Montagne 360. Febbraio 2014, € 3,90. Rivista mensile del Club alpino italiano n. 17/2013. Sped. in abb. Post. – 45% art. 2 comma 20/b - legge 662/96 Filiale di Milano che hanno lasciato il segno Uomini edonne dalla volontà d’acciaio imprese (quasi) impossibili Alpinismo russo: trent’anni di Montagne360 La rivista del Club Alpino I Alpino Club del rivista La da percorrere sugli sci Dall’Italia alla Slovenia: gli itinerari più belli scialpinismo È tempo di taliano cartografici riapre la questione Un’analisi dei documenti italiano ofrancese? Ma il Monte Bianco è febbraio2014 €3,90 Editoriale orizzonti e orientamenti

Napolitano: CAI molto più che alpinismo

«È molto significativo il fatto che le celebrazioni del vostro Centocinquantenario si siano in qualche modo intrecciate con le celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Voi siete una grande istituzione nazionale e rappresentate molto di più del solo alpinismo». Con queste parole il Presidente della Repub- blica, Giorgio Napolitano si è rivolto alla delegazione del CAI nel corso di una udienza che si è tenuta al Quirinale il 9 gennaio 2013. Durante l’udienza è stato illustrato al Presidente della Repubblica l’impegno del CAI in questi 150 anni di vita. Parlan- do dei festeggiamenti, Umberto Martini, Presidente generale del CAI ha sottolineato che «lontani dall’idea di un compleanno au- tocelebrativo, abbiamo dato vita a una grande festa aperta a tutti, soci e non soci». Martini ha illustrato inoltre gli obiettivi che il Sodalizio si è posto per il prossimo futuro, le cui parole chiave sono: ambiente, sicurezza, giovani, popolazioni, Europa, forma- zione e cultura. Napolitano ha riconosciuto al Sodalizio di essere stato e continuare a essere, attraverso il lavoro di tutte le artico- lazioni, un importante attore della storia d’Italia. In particolare è stato riconosciuto l’impegno del CAI a favore dell’ambiente: «Tra i fattori positivi che ci danno fiducia nell’avvenire del paese – ha aggiunto il Capo dello Stato – c’è stato anche il crescere, negli ultimi tempi, della sensibilità per i valori dell’ambiente, della salvaguardia del territorio e del paesaggio. Il CAI ne è la prova». Napolitano, ha trovato particolarmente significativo l’intervento della diciottenne Paola Bellotti della Sezione CAI di Legnano, una dei giovani partecipanti alla spedizione dell’Alpinismo giova- nile del CAI sul Monte Ararat in Turchia. «Per la prima volta in vita mia sono uscita dall’Italia, ho incontrato culture nuove, sono rimasta affascinata dalla gentilezza e dalla disponibilità della nostra guida e della sua famiglia che ci hanno riservato un trat- tamento veramente speciale», ha detto la ragazza al Capo dello Stato. Napolitano ha commentato che sui mass media dovrebbe- ro trovare maggiore spazio notizie come questa, che mettono in evidenza «quello che di positivo si sviluppa e evolve nel nostro Paese grazie all’impegno dei nostri connazionali». I Presidenti del Soccorso alpino e speleologico, Pier Giorgio Baldracco, del Club Alpino Accademico Italiano, Giacomo Stefani e dell’Asso- ciazione Guide alpine Italiane hanno illustrato al Presidente Na- politano le rispettive attività. La delegazione era composta, oltre che dal Presidente generale, dai Vicepresidenti Ettore Borsetti, Goffredo Sottile,Vincenzo Torti; dai componenti del Comitato direttivo centrale Paolo Borciani, Erminio Quartiani e Sergio Viatori. Erano presenti inoltre il direttore Andreina Maggiore e il Coordinatore del Consiglio Centrale Alberto Alliaud, numerosi Presidenti dei Gruppi Regionali, un altro ragazzo partecipante alla spedizione al monte Ararat, Edoardo Cerro del CAI Roma, e il Coordinatore del progetto Ararat Giancarlo Berchi.

Febbraio 2014 / Montagne360 / 1 Sommario febbraio 2014 01 Editoriale 05 News 360 08 Montagne dallo spazio Mario Vianelli 10 Speciale Foto Giuseppe Ghedina Scialpinismo giuseppeghedina.com 12 Tre giorni sull’Adamello con gli sci Andrea Caser e Paolo Acler 16 Sci d’avventura in alta Val Susa Carlo Crovella 22 Pokljuka, l’altopiano sconfinato Francesco Carrer 28 All’Alpe Devero con Renato Brignone Cesare Re 32 Back Into The Wild Emanuele Equitani 40 I Leopardi delle nevi 32 Carlo Caccia 48 Walter e Rossana il tramonto di un’epoca Roberto Mantovani 52 Il Monte Bianco? La cima è italo-francese Laura e Giorgio Aliprandi 56 Le Stufe di San Calogero Pino Guidi, Roberto Prelli e Louis Torelli 60 Portfolio 60 Attimi. Pale di San Martino Enrico Grotto 70 Cronaca extraeuropea 72 Nuove ascensioni 74 Libri di montagna

Segui ogni giorno le notizie CAI www.loscarpone.cai.it 10 48

01. Editorial; 05. News 360; 08. Mountains from 01. Editorial; 05. 360 News; 08. Les montagnes vues 01. Editorial; 05. 360 News; 08. Berge vom All aus; space; 10. Special. Alpine Skiing; 12. Three days de l’espace; 10. Spécial ski alpine; 12. Trois jours de 10. Spezial: Skialpinismus; 12. Drei Tage auf Skiern skiing on Adamello; 16. Adventure ski in high Susa ski sur le Mont Adamello; 16. Ski et aventure en Val auf dem Adamello; 16. Abenteuerskilauf im hohen Valley; 22. Pokljuka, boundless plateau; 28. Alpe de Suse; 22. Pokljuka, l’immense plateau; 28. L’Alpe Susatal; 22. Pokljuka, grenzenlose Hochebene; 28. Devero with Renato Brignone; 32. Back Into The Wild; Devero avec Renato Brignone; 32. Back Into The Wild; Im Alpe Devero mit Renato Brignone; 32. Back Into 40. Snow leopards; 48. Walter and Rossana, the end 40. Les léopard des neiges; 48. Walter et Rossana, la The Wild; 40. Die Schneeleoparden; 48. Walter und of an era; 52. Mont Blanc. The summit speaks italian- fin d’une époque; 58. Le Mont Blanc? Le sommet Rossana: Der Sonnenuntergang einer Zeit; 52. Monte french; 56. The cave of San Calogero; 60. Portfolio. est italo-français; 56. La Cave de San Calogero; 60. Bianco? Der Gipfel ist italienisch-französisch; 56. Die Moments, Pala Group; 70. International news; 72. Portfolio. Instants, les Pale de San Martino; 70. News Öfen von San Calogero; 60. Portfolio: Augenblicke. New ascents; 74. Books about mountain international; 72. Nouvelles ascensions; 74. Livres de Die Palagruppe; 70. Außereuropäische Chronik; 72. montagne. Neue Besteigungen; 72. Bücher über Berge.

Febbraio 2014 / Montagne360 / 3 Back Into The Wild, p. 32 News 360 Il Magic Bus. Foto di Emanuele Equitani Speleologia Osservatorio ambiente a cura di CCTAM Echi sotterranei Cinque auspici per la montagna a cura di Massimo (Max) Goldoni

Incidente mortale alla grotta Tacchi Zelbio

L’ingresso della grotta. Foto CNSAS

Gianluca Girotto, speleologo dello Speleo Club Valle D’Aosta CAI, è morto all’inizio di gennaio in un tragico incidente all’interno della grotta Tacchi Zelbio (sistema carsico della Valle del L’inverno è nel suo pieno e, tra una cia- finalmente condiviso delle “Nuove Nosè, di Zelbio, Como). spolata e l’altra, qualche pensiero va a Alpi”? In corrispondenza del primo sifone, ciò che potrebbe sbocciare a primavera, 3. Riusciranno i nostri Parchi e aree a circa 250 metri dall’ingesso, lo ovviamente se -la semina sarà stata fat- protette a essere ancora una volta speleologo si era calato in una delle ta bene. il perno della gestione della monta- fenditure che collegano il ramo 1. Avrà riscontro la lettera delle Asso- gna? fossile della grotta con il ramo attivo, ciazioni di fine novembre con cui si 4. Sole e vento saranno fonti di energia ma è stato trascinato via dal fiume richiede un investimento serio nella davvero sostenibili nel rispetto del sotterraneo in piena a causa delle gestione del territorio? paesaggio? abbondanti precipitazioni. Il luogo 2. Riuscirà la Convenzione delle Alpi, 5. Ci sarà una politica seria per chi ha dell’incidente è situato a 80 metri di proprio nell’anno di presidenza ita- scelto di vivere in montagna? E una profondità dall’ingresso. liana, a diventare l’atto fondativo e politica per la montagna? La grotta è lunga circa 9 km, ma solo il primo chilometro è percorribile dagli speleologi proprio a causa delle acque Web & Blog che la percorrono e che sfociano – attraverso percorsi ancora da scoprire per gli amanti delle ciaspole – nel sottostante Lago di Como. L’operazione di recupero ha coinvolto www.ciaspole.net diverse strutture operative del CNSAS subito intervenute dopo che Da più di cinque anni i compagni dello speleologo erano www.ciaspole.net riusciti a uscire per lanciare l’allarme. propone ai visitatori Sono state coinvolte l’intera IX una serie di percorsi delegazione speleo lombarda, la per ciaspolare nel- XIX delegazione alpina lariana e una le Alpi italiane. Una squadra di speleosub addestrati nella galleria di percorsi gestione in sicurezza di interventi di testati sul campo o recupero in grotte subacquee, insieme presentati in colla- a un team di tecnici disostruttori borazione con gli uf- specializzati nell’allargamento fici turistici locali. artificiale delle strettoie che Decine di itinerari, ostacolavano la progressione della da quelli ideali per le famiglie a quelli verso vette alte quasi tremila metri, foto a sup- speciale barella con il corpo dello porto, link e massima disponibilità a rispondere a ogni dubbio via e-mail caratteriz- speleologo. zano lo spirito del sito web, dalla grafica semplice e accessibile, veloce e immediata.

Febbraio 2014 / Montagne360 / 5 News 360 Una strategia comune per le In Cadore la 16ª regioni alpine d’Europa Settimana Nazionale Il via libera è arrivato dai capi di Stato dell’Escursionismo dei Paesi UE lo scorso 20 dicembre a Bruxelles Appuntamento dal 28 giugno Una strategia comune per le regioni alpine dei Paesi al 6 luglio 2014 europei, che abbia l’obiettivo di promuovere la cre- scita sostenibile e lo sviluppo economico di un’area che conta 100 milioni di abitanti, quella cioè che circonda l’arco delle Alpi, composta da interi Stati – la Svizzera – e da regioni come la Lombardia o la Valle d’Aosta. Lo scorso 20 dicembre i capi di Stato e di Governo dei Paesi Ue hanno approvato a Bruxelles la “Strategia macroregionale alpina”: questo significa che quando si tratterà di prendere decisioni rispetto a temi fondamentali quali il dissesto idrogeologico, la lotta ai cambiamenti climatici e la mobilità sosteni- La Commissione Centrale per l’Escursionismo CAI organizza UNESCO. A Pieve di Cadore il 28 e il 29 giugno, inoltre, è in bile, la priorità verrà data agli obiettivi della macro- dal 28 giugno al 6 luglio l’edizione 2014 della Settimana na- programma il 16° Meeting nazionale dei sentieri. Stimolante e regione alpina prima che alle singole esigenze dei zionale dell’escursionismo, si svolgerà nel Cadore (BL). L’ini- particolarmente significativa appare quest’anno la felice coin- diversi territori geografici che la compongono. Come Il CAI di Belluno sul Kilimanjaro ziativa permetterà di far conoscere le località delle vallate ca- cidenza del 7° Raduno nazionale del ciclo escursionismo (5 e ha ricordato Marco Flavio Cirillo, Sottosegretario al Lo scorso ottobre quattro soci del CAI Belluno hanno dorine, ricche di storia, cultura e tradizioni, nonché itinerari 6 luglio a Domegge di Cadore) e, nella stessa località, del 1° Ministero dell’Ambiente con delega alla montagna e raggiunto la vetta e hanno deciso di raccontarlo che porteranno l’escursionista ad apprezzare luoghi di gran- Raduno dei Seniores, in programma il 2 luglio. Il programma presidente della Convenzione delle Alpi, l’arco alpino de valenza ambientale, storica e panoramica, nella splendida dettagliato delle escursioni giornaliere sarà presto disponbile e le sue aree pedemontane hanno caratteristiche ed Una piccola cordata di Soci della sezione CAI di Belluno, formata da Mat- cornice dolomitica, fregiata dal prestigioso riconoscimento sul sito www.cce.cai.it esigenze comuni. Di conseguenza i provvedimenti che teo Nart, Dario D’Incal, Roberto Tormen e Daniela Mangiola, ha affrontato le riguardano non possono variare a seconda del fatto la salita del Kilimanjaro lungo la via Machame, che ha impegnato per sei che una data zona faccia parte di uno Stato piuttosto giorni gli escursionisti. «All’alba del 5 ottobre dopo sei ore di fatica abbia- che di un altro. «Si tratta di un’occasione imperdibile mo raggiunto, con il sorgere del sole, lo Stella Point per percorrere poi il La Regione Piemonte finanzia per rilanciare il cuore dell’Europa: la regione alpina crinale del cratere e raggiungere la punta più alta, che si chiama Uhuru, “li- la promozione delle proprie può diventare un laboratorio di sviluppo sostenibile su bertà” in lingua swahili», ha scritto Daniela nel suo resoconto. Per leggere montagne scala europea». su web la cronaca completa della salita: tinyurl.com/pjddmtr Una parte dei contributi sono stati destinati al Gruppo regionale del CAI per la realizzazione di un sito sulla traversata 9 premiati e 2 menzioni delle Alpi occidentali per il concorso fotografico Un concorso fotografico dell’Alpinismo giovanile del 250.000 euro per promuovere e sviluppare le zone “social” per festeggiare CAI Novara montane piemontesi, valorizzare e salvaguardare il la decima Traccia bianca territorio, le tradizioni e le culture locali. Il contributo arriva dalla Regione Piemonte e sarà destinato a enti e associazioni per portare avanti iniziative e progetti Un anello di 8 chilometri su un dislivello di 250 metri, più di rivolti alle Terre alte. 1200 partecipanti nelle ultime tre edizioni e un concorso foto- Una parte di questi fondi è destinata al Gruppo regio- grafico a premi su Instagram. Sono alcuni numeri de “La Traccia nale Piemonte del CAI per la realizzazione di un sito Bianca”, gara su ciaspole non competitiva organizzata dalla Se- plurilingue sulla Grande Traversata delle Alpi, itinerario zione di Pallanza del CAI, che verrà corsa il prossimo 2 marzo escursionistico che unisce tutto l’arco alpino occiden- 2014 a Baceno (VB), sull’Alpe Devero. La manifestazione, giunta tale. L’itinerario, nonostante il grande afflusso di turisti alla sua X edizione, si svolge da sempre in un clima di festa e Le premiazioni si sono svolte lo e sportivi che richiama a livello internazionale, è infatti nel totale rispetto della natura, come previsto dal regolamento scorso 7 dicembre oggi presente nel web solo su un sito in lingua tedesca. stesso della gara. Sarà possibile aderire alla ciaspolata fino al Altri 37.000 euro sono stati assegnati al Centro uni- 26 febbraio. Per partecipare al concorso social “La Mia Traccia” Sono stati i giovanissimi Paolo Galimberti “La Montagna: una foto... un pensiero...”, grotta”. L’obiettivo dell’iniziativa, che ha versitario sportivo per un progetto di interazione tra la è sufficiente inviare, entro il 23 febbraio 2014, una foto via mail (9 anni), Guglielmo Barbiere (8 anni), Elisa organizzato dalla Commissione di Alpinismo visto la partecipazione di 63 partecipanti, scuola, la pratica degli sport invernali e il mondo della – con nome, cognome, numero di iscrizione alla gara “La Trac- Frattini (10 anni), Sara Fasolato (11 anni), giovanile del CAI Novara. In occasione della tra adulti e bambini, era quello di offrire alla montagna, mentre con 30.000 euro si finanzieranno cia Bianca” e luogo in cui è stata scattata – all’indirizzo concor- Francesco Martinengo (16 anni) e, tra gli premiazione dello scorso 7 dicembre sono città l’immagine di una realtà che opera da una serie di azioni promozionali del “sistema neve” [email protected], oppure caricarla sul proprio profilo adulti, Paolo Bovio, Silvana Trevisio, Mar- state assegnate anche due menzioni ad 90 anni, attraverso gli occhi e la fantasia dei piemontese, con particolare attenzione agli strumenti Instagram, includendo le informazioni citate sopra e l’hashtag cella Ballara e Carlo Muscarello a ricevere Angelo Botta per lo scatto “Büta la corda!” e giovanissimi. di comunicazione multimediale. #LaMiaTraccia. www.latracciabianca.it i premi in palio per il concorso fotografico Marcello Caccialupi con “Kalymnos, grande (Lorenzo Arduini)

6 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 7 Le montagne dallo spazio a cura di Mario Vianelli Mario di a cura 8 / Montagne360 to 40 km 40to ramico detto Rim of the World – il giorno dopo aveva già distrutFiredal–nome della località diorigine, presso unpunto pano Rim dell’avvistamento, precocità il la Nonostanteamericana. iniziounodeipiùgrandia incendi boschivi dellarecente storia pendicileoccidentali dellaSierraNevada californiana, datoha nellareStanislaus National Forest, vastaunaareafederale sul cacciatoaccesoillegalmentefuocoununagosto2013 17da Il Incendi inCalifornia è stato dichiarato lo stato d’emergenza nell’intera area della Baia Nevada, sono state invase dal fumo per molti giorni e il 23 sataagostodalle fiamme. Lecittà diReno Carsone City, lacapitale del propagatisonodirettamentelontanoanchezonadalla interes Berkeley.municipalitàeffettidelladell’incendiodidentisiGli centritrecommercialicuifra villaggio-vacanze il ed dipendei pascoli,forestedistruggendoe edifici,dicammino112 lungoil te soltanto il 24 ottobre dopo che avevano percorso 1040 km avevanopercorso1040che ottobre dopo 24 soltantoil te tato l’uso di velivoli. Le fiamme sono state definitivamente spen dal fumo e dalle colonne ascendenti d’aria calda che hanno limi di contenimento dell’incendio, complicate dal terreno impervio, cinquemilaOltreimpegnatistatiuominisonooperazioninelle e dell’alpinismo americani. ParcoNazionale diYosemite, luogo simbolo dell’ambientalismo 2 di vegetazionedi stava sirapidamente e avvicinando al / Febbraio 2014 ------2

NASA/Jeff Schmaltz LANCE/EOSDIS MODIS Rapid Response Team, GSFC iain irge rchua r i iiv dla aea Costiera, Catena della rilievi i racchiusa fra e tivazioni irrigue l’ampiafossatettonica dellaCentralValley verdeggiante col di California,dellaparteconinquadra gran e agosto 23 il 8 dsat pienaattività. fotoLasinistra a stataè ripresa dalsatellite Lan in Fire Rimprecedentepagina immaginimostranodellail Le la vegetazione circostante. gruppialberidi con irrigatori pioggiaa permantenere bagnata viventisullaTerra; alcuniin statocasi è necessario proteggere i antichiesseripiù i fra grandie piùsequoiegiganti, iboschidi minacciatoalcunianchehannofiamme vegetale.Le vitadella fuoco,eil calore, fino alivelli di distruzione pressoché completa scita degli arbusti hanno fornito il combustibile per alimentare il sarelechiome dgli alberi; intal modo illegname secco laecre controllatichemantengono sottoboscoil ripulito senza interes fuochipraticadei laabolire ForestdiService,dall’US decenni cisivosembra ancheessere statapolitica,la seguita negliultimi gatasiccità unita a una forte ondata di calore, ma un fattore de rapidaLadiffusione dellefiammestata favorita è dallaprolun per più di due milioni e mezzo di abitanti. HetchHetchy, laprincipale fonte diapprovvigionamento idrico tantiimpianti idroelettrici ealla ricaduta di ceneri sul bacino di FranciscoSandi seguito forzataallainimporchiusura due di ------

ISS Crew/Image Science & Analysis Laboratory, NASA Johnson Space Center NASA Earth Observatory/Robert Simmon/Earth Explorer Simmon/Earth Observatory/Robert Earth NASA dell’AmericanFire, che hadistrutto oltre 100 km lazona turistica del Lago Tahoe. Aovest del lago si nota il fumo Nevada,chilometri,e inReno,ricoprendo cittàdellacielodi il centinaiaperdi nord dirigea siFire Rim del fumo nacchiodi pen denso IlNevada.Sierra montagnedellaalte le e ovest, a soltanto focolai isolati che si andavano estinguendo nelle pendici percorsa dal Rim Fire alla fine di settembre, quando rimanevano zonadelimitarossalinea laNell’immagine questapaginala di marina. doppiarispettoquantitàMono,cheunaLagopiùall’acqua nel statisonosaliconcentrati dall’evaporazione raggiungere,finoa occupavadurante le ere glaciali l’odierno deserto del Nevada –i d’acquadolce, mentre neglialtrirestiantico un–di bacino che circondatoquotaoltree1800metridi montagne da boscose, è quattrolaghinaturali visibili nell’immagine soltanto Tahoe,il a Utah.delloDei Nevadacomprendee del stati deglipartegran versoil Grande Bacino, enorme conca senza sbocco al mare che est nord a ventodalspinto fumo il agosto,con difine alla chi StazioneSpazialeInternazionale, situazionefuo deilamostra dallaFrancisco.ripresadestra, SanL’immagine a di sud a sta lontanozionali,nondallacoaltroincendionotamentre unsi 2 diforeste na - - - - dell’UNESCO. ginario;nel1984Yosemite divenutoè Patrimonio dell’Umanità nel1890, diun parco nazionale molto più esteso del nucleo ori daJohn Muir, ilfondatore delSierra Club, portò alla creazione, valiperlegenerazioni future. Inseguito unmovimento guidato unbosco di sequoie millenarie, con il preciso compito di preser MariposaGrove,il Mercedefiume Californiadell’altobacino della Stato affidava Lincoln presidente allo Abramo il cui con rannocelebraticentocinquant’anni i delloYosemite Grant,atto americano e dell’arrampicata su roccia moderna. Quest’anno sa quattropiùdi milioniculla turistiladell’ambientalismodiè ed giganti.Yosemitesequoieanno accoglieognidi gruppi famosi alcuni di sorte laYosemite perNationaltemerefacendoPark, stata risparmiata dal fuoco, che però ha bruciato altre zone dello spese laterali. La valle, benché invasa per molti giorni dal fumo,pianeggiante, è su cui scendono a cascata gli affluenti delle valliDome so la loro massima espressione, dominano nell’Half e il Capitan fondovalle nel trovano che granito, quasi di paretisionanti ghiacciaiinuno dei più straordinari paesaggi montani; impres Yosemite,di percorsafiume dalMercedlevigata e dagli antichi rocciose dell’alta Sierra. In basso a destra si vede la favolosa valle Febbraio 2014 / Montagne360 - - - - - / 9 speciale scialpinismo W

