degli anni Novanta, in cui venivano acqui- state quelle medie, come ad esempio la Perugina, rilevata dalla francese Danone; noi abbia- mo voluto, anche in questo caso, mantenere la nostra autonomia e e più attrezzato rispetto a quello giornata, soprattutto perché non ora cerchiamo di “rifare” anche il artigianale: invece di una impa- è, come quello toscano, un pane cioccolato. statrice ne abbiamo quattro, voluminoso che con una spessa Legati alla città, una volta acqui- invece di un forno ne abbiamo crosta rimane buono per molti sita la fabbrica, siamo sempre quattro, invece di avere due mac- giorni. Il nostro pane, una volta stati disponibili a farla visitare, chine “a coppie”, ne abbiamo sei: decongelato è invece avvantaggia- specialmente da parte delle sco- così il pane risulta del tutto iden- to, perché è più grasso e rimane laresche, tant’è che per questo tico a quello del laboratorio arti- buonissimo più a lungo rispetto abbiamo invitato per iscritto tutte gianale. Credo che in questo all’altro, magro, con pochi grassi le scuole ferraresi, superando modo Ferrara possa e debba man- e che subito diventa molle. I con- anche una situazione critica per- tenere le particolarità del pane sumatori sembrano essere molto ché la F.I.S., da tempo in vendita, ferrarese. E’ un tipo di pane spe- soddisfatti e ci fanno i compli- non nutriva particolari interessi ad ciale e unico, dalla coppia defini- menti. In questo modo, anche incrementare l’attività. Grande fu ta da ristorante, piccolina, da all’estero hanno imparato a cono- la sorpresa quando ci giunse una cento grammi, alla coppia lunga, scere il pane ferrarese, che è richiesta da una scuola di Lucca, alla coppia semigrassa, che è alla diventato un biglietto da visita per nella nostra città per visitare le base del cosiddetto “pane cal- il nostro territorio.” mostre d’arte. In quell’occasione mierato”. All’inizio abbiamo perso ci dissero che, oltre alle mostre, un po’ di mercato, ma poi il La F.I.S. , fabbrica del cioccolato volevano vedere anche qualcosa tempo ci ha dato ragione. ferrarese di più concreto, legato alla vita di Ultimamente abbiamo comincia- Nata nel 1902, dopo cent’anni di tutti i giorni dei ferraresi “. to a produrre anche il pane con- storia prestigiosa, è vero che nel Nel 2002 la fabbrica di cioccola- gelato che, anche se per un vero 2002 la F.I.S. stava per essere to FIS ha dunque compiuto un ferrarese è come un sacrilegio, venduta fuori Ferrara? secolo di vita. E’ quasi certo che rimane a tutt’oggi l’unico stru- “Avendolo saputo per tempo -ci la corte estense non abbia cono- mento per far conoscere il pane dice il titolare, Renzo Ricci- mi sciuto il cacao, né il cioccolato, ferrarese fuori Ferrara: altrimenti, sono fatto avanti con un’offerta che furono introdotti solo in con la attuale grande distribuzio- pari a quella già ricevuta e la pro- seguito quando si resero disponi- ne, arriverebbe a destinazione già prietaria ha preferito accettare la bili i macchinari specifici per la vecchio. Il nostro pane fresco, mia, in modo che il marchio e il sua lavorazione e il confeziona- una volta sfornato va mangiato in pampepato rimanessero nella mento.

26 Agli inizi del secolo scorso, a dorla. Il palmares della FIS è “I 270 chilometri del ‘percorso Ferrara, in un clima di grande e tanto ricco di avvenimenti, di blu’, lungo la ‘Via del Grande variegata socialità, aprì i batten- premi e di riconoscimenti che Fiume’, i 289 di quella ‘rossa’ ti la F.I.S. – Fabbrica Italo diverrebbe noioso elencarli: tra i delle ‘Corti estensi’ e i 171 Svizzera che assunse un’impor- più importanti va ricordato che della ‘Via del Delta’, di colore tanza straordinaria per la città. Il diviene fornitore pontificio e verde, disegnano nel loro insie- suo fondatore era di origine lom- della Real Casa. me una straordinaria varietà di barda, il milanese Guido Grezzi, Del 1934 é anche l’apprezza- paesaggi unici di pianura, di che aveva acquisito in Svizzera mento di Maria Josè, allora prin- lagune e corsi d’acqua, di le conoscenze tecniche per la cipessa di , per il castelli e residenze nobiliari, ai lavorazione del cioccolato su famoso cioccolato “Principessi- quali si associano diverse spe- scala industriale; soprattutto la na” a lei dedicato. Nel frattem- cialità gastronomiche come la tecnica delicatissima per la pro- po, vista la crescente animazio- ‘mitica’ salamina da sugo o le duzione del cioccolato al ne della Via San Romano, la famose coppie di pane, imitate – una raffinatezza per quei F.I.S. vi si trasferisce, in un senza successo in altre realtà, il tempi – particolarmente difficile imponente edificio che si allar- vino del Bosco Eliceo, i cappel- da realizzare. Ci si potrebbe gava fino alla via Vignatagliata; lacci con la zucca, il cocomero, chiedere perché un uomo intra- poi anche questa localizzazione il melone, l’aglio di Voghiera, la prendente come Grezzi avesse diviene inadeguata e si trasferi- pera, l’anguilla di Comacchio e scelto proprio Ferrara per loca- sce in via Bologna. la vongola di Goro. lizzare la propria industria, forse Il pampepato, tutto ricoperto di La promozione dell’azienda di rispondeva ad una logica di cioccolato, che oggi troviamo in famiglia non è il solo motivo di “delocalizzazione” alla scala ogni pasticceria di Ferrara come interesse perché anche con la dell’Italia settentrionale, rispet- dolce tipico, in realtà potrebbe “Strada dei Vini e dei Sapori” to alla già forte area milanese; essere stata una creazione della siamo alla ricerca di uno spazio oppure la nostra città promette- F.I.S. e l’ultima proprietaria era dove presentare e commerciare i va opportunità di grande svilup- la signora Rossella Masina, prodotti tipici ferraresi. Si pen- po, in quanto provincia agricola chiamata a “traghettare” questo sava ad uno spazio dedicato a di primaria importanza in tempi prodotto con la F.I.S. (oggi questo scopo in centro e ad un in cui la produzione era essen- Fabbrica Italiana Specialità) in altro, appena esterno al centro zialmente agricola e le bonifiche un altro secolo di vita. Si ripor- storico, idealmente collegato al stavano restituendo un’ampia ta di seguito lo spot che il Cav. territorio dove esporre la storia disponibilità di nuovi terreni fer- Ghezzi inventò per la fiera di aziendale e una mostra fotogra- tili e pianeggianti, ovvero adatti Tripoli del 1927: Arabi, Berberi alla introduzione delle macchi- ed Ebrei Beduini, Senegalesi ed ne. Ben presto la FIS si allargò, Eritrei Turchi, Sudanesi ed con raffinati negozi nelle vicine Europei. Proclamano la superio- città come Ravenna, Cesena, rità dei prodotti della fabbrica Bologna, ecc. A Ferrara rileva un Italo Svizzera di Ferrara. caffè di vecchia tradizione a lato della farmacia Navarra, il bar La Strada dei Vini e dei Sapori ristorante Torino, e diviene il La Sua impresa fa parte della caffè-pasticceria F.I.S., punto di Strada dei Vini e dei Sapori che ritrovo della Ferrara che conta. è molto segnalata in tutto il ter- La produzione negli anni si ritorio per quanto riguarda le arricchisce di cioccolato al latte, particolarità paesaggistiche e cioccolatini fantasia, tavolette culturali, ma molti si chiedono anche di grandi dimensioni, ma se vi sia un punto informativo anche di biscotti, marmellate e specifico al quale fare riferi- pregiatissimi confetti alla man- mento.

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fica delle specialità e del territo- continuativo. Allora si potrebbe sconto “fedeltà” se avviene tra rio; poi, a rotazione, le varie sapere che presso il Pastificio gli associati, ma riteniamo che imprese associate e le associa- Ricci, in un locale completa- comunque sia già interessante zioni legate agli eventi più signi- mente autonomo dal laboratorio il fatto che si trovi all’interno ficativi del nostro territorio. di produzione c’è lo spaccio del territorio ferrarese. Possiamo approfittare di que- aziendale e negozio dei prodotti Purtroppo certi meccanismi di st’occasione per fare riferimento tipici dove clienti e turisti pos- mercato portano ad assurdi spo- alla possibilità di utilizzare un sono entrare ed uscire libera- stamenti a causa dei quali alcu- magazzino per esporre i pannel- mente seguendo una determina- ne catene commerciali di altre li illustrativi. Rinnovare l’ingres- ta iniziativa, una particolare for- realtà con sede nella nostra so dalla parte del parcheggio mula di vendita. In base alle città fanno sì che il pane da noi enfatizzandolo con un bel porta- richieste si potranno decidere e prodotto se ne vada in giro per le ad effetto e soluzioni grafiche valutare gli aspetti organizzativi l’Italia per poi tornare nei nostri appropriate per sistemarvi il e gestionali, i periodi e gli orari supermercati quando ovviamen- negozio dei prodotti tipici, con d’apertura, una settimana, un te sarebbe molto più razionale uno scaffale specifico per la mese, tutto l’anno o le visite distribuirlo in loco. La Strada è produzione Ricci e soprattutto guidate. Sarà interessante garante nei confronti degli asso- per gestire gli eventi culturali segnalare che alcuni ristoranti ciati, sui quali vigila ed effettua che richiamano il pubblico in riportano nel menù i luoghi di regolari controlli. Per sviluppare questo luogo altrimenti privo approvvigionamento in chilome- la cultura della qualità ha isti- d’interesse, in un processo che tri e ogni volta che lo fanno in tuito due commissioni, una per si autoalimenta con la circola- modo virtuoso con prodotti loca- dare sempre maggiore affidabi- zione di cittadini, di turisti e li, verrà dato loro un marchio. lità al marchio e una per favori- artisti che vi potrebbero organiz- Poi abbiamo pensato ad un listi- re la formazione professionale zare delle esposizioni in modo no per l’interscambio con uno continua”.

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Controcorrente / Il pane ferrarese è davvero il più buono del mondo: lo dice il dienneà Che bella coppia! Andrea Poli

Non so se all’estero, cioè nella tutto ovvia il pane più buono Caterina Antonacci, che a moti- evolutivamente arretrata porzio- del mondo, non c’è neanche da vo del suo lavoro vive stabilmen- ne di territorio terrestre che sta discutere, e che di conseguen- te a Parigi, ha dichiarato che oltre i confini geografici della za il riconoscimento del grande ogni tanto torna a trovare gli provincia di Ferrara, la nostra scrittore non è un’affermazione amici, che sono l’unica cosa coppia di pane sia riconosciuta dirimente bensì tutt’al più un della sua città d’origine di cui come il pane migliore del mondo semplice rafforzativo di una sente la mancanza. Invece mio perchè Riccardo Bacchelli - cor- cosa che noi già si sapeva dalla zio Obes, sbatacchiato dalle reva l’anno di grazia 1958 - l’ha notte dei tempi: finalmente l’ha crude vicende della vita in quel squadernato nero su bianco detto anche lui, visto che ave- di Molinella, al di fuori dei patri dentro le pagine prestigiose del vamo ragione? Lo dimostra confini, una volta alla settimana Corriere della Sera, come mi anche la differenza fra la riattraversava il confine di stato faceva notare settimana scorsa nostalgia che prende un emi- del ponte sul Reno e si fiondava un amico forestiero di Rimini: grante normale e quella decisa- a Traghetto per fare scorta di se l’ha scritto il Bacchelli, che mente più sottile e struggente coppie all’olio, che poi adagiava era un fine intellettuale, che attanaglia un ferrarese pri- con ogni riguardo in un freezer a dev’essere proprio così. Quel vato delle sue radici; in una pozzo appositamente comperato che so è che per noialtri ferra- recente intervista, la notissima e scongelava religiosamente, resi la ciupéta è in maniera del soprano bolognese Anna tutti i giorni un po’ per volta.

30 emotivo, specie se si passa attraverso le forme di ‘pane intorto’ descritte dall’immanca- bile messer Cristoforo da Messisbugo, gran cerimoniere di corte degli estensi nel perio- do di maggior fulgore della dinastia e crocevia a cui arriva- no e si dipartono gli esili fili robustissimi che legano i nostri prodotti gastronomici di eccel- lenza alla storia antica. Anche se, va detto a costo di passare da sconciaminestra, la ricetta del pane intorto elaborata dal celebre scalco comprendeva anche, e in discreta quantità, zucchero, rosso d’uovo, burro fresco e acqua rosata. E poi c’è Per dire che dove gli altri soffro- specie se abbinata a un buon un famoso quadro dello no la rarefazione dei rapporti salame all’aglio fatto come dio Scarsellino, le Nozze di Chana, umani, il vero ferrarese patisce comanda - è stata creata ai in cui un servitore porta in tavo- le pene dell’inferno se viene tempi degli estensi: sarebbe la un vassoio sul quale gli deprivato degli affetti che vera- l’apoteosi. E dunque tenetevi esperti, una volta tanto assolu- mente contano nella vita di chi forte: le prime notizie di un tamente concordi, dicono che è nato nelle contrade estensi: il pane che, con molta buona forse si possono riconoscere le pane e la salamina da sugo in volontà e tanta voglia che le coppie, ma non è mica poi primis. Dev’essere per questo cose stiano proprio così, sem- detto, anzi, quasi quasi insom- che quando si cerca di indagare brerebbe potersi forse magari ma, mah. Insomma, amici let- in quali recessi della storia con qualche approssimazione tori: cercare testimonianze affondino le nostre radici cultu- volendo avvicinare alla mitica certe dell’ascendenza del pane rali, qui da noi si vanno a cerca- coppia, sono contenute negli più buono del mondo al tardo re le epoche di origine del pam- statuti cittadini del milledugen- medioevo e al Rinascimento è papato, o dei cappellacci di to e ottantasette, una sorta di impresa che sa tanto di arram- zucca, o del pasticcio di mac- regolamento in cui venivano picata sugli specchi. Epperò del cheroni, curando di risalire il codificate in forma scritta con- tutto superflua: la migliore con- più indietro possibile nel tempo suetudini già affermate a ferma documentale dell’anti- in base alla ovvia constatazione Ferrara, che in questo modo chità del nostro pane è salda- che se uno iato temporale di vennero ufficializzate e diven- mente sedimentata in un fila- mille anni è già da solo più che nero delle specie di leggi locali: mento di dienneà presente solo sufficiente a rendere preziosi, “Statuimus quod pistores panes nei palati di chi è nato all’om- per dire, certi dipinti che nean- facere teneantur habentes ore- bra delle quattro torri, che seco- che i produttori di croste del dellos...”, ordiniamo che i for- li e secoli di assuefazione al cral dei dipendenti comunali nai siano tenuti a fare forme di sapore sublime della coppia avrebbero il coraggio di esporre pane che abbiano orletti. hanno reso addirittura sofistici, nelle estemporanee di pittura, Orletti, e cioè forme più leziose in base alla ben nota teoria di figurati mò cosa succederebbe delle informi pagnotte in uso Charles Darwin secondo la se si scoprisse che la coppia allora un po’ dappertutto; dagli quale è l’ambiente - e quindi ferrarese - che già di suo ha un orletti ai crostini il passo è anche le fonti alimentari pre- valore artistico inestimabile, breve almeno dal punto di vista senti in esso - a selezionare e

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affinare gli individui col patri- monio genetico più adatto. Solo così si spiega l’istinto primor- diale che spinge i figli dei ferra- resi emigrati, nati e vissuti fuori senza contatti col pane celebra- to da Bacchelli, a far man bassa di coppie la prima volta che arrivano in provincia per saluta- re i parenti. Anche i ferraresi solo da parte di padre o di madre, naturalmente: quello della ciupéta è un gene domi- ne piccole tipo ristorante, che non gli daresti due soldi. Bén, nante che si trasmette comun- domenica abbiamo gente e in fanno un pinzone coi ciccioli que alla discendenza. Capita freezer ci stanno giuste. Eh, lo che è una favola; prova e poi mi così che il famoso filamento, so che è in zona pedonale, ma sai dire. Sta’ solo attento di non G abbinato alla valentìa dei mastri sono due passi, che ti costa? mangiarlo il giorno prima se fornai nostrani, inneschi mas- Eccheccosa vuol dire che devi devi fare delle analisi del san- h sicci movimenti di transumanza attraversare la città due volte gue: l’ultima volta mi hanno tro- dei consumatori: “Quando esci, nell’ora di punta?! Ecco, lo vato il colesterolo a trecento, Y se passi dal villaggio satellite ti sapevo, non mi ami più. Tutti che mi volevano tenere ricovera- fermi a comprare le coppie uguali voi uomini: vi andiamo to”. Duole solo riconoscere, per semigrasse?”, telefonano le bene solo per stirare le camicie, chiudere, che le teorie darwinia- arzdore estensi al marito in uffi- ma quando c’è da fare un piace- ne sulla selezione della specie cio, con quel bel tono supplice re trovate tutti gli scappini. Sei hanno agito anche sui fornai, che non ammette repliche che un mostro!”. E gli amici di stabilendo una linea genetica di solo le donne, che sta a signifi- opposte fedi al bar, per un continuità fra i panettieri con- care: stasera devi assolutamen- istante dimentichi delle altri- temporanei e quelli dei mica te andare al forno del villaggio menti insormontabili differenze tanto bei tempi andati. Sul fini- satellite, se no quando torni ideologiche, si scambiano pre- re del Cinquecento, stando alla facciamo i conti. “Belle rosse, ziose informazioni nell’interval- testimonianza di tale Tommaso mi raccomando. Poi, già che sei lo di Inter-Juve: “Se vai nel Garzoni da Bagnacavallo, il di strada, fermati all’inizio di forno di Cocomaro, mica di pane a Ferrara è “così caro che via Copparo e prendi cinque-sei Focomorto eh? Cocomaro di s’augurano mille cancheri a chi grissoni con la salsiccia, che lì li Cona, mi raccomando non sba- ne è causa”. Ora, visto il livello fanno veramente buoni; e, se fai gliarti, fanno delle coppie lun- dei prezzi ai tempi nostri, non è a tempo prima che chiudano, ghe da scoppiatesta”; “E tu hai che sia il caso di tirare mille vai in quella panetteria all’ango- provato quel negozietto di ali- cancheri ai nostri panificatori a lo fra Porta Reno e Ripagrande mentari di Codrea... sì proprio causa di una malaugurata mal- e prendimi tre chili di coppietti- quello lì che a vederlo da fuori formazione genetica: anche i licaoni sbranano le loro prede, ma è la loro natura, che volete farci. Però un po’ di dissenteria ^ di tanto in tanto, quella magari X -Darwin o non Darwin- gliela si può augurare, no? Ai fornai, l voglio dire, mica a quei poracci di licaoni.

Foto di Luigi Biagini

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Riccardo Bacchelli lo definì “il miglior pane del mondo” Il pane ferrarese tra arte e poesia dialettale Maria Cristina Nascosi

Il pane ferrarese si è aggiudicato, museo russo visibile fino al 6 Medici Pagnanelli, l’insuperata nel tempo, il riconoscimento di luglio prossimo nelle sale del Signora della Scrittura di prodotto I.G.P. (Identificazione Castello Estense. Ma su quella Copparo che con la sua sublime Geografica Protetta) da parte stessa mensa miracolistica garo- semplicità ci introduce al valore della Comunità Europea. Stiamo faliana appare anche la sacrale del pane, al sacrificio di parlando della ciupéta, la cosid- o la pagnotta, che dir si voglia, Cristo, alla sua transustanziazio- detta coppia, le cui origini risal- pure ‘citata’ dal Guercino in suo ne che trae origine dall’Ultima gono a tempi lontani. La ciupéta quadro ‘visto’ e notato da Cena; si conclude con Luigi ferrarese ha un doppio corpo Antonio Paolucci in Pinacoteca a Vincenzi (Tamba) e la sua AL centrale detto gróp, nodo o Cento, durante il vernissage PAN, piccolo, impagabile scorcio nastro da ciascuno dei quali si della mostra da poco conclusa, di un quotidiano ferrarese che - dipartono due curnìtt, crostini La Madonna del Presepe da purtroppo? per fortuna? - …t’an che, arrotolati su se stessi, ter- Donatello a Guercino. gh l’à più! …non c’è più... minano a punta. Croccante o Paolucci, tra i migliori e più noti ‘Buona’ lettura. morbido, magro, semigrasso o storici dell’arte italiani, già mini- estremamente condito, quel stro dei Beni Culturali, ex- ‘sensuale’ pane ferrarese è unico Soprintendente al Polo Museale nel panorama della gastronomia di Firenze e da poco nuovo diret- AUGUSTO MURATORI italiana. Di esso scrisse anche tore dei Musei Vaticani, ammi- Riccardo Bacchelli, il grande rando l’opera, ha sottolineato INT ’NA CIUPÉTA AD PAN autore della saga Il mulino del come il nostro pane rimanga un Po, definendolo “Il miglior pane valore immutato nei secoli, Int ’na ciupéta ad pan del mondo”. anche a livelli artistici così alti e a gh’è al lavór ’d zzént man; Prima del XII secolo il pane fer- non sia cambiato neppure di a gh’è al sudór ’d zzént frónt; rarese veniva realizzato in forma una…briciola!. a gh’è la pióa e al sól di pagnotta. Con gli “Statuta Ma torniamo alla ciupéta e e al bón savór dla tèra. Ferrariae” del 1287 furono adot- potremo ‘gustare’ poesie scritte tate rigide norme per la sua pre- su di lei e su ciò che rappresen- A gh’è la név e al giazz; parazione; pare che solo nel ta da alcuni dei maggiori poeti a gh’è ’l scurià dla bóra, 1536 la ciupéta facesse la sua della dialettalità ferrarese. la galavèrna e il brinn; prima comparsa nell’ambito di Si inizia con Augusto Muratori, i nabiùn fiss e ’l guazz; una cena offerta da Messer autore bi-dialettale che INT ’NA al tévad vént d’Avril, Giglio al Duca di Ferrara. CIUPÉTA AD PAN, traccia un tutt i profùm ad Magg Qualcosa di molto simile alla vigoroso affresco letterario-visivo e al fógh di raz ad zugn. ciupéta appare sul tavolo de Le degno del pittorico ultracentena- nozze di Cana, lo splendido olio rio Quarto stato di Giuseppe Int ’na ciupéta ad pan su tela, opera del 1531, dipinto Pellizza da Volpedo; si passa poi a gh’è la lus dil stéll, dal Garofalo per il convento di a PAN, di Franco Pantaleoni, il la buntà dal Creatór San Bernardino a Ferrara, che fa poeta originario di Cologna che e il bandizzión dal Zziél. da manifesto all’imperdibile lega al pane il valore simbolico e mostra monografica realizzata su fuori dal tempo che esso possie- Da LA POESIA DIALETTALE FERRARE- di lui da Ermitage Italia, la filia- de dalla nascita dell’uomo e, SE, a cura di Maria Cristina Nascosi, le italiana a Ferrara del grande ancora, a AL PAN, di Liana Ferrara, Comune di Ferrara, 1998

34 Foto di Franco Sandri (A.I.R.F.) e, a l’impruvìs, a sént l’ udór dal pan: a m’è gnu in mént al pan in famié.

L’udór dal pan sfurnà, che udór da bón! Chi grugnulìn ’ch scruclàva sóta i dént, cla tiròta ad zzivóla a cal pin- zzón!… L’è ’na vrità, dil vòlt a bàsta un gnént a fàrat arcurdàr fat o persón luntàn, anch purassà, da la tò FRANCO PANTALEONI tratàndal cm’è s’al fuss sta cunsa- mènt: PAN crà!… Anch Nòstar Ssgnór, int l’ùltima un nàstar in sla trézza d’na putì- Pan! Paròla ch’l’impinìss la bóca; sò zzéna, na, argój dla tàvula e dla spòrta. al l’a spartì cm’è sìmbul dal sò il vós di cumpagn ’d zógh che t’a Am vién ancóra da mandar in zó còrp; tgnussù, ricurdand quand at sazziavi la mè e in ogni Méssa al dóna a ògni cri- il brógn ranàdi al prèt a la dutrì- fam; stian na, a t’jé savór, ricord luntan; tut al sò còrp, travèrss un tòch ad l’oscuramént dill bómb, al butas- t’jé, par mi, famié e cà; pan! sù, l’avért l’am fa sentir un ssgnór. ’Na vòlta ho vist un òm tór su da l’udór dla zuvantù che la s’avsìna Ho magnà al pan dal parsuniér, tèra t’at créd d’avérla in pugn…e t’an quél con diés gróst dal sarvitór. un grustìn ’d pan butà vié da’n gh l’a più! At sént ligà a mi dal prim papìn; putìn. ho eredità la paura che a t’am “Ho fat la fam – l’a dit – ai témp manchi!… dla guèra Am sént umilià con ti e an vój védar dal pan far chi’sta BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: se at véd déntar al paciugh, fin! tòlt a dill bóch ach mór… Adèss al pan al va a chi ’n gh’a - La poesia dialettale ferrarese, a butà da chi an sa brìsa còsa a t jé; dént; cura di Maria Cristina Nascosi, Ferrara, Comune di Ferrara/ che i’t pòl avér sénzza fadìga… menefreghìsam, strùssi, vanità… Cartografica ed., 1998 che in sa brìsa còsa at costi, pan! j’am fa ’na péna, li cla zzèrta - In punta ad pié, di Franco zént, Pantaleoni, a cura di Maria Da IN PUNTA AD PIÉ, di Franco PAN- che par gustar al pan j’al vré Cristina Nascosi, Pasian di Prato TALEONI, a cura di Maria Cristina …firmà!”. (Ud), Campanotto ed., 2000 Nascosi, Pasian di Prato, Campanotto ed., 2000 - Grépul, di Luigi Vincenzi LUIGI VINCENZI (TAMBA) (Tamba), a cura di Maria Cristina Nascosi, Portomaggiore (Fe), LIANA MEDICI PAGNANELLI AL PAN Arstudio C, 2003 AL PAN Passànd una matìna in San - Giuseppe Gabriele Sacchi, Rumàn, Ferraresi del XX secolo – Storie di Bisogna avér patì la fam, cla véra, una storia sola, Ferrara, còl stómagh ch’al reclama cm’è stasénd a l’ùrcia bén d’an métr i Cartografica ed., 1999 ( v. I ) ’n danà, pié - Giuseppe Gabriele Sacchi, pr’avér rispèt dal pan ch’ass dà la su quèl che, par strada, a làssa i Ferraresi del XX secolo – tèra can, Immagini e Memorie, Ferrara, andava pian pian pr’ i fat mié Cartografica ed., 2000 ( v. II )

laPianura 35 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

Il “Dosso Dossi” tra avanguardia e tradizione Laura Cussolotto Docente del “Dosso Dossi” L’Istituto d’Arte “ Dosso Dossi”, zione della provincia consoli- gue il Diploma di Maestro d’Arte con sede centrale in via Bersa- dando la propria presenza nel e biennio al termine del quale, glieri del Po n. 25b e succursale territorio. Nel tempo in questo superato l’Esame di Stato, si situata a poca distanza e comun- Istituto si sono formate numero- consegue il Diploma di Maturità que sempre nel centro storico se personalità che hanno lavora- di Arte Applicata. Le Sezioni della città di Ferrara, dal settem- to e lavorano in diversi ambiti attivate riguardano il Disegno bre 2001 è Istituto Statale ed è artistici e culturali distinguen- architettonico e Arredamento, sezione associata dell’Istituto di dosi in campo nazionale e inter- la Decorazione Pittorica e la Istruzione Secondaria Superiore nazionale. Decorazione Plastica. “G. Carducci”. Attualmente l’Istituto propone Il Liceo Artistico – sperimenta- Unica istituzione scolastica in due corsi di studio, l’Istituto zione Leonardo prevede un campo artistico nel territorio d’Arte e il Liceo Artistico, arti- corso quinquennale, articolato provinciale, l’Istituto d’Arte colati rispettivamente in sezioni in biennio e triennio che per- “Dosso Dossi” vanta un’antica e indirizzi. mette di conseguire il Diploma tradizione in quanto nasce nel L’Istituto d’Arte prevede un per- di Maturità Artistica. 1736 come Accademia ferrare- corso didattico ed educativo Al termine del biennio lo studente se di disegno, mantenendo que- della durata di cinque anni, può scegliere quale indirizzo sta fisionomia fino alla metà articolato in triennio al termine seguire tra i quattro che l’Istituto dell’Ottocento, quando entra a del quale, dopo il superamento propone, ovvero Architettura e pieno titolo nel sistema d’istru- di un esame interno, si conse- Design, Grafico–Visivo, Figurativo, Catalogazione e Beni Culturali. La formazione artistica, comune sia agli indirizzi tradizionali che a quelli sperimentali, si caratte- rizza per la valenza formativa che consente allo studente di acquisire abilità tecniche, senso estetico, sensibilità progettuale. Essa mira, inoltre, a preparare figure flessibili e polivalenti, capaci di affrontare in modo creativo le necessità di una società in continua evoluzione e in grado di inserirsi nel mondo del lavoro dimostrando duttilità, capacità di organizzazione, cono- scenze, abilità, competenze. Sia il diploma di Arte Applicata che quello di Maturità Artistica consentono di proseguire la for- mazione in ambito artistico presso le Accademie di Belle Arti, gli I.S.I.A, le Scuole di

36 Restauro e delle Arti Applicate, ceramica graffita. La ceramica to a base di riso ferrarese, un oppure di accedere a tutti i graffita è tipica dell’arte rinasci- secondo piatto con vongole di corsi di studi universitari o ai mentale ferrarese che vede il Goro ed infine il piattino per la corsi di formazione superiore. suo splendore alla corte degli coppia ferrarese. Nell’ambito delle attività e dei Estensi. I musei cittadini e la La ricerca grafica e la fase pro- progetti che l’Istituto organizza Fondazione Cassa di Risparmio gettuale hanno evidenziato ed elabora per ampliare l’offerta vantano collezioni pregiate sia negli allievi forti potenzialità formativa, particolare rilevanza per la foggiatura che per il grafico–espressive concretizza- va data all’impegno profuso decoro. te nel laboratorio dell’Istituto, nella realizzazione di manufatti Gli allievi dell’Istituto hanno ove sono stati realizzati piatti (manifesti, locandine, oggetti avuto modo con questo progetto dalla forma sobria impreziositi ceramici, loghi) per enti pubbli- di conoscere, attraverso la ricer- da raffinati e originali decori. ci e privati. ca e l’analisi di manufatti origi- L’esperienza ha consentito non A tale proposito l’Istituto, in un nali, la ceramica graffita stu- solo di conoscere la storia e l’ar- rapporto sempre più stretto con il diandone le forme, le decorazio- te del proprio territorio ma territorio, collabora da quattro ni, i colori, e successivamente anche di recuperare un’antica anni con la Camera di Commercio, hanno progettato pezzi ceramici tradizione, trasformando il labo- l’Istituto Alberghiero e l’Istituto in sintonia con le ricette propo- ratorio della scuola in una bot- Tecnico Agrario per il progetto ste, sia per la forma che per il tega artigianale. “Piatto Estense”.Il progetto rie- graffito. Gli allievi sono stati seguiti in sce a coniugare l’arte culinaria, I piatti fino ad oggi realizzati questa esperienza dai docenti la ricerca sui prodotti agro-ali- sono, in ordine: dessert a base Laura Cussolotto e Pierluigi mentari ferraresi all’arte della di pera ferrarese, un primo piat- Minardi.

laPianura 37 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

I.P.S.S.A.R. “O. Vergani”: la cultura della professione Iris Mattioli Dirigente Istituto Vergani

L’Istituto Professionale di Stato città d’arte, il territorio provin- articolata, in grado di evolversi per i Servizi Alberghieri e della ciale, ricco di aree protette e di e di adattarsi al mutare delle Ristorazione “Orio Vergani” ha parchi naturali, ma artistica- esigenze. sede centrale nel quattrocente- mente da promuovere, la nuova Fin dai suoi primi anni di attivi- sco Palazzo Pendaglia di via realtà turistico-economica degli tà, perciò, l’Istituto ha intrapre- Sogari 3 e, per l’alto numero di agriturismi e delle forme di turi- so un percorso innovativo dal iscritti, si avvale anche di due smo ad esso collegate sono punto di vista metodologico e sedi coordinate, in via Ghiara e state realtà cui, negli anni ’80, contenutistico, mirato a rispon- in via Cisterna del Follo. la nascita dell’Istituto ha cerca- dere alle nuove esigenze di una Attivo in città dal 1985, ha to di dare risposte. Un panora- realtà turistico-economica in costituito una risposta alle ma territoriale e turistico tanto divenire. Questo percorso si è richieste di un’area eminente- vario e complesso richiedeva, consolidato nel tempo, ade- mente a vocazione turistica, ma infatti, operatori dotati di guandosi alle crescenti e diver- in parte da riscoprire, rivitaliz- un’adeguata preparazione cul- sificate richieste di una realtà zare, riprogrammare. Ferrara turale e tecnica, flessibile e territoriale che sempre più

38 punta sulle ricchezze artistiche così da facilitarne l’inserimento bar e ricevimento, al termine e naturalistiche e sulle poten- nel mondo del lavoro con abilità del quale si consegue la qualifi- zialità turistico-economiche di e competenze rispondenti alle ca di operatore, e un biennio questi ambiti. richieste del settore turistico- post-qualifica, diversificato per Oggi la scuola è dotata di aule alberghiero. il diploma di tecnico dei servizi speciali e di moderne attrezza- Il piano di studi si articola in di ristorazione e di tecnico dei ture, per abituare i ragazzi, fin due momenti: un biennio comu- servizi turistici. dai primi anni di corso, a un ne completato da un anno di Dal terzo anno i ragazzi svolgo- lavoro simulato nei laboratori di specializzazione differenziato no, presso aziende italiane ed cucina, sala-bar, ricevimento, per gli indirizzi di cucina, sala- europee, stage che, oltre a per-

Per non perdere la nostra identità locale

La civiltà conviviale è oggi profondamente mutata: per la delocalizzazione del sistema alimen- tare, che ha affievolito il legame culturale ed economico tra cibo e territorio, per le tendenze all’uniformità dei modelli di consumo, per il venir meno della ritualità dei cibi e della loro alternanza annua ma anche settimanale. Forse i concetti stessi di civiltà e di convivialità hanno assunto connotazioni nuove. Se la tavola resta tuttora un luogo privilegiato per l’osservazione dei rapporti tra gli uomini e delle modalità attraverso le quali tali rapporti si esplicitano, spesso essa è vista prevalente- mente come luogo di consumo. E raramente è percepita come quel centro attorno al quale converge una molteplicità di situazioni, simboli, legami con i valori fondamentali della storia e della vita. Parallelamente, il cibo, nel depauperarsi delle sue valenze sociali, culturali e anche morali, è sempre più oggetto di “mode” e “contromode” gastronomiche, degli effetti di una globaliz- zazione che, se ci permette di trovare di tutto ovunque, ha però comportato un appiattimen- to standardizzato dei sapori e un oblìo dei legami che il cibo ha con la storia di un paese e la vita dei suoi abitanti. La società postmoderna e multietnica di oggi ha la cultura della tavola, fatta di saperi, tradi- zioni, passioni, sapori e profumi, privilegia una cultura, se ancora ci si può servire di questo lessema, del consumo. Fast food, hamburger house, ristoranti etnici, che spesso di etnico non hanno che l’apparenza, cucina internazionale, con una omologazione spesso verso il basso, sono le risposte alla domanda di un consumatore postmoderno, caratterizzato spesso da irrazionalità, spirito modaiolo ed eclettismo. Per non perdere la nostra “identità locale”, per non recidere i legami col nostro passato e con i suoi saperi, per non perdere il piacere del cibo e della convivialità, si dovrebbero riscoprire le valenze del cibo, in un costante e dialettico rapporto con la civiltà conviviale. Riscoprire il cibo, quindi, nei suoi originari sapori, nella sua stagionalità, nella sua qualità, nella sua tipicità, ma anche come prodotto di civiltà, specchio di usi, costumi, consuetudi- ni, tradizioni, stili di vita, felice parentesi di conversazione e di riscoperta del valore di “umano”. Un approccio col cibo che recuperi la componente culturale della gastronomia, che rivaluti il rapporto con la tradizione, che valorizzi la cucina legata al territorio, ai suoi usi, ai suoi costumi, ai suoi prodotti tipici. E riscoprire e rivalutare la tradizione culinaria non vuol dire viverla passivamente, ma studiarla, interpretarla, adeguandola alle esigenze nutritive del tempo in cui si vive, consci che la tradizione è identità di un popolo. (Iris Mattioli)

laPianura 39 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

mettere loro di effettuare un’attività pratica di duecento o ristorazione e dei servizi alber- un’esperienza lavorativa sul centocinquanta ore di stage ghieri. campo, consentono loro di presso aziende, nel periodo giu- Al “Vergani” si arriva con le potenziare conoscenze, capaci- gno-luglio per le classi quarte, motivazioni più disparate, ma tà e competenze acquisite, in settembre-ottobre per le classi poi si comprende che cosa una realtà che li mette a diretto quinte. significhi cultura della profes- contatto con le esigenze del set- Come un ponte ideale tra lavoro sione, prodotto di qualità, tore turistico-ristorativo, cui è e ragazzi, l’Istituto Alberghiero acquisizione di competenze, volta la loro formazione. contribuisce a creare una rete di capacità di comunicare e di rin- Il quarto e il quinto anno di piccoli e grandi operatori della novarsi. corso prevedono, poi, l’effettua- zione della Terza area professio- nalizzante. La Terza area è un percorso di formazione speciali- stico, offerto parallelamente all’iter formativo tradizionale. Si tratta di un percorso surrogato- rio, progettato e gestito dall’Istituto in collaborazione con aziende del territorio ed esperti del settore, per sviluppa- re capacità specifiche dell’indi- rizzo, fornire competenze spen- dibili sul mercato del lavoro, consentire esperienze lavorative attraverso stage. All’interno del percorso biennale di Terza area, è prevista un’attività didattica annuale di cento o centocin- quanta ore, nel periodo compre- so tra settembre e maggio, e

40 Bilancio Publimedia Italia Srl al 31/12/2007 Certificato BDO

ATTIVITÀ C/ECONOMICO B) Immobilizzazioni 121.398 A) Valore della Produzione 5.629.174 C) Attivo Circolante 3.380.454 B) Costi della Produzione - 5.451.763 D) Ratei e Risconti Attivi 14.137 Differenza Valori e Costi Produzione 177.411 C) Proventi e Oneri Finanziari 20.026 TOTALE ATTIVITÀ 3.515.989 E) Proventi e Oneri Straordinari 22.209

Risultato prima delle Imposte 219.646 Imposte sul Reddito - 173.408 UTILE DELL’ESERCIZIO 46.238

PASSIVITÀ

A) Patrimonio Netto 87.727 Elenco delle testate in concessione esclusiva: B) Fondi per Rischi ed Oneri 457.692 Systema Bollettino Economico - La Pulce - Se- C) Trattamento di Fine Rapporto 121.277 condamano - Smart - Qui - Il Fè - Il Ro Più - Il Fè D) Debiti 2.551.583 Casa - Ravenna Calcio - Più Barche - Più Auto - E) Ratei e Risconti Passivi 297.710 Più Estate - Più Vancanze - Lions Insieme - Firms Industria Ravenna - La Pianura - Prezzi dei mate- TOTALE PASSIVITÀ 3.515.989 riali e delle opere edili in Ferrara.

