ANICA

27 luglio 2015

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ANICA CITAZIONI

25/07/2015 Il Messaggero - Roma 7 I 42 cinema chiusi diventano teatri

26/07/2015 Box Office 8 INTESA SULLE ARMI

26/07/2015 rbcasting.com 15:57 9 Workshop su Tax Credit esterno al Castrum Minervae

26/07/2015 Box Office 10 Anica, accordo in cina con Lumiere

26/07/2015 Box Office 11 IL MOMENTO DI FARE FESTA(DEL CINEMA)

26/07/2015 Box Office 13 NON SPRECHIAMO IL VANTAGGIO

26/07/2015 Box Office 17 I GENERI E I GUSTI DEL PUBBLICO

CINEMA

27/07/2015 La Repubblica - Nazionale 22 Presidente Cuarón

27/07/2015 Il Messaggero - Nazionale 24 Venezia, la carica degli italiani

25/07/2015 Il Messaggero - Nazionale 26 Mostra di Venezia Giornate degli Autori i film italiani fanno tris

25/07/2015 Corriere della Sera - Nazionale 27 «Pixels», gli alieni si travestono da videogiochi

26/07/2015 Corriere della Sera - Nazionale 28 Orlando Bloom ai giovani di Giffoni: sfidate il bullismo

27/07/2015 Corriere della Sera - Nazionale 29 Il rock di mamma Meryl 27/07/2015 Corriere della Sera - Nazionale 31 Non solo divi e Festival per ragazzi Giffoni ora sogna una città del cinema

26/07/2015 Il Sole 24 Ore 33 Il remake fa meno paura

25/07/2015 La Repubblica - Nazionale 35 Tatiana Maslany attrice record tredici ruoli in una sola serie

26/07/2015 La Repubblica - Nazionale 36 : il cinema non è tutto ci vuole poco a fare il ribelle

27/07/2015 La Repubblica - Nazionale 39 La vita immaginaria della bambina che morì nella strage di Bologna

25/07/2015 Il Messaggero - Nazionale 41 «Dopo Glee sogno Benigni»

25/07/2015 Il Messaggero - Nazionale 43 Ghiaccio, delitti e successo: la Cina scopre il "noir"

25/07/2015 Il Messaggero - Nazionale 44 Quella Marnie giapponese ragazza gentile e misteriosa

26/07/2015 Il Messaggero - Nazionale 45 Bloom torna tra i Pirati

27/07/2015 Il Messaggero - Nazionale 47 Da Scola a Martone, l'arte del segno cinematografico

27/07/2015 Il Messaggero - Nazionale 48 E "Grotto", piccolo E.T. che vive sottoterra, vince a Giffoni

25/07/2015 Il Fatto Quotidiano 49 Venezia 72, la vendetta contro Cannes

25/07/2015 Il Giornale - Nazionale 50 Nuovo cinema al vetriolo «Ted» guida i comici choc

25/07/2015 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale 52 Farà discutere l'opera prima di Carlo Lavagna: una ragazzina alla scoperta della sessualità

25/07/2015 Il Manifesto - Nazionale 53 In Laguna sbarca il «boss» Johnny Depp

25/07/2015 Il Manifesto - Nazionale 54 Il cinema fuori dal Palazzo 26/07/2015 Libero - Nazionale 55 Arriva il film sui 33 minatori cileni

25/07/2015 Libero - Nazionale 56 «Jurassic World» campione d'incassi: pronto il sequel

25/07/2015 Libero - Nazionale 57 L'ASCESA DI THE ROCK Un palestrato alla conquista di Hollywood

27/07/2015 Corriere delle Alpi - Nazionale 58 Venezia 72, l'ora del toto-film e l'Italia potrebbe fare poker

25/07/2015 Il Piccolo di Trieste - Nazionale 60 Autori, sono tre gli italiani in concorso a Venezia

25/07/2015 Corriere della Sera - Nazionale 61 Giannini: «Io con la mia voce come un incisore della parola»

25/07/2015 Corriere della Sera - Nazionale 63 Confessioni Ardant

25/07/2015 La Repubblica - Bologna 65 Profondo Nord

25/07/2015 La Repubblica - Napoli 66 Vincenzo Salemme

25/07/2015 La Repubblica - Napoli 68 "Il mio sogno girare un film con Benigni"

26/07/2015 La Repubblica - Napoli 69 Giffoni

25/07/2015 La Stampa - Nazionale 70 "Racconto l'Italia con fiction e film E anche coi pacchi"

26/07/2015 Libero - Nazionale 72 «Il mio Romeo e Giulietta è uno scontro razziale»

25/07/2015 Corriere del Veneto - Venezia 73 Sì, questo è Johnny Depp A Venezia con il nuovo film

25/07/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Brindisi 74 L'omaggio a Pasolini del «Salento Finibus Terrae»

26/07/2015 La Nuova Sardegna - Nazionale 75 Il "Premio Solinas" compie trent'anni

27/07/2015 Corriere del Mezzogiorno - Napoli 77 La storia dei film in un'App TELEVISIONE

25/07/2015 ItaliaOggi 79 CHESSIDICE IN VIALE DELL'EDITORIA

ANICA CITAZIONI

7 articoli 25/07/2015 diffusione:210842 Pag. 46 Ed. Roma tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

I 42 cinema chiusi diventano teatri Per il Comune, invece, la riconversione prevedeva la creazione di centri polifunzionali con librerie, bistrot ma anche asili nido Sale storiche, come Empire e Metropolitan, salvate dal ministro Franceschini: «Spazi che devono essere considerati beni culturali» LUNEDÌ INCONTRO IN CAMPIDOGLIO I TIMORI DI AGIS LAZIO: «QUESTA IMPASSE VA SBLOCCATA AL PIÙ PRESTO» Camilla Mozzetti

IL CASO Farli tornare a vivere non più come cinema tout court. Il rilancio delle 42 sale cinematografiche di Roma, chiuse da tempo, passava per la creazione di centri polifunzionali a pregnante vocazione culturale. Una quota parte della superficie sarebbe stata riservata alle proiezioni di film e documentari, l'altra avrebbe ospitato librerie, residenze d'artista, piccoli bistrot. Persino asili nido. E il bando per la riconversione delle sale sarebbe dovuto arrivare entro il mese di luglio. Era questo il contenuto della memoria di giunta - con tanto di crono programma - presentata lo scorso 29 gennaio dai tre assessori Giovanni Caudo (Trasformazione urbana), Giovanna Marinelli (Cultura), Marta Leonori (Commercio) a una platea di produttori e distributori cinematografici nonché associazioni di categoria, riuniti ai Mercati di Traiano. Da allora sono passati sei mesi. L'euforia iniziale su un progetto che pareva aver messo d'accordo tutti, se n'è andata. Le sale storiche della Capitale continuano a restare chiuse. Del bando non c'è traccia. Il perché? Ce ne fosse soltanto uno, di motivo. IL MINISTERO A pesare sullo stop del progetto, oltre al blocco dei lavori - come afferma lo staff dell'assessore Marinelli - in Commissione Cultura, è innanzi tutto la direttiva firmata un anno fa dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, sul censimento dei cinema storici. «Un atto d'indirizzo - spiega il segretario dell'Agis-Anec Lazio, Massimo Arcangeli - che ufficialmente non può interferire con le progettualità del Campidoglio, ma che ne può segnare le iniziative politiche». La direttiva del Mibact è chiara: censire i cinema che per l'Italia hanno rappresentato un punto di riferimento culturale e quelli nati prima del 1980. Queste sale devono essere salvaguardate, perché da considerare beni culturali a tutti gli effetti. LE ASSOCIAZIONI E allora come può il Comune di Roma pensare a un progetto che in parte va a snaturare quegli spazi? Nella Capitale le sale che possono considerarsi storiche - delle 42 chiuse ormai da tempo - sono molte. Alcune di queste - come l'America, il Metropolitan, l'Empire e il Rialto (tra l'altro di proprietà del Comune) - testimoniano l'identità culturale, molte altre, invece, sono tali perché nate prima del 1980. «Il ministero - puntualizza Giovanni Caudo, a capo dell'assessorato alla Trasformazione urbana ha la nostra stessa preoccupazione: riattivare le sale come spazi di cultura e di crescita sociale. Il vincolo, peró, non deve essere visto come una scusa per continuare a tenere desolatamente vuoti questi spazi». Di certo, al momento, c'è soltanto il tavolo che i tre assessori di Roma Capitale hanno convocato lunedì mattina. All'ordine del giorno l'analisi delle proposte inviate dall'Agis-Anec Lazio, dall' Anica, dall'Anem e dall'Agpci, per risollevare le sorti del settore che continua a mietere sale, spettatori e incassi, complice anche il peso fiscale, considerato deleterio per il 32% degli imprenditori del settore. «Auspichiamo - conclude il presidente dell'Anec, Giorgio Ferrero - che il Comune risolva questa impasse, l'idea proposta sei mesi fa deve essere portata avanti, i poli culturali sono essenziali per evitare di lasciare 42 cadaveri in giro per la città».

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 7 26/07/2015 Pag. 4 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato NEWS INTESA SULLE ARMI

È stata raggiunta l'intesa tra il ministero dell'interno, il mibact, il Banco nazionale di prova per le munizioni commerciali, l'anica e l'associazione italiana autori e tecnici effetti speciali di scena, per gli interventi tecnici da eseguire sulle armi per uso scenico. tale intesa era necessaria, dal momento che la proroga ottenuta l'anno scorso è in scadenza il prossimo 31 dicembre. con la firma di un verbale d'intesa tra tutte le parti sono stati stabiliti gli accorgimenti tecnici da eseguirsi sulle armi, ai fini della verifica da parte del Banco medesimo delineando una modalità in grado di abbattere i costi delle operazioni a carico del settore produttivo.

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 8 26/07/2015 15:57 Sito Web rbcasting.com La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Workshop su Tax Credit esterno al Castrum Minervae

CASTRO-MINERVAE-7464 Sabato 1 agosto alle ore 19.00, presso il Castello Aragonese di Castro nell'ambito del X Premio Castrum Minervae, si terrà il workshop 'Tax Credit esterno - Un beneficio fiscale per le imprese che vogliono investire in cultura'. Il workshop - aperto a tutti - sarà diretto dal Prof. Mario La Torre, in collaborazione con MiBACT, Apulia Film Commission, Distretto Produttivo Puglia Creativa, Puglia Sviluppo S.p.a, ANICA e 100 autori.

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 9 26/07/2015 Pag. 6 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato NEWS / Cinema italiano Anica , accordo in cina con Lumiere

Dopo il successo riscosso a giugno al Festival del Film di shanghai, anica continua a creare ponti verso la cina. l'associazione ha siglato un accordo con il circuito cinese del gruppo lumière, che sta portando in sala 10 film italiani in un tour promozionale per otto grandi città cinesi, comprese pechino e shanghai. Un'intesa resa possibile anche grazie all'impegno di ice - ita (italian trade commission). a supporto di questa rassegna c'è il Desk anica, che organizza con il circuito lumière una serie di eventi e incontri con la stampa per dare nuovo impulso allo sviluppo di coproduzioni tra i due paesi. altrettanto rilevante il progetto europeo "Bridging the Dragon" che ha preso il via al Festival di shanghai. si tratta di un laboratorio di progetti di coproduzione che permette di realizzare 10 film attraverso un laboratorio di sviluppo delle storie che avrà il prossimo appuntamento al festival di locarno (4-7 agosto).