Stara Fužina, la strada del ferro nella valle della Korita, che porta alla gola della Mostnica e alla dolina di Voje. Foto Francesco Carrer

In questo numero diamo ampio spazio allo scialpinismo, una maggior parte degli appassionati. Poco più in là, ecco il grup- delle discipline più amate e più affascinanti della stagione in- dell’Adamello, da percorrere nell’ottica della memoria della vernale, che va ovviamente praticata con attenzione, seguendo Grande Guerra, di cui quest’anno ricorre il centenario. Infine, È tempo di le regole di base per la sicurezza ed evitando le situazioni che una proposta speciale, che è allo stesso tempo una testimo- possono creare pericolo per sé e per altri. nianza: un itinerario sull’Alpe di Devero. Seguiteci quindi sul grande altopiano della Pokljuka, in Slove- Cosa c’è di speciale, vi state chiedendo? Leggete, sarà chiaro nia, dove le possibilità di divertirsi sono tantissime. Sui monti che in montagna si possono superare limiti ritenuti inimma- casa nostra invece, la proposta è quella di una serie di itinerari ginabili. Basta la volontà (e, in questo caso, anche un po’ di scialpinismo in alta Val di Susa, con pendii piuttosto severi, ma adatti alla tecnologia). W speciale scialpinismo Tre giorni sull’Adamello con gli sci Tra storia e alpinismo nel centenario della Grande Guerra di Andrea Caser e Paolo Acler

l vasto e pianeggiante acrocoro dell’Adamello, non solo, recentemente abbiamo rinvenuto un ve- In questa pagina: esteso geograficamente tra Trentino e Lom- tusto e perfettamente conservato sci in legno nei splendida sciata poco bardia a un’altezza compresa tra 2800 e 3100 pressi della Vedretta dei Granati a 3000 m sullo sotto la vetta del Corno I di Cavento (3402 m). metri, è il più significativo esempio di ghiacciaio di spartiacque di confine tra Val Passiria e Austria) A fronte: sulla Vedretta tipo “scandinavo” del versante italiano delle Alpi, ebbe un impulso notevole nel corso della grande di Lares in discesa dal straordinario angolo polare incastonato nelle no- guerra, quando, su uno dei fronti più elevati della Carè Alto (visibile la stre montagne. Dalle distese poco inclinate del Pian storia, le truppe alpine d’alta montagna e quelle breve parete Nord) di Neve, delle Vedrette del Mandrone e della Lob- contrapposte austro-ungariche utilizzarono gli sci bia (con spessore del ghiaccio che giunge nei pressi per spostarsi sugli ampi ghiacciai poco crepacciati, del Passo di Adamè a 250 metri) emergono scolpite assicurando in difficili condizioni ambientali e cli- nella tonalite le vette principali, mentre altre note- matiche collegamenti e rifornimenti alle postazioni voli vedrette, pur in regressione (Lares, Pisgana) avanzate ed effettuando (Monte Fumo, Corno di circondano il massiccio principale. Cavento) combattute manovre di attacco a forcelle Dalle masse glaciali originano abbondanti acque e cime. Folgorida, di Genova, di Fumo ed altre ancora (de- sette delle principali cime dell’Adamello, concate- di fusione che percorrono, anche con spettacolari Insieme a molti altri manufatti maggiormente de- scritte in dettaglio nell’ottima guida Sci-alpinismo nandole in traversata e scegliendo quando possibile cascate (Lares-Folgorida), profonde e lunghe valli teriorati dal tempo e dalle intemperie, il pesante in Adamello e Presanella di Casiraghi-Andreolli- la via più diretta. Il pernottamento in due bivacchi dalla tipica conformazione ad “U” (magnifica ed cannone trainato sulla Cresta della Croce dai solda- Bazzi, 1978) costringono a lunghi approcci e forti (Laeng e Ugolini), posti quasi ai due estremi del esemplare a questo riguardo la Val di Fumo, spe- ti italiani a oltre 3300 metri di quota in posizione dislivelli, anche per superare, in alcune di queste gruppo in posizioni molto favorevoli, ha appesanti- cialmente se vista a volo d’uccello dalle cime circo- dominante rimane, ora, una muta ed intatta testi- valli, i ripidi gradini boscosi delle parti basse sci in to gli zaini ma ci ha restituito un senso di solitudine stanti) a testimonianza della possente escavazione e monianza di quegli eventi. spalla: sono gite decisamente primaverili e poco fre- quasi sorprendente per un gruppo montuoso così modellamento delle antiche glaciazioni. Gli accessi sciistici dai versanti trentino e lom- quentate, ma ci sentiamo di raccomandarle perché conosciuto, permettendoci di toccare le vette nelle Lo sci-alpinismo in questi territori d’alta quota (ma bardo del massiccio attraverso le Valli di Lares, di ripagano ampiamente per l’avvicinamento natura- prime ore del mattino con neve ottima e maggiore le e graduale alle vedrette e alle cime, richiaman- sicurezza (abbiamo però utilizzato il rifugio della do a uno scialpinismo delle origini in cui l’aspetto Lobbia Alta per un più che gradito pasto caldo quo- esplorativo era prevalente rispetto all’ebbrezza della tidiano, nonché per l’indispensabile rifornimento discesa. di liquidi). Il pernottamento in Certo non sorprende che, dopo la costruzione degli L’avvicinamento iniziale ai percorsi d’alta quota è due bivacchi (Laeng impianti di risalita dal Passo del Tonale che giungo- stato effettuato dal Passo del Tonale per la Val Pre- e Ugolini), posti quasi no nei pressi del Passo Presena a quasi 3000 metri sena scavalcando la dorsale Maroccaro-Presena ai due estremi del di quota, la maggior parte degli sciatori-alpinisti senza utilizzare gli impianti di risalita. gruppo in posizioni preferisca valicare il facile passaggio e, dopo la di- Per la quota elevata il periodo più indicato è la molto favorevoli, ha scesa al Rifugio Mandrone, risalire su ampio terre- primavera avanzata, il pericolo di valanghe, prati- appesantito gli zaini no glaciale al Rifugio ai Caduti dell’Adamello. camente assente sui vasti altopiani glaciali, non va ma ci ha restituito un Posto a 3040 metri di altitudine sul costone della sottovalutato nei ripidi tratti che danno accesso alle senso di solitudine Lobbia Alta è base di partenza, in magnifica posi- cime, specie il Carè Alto e il Crozzon di Lares. quasi sorprendente per zione strategica, per tutti i principali percorsi e per Necessaria l’attrezzatura alpinistica (ramponi, pic- un gruppo montuoso quella che è considerata la più gratificante discesa cozza, corda, non indispensabili sacchi da bivacco così conosciuto, sciistica del gruppo, la Vedretta del Pisgana. nella stagione indicata), fornelletti e gas per scio- permettendoci di Per chi fosse interessato a un approccio un po’ più gliere la neve, viveri per due-tre giorni e un buon toccare le vette nelle impegnativo alla personale esplorazione del gruppo allenamento per gli zaini pesanti, per il dislivello prime ore del mattino restando nell’ambito di dislivelli e difficoltà classi- complessivo di 4700 metri e per i 60 chilometri con neve ottima e ci, proponiamo l’esperienza da noi fatta nell’aprile da percorrere. Difficoltà complessive BSA, con maggiore sicurezza 2013: abbiamo concentrato in tre giorni la salita a brevi tratti alpinistici PD/AD-.

12 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 13 Dal Passo del Tonale (1883 m) al Bivacco G. piana in direzione della Lobbia di Mezzo e, superato Itinerari Laeng al Passo di Cavento (3191 m). un ultimo ampio risalto glaciale, si tocca il Passo della Corno di Cavento Lobbia Alta, nei pressi del rifugio omonimo. 1. Sulla cresta finale Dislivello 2200 metri, 20 km Dopo un’indispensabile pausa, il percorso si snoda verso la vetta del Carè Abbiamo dovuto spalare un po’ di neve per entrare nel pressoché in piano sulla Vedretta della Lobbia in dire- Alto m 3465 piccolo Bivacco Laeng, ma è quasi l’ultima fatica dopo zione del visibile intaglio del Passo di Cavento, compre- 2. Cima Adamello 3554 m e Pian di Neve da sud- dodici ore di salite e discese e 2200 metri di dislivello: la so tra la Punta Calvi ed il Corno di Cavento, che viene est (M. Fumo) luce del tardo pomeriggio ci ha poi accompagnato nella raggiunto per un ultimo breve ripido pendio (preferibile salita al Corno di Cavento raggiunto dal bivacco sci ai un buon innevamento per evitare gli sfasciumi del ca- piedi e, finalmente, senza zaini. nale). Scesi per canalino nevoso sulla Vedretta di La- Sulla vetta, a 3402 metri di quota, gli elmetti arrugginiti res, si costeggiano in direzione sud le rocce del Corno dei nemici di un tempo ricordano ai visitatori altre ben di Cavento e con un ultimo strappo si tocca la vetta. più drammatiche conquiste, mentre sotto i nostri piedi (Nei pressi della cima con lungo ed impegnativo lavoro sarà presto visitabile, dopo un secolo di abbandono, la è stato sciolto, a cura dei Servizi della Provincia di Tren- caverna liberata dal ghiaccio con ciò che resta della vita to, il ghiaccio che impediva l’accesso alla caverna che quotidiana dei soldati che, a sorti alterne, presidiavano presidiava la vetta. Possibili visite guidate, per informa- la cima della montagna. zioni rivolgersi alla SAT di Trento).

Circa 2 chilometri a est del Passo del Tonale una strada 2 scende e attraversa il torrente, risalendo per 3 chilo- Dal Bivacco G. Laeng al Bivacco Ugolini metri (anche una breve galleria) all’alveo del lago-pa- (3280 m). Carè Alto e Crozzon di Lares lude Presena (2184 m), dove partivano impianti di risa- Dislivello 1000 metri, 19 km est e, in lieve saliscendi, traversiamo rapidamente su Passo del Tonale. lita ormai dismessi. Per il magnifico vallone, dominato Dal Bivacco Ugolini, situato in aerea posizione sopra la ottima neve dura sotto le pareti del Corno di Cavento e Adamello, Corno Bianco, Dosson di Genova, Cresta dai contrafforti di Cima Busazza, con salita sostenuta Valle del Miller alla base della cresta sud-ovest dell’Ada- dei Denti di Folletto, puntando alla base della breve pa- della Croce le vette raggiunte una dopo l’altra questa si tocca il Passo Presena nelle vicinanze dell’arrivo de- mello, lo sguardo spazia sull’ampio e pianeggiante rete nord del Carè Alto (non vi è più traccia della “pala mattina ma poi, puntualmente come gli altri giorni, spa- gli ultimi ski-lift che giungono dal Passo del Tonale. Si bacino glaciale del Pian di Neve, dai bagliori quasi ma- ghiacciata” che avevamo osservato nei decenni tra- ghetti e birra fresca all’ora di pranzo al Rifugio ai Caduti scende in direzione sud, inizialmente con traverso su rini, che abbiamo appena attraversato: il Carè Alto e il scorsi, nonostante le abbondanti precipitazioni nevose dell’Adamello. «Sempre di corsa, ben venga un po’ di pendii ripidi, toccando un modesto costone che deli- Crozzon di Lares saliti in mattinata appaiono lontani e di questi mesi). Individuato un largo uniforme canale riposo, che ne dici se ci fermiamo al rifugio per la not- mita a destra la Val Ronchina. Con piacevole sciata appena illuminati dal sole al tramonto. Anche l’entrata che giunge direttamente alla cresta est quasi al centro te? Domattina di buonora ci aspetta la famosa discesa per avvallamenti si tocca la sponda orientale del Lago di questo ricovero era ostruita dalla neve, che abbiamo della parete, risaliamo un po’ con gli sci per poi calzare i della Vedretta del Pisgana». «E se invece, sia pure con Scuro e si scende al Rifugio Mandrone (con condizioni spazzato un po’ a fatica utilizzando gli sci per un uso ramponi e salire con bella non difficile progressione su qualche imprecazione per il sole cocente e questi zaini di neve molto sicure, giunti sopra il rifugio, si possono non previsto: la pala è rimasta al rifugio della Lobbia per neve compatta alla cresta, da cui brevemente in vetta “leggeri”, affrontassimo l’ultima salita della giornata? traversare i costoni in direzione della Vedretta del Man- risparmiare peso. (PD+). Ritornati al Passo di Cavento, dopo la discesa Dopo la birra, ci accontenteremo dell’acqua fresca for- drone). In mezzacosta si punta al ripido pendio che Poco dopo l’alba, abbandonato il Bivacco Laeng, sia- sul ghiacciaio della Lobbia risaliamo in direzione nord nitaci dal simpatico gestore!». dà accesso alla Vedretta, al suo culmine si traversa la mo già in cammino sulla Vedretta di Lares inclinata a nei pressi del Passo di Lares che si lascia sulla destra Nei giorni 16-17-18 aprile 2013 lo zero termico era in- per portarsi al di sotto della breve ripida parete ovest dicato a 2900 metri, l’irradiazione solare sulle ampie del Crozzon di Lares solcata da canali e piccole fasce distese nevose elevata e la nuvolosità assente: i 10 litri rocciose. Calzati i ramponi puntiamo alla cresta a nord d’acqua, più altri 2-3 litri al giorno ottenuti dallo sciogli- del punto culminante, traversando poi espostamente mento della neve, ci volevano tutti. fino alla vetta. In discesa optiamo per un canale che Dal Bivacco Ugolini con facile salita si tocca in breve la scende poco a nord della cima alla base della parete, vetta dell’Adamello, si discende con breve tratto alpini- altrettanto ripido ma più diretto e sicuro (AD-). stico la cresta est (PD-), scivolando in diagonale su dol- Splendida discesa (al rifugio ci diranno che un po’ di ci pendii in direzione del versante sud-ovest del Corno anni addietro l’aveva apprezzata anche il montana- Bianco la cui vetta viene raggiunta sci ai piedi. Bellissi- ro Papa polacco...) verso la Vedretta e il Passo della ma discesa (breve tratto senza sci) su pendenze ideali Lobbia dal quale, doppiato ancora in discesa lo spe- a traversare la Vedretta del Mandrone per risalire gli rone della Cresta Croce, si risale lungamente la dolce ampi uniformi pendii del Dosson di Genova, splendido Vedretta del Mandrone fino all’ampio e poco evidente punto panoramico sull’intero gruppo. Passo di Adamè, dal quale per il pianeggiante Pian di Si scende con traversata a tratti ripida verso nord (at- Neve si tocca con breve salita il bivacco. tenzione con neve ghiacciata o instabile) a raggiungere il Passo del Dosson, dal quale, sci in spalla, brevemente Dal Bivacco Ugolini al Passo del Tonale. al cannone e alla quota più elevata della Cresta della Monte Adamello, Corno Bianco, Dosson di Croce. Ancora discesa in direzione del Passo della Lob- Genova, Cresta della Croce bia (possibilità di salire alla grande croce in granito del- Dislivello 1500 metri, 23 km la quota sciistica della Cresta della Croce) e toccando Per vedere il Tardo pomeriggio al Passo Presena: un ultimo sguardo ilrRifugio Mandrone risalita al Passo Presena, con la video completo 1 ai ghiacciai dell’Adamello che abbiamo percorso in que- conclusiva discesa su neve sciolta, ma ancora sciabile dell’escursione: sti tre giorni, ci attende ormai la conclusiva discesa al nei pressi del Passo del Tonale. tinyurl.com/oabaxfe

14 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 15 W speciale scialpinismo

In vetta al Gran Roc. n alta Val di Susa, ai confini nordoccidentali d’Italia, si trova un A sinistra si vede lo gruppo montuoso (sottogruppo Ramière-Merciantaira – Gui- Chaberton (3131 m). da CAI-TCI Alpi Cozie Centrali) che, staccandosi dalla cresta Foto Paolo Montaldo. I di confine all’altezza della Punta Ramière, divide la Valle Argentera Sci d’avventura in alta In basso, serpentine in Val Thuras. dalla Val Thuras. In estate queste montagne sono invase da immense Foto Carlo Crovella pietraie arse dal sole: ricordano lo scenario de Il Deserto dei Tartari di Buzzati. Al contrario, questo spartiacque assume un aspetto molto Val Susa affascinante quando è ricoperto dal manto nevoso. Le aspre pietraie di Carlo Crovella (SUCAI Torino, GISM) - foto AA.VV. si trasformano in intriganti percorsi, che io amo definire di “sci d’av- ventura”: è uno scialpinismo che catalogare come “ripido” è eccessivo, ma che presuppone una significativa capacità di muoversi su terreni complessi. I valloni sono solitari e incassati, la frequentazione è rada, alcune discese offrono lunghi pendii a 30-35 gradi. Occorrono quin- di: perfetta valutazione dell’assestamento nevoso e assoluta padro- nanza della tecnica. Si tratta di itinerari che un tempo si definivano “primaverili”: tuttavia nel 2013 gli itinerari erano percorribili in pieno inverno, ma pericolosi nel periodo successivo. Lo spartiacque Valle Argentera-Val Thuras è una vera miniera di itinerari sciistici un po’ particolari: oltre alle superclassiche, vi sono alcuni percorsi di recente scoperta e altri dove forse non si è ancora avventurato nessuno. Ho catalogato in totale oltre 30 itinerari di “sci d’avventura”, più 5 di sci “ripido”. Propongo quindi alcune gite, fra le “chicche” della zona, perché mi piacerebbe far scattare, negli scialpi- nisti di altre regioni, il desiderio di una capatina in questo angolo del Nord Ovest. Il gruppo nasconde almeno tre sfide probabilmente non ancora colte: una discesa decisamente “ripida” e due itinerari di sci d’avventura. Non penso che sarò io a raccogliere questi frutti, ma mi piace cullarmi nell’idea di ricamare sui quei ripidi pendii. In fondo, cosa c’è di più bello dei sogni?

Febbraio 2014 / Montagne360 / 17 Informazioni logistiche propria sinistra il valloncello che porta al Colle della Esposizione: N-NE Fionière e si imbocca la parte superiore, più stretta e Descrizione: Proseguendo anche oltre il termine del CARTOGRAFIA: IGM 1:25.000, Foglio 66 ma senza gas né fornello. In primavera può di questo paese, si prende a destra lo ster- più ripida, del Canalone. Lo si risale per un’alternan- pianoro di Brusà del Plan, si trova alla propria destra I SE, Colle di Thuras. Sullo spartiacque la essere semisepolto dalla neve, richiedendo rato che, se privo di neve (formale divieto za di pendii ripidi, raggiungendo la cresta di confine il parcheggio (1840 metri circa) con indicazioni per topomastica delle vette è errata. Fare ri- quindi un’abbondante spalatura. Con la di transito nel periodo 1/11-30/4) conduce al colletto (circa 3150 metri) compreso fra la quota il Colle del Pelvo. Si risale la prima parte del Vallone ferimento alla Guida CAI-TCI, Alpi Cozie neve, acqua solo di fusione. Per ogni infor- fino in fondo al pianoro (1732 m) di Rhuil- 3215 (a sinistra) e la vetta della Ramière (a destra). Si del Pelvo, dapprima su ripido sentiero nel fitto bosco Centrali. mazione sull’ampia ricettività della zona e les. In stagione avanzata si risalgono anche scavalca la cresta e si risale il ripido e sconnesso ver- (spesso senza sci), poi per il vallone stesso, che però IGC 1:25.000, N. 105, Sestriere-Claviere- per la percorribilità delle strade nelle due i tornanti fino alle Grange Thuras (1945 sante francese, tenendosi progressivamente a destra si abbandona a quota 2380 metri con lungo traver- Sansicario-Prali. Valli, rivolgersi all’Azienda di Soggiorno di m). Per la Valle Argentera, da Bousson si fino alla vetta. so a sinistra, entrando così nel ramo che conduce al Fraternali 1:25.000, N.2, Alta Val Susa-Alta : 0122 89202. prosegue lungo la strada del Sestriere, ol- Discesa: per l’itineraio di salita o in traversata verso Vallone Platte. Lo si risale e si scavalca la bastionata Val Chisone. Fraternali ha di recente elabo- ATTREZZATURA: normale da scialpini- trepassando gli abitati di Rollier e Sauze la Val Thuras. che lo chiude al colletto 2950 metri, immettendosi rato l’interessante carta “Sci alpinismo in smo, più piccozza, ramponi, coltelli ram- di Cesana, e si imbocca a destra il bivio nell’alveo principale del vallone Platte. Si punta suc- Alta Val di Susa”, ma le note che seguono si pant e casco. (segnalato), raggiungendo il Ponte Terrible 2. Merlo Basso cessivamente al colle 3096 sulla cresta spartiacque. riferiscono alla citata carta N. 2. ACCESSO STRADALE: Si lascia l’autostra- (1642 m). Senza neve si risale fino al piano- (anticima Nord Ovest della Punta Tre Merli), 3216 m, Si passa sul versante Thuras e, normalmente sci ai PUNTI DI APPOGGIO: La Fontana di Thu- da per il Frejus allo svincolo per Cesana- ro di Brusà del Plan (1816 m). In stagione versante nord-nord est piedi, si risale su ripidi terreni fino all’anticima (Merlo res, tel 0122 845156, www.rifugiothures.it. Claviere-Sestriere. A Cesana, si prosegue avanzata si arriva fino al ponte, quotato Bellissimo itinerario, di ampia soddisfazione, che Basso). La cresta spartiacque (specie dall’anticima Bivacco Tornior: sorge a 2552 al fondo della lungo il fiume in direzione Bousson, oltre- 1909, in fondo alla Valle: la strada prosegue (puntando all’anticima, detta Merlo Basso), consente in poi) presenta invece qualche difficoltà alpinistica Val Thuras. Chalet in legno, con 6-8 posti in passato il quale si incontra a destra il bivio verso il vallone del Gran Miol, ma è decisa- di godere appieno di pendii sostenuti, ma non “estre- e non è sciistica. letti a castello, coperte, vasellame di base, (segnalato) per Thures. Al tornante prima mente sconsigliabile. mi”, e di effettuare l’esplorazione del Vallone Platte, Discesa: Per l’itinerario di salita o in traversata sulla tributario del Vallone del Pelvo. Val Thuras. Partenza: Pianoro di Brusà del Plan, 1816 m (con strada innevata: Ponte Terrible, 1642 m). 3. Gran Roc Dislivello: 1400 metri 3121 m, versante Est, per il vallone detto Vallonet o Difficoltà: BS Peronetto Tempo di salita: 5 ore Accanto alla superclassica da Nord (Grand Vallon), il

Il versante Thuras del gruppo visto dalla Merciantaira. Da sinistra: Roc del Boucher, Punta Ciatagnera (con l’evidente valloncello dell’intinerario num. 3), Punte Clapiera, Cime del Pelvo, Colle del Pelvo e Punta Serpentiera che domina l’omonimo vallone. Foto Paolo Montaldo

