DI PROVINCIA DI

STRADA DI COLLEGAMENTO SAN MAURO FORTE CAVONICA Progetto di completamento per l'adeguamento della ex Strada Comunale

DATA: PROGETTO PRELIMINARE Ottobre 2020

TAVOLA N. H RELAZIONE PAESAGGISTICA

SCALA

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

IL PROGETTISTA IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Arch. Rosario RACANIELLO Ing. Domenico TERRANOVA PROVINCIA DI MATERA ------Area Tecnica

Strada di collegamento San Mauro Forte – Cavonica

Progetto di completamento per l’adeguamento della ex Strada Comunale

RELAZIONE PAESAGGISTICA

1. PREMESSA

La presente relazione paesaggistica, redatta ai sensi del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” di cui al D.P.C.M. 12/12/2005, a corredo del progetto relativo al progetto denominato «Strada di collegamento San Mauro Forte – Cavonica- Progetto di completamento per l’adeguamento della ex Strada Comunale» e contiene tutti gli elementi necessari alla verifica della compatibilità paesaggistica dell’intervento, con riferimento ai contenuti dei piani paesaggistici ovvero dei piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici. A tal fine la relazione, dotata di specifica autonomia d’indagine, fa riferimento agli elaborati tecnici redatti per motivare ed evidenziare la qualità dell’intervento in relazione al suo contesto.

2. INQUADRAMENTO SOCIO – ECONOMICO DELL’OPERA NEL CONTESTO TERRITORIALE

La strada in progetto consentirà di ridurre l’isolamento infrastrutturale di una parte del territorio montano della Provincia di Matera ed in particolare del comune di San Mauro Forte mettendolo in comunicazione con alcuni degli assi viari più importanti della regione (Bradanica, Basentana, Saurina e Fondovalle dell’). Il tracciato di progetto si svilupperà nel territorio amministrativo del Comune di San Mauro Forte in provincia di Matera. L’attuazione dell’opera è fondamentale per lo sviluppo non solo del territorio di stretto interesse, ma per una parte più ampio del territorio provinciale in quanto l’intervento preventivato permetterà la stretta connessione con le direttrici viarie a valenza regionale, l’interconnessione dei sistemi produttivi locali alla rete nazionale e il miglioramento dell’accessibilità del centro abitato alle principali direttrici regionali ed extra regionali. Per tali ragioni risulta quindi necessario realizzare quest’opera in quanto di rilevante importanza economica e sociale in un ampio ambito provinciale.

Corografia

3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E CARATTERISTICHE DEL SITO

L’area in esame si colloca in posizione baricentrica rispetto all’intero territorio Regionale, lungo il bacino idrografico del in particolare della Salandrella, ed è compresa nel territorio del Comune di San Mauro Forte. Allo stato attuale le aree su cui si svilupperà il tracciato ricalcherà prevalentemente quello della strada comunale esistente, mentre l’allargamento e la rettifica di alcune curve interesserà aree ad uso agricolo o incolte. Nelle aree limitrofe alla zona direttamente interessata dalle opere non esistono insediamenti urbani (essendo questa area rurale). Per quanto riguarda le reti infrastrutturali nel territorio attraversato, sono da segnalare linee elettriche, linee telefoniche e una rete gas.

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Planimetria con il collegamento Sam Mauro Forte-Cavonica

Ortofoto della zona

Relazione Paesaggistica– Pag. 3 di 27 4. PAESAGGI AGRARI

L’assetto colturale dell’area d’intervento è quello tipico delle colture estensive di aree non irrigue collinari in un’ampia fascia territoriale compresa tra la valle del e la valle dell’Agri. Non si rileva la presenza di sistemi tipologici rurali quali cascine e masserie di particolare pregio o tipicità architettonica.

5. TESSITURE TERRITORIALI STORICHE

L’infrastruttura da realizzare interessa l’adeguamento di un tratto di strada comunale non rilevante dal punto di vista storico e non interferisce con altre strade o tratturi di interesse storico. La realizzazione della strada comunale e la tipologia colturale, basata su pratiche estensive, ha cancellato nel tempo eventuali centuriazioni che non si riscontrano allo stato attuale. Analogamente non vi è riscontro della presenza di viabilità storica, come ad esempio il sistema tratturale degli antichi percorsi della transumanza.

6. SISTEMI TIPOLOGICI DI FORTE CARATTERIZZAZIONE LOCALE E SOVRALOCALE

Non essendovi la presenza di sistemi tipologici rurali, mancano sul territorio sistemi tipologici di forte caratterizzazione locale e sovralocale.

7. PERCORSI PANORAMICI ED AMBITI DI PERCEZIONE DA PUNTI O PERCORSI PANORAMICI

Eventuali percorsi panoramici esistenti nelle aree protette cui si faceva cenno in precedenza sono troppo distanti perché possano costituire elemento di percezione dell’area d’intervento. Il contesto morfologico in cui s’inserisce l’infrastruttura viaria fa sì che essa stessa costituisca un percorso panoramico da cui è possibile percepire punti particolarmente suggestivi del territorio.