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 10 26/07/2015 Pag. 10 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Speciale ciné 2015 IL MOMENTO DI FARE FESTA(DEL CINEMA) IL CONVEGNO, ORGANIZZATO DALLA NOSTRA RIVISTA DURANTE LE GIORNATE ESTIVE, HA MESSO A CONFRONTO L'ITALIA CON MERCATI QUALI FRANCIA E GRAN BRETAGNA SUL TEMA DELLA PROMOZIONE a cura della redazione

D spettatori, con una media di 3 milioni di presenze circa a edizione. anche il mercato francese ha mutato formula nel corso del tempo, adattandosi alle esigenze del settore e alle tendenze del pubblico, prima di assestarsi sui quattro giorni di festa attuali, dalla domenica al mercoledì, con il prezzo del biglietto a 4 euro. accattivante la campagna marketing con lo slogan "alzate la testa", sottinteso dal piccolo schermo degli smartphone al grande schermo dei cinema. inoltre, la Francia può contare sul supporto di un partner importante come Bnl Gruppo Bnp paribas, che al termine dell'evento mette a disposizione dei clienti buoni per continuare ad andare al cinema a prezzi scontati. Una veloce panoramica è stata fornita anche sulla Germania, paese non al centro del convegno, che è comunque il terzo mercato del vecchio continente. in Germania non è attiva nessuna festa del cinema ma l'associazione degli esercenti sta studiando un'iniziativa con sconti pensata per il pubblico tra i 15 e 40 anni. Una delle formule potrebbe essere quella di introdurre la possibilità di acquistare un biglietto a prezzo intero per poi tornare successivamente al cinema a prezzo scontato. Un veloce cenno è stato dato anche sulle due edizioni della Festa del cinema in italia (2013, 2014) che avevano portato al cinema a maggio 2,2 milioni di spettatori il primo anno e 2 milioni il secondo, con incrementi sulle settimane precedenti del 66% (2013) e del 17% (2014). a impreziosire l'incontro è stato anche l'intervento di Phil Clapp , presidente degli esercenti europei Unic e dell'associazione esercenti della Gran Bretagna, che ha inviato un articolato video-messaggio. clapp ha raccontato la virtuosa operazione di comunicazione dell'iniziativa merkaat movies. Un'iniziativa nata per contrastare la costante flessione registrata negli ultimi anni dalla precedente orange Wednesday, che tanto successo ha portato al cinema in Gran Bretagna. «per dieci mesi abbiamo lavorato al lancio dell'operazione 2x1, partita poi ad aprile, che consente di comprare due biglietti al prezzo di un ticket. per usufruire di questa promozione è necessario fare un acquisto sul sito www.comparethemarket.com. il progetto è stato sostenuto da un'enorme campagna marketing realizzata grazie a un budget di molti milioni di sterline». Jaime Tarrazon , responsabile rapporti internazionali Fece (l'associazione degli esercenti spagnoli), ha raccontato il successo della Festa del cinema in spagna. «Dopo la recessione del mercato cinematografico spagnolo nel 2005, cercavamo qualcosa di innovativo. così nel 2009 è nata la Festa del cinema, sulla falsariga di quella francese. Dall'anno scorso si svolgono due edizioni dell'evento, ad aprile/ maggio e in autunno, sempre con biglietto a 2,90 euro dopo essersi accreditati sul sito ufficiale della festa. inoltre, nella prima metà del 2014 abbiamo fatto un accordo con tutta l'industria per rilanciare il mercoledì a prezzo ridotto (3,90 euro) grazie a una nuova campagna che ha fatto leva sul prezzo, mettendo l'esperienza cinematografica al centro della comunicazione». per la rinnovata Festa del cinema spagnolo il successo è stato evidente: «ad aprile 2014 abbiamo registrato 1,9 milioni di spettatori, 2,2 milioni a ottobre 2014 e 1,6 a maggio 2015. Rispetto alle ultime edizioni, quest'ultima non è andata altrettanto bene a causa delle semifinali di champions league che hanno tolto spettatori. ma, nonostante tutto, il nostro obiettivo è stare sempre tra 1,5 e 2,5 milioni di spettatori». e ha concluso con un'esortazione all'industria italiana: «noi ci abbiamo messo tanti anni per metterci d'accordo; solo una grave crisi ci ha "costretto" alla fine a trovare un'intesa. voi non aspettate di trovarvi nei guai come in spagna, ma intervenite in anticipo». sul tema promozione-festa sono intervenuti poi i vertici delle associazioni dei distributori anica, degli esercenti anec e anem. «stiamo lavorando a due edizioni di Festa del cinema: la prima a ottobre dal 12 al 15, la seconda ad aprile» ha dichiarato andrea occhipinti , presidente dei distributori anica. che ha continuato: «pensiamo a due appuntamenti come in Francia e in spagna. Rispetto alle due edizioni precedenti, le feste non dureranno tutta la settimana, ma dal lunedì al giovedì; proprio il fatto di aver

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 11 26/07/2015 Pag. 10 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

incluso il week-end negli anni scorsi aveva allontanato alcuni distributori dalla festa. Questa nuova impostazione dovrebbe cambiare le cose». il presidente dei distributori ha poi sottolineato che le associazioni stanno mettendo insieme un team di agenzie per preparare al meglio l'appuntamento: «Dobbiamo porci un problema rispetto al nome perché dal 16 ottobre inizierà la Festa del cinema di Roma e si potrebbe creare confusione con la nostra festa. sono al vaglio diverse ipotesi di nomi tra cui cinema Days». i film saranno proposti a 3 euro: «Dobbiamo fare della festa un appuntamento cui il pubblico non può mancare». sul tema è intervenuto anche luigi cuciniello , presidente degli esercenti anec: «confesso una certa invidia per i colleghi inglesi e spagnoli. certamente siamo indietro in italia: credo che manchi una consapevolezza generale sul cinema e sulla promozione, si promuovono i singoli film ma non c'è un lavoro di sostegno complessivo al cinema». Ha continuato il presidente anec: «le nostre associazioni - ha proseguito cuciniello - stanno lavorando per la festa del cinema perché i dati sono inconfutabili. per la Festa realizzata a maggio nel 2013 avevamo registrato 2,2 milioni di presenze, circa 2 milioni un anno dopo. Quest'anno nella stessa settimana di maggio, senza Festa, abbiamo registrato solo 860mila presenze. ora stiamo cercando di agire con anica e anem e un gruppo di lavoro sull'edizione di ottobre per poi farne un'altra ad aprile 2016. penso sia fondamentale prendere spunto dalle logiche degli altri paesi. la Festa funziona se è una vetrina all'interno di un progetto che va strutturato per tutto l'arco dell'anno». il presidente dell'associazione degli esercenti ha inoltre aggiunto: «lo spettatore dimostra di gradire la leva del prezzo, che però va gestito con attenzione per non svendere il cinema, comunicando in modo efficace le proposte. l'offerta di prodotto non è secondaria: non tutti sono disponibili, quando invece si dovrebbe puntare per alcuni titoli proprio al periodo scelto per la festa del cinema perché alcuni film sono particolarmente adatti a questo evento. si dovrebbero anche coinvolgere attori e registi per fare da volano alla comunicazione. anche i David di Donatello potrebbero essere una vetrina importante e incrociarsi con una promozione nelle sale. ma la promozione del cinema, per funzionare, va vista in modo organico». Dare vita a momenti promozionali per il cinema è fondamentale. Questo, in sintesi, il pensiero sostenuto da carlo bernaschi, presidente anem: «Ho sempre sottolineato che fosse necessario ogni anno fare un richiamo promozionale per suscitare interesse sull'andare al cinema. Dal 1994 si lanciarono iniziative promozionali come il mercoledì a prezzo ridotto, che furono un successo. Dal 2000, invece, non si è fatto più nulla. purtroppo, non riusciamo mai a trovare tra noi un accordo sulle iniziative da prendere. la promozione è necessaria per richiamare il pubblico verso la sala cinematografica. come anem, avevamo proposto un'iniziativa con Disney sul modello inglese di orange Wednesday, del 2x1, perché in inghilterra funzionava molto bene. ma nessuno in italia vuole investire nel cinema; non ci sono sponsor che credono nel nostro settore. noi, però, questa festa dobbiamo farla, sarebbe importantissimo». «dopo la recessione del mercato cinematografico spagnolo nel 2005,cercavamo qualcosa di innovativo. così è nata la festa del cinema sul modello francese» (j. tarrazon) i presidenti di anec, anem e dei distributori anica nei loro interventi hanno confermato la volontà di dare vita a due feste del cinema all'anno edizione si terrà dal 12 al 15 ottobre, nuovo appuntamento in aprile Foto: Responsabile delle Relazioni inteRnazionali della fedeRazione degli eseRcenti spagnoli duRante il suo inteRvento a

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 12 26/07/2015 Pag. 12 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Speciale ciné 2015 NON SPRECHIAMO IL VANTAGGIO IN QUATTRO GIORNI, VENTI CONVENTION DEI DISTRIBUTORI, TRAILER E ANTEPRIME, CONVEGNI E RIFLESSIONI. IL MERCATO, CON IL SEGNO POSITIVO, GUARDA AI PROSSIMI MESI CON SENTIMENTI CONTRASTANTI Antonio Autieri e Stefano Radice

Un evento sempre più apprezzato e centrale per il mercato. la quinta edizione di ciné - Giornate estive di cinema a Riccione (30 giugno-3 luglio), ha cresciTa e organizzazione perfeTTa alcuni numeri: nei quattro giorni di ciné, sono stati 1.700 gli accreditati, in aumento rispetto agli anni precedenti; ben 20 case di distribuzione hanno presentato i listini del prossimo semestre con anticipazioni per il 2016 tra convention, sempre molto seguite dagli esercenti, rulli di trailer, anteprime (11, tra cui alcune aperte al pubblico) e interventi di attori e registi. accanto agli appuntamenti riservati all'industria, ciné ha inoltre offerto sette giorni di eventi per la città con il programma di ciné plus, che ha fatto registrare forti presenze di pubblico. sono state 20 anche le aziende che hanno partecipato al trade show, dove sono stati presentati nuovi prodotti e servizi per la sala. le associazioni, molto coinvolte a sostegno della kermesse, hanno mostrato di gradire il livello organizzativo, caratterizzato da estrema puntualità e senza problemi di carattere tecnico, e la qualità complessiva della proposta. «i numeri della quinta edizione di ciné sono molto importanti e confermano il forte gradimento di questa manifestazione da parte degli operatori» è il parere di andrea occhipinti , presidente della sezione distributori anica. «ma quel che conta di più è la professionalità messa in campo per dare visibilità nel miglior modo ai prodotti. Da questo punto di vista va sottolineato il grande sforzo delle case di distribuzione per presentare con efficacia agli esercenti le proposte per la nuova stagione. infine positivi i momenti di confronto su temi di rilevanza per il settore, come la stagionalità e la promozione del prodotto, che hanno dimostrato la determinazione di esercenti e distributori a confrontarsi apertamente sul miglior modo di approcciare insieme il mercato». «il buon risultato della manifestazione - ha affermato il presidente anec luigi cuciniello - ci conferma l'importanza di poter contare su due appuntamenti annuali, nei quali gli operatori possano incontrarsi e confrontarsi. interessanti i momenti professionali, in particolare i convegni sulle promozioni internazionali e sui generi cinematografici, e ricca l'offerta di film che abbiamo esaminato; siamo consapevoli delle difficoltà delle nostre sale, ma almeno per i titoli annunciati possiamo guardare con atteggiamento positivo al prosieguo dell'anno». «Questa edizione di ciné è stata caratterizzata da una perfetta organizzazione - ha aggiunto carlo bernaschi , presidente anem - e da un prodotto presentato in maniera efficace dai colleghi distributori; ho inoltre molto apprezzato i momenti di approfondimento sul mercato e sulle iniziative promozionali dei colleghi europei. elementi che ci consentono di guardare con ottimismo alla prossima annata. le proposTe più convincenTi ma quali sono stati gli aspetti rimasti impressi dalla carrellata di convention? tra le proposte più applaudite dagli esercenti ci sono stati i 15 minuti circa dello spettacolare nuovo episodio di Mission Impossibile - Rogue Nation , con un tom cruise in gran forma. altro titolo universal molto atteso è sicuramente l'animato Minions , spin off di Cattivissimo me nei cinema dal 27 agosto. molto impressionanti anche le immagini di Everest , con la lotta per la sopravvivenza in cima al tetto del mondo di personaggi interpretati da Josh Brolin, Jake Gyllenhaal e sam Worthington. molta attesa anche per il capitolo finale di Hunger Games e, per quanto riguarda il rinnovato accordo di collaborazione triennale con Filmauro, la coppia carlo verdone-antonio albanese con L'abbiamo fatta grossa a fine gennaio 2016. sempre attenta al cinema italiano, come di consueto warner ha portato un film su cui punta molto con clip e talent: il divertente Loro chi? di Fabio Bonifacci e Francesco miccichè, con edoardo leo e marco Giallini, coppia truffato/truffatore molto affiatata. a parte il nuovo contenuto speciale Masha e Orso , che punta a ripetere il successo di Peppa Pig , tra i tanti titoli promettono bene il fantasy Pan di Joe Wright, Dove eravamo rimasti di Jonathan Demme con meryl streep e Kevin Kline, Black Mass con Johnny Depp feroce gangster, l'action Operazione U.N.C.L.E. di Guy Ritchie e l'attesissimo nuovo episodio di 007 Spectre di sam mendes

