Studi di Storia dell'Arte 30 In copertina: Pisanello, Torneo-Battaglia, particolare di cavaliere (Leonello d’Este ?), Mantova, Palazzo Ducale. Studi di Storia dell'Arte

30 2019

C ediart 1a edizione dicembre 2019 Iscrizione al R.O.C. n° 26059 del 24/11/2015 ediart editrice Classificazione ANVUR della rivistaStudi di Storia DIRETTORE EDITORIALE dell’Arte - Classe A Area 10 - lEONILDE dOMINICI Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico- [email protected] artistiche: settore B1 - STORIA DELL'ARTE: Classe A riconosciuta Direttore Responsabile Marcello Castrichini [email protected] [email protected] Studi di Storia dell'Arte, 30-2019 pp. 360; ill. b/n e col.; form. 210x297 mm.

ISSN 1123-5683 Studi di Storia dell’Arte - Todi (PG)

CREDITI FOTOGRAFICI / PHOTOGRAPHIC CREDITS Il materiale fotografico utilizzato nel presente volume è fornito dagli autori che si assumono la responsabilità e i crediti che possono derivare dalla relativa pubblicazione; le foto eseguite dagli autori, o comunque di loro proprietà, possono non avere riferimenti. A. Tartuferi: 14 Foto M. Castrichini. A. R. Calderoni Masetti: 1 da L’ambone del duomo di Pisa (Luciano Romano), a cura di Crispino Valenziano; 2 da: Max Seidel, Giovanni Pisano a Genova (Giorgio Laurati); 3; Tav. III foto Marcello Castrichini; 7-10, Walter Benelli, (Autorizzazione Soprintendenza ABAP di Pisa, prot. n. 10482 del 14 agosto 2019), 4 foto dell’autrice; 5-6 da: The Metropolitan Museum of Art, 11-13 Ghigo Roli; 14 due Foto Jolly Torino, Museo di Antichità di Torino (risorsa elettronica); 15 Boston, Museum of Fine Arts (risorsa elettronica). G. Kreytenberg: 1, 7, 8, Archivio dell’autore, Dorsten; 2, 3 Grassi, Siena; Sopr. Beni AS, Siena; 6 Staatl. Museen, Berlin. M. Castrichini: Foto dell’autore ; 28-29 da L. Sysono and D. Gordon, Pisanello. Painter tho Remaissance court, Londra 2001, pp. pp. 86-88. Christopher Daly: 1, photo Gabinetto fotografico Polo Museale Fiorentino; 2, © Zamek Królewski na Wawelu; 7, photo: Hans Schaeffer Galleries Archive, Department of Image Collections, National Gallery of Art, Washington, DC. Sara Cavatorti: 1, 6. Mario D’Arrigo; 7-9: Sandro Bellu; 10-11: Fototeca della Fondazione Federico Zeri; 12: Lorenzo Principi; 13-15, 17-18; Claudio Ciabochi; 16: Diocesi di Gubbio-Ufficio Beni Culturali. C. Violini: 22 foto M. Castrichini. S. Cavicchioli: 1, 3, 6, 7, 8, 9, 13, 14 Fotografia di Andrea Scardova, Fototeca IBC e la menzione “su autorizzazione dell’Istituto Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna”, siamo inoltre tenuti a: riportare l’espressa avvertenza del divieto di ulteriore riproduzione e/o duplicazione con qualsiasi mezzo; 2, 4 per gentile concessione dell’Università di Bologna, Museo di Palazzo Poggi; 5, 15 Fondazione Carisbo - Genus Bononiae; 10 su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Biblioteca Marucelliana di Firenze, siamo inoltre tenuti a: riportare l’espressa avvertenza del divieto di ulteriore riproduzione e/o duplicazione con qualsiasi mezzo; 12, 13 foto Andrea Ruggeri, Bologna. F. Mancini: 2 courtesy of Richard A. Berman Fine Art; 3 ©Trustees of the British Museum; 4 © Wallraf-Richartz-Museum; 5-6 , public domain; 9 © RMN-Grand Palais (musée du Louvre); 1, 12 GDSPR, inv. 2066 ©GDSPR; 13 © The Samuel Courtauld Trust, The Courtauld Gallery, London. M. Moretti: 1, 14 Paris, Louvre, Cabinet des dessins, Fonds des dessins et miniatures. INV 32866, Recto; 15 da Breviarium Romanum, 1632; 12-13, 17c, foto M. Castrichini. . Fausto Nicolai: 2, 2b, 2c, 2d, 2e, 6-7 foto dell’autore; da Petrucci 1 p. 8, 3 p. 61, 5 p. 22, 8 p. 61, 9 p. 22, 10 p. 23, 11 p. 62, 12 p. 63, 13 BAV, Cod. Lat. Vat. 11257, f.65. M.S. Alfonsi: 1-4, 11-17 Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi;7 Foto di Mauro Coen; 10-17 Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi; 5 Paul Getty Museum; 6, Gift of Mr. and Mrs. Charles Wrightsman, 1973, n. 1973.311.1; 7, Per gentile concessione delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini, foto di Mauro Coen; 8 foto Joerg P. Anders.© 2018. Foto Scala, Firenze/bpk, Bildagentur fuer Kunst, Kultur und Geschichte, Berlin; 9-10 su gentile concessione del Comune di Padova-Assessorato alla Cultura.

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COMITATO SCIENTIFICO

Liliana Barroero

Giovanna Capitelli

Stefano Casciu

Stefano Causa

Enrico Maria Dal Pozzolo

Cristina De Benedictis

Cristina Galassi

Gert Kreytenberg

Francesco Federico Mancini

Enrica Neri Lusanna

Steffi Roettgen

Pietro Ruschi

Erich Schleier

Nicolas Schwed

Angelo Tartuferi

Anchise Tempestini foto da Rai3

Il 26 novembre 1991 nella Sala del ‘Dugento’ in Palazzo Vecchio, con l’augurio della città di Firenze, e illustri padrini, Franco Borsi, Mina Gregori, Jiulian Kliemann e Giorgio Zampa, ha avuto inizio l’ avventura, giunta Sommario

Angelo Tartuferi Il Maestro della Sant’Agata in San Miniato al Monte a Firenze e un punto di vista su Francesco da Pisa 9

Anna Rosa Calderoni Masetti Riflettendo sull‘attività di Giovanni Pisano a Genova 19

Gert Kreytenberg Due frammenti di statue di una Adorazione dei Re Magi di Gano di Fazio 33

Mauro Minardi Per la ricomposizione e la provenienza di un trittichetto del Maestro di Forlì 39

Laura Alidori Battaglia e Marco Battaglia L’impresa trecentesca degli antifonari della Santissima Annunziata Magister Petrus miniatore pisano a Firenze ed una proposta per l’identità del Maestro delle Effigi Domenicane 55

Helena Giommoni L’arca-altare di San Donato tra Arezzo e Firenze 69

Marcello Castrichini Francesco I Gonzaga con Gianfrancesco nel Torneo-Battaglia di Pisanello in Palazzo Ducale di Mantova 83

Ada Labriola Un codice con le Elegiae di Properzio appartenuto a Matteo Luigi Canonici e alcune proposte per la biblioteca di Lorenzo e Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici 103

