Trent’anni di chiavi di lettura
Siamo arrivati ai trent’anni, quindi siamo in quell’età in cui ci sentiamo maturi senza esserlo del tutto e abbiamo tantissime energie da spendere per il futuro. Sono energie positive, che vengono dal sostegno e dal riconoscimento che il
cammino fin qui percorso per far crescere ArtePadova da quella piccola edizio-
ne inaugurale del 1990, ci sta portando nella giusta direzione. Siamo qui a rap-
presentare in campo nazionale, al meglio per le nostre forze, un settore difficile
per il quale non è ammessa l’improvvisazione, ma serve la politica dei piccoli passi; siamo qui a dimostrare con i dati di questa edizione del 2019, che siamo stati seguiti con apprezzamento da un numero crescente di galleristi, di artisti, di appassionati cultori dell’arte. E possiamo anche dire, con un po’ di vanto, che negli anni abbiamo dato il nostro contributo di conoscenza per diffondere tra giovani e meno giovani l’amore per l’arte moderna: a volte snobbata, a volte non compresa, ma sempre motivo di dibattito e di curiosità. Un tentativo questo che da qualche tempo stiamo incentivando con l’apertura ai giovani artisti proponendo anche un’arte accessibile a tutte le tasche: tanto che nei nostri spazi
figurano, democraticamente fianco a fianco, opere da decine di migliaia di euro
di valore ed altre che si fermano a poche centinaia di euro.
Se abbiamo attraversato indenni il confine tra due secoli con le sue crisi, è per-
ché l’arte è sì bene rifugio, ma sostanzialmente rappresenta il bello, dimostra che l’uomo è capace di grandi azzardi e di mettersi sempre in gioco sperimentando forme nuove di espressione; l’arte è tecnica e insieme fantasia, ovvero un connubio unico e per questo quasi magico tra terra e cielo. L’arte è qualcosa
che difficilmente riusciamo a esprimere con le parole, e difatti quando ne siamo al cospetto ce ne accorgiamo perché ci colpisce dentro: fin da quelle impronte
di mani sporche di terra ocra lasciate sulle pareti delle grotte dei nostri progenitori. Non a caso tante forme d’arte contemporanea, ormai lontane anni luce
dalle puntigliose “fotografie” di ritratti e vedute del passato, tornano a far visita
a quelle origini: arte è innanzitutto conoscenza e quindi cultura, rilettura e rielaborazione in chiave personale. Nella nostra vetrina diamo a tutti la possibilità di ammirare, criticare, farsi un’idea, scegliere dove sentirsi più in sintonia con chi, prima di noi e accanto a noi, si sforza di dare un senso al proprio desiderio di esprimersi.
Nicola Rossi
direttore artistico ArtePadova
Padova, espressione del bello attraverso i secoli
Padova, la città che amo e rappresento, è città d’arte. Espressione del bello,
conservazione di capolavori architettonici, pittorici e scultorei di prima grandez-
za a cui il mondo guarda con ammirazione. Paradossalmente a volte siamo noi
che abitiamo questi luoghi a dare per scontato il patrimonio che ci circonda, proprio per l’abitudine ad averlo quotidianamente sott’occhio, e sono gli stranieri con i loro pellegrinaggi dell’arte a riportarlo nella dovuta considerazione.
Ma sarebbe riduttivo rinchiudere tanto splendore in una “torre dorata”, tra le
pareti di un museo o nei palazzi e ville padovane, senza aprirlo alla conoscenza dei più.
In ArtePadova siamo a celebrare i primi trent’anni delle fasi seguenti di questa
grande arte che ci arriva da un lontano passato che gelosamente custodiamo in quanto consci del suo valore: innanzitutto per l’anima della gente, poi per
la cultura e infine per i riflessi turistico- economici che ci vengono dal nostro
patrimonio artistico. L’arte in chiave moderna non è meno importante di quella presente nelle pina-
coteche e negli edifici di culto e civili, perché esprime dei valori universali: gli
stessi che ritroviamo negli affreschi del Trecento o sui teleri della Serenissima. Quindi ad essa guardiamo con grande attenzione e affetto, in quanto espressione di come la cultura del nostro tempo si racconta, e per questo ugualmente meritevole di essere tenuta in grande conto.