8. SINTESI DELLE PRINCIPALI VICENDE STORICHE DEI COMUNI INTERESSATI

Il comune La strada rientra all’interno del territorio del Comune di San Mauro Forte in Provincia di Matera Il centro abitato sorge su una collina a 540 m s.l.m. nella parte centro-occidentale della provincia; il suo territorio confina a nord con i comuni di (14 km), (15 km) e (17 km), ad est con (31 km), a sud con (25 km) e (31 km), e ad ovest con (14 km). Dista 70 km da Matera e 66 km dal capoluogo di regione . San Mauro Forte è compresa nel territorio della Comunità Montana Collina Materana. Il centro ha origini molto antiche, come testimoniato dai numerosi ritrovamenti avvenuti sul territorio; in località Timponi è stata scoperta una costruzione risalente all'VIII secolo a.C. ed in Relazione Paesaggistica– Pag. 4 di 27 località Priati alcune tombe del IV secolo a.C. L'attuale centro risale all'epoca normanna, presumibilmente al 1060, ed il suo nome deriva da un antico Convento benedettino intitolato a San Mauro intorno al quale si sviluppò l'abitato, che fu completamente fortificato; l'accesso al paese era garantito da quattro porte, una delle quali presente ancora oggi, mentre sul lato est fu costruita una torre a tre piani, situata in quella che oggi è la piazza principale. L'aggettivo Forte fu aggiunto successivamente al nome San Mauro per ricordare come il paese riuscì a respingere le bande di briganti dello spagnolo Borjes nel 1861. San Mauro Forte appartenne alla contea di ed a partire dal '400 passò sotto il dominio degli Orsini Del Balzo prima, e successivamente dei Sanseverino, dei Carafa e dei Colonna. Nel 1751 San Mauro riuscì a liberarsi dal giogo feudale, quando fu riscattato da quattro acquirenti, già amministratori dei vecchi feudatari, che investiti del titolo di baroni si stabilirono in paese costruendovi le loro residenze all'interno delle mura medievali.

Monumenti e luoghi d’interesse La torre normanna La torre cilindrica a tre piani, con base circondata da un bastione poligonale, è ciò che resta dell'antico castello normanno-svevo, che fu ristrutturato dagli Angioini. Tale torre per secoli è stata riprodotta in dipinti e stemmi familiari del luogo e, negli anni '80, nella serie filatelica dei castelli.

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Numerosi sono i palazzi nobiliari risalenti al settecento: tutti presentano pregiati elementi ornamentali come portali in pietra, fregi floreali, e testimoniano il rapporto che i proprietari ebbero con la cultura napoletana, documentato in particolare da dipinti di ispirazione partenopea presenti nelle cappelle private. I palazzi più importanti sono: Alle spalle della torre è situata la chiesa di Santa Maria Assunta, la cui costruzione risale al 1553, che conserva una croce astile del XVI secolo ed una tela del 1700. La chiesa dell'Annunziata fu costruita a partire dalla fine del XV secolo dai francescani, insieme al grande Convento, alto cinque piani ed occupante un'area di 4000 m². Altre chiese di interesse storico-religiose sono la Chiesa di San Rocco e la Cappella di Santa Maria del Rosario I Palazzi nobiliari sono  Palazzo Arcieri/Bitonti, con portale monumentale.  Palazzo Lauria, con portale barocco del 1770, cappella privata, e diversi mobili antichi all'interno, tra cui due scrigni veneziani del 1600.  Palazzo Del Turco  Palazzo Acquaviva, con cappella.  Palazzo Deufemia  Palazzo Scalese  Palazzo Montesano di Montemurro  Palazzo Di Mase  Palazzo Disanza  Palazzo Onorati

Tradizioni e folclore La sagra del Campanaccio Festa di antichissima tradizione, si svolge a partire dal 16 gennaio ed ha origine sia nei riti pagani propiziatori legati al culto della terra ed alla transumanza e sia nelle celebrazioni sacre in onore di Sant'Antonio Abate. Gruppi numerosi di uomini girano rumorosamente per le strade del paese con grossi campanacci, che suonano tenendoli tra le gambe. I campanacci sono di sesso maschile e femminile, i primi più lunghi, i secondi più larghi;

Relazione Paesaggistica– Pag. 6 di 27 hanno funzioni propiziatorie, di fecondità dei campi e di sollievo dai malanni. I campanari iniziano il loro peregrinare con tre giri intorno alla chiesa di San Rocco, dove è custodita l'immagine di Sant'Antonio Abate; i rumorosi cortei si fermano di tanto in tanto quando i campanari sostano nei pressi delle cantine o di punti di ristoro dove vengono loro offerti bicchieri di vino o salsiccia ed altri prodotti derivati dall'uccisione del maiale, e poi ripartono con il loro fragoroso trambusto fino a notte fonda. La processione del Venerdì Santo: Il corteo, che parte dal vecchio monastero francescano, è aperto dall'Addolorata, seguita dal Cristo morto e dal Calvario. Il percorso è caratterizzato da un antico lamento funebre, e percorre le strade principali del paese sostando in tutte le chiese.