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 13 26/07/2015 Pag. 12 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

con Daniel craig, mentre hanmesso d'accordo tutti. la manifestazione, sostenuta da anica in collaborazione con anec e anem e prodotta da cineventi con la direzione organizzativa di Remigio truocchio, ha saputo coniugare la consueta presentazione del prodotto e gli approfondimenti professionali (molto apprezzati i nostri due convegni, di cui si parla in altre parti del giornale, sulla promozione e sul rapporto tra i generi cinematografici e i gusti del pubblico), gli appuntamenti per il pubblico e apprezzati fuori programma. come il minions village, attrazione soprattutto per i bambini con divertimenti e tanti gadget, e il primo memorial Giovanni adducci, con la partita di calcio tra distributori ed esercenti che ha dato vita al primo trofeo dedicato alla memoria del giovane e indimenticato manager della Fox scomparso cinque anni fa. c no impressionato le immagini spettacolari in 3D di The Walk di Robert Zemeckis. 01 , la divisione distributiva di Rai Cinema, ha portato un corposo listino: molto apprezzati tra gli altri i contributi di Southpaw con Jake Gyllenhaal pugile in cerca di riscatto, Sicario di Denis Villeneuve, con Emily Blunt, Josh Brolin e sulla guerra tra Cia e narcotrafficanti, Suburra di Stefano Sollima (con Pierfrancesco Favino, e Claudio Amendola) sulla commistione tra politica e malavita, La pazza gioia di Paolo Virzi con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, Alaska di Claudio Cupellini con Elio Germano (storia d'amore con elementi molti forti), Tutte lo vogliono con Enrico Brignano e Vanessa Incontrada (commedia degli equivoci con spunti molto divertenti), Legend con Tom Hardy nei doppi panni di due gemelli che fanno strada con il crimine, Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno, con Paola Cortellesi (presente a Riccione) e Alessandro Gassmann, di cui sono state mostrate due clip. Senza contare le prime immagini a livello mondiale di The Hateful Eight di Quentin Tarantino, di grande impatto. Solo quattro titoli, ma di grande importanza per Walt Disney nel secondo semestre 2015: Ant-Man , film Marvel di Peyton Reed con Paul Rudd e Michael Douglas, molto spettacolare a giudicare dalle clip; l'attesissimo Inside Out , da tutti definito il nuovo capolavoro Pixar reduce dal trionfo di Cannes e da forti incassi negli Usa; The Good Dinosaur , che uscirà in Italia con il titolo Il viaggio di Arlo , storia commovente e avventurosa del viaggio di un bambino e di un piccolo dinosauro; infine, il grande rilancio di una saga con molti fans, Star Wars: il risveglio della forza , con una grandissima campagna di promozione e marketing. È stato il film di animazione Snoopy & Friends - Il film dei Peanuts il protagonista assoluto della convention Fox : il regista Steve Martino ha spiegato il processo creativo che ha portato al film con i celebri personaggi di Snoopy, Charlie Brown e C. e ha mostrato alcune clip. Tra gli altri film della major, hanno colpito Città di carta e Quel fantastico peggior anno della mia vita a target giovanile, il reboot di Fantastic 4 - I fantastici quattro e Sopravvissuto - The Martian di Ridley Scott con Matt Damon e Jessica Chastain. Dal forte potenziale il listino Medusa. Molto divertente sembra la commedia italiana Belli di papà con Diego Abatantuono e apprezzabile l'idea di realizzare il film The Pills - Mezzogiorno meno un quarto con note web star. Sul fronte internazionale, Now You See Me 2 si preannuncia un sequel all'altezza del primo, ricco di effetti speciali e con un cast importante. Dalla Germania arriva la commedia Fuck You, Prof! e dalla Francia l'interessante dramedy con Vincent Cassel e François Cluzet, Un momento di follia . Sul listino Lucky Red hanno un forte peso i titoli provenienti da Adler, tra cui spicca l'action/ comedy American Ultra con Kristen Stewart e Jessie Eisenberg e il suggestivo Knight of Cups di Terrence Malick. Grande attesa per il film d'animazione Il piccolo principe e per Carol, con Cate Blachett e Rooney Mara. Per Eagle , il capolista della lineup è il remake di Point Break che punta soprattutto sulla spettacolarità e l'adrenalina degli sport estremi. Ma si sono fatti apprezzare anche Self/Less con Ryan Reynolds, Woman in Gold dove lo stesso attore forma una "strana coppia" con Helen Mirren e Rock the Kasbah con Bill Murray agente musicale. Forte l'iniziativa di riportare in sala gli eventi di Fantozzi e Il secondo tragico Fantozzi . Proposta complessiva robusta per Videa con parecchi applausi per alcuni titoli tra cui The program di Stephen Frears, con Ben Foster e Dustin Hoffman, sullo scandalo del ciclista Lance Armstrong, Mon roi di Maïwenn con Vincent Cassel e Emmanuelle Bercot premiata a Cannes, Mr. Holmes di Bill Condon con Ian McKellen, su uno Sherlock Holmes anziano alle prese con un ultimo mistero da risolvere, Macbeth con Michael Fassbender e Marion Cotillard, Free Held , con Julianne Moore e Ellen Page e Three Generations con Naomi Watts, Elle Fanning e Susan Sarandon. Quanto a Notorious , interessante la proposta di Halloween per bambini

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 14 26/07/2015 Pag. 12 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

GhostHunters - Gli acchiappafantasmi , ma il suo titolo di punta indiscusso è Belle & Sebastien: L'avventura continua , proposto a Natale. Forte impatto musicale del dramedy giovanile We are your friend con zac efron. per bim , particolarmente apprezzati dagli esercenti Dheepan di Jacques audiard, che affronta in modo molto toccante il dramma dell'immigrazione, Mountains May Depart di Jia zhangke, reduce da cannes (un film che abbraccia 25 anni di storia della cina), La prima luce di vincenzo marra, con Riccardo scamarcio nei panni di un padre alla ricerca del figlio, e Suffragette di sarah Gavron (con carey mulligan, Helena Bonham carter e meryl streep), sulla lotta delle donne per il diritto di voto. il 30 settembre arriverà Life di anton corbijn che racconta l'ascesa di James Dean. Koch ha presentato due nuovi marchi della società: "midnight Factory", dedicato all'horror, e "anime al cinema", incentrato su eventi cult di animazione giapponese. molta emozione, inoltre, ha suscitato il dramma Qualcosa di buono (con Hilary swank malata di sla) presentato in anteprima. per good films sembra forte il thriller Il segreto dei suoi occhi di Billy Ray, con nicole Kidman e Julia Roberts (remake di un film argentino premiato con l'oscar). importante anche il documentario/evento Amy di asif Kapadia e sulla carta interessanti Demolition di Jean-marc vallée, con Jake Gyllenhaal e naomi Watts, e Colonia con emma Watson e Daniel Bruhl. infine, non solo documentari per i wonder , ma anche titoli di finzione a cominciare dai due film presentati in anteprima a Riccione: il titolo di punta, l'irriverente The Brand New Testament di Jaco van Dormael e il drammatico Partisan di ariel Kleiman con vincent cassel. Ricca l'offerta dedicata ai documentari, tra cui hanno colpito Steve McQueen: Una vita spericolata, Il teorema della crisi: The Forecaster, Iris di albert maysles su una grande donna famosa nell'ambiente della moda, The Wrecking Crew su sconosciuti e bravissimi musicisti che accompagnavano le star degli anni 60 e due titoli firmati da patricio Guzman, Nostalgia della luce e La memoria dell'acqua . uMori in alTalena negli spazi del palacongressi si sono alternati i pareri sulla situazione del mercato. se un anno fa l'estate senza prodotto e le prospettive di probabile calo a fine anno rendevano uniformi, e negativi, gli stati d'animo, stavolta gli umori sono stati più variegati. il mercato, al giro di boa del primo semestre, ha un doppio segno positivo: +9,4% per incassi e +5% di presenze. ci sono stati ben sei blockbuster da 15 milioni e più (contro uno solo, Maleficent , di tutto il 2014), con Jurassic Word non lontano da quelle cifre; ma dietro, molti film medi hanno faticato. senza contare che quei prodotti hanno rafforzato le medie e grandi strutture, mentre sul fronte della qualità ci sono state due fiammate nel periodo oscar e poi con gli italiani (soprattutto sorrentino) di cannes. in generale, soffrono i piccoli esercenti che faticano ad accedere al prodotto e si sono visti sfumare, per ora, una vera multiprogrammazione. per questo abbiamo apprezzato il saluto del presidente cuciniello a inizio ciné: non solo a chi c'era, ma anche a chi non si poteva permettere il viaggio o di lasciare la propria sala, o anche - ed è l'ipotesi peggiore - ha perso speranze nella propria attività. È la prima volta che avviene. ma gli umori dipendono anche da quel che il futuro promette. È vero, a capodanno ci sarà l'attesissimo ritorno di quel macina incassi che è checco zalone con Quo vado? ma prima, per chiudere bene il 2015? Di certezze a priori ormai non ce ne sono; in ogni senso, però. se spesso titoli molto attesi deludono, non mancano le sorprese ( American Sniper, 50 sfumature di grigio, Cenerentola e Jurassic World sono andati meglio del previsto). non ci iscriviamo quindi al partito degli scettici a prescindere: quel che sulla carta non vediamo come grande o anche enorme successo, può diventarlo. per lo stesso motivo, i favoriti del semestre dovranno confermare le previsioni sul campo: ci si aspetta molto sul fronte animazione da Minions a fine agosto e Inside Out a settembre; così pure a novembre dal nuovo 007 di Spectre , dopo il precedente successo di Skyfall. il capitolo finale della saga di Hunger Games dovrebbe concludere bene, ma tenendo conto che in italia gli episodi maggiori si sono fermati a 9 milioni di euro. molto atteso dai fans anche il nuovo capitolo di Star Wars: Il risveglio della forza , in uscita a natale: bisogna però vedere se il gran lavoro della Disney riuscirà a dare forza a una saga che, con la seconda deludente trilogia, nel nostro mercato non ha certo fatto sfracelli. ecco, natale. sarà senza dubbio un periodo festivo ricchissimo di proposte. il dubbio di gran parte dell'esercizio è che si sia esagerato, con un numero di titoli impossibile da sfruttare bene in un periodo sempre più ristretto, considerando che da anni capodanno toglie spazio ai film delle settimane precedenti e che quest'anno oltre tutto, come detto, arriverà il tornado zalone. c'è il rischio che più d'uno si faccia del male. oltre a Star Wars , ci

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 15 26/07/2015 Pag. 12 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

saranno Il ponte delle spie di steven spielberg, Macbeth con michael Fassbender, Irrational Man di Woody allen e Franny con Richard Gere per un pubblico più adulto; In the Heart of the Sea per chi ama l'avventura; Il piccolo principe, Belle & Sebastien-L'avventura continua e Alvin Superstar-Nessuno ci può fermare, ma anche il contenuto speciale Warner Masha e Orso , per le famiglie. e sul fronte dei comici italiani, altri tre titoli: Il professor Cenerentolo di leonardo pieraccioni, Vacanze di Natale ai Caraibi che riunisce neri parenti e la coppia christian De sica/massimo Ghini fuori da Filmauro, che a sua volta ripropone lillo e Greg in Natale a gogo... & champagne . tante proposte diverse che usciranno nel giro di pochi giorni, con il rischio di non rendere al meglio in termini di box office. e, per il mercato, di non ottimizzare un periodo un tempo d'oro. Rimanendo al cinema italiano, dopo un autunno con troppe proposte che si limitarono a vicenda, l'autunno dovrebbe essere ancora ricco di titoli, soprattutto commedie, sperando non si danneggino a vicenda. sarebbe un peccato, perché sono diversi i film con buone potenzialità di accreditarsi presso il pubblico. insomma, le proposte non mancheranno ma servirà oculatezza nelle scelte perché si traducano in incassi e presenze importanti. ce lo auguriamo: sarebbe un delitto sprecare il vantaggio accumulato nella prima metà del 2015. (ha collaborato Paolo Sinopoli) Foto: iné e pRoduttoRe della manifestazione con la sua