Nicoletta Pons Una nuova pala d’altare di Jacopo del Sellaio 123

Christopher Daly Una proposta per una predella del Sellaio 135

Sara Cavatorti I Crocifissi lignei di Nero Alberti da Sansepolcro nelle Marche 141

Chiara Violini Pordenone in : il caso di Alviano 155 Maria Rosa Pizzoni Un’Annunciazione di Francesco Salviati per L’Aquila. Notizie storiografiche e documentarie 177

Sonia Cavicchioli I fregi dipinti in palazzo Leoni: Lorenzo Sabatini e il mito di Enea nella Bologna del Cinquecento 183

Federica Mancini Dello “schiccherar sulla carta” di Giovanni Domenico Cappellino. Proposte per l’attività grafica del miglior seguace di Giovanni Battista Paggi 197

Alessandro Brogi Lucio Massari, Ludovico Carracci, Annibale Carracci. Spigolature 211

Massimo Moretti Gli anni romani di Jacques Stella (1622-1634) e due nuovi suoi quadri per la Cattedrale di Amelia al tempo del vescovo Domenico Pichi (1623-1633) 225

Erich Schleier Il vero “Apollo che abbraccia un’ arbore della mano del S. Muti”e alcune considerazioni su Charles Mellin 239 Fausto Nicolai Nuovi documenti sulla genesi seicentesca di San Martino al Cimino. Virgilio Spada e i Pamphilj 249

Maria Stella Alfonsi Da Venezia a Firenze. Note su alcuni passaggi di proprietà fra Paolo del Sera, Giovan Carlo e Leopoldo dè Medici 273

Francesca Baldassari Per Orazio Fidani: aggiunte al suo catalogo 311

Gabriele Capecchi L’altro Volterrano. Due allestimenti di Baldassarre Franceschini per la Basilica della Santissima Annunziata a Firenze 323

Indice dei nomi e dei luoghi 347 Christopher Daly, p. 135

Sara Cavatorti, p. 141

XVII-XVIII. Crocifisso, particolare del volto, Lamoli, abbazia benedettina di San Michele Arcangelo. Sara Cavatorti

Sara Cavatorti

I crocifissi lignei di Nero Alberti da Sansepolcro nelle Marche

La figura di Romano Alberti da di Cristo della collezione londinese bide del modellato; il volto appare Sansepolcro, detto Nero, e la sua di Daniel Katz; in secondo luogo tra più disteso e dai volumi più sodi, produzione artistica - con partico- i due crocifissi si possono riscontra- caratterizzato dagli occhi appena lare riguardo agli studi sulla tecni- re profonde differenze tipologiche fessurati e allungati e dalla canna ca esecutiva - sono state ricostruite e stilistiche. del naso sottile; la barba e i capelli a tutto tondo da Cristina Galassi a Il Crocifisso di Sansepolcro (figg. risultano molto meno esuberanti, partire dalla mostra monografica 1-3), pubblicato nel 2016 da Marco a tratti più sommari, e in partico- di Umbertide del 2005.1 In questo Droghini,3 sebbene non si trovi in lare si può notare il dettaglio dei contributo vengono offerte nuove perfette condizioni conservative, baffi che si arricciano leggermente osservazioni sulla bottega del bi- mostra una muscolatura addomi- all’insù. turgense prendendo le mosse da nale sforzata; il busto è segnato dal- Le opere marchigiane che ver- una serie di crocifissi lignei rintrac- lo sterno e dalle costole sporgenti; il ranno illustrate risarciscono la ciati nell’area marchigiana. panneggio è intagliato, percorso da figura di Nero Alberti di un ruolo, Il catalogo del maestro - ricco pieghe tubolari e si raccoglie con un quello di intagliatore di statue, di manichini polimaterici, più intreccio anteriore del tessuto che tramandato dalle fonti6 ma finora propriamente definiti statue “da crea un risvolto sul fianco destro; il poco documentato dalle opere, e vestire”, raffiguranti San Rocco, il volto, affusolato e scavato, è incor- soprattutto contribuiscono a ridur- Cristo risorto, la Madonna, il Bambino niciato da una ricca chioma di ca- re le discrepanze esistenti tra i due Gesù benedicente, ma anche santi, pelli a boccoli e dalla barba divisa in crocifissi appena menzionati rico- figure muliebri e angeli cerofori due spirali. Il Cristo “con li braccie struendo i tasselli di una produzio- – vanta al momento due crocifissi a chiovole”, dotato del meccanismo ne scultorea in cui è la bottega del lignei conservati nella chiesa di di movimentazione delle braccia maestro a ricoprire un ruolo centra- Santa Maria delle Grazie al Riva- che trasforma la figura in Deposto, le. Sarà utile ricordare, infatti, che io a Castiglion Fiorentino e nella è ricordato nei registri manoscritti Nero – in qualità di esponente di chiesa della Madonna delle Grazie della Compagnia della Madonna una delle più prolifiche famiglie di a Sansepolcro, entrambi dotati delle Grazie di Sansepolcro il 31 artisti del XVI secolo dedita, oltre di attestazioni documentarie che ottobre del 1524 come opera “data che alla pittura e al disegno, anche certificano l’autografia di Nero e a fare” a Romano Alberti.4 all’intaglio di altari e di carpenterie forniscono le datazioni. Quest’ul- Sebbene di dimensioni inferiori per soffitti e pale d’altare, all’alle- tima osservazione non è di poco al naturale, più longilineo e natura- stimento di apparati effimeri per conto perché senza l’ausilio delle listico appare il Cristo della chiesa feste e cerimonie - dovette avva- fonti archivistiche risulterebbe dif- di Santa Maria delle Grazie al Ri- lersi sicuramente di una squadra ficile poter inquadrare i due pezzi vaio di Castiglion Fiorentino (figg. di assistenti che intervenivano nei nel corpus dell’autore e tantomeno 4-6), commissionato dalla Compa- vari momenti del processo lavo- sarebbe possibile datarli o scalarli gnia di San Lorenzo per l’omonima rativo, al pari di quanto avveniva cronologicamente tra loro. Questa chiesa al “Maestro dal Borgo Santo durante la produzione delle statue difficoltà è dovuta prima di tutto al Sepolcro”, che lo realizzò in legno “da vestire”. D’altronde alcune an- fatto che nella produzione del mae- di tiglio tra il 1561 e il 1562:5 gli ad- notazioni di Cristina Galassi sulla stro si contano pochi intagli lignei, dominali si dispiegano dolcemente scultura di Castiglion Fiorentino tra i quali il Sant’Antonio da Padova sotto una sorta di arco disegnato - “i capelli solo abbozzati, quella della chiesa di San Francesco di dalla cassa toracica; il perizoma è espressività un po’ raggelata da Umbertide - con un’attribuzione realizzato con tela gessata, parzial- maschera” - facevano propendere incerta, data la pesante ridipintura mente dorata, a simulare l’effetto la studiosa verso l’ipotesi che si che ne ostacola la corretta lettura2 di un tessuto increspato che gioca trattasse di un’opera seriale.7 -, il San Rocco della Collegiata di un vivace effetto chiaroscurale a All’interno dell’impresa fami- Santa Maria di Montone e la testa contrasto rispetto alle fattezze mor- liare di Sansepolcro c’era dimesti-

141 I crocifissi lignei di Nero Alberti ...

142 Sara Cavatorti

(a fronte) 1. Nero Alberti, Crocifisso, Sansepolcro, chiesa della Madonna delle Grazie.