9. OBIETTIVI DEL PROGETTO E LOCALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI

Gli obiettivi che si intendono perseguire con il presente progetto si riassumono essenzialmente nei seguenti punti:  ottimizzazione del funzionamento degli schemi viari provinciali e della circolazione veicolare;  miglioramento dell’interconnessione dei sistemi produttivi locali alla rete viaria regionale;  miglioramento dell’accessibilità dei centri abitati alle principali direttrici provinciali e regionali. Il progetto consiste nell’adeguamento di una strada comunale di lunghezza pari a circa 2210 metri destinato a completare il sistema viario proposto dalla Provincia di Matera nell’ambito del Piano Regionale della Viabilità 2000 – 2006 ed identificato come Trasversale Alta. Tale trasversale consentirà, quando completato, di collegare la valle dell’Agri con le valli del Basento e del Bradano per cui il presente progetto consentirà di collegare il centro abitato di San Mauro Forte alla viabilità regionale. Il tracciato del tronco stradale si sviluppa entro il territorio comunale di San Mauro Forte e prevede la realizzazione di opere d’arte di media importanza e basso impatto quali: 1) Realizzazione di un tombino scatolare in c.a. di altezza pari a 5,00 metri e larghezza pari a 10,00 m. per l’attraversamento del Fosso Cannito (sez. 27); 2) Rifacimento e/o prolungamento di n. 2 tombini scatolari in c.a. di altezza pari a 2,00 metri e larghezza pari a 2,00 m. per l’attraversamento di fossi e canali pubblici, affluenti del Fosso Cannito; 3) Realizzazione di n.4 tombini circolari mediante l’installazione di manufatti tubolari in lamiera d'acciaio ondulata e zincata per convogliare le acque superficiali dei terreni circostanti in corrispondenza dei compluvi verso il Fosso Cannito al di sotto del corpo stradale del diametro pari a 1000 mm; 4) Realizzazione di n.2 tombini circolari realizzati mediante l’installazione di manufatti tubolari in lamiera d'acciaio ondulata e zincata per il superamento di fossi naturali al di

Relazione Paesaggistica– Pag. 7 di 27 sotto del corpo stradale del diametro pari a 2000 mm; 5) Prolungamento di n. 3 tombini di varie dimensioni per l’attraversamento di fossi e canali pubblici attraversanti la sede stradale; 6) Realizzazione di muretto in c.a. a mensola di contenimento di controripa di altezza compresa tra 1,00 e 3,00 metri. 7) Realizzazione di terre armate di contenimento di sottoscarpa di altezza media compresa fra 1,20 e 5,00 metri. 8) Realizzazione di gabbionate di protezione e contenimento del rilevato sia di sottoscarpa che di controripa; 9) Realizzazione di gabbionate di protezione e contenimento dell’argine del Torrente Cannito. 10) Realizzazione di zanelle in cls, fossi di guardia a sezione trapezoidale in c.a. o prefabbricati al di sopra delle opere di contenimento, al piede delle scarpate dei tratti in rilevato e per il rivestimento di alcuni fossi naturali. 11) Sistemazione dell’area a monte del tracciato di progetto tra le sezioni 51 e 54 mediante il livellamento della scarpata al fine di ridurre l’angolo di inclinazione dello stessa scarpata e la realizzazione di alcune graticciate. 12) Realizzazione della pavimentazione stradale in conglomerato bituminoso tra la sez. 1 e la sez.78 e risagoma con successiva pavimentazione nel tratto compreso la sez. 78 e 96;. 13) Altre opere di completamento, quali canalette di scolo, cordoli di protezione dell’arginello, griglie per la raccolta delle acque piovane, la sistemazione degli accessi poderali, ecc.; 14) Impianto di barriere di sicurezza su rilevato e livellamento di quelle esistenti; 15) Realizzazione della segnaletica orizzontale e verticale; Altre a opere minori di raccolta e smaltimento delle acque piovane rivenienti sia dal corpo stradale che dalle pendici circostanti.

10. RAPPORTI DELL’OPERA CON LA NORMATIVA AMBIENTALE VIGENTE – ATTI AUTORIZZATIVI

La normativa vigente in tema ambientale rispetto alla quale occorre valutare la compatibilità dell’opera proposta deve essere distinta innanzitutto su tre livelli differenti, rispettivamente normativa comunitaria, normativa nazionale e normativa regionale. A tale analisi occorre affiancarne una che verifichi la coerenza del progetto proposto ai piani ed ai programmi che interessano il territorio coinvolto dalla costruzione della nuova opera.

