Monreale, fabbricano e vendono materiale esplosivo: denunciate madre e figlia

I Carabinieri della Stazione di hanno denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di , per “fabbricazione e commercio abusivo di materie esplodenti”, 2 persone, palermitane, padre e figlia di 51 e 32 anni.

I militari nel corso di un servizio di controllo del territorio e prevenzione hanno fermato i due, a bordo di un furgone, e li hanno scoperti a trasportare, senza averne titolo, 350 batterie di fuochi di artificio per un peso complessivo di quasi 1500 chili.

Il materiale è stato sequestrato e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria; sono in corso ulteriori verifiche per accertare i canali di approvvigionamento e i destinatari dei “fuochi”.

Monreale, pensionato spacciatore finisce in manette

I carabinieri della stazione di Monreale, con l’ausilio del nucleo cinofili di Palermo, hanno tratto in arresto per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, G.e. 64enne, pensionato già noto alle forze dell’ordine.

I militari a seguito di perquisizione personale e domiciliare hanno rinvenuto nella disponibilità del malfattore quasi 100 grammi di hashish, già suddiviso in dosi, un bilancino di precisione e 125 euro in banconote di piccolo taglio, ritenute provento dell’illecita attività.

L’arrestato, su disposizione dell’autorità giudiziaria, è stato posto agli arresti domiciliari in attesa del rito direttissimo, tutto il materiale è stato sequestrato e la droga è stata inviata al laboratorio analisi sostanze stupefacenti di Palermo per le verifiche qualitative e quantitative.

Partinico, maxi sequestro di cocaina

La settimana scorsa, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Monreale impegnati in un servizio perlustrativo nell’agro partinicese, transitando in Contrada San Giuseppe, hanno notato che un uomo alla loro vista tentava goffamente di disfarsi di un fusto di plastica.

I militari dell’Arma, insospettiti dall’atteggiamento dell’uomo e dal fatto che non era in grado di fornire alcuna spiegazione in merito al fusto di plastica di cui aveva tentato di sbarazzarsi, decidevano di procedere al controllo.

I Carabinieri dopo averlo identificato, hanno rinvenuto all’interno del fusto di plastica 8,6 kg di cocaina divisi in vari panetti, per un valore commerciale di circa 300.000 €.

La sostanza stupefacente è stata sottoposta a sequestro e inviata al Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti del Comando Provinciale di Palermo per gli accertamenti di rito.

GUIDA Gioacchino, 41 enne partinicese, è stato tratto in arresto con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e tradotto presso la casa circondariale “Lorusso”.

L’Autorità Giudiziaria ha convalidato l’arresto e disposto la detenzione in carcere.

Monreale: colpo ai boss del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato PALERMO – Nelle prime ore della mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia – Sezione territoriale di Palermo, nei confronti di 6 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata.

L’operazione costituisce la naturale prosecuzione delle precedenti indagini dei Carabinieri denominate “Quattropuntozero” e “Montereale”, relative al mandamento mafioso di San Giuseppe Jato e alla famiglia mafiosa di Monreale e all’esito delle quali, tra marzo e ottobre 2016, erano stati tratti in arresto molti esponenti apicali del medesimo sodalizio.

In particolare, sono stati raggiunti dall’odierno provvedimento restrittivo:

1. DAMIANI Sergio, classe 1970, panettiere, ritenuto reggente della famiglia di Monreale e già riconosciuto uomo d’onore della medesima famiglia mafiosa (lo stesso era infatti nipote del defunto DAMIANI Settimo, capo dell’organizzazione mafiosa monrealese prima dell’avvento dello storico boss BALSANO Giuseppe);

2. LUPO Salvatore, classe 1988, già reggente della famiglia mafiosa di Monreale, condannato in primo grado lo scorso 24 aprile alla pena di 12 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso;

3. SPINA Girolamo, classe 1966, personaggio di spicco della famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato, recentemente condannato in primo grado alla pena di 9 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa e altro;

4. BILLETTA Salvatore, classe 1969, appartenente alla famiglia mafiosa di Monreale, condannato in primo grado alla pena di 8 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa e altro;

5. ALAMIA Antonino, classe 1964, cassiere del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, condannato in primo grado alla pena di 12 anni di reclusione per associazione mafiosa e altro;

6. SCIORTINO Antonino, classe 1960, muratore.

Le complesse indagini hanno consentito di:

– documentare la riorganizzazione territoriale di cosa nostra, avvenuta nell’arco di pochi mesi, dopo l’esecuzione delle operazioni anzidetti, consentendo, in particolare, di individuare i vertici ed i nuovi assetti della storica famiglia mafiosa di Monreale;