1. Punta Ramière Partenza: Ponte 1909 in fondo alla Valla Argentera. Itinerari 3303 m, versante nordest, per il “Canalone” Dislivello: 1394 metri La Ramière è la vera Regina della Valle: possente e Difficoltà: BS 1. La comba superiore matronale, offre ben quattro itinerari di scialpinismo Tempo di salita: 4,30-5 ore del Vallone del Peronetto (fra cui la splendida normale dalla Val Thuras) e una Esposizione: NE culmina con la vetta del Gran Roc. Foto Paolo discesa ripida firmata, a suo tempo, da Stefano De Descrizione: Dal ponte 1909, si prosegue lungo la Montaldo. Benedetti. L’itinerario qui descritto, noto da una ven- strada sulla sinistra orografica del torrente, imboc- 2. Il versante Argentera tina d’anni, si è giustamente ritagliato una certa no- cando il ramo di destra (detto del Gran Miol) della del gruppo, visto dalla mea. Per l’esposizione nordorientale, si può trovare testata della valle e lo si risale fino al ripiano quota- Rognosa del Sestriere. A un po’ “spelato” l’accesso al Canalone vero e proprio, to 2100 metri circa. Senza attraversare il ponte di sinistra il Vallone Platte. A destra l’incassato Vallonet ma quest’ultimo è in genere ben innevato dal tardo legno, si prosegue linearmente per circa 200-300 o Peronetto che conduce autunno alla primavera molto avanzata. NOTA: sulla metri, avendo cura di iniziare già a prendere quota. al Gran Roc. Al centro, il carta Fraternali N. 2, il percorso tracciato segue il val- Occorre inoltrarsi nello stretto passaggio fra le fasce Vallone del Pelvo. Foto lone del Colle della Fionière, raggiungendo la cresta rocciose alla propria destra (irregolari e segmentate) Paolo Montaldo. spartiacque alla quota 3215 (Rocher Froid): questo e una balza rocciosa insuperabile che chiude il vallo- 3. Tratto alto del Vallone Platte, salendo al Merlo vallone, seppur dotato di un suo interesse sciistico, ne di fronte. Tramite tale passaggio si accede ai ripidi Basso. Foto Simona Re non rivaleggia con il vero Canalone, che lo sovrasta pendii superiori, che si risalgono tenendosi sempre 1 Fiorentin anche orograficamente. sulla propria destra. A quota 2450 circa si lascia alla

18 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 19 Gran Roc viene raggiunto sempre più spesso da que- Tempo di salita: 5,30 ore (6 ore; 6,30 ore). sto itinerario di recente scoperta, ma che sta diven- Esposizione: SO Sfida tando una “star” della zona. La continuità dei pendii, Descrizione: Con fondovalle innevato, lo si risale, . 02.63797510.

la sciata molto gratificante e l’ambiente decisamente senza attraversare il torrente della Val Thuras, fino tel

severo giustificano ampiamente tale blasone, ma ri- all’altezza delle Baite Thuras superiore. Se privo di clienti paSSione chiedono profonda capacità nella valutazione della neve, meglio risalire la carrareccia sull’altro lato, sino izio

stabilità nevosa e nella scelta della traccia all’interno alle baite e scendere poi ad attraversare il torrente. ser V . dell’incassato vallone. NOTA: la carta Fraternali N. 2 Si abbandona il fondovalle un po’ a monte del semi- libertà traccia il percorso facendogli raggiungere il Colle Bru- distrutto Ponte Clapiera (segnalato sulle carte, 2070 sà (2885 m), ma la successiva cresta verso la vetta m circa). Si affronta il primo ripido risalto del vallone non è molto sciistica. Piuttosto, dal colle conviene Clapiera tenendosi di preferenza a destra della forra scendere nell’alta conca del Gran Vallon e raggiunge- dove scorre il torrente di fondo. Quando il pendio si re la cima con il relativo itinerario. abbatte (luogo da cui si può puntare anche agli altri Partenza: Pianoro di Brusà del Plan, 1816 m (con due obiettivi), ci si tiene a sinistra e, imboccando un strada innevata: Ponte Terrible, 1642 m). invitante valloncello, ci si dirige verso il colle (3153 Dislivello: 1305 metri m). Se l’assestamento nevoso lo permette, poco pri- Difficoltà: OS ma del colle si risalgono i ripidi pendii che, fiancheg- Tempo di salita: 4 ore giando la cresta, conducono direttamente in vetta. Esposizione: E-NE In alternativa si raggiunge il colle e si sale lungo la Descrizione: Proprio all’altezza della baite di Brusà cresta (tendenzialmente non sciistica). * collana di 20 uscite, ciascuna a €8,90 più il prezzo del quotidiano del Plan (situate dall’altra parte del torrente), si im- Discesa: Per l’itinerario di salita. Condizioni permet- bocca l’evidente strettoia basale del Vallonet (anche tendo, dalla vetta si possono scendere direttamente detto Peronetto), che più in alto si apre maggiormen- i ripidi pendii a fianco della cresta, con bellissima te. Si risale una successione di ripidi pendii: in funzio- sciata. ne delle condizioni, il risalto roccioso a metà vallone può costringere a percorrere un’ampia, ma esposta, 5. Grande Boucle della Ramière cengia ascendente verso la propria sinistra. Nella “Grande boucle”: così i francesi chiamano i giri ad conca soprastante, e poco prima dell’evidente luogo anello di due-tre giorni. La presenza del bivacco Tor-

dove si trovava il Ghiacciaio del Boucher, si accentua nior consente numerosi percorsi ad anello: il più in- 2 maggiormente la direzione verso destra, puntando trigante è quello che fa perno sulla Ramière, sia per infine alla cresta spartiacque. Con i ramponi la si rag- l’importanza della vetta sia per la qualità dei terrreni giunge per un vago e ripido pendio-canale, che sbuca sciistici. poco prima della vetta. Partenza: Pianoro di Brusà del Plan, 1816 m (con Discesa: Per l’itinerario di salita o in traversata verso strada innevata: Ponte Terrible, 1642 m). Nord (Gran Vallon). Dislivello: 1 giorno: 1400 metri. (1574 metri.) + 150 metri circa di risalita al bivacco; 2 giorno: 751 metri. 4. Punta Ciatagnera Difficoltà: BS 3294 m, versante sud-ovest, per il vallone Clapiera Tempo di salita: 1 giorno: 5 ore (6 ore) + 0,45 -1 ora; Se la Ramière è la Regina della Valle, la Ciatagnera è la 2 giorno: 2,30-3 ore Dama di Picche: scontrosa, mai banale, offre numero- Esposizione: 1 giorno: salita N-NE, discesa NW, poi se discese (tutte impegnative) e, sul lato Argentera, N; 2 giorno: salita NW, discesa NE fa precipitare una repulsiva parete rocciosa. Il suo più Descrizione: 1 giorno: Salita al Merlo Basso per il remunerativo itinerario si trova però sul lato Thuras, vallone Platte (vedi itinerario n°2). Discesa per il ver- lungo il Vallone Clapiera. Dal vallone si ragiungono sante Nord Ovest (o vicino alla cresta fino al Colle Corriere della Sera anche le Punte Clapiera e la Cima del Pelvo: la scel- 3096) lungo il Vallone di Secca Chalvet, fino a rag- presenta ta dell’obiettivo finale dipenderà dal tipo di neve che giungere il fondovalle della Val Thuras a quota 2400 la BiBlioteCa della montagna si incontra (cambia l’esposizione dei pendii finali). In circa. Risalita finale al Bivacco Tornior (2520 m). ogni caso, tutto il versante Thuras del gruppo garan- 2 giorno: Salita alla Punta Ramière per il Colle della Cime spettacolari, abissi vertiginosi, orizzonti tisce discese di notevole interesse, fra cui spiccano la Ramière e la cresta Nord Ovest (via normale dalla Val impossibili: i più grandi alpinisti raccontano le loro imprese memorabili sulle vette del pia- superclassica al Roc del Boucher e la bella pala trian- Thuras). In alternativa si può salire la cresta spar- neta. Da Bonatti a Messner, da Buhl a Kam- golare della Serpentiera, che sovrasta l’omonimo val- tiacque con la Francia (con neve dura, utili i ramponi) merlander, storie che narrano la bellezza della lone, successivo a quello Clapiera. raggiungendola dall’alto vallone di Founze. natura e il coraggio degli uomini. Grandi clas- Partenza: Ponte Grange Thuras, 1945 m (con strada Discesa: verso la Valle Argentera per il Canalone sici dell’alpinismo da leggere e collezionare. innevata: Rhuilles, 1668 m, oppure ancora più bassi a (vedi itinerario n°1) o, dal Colle della Ramière, per il Thures, 1633 m) Vallone del Grand Adreit (via normale della Valle Ar-

Dislivello: 1349 m (oppure 1626 m, 1661 m) gentera). 3 CLUB ALPINO ITALIANO Difficoltà: OS

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Sciescursionismo alle porte dei Balcani, dove okljuka è l’altopiano scon- finiscono le Alpi Giulie finato dove regna il fascino Pokljuka, l’altopiano P delle penombre profonde. di Francesco Carrer Qui la geometria colonnare dei tronchi d’abete crea giochi inter- minabili di prospettive fuggenti, sconfinato vertigini e smarrimenti. Chi vi sosta avverte il pieno dominio del mondo vegetale. Pokljuka è immersione nel mistero, nell’inquietudine del labirinto im- penetrabile, dove l’occhio si confon- de e si perde. È un mondo animato da movimenti lontani e indecifrabi- li, furtivi e selvatici, echi non gene- rati, suoni grevi, richiami d’uccelli, calpestii di zoccoli e bramiti di cervi. Nella Pokljuka la foresta rappre- senta l’ordinario, la distesa quieta e uniforme, immota ed interminabile. L’albero domina lo spazio, riporta a dimensioni primordiali, soverchia con la sua altezza, opprime e incom- be con cortine di fronde impenetra- bili, impedisce lo sguardo, occulta l’orizzonte, soffoca il respiro. Nella Pokljuka ci si muove spinti dalla ricerca interminabile del var- co tra gli abeti, dello spazio vuoto e libero, meta incredibile e lonta- na come un vago desiderio, dentro un’infinita ragnatela di sentieri e stradine che girano per i meandri della foresta. Nella Pokljuka la radura è l’unico spazio differenziato, l’approdo dopo il lungo vagare, lo squarcio dove re- spirare ritrovando l’azzurro del cie- lo. Solo nelle grandi, ma rare, doline l’abetaia cede al pascolo. Sono mete ideali ma, ancora una volta, in un rapporto capovolto: non si emerge dal bosco per raggiungere una quo- ta sopraelevata, ma si scende nella depressione del polje. Entro pro- fondi crateri, sciami di casette soli- tarie segnano finalmente l’impronta dell’uomo che pareva perduta per sempre.

Pokljuka Il grande altopiano coperto di fore- ste, interamente inserito nel Parco nazionale del Triglav, è lo zoccolo Javorniška planina, 1282 calcareo con cui, verso est, le Alpi m; sullo sfondo la catena Giulie digradano nella piana del- del Draški-Viševnik la Sava. Ha un’altitudine media di

Febbraio 2014 / Montagne360 / 23 circa 1300 metri, diviso tra i comuni di Bled e del Triglav; al contrario del lago di Bled, profon- Nella foresta d’abete ai di Bohinj. Presenta la forma di un quadrilatero damente turisticizzato, le sponde di Bohinj, con piedi del Mesnovec, 1538 irregolare di quasi 300 chilometri quadrati, rac- poche edificazioni, mantengono un’immagine m, tra Goreljek e Rudno Polje. del tutto naturale. chiuso tra il solco della Sava Bohinjca a sud e il A fronte: la Kraniska corso della Radovna a nord. La superficie della dolina, 1280 m, punto Pokljuka è concava, ondulata dall’alternanza di Zgornja Dolina di partenza verso il modesti rilievi e profondi avvallamenti dovuti al È la breve valle popolata da piccoli centri che dal costone settentrionale modellamento glaciale e ad accentuati fenomeni lago si eleva lievemente verso est, ai piedi della dell’altopiano d’incarsimento. Pur mancando acque superficia- Pokljuka, in un susseguirsi di prati e coltivi fino li, torbiere e zone paludose, testimonianze di an- a Jereka. In riva al lago, nei pressi del ponte che tichi specchi glaciali, rappresentano un ambiente collegava Stara Fužina a Bohjni venne costrui- naturale prezioso per la vita degli anfibi, come il ta la chiesa dedicata a San Giovanni Battista. Si labirinto di carsismi sotterranei, con un tesoro di erge su uno spiazzo sopraelevato, in posizione acqua potabile che alimenta il lago di Bohinj. dominante sul lago che esprime un forte signifi- La specie arborea dominante è l’abete, accom- cato simbolico. L’insediamento originale di Stara pagnato da minoranze di larici e specie a foglia Fužina (Vecchia Ferriera) risale al periodo prero- caduca. Gli abeti della Pokljuka, dalla lenta cre- mano, sviluppatosi in epoca romana e post-me- scita, producono una qualità speciale di legno da dievale grazie all’attività mineraria e siderurgica risonanza. Secoli addietro la Pokljuka era coper- attiva fino alla fine dell’Ottocento. Per le necessi- ta da boschi di faggio, abbattuti nel XVIII secolo tà di trasporto del minerale di ferro e del carbone per alimentare le fonderie di ferro di Bohinj. La nel Settecento venne costruita una strada lastri- produzione di carbone di legna viene fatta ancor cata che collegava la Pokljuka a Bohinj. Ricca oggi come revival della tradizione e della memo- documentazione nel Museo Siderurgico; interes- ria di un passato non tanto lontano, quando il sante il centro storico animato dal torrente Most- carbone era la principale fonte energetica per la nica, con i resti del castello di Zois, le vecchie case fusione del minerale di ferro. L’altopiano conser- rustiche a poggioli ben mantenute, decorate con va un patrimonio di planine (casere), baite, con affreschi, la chiesa di S. Paolo del XV secolo, le ro- tipiche casette in legno, coperte di scandole, ben vine della vecchia sega situata sulle fondamenta inserite in un ambiente naturale dove ancora, in della ferriera. estate, pascolano le mandrie. L’altopiano è noto La memoria del mondo alpestre è invece racchiu- per i suoi impianti sportivi, che in inverno ospita- sa nel grazioso Museo dei malgari che, insieme no, al Biathloncenter Pokljuka, l’annuale Coppa alla sega di Andrejc (ancora in funzione), il mu- del Mondo. lino e la bilancia da Jošt arricchiscono il centro di Stara Fužina di memorie storiche. Più in su si La Sava e il lago di Bohinj trova il borgo di Studor, con una selva di kuzovci, Il fiume Sava, uno dei maggiori affluenti del Da- i rastrelli per il fieno, e i toplarji, fienili per l’essi- nubio, è lungo 945 km. Nasce in territorio slove- cazione del foraggio, il piccolo museo etnografico no dalla confluenza di due rami sorgentiferi: la e la bella chiesa di Sv. Martin del XV secolo. Sava Dolinka e la Sava Bohinjka che si uniscono presso la cittadina di Radovljica. Se si considera il ramo più lungo, quello della Sava Dolinka, la lun- ghezza sale a 990 km. La Sava Bohinjka, coi suoi 31 km, costituisce il ramo più corto, originato da una risorgiva alimentata dalla Valle dei Laghi. Finché non raggiunge il lago di Bohinj, il fiume è conosciuto come Savica (Piccola Sava) e forma le spettacolari cascate dette “Slap Savica”. Le acque della Savica entrano poi nel lago. Dallo sbocco di Bohinj, nei pressi della chiesa medievale di San Giovanni, il fiume scorre col nome di Sava Bo- hinjka fino al lago di Bled ed alla confluenza con la Sava Dolinka. Il lago di Bohinj (Bohinjsko jezero), il più esteso della Slovenia, cinto dalle alte cime del Triglav e della Komna, si trova ad un’altitudine di 525 m. Di origine glaciale, ha una profondità limitata a 44 m, inserito per due terzi all’interno del Parco

24 / Montagne360 / Febbraio 2014 Itinerari e Cartografia a Goreljek, a nord dalla strada che dallo Sport Hotel est dall’asse della Kranjska dolina, a ovest dalla cre- Dalla Gornja dolina Itinerari Pokljuka è punto di partenza per molti itinerari. Data porta fino al Centro Bhiatlon di Rudno Polie e a ovest sta montuosa del Debela Pec, questa porzione di al- Con innevamento abbondante nel fondovalle di- la morfologia dell’altopiano e la percorribilità su una dalla valle della Mostnica. Area di dolci ondulazioni e topiano si presenta più articolata, con rilievi accen- ventano interessanti, anche se impegnativi per 1. La strada forestale che fitta rete di stradine e sentieri segnati, più che speci- numerose strade forestali (ciaspole o sci leggeri). Da tuati indicati per lo scialpinismo. Partendo dal bivio lunghezza e dislivello, i facili percorsi che prendono da Rudno Polje porta fici itinerari vale la pena di segnalare le mete degne Goreljiek o dello Sport Hotel si possono raggiungere di Na Sivcu si raggiunge la dolina di Javornik e, verso avvio dai paesini del fondovalle, come la salita sul verso il Blejska Koˇca di nota che, con adeguata cartografia, si potranno le radure di Jelje, Koniska dolina, Zajamniki, Javorni- nord, i dossi di Kotel, 1526 m, la depressione della fianco della Ribnica partendo da Srednja Vas.Fino alla Lipanca, 1630 m. facilmente collegare costruendo percorsi persona- ca sull’orlo meridionale del costone o le sommità del Velika raven, oppure la Blejska Kocˇa alla Lipanca do- alla Uskovnica, dove si può puntare alla Konišcˇica 2. Decorazioni a fresco sulle antiche abitazioni lizzati. Mesnovec (1538 m), dello Švicov, del Javorski, 1355 lina, 1630 m, dalla quale si può, con condizioni fa- oppure alle radure di Na Sušeh, Prapotnica e Za- rustiche di Stara La cartografia non è facilmente reperibile; utile la m. Da Rudno Polje, al termine della strada, si posso- vorevoli, salire all’anfiteatro di Brda e al costone del jamniki. Bello anche il percorso incassato della Fužina, nei pressi della carta al 50.000 del Triglaski Narodni Park prodot- no attraversare verso est le doline meridionali, dalla Debela Pecˇ, 2014 m. Dal Centro Biathlon di Rudno Mostnica (da Stara Fužina, Planinska kocˇa na Voja parrocchiale gotica di ta dalla Planinska Zveza Slovenije, oppure tavole al Praprotnica alla Zajamniki, o aggirare verso ovest il Polje altri percorsi impegnativi portano alla Srenjski e giro della grande uvala di Voie). Nella stessa valle, Sv. Pavel. 25.000 di singole porzioni. D’inverno le strade di ac- costone del Mišcovec per spingersi entro la valle del- preval dal versante nord, passando per Avšje e Kacji deviando dal bivio di Obla gorica, si vede la dolina di 3. Indicazione della ˇ Belska Planina, 1237 m, cesso all’altopiano di Bled e Bohinj restano aperte la Ribnica fino alla Konišcˇica dove, esperti sci alpini- Rob, oppure fin sulla cima del Plesišcˇe e del Viševnik Blato, le radure di Vogar, il rifugio Planina pri Jezeru, la grande dolina nella al transito. Sulla base della viabilità esistente si può sti possono salire alla Srenjski Preval, 1959 m. (solo per esperti). 1453 m. Rudne Jame. suddividere l’altopiano in quattro settori. 4. Visione nordica del Quadrante di Nord-Est Bohinjsko Jezero, il Quadrante di Sud-Est Delimitato a sud dalla strada che sale da Bled e più esteso lago della Slovenia Delimitato a ovest dalla strada che da Koprivnik sale Gorje passando per Zatrnik, a nord dal solco della a Goreljek che interseca quella che arriva da Bled e Radovna, a ovest dalla pista forestale della Kranjska Gorje passando per Zatrnik. Questa porzione di al- Dolina. Area di dolci ondulazioni con la consueta topiano termina col costone che digrada sulla valle ragnatela di strade forestali (ciaspole o sci leggeri) della Sava Bohinjca. Partendo da Gorje si possono con modesti dislivelli. Poco a nord di Zatrnik, oltre il raggiungere (ciaspole o sci leggeri) le radure di Rav- solco della Ribšcˇica si possono raggiungere le radu- nica, Križe, Blaz, Rcˇitno, 1020 m; spostando il punto re di Pokljuški Rovti, Planina Pokljuka, Lepa Kopišcˇa, di partenza verso Mrzli Studenac belle mete nelle Repecˇnikov Rovt, Kaminikov Rovt. planine di Recˇiška, Belska, Berjanca e Grajska, fino al Spostandosi più all’interno, ai bivi di Mrzli Studenac, cocuzzolo panoramico del Suhi vrh. Infine, partendo si può salire il labirinto di stradine fino all’orlo set- da sud, poco oltre l’abitato di Gorjuše si può puntare tentrionale passando per Kranjska Dolina, Meja Do- alla Planina Za Jamo, alla radura di Jesenie, salendo lina, Planina Klek e Planina Pekel, oppure sconfinare poi le ondulazioni del Veli Pršavec e di Galetovec, verso ovest fino alla dolina di Javornik e i rilievi della fino alla sommità del Turn, 1249 m. Medvedova Konta.

Quadrante di Sud-Ovest Quadrante di Nord-Ovest 2 3 Delimitato a est dalla strada che da Koprivnik sale Delimitata a sud dalla strada della Rudna Dolina, a

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26 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 27 W speciale scialpinismo All’Alpe Devero con Renato Brignone Renato è un appassionato di montagna a 360 gradi. Cime, pianori, dirupi e giogaie della Val d’Ossola sono i luoghi ove si rigenera, il suo rifugio mentale, ambienti che frequenta in ogni stagione, a piedi, con gli sci, con le ciaspole e con… le stampelle di Cesare Re

enato Brignone ha una gamba più corta Saliamo verso Crampiolo, lungo il sentiero inver- Pianoro nei pressi di dell’altra, ma questo non è mai stato un nale, segnalato con appositi cartelli per i ciaspo- Crampiolo, “frazione” R ostacolo: lui è sempre andato in monta- latori, una tendenza che sta prendendo piede in del Devero gna, affrontando la questione senza paura. Come? tutto l’arco alpino, complice una diffusione sempre Per capirci, partiamo con Renato per un’escursio- crescente dell’escursionismo invernale, un’altra ne sul Devero. In questo mese di dicembre la neve è abbondante, come sempre in questo angolo di Ossola. Il Cervandone è carico di orli bianchi, così come i profili rocciosi della Rossa, ammorbiditi dalle recenti precipitazioni nevose. Renato cam- mina con passo cadenzato, ritmico, concedendosi, ogni tanto, uno sguardo a un paesaggio che conosce molto bene e che frequenta sin da piccolo. Anzi, in un certo senso, si può dire che l’Alpe De- vero sia stato teatro del suo esordio in montagna, parecchi anni fa, quando con suo padre Carlo, sa- liva ai piani della Rossa, in estate, oppure quando decise che doveva assolutamente imparare a sciare, proprio qui, nella pista che vediamo snodarsi tra i larici e scendere nella piana.