- Normativa comunitaria La direttiva di riferimento è la n. 85/337 del 27 giugno 1985 “La valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati”, così come modificata dalla direttiva n. 97/11 del 3.3.97 “Modifica della direttiva n. 85/337/CEE concernente la valutazione

Relazione Paesaggistica– Pag. 8 di 27 dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati”. In particolare non rientrando l’opera da realizzare tra quelle previste nell’Allegato I della predetta direttiva (punto 7-b: costruzione di strade a quattro o più corsie … semprechè la nuova strada abbia una lunghezza ininterrotta di almeno 10 km.), non è soggetta alla Valutazione di Impatto Ambientale prevista dalla stessa normativa.

La stessa opera rientra invece in quelle previste nell’Allegato II (punto 10-e: costruzione di strade, porti ed impianti portuali, compresi i porti di pesca, progetti non compresi nell’Allegato I) per le quali la direttiva stessa rimanda alla normativa nazionale che dovrà prevedere idonee procedure di valutazione.

- Normativa nazionale La normativa nazionale che ha regolamentato le procedure per la Valutazione di Impatto Ambientale è alquanto articolata per effetto di interventi legislativi a varia cadenza temporale. Una prima norma di riferimento è data dal DPCM n. 377 del 10.08.88 (modificata da vari DD.P.R. successivi) che, emanata ai sensi della Legge n. 349 del 8.7.86 istitutiva del Ministero dell’Ambiente ed in attesa delle norme di recepimento delle direttive europee, all’art. 1-g individua, tra l’altro, solo nelle autostrade o nelle strade a quattro o più corsie le opere viarie da assoggettare a VIA. Con successivo DPCM del 27.12.88 sono state emanate le relative norme tecniche di attuazione per la redazione degli studi di impatto ambientale. La successiva norma di riferimento che, recependo quanto previsto dalle direttive comunitarie impone la valutazione dell’impatto di un ampio elenco di opere, è il DPR del 12.04.96 che impone all’art. 1 comma 4 la Valutazione di Impatto Ambientale per quelle opere che, comprese nell’allegato B, ricadono anche parzialmente in aree protette (come definite dalla Legge n. 394 del 6.12.91). E nel caso specifico sono sottoposte a VIA tutti i progetti per strade extraurbane secondarie. In tale DPR è inoltre demandato alle Regioni il compito di disciplinare i contenuti e le procedure di valutazione in armonia con quanto previsto dalla stessa normativa.

- Normativa regionale La più recente norma regionale di attuazione del DPR 12 aprile 1996 che recepisce le direttive europee 85/377 e 97/11 per la procedura di impatto ambientale è la L.R. n. 47 del 14 dicembre 1998. Tale norma prevede che, per qualunque strada extraurbana secondaria anche parzialmente ricadente in aree protette, si procede alla fase di valutazione, altrimenti si deve procedere alla fase di verifica. Si precisa che per aree naturali protette definite ai sensi della Legge n. 394/91 si intendono i parchi nazionali, i parchi naturali regionali, le riserve naturali (terrestri, fluviali, marine, ecc.), ecc. Pertanto per l’opera progettata, occorre attivare la fase di verifica ai sensi dell’art. 4 comma 2

Relazione Paesaggistica– Pag. 9 di 27 della predetta legge regionale.

- Piani e programmi Oltre alla compatibilità del progetto con la normativa, occorre valutarne la coerenza con i piani ed i programmi esistenti e relativi al territorio interessato dall’intervento proposto, in particolare occorre esaminare gli atti di pianificazione e programmazione esistenti ai diversi livelli (sovraterritoriale, locale, di settore, etc.) che possano avere una qualche valenza nei confronti del progetto. Nel complesso l’esame condotto ha consentito di verificare una buona rispondenza dell’intervento con i riferimenti programmatici e normativi vigenti, offrendo alcuni spunti di riflessione che sono stati utilizzati nel progetto elaborato, in particolare per ciò che concerne la verifica dell’inserimento nel contesto territoriale. Gli strumenti di programmazione e di pianificazione ed i riferimenti normativi e vincolistici sono stati individuati indipendentemente dal loro livello e della loro influenza reale nei confronti dell’ambito interessato dallo studio. Questa analisi consente di valutare l’intervento non solo in relazione alla situazione attuale ed al relativo sistema di vincoli delle previsioni ed indicazioni, ma anche in confronto ad una ipotetica evoluzione del quadro di riferimento attuale così come rappresentato nei contenuti specifici di ogni strumento programmatico. Ciò permette di avere una visione più ampia del confronto tra un intervento singolo di modeste proporzioni e le esigenze generali di una programmazione che per le sue caratteristiche di vastità e complessità non può dispiegare tutti i suoi effetti se non nell’ambito di un processo.