– confermare come la famiglia mafiosa di Monreale costituisca una delle articolazioni più rilevanti del mandamento di San Giuseppe Jato, anche in considerazione della posizione strategica attesa la vicinanza alla città di Palermo e alle altre famiglie mafiose della provincia palermitana;

– comprendere con modalità oggettive e documentate come si sia verificata nel tempo all’interno dell’organizzazione mafiosa del mandamento di San Giuseppe Jato – e della famiglia di Monreale in particolare – una rapida evoluzione degli equilibri associativi;

– delineare l’organigramma della famiglia mafiosa di Monreale;

– ricostruire due vicende estorsive ai danni di imprenditori del settore edile;

– accertare l’esistenza di una vera e propria cassa gestita dal mandamento di San Giuseppe Jato, al cui interno periodicamente confluivano le risorse illecitamente acquisite dagli indagati, derivanti prevalentemente dalle estorsioni praticate su larga scala nel territorio di Monreale.

Più in dettaglio, l’indagine dei Carabinieri ha permesso di acquisire numerosi elementi indiziari a carico di Sergio DAMIANI, attualmente detenuto (per effetto della condanna definitiva a 11 anni di reclusione per associazione mafiosa a seguito dell’arresto nell’ambito dell’operazione “Nuovo Mandamento”), che tuttavia era stato già individuato quale reggente della famiglia di Monreale non appena scarcerato.

La sua designazione nel senso è riemersa nel corso di un’intercettazione ambientale tra BRUSCIA Alberto ed il cognato LUPO Salvatore i quali, discutendo del ruolo di reggente assegnato qualche giorno prima proprio a quest’ultimo dai vertici del mandamento di San Giuseppe Jato, si mostravano comunque consapevoli che tale incarico sarebbe prima o poi cessato con la nomina di una persona di più elevato spessore mafioso, che peraltro gli stessi individuavano nell’uomo d’onore DAMIANI Sergio (“Lupo: Nuovo Papa… nuovo Papa a chi mettono? ….. Non hanno nessuno, forse non lo hai capito. L’unico PAPA che poteva essere con loro sai chi era? SERGIO!”).

Inoltre, le attività tecniche condotte dai Carabinieri di Monreale hanno riscontrato come il subentro del DAMIANI nella reggenza della famiglia monrealese sarebbe stato particolarmente gradito a BRUNO Ignazio, deputato a sostituire Gregorio alla reggenza del mandamento della valle dello Jato anche per il rapporto di lunga e duratura amicizia che lo aveva legato all’esponente della famiglia monrealese.

Dalle indagini è emerso anche il ruolo di tutto rilievo assunto da SCIORTINO Antonino che, per la sua caratura criminale (già comprovata da una pregressa detenzione nel febbraio del 2002 per fatti di criminalità organizzata di stampo mafioso), è stato materialmente “affiliato” alla famiglia di Monreale con l’avallo dei vertici mandamentali di San Giuseppe Jato, manifestato con una formale autorizzazione da parte di SPINA Girolamo.

Peraltro, all’interno del nuovo assetto di potere determinato nella famiglia mafiosa di Monreale, era stato riservato un ruolo di primissimo piano, oltre che al citato SCIORTINO Antonino, anche a BILLETTA Salvatore; gli stessi, nelle intenzioni dei vertici della consorteria, avrebbero dovuto interessarsi, in particolare, dell’individuazione delle attività edilizie da assoggettare al pagamento delle estorsioni per garantire gli introiti nelle casse del mandamento e assicurare il controllo del tessuto economico e sociale sul territorio; in tale contesto, numerose conversazioni intercettate hanno confermato come tutte le condotte illecite poste in essere dai vertici della famiglia mafiosa di Monreale e dai loro sodali erano finalizzate al reperimento di risorse da far confluire nelle casse del mandamento di San Giuseppe Jato, gestite in prima persona da ALAMIA Antonino.

In definitiva, l’aspetto più particolare emerso nel corso delle investigazioni è rappresentato, da un lato, dal potere di rigenerazione che la famiglia mafiosa di Monreale ha dimostrato al proprio interno e, dall’altro, dal persistente ricorso alle attività estorsive ai danni di attività commerciali per garantire il sostentamento della consorteria; infatti, sono state documentate richieste estorsive nei confronti di due imprenditori edili locali costretti a versare cospicue somme di denaro per ogni nuovo appartamento da loro realizzato, nonché ad affidare a ditte “gradite” al sodalizio i lavori per la realizzazione degli impianti elettrici e idraulici negli immobili in costruzione.