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 16 26/07/2015 Pag. 17 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato SPECIALE I GENERI E I GUSTI DEL PUBBLICO COSA FUNZIONA E COSA NO: FOCUS SUL QUINQUENNIO 2010-2014 TRA CINEMA INTERNAZIONALE E ITALIANO, SENZA DIMENTICARE GLI EVENTI Antonio Autieri e Stefano Radice

"Cosa funziona e cosa no. I generi e i gusti del pubblico: focus sul quinquennio 2010-2014" è il titolo del convegno organizzato da Box Office, in collaborazione con Anica, Anec e Anem e che si è svolto a Riccione nell'ambito delle giornate Ciné. La prima parte dell'appuntamento è stata dedicata a una panoramica di quanto accaduto a livello di generi nel cinema internazionale, in quello italiano, con un'appendice sugli eventi. Uno sguardo generale sul mercato dimostra come nel quinquennio si sia passati dai 733 milioni di euro del 2010 (dati Cinetel) ai 564 milioni del 2014. La quota di mercato del cinema internazionale si è attestata tra il 69% e il 74,7% (2012). Il cinema italiano ha avuto le sue punte nel 2011 con il 31,1% e nel 2013 con il 30,8% in concomitanza di fenomeni come i film con Checco Zalone Che bella giornata e Sole a catinelle ; la nostra produzione frena nel 2012 (25,3%) e nel 2014 (27,6%). Consapevoli che alcune nostre scelte di classificazione, inevitabilmente possono essere opinabili, segnaliamo che abbiamo considerato gliincassi ottenuti dai film negli anni solari e che abbiamo riportato solo i titoli che hanno superato il milione di euro. Partendo dal cinema internazionale, il genere Action nel quinquennio ha visto l'esplosione del fenomeno Fast&Furious in costante crescita tra 2011 e 2013 mentre il 2012 è stato l'anno di Skyfall . L' Animazione ha ottenuto risultati costanti pressoché in tutto il quinquennio con successi come l'ultimo episodio di Shrek (17 milioni), Toy Story 3 (13,6 milioni), Cattivissimo me (12,5 milioni), Madagascar 3 (22 milioni), ma anche Frozen (19 milioni) ed Era glaciale 4 (17 milioni circa). solo nel 2014 nessun animation ha superato i 10 milioni di euro. se l' Avventura vive di fiammate di singoli film come Pirati dei Caraibi 4 (17 milioni di euro nel 2011), il genere Comico si è retto esclusivamente su tre titoli: Una notte da leoni 2 e 3 e Ted , che si sono attestati tra gli 11 e i 13 milioni di euro. La Com- ANDAMENTO GENERALE DEL MERCATO MERCATO INTERNAZIONALE E ITALIANO nei cinque anni considerati, 2010-2014, il box office è sceso da 733,5 milioni a 564,7 milioni di euro la quota di mercato dei cinema internazionale ha avuto la sua punta nel 2012 (74,7%). il cinema italiano è sceso sotto il 30% nel 2012 e 2014 FILM INTERNAZIONALI TITOLO i mercenari - the eXpendables 01 distribution usa 01/09/2010 2.977.273 green zone medusa film usa 09/04/2010 2.665.926 the toWn Warner bros usa 08/10/2010 2.424.476 a-team fox usa 18/06/2010 2.398.261 salt sony pict. italia usa 29/10/2010 2.349.934 il mondo dei replicanti Walt disney usa 08/01/2010 2.247.505 innocenti bugie fox usa 08/10/2010 2.060.800 the Karate Kid: la leggenda continua sony pict. italia usa 03/09/2010 2.015.809 JacKass 3d universal usa 03/12/2010 1.610.306 unstoppable - fuori controllo fox usa 12/11/2010 1.281.303 the american universal usa 10/09/2010 1.170.354 gamer moviemax usa 02/04/2010 1.071.461 bangKoK dangerous - il codice dell'assassino eagle pictures usa 29/01/2010 1.023.739 TOTALE 25.297.146 incAssi inTErnAziOnALi2010-2014 animazione TITOLO DISTRIBUZIONE NAZIONALITÀ DATA DI USCITA INCASSO madagascar 3: ricercati in europa universal usa 22/08/2012 21.909.183 l'era glaciale 4: continenti alla deriVa Fox usa 28/09/2012 16.565.471 ribelle - the braVe Walt disney usa 05/09/2012 7.238.341 le 5 leggende universal usa 29/11/2012 6.683.980 hotel transYlVania Warner bros usa 08/11/2012 6.662.840 il gatto con gli stiVali universal usa 16/12/2011 5.633.513 ralph spaccatutto Walt disney usa 20/12/2012 4.174.927 pirati! briganti da strapazzo Warner bros gbr 04/04/2012 2.485.091 loraX - il guardiano della Foresta universal usa 01/06/2012 2.063.942 paranorman universal usa 11/10/2012 1.539.298 sammY 2 - la grande Fuga eagle pictures cop 13/12/2012 1.528.398 TOTALE 76.484.983

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 17 26/07/2015 Pag. 17 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

avventura comico commedia Drammatico media internazionale di ambientazione americana fatica molto, mentre quella di ambientazione europea ha più gradimento; nel quinquennio, il titolo di punta è stato Quasi amici con 15 milioni di euro nel 2012. Bene anche i film di Woody allen ambientati a parigi ( Midnight in Paris ) e a roma ( To Rome with Love ), entrambi con incassi vicino agli 8 milioni di euro. il genere Drammatico ha risultati costanti negli anni; i top title si attestano tra i 7 e gli 8 milioni di euro (per esempio Shutter Island, Il discorso del re, Il grande Gatsby ); il grande successo oltre la media è stato quello di The Wolf of Wall Street con 12 milioni nel 2014. poco significativi i gli incassi del genere Family "live" a parte I puffi che nel 2011 hanno superato gli 11 milioni mentre la Fantascienza ha potuto contare sul fenomeno Avatar con 65 milioni nel 2010 anche grazie al 3D. sempre in ambito fantascientifico si è consolidato il nome di christopher nolan con i successi di Inception e Interstellar , entrambi oltre i 10 milioni. il Fantasy , nel quinquennio, ha perso saghe fondamentali come quella di Harry Potter e Twilight che hanno trainato il genere nel 2010 insieme all'exploit anche di Alice in Wonderland (anche grazie al 3D). Meno efficace la trilogia de Lo Hobbit che non è riuscita a ottenere le performance de Il signore degli anelli , così come - ad oggi - nessuna serie per teenager ha avuto l'efficacia di Twilight . Bella sorpresa nel 2014 quella di Maleficent , oltre i 14 milioni. costanti i risultati dell' Horror anche se non si riescono a ripetere gli incassi ottenuti nel 2010 da un film come Paranormal Activity con 6,5 milioni. genere ad hoc è quello dei Supereroi che sono sempre più determinanti nel box office complessivo. i fenomeni più rilevanti sono stati Iron Man 3 (16 milioni nel 2013), Avengers (18 milioni nel 2012) e Il cavaliere oscuro-Il ritorno (14,6 milioni nel 2012). Faticano a fare il salto supereroi quali Thor o captain america (incassi sui 7 milioni) mentre una franchise come quella di spider-Man è in calo di consensi. in generale, grande difficoltà del thriller internazionale che non riesce a ripetersi sui livelli degli anni 8090. per quanto riguarda il cinema italiano, nei cinque anni ha registrato 214 milioni di euro (2010), 191 milioni (2011), 153 milioni (2012), 188 milioni (2013) e 155 milioni (2014). c'è una indubbia prevalenza di genere comico e commedia, concentrati tra autunno e primavera. i feno- family fantasy fantascienza horror supererOi meni comici sono stati rappresentati da Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord e, ovviamente, dai successi di checco Zalone con Che bella giornata (43 milioni di euro) e Sole a catinelle (51,8 milioni). la Commedia sembra in calo. Dopo i picchi di Io, loro e Lara e Immaturi (15 milioni tra 2010 e 2011), i top title degli anni successivi hanno incassato meno (al massimo 12 milioni per Un boss in salotto ). nel 2013 nessun film ha raggiunto i 6 milioni. per quanto riguarda il genere Drammatico , tra i picchi degli ultimi anni Baciami ancora (2010) e La migliore offerta (2013), attorno ai 9 milioni, seguiti dai successi de La grande bellezza e Il giovane favoloso tra 6 e 7 milioni. in italia si fa poca animazione e non ci si avventura su altri generi, se si eccettua gabriele salvatores con il suo family Il ragazzo invisibile . Da segnalare anche due "action" come Vallanzasca e A.C.A.B. , entrambi sui 2,9 milioni di euro. Durante il convegno è stata fornita anche una veloce panoramica sugli eventi, cresciuti di numero (dai 29 del 2010 ai 76 del 2014) e negli incassi (da 1,4 milioni nel 2010 a 9,6 milioni nel 2014). i generi che hanno risposto meglio, sono animazione, arte e musica pop. Faticano riedizioni, opere e spettacoli teatrali; sotto le attese gli esperimenti sulla fiction. Dopo la presentazione dei dati sono intervenuti anche i presidenti delle associazioni anec, anem e anica. Andrea Occihipinti , presidente distributori anica, ha sottolineato l'importanza del cinema italiano, incentivando la produzione nazionale a rischiare su nuovi generi. «il nostro cinema è caratterizzato soprattutto dalla commedia e dai film comici, a cui

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 18 26/07/2015 Pag. 17 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

si aggiungono i film d'autore. il genere drammatico internazionale riscuote ampio successo soprattutto tra dicembre e gennaio, anche per sfruttare la corsa agli Oscar. soprattutto, esiste negli stati Uniti un genere drammatico non legato all'autore, penso ad esempio a un film come The Imitation Game , di cui quasi non si ricorda il nome del regista; lo stesso non si può dire dell'italia; il nostro cinema è più autoriale. inoltre, nel nostro paese manca completamente la produzione legata all'animazione. Un segmento che invece è ampiamente consolidato in altri paesi come Francia, germania, corea e giappone. la produzione italiana purtroppo manca di fantasia e rischia di ripetersi senza dare spazio a nuovi autori e idee. abbiamo avuto episodi di film quali A.C.A.B. o Vallanzasca , film drammatici e di genere che hanno interessato i giovani; credo che ci sia spazio per questo tipo di produzioni». gli fa eco Carlo Bernaschi , presidente anem, che ha messo l'accento sulla necessità di una stagionalità uniforme: «purtroppo registriamo l'assenza della produzione italiana nella stagione estiva. senza una pre- Thriller cinema italiano senza forte per tutto l'anno, è difficile costruire una stagione uniforme e forte. attualmente il cinema italiano registra il maggior incasso tra dicembre e febbraio. Ma questa tendenza deve cambiare ed è necessario posizionare prodotto anche nella "stagione più debole". i produttori dovrebbero fare una riflessione e muoversi in questa direzione. l'esercizio ha bisogno di continuità di prodotto per tutto l'anno, perché i cinema devono far fronte sempre a costi fissi. non possiamo crescere se non cresce anche la produzione italiana». più sfumata l'opinione di Luigi Cuciniello , presidente anec, a proposito del cinema italiano: «Da questa analisi di Box Office mi sembra che il cinema italiano esca a testa alta. Una decrescita di pochi punti di percentuale è un segnale di tenuta straordinaria, soprattutto considerando che a fare la differenza sono pochissimi film. la produzione nazionale è sicuramente un elemento chiave per il funzionamento del mercato: penso che stiamo lavorando bene in questa direzione. non mancano, però, note negative. abbiamo visto che latita una diversificazione strutturata del cinema nazionale a causa di una storica af- commedia dRammaTico cinema italiano - stagionalitÀfezione a vecchi modelli produttivi, distributivi e di sfruttamento nelle sale. inoltre, da anni assistiamo a un aumento dei film prodotti e a un sistematico calo dei budget: si realizzano film di qualità minore che finiscono per occupare le sale, senza trovare interesse dal pubblico. Questo accentua un processo di concentrazione pericoloso, perché si focalizza su pochi titoli e fenomeni cinematografici. Di conseguenza non si sviluppa un'offerta durevole per tutto l'anno. Bisogna offrire alle sale una stagionalità con coerenza e strategia, senza concentrarsi unicamente in determinate date». eventi Foto: negli incassi internazionali, picchi di fantascienza e fantasY nel 2010. costante l'animazione negli incassi italiani predomina il genere comico grazie a checco zalone e al fenomeno benvenuti al sud per la nostra produzione il 2010 è l'anno record con 214 milioni di euro, segue il 2013 con 188 milioni incassati per quanto riguarda il genere action, l'andamento degli incassi (nel 2013 la punta con circa 40 milioni di euro), dimostra che, senza brand forti, il genere fatica l'andamento degli incassi del genere animazione dimostrano una certa costanza nel quinquennio. a parte il 2014, nelle altre stagioni prese in esame ci sono sempre titoli che hanno abbondantemente superato i 10 milioni di euro alcuni generi non Funzionano, non perché non piacciono più ma per mancanza di prodotto. lo dimostra l'aVVentura, con il grande successo dei pirati dei caraibi 4 nel 2011. nel 2014 molti Film usciti ma nessuno di Vero impatto sul pubblico Foto: Ogni pubblicO è legatO alla cOmicità del suO cinema naziOnale. anche cOsì si spiega lO scarsO riscOntrO della cOmicità internaziOnale che nOn fa più ridere cOme in passatO ma cOn alcune, fOrti, ecceziOni al di là del fenOmenO QUASi Amici , che nel 2012 ha trainatO la cOmmedia Oltre i 50 miliOni di eurO, sOnO stati apprezzati anche i film eurOpei di WOOdY allen cOme midnight in pAriS e to rome with love il genere drammatico, non per forza legato ai film d'autore, dimostra una certa costanza di rendimento nel