10.1.Cenni di inquadramento programmatico a livello regionale

Gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica in sono ancora sostanzialmente riferiti all’impianto originario fornito dalla Legge Nazionale Urbanistica (Legge n. 1150/1942) che, com’è noto, articola gerarchicamente tali strumenti in: • Piano Territoriale di Coordinamento (PTC), di livello regionale e provinciale (ai sensi di quanto disposto dalla Legge n. 142/1990); • Piano Regolatore Comunale (PRG) o Programma di Fabbricazione (PdF) Regolamenti Urbanistici (RU); • Piani Attuativi (Piano di Recupero, Piano Particolareggiato, Piano per gli Insediamenti Produttivi, Piano di Lottizzazione, Piano di Edilizia Economica e Popolare). A questi strumenti sono inoltre da aggiungere, in quanto frutto di pianificazione di settore, il Piano Regionale dei Trasporti, il Piano Regionale della Viabilità, i Piani delle Aree per lo Sviluppo Industriale (ASI) ed i Piani di Sviluppo Socio - Economico e Urbanistico - territoriale delle Comunità Montane. È degli anni più recenti l’approvazione di Piani di nuova generazione, derivanti dall’applicazione delle teorie dell’”urbanistica contrattata”, quali i “Programmi Integrati di Intervento” (PIM), i Relazione Paesaggistica– Pag. 10 di 27 “Piani di Recupero Urbano” (PRU), “Piani Integrati Territoriali (PIT),ecc. Tutte le Comunità Montane sono dotate di Piani di Sviluppo Socio-Economico, attualmente in fase di revisione ai sensi della nuova legislazione nazionale e regionale in materia di tutela e sviluppo delle aree montane, che, tuttavia, non assumono rilevanza ai fini della disciplina territoriale ed urbanistica. Tutti i Comuni della regione sono dotati di strumento urbanistico generale (PRG – PdF - RU) e di vari Piani Attuativi. Nella maggior parte dei casi, espletate le procedure di adozione e pubblicazione di competenza comunale, tali strumenti sono già stati approvati dalle Regioni e sono quindi, vigenti. Nell’agosto 1999 la Regione Basilicata si è dotata della legge regionale di tutela, uso e governo del territorio che, in coerenza ai recenti indirizzi disciplinari e legislativi, introduce una profonda revisione della disciplina urbanistica, degli strumenti di pianificazione e delle procedure di approvazione, perseguendo obiettivi generali di equità nel trattamento dei diritti edificatori, di concertazione nelle procedure di approvazione dei Piani e di partecipazione nella formulazione delle scelte pianificatorie. Per la completa entrata a regime della legge sono necessari alcuni strumenti tecnici attualmente non ancora disponibili (Regolamento di Attuazione, Carta Regionale dei Suoli, Piani Strutturali Provinciali) che richiederanno alcuni anni per poter essere resi disponibili. Tuttavia, sia pure in regime transitorio, la legge é già operante e dovrebbe determinare, nei prossimi anni, una profonda ristrutturazione e rinnovamento degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, con il rifacimento di tutti i Piani urbanistici comunali.

10.2.Piani agricoli regionali

Allo stato attuale esistono elementi specifici di pianificazione di settore diretti ad influenzare scelte ed ambiti territoriali. In termini di riferimento al settore agricolo, possiamo individuare nel “Quadro Comunitario di Sostegno 2000/2006 (QCS),” lo strumento di pianificazione più attuale che con l’attuazione del “Piano Operativo Regionale” (POR) e del “Piano di Sviluppo Rurale” (PSR), avrà influenze su scelte future del settore e di conseguenza sulle modificazioni dell’imprenditorialità in tale campo. Entrambi i Piani sono organizzati in “assi” e “misure”, che trovano riferimenti normativi fondamentali nei Regolamenti Comunitari Europei. Dal punto di vista tecnico le misure hanno come obbiettivo generale l’ammodernamento del sistema agricolo ed agro-industriale che potrebbe trovare nell’area in oggetto un interessante campo di applicazione, in considerazione dell’utilizzo agricolo esteso, condotto da aziende ancora attive, produttive ed in grado di effettuare investimenti. L’attuazione dei relativi Piani Agricoli Regionali non interferisce peraltro in maniera negativa con la realizzazione dell’opera. Relazione Paesaggistica– Pag. 11 di 27 10.3.La pianificazione paesistica della Regione Basilicata