Codelago strada asfaltata che conduce all’Alpe Devero. Itinerari Si segue il sentiero, battuto, che si dirige nei pressi Partenza: Alpe Devero (1631 m) del rifugio Castiglioni. Si lascia il rifugio sulla sinistra Arrivo: Codelago (1880 m) e si sale un pendio, entrando nel bosco di larici e co- Difficoltà: T sino al Codelago steggiando un gruppo di baite. Proseguendo lungo Dislivello: 250 m a salire e a scendere l’itinerario principale si giunge al fiabesco paesino di Tempo di percorrenza: 1,30 ore sino al lago. Crampiolo: case in pietra, baite e una piccola e ca- Segnaletica: cartelli e segni ratteristica cappella. Si supera un ponticello, appena Punti d’appoggio: numerosi all’Alpe Devero e a dopo la chiesa, e si prosegue verso destra, costeg- Crampiolo giando alcuni larici sino a giungere in una zona pia- Periodo consigliato: da Dicembre ad Aprile neggiante, nei pressi della diga. La vista spazia sulla Come arrivare: Autostrada A 26 in direzione Punta d’Arbola, sulle montagne della Valdeserta e Gravellona Toce, poi statale del Sempione sino sulla superficie ghiacciata del lago, un paesaggio da a Crevoladossola, poi Baceno e Goglio, ove sulla “grande nord”. Il ritorno si svolge lungo l’itinerario Le acque immote di destra si supera uno stretto ponte e si imbocca una dell’andata. Codelago

28 / Montagne360 / Febbraio 2014 A fronte: i tetti di Ossolano probabilmente per l’isoletta che vi sor- dei percorsi che preferisce, così come il Parco del- Crampiolo e il Cistella. ge proprio al centro, il vento fortissimo suggeri- la Val Grande. Proprio nel parco, sopra Verbania, Nel box: Renato, sce una discesa strategica, anche se riesco a rita- ha personalmente ristrutturato una baita, “il suo ciaspolando verso Codelago gliarmi qualche minuto per immortalare l’Arbola rifugio mentale”, nella quale ama trascorrere il che sovrasta la chiarissima superficie ghiacciata tempo libero con la compagna Elisa e il figlio Feo dello specchio d’acqua. di 4 anni, un luogo anche per pensare a nuove av- Scendiamo, c’è troppo vento, e, a nostro avviso, venture, magari il periplo del Monte Bianco e del non vale la pena continuare con queste condizio- Monte Rosa, sia per sensibilizzare la gente ad un ni meteo. Niente “lotta con l’alpe” di Guido Rey, rapporto più sereno con la disabilità sia perché, quindi, ma una pausa alla Locanda Fizzi e all’An- comunque, Renato ama la montagna, perché la tica Locanda l’Alpino, dove, con i gestori Sara e ritiene «un interlocutore onesto che mi tratta alla Sandro, continuiamo a discutere delle montagne pari. Lei non mi ha mai trattato da disabile. Ogni dell’Ossola, della traversata Veglia – Devero, che conquista è un fatto. E poi arrivi in cima e tutto Renato intraprende quasi ogni anno, della traver- perde di significato, in quel momento una o 100 sata della Val Grande, da Malesco a Colloro, uno gambe non contano nulla».

Approfondimento

Renato Brignone più robuste, ma anche con regolazioni specifiche, veramente a misu- ra d’uomo. Nasce, quindi, Tompoma, la stampella inventata da Rena- Trekker, alpinista e appassionato di montagna, Renato Brignone, clas- to. Col tempo, visto l’interesse per l’escursionismo invernale con le se 1970, è diversamente abile dalla nascita e svolge attività outdoor ciaspole, il Brignone s’ingegna e studia un attrezzo da attaccare alle con le stampelle. Non ha mai vissuto la sua “abilità diversa” come un stampelle che consenta un miglior galleggiamento sulla superficie problema, ma si è sempre applicato per trovare “un modo per fare nevosa. Sicuramente le idee di Renato non sono ancora finite. le cose”. Per sciare, serviva una tecnica, un modus operandi. Per fare www.tompoma.com è il sito delle stampelle che Renato ha inventato trekking era necessario utilizzare delle stampelle adeguate, non solo e che produce e vende personalmente.

delle attività che Renato ama praticare nelle mon- più, paradossali. Era sufficiente, invece, trovare tagne della sua Ossola. Proseguendo nel bosco di un modo per poter sciare, una tecnica adeguata larici, Renato mi racconta della sua passione per la alla situazione. montagna, un interesse a 360 gradi. Sin qui nulla Il vero problema per i disabili, spiega Renato, di strano, o particolare, se non fosse che Renato non è la situazione in sé stessa, ma l’atteggia- Brignone, classe 1970, di Verbania, è diversamente mento delle persone nei loro confronti. Proprio abile dalla nascita e svolge attività outdoor con le per questo, Brignone svolge anche attività nelle stampelle. scuole, per cercare di raccontare e spiegare certe situazioni, dicendo che «il tuo approccio alla vita «La montagna non mi ha ti distingue di più della tua fisicità» e che, con il «Per svolgere le sue mai trattato da disabile. Ogni giusto atteggiamento, «si può essere sereni e vi- attività sportive conquista è un fatto» vere la vita col giusto approccio mentale». preferite, ma anche per Per lanciare questo messaggio scala la piramide la vita di tutti i giorni, Renato, come detto, ha una gamba più corta dell’al- rocciosa del Pizzo Andolla e le cime del Monte Renato ha inventato tra. La destra arriva all’altezza del ginocchio della Rosa, le Punte Gnifetti e Zumstein, riassumendo delle nuove stampelle, sinistra. Tra un panorama sul Cervandone e la sfi- l’impresa in poche e semplici parole: «Si può fare, con regolazioni lata ordinata dei tetti e dei comignoli di Crampiolo si può fare tutto, basta volere». Scala i 4000 con personalizzabili, sepolti dalla neve, Renato mi parla del suo rapporto delle stampelle rinforzate che, però, poco dopo materiali più resistenti e con la montagna, un’attività che lo rilassa e che, so- si rompono. Per svolgere le sue attività sportive adeguati alla montagna prattutto, non ha nulla a che vedere con sentimen- preferite, ma anche per la vita di tutti i giorni, Re- e al “camminare”. ti di rivalsa o rivincita nei confronti della vita, un nato inventa, quindi, delle nuove stampelle, con Sono le stesse che sta atteggiamento favorito anche da una famiglia che regolazioni personalizzabili, materiali più resi- utilizzando oggi con le non lo ha mai fatto sentire “diverso”, con i fratelli stenti e adeguati alla montagna e al “camminare”. ciaspole, appositamente che non gli hanno mai riservato nessun trattamen- Sono le stesse che sta utilizzando oggi con le cia- adattate in modo to di favore e con papà Carlo che non lo ha mai sco- spole, appositamente adattate in modo da favo- da favorire maggior raggiato nell’intraprendere attività come lo sci, che, rire maggior portanza sulla neve soffice. Giunti a portanza sulla neve ai tempi della sua infanzia, potevano sembrare, ai Codelago, che merita l’epiteto di piccolo Canada soffice.»

30 / Montagne360 / Febbraio 2014 W speciale scialpinismo Un fotografo ripercorre il cammino che portò il giovane americano Christopher McCandless in Alaska a cercare Back una vita di totale immersione nella natura, nel Denali Park. Sulla vicenda, dall’esito tragico, Jon Krakauer scrisse un libro, da cui fu poi tratto il film di Sean Penn Into The Wild “Into The Wild” testo e foto di Emanuele Equitani Una veduta del sud dell'Alaska lungo la strada che porta al Denali hris era un ragazzo che viveva nei quar- gentile con chi la vive a pieno, soprattutto se sei un In alto: l’autore tieri medio alti di Annandale in Virginia giovane sprovveduto senza nessun tipo di attrez- dell’articolo posa di con i genitori Walt e Billie e la sorella Ca- zatura. Ma a Chris non piacevano le sfumature e, fronte al Magic Bus, in C cui Chris McCandless rine. Nel maggio del 1990 si laureò con buonissi- quando decise di cambiare la sua vita, quel cambio morì. mi voti alla Emory University di Atlanta e, dopo fu radicale. Ad agosto le cose si misero male: Chris, A fronte: il campo base la laurea, partì con la sua vecchia auto di seconda sempre più indebolito da una scarsa alimentazione, della spedizione nel mano, una Datsun B210 del 1982 a cui era molto aggravata anche dal consumo di una pianta tossica, Denali Park affezionato. riusciva ormai a uscire dal bus solo per cercare del Le sue ultime parole ai genitori furono: «Penso cibo. Era circa il 10 agosto quando Chris, uscendo che per qualche tempo sparirò dalla circolazio- dal bus per cercare delle bacche, lasciò un biglietto ne». Quell’estate Chris sparì dalla circolazione, sulla porta del bus che diceva: diede in beneficienza tutti i suoi risparmi, circa «S.O.S. ho bisogno del vostro aiuto. Sono malato, 24 mila dollari, abbandonò la sua auto e si in- prossimo alla morte, e troppo debole per andarmene camminò verso il grande nord. Ci vollero due a piedi. Sono solo, non è uno scherzo. In nome di dio, anni prima che raggiungesse l’Alaska. vi prego, rimanete per salvarmi. Sono nei dintorni a raccogliere bacche e tornerò stasera. Grazie. Chris disse ai genitori che per Chris McCandless, agosto?» Chris, prima che le cose un po’ sarebbe sparito dalla In verità Chris, prima che le cose si mettessero si mettessero male, circolazione male, provò a tornare indietro, ma – una volta ar- provò a tornare indietro, rivato al fiume Taklanika – si trovò di fronte a un ma - una volta arrivato al «Ora cammino, nella natura selvaggia… 28 aprile fiume in piena impossibile da guadare. A Chris non fiume Taklanika - si trovò 1992, Denali Park», Così Chris, all’inizio dell’av- rimase altro che fare dietro front e tornare al bus. di fronte ad un fiume ventura, scrisse sul suo diario. Passo dopo passo si Pochi giorni dopo quell’ultima avventura, sempre in piena impossibile da addentrò nella foresta, attraversò immense pianure più debole, si infilò dentro il sacco a pelo cucitogli guadare. A Chris non innevate e guadò fiumi per 2 giorni, coprendo una dalla madre Billie , si sdraiò nel letto e morì. rimase altro che fare distanza di circa 40 chilometri. Alla fine del secon- Venni a conoscenza di questa storia nel 2007 quan- dietrofront e tornare al do giorno di cammino trovò con stupore un vecchio do uscì in tutti i cinema Into the wild, diretto da bus. Pochi giorni dopo bus di fronte al suo cammino. Il bus aveva all’intero Sean Penn, preceduto dal libro dell’alpinista e sca- quell’ultima avventura, un letto e una grande stufa a legna. Era mal ridot- latore Jon Krakauer. sempre più debole, si to, ma forniva comunque un riparo. Chris decise di Nonostante l’enorme successo di entrambi, non infilò dentro il sacco fermarsi lì, per quasi quattro mesi visse vivendo di vidi subito il film, né lessi il libro, ma qualche tempo a pelo cucitogli dalla ciò che la natura offriva, ma presto si scontrò con dopo mi feci una domanda: «Se lui era nella natura madre Billie , si sdraiò la cruda realtà. La natura, infatti, non è sempre selvaggia, cosa ci faceva un vecchio bus lì?» Tutto nel letto e morì.

34 / Montagne360 / Febbraio 2014 e-mail e gli chiedo se è possibile affrontare un viaggio dall’inizio dello Stampede Trail fino al “Magic Bus” la risposta è subito si. Nei giorni se- guenti, tra le varie mail che mi arrivano nell’or- ganizzare il mio viaggio, ne ricevo una da un ex guardiaparco non molto rassicurante. Dice che, in caso addirittura di morte dovuta a ipotermia, attacchi di animali e non ricordo cos’altro, nessu- no si sarebbe preso nessuna responsabilità. Lì ho iniziato a capire che le cose nel Denali potevano veramente mettersi male.

Finalmente l’Alaska È il 27 febbraio, sono su un aereo che ho preso a Seattle qualche ora fa, è notte e comincio a vedere le luci di Anchorage. Nel giro di 15 minuti sono a ter- ra, sono ormai le due di notte e cerco un posto dove passare la notte. Ho viaggiato per 2 giorni e domani mattina, sul presto, dovrò affittare un mezzo e diri- germi verso il Denali. La mattina successiva, alle 9, sono già alla guida verso nord, mi aspettano più di 5 ore di strada. È ormai quasi buio quando arrivo a Healy e vado su- bito a riposare, domani è il grande giorno. 1 marzo, sono le 6. La notte ha fatto molto freddo e il mio Ford Expedition sembra un gigantesco blocco di ghiaccio e neve. Una volta puliti i vetri dal ghiaccio parto per andare all’appuntamento con J.J. in un luogo non molto distante. Proseguo piano su una strada completamente innevata e incontro comincia nei lontani anni Trenta. Un minatore, alcune alci con i piccoli che mi osservano incuriosi- Earl Pilgrim, aprì un sentiero a nord del Denali, lo ti. Pian piano proseguo e, in pochi minuti, sono già Stampede Trail, che conduceva a varie concessioni arrivato dove inizia lo Stampede Trail. Lì incontro minerarie. Nel 1961 gli affari alle miniere anda- J.J e mi rendo conto che non è stato facile organiz- vano ancora bene, l’unico problema era il vecchio zare una muta di 12 cani per attraversare il Denali, sentiero che i camion riuscivano a percorrere sem- tanto è vero che alcuni cani sono i suoi, altri di un pre più a fatica, per trasportare i carichi. Lo stato suo amico, addirittura una piccola femminuccia dell’Alaska decise di trasformare questo sentiero non ha mai passato la notte fuori casa. in una vera strada non asfaltata e, per farlo, diede Ottimo! Per iniziare un viaggio nel quale – come mi l’appalto a una società di Fairbanks. Misero a dispo- hanno detto – potrei anche rimetterci le penne, non sizione degli operai tre bus risalenti agli anni Qua- c’è male… Ci vuole un po’ per preparare la slitta e i ranta del vecchio trasporto pubblico di Fairbanks, 12 cani, ma alla fine partiamo. Sono circa le 10 e, equipaggiandoli di una stufa a legna e una piccola una volta lasciatoci alle spalle il primo tratto dello brandina, così che gli operai potessero riposare. Ma Stampede Trail, il panorama cambia drasticamen- nel 1963 i lavori furono interrotti, poiché le spese te: immense distese innevate tutte intorno e gran- erano molto alte. Le miniere furono chiuse e due di montagne in lontananza. Il Denali ha un clima bus furono portati via, ma uno fu lasciato lì per dare a sé, non a caso è chiamato il cuore dell’Alaska, è rifugio ai pochi avventurieri che lo avrebbero trova- completamente circondato da montagne alte 3000 to sul loro cammino. mi chiedo: «Sono passati ormai 20 anni da quando In alto: montagna a metri che determinano un microclima unico. Chris intraprese il suo cammino nel Denali, perché Girdwood con aurora Dopo circa 2 ore di distese innevate, ci addentria- Estate 2012 non ripercorrere la sua strada 20 anni dopo?» De- boreale. mo in un fitto bosco. Gli alberi sono altissimi e Qui sopra: l’interno del Fa molto caldo, sono a casa e sto leggendo per la cido di andare a marzo e acquisto subito un bigliet- Magic Bus. hanno forme strane, curve sinuose date dal peso seconda volta il libro di Krakauer Into the wild. to aereo per l’Alaska senza pensarci due volte. Sono Nell’altra pagina dall’alto: della neve. Il sentiero è sempre più impervio, gli Ormai sono due anni che mi reco in Alaska per anche un grande appassionato di sleddog, perciò un’aquila del parco. unici momenti in cui non si rischia di cadere dalla escursionismo e fotografia e, ogni volta che arriva mi chiedo: «Perché non ripercorrere lo Stampe- L’autore dell’articolo, slitta sono quelli in cui attraversiamo piccoli fiumi l’estate, sogno il bellissimo freddo che mi abbraccia de Trail con una muta di cani da slitta?». Conosco per poter bere, deve completamente congelati e levigati. All’improvviso sciogliere il ghiaccio quando vado al grande Nord. Pagina dopo pagina un ragazzo alaskano, l’amico J.J. Ci sentiamo per ecco di fronte un imponente fiume ghiacciato. È

36 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 37 bellissimo, ma fa quasi paura pensare che lo dob- metallo e sono all’interno. La prima cosa che rapi- l’idea che scaldi molto. Mi alzo e mi dirigo verso biamo attraversare. Il fiume in questione è il Tekla- sce il mio sguardo è la grande stufa a legna comple- l’uscita del bus, cammino su un lungo tappeto nika, il fiume che Chris guadò nell’aprile del 1992, tamente arrugginita ricavata da un grande barile di coperto da una distesa di paglia fino ad arrivare ma che poi in agosto non riuscì a guadare nel senso metallo. Mi avvicino per osservarlo meglio, ma di alla parte anteriore, esco e mi siedo sulla slitta a opposto quando decise di tornare indietro. Quel fronte alla stufa su un grande comodino in legno osservare il bus. Mille domande e mille riflessioni fiume fu la sua condanna a morte. A grande velocità vedo una vecchia valigia rigida celeste pastello. Cre- mi tengono compagnia. oltrepassiamo il fiume e in un minuto ce lo lascia- do sia un modello di metà anni Sessanta. È chiusa. Sono pronto a ripartire, mi aspettano altre due mo alle spalle. Per approfondimenti: La apro e all’interno trovo una copia di Il richiamo ore di sentiero prima di arrivare a una piccola Sono stanco e la schiena mi fa malissimo, la tempe- emanueleequitani.com della foresta di Jack London. C’è anche una Bibbia baita in legno sulla riva di un fiume dove passerò ratura è circa –20. Abbiamo fatto più di 40 chilo- appartenuta a Chris. La apro e, nella prima pagina, la notte. Il tempo passa in fretta e in un baleno metri nell’entroterra, la mia barba è completamen- trovo un appunto della mamma di Chris, Billie e del siamo alla baita, ormai è buio e con una torcia te coperta di ghiaccio che cerco di togliere, in modo Il bus, è abbastanza padre, Walt. Poi vedo una grande busta di plastica da fronte spacchiamo del ghiaccio dal fiume per da poter aprire bene la bocca. grande e accogliente e chiusa ermeticamente, sembra contenere un gran- portarlo alla baita. Lo mettiamo sulla stufa a le- D’improvviso, tra alcuni alberi distanti circa 150 quella grande stufa dà de quaderno. Sulla busta c’è un messaggio scritto gna in modo che si sciolga e diventi fresca acqua metri, intravvedo qualcosa dalle forme estranee ri- l’idea che scaldi molto. con un grande pennarello nero, che invita a riporre da bere. spetto a quelle osservate per ore e ore fino a quel Mi alzo e mi dirigo il diario nella busta una volta letto. Firmato: Carine momento. Di fronte a me ecco finalmente il bus. verso l’uscita del bus, McCandless. Mi avvertono che in caso di Nonostante centinaia di articoli letti e giornate in- cammino su un lungo Nel fondo del bus vedo il letto dove lui è morto morte per ipotermia nessuno si tere passate a pensare a quel momento, sono sor- La prima cosa che salta all’occhio è il numero 142, In alto: in viaggio verso il tappeto coperto da e, d’improvviso, la realtà torna come una forte prenderebbe alcuna responsabilità preso come se non sapessi nulla su quel bus. scolorito, ma si vede ancora bene. Così come si vede Magic Bus una distesa di paglia ventata gelida sul viso. Mi metto in ginocchio sul Qui sopra: il diario che Una volta sceso dalla slitta mi avvicino al bus in ancora bene la scritta in vernice Fairbanks City fino ad arrivare alla letto e osservo il soffitto, pensando a quante volte Sono molto stanco, mangio un po’ di salmone eventuali visitatori, dopo silenzio, quasi con cautela, come se non volessi Transit System. Tra la neve noto delle corna d’alce, aver letto, sono invitati a parte anteriore, esco lo abbia osservato Chris. Poi osservo l’esterno dal essiccato e, nel caldo della baita che mi avvolge, disturbare chi vi abita anche se so benissimo che sicuramente sono dell’animale che Chris uccise con riporre nella busta. e mi siedo sulla slitta grande vetro posteriore. In quel momento pen- crollo in un profondo sonno. Il giorno successivo all’interno non troverò nessuno. Faccio prima un il suo fucile nell’estate del ’92. Nell’altra pagina: il fiume a osservare il bus. so che è cosi facile abbandonarsi a tanta bellez- mi aspettano più di 50 chilometri per raggiunge- giro intorno al bus, ci sono molti vetri rotti che mi Dopo aver osservato con cura l’esterno del bus mi Teklanika nel Denali Park Mille domande e mille za, poi mi volto e da quella posizione si riesce a re il villaggio più vicino. lasciano sbirciare all’interno, ma per il momento mi dirigo a uno sportellone semichiuso sulla destra, riflessioni mi tengono osservare perfettamente tutto il bus, è abbastan- Ora capisco bene Chris, io in quel momento non dedico a osservare e fotografare l’esterno del mezzo. nella parte anteriore del bus. Salgo due gradini in compagnia. za grande e accogliente e quella grande stufa dà desideravo nient’altro che rimanere lì.