2. Nero Alberti, Crocifisso, Sansepolcro, chiesa della Madonna delle Grazie, particolare. 3. Nero Alberti, Crocifisso, Sansepolcro, chiesa della Madonna delle Grazie, particolare. chezza con questo tipo di iconogra- fia e di manufatto: non si può esclu- dere che circolassero dei modelli di crocifisso ai quali Nero può aver fatto riferimento, o che egli stesso abbia coniato un modello replica- to o imitato da altri membri della sua famiglia. Dalla folta messe di documenti riguardanti gli Alberti è possibile recuperare la notizia di una commissione, da parte di Neri Palmizi di Città di Castello, datata 1593, di un crocifisso al ni- pote e rivale in affari di Romano, Alberto detto Berto;8 prima ancora si attestava la divisione ereditaria, nel 1586, tra i figli di Girolamo, fra- tello di Alberto, che si spartirono alcune opere a intaglio realizzate dallo zio, tra cui crocifissi in tiglio e bosso.9 Inoltre a Durante, uno dei figli di Nero, ricordato soprattutto per la sua attività pittorica a Roma - a differenza del fratello Cosimo che invece si dedicò principal- mente alla scultura10 -, sembra si possa collegare l’esecuzione di un crocifisso ligneo venduto nel 1575 alla Congregazione dei Virtuosi del Pantheon.11 Tuttavia, a fronte di una documentazione così ricca, poche sono le prove scultoree che con qualche certezza si possono collegare ai documenti e nessuna di queste presenta punti di contat- to con i crocifissi di Nero. L’opera di Durante, da riconoscere in un crocifisso situato nell’altare di San Giuseppe all’interno dell’Oratorio dei Virtuosi del Pantheon,12 sem- bra essere aggiornata sulle soluzio- ni proposte dalle botteghe romane tra le quali la principale e la più concorrenziale nella produzione di crocifissi, perlopiù tradotti in

143 I crocifissi lignei di Nero Alberti ...

4. Nero Alberti, Crocifisso, Castiglion Fiorentino, chiesa di Santa Maria delle Grazie al Rivaio. 5. Nero Alberti, Crocifisso, Castiglion Fiorentino, chiesa di Santa Maria delle Grazie al Rivaio, particolare. 6. Nero Alberti, Crocifisso, Castiglion Fiorentino, chiesa di Santa Maria delle Grazie al Rivaio, particolare. (a fronte) 7. Nero Alberti, Crocifisso, Sant’Angelo in Vado, chiesa di San Michele Arcangelo.

metalli preziosi, è senza dubbio quella del lombardo Guglielmo della Porta. Nell’intaglio romano sono espressi in nuce alcuni va- lori formali - la figura del Cristo avvitata su se stessa, il panneggio molto sgambato e raccolto con un nodo sul fianco - che pochi anni dopo matureranno nell’attività di Giambologna, ai modelli del quale sembra guardare con mag- giore contezza Berto Alberti, come potrebbe rivelare il Crocifisso del Duomo di Città di Castello che Mirko Santanicchia ha proposto di riconoscere in quello commissio-

144 Sara Cavatorti nato nel 1593.13 Anche nelle figure Sansepolcro e quello di Castiglion la fine del Quattrocento e i primi di Cristo intagliate nella cantoria Fiorentino solo con il fatto che del Cinquecento,15 rendendo qua- del Duomo di Città di Castello le due opere cadono in momenti si impossibile la datazione delle Berto mostra un linguaggio più molto distanti della carriera del sculture se non sostenuta dalla do- in sintonia con gli esempi della maestro: come abbiamo già detto, cumentazione archivistica. Per il statuaria toscana di pieno Cinque- il Crocifisso di Castiglione appar- Crocifisso di Castiglion Fiorentino cento, allontanandosi dai modelli tiene alla maturità dell’artista col- è stato già stabilito un nesso con la tardo quattrocenteschi che, come locandosi solo alcuni anni prima fortunata serie di crocifissi di Bac- vedremo, sono invece ancora ben della morte, avvenuta nel 1568, cio da Montelupo, in particolare presenti nell’opera di Nero. mentre l’intaglio di Sansepolcro, con quelli della Badia delle Sante Del resto i rapporti familiari databile al 1524, è contestuale alle Flora e Lucilla e della sagrestia e l’organizzazione della bottega, prime attestazioni dell’attività del della Cattedrale di Arezzo16 ma si con la sua efficiente struttura ge- maestro tra Umbertide, Sansepol- può richiamare anche il Crocifisso rarchica, sono due delle chiavi di cro, Pergola e Città di Castello di Villa La Quiete, in cui sembra lettura essenziali per poter affron- scalate tra il 1523 e il 1531.14 Sia essere evidente il debito contratto tare l’analisi dei crocifissi di Nero nell’intaglio più tardo che in quello da Baccio verso il linguaggio scul- Alberti. Infatti non si possono mo- giovanile, l’Alberti sembra repli- toreo di Benedetto da Maiano, che tivare le differenze tra il Cristo di care modelli toscani a cavallo tra deve aver rappresentato senz’altro un punto di riferimento anche per il nostro. L’intaglio biturgense, nella sua tonica e contratta muscolarità, mo- stra una vicinanza al linguaggio di Giuliano da Sangallo, come rivela il confronto con il Cristo dell’An- nunziata di Firenze, realizzato dal fiorentino tra il 1481 e il 1482.17 Non solo la conformazione anatomica accomuna le due opere, ma anche l’articolazione della capigliatura in fluenti ricci e il volto segnato da un’espressione sofferente più accentuata. Nel catalogo di Nero, d’altronde, non mancano altri pun- ti di contatto con la produzione di Giuliano ed è possibile ritrovare la stessa fisicità anche nel San Rocco di Montone. Questa acquisizione, che fa emergere nuovi tratti dell’espres- sione scultorea dell’Alberti, ci permette di iniziare il percorso tra gli inediti intagli marchigiani a Sant’Angelo in Vado, non troppo distante da Sansepolcro, dove si registra la concentrazione più alta di crocifissi, ben tre, riferibili alla bottega del maestro. Tutte e tre le opere sono dotate delle braccia mobili “a chiovole”, proprio come l’esemplare di Sansepolcro; ma a differenza di quest’ultimo presen- tano il perizoma realizzato in tela gessata, analogamente al Cristo di Castiglion Fiorentino. Il Crocifisso che meglio si confronta con l’inta-