L’augurio dell’Amministrazione civica, e sono certo di esprimermi anche a nome dei cittadini che essa rappresenta, è che ArtePadova per questi motivi pos-
sa continuare a crescere nel prestigio e nella considerazione di chi, in Italia e all’estero, all’arte attribuisce quei meriti che le sono propri da sempre: quando l’arte riesce a catturare le nostre emozioni, entra in comunicazione con la parte profonda del nostro essere e in qualche modo ci rende migliori.
Sergio Giordani
Sindaco di Padova
Dall’Urbs Picta al contemporaneo
Padova Urbs Picta, è la definizione di questa città che da anni ripetiamo come un mantra ed è il titolo della candidatura di Padova - città dipinta, per entrare la Lista del Patrimonio mondiale Unesco. Il percorso lo abbiamo già avviato: 500 pagine di documentazione e 100 immagini affidate al World Heritage Centre di Parigi per la valutazione della bontà di una candidatura che siamo certi non
avrà grandi rivali nel mondo, giacché la nostra città da 700 anni ospita cicli pittorici di eccezionale valore e che non hanno eguali.
Pur non essendo Firenze, Roma, Milano o Venezia, Padova ha goduto nei secoli il riflesso della cultura e dell’arte della Serenissima partendo però da un’au-
tonomia artistica trecentesca che le ha conferito appunto i titoli per fregiarsi
dell’appellativo di Città dipinta grazie agli affreschi che in Giotto vedono un eccezionale capofila. Come la storia dell’arte riconosce tale valore alla città, così noi moderni cultori
della bellezza espressa mediante le forme artistiche, valutiamo la qualità di
quella che da trent’anni è una delle più importanti fiere italiane di arte moderna – ArtePadova. Qui con cadenza annuale il pubblico fruisce di un’opportunità difficilmente ri-
scontrabile altrove, entrando in contatto diretto con i maestri del contemporaneo: in parte avvicinabili solo sui libri e sulle riviste d’arte, in parte presenti accanto alle loro opere di ieri e di oggi. Riunire tante gallerie in uno spazio ampio e nel contempo contenuto qual è
quello fieristico, ha il grande valore propedeutico di diffondere il senso del bello e il significato della sperimentazione in una società certamente distratta da trop-
pe suggestioni e banalizzazioni.
Il nostro augurio è che ArtePadova dopo il prestigioso presente abbia un grande
futuro, perché sarebbe riduttivo raccontarla come un mero fenomeno commerciale: infatti è cultura viva, da tramandare alle giovani generazioni.
Andrea Colasio Assessore a Cultura e Musei Comune di Padova
StArt_ Padova Studi per l’Arte Padova, Studi professionali Dal 4 novembre 2019 al 31 marzo 2020
GRANDE SUCCESSO PER START, SECONDA EDIZIONE!
In concorso giovani artisti italiani ed internazionali. il 15 novembre, conferenza stampa ad Arte Padova!
Sarà presentata la selezione di finalisti
che saranno in mostra negli studi professionali padovani www.startpadova.it
Comunicato Stampa Open Day StArt! Il 15 novembre alle ore 10.00, presso il Padiglione 7 di ArtePadova,
saranno annunciati i finalisti di StArt-Padova, un progetto che, giunto alla seconda edi-
zione, coinvolge dieci studi professionali della città patavina. StArt è nato nel 2018 dalla collaborazione di un gruppo di professionisti uniti dalla passione per l’arte contemporanea. Gli studi, che comprendono commercialisti, notai, avvocati, architetti, psicologi e altre professioni, si trasformano in questi cinque mesi in innovativi spazi di coesistenza con l'arte. Le opere si inseriscono negli ambienti di lavoro favorendo un positivo dialogo tra arti e mestieri.