È evidente, dunque, come il racket delle estorsioni continui a costituire per le famiglie mafiose uno strumento di accumulazione illecita di risorse e, nel contempo, un’attività funzionale al concreto esercizio del potere per il controllo del territorio secondo la logica dell’intimidazione e della sopraffazione.

La famiglia di San Giuseppe Jato

Si tratta di una delle più giovani di Cosa Nostra: fu fondata nel 1957, quando fu creata la Commissione provinciale di cui entrò a far parte; capostipite fondatore ne fu Antonio “Il Furbo” Salamone, che fino ad allora era stato un esponente della mafia palermitana. Salamone, assieme al suo braccio destro Bernardo Brusca, riuscì a prendere il controllo di tutta la valle dello Jato, inclusa la piana dei Greci, di cui gestiva principalmente il racket della protezione. Tuttavia, già all’epoca era attiva nel contrabbando di sigarette in Italia e stupefacenti verso gli Stati Uniti.

Nel 1962 esplose una guerra mafiosa a Palermo che vedeva da una parte i lealisti di Salvatore “Ciaschiteddu” Greco, segretario della Commissione, e dall’altra i sostenitori di , che voleva riformare la Commissione assorbendo i vari clan palermitani sotto un’unica bandiera. Salamone, astutamente, pensò di schierarsi con la famiglia Greco, poiché era anche sposato con Girolama Greco, sorella di Salvatore “L’Ingegnere” Greco, cugino di Ciaschiteddu. Alcuni suoi sottoposti, però, come , appoggiarono invece La Barbera. Con la strage di Ciaculli nel 1963, che scatenò un giro di vite sulla mafia che portò all’arresto ed alla condanna di molti mafiosi nel 1968 (nonché all’omicidio di molti pezzi grossi anche dopo il conflitto, come Angelo La Barbera, ucciso nel 1975 in prigione). Come Ciaschiteddu, fuggito in Venezuela, molti altri mafiosi fuggirono all’estero per evitare ritorsioni o arresti: tra questi figurava anche Salamone, emigrato a San Paolo in Brasile nel 1963.

“Il Furbo” mantenne il controllo della dall’estero fino al 1970, quando acquisì la cittadinanza brasiliana e cedette a Bernardo Brusca il comando della cosca. Ciò è motivato dal fatto che nel frattempo Salamone aveva stretto legami con Castor de Andrade, barone del gioco che dominava il crimine organizzato cittadino, con cui aveva intrapreso l’apertura di altre bische e l’avviamento di un florido traffico di eroina verso il Nord America

Monreale, il cimitero degli orrori: smantellata organizzazione criminale MONREALE (PA) – In manette 4 persone e una quinta sottoposta alla misura cautelare coercitiva del divieto di dimora nel comune di Monreale con obbligo di firma alla Polizia Giudiziaria. Questa l’operazione fatta scattare dai carabinieri della Compagnia di Monreale su ordine della Procura della Repubblica di Palermo in esecuzione di un’Ordinanza del G.I.P.

Tutti i soggetti sono gravemente indiziati di avere fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi delitti tra cui quelli di truffa, falsità in atti pubblici commesse da privati, falsità in certificazioni, violazione di sepolcro, vilipendio delle tombe, vilipendio di cadavere, occultamento di cadavere, distruzione, soppressione e sottrazione di cadavere. I fatti risultano accertati ed avvenuti presso il Cimitero di San Martino delle Scale.

Si tratta di

Messina Giovanni, settantenne palermitano, Messina Salvatore, trentottenne palermitano, Messina Salvatore ventiquattrenne palermitano, Campanella Antonino trentatreenne palermitano e Morbini Erminia settantaquattrenne monrealese. Inoltre, sono state notificate alcune informazioni di garanzia per ulteriori soggetti indagati nella medesima vicenda.

Le investigazioni svolte dai Carabinieri di Monreale sotto la direzione ed il coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, hanno permesso di ricostruire l’intero meccanismo posto alla base della gestione illegale ed illecita del cimitero di San Martino delle Scale, di proprietà della locale Abbazia Benedettina, finalizzato ad ottenere ingenti profitti dalla compravendita di sepolture.

Le attività investigative sono partite dalla raccolta di alcune denunce relativamente a un’apparente “mala gestio” del cimitero, ma i successivi accertamenti hanno consentito di far luce su di una organizzazione criminale che, nel corso degli ultimi anni, si era di fatto sostituita ai benedettini – in maniera del tutto abusiva- nella gestione del cimitero, iniziando un vero e proprio mercimonio di loculi e tombe.