145 I crocifissi lignei di Nero Alberti ... glio biturgense, anche alla luce dei un senso di parziale abbandono, recanti all’esterno la scena dell’An- comuni richiami ai modelli di Giu- bilanciato dalla contrazione dei nuciazione, mentre all’interno sono liano da Sangallo, è quello conser- muscoli addominali; la capiglia- raffigurati Longino e un Cavaliere. vato nella chiesa cattedrale di San tura, articolata in vivaci riccioli, I dipinti sono attribuiti a Raffa- Michele Arcangelo (fig. 7): vi ritro- si confronta con quella del Cristo ellino del Colle, che realizzò per viamo una forte inclinazione della di San Michele Arcangelo e deriva Sant’Angelo in Vado nel 1543 la testa, il volto emaciato incorniciato dal modello di Sansepolcro. Per il Sacra Conversazione di Santa Maria da una riccioluta capigliatura, il Crocifisso di San Filippo (fig. 9) si dei Servi. L’altare sembra essere busto segnato dalla cassa toracica può proporre un accostamento più il frutto di un progetto unitario sporgente e dalla tonica muscola- diretto all’esemplare del Rivaio. in cui la pittura accompagna la tura. La forte adesione al modello Lo suggeriscono le proporzioni scultura rispettando, in partico- biturgense spinge a ipotizzare che anatomiche slanciate e armoniche lare all’interno degli sportelli, un l’intaglio della Cattedrale si possa che ne addolciscono la silhouette, programma iconografico coerente datare a non troppa distanza dalla soprattutto nella porzione del con il tema della Crocifissione. Si commissione del 1524. Tuttavia busto. L’intaglio è collocato all’in- potrebbe accettare la proposta di questa ipotesi va presa con la do- terno di un altare, dedicato alla una realizzazione contestuale per vuta cautela; come è stato già detto, Crocifissione e all’Annunciazione,18 la scultura e per i dipinti e d’al- non si deve perdere di vista il fatto che presenta due sportelli dipinti tronde, anche qualora ci fosse uno che siamo di fronte a un maestro (e a una bottega) in grado di gestire una produzione seriale in cui ogni simulacro può essere forgiato con grande fedeltà al modello, e questo può far sì che la replica si collochi anche a distanza di tempo. Se ac- cettassimo per il Crocifisso di San Michele Arcangelo una datazione entro il terzo decennio del XVI secolo, gli altri due intagli, con- servati in San Francesco e in San Filippo, potrebbero far pensare che l’attività di Nero e della sua bottega per Sant’Angelo in Vado si sia protratta per alcuni decenni. Questi ultimi – che versano in uno stato conservativo non ottimale per una lettura pienamente ogget- tiva, ostacolata in particolare dalle evidenti ridipinture – appaiono in qualche misura più affini al Cristo di Castiglion Fiorentino. Quello di San Francesco (fig. 8), nella sua anatomia tutt’altro che rilassata, si configura quasi come un anello di congiunzione tra i due crocifissi documentati alle estremità dell’at- tività dell’Alberti: sebbene con- forme per iconografia e tipologia all’intaglio di Castiglion Fioren- tino, il corpo non è atleticamente eretto sulla croce come quest’ul- timo; la testa reclinata trasmette

8. Nero Alberti, Crocifisso, Sant’Angelo in Vado, chiesa di San Francesco.

146 Sara Cavatorti scarto cronologico, ipotizzerei una e il suo entourage mettono in opera escludere la possibilità che l’inta- precedenza dell’intaglio rispetto invenzioni del pittore,19 mentre nel glio di Sant’Angelo in Vado possa agli sportelli, che sembrano essere 1555 Berto appunta nel suo Diario precedere di qualche anno il Cristo concepiti proprio a protezione di di bottega di aver realizzato “una di Castiglion Fiorentino (1562); un simulacro raffigurante il Cristo taula alaltare grande” per la Ma- solo un’analisi dell’opera vadese crocifisso. Infine non sarebbe inso- donna delle Grazie dell’omonimo ripulita dalle incoerenti manomis- lita la collaborazione tra il pittore edificio sacro di Sansepolcro dipin- sioni o un’indagine archivistica biturgense e un esponente della ta da Raffaellino.20 che riporti alla luce eventuali famiglia Alberti. Oltre ad essere La datazione incerta degli informazioni sulla commissione accomunati dalla provenienza, sportelli, che oscilla tra il 1537 e dell’opera potranno sciogliere il Raffaellino e gli Alberti sembrano la fine degli anni Cinquanta del nodo della datazione. condividere gli stessi itinerari tra Cinquecento,21 non ci permette Ad attestare il singolare caso di le Marche e l’Umbria e sono docu- di circoscrivere entro coordinate concentrazione di crocifissi della mentati episodi di collaborazione, cronologiche sicure l’esecuzione bottega di Alberti nella zona di in particolare con Berto: nel coro del Crocifisso. Alla luce di queste Sant’Angelo in Vado, contribuisce e nel seggio vescovile della Catte- possibili datazioni dei dipinti di la presenza nell’abbazia di Lamoli, drale di Città di Castello lo scultore Raffaellino del Colle, non si può una frazione del comune di Bor- go Pace, di un Crocifisso, grande 9. Nero Alberti, Crocifisso, Sant’Angelo in Vado, chiesa di San Filippo. al vero, appartenente alla stessa serie, da avvicinare in particolare all’intaglio di Sansepolcro (Tavv. XVII-XVIII). Le osservazioni fin qui esposte, in particolare sul Crocifisso di San Filippo di Sant’Angelo in Vado, spingono a un’importante ricon- siderazione dell’intaglio di Casti- glion Fiorentino: quest’ultimo, do- tato di un documento che ne attesta l’autografia e la datazione, è un punto di riferimento imprescindi- bile nel catalogo di Nero ma la cro- nologia così tarda, le dimensioni ridotte22 e la peculiare trattazione del volto che lo fa apparire quasi ‘non finito’ sono elementi che in- ducono a pensare che non sia uno dei modelli principali bensì la ver- sione tarda di un prototipo di cro- cifisso ancora da individuare. Altri crocifissi inediti rintracciati nelle Marche contribuiscono a sostenere questa congettura, come il Croci- fisso del santuario della Madonna delle Grazie di Jesi23 (figg.10-12). L’opera, più grande del vero, può essere considerata la declinazione monumentale e più rifinita dell’in- taglio di Castiglion Fiorentino; lo suggeriscono la modellazione definita della capigliatura e della barba e la descrizione accurata dei tratti somatici, della bocca, del naso, dei bulbi oculari. Se non fosse per questi dettagli e per le diverse dimensioni, le due opere sarebbero

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di partenza. Tale organizzazio- ne del lavoro, oltre a soddisfare probabilmente le diverse richieste della committenza, permette di applicare il principio di varietà e di inventiva, che rappresenta il punto di forza della produzione di una bottega, mantenendo intat- to il tratto distintivo - si potrebbe dire quasi il marchio di fabbrica - dell’atelier. Queste considerazioni spiegano la difficoltà di scalare cro- nologicamente i vari manufatti, so- prattutto in assenza di documenti d’archivio, anche se non escludono la possibilità di ricostruire una sor- ta di genealogia artistica tra i vari 10. Nero Alberti, Crocifisso, Jesi, perfettamente sovrapponibili: la esemplari. All’interno della serie santuario della Madonna delle foggia del panneggio è identica, fin qui ricostruita, il Crocifisso di Grazie. così come la struttura anatomica, 11. Nero Alberti, Crocifisso, Jesi, Jesi mostra una qualità e una finez- santuario della Madonna delle a parte una leggera amplificazione za superiori che ne suggeriscono Grazie, particolare. del volume della cassa toracica nel una posizione preminente. Un ruo- 12. Nero Alberti, Crocifisso, Jesi, legno di Jesi. Come dimostra la lo di capofila può essere assegnato, santuario della Madonna delle sequenza dei San Rocco, la serialità a mio avviso, anche al Cristo della Grazie, particolare. nell’attività di Nero Alberti è solo chiesa di San Giuseppe di apparente e i crocifissi marchigiani (figg. 13-15), oggetto di grande lo confermano; ogni simulacro è il venerazione da parte della Confra- prodotto di variazioni, aggiunte e ternita del Santissimo Crocifisso e rifiniture applicate a un modello di San Giuseppe. L’intaglio, gran-