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 19 26/07/2015 Pag. 17 N.14/15 - 31 luglio 2015 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

corso degli anni. i film di punta si attestano tra i 7 e gli 8 milioni di euro di box office Foto: il fantasy ha perso franchise epocali come harry potter e twilight , entrambe terminate nel 2011. le nuove saghe, ad esempio lo hobbit , non sono state altrettanto efficaci. faticano anche le nuove serie rivolte ai teenager il GeNere familY "live" NoN si è distiNto per performaNce particolari. a parte i puffi , NessuN altro titolo ha superato i 10 milioNi. tra i film, spicca la sopresa suscitata da belle & sebastien , atteso ora dal sequel Nel periodo preso iN esame, faNtascieNza vuol dire soprattutto avatar coN i suoi 65 milioNi di euro di box office. si è distiNto aNche christopher NolaN coN inception e interstellar non costa molto acQuistarli e garantiscono Quasi sempre discreti incassi. Queste sono le ragioni principali per cui i listini dei distributori presentano diversi film horror proposti lungo tutto l'anno Foto: CI SONO GENERI CON POCHI TITOLI SIGNIFICATIVI, MA CHE OGNI TANTO FANNO SEGNARE SUCCESSI IMPORTANTI. UN CASO A PARTE IL WESTERN CHE FATICA DA DECENNI MA CON UN RECENTE BLOCkBUSTER: django unchained i film sui supereroi costituiscono ormai un genere a sè. in questi anni abbiamo visto affermarsi fenomeni come iron man , avengers, il cavaliere oscuro . "vecchi" supereroi come spider-man, però, sono in calo di gradimento GLI INCASSI QUI A FIANCO RIPORTATI SI IMPENNANO NEL 2011 E NEL 2013, ANNI DI USCITA DI che bella giornata E sole a catinelle . IN ASSENZA DI QUESTI FENOMENI, PERò, IL GENERE SI RIDIMENSIONA. URGONO NUOVI "ZALONE" sono molto lontani gli anni 80 e 90 quando il thriller era uno dei generi più ricercati dal pubblico. ora non è più così, gli spettatori cercano altro ma, va detto, da tempo non si vede nei cinema un film come seven Foto: AL DI Là DEI FILM COMICI, COMMEDIE E DRAMMATICI, IN ITALIA, SONO POCO BATTUTE LE PISTE DEGLI ALTRI GENERI COME ANIMAZIONE, FAMILy, HORROR E POLIZIESCO. SI FANNO TENTATIVI SPORADICI SENZA CONTINUITà dopo io, loro e lara e immaturi (15 milioni di euro tra 2010 e 2011), i top title degli anni successivi incassano meno (al massimo i 12 milioni di un boss in salotto ). nel 2013 nessun film oltre i 5 milioni di box office I GRAFICI QUI A FIANCO DIMOSTRANO CHE IL CINEMA ITALIANO CONCENTRA I SUOI INCASSI TRA SETTEMBRE E FEBBRAIO. TRA PRIMAVERA ED ESTATE ESCONO Sì DIVERSI FILM CHE, PERò, NON HANNO INCISO A LIVELLO DI INCASSI SE NON IN MODO MARGINALE, SOPRATTUTTO TRA GIUGNO E AGOSTO CRESCE COSTANTEMENTE, GRAZIE AL DIGITALE, IL NUMERO DI EVENTI CHE NEL 2014 HANNO SUPERATO I 9,5 MILIONI DI EURO. PARTICOLARMENTE DI SUCCESSO LA MUSICA POP, COSì COME L'ANIMAZIONE. LA SORPRESA è IL GRADIMENTO DELL'ARTE MENTRE FATICANO OPERA E RIEDIZIONI tra i picchi deglii ultimi anni, baciami ancora (2010) e la migliore offerta (2013), attorno ai 9 milioni, seguiti dagli ultimi film di paolo sorrentino e da il giovane favoloso , autentica sorpresa con oltre 6 milioni di incasso

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CINEMA

39 articoli 27/07/2015 diffusione:556325 Pag. 34 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

R2 Presidente Cuarón Il regista guida la giuria della Mostra di Venezia, al via il 2 settembre Il ritorno dopo il successo di "Gravity" lanciato dal festival due anni fa "Al Lido premierò chi mi saprà stupire" SILVIA BIZIO

LOS ANGELES LA VOCE di Alfonso Cuaron è allegra al telefono, è sera e il regista messicano, premio Oscar 2013 per Gravity, chiamato a presidere la giuria della Mostra del cinema di Venezia (al via il 2 settembre) è in Italia, a Pietrasanta, vicino a Forte dei Marmi dove vivono i figli Tess Bu e Olmo Teodoro, avuti della ex moglie, l'attrice italiana Annalisa Bugliani. «L'Italia è la mia seconda casa» dice Cuaron, 54 anni, entusiasta dell'impegno a Venezia dove Alberto Barbera, direttore dell'edizione 2001, l'aveva invitato a presentare in anteprima mondiale Y tu mamà tambien (il film vincerà poi l'Osella per la sceneggiatura e ai due giovani protagonisti, Gael García Bernal e Diego Luna, andrà il premio Marcello Mastroianni). Da allora Venezia è stato il trampolino dei suoi film Children of Men nel 2006 (altro premio Osella per la direzione della fotografia a Emmanuel Lubezki) e Gravity nel 2013, debutto propizio per un film che avrebbe vinto 7 Oscar, anche quello per la regia. Un rapporto strettissimo ma anche antico, quello con la Mostra del cinema. «Andai a Venezia la prima volta a 16 anni - racconta - viaggiavo da solo per l'Europa, quando arrivai il festival era appena finito. Ricordo lo stupore davanti ai palazzi sul Canal Grande, e anche davanti al Palazzo del Cinema, c'erano ancora i poster dei film, ero un appassionato cinefilo e pensavo "chissà se un giorno ci riuscirò anch'io". E così è stato. La prima volta con Y tu mamà tambien, e ora Alberto Barbera è tornato. È un grande direttore di festival, gli sono molto grato, il modo in cui gestisce il festival dimostra il suo amore per il cinema». Anche grazie all'amicizia con Barbera, Cuaron non ha esitato quando gli è stata offerta la presidenza della giuria della Mostra. Un ruolo che intende affrontare senza pregiudizi: « Devi essere disposto a lasciarti sorprendere, ad affrontare tutto con mente apertissima» dice il regista, che ricorda le esperienze precedenti, quando fu presidente della sezione Orizzonti, sempre a Venezia, e giurato a Cannes. «È un impegno che mi diverte, mi dà la possibilità non solo di vedere cose in anteprima o che sarebbe difficile vedere, ma anche di discuterne con amici e cinefili e nerd del cinema come me. Dentro di me c'è ancora il quattordicenne che vedeva tre, quattro film ogni giorno, che andava al cinema appena aveva due soldi per un biglietto, che si emozionava quando si spegnevano le luci in sala. Per me - continua Cuaron - quello era il trip, il rito di passaggio di ogni adolescente. E ancora mi emoziono, anche se sono in casa e vedo un film in blue-ray». Cuaron è conosciuto a Hollywood anche come uno dei "Tres amigos", ovvero lui, Alejandro Gonzales Inarritu e Guillermo Del Toro, tutti e tre registi, produttori, sceneggiatori, tre messicani emigrati al Norte, con successo. «Siamo stati fortunati - commenta Guillermo e Alejandro sono grandi filmmaker, ma siamo soprattutto tre esseri umani, la nazionalità è importante per il modo in cui funzionano i nostri cervelli e i nostri legami emotivi con le cose e in questo senso essere messicani influenza le nostre scelte emotive e creative». Quanto alla creazione di un "latin studio" a Hollywood, auspicata qualche giorno fa da Antonio Banderas, «è importante piuttosto che i film in lingua spagnola, di qualità, abbiano accesso a una distribuzione mondiale. Le produzioni di Hollywood in cui recitano le star che parlano inglese hanno automaticamente una maggior distribuzione rispetto ai piccoli film indipendenti, ma fra questi ci sono grandi autori, come la britannica Andrea Arnold, per me una delle più capaci registe al mondo. O Michelangelo Frammartino, il regista di Le quattro volte, un capolavoro: è incredibile vedere un regista italiano di tale talento che non riesce a essere distribuito nei circuiti principali. Vorrei che il buon cinema avesse più accesso al mondo, a prescindere dalla lingua. Ma il mercato predilige i prodotti in lingua inglese - continua Cuaron - è il caso di Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, due registi geniali che ora fanno i loro film in inglese. O Gaspar Noe, che è argentino ma gira in inglese, in Francia».