Le accertate modalità operative del sodalizio criminoso svelano l’esistenza di un fulcro sinergico che ha operato in modo costante e sistemico nella gestione illecita del Cimitero, in esecuzione di un preciso programma criminoso costituito dal mantenere il cimitero ormai saturo da anni, in condizione di perenne diponibilità onde ricevere ad libitum nuove immissioni di feretri al fine di percepire indebitamente il corrispettivo versato per le sepolture e i servizi funerari.

Dalle attività investigative svolte è stato possibile accertare l’esistenza di un sistema criminale di gestione dei servizi cimiteriali ad esclusivo fine di lucro con un modus procedendi, stabile e radicato che si sviluppava attraverso: 1) Predisposizione della pratica di sepoltura attraverso la creazione di contratti di acquisto, cessione o rinnovo della concessione dei loculi e delle tombe gentilizie, all’occorrenza falsificati, ed in ogni caso conclusi sine titulo da falsus procurator, privo di qualsiasi potere di rappresentanza dell’ente ecclesiastico proprietario;

2) La falsificazione di atti pubblici e certificati amministrativi;

3) L’individuazione di tombe e loculi occupati da salme da potere spostare senza correre il rischio che parenti e prossimi congiunti ne rivendicassero la titolarità;

4) Disattivazione del servizio di Video-sorveglianza installato dal parroco pro tempore prima di effettuare qualsiasi intervento, in modo da eludere qualsiasi forma di eventuale registrazione o semplice monitoraggio di attività criminose;

5) Materiale violazione delle tombe, sepolcri e loculi già occupati al fine di liberarli svuotandoli del tutto o ampliandone la capienza mediante nuove costruzioni completamente abusive per fare spazio a nuove salme;

6) Sistematica attività illecita di estumulazione occultamento e soppressione e distruzione di cadavere e di bare con salme ancora al loro interno, in totale violazione della normativa vigente, in assenza delle necessarie autorizzazioni amministrative e senza la partecipazione del coordinatore sanitario;

7) Spostamenti non autorizzati in altri loculi, attraverso l’occultamento di bare rimosse dalle loro legittime sedi per trasportarle sempre all’interno del cimitero in altri loculi o in luoghi non visibili ai visitatori del cimitero;

8) Smaltimento illecito dei rifiuti cimiteriali e di resti umani decomposti ( parti di scheletro) che invece di essere posti all’interno di uno specifico ossario ( assente per altro nel cimitero di San Martino delle Scale) vengono letteralmente gettati in intercapedini ricavate con costruzioni abusive per poi essere coperte da materiale cementizio al fine di non lasciarne traccia;

9) Richiesta e percezione indebita delle somme di danaro versate per l’acquisto e il rinnovo di dei diritti sui loculi e sulle tombe, sotto forma di donazioni volontarie trattenute in assenza di qualsiasi titolo giuridico regolativo dei rapporti con l’abbazia;

10) Truffa ai danni dei prossimi congiunti dei “cari estinti” ivi sepolti inducendoli in errore sul corretto funzionamento del sistema di “Luci Votive”, fraudolentemente modificato con un temporizzatore per lucrare sulla differenza della somma incassata dai ratei annuali per il predetto servizio e la minor somma effettivamente versata all’ENEL quale costo per il predetto servizio di fornitura di energia elettrica;

11) Minacce esplicite nei confronti di chi si recasse presso il cimitero chiedendo informazioni e rassicurazioni circa gli effettivi luoghi di sepoltura dei propri cari estinti;

12) Minacce di fare perdere la disponibilità di alcuni loculi trasferendo le salme altrove in mancanza del pagamento del denaro per il rinnovo delle concessioni che stabiliva lo stesso M. sine titulo e senza alcun parametro, di natura contrattuale o regolamentare di riferimento;

In particolare, durante le indagini, è emerso che sono state moltissime le persone che, non trovando una sistemazione per i propri cari estinti -soprattutto nei cimiteri palermitani che vivono uno stato di emergenza continua – si sono rivolti a loro per un posto all’interno del camposanto di San Martino delle Scale (che è saturo da più di 20 anni). A fronte di un pagamento di 5.000,00 € circa e potendo far leva sullo stato di necessità di quelle famiglie, disposte a pagare cifre consistenti pur di garantire una degna sepoltura ai propri defunti, veniva sempre assicurata un’immissione nelle varie sepolture, dopo aver ricavato nuovi spazi attraverso numerose e sistematiche violazioni di sepolcro, prodromiche a estumulazioni del tutto illegittime.