148 Sara Cavatorti de al vero e dotato delle braccia do nella sua analisi, descrive alcuni baffi dei Crocifissi di Castiglion mobili, è conservato nella posizio- significativi dettagli del Cristo che Fiorentino e di Jesi. Senza spendere ne di Deposto all’interno di un’urna aiutano a riferirlo alla bottega di un’attribuzione, Fachechi ha pro- sotto l’altare maggiore della chiesa Nero: “i capelli in canapa e gesso” posto un confronto con il Crocifisso da dove viene estratto per essere richiamano le tecniche esecutive della chiesa di Santa Croce della esposto ai fedeli nelle celebrazio- praticate nell’atelier di Sansepol- Foce di Gubbio (fig. 16), accostato ni del Venerdì Santo. La prima cro, specializzato nell’esecuzione al legno marchigiano per la comu- segnalazione dell’opera si deve a di sculture polimateriche, in cui ne trattazione del modellato, la Grazia Maria Fachechi, che ha giu- si ricorreva all’utilizzo di diversi simile resa dei particolari espres- stamente notato l’incongruità del materiali poveri oltre al legno, in sivi, nonché l’utilizzo della stessa panneggio – ricco di pieghe affa- particolare stoppa e colle animali, essenza lignea che sembrerebbe stellate, decorato con una bordura per rifinire e decorare le statue; “i essere il fico.25 Entrambe le opere, dorata e annodato sul fianco da baffi insolitamente orizzontali che oggetto di una intensa devozione, una corda con nappe – “con la su- non si ricongiungono alla barba” hanno le braccia mobili. Nella qua- perficie dolcemente modellata del ricordano, invece, la particolare si inesistente bibliografia dedicata corpo”.24 La studiosa, proseguen- conformazione della barba e dei all’opera eugubina si può rintrac- ciare la condivisibile intuizione di Francesco Mariucci, che ha avanza- to l’ipotesi di un riferimento a Nero Alberti proponendo una datazione intorno alla metà del XVI secolo.26 Inoltre Mariucci ha richiamato la presenza a Gubbio, nel 1584, di Cosimo, figlio di Nero, impegnato nella decorazione dell’organo del- la chiesa di San Pietro,27 a sottoli- neare una possibile familiarità o continuità di rapporti degli Alberti con il contesto eugubino. Sia per l’opera di Cagli sia per quella di Gubbio si rendono necessari interventi di restauro. Entrambe presentano evidenti ri- maneggiamenti nella policromia, mentre nell’intaglio marchigiano è più che probabile un rifacimento del perizoma. Tuttavia i dati fin qui raccolti, la tipologia iconografica, la struttura anatomica, la caratte- rizzazione fisiognomica portano a ritenere che entrambi i crocifissi siano usciti dalla fucina biturgen- se, sebbene non sia possibile sta- bilirne la successione cronologica. Rispetto all’esemplare di Jesi, in queste due opere si avverte un senso più vigoroso, quasi miche- langiolesco, della forma umana; un progressivo allontanamento dai modelli di fine Quattrocento e inizio Cinquecento, che vediamo

13. Nero Alberti o scultore della sua bottega, Cristo deposto,Cagli, chiesa di San Giuseppe.

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fortemente richiamati nelle opere di Sansepolcro e di Castiglion Fio- rentino. Questo aggiornamento è forse riconducibile all’apporto di nuove ‘leve’ operanti nella bottega di Nero: si potrebbe immaginare, ad esempio, un coinvolgimento del figlio Cosimo, che erediterà dall’attività di famiglia proprio la predilezione per la scultura in legno. Che il modello di crocifisso coniato da Nero Alberti abbia continuato ad avere fortuna anche dopo la morte del maestro è con- fermato da un Cristo ligneo conser- vato nella chiesa del convento dei Cappuccini di Santa Croce a Ostra Vetere (figg. 17-18). Nella Storia d’Ostra il cronista Pietro Paolo Brunacci (1704), de- scrivendo le opere della chiesa di Santa Croce, ricorda che “il Crocifisso di Rilievo più grande del naturale è opera fatta fare dal Duca d' Francesco Maria da un suo virtuoso; che vi ha ope- rato molto studio e diligenza, et è degno di esser veduto dagl’inten- denti. Questo fu ottenuto da detto Duca dal Prè fra Stefano da Monte Novo dè casa Conti di detto ordine lettore celeberrimo e qui processio- nalmente portato del 1639 in circa, e tenuto in molta venerazione per le grazie che concede”;28 la stessa origine del Crocifisso di Santa Croce è confermata da una memoria ma- noscritta conservata nel medesimo convento,29 in seguito tramandata nella Cronaca di padre Alessio d’Arquata30 in cui si ricorda anche che padre Angelo Pazienti di Mon- tenovo avrebbe avuto un dialogo mistico con la statua.

14. Nero Alberti o scultore della sua bottega, Cristo deposto, particolare, Cagli, chiesa di San Giuseppe. 15. Nero Alberti o scultore della sua bottega, Cristo deposto, particolare, Cagli, chiesa di San Giuseppe.

(a fronte) 16. Scultore della bottega di Nero Alberti, Crocifisso, Gubbio, chiesa di Santa Croce della Foce.

150 Sara Cavatorti

151 I crocifissi lignei di Nero Alberti ...

17. Scultore dell’ambito di Nero Alberti, Crocifisso, Ostra Vetere, chiesa di Santa Croce. 18. Scultore dell’ambito di Nero Alberti, Crocifisso, particolare, Ostra Vetere, chiesa di Santa Croce.

La realizzazione della statua, che purtroppo si presenta priva della policromia e delle probabili rifiniture plastiche del modellato, si deve a Francesco Maria II della Rovere, regnante dal 1574, e si può collocare alla fine del Cinquecento, al massimo agli inizi del secolo suc- cessivo. Questo anonimo “virtuo- so”, stimato dal Duca di Urbino, sembra conoscere e interpretare il modello dell’Alberti, come rivela la struttura anatomica tonica e slanciata, ma anche la caratteri- stica conformazione della barba con i baffi orizzontali che si ar- ricciano leggermente verso l’alto. L’impaginazione del panneggio, realizzato in tela gessata, ricorda i perizomi di alcuni crocifissi di Nero ma non è possibile stabilire se il drappo sia effettivamente quello originario. Come è noto, Francesco Maria II della Rovere mostrò una parti- colare attenzione verso la scultura in legno, incrementando il settore dell’artigianato del mobile con provvedimenti specifici a soste- gno delle attività e favorendo la diffusione di botteghe di legnaioli a . Inoltre sappiamo che An- tonio Maffei, appartenente a una famiglia di intagliatori di Gubbio, fu “stimato assai da Francesco Ma- ria Duca di Urbino per la cui vertù ha fatto esente la sua casa da ogni gabella”. Lo scultore eugubino, seguendo la tradizione familiare,31 era specializzato nella decorazione di monumentali casse per organi e insieme al fratello Giovan Battista realizzò l’ornamento dell’organo di San Pietro a Gubbio tra il 1580 e il 1584.32 In questa impresa, come è stato detto, venne coinvolto anche Cosimo Alberti, figlio di Romano, che stimò il lavoro dei fratelli Maffei e realizzò nove sta- tue raffiguranti le Muse.33 Chissà