A seguito dell’approvazione della L. 431/1985 (legge Galasso) circa il 30% del territorio della regione Basilicata è stato assoggettato alla disciplina di sette Piani Territoriali Paesistici di Area Vasta (P.T.P.A.V.), approvati con leggi regionali n. 3/1990 e n. 13/1992. I Piani Paesistici approvati e attualmente vigenti in Basilicata sono i seguenti: PTPAV “Maratea – Trecchina – Rivello”; PTPAV “Massiccio del Sirino”; PTPAV “Sellata – Volturino - Madonna di Viggiano”; PTPAV “Metapontino”; PTPAV “Gallipoli Cognato - Piccole Dolomiti Lucane”; PTPAV del “Vulture”; PTPAV del “Pollino”. Nell’ambito di tutti i territori disciplinati dalla pianificazione paesistica la realizzabilità di qualsiasi intervento di natura antropica è assoggettato alla compatibilità rispetto ai livelli di trasformabilità individuati nel Piano. Il PTPAV, inoltre, individua, per alcuni tipologie di interventi, modalità di realizzazione da rispettare in sede progettuale e di cantiere. Per alcune aree comprese nei PTPAV, caratterizzate ad un tempo dalla compresenza di eccezionali o elevati valori paesaggistici, ambientali o insediativi e di tensioni alla trasformazione insediativa definiti “ambiti”, il PTPAV dispone il temporaneo mantenimento del vincolo di intrasformabilità fino all’approvazione di Piani Particolareggiati Esecutivi con specifica considerazione dei valori paesistici o di Piani Paesistici Esecutivi (P.P.E.), redatti dai Comuni o dalla stessa Regione. I Piani d’ambito hanno valenza sia di piano paesaggistico che urbanistico e la loro predisposizione comporta anche lo svolgimento delle verifiche di ammissibilità eventualmente richieste dal PTPAV nell’area interessata in riferimento specifiche tipologie di opere. Il territorio interessato dall’adeguamento dell’arteria stradale (che si ricorda è il tratto terminale di un più ampio asse viario in parte già realizzato ed in parte in corso di realizzazione o progettazione) non rientra (Vedi fig. 1) in aree assoggettate alla disciplina di Piani Paesistici di Area Vasta e di Piani Paesistici d’Ambito.

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Tracciato stradale Figura 1: mappa dei piani paesistici a livello regionale

11. LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DI SETTORE INTERREGIONALE

11.1.La pianificazione stralcio di bacino: aspetti generali

A seguito dell’evento calamitoso di Sarno è stato emanato il D.L. 180/98 che introduce l’obbligo di adozione ed approvazione, da parte delle Autorità di Bacino nazionali, regionali, interregionali o dalle regioni stesse, dei Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI). Tali Piani, recita il “Decreto Sarno”, successivamente modificato dalla L. 267/98 e dalla L. 226/99, devono contenere in particolare “l’individuazione delle aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia, nonché le misure medesime”. Tutto ciò si inserisce organicamente nella cornice normativa rappresentata dalla Legge 18 maggio 1989, n. 183, che ha avviato concretamente il processo di riordino delle competenze in Relazione Paesaggistica– Pag. 13 di 27 materia di gestione e tutela territoriale ed ambientale. Tale legge, che definisce il bacino idrografico “l'ambito fisico di riferimento per il complesso delle Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”, ha tra i suoi obiettivi: la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela dell’ambiente; essa individua inoltre l’attività di pianificazione territoriale, superando in tal modo problemi e difficoltà di coordinamento generati da ambiti territoriali delimitati da confini puramente amministrativi. L’art. 17, comma 6-ter della legge 183/89 recita: “I Piani di Bacino Idrografico possono essere redatti ed approvati anche per sottobacini o per stralci relativi a settori funzionali, che in ogni caso devono costituire fasi sequenziali e interrelate rispetto ai contenuti di cui al comma 3. Deve comunque essere garantita la considerazione sistemica del territorio e devono essere disposte, ai sensi del comma 6 bis, le opportune misure inibitorie e cautelative in relazione agli aspetti non ancora compiutamente disciplinati”. Il PAI approvato dall’Autorità Interregionale di Bacino di Basilicata, che prende in considerazione molte delle situazioni rivenienti sul territorio esposte a rischio idrogeologico (centri urbani, aree industriali e produttive, aree a rischio molto elevato come individuate dal Piano Straordinario ai sensi della L. 267/98, attività straordinaria di polizia idraulica, aree a rischio di esondazione), viene periodicamente aggiornato ed integrato con ulteriori studi ed approfondimenti riferiti a quegli ambiti territoriali che non sono stati presi inizialmente in esame, in mancanza di dati “certi e consolidati”. Pertanto il Piano Stralcio è concepito come uno strumento di pianificazione aperto e in continuo aggiornamento in quanto l’obiettivo fondamentale del predetto Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (PAI) è l’individuazione delle aree a rischio di frana e di alluvione e delle azioni finalizzate alla mitigazione del rischio stesso sul territorio di competenza dell’Autorità di Bacino della Basilicata, costituita con legge regionale del 25 gennaio 2001 n. 2. L’ambito territoriale di riferimento è costituito dai territori dei comuni ricadenti nei bacini idrografici interregionali del Bradano e - Noce e dei bacini regionali del Basento, Cavone e Agri. Il territorio dell’AdB, esteso per circa 8.830 kmq, ricomprende anche porzioni di territorio della Regione Puglia e della Regione Calabria (Vedi fig. 2)

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Tracciato stradale Figura 2 Territori ricadenti nei Bacini Idrografici