Via delle Ginestre, 195 44020 Cocomaro di Focomorto (Fe)

Bandiera Claudio Cell. 335 7473170 Boselli Federico Cell. 335 7473171

RISTRUTTURAZIONE DI TIPO CONSERVATIVO NUOVE COSTRUZIONI RIFACIMENTO COPERTI SOPRALLUOGHI E PREVENTIVI GRATUITI OPERIAMO A FERRARA E PROVINCIA

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L’ITAS Navarra: la terra come tradizione, scienza e innovazione Giovanna Pinna Docente Istituto Navarra

L’ITAS “Fratelli Navarra” è l’uni- di enti pubblici. Una volta con- ria che è il laboratorio formativo co Istituto Tecnico Agrario cluso il corso di studi, gli studen- dei futuri periti agrari. Qui, per Statale della Provincia di Ferrara ti che desiderano proseguire diversificare l’offerta formativa e e opera sulle due sedi di all’Università hanno la sicurezza consentire agli allievi di prende- Malborghetto di Boara a Ferrara che la preparazione acquisita nel re coscienza dei diversi metodi e di Ostellato. Il suo percorso di corso del quinquennio consente di conduzione delle coltivazioni cinque anni conduce attualmen- loro l’iscrizione a tutti i corsi di agrarie, sono presenti due tipolo- te al diploma di Perito Agrario laurea, in particolare Agraria, gie di coltivazione, una condotta per il “Progetto Cerere” nel per- Veterinaria, Scienze Alimentari e secondo metodi convenzionali, corso tradizionale e di Perito Biologia. La collocazione strate- l’altra di tipo innovativo e speri- Agrario nell’opzione didattica in gica dell’ITAS Navarra alla peri- mentale, gestita con impostazio- “Bioenergie rinnovabili”, un feria di Ferrara e nella sede più ne totalmente biologica e coordi- nuovo percorso sperimentale che decentrata di Ostellato favorisce nata direttamente dai docenti e ha visto la luce con grande suc- lo sviluppo delle innumerevoli e dagli assistenti tecnici. Gli stu- cesso nell’anno scolastico appe- variegate fasi dell’attività didatti- denti sono incoraggiati, così, a na concluso, realizzato nell’am- ca in ampi e accoglienti spazi, fare diretta esperienza sui terreni bito dell’autonomia scolastica sia interni, dedicati allo sviluppo a seminativi, lungo il corso di che prevede un ampliamento della didattica tradizionale e tutte le fasi di lavorazione e di dell’offerta formativa (DPR laboratoriale, sia esterni, che gestione del frutteto. 275/99). A questi due percorsi rappresentano la caratteristica Presso le aziende agricole collega- si affiancheranno, con l’inizio peculiare di questo corso di te ai due Istituti di Malborghetto del nuovo anno scolastico 2008- studi. Per questo motivo di Boara e di Ostellato è possibile 2009, anche le altre due opzioni l’Istituto si è dotato da sempre di acquistare, a prezzi contenuti, i didattiche in “Architettura nel una vera e propria azienda agra- risultati delle produzioni floricole verde” e in “Turismo verde”. Per l’anno scolastico 2009-2010 sarà aggiunta, inoltre, un’ulterio- re e interessante possibilità cur- ricolare dal titolo “Coltivare il benessere e la bellezza con le erbe”- Principi di tecniche erbo- ristiche. Il diploma conseguito presso gli Istituti Navarra consente di indirizzarsi negli ambienti lavorativi delle indu- strie agro-alimentari, farmaceuti- che e della cosmesi, di operare come responsabile di produzione e di laboratorio presso enti di tutela dell’ambiente o di svolge- re attività di libero professioni- sta per consulenze tecniche e fitosanitarie a favore di privati e

42 e una discreta scelta di frutta di prima qualità come le mele Florina, Fuji e Pink Lady, propo- ste nei mesi di settembre-otto- bre. Le aziende sono inoltre dotate di un campo catalogo di piante da siepe e uno di piante arboree autoctone ed esotiche, di due serre riscaldate e un tun- nel freddo. In particolare, nel tunnel freddo dell’azienda di Malborghetto viene coltivata una vecchia varietà di bosso (ottenu- to con la tecnica del taleaggio eseguita da un gruppo di studen- ti), essenza che è presente nel labirinto del giardino all’italiana del Palazzo Ludovico il Moro a Ferrara; nelle serre riscaldate vengono invece coltivati fino a anno, con un monte ore finaliz- zione di piani paesaggistici e dicembre le Stelle di Natale e i zato ad approfondimenti di tipo redige e interpreta la cartografia ciclamini e da febbraio a giugno modulare per ogni specifico indi- tematica. molte altre piante da balcone o rizzo: agroambientale, agroterri- da aiuola come gerani, surfinie, toriale, agroindustriale. Per il Percorso per “PERITO AGRARIO petunie, begonie, piantine di quinto anno è prevista, invece, in BIOENERGIE RINNOVABILI”: ortaggi etc. un’area in cui l’allievo inizia ad operare, con l’assistenza dei Il corso di perito agrario ad indi- I CORSI dell’ISTITUTO TECNI- docenti, su alcuni progetti speci- rizzo agro-ambientale con com- CO AGRARIO “F.lli NAVARRA”: fici affidatigli dal Consiglio di petenze in “Bioenergie rinnova- classe. Al termine del percorso bili “ è attivo dall’anno scolasti- Percorso per PERITO AGRARIO, di studio lo studente è Perito co 2007-2008 in collaborazio- indirizzo tradizionale “PROGET- Agrario e possiede una prepara- ne con esperti dell’Enea (Ente TO CERERE” zione caratterizzata da una for- per le nuove tecnologie l’energia L’Istituto tecnico agrario statale mazione culturale polivalente, e l’ambiente) di Bologna, nel- Navarra ha adottato dal 2003, arricchita da conoscenze tecno- l’ambito dei progetti Enea come tutti gli istituti tecnici logiche, scientifiche, economi- Scuola. Si presenta come un agrari italiani, il “Progetto Cerere che, giuridiche, organizzative e percorso di studi innovativo e Unitario”, che prevede una fase contabili, utili a comprendere i nasce dalla constatazione che iniziale biennale che permette processi che caratterizzano la nel panorama delle imprese che l’eventuale passaggio ad altra gestione aziendale. Dimostra esprimono al meglio la multifun- scuola o ad un breve percorso inoltre sensibilità verso le tema- zionalità dell’agricoltura si sta professionalizzante, più un trien- tiche di conservazione e tutela facendo strada la nuova figura di nio superiore che consente di dell’ambiente ma è in grado di impresa agri-energetica, ossia ottenere il titolo di Perito agrario. districarsi anche fra le norme una impresa agricola che si orga- Il biennio prevede materie curri- giuridiche che regolano l’eserci- nizza per coltivare, produrre e colari, il triennio si suddivide tra zio della professione. Sa lavorare vendere energia, stimolata dal- le materie comuni a tutti gli indi- in team e sa utilizzare un appro- l’obiettivo dell’Unione europea rizzi e quelle dell’area scientifica priato linguaggio tecnico. Sa pia- di sostituire, entro il 2010, il e tecnico-professionale. Sono nificare il territorio ai fini della 5,75% dei consumi di benzina e previste due ulteriori articolazio- salvaguardia e della tutela del- gasolio da trazione con biodiesel. ni durante il quarto e il quinto l’ambiente, interviene nella reda- Il territorio di Ferrara, a vocazio-

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professionale che possa favorire la tutela di ambienti naturali e la cura dei sistemi agrari al fine di valorizzare le potenzialità di un’azienda multifunzionale, capace di offrire una pluralità di servizi, dall’agriturismo alle fat- torie didattiche, alla promozione dei prodotti tipici di un territorio.

Percorso per PERITO AGRARIO in PRINCIPI DI TECNICHE ERBORISTICHE

Questo nuovissimo e attuale corso sarà attivato nell’anno sco- lastico 2009-2010 e sarà valido per la qualifica di Perito agrario ad indirizzo agro-ambientale con ne prevalentemente agricola, protette e con competenze in competenze nella “Produzione, sarà perciò fortemente interessa- “Architettura del verde” prende- raccolta, lavorazione, trasforma- to alle nuove dinamiche e oppor- rà avvio nell’anno scolastico zione, commercializzazione di tunità. L’ITAS Navarra, molto 2008/2009. Si tratta anche in piante ad uso erboristico”. sensibile all’evoluzione in atto, questo caso di un percorso inno- Ancora un percorso a carattere intende stimolare gli studenti vativo, progettato nell’ambito fortemente innovativo nato all’in- verso una vera e propria didatti- delle possibilità offerte dall’auto- terno delle ampie possibilità pro- ca del fare in questa direzione, e nomia scolastica (Dpr 275/99). gettuali offerte dall’autonomia formare dei Periti consapevoli L’obiettivo è quello di preparare scolastica. Ha contribuito alla delle problematiche economi- un profilo professionale che scelta di tale percorso anche che, sociali, giuridiche e tecni- possa svolgere un ruolo impor- l’emergere, all’interno del conte- che relative al problema energe- tante nel campo della salvaguar- sto sociale, economico e cultura- tico. Lungo questo interessante dia, conservazione e valorizzazio- le, di una maggiore sensibilità percorso gli studenti, una volta ne del paesaggio e che sia in verso le problematiche relative al acquisito il concetto di bene grado di attuare una corretta benessere, alla salute, all’am- ambientale e aver analizzato le gestione del “verde” in diversi biente e alla qualità della vita e fonti locali e comunitarie sulla ambiti operativi come il vivai- quindi anche alla qualità dei pro- valorizzazione delle biomasse, smo, la progettazione, la manu- dotti che si usano. La vocaziona- impareranno ad operare con suc- tenzione e la gestione. lità di tutto il territorio nazionale cesso nell’ambito della pratica alla produzione di piante offici- applicazione della bioenergia Percorso per PERITO AGRARIO nali è una realtà che affonda le come fonte sostenibile per l’am- in TURISMO DEL VERDE radici nel passato e che vede in biente, oltre che prospettiva costante aumento le superfici futura di fonte energetica alter- Anche questo corso innovativo investite; in particolare, proprio nativa a quelle fossili. sarà attivato con l’inizio del pros- nel settore erboristico, gli elevati simo anno scolastico 2008/2009, standard qualitativi che caratte- Percorso per PERITO AGRARIO e sarà valido per la qualifica di rizzano il prodotto nazionale in ARCHITETTURA DEL VERDE Perito agrario ad indirizzo agro- rispetto a quello d’importazione, territoriale e con competenze in uniti alla richiesta crescente di Il corso di studi in Perito agrario “Turismo del verde”. L’obiettivo produzioni biologiche di alta con indirizzo Vivaismo e colture è quello di preparare un profilo qualità agronomica, aprono

44 nuove prospettive a sostegno di questa tipologia di coltivazione. Inoltre l’aumento dell’età media nei paesi industrializzati, la cre- scente attenzione per l’aspetto fisico ed estetico, la maggiore consapevolezza di un ruolo attivo e decisionale nei confronti della propria salute, assieme all’offer- ta variegata di prestazioni e di prodotti innovativi, hanno solle- citato l’interesse generale di pro- duttori, distributori e consumato- ri nei confronti del settore. L’ Istituto Navarra intende sotto- lineare, anche con questo per- corso di studi, il proprio ruolo di promotore del sapere scientifico come base imprescindibile per affrontare e anticipare in modo co come ispettori sanitari, tecni- con Enti di ricerca e di sviluppo sistematico gli stimoli provenien- ci di laboratorio, responsabili del agricolo, con il Collegio dei peri- ti dall’evoluzione della società. settore ambientale e del verde ti agrari, con il Collegio degli La nuova figura tecnico-profes- pubblico; nel settore produttivo agrotecnici, con l’Ordine dei dot- sionale che si viene a delineare agricolo come responsabili della tori agronomi e forestali e anche ben si inserisce all’interno della gestione di aziende agricole e con il Garden Club di Ferrara. complessa ed articolata filiera zootecniche; nel settore libero- Numerosi e interessanti i proget- produzione-trasformazione-com- professionale possono infine ti messi in campo dall’Istituto, mercializzazione dei prodotti svolgere il ruolo di consulente come la partecipazione dal 4 al naturali per il benessere, con tecnico e fitosanitario o “perito 7 giugno scorsi alla Fiera di competenze specifiche nella grandine”, o ancora compiere Rimini EUROP.A, il Salone dedi- valorizzazione delle piante offici- perizie per conto del Tribunale, cato alle autonomie locali, il più nali e dei loro derivati in vari Enti Pubblici o per i privati. autorevole e qualificato punto campi di utilizzo come quello L’Istituto Navarra, in linea con le d’incontro nazionale per ammini- dell’erboristeria, della cosmeti- tendenze pedagogiche più attua- stratori, dirigenti e funzionari ca, della dietetica, della produ- li e per permettere agli studenti degli enti locali. Un altro interes- zione di nuovi farmaci e di deri- l’acquisizione di oggettive com- sante progetto in collaborazione vati naturali per l’edilizia abitati- petenze ed esperienze professio- con il Garden Club di Ferrara e il va. Un ambito molto vasto, spes- nali, offre anche l’opportunità di Museo Archeologico Nazionale ha so lasciato a competenze generi- vivere esperienze di lavoro in recentemente visto l’“Adozione che e conoscenze superficiali. realtà vicine agli orientamenti di del labirinto del giardino del studio, come aziende private, palazzo Costabili” di Ferrara in Prospettive di lavoro enti pubblici, multiutility, coope- cui, con il coordinamento del rative, consorzi di bonifica e prof. Luigi Benelli, è stato effet- Davvero tanti i settori occupazio- studi professionali. tuato il taleaggio delle piante di nali in cui gli studenti dell’ITAS Inoltre, per ribadire la propria bosso per la ricostruzione filologi- Navarra potranno cimentarsi: nel presenza nella realtà territoriale, ca del labirinto. Prima di conclu- settore agro-industriale come intrattiene proficue e costanti dere, vorrei riportare i risultati di tecnici di laboratorio, responsa- collaborazioni didattico-scientifi- un’indagine conoscitiva, promos- bili della produzione e del con- che con numerose imprese del sa dal Navarra nel 2002, che trollo qualità; nel settore pubbli- settore agricolo, con l’Università, conferma quanto operatori e

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insegnanti avevano sempre sapu- Un po’ di storia: dal 1907 ad que colmarono il periodo dell’im- to: i dati relativi al biennio oggi mediata ricostruzione post-belli- 1997/98 attestano che l’83% L’attuale Istituto Tecnico Agrario ca. Finita la guerra, la dei diplomati presso il Navarra è “F.lli Navarra” e l’omonima Fondazione avviò una serie di attualmente occupato, un terzo Fondazione sono l’odierna eredi- corsi “complementari”, cioè ad dei quali con contratto a tempo tà di un’azione filantropica di orario ridotto, per periodi limitati, indeterminato. due fratelli, Gustavo e Severino funzionali alla formazione profes- Abbastanza soddisfacente la Navarra, ricchi proprietari terrie- sionale. Sede a Malborghetto, con situazione retributiva, positiva ri, che decisero, dal 1907, di un corso di Frutticoltura, cui l’offerta formativa ricevuta; in dedicare per via testamentaria i seguirono rapidamente molte più, la loro attuale occupazione loro averi alla costituzione di una altre località della provincia, si collega a una conoscenza pre- Scuola di Studi pratici di fra speranze (corso di Viticoltura) e gressa col datore di lavoro inizia- Agricoltura per i Ferraresi. La nostalgie (corso di Canapicoltura). ta al tempo della scuola, durante Fondazione ad hoc eretta sul La Fondazione diede vita all’Istitu- gli stage aziendali o nelle ore duplice testamento è registrata to Professionale per l’Agricoltura – della “terza area”. Come a dire, già nel 1923. L’avvio dell’inizia- Scuola per Coltivatori Diretti e insomma, che il lavoro svolto tiva fu ostacolato, anche dalla Mezzadri, biennale. Sempre a dalla scuola è stato utile e posi- guerra, per un trentennio; si isti- Malborghetto sorsero una Scuola tivo. Proprio per questo, allora, si tuì comunque una “Scuola di Frutticoltura, una di Meccanica può affermare che l’impegno e la Pratica di Agricoltura” per orfani Agraria e una di Zootecnia, annua- serietà che hanno fatto del di lavoratori, che durò tre anni, li e ad orario ridotto, ciascuna con Navarra un centro importante dal 1926 al 1929. un responsabile. Si profilava della vita scolastica (e non solo) Sta di fatto che l’Istituto intanto la distinzione tra “Scuola della provincia, certamente lo Professionale per l’Agricoltura Integrale” e “Scuola Com- sosterranno nelle sfide a venire, prese l’avvio solo nel 1953, in plementare” che significava due nella convinzione che l’eredità forma abbastanza dimessa ma anime distinte della stessa voca- del passato costituisce un patri- senz’altro strutturata per durare, zione educativa: da una parte un monio indispensabile per affron- dopo una serie di iniziative prov- corso biennale per ragazzi di 14- tare serenamente il futuro. visorie e itineranti che comun- 16 anni (i “Giovani”) a tempo pieno (con l’obbligo conseguente del Convitto), dall’altra un corso annuale per persone di età supe- riore (gli “Adulti”, età 16-30 anni) in orario pomeridiano e serale, insomma per lavoratori. Nel 1955 venne nominato Preside il direttore dell’Avviamento di Formignana Ciro Guidorzi, con l’appendice di una docenza per Coltivazioni Arboree, Erbacee e Difesa Fitosanitaria. Il suo impe- gno principale fu quello di met- tere a punto quello che oggi chiameremmo un “modello didattico” per un istituto di cui esistono ben pochi esempi; un modello che fosse funzionale al riscatto di quella generazione di braccianti e operai che avrebbe costituito la popolazione di quel-

46 la nuova scuola che aspirava ad entrare profondamente nel terri- torio. Nell’ottobre1961 lo Stato nazio- nalizzò tutti gli Istituti professio- nali. La Fondazione fu chiamata ad assumersi alcuni oneri di gestione per Malborghetto: manutenzione dei locali, illumi- nazione, riscaldamento e acqua; assunse anche spontaneamente quelli del Convitto, gratuito per i figli di agricoltori o addetti del settore residenti nel Ferrarese (nel 1968 otterrà di passarlo in carico allo Stato, in conseguenza della sua crescita). Nel 1963 il Comune di Ferrara (Sindaco Spero Ghedini) deliberò di intito- lare l’istituto statalizzato ai agraria entrò in fibrillazione. Da l’istituzione di un’area con corsi Fratelli Navarra. poco il Parlamento, con la legge su particolari tematiche legate Nell’anno scolastico 1970-1971 251 del 1986, aveva istituito ad esigenze regionali e territoria- il Ministero attivò il corso per l’Albo professionale degli li, coordinati da un tutor, decisi Agrotecnici, che consentì la pro- Agrotecnici, una vera conquista dal Collegio dei docenti e artico- secuzione degli studi dopo la per le scuole professionali agra- lati in una serie di lezioni fronta- Qualifica fino ad un esame di rie, e già il Ministero della li e stage aziendali. Maturità, con diritto di accesso Pubblica Istruzione aveva avviato Già dall’anno scolastico 1988/ alla stessa Università. Ma il una sperimentazione che prese 89 il Navarra ha avviato impor- numero di corsi era limitato (350 corso nel cosiddetto Progetto tanti iniziative, fino ad attuare, a iniziali che divennero 600) e ’92. Il profilo del nuovo profes- partire dal 1995/96, una vera e nessuno venne concesso a sionale agrario si strutturava così propria trasformazione: alla tra- Malborghetto. Il Preside chiese in un biennio inferiore con inse- dizionale qualifica di “operatore allora alla Fondazione di attivar- gnamenti suddivisi in un’area agroindustriale” si è infatti si per costituire una classe III comune, un’area professionaliz- affiancata quella di “operatore “legalmente riconosciuta” . Così, zante e quattro ore di approfon- agroambientale”, integrato nella nello stesso anno scolastico nac- dimento. Un terzo anno di corso nuova sigla di Istituto Profess- que la prima classe per dava diritto ad una qualifica e ionale Statale per l’Agricoltura e Agrotecnici di Malborghetto. Il infine, per chi desiderava conti- l’Ambiente (IPSAA). Ma nono- Ministero, che aveva suggerito nuare, un ulteriore biennio pre- stante l’indubbia attrattiva che questa via, confermò il riconosci- vedeva un’area comune (discipli- questa apertura presentava mento l’anno successivo (la sta- ne umanistiche e scientifiche) e anche in termini di sbocchi talizzazione avvenne solo dopo un’area di settore. Per cercare di occupazionali, il numero degli un altro anno). superare il gap fra le logiche del- iscritti era ormai in diminuzione, Dopo numerose vicende che l’istruzione e quelle dell’impre- secondo una logica certamente videro il Navarra impegnato in sa, unificando sapere e saper- collegata alla cosiddetta ‘crisi’ prima linea per il riconoscimento fare, nel biennio superiore era dell’agricoltura ma di difficile del valore dell’Istituto e dei suoi prevista la cosiddetta “terza interpretazione complessiva, che corsi di studio e di qualifica, alla area” o area professionalizzante. tuttavia ha finito per modificare fine degli anni Ottanta il mondo In più, e questa è la principale sensibilmente la vita e le attività dell’istruzione professionale innovazione del Progetto ’92, dell’Istituto.

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aziendale nel rispetto dell’am- biente ma anche di adottare opportune tecniche di riconver- sione. Insomma un professioni- sta che sappia tenere insieme la produttività e la salvaguardia dell’ambiente nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. E tutto que- sto approfittando delle ore di “terza area”.

Dai tempi del Progetto ’92 ad oggi: l’integrazione e i diritti delle persone disabili C’è un particolare aspetto del Progetto ’92 che qualifica parti- colarmente l’attività del Navarra, Intanto le sedi di Malborghetto e della tutela del territorio e alla differenziandolo dagli altri Istituti Ostellato, che da sempre effet- salvaguardia degli equilibri del- di istruzione superiore della pro- tuano cicli completi di produzio- l’ecosistema. vincia: la legge 104 del 1992, ne, dalla semina alla raccolta e In quest’ottica si inserisce anche relativa all’integrazione e ai dirit- alla vendita dei prodotti, inizia- la creazione, nella sede di ti delle persone disabili. Il rap- vano a porre maggiore attenzio- Malborghetto, di un percorso porto diretto con i vari processi ne ai temi ambientali. I docenti, cartografico-ambientale, che ha i del mondo naturale e la possibi- che avevano ormai fatto proprie suoi punti di forza nella Carta del lità di partecipare al loro realiz- le ragioni del cambiamento, pro- Basso Po e nel Modello planoal- zarsi ed evolversi risulta di gran- ponevano l’introduzione di pro- timetrico della provincia di de utilità dal punto di vista for- getti di “terza area” finalizzati ad Ferrara. La prima, voluta dai tec- mativo: favorisce infatti il pro- una agricoltura a basso e bassis- nici dell’amministrazione napo- cesso di crescita individuale, di simo impatto ambientale. Oltre leonica e realizzata fra il 1813 e autonomia e autostima degli stu- all’introduzione della lotta inte- il 1814, è una fondamentale denti, e fa della nostra scuola un grata, infatti, si era deciso di rappresentazione cartografica, luogo ideale per affrontare i pro- convertire l’azienda agraria della moderna e particolareggiata, del blemi collegati alla disabilità. scuola alla produzione con meto- nostro territorio; il secondo è una Ma non bisogna dimenticare che do biologico e certificato, mentre stupenda opera di modellismo, l’apertura è stata anche una partiva anche la sperimentazio- che attraverso la definizione scelta consapevole e mirata, ne di un impianto d’irrigazione a delle curve di livello evidenzia la conseguenza di un atteggiamen- goccia del frutteto, con alimen- struttura delle bonifiche. to lungimirante che anticipava lo tazione ad energia fotovoltaica. Insieme costituiscono due ele- spirito della legislazione succes- Nuove materie venivano anche menti di riferimento indispensa- siva. Le leggi regionali n. 10 e n. introdotte nel curriculum scola- bili per conoscere lo sviluppo 26 del 1999, infatti, dopo i stico, fra cui l’ecologia agraria, storico del ferrarese. primi anni di sperimentazione che studia i rapporti fra gli equi- Presso la sede di Ostellato, poi, giungono a precisare il senso del libri di un dato sistema naturale grazie alla vicinanza con le Valli recupero e inserimento del disa- e le modifiche introdotte dalla di Comacchio e con l’area del bile nella società attraverso presenza dell’uomo e delle sue Parco del Delta del Po, nasce l’educazione scolastica. Oltre a attività trasformative. Materia l’obiettivo di formare una inedita ciò, il tema del ‘collocamento dunque indispensabile per poter figura di Tecnico agroambientale mirato’ elaborato dalla legge sviluppare la sensibilità e le con competenze agrituristiche, nazionale n. 68 del 2001 capo- competenze utili alla gestione in grado di affrontare la gestione volge la precedente concezione

48 dell’handicap. La legge, infatti, responsabilità didattico-educati- Ostellato, sono state accorpate impone non più di valutare ciò va resta di competenza del all’Istituto Professionale per che manca al disabile, ciò che Consiglio di classe e dell’inse- l’Industria e l’Artigianato (IPSIA) non è in grado di fare, ma di gnante di sostegno, che si rap- “Ercole I d’Este” di Ferrara, con valorizzare ciò che egli possiede portano alle famiglie, ai Servizi la relativa unificazione della in termini di conoscenze o sanitari e a tutti i soggetti ester- parte amministrativa e dirigen- comunque sa fare. Da peso ni alla scuola, la figura dello stu- ziale ma con il mantenimento superfluo egli si trasforma così dente mediatore sta diventando delle diversità nell’organizzazio- in una risorsa per la comunità, un riferimento indispensabile ne dei corsi. che deve prevedere nuove forme per il buon esito del lavoro. Dal 2003 l’Istituto Professionale di integrazione e valorizzazione Sempre nel corso di questi ulti- Navarra si è trasformato in anche attraverso l’utilizzo di mi anni, la vita dell’Istituto si è Istituto Tecnico Agrario Statale fondi previsti dalle leggi regiona- poi venuta misurando con alcu- (ITAS), adottando il progetto li: cosa che appare come uno ni problemi di carattere genera- Cerere Unitario che consente di degli aspetti maggiormente inte- le (la massiccia richiesta di tec- ottenere il titolo di Perito agrario ressanti dell’autonomia scolasti- nologia informatica, la necessità con l’opportunità di accedere a ca. Continuando nel proprio di integrare i tradizionali sistemi nuovi e futuristici percorsi di impegno per l’integrazione dei di apprendimento con la capaci- approfondimento. disabili, in questi ultimi anni il tà di lavorare in équipe) e ha Si tratta di una trasformazione Navarra si è posto l’obiettivo di fatto proprie alcune istanze col- importante, forse la più impor- dare un senso concreto al loro legate all’ambito professionale tante dalla sua nascita, di cui è percorso, elaborando progetti (sensibilizzandosi verso nuove difficile prevedere gli esiti ma che consentano reali prospettive modalità operative compatibili che fa ben sperare in un futuro di inserimento lavorativo. In que- con un basso impatto ambienta- in cui l’Istituto possa contribui- sto senso ha avviato rapporti con le). Conseguentemente all’intro- re alla formazione di soggetti cooperative sociali e laboratori duzione dell’autonomia scolasti- sensibili e competenti nell’am- protetti, che possono offrire ca, la figura del Preside si è tra- bito della valorizzazione delle opportunità di impiego a quanti sformata in quella del Dirigente risorse naturali, nel pieno e con- hanno ottenuto una certificazio- scolastico, posto a capo di un sapevole rispetto dell’ambiente. ne dei crediti formativi (che atte- polo che riunisce diversi Istituti sta le abilità e le competenze fra loro affini. Inoltre, a partire Foto Luigi Biagini realmente acquisite attraverso dal 1997, le due sedi del percorsi individualizzati, all’in- Navarra, di Malborghetto e terno di un complessivo progetto di “Alternanza scuola/lavoro”) o anche la qualifica del terzo anno (magari impiegando un numero di anni superiore a quelli previ- sti). In ambedue i casi la scuola, oltre a mettere a disposizione le proprie strutture operative (labo- ratori, officine, serre, ecc.), si avvale dell’utilizzo di personale educativo specializzato e della fondamentale figura dello “stu- dente mediatore”, quasi sempre un ex alunno del Navarra che conosce la scuola e ha un’età non troppo superiore a quella del disabile. Fermo restando che la

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Piatti Estensi Margherita Goberti

Già agli inizi del 1300 Ferrara recintato vi erano annoverava numerosi fabbricanti inoltre erbe e fiori di “scodelle” che venivano rea- stilizzati. Forse gli lizzate in prevalenza in legno e alberi avevano un peltro; per quelle in ceramica, valore simbolico: invece, si deve fare riferimento a della vita e della due date in particolare: Castello scienza del bene e Estense, 1436 per le opere del del male. maestro Benedetto, denominato Il graticcio lo aveva “bocalaro” ed il 1443 per la pro- notato persino il duzione in maiolica di Bastiano, celebre pittore fer- definito lui pure con lo stesso rarese Filippo De termine. Esaminando poi le sto- Pisis, che nei suoi viglie graffite – senza dubbio la “Appunti sulla cera- tecnica più usata per la realizza- mica graffita ferra- zione di questi manufatti – è rese dei secoli XV molto facile trovare la lettera F, e XVI” (edito nel che poteva significare sia 1918) scrive: “Chi Ferrara, sia Faenza; trovandosi con disinteresse lodevole, con mensa del periodo medievale, però anche nelle monete che la cura solerte e devoto amore è quindi relativamente al 1200- nostra città ebbe il diritto di venuto raccogliendo dal 1883 ad 1300, ciò che era maggiormente coniare fin dal 1164 per ordine oggi il meglio che sia stato sca- in uso erano i boccali con care- dell’ imperatore, l’ipotesi più vato di ceramica a Ferrara è natura bassa e sagome slanciate, probabile è forse la prima. Giovanni Pasetti che ha costitui- i catini ed i bacili a pareti brevi e Nei reperti giunti fino a noi, vi to un vero museo nella sua ripide; non ci sono ancora i piat- sono spesso come ornamenti casa”. De Pisis prosegue poi con ti graffiti, ma solo di legno e pel- siepi di graticcio, raffiguranti una suddivisione in quattro clas- tro. Dalla metà del 1400 in poi, rami di salice intrecciati attorno si che comprendono: pezzi e il materiale cambia e si impre- a paletti infissi nel terreno. La frammenti di tipo arcaico (secolo ziosisce anche di decorazioni siepe delimitava e proteggeva i XIV) quindi pre–Pisanelliani, con che assumono un carattere deci- campi, recingeva orti e giardini, pezzi ingobbiati e non graffiti e samente elegante e di pregio, e aveva dunque la funzione di successivamente negli anni questo accade quando a Ferrara riparo, e questo spiega l’uso del 1350-1440 ingobbiati e di deri- c’è la presenza di Antonio graticcio anche nelle imprese di vazione orientale, pezzi mono- Pisano. Le scodelle sono infatti Casa d’Este, figura adottata per cromi, a colori - certamente il abbellite a seconda dell’uso cui ricordare i favorevoli risultati momento più fulgido per la cera- sono destinate e si possono ottenuti nelle opere di bonifica mica - e materiale di fornaceria, distinguere in piatto per la casa, del territorio. Abitualmente le su cui spesso era stata impressa religioso–monastico e amato- decorazioni erano completate una zampa di gallo, quasi un rio–nuziale. Quelle di uso comu- dalla presenza di due alberi, uno riconoscimento di tutta la nostra ne avevano ornamenti geometri- per lato, e da rosette, per riem- ceramica, ovvero la decadenza ci, a fiori, a palmette, girali, aral- pire, nei capi di maggior pregio, degli anni 1550 – 1600. dici, a figure muliebri, virili, di lo spazio libero; nel terreno Tornando invece agli oggetti da animali e di fantasia, disegni

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gnate anche da figure ne amatorio, le figure delle simboliche come l’Euca- donne a cui erano dedicati pos- restia, la croce, ecc. o sono anche essere accompagna- racchiuse da un disegno te da cartigli sintetizzanti il sen- geometrico. Frequente timento dell’amante; la parola anche una decorazione che anche allora ricorreva più “a spugna”, che si rea- frequentemente era “amore”, lizzava con piccoli grumi oppure brevi frasi, alcune di faci- sul giallo limonato. Nei le comprensione, altre invece dal monasteri vivevano ed significato contorto o intraduci- operavano centinaia di bili per il nostro linguaggio religiosi e tra i loro com- moderno; il nome dell’innamora- piti vi era sicuramente ta seguito dalla parola “bella” anche quello di provve- era comunque il preferito. dere alla realizzazione di Un’arte, questa, che decisamen- vasellame, anche se cer- te appartiene al passato, ma che tutti situati nel “cavetto”; il rove- tamente di tipo comune; pezzi oggi viene riproposta da una scio invece era poco curato. con una semplice lettera, ad interessante iniziativa della Spesso le foglie sono di pioppo, esempio R che stava per refetto- Camera di Commercio di Ferrara la pianta caratteristica della pia- rio, F per fermeria oppure forno, attraverso un concorso che impe- nura padana, di colore verde che fino ad un cartiglio o nastro con gna da quattro anni gli studenti spicca sul giallo ferraccia. Non la scritta CENERARIA o CANEVA dell’Istituto Dosso Dossi. Ai gio- mancano gli esempi di scodelle (ovvero l’economa della comuni- vani artisti, al loro estro moder- che hanno riprodotti i segni leg- tà che aveva un proprio persona- no che necessariamente deve gendari delle tradizioni ebraiche, le corredo) o con il nome di un tener conto di quanto li ha pre- come la stella a sei punte. religioso. ceduti, portandoli così ad uno C’è poi uno “scodellone” di 25 A carattere galante, le scodelle studio e ad una ricerca sistema- cm di diametro sul cui fondo è amatorie venivano offerte dai tica, viene affidato il compito di disegnata una figura femminile giovani alla persona amata e por- realizzare “un piatto di ceramica ed infine quello ornato con tavano una figura di donna le cui graffita ferrarese” che sarà poi scudi araldici; comune nel ferra- vesti, le acconciature e il copri- presente nei migliori ristoranti rese era il giglio, e per gli Estensi capo sono oggi una valida testi- della città accompagnando il l’aquila d’argento in campo monianza della moda del tempo; prodotto a cui si è ispirato. Dopo azzurro. vi erano inoltre simboli chiara- la pera, la vongola ed il riso, que- La produzione delle scodelle mente allusivi ai sentimenti, st’anno è stato scelto il pane ed monastiche era molto semplice, come un cuore trafitto da una in particolare “la coppia”, la cui adatta cioè ai luoghi dove si freccia oppure fiammeggiante. interpretazione vincente è stata usava; l’ornato occupava il cavet- Affini a queste erano quelle premiata durante una cena di to ed era rappresentato dall’indi- nuziali che si realizzavano in gala all’Istituto O. Vergani, alla ce di abbreviazione sotto il quale occasione di matrimoni; la figura presenza del presidente della erano poste le iniziali del Santo più rappresentata era un coniglio Camera di Commercio Carlo da cui l’Ordine religioso o la perché significava fecondità e Alberto Roncarati e di altre auto- Comunità prendeva il nome. Fra quindi molti figli; era raffigurato rità cittadine. gli esempi più comuni S.A., a coricato in una zona erbosa con significare Sant’Anna, probabil- in fondo le rosette, oppure un mente in uso nella chiesa omoni- albero secco a significare la vita NOTE ma trasformata in ospedale e accanto alla sterilità della pianta questo spiegherebbe i numerosi inaridita. Non mancavano i cani, Tratto in parte da La ceramica graf- pezzi ritrovati. Molto spesso segno di fedeltà. Nei pezzi più fita ferrarese nei secoli XV e XVI di però, le scodelle erano accompa- ragguardevoli e pregiati del filo- Virgilio Ferrari).