152 Sara Cavatorti se tramite la collaborazione con i berti da Sansepolcro, in Dal Razionalismo al di Magione. Sebbene si possa notare una colleghi di Gubbio Cosimo abbia Rinascimento: per i quaranta anni di studi di vicinanza dell’intaglio di Magione con i ma- Silvia Danesi Squarzina, a cura di M.G. Au- nichini umbri e marchigiani, non è possibile avuto la possibilità di entrare in rigemma, Roma 2011, pp. 87-93; C. Galassi, avvicinare il Crocifisso a quelli documentati contatto con il Duca, guadagnando La tecnica delle sculture polimateriche della eseguiti da Nero Alberti e dunque, in questa anch’egli la sua ammirazione: in bottega di Nero Alberti da Sansepolcro: indagini trattazione, se ne è esclusa l’analisi. diagnostiche e analisi delle fonti, in Scultura La figura di Romano era stata precedente- tal modo avrebbe potuto godere lignea. Per una storia dei sistemi costruttivi e mente analizzata, nel quadro di uno studio del favore e dell’appoggio ne- decorativi dal medievo al XIX secolo, atti del complessivo della famiglia degli Alberti di cessario per diffondere crocifissi convegno di Serra San Quirico e Pergola, Sansepolcro, da A. Giannotti, Sansepolcro e 13-15 dicembre 2007, a cura di G.B. Fidan- la tradizione dell’intaglio ligneo tra Cinque e eseguiti secondo il modello detta- za, L. Speranza, M. Valenzuela, Roma 2012 Seicento: gli Alberti e i Binoni, in ˝Commen- to dal padre Nero. L’ipotesi, non [“Bollettino d’arte”, volume speciale, 2011], tari d’arte˝, 15-17, 2000 (VI), pp. 49-65; A. dimostrabile al momento, non è pp. 95-114; C. Galassi, La diagnostica come Giannotti, Gli Alberti di Sansepolcro e la venu- priva di fascino e inaugura nuovi strumento critico: il caso di Nero Alberti da San- stà perduta. Una riscoperta e una rilettura, in sepolcro, in ˝Rivista d’arte˝, serie quinta, vol. ˝Bollettino d’arte˝, 125-126, 2003 (sed 2004, percorsi di ricerca sull’impresa fa- V, 2015, pp. 71-95. Si deve a Cristina Galassi LXXXVIII), pp. 1-18; A. Giannotti, Schegge miliare degli Alberti, in particolare il principale sforzo critico nella ricostruzio- fiorentine nello specchio d’Arezzo. Una guida verso gli eredi dell’attività di Nero ne del profilo di questo scultore e nella sua alla scultura, in Arte in terra d’Arezzo. Il Cin- identificazione con il Maestro di Magione, quecento, a cura di L. Fornasari, A. Giannot- che possono aver traghettato il lin- nome convenzionale coniato da Enrica Neri ti, Firenze 2004, pp. 151-174: 169-173. guaggio “nostalgico” del maestro Lusanna per indicare l’anonimo autore di 2) L’attività scultorea di Nero Alberti per fino alle soglie del XVII secolo. alcuni manichini polimaterici del XVI seco- Umbertide è comunque testimoniata da un lo diffusi tra Umbria e Marche, cfr. E. Neri atto notarile in cui si ricorda la realizzazio- Lusanna, Tra arte e devozione. La tradizione ne, nel 1523, di un simulacro ligneo raffigu- * Per l’interesse mostrato verso il mio stu- dei manichini lignei nella scultura umbro-mar- rante Sant’Antonio da Padova per la chiesa di dio desidero ringraziare Corrado Fratini, chigiana della prima metà del Cinquecento, in San Francesco, cfr. C. Galassi, Arte e serialità Cristina Galassi, Francesco Federico Man- Scultura e arredo in legno fra Marche e Umbria, nella bottega di Nero Alberti da Sansepolcro, in cini, Raffaele Marciano, Lorenzo Principi, atti del convegno, Pergola 24-25 ottobre Sculture da “vestire”, pp. 15-104: 23-24. Francesco Traversi. Sono riconoscente 1997, a cura di G.B. Fidanza, Perugia 1999, 3) M. Droghini, L’arte nella chiesa della per il sostegno avuto durante la ricerca a pp. 23-30. Altri studiosi hanno suggerito Madonna delle Grazie di Sansepolcro (1518- Giuseppe Aguzzi (Confraternita del Santis- un parallelo tra l’attività del Maestro di 1555); Raffaellino del Colle, Romano (Nero) simo Crocifisso e di San Giuseppe di Cagli), Magione e quella della bottega del pittore Alberti, Cristoforo Renzetti e altri, in ˝Pagine Manuela Braconi (Ufficio Beni Culturali Dio- e scultore Bernardino di Mariotto, nella altotiberine˝, 57-58, 2016 (XX), pp. 135-160: cesi di Urbino), padre Vincenzo Brocanelli quale era attivo anche Marino d’Antonio 146-150. (convento di Santa Croce di Ostra Vetere), Samminucci, ricordato come restauratore 4) Ivi, p. 146. Cinzia Cipollini (Biblioteca Comunale di di statue: L. Teza, La formazione di Bernardino 5) Galassi, Arte e serialità, cit., pp. 23, 26-27, Ostra Vetere), Marcella Culatti (Fondazione di Mariotto e i suoi anni perugini, in I Pittori 48, 84-85; G.B. Fidanza, Intaglio e plastica: Zeri, Bologna), Laura Damasi (Ufficio Infor- del Rinascimento a Sanseverino. Bernardino di considerazioni formali e tecniche su alcune mazioni Turistiche Comune di Sant’Angelo Mariotto, Luca Signorelli, Pinturicchio, cata- statue della bottega di nero Alberti, in Sculture in Vado), Anna Lisa Genovese, Francesco logo della mostra (San Severino Marche, Pa- da “vestire”, pp. 109-114: 111-113; L. Fornari, Mariucci (Biblioteca Comunale Sperelliana lazzo Franchi Servanzi, 25 marzo-31 agosto in Sculture da “vestire”, pp. 185-186 cat. 17. di Gubbio), Paolo Salciarini (Ufficio Beni 2006) a cura di V. Sgarbi, Milano 2006, pp. L’opera è stata restaurata nel 1997 da Ida Culturali Diocesi di Gubbio). 