38 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 39 I Leopardi delle nevi Alla scoperta dell’alpinismo russo, con le sue montagne e suoi campioni: uomini e donne dalla volontà d’acciaio, spesso sconosciuti in Occidente, che negli ultimi 30 anni hanno lasciato il segno sulle più difficili pareti del mondo di Carlo Caccia

Valery Babanov a 7300 uasi non ci credo: il tipo a cinque metri da la tendina ed ecco uno strano individuo che, stretto metri sullo Jannu, verso me, massiccio e dall’espressione simpatica, in una sorta di cinturone da carpentiere, disse che il la torre sommitale. Q è proprio Alexander Ruchkin. Mi avvicino, tempo era abbastanza buono. Foto S. Kofanov lo saluto timidamente facendogli i complimenti per Gli americani pensarono a una battuta ma quello, le sue scalate e subito scatta l’intesa. Denis Urubko, crazy but true, proprio non scherzava: lui era Ale- che evidentemente stava ascoltando, non resiste xander Odintsov, lo stesso fenomeno che cinque Il “Leopardo delle e mi chiede (in italiano): «Ma sei un suo tifoso?». anni prima, durante i campionati russi di alpini- nevi” è il prestigioso Alexander non capisce, Denis traduce in russo e smo nel Pamir Alai, cadde rovinosamente sul Pik riconoscimento con fare teatrale, passando all’inglese, esclama che Asan (4230 m) rompendosi una gamba ma per non riservato ai salitori di «su tutte le grandi pareti tecniche dell’ex Unione penalizzare la sua squadra (meno alpinisti in vetta tutti i Settemila dell’ex Unione Sovietica: Pik Sovietica c’è una via Ruchkin, sempre molto diffi- uguale meno punti...) decise di affrontare anche la Kommunizma (7495 cile e magari aperta in solitaria!». L’interessato gli successiva salita del Pik Slesov (4240 m). m, oggi Pik Samani), dice di non esagerare ma Denis, più convinto che Pik Pobeda (7439 m), mai, torna all’italiano e aggiunge: «Sasha Ruchkin, Alla scuola dell’est: Pik Lenin (7134 m), Pik grandissimo alpinista, mio maestro!». gare, livelli e regole da rispettare Korzhenevskaya (7105 m) e Khan Tengri (quota Così, ai piedi del Monte Bianco, in occasione di una Campionati di alpinismo? Esattamente: ogni città ufficiale 7010 m, in realtà delle ultime edizioni del Piolets d’Or, mi ritrovo a aveva la sua squadra ed erano sempre sfide vere, su è 15 metri più basso) tu per tu con due giganti dell’alpinismo dell’est, di pareti estreme come la Nord del Khan Tengri (6995 quella scuola russa – o meglio: ex sovietica – che m) che coi suoi quasi tre chilometri di dislivello dal con le sue montagne resta ancora in buona parte da ghiacciaio Inylchek Settentrionale, nell’immenso «Ogni grande salita in scoprire, da raccontare e da capire. Con Ruchkin e Tien Shan, è una delle muraglie di misto più im- alta quota richiede a Urubko, che conoscono l’inglese e persino l’italiano, pressionanti del pianeta. Così, dopo aver appreso tutti, indistintamente, la porta è aperta ma con altri, come Gleb Sokolov da Yuri Koshelenko che «da noi la formazione di un di sopportare il freddo, – anche lui è a Chamonix, nominato per il suo en- alpinista era per legge legata alle classifiche sporti- la totale mancanza di nesimo capolavoro sul Pik Pobeda (7439 m) –, la ve: la partecipazione alle competizioni era dunque comodità e la scarsità serratura resta purtroppo chiusa. Un vero peccato obbligatoria», chiedo lumi in proposito a Valery di ossigeno. In breve: perché Gleb, che a vederlo non ha nulla del domi- Babanov, che con Koshelenko ha firmato sia una occorre essere capaci natore di monti, è un’autentica macchina da alta via da paura sulla franata parete ovest del Petit Dru di soffrire. Il nostro quota: classe 1953, è stato più di cinquanta volte su (3733 m) sia la splendida prima ascensione del pi- segreto? Non saprei... vette di oltre settemila metri, anche in velocità, e nel lastro sudest del Nuptse Est (7804 m). Forse si tratta una 2007 ha fatto suo il K2 (8611 m) per il pilastro roc- caratteristica particolare cioso della parete ovest, arrivando in cima insieme I russi sono questo: dell’anima russa, in cui il al veterano ultrasessantenne Evgeny Vinogradsky. determinazione incrollabile tempo e la nostra storia, I russi sono questo e altro: determinazione incrol- e volontà pura lunga e complicata, labile, volontà pura, capacità di continuare quando hanno creato la chiunque altro si fermerebbe o tornerebbe indietro. «Le gare mi piacevano e mi hanno permesso di pazienza, la resistenza Lo sanno bene gli americani Mark Synnott e Jared crescere – esordisce Valery, che con Urubko è pro- e, in qualche caso, la Ogden che insieme ad Alex Lowe, nel 1999, erano babilmente l’alpinista russo più noto in Occidente – capacità di andare avanti bloccati da quasi una settimana nel cuore della pa- Tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso ho nonostante tutto, senza rete nordovest della Grande Torre di Trango (6286 partecipato a diverse competizioni alpinistiche na- guardarsi indietro». m). Ad un tratto, però, udirono delle voci: chi pote- zionali, affrontando vie di grande impegno. La par- V. Babanov va essere nel bel mezzo della tempesta? Lowe aprì tecipazione ai campionati era un forte stimolo per

Febbraio 2014 / Montagne360 / 41 raggiungere un alto livello tecnico, per migliorarlo e da con confondere col nostro 6b su roccia) nella A fronte dall’alto: verso per mantenere una perfetta condizione fisica». Nel speciale scala russa e se l’Abalakov era uno storico il pilastro ovest dello sistema sovietico l’alpinismo era legato all’esercito: esempio di 5B, come si spiegava lo stesso grado (5B) Jannu, nel 2007. Foto archivio V. Babanov. così già ai tempi delle prime ascensioni del Khan assegnato alla salita di Smirnov? La spettacolare parete Tengri, nel 1931, e del Pik Kommunizma (7495 m, Scrivo ad Anna Piunova, documentatissima giorna- nord del Khan Tengri oggi Pik Ismail Samani), nel 1933. In seguito, conti- lista di “Mountain.ru”, e poche ore dopo leggo la sua (6995 m), che con i suoi nua Babanov, «in ogni regione montuosa del paese risposta: «È una storia lunga e complicata – esor- 2800 metri di dislivello furono creati numerosi campi alpinistici dove i gio- disce – La Smirnov è certamente molto più dura è stata teatro di grandiose imprese degli vani potevano seguire dei buoni corsi base e salire dell’Abalakov ma è stata gradata 5B per una sorta di alpinisti russi. le prime cime». “punizione politica”, in modo che nessuno ripetesse Foto D. Urubko. questa via (la Smirnov, ndr) potenzialmente peri- In questa pagina: Valery La partecipazione ai campionati colosa». Ma cosa significano “storia lunga e com- Babanov e Oleg Turaev era uno stimolo per mantenere plicata” e soprattutto “punizione politica”? Anna durante i campionati di alpinismo del 1991, ai una perfetta condizione fisica non lo precisa, lasciando che sia proprio Urubko piedi della parete nord a fornirmi il tassello mancante: «Sospetto – scrive dell’Ak-Su. Foto archivio C’erano delle regole severe, indiscutibili, e l’alpini- l’alpinista sull’“American Alpine Journal” (2012) – V. Babanov smo era un fatto di squadra, collettivo, organizzato che il team kazako di Smirnov abbia aperto la via su un sistema di livelli: «Si andava dal terzo, quello sul Pik Pobeda in risposta alla spedizione sovieti- dei principianti, al primo. Oltre esisteva il titolo di ca sull’Everest di quello stesso anno, snobbando i “Maestro dello sport”. Tutto questo dava la possibi- colleghi impegnati in Himalaya». E detto questo, lità di tenere chiunque sotto controllo: violare una ricordando anche le parole di Babanov, il 5B della delle regole significava tornare al livello più basso, Smirnov non sembra più un mistero. perdendo riconoscimenti ottenuti nel corso di di- versi anni». La traversata dei sogni e le pareti impossibili: Kangchenjunga, Lhotse Falce e martello sul tetto del mondo e Makalu e punizione politica su Pik Pobeda La seconda spedizione sovietica in Himalaya si Il vantaggio era la garanzia di una formazione gra- svolse sul Kangchenjunga nel 1989, pochi mesi pri- duale e solidissima, con un notevole incremento dei ma della caduta del muro di Berlino, e il risultato margini di sicurezza, una corrispondente riduzione fu assolutamente straordinario, ottenuto dopo tre degli infortuni e degli incidenti più seri e, dulcis anni di preparazione sulle cime del Caucaso, del Pa- in fundo, imprese straordinarie prima sulle mon- mir e del Tien Shan. A proposito delle selezioni, in tagne entro i confini dell’ex Unione Sovietica e poi un’intervista su “Alp” (aprile 2000), Rinat Khaibul- anche sui colossi dell’Himalaya e del Karakorum. lin raccontava di tre salite consecutive sul Pik Kom- Le grandi pareti degli Ottomila aspettavano e nel munizma in modalità diverse – tra cui la gara di 1982, dopo una durissima selezione, lo squadro- velocità da quota 6400 alla cima, vinta da Anatoly ne guidato da Evgeny Tamm fece sua la Sudovest Bukreev con il tempo record di un’ora e venticinque dell’Everest (8848 m) per il pilastro a sinistra della minuti – e dell’ultima scrematura sul Pik Pobeda. via Bonington. L’assedio durò dal 21 marzo ai primi I ventidue prescelti affrontarono il Kangchenjunga di maggio, quando ben undici alpinisti (sei russi, salendone più volte le quattro cime che superano due ucraini e tre kazaki) raggiunsero la vetta. Tra di loro Sergey Efimov, Sergey Bershov, Mikhail Tur- kevich, Kazbek Valiev e Valery Khrishchaty: perso- naggi ricordati da Babanov come «i più forti» e per me senza volto fino a quando, grazie ad un amico, non li ho visti nel film ufficiale della spedizione, un documento fondamentale per almeno intuire l’im- pressionante realtà dell’alpinismo sovietico di que- gli anni, sulle montagne e non solo. Per farmi capire faccio un balzo al 2011, quando a Denis Urubko e Gennady Durov è riuscita un’incre- dibile diretta sulla Nord del Pik Pobeda: un sogno finalmente realizzato, forzando la parete a destra della già proibitiva via tracciata da Vladimir Smir- nov nel 1982 e della decisamente più facile Abala- kov del 1956. Ebbene: se la via di Urubko e Durov è stata giustamente valutata 6B (ossia il massimo,

42 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 43 quota 8000 e poi effettuando un’incredibile dop- russa, in cui il tempo e la nostra storia, lunga e alpino è inapplicabile, riconosco il grande merito pia traversata in cresta, con due squadre impe- Il 1990 e il 1997 furono complicata, hanno creato la pazienza, la resistenza dei russi, autori di un’impresa memorabile nella gnate contemporaneamente dallo Yalung Kang gli anni della Sud del e, in qualche caso, la capacità di andare avanti no- storia dell’alpinismo himalayano». Alexander Ru- (8505 m) alla vetta massima (8586 m) alla Cima Lhotse (8516 m) e della nostante tutto, senza guardarsi indietro. Non credo chkin, capace di liquidare in trentasei ore No siesta Centrale (8482 m) e infine alla Cima Sud (8476 m) Ovest del Makalu (8463 si tratti di un risultato del sistema sovietico: è qual- sulla Nord delle Grandes Jorasses (4206 m, era il e viceversa. Tra gli artefici di quest’impresa corale m): storie da riempire cosa di molto più profondo, le cui radici scendono 1998) e di passare in magnifico stile alpino, a cin- che resta senza paragoni, insieme a diversi prota- un libro, monumentali nelle profondità delle vicende di un popolo». quant’anni, sul Kusum Kanguru (6367 m, fresca gonisti dell’avventura del 1982 sull’Everest, c’era- conferme del primato impresa del 2013), non dimenticherà mai la pazze- no sia l’indimenticabile Bukreev sia l’inossidabile della scuola dell’est Battaglia per lo Jannu sca, allucinante headwall della Nord dello Jannu: Vinogradsky. sulle più difficili pareti Negli ultimi quindici anni, quasi sempre lontani quei settecento metri verticali oltre quota 7000 Il 1990 e il 1997 furono gli anni della Sud del Lhotse degli Ottomila. La dai riflettori occidentali, gli alpinisti russi, bielorus- all’insegna della progressione artificiale precaria (8516 m) e della Ovest del Makalu (8463 m): sto- seconda impresa, si, ucraini e kazaki hanno alzato la voce su tutte le su roccia cattiva, con strapiombi problematici an- rie da riempire un libro, monumentali conferme non più nazionale montagne del mondo: sulle grandi catene asiatiche, che in scarpette a livello del mare e muri compatti del primato della scuola dell’est sulle più difficili ma organizzata dal naturalmente, ma anche nelle Alpi e in Norvegia, incisi da fessure invisibili, inadatte anche ai chiodi pareti degli Ottomila. La seconda impresa, non più club alpinistico di sull’isola di Baffin e in Groenlandia, nelle Canadian più sottili. nazionale ma organizzata dal club alpinistico di Ekaterinburg, vide i Rockies e in Alaska, in Patagonia e nella Yosemite Ma è stato Nikolay Totmyanin, plurivincitore dello Ekaterinburg, vide i russi conquistare poche decine russi conquistare poche Valley, adattando pragmaticamente lo stile di sali- Snow Leopard (il “Leopardo delle nevi”: il presti- di metri al giorno, mettendo in mostra il consue- fuggire. Bolotov, Pavlenko e Bugachevsky comin- Foto grande: Ilyas decine di metri al giorno, ta – alpino, capsula, himalayano – alle ascensioni gioso riconoscimento riservato ai salitori di tutti i to, splendido lavoro di squadra. In vetta arrivarono ciarono a calarsi sulle corde fisse ma per Igor, inve- Tukhvatullin sulla cima mettendo in mostra il affrontate. Settemila dell’ex Unione Sovietica), a fare defini- del K2 dopo la prima Alexey Bolotov, Igor Bugachevsky, Yuri Ermachek, stito da una scarica di sassi, non ci fu nulla da fare. consueto, splendido tivamente chiarezza: «Dopo la salita dello Jannu salita del pilastro Nel 2011 tre ragazze russe Dmitry Pavlenko e Nikolay Zhilin che sulla via del La terribile Ovest del Makalu, dopo la tragica epo- roccioso della parete lavoro di squadra. niente potrà più sorprendermi: non riesco ad im- ritorno, poco sopra l’ultimo campo, trovarono il pea degli uomini di Ekaterinburg, non è più stata ovest. Foto P. Shabalin. In vetta arrivarono passarono 38 giorni sulla parete maginare un’altra montagna capace di procurare corpo senza vita di Salavat Habibulin. Il 22 maggio, scalata. In piccolo: Sergey Alexey Bolotov, Igor della Grande Torre di Trango simili sensazioni. A proposito dello stile: mi sem- dopo quasi due settimane sulla montagna, la disce- Chiedo a Valery Babanov il “segreto” di simili im- Kofanov e Valery Bugachevsky, Yuri bra che paragoni e contrasti modifichino l’essenza Babanov si preparano sa si trasformò in ritirata: i superstiti raggiunsero prese, al limite dell’immaginabile, e la sua risposta Ermachek, Dmitry Il successo del 2004 sulla Nord dello Jannu (7710 dell’alpinismo, trasformando il confronto tra l’uo- per la salita del pilastro la tendina a 7650 metri anche se Bugachevsky, con è come un fascio di luce: «Ogni grande salita in alta ovest dello Jannu. Pavlenko e Nikolay Zhilin m), assediata in modalità “pesante” per settima- mo e la natura in una diatriba tra uomini». una gamba fratturata, era in grave difficoltà. quota richiede a tutti, indistintamente, di soppor- Foto archivio V. Babanov. che sulla via del ritorno, ne, ha fatto storcere il naso a molti: primo fra tutti Il 23 maggio Zhilin ed Ermachek si calarono fino tare il freddo, la totale mancanza di comodità e la A fronte: Ilyas poco sopra l’ultimo l’americano Steve House che ha parlato di «parete Terzo millennio: piccoli gruppi a 6500 metri, mettendosi in salvo, mentre gli altri scarsità di ossigeno. In breve: occorre essere capa- Tukhvatullin a 7000 campo, trovarono il mutilata» e di «scalata irrilevante». Diverso il pa- e grandi imprese per una tradizione metri sulla parete ovest non riuscirono a scendere oltre quota 7300. Il gior- ci di soffrire. Il nostro segreto? Non saprei... Forse corpo senza vita di rere del suo connazionale Mark Synnott: «Essendo che continua del K2. Foto P. Shabalin no successivo non c’erano alternative: bisognava si tratta una caratteristica particolare dell’anima Salavat Habibulin. stato su quella parete, ben sapendo che lì lo stile In ogni caso, anche quando salgono in cordate

44 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 45 di due o tre alpinisti, in stile alpino o capsula, i Maryna Kopteva, Anna Yasinskaya e Galina Chi- In questa pagina: Boris fuoriclasse dell’est non temono gli obiettivi più bitok: tre ragazze che, per realizzare il loro sogno, Dedeshko sulla parete ambiziosi, distinguendosi in questo modo per hanno passato ben trentotto giorni consecutivi in sudest del Cho Oyu. Foto archivio D. Urubko. lunghe o lunghissime permanenze in parete (che parete, dal 22 luglio al 28 agosto 2011. A fronte dall’alto: - non significano assedio). Qualche esempio? Nel Sono loro, meno di un anno dopo, le autentiche del CSKA nel Pamir, 2005 la via nuova di Denis Urubko e Sergey Sa- protagoniste (e vincitrici) della seconda edizio- 1993. Foto archivio V. moilov sulla Sudovest del Broad Peak (8047 m, ne del Karl Unterkircher Award, a Selva di Val Babanov. 19-25 luglio), la prima traversata solitaria del Pik Gardena. Maryna, che è l’unica che parla inglese, Denis Urubko sulla Pobeda riuscita a Gleb Sokolov (16-23 agosto) e colpisce per la sua simpatia e racconta di un’av- parete sudest del Cho la prima two-man ascent della Nord del Khan ventura straordinaria, all’insegna dell’amicizia e Oyu. Foto B. Dedeshko. Alexander Ruchkin (a Tengri da parte di Pavel Shabalin e Ilyas Tukhva- dell’armonia, per lei ben più importanti di tutte sinistra) e Denis Urubko tullin (20-29 agosto). Nel 2007 – l’anno della po- le disquisizioni sullo stile. (al centro) a Chamonix, derosa spedizione sulla parete ovest del K2, nello Con Anna e Galina è orgogliosa della propria durante i Piolets d’Or stile di quelle sull’Everest, sul Lhotse e sul Ma- tradizione, non insegue nessuno e non teme di 2010. Foto C. Caccia kalu – ecco la prima salita della parete est dello restare in parete un giorno in più: la velocità Shingu Charpa (5600 m) ad opera di Alexander non fa per lei, che si sente parte di una squadra Klenov, Mikhail Davy e Alexander Shabunin (4- – “komanda”: la vera parola chiave dell’alpinismo 24 agosto), la splendida realizzazione di Alexan- russo – in cui vige la regola dell’aiuto reciproco, Campionati di der Ruchkin, Alexander Odintsov e Mikhail Mi- senza risparmiarsi. E allora mi sembra di capi- alpinismo? Esattamente: khailov sul Kyzyl Asker (5842 m, 5-13 settembre) re qualcosa in più di questo mondo affascinante, ogni città aveva la e il capolavoro di Valery Babanov e Sergey Kofa- fatto di uomini e di donne che su qualsiasi mon- sua squadra ed erano nov sul pilastro ovest dello Jannu (14-21 ottobre). tagna si sentono bene, come se fossero a casa. sempre sfide vere, su Il 2009 è stato l’anno della triade che ha mono- Denis Urubko ama l’Everest e il Khan Tengri allo pareti estreme come la polizzato i Piolets d’Or: innanzitutto l’incredibile stesso modo delle Orobie, dove capita spesso di Nord del Khan Tengri via nuova di Denis Urubko e Boris Dedeshko sul- incontrarlo, e Alexander Ruchkin, suggeren- (6995 m) che coi suoi la parete sudest del Cho Oyu (8201 m, 7-11 mag- domi un’efficace conclusione, afferma convinto quasi tre chilometri di gio), subito dopo quella di Alexander Ruchkin e che «non importa quale cima, parete o via stia dislivello dal ghiacciaio Mikhail Mikhailov sul Peak 6134 (9-13 maggio) e salendo: è l’azione che mi piace. Viaggiare e ar- Inylchek Settentrionale, infine quella di Gleb Sokolov e Vitaly Gorelik sul rampicare con gli amici in posti nuovi, affrontare nell’immenso Tien Shan, Pik Pobeda (20-27 agosto). E per finire, sceglien- il mondo, tornare a casa e ancora una volta parti- è una delle muraglie di do tra i non pochi successi degli anni seguenti, re: sono esperienze straordinarie, che la maggior misto più impressionanti ecco l’odissea sulla Grande Torre di Trango di parte delle persone può soltanto sognare». del pianeta.

46 / Montagne360 / Febbraio 2014 Walter Bonatti e l 10 dicembre scorso se n’è andata in punta Rossana Podestà alla dei piedi anche Rossana Podestà. Era stata Laguna San Rafael uno dei più noti volti del cinema del venten- Walter e Rossana (Patagonia cilena). Foto I archivio Walter Bonatti nio 1950-1970. Ma noi la conoscevamo soprattut- to come la compagna di Walter Bonatti. Una donna che negli ultimi due anni aveva sfo- il tramonto di un’epoca derato una volontà e una determinazione fuori dal comune. Prima, con Walter aveva condivi- Dopo Bonatti, scomparso nel 2011, a dicembre se n’è so molti anni di vita e un’infinità di viaggi nella wilderness. Dopo la morte di Bonatti, causata andata anche Rossana Podestà, per molti anni compagna da una grave malattia e avvenuta in circostanze drammatiche, Rossana aveva lottato con tutte di vita del grande alpinista ed esploratore. Con loro si le sue forze per mantenere viva la presenza del chiude una stagione ricca di insegnamenti compagno, tentando di ricostruire una possibile può rubricare sotto la voce “profitto” e che, di lì a serenità che la sua fine tribolata aveva mandato poco, sarebbe riuscita persino a commercializza- di Roberto Mantovani in frantumi. re l’avventura, a trasformarla in merce. Su Bonatti aveva scritto un libro bellissimo (Wal- L’addio di Bonatti e della sua compagna, uniti in ter Bonatti, una vita libera, Rizzoli, 2012), senza vita da una lunga storia d’amore che è stata un in- concedere nulla alla celebrazione, agli espedienti treccio profondo di anime, non rappresenta però retorici e che di solito accompagnano le parole la fine di una generazione. Molti altri testimoni con cui si ricordano gli alpinisti scomparsi. L’ulti- degli anni eroici della montagna e dell’esplorazio- ma fatica della Podestà era stato un film, W come ne ancora resistono e sono in grado di raccontare Walter. Un grande sforzo che l’aveva impegnata i sogni che hanno costruito l’immaginario giova- per tutta l’estate con la regista Paola Nessi. Ros- nile dei difficili anni dell’ultimo dopoguerra. sana aveva voluto presentarlo con una proiezione aperta al pubblico lo scorso settembre, a Trento, Walter era riuscito addirittura a in una delle sale che ospitano le serate d’onore del piegare l’immaginario comune, Film festival di Trento. a modificarlo La scomparsa di Rossana e di Walter chiude simbolicamente un’epoca. Quella del grande al- Ripensando all’esperienza di Rossana e di Wal- pinismo eroico e delle ultime esplorazioni delle ter, si impone una riflessione profonda. Un ripen- terre remote del globo. Ma segnano anche la fine samento. Nasce la voglia fermarsi e ricominciare Ripensando di una parentesi culturale importante. Costrui- tutto daccapo. Magari partendo da una cultura all’esperienza di Rossana ta, come si faceva al tempo della filosofia antica capace di sottolineare la necessità di una nuo- e di Walter, si impone – che non era solo speculazione intellettuale, ma va educazione sentimentale nei confronti della una riflessione profonda. anche precetto e stile di vita – con un’esistenza montagna e della natura. Da considerazioni in Un ripensamento. improntata alla ricerca secondo parametri etici grado fornire soluzioni sul modo di salvaguarda- Nasce la voglia fermarsi e comportamentali che, in una società animata re il valore intrinseco della montagna, che oggi e ricominciare tutto solo dalla corsa al profitto, sembrano appartene- sembra trasformata in una periferia del mon- daccapo. Magari re a una civiltà ormai fuori dalla storia. do urbano, e di riproporla come luogo unico e partendo da una Walter Bonatti, prima da solo e poi assieme a Ros- irripetibile. cultura capace di sana, era diventato un simbolo, un faro con cui Oggi, nella mente collettiva, le montagne vengo- sottolineare la necessità tutti ci siamo ritrovati a fare i conti. La loro vita, no percepite come terreno di svago e come teatro di una nuova educazione le loro scelte, la loro coerenza si erano trasformati di scalata. Come una sorta di scenario per l’auto- sentimentale nei nel tempo in motivi di ispirazione. Prima in mon- rappresentazione dei propri gesti sportivi. Tempo confronti della tagna e poi attraverso la sua lunga ricerca nelle fa un noto scrittore che, nella vita di tutti i giorni montagna e della natura. terre selvagge del globo, Walter era riuscito ad- esercita la professione di guida alpina, sosteneva, Da considerazioni dirittura a piegare l’immaginario comune, a mo- non senza ragione, che nell’immaginario comune in grado fornire dificarlo. Negli anni del boom economico, della il Monte Bianco si è abbassato. soluzioni sul modo rincorsa al benessere, al reddito elevato, all’auto È proprio così: in pochi anni è avvenuta una tra- di salvaguardare il e alle mille comodità di una vita inimmaginabi- sformazione profonda, rispetto al passato. Un valore intrinseco della le fino a pochi anni prima, era riuscito a scom- vero e proprio salto antropologico. Non si è più montagna, che oggi pigliare tutte le carte di un gioco che sembrava in grado di sintonizzarsi sulle emozioni trasmes- sembra trasformata in ormai inarrestabile. Con le sue fotografie, i suoi se dalla montagna e che richiamano qualcosa che una periferia del mondo racconti, le sue mille imprese aveva aperto brecce abita oltre l’umano: il mistero, il primordiale. Si urbano, e di riproporla inarginabili nei bastioni di una civiltà che stava sta definitivamente sgretolando ciò che resta del luogo unico e irripetibile. diventando impermeabile a tutto ciò che non si significato simbolico della montagna. E quando