52 La tavola del Principe Marcella Marighelli

Dal 31 agosto 1548, Cristoforo vivande et apparecchio genera- dello Sbugo, ancora sano de la Messi detto Sbugo non firma le un anno dopo la sua morte: mente e di conseguenza anco- più i registri di cucina della dieci cene, tre desinari, un ra in grado di dare ordini ai corte: il 14 ottobre, infermo dil festino, in un arco di tempo subalterni. corpo ma sano de la mente, fa che va dal 20 maggio 1529 al Troppe volte, tra fiumane di testamento, ed il 10 novembre 14 febbraio 1548… quale pepe, cannella, zafferano, zen- dello stesso anno muore. finale più adatto del pranzo zero, noce moscata, imperlan- Eppure, il magno apparato che celebra le nozze di Anna, do pastelli, fiadoni e figure di tanto superbo quanto per niuno figlia di Ercole II e di Renata di zucchero per commensali insa- altro tempo sia stato visto in Francia, qui sotto riportato? ziabili, aveva cesellato sfarzose loco alcuno, descritto, al 26 Altre parole descrivono la tavo- cornici alla politica dei suoi settembre 1548, dal Savonaro- la del principe, ma, sperando signori, per non essere consul- la (1), evoca i Conviti diversi di trovare prima o poi conforto tato in questa occasione. dello Sbugo, apparsi nei nei documenti, non è assurdo Sfumato il progetto di apparen- Banchetti, composizioni di supporre una informale regia tamento con il re di Polonia,

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Ercole II aveva infatti accon- raresi erano dotate di peschie- padi in detti mantili et gli tova- sentito al matrimonio della re, dove, oltre all’anguilla, glioli erano piegati a tante e figlia con Francois de Lorraine, adatta a vivere a lungo in viva- diverse fogie quanto la mente duca di Aumale ed erede del io, venivano ospitate le riserve umana si può imaginare: cosa duca di Guisa, ottenendo da di pesce fresco. bellissima da vedere. Enrico II, re di Francia, il paga- Ovviamente, era soprattutto mento della dote della sposa. Comacchio a fornire, con l’an- Vivande che furono portate in Anna, sedicenne, sposò così guilla, il pregiato pesce di tavola per procura, in presenza di acqua salata. In prima a cadauna posta gli tutta la nobiltà ferrarese, Nel banchetto appaiono cinque era una navicela impastata con monsù d’Umala ad instanza servizi, come è consolidata tra- del late e poi delli maronzini del cristianissimo re de Franza dizione rinascimentale, con impastati con zucaro et aqua […] il primo uomo che fusse una strabiliante varietà di por- rosa, con una navicela di mar- apresso la corona […] de 35 tate a dimostrare tutta l’arte zapano insieme con un pane anni, grande di persona et ormai propria alla recita del tondo bianchissimo. bene proporzionato, con la cibo, cominciata nella corte e E poi, per mezzo la tavola, gli facia alquanto longhetta con nelle residenze dei nobili nel possero le infrascritte salate: occhi bianchi, il naso aquilino secolo precedente. cioè insalata d’indivia, insalata tortetto per una ferita de una La suggestione dell’apparato è de fior di cedro, di cicoria con lanza che gli era stata data gio- accresciuta dalla doratura ed zucaro et aceto rosato, di latuga strando […] ma però huomo argentatura dei cibi, offerti su et de diverse mesedanze, insala- molto affabile e benigno nel tovaglie decorate, ed è noto ta di cedro tagliato minuto, insa- parlare… che gli Estensi ricorrevano lata de carobe cote in vino, de Dopo una belissima giostra de anche all’opera di grandi artisti capari, de caviaro con delle dodeci cavalieri per parte, pur- figurativi per i disegni dei tes- anchioe et con del mioramento troppo funestata da malissimo suti da arredamento. salato tagliato in fette a modo tempo per la piogia e vento da Nell’ultima vivanda, a base di frittelle et poi portorno delle buora che tirava, un belissimo frutta, dolci e confetture, trion- orade arosto, delli cefali arosto, bagordo nel cortile, il sermone fano vere e proprie sculture di delle trutte arosto coperte di del vescovo di Comacchio, un burro, zucchero o pasta di sapore indorato, megie a capuzo- ballo con musiche di picari che mandorle: figure di marzapano lo in bafara, luci fritti con della sonavano divinisimamente, gli indorate ed arme, di Ferrara e agresta, passare fritte con delle invitati andorno nella salla di Francia, in omaggio agli illu- paranze, schile fritte con del dove era apparechiato et dete- stri ospiti. pevero et delle paranze, baiocchi ro l’aqua alle mani et andorno Nel testo si parla di una ele- fritti con del sapore francese, a tavola dove era preparato uno gante comedia del Giraldi, che barboni fritti, pasteli fatte de magno apparato tanto superbo venne rappresentata, il giorno polpe de luci et de trutte con quanto per niuno altro tempo successivo al convito, in casa delli gambari pieni con il suo sia stato visto in loco alcuno. dell’autore. Si tratta certamen- sapore, pastelli de carpioni, sar- Il pranzo è a base di pesce che, te degli Antivalomeni, che, è delle fritte coperte di salsa reale, a Ferrara, le acque interne e le noto, fu appunto rappresentata mioramenti stufati con naranzo e valli fornivano in abbondanza. in occasione delle nozze della zucaro e canella, fritade fate con Si può qui ricordare che il con- principessa Anna. uva passa e pignoli, delle ove sumo di prodotti ittici nella copate con della capirotada. Et mensa ducale era assai elevato Ordine del convito che fu fatto queste furno le vivande che com- e frequente: per oltre un terzo In prima erano stesi dui divi- parsero nella prima tavola. dei giorni dell’anno era infatti nissimi mantili sutilissimi de obbligatorio il piato de magro renso, l’uno sopra l’altro, con Nella seconda vivanda con consumo di pesci. Le tante arme dentro et tante Prima portorno delli tortelli Delizie e le ville dei nobili fer- diverse sorti de animali stam- bianchi fatti con latesini di

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pese con le reticelle et poi delli Nella quarta vivanda te in tavola in questo convito luci intieri in sale con del sapor Poi nella quarta vivanda por- tutte erano indorate et inargen- bianco, con delle pome grana- torno ostreghe, latomiele, zal- tate. te, e poi delle trutte cotte in doni, nevole con delli pastelli […] Dipoi finita la magna cena vino con delli limoni tagliati di d’ostreghe. andorno nel loco dove si bala- sopra, dopoi delli pastelli de va et ivi balorno quasi tutta la gambari, delle verze squartate Nella quinta vivanda notte, dipoi la domenica finir- piene, delle trutte fatte in Portorno delle tartufole, perse- no di fare la giostra et la sera potachio con della uva passa, ghe, pere bergamotte, delle fecero una elegante commedia delli varoli in brodo negro et garzignole, pome de diverse in Santa Maria de Bocco in delle passare cote alla france- sorti, uva de diverse sorti, car- casa del magnifico messer Gio. sa, delle megie in brodo con doni, olive, fenochi, formaggio, Battista Ziraldo, compositore delli torli d’ovi, con delle fette pastelli di cotogni e poi della di detta commedia, et esso era de pane sotto, delle orade in zeladìa zala, zeladìa morela, secretario di sua eccellenza. potachio alla comachiesa, una pastelli di uva passa, pignoli, minestra d’ove de truta, delle pasta tedesca con li feri, delle raine in aqua salata coperte de sfoiade con delli fiatoni, delle sapore incarnate, delle ove offele con delli anesi di sopra e Glossario cote in potachio, con delli tor- poi dell’amidote con le forme, Il seguente repertorio lessicale telli alla lombarda e poi delle delli vermicelli de butiero con è solo un elenco di termini tec- ove fresche a poltrino cotte nel li torli d’ovo, delle arme di nici o dialettali, seguiti da latte col zucaro et canella et botiero levate, delle figure di essenziale spiegazione e, occa- poi una minestra de riso cotto marzapano indorate, poi delli sionalmente, da notizie sul- alla turchesca. fiordelise vuodi con delli altri l’uso locale di ingredienti e pastelli. Fatto questo fu sgom- vivande. Nella terza vivanda brato la tavolla da tutte le aceto rosato: aceto aromatizza- Fu portato in tavola delli luci vivande et d’ogni altra cosa et to con acqua di rose schiapati friti coperti di cipole anco levorno via il mantile et agresta: agresto, succo di uve intiere et poi delli luci intiegri gli ne restò un altro, fu dato immature, usato come condi- friti coperti de sapore france- l’aqua alle mani, quale era mento nelle salse, ed anche se, delle tenche fritte con aqua odorifera, e poi fu porta- come rimedio. pevere et aneto e molte erbe to in tavolla molte e diverse amito: amido. La farina d’ami- odorifere e poi fu portato delli sorti de confeti fatte in siropo do è ingrediente di torte, mine- luci arosto su la gradella conzi come della coppetta, marinata, stre e del bianco mangiare del carmelino et poi delli zielo di cotogne, pistachea, anchioe: “aggiughe”; la voce pastelli de varoli e delli luci in savonea, pignocati, nizole con- deriva dal francese anchois, baffetta, con delli naranzi e fette, mandole e pignoli con- acciuga. Anche in alcuni convi- finochi e delle code de varoli fetti, canella confetta, corian- ti descritti dal Messi Sbugo si in dobba et delle orate frite, doli et anime di melone, anesi serve insalata d’anchioe delli cevali schiapati fritti e tutti confetti, ranzetti confetti, anesi: semi della Pimpinella delli carpioni fritti coperti di e poi fu portato delle salviete anisum, confettati, con virtù salsa, delli pastelli d’anguile con delli cortelli, con delli carminative e digestive caldi, delle tenche riverse mazzoli, delli stechi fatti a aneto: Anethum graveolens, coperte di sapore e poi delle diverse foggie. Qual convito fu ombrellifera simile al finoc- ove piene di sapore e poi delli molto belissimo e comparse chio, digestivo e diuretico salvatelli picoli, delli torteli suso quella tavolla de tutte anime: semi di frutti fatti alla fiorentina con una quelle vivande da pese che fu aqua rosa: acqua di rose otte- minestra alla napoletana et posibile d’havere in queste nuta dalla distillazione di peta- della zeladìa scura con delli nostre bande e tute le sopra- li di rosa varoli dentro. dette vivande che furno porta- arme: stemmi

56 bafara (in-): modo di cucinare che si può connettere a baffa, voce comune a vari dialetti set- tentrionali, e che significa “lardo”. Vedi anche baffetta, qui sotto baffetta (in-): modo particolare di cucinare carni o pesci, con- nesso al latino medievale baffa “lardo del maiale”. Messi Sbugo serve Piccioni casalen- ghi in baffetta, fritti con cedri tagliati sopra nella Cena di carne e pesce del 24 gennaio 1529, nella quale fu rappre- sentata la Cassaria dell’Ariosto e, tra le ricette, propone Polpette fritte in baffetta, frit- te, appunto, nello strutto, e condite con naranze, o salsa reale, o camellino baiochi: probabilmente baicoli, giovani pesci della spigola o piccoli cefali (termine venezia- no) barboni: triglie bergamotte: la bergamotta è una varietà pregiata di pere morbide e saporose. Mustafa beg armudi, “pera del principe M.” in turco; forse la voce deri- va dall’arabo-turco Bergama, Pergamo cardoni: cardi (Cynara cardun- caviaro: caviale, uova salate di butiero, botiero: burro, latino culus) storione. Nel trattato dello medievale butirum; butiero, carmelino: camelino, salsa a Sbugo si trovano ricette di botiero sono varianti attestate base di mollica di pane, uva Caviaro per mangiare fresco e in vari dialetti settentrionali passa, aceto, miele, cannella, per salvare (conservare) e capari: capperi pepe, chiodi di garofano, che il Frittade di caviaro capirotada: zuppa preparata Messi Sbugo consiglia per con- cevali: cefali, che sono di con fette di pane abbrustolite dire pesce alla griglia o carni molte specie, con nomi diversi, ed un intingolo di pesci o carni arrosto come avvertono i più noti trat- cotte e tritate, aglio, formaggio carobe: carrube, che in oriente tatisti di culinaria e dietetica grattugiato, aromi, brodo e erano considerate cibo per dei secoli XV e XVI uova. Spagnolo: capirotada cammelli, mentre all’epoca codognada: la cotognata, com- capuzolo (a-): modo di cucina- sono molto apprezzate, anche posta di cotogne, era preparata re il pesce, aperto, svuotato per preparare salse e venduta anche dagli speziali: delle interiora ed infilato nello carpioni: il carpione è un pesce nell’inventario di una farmacia spiedo; così aperto somiglia ad pregiato simile alla trota, che ferrarese del Trecento se ne fa un cappuccio e forse a ciò si si incontra nei ricettari del XV- menzione e codognà si trova, deve il nome XVI secolo nel Quattrocento, tra i generi di

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spezieria forniti alla corte stì a Belfiore e cui presero ostreghe: ostriche estense, dove figura come des- parte Ercole II, la moglie ove copate: forse per “uova sert nei banchetti e, racchiusa Renata di Francia ed altri per- perdute o sperdute” in artistiche scatole, entra nel sonaggi passare: pesce passero novero dei doni principeschi gambari: gamberi pastelli, pastelli: un involucro cotogni: mele cotogne. Nei garzignole: garzignola, denomina- di pasta entro cui si possono ricettari del XV-XVI secolo sono zione popolare di una specie di cuocere diverse vivande molto utilizzati per confezio- pera, “pera padovana”, forse in perseghe: pesche nare torte, pasticci e persino relazione al toponimo Galzignano pevere, pevero: pepe minestre. Il Messi Sbugo, ad (Padova) pignocati: dolciumi, il pigno- esempio, insegna come “fare granate: (pome-): dal latino cato o pignocado era una spe- un pastello di cotogne, che malum granatum, da granum, cie di torrone con pinoli vuole essere tondo” chicco, per esser pieno di tanti pistachea: confettura di confetto: confettato, cioè chicchi, granatum pistacchi incrostato di zucchero, come si latesini: animelle, parti com- poltrino (a-): intriso di farina, usava per molti semi e radici, mestibili delle interiora degli pappina, poltiglia. Da polta, anche medicinali animali; latesin (venez. padov.) , con r epentetico coppetta: coppèta, dolciume, “animella”, termine molto dif- potachio: intingolo brodoso una sorta di pasta di mandorle, fuso nei dialetti con contami- raine: carpe. Raina (ven. regi- pistacchi o noci e miele. Deriva nazioni del tipo “latte” na), perchè la carpa è pesce dall’arabo cubbàita latomiele: lattemiele, panna dalla carne delicatissima. coriandoli: il coriandolo è il montata Nel Messi Sbugo, Reine grosse frutto del Coriandrum sativum, luci: lucci. Il luccio era consi- in brodo nero con mandorle al quale si attribuivano anche derato il più sano ed il più tagliate sopra nella cena offer- virtù digestive digeribile tra i pesci di fiume ta da Alfonso contrari al duca dobba (in-): modo di cucinare mantile(-i): tovaglia (Conviti diversi, IV) in salsa, intingolo, stufato. Fr. marinata: gelatina di amarene ranzetti: scorzette d’arancia daube “stufatino”, spagn. maronzini: dolci candite adobo “condimento” marzapano: marzapane, pasta renso: tela di Reims, pregiata fiadoni: involucri di pasta ripie- di mandorle e zucchero reticelle: strisce di pasta utiliz- ni di vari ingredienti e poi fritti megie: la “meggia” è un cefalo zate per guarnire torte dolci o figure: sculture. Queste figure dal secondo al terzo anno salate (di zucchero, di burro, di sosa- mesedanze: mescolanze salvatelli: forse dim. di melli) dorate, dipinte, alte mioramento: anguilla di peso “salpa”, pesce o mollusco di circa tre palmi o più, sono pro- superiore a tre libbre (libbra fer- mare non identificato poste in vari conviti estensi dal rarese, 345 gr. circa). Il nome savonea: zucchero caramellato Messi Sbugo, dal Rossetti e da deriva da “migliore”, in rappor- con aggiunta di amido ed altri scalchi. Tra queste figure to alla crescita ed al valore com- aromi diversi che a seconda spiccano le forze d’Ercole, merciale dell’anguilla. delle usanze locali potevano mito della casa d’Este, quando morela: di colore paonazzo, essere acqua di rose, zenzero, vinse il Leone, quando vinse tendente al nero emulsione di mandorle dolci, l’Idra…ma anche altri oggetti naranzo (naranzi, naranze): acqua di viole come mori ignudi e femmine arancia; naranza ven., naranz schiapati: aperti ignude, pur more lomb., naranzz forma dialettale schile: squille, granchietti fiordelise: paste dolci di forma ancora in uso nel ferrarese marini, canocchie simile ai fiordalisi; fiordiligio navicela: piccolo pane a forma sfoiade: sfogliate, vivande di bot. Antico “giglio”. Fiordiligi di navetta pasta sottile, stratificata o grandi alla francese figurano nevole: cialde avvolta, con o senza ripieno nella cena di pesce che lo nizole: nocciole sosameli: sosamelli, dolcetti a Sbugo il 20 maggio 1529 alle- orade: orate base di sesamo e miele

58 tartufole: tartufi tenche: tinche tortioni: torciglioni, composi- zioni di pasta, spesso farcita, avvolta appunto a torciglione truta (trutte): trota turchesca (alla-): “alla turca”. Si tratta di riso cotto nel latte, zuccherato, condito con burro, acqua di rose e infine spolve- rizzato di zucchero varoli: spigole (Dicentrarchus labrax). Messi Sbugo: Varoli in casso- nada nella cena offerta da Alfonso Contrari al Duca (Conviti diversi, IV) vermiselli: vermicelli, fili di Battaglia S., Grande dizionario italiana, Le Monnier, Firenze burro zuccherati ed aromatiz- della Lingua Italiana, Torino 1961 1894 zati con acqua di rose e segg. Ferri L., Vocabolario ferrarese-ita- zafrano: zafferano Battisti C.-Alessio G., Dizionario liano, Ferrara 1889 zala: gialla etimologico italiano, Firenze Mazzocchi P., Dizionario polesa- 1985 no-italiano, 1907 zaldoni: cialdoni. Nominati in Boerio G., Dizionario del dialetto Messi Sbugo Cristoforo da-, molti ricettari del ‘500. Messi veneziano, Venezia 1856 Banchetti, composizioni di vivan- Sbugo propone la ricetta di una Bortolan D., Vocabolario del dia- de e apparecchio generale, Neri Torta di zaldoni letto antico vicentino (XIV-XVI Pozza, Venezia 1960. zeladìa: gelatina, brodo di sec.), Vicenza 1893 Nannini F., Vocabolario portatile carne o pesce, o succo di frut- Chiappini L., La Corte Estense ferrarese-italiano, Ferrara 1805 ta, aromatizzato e rappreso. alla metà del Cinquecento. I Patriarchi G. , Vocabolario vene- Gelatìa nel Messi Sbugo, torbi- Compendi di Cristoforo di ziano e padovano co’ termini e da o chiara o bianca o di pesce Messisbugo, Sate, Ferrara 1984 modi corrispondenti toscani, o da donzena Colussi G., Glossario degli antichi Padova, 1821 volgari italiani, Helsinki 1983 Pfister M., Lessico etimologico zielo: gelo, cioè gelatina Cortelazzo M.-Zolli P., Dizionario italiano, Reichert, Wiesbaden zucaro: zucchero. etimologico della lingua italiana, 1979 Bologna 1979-1988 Sella P., Glossario latino-emilia- Cremante R., Teatro del Cinque- no, Città del Vaticano 1937 cento, Ricciardi, Milano Napoli Tommaseo N.-Bellini B. 1988 Dizionario della lingua italiana, Dizionario biografico degli Italiani, Torino 1865 Istituto della Enciclopedia Ita- liana, Roma 1960 Faccioli E., Arte della cucina. BIBLIOGRAFIA Libri di ricette, testi sopra lo scal- co, il trinciante e i vini dal XIV al AA.VV., A tavola con il principe, XIX secolo, a cura di E. Faccioli, NOTE Catalogo della mostra su alimen- Milano, Il Polifilo, 1966 (Nuova tazione e cultura nella Ferrara ediz. L’arte della cucina in Italia. degli Estensi, Corbo ed. Ferrara Libri di ricette e trattati sulla civil- (1) Biblioteca Comunale Ariostea, 1988 tà della tavola dal XIV al XIX, Ferrara, Manoscritti, Collezione Azzi C., Vocabolario domestico Torino, Einaudi, 1987) Antonelli, n.485, Marco Savonarola, ferrarese_italiano, Ferrara 1857 Fanfani P.,Vocabolario della lingua Cronaca di Ferrara

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I protagonisti dell’iniziativa: un po’ di storia/1 Istituto d’Arte & Liceo Artistico Dosso Dossi di Giorgio Mantovani e Leopoldo Santini

Tra ottobre 1735 e agosto 1736 studi non era ancora completa- Maria del Suffragio tuttora esi- lo Stato Pontificio che com- mente definito si applicò alla stente e aperta al culto in S. prendeva il territorio ferrarese pratica decorativa e pittorica, Romano, opera definita da fu invaso da 3000 austriaci alla progettazione architettonica Giorgio Padovani come un tipi- prima del trattato di pace con la in senso stretto, al rilevamento co esempio di barocchetto. Francia. Il Cardinale Legato del terreno e delle fabbriche, Nello stesso anno disegnò nel Mosca, applicando disposizioni alle materie idrauliche. Al ter- quattrocentesco palazzo Paradi- ricevute da Roma, si rifiutò di mine del corso si poteva ottene- so in via Scienze una nuova rifornirli di vettovaglie, così gli re l’abilitazione alla professione scala per collegare il cortile occupanti sottoposero la popo- di notaio e giudice d’argine interno con la sala Ariosto; in lazione ferrarese a violenze e (incarico che ricoprì tutta la vita seguito disegnò la cappella saccheggi. Conclusa la pace i per la zona di Francolino), di dedicata a S. Luca dei Medici, soldati si ritirarono e per cele- perito agrimensore e idraulico. alla sinistra del corridoio d’en- brare la libertà, si decise, per la Nel 1749 Barbieri fu nominato trata: opere che nel tempo furo- prima volta a Ferrara, di istitui- dal Comune sopraintendente no demolite. Nel 1751 il re una Accademia di disegno, alle fabbriche pubbliche, il Comune per ragioni economiche figura, architettura. Tra gli primo anno gratuitamente, il abolì la carica di architetto, ammessi il ferrarese Gaetano secondo con un compenso di gliela riconfermò quattro anni Barbieri, nato nel 1711, che nel 60 scudi. Nel 1750 disegnò e dopo, poi Barbieri fu nominato triennio nel quale il piano di fece riedificare la chiesa di S. direttore dell’Accademia. Per un decennio, dal 1755 conti- Anni ’60. Allievi dei corsi serali nuò il recupero di palazzo Paradiso con l’apertura dall’at- tuale sala Monti, con interventi al teatro anatomico e ai locali destinati all’Accademia di dise- gno. Nel 1763 progettò la chie- sa a pianta ovale di Ficarolo dedicata a S. Antonino e succes- sivamente concluse l’opera con la torre campanaria a ordini digradanti. Di quegli anni il disegno del portale marmoreo della chiesa di S. Cristoforo alla Certosa e nel 1788 la chiesa delle Carmelitane di S. Teresa, un altro esempio di barocchetto. Dell’Accademia dell’Università di Ferrara si è rintracciato solo l’atto costitutivo, così ha scritto

60 Aula di disegno dal vero Ervardo Fioravanti in un suo articolo sulla Dosso Dossi. Quasi un secolo dopo, annota Fioravanti, se ne segue la trac- cia in due opuscoli, uno del 1820, con oggetto l’apertura della Scuola d’ornato (1), ma non è ben chiaro se si tratta del- l’antica Accademia o di una nuova scuola; l’altro del 1840, per la distribuzione dei premi nell’Accademia di Belle Arti in Ferrara. Nell’anno 1870 scom- pare il titolo di Accademia e si pubblica il regolamento per la Scuola di Belle Arti, alla dipen- denza del Comune che nomina i professori e premia gli allievi. Un manoscritto dal titolo «Ferrara e le sue tradizioni arti- sità di dare alla scuola un indi- prof. G. Ravegnani, che conser- stiche» ci ha fornito ulteriori rizzo più pratico e rispondente vò l’incarico fino all’anno 1914- precisazioni.“... Ferrara ... non ai bisogni dei giovani artieri 15; lo sostituì in seguito il prof. trascurò l’insegnamento del della città: l’incarico fu affidato E. Giberti. Per nove anni, al corso disegno prima serale (2), poi agli ingegneri Cesare Vignocchi di Figura G.Domenichini, poi diurno, tanto che dal 1860 al e Gaetano De-Pestel e all’asses- Angelo Longanesi eletto per con- 1877 la scuola dove si svolgeva sore Adolfo Cavalieri. Gli inge- corso. Insegnanti di Plastica: L. l’insegnamento artistico aveva gneri furono nominati soprain- Bolognesi per un biennio, L. raggiunto un tale livello da tendenti della nuova scuola e Legnani fino alla morte, in segui- potersi chiamare Accademia di dopo l’approvazione del regola- to Giovanni Longanesi. Belle Arti. Infatti, oltre la scuo- mento da parte del Ministero Nel corso serale applicato alle la serale di disegno d’ornato di Agricoltura Industria e Com- Arti e Mestieri Angelo Diegoli e retta dal prof. Pividor, ben altre mercio e del Consiglio direttivo, successivamente il figlio Giaco- ne furono istituite quando il si aprirono i concorsi degli inse- mo seguirono il corso preparato- dott. Girolamo Scutellari fu gnanti. L’istituto fu chiamato rio; il biennale fu affidato a assessore comunale alle Belle «Scuola di disegno Dosso Giuseppe Zambelli con assi- Arti, e cioè quelle di disegno, Dossi» con due corsi, uno sera- stente Ernesto Maldarelli. Il figura, scultura, pittura e nudo, le e l’altro diurno. Il primo trien- prof. Zambelli lasciò Ferrara al rette dagli insegnanti G. nale prevedeva un anno prepa- termine dell’anno scolastico Domenichini, Ferrari, Conti, ratorio e due di Disegno appli- 1887-88 perché nominato inse- Pagliarini, Lodi. L’insegnamento cato alle Arti e Mestieri per i gnante governativo nella scuola era completo e l’alunno poteva giovani frequentanti i laboratori italiana di Salonicco. Lo sostituì studiare liberamente finché non e le officine ecc.; il secondo, E. Maldarelli, nominato diretto- si sentiva in grado di frequenta- biennale, era per gli studenti re dal Consiglio comunale nel re una Accademia Regia. Fino orientati all’arte decorativa o 1915-16. al 1878 la scuola ebbe caratte- all’arte pura. Numerose le benemerenze otte- re puramente artistico e i giova- Il 16 febbraio 1882 venne nute dalla Dosso Dossi: due ni usciti da essa salirono ad alto impartita la prima lezione del medaglie d’argento per la grado: tra questi Boldini, corso diurno. Scuola di Disegno Industriale Previati, Mentessi e tanti altri. Direttore con l’insegnamento alla Esposizione Nazionale di Verso il 1880 si sentì la neces- della decorazione fu nominato il Torino del 1884, dove il prof.