23-41: 33; C. Fratini, Trecento anni di scultura Bigoni. a Perugia: una breve rassegna, in All’ombra di 6) M. Gualandi, Memorie intorno la celebre 1) Sculture da “vestire”. Nero Alberti da San- Sant’Ercolano: sculture lignee tra Medioevo e famiglia degli Alberti di Borgo S. Sepolcro, in sepolcro e la produzione di manichini lignei in Rinascimento nella diocesi di Perugia, catalogo Memorie originali italiane risguardanti le belle una bottega del Cinquecento, catalogo della della mostra (Perugia, Museo del Capitolo arti, 6 voll., Jacopo Marsigli, Bologna 1840- mostra (Umbertide, Museo di Santa Croce, di San Lorenzo, 8 ottobre-8 dicembre 2009) 1845, VI (1845), pp. 50-91: 60, ricorda che “fu 11 giugno-6 novembre 2005) a cura di C. a cura di C. Fratini, Perugia 2009, pp. 21-44: esso pure eccellente intagliatore”. Galassi, Perugia 2005; C. Galassi, Un’ ipotesi 38 E. Lunghi, La scultura lignea in Umbria nel 7) Galassi, Arte e serialità, cit., p. 85. L’ipotesi per Nero Alberti da Sansepolcro, in L’arte del XIII secolo, in L’Umbria del XIII secolo, a cura di una produzione più ampia di crocifissi legno in Italia. Esperienze e indagini a confron- di E. Menestò, Spoleto 2011, pp. 299-331: 304 all’interno della bottega di Nero è stata to, atti del convegno, Pergola 9-12 maggio e fig. 1; A. Delpriori, in La Collezione Salini. avanzata anche da F. Traversi, Sibilo di- 2002, a cura di G.B. Fidanza, Perugia 2005, Addenda pittura e scultura (secoli XIV-XVI), vino, dai massacri alla quiete: l’intagliatore pp. 113-128; C. Galassi, “Maestri di contado” a cura di A. De Marchi, G. Fattorini, Firen- Monsù Giacomo “ugonotto” e un’iconografia e pittori foresti: i soffitti intagliati e dipinti di ze 2015, pp. 196-203 cat. 26; A. Delpriori, del crocifisso al passo coi tempi, in La Pieve palazzo Vitelli a Sant’Egidio in Città di Castel- Lorenzo di Giovanni de Carris da Matelica, di Sant’Eleuterio a Salutio, a cura di M. lo, in Soffitti lignei, convegno internazionale detto il Giuda. Un pittore del Cinquecento Scipioni, Firenze 2018, pp. 126-169: 165 n. di studi, Pavia 29-30 marzo 2001, a cura nelle Marche, in Lorenzo de Carris e i pittori 23. Lo studioso è giunto autonomamente di L. Giordano, Pisa 2005, pp. 111-145; C. eccentrici nelle Marche del primo Cinquecento, ad alcuni dei risultati che si propongono Galassi, Sotto la pelle delle sculture: artifici catalogo della mostra (Matelica, Museo in questo contributo e pubblicherà un suo e tecnica in una bottega toscana del secondo Piersanti, 29 giugno-2 ottobre) a cura di studio specifico sull’argomento. Cinquecento, in La statua e la sua pelle. Artifici A. Delpriori, con la collaborazione di M. 8) Gualandi, Memorie intorno, cit., p. 60: tecnici nella scultura dipinta tra Rinascimento Mazzalupi, Perugia 2016, pp. 11-56: 55 n. “1593. 10 Aprile fece a Neri Palmizi di Città e Barocco, a cura di R. Casciaro, Galatina 52. Quest’ultimo studioso, mantenendo la di Castello un Crocifisso di tiglio alto B.a 1 2007, pp. 125-151; C. Galassi, Le sculture distinzione tra Nero Alberti e il Maestro di e mezzo per Scudi 7. d’ oro”. “da vestire” di Nero Alberti da Sansepolcro: Magione, attribuisce al primo una statua, 9) G. Degli Azzi, Inventario degli Archivi di tecnica, diagnostica e conservazione, in Vestire purtroppo fortemente ridipinta, di San Sansepolcro. Archivio Alberti, in Gli archivi il sacro. Percorsi di conoscenza, restauro e tutela Rocco, conservata nell’omonimo oratorio della Storia d’Italia, serie II, vol. IV, Rocca San di Madonne, Bambini e Santi abbigliati, a cura a Sansepolcro, e al secondo, da ritenersi Casciano 1915, pp. 195-255: 215, cfr. Galassi, di L. Bortolotti, Bologna 2011, pp. 167-182; ancora anonimo, un Crocifisso conservato Arte e serialità, cit., pp. 83-84. C. Galassi, Aggiunte al catalogo di Nero Al- nella cappella del Castello dei Templari 10) Gualandi, Memorie intorno, cit., pp. 77-