11.2.Quadro di riferimento programmatico

L’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata (A.d.B.) ai sensi della L. 183/89 e seguenti ha redatto il Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, approvato dal Comitato Istituzionale con delibera n. 26 del 5 dicembre 2001, entrato in vigore il14 gennaio 2002. Il Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico è stato redatto sulla base degli elementi disponibili consolidati alla data di predisposizione dello stesso (DPCM 29/09/98). Ai sensi dell’art. 26 delle Norme di Attuazione del Piano Stralcio l’AdB ha effettuato l’aggiornamento 2009, approvato dal proprio Comitato Istituzionale ed è vigente da ottobre 2009. Ai sensi dell’art. 17 comma 4 e 5 della L. 183/98 le norme contenute nel Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico producono efficacia giuridica rispetto alla pianificazione di settore, urbanistica e territoriale ed hanno carattere immediatamente vincolante per le Relazione Paesaggistica– Pag. 15 di 27 Amministrazioni e gli Enti Pubblici, nonché per i soggetti privati. Ai sensi dell’art. 26 comma 1 delle Norme di Attuazione del Piano Stralcio l’A.d.B. procede all’aggiornamento annuale del Piano e ai sensi del comma 7 trasmette ai Comuni copia della documentazione aggiornata. Ne discende che, per le porzioni di territorio comunale perimetrate dal Piano Stralcio vigente e dai suoi successivi aggiornamenti come aree a rischio idrogeologico e/o idraulico, i regimi d’uso e di intervento consentiti sono quelli previsti dalle relative Norme di Attuazione.

11.3.Il sistema dei vincoli

11.3.1.Cenni di inquadramento

I vincoli operanti sul territorio ed aventi effetti sulla limitazione delle possibilità di edificare e realizzare infrastrutture sono i seguenti: • Vincolo paesaggistico È istituito ai sensi della legge n. 1497/1939 e riguarda: le cose immobili con cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, le ville, i giardini, i parchi di non comune bellezza, i complessi di cose immobili con caratteristico aspetto di valore estetico e tradizionale, le bellezze panoramiche considerate come “quadri naturali” e punti di vista e belvedere. Il vincolo è apposto con DM, corredato da planimetria su base IGM in scala 1:25.000. Successivamente è stata approvata la cosiddetta Legge Galasso (n. 431/1985) che estende il vincolo paesaggistico alle seguenti categorie di beni (art. 1), senza operare la perimetrazione delle stesse: o i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia; o i territori contermini ai laghi, compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia; o i fiumi, i torrenti ed i corsi d’acqua iscritti negli elenchi del testo unico delle disposizioni di legge sulle acque, approvato con Regio Decreto 11/12/1933 n. 1775 e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuno; o le montagne per la parte eccedente i 1200 metri sul livello del mare, per la catena appenninica; o i parchi e le riserve nazionali e regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; o i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento; o le zone di interesse archeologico

Il tracciato in oggetto rientra nel piano paesistico del metapontino. • Vincolo archeologico

Relazione Paesaggistica– Pag. 16 di 27 È istituito ai sensi della legge n. 1089/1939 con DM contenente anche l’esatta perimetrazione dell’area interessata. Il vincolo è, inoltre, notificato ai proprietari.

• Vincolo idrogeologico È istituito ai sensi del Regio Decreto n. 3267/1923 ed è graficamente individuato in tavole su base IGM in scala 1:25.000. L’attraversamento di aree sottoposte ai vincoli su indicati non implica l’automatica negazione dell’intervento proposto, poiché tali vincoli non sono di totale intrasformabilità.

11.4.I vincoli nell’area interessata

L’area attraversata dal tracciato non è interessata da aree di interesse archeologico, pertanto non risulta sottoposta a vincolo archeologico. Peraltro il predetto tracciato interseca più volte il Vallone o Fosso Cannito che risulta inserito nell’Elenco delle Acque Pubbliche della Regione Basilicata redatto in base alle disposizione del Regio Decreto 11/12/1933 n. 1775 e pubblicato sulla G.U. del Regno d’Italia del 28.08.1900 pertanto parte delle aree attraversate sono sottoposte al vincolo paesaggistico. In riferimento alle previsioni di cui alla L. 45/1989 ex R.D.L. 3267/1923 l’area è sottoposta in alcuni tratti al vincolo idrogeologico.

Pertanto il progetto dovrà essere sottoposto all’Ente gestore dei predetti vincoli (il Dipartimento Ambiente e Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Foreste e Tutela del Territorio) per i nulla osta di competenza.