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Anni ’60. Una studentessa rio alle professioni pratiche, docente il prof. Leone Caravita, su 47 presenti, 39 promossi; nel II corso biennale serale dedicato alle arti meccaniche professionali con il prof. Ernesto Maldarelli, docente e direttore della scuola, 50 pro- mossi su 55; nel III corso diur- no di Figura con il prof. Angelo Longanesi, 13 su 13; nel IV diurno di Decorazione, con il prof.Gualtiero Magoni, ammessi 14 e promossi 14; nel V diurno di Plastica, prof. Giovanni Longanesi, esaminati 12 allievi, tutti promossi. Nello stesso anno, su progetto del critico d’arte Ugo Ometti, il Ministero pensò di trasformare Ravegnani presentò i lavori cesso a studenti che per specia- tutti gli Istituti di arte pura in degli allievi; una medaglia li attitudini desiderassero orien- Istituti artistici. Con delibera- d’argento alla Esposizione tarsi verso scuole superiori o zione podestarile del 12 novem- Universale d’Anversa nel 1885 Accademie di Belle Arti. bre 1928, il Consiglio comuna- e nello stesso anno la medaglia L’insegnamento, sia per gli le di Ferrara decise che dal I d’oro del Ministero della artieri che per gli studenti arti- luglio 1929 la Dosso Dossi Pubblica Istruzione all’Esposi- sti doveva avere durata trienna- avrebbe cessato l’attività, per- zione Provinciale (3); nel 1891, le: un primo anno comune e un ché non rientrava nella modifica una medaglia d’argento alla biennio finalizzato agli scopi delle scuole secondarie oggetto Esposizione Nazionale di Paler- che si volevano raggiungere. Gli di studio a livello ministeriale. mo e nel 1907 una Menzione esami di ammissione, promozio- Fortunatamente, grazie al glo- onorevole all’Esposizione indu- ne e licenza comprendevano rioso passato, agli artisti striale e commerciale di Roma”. prove orali e pratiche. “La vali- (Alberto Pisa, Giambattista Poiché da tempo si richiedeva dità di quel piano di studi fu Crema, Amerigo Ferrari, Mario una riforma della scuola, una confermata in vari modi: tra le Capuzzo, Oreste Forlani, Mario apposita commissione, costitui- centinaia di allievi frequentanti Luigi De Sisti, Ulderico Fabbri, ta dall’avv. Giuseppe Buzzoni, il triennio serale molti furono Giorgio Rossi, Nino Balboni, Adolfo Magrini, Primo Roda, assunti come disegnatori o Gaetano Sgarbi, ecc.) e con la Giuseppe Previati, nell’ottobre direttori di laboratori in Italia e motivazione della benefica assi- del 1910 comunicò al sindaco all’estero, e negli anni di guerra stenza agli operai, si decise di che per le rinnovate condizioni la direzione ricevette continue conservarla, riordinarla, stabiliz- sociali e le esigenze della richieste di certificati di studi zarla. Il 2 ottobre 1929 il moderna cultura la soluzione da parte di ex alunni ricercatis- Municipio di Ferrara convocò la più appropriata sembrava quella simi come disegnatori e asse- commissione di vigilanza, com- di istituire una scuola artistica gnati ai Corpi del Genio e ai posta dall’ing. Enzo Baglioni e industriale, aperta agli operai Comandi Militari”. dal conte Arturo Giglioli, cui si con insegnamento di disegno e Ottimi i risultati degli esami nel aggregarono il cav. Luigi Villani modellazione, con o senza labo- dopoguerra, quando la sede era e il comm. Adolfo Magrini per ratori. Contemporaneamente, ubicata al Palazzo dei Diamanti. discutere il regolamento, i pro- non bisognava precludere l’ac- Nel 1923 nel I corso preparato- grammi, i bandi di concorso per

62 le cattedre di ruolo. Si accertò per la decorazione. Nel 1934 chi furono così ripartiti: che i corsi serali erano ancora dal Palazzo dei Diamanti la Giacomo Diegoli, Disegno appli- validi per gli operai, mentre Dosso Dossi si trasferì nell’ex cato Arti e Mestieri; Giuseppe quelli diurni dovevano essere Palazzo Cavalieri (4) in Via de’ Castagnoli, Decorazione, Prospet- modificati, come deciso dal Romei e si unì alla scuola di tiva Ombre; Giuseppe Virgili, Ministero. Il prof. Adolfo avviamento professionale. La Plastica; Renzo Vancini, Disegno Magrini propose di aggiungere direzione fu affidata al prof. geometrico e ornamentale; Luigi al corso diurno l’insegnamento Zanoletti già preside del profes- Simoni, assistente corsi serali. della lingua e letteratura italia- sionale, e ad Angelo Longanesi, Nel 1940 la Dosso Dossi parte- na e quello di storia dell’arte, direttore ai Diamanti, fu affida- cipò alla Mostra Littoriale di per fornire agli studenti una cul- to il corso di Figura. Altri incari- Bologna, con Giovanna Baruffaldi tura più completa. Tra i docenti di quelle materie, nell’ultimo anno della sua vita, il prof. Palazzo Cavalieri, in via de’ Romei Alfonso Vasè, prima direttore didattico, poi insegnante all’Istituto Tecnico e nei princi- pali collegi cittadini, Torquato Tasso e Alessandro Manzoni. Vasé era ben conosciuto a Ferrara dove aveva dimostrato le sue capacità nell’arte, come commediografo, poeta, giornali- sta, polemista. Con il regola- mento del 1930 furono previsti corsi quadriennali diurni di Figura, Plastica, Decorazione e Prospettiva; corsi serali di Disegno geometrico e ornamen- tale, Disegno applicato. Nel 1932 la Scuola professionale comunale maschile e femmini- le, con sede in Via de’ Romei, e la Dosso Dossi organizzarono una mostra, che richiamò mol- tissimi visitatori, con i lavori di Plastica degli allievi del I e II corso diretto dal prof. Virgili; interessanti le opere del corso di Decorazione, Architettura e Prospettiva affidate al prof. Castagnoli, un giovane inse- gnante che si era già fatto cono- scere attraverso lavori esposti in altre mostre d’arte; ottimi i risultati ottenuti dalla pittrice Clara Zappi, insegnante di Pittura e Disegno nei corsi fem- minili, che era riuscita a infon- dere nelle allieve la sensibilità

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e con gli ex allievi Farinella, diverse sono state le trasforma- Camera di Commercio scriveva: Cozzolino, Roversi, Milani, zioni: da istituto comunale a “pregevoli i lavori d’arte esposti Orsatti frequentanti la R. statale, oggi è una sezione nelle sale superiori; ma special- Accademia di Belle Arti di associata alle Magistrali G. mente occuparono la nostra atten- Bologna. Sempre della Dosso Carducci. Il corso attuale di zione i saggi scolastici che rispetto a quelli dell’anno scorso dimostra- studi è di cinque anni e com- Dossi, ai Ludi Juveniles di no i progressi ottenuti. Questa Roma furono iscritti Ronchetti prende due indirizzi: Istituto scuola, istituita da pochi anni e e la Rambaldi, che avevano d’arte, con insegnamenti di sovvenuta quasi interamente dal seguito con profitto i corsi di Architettura, Decorazione pittori- Comune, ha già superato il periodo pittura di Gino Marzocchi e di ca, Decorazione plastica; Liceo che chiameremo embrionale, delle scultura di Giuseppe Virgili. Artistico aggiunto, con il progetto linee abbozzate, dei piani appena Nell’anno scolastico 1945-46 Leonardo per Architettura e tracciati; ora è tempo ch’essa viva l’attività riprese e da quel design, Figurativo, Grafico Visivo, di una seconda vita, vera, utile, momento il prof. Renzo Vancini, Beni culturali. Si promuovono pratica... cerchiamo in altri termini incaricato della direzione (5), inoltre corsi formativi, corsi post di avere una scuola d’arte applica- ta all’industria, una vera scuola diploma, progetti didattici. intensificò i rapporti con il professionale, come hanno tante Comune facendosi portavoce Se nel 1935 su 105 iscritti 97 città d’Italia e più specialmente della volontà di molti docenti di erano maschi e 8 femmine, oggi dell’Estero, ampliando coraggiosa- trasformare la scuola in Istituto su 420 il numero delle allieve mente quella che entro limiti d’arte, di redigere un nuovo ha superato quello degli allievi. ristretti ha già dato risultati tanto regolamento, di migliorare le soddisfacenti. E a questo proposi- strutture didattiche. Per motivi to, noi domandiamo se è giusto, se di salute Vancini non riuscì a è ragionevole che, laddove il completare quanto desiderava, Comune concorre per oltre L. ma il successore, l’architetto 10.000, il Governo non dia che un sussidio di L. 2000 e la Provincia Bordini, ottenne anche la parifi- di sole L. 500. La Camera di cazione dell’istituto. Commercio, che da tanto tempo Negli anni ’60, grazie alla NOTE vagheggia l’istituzione di una scuo- nuova posizione giuridica della la professionale, propugnerà, ne scuola, e al riconoscimento dei (1) Nella mattina del 5 aprile 1820 siamo certi... l’effettuazione di un corsi serali da parte del si aprì a S. Margherita la Scuola progetto che può essere fonte di d’Ornato affidata alla direzione del Consorzio per l’istruzione tecni- tanto bene pel nostro paese. E prof. Saroli. Il conte Ercole ca, si incrementarono le iscri- intanto rivolgiamo all’assessore Graziadei ne fece l’apertura con Cavalieri, al Direttore prof. zioni (dai 58 allievi degli ultimi sensata ed elegante prolusione. anni ’50 si arrivò nel 1962-63 a Giuseppe Ravegnani e al corpo (Annali di Ferrara dall’anno 1816 insegnante della Scuola Comunale 181). Per quel motivo fu neces- al 1825). d’arte e mestieri i più vivi rallegra- sario trovare nuove aule al (2) 1855. Nel superbo palazzo del menti”. palazzo Massari. La riforma March. Don Nicolò Bentivoglio (4) Leonello Cavalieri, deceduto il della scuola media nel 1963- d’Aragona, la sera del 24 maggio 1° febbraio 1929, tre anni prima 64 e l’introduzione dell’educa- inauguravasi l’Istituto delle scuole con testamento aveva disposto zione artistica portò la Dosso notturne, aperte ad ammaestra- numerosi legati destinati ad opere mento di letteratura, calligrafia, Dossi a sopprimere il triennio di pubblica utilità e di beneficenza aritmetica e disegno, per quei fan- inferiore degli Istituti d’arte. per un importo di 180.000 mila ciulli e artigiani, i quali trattenuti lire, e per dimostrare il suo legame Dal 1981 la Dosso Dossi ha tra- dalle giornaliere loro occupazioni, sferito la sede centrale nel fab- con la città aveva donato alla non avrebbero potuto trarre profitto Pinacoteca una pregevole opera bricato della “Ca’ di Dio” S. dalle scuole diurne comu- del Muzzioli. Esecutrice testamen- Cristoforo dei Bastardini (6) in nali. (Roveri e Fiorentini - Annali taria la figlia Laura coniugata con via Bersaglieri del Po, mante- Ferraresi 1830-1880). il senatore Ugo Ancona. Due giorni nendo la succursale a Palazzo (3) Il 24 maggio 1885 s’inaugura- dopo l’apertura del testamento la Cavalieri. Da quel momento, va nell’Ateneo Civico la mostra arti- signora comunicò un codicillo stico industriale. L’ECO della

64 datato tredici giorni prima della morte, con il quale il testatore annul- lava i legati per motivi economici e incaricava la figlia di erogare agli Enti la somma più convenien- te. Nell’aprile del 1930 la signora ridusse del 10% l’importo destinato ai legati e si impegnò ad elargire 160.000 mila lire a favore del Comune (la parte più cospicua alla Dosso Dossi) e il resto agli altri Enti. Nel 1931 con lettera inviata al Podestà Ravenna dichiarò di non voler rispettare quanto dichia- rato precedentemente. L’anno successivo, dopo varie vertenze si arrivò alla soluzione per inter- vento del Podestà. Per onorare la memoria del padre Leonello e del fra- tello Raffaello deceduto in guerra, fu donata la casa di via de’ Romei al Comune, che si accollò il pagamento di lire 68.000 per gli ziato verso la Giovecca per separa- del custode, Accademia medico altri legati. La volontà era di bene- re gli assistiti maschi dalle femmi- chirurgica, Deputazione di Storia ficiare con un lascito di lire ne. Tracce di decorazione datate Patria, Banda musicale, per alcuni 100.000 la scuola Dosso Dossi e il 1569 sono state rinvenute sotto la insegnamenti serali della Dosso valore della casa, tolte le 68.000 capriata dell’oratorio. Il terremoto Dossi. Nel 1934 la Scuola elemen- lire, era superiore a quanto previ- del 1570 che distrusse gran parte tare Umberto I si trasferì in via sto. Il Podestà studiò l’opportunità della città provocò danni irrepara- Boldini e dopo lavori di riadatta- di destinare l’edificio alla Dosso bili anche alla “Ca’ di Dio”, e per le mento nel 1940 il Comune conces- Dossi, che nel 1934 lasciò il palaz- pessime condizioni il Duca Alfonso se in permuta al Consorzio Terre zo dei Diamanti per la nuova sede. II e la moglie Barbara d’Austria Vecchie il corpo nord del fabbrica- (5) La direzione, dopo Ervardo affidarono l’incarico all’architetto to; in quel periodo i due compro- Fioravanti fu affidata a Giuliano Alberto Schiatti che fece una prietari intervennero con un restau- Giulianelli, Orio Sarti, Gian Franco ristrutturazione e un ampliamento ro (ricordato dalla lapide centrale Goberti, Giovanni Gaddoni, con una ricomposizione completa dell’edificio). Nel 1943 la parte Emanuele Taglietti, Clementina della facciata nel 1576. Nel 1883 non alienata al Consorzio fu con- Ferrari, Antonio Utili, Alessandro il Pio Luogo degli Esposti fu cedu- cessa alla Scuola media D. Fugaroli, Alfonso Serafini. to al Comune in cambio dell’ex Alighieri che vi rimase fino al (6) Le origini dell’ospedale di S. convento delle Missioni in via 1978, anno in cui le aule del piano Cristoforo meglio conosciuto come Savonarola, dopo di che iniziarono terra furono utilizzate dalla Dosso la “Ca’ di Dio” risalgono al XIII i lavori per adattare l’edificio alle Dossi che dal 1981 trasferì prima secolo; nel 1389 chiesetta e ospe- scuole elementari Umberto I. Dal la sede centrale e in seguito la suc- dale in rovina vennero riedificati e 1886 i locali eccedenti furono uti- cursale, che al termine dei lavori di nel XV secolo, per intervento di lizzati in periodi diversi per uffici restauro ritornerà a palazzo Lucrezia Borgia, l’edificio fu poten- scolastici, vaccinazioni, abitazione Cavalieri in via de’ Romei.

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I protagonisti dell’iniziativa: un po’ di storia/2 I.P.S.S.A.R. “Orio Vergani” di Giorgio Mantovani e Leopoldo Santini

L’Istituto Professionale di Stato cavaliere e amico di Borso, pro- Ferrara il 10 maggio entrando per i Servizi Alberghieri e della prietario appunto del palazzo dalla porta di Castel Tedaldo Ristorazione ha sede nel presti- citato. accolto con i soliti onori. gioso palazzo Pendaglia. Quella All’edificio sono collegati diver- Quattro giorni dopo Bartolomeo dei Pendaglia è una antica si avvenimenti storici. Il primo è Pendaglia (fattore generale del famiglia veneta detta dei così ricordato da La Fiera di marchese) contrasse matrimo- Cinquenti, che a Ferrara dal XIII Ferrara, pubblicata da Taddei nio con Margherita, figlia di al XVI secolo fu potente, ricca e nel 1845: ”... il 16 gennaio Pompeo e sorella di Cesare molto influente. Alcuni discen- 1452 mosse solennemente il Costabili. L’imperatore non volle denti si trasferirono a Mantova Marchese Borso dalla sua mancare e dopo aver sostenuto dove erano ancora presenti nel Residenza con un numeroso e il dito della sposa mentre que- XVII secolo. veramente regale corteggio, sta riceveva l’anello, quando Il capostipite della famiglia, onde ricevere al confine del Margherita salì su un cavallo dopo aver ucciso un cavaliere Polesine sull’Adige l’Imperatore bardato d’oro cavalcò al suo della corte di Federico, abban- Federico III ch’era sceso in fianco con il re d’Ungheria, il donò l’Alemagna, si trasferì in Italia per prendere la corona duca Alberto e il marchese Italia e in seguito a Ferrara. Tra imperiale di Roma, lo accompa- Borso per raggiungere palazzo i suoi discendenti Benvenuto, gnavano circa duemila cavalieri Pendaglia. Qui con gli altri prin- suo figlio Gabriele (consigliere e e tra quelli il Duca Alberto di lui cipi partecipò a un ricco ban- fattore generale del marchese fratello, e Ladislao suo nipote re chetto e danzò con la sposa alla Nicolò III) e nonno di Bartolomeo, d’Ungheria e di Boemia. In quale donò un prezioso gioiello. simili circostanze presentò il Il palazzo Pendaglia, con un Colonna con lo stemma dei Signor di Ferrara al Monarca soffitto tutto d’oro, era conside- Pendaglia Germanico (che voleva erigere rato il più bello di Ferrara anche Modena e Reggio, già Feudi per il cortile, arricchito da un imperiali in Ducati, e di crearne porticato a sette arcate con il Marchese Borso primo Duca) capitelli quattrocenteschi a quaranta superbi destrieri di fogliame (Roveri e Fiorentini razza siciliana magnificamente negli Annali Ferraresi 1830- bardati e cinquanta falconi otti- 1880 hanno scritto: ”... le mamente addestrati per la cac- colonne che sostengono la gran cia...”. sala nel cortile, vuolsi essere Federico III giunse a Ferrara il quelle stesse che decoravano 17 gennaio accompagnato dal uno dei sontuosi palazzi Marchese, attraversando Fossa- dell’Isola Belvedere fuori Porta dalbero e Belfiore. Alla porta del Po”). Leone ricevette l’omaggio delle Altre notizie sul palazzo si ritro- autorità civili e religiose e dopo vano nelle Croniche di Ugo una visita alla Cattedrale accla- Caleffini 1471-1494: mato dal popolo alloggiò in “... Et a dì 16 de novembre Castelvecchio. Il 24 gennaio 1479 arivò in Ferrara, che veni- partì per Roma ma come aveva va de Ungaria de legatione, lo promesso a Borso ritornò a reverendissimo cardinale Sergii

66 La Palestra Ginnastica Ferrara con l’istruttore Alfonso Manarini Scarsellino. Aleotti realizzò anche il campanile, demolito nel 1913. Nel 1797 fu abbattuto lo stem- ma dei Pendaglia. Da quel momento iniziò un progressivo degrado: nel 1820 si attivò la Scuola d’Ornato; nella notte del 15 dicembre 1831 scoppiò un terribile incendio nella chiesa soppressa e chiusa fin dall’epo- ca dell’invasione francese. In seguito venne utilizzata come magazzino per le forniture mili- tari, poi come palestra; nel 1848 i Civici pompieri, costitui- tisi l’anno prima, adattarono i locali a magazzino e a caserma e lì rimasero fino al trasferimen- to della sede nelle vicinanze di S. Stefano. Il palazzo fu sede et Bachi, frate de San Spirito... che passa vicino al palazzo della Guardia Nazionale e nel et alozò in lo palacio che fu de Bevilacqua. Il Conservatorio 1861 ospitò la Società di scher- messer Bartolomeo Pendaglia, a risaliva al 1593, quando la ma. L’anno dopo, con un parzia- spese del duca Hercole...”. duchessa Margherita Gonzaga le recupero, i palazzo e i locali “... Et insino a dì septe de moglie di Alfonso II aveva deci- annessi alla chiesa vennero marzo 1480... arivò in Ferrara, so di accogliere le giovani che riconvertiti in istituti scolastici, che veniva da Millano lo reve- per la grande carestia erano prima le elementari, poi l’avvia- rendissimo monsignore Aschanio, costrette ad elemosinare tutto il mento professionale, la R. fratello legittimo et naturale che giorno, subendo anche violenze. Scuola Normale Promiscua G. fu del duca Galeazo, olim duca Originariamente si trovava pres- Numero unico per il cinquantena- di Milano... Lo quale vene in so la Porta dello Spinello rio dell’istituzione del corpo dei confine a Ferrara et alozò in (distrutta con le rovine della pompieri casa del fu messer Bartolomeo Spianata), poi passò nella casa di Pendai...” di un certo Ballerini di fronte al “... Mercuri a dì 9 de febraro palazzo Paradiso, infine a palaz- 1491 arivò in Ferrara, che veni- zo Pendaglia. Quando nel 1598 va da Fiorenza cum cento cava- Ferrara passò sotto il dominio gli, l’ambasaria di Fiorentini, a della Chiesa e Margherita cui andò il duca contra cum sua Gonzaga lasciò la città, le zitel- cummitiva et zentilhomini et le vennero soccorse dal condussela ad alogiare in casa Comune, che acquistò il palazzo de li Pendagli, cioè heredi del nel 1601. In seguito si decise magnifico messer Bartolomeo di costruire una chiesa dedicata Pendaya, suso l’hora del dese- a S. Margherita e l’incarico fu nare a spese de sua ducale affidato all’Aleotti. Quel luogo signore”. sacro aveva tre altari, il maggio- Nel secolo XVI l’edificio accolse re di fronte e gli altri due latera- il Conservatorio delle zitelle, il li, un soffitto a cassettoni e qua- cui prospetto era su via Sogari dri del ‘600, tra i quali uno

laPianura 67 tradizione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”

Bartolomeo Pendaglia in una Carducci con scuola elementare Dopo un biennio comune, si medaglia di Sperandio di tirocinio e da circa un ven- accede a un terzo anno in cui si tennio è sede prestigiosa, senza distinguono tre diversi indirizzi dubbio una delle più belle (in comune c’è lo studio di due d’Italia, dell’Istituto Alberghie- lingue straniere), per ottenere ro. La scuola ad indirizzo com- rispettivamente la qualifica di merciale turistico dell’Einaudi Operatore ai servizi di ristora- di Ferrara aveva costituito sedi zione sezione cucina; Operatore staccate per l’indirizzo alber- ai servizi di ristorazione settore ghiero a Portogaribaldi e al Lido sala bar; Operatore ai servizi di degli Estensi (che ebbe tra i ricevimento. docenti Aroldo, titolare del- Diversi quindi gli obiettivi: il l’omonimo ristorante). primo offre adeguata formazio- Con il trasferimento dell’Istituto ne che consente di eseguire Magistrale in via Canapa, nono- piatti freddi e caldi, di conosce- insegna a seguirli in ogni fase stante le perplessità delle auto- re i principi nutritivi e di conser- del soggiorno e anche ad infor- rità scolastiche, visto il clima di vazione degli alimenti e le marli sulle risorse culturali e crisi a livello turistico che in modificazioni che avvengono turistiche del territorio. quegli anni attraversava il nella fase di cottura; nel secon- Un ulteriore biennio permette nostro territorio, si decise di do gli studenti acquisiscono le poi di diventare Tecnici dei ser- fondare un Istituto Alberghiero nozioni riguardanti il servizio vizi di ristorazione o Tecnici dei del tutto autonomo rispetto per il ristorante e bar e sono in servizi turistici: il piano di all’Einaudi: la preside, coadiu- grado di inserirsi nella organiz- studi prevede stage in aziende vata dal Sindaco, riuscì a supe- zazione di banchetti e buffet; il italiane ed europee, una moda- rare tutte le difficoltà. terzo, fornendo anche una lità che consente non solo di Il tempo ha dato loro ragione: buona conoscenza degli stru- fare esperienza ma anche di attualmente l’Istituto offre agli menti informatici, è orientato avviare contatti per il lavoro studenti diverse opportunità. all’accoglimento dei clienti, futuro. L’Istituto ha ampliato l’offerta formativa inserendo Corsi serali per lavoratori-stu- Ingresso al cortile di via de’ Romei con la targa dell’Istituto Magistrale G. denti con il riconoscimento Carducci delle materie già svolte positi- vamente in altri percorsi scola- stici e un Corso O.F.I. (Offerta formativa integrata) in collabo- razione con gli Enti di forma- zione professionale. In occasione di eventi impor- tanti e prestigiosi per la città, l’Istituto ha ospitato e continua con grande successo ad acco- gliere, con pranzi e cene di gala, autorità, artisti come Abbado e Benigni, associazioni e delegazioni, oltre che parteci- pare, in ogni parte d’Italia, a concorsi e ad iniziative promo- zionali, con risultati sempre eccellenti.

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I protagonisti dell’iniziativa: un po’ di storia/3 ITAS Navarra di Giorgio Mantovani e Leopoldo Santini

Recentemente un gruppo di lavo- diverso da quello dell’agricoltu- stazionavano in diverse parti ro rappresentato da docenti ed ra, quando, ammesso all’Istituto della città trasportando gratui- esterni ha pubblicato un libro di grafica di Urbino, nonostante i tamente studenti e docenti. dal titolo «Fondazione Navarra. complimenti e le proposte di L’Istituto Professionale fu la Un’Istituzione Ferrarese». lavoro di Carlo Rambaldi che lo prima scuola a disporre di pro- Tralasciando gli stessi argomen- invitata negli Stati Uniti, preferì pri mezzi guidati e riparati dal ti esaminati, abbiamo ritenuto orientarsi verso il campo disco- personale scolastico, che con- opportuno riproporre quanto grafico disegnando copertine a sentirono di organizzare visite pubblicato nei tre numeri unici livello internazionale. aziendali, gite scolastiche, set- usciti nel 1988-89, dal titolo Negli anni ’80 il Navarra per la timane bianche, il fiore all’oc- «Navarra News». La testata e i sua ubicazione a Malborghetto chiello dell’Istituto che dispo- loghi furono realizzati dall’agro- era una realtà più conosciuta neva anche di una pista sinteti- tecnico Massimo Storari, desi- dal mondo agricolo che dai fer- ca per lo sci di fondo. deroso di esprimere quanto la raresi. L’unica pubblicità la for- Nel maggio del 1988 il prof. scuola avesse contribuito alla nivano i pullman con il nome Mario Bovoli, tuttora docente sua formazione. Le capacità le della scuola che ogni mattina, nella stessa scuola, presentò il dimostrò più tardi, in un settore in mancanza di servizi pubblici, Numero unico:”E così la nostra

70 Mostra macchinari agricoli. Sullo sfondo a sinistra l’ex essiccatoio tabacchi

scuola si vuol dare anche il In prima pagina si inserirono si attivasse l’attesissima facoltà suo giornaletto. In precedenza due articoli che affrontarono lo di Agraria (un problema già pro- festeggiammo con tutta l’uffi- stesso argomento. Il prof. Luigi posto nell’800 e mai risolto). cialità del caso, e il concorso Bottoni precisò come alla legge Nelle pagine seguenti gli stu- delle Autorità e Stampa, l’inau- del 1986 che aveva istituito denti presentarono diversi argo- gurazione della nuova sede (1) l’albo professionale degli agro- menti: la tutela dell’ambiente, intitolata ai Fratelli Navarra (2). tecnici (5) avessero contribuito il concerto tenuto nell’atrio In seguito ci siamo lanciati molti studenti del Navarra, sia della scuola dalla Mannish sotto l’aspetto promozionale per il dibattito che per la foca- Blues Band, la partecipazione a con una mostra cittadina (3) lizzazione delle istanze che gare sportive, la ricerca realizza- dove il pezzo forte era il video costituivano la fonte sostanziale ta da due classi del biennio con (4) che avevamo realizzato con della legge. i relativi docenti sull’ ex essic- i nostri mezzi, e che fissava D’accordo con lui, ma con catoio del tabacco. in immagini e parole le fasi diverse aspettative, lo studente Nell’ultima pagina l’intervista al salienti del passato e le attività Alessandro Mantovani, che pur prof. Tosi, da un anno insegnante caratteristiche quotidiane den- riconoscendo l’importanza del al Navarra, ma con precedenti tro l’Istituto... Abbiamo voluto percorso compiuto, definiva esperienze lavorative in un Istituto cogliere il livello giusto e abbia- ancora più lunga la strada da del Ministero dell’Agricoltura e mo creduto di trovarlo affidando percorrere, perché la legge era Foreste, e per due anni responsa- l’iniziativa di redazione a un ancora molto generica (appena bile dell’Associazione Bieticoltori gruppo assortito di studenti e 8 righe). Sempre in quell’artico- Ferraresi. Gli fu chiesto se rite- insegnanti, dove ci fosse la lo dal titolo: In attesa della nesse idonee le strutture e le massima libertà di iniziativa per facoltà di agraria, fiducia degli infrastrutture scolastiche per la i primi e possibilità di interven- agrotecnici espresse la speranza formazione professionale e ti non perentori ma neanche che a Ferrara, come si era isti- quali fossero le modalità di occasionali per i secondi...” tuita la facoltà di Architettura, assunzione nel mondo del lavo-

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ro. Da quelle domande emersero formatica? precisando che “il renza di quelli limitrofi, appog- proposte che in seguito sarebbero computer come strumento giò il progetto fornendo l’edifi- state adottate dal Ministero della didattico rappresentava una cio (le aule libere della Scuola Pubblica Istruzione. Per il docen- occasione per elevare la qualità media inferiore subentrata te la scuola avrebbe dovuto fun- dell’insegnamento con vantaggi all’Avviamento professionale), zionare anche in estate, pro- di tipo operativo, concettuale, officina e laboratori. Il buon grammando “stage estivi” in logico”. funzionamento dell’istituto, aziende agricole per favorire Il Convegno si svolse in due precisò Guidorzi, fu in gran l’apprendimento delle nuove giornate affrontando diverse parte merito dei docenti che tecniche colturali. La formazio- problematiche: sperimentare risiedendo in zona conoscevano ne poteva essere migliorata tra- metodi e contenuti nuovi, cono- bene i problemi. L’ex sindaco lasciando i programmi adottati scenza del proprio territorio, Benazzi aggiunse che le possi- fino a quel momento e optando crisi e prospettive della realtà bilità di lavoro non sarebbero per un biennio di studio comu- agricola ferrarese. Nel campo mancate, e anche se molti ne. Nel triennio superiore gli sportivo furono esposti macchi- diplomati preferirono spostarsi studenti avrebbero potuto sce- nari agricoli. in altre località, in Italia e gliere diverse specializzazioni Sempre nello stesso numero all’estero, chi rimase dimostrò biologico-agrarie per diventare della rivista si legge che due che le capacità acquisite nella genetisti, ingegneri agrari ecc. classi del biennio avevano scuola garantivano il migliora- Per ciò che riguardava il lavoro, modificato il programma di cul- mento della quantità e qualità precisò che le aziende non tene- tura generale di quell’anno per di produzione dei terreni loro vano in particolare considera- rispondere all’U.S.L 31 che si affidati. zione i titoli di studio (diploma era rivolta alla scuola per infor- Nell’anno scolastico 1971-72 o laurea), ma erano soprattutto marsi sulla frutticoltura ferrare- gli iscritti era 78, suddivisi in orientate alla verifica della pro- se, sull’uso dei prodotti chimici due sezioni. Nel decennio suc- fessionalità. e la loro commercializzazione. cessivo si attrezzò il primo labo- L’anno successivo, in parte, Poiché nel maggio dell’89 si cele- ratorio di chimica, il Comune quelle premesse si verificarono. bravano i venti anni di Ostellato, concesse alla scuola una azien- Lo dimostrò la prima pagina del sezione di Malborghetto, si decise da agricola per campi sperimen- «Navarra News» che presentò il di pubblicare un terzo numero tali dimostrativi e per le eserci- progetto ‘92 e il Convegno orga- del «Navarra News». tazioni pratiche degli studenti, nizzato dall’istituto dal titolo: Nell’intervista all’ex preside si creò un frutteto sperimentale, Una scuola rinnovata: per quale Ciro Guidorzi e all’ex sindaco una serra per le piante da fiore agricoltura?. risultò che l’I.P.S.A. di Ostellato e da orto. Il triennio superiore Il progetto ‘92 si proponeva di era stata inaugurata nell’anno per agrotecnici venne attivato risolvere due problemi: il primo, scolastico 1968-69 con una nell’anno 1984-85. Alla fine didattico formativo riguardante classe di 18 iscritti e tre docen- degli anni ‘80 si erano già quali- l’elevazione dell’obbligo scola- ti. Le bonifiche avevano messo ficati 415 allievi e diplomati stico; il secondo, la necessità di a disposizione di molti agricol- 38, e dal mese di settembre adeguare le strutture culturali e tori inesperti una notevole del 1989, dopo un triennio, si operative della scuola alla logi- quantità di terreno da coltivare poteva conseguire, come a ca e ai ritmi del cambiamento. e nel ‘68, quando fu aperto Malborghetto la qualifica di ope- Il Navarra aveva aderito al pro- l’Istituto, il Comune disponeva ratore agro-industriale. Poiché si getto, che per il primo anno pre- di circa 10.000 ettari di terreno erano evidenziati disagi per la vedeva l’insegnamento dell’in- da affidare a persone con una mancanza di aule, nell’ultima formatica accanto a quello della adeguata formazione pratica e pagina del giornale il Comune matematica. Per chiarire quel teorica. L’Istituto Professionale presentò il progetto per la nuova rapporto, Lidia Trentini, docente riuscì con il biennio ad assicu- sede. di matematica, pubblicò un rare una preparazione meccani- Per aiutare gli studenti si deci- articolo dal titolo: Perché l’in- co-agraria, e il Comune, a diffe- se di adottare un’Area di appro-

72 fondimento di 4 ore settimanali da utilizzarsi per il recupero di tutti coloro che presentavano lacune linguistico-espressive o logico-matematiche. Il futuro sembrava roseo...inve- ce l’orientamento verso altri NOTE ti e mezzadri, ospitati gratuitamen- percorsi scolastici determinò te nel convitto. Dieci anni dopo, una riduzione progressiva degli (1) Dal 1953 le lezioni si svolgeva- per la statalizzazione, il Comune di iscritti. Dal 1997 le due sedi di no nella villa della Fondazione e Ferrara intitolò l’Istituto ai fratelli Malborghetto e Ostellato, per nelle aule del vecchio convitto. Nel Navarra. l’autonomia scolastica, sono 1979 la Fondazione affidò all’im- (3) Il Navarra fu il primo tra gli isti- state accorpate all’IPSIA Ercole presa dell’Ing. Benini di Ferrara la tuti scolastici ferraresi ad organiz- zare presso la sala EFER di Largo I D’Este di Ferrara sia per la realizzazione di un nuovo istituto per 750 allievi. Castello due mostre: una nel 1987 direzione che per l’amministra- (2) Nel 1907 Gustavo e nel 1921 dal titolo: «Una Scuola per l’am- zione. Severino Navarra con testamento biente e l’umanità nella storia del- Nel 2003 l’IPSA Navarra, adot- concessero i loro beni per fondare l’agricoltura ferrarese» e l’altra nel tando il progetto Cerere, si è tra- una Scuola Pratica di Agricoltura e 1988, presentando la ricerca di sformato in Istituto Tecnico nel 1923 si costituì la Fondazione archeologia industriale sull’ex Agrario Statale che diploma come previsto dai testamenti. La essiccatoio tabacchi, attualmente Periti Agrari. scuola fu attiva solo nel triennio utilizzato come officina. 1926-29 accogliendo orfani di (4) Giordano Barioni, addetto al lavoratori. Gli obiettivi erano: dif- laboratorio di chimica, realizzò con fondere l’istruzione agraria a mezzo le strutture scolastiche tre video: il di conferenze e corsi professionali, primo sulla viticoltura partecipò a eseguire la sperimentazione agraria una rassegna nazionale sul film e zootecnica, produrre e diffondere educativo a Mondavio; il secondo piante da frutto, viti americane, presentò le attività quotidiane della piante diverse, scegliere riprodutto- scuola; il terzo riguardò la produ- ri per il miglioramento delle varie zione delle piante da fiore in serra. specie di bestiame. Ai corsi profes- Gli ultimi due furono richiesti da sionali erano ammessi gli agricolto- fiere agricole di diversi paesi e da ri della provincia di Ferrara di età istituti scolastici fuori regione. superiore ai 14 anni proprietari, (5) Il Navarra nel 1953 aveva solo il affittuari, mezzadri o spesati. La biennio (40 ore settimanali incluse sede a Malborghetto di Boara 12 di pratica agricola e officina). aveva una sezione a Sabbioncello Nel 1970-71 quando il Ministero S. Vittore. Nel dopoguerra la approvò la prosecuzione degli studi, Fondazione avviò corsi comple- il preside prof. Ciro Guidorzi, chiese mentari per periodi limitati per la che la Fondazione si attivasse per frutticoltura, vinicoltura, canapi- costituire la terza classe per agro- coltura. Nel 1953 prese avvio tecnici. Nello stesso anno si rinnovò l’Istituto Professionale per l’agri- e ampliò il convitto con una capien- coltura- scuola per coltivatori diret- za a 100 posti dai 40 iniziali.