48 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 49 i simboli diventano rebus irrisolvibili, c’è il rischio «Semplicemente perché alla voglia di scoprire non Walter Bonatti al «A volte mi è sembrato davvero di essere riuscito a dare uno sguardo al di là della dimen- che ciò che sta dietro di essi svanisca per sempre. si può mai mettere la parola fine». Ma in un mondo cospetto della fronte sione in cui siamo calati. Certo, è difficile da spiegare. Ma in fondo è un bene che un po’ Nel caso di una catena montuosa ci si ritrovereb- ormai esplorato fin nei suoi recessi più misteriosi del ghiacciaio Perito di mistero rimanga: guai a distruggerlo, rovineremmo il senso della vita. E poi il mistero Moreno. Foto Roberto be così davanti a un mucchio di sassi, e un pascolo dall’occhio dei satelliti, pensava ad altre frontiere. Mantovani. era e rimane un invito alla scoperta». si ridurrebbe a un semplice substrato adatto a far Quelle della scienza. O quelle dello spazio. Rossana Podestà con E ancora, a proposito dell’esperienza alpinistica e del suo superamento tramite la più crescere l’erba. «Nel corso degli anni ho fatto un esperimento su Reinhold Messner e ampia categoria dell’esplorazione, un argomento poco compreso dai contemporanei di Ma torniamo a Walter e Rossana. Ci piacerebbe me stesso senza sapere cosa mi sarei trovato a dover (sotto) con Marcus Bonatti, si possono citare le parole del protagonista: «Per me le grandi scalate sono state aggiungere che le imitazioni non servono né sono fronteggiare. A priori non potevo immaginare cosa Gaiser all’edizione 2013 solo momenti di passaggio, non punti d’arrivo, (…) Questo non significa che non mi sia dell’Ims di Bressanone. opportune. C’è il rischio di cadere nel ridicolo. Non mi avrebbero riservato il Dru, le savane, i deserti, Foto Wolfgang Gafriller/ entusiasmato superando una parete difficile. Ma quello era un complemento. Sì, nella ha nessun senso calzare i vecchi scarponi di Bo- l’Amazzonia o i vulcani attivi. Poi ho seguito una Ims mia ricerca l’alpinismo è stato solo una tappa». natti per ripercorrere le orme del grande alpinista strada precisa: le terre remote, le regioni inviolate, lombardo. Come non ha nessun senso rifare i suoi le situazioni limite, i grandi ghiacciai, gli animali viaggi con la speranza di catturare lo spirito di anni selvaggi, i cosiddetti uomini primitivi. Ho fatto un ormai definitivamente archiviati. È troppo tardi sia viaggio affascinante nelle storia antica dell’essere Walter Bonatti, prima per copiare, sia per imitare. Si correrebbe il pericolo umano, ho provato a rimettermi nei panni degli da solo e poi assieme a di costruire un museo delle cere o di chiudere in un uomini che vivevano sulla Terra migliaia di anni Rossana, era diventato simulacro di marmo un ricordo ancora capace di fa, e non solo con l’immaginazione. E mi sono reso un simbolo, un faro con agire nel presente. conto di quanto mondo si agita nelle profondità cui tutti ci siamo ritrovati del nostro essere. Ho vissuto sensazioni arcaiche e a fare i conti. La loro Si chiude l’epoca dell’alpinismo dimenticate. In certi luoghi mi sono trovato spet- vita, le loro scelte, la eroico e delle ultime esplorazioni tatore dell’alba del mondo, sono approdato a ere loro coerenza si erano delle terre remote geologiche sprofondate nel pozzo del tempo. Con trasformati nel tempo i primitivi ho scoperto dimensioni sconosciute, ho in motivi di ispirazione. E d’altra parte, considerata la realtà contempora- ritrovato la mia animalità perduta; ho capito che Prima in montagna e nea e il diverso clima culturale, potendo scegliere con loro è possibile un dialogo, che siamo simili, poi attraverso la sua nemmeno Bonatti avrebbe ricalcato i sentieri da anche se una parte di noi si è addormentata (…). lunga ricerca nelle terre lui percorsi mezzo secolo prima. È una questione E ho scoperto che l’uomo è pieno di sorprese, e an- selvagge del globo, di prospettiva. Fosse nato ottant’anni più tardi, ci che di contraddizioni. Ci ho pensato molto in questi Walter era riuscito aveva confessato in una delle sue ultime interviste, anni. Ma in realtà il viaggio non è mai finito. Non addirittura a piegare probabilmente avrebbe esplorato altre frontiere. esiste un termine. Al fondo di tutto c’è l’universo, l’immaginario comune, a «Il mio viaggio non è mai terminato» rifletteva. l’immensità. Chissà fin dove si può arrivare…» modificarlo.

50 / Montagne360 / Febbraio 2014 1815. L’epoca post-napoleonica Napoleone sconfitto, col Trattato di Vienna del Il Monte Bianco? 1815 la Savoia ritorna dominio degli Stati Sardi. I cartografi piemontesi rilevano con accuratezza il loro territorio con carte manoscritte e a stam- pa, documentando che per la sommità del Monte La cima è italo-francese Bianco passa il confine amministrativo fra il Du- cato d’Aosta e il Faucigny. Un’analisi dei documenti, a partire dall’era napoleonica, 1860. la lettera di napoleone iii al propone una soluzione all’annoso dibattito: sulla vetta conte francesco arese Il conte Francesco Arese, patrizio milanese, vie- passa esattamente il confine tra Italia e Francia ne incaricato da Cavour di trattare segretamente di Laura e Giorgio Aliprandi con Napoleone III le modalità dell’annessione 2 della Savoia alla Francia. In una lettera del 28 aprile 1860 il conte Arese, alla vigilia della fir- Premessa ma del trattato, chiede a Napoleone III deluci- Il confine italo-francese sulla vetta del Monte dazione sull’atteggiamento della Francia verso i Bianco è oggetto di un contenzioso fra Italia nuovi confini con l’Italia. Il 3 maggio Napoleone e Francia fin dall’annessione della Savoia alla risponde ad Arese: “La conséquence naturelle de Francia nel 1860. cette cession serait de prendre comme frontières Le opinioni sono discordanti: per i francesi la le limites administratives d’aujourd’hui”. Secon- vetta appartiene alla Francia, per gli italiani la do Napoleone III, quindi, anche il massiccio del vetta è italo-francese. Questa divergenza na- Monte Bianco dovrà essere condiviso tra Italia sce dalla diversa interpretazione degli atti del e Francia seguendo il confine amministrativo, Trattato di annessione del 1860. Si può dire come segnalato sulle carte sarde del 1823 (F. che tutt’oggi, dopo 153 anni, la questione è a Muletti) e del 1845 (V. Brambilla). Si fa notare un punto di stallo, in quanto le tesi dei due stati che il Trattato dell’annessione non parla espli- sono inconciliabili. citamente del Monte Bianco, ma della “grande Gli autori hanno scoperto alcuni documenti chaîne des Alpes” e non fa il minimo cenno alla finora mai considerati, relativi alle trattative se- crête militaire. grete intercorse tra Italia e Francia al momen- La lettera di Napoleone III può essere conside-

to della definizione dei nuovi confini. Questo 3 rata la prova regina che toglie ogni dubbio alla consente di porre finalmente un punto fermo controversia e annulla la teoria francese che il sull’annosa questione: la sommità del Monte confine deve seguire la crête militaire come pro- Bianco è italo-francese, e l’ipotesi della sua ap- d’Aosta e il Faucigny, provincia della Savoia. Il con- posto dall’antico trattato del 1796. partenenza alla Francia è insostenibile (imma- fine rimase immutato per tutto il periodo dell’am- gini 1, 2, 3). ministrazione dei Savoia (circa quattrocento anni). 1861-1862. IL TRATTATO DELL’ANNESSIONE Il problema è complicato e di non facile com- Solo nel periodo della Rivoluzione Francese la Sa- DELLA SAVOIA ALLA FRANCIA DEL 1862 prensione e pertanto abbiamo pensato di sud- voia divenne francese per 23 anni, dal 1792 al 1815. La carta allegata a questo trattato, controfirmata dividere l’argomento in blocchi, ordinati crono- Nelle carte geografiche di questa epoca il Monte dai piemontesi e dai francesi, fa passare il con- logicamente, per facilitarne la lettura. Bianco risulta nel Faucigny, cioè francese. fine sulla cima del Monte Bianco. Ne esiste un solo esemplare, conservato all’Archivio di Stato Il confine italo-francese del 1796-1797. La prima campagna d’Italia di di Torino, dato che l’esemplare consegnato alla Monte Bianco sino all’epoca Napoleone Francia risulta scomparso durante l’occupazione napoleonica Vittorio Amedeo III viene sconfitto e nel 1796 a tedesca di Parigi nella II guerra mondiale (fig.4). Il massiccio del Monte Bianco sino al momento Cherasco viene firmato un trattato che stabilisce dell’annessione nel 1860 apparteneva agli Stati che il confine tra Piemonte e Francia dovrà passa- 1865. LA FRANCIA DISCONOSCE IL del Re di Sardegna. Il confine, prima del 1860, re “par les points plus avancés du côté du Piémont”. TRATTATO era amministrativo e non politico tra il Ducato Per la prima volta tra Francia e Piemonte viene La Francia, con una decisione improvvisa e unila- stabilito un confine basato sul concetto strategico terale, disconosce il trattato del 1862 proponen- della crête militaire: questo criterio sarà utilizzato do una nuova definizione dei confini. La carta del dai francesi sino ai nostri giorni per stabilire i pro- massiccio del Monte Bianco rilevata, nel 1865, 1. Il confine italiano in rosso e il confine francese in pri confini. Sarà il “grimaldello” tramite il quale la dal Capitano J.J. Mieulet dello Stato Maggiore blu. Il confine francese presenta due insediamenti Francia scardinerà a proprio vantaggio i confini con francese, riporta un’enclave in territorio italiano: in territorio italiano, una a sud del Dôme du Goûter 1 e l’altra a sud della cima del Monte Bianco che l’Italia facendo risultare la cima del Monte Bianco la sommità del Monte Bianco diviene francese e risulta così in territorio francese in territorio francese. il confine verso l’Italia viene spostato a sud sino al

52 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 53 parte francese vi fu inoltre a livello del Dôme 2. Monte Bianco du Goûter l’abbassamento del confine di circa versante sud-est della 300 m. per cui la cima divenne francese. Nella Brenva: il confine letteratura francese dell’epoca fascista (1935) il italiano in rosso e il confine francese in Monte Bianco di Courmayeur fu denominato blu. Il confine francese, Mont-Blanc Mussolini. giunto al Monte Bianco Il governo italiano non farà mai sentire la sua di Courmayeur, segue protesta ufficiale, sino al 1996 quando il depu- la cresta rocciosa dove tato valdostano on. Luciano Caveri ha presen- vi sono le origini del ghiacciaio della Brenva tato al Ministero degli Esteri un’interrogazione, e si congiunge al confine ripetuta nel 1999, sul problema del confine ita- italiano nei pressi del lo-francese sulla sommità del Monte Bianco. Fu Col de la Brenva. La zona istituita una commissione e fu data ai francesi punteggiata in rosso è una copia dell’originale cartografico dell’Archi- territorio francese. 3. Monte Bianco vio di Stato di Torino da loro perso durante la II versante sud-ovest: guerra mondiale. Per quanto ci risulta i - il confine italiano è si hanno finora nicchiato, contando anche sul rappresentato dalla fatto che trattasi di confini interni all’Unione linea blu tratteggiata, Europea. il confine francese è in 5 rosso. Il confine francese lascia il confine italiano 1946. i dubbi della francia sul alla Tournette sulla confine cresta delle Bosses, Esiste un documento “riservato” dell’Institut per proseguire verso Géographique National IGN, annesso a una let- il Monte Bianco di Courmayeur. Si forma tera del 29 maggio 1946 del Ministero dei lavori un’enclave che ha al pubblici di Parigi che a proposito del trattato centro la cima del Monte testualmente dice: “La convention de délimi- Bianco che risulta tation du 18 mars 1861 ne permet pas d’éta- interamente in territorio blir que le point le plus élevé du Mont-Blanc francese. 4. Carta del Trattato soit tout entier en territoire français”. Questo dell’annessione della documento dimostra che l’appartenenza della Savoia alla Francia, 1862. cima alla Francia era messa in dubbio anche L’esemplare manoscritto dall’IGN francese. è conservato all’Archivio di Stato di Torino, controfirmato dai 1947. un tacito accordo tra italia e commissari italiani e francia? francesi. Il tracciato Il Trattato di pace tra Francia e Italia dopo la del confine passa sulla II guerra mondiale sposta i confini della Fran- cima del Monte Bianco cia verso l’Italia al di là della linea spartiacque: e dimostra che all’atto 6 dell’annessione la cima vedi ad esempio Piccolo San Bernardo, Monce- era riconosciuta italo- nisio e Valle Stretta. Clamorosa è la situazione francese. del villaggio di Clavière, sotto il Monginevro, cioè fra Francia e Italia un tacito accordo, un 6. Carta ufficiale degli 5. Carta del Cap. Joseph tagliato in due dal nuovo confine proposto dalla gentlemen’s agreement: l’Italia non avrebbe ri- Stati Sardi, foglio XXX, Monte Bianco 1867. Mieulet, 1865 eseguita Francia. Successivamente, nel 1960 la Francia vendicato la cima e in cambio la Francia avreb- su ordine dello Stato Il confine passa sulla Maggiore francese. ridurrà queste pretese espansionistiche acco- be acconsentito a guardare con occhio benevolo cima del Monte Bianco Va segnalato che il gliendo la richiesta italiana di modifica di confi- alcuni problemi confinari ratificati dal trattato che risulta così italo- confine francese lascia ne: in particolare l’abitato di Clavière ritornerà del 1947. francese: è il confine la cresta delle Bosses italiano (Accordo Bidault-Quaroni). Questo giustificherebbe il silenzio del governo attuale per lo Stato 4 italiano alla Tournette e si La Francia ha così rinunciato a favore dell’Ita- italiano sul problema del confine sulla sommità dirige verso sud-est, raggiungendo il Monte lia ad alcuni territori che il trattato del 1947 le del Monte Bianco motivato da questo tacito ac- Monte Bianco di Courmayeur (immagine 5). An- 1867. La mancata risposta della Bianco di Courmayeur assegnava. cordo italo-francese. Ribadiamo però che è solo Per maggiori che gli atti catastali di Chamonix e Saint-Gervais cartografia italiana alla carta del per poi risalire verso il Il fatto è singolare, conoscendo l’attaccamento un’ipotesi di lavoro senza prove documentarie. approfondimenti si può seguono questa linea confinaria. La cartografia capitano Mieulet Mont Maudit, isolando dei francesi al loro territorio. Abbiamo il so- Per noi l’argomento è chiuso: la soluzione defi- consultare il testo, pag internazionale, svizzera e inglese, recepisce il La carta ufficiale degli Stati Sardi foglio XXX così la cima del Monte spetto, non convalidato da prove, che il pro- nitiva sta nella lettera di Napoleone III al conte 159-167: Laura e Giorgio Bianco in territorio Aliprandi, Le Grandi Alpi confine proposto dalla Francia e questa situazio- Monte Bianco del 1867 fa passare il confine per francese: è il confine blema del confine del Monte Bianco (di cui non Arese. La cima del Monte Bianco è italo-francese nella cartografia 1482- ne perdura tuttora avvallata anche dalle mappe la cima (immagine 6). Questo tracciato per l’Ita- attuale sostenuto dalla si parla nel trattato del 1947) possa essere stato anche se i francesi, pur di fronte a prove così evi- 1885, Priuli & Verlucca, digitali sul web (ad esempio google map). lia rimarrà inalterato sino ai nostri giorni. Da cartografia francese. usato come “merce di scambio”. Vi sarebbe stato denti, mai rinunceranno al loro Mont-Blanc. volume II, 2007

54 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 55 Le Stufe di San Calogero In Sicilia un affascinante enigma sotterraneo che gli speleologi cercano di svelare di Pino Guidi, Roberto Prelli e Louis Torelli. Foto Commissione Grotte Eugenio Boegan e Progetto Kronio (CGEB - La Venta)

e nel Nord Italia ci sono gli abissi più pro- monte. Anche se le Stufe sono in assoluto le grotte A fronte: Risalita in fondi ed i complessi carsici più estesi, è in più conosciute, sul fianco che digrada verso il mare scala, del pozzo Medeot Sicilia, all’estremo sud, che si trova uno dei se ne aprono parecchie altre, alcune soffianti aria alle Stufe di San S Calogero, spedizione problemi speleologici più interessanti di tutti i tem- calda (Grotta del Lebbroso, Grotta sopra la Cava, CGEB del 1957, in pi. Si tratta delle Stufe di San Calogero, complesso Grotta della Nobildonna), altre aspiranti aria fred- quell’occasione venivano di caverne che si apre e sviluppa sul versante me- da (Grotta di Gallo, Grotta Cucchiara), moltissime scoperti i primi vasi. ridionale del monte Kronio nel comune di Sciacca “neutre”. Le esplorazioni condotte negli ultimi ses- In questa pagina: (AG). Conosciute da sempre (il primo a citarle è sta- sant’anni hanno permesso di scoprire e topografa- panoramica dl complesso monasteriale to Diodoro Siculo, I secolo a.C.) sono rinomate per re una ventina di cavità, ma soprattutto di mettere e termale del monte le qualità curative dei vapori che ne fuoriescono. in luce l’esistenza di un complesso sistema ipogeo Kronio. All’interno Abitate già nella preistoria, utilizzate quale sede di costituito da quattro cavità: le Stufe che si aprono dell’edificio sono state culto e di cura nel periodo classico, dal Seicento in a quota 376 (600 metri di sviluppo e profonda 56 inglobate le grotte poi sono state oggetto di vari tentativi di esplora- metri), la Grotta del Lebbroso che si apre a quota zione, tutti fermatisi all’imbocco del pozzo interno, 336 (profonda 30 metri e lunga 150) e la Grot- bloccati dal forte flusso di vapori caldi. ta Cucchiara, che si apre con due ingressi a quote Le esplorazioni moderne si possono far partire dal 281 e 290 (560 metri di sviluppo, profonda 121). Le Stufe sono uno 1942 quando, mentre infuriava la seconda guerra L’aria fredda che viene aspirata dalla Grotta di Gal- scrigno, a una profondità mondiale, due speleologi della Commissione Grotte lo e dalla Cucchiara si incontra in quest’ultima con di più di quaranta metri della Società Apina delle Giulie, sezione di Trieste l’aria calda che proviene dalle profondità del Kro- e lungo due gallerie, del CAI – Bruno Boegan e Luciano Saverio Medeot nio, sale lungo il Pozzo Trieste verso la Grotta del che contiene alcune – riescono a scendere il primo tratto del pozzo in- Lebbroso e le Stufe. La ricerca del collegamento fra sepolture e decine di terno e a topografare la parte superiore della cavità. queste quattro entità, quasi banale in altre condi- grossi vasi risalenti a Quindici anni dopo, Medeot convince Giulio Perot- zioni, è resa estremamente pericolosa dalla presen- circa quattromila anni ti, socio della Commissione Grotte nel frattempo za dei vapori. Questi, associati all’umidità prossima fa, materiale che nessun trasferitosi in Sicilia, a riprendere le esplorazioni. al 100%, impediscono la traspirazione cutanea archeologo ha potuto Nel gennaio 1957, organizzano una breve campa- portando ad un eccesso di sudorazione (oltre un sinora osservare e gna di ricerche in cui sette uomini, fra cui un arche- litro in quaranta minuti di permanenza) e quindi studiare sul campo data ologo, riescono ad aver ragione del pozzo che aveva al collasso. l’ostilità dell’ambiente. fermato la spedizione precedente e a raggiungere le gallerie basse, dove scoprono deposizioni funera- rie e una serie di grandi giare. Sarà per Perotti un amore a prima vista, un amore che durerà tutta la vita. Dopo quella spedizione, fra il 1958 e il 1998, ne organizza altre nove in cui si avvicendano più gene- razioni di speleologi.

Le grotte Il monte Kronio (o Cronio, o di San Calogero o an- che delle Giummare, 385 m s.l.m.) è una struttura costituita da dolomia principale (Trias superiore) che si affaccia sul Mediterraneo con una serie di paretine in cui si aprono gli imbocchi di alcune ca- verne (Grotta del Santo, Stufa degli Animali, An- tro di Dedalo, Grotta del Fico) caratterizzate dalla presenza di aria calda proveniente dall’interno del

56 / Montagne360 / Febbraio 2014 monitoraggio della circolazione d’aria nel sistema Stufe – Cucchiara, con la raccolta dei dati presen- ti nei vari sensori posti nei punti chiave delle due grotte. Alle Stufe è stato trovato un passaggio che, dopo qualche metro, si allarga, percorso da una notevole quantità di aria calda: un nuovo punto interroga- tivo da affrontare. Ma non è il solo: il bilancio di quanto fatto sinora permette di definire quanto an- cora rimane da fare e che ci si propone di realizzare nei prossimi anni, vale a dire l’individuazione, nella Grotta Cucchiara, dei passaggi da cui provengono i vapori caldi. Non solo, c’è da approfondire lo studio Rappresentazione del Nell’ultima spedizione, dicembre 2012, la tecnolo- delle deposizioni funerarie nelle gallerie basali delle pittore francese Jean gia delle tute insufflate da aria fresca proveniente Stufe; lo studio sulla fisiologia umana nelle condi- Huell dell’antro di Dedalo, da compressori posti all’esterno ha consentito di zioni presenti nelle Stufe; l’indagine approfondita 1776. Nel box: Tullio Bernabei condurre un archeologo fino ai numerosi reperti, sui movimenti dell’aria calda, sulla sua composizio- in azione presso il permettendone un primo studio e un prelievo di ne chimica e sulla loro influenza sullo sviluppo del “Pozzacchione” alla Stufe vari campioni di sedimenti. È stata pure effettua- fenomeno carsico ipogeo; una completa indagine spedizione 2012 ta una prima, importantissima ricerca medica, fi- entomologica che permetta di conoscere la realtà nalizzata al monitoraggio del corpo umano in tali biotica del sito ed infine una esaustiva ricerca folk- condizioni di stress, con risultati molto interes- lorica al fine di definire quale sia stato l’impatto del santi e tuttora in fase di studio ed è proseguito il fenomeno carsico termale sulle popolazioni.