153 I crocifissi lignei di Nero Alberti ...

78: “Nacque e visse in Roma ov’anche morì Giuliano, Antonio e Francesco da Sangallo, in avuto la possibilità di poterle consultare. il 17 Febbraio 1596. Studiò la pittura ma si Giuliano da Sangallo, a cura di A. Belluzzi, C. L’indicazione della specie legnosa è riferita dedicò alla scultura, e questa fu l’arte che Elam, F.P. Fiore, Milano 2017, pp. 186-197. da Grazia Maria Fachechi senza una speci- professò”. “Mastro Cosmo dal Borgo” è Il Crocifisso di Sansepolcro è stato segnalato ficazione dell’indagine condotta. documentato nel 1584 a Gubbio per l’esecu- da Giannotti, Schegge fiorentine, cit., p. 155; 26) F. Mariucci, Orientamenti per il Cristo zione di nove statuette raffiguranti leMuse A. Giannotti, Percorso tra la scultura lignea, in morto, in “Gubbio oggi”, 8, 2005 (XV), p. a ornamento dell’organo della chiesa di San Arte in terra d’Arezzo. Il Quattrocento, a cura 28. Pietro, realizzato da Antonio e Giovan Bat- di L. Fornasari, G. Gentilini, A. Giannotti, 27) Vedi supra n. 10. tista Maffei e stimato nello stesso anno dallo Firenze 2008, pp. 235-246: 240; la studiosa 28) Archivio Storico del Comune di Ostra, stesso Cosimo, cfr. F. Mariucci, Contributo ha proposto per l’intaglio una datazione P.P. Brunacci, Storia d’Ostra e Monte Novo, alla storia dell’arte lignaria eugubina del XVI che oscilla tra i primi anni del Cinquecento 2 voll., 1704, vol. I, ff. 243-244. secolo: l’ornamentazione degli organi monu- e la fine del secondo decennio del secolo, 29) ‘Ostra Vetere, Convento di Santa Croce, mentali del duomo e di San Pietro in Gubbio, rintracciandovi “uno schema composi- Memorie del Convento di Santa Croce di in L’arte del legno tra Umbria e Marche. Dal tivo improntato ad un certo arcaismo Montenovo dei RR. PP. Riformati di S. manierismo al rococò, atti del convegno, Fo- quattrocentesco” che lo inquadra “entro Francesco dalla fondazione 1605 al 1930, ligno 2-3 giugno 2000, a cura di C. Galassi, un clima votato alla ricerca di particolari 1605-1930’, f. 2. Le informazioni sul Croci- Perugia 2001, pp. 95-110: 102, 104-106; S. Ca- valori atmosferici in sintonia con quanto fisso sono state raccolte da Gabriele Barucca vatorti, in Collezione Alessandro Marabottini, aveva appena fatto Andrea Ferrucci nel in una puntuale scheda di catalogo della a cura di C. Zappia, S. Petrillo, C. Grisanti, suo Crocifisso fiorentino di Santa Felicita e Soprintendenza delle Marche, cfr. Sabap Roma 2015, pp. 468-469 cat. 524. in continuità con soluzioni maianesche e Marche, scheda OA C 11 00041233. 11) Giannotti, Sansepolcro e la tradizione, cit., sangallesche”. 30) A. d’Arquata, Cronaca della Riformata pp. 52, 63 e n. 39; Giannotti, Schegge fioren- 18) L. Vanni, in I tesori delle Confraternite, Provincia de’ Minori nella Marca, Lucchetti, tine, cit., p. 171. a cura di G. Cucco, Sant’Angelo in Vado Cingoli 1893, pp. 289-290. Ringrazio padre 12) A. Capriotti, in V. Tiberia, La Collezione 1999, pp. 80-83. Vincenzo Brocanelli per questa segnalazio- della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti 19) Giannotti, Schegge fiorentine, cit., p. 171 ne bibliografica. e Lettere dei Virtuosi al Pantheon: Dipinti e n. 98 con bibliografia. 31) Il padre Giacomo e lo zio Girolamo, figli Sculture, con catalogo a cura di A. Capriotti, 20) Droghini, L’arte nella chiesa, cit., p. 141. del falegname Luca, protagonisti dell’atti- P. Castellani, Roma 2016, p. 110. 21) W. Fontana, in Restauri nelle Marche. vità lignaria a Gubbio a partire dal primo 13) M. Santanicchia, Committenza e tipologie Testimonianze, acquisti e recuperi, catalogo quarto del XVI secolo, decorarono l’organo di arredo ligneo nell’Alta Valle del Tevere, della mostra (Urbino, Palazzo Ducale, 28 della Cattedrale, la zona della tribuna di in L’arte del legno tra Umbria e Marche. Dal giugno-30 settembre 1973), Ministero della San Pietro, il pulpito del refettorio del mo- manierismo al rococò, atti del convegno, Fo- Pubblica Istruzione, Direzione Generale nastero di San Secondo, L. Bonfatti, Albero ligno 2-3 giugno 2000, a cura di C. Galassi, delle Antichità e Belle Arti, Soprintendenza della eugubina famiglia Maffei. Con documenti Perugia 2001, pp. 69-84: 71-74. Nel medesi- alle Gallerie e Opere d’Arte delle Marche, riguardanti Giacomo di Luca ed altri maestri mo contributo viene segnalato un Crocifisso, Comitato Manifestazioni Artistiche Urbi- legnaioli usciti di essa, in ˝Giornale di eru- attualmente conservato nel Museo del nati, Urbino 1973, pp. 701-706: 703 ha pro- dizione artistica˝, vol. II, fasc. XI-XII, 1873, Duomo di Città di Castello ma proveniente posto di collocare l’esecuzione degli spor- pp. 328-334: 328-331. dalla Cattedrale, che presenta le braccia telli di Sant’Angelo in Vado entro il terzo 32) Mariucci, Contributo alla storia, cit., pp. mobili, il perizoma in tela gessata dorata soggiorno di Raffaellino a Urbino, tra il 1539 101-104. e una muscolatura particolarmente svilup- e il 1544; P. Dal Poggetto, Raffaellino del Colle 33) Vedi supra n. 10. pata nella zona addominale. Lo studioso ha tra Marche, Toscana e Umbria, in Urbino e le proposto un riferimento a un maestro locale Marche prima e dopo Raffaello, catalogo della che interpreta modelli sangalleschi nell’ul- mostra (Urbino, Palazzo Ducale- chiesa di Abstract timo quarto del XV secolo, Ivi, pp. 69-70. San Domenico 30 luglio-30 ottobre 1983) a Il forte richiamo al linguaggio di Giuliano cura di M.G. Ciardi Dupré Dal Poggetto, Romano Alberti, known as Nero, made da Sangallo e alcuni dettagli anatomici P. Dal Poggetto, Firenze 1983, pp. 414-438: two wooden crucifixes during his career: e fisiognomici, suggeriscono un accosta- 416, ha ritenuto di poter anticipare i dipinti the works are preserved in the church of mento dell’intaglio tifernate al Crocifisso di al 1537; M. Droghini, Raffaellino del Colle, the Madonna delle Grazie in Sansepolcro Sansepolcro realizzato da Nero nel 1524. Centro studi G. Mazzini, Fermignano 2001, (1524) and in the church of Santa Maria Questo parallelo potrebbe giustificare una pp. 134-135 e S. Bartolucci, in In hoc signo delle Grazie al Rivaio in Castiglion Fioren- datazione posticipata, entro il primo quarto vinces 313. Nel segno della Croce, catalogo tino (1561-1562). On the basis of these del XVI secolo, e in tal caso non sarebbe pe- della mostra e itinerario (Urbino, Mon- carvings, the article proposes the attribution regrino ipotizzare per l’opera del Museo un tefabbri, Urbania, Sant’Angelo in Vado, to Nero of other wooden crucifixes present intervento della bottega dell’Alberti. Mercatello sul Metauro, Sassocorvaro, in the Marche (Sant’Angelo in Vado, Jesi, 14) Per una puntuale ricostruzione dei docu- 30 luglio-22 settembre 2013) a cura di D. Cagli) and highlights the fundamental role menti riguardanti la biografia e l’attività di Tonti, S. Bartolucci, Arcidiocesi di Urbino- of the sculptor’s workshop. Nero Alberti si veda Galassi, Arte e serialità, Urbania-Sant’Angelo in Vado, Macerata cit., pp. 15-27. Feltria 2013, pp. 105-107, hanno ipotizzato 15) Non molto diverso è il caso di Anton- una datazione tarda, al 1559 circa. [email protected] francesco Bugiardini, scultore del XVI seco- 22) La statua misura 120 x 110 cm. lo specializzato nella realizzazione di croci- 23) La chiesa di Jesi “tanta egregia e sublime fissi lignei fortemente legati al linguaggio arte”. Pittura, scultura, architettura, secc. di Baccio da Mantelupo, la cui fisionomia VI-XX, a cura di G. Paoletti, A. Perlini, La artistica è stata recuperata e ricostruita da Diocesi di Jesi, Jesi 2000, p. 306. D. Lucidi, Antonfrancesco Bugiardini. Una 24) G.M. Fachechi, Crocifissi lignei nelle Mar- nuova figura di intagliatore di crocifissi nella che, in Scultura e arredo in legno fra Marche e Firenze del Cinquecento, in ˝Nuovi studi˝, 15, Umbria, atti del convegno, Pergola 24-25 ot- 2009 (sed 2010, XIV), pp. 69-83. tobre 1997, a cura di G.B. Fidanza, Perugia 16) Vedi supra n. 5. 1999, pp. 155-160: 158. 17) Cfr. G. Amato, I “Crocifissi” lignei di 25) Non sono a conoscenza di indagini vol- Giuliano, Antonio e Francesco da Sangallo, te al riconoscimento della specie legnosa in ˝Prospettiva˝, 147-148, 2012 (sed 2014), applicate ai Crocifissi di Cagli e Gubbio pp. 62-123; G. Amato, Nuovi crocifissi di o, qualora siano state effettuate, non ho

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