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Il perito agrario? Alleverà erbacce Andrea Poli

Non dite al professor Luigi via l’altro i prodotti alimentari lente d’ingrandimento. “Siamo Benelli che la scuola italiana - tipici di Ferrara, le Diciassette partiti nel 2005 con la pera docenti, discenti, annessi e Perle; mettendole a sistema, e tipica dell’Emilia-Romagna”, connessi - è oramai ridotta a qui sta la grande intuizione, spiega il prof con occhi che stanca istituzione avulsa dalla con altre eccellenze presenti brillano, “ma già che c’erava- realtà. Si arrabbierebbe di sul territorio: cuochi capaci di mo abbiamo detto che la pera brutto: insegnante di econo- creare inediti accostamenti di ferrarese è quella migliore di mia, marketing e valorizzazio- sapore a partire da ciò che tutte. Sa, teniamo un po’ per ne, all’Istituto Agrario Fratelli passa il convento (e quello fer- la nostra parrocchia”. Navarra di Malborghetto (spe- rarese è un convento molto, Ridacchia sotto i baffi che non cificazione geografica d’obbli- ma molto generoso), e i ragaz- ha, Luigi Benelli, ferrarese tra- go, perchè esiste pure una zi dei tre istituti, coinvolti in piantato per oltre vent’anni sede coordinata a Ostellato) è concorsi ad hoc con tanto di nell’austera Torino che ha il motore del concorso legato primo premio per la migliore riportato nella natìa Ferrara al Piatto Estense, commende- ricetta originale a tema, per il l’illuminante esperienza dei vole manifestazione promossa miglior piatto di ceramica graf- solidi sabaudi, che hanno dalla Camera di Commercio di fita da trasformare in limitata saputo conservare lo straordi- Ferrara in collaborazione con ma ricercatissima produzione nario patrimonio della razza ristoratori, Istituto d’Arte Dosso di piatti del buon ricordo, non- bovina locale - definita da tutti Dossi, Istituto Alberghiero Orio ché per la migliore ricerca sto- i sacri testi di zootecnia dei Vergani e, per l’appunto, Navarra. rico-agronomico-nutrizionale tempi che furono Piemontese Obiettivo, valorizzare un anno sul prodotto posto sotto la Della Coscia, per dire la carat- teristica saliente- eliminando il difetto del bacino stretto delle fattrici, che mal si pre- stava a partorire i baldi vitelli dal posteriore ipertrofico. Lasciando in cambio all’auste- ro capoluogo la vicedirettrice del celeberrimo Museo Egizio, per via di una vecchia fiamma che si iscrisse alla facoltà di lettere antiche solo per stargli vicino, ma questa è tutta un’altra storia. Torniamo a bomba; insomma, professore: nel 2005 la pera, poi il riso del Delta, a seguire la vongola di Goro e adesso, anno di gra- zia 2008, la mitica coppia fer- rarese. Il pane più buono del mondo, Riccardo Bacchelli

74 dixit; un cliente rognoso, no?, visto che esiste una produzio- ne praticamente sterminata, capace di far perdere la busso- la al ricercatore più scafato, figuriamoci due studentelli alle prime armi. “Ma noi abbiamo già da anni un con- corso interno che ha finalità del tutto simili, il premio Ciro Guidorzi. Abbiamo pescato i ragazzi nel gruppo di quelli che ci partecipano, loro sanno già come muoversi”. Siccome stiamo parlando di miti, i let- tori consentano al cronista di aprire una parentesi: il profes- sor Ciro Guidorzi è davvero una figura mitica, chiedere alle generazioni di studenti che si sono riversate a ondate suc- monsieur le professeur, rien da scuola ed evita così di finire cessive sul Fratelli Navarra fin dichiarare? Non, ca va tout sulla graticola del cronista, la da quando era un semplice bien, bonjour, bonjour. Capito seconda si materializza nell’uf- biennio di qualifica professio- il tipo? Chiusa parentesi; tor- ficio - generosamente messo a nale e che l’adorano ancora niamo agli studenti che hanno disposizione dal vice preside adesso che lui non c’è più e vinto il concorso per la miglio- Lorenzo Boldrini - con le loro hanno messo su l’arma- re ricerca sulla coppia di pane movenze timide dell’adole- mentario tipico delle persone per scoprire che, sorpresa, si scente e occhi che ti fissano attorno alla cinquantina, tratta di due ragazze, spia dritto dritto mentre parla: capelli più sale che pepe e della faticosa evoluzione gene- “Sono venuta qui perché il mio pancetta. E ne hanno ben tica che sta vivendo l’istituto, obiettivo è prendere la laurea donde: preside arguto e uomo da destinazione quasi obbliga- in scienze forestali. Il mio di grande umanità dissimulata ta dei figli (maschi) dei tanti lavoro lo vedo a contatto con la sotto una sottile patina di cini- agricoltori della provincia a natura. Le piante, gli animali”. smo, per amore della nostra indirizzo di studi in crisi di un Un tipino deciso. Il profe con- agricoltura e dei suoi studenti settore in profondo sommovi- ferma: “Abbiamo poche ragaz- seppe pilotare la scuola pro- mento, dove oramai meno ze, ma tutte molto determinate fessionale all’approdo del della metà degli allievi provie- e motivate. Sanno quello che diploma quinquennale di agro- ne da famiglie agricole e le vogliono fare, io alla loro età tecnico, passaggio propedeuti- ragazze cominciano ad affac- non ero mica così”. E non solo co all’attuale trasformazione in ciarsi con prepotenza, spinte lei, prof, creda: in questa stan- istituto tecnico per periti agra- da motivazioni ben precise, a za c’è qualcuno che voleva ri. Capace di portare i suoi volte lontanissime dall’origina- fare l’avvocato perché alla tivù ragazzi all’estero sullo sgan- rio imprinting produttivistico davano i telefilm di Perry gherato pullman in dotazione della scuola: la passione per la Mason, pensa un po’ te. Vicino all’istituto e di passare la fron- natura, la valorizzazione del ad Elena siede Edoardo tiera con la Francia con uno di paesaggio. Sugli scudi infatti Perelli, che da tre anni vince a loro, che aveva dimenticato a sono finite Michela Berveglieri man bassa il Ciro Guidorzi, casa la carta d’identità, nasco- ed Elena Faggiana. La prima, con lavori su anguilla, vongola sto nel bagagliaio: bonjour buon per lei, oggi non è a e salame. A un secchione di

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tal fatta la domanda è d’obbli- Navarra etichettavano spregia- del settore giù a Comacchio e a go: chissà che bei voti in tivamente come erbacce, pas- Goro, ed è stato molto interes- pagella, Edoardo. sando lunghi anni di lezione a sante, ma per il salame sono io “Insomma...”, glissa rigirando- illustrare come eliminarle sta- che ho trasmesso conoscenza; si sulla sedia. “Studiasse un bilmente dalla faccia della ho riportato le mie esperien- po’ di più...”, rincara la dose terra, ora stanno per diventare ze”. Il professor Benelli, pote- sornione il profe Benelli. materia d’insegnamento, sta- va essere diversamente?, tiene Pungolato sull’amor proprio, lo volta per salvaguardarle. a sottolineare il risvolto più studente quasi modello preci- Ultima domanda ai ragazzi: squisitamente didattico della sa: “Il fatto è che se una cosa cosa vi hanno lasciato queste faccenda: “Due anni fa abbia- mi piace vado fino in fondo, se ricerche sui prodotti tipici, mo fatto una gara di salami: i no... A me piace la tradizione, fatte sui libri e su internet, ma ragazzi hanno portato dieci le cose legate alla terra; per anche di colloqui e interviste salami da casa, noi docenti ci esempio, la ricerca sul salame con la gente? Elena non ci abbiamo messo la giuria. Una l’ho fatta a partire dalla mia pensa su due volte: “Mi sono fatica...”. A comporre la giu- esperienza personale. E’ una arricchita. Adesso so perché il ria?, abbocca il cronista. “No, passione che ho, così ho pampapato si chiama così, so no, per quella abbiamo dovuto cominciato con due maiali, i la storia della coppia di pane, anche scartare parecchie can- consigli di un mio zio e quelli che sono cose che comunque didature. La fatica è stata riu- di un muratore che era venuto la maggior parte dei ferraresi scire a capire qual era il sala- a fare dei lavori a casa mia. non sa. Perché i ferraresi non me migliore”. Specie se dietro Adesso di maiali ne ho sei, sto apprezzano Ferrara; vengono ci avete magari bevuto qualche mettendo a posto casa e fieni- da tutto il mondo per vederla e bottiglia di fortana bello fresco le dove abitava mia nonna e ci noi niente”. I presenti sotto- e frizzante con la scusa che è vado a stare io, da solo. Poi, scrivono all’unanimità. anche lui un prodotto tipico siccome sono diventato mag- Edoardo se la tira: “Beh, dipen- che una scuola ad indirizzo giorenne, divento agricoltore e de. Per anguilla e vongola ho agrario ha il dovere istituziona- sto dietro ai dieci ettari della parlato con pescatori e gente le di valorizzare, vero profe? nostra azienda di famiglia”. Parecchio tosto anche lui. Con studenti così il Navarra andrà a gonfie vele, no, professor Benelli? “Eeh, insomma. L’agricoltura ha poco appeal in questo momento, e noi abbia- mo perso molti iscritti. Però abbiamo capito che oggi i ragazzi vengono qui perché aspirano a un modello di vita più in armonia con la natura. Così abbiamo creato tre nuovi indirizzi: produzione di energia da biomasse, architettura del verde, agriturismo. Ne abbia- mo allo studio anche un quar- to: le piante per il benessere”. In altre parole, una rivoluzione in punta di penna, se pensate che le erbe spontanee che solo qualche anno fa i docenti del

76 Viale Po, 7 - Ferrara Tel. 0532.773442

laPianura 77 cultura Appunti sull’iconografia novecentesca del pane ferrarese La ciupéta dipinta Lucio Scardino

La coppia di pane, detta dialet- se è... la coppietta, dal cui corpo periodo, i pezzi di pane più in talmente ciupéta, non ha cono- (nodo o nastro) si distendono due auge in città erano la pagnotta, lo sciuto grande fortuna nella pittu- panetti che, all’ingrosso, ognuno “svizzerone” (ossia la coppia ra antica: gli affreschi trecente- ha la sagoma del kipffel. grande) e la coppietta. Coppie di schi di Pomposa, le “cene” di Il panet, lavorato a mano, viene pane ferrarese campeggiarono Garofalo, dello Scarsellino e del nei suoi due capi (curnit) elegan- così in due capolavori del periodo Bononi nella Pinacoteca di temente ritorto per finire a punta. metafisico del pittore italo-greco: Ferrara (1), i dipinti guercineschi Questa punta è chiamata grustin. Il linguaggio del bambino e Il salu- di Cento rappresentano - chi più Nella cottura il corpo (nodo o to dell’amico lontano, entrambi chi meno - semplici pagnottelle nastro) rimane molle con sovra- del 1916 (4). Soprattutto que- o “rosette” (2). Il taglio caratteri- stante crosta. Il grustin viene st’ultimo dipinto fu variamente stico del “pane ritorto” compare invece biscottato” (3). Per questo ripreso e omaggiato dagli artisti già nei testi cinquecenteschi, suo aspetto quasi “rococò”, la successivi: si deve anzitutto ri- all’epoca cioè dei trattati gastro- coppia attirò l’attenzione di un cordare I pesci sacri, capolavoro nomici del Messisbugo, ma si geniale soldato di stanza a del 1925 di Filippo de Pisis, che trattava di forme meno raffinate Ferrara nel 1915, Giorgio de si risolve in una duplice citazione rispetto a quelle odierne, capric- Chirico, il quale la dipinse assie- dell’opera dechirichiana. E poi, ciosamente attorcigliate. Così me a dolci e biscotti “dalle forme un quadro del 1968, del napole- descrive la ciupéta nel 1968 l’av- oltremodo metafisiche e strane”, tano Lucio Del Pezzo, intitolato vocato-poligrafo Giuseppe Longhi: che poteva ammirare nelle vetri- significativamente Omaggio a de “la forma tipica del pane ferrare- ne del Ghetto ebraico. In quel Chirico e che appare come una rilettura semplificata in chiave pop-art del capolavoro ferrarese, Achille Funi, Natura morta - cm. 53 x 75 - Ferrara, collezione Lucia Modena - rovesciando la lettera piegata che Ravenna riporta “le salut de l’ami loin- tain” (5). Infine, Ferrara a tavola (1989) del catanese Antonio Torresi, che riprende una donna con mini-castello sulla testa e occhiali da sole, la quale sta per addentare una coppia: sul fondo stanno appesi i dolci immortalati da de Chirico nel corso del suo soggiorno ferrarese, nonché una salama da sugo. Il pampepato compare invece in un autoritratto ideale di de Chirico, in cui Torresi ha accostato la ciupéta, la scato- la dei fiammiferi de I passatempi di una ragazza e la calza della Befana (6). Lanciata dal de Chirico quale vera e propria “icona” dell’arte moderna, la

78 Mario Capuzzo, Le gloriose insegne della cucina ferrarese. Ferrara, collezione coppia fu ripresa da alcuni pitto- Sonia Longhi. ri ferraresi fra le due guerre mon- diali, per siglare in modo origina- le e un po’ capriccioso le loro opere murali. Ci riferiamo ad Achille Funi e a Galileo Cattabriga. Il primo, impegnato ad affrescare tra il 1934 e il 1938 la Sala della Consulta (poi dell’Arengo) nel Municipio di Ferrara (7), nel riquadro dedicato all’Orlando Furioso, pone ai piedi di Medoro ed Angelica intenti a baciarsi una bellissima natura morta. Quasi fosse incastrato fra mele ed un canestro con ortaggi, fuoriesce un panetto attorciglia- to. Un senso di realismo, ad un tempo “magico” e stilizzato, con- nota l’icastico particolare dell’af- data e firma dell’autore appare fattispecie labronici e con indub- fresco comunale: e a conferma difatti la caratteristica forma bie qualità nella resa naturalisti- della fedeltà a questo tipo di rap- della coppia ferrarese (8). ca di oggetti e ambienti, tanto presentazione, è da segnalare Cattabriga occhieggia a Funi e, che la ciupéta sembra quasi che in una mostra del marzo- nel contempo, pare guardare aggettare dal quadro. Nel suo aprile 2008 presso la galleria all’esempio di un altro grande libro, Longhi rileva poi che “in “Monica Benini” di Ferrara è pittore conterraneo, allora ope- una mostra di arte moderna nel stata esposta di Funi una natura rante a Parigi, Filippo de Pisis (i 1933 lo scultore Giovanni morta del 1968 circa, con la frut- cui famosi “pani sacri” sono in Colognesi ha posto in mano al ta inserita entro un canestro pres- realtà delle ). Lavoratore non la vanga ed il sochè identico a quello che E’ stato qui ricordato un libro a martello ma il pane come simbo- affianca la nostra ciupéta. carattere gastronomico, ricco di lo di vittoria”. In realtà, la figura Una citazione diretta da questa particolari aneddotici, pubblicato allegorica del Lavoro presentata opera del maestro ferrarese pare nel 1968 dall’avvocato Longhi e da Colognesi, scultore di Fiesso compiere il bondenese Galileo variamente riedito. Nella prima Umbertiano emigrato “di qua da Cattabriga in un particolare degli edizione in copertina è riprodotto Po”, alla Settimana Ferrarese del affreschi che ornano l’ex Mercato un assai gustoso dipinto di Mario 1928 (e non del 1933) presenta Ortofrutticolo di Ferrara. Di sog- Capuzzo: una natura morta data- un giovane che impugna un getto ruralistico e non più aulico, ta 1958 ed incentrata sulle bastone e tiene nella mano sini- le decorazioni eseguite nel 1938 “insegne della cucina ferrarese”, stra un oggetto non granchè iden- vogliono esaltare l’agricoltura in ovvero il pane, la salama da sugo tificabile dalle foto superstiti, ma tutti i suoi aspetti: e così, su un e il vino di Bosco Eliceo (9). che potrebbe essere una pagnot- tavolo a fianco di una contadina La composizione – commissiona- ta smangiucchiata (più che una che allatta il figlio (e non più ta a Capuzzo dallo stesso Longhi coppia) (10). Ultimo grande intenta, come Angelica, ad amo- – si riallaccia alle numerose descrittore della ciupéta nel ‘900 reggiare col proprio ganzo) è col- scene di “cacciagione”, dipinte fu un altro artista polesano tra- locata nuovamente una natura dal famoso artista polesano tra- piantato a Ferrara: il pittore e gra- morta con pane. Da un grande piantato nel Codigorese: una pit- fico Ervardo Fioravanti. In varie canestro fuoriescono gambi da tura veloce quanto sapida, composizioni degli anni ‘80, rea- sedano ed affiancata ad un paio aggiornata sul gusto dei pittori lizzate con matite e pastelli a di cipollotti e ad una brocca con postmacchiaioli toscani, nella cera, l’anziano artista (era nato

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Lucio Del Pezzo, Omaggio a De Chirico. Collezione privata questo articolo ripro- in fila sul tavolo da disegno così ponendola ai lettori come si dispongono sul tavolo da della “Pianura”, cucina per farli ben asciugare ed considerando oltre- anche per poterli agevolmente tutto che il breve contare, giacchè è ben noto che quanto intenso testo il piatto medio consta di trenta (sorta di senile e sin- cappelletti. golare “dichiarazio- Ovviamente, tale numero è pura- ne di poetica”) è mente indicativo e nessuno è semi-sconosciuto, obbligato a tenerne conto. Quel non essendo stato capodanno i cappelletti mi riusci- riportato in biblio- rono proprio bene: voglio dire, grafia nel catalogo quelli che ho ritratto con i pastel- della retrospettiva li a cera. ferrarese di Fioravan- Durante quell’annata non feci ti, curata da Maria che ritrarre cose dal vero. Ai cap- Luisa Pacelli nel pelletti seguirono le coppie di 2001. “Da vari anni pane delle varie forme e dimen- ormai, la mattina del sioni che si confezionano nei primo di gennaio, nostri forni ferraresi, da quelle qualunque sia il eleganti dai lunghi cornetti, tempo, mi reco nello all’olio, a quelle tozze che ancora studio e dò inizio ad conservano l’impronta delle forti nel 1912) ha eletto la coppia di una serie di lavori nuovi. Dalla mani contadine, alle “riccioline” pane a protagonista quasi assolu- buona riuscita o meno dell’opera che si sgranocchiano come per ta: capovolta o spezzata, affian- di quella mattina traggo gli auspi- gioco, per vincere un momenta- cata a gusci d’uova o a composi- ci per l’anno nuovo. neo languore di stomaco. zioni astratto-geometriche (11), a Naturalmente, per ciò che con- Vennero poi i radicchi delle varie cappelletti o a cespi di radicchio, cerne la mia attività artistica poi- forme e nei loro colori così miste- essa rappresenta per l’artista una ché nelle altre vicende giocano riosi ed affascinanti, un po’ frutti forma “perfetta” da sondare e indizi diversi ed altre cabale. e un po’ fiori. Imparai, tra l’altro, originalmente riproporre, talvolta Appunto in un mattino di Natale che un certo radicchio che si pro- connotandola con un sottile filo di qualche anno fa, aiutando mia duce negli orti ferraresi si chiama d’erotismo. Non a caso, assieme moglie a fare i cappelletti, ebbi “radicchio eziolato”. a queste “coppie”, Fioravanti l’idea di iniziare l’imminente L’informazione l’ho avuta dal mio realizzava contemporaneamente Capodanno ritraendo proprio dei amico Bruno Pasini, ben noto il ciclo grafico degli Uccelli del cappelletti, tradizionale piatto di poeta vernacolo e laureato in paradiso, falliche e poetiche noi della Val Padana per le feste scienze agrarie. Fu, ed è quello composizioni impregnate d’uno grandi. che intendevo sottolineare, un spirito visionario e surrealista, Alla data stabilita, mia moglie si anno straordinario: mai, infatti, molto attenuato nelle coeve natu- alzò un po’ per tempo e mi con- lavorai con tanto impegno ritraen- re morte di soggetto “panificato- fezionò una trentina di cappellet- do con sempre nuovo entusiasmo rio”. Ad esse egli dedicò nel ti, di quelli abbondanti che s’usa- i soggetti sopra indicati. Erano 1985 un’interessante prosa no ancora nelle famiglie di tradi- continue scoperte. Mai avrei apparsa in un volume miscella- zione contadina e me li raccolse immaginato che da una coppia di neo, corredandola con tavole a con molta cura in un candido pane o da un radicchio avrei tro- colori raffiguranti “la ciupéta tovagliolo a sua volta riparato in vato tanta ricchezza di forme e di arvarsàda”, “al ciupòn”, “l’ucarì- un bel cartoccio di carta cosid- colori. Ed ho altresì amaramente na”, “la santàda” e così via. detta da zucchero. Recatomi rimpianto di non avere prima, e Abbiamo pensato di concludere nello studio disposi i cappelletti con il dovuto impegno, dedicato

80 il mio tempo allo studio di quelle che in Ghinato, op. cit., p. 34, Settimana Ferrarese. Mostra d’Arte straordinarie forme, così stimo- diviene opinabilmente “Ravenna, Ferrarese, Ferrara, 1928, p. 26. collezione Lucia Modena”, in una (11) Favole, miti e fiori nei disegni lanti per la fantasìa” (12). divertente confusione di tipo geo- di Ervardo Fioravanti, a cura di grafico. Jadranka Bentini, Ferrara, 1984; (8) L. Scardino, L’Agricoltura affre- Ervardo Fioravanti, a cura di Maria scata da Galileo nel Mercato di Luisa Pacelli, Ferrara, 2001, Ferrara, in “Galileo Cattabriga. Dal p.105; “La passion predominante”, volto al paesaggio”, Ferrara, 2004, collezioni degli amici. p. 53. Ervardo Fioravanti, a cura di Gianni (9) La didascalia viene esplicitata in Cerioli, Ferrara, 2006. Longhi, op. cit., p. 119. (12) Da AA. VV., Cucina e folclore (10) Si veda il catalogo della ferrarese, Ferrara, 1985.

Ervardo Fioravanti, Composizione, 1984, matita e pastello a cera su carta, cm. 50 x 35. Ferrara, Collezione Fioravanti NOTE

(1) Cfr. J. Bentini, Per la ricostru- zione del banchetto del principe. Documenti figurativi e fonti mano- scritte e a stampa, in “A tavola con il principe”, Ferrara, 1988, pp. 269-307. (2) A. Ghinato, “Il pane più buono del mondo” tra storia, legislazione e arte, Ferrara, 2003, p. 21, vede però curiosamente in un dipinto dello Scarsellino (ma non specifica quale sia), “cesti ricolmi di pagnot- te e, forse, di coppie”. (3) G. Longhi, Le donne, i cavalier, l’armi, gli amori e... la Cucina Ferrarese, Bologna, 1968, p. 70. (4) I due dipinti sono stati varia- mente pubblicati: segnaliamo sol- tanto le schede apparse nel catalo- go La Metafisica. Museo documen- tario, Ferrara, 1981, n. 78, n. 84. Angela Ghinato, op. cit., p. 21, di De Chirico ricorda stranamente solo uno dei dipinti, ribattezzandolo per di più Il saluto all’amico lontano. (5) Cfr. Giorgio de Chirico nelle col- lezioni della GNAM. 78 opere 1909-1975, Roma, 1994, p. 133. (6) I due quadri furono esposti da Torresi nel 1989 a Ferrara, nell’am- bito di un personale omaggio a de Chirico organizzato presso la galle- ria “Il rivellino”; Ferrara a tavola è stato pubblicato sulla rivista “Ferrara storia”, n. 12-13, luglio- dicembre 1998, p. 49. (7) L. Scardino, Achille Funi e il “Mito di Ferrara”, Ferrara, 1985. Il cartone dell’affresco è conservato a Ferrara, nella collezione Ravenna,

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Una decorazione ferrarese del Cinquecento Antiche pere dipinte Antonio P. Torresi

“Pero: scientificamente pirus scoperta ai lettori della “Pianu- superiori, orto, cantina, e stalla, communis. Pianta della fami- ra”, pubblicando alcuni partico- le quali sono al presente unite glia delle rosacee, sezione delle lari di una inedita decorazione in una sola casa”. pomacee, somigliante al melo; cinquecentesca, che ha per sog- E’ quindi evidente che a metà differisce da questo per le foglie getto per l’appunto la frutta nel ‘500 il palazzo Beltrami era un po’ più piccole, lungamente Ferrarese: e in particolare, stato sopraelevato e che allora picciolate, glabre, i fiori bian- diversi tipi di pere. venne realizzata la decorazione chi, i cinque stili liberi, il frutto Essa si trova in un soffitto di un di cui parliamo. In seguito, a forma di trottola e omblicata palazzo di via Beatrice II d’Este, l’edificio passò alla famiglia soltanto all’apice, fiorisce prima che il proprietario ha gentil- Monari e alla fine del XVII seco- del melo. La sua coltivazione mente consentito di fotografare lo divenne proprietà di Giacinto risale alla più remota antichità. e studiare. Bellani, professore di medicina Citato da Omero sotto il nome Si tratta di un antico edificio a presso l’Università ferrarese (2). Ochnè fra gli alberi dei giardini due piani, che nella seconda All’interno dell’ex palazzo Beltra- di Alcinoo e posseduto già in metà del XV secolo appartenne mi si trovano, nei due ambienti gran numero di varietà dai a famiglie di censo, quali i prospicienti via Beatrice II d’Este, Romani al tempo di Plinio. Oggi Giglioli, i Rigoni e i Battaini e interessanti soffitti lignei; al se ne conoscono varietà quasi che a partire dall’anno 1500 fu pianterreno, con travi e casset- innumerevoli che, a ragione o a proprietà della casata dei toni in legno naturale, mentre al torto, si considerano discenden- Beltrami. In quell’epoca il primo piano è un’analoga strut- ti da una sola specie. Il pero palazzo si estendeva per “un tura, decorata però con motivi prospera nei terreni aridi e pie- cassero e mezzo”, ma nel 1542 di frutta ed elementi vegetali trosi; si moltiplica per semi, Giovanni Battista Beltrami lo nelle travi e nei travetti del sof- barbatelle e innesti”. Così si ingrandì, annettendogli la casa fitto e con frutta all’interno legge nel Dizionario Vallardi, attigua, sul lato orientale. delle specchiature dei cassetto- apparso un secolo fa, esatta- I Beltrami, a dire del Pasini- ni. L’ornamentazione è comple- mente nel 1907. Frazzoni, erano “una delle 30 tata sui quattro lati da una Oggi, ci conforta l’idea di poter famiglie consolari di Bagnacaval- fascia, dipinta a tempera sul scrivere sulle pere con cognizio- lo. Pietro Andrea fu uno dei fon- muro a grottesche, con elemen- ne di causa quasi scientifica. datori della Arciconfraternita di ti architettonici, statuette, ani- E non è poco. Oltretutto la pera, San Giobbe (1499). Ippolito, mali (scimmiette, uccelli, ca- come si sa, è di casa nel valente giureconsulto (1567). proni, fiere), girali fitomorfici e Ferrarese, nonostante la concor- Questa famiglia fondò l’Oratorio misteriose figure di donne vela- renza di altre regioni d’Italia: e della B. Vergine presso Tamara” te (che sembrano soffiare su a proposito di “case”, anche (1). Nel 1576 le monache di S. lucerne, come in un antico quelle più modeste, da secoli la Antonio in Polesine, rinnovando rituale). frutta vi regna sovrana, sia l’investitura dell’edificio a Fanno spicco vari tipi di pere: dal “vero” che rappresentata Camillo Beltrami, giudice d’ar- hanno forma e colore diversi mediante la “finzione” pittori- gine e figlio di Giovan Battista, (ma foglie d’uguale morfologia) ca…almeno un tempo. precisarono che esso era forma- e nel loro diseguale livello stili- E come in una sorta di “c’era to da “due case attigue, coperte stico fanno pensare all’opera di una volta” voglio presentare una di coppi, in muratura, con piani più autori, talora gustosamente

82 “popolareschi”: sicuramente, è Achille Funi, Ragazza con mele, Ferrara, Galleria M. Benini di livello inferiore rispetto al fre- gio sottostante, che rivela una maestria esecutiva e immagina- tiva di più raffinata cultura e sapiente mestiere. Mi piace pensare che i soggetti “periformi” siano stati acqui- stati dagli ignoti pittori, per dipingerli, sui banchi di frutta che sorgevano nella vicina via dei Sabbioni (ossia, l’odierno asse Mazzini-Saraceni) o nel mer- cato di piazza delle Erbe (oggi dedicata a Trento e ): li designavano allora con nomi diversi dalla passacrassana o dal tipo “william”: in un docu- mento del 1629 leggiamo infat- ti di “perri garzagnoli, perri garavelle, perri francesi” (3). In precedenza, in un trattato pubblicato nel 1584 da Giovanni Battista Rossetti, celebre cuoco del duca Alfonso II d’Este e dei suoi cortigiani, intitolato “Lo Scalco”, si parlava di “pere spi- raffigurazioni zoomorfe, e in una Natura può offrire all’uomo nole, pere guaste, pome calima- casa privata di via Vignatagliata. coinvolgeva i sensi, dal tatto al ne e pome brustolate”, servite Anche nel Palazzo Garda di via gusto, dall’olfatto alla vista. in un fastoso banchetto dato dal Boccacanale di Santo Stefano Dipingere frutta, fiori e animali marchese Cornelio Bentivoglio sopravvivono bei cassettoni era quindi operazione piacevole nella sua residenza, posta nel- dipinti con fiori, frutta e verdu- per chi l’eseguiva ed altrettanto l’odierna via Garibaldi: quindi, ra, che però sembrerebbero più apprezzata da chi ne usufruiva. più o meno contemporaneanea- recenti, forse degli inizi del XVII Un edonista per eccellenza, mente alla decorazione dell’edi- secolo (4). l’imperatore Nerone, nel I seco- ficio di via Beatrice d’Este. Una necessaria premessa: la lo d.C. aveva fatto decorare dal Oltre a questo inedito “casset- storia dell’arte registra impor- pittore Fabullo la propria dimo- tonato” con frutta, l’ornamenta- tanti esempi di opere che hanno ra nell’Urbe (la famosa Domus zione del palazzo ex Beltrami avuto per soggetto frutta, fiori e Aurea) con le rappresentazioni presenta due ambienti al secon- animali, in una sorta di “enci- di tutto quanto era in grado di do piano, con soffitti voltati, clopedia” di storia naturale rendere piacevole l’esistenza: della fine del ‘700. figurata che si perde nella notte giardini, fontane, fiori, architet- C’è da dire che la decorazione a dei tempi. Egizi, Assiri, Babilone- ture, animali, belle donne. Allo cassettoni con i riquadri dipinti si ed altri popoli orientali cele- scopo potevano servire pitture era abbastanza in auge nella bravano la Natura con raffigura- murali, mosaici, vetri, argenti. Ferrara estense, ma ce ne sono zioni realistiche, seguiti dai Ma una particolare decorazione pervenuti non tanti esempi: tra Greci e dai Romani, che del della sua casa avrà grandissimo quelli superstiti, se ne possono saper vivere avevano fatto la successo nei secoli successivi, ammirare nell’ex palazzo Mosti loro religione. la cosiddetta “grottesca” (5). (ora dell’Università), con belle L’amore per tutto ciò che la Dopo la morte di Nerone, quella

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sua reggia venne spogliata dei domus neroniana: e nacque Infatti, molte case e palazzi di rivestimenti preziosi, finchè non allora una vera e propria leggen- Ferrara e di città come Firenze, venne del tutto dimenticata e da. Raffaello Sanzio di lì a Mantova, , Padova, Vicen- sepolta sotto nuove costruzioni; poco, nel 1517, avrebbe affida- za, Arezzo, ma altresì di piccoli ma – paradossalmente – questo to ad un talentuoso allievo friu- centri quali Fratta Polesine (nella fece in modo che le grottesche lano, Giovanni da Udine, la villa “La Badoera”) e Pieve di dipinte nella Domus Aurea decorazione vegetale delle volte Cadore (nella Casa di Tiziano) potessero sopravvivere: la sab- nella cosiddetta Loggia di Psiche recano spesso soffitti e pareti bia funzionò per essa come la nella villa “La Farnesina” a Roma affrescate con motivi a grottesca, cenere vulcanica per le case di (6). Venivano lì descritte soprat- frutta compresa. Pompei, proteggendole dal loro tutto le conoscenze botaniche Nella capitale estense questo eterno nemico, l’umidità. Alla del tempo, arricchite dalle sco- genere fu soprattutto coltivato fine del XV secolo, un giovane perte delle diverse specie appe- dalla bottega dei Filippi (il romano cadde accidentalmente na giunte dalle Americhe. padre Camillo e i figli Cesare e in una fessura del terreno sul Troviamo anche alla Farnesina Sebastiano, detto il Bastianino): colle Oppio, ritrovandosi in una pere, assieme a limoni, mele, sopravvivono splendidi esempi strana grotta, ricca delle figure carote, zucche, pigne, fichi, della loro produzione nel dipinte per Nerone. Ben presto, meloni, pomi granati, ravanelli, Castello Estense, a Casa Romei, vari artisti (da Pinturicchio a intrecciati a festoni decorativi nella palazzina di Marfisa, nel Michelangelo a Raffaello) volle- con ghirlande di fiori. palazzo Municipale (il cosiddet- ro calarsi con le corde all’inter- La decorazione romana lanciò la to Stanzino delle duchesse), nel no di quelle che erano state una moda delle “grottesche” o “raf- palazzo Polo-Freguglia (7). volta le stanze più belle della faellesche”, che dir si voglia. Ma esistevano a Ferrara altre

Soffitto a cassettoni di una abitazione di Via Beatrice II d’Este

84 Soffitto a cassettoni di una abitazione di Via Beatrice II d’Este: particolare controsoffittature di epoche successive. Scoprirle non è sempre facile: occorre prudenza e fortuna. Ed è questo il caso della decorazione botanica che qui presentiamo, assai com- plessa nel suo genere, com- prendendo oltre alle pere surri- cordate, mele, limoni, pigne, fichi, prugne, melograni, agli, ciliegie, uva, carciofi, cipolle. I rari studiosi che hanno avuto la possibilità di esaminare l’or- namentazione, dopo la sua sco- perta, avvenuta nel 1989-90 e ad un successivo restauro, l’hanno datata agli anni seguenti il terremoto del 1570. L’artefice o gli artefici di queste pitture dal tono vivace e popola- resco presumibilmente non erano ferraresi, nonostante la presenza in città dell’importan- te bottega dei Filippi: si tratta forse di pittori itineranti, attivi dove se ne presentasse l’occa- sione. Questi decoratori d’inter- ni erano assai ricercati e dal proprio girovagare traevano spunto per le loro raffigurazioni, mescolando elementi eteroge- nei e spesso desunti dalla cul- tura figurativa del luogo. Ad esempio, le grottesche dipinte nel loggiato del primo cortile di Palazzo Vecchio a Firenze si devono ad un artefice romagno- lo, Marco da Faenza, che operò botteghe specializzate della pit- Decorazioni a grottesca ornaro- con altri collaboratori del Vasari, tura “a grottesca”: è infatti no altresì oggetti “mobili” come mentre quelle nella Badoera documentato come nell’ultimo la famosa Arpa estense (decora- sono d’un pittore toscano, detto decennio del Cinquecento alcu- ta da Giulio Marescotti), o le Giallo Fiorentino. Quindi, il fio- ne decorazioni di soffitti a cas- ancone lignee di San Cristoforo rentino Perin del Vaga realizzò le settoni e di fregi in parete nel alla Certosa (opera del centese grottesche di Castel Sant’Angelo celebre Palazzo dei Diamanti Ercole Aviati). a Roma, dopo aver operato alle siano stati realizzati da artefici Certamente a Ferrara varie opere Logge Vaticane con Giovanni da identificati da qualcuno nel decorative andarono distrutte a Udine: questi lavorò inoltre a misconosciuto Giulio Belloni e causa del terribile terremoto del Firenze, Venezia e nel nativo nei più noti Domenico Mona e 1570, mentre altre decorazioni Friuli. I suddetti artisti “volga- Gaspare Venturini (8). di questo tipo restano celate da rizzavano” temi aulici o antichi