Alcuni dei più importanti studi professionali di Padova hanno deciso di rinnovare la loro adesione o partecipare per la prima volta all'edizione 2019 di StArt, aprendo così le porte
dei loro uffici ad artisti under 30, attivando efficaci momenti di confronto e promuovendo
il lavoro di questi giovani artisti. Le opere selezionate dalla commissione rimarranno
esposte presso le diverse sedi dal 4 novembre fino al 31 marzo 2020 e saranno raccolte
nel catalogo StArt_2020 a cura di Padova Ospitale Onlus, Studio Alcor Commercialisti S.p.A. – Stp, Studio Legale Eulex, Cescot Veneto, Frase Contemporary Art e M.A.rte.
La Commissione Tecnica composta da Giovanni Bianchi (professore del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Padova), Sileno Salvagnini (professore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia), Patrizia Lovato (professoressa dell’Accademia di Belle Arti di Venezia), Daniele Capra (curatore indipendente e giornalista), Federica Bianconi (architetto e curatore), Marco Serraglio (Direttore Cescot Veneto e collezionista di Frase Contemporary Art), Dario Lenarduzzi (ideatore di StArt e rappresentante dello Studio Alcor Commercialisti S.p.A. – Stp), Davide Milan (Studio Legale Eulex) e Stefania Schiavon (Progetto Giovani Padova) ha selezionato dodici artisti meritevoli per capacità, qualità tecnica, ricerca e contemporaneità della proposta artistica. I vincitori del bando sono: Beatrice Alici, Luisa Badino, Giulia Coda, Annagreta Filippi, Maddalena Granziera, Giulio Malinverni, Ylenia Modolo, Marta Naturale, Giulio Polloniato, Elena Shaposhnikova, Eva Chiara Trevisan e Giordano Tricarico. A tre artisti partecipanti verranno inoltre assegnati due premi del valore di € 1.000,00 ciascuno, ovvero il Premio Critica e il Premio Padova Ospitale, quest’ultimo riservato ad
uno studente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia o dell’Università di Padova. Infine
il Premio Copertina garantirà l’utilizzo e la riproduzione di una delle opere dell’artista vincitore quale immagine di copertina del catalogo StArt_ 2020. StArt, in questa seconda edizione, è promosso dall’Associazione Padova Ospitale Onlus
che dal 1996 realizza progetti socio-sanitari di accoglienza, assistenza e cura rivolti alla
fascia povera della popolazione, sia nel territorio cittadino sia nei Paesi in Via di Sviluppo. In particolare il programma “Angeli della Solidarietà” ha lo scopo di dare assistenza e sostegno alle persone colpite dalla recente e grave crisi economica, con l’obiettivo di rispondere a questa situazione di emergenza sociale.
Gli Studi Professionali coinvolti in questa II Edizione sono: Studio Alcor Commercialisti
S.p.A. – S.t.P.; Studio del Notaio Marianna Russo; Atelier di Architettura Officina Fortu-
na; Studio Legale Eulex; Giotto SIM S.p.A.; Avv. Carlo Cappellaro; ComLegis Commercialisti & Avvocati; Blonde&Brains agenzia pubblicitaria e creativa; Studio dello Psicoterapeuta dr. Saul Piffer – Palazzo Corte Vigodarzere; Cescot Veneto. Il progetto StArt ha ottenuto il Patrocinio del Comune di Padova, Università degli Studi di Padova, Accademia di Belle Arti di Venezia e GAI – Giovani Artisti Italiani.
Per ulteriori informazioni: www.startpadova.it
E-mail [email protected]
DNArt L’impronta genetica unica e invisibile per proteggere e valorizzare le opere d’arte.
DNArt è un’innovativa tecnologia anticontraffazione basata su DNA sintetico, applicabile su qualsiasi tipologia di opera d’arte perché basata su tecniche compatibili con la produzione, la conservazione e il restauro dei beni artistici. DNArt fornisce ad ogni bene un codice segreto e unico: un’impronta genetica non replicabile che consente di marcare in maniera completamente invisibile materiali (antichi e moderni) come la carta, la tela e il legno.