I materiali Per quanto le profondità raggiunte nelle Stufe sia- Schema sezione del Per ovviare a questi inconvenienti dopo la spedizio- no banali, le esplorazioni hanno sempre avuto un sistema del Kronio e Per saperne di più ne del 1957 vengono adottate delle tute-scafandro risvolto drammatico: in quella del 1957 la notizia sintesi di flussi d’aria in cui veniva insufflata aria esterna prodotta da un del ritrovamento portata dal primo speleo risalito Bibliografia essenziale Commissione Grotte “E. Boegan” & Asso- Tiné V., Torelli L., 2013: Il complesso speleo- compressore e portata giù tramite un articolato dopo aver scoperto i vasi nella Galleria Di Milia non ciazione Geografica La Venta, 2013, Stufe di termale del Monte Kronio di Sciacca, Aquae sistema di tubature. Molto pesanti (permettevano era stata ritenuta reale (pensavano agli effetti di un Le Stufe sono uno scrigno, a una profondità San Calogero, una sfida millenaria, «Speleo- salutiferae. Il termalismo tra antico e con- una permanenza maggiore ma impacciavano note- colpo di calore). L’archeologo sceso subito dopo per di più di quaranta metri e lungo due gallerie, logia 68», pp. 76-78, Bologna giu, 2013. temporaneo, 107-115. volmente i movimenti) sono state via via sostituite verificare la presenza dei vasi veniva colto da collas- che contiene alcune sepolture e decine di Corazzi R., Speleologia in caldaia, bolliti mi- e migliorate nel corso degli anni. Nel nuovo millen- so nella risalita e salvato soltanto dal provvidenziale Una delle difficoltà grossi vasi risalenti a circa quattromila anni sti… «Progressione 55», 31 (1-2), pp. 60-62, nio, le spedizioni, ultima nel 2012, si sono avvalse intervento di uno dei compagni. Nel 1979, dopo la incontrate fa, materiale che nessun archeologo ha po- Trieste, gennaio-diccembre 2008. non solo di tute superleggere, sempre raffreddate prima discesa del Pozzo Trieste, scoperto l’anno pri- nell’esplorazione tuto sinora osservare e studiare sul campo Guidi P., Le grotte vaporose del Monte Kro- dall’aria esterna, ma anche di corpetti auto refrige- ma, un blocco improvviso del sistema di recupero delle Stufe è stata la data l’ostilità dell’ambiente. nio, «La Rivista del Club Alpino Italiano», 123, ranti. Per facilitare le operazioni, nel 1974 la Com- immobilizzava sul fondo lo speleologo, che veni- pericolosa presenza dei Molto c’è ancora da fare, perché rimane da pp. 60-63, 11 tav., Milano gennaio-febbraio missione ha provveduto all’istallazione di rampe di va recuperato con notevoli sforzi e in condizioni vapori. Questi, associati capire se all’epoca delle deposizioni era già 2002. scale di ferro che permettono di scendere sino ai precarie. all’umidità prossima al presente il fenomeno vaporoso e, in tal caso, Guidi P., Verde G., Il fenomeno carsico del livelli bassi abbastanza in sicurezza. 100%, impediscono la se i vasi venissero portati da qualche altro Monte Cronio (Sciacca), Saggio bibliografi- Oggi traspirazione cutanea ingresso, poiché è difficile che provenissero co, Atti e Memorie della Commissione Grotte Le esplorazioni Nei primi anni di questo secolo agli speleologi portando ad un eccesso dall’attuale ingresso delle Stufe, dove il pozzo “E. Boegan”, supplemento n. 24, 1-150, Trie- Se nei primi anni l’attenzione è rivolta soprattut- della Commissione Grotte si sono affiancati quelli di sudorazione (oltre di quaranta metri sarebbe stato un ostacolo ste 2001. to alle Stufe, dal 1962 questa si estende a tutto il dell’Associazione La Venta: le due strutture hanno un litro in quaranta difficilmente superabile. Rimane pure da ca- Perotti G., Kronio: le Stufe di san Caloge- territorio. dato vita al “Progetto Kronio”, programma concor- minuti di permanenza) pire quale sia stato il periodo di frequentazio- ro, fenomeno geotermico e frequentazio- Vengono scoperte e rilevate varie cavità. La grotta dato tra i due gruppi che ha l’ambiziosa intenzione e quindi al collasso. ne, che sembrerebbe ben più lungo di quanto ne umana, Edito dall’autore, pp. 32, Trieste del Lebbroso, innanzitutto, dove un malagevole di condurre ricerche sul flusso vaporoso, indagini Per questo motivo, già finora ritenuto in base ai reperti trovati. 2006. cunicolo invaso dai vapori caldi porta a un pozzo entomologiche, geologiche e mineralogiche, non- dagli anni Cinquanta È un programma ambizioso e oneroso che Perotti G., 2008: All’inseguimento di un so- sboccante in una galleria che da una parte si dirige ché fisiologiche. E, naturalmente, il completamen- vengono adottate coinvolgerà, oltre alle due strutture speleolo- gno, Edito a cura dell’autore, Trieste 2008, verso i rami interni delle Stufe, dall’altra prosegue to delle esplorazioni tendenti a riunire le quattro delle tute-scafandro, giche, soprintendenze archeologiche e spe- 88. verso l’esterno. E poi la Grotta Cucchiara, dove a un cavità principali. Fa parte del Progetto Kronio an- progressivamente cialisti di varie università per tutto il secondo Prelli R., 2013: Sciacca 2012, «Progressione paio di strettoie fa seguito un labirinto che porta al che un’esaustiva documentazione, con fotografie sostituite negli anni da decennio di questo secolo. 59» (2012), 36-41. Pozzo Trieste, ampia verticale percorsa dalla aria e filmati in HD, volta a mettere a disposizione del corpetti autorefrigeranti Badino G., Micrometeorolgy of Mt. Cronio Stenner E., Viviani M., 2013: Sciacca: quan- calda che si perde in un alto camino che sale in di- grande pubblico la conoscenza di questo angolo di e tute in materiali tecnici Caves, Sicily, 16th Int. Congr. of Speleology, do l’esplorazione non è solo ipogea, «Pro- rezione Stufe. mondo così unico e particolare. superleggeri. vol. II, Brno 2013, 339. gressione 59» (2012), 69-71, Trieste 2013.

58 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 59 Portfolio ATTIMI Pale di San Martino di Enrico Grotto Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi (Cesare Pavese)

Over the wind – il forte vento spazza l’abbondante neve sulla Cavallazza mentre sullo sfondo gli ultimi raggi di sole illuminano la catena settentrionale dal Mulaz (2906 m) al (3184 m) fino all’altopiano

Vette, pareti, valli, cieli, Nel 2008 ho iniziato la mia personale esplorazione delle Pale di San Martino, affasci- albe, tramonti: le Pale nato dall’unicità di questi luoghi sia da un punto di vista geologico che paesaggistico. Parallelamente, la crescente passione per la fotografia, mi ha spinto a camminare per di San Martino nello le foreste delle valli sino alla cima delle vette, sempre alla ricerca di nuovi scenari da sguardo di Enrico Grotto proporre nelle condizioni climatiche e di luce più uniche, in grado di far nascere den- tro me quei sentimenti di meraviglia e rispetto che ogni volta mi accompagnano nel mio viaggio nella Natura. Sono tornato negli stessi luoghi nei diversi periodi dell’an- no, di giorno come di notte, con le condizioni meteorologiche più disparate, pur di assaporarne fino in fondo lo splendore e l’unicità. Ho scrutato a lungo le bianche pa- In apertura: Specchi di vita – la fioritura dell’erioforo sulle sponde di una pozza reti di queste vette cercando di coglierne l’essenza, sfruttando ogni loro sfaccettatura d’acqua sull’altopiano; sullo sfondo la per dare maggior imponenza alla loro vista, integrandole però sempre con la scena, catena settentrionale illuminata dalla per provare a riprodurre quell’armonia e quel senso di completezza che si prova am- prima luce dell’alba. mirandole nel silenzio. E solo quando una foto rappresenta il sentimento vissuto A fronte: The mistery of the castle – le entrando in empatia con lo scenario che mi circonda, mi ritengo soddisfatto del la- nubi svelano i pinnacoli della Torre Pradidali (2553 m) e della Cima Pradidali voro svolto. Nasce così casualmente, ma nello stesso tempo inevitabilmente, questo (2774 m) mentre cala la notte sulle sponde progetto, volto non esclusivamente alla rappresentazione di luoghi o di stagioni, ma dell’omonimo lago soprattutto alla condivisione delle emozioni suscitate dal vivere i singoli… Attimi.

Biografia

Enrico Grotto. Nato nel 1985 e di profes- settore, ha collaborato con il CAI per la sione fisioterapista, sin da bambino ha realizzazione dell’agenda e della mostra amato la montagna, ma è stato solo dal fotografica itinerante del 2010 Dolomiti, 2008 che ha iniziato a viverla a 360° grazie Patrimonio dell’Umanità. Le sue foto alla nascente passione per la fotografia. sono state finaliste ad alcuni concorsi tra Il desiderio di condivisione e confronto lo cui La cartolina delle Dolomiti - Premio ha portato a creare il blog Emozioni dietro Dino Buzzati 2012 e ha avuto l’onore di l’obiettivo, sito in continua evoluzione di collaborare al progetto Dolomiti Photo - I contenuti (enricogrotto.weebly.com). Oltre grandi fotografi delle Dolomiti pubblicato a a pubblicazioni su riviste di dicembre 2013.

62 / Montagne360 / Febbraio 2014 Ritorno alla vita – la neve sciolta dal calore del sole di luglio lascia il posto alla prima fioritura ai piedi della Cima del Focobon (3054 m) illuminata all’alba

In alto: Hell’s Flames – gli ultimi raggi di sole tingono di rosso le Qui sopra: A tu per tu con la luce – le nubi avvolgono al pareti verticali del Campanile del Focobon (2969 m), della Torre tramonto la Pala di San Martino (2982 m) e la Cima Val di Roda Quattro dita (2932 m) e del Campanile di Val Grande (2995 m) (2791 m) riprese dalla vetta della Rosetta (2743 m)

Febbraio 2014 / Montagne360 / 65 In alto: Dipinto dalla luce – un flash di luce al calar del sole Qui sopra: My light – una splendida alba lunare irradia le vette In alto: Piume di stelle – le ultime luci del giorno si riflettono Qui sopra: Una scala verso il cielo – mentre i timidi raggi di luce illumina per pochi istanti la pioggia soprastante la vetta del Mulaz della catena settentrionale riprese dalla Baita Segantini: Cima ancora nel cielo mentre il ramo sud della via lattea sovrasta le colorano la Cima Val di Roda (2791 m) e Cima della Madonna (2906 m) e la Cima del Focobon (3054 m) ripresi dal Castellaz del Focobon (3054 m), Cima del Bureloni (3130 m), Cima della vette della catena settentrionale riprese dalle pendici del Mulaz (2752 m), l’iride dell’arcobaleno squarcia il cielo Vezzana (3192 m) e Cimon della Pala (3184 m)

66 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 67 In memory of – la lunga esposizione evidenzia l’effetto della rotazione terrestre sugli astri In alto: The moonlight – il sorgere della luna rischiara le nubi Qui sopra: Into the light: il Cimon della Pala (3184 m) fa ripresi ai piedi della sospinte dal forte vento in quota sopra le vette della catena capolino tra le nuvole mentre gli ultimi raggi di sole inondano Cima Canali (2900 settentrionale che si specchiano in un laghetto nei pressi della di luce i larici nei pressi di malga Bocche al termine di m) in una rigida notte Baita Segantini un’abbondante nevicata invernale in val Pradidali

68 / Montagne360 / Febbraio 2014 Cronaca extraeuropea a cura di Antonella Cicogna e Mario Manica [email protected]

CILE mare, sferzato da forti venti e contraddistin- la Est è la più alta, salita in prima assoluta nel Monte Sarmiento, Cima Est 2235 m to da pessime condizioni di visibilità. Giunti 1956 da Carlo Mauri “Il Bigio” e Clemente Camilo Rada (Cile) e Natalia Martinez (Arg.) al campo base il 19 agosto, nei tre giorni suc- Maffei “Gueret” nell’ambito di una spedi- hanno realizzato la prima invernale del Mon- cessivi i due alpinisti, rallentati dalle bufere, zione guidata da Alberto Maria De Agostini te Sarmiento alla cima Est 2235 m, nonché sono riusciti a porre il campo base avanzato lungo la cresta sud in stile alpino. Da allora, la seconda salita assoluta a questa cima, per (cba) a 1216 m, con bivacchi intermedi sca- nessuno era più riuscito a raggiungerla; né una nuova via lungo la parete nord. Il monte vati nella neve. Il 24 agosto alle 3 di mattina, ad aprire nuove linee fino ai suoi 2235 me- Sarmiento – posto all’estremo ovest della approfittando di una breve finestra di bello, tri. La cima Nordovest 2210 m, ha una storia Cordillera di Darwin nella Terra del Fuoco – si i due sono partiti dal cba per portarsi alla ancora italiana, raggiunta in prima assoluta erge per oltre 2200 metri direttamente dal base della headwall della Nord (1800 m ca). dai Ragni di Lecco il 24 dicembre 1986 (Sal- Il superamento della crepacciata terminale vatore Panzeri, Lorenzo Mazzoleni, Bruno ha rappresentato la difficoltà maggiore della Pennati, Pinuccio Castelnuovo, Gianmaria salita, con 5 metri di ghiaccio strapiombante Confalonieri). Nel 1995, per nuova linea lun- (110°) che la cordata ha affrontato in artifi- go la sudovest, a raggiungerla sono stati Tim ciale dopo aver prima provato con le piccoz- Macartney-Snape, John Roskelley, Stephen ze. La linea diretta alla cima si è sviluppata Venables. Nel 2010 sulla cima nordovest poi in 8 lunghezze lungo la headwall, con sono giunti Ralph Gantshorn, Robert Jasper difficoltà da 60° a 90° (scarse protezioni). La e Jörn Heller. parte alta, contraddistinta da ghiaccio molto difficile, è stata evitata grazie a un canalone Volcan Corcovado nascosto da un fungo di ghiaccio che ha con- La cima del Volcan Corcovado, nella Pata- sentito alla cordata di portarsi al fungo som- gonia cilena, sembra essere stata salita solo mitale per facili nevai di 20° - 40°. Cima Est due volte prima di loro: nel 1945 da Gerhard raggiunta alle 22 e 45. La nuova via, Suerte Kress, Alfredo Gash e Hans Engels (ma non de Sarmiento, è stata valutata D+: La disce- si dispone di alcuna documentazione né di sa è avvenuta lungo medesima linea di salita. foto di vetta), nel 1993 dall’americano Dou- Natalia Martinez su Suerte de Sarmiento, Cba raggiunto nuovamente alle 10 di mattina glas Tompkins e dal cileno Carlos Alvarado. monte Sarmiento. Cile. del 25 agosto. Fino alla crepacciata termina- A fine settembre scorso, tre cileni sono ar- Foto Archivio Camilo le, Rada e Martinez hanno trovato moltissi- rivati a bordo di un’imbarcazione di pesca- Rada ma neve fresca, e tutto l’avvicinamento dalla tori e sono stati depositati sulla spiaggia di foresta fino ai 1800 metri, è avvenuto con gli fronte alle pendici del vulcano, loro obiettivo. sci. Sergio Infante, Ignazio Vergara e Armando ta sezioni di neve e ghiaccio fino a 60°, una roccia lungo sottile fessura e portarsi su ter- portare a termine una nuova bella linea lungo Due sono le cime del Monte Sarmiento. Quel- Montero, da qui si sono portati al limite della sezione di roccia fino a 5.9 poi ghiaccio fino reno misto nella parte superiore. Altri tre tiri la cresta nordest fino alla cima Est 6279 m. vegetazione e hanno fissato il campo base a 50°. I due alpinisti sono stati impegnati in su terreno più facile e la cordata ha raggiun- Il 16 giugno scorso Nathan, Thomas Ryan avanzato. L’attacco è partito l’indomani (28 11 ore di salita contraddistinta da forti venti. to l’affilato crinale che forma il bordo sinistro e Luis Crispin fissano il Campo 1 a 5521 m, settembre): ventiquattro ore in tutto dal cba della parete nordovest. Da qui con un altro dopo aver salito la cresta su ghiaccio fino a alla vetta al cba. Gli ultimi 250 metri hanno BOLIVIA tiro e mezzo di 5.9 Gabriel e Carlitos han- 65° e terreno misto. Riposate alcune ore, i tre impegnato i tre su ghiaccio di 70° con alcune Pico del Norte 6050 m no raggiunto una facile sezione e il torrione ripartono all’1 di mattina del 17 agosto per sezioni di 80°. All’estremo nord della Cordillera Real, il Pico sommitale, per toccare il punto più alto alle l’attacco definitivo. 200 metri di parete di del Norte 6050 m (cima sussidiaria di nord 17.00. La discesa è avvenuta lungo la cresta ghiaccio (65°) conducono alla cresta affilata Hama 2400 m dell’Illampu 6368 m) è stato salito a metà nordovest poi, dopo 4 doppie lungo il fianco e alle difficoltà vere e proprie della linea: 6 tiri È stata soprannominata Hama dai nomi dei luglio scorso per una nuova via in libera: ovest, la cordata si è portata sulla morena tecnici su neve e ghiaccio dalle caratteristi- due scalatori Harry Brito e Marco Poblete Ñeq’e, Ñeq’e, 1000 m, 5.11a, 60°. Gli argen- di nordest per ritornare al campo base. La che diverse di sezione in sezione, più alcuni che, su questa montagna senza nome nelle tini Gabriel Fava e Carlitos Molina, partiti dal via originale al Pico del Norte sale la cresta tratti verticali. Oltre i 5900 metri, la neve pro- Ande Cilene, hanno aperto una linea che at- campo base a 4900 m, dopo aver superato di nordest (AD+) da ovest e fu realizzata nel fonda rallenta la progressione della cordata tacca a 4 ore di cammino dal campo base a il contorto ghiacciaio si sono portati ai pie- 1928 da Erwin Hein, Alfred Horeschowsky, che si ritroverà in vetta alla cima Est alle 10 1400 m. La linea, La via de los seracs, presen- di dello sperone nordovest, per scegliere di Hugo Hortangel e Hans Pfann, che realizza- del mattino dello stesso giorno. Dopo essere salire una linea sul suo fianco sinistro, che rono anche la prima all’Illampu. stato più salito il 7 agosto 1986 da Mark Lowe A sinistra: il monte Sarmiento e la via attacca lungo un marcato sistema di diedri. e Pete Leeming, il Salkantay non era stato più Suerte de Sarmiento. Cile. Dopo 3 tiri di 5.11a, 5.10c, 5.10b su ottimo PERÚ scalato alla cima. Heald ripeterà la stessa li- Foto archivio Camilo Rada. granito, i due sono arrivati su un ampio ter- Salkantay, Cima Est 6279 m nea una settimana più tardi con James Lissy In alto: il Pico del Norte 6050 m con la via razzo di neve. Una nuova lunghezza su buona Era il terzo anno che l’americano Nathan He- e Edwin Espinoza. di salita al centro dello sperone roccioso. Cordillera Real, Bolivia. roccia di 5.10d li ha condotti su terreno più ald provava il nevado Salkantay, nella Cordil- Per le relazioni e la personale collaborazione Foto archivio Gabriel Fava facile, prima di affrontare una ripida parete di lera di Vilcabamba, e questa volta è riuscito a ringraziamo:Camilo Rada, Gabriel Fava.

70 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 71 Nuove Ascensioni Nell’altra pagina: la parete nord della Torre a cura di Roberto Mazzilis Rotonda con il tracciato della via Picilli- Cozzi. Cima Rosetta, 2850 m terrazzo con chiodo e cordino. Portarsi centrale (passaggio chiave inchiodabile In questa pagina, dall’alto: C.Corona Via Dolomiti - Pale di San Martino verso destra a raggiungere una fessura- per 4 m). Superato lo strapiombo si oltre- Gisella. La nota Guida Alpina Aldo Leviti di Predaz- diedro obliqua a sinistra per la quale ad un passa uno spuntone fino a raggiungerne al- l tracciato della via In Patrum Memoriam al Pianoro dei Tocci zo nel corso del 2011 ha realizzato sulla terrazzo con clessidre (40 m IV+, V). Pro- tri 2 dove si sosta (50 m IV, VI, VI+). Ancora parete sud-sud-est 4 vie nuove di notevole seguire per placca (friend medio-piccoli) 20 m facili e si raggiunge la cima. Discesa interesse specie per gli amanti delle sca- fino ad un terrazzo con clessidra alla base da un intaglio della cresta nord con 3 cor- in un breve tratto friabile a metà parete. late “plaisir”, ovvero quelle caratterizzate di un diedro (25 m V+, VI). Salire il diedro de doppie fino alle ghiaie con il sentiero di Sviluppo 350 m circa suddivisi in 7 tiri di da ambiente piacevole, roccia affidabile, (friend medio-grandi) poi direttamente per avvicinamento. corda con difficoltà di III, IV, V superate in rischi limitati. Ma sempre di montagna si parete nera e articolata. Da uno spuntone 4 ore con l’uso di qualche friend oltre a tratta perciò date le rispettabili dimensioni salire ad un terrazzo sulla destra di stra- Cjadenis, 2443 m chiodi e cordini per le soste. di questa bella verticale dolomitica, in caso piombi gialli (sosta su spuntone, 45 m IV+, Alpi Carniche - Gruppo Peralba - Cjadenis di avverse condizioni meteo che possono V). Proseguire a sinistra per una rampa e - Avanza Torre Rotonda, 2136 m rendere impraticabili le fessure e i colatoi da un chiodo salire direttamente per stra- Il 1° settembre del 2013 Roberto Mazzi- Alpi Giulie - Gruppo dello Jof Fuart - Sot- sommitali, si segnala la possibilità di fuga piombi con clessidra, quindi a destra verso lis e Fabio Lenarduzzi sulla parete ovest togruppo di Rio Bianco che a 2 terzi di altezza la parete offre verso un largo camino che si risale per la parete del Pilastro Centrale aprono la via “Quatri Sulla parete nord, il 12 luglio del 2013 destra, lungo un comodo sistema di cenge. di sinistra. Ancora a sinistra su rocce friabi- Gotis di salut” (denominazione suggerita Daniele Picilli e Cristian Cozzi in 4 ore di Nella foto, da sinistra verso destra la via li fino ad una propaggine grigio- gialla con dalla grandinata presa in discesa per la arrampicata divertente hanno aperto una “Per Andrea” di Leviti e Stefano Gennari: chiodi di sosta (50 m, IV+, V). Lungo la pro- via “ferrata CAI Portogruaro”). Arrampi- via logica su roccia buona, a tratti otti- la via “Jovis”di Leviti e Giovannella Cresci paggine fino ad una parete strapiombante cata piacevole e logica su roccia da buona ma. Sviluppo 360 m superati con 7 tiri di Marrone: la via “Trimusiate” di Leviti e Gio- gialla solcata da colatoi neri. Risalire quello a ottima.L’attacco è posto all’apice della corda con difficoltà di III, IV, 1 passaggio vannella Cresci Marrone: la via “Altinoi” di di IV+ e 1 di V-. Avvicinamento brevissimo Leviti e Giovannella Cresci Marrone. Le vie dal Bivacco CAI Gorizia abbassandosi per si sviluppano per una decina di tiri di cor- pochi minuti lungo il vallone di Riobianco da e presentano un dislivello di circa 300 in direzione sud-est fin sotto la verticale m (la via Jovis attacca circa 200 m più in della Torre Rotonda, posta una ventina basso). Le difficoltà raggiungono il IV+. La di metri a sinistra di un’evidente diedro- vicinanza del rif. Rosetta (ai gestori Rober- rampa con andamento sinistra-destra (5 ta e Mariano Lott si possono richiedere le min). Dallo zoccolo di II e III alla base di relazioni dettagliate) consente marce di un primo risalto verticale (50 m) oltre il avvicinamento alla parete e rientri molto quale alla base di un camino tra la parete brevi. Malgrado la quasi completa attrez- e un pilastro (50 m IV, I, II). Proseguire con zatura delle vie a spit, agli eventuali ripe- divertente arrampicata lungo la parete a titori si raccomanda la normale dotazione sinistra del camino, poi lungo uno spigo- alpinistica, martello e chiodi compresi. lo poco pronunciato fino ad un gendarme (55 m IV sostenuto). Salire a una selletta Pianoro dei Tocci -2675 m e superare uno strapiombo (55 m III, IV, 1 Dolomiti Orientali - Cadini di Misurina passaggio IV+). Superare gli ultimi 20 m Il 22 settembre del 2013 in 4 ore, Giacomo di spigolo quindi per cengia verso sinistra Romano (Gruppo Rocciatori Gransi) e Mar- verso la sommitale Torre Rotonda (60 m co Pettenò (CAI Mestre) sulla parete est II, I). Salire a una forcellina, poi alla base hanno aperto la via “Patrum Memoriam”: della parete est della Torre, presso uno una arrampicata di 230 m con difficoltà dal spiazzo (60 m II, 1 passaggio di V-). Lungo IV+ al VI+. La direttrice di salita è data da lo spigolo nord alla cima (20 m I, II). Per un sistema di fessure e diedri leggermente scendere dalla cima ritornare sui propri strapiombanti intercalati da alcune plac- falda detritico-erbosa di sinistra delle 2 Germula, 2143 m passi per una decina di metri e calarsi a che molto tecniche e di difficile interpre- che digradano dalla parete. La direttrice Alpi Carniche - Gruppo Creta di Aip-Ca- corda doppia verso ovest ad una forcellet- tazione. Roccia ottima ad eccezione di un di salita è data dal pilastro parallelo e sulla vallo - Sottogruppo Germula ta. Abbassarsi a nord per un canale fino ai breve tratto facile per arrivare alla quarta destra alla via “Fuga dal Lavoro” (vedi ru- Il 27 luglio del 2013 Samuel Straulino e prati della grande rampa che rasenta ver- sosta. In apertura sono stati usati e lascia- brica settembre 2012) e sfrutta un elegan- Federico Dalmas hanno aperto una nuova so oriente la base delle pareti delle Cime ti in parete 4 chiodi e diversi cordini, oltre te sistema di diedri, fessure e placche ca- via sulla parete est, la parete calcarea che Marginali. Imboccare sulla sinistra (nord) a friend, nut e cordini. Per una ripetizione ratterizzate a metà parete da un evidente sovrasta il primo grande ghiaione toccato un’evidente cengia (sentiero di camosci) sono consigliati friend dal 0.3 al 3 B.D.e tetto che si supera al suo margine destro. dal sentiero di avvicinamento. La via si che riporta in prossimità della parete ap- alcuni chiodi. L’attacco si trova 30 m a si- Sviluppo 220 m con difficoltà di IV, V, V+, sviluppa lungo una bella successione di pena percorsa. Obliquando a sinistra (II) nistra di quello della via Quinz-Hirschland- passaggi di VI-. Usati un paio di friend e una placche , diedi e fessure di roccia da buo- ed infine con una doppia si ritorna all’at- Kraus, alcuni m sopra le ghiaie, presso un dozzina di chiodi. na a ottima a tratti compattissima, a parte tacco della via(ore 2).