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miti, assemblando talora simbo- stenti, dalla forma perfetta o dal 1781), illustrato con “appro- li domestici, archeologici, reli- sapore e dal profumo più accat- priati dissegni e figure”, e inti- giosi ed esoterici, in una fasci- tivante, distillando essenze, tolato il Giardino di Agricoltura. noso mélange, celebrando sem- mescolando semi e pollini, spe- E già nel Quattrocento Michele pre e comunque il trionfo della rimentando particolari miscele. Savonarola, medico della corte Natura, quasi a voler esorcizza- Un’aura misteriosa circonda estense, riguardo al nostro frut- re fame e miseria (la frutta era queste ultime pratiche (come to poteva significativamente vista come palese simbolo di l’adoperare “foglie e germogli annotare che “la pera conforta- abbondanza). del pesco”) (10), appannaggio va lo stomaco” (11). Per tornare a Ferrara, è da ricor- di anonimi cultori della materia, Tornando alla casa ferrarese di dare che nel secolo precedente, predecessori di scienziati che via Beatrice d’Este, vien da al di là della fortuna delle “grot- hanno provveduto alla classifi- pensare che la famiglia degli tesche”, altri edifici avevano cazione delle varie specie vege- antichi proprietari fosse assai conosciuto raffigurazioni di frut- tali e frutticole del nostro paese: agiata, tanto da potersi permet- ta: è questo il caso della super- tra questi ricordo Agostino del tere una decorazione così ricca stite decorazione dell’ex-farma- Riccio, Pietro Andrea Mattioli, e ben eseguita: forse in quella cia di S. Cristoforo alla Certosa Leonardo Fioravanti, Andrea stessa stanza si tenevano dei (9). E siamo certi che in altri Cisalpino, il bolognese Ulisse conviti a base di vivande arric- meravigliosi “orti conclusi” si Aldrovandi e, infine, il ferrarese chite da frutta (e che i Beltrami avvicendavano botanici, alchi- Antonio Musa Brasavola. possedessero dei frutteti essi misti, speziali, cuochi, negro- Una citazione particolare merita stessi?). manti, intenti a sceglier fior da il ravennate Marco Bussato (la Mi vengono in mente, infine, fiore, o ad eseguire innesti e cui famiglia era di origine ferra- vari dipinti di Bartolomeo tutto ciò che oggi chiamiamo rese), il quale stese un testo di Bimbi, pittore fiorentino del “manipolazione genetica”, alla agronomia, più volte pubblicato Seicento, autore di raffinatissi- ricerca delle specie più resi- tra il 1592 e il 1612 (e poi nel mi “trionfi di frutta” eseguiti

86 per il Granduca di Toscana ed (2) A. Faoro-M. Mazzei Traina, Il Cinquecento”, Bologna, 1985, pp. in parte conservati nel Museo Polesine di S. Antonio dal tardo 212-232. Per le decorazioni dei della Natura Morta, allestito medioevo all’età moderna. Topografia palazzi Mosti, Nonato e dei Diamanti in tempi recenti nella Villa e popolamento, in “Sant’Antonio in si veda poi Ferrara 1492-1992. La Medicea di Poggio a Caiano. Tra Polesine. Archeologia e storia di un strada degli Angeli e il suo quadrivio. monastero estense”, Firenze, 2006, essi, giustappunto, un Trionfo di Utopia, disegno e storia urbana, p. 38. Ferrara, 1992, pp. 58-74. pere, che ho avuto modo di (3) A proposito di frutta. Curiosità (8) Mostra di opere restaurate, a restaurare molti anni fa, firmato & verità di un prodotto ferrarese, cura di Amalia Mezzetti, Ferrara, e datato 1699 (12), il quale raf- Ferrara, s.d., ma 2000, p. 16. 1964, pp. 76-79. figura ben 115 tipi diversi di (4) C. Cavicchi, Soffitti lignei a (9) Pseudo Savonarola, A far litte- pere, distinti in sei gruppi di Palazzo Garda, in “Ferrara storia”, re de oro. Alchimia e tecnica della frutti suddivisi per periodi di n. 3, maggio-giugno 1996, pp. 46- miniatura in un ricettario rinasci- maturazione. Ed alcuni di essi 47. mentale, Ferrara, 1992, p. 32. compaiono nell’inedito soffitto (5) A. Zamperini, Le grottesche. Il (10) Il taccuino Antonelli. Un ricet- ferrarese. sogno della pittura nella decorazio- tario ferrarese del Quattrocento di ne parietale, S. Giovanni Lupatoto, tecnica artistica e fitoterapia, 2007, pp. 120-194. Ferrara, 1993, p. 105. (6) G. Caneva, Il Mondo di Cerere (11) M. Savonarola, Libreto (…) de nella Loggia di Psiche, Roma, tutte le cose che se manzano comu- BIBLIOGRAFIA 1992. namente (…), Venezia, 1515. (7) A. Santucci, La decorazione ferra- (12) A.P.Torresi, I colori della (1) F. Pasini-Frazzoni, Dizionario rese nel XVI secolo: il “problema” peste. Tecnica e restauro dei dipin- storico-araldico dell’antico Ducato delle “grottesche”, in “Bastianino. La ti del Seicento, Ferrara, 1991, pp. di Ferrara, Roma, 1914, p. 59. pittura a Ferrara nel secondo 57-59.

laPianura 87 cultura Racconti della terra e altre storie nella scultura di Gianni Guidi Natura Naturans Valeria Tassinari

Uno sconcertante filosofo, testa rità della propria ricerca, Guidi gare con un sincero sentimento di classica di saggio barbuto e corpo rappresenta emblematicamente appartenenza alla tradizione, in un scivoloso di razza, solca silenzio- l’ambiente che ne ha caratterizza- contesto arricchito sia dagli appor- samente gli abissi. Lieve e serafi- to il dibattito artistico fin dagli ti esterni sia dall’intenso dibattito co, serenamente disteso in volo anni Settanta, quando l’aggiorna- interno. Ormai declinante, se non planare nel profondo, se ne sta mento sulle ricerche internaziona- declinata, quella stagione che così lontano da ogni cosa, da ogni li e sulla rapida evoluzione dei lin- aveva tenuto alta la tensione crea- immagine e situazione nota, da guaggi era sempre portato a dialo- tiva per un paio di decenni, accen- lasciarsi intorno un’atmosfera rarefatta, un’aria di straniamento Caduceo ermetico (terra refrattaria, 2008) e la radice dei Veda fluido in cui gli interrogativi fanno (terracotta e legno, 2008) persino fatica a formularsi. Lanciato lungo i sentieri ancestra- li e ancora misteriosi di un univer- so naturalistico sommerso e poi riaffiorato in chiave simbolica e visionaria, questo ibrido – una pic- cola scultura in terracotta che sembra sgusciare via, come fosse appena stata sfiorata da un tocco rapido e ironico sulla materia (Socrates Magister ludi, 2008) – è forse lo spirito guida che più si presta a condurci attraverso la recente produzione artistica di Gianni Guidi. Figura di riferimento nel panorama artistico ferrarese da almeno quattro decenni, scul- tore “plasticatore”, che da sempre predilige un rapporto morbido con la materia e rigoroso con il pensie- ro, Guidi è uno degli esponenti più significativi di quel certo modo di fare ricerca contemporanea - lie- vemente elusivo e raffinato - che la maggior parte degli artisti di questa terra, pur nella singolare autonomia dei percorsi individua- li, ha sempre perseguito. Se infat- ti ci sono città dove ancora si può dire che gli artisti hanno respirato un clima, una di queste è certa- mente Ferrara e, pur nella peculia-

88 Arte-scienza del ritmo (gesso e legno, 2008) e la radice dei Veda dendosi delle relazioni tra intellet- (terracotta e legno, 2008) tuali di diversa estrazione, aveva trovato nello scenario delle istitu- zioni cittadine idonei punti di rife- rimento: da una parte l’Istituto d’Arte Dosso Dossi, scuola supe- riore con una presenza di docenti professionisti dell’arte da far invi- dia alla accademie, dall’altra i musei e le gallerie. Dalla parte della produzione il Dosso Dossi - dove lo stesso Guidi ha a lungo insegnato insieme ad artisti di gran temperamento quali ad esempio Gianfranco Goberti, Giorgio Colombani, Sergio Zanni, Maurizio Camerani - più che scuo- la fucina, campo d’azione e di scontro, culla di sane rivalità e sottili sfide, di sguardi incrociati tra docenti e studenti (molti dei quali poi a loro volta divenuti arti- sti), vero laboratorio di tecniche e di pensiero. Dalla parte della divulgazione e promozione il com- plesso e vitalissimo sistema dei musei e degli spazi espositivi pub- blici, animato da Franco Farina, da Lola Bonora (con un Centro Video Arte che è stato all’avan- guardia in Europa), da Franco Patruno (indimenticata ed ecletti- ca anima di Casa Cini), entusiasti promotori di quelle che non erano solo stagioni espositive ma flussi lusione si stia scontando dietro la anni dopo la grande monografica ininterrotti di eventi, capaci di compostezza della Ferrara di oggi. tenuta al PAC di Palazzo Massari), catalizzare persone e situazioni, Mentre la risposta in termini di ad ogni ciclo tematico e ad ogni generando un movimento di atten- attenzione e di partecipazione, nuovo allestimento si rivela come zione e curiosità, di volontà creati- che non manca mai quando uno testimonianza di un progressivo ve e propositive, in un clima di fer- dei suoi artisti si ripresenta al pub- addentrarsi nei territori del profon- vore culturale mai più ritrovato blico, è un’evidente conferma di do, per continuare a cercare il dalla città. E se ora qualche quanta potenzialità ancora ci sia senso del fare arte. Lasciandosi decennio di sedimentazione ha in questa città, un po’ sopita ma via via alle spalle la leggerezza e posto la giusta distanza per rileg- non certo indifferente. In questo l’eleganza formale che in origine gere quel momento, in attesa di clima, non sorprende dunque la ne avevano costituito le cifre stili- quella che potrebbe essere un’in- costante attenzione con cui viene stiche più riconoscibili, e che oggi teressante grande mostra su que- accolto il lavoro di Gianni Guidi, la – pur senza perdersi - sembrano gli anni capita spesso di chiedersi, cui opera, recentemente presenta- arretrare rispetto a nuove urgenze andando per nuove esposizioni e ta a Ferrara in un’ intensa perso- espressive, Guidi, infatti, conduce nuovi luoghi, quale eredità di disil- nale alla Galleria del Carbone (sei ora una ricerca più esplicitamente

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ancorata al soggetto e al suo signi- che gli consente di Il giovane Aristotele, 2006 terracotta e gesso 63x53x17 ficato. Così, se molti ricordano di inseguire le seduzioni lui i rilievi delicatamente narrativi, di una natura araldica, le figure dilatate o concentrate in ermetica e filosofale, una sorta di aura fiabesca, o anco- per fissare il senso di ra le inquiete installazioni di eli- un infinito ritorno, di che fuggitive, il nucleo di opere una circolare trasmuta- modellate negli ultimi anni si zione delle forme. E dichiara più attento ad una corri- così le sue terrecotte, spondenza diretta tra materia e dal sapore tanto affine senso, tra percezione greve della al cotto ferrarese, sem- terra (materiale prediletto) e sua brano impastate dei sublimazione in immagini ben contrastanti umori del definite, capaci di illustrare come rinascimento estense, assiomi i termini di un pensiero. di quel mondo già per- E, forse proprio per questo deside- fettamente limpido nel rio di ancorare forma e conoscen- pensiero degli umani- za all’esperienza dell’immagina- sti, eppure ancora così zione, qui nella città d’elezione - attratto dal mistero dove è stata concepita e creata - la dei cieli cobalto del sua scultura sussurra ora più che medioevo, dove le mai di impliciti richiami all’identi- stelle prendevano per tà culturale del luogo, inoltrandosi mano i destini piroet- a ritroso fino alla mitica stagione tanti degli uomini, o dall’irraziona- rivelare l’altro da sè, nel suo in cui la piccola capitale estense, le magnetismo delle selve oscure, incantevole e terribile fluire dentro aperta alle più remote sollecita- dove creature selvagge di differen- e intorno al genere umano. Una zioni del pensiero visivo, era un ti specie generavano mostri dagli danza macabra, lo spietato passaggio tra Nord e Sud, Oriente invincibili poteri. memento mori raccontato dal ghi- e Occidente, e di conseguenza fer- In sintonia con la definizione di gno sardonico di volti spettrali; un tile laboratorio dello scambio e una poetica autonoma e matura, caduceo caduto alle mani di dell’approfondimento, della rifles- attenta alle sollecitazioni della Mercurio; una danza d’amore di sione e dell’ibridazione, della cultura contemporanea ma priori- fiere che si affrontano; un mondo memoria e dell’innovazione. tariamente raccolta e custodita di ibridi e mutanti sfuggiti dalla Recuperando senza più alcuna nell’intimo dello studio e nella silva di un portale romanico; un remora il genius loci più erudito, riflessione tra le mura, l’artista viandante carponi con un albero quel profilo colto e segreto dise- sembra così vivere questa sua più radicato sulla schiena; ali per gnato sul crinale tra medioevo e recente stagione di ricerca radi- andarsene e per tornare: sarebbe rinascimento sul quale Ferrara cando l’arte nell’esistenza, quasi davvero piaciuto a Baltrusˇaitis (il sembra ancora galleggiare traso- per rileggere la propria storia den- più grande studioso delle radici gnata, sospesa nel culto della pro- tro quella del pensiero occidenta- del fantastico nel medioevo) que- pria grandezza, Guidi, da sempre le. E, lasciandosi guidare talora sto contemporaneo fuori dal lirico e allusivo, è così divenuto dagli insegnamenti della filosofia tempo. E, in questo suo pensare al persino anacronistico. Indifferente classica, talaltra da suggestioni ruolo dell’artista come testimone alle scansioni del tempo, addirit- esoteriche, o più spesso dalle evo- di una cultura primordiale e com- tura corrosivo rispetto ad un’idea cazioni che ogni tempo ha affida- plessa, da trattenere e rilanciare di attualità che non si confronti to alle immagini della storia del- soprattutto quando si rischia di con l’eterno, lo scultore lascia l’arte, egli approda con cognizione arrivare alla soglia del silenzio, andare in scioltezza l’abile ansietà di causa all’origine primigenia del l’opera di Guidi - dentro e oltre delle mani, fino ad offrire libero tutto, cioè all’immenso repertorio l’orizzonte d’opale delle sere ferra- corso ad una figurazione esplicita, di forme che la natura assume per resi - piace anche a noi.

90 La Ceramica graffita ferrarese e il Castello Estense nella produzione Wedgwood Mirella Golinelli

Uno dei luoghi più straordinari che, con il dipinto e la vetrifica- ta”. Le impronte digitali lasciate di Ferrara, Palazzo Schifanoia, zione, diviene impermeabile e nell’argilla ci “raccontano” che racchiude tra le collezioni di particolarmente resistente a erano le donne ad occuparsi codici miniati del XV° secolo, qualsiasi uso. Con ogni probabi- della fabbricazione della cerami- medaglie del 1400 e del 1500, lità, la creazione del composto ca, cercando di imitare zucche, avori, bronzetti, anche la cerami- argilloso e la sua cottura avven- canestri, oggetti reperibili in ca artistica ferrarese “graffita”, nero tra la fine del IV° e l’inizio natura. Tornando alla collezione che figura in alcuni splendidi del V° millennio a.C., in Oriente. di ceramica artistica ferrarese, esemplari anche nella Sala La ceramica graffita ha le essa è stata acquistata dalla delle Vigne della Delizia di seguenti caratteristiche: Cassa di Risparmio di Ferrara e Belriguardo. Si perdono nella 1) il disegno viene eseguito raccoglie “pezzi” datati tra la notte dei tempi la scoperta e “graffiato” con un punteruolo di metà del XIV° e gli inizi del XVII° l’uso della terracotta per vasella- metallo secolo. Ferrara, il cui sottosuolo me e suppellettili; tant’è che 2) viene cotta per circa 12 ore è densamente ricco d’argilla, ogni periodo storico ed ogni ter- ad una temperatura di poco al di raggiunse con l’uso di pochi ritorio si caratterizzano per una sotto dei 1000° (a 1063 fonde colori (generalmente ossido di produzione propria e peculiare, l’oro) per colori, disegni, forme e 3) decorata con colori derivati Boccale XIII Sec. dimensione degli oggetti. da ossidi metallici disciolti in L’uomo, da sempre affascinato acqua, dopo la polverizzazione dall’elemento Terra, realizzò 4) detti colori, fondamentali e manufatti con argilla e acqua, distintivi del luogo di produzione seccati all’aria e cotti al fuoco. Il e dell’epoca sono: il blu cobalto, risultato di questi prodotti arti- il viola manganese, il bruno fer- stici è ancora visibile e palpabi- raccia ed il verde ramina le e lo si può ammirare nei 5) per ottenere lucentezza, la musei e nelle collezioni private. ceramica, con processo detto La meraviglia dell’impasto argil- invetriata, viene immersa in un loso, al quale possono essere bagno di acqua, piombo e sab- unite altre sostanze per ottenere bia, poi viene cotta una seconda laterizi, impianti igienico-sanita- volta, ad una temperatura di ri, maioliche e porcellane, è che, 950° (le ceramiche di Faenza durante la cottura, l’argilla, pas- sono cotte una sola volta). sando attraverso processi chimi- La cottura delle ceramiche è co–fisici da uno stato di sempli- un’operazione molto delicata, ce assorbimento dell’acqua ad compiuta in forni diversi per uno nel quale il manufatto caratteristiche e dimensioni: ciò acquisisce una tale compattezza determina la qualità e la “scel-

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Piatto - 1450 re ornamentale, tanta era secolo, si avranno motivi orna- la cura riposta nell’esecu- mentali di tipo orientaleggiante. zione da far divenire ogni I reperti di questo primo periodo piccola cosa un capolavo- hanno vernici opache: solo dal ro celebrativo o cerimo- 1360 circa al 1440 si sperimen- niale; ne sono una dimo- tano con il “graffio” decorazioni strazione i Piatti Amatòri. d’ispirazione cinese. I motivi delle decorazioni 2) E’ con il periodo detto “pisa- delle ceramiche graffite nelliano” (1440-1470 che si ferraresi sono innumere- possono ammirare nella produ- voli; con fiori e animali zione graffita figure umane, pro- stilizzati (la cerva, il cer- fili e, nel vasellame d’uso comu- vo, il coniglio, gli uccelli, ne (boccali, ciotole, piatti) frutti i vegetali ed il fogliame) e foglie di contorno, putti, ani- gli scudi araldici ed i luo- mali accovacciati o in posizione ghi d’amore, le cosiddette d’attacco. ceramiche nuziali. Non 3) Il terzo ed ultimo fulgido ferro e di rame), la sua massima mancano inoltre le immagini momento di quest’arte manuale espressività nel 1400 e nel femminili e maschili, come e decorativa si estende dal 1470 1500. Fu il fuoco, con il suo quella conservata in una colle- alla Devoluzione. I motivi di calore, a donare cromatismo e zione privata veneziana, datata decoro rappresentano siepi con profondità visiva al disegno, 1450 circa, nella quale è ritrat- graticcio, animali ecc. In questa distribuendo il colore nei solchi to Giovanni VIII Paleologo impe- fase si inseriscono i colori viola preformati. Con la Devoluzione ratore, che arrivò a Ferrara nel manganese, blu cobalto e giallo del 1597-98, ovvero il ritiro nei 1438, in occasione del Concilio antimonio. territori di Modena e Reggio di Ferrara–Firenze del 1438–39. La ceramica ferrarese aveva rag- della Signoria Estense e l’inse- Alcune ceramiche policrome giunto nel 1550 il culmine della diamento del Papato in quelle presentano il fondo ingobbito, produttività ed il “prodotto fini- terre ricche di storia e d’illustri cioè ricoperto da un intonaco to” uscito dai forni di Casa personaggi del mondo artistico, d’argilla bianca, più fine dell’ar- d’Este era richiesto pure dalle l’arte della ceramica graffita non gilla rossa di base, sul quale si altre Signorie regnanti. La deca- trovò più né sostentamento né sono posti sia il colore che l’in- denza iniziò proprio all’apice mecenatismo e, purtroppo, non vetriata. In onore delle nozze di della produzione, quando si sfor- venendo più prodotta, tutto ciò Lionello d’Este, Antonio Pisano, navano oggetti senza alcun valo- che riguardava le tecniche di detto Pisanello, disegnò cottura, la temperatura dei forni, una medaglia con la sua Piattello - Ercole le formule per la colorazione, effige: da qui il periodo i metodi, i modelli, le misure… roseo dell’arte graffita a venne sepolto insieme con gli Ferrara, la cui storia può ultimi ceramisti. I duchi d’Este essere suddivisa in tre furono per Ferrara, e di fronte al cicli: mondo, una Signoria oltremodo 1) Prima di Pisanello illustre, colta e dai modi gentili (nacque presumibilmen- nelle trattative con gli artisti: fu te a Napoli nel 1395) per questo motivo che molti fino al 1350. In questo offrirono gratuitamente la loro periodo il prodotto arti- opera, solo per poter affermare gianale è caratterizzato di essere stati al servizio degli da una ceramica sempli- Estensi. Per i citati motivi, ogni ce “non graffiata” poi, “articolo” prodotto assunse valo- sino alla metà del XV°

92 Estense - Wedgwood limitrofa romagnola, vene- Castello Estense proviene dal- ta e lombarda. Siamo l’estero, precisamente dalle intorno al 1450, quando Manifatture Inglesi di WEDGWO- venivano sfornati a OD, con sede a Burslem. Questa Ferrara meravigliosi piatti prestigiosa ditta mise in com- a tesa con bordo ingros- mercio ben tre tirature in diversi sato, su piede a disco; è colori. Le serie, con soggetto e l’epoca di Pisanello, come disegno comuni, avevano inoltre riproduce il piatto (2) con piatti spanti e fondine di misure busto virile, blu su fondo variabili tra i 20 e 23 cm. di dia- bianco. Un altro esempio metro, e pure le zuppiere, per ci viene dal “Piattello” o ciascun colore di diversa forma, “Ciotola” della fine del esaltavano la bellezza del manie- Quattrocento (3), nel ro ferrarese, figurandolo attor- quale è riprodotto Ercole niato da velieri che risalgono in gioventù, per il suo l’antico fiume Panfilio. Le colo- re artistico, miseri, monotoni e matrimonio con Eleonora razioni delle tre tirature furono: soprattutto non rari. Durante il d’Aragona. Dal 1600 alla metà seppia scuro, rosa e blu. Il dise- regno di Alfonso d’Este, lavorò del XIX° secolo, la produzione gno, molto apprezzato, venne presso la corte “un eccellentissi- ceramista ferrarese cadde nel marchiato con un nuovo nome mo Maestro – come lo definisce dimenticatoio: furono le stampe- ad ogni edizione; si ebbero il Vasari – detto Giulio da rie inglesi e francesi a riproporre perciò: Ferrara Of Etruria – Urbino, il quale produsse addi- lo sfavillio della Casata Estense, Wedgwood, Ferrara England rittura la Porcellana Ferrarese: imprimendo l’immagine del – Wedgwood, Wedgwood. La “Egli fa cose stupende di vasi di Castello Estense e facendola Fabbrica inglese Wedgwood fu terre di più sorte, ed a quegli di mutare in elemento di decora- fondata da Josiah Wedgwood nel porcellana, dà garbi bellissimi”. zione non solo muraria. 1759, e mandò ai posteri il Gli albori di quest’arte, tutta fer- Tre furono le Industrie Cerami- nostro più prezioso patrimonio. rarese, si trovano in un bacino che Italiane, che raffigurarono il La Casa Reale Inglese si era del XIII° secolo, nella Chiesa di Castello nei loro servizi da tavola: legata alla Casa Estense. San Bartolo a Ferrara ed anche un esempio il servizio ottagonale la forma di un boccale a corpo per 24 persone della Richard di troncoconico (1) è da catalogarsi Milano (Richard-Ginori dal nella fine dello stesso secolo. Vi 1896). Altra stoviglieria campeggia un giglio disteso, con l’immagine della for- Ceramica estense - piatto mentre ai lati due fiori a ricorda- tezza fu realizzata dalla re i “fiordalisi”. Galvani di Pordenone e Si arriva così al XIV° secolo, e dalla Ceramica Italiana di Ferrara manifesta la sua predile- Laveno-Bergamo. zione per l’arte “Graffita o La prima lo concepì nei Graffiata”, che sarà sinonimo due colori marrone chiaro della Signoria nel secondo per la prima serie e mar- Quattrocento, la quale fornirà rone scuro per la seconda, modelli e gusto e farà propria mentre le ceramiche ber- l’immagine della foglia che si gamasche furono decora- accomunerà al grappolo d’uva, te in ciascuna serie nei richiamando alla mente il chi due colori seppia e verde cinese. La stessa impresa di chiaro. Ciò che comunque Leonello, la siepe a graticcio, conferisce maggior presti- venne ripresa dalla produzione gio all’architettura del

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Ricordi di un ex-allievo L’Istituto d’Arte Dosso Dossi Gabriele Turola

Abbiamo frequentato l’Istituto salvo che in sporadici casi. Il suo Campigli, ora di Klee. Partecipò d’Arte Dosso Dossi dal 1964 al amico e collega Nemesio Orsatti al documentario “Al Filò” girato 1967 conoscendo così alcuni lo immortalò nel 1948 in un nel ’53 da Florestano Vancini insegnanti che già allora spicca- ritratto a figura intera dal sapore dove compare interpretando se vano nell’ambiente artistico fer- casoratiano, l’opera è stata espo- stesso insieme a Cattabriga, rarese, le loro opere le ritroviamo sta al Palazzo dei Diamanti nella Zucchini, Orsatti, Fioravanti, a tutt’oggi in collezioni private e mostra dedicata appunto a Virgili, Fabbri, Tassini. Nel ’51 pubbliche, come ad esempio Orsatti nel 1989. Farinella, nato espose alla collettiva del gruppo presso la stessa raccolta d’Arte a Ferrara nel 1918, si diplomò in appunto Al filò, formato da artisti della Camera di Commercio. Le scenografia all’Accademia di ferraresi significativi, che si riuni- sezioni erano due: Architettura e Belle Arti di Bologna. Dal ’43 al vano in un’osteria di piazzetta Decorazione, noi eravamo iscritti ’46 fu prigioniero nel campo di Bartolucci. a quest’ultima. Danilo Farinella, Hereford nel Texas insieme allo Aderì nel ’62 a diverse mostre pittore e arredatore, scomparso scrittore Giuseppe Berto, al gran- estemporanee, anche i suoi pae- nel 1973, insegnava al Dosso de Alberto Burri, padre della pit- saggi evidenziano una sintesi che Dossi arredamento. La sua mate- tura materica, e ad Ervardo sfiora la pura astrazione. Il suo ria consisteva nell’affidarci un Fioravanti, divenuto poi Direttore amico e collega, lo scultore progetto di partenza, come ad del Dosso Dossi durante il perio- Laerte Milani, nel ’72, un anno esempio un bar, noi dovevamo do in cui noi frequentavamo la prima della sua morte, gli dedicò tracciare la pianta e le angolazio- scuola. un busto in terracotta dallo ni prospettiche su un foglio, Farinella lavorò come arredatore sguardo intenso e meditabondo quindi decorare l’ambiente con per una ditta che aveva una cate- (1). Laerte Milani fu nostro inse- banco, tavolini, sedie, mobiletti, na di negozi a Bologna, Modena, gnante di plastica solo per il macchina del caffè da collocare Pescara; a partire dal dopoguerra primo anno, venne poi sostituito negli spazi prestabiliti. In questo arredò a Ferrara il cinema Apol- dall’allora giovane Maurizio compito ci era di valido aiuto lino, che si trovava in corso Porta Bonora, celebre scultore e pittore consultare i numeri della celebre Reno, il bar Astra, il dancing ferrarese. Le lezioni di Milani rivista di arredamento Domus, Arlecchino, situato sopra l’Astra consistevano in copie di calchi di fondata dal grande Gio Ponti. stesso, un’oreficeria di Codigoro, gesso collocate al centro dell’au- Farinella durante le sue lezioni locali di Berra e Tresigallo, scuole la su una base, intorno noi allievi intratteneva noi allievi maschi di Cento e Codigoro. Nel Caffè e le allieve su dei trespoli model- (pochi, solamente sei) e le allieve Europa di Ferrara si trova un suo lavamo la creta cercando di ripro- femmine (molte, una ventina) pannello in scagliola dal titolo Il durre fedelmente i tratti del con brillanti disquisizioni sulla concertino dove si vedono figure modello originale; al termine di storia dell’arte, con spiritosi femminili dalla silhouette sinuo- ogni lezione la terra creata veniva aneddoti; la sua figura allampa- sa che suonano strumenti musi- spruzzata con acqua e avvolta da nata, il mento incorniciato da un cali, lo stile ironico e fiabesco ci un drappo bagnato per mantener- pizzetto lo facevano assomigliare rimanda a Campigli. In veste di la fresca e per poter riprendere il a Don Chisciotte, gli conferivano pittore Farinella partecipò a lavoro alla lezione successiva. un aspetto riservato. Forse fu pro- diverse collettive, come ad esem- Milani con molta pazienza passa- prio il suo carattere schivo che lo pio al Premio Copparo nel ’47. va di trespolo in trespolo e ci tenne lontano, come pittore, da Nei suoi quadri rivela l’influsso insegnava a prendere da distanza mostre collettive e personali, ora di Modigliani, ora di le proporzioni del modello di

94 gesso tenendo in mano la stecca dedicandosi al cinema, infatti Laerte Milani, Confidenze fra ado- lescenti, bronzo di legno, aguzzando lo sguardo e creò in équipe shorts pubblicita- col pollice misurando quante ri a 35 millimetri e cartoni ani- volte la lunghezza del naso del mati, come Destinazione errata David di Michelangelo era conte- del ’59 con una cicogna, un gat- nuta in quella della fronte, se i tino, un coccodrillo come prota- fianchi del dorso della Venere di gonisti, per realizzarlo ci vollero Milo erano larghi tre volte di più 18.000 disegni. Per questa pel- dei seni, controllando le misure licola ottenne un premio di 5 millimetro per millimetro. milioni dal Ministero del Turismo Lessi poi in un libro che queste e Spettacolo (2). Fra le sue scul- regole erano le cosiddette «divine ture esposte in spazi pubblici proporzioni del corpo umano». ricordiamo: “La scarpetta”, L’aula dove si tenevano queste soggetto che ricorda le mitiche lezioni era collocata dove ora si ballerine di Degas nell’atrio possono ammirare i dipinti di della Cassa di Risparmio di Boldini al Palazzo Massari e alla Ferrara; “La vedova di guerra” Palazzina Cavalieri di Malta. nella Cappella dei Caduti pres- Invece l’aula dove Nemesio so la basilica di S. Maria in Orsatti ci impartiva le lezioni di Vado; “Confidenze fra adole- disegno e copia dal vero corri- scenti”, bronzo collocato sullo spondeva alla sala dove ora è scalone d’ingresso del Palazzo esposta “L’Assunzione” di della Camera di Commercio (3). Previati. Ora ripensandoci, ci ren- Milani vinse l’ambito Premio diamo conto di aver avuto l’onore Niccolini nelle edizioni 1979 e di disegnare, dipingere, modella- 1986, negli anni ’70 partecipò re la creta, rispondere alle inter- alla Biennale Internazionale del sigli trattandoci alla pari, con cor- rogazioni di storia dell’arte dove Bronzetto Dantesco a Ravenna. dialità e confidenza, con un sorri- attualmente si trovano i capolavo- Nell’89 fu omaggiato con una so bonario; durante i 15 minuti ri di Boldini, Previati, Mentessi, retrospettiva alla Sala EFER e nel di intervallo ci intratteneva con Melli, Funi, De Pisis, Bonzagni. ’95 alla Sala Mostre dell’Istituto aneddoti brillanti, motti di spiri- Laerte Milani (Mezzogoro 1913 – d’Arte Dosso Dossi (4). to, lezioni di storia dell’arte, ci Ferrara 1987) fu allievo all’Acca- Nostro insegnante di copia dal parlava della sua vita privata fin demia di Bologna dello scultore vero fu Nemesio Orsatti (Ponte- dalle origini descrivendo la sua classicheggiante Ercole Drei, pre- lagoscuro 1912 – Ferrara 1988) balia e i suoi giochi d’infanzia, ci ferì non percorrere le vie innova- il quale per addestrarci si ferma- confidava le sue amicizie e i suoi tive delle Avanguardie, come va davanti al cavalletto di ogni gusti in campo artistico. fecero invece Melli futurista allievo e allieva su cui era fissato La sua predilezione andava al (durante la sua breve produzione con puntine un grande foglio, qui rigore etico di Morandi, alle scultorea) e Zucchini. Il Nostro tracciavamo con la matita e col atmosfere notturne di Rembrandt rientra nei canoni del Novecento carboncino i nostri disegni, sfre- attraversate da una luce metafisi- sarfattiano riallacciandosi alle gandoli con le dita e con la ca la cui fonte costituisce un vero armonie di Messina e ai volumi gomma pane per ottenere sugge- mistero, alle fantasie e ai essenziali di Maillol. Nel ’32 stive sfumature, copiando ora “Capricci” di Goya dove il genio espose al Castello Estense con nature morte, ora busti di gesso, spagnolo fustiga gli orrori della Minerbi, Funi, Carrà, De Pisis, quindi posando a turno e ritraen- guerra e le tragedie della super- Viani. Fu assunto come inse- doci a vicenda, solo all’ultimo stizione, del fanatismo. gnante del Dosso nel ’41, vi anno comparve una modella in Noi allievi e le allieve riuniti in rimase fino al ’77. All’inizio degli carne e ossa. Il nostro affettuoso cerchio intorno a lui lo ascoltava- anni ’50 fondò lo “Studio Milani” insegnante ci elargiva i suoi con- mo con la massima attenzione e

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con simpatia. Allo scrivente fu siderarlo degno erede di Guercino periodo in cui noi la frequentava- concesso il privilegio di accedere e Morandi. Attualmente Marisa mo, si aprì a uno spirito innovati- al suo studio, che si trovava Occari riesce a raggiungere i suoi vo, dinamico in accordo con le all’ultimo piano di Palazzo alti livelli. Presso la collezione riforme scolastiche più emanci- Massari, al di sopra delle aule, d’arte di questa Camera di pate. Terminato il nostro corso, ricordiamo le tele ancora fresche Commercio si trova per l’appunto andavamo spesso a visitarlo, alla del suo periodo informale, quello una incisione di Orsatti dal titolo fine degli anni ’70, presso la vicino a Morlotti e Mandelli. Primavera del ’55, raffigurante Galleria il “Filò” di via Contrari, Orsatti era un vero romantico, un un paesaggio pervaso di poesia da lui stesso diretta, dove espo- animo schietto, genuino, tutt’al- govoniana. neva le sue opere a fianco di un tro che freddo e altezzoso. Come Una grande antologica gli è stata teatro di vecchi burattini dalle artista rivelò un temperamento dedicata nel 1989 al Palazzo dei teste di legno, in seguito nel suo eclettico, sbizzarrendosi in stili Diamanti: nel voluminoso catalo- studio in via Terranuova; qui ci diversi, passando da un populi- go edito da Corbo Andrea Buzzoni donò due sue preziose opere. Lui smo dolente alla Mentessi a un individua in lui uno stretto legame che nel ’31 si iscrisse all’Istituto rigore metafisico alla Casorati, da fra tradizione e avanguardia che di Belle Arti per la Decorazione e un neorealismo vigoroso e san- sfociano l’una nell’altra in felice l’Illustrazione del Libro di Urbino, guigno a un surrealismo satirico e sintesi rivelando la sua ispirazione dove affinò le sue capacità di grottesco, fino ad approdare a poliedrica, di volta in volta sen- brillante illustratore, ci disse che quell’Ultimo Naturalismo propu- suale, grottesca, drammatica, a un certo punto della sua vita gli gnato da Francesco Arcangeli, da satirica, elegiaca, serena (5). era stata offerta, sotto forma di lui conosciuto nel ’62. Si cimen- Ervardo Fioravanti (Calto 1912 – contratto, la possibilità di lavora- tò nella pittura e nella scultura, Ferrara 1996), col quale abbia- re eseguendo manifesti e illu- in questo caso recuperò in mo allacciato rapporti di grande strando libri e riviste, ma lui rifiu- maniera personale le astrazioni di stima e amicizia, entrò all’inizio tò preferendo fare il pittore. Si Arp e di Moore. Ma è nell’incisio- degli anni ’50 al Dosso Dossi pentì troppo tardi per questa sua ne che a nostro parere il suo come insegnante passando al decisione in quanto, come ci talento eccelle in maniera straor- ruolo di Direttore nel 1960. confidò con la consueta ironia, dinaria, tanto che possiamo con- Grazie a lui la scuola, proprio nel sarebbe stato meglio per lui diventare un cartellonista famoso Nemesio Orsatti, Primavera, 1955, acquaforte e ben retribuito, come Sepo e Cappiello, piuttosto che un pitto- re di provincia, costretto a ricor- rere all’insegnamento per mante- nere la famiglia. Fioravanti nel ’43 fu tradotto in Texas nel campo di prigionia di Hereford, qui fondò con Dante Troisi “Argomenti”, una rivista politico- letteraria, qui conobbe Giuseppe Berto, Alberto Burri (che allora era medico e compì le sue prime esperienze di pittura in una baracca) e Danilo Farinella. Nel ’46 Fioravanti insegnò disegno alla Scuola del Libro di Urbino, nel ’50 diede vita al Filò, un sodalizio di intellettuali e artisti ferraresi, i più famosi dell’epoca, che si riunivano in un’osteria di