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 22 27/07/2015 diffusione:556325 Pag. 34 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

A proposito dei "Tres amigos", su alcuni siti web si annunciano progetti che vedrebbero coinvolti, insieme, Cuaron, Inarritu e Del Toro, ma il regista smentisce, «certo, fra noi ci diciamo sempre che sarebbe bello lavorare insieme ma in realtà in ballo c'è solo The Witches, di cui Guillermo ha scritto un bell'adattamento dal romanzo di Roald Dahl, in cui sono coinvolto come produttore. Il resto sono tutte chiacchiere». Né ci regala dettagli sul prossimo film al quale starebbe già lavorando: «Ho scritto qualcosa che sto lentamente sviluppando, ma è veramente troppo presto per parlarne. Però stia tranquilla, le assicuro che si farà. Ora pensiamo alla giuria di Venezia, manca pochissimo». LA MOSTRA LE DATE La Mostra del cinema n. 72 è in programma dal 2 al 12 settembre, inaugura il film "Everest", nel cast anche Jake Gyllenhaal GLI ITALIANI Fra i registi in gara si parla di Marco Bellocchio, Luca Guadagnino, Giuseppe Gaudino e l'esordiente Piero Messina CINEMA Vorrei che il bel cinema indie avesse più accesso al mondo PRIMA VOLTA Andai a Venezia a sedici anni e pensai: chissà se un giorno... EMOZIONE Quando la sala diventa buia mi emoziono come un ragazzino GIURATO Un buon giurato non ha pregiudizi ma si lascia sempre stupire Foto: GRAVITY George Clooney nel film di Cuaron vincitore di 7 Oscar Foto: AUTORE Alfonso Cuaron, 54 anni, esordì a Venezia nel 2001 con "Y tu mamà tambien". Alla Mostra è già stato presidente di giuria della sezione "Orizzonti" Foto: HARRY POTTER "Il prigioniero di Azkaban", uno dei capitoli più riusciti della saga

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 23 27/07/2015 diffusione:210842 Pag. 19 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ANTICIPAZIONE Venezia, la carica degli italiani Alla vigilia della presentazione ufficiale, le indiscrezioni danno per certi quattro film del nostro Paese in gara. Sono firmati Bellocchio Guadagnino, Giuseppe Gaudino e Piero Messina, esordiente, già aiuto di Sorrentino. Tra gli altri titoli favoriti anche il nuovo Sokurov, ambientato nel Louvre sotto l'occupazione tedesca, e un lavoro di Charlie Kaufman in stop motion: "Anomalisa" MOLTI ANCHE I DIVI ATTESI AL LIDO DA JOHNNY DEPP A VINCENT LINDON PASSANDO PER KEIRA KNIGHTLEY Gloria Satta

Venezia 72, la rivincita. Rimasto a bocca asciutta a Cannes, il cinema italiano potrebbe rifarsi alla Mostra (2- 12 settembre) se è vero, come rimbalza nei rumors della vigilia, che a correre per il Leone d'oro quest'anno saranno ben quattro film nazionali: Sangue del mio sangue del maestro Marco Bellocchio, A bigger splash firmato dal talento internazionale Luca Guadagnino, Per amor vostro del visionario Giuseppe Gaudino e L'attesa , opera prima di Piero Messina già "aiuto" di Sorrentino. Quattro ispirazioni, quattro stili, quattro temi. Bellocchio racconta una vicenda a cavallo tra storia e fantasy ambientata nel 17mo secolo, con la nobildonna Alba Rohrwacher prima suora poi amante sia di un militare sia del suo gemello prete. Guadagnino rilegge, con un cast ultra-glamour (Tilda Swinton, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson reduce da 50 sfumature di grigio ) il celebre noir francese La piscina spostando l'azione da Saint Tropez a Pantelleria. Gaudino dirige invece Valeria Golino, Massimiliano Gallo e Adriano Giannini in una storia estrema di sentimenti girata in bianco e nero tra Napoli e Pozzuoli, con un budget di appena 700mila euro. E in L'attesa , Juliette Binoche aspetta il ritorno del figlio Domenico Diele in compagnia della fidanzata di lui Lou de Laage. AUTORI Riuscirà uno degli italiani ad agguantare il Leone, assegnato dalla giuria presieduta da Alfonso Cuaròn? Il cartellone della Mostra, che sul manifesto raffigura Nastassja Kinski in omaggio al cinema d'autore, verrà svelato dopodomani a Roma. Ma le indiscrezioni scommettono già su un'edizione caratterizzata non solo dalla eccezionale presenza italiana, ma anche da un plotone di star e da un robusto contingente di film d'autore. E' dato per certo Francofonia , del maestro russo Aleksandr Sokurov, ambientato nel Louvre durante l'occupazione tedesca. TAJ MAHAL In pole position è anche Taj Maha l, diretto da Nicolàs Saada e dedicato all'attacco terroristico avvenuto nel 2008 a Mumbai (nel cast c'è Alba Rohrwacher). Les Chevaliers Blancs di Joachim La Fosse, altro film papabile per il Lido, ricostruisce il tentativo di riportare in Francia 103 bambini del Chad. Sempre da Oltralpe dovrebbe sbarcare alla Mostra Marguerite di Xavier Giannoli con Catherine Frot cantante d'opera dalla voce "impossibile". I fan di Guillermo Del Toro sperano nel nuovo horror del regista Crimson Peak . E molti danno per certa la partecipazione di Anomalisa di Charlie Kaufman, un esperimento realizzato con la tecnica dello "stop motion". TAPPETO ROSSO Non mancherà il glamour e sul tappeto rosso si avvicenderanno molti divi. Il più atteso è Johnny Depp, calvo e irriconoscibile nel ruolo del gangster James "Whitey" Bulger in Black Mass , fuori concorso. Vincent Lindon, premiato come migliore attore a Cannes, e Valérie Donzelli dovrebbero accompagnare il film di La Fosse. Ed è tutto è pronto per applaudire Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, Robin Wright, Sam Worthington, Keira Knightley eroi del kolossal di Baltasar Kormakur Everest , girato a Cinecittà e scelto per aprire la Mostra. DEMME E COSTANZO Tra le star va annoverato anche il regista americano Jonathan Demme, presidente della giuria di Orizzonti: è un autore di culto provvisto di agguerriti fan club che attendono con ansia il suo nuovo film Dove eravamo rimasti, interpretato da Meryl Streep e sua figlia Mamie Gummer, nelle sale il 10 settembre. Invece Saverio Costanzo, che l'altr'anno emozionò il Lido con Hungry Hearts , guiderà la giuria incaricata di premiare la migliore opera prima con il "Luigi De Laurentiis - Leone del Futuro". Nessuna suspence per il Leone d'oro alla carriera, già aggiudicato al regista francese Bertrand Tavernier, mentre il Premio Bianchi del Sindacato Giornalisti Cinematografici è stato assegnato a Ermanno Olmi. Il maestro, 84 anni appena compiuti, ha promesso che andrà a Venezia a ritirarlo. In concorso Bellocchio Il grande regista piacentino torna alla stregoneria con una storia articolata in diverse epoche. Nel cast Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Lidiya Liberman Messina Unico esordiente tra i quattro italiani dati per certi in gara, Piero

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 24 27/07/2015 diffusione:210842 Pag. 19 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Messina dirige "L'attesa" storia misteriosa d'amore e di fede, con Juliette Binoche, Lou de Laâge, Giorgio Colangeli, Domenico Diele Sokurov Sarà sicuramente in concorso anche"Francofonia, le Louvre under German occupation", il nuovo film del grande regista russo, leone d'oro con "Faust", e già autore di "L'arca russa", tutto girato dentro l'Ermitage Foto: CONCORSO Dakota Johnson in "A Bigger Splash" di Guadagnino

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 25 25/07/2015 diffusione:210842 Pag. 1 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Mostra di Venezia Giornate degli Autori i film italiani fanno tris Gloria Satta

Mostra di Venezia Giornate degli Autori i film italiani fanno tris a pag. 26 Mai tanti film italiani in concorso alle Giornate degli Autori, la sezione parallela e indipendente in programma alla Mostra di Venezia (2-12 settembre) che svelerà il suo cartellone la prossima settimana: quest'anno saranno tre, e precisamente Viva la sposa di Ascanio Celestini, girato al Quadraro e interpretato dallo stesso regista con Alba Rohrwacher nei panni di un'attrice uscita dal coma, Arianna di Carlo Lavagna con Massimo Popolizio, Ondina Quadri e Valentina Carnelutti (parla della scoperta della sessualità da parte di una 19enne), e La prima luce di Vincenzo Marra con Riccardo Scamarcio in Cile alla ricerca del figlio portato via dalla moglie Daniela Ramirez. «A scanso di polemiche per la robusta presenza tricolore», dice Giorgio Gosetti, sempre alla guida delle Giornate degli Autori, presiedute da Roberto Barzanti, «diciamo subito che siamo contentissimi di avere tre film italiani in concorso: Celestini e Marra rappresentano una conferma, Lavagna una scommessa che rinfresca l'immagine dei nostri giovani autori». A contendersi i premi, assegnati dalla giuria presieduta dal regista francese Palma d'oro Laurent Cantet, saranno 11 film. In tutto, i titoli delle Giornate ammontano a 20, provenienti da 15 Paesi (8 le opere prime, 18 le anteprime mondiali, 8 le registe donne). MOSTRI SACRI Attesi il maestro spagnolo Carlos Saura con il film Argentina , lo scrittore premio Nobel Orhan Pamuk narratore di Innocence of memories dedicato a Istanbul, il fondatore dell'Odin Teatret Eugenio Barba ( Il paese dove gli alberi volano ), la musa della Nouvelle Vague Agnès Varda che firma il corto Les 3 boutons per il progetto Women's Tales patrocinato da Miu Miu sulla condizione femminile. Nella stessa sezione c'è un altro corto, De Djess , che dopo Le meraviglie riunisce le sorelle Rohrwacher: Alice alla regia, Alba protagonista in una storia surreale in cui alcuni abiti approdano a riva come naufraghi e assumono una nuova vita in un hotel gestito da suore. Italiano è anche il film di pre-apertura: Storie Sospese di Stefano Chiantini interpretato da Marco Giallini, Maya Sansa, Alessandro Tiberi in una storia di rocciatori. Un'opera prima spagnola, Retribution di Dani de la Torre, aprirà le Giornate e il film australiano The daughter di Simon Stone le chiuderà. In concorso figurano anche La memoria de l'agua di Matias Bize, As I open my eyes di Leyla Bouzid, Klezmer di Piotr Chrzan, Island city di Ruchika Oberoi, Underground Fragrance di Pengfei, Early Winter di Michael Rowe. Mancano all'appello ancora due titoli ma verranno svelati più avanti. Un riconoscimento speciale, il Premio Lux, verrà assegnato dal Parlamento europeo: in finale sono Mediterranea di Jonas Carpignano (sull'immigrazione), Mustang di Deniz Gamzen Erguven sulla difficile condizione delle donne in Turchia, il film greco-bulgaro The Lesson di Grozeva e Valchanov. Alle Giornate troverà spazio anche il progetto 28 volte Cinema, che porta al Lido altrettanti giovani cinefili dei Paesi dell'Unione. Il critico del Messaggero , Fabio Ferzetti, animerà l'incontro intitolato "L'ora di cinema", inquadrato nel progetto "Cento +1" che da qualche anno porta i classici del cinema italiano nelle scuole di Roma e del Lazio: si propone di esplorare didattiche e linguaggio da usare con i giovani mentre l'insegnamento del cinema entra nei progetti di riforma. Tra gli eventi speciali, la storia dell'Harry's Bar protagonista di un documentario di Carlotta Cerquetti, i cartoni animati di Lorenzo Berghella ( Bangland ), il film collettivo Milano 2015 firmato da Elio, Roberto Bolle, Silvio Soldini, Walter Veltroni, Cristiana Capotondi e Giorgio Diritti, I Sogni del Lago Salato di Andrea Segre. E Ingrid Bergman rivive attraverso filmati familiari, cinegiornali, brani di film di Rossellini, raccolti da Alessandro Rossellini in Viva Ingrid! realizzato con l'Istituto Luce. Foto: GIALLINI E SANSA NELL'OPERA PRIMA DI CHIANTINI "STORIE SOSPESE" APRIRANNO LA RASSEGNA ITALIANI Da sopra, in senso orario, una scena di "La prima luce" di Marra, un fotogramma di "Bangland" di Berghella, Celestini nel suo "Viva la sposa"

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 26 25/07/2015 diffusione:619980 Pag. 51 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La commedia fantascientifica Usa «Pixels», gli alieni si travestono da videogiochi Giovanna Grassi