Sviluppata dai ricercatori di Aries S.r.l., spin-off dell’Università Ca’ Foscari Venezia,
DNArt è una tecnologia di notevole utilità non solo per i collezionisti privati, ma anche per tutte le gallerie, case d’asta, fondazioni, gli enti e le strutture pubbliche o private coinvolte nella promozione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. La marcatura con DNArt consente di garantire l’autenticità dell’opera d’arte nelle transazioni di compravendita, nelle operazioni di prestito o semplice custodia e in caso di ritrovamento dopo il furto o lo smarrimento. Perché scegliere la tecnologia anticontraffazione DNArt?
- X
- SICUREZZA. Il tag di DNA sintetico usato per la marcatura garantisce un livello
di sicurezza altissimo, è indecifrabile da terzi ed è impossibile replicarlo.
INVISIBILITÀ. Il tag e quindi l’informazione in essa contenuta diventano parte dell’opera stessa, che non viene minimamente alterata.
TAG ANTIMANOMISSIONE. A differenza di altri sistemi anticontraffazione ba-
XXsati sull’applicazione di marcatori individuabili e removibili (incisioni, etichette e ologrammi), DNArt, essendo totalmente invisibile, non può essere manomessa.
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- FLESSIBILITÀ. Con uno stesso tag di DNA si possono marcare più opere di
una stessa collezione.
Contatti: ARIES S.R.L.
Via J. da Montagnana 49 - 35132 – Padova www.aries-project.it
Telefono: +39 049 2134035
Mail: [email protected]
La PITTURA ANALITICA ad ARTEPADOVA 2019
Esposizione a Cura di FerrarinArte
La pittura viene periodicamente data per morta. Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, in particolare, l'Arte Concettuale sembrò averne per sempre decretato l’inuti-
lità. Eppure, tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli
anni Settanta, in Europa ma soprattutto in Italia, molti artisti non abbandonarono il campo e tentarono, ancora una volta, di rifondare la disciplina pittorica ripartendo da una sorta di «grado zero»: individuare alcuni elementi caratteristici di questo linguaggio e sondarne tutte le possibilità era il loro obiettivo. Era nata la Pittura Analitica.
Elio Marchegiani “Grammatura di colore”,
1973,supporto intonaco, non numerata, cm 132,5x123,5
Enzo Cacciola, Paolo Cotani, Giorgio Griffa, Riccardo Guarneri, Claudio Olivieri, Elio Marchegiani, Paolo Masi, Pino Pinelli, Claudio Verna e Gianfranco Zappettini sono i pittori selezionati. Temi come il colore, il supporto, il materiale, il processo di lavoro, lo spazio pittorico, furono affrontati da un variegato ma interessantissimo gruppo di artisti, dei quali a Padova potremo ammirare alcuni capolavori. Negli anni Settanta, infatti, colore, telaio e tela tornarono ad essere quello che erano sempre stati, cioè strumenti indispensabili della forma espressiva pittorica.
Preceduto negli Stati Uniti da ricerche affini ma dai diffe-
renti presupposti, questo comune sentire ebbe in Europa il suo terreno di sviluppo. L’Italia fu epicentro di questa rinascita, che affrontò tutti i fondamenti del «fare pittura». Questa esperienza salì su tutti i palcoscenici internazionali dedicati all’arte contemporanea: dal Museo d’Arte Moderna di Parigi alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, dalla Biennale di Venezia a Documenta di Kassel, senza contare numerose e prestigiose gallerie private, i “pittori analitici” furono per alcuni anni al centro dell’attenzione di
critica, pubblico e mercato. Poi, tra la fine del decennio e
l’inizio degli Anni Ottanta la Spontane Malerei in Germania
Riccardo Guarneri “Verticale unico”,
2016-17, tecnica mista su tela, cm
180x140
e la Transavanguardia in Italia riportarono la figurazione
a un ambiente artistico internazionale di nuovo pronto a leggere e apprezzare la pittura. Da qualche anno si è avviata una vera e propria riscoperta della Pittura Analitica. Musei, fondazioni, gallerie pubbliche e private allestiscono con sempre maggiore frequenza esposizioni dedicate a uno o più aspetti di quel vasto panorama e sono stati effettuati diversi tentativi di sistematizzazione.