72 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 73 Libri di montagna a cura di Linda Cottino • Fabrizio Torchio, Riccardo Il volume più corposo, quello stori- Decarli co, è affiancato da un’antologia di il collezionista Ad est del Romanticismo testi e da un libretto di escursioni a cura di Leonardo Bizzaro e Riccardo New Book Edizioni, 3 voll, pp. sulle tracce delle prime salite. Decarli, Biblioteca della Montagna-Sat 704+502+64, s.i.p. • Azad Vartanian I fiori santi dell’Ararat Nuovi Sentieri, 175 pp., 18,00 €

Cho Oyu, la Dea Turchese Che le Dolomiti siano il non plus ultra della bellezza alpina è stato Con quattro metri di scaffali e qualche migliaio Dal mito alla laicità di fatto decretato dalla loro assur- di euro da spendere, si dovrebbe cominciare da zione a Patrimonio dell’Umanità, quella che la libreria Henry Sotheran di Londra come sancito dall’Unesco nel Il Monte Ararat, il genocidio presenta nel suo catalogo di Natale come the 2009. Ma già gli inglesi che da armeno del 1915, la Turchia, i backbone of any mountaineering collection, fine Settecento iniziarono ad curdi, gli equilibri instabili tra le la spina dorsale. La raccolta della rivista dell’Al- attraversarle, ne furono stregati nazioni europee a cavallo tra Otto pine Club, il più antico e longevo periodico -

Foto Dirk Groeger (Wikimedia Commons) (Wikimedia Dirk Groeger Foto al punto da divenirne i cantori, e Novecento, la ricerca dell’Arca quest’anno compie 150 anni - dell’associazione che svelarono, con i loro diari di di Noè. Quante suggestioni in alpinistica più antica, è una parte importante di to esplosivo – in forma di racconto – di Messner, con la consueta maestria, anche viaggio, l’eccezionale playground questo libro, che racconta la ogni biblioteca. Racconta la storia delle nostre spinta all’azione, entro la quale si fondo- se in questo suo ultimo Cho Oyu. La Dea agli alpinisti in patria. A ripren- vera storia di due giovani pastori montagne prima e più di quanto abbia fatto no abilità tecniche e ricerca del proprio Turchese forse in maniera un po’ disordi- dere le fila di questa suggestiva armeni passati miracolosamente qualsiasi altra pubblicazione, raccoglie scrit- limite, capacità di sofferenza nell’habitat nata. Il libro è una sorta di monografia sulla scoperta sono Fabrizio Torchio, indenni attraverso le atrocità ti degli alpinisti che hanno lasciato il proprio ostile e a lui sconosciuto dell’alta quota e, montagna, che scopriamo essere, leggendo giornalista de L’Adige, e Riccardo commesse ai danni del loro nome sulle vette del mondo intero, tuttora è la infine, perseveranza nel condurre in porto il bel saggio introduttivo di Fosco Maraini, Decarli, della biblioteca della Sat, popolo e che, ingaggiati da una voce più rispettata nella comunità alpinistica. il progetto tanto desiderato. Fino alla ne- particolarmente importante e significativa che in questo imponente lavoro spedizione russa agli ordini dello Il primo redattore è stato Hereford Brooke Ge- cessaria e saggia rinuncia a un centinaio di per gli Sherpa, che alle sue pendici, attra- (dato alle stampe con il contribu- Zar, scoprono quella che si sup- orge, il secondo Leslie Stephen, l’autore di The metri dalla cima, che nulla ha tolto alla sua verso il passo Nangpa-La, sono transitati to dell’Accademia della Montagna pone essere l’arca di Noè. Quanti Playground of Europe, tra i più noti alpinisti vit- Sono usciti entrambi sul finire del 2013, ma performance: la discesa in sci dal plateau durante la migrazione dagli altopiani del Ti- del Trentino) riescono a parlare misteri si celano nelle pieghe della toriani, oltre che padre di Virginia Woolf, e negli non potrebbero essere più diversi. E anche sommitale (8100 m) fino a quota 7000 m bet verso il Nepal nel XIV-XV secolo. con un linguaggio piano e coinvol- montagna-simbolo degli armeni? indici degli inizi si trovano i nomi di Whymper, se l’ambientazione è la medesima – il Cho e poi ancora lungo la ripida “via Messner” Di questa montagna sacra, che gli europei gente di tutti i grandi nomi della Quanto di non detto, e di negato, Tuckett, Freshfield. Di chi ha fatto la storia Oyu, sesto ottomila per altezza della terra: fino al termine della neve (6000 m). Con iniziarono a conoscere solo nel 1921, si rac- cultura vittoriana – da Ruskin e è rimasto, a beneficio di una real- dell’alpinismo, in quattro metri di copertine co- 8202 metri, sul confine tra Nepal e Tibet una narrazione forse un po’ naif (e alla quale colgono qui tante notizie: dalle iniziali rico- Turner a Wordsworth e Coleridge, politik che ha di fatto rimosso un lor tabacco decorate sul piatto anteriore dalla (dunque Cina) – i libri di Reinhold Messner non avrebbe fatto male il tocco di un buon gnizioni inglesi compiute da Shipton e com- Byron e Shelley – raccontando olocausto? Il libro, crudo e spieta- caratteristica incisione dorata (poi, dagli anni e di Fabio Beozzi sono davvero l’espressione editor!), ma sempre piacevole alla lettura, pagni, alla prima ascensione firmata da un la società industriale degli albori, to, ma al tempo stesso vibrante e Sessanta, rilegate in verde con sovracoperta di due mondi, distinti eppur complementari, Beo ci fa partecipi della sua storia, che è personaggio sui generis, il geologo, giornali- come pure l’estetica dell’orrido commovente, intreccia vicende di illustrata). Sotheran, che propone esemplari di senz’altro molto attuali in questa loro com- una storia “laica”, in soggettiva, una storia sta e alpinista austriaco Herbert Tichy, che e del sublime cara ai Romantici. vita del mondo pastorale armeno altissima qualità ma pittosto cari – sempre con plementarietà, tanto da spingermi a consi- che potrebbe essere quella di uno di noi. dopo aver passato decenni a girovagare per Fino ad entrare a pie’ pari in am- (e curdo) alle pendici dell’Ararat splendidi cataloghi – offre the complete run gliare di leggerli insieme, uno dopo l’altro o, Gli ottomila sono lì, a portata di chiunque si l’Asia con la sua motocicletta e aver esplora- bito più prettamente alpinistico, all’inizio del secolo scorso, con dal numero 1 del 1864 al 110 del 2005 a 9.500 perché no, uno accanto all’altro. prepari a sufficienza per poter immaginare to insieme agli Sherpa l’allora sconosciuto cominciando dall’illustre binomio i tragici fatti dello sterminio e sterline; Chessler Books, dal Colorado, altro im- Messner non ha bisogno di presentazioni. di portare lassù la propria sfida personale. Nepal occidentale, con il connazionale Jose- Josiah Gilbert-George Churchill, con le ricerche della mitica Arca, portante indirizzo tra gli antiquari di montagna, Fabio Beozzi, in arte “Beo”, è maestro di sci Il Nepal, gli sherpa, il Tibet, la Cina, il cam- ph Jöchler e lo Sherpa Pasang Dawa Lama che con The Dolomite Mountains continuate in anni anche recenti e lo mette “in saldo” a 7.500 dollari. Entrambi e allenatore di sci alpino, amante del ripido po base, il su-e-giù dell’acclimatamento, i salì il Cho Oyu il 19 ottobre 1954, a corona- scrissero il caposaldo dell’esplora- a cui l’autore stesso ha partecipa- comprendono però i due primi fondamentali e atleta poliedrico, che spazia dall’arram- campi intermedi, la salita alla cima, le valan- mento di una spedizione ultraleggera, asso- zione dolomitica e “lanciarono” di to e a cui ancora si dedica, come Peaks, Passes and Glaciers, del 1859 e 1862, picata al surf, dal windfsurf alla bicicletta. ghe e le bufere, le paure e i rischi di possibili lutamente rivoluzionaria per l’epoca. fatto queste montagne, a Edward illustrano il sito www.noahsark.it e nati da un’idea di John Ball, considerati le pri- Cesare Cesa Bianchi, che di Beo è divenu- congelamenti… Tutti frammenti del grande Il libro ci accompagna attraverso le spedi- Whitewell che, in sodalizio alpi- il documentario Ararat. La mon- me pubblicazioni ufficiali dell’alpinismo, anto- to amico nel corso della sua spedizione del puzzle di una classica spedizione himala- zioni Messner (lo specialissimo tentativo nistico con Francis Fox Tuckett, tagna misteriosa, realizzato da logie del meglio che all’epoca i soci del neonato 2011 al Cho Oyu, dice di lui che «fonde in sé yana, così come nella modernità abbiamo invernale con il coinvolgimento di alcuni ar- compì il tour descritto nel classico Vartanian con il regista Roberto Alpine Club seppero fare. Furono una sorta di stesso entusiasmo e riflessività, prudenza imparato a conoscerla e a vederla, benché tisti e l’ascensione vittoriosa del 5 maggio Zigzagging amongst ; Soramaè. L’introduzione al volu- laboratorio del futuro Alpine Journal. Il presti- e aggressività, forza e competenza e tanti, perlopiù dalle nostre poltrone e dai nostri 1983 con Michl Dacher e Hans Kammerlan- passando per il pioniere del Pelmo me, invece, è di Antonia Arslan, gioso studio bibliografico Il Piacere e il Dovere tantissimi sogni, idee e pensieri, senza mai monitor, ma che è comunque diventata par- der), per chiudere con le schede cronologi- John Ball, Douglas Freshfield, autrice del libro La masseria delle di Andrea Donati, a Vercelli, valuta ognuno, nel prendersi troppo sul serio». Le sue Curve te del nostro immaginario collettivo. che delle ascensioni e l’elenco dettagliato Leslie Stephen, l’Alpine Club, la allodole, da cui i fratelli Taviani suo ultimo catalogo, a 600 euro. Anche da quel- sulla Dea Turchese sono un concentra- Diversa la storia raccontata da Reinhold delle stesse compilato da Elizabeth Hawley. Sat degli albori, le “crinoline”… hanno tratto l’omonimo film. li una collezione potrebbe cominciare.

74 / Montagne360 / Febbraio 2014 Febbraio 2014 / Montagne360 / 75 Libri di montagna

• Roberto Vaiana • Martino Colonna, • P. Grosso, F. Vascellari • Matteo Carletti Free Solo Francesco Perini Scialpinismo in Sulle gobbe del Idea Montagna, 173 pp., Uomini & Neve Comelico-Sappada Leviatano 14,50 € Versante Sud, 263 pp., Edizioni Vividolomiti, 240 YoucanPrint, 153 pp., 14,00 € 33,00 € pp., 24,50 €

Tra l’Emilia e la Toscana, tra i terri- tori del Frignano e della Garfagna- Matteo Carletti na, si articola un suggestivo con- catenamento di gobbe, selle, cime, passi, una giogaia rocciosa costitu- ita da alcune delle più signi cative Matteo Carletti Sulle gobbe vette dell’Appennino settentrionale. Si tratta del crinale, fondamentale riferimento orogra co da cui si di- partono a pettine una serie di cre- del Leviatano ste secondarie che declinano verso

la pianura, come sinuose schiere di Luoghi e genti del Crinale primordiali, immense creature dal- tra Frignano e Garfagnana la pelle coriacea, impressa dalle ere e concrezionata dal tempo. Scopri attraverso questo libro i luoghi e le genti del crinale tosco-emiliano, tra storia ed escursionismo. Sulle gobbe del Leviatano

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Un libro che si legge tutto d’un fiato e che in alcuni Il crinale tra Frignano e passaggi ti può addirittura Incontri ravvicinati con i Il Comelico e Sappada, Garfagnana, sull’Appennino “far sudare le mani”, come protagonisti del free ride: 18 estremo lembo orientale tosco-emiliano, è luogo scrive Manolo nella sua interviste nel solco della for- del , sono tra i luoghi poco praticato dall’imma- prefazione. E come possia- mula già collaudata dall’edi- delle Dolomiti i più lontani, ginario contemporaneo ma mo confermare anche noi, tore milanese con Uomini tuttora immersi in un isola- vanta una storia antica e quasi increduli che l’arram- & Pareti. Una bella idea per mento che, se da un lato ha significativa per le vicende picata possa aver ispirato un entrare nello spirito e nella creato disagi, dall’altro ne del nostro paese. racconto di tanta suspense, totalizzante passione per la ha mantenuto l’integrità. È L’autore fa dialogare la sua smarcandosi dalla formula neve fresca che spinge que- alla scoperta di queste valli, approfondita conoscenza del giallo classico. Quattro sti sciatori e snowboarder, i cime, creste, pendii, dove del territorio con personag- protagonisti ben tratteggia- pionieri come i più giovani, può ancora librarsi la fan- gi ed eventi, animando un ti, le cui vicende personali a mettersi in gioco per tasia di scoperta, che i due suggestivo concatenamen- si intrecciano sul grande affrontare discese estreme e autori si sono avventurati, to di gobbe, selle, cime, palcoscenico verticale di un lasciare la propria traccia su realizzando una monogra- passi, tra i più significativi reality che rende tutti parte- pendii immacolati. Il fascino fia che è senz’altro la più dell’Appennino settentrio- cipi della loro avventura. Una della sfida, anche a costo esauriente della zona: 150 nale. miscela ben riuscita, dove della vita, trasuda da ogni itinerari di ogni difficoltà, di Il libro è in vendita sia su anche le minute descrizioni parola e inevitabilmente ci cui oltre 80 inediti, che ci Amazon, sia in libreria, della roccia e dell’arrampi- cattura. Un bello spaccato aprono le porte di un magico dove è distribuito dal circu- cata non annoiano mai. delle frontiere dello sci. ambiente naturale. ito nazionale YoucanPrint.

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GUIDE Grigioni: 91 itinerari scelti. • Robert Lapunt, Transumanza sotto controllo. In alpinismo, • Domenico Giusti, Giorgio Versante Sud, 352 pp., 29,50 € Storia di una famiglia e di un arrampicata e negli sport Passino, Mont Blanc Freeride tempo duro, da cui proveniamo. d’avventura. Fuoripista nel cuore del Monte NARRATIVA Caosfera Edizioni, 133 pp., Versante Sud, 231 pp., 29,50 € Bianco, tra Courmayeur e • Oreste Forno, La farfalla sul 14,00 € Chamonix. ghiacciaio • Gian Mario Aspesi, Giancarlo Idea Montagna, 318 pp., 25 € Un libro per aiutare gli alpinisti • Stefano Torri, I racconti di un Cataldi, Casa alpina a non morire. Un libro dove la montanaro Tipologia degli edifici primitivi • Valentino Cividini, Marco montagna si fa vita. Storie, ricordi, avventure di sull’arco alpino. Romelli, Ghiaccio delle Orobie Bellavite, 127 pp., 12,00 € montagna. Priuli&Verlucca, Quaderni di Con piccozza e ramponi nelle www.qui-montagna.it, 161 cultura alpina, 143 pp., 24,50 € Alpi Orobie e nelle Prealpi • Franco Faggiani, Il pp., 8 € Lombarde. comandante Colleoni. Tracce • Luigi Zanzi, Erico Rizzi, Versante Sud, 223 pp., 27 € sotto la neve SAGGI I Walser Un eco-giallo sulle montagne • Filippo Gamba, Libertà di L’avventura di un popolo nelle • Giorgio Valè, Scialpinismo intorno a Trento. rischiare alte Alpi. Cho Oyu. tra Lombardia e Grigioni Idea Montagna, 231 pp., Come alzare i limiti delle Fondazione Enrico Monti, 158 Foto Mark Horrell Lario, Valtellina, Engadina, 16,50 € proprie imprese tenendo i rischi pp., 30 € (Wikimedia Commons)

76 / Montagne360 / Febbraio 2014 News dalle aziende Montagne360 a cura di Susanna Gazzola (GNP) La rivista del Club Alpino Italiano Sul prossimo numero in edicola dal 27 febbraio Direttore Responsabile: Luca Calzolari Direttore Editoriale: Alessandro Giorgetta * Ciaspole SALEWA Speciale ciaspole Caporedattore: Stefano Aurighi Gli amanti della neve non devono crucciarsi se la primavera è Redazione: Lorenzo Arduini, Stefano Mandelli, l’alternativa democratica a sci e snowboard Matilde Delfina Pescali alle porte e le giornate dedicate allo sci ormai sono agli sgoccioli. Segreteria di redazione: Carla Falato Approfittando dell’esperienza pluriennale La struttura leggera e resistente, combina- In montagna, infatti, la neve sarà ancora a lungo compagna di Tel. 051/8490100 - [email protected] di alpinisti ed esperti, la nuova generazione ta con le lame in acciaio con verniciatura a avventure per gli amanti delle ciaspole. Hanno collaborato a questo numero: Linda Cottino, Massimo Goldoni, Roberto Mantovani, di ciaspole ha raggiunto un livello altamen- immersione per cataforesi, rende questa Sul numero di marzo di Montagne360, quindi, spazio a itinerari Mario Vianelli, Carlo Caccia te tecnico, grazie anche a materiali leggeri, ciaspola indistruttibile. per chi ama immergersi nel silenzio dei boschi o sugli altipiani in Grafica e impaginazione: Francesca Massai, di ultimissima generazione, dalle grandi Per info: www.salewa.it alta quota, dalle Alpi Occidentali alle zone dei Piani di Artavaggio Silla Guerrini Service editoriale: Cervelli In Azione srl - Bologna prestazioni e soprattutto molto resisten- e del Monte Sodadura (zona Valsassina-Orobie), passando per Tel. 051 8490100 - Fax. 051 8490103 ti. 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Approvazione bilancio consuntivo 2013 e preventivo 2014; sezioni, sottosezioni e rifugi: € 10; abb. non Soci: Breath Termo: il primo tessuto in grado di generare calore Sodalizio in Milano, via Duccio di Boninsegna 21/23, per le 5. Determinazione delle quote associative 2015; € 24,00 + 2,10 (spedizione postale); supplemento ore 7:30 di venerdì 28 marzo 2014 e, occorrendo, in seconda 6. Approvazione Regolamento elettorale per adeguamento spese per recapito all’estero: UE € 28,46 / Resto d’Europa e Mediterraneo € 23,52 / Resto del Partendo dallo studio sulla energia che si trasforma in convocazione alle ore 21:00 di lunedì 31 marzo 2014 – per alle norme statutarie mondo € 29,28. Fascicoli sciolti, comprese spese termodinamica e sui mec- calore. Il corpo rimane fresco discutere e deliberare sul seguente Ordine del Giorno: 7. Determinazione della data delle elezioni alle cariche postali: Soci € 2,00, non Soci € 3,90. Per fascicoli canismi di mantenimento e asciutto e, grazie ai tratta- 1. Nomina del Presidente e del Segretario dell’Assemblea; sociali; arretrati dal 1882 al 1978: Studio Bibliografico San Mamolo di Pierpaolo Bergonzoni & C. snc, della temperatura di mam- menti specifici applicati, il 2. Relazione del Presidente della Sezione sull’attività sociale 8. Nomina del Comitato elettorale; Via XX Settembre, 42 - 40050 Dozza (BO) - Tel. miferi e uccelli, gli ingegneri PH è sempre sotto controllo, 2013; 9. Nomina degli Scrutatori per le elezioni alle cariche sociali. e Fax 0542 679083. Segnalazioni di mancato Mizuno hanno progettato rimanendo neutro per tutta la 3. Relazione dei Revisori dei Conti sulla gestione 2013; 10. Varie ed eventuali. ricevimento: indirizzate alla propria Sezione o alla Sede Centrale (tel. 02 2057231). Indirizzare tutta Breath Thermo®, il primo vita del prodotto e rendendo- la corrispondenza e il materiale a: Club Alpino tessuto in grado di gene- lo antibatterico, antiodorante Italiano Ufficio Redazione - via E. 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