11.5.Le aree protette

11.5.1.Cenni di inquadramento

I principi e gli strumenti per la tutela, conservazione e valorizzazione del sistema delle aree protette è dettato, oltre che dalla legislazione quadro nazionale (Legge n. 394/1991 e successive integrazioni e modificazioni), dalla L. R. n. 28/1994. In sintesi, i Parchi, le riserve nazionali e regionali, e le altre aree d’interesse ambientale della Basilicata sono i seguenti (fig. 3 e 4):

I Parchi Nazionali Istituito con DM 15/11/1993, il Parco Nazionale del Pollino interessa le regioni Basilicata e Calabria, 56 comuni (di cui 24 in Basilicata) e si estende per 192.565 ettari. Il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano – Val D’Agri – Lagonegrese, è in fase di istituzione e relativa perimetrazione in intesa con il Ministero dell’Ambiente ai sensi delle leggi n. 394/91 e n. 426/98; dovrebbe comprendere i territori della Val d’Agri e del Lagonegrese, tutti ricadenti in Basilicata, con un’estensione di oltre 70.000 ettari.

I Parchi regionali Il Parco Regionale di Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane è stato istituito dalla Regione

Relazione Paesaggistica– Pag. 17 di 27 con legge regionale n. 47/1997 con relativa normativa di salvaguardia, si estende su 27.027 ettari ed interessa i comuni di Pietrapertosa, Castelmezzano, Accettura, ed Oliveto Lucano. Il Parco Regionale Archeologico – Storico – Naturale delle Chiese Rupestri del Materano è stato istituito con legge regionale n. 11/1990 con relativa normativa di salvaguardia e si estende su 8.000 ettari nei comuni di Matera e Montescaglioso. Il Parco Regionale del Vulture è in fase di costituzione sull’area già vincolata ai sensi della Legge n. 1497/1939 e 431/1985 (Laghi di Monticchio) e soggetta alla disciplina del PTPAV.

Le riserve naturali Altre aree tutelate per la presenza di biotopi o di particolari emergenze naturalistiche sono le riserve: Riserva Naturale Regionale Lago Piccolo di Monticchio; Riserva Naturale Regionale Lago Pantano di Pignola; Riserva Naturale Regionale Abetina di Laurenzana; Riserva Naturale Regionale Lago Laudemio; Riserva Naturale Orientata Regionale Bosco Pantano di ; Riserva Naturale Orientata Regionale di San Giuliano;

Le Zone a Protezione Speciale (Z.P.S.) Individuate ai sensi della Direttiva Comunitaria 79/409/CEE “Uccelli”, la direttiva concerne la conservazione delle specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio dell’Unione Europea e si applica agli “uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat”.

Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) Sono stati istituiti ai sensi della Direttiva Comunitaria 92/43/CEE “Habitat”. La finalità di questo atto della Comunità Europea, richiamata nell’art. 2, è quella di “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché la flora e la fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati Membri”. La Regione Basilicata ha individuato entro i propri limiti territoriali una serie di Siti costituiti secondo quanto stabilito dalle predette due Direttive comunitarie. Il nuovo tronco stradale non rientra all’interno di alcuna delle aree protette coma sopra descritte.

Relazione Paesaggistica– Pag. 18 di 27

Tracciato stradale Figura 3 - Riserve e parchi di Basilicata

Relazione Paesaggistica– Pag. 19 di 27

Aree SIC Aree SIC - ZPS

c Tracciato stradale Figura 4 - Aree SIC - ZPS

12. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE COINVOLTA NELL’OPERA

A livello territoriale:

- Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (P.A.I.) (approvato dal Comitato Istituzionale con delibera n. 26 del 5/12/2001, entrato in vigore il 14/01/2002) e successive modifiche Comuni interessati: San Mauro Forte

A livello urbanistico:

- P.R.G. di San Mauro Forte

Relazione Paesaggistica– Pag. 20 di 27 Sul tutti i territori comunali valgono le norme del Piano Stralcio dell’Autorità di Bacino.

13. ANALISI DEGLI EFFETTI DELLA REALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO

Le nuove opere non modificheranno il tessuto territoriale dell'area circostante. Valutando quindi gli aspetti più strettamente legati all’intero sistema viario, gli interventi migliorativi strutturali previsti, permetteranno il raggiungimento dei seguenti obiettivi: - ottimizzazione del funzionamento degli schemi viari regionali e della circolazione veicolare; - interconnessione dei sistemi produttivi locali alla rete nazionale; - aumento dei parametri relativi alla sicurezza stradale; - miglioramento dell’accessibilità dei centri abitati alle principali direttrici regionali ed extra regionali.

14. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

FOTO N.1 (inizio tracciato sez.6-12)

Relazione Paesaggistica– Pag. 21 di 27

FOTO N.2 (sez.15-20)

FOTO N.3 (Torrente Cannito)

Relazione Paesaggistica– Pag. 22 di 27

FOTO N.4 ( sez.20)

FOTO N.5 (sez.32)

Relazione Paesaggistica– Pag. 23 di 27

FOTO N.6 (sez.35)

FOTO N.7 (sez.44) Relazione Paesaggistica– Pag. 24 di 27

FOTO N.8 (sez.71)

FOTO N.9 (sez.83) Relazione Paesaggistica– Pag. 25 di 27

Relazione Paesaggistica– Pag. 26 di 27