96 piazzetta Bartolucci dietro l’absi- stato omaggiato dopo la morte Ervardo Fioravanti, Tre uomini, de di S. Michele, esposero insie- nel 2001 al Padiglione di 1973, olio su tela, cm. 50 x 40. Ferrara, Collezione Fioravanti me dal ’51 al ’53 presso il Palazzo Massari dove sono stati Ridotto del Teatro Comunale. In esposti gli olii, i pastelli, i dise- questo periodo Fioravanti si acco- gni, i suoi Ominidi, veri mostri- stò al neorealismo espressionista ciattoli simili ai Generali di Baj, i allora imperante apportandovi suoi personaggi picareschi e cari- una sua vena arguta, affabulante. caturali, i ciclisti, le coppie di Il nostro caro Direttore fu oltre pane, gli operai con le mani in che pittore giornalista e poeta, la tasca dimostranti davanti alle sua silloge poetica Il versipelle, fabbriche, insomma gli eroi e gli pubblicata nell’82, esterna quel- antieroi della sua “commedia la vena surreale, fiabesca che umana”, che bene illustra Pamela ritroviamo nelle sue ultime opere Volpi nel catalogo della mostra dal sapore picassiano, chagallia- (6). La lezione di laboratorio con- no. Nel ’68 allestì al Palazzo dei sisteva nello sviluppare un tema: Diamanti una personale con un la copertina di un disco, il poster vasto ciclo di olii dal titolo Scene di un film, i motivi decorativi di della commedia umana dove il una stoffa, l’illustrazione di un lezioni di laboratorio fino al ’67 gusto del grottesco, l’ironia sotti- libro, la pubblicità di un’automo- passando poi a insegnare educa- le e raffinata si sposano con una bile, di un elettrodomestico, ecc. zione artistica alle scuole medie in forte carica umana. I diseredati e Ognuno di noi eseguiva prima il provincia di Rovigo. Venne in gli oppressi, da lui visti con sim- bozzetto per poi riportarlo su un seguito sostituita (gli insegnanti si patia, diventano eroi donchisciot- grande foglio formato manifesto spostavano da una classe all’altra) teschi. Gli altri cicli da lui affron- ricorrendo a varie tecniche, tem- dagli allora giovani Gianfranco tati, Favole polesane, La bella e pera, pastelli, cere, collages. Goberti e Gianni Guidi. Sotto la la bestia, I colori dell’arcobaleno, Durante il primo anno (ancora guida di questi ultimi, noi allievi e Miti e fiori, I giochi ci rivelano presso la sede di via Romei che le allieve ci siamo cimentati nella come il suo piglio popolaresco e poi si è spostata al Palazzo pittura murale, eseguita sulle sarcastico si accompagni sempre Massari) l’insegnante di laborato- pareti delle aule di Palazzo agli slanci di una fervida fantasia, rio fu Elena Palazzi Tebaldi, Massari (dove ora si trovano i caratteristica questa dei migliori moglie dello scomparso, indimen- capolavori di Mentessi e Melli) e pittori ferraresi, da Cosmè Tura ticabile Dino Tebaldi, celebre gior- nell’affresco. ad Antenore Magri. Certo non a nalista e scrittore nato a Tresigallo, Gianni Guidi, nato a Bologna nel caso esponeva vecchi burattini amato da tutti per i suoi impegni 1942, fu allievo al Dosso Dossi dalle teste di legno a fianco delle umanitari e per la sua figura di dello scultore Giuseppe Virgili, sue opere nella Galleria di via profeta. Elena Palazzi come suo con lui collaborò alla realizzazione Contrari, per dichiararci la sua marito si distingueva per il caratte- di un grande rilievo allegorico per visione del mondo. La società re dolce e gentile, era abilissima l’E.N.E.L. (nella vecchia sede) raf- borghese, che Ensor concepiva nel suggerirci l’armonia dei colori, figurante il mito del Sole. Scultore come un carnevale popolato di delle forme, i rapporti matematici e pittore, ha vinto il Premio maschere ghignanti, per fra pieno e vuoto, fra linee rette e Cattabriga nell’85 bandito dal Fioravanti era una baracca di curve, orizzontali e verticali, tona- Comune di Bondeno, ha realizzato burattini, vista però con garbo e lità calde e fredde, ci rivelava i una scultura pubblica a Malindi, con umana solidarietà, infatti il segreti delle tecniche moderne nel Kenia, ha tenuto recentemen- nostro Direttore era troppo genti- basate sull’improvvisazione, come te una personale al Padiglione di luomo per conoscere il disprezzo, il frottage, il dripping, l’accosta- Palazzo Massari. La sua produzio- lui stesso sembrava un personag- mento fra lettere e immagini alla ne artistica attraversa varie sta- gio garbato uscito da una com- maniera futurista. Al Dosso Dossi gioni: le esperienze della Nuova media di Goldoni. Fioravanti è Elena Palazzi Tebaldi tenne le Figurazione, l’influsso del surrea-

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lismo chagalliano e delle stilizza- nale al Castello Estense nell’85 Americhe, Australia e Giappone. zioni alla Klee per approdare a dal titolo “Dialoghi pittorici con Ha scritto saggi e libri d’arte pub- vere e proprie installazioni mini- Cosmè Tura”, espone in perma- blicati dalle case editrici più maliste come il suo Cactus urba- nenza nel giardino di Palazzo famose e tradotti in molte lingue no esposto alla Sala Mostre del Massari una statua enorme dal- straniere. La mostra “Tiziano. Dosso Dossi, una struttura in l’aspetto arcaico e ieratico, ultima- L’ultimo atto” allestita a Belluno terra refrattaria, ferro, legno, mente si è impegnato in cicli pit- nel settembre 2007–gennaio lunga 20 metri (7). Gianfranco torici di interesse filologico e stori- 2008 era appunto curata da Goberti, nato a Ferrara nel 1939, co, oltre che artistico, come testi- Lionello Puppi. Mentre frequenta- diplomatosi all’Accademia di moniano le sue 80 carte dipinte va il Dosso Dossi lo scrivente si Belle Arti di Bologna, divenuto per i tarocchi di Matteo Maria recava col padre Bruno, gallerista Preside del Dosso Dossi dopo Boiardo (ex chiesa di S. Romano d’arte, negli studi di grandi Fioravanti, dopo Giuliano Giulia- 1995) e le tempere su tavola del Maestri, quali De Chirico, nelli e dopo Orio Sarti, ha tenuto ciclo “Lo Zodiaco del Principe” Morandi, Guidi, Annigoni, Saetti, una personale al Palazzo dei (Palazzo Schifanoia e Sala EFER Carlo Levi ecc. Ha potuto così ren- Diamanti, presso la Sala 1992) (9). Come si può constata- dersi conto che gli artisti cosiddet- Benvenuto Tisi già nell’85, quindi re con questi tre nuovi insegnanti, ti locali e quelli di fama interna- ha esposto in spazi importanti allora giovani, si è verificato al zionale sono tutti interessanti, quali la Galleria Schubert di Dosso Dossi un cambio generazio- certo a diversi livelli, comunque Milano a più riprese, nell’87, ’92, nale. Con loro si poteva parlare accomunati da un unico ideale. ’94, ’96. delle ultime tendenze sempre più Dopo i primi dipinti in linea con rivoluzionarie, come l’Informale, l’optical art, l’artista ferrarese ha l’Optical Art, la Pop Art, per cui i adottato suggestioni magrittiane e nostri orizzonti si allargavano. NOTE informali per dare luogo a una sua Il nostro insegnante di storia del- sigla colta e concettuale che costi- l’arte era Lionello Puppi, persona (1) G. Turola: Eleganze geometriche tuisce una vera riflessione sull’ar- colta e brillante, ci portava a ne “La Pianura”, n. 3, Ferrara 1990. te mettendo in discussione il con- volte in gita per ammirare dal (2) P. Micalizzi: Al di qua e al di là cetto stesso di realtà attraverso vivo le opere d’arte che lui stesso delle nuvole. Ferrara nel cinema, inganni ottici e spiazzamenti. Le ci spiegava in aula, così ci siamo Firenze 2004. sue celebri “corde annodate” ese- recati in corriera a vedere i (3) Il patrimonio artistico della guite con gli effetti dell’action mosaici bizantini nelle varie Camera di Commercio di Ferrara, a painting e le sue “camicie” rese chiese, mausolei, battisteri di cura di Lucio Scardino, Ferrara con pennellate iperreali, alla Ravenna. Durante il viaggio addi- 2000. (4) Laerte Milani. I Maestri del Domenico Gnoli, consistono in rittura scherzava e cantava in coro Dosso, a cura di Lucio Scardino, puri pretesti pittorici per visualiz- con noi. Una prerogativa del Ferrara 1995. zare rebus, enigmi profondi ed iro- Dosso Dossi era il rapporto cordia- (5) Nemesio Orsatti. Dipinti, acque- nici ad un tempo (8). Come abbia- le, amichevole, il perfetto affiata- forti, disegni sculture: 1934-1975, mo sopraccennato, le lezioni di mento che si instaurava fra inse- a cura di Andrea Buzzoni, Ferrara plastica, dopo il nostro primo gnanti e allievi. Anche Puppi è un 1989. anno, passarono dalla guida di personaggio importante, un cele- (6) Ervardo Fioravanti, a cura di Laerte Milani a quella di Maurizio bre critico d’arte. Nato a Belluno Maria Luisa Pacelli, Ferrara 2001. Bonora. Quest’ultimo nato a nel 1931, ha insegnato storia del- (7) Gianni Guidi. Il parco refrattario, Ferrara nel 1940, diplomatosi a l’architettura e dell’urbanistica a cura di Lucio Scardino, Ferrara 1989. Bologna, pittore, scultore, inciso- nell’università di Padova e storia (8) Goberti. Verde Carminio, testi cri- re, fratello delle altrettanto celebri dell’arte moderna nell’università tici di , Bologna 1997. Lola, Direttrice del Centro Video Ca’ Foscari di Venezia. Membro di (9) Lo Zodiaco del Principe di Arte, moglie del grande Franco istituzioni scientifiche in Italia e Maurizio Bonora, con testi critici di Farina, e Paola, pittrice talentuosa all’estero ha tenuto lezioni in A. Smolar-Meynart, A.M. Visser e delicata, ha allestito una perso- numerose università di Europa, Travagli, M. Bertozzi, Ferrara 1996.

98 Editoria ed arte a Ferrara: Liberty house e Galleria Monica Benini Gianni Cerioli

«Verso Ferrara…quaranta pittori quelli ufficiali. La conoscenza dei qualche modo ricreate le condi- ferraresi del ‘900». E’ il titolo loro autori si ferma alle poche zioni di certe esposizioni organiz- dato ad una bella mostra che ha recensioni dei giornali locali, alla zate dalla società ferrarese pro- movimentato, dal 1 marzo al 30 testimonianza di cataloghi il più motrice di belle arti “Benvenuto aprile 2008, la vita culturale cit- delle volte non illustrati, a sparu- Tisi da Garofalo” o di certe “sin- tadina. Grande è stata l’affluenza ti depliants, alle introvabili pub- dacali” del ventennio in cui espo- di pubblico e molto l’interesse blicazioni delle mostre del sinda- nevano insieme pittori famosi, suscitato. cato fascista belle arti (è mai pos- che tanto per intenderci già espo- L’esposizione nasce dalla colla- sibile che siano state fatte spari- nevano alle Biennali di Venezia, borazione tra il nuovo spazio re proprio tutte!). Eppure all’in- ed altri poco noti o alle prime espositivo della Galleria Monica terno dei circoli cittadini la fama armi. Era per tutti un’occasione Benini e la casa editrice Liberty di questi artisti persiste, anche se per informare il pubblico dello house dell’editore e critico d’arte consiste quasi interamente nel stato della loro officina artistica e Lucio Scardino, curatore della tramando orale dell’aneddotica per rendere note a tutto il mondo mostra e del catalogo. Vediamo delle singole personalità. È la degli appassionati le variabili in di analizzare più da vicino le parti conferma del topos “genio e sre- corso d’opera. La diversa qualità interessate. golatezza” anziché della defini- delle opere esposte sollecita zione critica di un micro contesto quindi il visitatore a cogliere il L’esposizione artistico fatto di inclinazioni con- comune bisogno d’appartenenza A distanza di molti anni si ripren- divise, di gruppi, di fili tematici, ad un luogo, ad una cultura arti- de una riflessione, sospesa ma di risonanze iconiche. Le singole stica in un qualche modo specifi- mai interrotta, sull’arte ferrarese personalità sembravano final- ca, fatta di tradizioni visive e degli ultimi secoli. mente uscire dal silenzio e riac- d’identità locali. La lettura critica Nel 1984 Efisio Chinelli della quistare una loro voce autonoma. di realtà artistiche rimaste galleria antiquaria “Il Tarlo” chie- Gli autori si riappropriavano comunque ai margini della storia de al critico Lucio Scardino di insomma di quel tanto di presen- dell’arte ufficiale deve ricusare curare una mostra dei pittori fer- za che troppo spesso il tempo ogni sospetto di “geografia di raresi tra la fine del XIX e l’inizio riduce o annulla. provincia”. del XX secolo. Questa nuova esposizione rivela Deve farsi piuttosto visione Nasce in questo modo «Ferrara in modo evidente la volontà di cosciente del contesto studiato, Ritrovata. 55 artisti ferraresi continuare e di approfondire prima che tutta la vicenda di dell’Ottocento e del Novecento», quella prima indicazione, tenen- quella stagione dell’arte sia can- accompagnata da un catalogo (1) do conto di quanto si è realizzato cellata dalla non-memoria dei subito esaurito. Per molti è la in quest’ultimo quarto di secolo nostri giorni. Mi sembra in questo scoperta di un mondo, per altri la tramite studi critici e ricerche di senso del tutto condivisibile la possibilità di un mercato dell’ar- archivio. E per farlo, accosta suddivisione in due tempi, di un te che riabilita opere di artisti eccellenze acclarate e percorsi mese ciascuno, dell’esposizione. ormai parte dell’arredamento di minori che sono da studiare e Questo ha permesso di dare lo casa di molti. Opere che nello conoscere. Gioca manifestamen- spazio necessario ad ogni singolo stesso tempo non hanno mai tro- te la carta della “contiguità” per autore, di renderlo meglio visibile vato un approdo sicuro nei confi- mettere fuori scala le categorie di e nel frattempo di non accavalla- ni certi dei testi d’arte, almeno di maggiore e minore. Sono in un re e sovraccaricare le proposte.

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Le cinquantasette opere, inizial- museo dei lidi), questi autori Soprattutto questo pregresso le mente previste ma in corso sono rappresentativi di una ha consentito di creare una rete d’opera sono intervenute integra- sostanziale ricchezza di proposte, di relazioni con altri galleristi ed zioni importanti, testimoniano le di una capacità unificante, più o esperti del mercato dell’arte che correnti e le personalità del meno evidente, di segnare la per- sta producendo sempre maggiori Novecento ferrarese, diventano sistenza di un dialogo tra presen- sviluppi e collaborazioni. Un insieme i fili tematici e le riso- te e passato. Certo non vanno primo bilancio di questa fase fer- nanze maggiori di un percorso confuse le ragioni del mercato rarese sembra essere positivo. che indaga il senso della com- con quelle di un museo. Voglio Ferrara, città di solito chiusa e un plessità di una stagione delle arti dire che una galleria propone po’ riservata, ha rivelato la pre- che dalla fine dell’Ottocento arri- quello che è disponibile sul mer- senza di collezionisti interessati va fin dentro agli anni Settanta cato e non solo quello che serve ai maestri internazionali. La gal- del secolo scorso. Ferraresi di a meglio rappresentare un lerista afferma di aver venduto nascita o di adozione, come momento significativo della ricer- lavori di Hartung, Penck, Arman, Remo Brindisi (che ha lasciato in ca di un artista. Haring. I collezionisti ferraresi eredità a tutti noi la sua casa Sono due modalità diverse di che in precedenza volevano considerare gli autori, acquistare opere di questi autori checché ne pensi qual- dovevano spostarsi per lo meno che sussurrone. fino a Bologna. Molti suoi clienti hanno iniziato ad acquistare figu- La galleria rativi “minori” e gradualmente Dal 2 dicembre 2006 è sono arrivati a richiedere artisti presente sul mercato internazionali. Vi sono anche dell’arte cittadino la molte giovani coppie che mostra- Galleria Monica Benini no una grande passione ed inizia- srl. La gallerista, ferra- no ad investire nell’arte. Sono rese di nascita, si occu- queste le persone che danno pa d’arte dal 1998 ed maggiori soddisfazioni in quanto, ha svolto esperienze proprio perché vanno seguite, significative dirigendo consigliate, sono quelle con le prima una galleria ad quali si stabilisce sempre un dia- Auronzo, nel Cadore, logo costruttivo. La galleria tiene per un biennio circa e, a tutelare i propri clienti dal pro- in seguito, dal 2001 in blema dei falsi. Non solo vengo- Versilia, a Forte dei no avviate verifiche durante la Marmi, quella di Vera fase d’acquisto presso gli archivi Docci. autorizzati ma anche si interpel- In effetti, Monica lano direttamente gli artisti, se Benini ha maturato la viventi. propria professionalità La linea espositiva della galleria è al di fuori dell’ambien- molto precisa: Monica Benini te ferrarese ed ha avuto predilige gli artisti del Novecento modo di acquisire una e della contemporaneità. La grande padronanza non prima mostra antologica di aper- solo nell’organizzazione tura ha visto, infatti, accanto ad delle mostre ma anche artisti come De Pisis o De nella gestione di una Chirico, altri maestri come clientela sempre più Hartung, Arman, Warhol, solo per esigente in fatto di citarne alcuni. Le mostre che autori richiesti. sono seguite sono state dedicate

100 ad Eugenio Carmi, ai pittori della Sono presenze significa- Nuova Scuola Romana, ad Omar tive in varie discipline e Galliani, ad Emilio Vedova. Sono piene di molte sollecita- nomi italiani molto importanti zioni che sono poi le all’interno di un mercato che cifre caratteristiche di tende sempre più a privilegiare questo editore che gli artisti internazionali. La pros- intende dare forma tan- sima esposizione sarà su Mirò, gibile ad una serie di alla quale faranno seguito mostre idee sul “fare” cultura. di giovani artisti con i quali la gal- La prima opera edita leria ha già attivato un rapporto risale al 1986, una tra- stretto di collaborazione. duzione dei poemi ferra- La presenza a livello nazionale è resi di Byron curata da garantita dalla presenza della gal- Mario Roffi e subito leria in numerose fiere d’arte; esaurita, mentre l’ultima ricordo in particolare quelle di in ordine di tempo è inti- Vicenza, Forlì, Viterbo e Genova. tolata «Documenti sulla quadreria Vendeghini- La casa editrice Baldi di Ferrara», che Il catalogo della mostra “Verso conclude il “Fondo sul Ferrara…” è edito dalla Liberty collezionismo ferrare- house di Lucio Scardino, noto se”, voluto dalla Fon- critico d’arte e poligrafo concitta- dazione Cassa di Ris- dino. La casa editrice nasce parmio di Ferrara. È una come ditta individuale il 7 genna- collana che ha permesso io 1986 ed ha dapprima la sede di indagare il collezioni- in via Centoversuri 14 per poi tra- smo d’arte nella nostra sferirsi all’attuale via Salinguerra città e di cogliere il 14. Il catalogo delle opere edite senso delle vicende col- raggiunge oggi il numero di due- lezionistiche delle di- centonovanta. Sono in media sperse quadrerie ferrare- dodici libri l’anno. In genere sono si. testi legati alla storia dell’arte L’arte è la costante principale momento, con la dovuta distanza locale ma anche al restauro, ai delle presenze editoriali della critica, la figura di un artista che ricettari di tecnica artistica anti- Liberty house: sono decine le era stato il segretario del sindaca- ca e moderna. Vi compaiono monografie di autori ferraresi to fascista belle arti di Ferrara. anche libri a carattere letterario, curate dallo stesso Scardino. Erano ancora lontani gli anni in medico-scientifico ed alcuni Spesso accompagnate da un per- cui la critica avrebbe preso in repertori. È un catalogo partico- corso espositivo, trattano di auto- esame l’impostazione corporativi- larmente attento alle vicende del- ri poco conosciuti dal grande stica delle esposizioni di quel l’arte. Ad esempio sono molto pubblico e ancor meno studiati e periodo, della loro struttura pira- ben rappresentate la pittura, la documentati (Silvan, Capuzzo, midale. scultura, le tecniche artistiche, il Rossaro, Capra, Tassini, Crispi- Una mostra paradigmatica in Liberty, la poesia e la letteratura. ni…). Sempre nel 1986 esce in questo senso è quella triestina Vi è soprattutto ben testimoniato occasione della mostra «La pittu- «Arte e Stato. Le esposizioni sin- il flusso culturale presente dagli ra di Corrado Padovani», allestita dacali nelle Tre Venezie (1927- anni Ottanta ad oggi nel contesto nel primo centenario della nasci- 1944), ma è del 1997. Tutti i cittadino, e non solo, oltre al con- ta, il catalogo “Corrado Padovani ferraresi ormai ben sanno che tributo critico a questo apportato pittore e critico d’arte”. Non era l’andare controcorrente è una dalle pubblicazioni proposte. certo facile trattare in quel caratteristica di questo critico

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d’arte ed editore. Non era facile cato ad esempio le sceneggiature tologia curata da Giovanni Negri parlare ai ferraresi dell’architettu- originali dei film di Florestano su I colori di Ferrara, cui deve ra Liberty, presente in città, Vancini: “La lunga notte del 43” aggiungersi l’anonimo Libro eppure la bella monografia dedi- e “Amore Amaro”. Per le stesse della pornoesia. cata a Ciro Contini è veramente ragioni esiste anche una collana efficace al riguardo. Allo stesso teatrale: “I suppositi”. Quello modo il fatto di studiare i cimite- però che con orgoglio d’editore NOTE ri come grandi musei di scultura Scardino rivendica maggiormente all’aperto riscuote, oggi, consensi è la pubblicazione dei libri di (1) Il catalogo ebbe due edizioni, la ed attenzioni sempre maggiori. Gianfranco Rossi, lo scrittore fer- prima delle quali fu censurata a causa delle rimostranze del figlio di Alcuni testi in catalogo sono di rarese che è stato in un dialogo uno degli artisti presenti in mostra. frequente citati dagli studiosi. È quotidiano con il nostro sino alla Chi possiede la prima edizione, la il caso del famoso Neo-estense. morte. Sono i romanzi, ad inizia- consideri quindi una rarità bibliogra- Pittura e Restauro a Ferrara nel re dal 1987, Gli ultimi avventu- fica. La vicenda del catalogo può XIX secolo a cura di Scardino e rieri, Putaneggiar coi regi, essere considerata come una delle Torresi oppure di Post mortem. Conversazione con il silenzio; vi maggiori motivazioni a realizzare Disegni, decorazioni e sculture è un racconto compreso nell’an- un’impresa editoriale autonoma. per la Certosa ottocentesca di Ferrara. Vanno ricordati ancora i più recenti Crocevia estense e Neoestense in scultura. Vorrei però per ultimo, ma non da ulti- mo, segnalare la finezza editoria- le della pubblicazione del primo dei quaderni dello scultore Stefano Galletti, voluta dall’am- ministrazione centese, le carte colorate utilizzate per la riprodu- zione del taccuino sono di una godibilità estrema, una sorta di sfiziosità bibliofila. Come in tutte le case editrici che si rispettano, esistono anche qui libri strenna e best sellers. Ecco allora Obiettivo Ferrara con le splendide fotografie di Luca Gavagna e con i testi di Gian PietroTesta e Roberto Pazzi, I muri di Maria. Tradizioni icono- grafiche e devozione popolare a Ferrara di Riccardo Frignani e Chiara Toschi Cavaliere, oppure Bottega Medini. La decorazione murale nel ferrarese dall’età umbertina a metà Novecento dello stesso Scardino. Ci sono incursioni in aree diffe- renti, tutte comprese nell’arco degli interessi dell’editore. Cinefilo appassionato, ha pubbli-

102 documenti Voci dall’imprenditoria femminile La Confezioni Ale, un’impresa completamente “rosa” Alessandra Zanella Titolare della “Confezioni Ale”

La mia ditta “Confezioni Ale” quotidiana con La consegna dei Premi Impresa femminile innovativa 2008 nasce nel 1983 con 3 dipendenti. le mie collabora- Ad oggi, nel 2008 sono 30. Tutte trici ogni passio- donne! Posso senz’altro affermare ne per ciò che di che nel corso di questi anni c’è “bello” sappia- stata una costante ricerca di mo costruire in migliorare qualitativamente un azienda. E sem- prodotto che non è sicuramente pre nel rispetto un bene di prima necessità, ma della persona e rientra nella fascia degli accessori soprattutto delle e dei cosiddetti beni “voluttuosi”: regole, che sono appunto LA CRAVATTA. Un pro- la base per ogni dotto confezionato da donne ma sana convivenza lavorativa. Non cato. In primo luogo per il conte- quasi esclusivamente utilizzato da nascondo le difficoltà che la sto oggettivo non certo favorevole uomini. Un oggetto di cui, in mano d’opera a basso costo di cui ho accennato. In secondo apparenza, si può certamente fare questi Paesi, anche se il prodotto luogo perché in quanto donne a meno, ma che invece, me ne non è qualitativamente paragona- abbiamo dovuto concertare e pia- sono resa conto in questi lunghi bile al nostro Made in Italy, causa nificare la nostra vita e l’attività anni di lavoro, può qualificare la a noi piccole imprese, sia per le lavorativa. persona e renderla differente dalle commesse, sia per il costo del pro- Come imprenditrice non nascon- altre, personalizzando ogni piccolo dotto, rendendo quindi difficile do che le complicazioni si molti- particolare di essa. Sono ormai 25 rimanere competitivi sul mercato. plicano, tenuto conto del fatto che anni che lavoro in questo segmen- Tuttavia cerchiamo di ottimizzare non sempre possiamo contare su to della moda italiana. Ho potuto ogni cosa ed ogni organizzazione condizioni di garanzia e paritetici- capire e comprendere che un interna, anche con l’acquisizione tà di cui godono altre categorie di “punto ad occhiello” che rifinisce di macchine sempre più innovati- cittadine, nel programmare la una spranghetta, una fodera dello ve, mantenendo in forza le risorse nostra vita con gli impegni e i stesso tessuto della cravatta, un umane, punto fondamentale per rischi che comporta l’essere passante, un codino in contrasto, la buona riuscita qualitativa del anche imprenditrici. sono particolari importantissimi prodotto. Fra le altre soddisfazio- Ciò nonostante, le soddisfazioni in che tengono alta la qualità del ni, vi è quella di essere riusciti a quello che faccio non mancano prodotto e soprattutto il marchio creare un ambiente di lavoro dove certo anche se spesso non ci ven- del Made in Italy. Che lo distin- il personale esclusivamente fem- gono adeguatamente riconosciu- guono cioè da tutti gli altri e che minile (in quanto il prodotto te. Ecco perché invece oggi, que- costituiscono un importantissimo richiede manualità ma soprattutto sta esperienza che sto vivendo, fattore di successo in un mercato una sensibilità che solo noi donne questo riconoscimento da parte dove la concorrenza da parte dei possiamo esprimere) collabora della Camera di Commercio al paesi dell’Est e della Cina è molto ogni giorno con me per esaudire le mio lavoro, mi danno la possibili- forte. Concorrenza a volte spregiu- commesse, le urgenze, e dove la tà di credere con maggior vigore in dicata e sleale, perché utilizza loro collaborazione, soprattutto nei quello che faccio, con la consape- molto spesso processi produttivi periodi di campionatura, è fonda- volezza che la passione, la profes- nei quali la persona umana non ha mentale per la realizzazione di un sionalità, la lealtà ed il rispetto alcun valore e dove la professiona- prodotto sempre all’avanguardia e delle regole, che tante imprendi- lità non viene riconosciuta. qualitativamente superiore. Tutto trici mettono nel proprio lavoro, Elementi sui quali invece io ho questo non è stata cosa semplice, possono ancora essere lo stimolo sempre impostato la mia attività come semplice è raccontarla. E’ vero e lo strumento di ogni suc- lavorativa, mettendo in relazione stato, al contrario, molto compli- cesso.

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La stampa a Ferrara tra XV e XVI secolo Diego Cavallina

A metà del secolo XV l’invenzione sta a significare “libri in culla” (in esplodere della diffusione delle della stampa a caratteri mobili cuna in latino), sono il vanto del- tipografie, nel giro di pochi anni rivoluzionò in tempi brevissimi la l’arte e della tecnologia tedesca. quasi tutte le città più importanti produzione culturale in tutti i Nell’autunno del 1462 Magonza si doteranno di uno o più centri paesi d’Europa. A Magonza, attor- fu sottoposta ad un saccheggio editoriali e la diffusione interessa no al 1450, JOHANN GUTEN- spaventoso durante una delle in contemporanea anche tutti gli BERG mise a punto la nuova tec- tante guerre tedesche, la popola- altri paesi europei. Ferrara, dopo nica a stampa passando dall’inci- zione fuggì in massa e si disperse- Roma (Subiaco) e Venezia, fu una sione di intere pagine su tavolette ro anche i prototipografi. Due di delle prime; infatti si ha notizia di di legno, operazione lunga e com- questi, Konrad Sweynheim e un primo tentativo di portare la plessa, non emendabile, non recu- Arnold Pannartz, si insediaro- nuova tecnica libraria in città fin perabile, alla individuazione nei no presso il monastero di S. dal 1470: il tentativo però fallì. caratteri mobili delle nuove capa- Scolastica a Subiaco, vicino a Giuseppe Agnelli, nel suo interes- cità di comporre rapidamente i Roma, e ottennero il permesso di sante studio sulla industria tipo- testi, con possibilità di correzioni e esercitare la loro professione, così grafica ferrarese, riporta come il recupero e la riutilizzazione dei nel 1465 videro la luce i primi nella seduta del 22 novembre caratteri stessi per successive incunaboli stampati in territorio 1470 il Giudice dei Savi riferisse composizioni. Inoltre Gutenberg italiano, si trattava del De Oratore al Consiglio che un tal Clemente abbandonò le incisioni su legno, di Cicerone e del De divinis insti- Donati avesse proposto di trasfe- fragili sotto la pressione dei torchi, tutionibus di Lattanzio. Sempre rirsi con la sua famiglia da Roma per passare a caratteri fusi in una due tedeschi, i fratelli Giovanni e per stampare libri con otto telai o lega di metallo, resistente alla Vindelino da Spira, si insediarono torchi, purché per tre anni si pressione e nello stesso tempo a Venezia, allora la città più accordasse a lui e alla sua fami- tale da non tagliare la carta o il cosmopolita d’Europa e sede del glia il mantenimento dall’erario materiale su cui avveniva la stam- sistema commerciale globale (per pubblico. “Ma il Consiglio, pur pa. Il primo libro a stampa fu pro- i suoi tempi), e nel 1469 incomin- riconoscendo l’utilità della propo- dotto tra il 1454 e il 1456, si trat- ciarono la loro produzione tipogra- sta, non poté accoglierla a causa ta della Bibbia denominata “a 42 fica con la pubblicazione delle delle gravissime spese di quell’an- righe” e segna l’avvio di una delle Epistolae di Cicerone e della no, segnatamente per le rotte del più grandi scoperte dell’umanità. Historia naturalis di Plinio. Da Po a Bariano e a Berra, e per la Da quel momento in poi la diffu- questo momento Venezia sarà, costruzione delle mura della città sione della cultura assumerà ritmi fino a tutto il XVI secolo, la sede dalla parte di mezzodì” (1). Se le sempre più veloci e farà da volano europea più importante per la pro- calamità naturali determinate dal a tutte le altre scoperte di civiltà duzione e per il commercio del pericolo costante delle rotte del che dal XV secolo si produrranno libro, grazie alla quantità delle sue grande fiume e l’attività edificatri- nel mondo. A Magonza l’industria industrie tipografiche, ma soprat- ce di quel particolare momento tipografica, grazie a Gutenberg e tutto grazie alla qualità della sua non permisero la concessione del- ad alcuni suoi soci, intensificò produzione, alla cui raffinatezza l’agevolazione richiesta da rapidamente la sua produzione: i diede un contributo fondamentale Clemente Donati, che desistette primi INCUNABOLI, questo è l’industria fondata da Aldo quindi dal suo intento, a distanza infatti il nome dei volumi stampa- Manuzio. Dall’inizio degli anni ’70 di soltanto un anno, nel 1471, ti fino alla fine del XV secolo, che del XV secolo è un vero e proprio troviamo attivo in Ferrara il primo