Dall’alba i militari della Compagnia dei Carabinieri di Monreale sono impegnanti nell’operazione di esecuzione dell’Ordinanza cautelare nell’effettuazione di perquisizioni locali e domiciliari. Alcune aree del cimitero di San Martino delle Scale sono state poste sotto sequestro.

Monreale, contrasto al gioco d’azzardo: blitz dei carabinieri in diverse sale giochi e centri scommesse MONREALE (PA) – Accertamenti e verifiche in diverse sale giochi e centri scommesse del centro di Monreale effettuati dai Carabinieri della locale stazione insieme al personale dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli di Stato.

Gli uomini dell’Arma hanno denunciato due persone. In particolare, in un Punto Scommesse Sportive nella frazione di Aquino, un dipendente del centro è stato sorpreso mentre piazzava scommesse su un sito estero, in palese violazione delle norme che disciplinano il gioco d’azzardo. Per questo motivo, titolare e dipendente sono stati deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Palermo.

Inoltre, altre violazioni amministrative, tra cui la mancata esposizione delle prescrizioni obbligatorie delle licenze per l’utilizzo degli apparecchi elettronici da gioco hanno comportato sanzioni per un ammontare di € 64.000. La Notte dell'Unesco: 15 mila visitatori nei monumenti fra Palermo, Monreale e Cefalù

di Paolino Canzoneri

PALERMO – Le prime stime parlano di oltre 15mila visitatori che si sono riversati nei luoghi storici del capoluogo siciliano in occasione della "Notte dell'Unesco", tre giorni di festa che vedono protagonisti assoluti gli imponenti e magnifici monumenti autentici baluardi della storia e della cultura di questa maginifica città. Una vera consacrazione del circuito arabo normanno, e non solo; quale 51esimo sito italiano fra tutte le regioni d'Italia, vanta sette luoghi protetti quale patrimonio mondiale assoluto e unico. Ed è cosi che si sono viste file lunghissime alla Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, alla Cappella Palatina, alla Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio detta alla Martorana e alla Cattedrale; un autentico assalto di visitatori che per nulla al mondo si sarebbero persi bellezze uniche dell'Unesco. Venerdi scorso a Palazzo Reale si era tenuta la cerimonia per l'iscrizione ufficiale al patrimonio della World Heritage List presenziata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiaramente orgoglioso e commosso da tale imponenza e attenzione per sua città natìa e sabato a Ponte Ammiraglio altre manifestazioni avevano visto la presenza di molte scuole palermitane con spettacoli ed eventi lunghi per tutto il weekend fino al prestigioso concerto dell'Orchestra Sinfonica Siciliana nella Cattedrale. Si è giunti cosi alla creazione di un percorso che vede una collaborazione sinergica fra Palermo e altri due comuni quali Monreale e Cefalù. Monreale ha visto un boom eccezionale di visite gratuite al Duomo e al Chiostro fino alla mezzanotte mentre a Cefalù, nella cornice spettacolare del Duomo Normanno, ha avuto luogo la cerimonia ufficiale con presenza prestigiosa di tutte le più alte cariche delle autorità siciliane quali il sindaco di Palermo , il presidente della Regione Rosario Crocetta, il sindaco Rosario Lapunzina, il vescovo Vincenzo Manzella e il direttore della Fondazione Unesco Sicilia Aurelio Angelini e Piero Capizzi sindaco di Monreale. Leoluca Orlando ha riassunto con efficaci parole: "E' Stato un lungo ed emozionante fine settimana dedicato all'avvio della straordinaria avventura del Percorso di Palermo Arabo-Normanna e delle cattedrali di Cefalù e Monreale a capo del Comitato di Pilotaggio del sito seriale. Un week end che attorno a cultura, arte e turismo, ha dato un chiaro segnale di ciò che possiamo fare ed ottenere se mettiamo in moto una sinergia fondamentale fra le istituzioni, e fra queste e i cittadini. Palermo ha mostrato ai palermitani e ai turisti, i suoi gioielli più famosi, ma anche i suoi tanti tesori nascosti, da valorizzare. Decine di migliaia di persone dal centro storico a corso dei Mille, dalla Zisa a Monreale e Cefalù, hanno potuto godere del nostro splendido patrimonio, divenuto finalmente un vero motore di sviluppo sostenibile e dell'economia rispettosa della storia".