LOS ANGELES Nella lotta che negli Usa vede impegnati gli studios nella conquista del primo posto al box office nel week end, viene dato come vincente Pixels , il film della Sony diretto da Chris Columbus ( Mamma ho perso l'aereo , Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre, i primi due Harry Potter) . La formula è sulla carta vincente per ragazzini e famiglie e, per giunta, sono dovunque i poster con Pac-Man, l'aliena palla gialla pronta a divorare tutti i nemici umani, osteggiata da Adam Sandler (da anni, secondo i sondaggi, l'attore preferito dai giovanissimi) e da un inedito Peter Dinklage («Trono di spade»), fatto uscire dalla galera e pronto a salvare il mondo con la slogan diventato un ritornello e del quale si sono subito impossessati anche gli ambientalisti: «Play for the Planet». Pixels mescola con astuzia i videogiochi, che diventano momenti di realtà quotidiana, e i personaggi di un cast composto da attori beniamini del pubblico, oltre a Sandler e Dinklage, ci sono Josh Gad, Kevin James, Sean Bean e un divertente Dan Aykroyd mentre Violet, la femme fatale che sembra uscita da un fumetto, è Michelle Monaghan. Il copione propone un tema collaudato ossia un'invasione degli alieni, ma è il gruppo di amici formato da Sandler, Gad, Dinklage e Monaghan che la fa da padrone. Dice il regista: « Pixels si collega a una zona dark e a paure che tutti abbiamo, ma che ho espresso in chiave divertente pensando ai ragazzi che appartengono alla leva dei "computer-generated players", giocatori di computer. Spero di portare al cinema anche coloro che ormai sono cresciuti, ma hanno amato Gremlins e Goonies ». Presentato in anteprima al Cinema-Con di Las Vegas (e ieri al festival Giffoni), Pixels vede personaggi popolari dei videogame come Centipede, Galaga, Donkey Kong e Q'Bert, una sorta di Eta Beta tondo e arancione con gambette e piedoni, che interloquisce e si relaziona con gli umani. Conclude Columbus: «L'ambientazione è moderna, ma io ho dato al film un'anima anni Ottanta. Non ci sono supereroi, non è un sequel, ma c'è il tema dell'amicizia intesa come famiglia. Volevo riconquistare e dare alle nuove leve il ragazzo che sono stato e che è nel mio Dna". © RIPRODUZIONE RISERVATA La trama «Pixels» di Chris Columbus (dal 29 luglio nelle sale) è interpretato da Adam Sandler, Kevin James, Josh Gad e Peter Dinklage: dovranno salvare la Terra invasa da personaggi di videogame classici Foto: Adam Sandler (di spalle) fronteggia la versione «aliena» del videogioco Pac-Man in «Pixels»

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 27 26/07/2015 diffusione:619980 Pag. 33 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Star Orlando Bloom ai giovani di Giffoni: sfidate il bullismo

«Sono le sfide nella vita che ti fanno andare avanti. Voi ne incontrate sicuramente, come il bullismo a scuola: ma sono quelle che vi danno l'opportunità di crescere». Così la superstar Orlando Bloom, 37 anni, racconta ai ragazzi di Giffoni - dove ha chiuso la 45esima edizione del festival di cinema per bambini e giovani - la sua esperienza di vita. «Io ho reagito alla paura di non camminare più, e mi ha dato fiducia per il futuro», ha confessato: riferendosi a quando, a 21 anni, cadde da un tetto e si ruppe la schiena. «Nessuno nel mondo può evitare gli ostacoli, ma la differenza la fa come ci rialziamo quando siamo buttati a terra». Bloom ha anche annunciato, tra centinaia di fan, il suo ritorno tra i Pirati dei Caraibi, anche se «con una piccola parte, di cui non posso parlare se no mi metterei nei guai. Ma sono molto contento di ripresentare Will Turner». Nel quinto episodio della saga, che si intitolerà Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales e arriverà al cinema nel 2017, il suo personaggio torna non più da protagonista ma da papà, con un figlio «che sarò felice di presentarvi», e che dovrebbe essere interpretato dall'attore Brenton Thwaites, 25 anni.

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 28 27/07/2015 diffusione:619980 Pag. 31 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'anteprima «Ricki and the Flash» aprirà la rassegna di Locarno Il rock di mamma Meryl Sul set con la figlia Mamie tra realtà e finzione «Storia di musica, fughe e conflitti familiari» Lezioni di canto lirico A 11 anni, invece di giocare con i miei fratelli, prendevo lezioni da Estelle Liebling, eccezionale soprano Giovanna Grassi

LOS ANGELES Treccine rasta, giubbotto di pelle nera, unghie da pantera disegnate come quelle delle ragazzine, Meryl Streep, chitarra a tracolla, domina sul Sunset Boulevard dai giganteschi cartelloni di Ricki and the Flash , il film diretto da Jonathan Demme e scritto dal premio Oscar Diablo Cody che aprirà il Festival di Locarno (5-15 agosto). L'attrice, nel copione, è una donna che da giovane si è lasciata alle spalle marito e figli in cerca di fama e fortuna come rockstar al fianco del chitarrista della sua band (interpretato dall'attore e musicista australiano Rick Springfield). Mamie Gummer, 32 anni, figlia della diva e dello scultore e artista Don Gummer, che Meryl ha sposato nel 1978, ha il ruolo della sua primogenita. Ride: «La mamma è stata super speciale come rocker, ma non mi ha stupita. Noi di famiglia conosciamo bene la sua passione per la musica, e la gioia che ha provato interpretando personaggi, come in Mamma mia! e Into the Woods , che le hanno permesso di esprimere le sue doti canore. Papà raccontava che al mattino, per prepararsi al ruolo, all'alba usciva da casa dicendo: "Vado a lezioni di chitarra"». Sono molti i motivi che hanno convinto Meryl, eterna ragazza del New Jersey, a diventare una rockstar. Confessa: «A undici anni, invece di giocare coi miei fratelli Harry e Dana, prendevo lezioni di canto a Manhattan con Estelle Liebling, grande soprano e musicista oltre che vocal coach . Adolescente, spendevo la "paghetta" per vedere i musical a Broadway: il mio preferito era The Music Man di Meredith Wilson. Da studentessa, al college, la musica era già una grande passione». Non ha dubbi: «Ho pensato ai miei sogni d'allora interpretando la mia Ricki Randazzo, che lascia la famiglia per inseguire il suo sogno. Ed è stato fantastico ritrovare sul set il mio amico Kevin Kline, il marito che lascio. Jenny Lewis e Jonathan Rice hanno scritto uno dei brani che eseguo e che amo molto, "Cold One". Mamie aveva recitato con me quando era piccolissima in Affari di cuore (1986) di Mike Nichols e in Un amore senza tempo (2007) di Lajos Koltai, e averla al fianco nella pellicola di Demme, che ogni giorno ci proibiva di parlare fuori scena come madre e figlia nella vita quotidiana, è stata un'immensa gioia». Demme è stato irremovibile nella richiesta che esigeva una Streep più musicista bohémienne che madre. «Anche se - racconta il regista - è proprio la famiglia che questa donna ha abbandonato a riportarla a casa, per stare vicina a Julie, il personaggio di Mamie, nel momento in cui si trova a dover affrontare un difficile divorzio». Dice la Streep: «Kevin, tra l'altro ha una figlia musicista, Greta, che si esibisce con la sua band a New York. Mio figlio Henry è anche lui un musicista. Tornare per la terza volta a recitare con lui dopo La scelta di Sophie (1982) di Alan Pakula e Radio America (2006) di Robert Altman è stata una vera soddisfazione, anche se spesso ci siano incrociati sul palcoscenico in teatro. Questo è anche un film sulla famiglia, sui rapporti tra genitori e figli, sulle ambizioni artistiche più segrete delle donne». Meryl ha imparato a suonare la chitarra elettrica e tutti i brani del film sono eseguiti da lei. In quanto a Kline, che da ragazzo voleva diventare un pianista dice del suo ruolo: «Mi ha riportato all'adolescente che sono stato e che sognava di diventare un pianista. Il mio personaggio ostacola le ambizioni di Ricki/Meryl, nella vita vera non lo farei mai. Phoebe Cates, mia moglie da tanti anni, ha lasciato di sua volontà il cinema per la famiglia». Diablo Cody dice di aver scritto il copione del film pensando a Terry Cieri, la madre di suo marito, Daniel Maurio, che è una rocker: «La sua musica mi ha ispirata, ma la sua vita è stata diversa da quella del personaggio di Meryl, che invece, come tante donne, deve mediare tra aspirazioni e doveri famigliari. Ho un sogno: vorrei che alla première del film la vera Terry Cieri e Meryl suonassero insieme. Cieri ha anche un

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 29 27/07/2015 diffusione:619980 Pag. 31 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

cammeo nel film. Ha ragione Meryl, che suona brani di Tom Petty e "My love will not let you down" di Springsteen: il film alla fine può davvero essere definito "un affare di famiglia"». © RIPRODUZIONE RISERVATA La trama Ricki (Meryl Streep) è una cantante che ha lasciato la famiglia per seguire i suoi sogni rock. Quando la figlia Julie (Mamie Gummer) è depressa e sta per divorziare, Ricki decide di tornare a casa Foto: Da sinistra, l'attrice Mamie Gummer (31 anni) con la madre Meryl Streep (61), al cui fianco appare in «Ricki and the Flash» (nella foto grande, la diva tre volte premio Oscar in una scena del film nelle sale a settembre)

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 30 27/07/2015 diffusione:619980 Pag. 33 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il caso Non solo divi e Festival per ragazzi Giffoni ora sogna una città del cinema Un'edizione di successo. «Il futuro? Una Multimedia Valley per la creatività giovanile» Il direttore «Chiedo a Franceschini di fare una legge che ci tuteli come patrimonio nazionale» Stefania Ulivi

I bagni di folla finali per Orlando Bloom, la star di Glee Darren Criss e i protagonisti di «Braccialetti rossi », con i ragazzi accampati con sacchi a pelo e coperte per trovarsi in prima fila a chiedere selfie e autografi. La richiesta al ministro Franceschini di una legge special per i festival. Giffoni 2015, l'edizione numero 45, va in archivio e lascia dietro di sé un'immagine composita che ne conferma le molte anime. Quella più evidente in superficie, ovvero l'abbraccio dei giovani partecipanti (3600 i giurati quest'anno, un record) agli attori, registi, musicisti, divi del web che ripartono dal festival riempiendoli di emozioni e complimenti - il picco emotivo lo ha raggiunto Mark Ruffalo che con generosità ha raccontato del suo tumore affrontato anni fa a un ragazzo che aveva avuto seri problemi di salute. Quella riservata agli addetti ai lavori, come le case di produzione, soprattutto del nord Europa, da sempre attive nel settore del cinema per ragazzi, il cosidetto young-adult - realtà come i Film Institute dei paesi scandinavi, la tedesca Global Screen, la canadese Attraction - che trovano a Giffoni interlocutori e acquirenti per i loro film. E quella della realtà economica di Giffoni Valle Piana, paese di 12 mila abitanti in provincia di Salerno che, nei giorni della rassegna (quest'anno dal 17 al 26 luglio), arriva a ospitarne venti volte tanto. E che, nelle intenzioni del direttore Claudio Gubitosi è pronto a fare un salto ambizioso. «Il 2016 sarà l'anno 1, ci abbiamo messo 45 anni per farlo nascere», dice scherzando ma non troppo. Là dove c'era il festival ci sarà una «Multimedia Valley», annuncia, «un centro di produzione di idee, start up, un mercato della creatività giovanile. L'innovazione è sempre stato il nostro obiettivo, quest'anno si è tenuto il Planet Y un appuntamento internazionale dedicato alla costruzione di un network per collaborazioni e partnership». Il cantiere è aperto, finanziato dalla Regione Campania attraverso l'assegnazione di fondi europei, costo complessivo di 38 milioni di euro. Gubitosi lamenta «la situazione di precarietà che vive costantemente il festival» causa ritardi burocratici. Da qui le richieste al ministro. «Chiederò a Franceschini di fare una legge speciale per il Giffoni Experience affinché venga tutelato come patrimonio nazionale. Giffoni fa scuola nel mondo, viaggia ovunque, siamo in 32 paesi, siamo tra i 10 festival più noti al mondo, sui social network andiamo fortissimo». Qualunque sarà la sua futura fisionomia, Giffoni resta, da oltre 40 anni, un osservatorio unico per capire di più l'evoluzione dei gusti dei teenager. «Si tende erroneamente a raccontarli passivi e privi di interessi, chiusi davanti ai loro pc. Ma i nostri giurati, che arrivano da una cinquantina di Paesi diversi, si appassionano per film dalle tematiche impegnative, sono pronti a mettersi in discussione, ripartono pieni di dubbi e interrogativi», dice Gubitosi. «Sono onnivori, sanno trovare spazio per le cose impegnative e quelle più leggere. E qui fanno l'esperienza di condividere la visione dei film con altri che è formativa. Per loro questi dieci giorni sono una tempesta emotiva». C'è l'entusiasmo per i divi, certo (nel borsino 2105 ai primi posti oltre a Bloom e Ruffalo, ci sono stati Martin Freeman, Tom Felton, gli youtubers Favij e Greta Menchi, quelli del cast de «I braccialetti rossi ». Ma, più forte, c'è la voglia di partecipare. «Il digitale non gli ha chiuso la testa, al contrario: ha permesso di allargare le esperienze, gli ha aperto il cervello» sostiene il direttore del GFF. «Hanno anche conoscenze tecniche impensabili anni fa. Dalla piazza virtuale sono in grado di portarle in quella reale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Star Orlando Bloom (38), vincitore del Giffoni Experience Award, e, sotto, Mark Ruffalo (47), star di «Teneramente folle»