Fabio Civitelli
Senza Frontiere
Fabio Civitelli, disegnatore tra i più conosciuti nel mondo texiano, collabora con la Sergio Bonelli Editore da più di trent’anni. Artista
tra i più apprezzati dagli amanti della Nona Arte, firma la seconda
mostra a Ca’ di Fra’ (2012). Quest’occasione, però, è sensibilmente differente poiché sarà una personale unicamente di opere su tela. Un vero e proprio battesimo per un “Civitelli artista”; un ingresso a pieno titolo in un territorio nuovo….. La questione se il Fumetto sia o meno Arte risulta ormai stucchevole, se non semplicemente superata dai fatti. Unico strumento necessario per dirimere la questione: uso degli occhi. Perfetto equilibrio di ogni elemento; Ogni
Fabio Civitelli “Apache”
t. 29
singolo puntino o linea, ombra o tratto ha una sua assoluta necessità e ragion d’essere….una ineluttabile necessità di esistere. Opere ricche di riferimenti storico – artistici, mai improvvisate. Le tele di Fabio Civitelli raccontano una storia intera in un unico istante, sospesa tra “tempo dei
sogni e dei giochi” e “tempo della riflessione”.
Fabio Civitelli “Forest floor”, 2019,
acrilico su tela, cm 40x60
La passione di Fabio Civitelli per la Storia della Fotografia e del Cinema è palpabile; Il lavoro raffinato e colto; a più livelli di decodificazione.
I cieli di Michael Kenna, l’intensità di Paul Strand, i paesaggi
sconfinati di Ansel Adams, ma anche i tagli cinematografici
di George Romero, le inquadrature de La Mummia di Karl
Freund (film con Boris Karloff del 1932), Nosferatu, film muto
del 1922 diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, sono il palcoscenico delle sue opere. Il Fumetto è Arte. Il lavoro di Fabio Civitelli lo testimonia in ogni “punto”, rivelan-
do una trasversalità di linguaggi (fotografia, pittura, fumetto) e
Fabio Civitelli “Merced River”, 2018,
acrilico su tela, cm 40x60
suggestioni affascinanti.
La mostra si compone di una ventina di opere su tela e 32+32 acquerelli.
L’artista sarà presente domenica 17 Novembre dalle ore 15.30 presso la sala conferenze del pad. 7
Manuela Composti
Courtesy © Sergio Bonelli Editore - Milano / Ca’ di Fra’ - Milano
RossovermiglioArte presenta
Giorgio Laveri - Fair Play
Nel corso della sua quasi cinquantennale esperienza artistica, Giorgio Laveri, pur variando il suo stile ed i campi in cui ha agito, ha mantenuto fedelmente una linea di pensiero. Linea composta da due elementi fondamentali ed imprescindibili. Il primo è la vicinanza verso gli ultimi. Sarebbe fuori tempo e banale proporre un’arte visivamente incline e fedele alla rappresentazione della realtà per seguire la suddetta vocazione artistica non curandosi dei mutamenti radicali che hanno caratterizzato la storia dell’arte nel secolo scorso. Per questo come spesso accade è necessario un medium o una maschera per poter veicolare un messaggio in chia-
Giorgio Laveri “Discorso da sviluppare”,
2001, ceramica smaltata, cm 31x31x21
ve attuale anche nascondendosi sotto immagini di opposta natura. Laveri nel suo lungo
percorso artistico si è sempre affidato alla sua prima arte, il primo suo campo d’interes-
se, il suo primo amore. Il cinema. Qui entra in gioco il secondo elemento fondamentale. L’ironia. Tuttavia, nell’opera dello scultore savonese, questa non cede al rappresentare
cinematograficamente un aspetto tragico in chiave ironica. Le
sculture e le tele di Giorgio Laveri si caricano nella loro totemica imponenza di un’ironia sagace che ci spinge magneticamente ad avvicinarci, a scrutare, a fotografare questi giganti