104 tipografo: Andrea Belforte Gallo, il nistica moderna. L’Addizione lare, aprono la strada alla diffusio- quale firma il primo incunabolo Erculea sotto la sua diretta guida è ne del libro, alla espansione della ferrarese, le Elegantiolae, del- ormai terminata, Ferrara è consi- capacità della lettura e della cono- l’umanista senese Agostino Dati, derata la città più moderna e fun- scenza. In circa tre decenni a che porta la data del 12 marzo zionale d’Europa. I nuovi spazi Ferrara vengono stampati e diffusi 1471. L’attività di questo tipogra- ideati dal matematico intuito del- migliaia di volumi, farne il calcolo fo si esplicò per 22 anni (fino al l’architetto ferrarese si stanno preciso è impossibile, ma si può 1493), di esso il Baruffaldi junior completando con la costruzione pensare che la produzione ad uso ricorda 17 opere (2). Al pioniere dei palazzi di alcuni grossi perso- e consumo dei maestri e degli stu- della tipografia ferrarese ben pre- naggi della corte estense, e trove- denti dello Studio, degli ambienti sto si affiancarono altri nomi come ranno nel Palazzo dei Diamanti la colti della corte e delle professio- Agostino Carnerio, attivo dal 1474 loro più solenne estrinsecazione. ni, dei religiosi e delle loro scuole, al 1479, Giovanni de Tornaco, da La scuola pittorica ferrarese ha in pochi anni abbia eguagliato la solo e in società con Pietro de già dato testimonianza di sé produzione manoscritta che aveva Aranceto di cui si ha notizia solo negli affreschi della Delizia di visto la luce nei tre-quattro secoli per l’anno 1475. In quell’anno Schifanoia, e la vita letteraria precedenti. Con l’inizio del XVI inizia la sua attività pure Severino degli ambienti che operano attor- secolo i libri prodotti dalle tipogra- Giacomo Antonio, operante, pare, no alla corte è estremamente fie vengono definiti cinquecenti- fino al 1477. Attorno a quest’an- intensa, basti per tutti fare i nomi ne, e la produzione di cinquecen- no si insedia a Ferrara la prima di Matteo Maria Boiardo, spentosi tine ferraresi ha inizio esattamen- tipografia ebraica, infatti Abramo da pochi anni, e di Lodovico te nel 1501, con un’opera estre- Ben Chaiim, forse pesarese, si tra- Ariosto, che proprio attorno a que- mamente interessante stampata sferisce da Mantova nella città sto periodo sta per entrare al servi- da Lorenzo de Rossi, ancora unico estense circa nel 1477 e pare zio degli Estensi. La vita culturale tipografo operante in questo stampasse fino al 1479 (3). Nel della città non si esaurisce esclu- periodo a Ferrara; si tratta 1485 fa la sua comparsa Lorenzo sivamente negli ambienti della dell’Epithome Plutarchi di Tiberio de Rossi da Valenza, col quale corte, altro importante centro è Dario, un’edizione a caratteri goti- l’arte della stampa si affina sem- costituito dalla fiorente Università, ci con una graziosa incisione xilo- pre più, per toccare punte di estre- dove prosperano gli studi giuridici grafica. Il 1502 inizia per Ferrara mo interesse tra la fine del XV ed e dove la scuola di medicina, ed in all’insegna dei festeggiamenti per i primi anni del XVI secolo; egli particolar modo di anatomia, darà le nozze del principe ereditario (il infatti segna il passaggio tra i due alcuni dei nomi più significativi futuro Alfonso I) con Lucrezia secoli e lascerà la propria tipogra- alla cultura moderna. L’Università Borgia. La futura sposa ha saluta- fia al figlio Francesco, uno dei più e la corte sono quindi i due centri to il padre Papa Alessandro VI il 6 grandi tipografi ed editori ferraresi culturali più importanti della città, gennaio e si è diretta verso Ferrara del ‘500. Il secolo XVI si apre per ed insieme a qualche comunità dove giunge il 1 febbraio, viene Ferrara con la prosecuzione di un religiosa, i soli committenti del- accolta da festeggiamenti sontuo- fervore di opere iniziate ormai da l’industria tipografica che da quasi si, degni in tutto della corte esten- qualche decennio. La città ha trent’anni fiorisce anche a Ferrara, se; tra i vari doni le viene presen- avuto la ventura di ospitare alcuni come in molte altre grandi città tato un opuscoletto contenente dei più prestigiosi nomi della cul- italiane. L’epoca d’oro del mano- alcuni versi di omaggio del cele- tura internazionale che proprio a scritto si può dire si sia chiusa in bre umanista Celio Calcagnini, Ferrara, assecondati dalla politica maniera sublime proprio nella l’opuscolo è stato stampato da illuminata dei suoi principi, lasce- città estense con il capolavoro Lorenzo de Rossi e reca la data ranno le loro più alte testimonian- della Bibbia di Borso, alla quale dell’ingresso di Lucrezia in Ferra- ze. Biagio Rossetti sta lavorando hanno lavorato il fior fiore degli ra: 1 febbraio 1502. Alla attività ormai da tempo al suo ambizioso amanuensi e dei miniaturisti ferra- del de Rossi si affianca quella di progetto di ristrutturazione della resi. I primi incunaboli che escono Giovanni Mazzocchi da Bondeno, città, impostando con la sua opera dalle tipografie della città, con la che sembra più che altro prestare i criteri fondamentali dell’urba- loro tiratura, per quei tempi, popo- la sua bottega e i suoi torchi alla

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attività editoriale di Lodovico commerciale senza pari in Italia e nuerà anche nel secolo successivo Bonaccioli, ostetrico di chiara nel mondo, faceva preferire ai let- naturalmente come stampatore fama, medico di corte e docente terati e scrittori ferraresi la scelta camerale. Stamperà la Gerusa- universitario, vera anima culturale delle rinomatissime stamperie lemme del Tasso e le opere di della iniziativa editoriale del veneziane, che oltre ad assicurare Battista Guarini, le edizioni scien- Mazzocchi. Comunque la casa una perfezione tecnica più rigoro- tifiche dell’Università e i testi a editrice raggiungerà la sua vetta sa, garantivano anche l’immissio- gloria ed esaltazione della dinastia più alta con la stampa della prima ne dei volumi su un mercato a ormai destinata ad un inarrestabi- edizione dell’ Orlando Furioso di livello internazionale. Una delle le declino. La produzione si incen- Lodovico Ariosto. Infatti il 22 apri- opere migliori e più conosciute di trerà soprattutto sui testi di diffu- le 1516 vede la luce questo stori- questo periodo dell’attività di sione della devozione tridentina e co volume, in 4°, stampato in Francesco de Rossi è sicuramente della ripresa della attività religiosa caratteri romani su due colonne, la terza e definitiva edizione del dei nuovi ordini e delle nuove con- che nel verso della seconda carta Furioso in 46 canti, datata 1 otto- gregazioni. Nei cent’anni succes- reca impressa una xilografia raffi- bre 1532. Il libro, in 4°, di 248 sivi alla introduzione della stampa gurante l’impresa ariostesca, cioè carte non numerate, ha il fronte- a Ferrara, circa una ventina di un alveare incendiato con le api spizio ornato da una ricca cornice imprenditori eserciteranno la loro che ne fuggono, con il motto PRO firmata da Francesco de Nanto da attività, molti di provenienza ester- BONO MALUM distribuito negli Sabaudia e si conclude al recto na, da centri in cui l’innovazione angoli della cornice. La prima della carta 247 con un ritratto tecnologica era più avanzata, alcu- metà del XVI secolo è caratterizza- dell’Ariosto, inserito nella stessa ni anche di provenienza locale, a ta dalla attività editoriale di cornice del frontespizio, sempre testimonianza della vitalità e della Francesco de Rossi, figlio di quel firmata, che il De Nanto sembra voglia di cambiamento che la Lorenzo che abbiamo visto attivo aver desunto da un quadro del nuova scoperta aveva determinato nei decenni precedenti, fino al Tiziano. Dopo una prima attività di anche a Ferrara. 1545; questa sarà l’unica casa una stamperia ebraica dal 1477 editrice (con relativa tipografia) al 1479, verso la metà del secolo operante in città. L’attività comun- XVI compaiono a Ferrara altri due que non è molto intensa, in circa tipografi ebrei: Samuel ben Askarà vent’anni il de Rossi non stampa Safardi detto Gallo o Gallico e molto più di una ventina di titoli. Abraham Usque, che dal 1551 al Il motivo di questa scarsità non è 1558 stamperanno 28 volumi in certo da attribuirsi alla mancanza ebraico e 6 tra spagnolo e porto- NOTE di vita culturale nella città esten- ghese. Entrambi erano ebrei iberi- se, sono gli anni di più intensa ci fuggiti dal loro paese a causa Tratto dal saggio: attività di Lodovico Ariosto, inoltre delle persecuzioni antisemitiche e D.Cavallina, L’editoria ferrarese nei la poesia si gloria dei nomi di che avevano trovato nel clima di secoli XV e XVI, in AA.VV., Il Giovambattista Giraldi Cinzio, di tolleranza della Ferrara di Ercole e Rinascimento nelle corti padane, Ercole Strozzi, di Alberto Lollio, la Renata la possibilità di lavorare e Bari, De Donato 1977, pp. 341-360 medicina di Antonio Musa di dare un notevole contributo alla Brasavola e di Giovambattista intensa vita della comunità ebrai- (1) G.Agnelli, Le biblioteche e la Canani, il diritto di Lodovico Cato, ca ferrarese. Con la seconda metà stampa nella provincia di Ferrara, Giacomo Lavezzoli e Daniele Fini. del XVI secolo l’attività editoriale estratto da Tesori delle biblioteche Forse si potrebbe pensare alla di intensificherà. Sorgono varie d’Italia, a cura di Domenico Fava, vol. I Emilia, Milano 1931, p.44 insensibilità del duca Alfonso, che case editrici che troveranno nella (2) G.Baruffaldi Jr., Della tipografia si interessava più di balistica e di bottega di Vittorio Baldini la prin- ferrarese dell’anno MCCCCLXXI al meccanica che di attività cultura- cipale attività di questo tipo. Egli MD, Ferrara 1777, pp. 9-59 li; molto probabilmente il vero pubblicherà fregiandosi del titolo (3) B. De Rossi, De typographia hae- motivo sta nel fatto che la vicinan- di stampatore ducale fino alla fine breo-ferrariensi–Commentarius histo- za di Venezia, centro tipografico e del secolo, e la sua attività conti- ricus, Parmae 1780, pp. 2-3

106 prese dalla “Dante” in collabora- zione con l’Amministrazione Provinciale di Ferrara e con il Comune di Codigoro. Il testo di Granata, di profondo scavo critico e partecipazione emotiva, suppor- tato da citazioni tratte da molte fonti (Sacra Scrittura, Vangelo di Matteo, Benvenuto da Imola, Francesco da Buti, Divina Comme- dia), coglie nelle metafore marine quasi “il monito di un’ambivalen- za da cui guardarsi”: “Il naufragio è l’esito più drammatico del viag- gio, facendosi sintesi plastica di un inghiottimento senza speran- za, punitivo di tutti gli itinerari intesi a sfidare un divieto, quello di spazi percorribili solo con un Il quaderno XII della Dante salvacondotto. Società Dante Alighieri - Comita- Alla seconda sezione, I centenari to Provinciale di Ferrara di Niccolini e Pascoli appartengo- no le relazioni di Claudio La società Dante Alighieri, comi- Marabini, Paolo Vanelli, Giuseppe tato di Ferrara, ha aperto l’anno Muscardini e Francesca Mellone. sociale e culturale con il saluto Analisi, quella di Marabini, dell’Assessore alla cultura Mas- “Pascoli nostro”, di timbro quasi simo Maisto, la presentazione del giornalistico, struggente e rievo- Quaderno della Dante vol. XII e cativa, in cui la sensibilità del- del grazioso volumetto Premio l’autore trascolora con quella del Dante 2007. Ha commentato il Pascoli, da essa plasmata e nutri- Quaderno Gianni Cerioli. Luisa ta, al punto che il sentimento Carrà e Gina Nalini hanno letto della terra e della zolla di alcuni passi del Premio Dante. Romagna diventa un comune Il Quaderno della Dante è diviso sentire: …“c’è qualcosa in quella in quattro sezioni - cui segue poesia, in quella semplicità, in un’appendice con l’elenco delle quel canto, che investe e coinvol- attività culturali, dei nuovi soci, ge la vita stessa, un sentimento o arricchito da inserti fotografici - una verità in cui ci ritroviamo che contengono le relazioni dei immersi tutti interi dalle radici convegni o cicli di conferenze, più lontane alle certezze e alle libri da leggere che la “Dante” ha proposto alla rivelazioni che formano la nostra cittadinanza nel biennio 2006- giornata e la vita tutta, dalle sue 2007. La prima sezione, Lecturae origini al nostro presente”. Dantis, è dedicata in particolar Esegetica e sistematica la relazio- modo alla celebrazione del ne di Vanelli, “Giovanni Pascoli e Cinquantenario del Trattato di la classicità. Propedeutica alla Roma, con saggi di Antonio lettura di Giovanni Pascoli”. Il Salvatore e Mario Cattaneo sul critico, nello scavare nella forma- tema Dante, il diritto penale e zione classica del Pascoli e nella l’Europa, mentre Gardenio sua conseguente produzione clas- Granata ha affrontato un tema sicistica (in particolare i “Poemi specificamente dantesco, Dante Conviviali”), coglie la interseca- tra Ulisse e Adamo. La Lectura zione della linea classicheggiante Dantis di Gardenio Granata rap- “con l’altra linea pascoliana, presenta in modo egregio una quella del poeta nuovo, il poeta delle numerose Lecturae, intra- delle piccole cose, il poeta agre-

laPianura 107 ste e fanciullo - quello di Mirycae scenza”), all’oblio di erasmiana neato che la “Dante” di Ferrara, per intenderci - per cui si deve memoria, senza passare sotto nell’ambito di analoghe iniziative parlare di un andamento sincroni- silenzio la materia epica de intraprese nelle città di Cagliari, co, nel senso che le due linee, “L’orlando innamorato” del Milano, Nuoro, Parma, Verona, quella umile, agreste e lirica e Boiardo. “E’ necessario sottoli- ha sentito la necessità di adope- quella più complessa e classi- neare che se in Erasmo vi è una rarsi per sollecitare la riflessione cheggiante e poematica, si svi- progressione dall’Oblio delle dei ragazzi sulla necessità di luppano contemporaneamente, Isole fortunate alla contempla- difendere il patrimonio della lin- come testimoniano anche le date zione mistica della follia della gua italiana, contrastando la sua di composizione e di pubblicazio- “Croce”, in Ariosto e Tasso non “apertura acritica all’anglismo, ne delle opere”… c’è che l’oblio del presente, il non solo nel linguaggio tecnico Giuseppe Muscardini e Francesca sogno edenico, il desiderio (ed è scientifico, ma anche nel lin- Mellone, con passione documen- qui la follia) di una pienezza guaggio comune e in quello isti- taristica e archivistica, hanno umana sulla terra. tuzionale”. fatto oggetto di analisi, “Sotto il Gina Nalini con la relazione “Le paralume” e quindi di pubblica- donne del Quattrocento nelle Luisa Carrà Borgatti zione nel nostro “Quaderno”, di strategie politiche matrimoniali: una parte del carteggio di oggetto o soggetto?” delinea, con Jolanda - scrittrice famosa nei rigore e passione, le vicende esi- primi decenni del ‘900, di cui la stenziali di alcune figure femmi- “Dante” ha pubblicato il roman- nili della Storia degli Estensi. zo “La Perla” con la casa editri- Affiorano, da pagine in parte ce Liberty House nel 2003, - con dimenticate, dame quali Eleonora il senatore Pietro Niccolini, pre- d’Aragona, Anna Maria Sforza, sidente della “Dante” di Ferrara Isabella e Beatrice d’Este, Dorotea dal 1897 al 1932, su temi ine- Gonzaga, che hanno improntato renti la sua funzione di presiden- la vita di Corte con la loro bellez- te del comitato centese della za, il portamento, l’attitudine ad “Dante” e su questioni di carat- amare devotamente i mariti, ma tere culturale, nonché con anche a sorreggerli con la sapien- Giuseppe Agnelli, direttore della za dei loro consigli nelle difficili Biblioteca Ariostea, soprattutto decisioni politiche o militari che per richieste di attenzione ai libri i consorti dovevano assumere. che la scrittrice andava pubbli- Nell’ultima sezione, “La Dante e cando. i giovani”, sono contenute due Nella terza sezione, Anno degli relazioni di Lina Scolozzi, espres- Estensi. Ferrara, città del Rinasci- se con precisione e puntualità e mento, sono inseriti i testi delle d’analisi. La prima, “Al cinema conferenze tenute da Gardenio con la Dante” analizza e com- L’ode del Carducci alla Granata, e Gina Nalini Montanari menta i contenuti dei quattro nel convegno organizzato dalla film proiettati quest’anno “Le Città di Ferrara Giuseppe Agnelli “Dante”, nell’ambito delle cele- cronache di Narnia”, “Oliver brazioni di Ferrara, Città del Twist”, “Quando sei nato, non Rinascimento, cui ha fatto puoi più nasconderti”, e “L’isola Il 21 novembre 2007 la Dante seguito il coro della Veneziani su in via degli uccelli”, quest’ultimo ha celebrato il centenario della musiche del Cinquecento. Con la proiettato nell’ambito delle cele- morte del Carducci (1835- dotta, densa e articolata relazio- brazioni della Giornata della 1907) e il bicentenario della ne “Sempre a l’entrare aperto, a memoria e tutti tratti da omonimi nascita di Garibaldi (1807- l’uscir chiuso: Il giardino di libri, rispettivamente di Clive 1882), quest’ultimo soprattutto Armida e i labirinti dell’anima Staples Lewis, Charles Dickens, attraverso le citazioni dell’eroe tassiana”, Granata affronta il Maria Pace Ottieri e infine Uri nell’opera del poeta. tema della “follia” in Tasso e Orlev. Nell’occasione è stata distribui- Ariosto, correlandola più che al Nella seconda relazione, Perché to ai presenti l’aureo volumetto senso della follia in Dante (pena un Festival, riferita alla terza edi- che contiene l’ode del Carducci del contrappasso inflitto a chi ha zione del Festival della letteratu- “Alla città di Ferrara ”, estrapo- voluto seguire al di là del “quia” ra giovanile del corrente anno lata dal volume di Agnelli “Sol il cammino della “virtute e cano- 2007, Lina Scolozzi ha sottoli- per lo dolce suon de la mia

108 Libri da leggere terra” del 1918, con la coperti- ragazzi perché trovino il loro na di Edmondo Fontana, che posto nella società, devono esse- contiene l’introduzione del sin- re consigliati, cercare modelli daco Gaetano Sateriale, la pre- edificanti, preferire le fiabe e i messa di Luisa Carrà, (la prefa- romanzi ai reality? La Scolozzi zione di Pietro Niccolini, la prende in esame l’Emilio di Jean- prefazione aggiornata e siste- Jacques Rousseau, romanzo matica di Emilio Pasquini, docen- pedagogico che parte dal presup- te dell’Università di Bologna, il posto di una natura umana origi- commento di Giuseppe Agnelli). nariamente buona e poi corrotta L’ode - commentata da Agnelli dalla società, dalle cattive istitu- per la “Dante” di Ferrara nel zioni. Ed è proprio quello che si 1899 nel Teatro di Piazza verifica oggi con i modelli di un Sacrati, - era stata pubblicata certo settore fasullo e deleterio l’anno della morte di Carducci, della televisione, del cinema, 1907, ripubblicata nel cin- della moda, dello sport, della quantenario, 1957, e rivede la musica, della politica, che luce ora, con il patrocinio del influenzano i giovani portandoli Comune di Ferrara, per ricorda- Gli ultimi dinosauri poi a fenomeni di bullismo e a re il centenario del poeta, mancanza di valori. A cura di Raffaella Lina Scolozzi nell’ambito delle celebrazioni Ma è anche vero che esistono La Carmelina Edizioni, 2007 dell’anno degli Estensi, con il moltissimi giovani intelligenti, progetto “Ferrara, Città del sensibili, capaci di sottrarsi al Rinascimento”, con ben appro- Oggi il fenomeno dell’omologa- conformismo dilagante, impe- priate motivazioni, dal momen- zione presenta aspetti sia positivi gnati nel realizzare i loro sogni. to che nell’ode il poeta tesse le che negativi, il confronto e il rap- La Scolozzi ci propone così una lodi della stirpe degli Estensi. porto fra diverse etnie e tradizio- significativa carrellata della “…Questo volume rende conto ni ci invita alla tolleranza, ci pedagogia partendo dai presup- - si legge nell’Introduzione di insegna a trarre il meglio da ogni posti idealistici di Giovanni Gaetano Sateriale - di un aspet- cultura. È anche vero che la Gentile per poi passare alle teorie to sovente trascurato per quel nostra splendida civiltà occiden- funzionalistiche di John Dewey, che riguarda l’immagine della tale, in particolare quella euro- basate sulla sociologia e sulla nostra città nella letteratura pea, cioè la memoria del nostro scuola come presenza attiva del italiana, vale a dire la perma- glorioso passato, costellato di bambino grazie a giochi di grup- nenza delle suggestioni legate grandi presenze in tutti i settori, po, test psicologici con tabelle alle opere di Ariosto, Tasso, dall’arte alla scienza, alla lettera- orientative, esperienze condivise. Boiardo - rappresentazioni di tura, alla musica, al cinema, non La pedagogia analitica, nata dal- una delle più elevate civiltà di va smarrita perché costituisce le l’insegnamento di Freud e di corte rinascimentale - anche basi su cui costruire il futuro. Jung, approda a una teoria inter- nei grandi autori del canone Omero, Dante, Shakespeare, disciplinare, diviene strumento letterario ottocentesco, tra i Goethe, Montale non sono sem- che permette la crescita della quali Carducci costituisce certo plicemente scrittori del passato, i personalità, la creatività, la pro- una delle figure preminenti”. loro libri, oggi purtroppo sostitui- pensione all’arte, alla fantasia. In Una riedizione, conclude il ti in gran parte dai computer, dai particolare Bruno Bettelheim ci Sindaco, che va “ben al di là di DVD, dai cellulari, dai videoga- insegna che nulla è più efficace una pura e semplice operazione me, restano sempre vivi e attuali, delle storie, dei racconti fantasti- di archeologia culturale, per dalle loro parole nasce la nostra ci per trasmettere ai bambini l’intreccio che manifesta fra cultura, il nostro linguaggio, il valori, significati, idee, ribaden- valore letterario, testimonianza nostro modo di vedere il mondo. do ancora una volta il ruolo edu- dell’immagine di Ferrara nella Raffaella Scolozzi definisce «ulti- cativo racchiuso nella “morale” letteratura italiana dell’’800 e mi dinosauri» i custodi di questa delle fiabe. Non a caso l’ultimo documento di attestazione memoria, coloro che credono nel capitolo dell’interessante libro di della circolazione e della diffu- ricco patrimonio delle nostre Raffaella Scolozzi è dedicato alla sione del sapere nella nostra radici. L’Autrice, essendo stata magia, alle leggende. Così città nel nostro passato”. brillante insegnante, incentra la l’Autrice con una scrittura appas- sua attenzione sull’aspetto edu- sionante, sentendosi coinvolta Luisa Carrà Borgatti cativo: cosa si può insegnare ai nelle problematiche da lei affron-

laPianura 109 tate, ci trasmette questo messag- ne una trama sulla quale, gio: l’intelligenza è una facoltà sapientemente, se ne innestano preziosa del ragazzo e dell’uomo altre, non meno importanti di che va sviluppata, coltivata come quella conduttrice e dove i per- un giardino, ma l’intelligenza sonaggi, nei rispettivi ruoli, rie- senza il calore della fantasia può scono ad essere, via via , tutti inaridire, divenire fredda e noio- protagonisti nelle loro indivi- sa, così pure senza le leggi del dualità, nei loro valori, nella cuore può degenerare, creare loro caratteristiche, nei loro tic. mostri. Infatti il senso civico, il Anche l’autore, senza cadere rispetto per l’uomo e per le altre forme di vita, l’amore per l’arte, nella facile tentazione autobio- per la natura, per la bellezza sono grafica, è protagonista garbato, i principi basilari che permettono sempre presente, ma defilato, alla società un progresso costrut- attento, più che a se stesso, a tivo e la salvezza stessa del nostro curare e a valutare l’aspetto pianeta. Raffaella Scolozzi, nata psicologico dei personaggi. a Foggia, ma ferrarese per adozio- Il motivo conduttore è imper- ne, ha insegnato a lungo presso le niato su due ‘cacciatori’ di Scuole Medie di Ferrara, attual- diari reperiti presso mercanti di mente opera nell’ambito di asso- manoscritti di poco conto e ciazioni culturali quali la “Dante che, se all’inizio appaiono ani- L’enigma dei Quattro Angeli Alighieri” e la F.I.D.A.P.A. presen- mati da una forte motivazione Marcello Simoni tando libri, tenendo conferenze e voyeristica, si rivelano, poi, al Filo Editore, Roma, 2007 cineforum; a una sua bella e lode- contrario, gelosi e discreti vole iniziativa si deve il Festival custodi degli individuali senti- Certamente avrete già sentito della Letteratura Giovanile. menti altrui. L’intera vicenda si parlare di feroci cavalieri e di dipana fra Bologna, dove inizia; codici medievali, di castelli Gabriele Turola matura in un sonnolento capo- impenetrabili e di oscuri mona- luogo di provincia che, pur se steri. Se la chiave del mistero mai citato, è certamente non vi è ancora stata svelata, e Ferrara; si svolge nel Friuli e si se vorreste trovarla qui, a pochi conclude a Trieste. passi, fra le nebbie antiche Qualcuno nel romanzo di della Pianura Padana, leggete Battara ha rilevato aspetti che le pagine di Marcello Simoni, lo farebbero rientrare nel giovane scrittore che ha saputo del ‘giallo’. Così non è, anche confezionare un thriller storico se certamente c’è una impe- dalle fosche tinte medievali. gnativa indagine, avulsa tutta- L’autore ci è già noto come via da ogni spirito poliziesco, e ricercatore, archeologo e bi- non manca neppure la suspen- bliotecario presso il Seminario se. Arcivescovile di Ferrara-Comac- Tra le righe, un garbato, e per chio, e con L’enigma dei nulla caramelloso, omaggio a Quattro Angeli esordisce bril- P.P. Pasolini, friulano di madre lantemente nel mondo della ed emiliano di padre, in analo- fiction. gia con Giacomo Battara. Con piacere ascriviamo questo Nella seconda parte del roman- romanzo nella rosa della fer- zo (ed. Minerva), il lettore vente scuola di narratori emi- Scritto in blu rimane intimamente coinvolto, liano-romagnoli, ove spesso il racconto si tinge di giallo o di Giacomo Battara fino a una partecipazione com- noir, o di suggestioni leggenda- Edizioni Minerva piuta alle sorti dell’eroina del romanzo. rie, senza mai perdere il sapore remoto delle terre nostrane. Il romanzo “Scritto in blu” , Angelo Giubelli Tuttavia il romanzo di Simoni si autore Giacomo Battara, propo- distacca in parte da questo filo-

110 Libri da leggere ne, aprendo le sue trame come un’avvincente Odissea ambien- paio di giorni, emerge chiara e un ventaglio: esoterismo, enig- tata nel Medioevo. netta l’accusa per un’arte, quella mi, stragi di eretici, duelli di Non ci resta pertanto che augu- dello scrivere, che evita bella- spada, inseguimenti a caval- rare una buona lettura. mente la denuncia, la ribellione e lo… “Una storia avvincente che il disturbo del quieto vivere e che, piuttosto di affrontare i grandi sfrutta tutte le armi della narra- Stefania Calzolari temi dell’uomo, optano per il pet- zione” lo definisce l’editore. E tegolezzo, l’intrigo e la piaggeria. si badi bene, la parola “armi” Eppure il ‘non scrittore’ Federico non viene usata a sproposito, Garberoglio, musicista classico, poiché la struttura narrativa si è cimentato come autore di sembra essere stata concepita programmi alla Rai e ha pubbli- appositamente per aggredire il cato raccolte di fiabe oltre a due lettore, stimolando da subito la storie poliziesche concepite ironi- sua curiosità, invitandolo a pro- camente sulle gesta di molti poli- seguire e quasi a condividere le tici della Prima repubblica e tra- fatiche del protagonista. ghettati disinvoltamente e a Senza anticipare i risvolti della pieno titolo sulle sponde della Seconda repubblica. trama, ci accingiamo a svelare Nel suo difficile ruolo di scrittore alcuni dettagli dell’opera: trat- non scrittore, Garberoglio se la ta di una vicenda collocata cava senza avvitarsi su se stesso, nell’Europa del XIII secolo, in manifestando una grande sete di cui il protagonista – il misterio- spazio e di libertà per quanti so Ignazio da Toledo – sarà volessero cimentarsi artistica- coinvolto nel recupero di un mente, affrontando i problemi manoscritto ermetico: l’Uter con determinazione e senza trop- Ventorum. La ricerca si dipana pi orpelli o facendo l’occhiolino al attraverso svariate tappe collo- potere. cate nella Pianura Padana, a Angelo Giubelli Venezia, nel nord Italia, poi in Perchè non sono scrittore Francia e in Spagna. Ben pre- Federico Garberoglio sto il viaggio si trasformerà in Este Edition una rischiosa caccia all’uomo, poiché l’Uter Ventorum fa gola In controtendenza nelle intenzio- a molti, e soprattutto agli emis- ni dei trattatisti del Cinquecento, sari di un turpe tribunale segre- impegnati a suggerire i metodi to fondato secondo leggenda da per riuscire ad imporsi in un Carlo Magno in persona: la ruolo, Federico Garberoglio, cre- Saint-Vehme. Ci troveremo così monese di origine e ferrarese di a seguire un cammino imper- adozione, ha dato alle stampe il vio, solcato da una scia di suo “Perché non sono uno scritto- re” sottotitolo,’manuale ragionato sospetti e di torbidi omicidi… dell’insuccesso’. Il romanzo, presentato a Roma Sono 46 pagine che spiegano in e in provincia di Ferrara, ha già maniera fluente e, a tratti, molto incontrato il favore di lettori e divertente, i motivi per cui lo appassionati del genere. Lo stesso autore non può e non vuole scrittore-saggista Giuseppe Mu- essere considerato uno scrittore, scardini, parlando di Marcello o meglio, esterna un profondo Simoni, gli attribuisce “i requi- disprezzo per quegli scrittori alla siti del vero narratore, capace moda che: “Scrivono tanto bene Chung Kuo - Cina cioè di fornire un encomiabile – spiega Garberoglio – che sono A cura di Michelangelo Antonioni Feltrinelli, 2007 corredo documentario alla pro- tanto bravini e corteggiati dai mass media, che scrivono sulle pria storia, con rigore e senza riviste giuste, ben pagati, satolli e E’ uscito da pochi mesi in libreria sbavature”. Il dantista Gar- soddisfatti di se stessi”. Alla fine Chung Kuo-Cina, il documenta- denio Granata ha definito dal libro, frutto di tante riflessio- rio di Michelangelo Antonioni L’enigma dei Quattro Angeli ni e con una stesura durata un sulla Cina, realizzato nel 1972,

laPianura 111 introvabile da sempre, prodotto Popolo” di Pechino, la scomunica In tale contesto scorge persone dalla Rai Radio Televisione per ‘ostilità verso il popolo cine- che sembrano procedere quasi Italiana. se’. Ma il film propone un punto meccanicamente nella consuetu- Eccellenti i nomi dei collabora- di vista unico e straordinario: è dine, nella passività, nella estra- neità alle vicende, di cui pure tori, da Andrea Barbato per il l’occhio per eccellenza di testo, alla moglie Enrica Fico, in sono partecipi. La parola chiave Antonioni, il ‘suo sguardo’, spe- veste di aiuto-regista, alla con- di questi protagonisti è la mano, sulenza musicale di Luciano ciale da sempre, che fa di Chung come nel racconto dell’infermie- Berio, alla fotografia di Luciano Kuo – Cina un racconto domesti- ra di Monselice o come nella Tovoli. co e interiore, un documento figura di Gigi, che vilmente si Il testo è multimediale, compo- ancora oggi insuperato sulla Cina, presenta alle spalle ponendo una sto da un libro e da due dvd. le sue tradizioni e il suo volgersi al mano sulla spalla di Pepita e tenendo un’arma nell’altra. Una doppia ottica, dunque, per futuro, ‘quasi’ ora presente. cogliere appieno l’arte visiva del Nel contesto chiave di un angolo scuro sono poi coloro che condu- nostro Maestro, internazionale Maria Cristina Nascosi cono una vita dissipata, imperio- per eccellenza, mancato a 94 sa, violenta: avvolti nel silenzio, anni. E’ l’affabulazione per nell’isolamento, nelle tenebre, immagini del quotidiano di un sembrano preavvertimenti di grande Paese visto dall’interno morte umana, sociale, culturale. con gli occhi del Nostro Grande. Ma abbandono, isolamento, Negli extra figura anche un’in- silenzio dei vinti dalle passioni e tervista esclusiva a Marco dalle vicissitudini della vita non Bellocchio, il regista, come corrispondono alla sensibilità di molti ben ricorderanno, de “La Pepita. Saranno invece il suo Cina è vicina”, del 1967, pelli- straordinario equilibrio interiore, cola che vinse il premio speciale i palpiti, i fremiti di umanità di alla Mostra Internazionale fronte ad ogni creatura a porre Cinematografica di Venezia, e questi personaggi all’attenzione testi di Alberto Moravia, Gof- dei lettori nell’opera Sala fredo Parise, Gianni Vattimo ed Viaggiatori. altri. Ogni vicenda narrata ha in que- Tra maggio e giugno 1972, per sto libro una parola chiave, che diviene simbolo caratterizzante otto settimane, una troupe gui- di ogni singola esistenza. Così è data da Michelangelo Antonioni, il calice di vino per gli ubriaconi, invitato ufficialmente dal gover- così la custodia nera per la suo- no di Pechino a visitare la Cina, natrice di violoncello, così il percorse migliaia di chilometri sacco bianco per l’arto artificiale di quel Paese, ne visitò palazzi, dell’invalido, così la volpe argen- fabbriche, campagne, metropoli, Sala Viaggiatori tata (caldo ornamento) per il Pepita Spinelli di Tarsia cocker… sedi di partito, ospedali per rac- Ed. Bompiani, 2008 Anche la Natura, che si inseriva contare il continente del sociali- in un contesto universale (mare smo realizzato, sempre sotto Pepita Spinelli di Tarsia dedica simbolo di infinito) di fronte a l’occhio vigile dei funzionari di interamente all’Arte la vita. Pepita e Giano, ora diviene par- partito. “Non ho girato nulla che Nell’esile, delicata, elegante figu- tecipe delle vicende umane, non fosse autorizzato” – dirà poi ra corporea cela una personalità come nell’espressione “la piog- Antonioni. Trasmesso in bianco dotata di eccezionale “animi gia cadeva su di noi come un magna vis”, che si riflette nella pianto silenzioso” o come “le e nero dalla Rai nel 1972, repli- sua vita e nelle sue numerose onde di desiderio” che si stavano cato a colori nel 1979 e poi opere. impadronendo di Lapo, che era scomparso, mostrato soltanto a Nella vita, infatti, questa virtù solito andare “a bersi i bei tra- pochi appassionati nei festival e determina pronte azioni, sentite monti fiorentini”. nelle rassegne specializzate, reazioni, decisioni veloci, talvolta Questa ineffabile sensibilità, Chung Kuo – Cina è pubblicato, anzi ultra rapide o immediate. incarnata in immagini di reali dunque, per la prima volta. Alla Nell’arte Pepita adotta come chia- momenti di vita, diviene prosa ve interpretativa l’occhio, non lirica soffusa di una dolce melo- sinistra di quegli anni, la Cina di solo come specchio dell’animo dia, che deriva alla scrittrice Antonioni, così diversa dall’ico- ma come capacità di scorgere, dallo studio appassionato della nografia ufficiale maoista, non percepire, analizzare le immagini musica, da lei tanto amata. piacque per nulla. E il regista ricevute e riviverle intensamente ‘ottenne’, dal “Quotidiano del nell’interiorità dell’animo. Maria Luisa Poledrelli

112 Libri da leggere