del quotidiano vivere. Ma che tuttavia nel profondo delle infi-
nite cromìe proposte dall’artista savonese, celano un’ombra, un vuoto profondo che pone lo spettatore sotto il giogo del gigantismo laveriano. Imbrigliando le nostre emozioni. Vinco-
Giorgio Laveri “Il giudice Colt”,
2011, ceramica smaltata con intervento a III fuoco, cm 45
lando i nostri occhi ad un’indagine visceralmente coinvolta e tesa a cogliere un messaggio recondito e nascosto all’interno di questi colossi ceramici. Solo allora, dopo aver demolito l’ineccepibilità delle forme, la
luce fulgida degli smalti policromi e la nostra ombra celata nei riflessi dell’oro e del pla-
tino, ci troveremo soli davanti al pensiero e all’idea cardine di queste opere d’arte. Oggi
Laveri propone tutto il suo infinito universo artistico al pubblico di
Padova. Città che è ormai la sua seconda casa e che nel corso della sua lunga carriera lo ha ospitato non solo nell’annuale appuntamento di ArtePadova ma anche nelle numerose esposizioni e performance organizzate dalla Galleria Rossovermiglio. Da Sala giochi nel lontano 2006 a Un caffè con… passando per la storica performance del CilieGiotto. Oggi grazie a Rossovermiglio ed
ArtePadova possiamo affondare le nostre iridi nelle luci riflesse e
nelle linee eteree di queste sculture esponenziali. In questa antologia della sua produzione storica, Laveri satura il nostro vedere. Una tira l’altra, ciliegie immense per golosi insa-
Giorgio Laveri “Moka”, 2009,
ziabili. Pont des arts, lucchetti inviolabili per amori eterni. Truka, rossetti a misura di cinema. Moka, pura italianità allo stato liquido
ceramica smaltata con intervento a III fuoco, cm 50
prodotta da una totemica caffettiera in oro e platino. Oppure Gustavo, piccolo carro armato giocattolo di soli trentacinque centimetri con cui
far giocare i vostri irrefrenabili figli. Ecco in queste opere risiede la
vera chiave di lettura di queste sculture. Queste sculture non rappresentano un mondo reale ma con ferocia propongono una critica di matrice diametralmente opposta. E allora il Truka è in realtà il simbolo
di una bellezza effimera che quotidianamente ci viene proposta dal
cinema, dalla TV e dai social. Bellezza che ci appare così lontana, immensa e inarrivabile ma che tuttavia ci attrae magneticamente a sé. Bellezza che ciò nonostante nasconde al suo interno una fragilità ed un’assenza incolmabile che Laveri propone magistralmente realizzando i rossetti nella fragilissima materia ceramica e
Giorgio Laveri “Ultimo
tango a Parigi”, 2016, tecnica mista su tela, cm 180x120
lasciando all’interno delle sculture un vuoto tremendamente abissale. Le ciliegie diventano rappresentazioni consumistiche di un uomo vorace che aliena il proprio vivere cedendo all’istinto del consumo sfrenato. La caffettiera in un periodo di incombenti nazionalismi incarna i costanti slogan patriottici di una supposta perfezione e superiorità italica. Il lucchetto si erge ad ultimo baluardo di un perduto amore romantico che pur di sopravvivere è costretto ad ancorarsi su
uno sperduto ponte francese. Infine i carri armati che oggi più che mai
simboleggiano un mondo che irrimediabilmente e progressivamente si discosta dalla vita, dove la guerra diventa un gioco, dove persone lontane in paesi remoti sono pedine in balia dei nostri carri armati, mentre noi rimaniamo spettatori indignati di questo atroce gioco quotidiano.
Giorgio Laveri “Una
tira l’altra”, 2015, ceramica smaltata, cm 35x32x48
David Melis
Jorrit Tornquist, maestro della luce e del colore geometrico