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 31 27/07/2015 diffusione:619980 Pag. 33 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Sorrisi I ragazzi della giuria con i «Braccialetti Rossi» (da sinistra: Carmine Buschini, Pio Luigi Piscicelli, Daniel Lorenz Alviar Tenorio, Cloe Romagnoli, Mirko Trovato, Lorenzo Guidi, Angela Curri, Denise Tantucci, Aurora Ruffino)

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 32 26/07/2015 diffusione:334076 Pag. 34 tiratura:405061 DOMENICA La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato horror Il remake fa meno paura Nell'ultimo decennio sono state prodotte costose copie carbone dei film degli anni '70 quasi mai all'altezza dell'originale Emanuela Martini

Alcuni titoli a caso: Nightmare (2010), Venerdì 13 (2009), La città verrà distrutta all'alba (2010), Halloween (2007), La cosa (2011), Le colline hanno gli occhi (2006), Carrie (2013), Maniac (2012), Poltergeist (2015), e la lista potrebbe continuare. Sono solo alcuni dei remake degli horror anni Settanta prodotti nell'ultimo decennio. Spesso in un inutile 3D (che serve solo a maggiorare il prezzo del biglietto); sempre più costosi e quasi mai all'altezza dei film che, allora, reinventarono un genere confinato nella serie B, rispecchiando il malessere che invadeva la società americana. Gli originali erano firmati da Carpenter, De Palma, Romero, Raimi, Hooper, Craven; quelli attuali solo raramente sono diretti da autori come Alexandre Aja e Mark Kalhfoun, che sanno conferire all'horror quelle risonanze psicologiche e culturali che l'hanno trasformato in uno dei generi più "trasparenti" e simbolici degli ultimi decenni del Novecento. Quasi tutti gli altri lavorano sul "gigantismo": effetti speciali clamorosi, confezione patinata, più splatter, più nudo, più sangue. I risultati sono mediocri, spesso addirittura noiosi, tra strizzate d'occhio, prevedibilità, mancanza di "presa" sulla realtà (o l'irrealtà) contemporanea. Questi remake soffrono dei difetti che hanno sempre afflitto, alla lunga, i sequel: le storie si annacquano, i significati profondi sono esibiti in superficie, la paura è "telefonata". E, mentre negli anni Trenta della Universal, come nei Sessanta della Hammer o negli Ottanta di Freddy Krueger, procedendo nella serie la confezione tendeva a impoverirsi, negli anni Duemila dei remakeè proprio la confezione a essere diventata il soggetto principale, la ragione del film, con la messa in opera di tuttii "miracoli" consentiti dal digitale, compresa la possibilità quasi infinita di archiviazione di spezzoni della memoria collettiva e, perciò, della loro infinita riproposizione. Ma, come accade per esempio in Poltergeist di Gil Kenan (scadente copia carbone del film del 1982 di Hooper e Spielberg), si tratta di una memoria frammentata e "citazionistica", spolpata di senso, talmente ripiegata sulla propria ridondanza da perdere di vista l'atmosfera, il perturbante, il non visto (elementi fondamentali, in percentuali variamente assortite, nell'horror, compreso lo splatter di Eli Roth). Hollywood, in pratica, si sta autocannibalizzando; e non solo nell'horror e nella fantascienza, anche se questi, per le loro potenzialità spettacolari, sono i generi più a rischio di usura. Siamo ai sequel dei remake; tra un po' sarà indispensabile ripartire da zero, dal "piccolo", dall'autoctono, e ricominciare a interrogarsi sul concetto di paura. C'è, per esempio, l' australiano Greg McLean, che ci ha messo otto anni per dare un seguito al suo bel Wolf Creek, la storia di un maniaco che sta nella sua casa nel deserto australiano, aspettando che arrivino nei paraggi dei turisti inconsapevoli, per intrappolarli, sequestrarli e sottoporli ad angherie varie. Wolf Creek 2 (uscito in Italia a giugno) ha più o meno lo stesso budget del primo e ritrova il protagonista, il cacciatore Mick Taylor, esattamente dove l'ha lasciato, in giro con il pickup in cerca di vittime. Ma l'autore, invece di prendere la strada prevedibile del film "di tortura", vira in direzione del chase-movie (la vittima designata scappa) e si concentra su Taylor, che prima di essere un serial killer è uno sciovinista xenofobo, che odia gli inglesi e, in generale, tutti gli stranieri. Aggiungete che il campione dell'identità australiana ha anche sense of humour, e avrete un film che offre molti brividi giocando su paure attuali. Di segno opposto, ma altrettanto efficace, Mad Max ­ Fury Road, il remake di George Miller di Interceptor, il film che lo lanciò nel 1979 e che ebbe due sequel. Miller torna alle origini, dando per scontato che tutti sappiano perché Maxè soloe armato fino ai denti in mezzo al deserto (siamo in pieno disastro post- atomico); e invece di ricalcare il primo film, lo svuota, trasformandolo in una fuga ininterrotta: in un mondo fatto di macchine fantasiosamente rattoppate e potenziate e di uomini-macchina con il cervello imbevuto di fideismi dementi, tutto diventa rumore, furore e azione, oltre il post-moderno, fino all'astrazione, se non addirittura all'astrattismo (di certo, al futurismo). Mad Max è stato in testa agli incassi degli ultimi mesi, poi superato da Jurassic World (più di un miliardo di dollari in due settimane), quarto episodio della serie ideata

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 33 26/07/2015 diffusione:334076 Pag. 34 tiratura:405061 DOMENICA La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

da Spielberg nel 1993, diretto da Colin Trevorrow, che certamente non lesina gigantismi. Liquidato dalla critica come un giocattolo fracassone, privo di sfumature e psicologie, Jurassic World in realtà si pone in una dimensione curiosa: certo, è ricco e i Rex e Velociraptor sono sempre più grandi e affamati, ma il tutto ha un sapore naïf, come un gioco in un parcoa tema, anche questo una rincorsa continua che non sa che farsene delle psicologie. Non disdegna la propria natura di B movie. Torna anche questo alle origini. Foto: demoniache presenze JoBeth Williams in «Poltergeist» , film del 1982 di Tobe Hooper con la sceneggiatura di Steven Spielberg

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 34 25/07/2015 diffusione:556325 Pag. 49 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato R2 SPETTACOLI Tatiana Maslany attrice record tredici ruoli in una sola serie La protagonista di "Orphan Black" candidata agli Emmy a furor di popolo "Ogni tanto mi confondo anch'io e non so più chi sono, ma per gli altri attori è peggio" SILVIA BIZIO

SAN DIEGO TATIANA Maslany ha ricevuto quest'anno la candidatura agli Emmy Awards, gli Oscar della tv, a furor di popolo, il popolo dei social network che lo scorso anno si era ribellato alla sua esclusione. Un'esclusione che a molti era apparsa ingiusta visto che l'attrice canadese, 29 anni, può vantare una performance televisiva davvero unica. Nella serie Orphan Black, prodotta da Bbc America e giunta alla terza stagione (appena andata in onda negli Usa da noi arriverà su Mediaset Premium il prossimo autunno) interpreta ben tredici persone diverse, ciascuna con una propria fisionomia e un proprio carattere, molte delle quali appaiono spesso nella stessa inquadratura grazie alla tecnologia digitale. Nella serie che alterna atmosfere da thriller a momenti più leggeri da commedia, la Maslany incarna una serie di donne clonate, frutto di un esperimento segreto di una multinazionale alla quale gli effetti sono sfuggiti di mano. La serie Orphan Black è diventata un cult, con uno zoccolo duro di fan, riuniti nel "Clone Club", che ha tributato a Tatiana una standing ovation al recente raduno al Comic-Con, dove è stata trattata da superstar e ha presentato la quarta stagione del serial. Fino a pochi anni fa la Maslany era un'attrice con solida preparazione teatrale che cercava di barcamenarsi come cabarettista in piccoli teatri, con all'attivo piccoli ruoli al cinema e in tv nella nativa Canada. Poi la svolta con Orphan Black, di cui nel frattempo è diventata anche una delle produttrici. «Interpretare così tanti personaggi mi costringe a chiedermi chi sono davvero io. Sono l'abito che vesto, gli occhiali che mi metto, la parrucca che indosso? Ogni tanto non so più chi sono: Sarah, Alison, Rachel, Helena, Cosima? Ogni tanto mi confondo anch'io. Sono anche una ballerina, dunque sono molto legata all'aspetto fisico della recitazione. Una volta trovato il ritmo giusto per un ruolo, uno dei tanti cloni in questo caso, viene tutto facile. Forse è più difficile per gli altri attori stare davanti a me in diversi panni e reagire a diverse donne, che sono tutte me eppure tutte diverse. Una cosa è certa: sono una ragazza. Oddio, oramai diciamo che sono una donna...». Nel corso delle varie stagioni la trama della serie si è fatta sempre più complicata, peggio del Trono di spade, al punto che solo i fan più fedeli riescono a tenerle dietro. «La seguo anch'io a fatica. E va pure bene, dato che tutti i miei personaggi sono parzialmente inconsapevoli di quello che sta succedendo attorno a loro. Devo rivedermi varie volte gli episodi precedenti per capire il momento che sta vivendo ciascuno dei miei cloni». E' una serie dominata dal femminile, dove gli uomini sono puramente comparse. «E nella quarta stagione si vedrà una crescente solidarietà e sorellanza (sisterhood) tra i miei personaggi, cloni ma soprattutto sorelle. Sono così diverse una dall'altra, eppure così uguali. Sara, che ha dato il via a tutto il racconto, ha sempre più il controllo della situazione, cerca di mettere ordine nel caos generato dall'esperimento di laboratorio. Il bisogno di autonomia è la forza motrice di ciascun ruolo in Orphan Black, un grido di liberazione ed emancipazione. Ciascun personaggio ha una sua complessità e individualità. La scrittura di Orphan Black per me abbatte le differenze di sesso». VERSATILE L'attrice canadese Tatiana Maslany, 29 anni, in alcuni dei suoi personaggi della serie "Orphan Black"

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 35 26/07/2015 diffusione:556325 Pag. 1 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA DOMENICA/ GLI SPETTACOLI Sean Penn: il cinema non è tutto ci vuole poco a fare il ribelle ROCIO AYUSO

Sean Penn: il cinema non è tutto ci vuole poco a fare il ribelle PREMIO OSCAR Attore e regista, Sean Penn ha vinto due volte l'Oscar: nel 2004 per Mystic River e nel 2009 per Milk MALIBU ASCUOLA LO CHIAMAVANO GARY COOPER, perché diceva solo sì e no. È rimasto parco di parole. Parla poco e, se possibile, con la mano sulla bocca - meglio se con una sigaretta. Sean Penn non ha ancora imparato a godersi l'arte della conversazione. A cinquantaquattro anni, evita il più possibile ogni tipo di intervista. L'ultimo grande ribelle di Hollywood non rende facile neppure questa chiacchierata, anche se il luogo in cui si svolge è idilliaco. Il paradiso si chiama Malibu Beach Inn, un albergone senza anima e nel mezzo della Pacific Highway ma di fronte a una delle spiagge più invidiate d'America. E, cosa più importante per l'attore, vicino casa sua. Un sole di miele prova a farsi strada in un cielo leggermente coperto, per poi specchiarsi su un mare costellato di surfisti e gabbiani. A sud si distingue la silhouette di Los Angeles. A nord, un pontile di legno abbandonato. Nella stanza in cui abbiamo appuntamento, una grande brocca di tè freddo al limone con tanto ghiaccio, un posacenere a quanto pare non usato e due press agent personali dell'attore che gli rimarranno accanto a per tutta l'intervista. Le condizioni per intervistare l'attore e regista per due volte premiato con l'Oscar sono ferree. Esclusa ogni domanda personale. Alla prima menzione di Charlize Theron, la donna che ha ridato il sorriso a Penn - oltre che sua nuova musa in The Last Face, il film che sta dirigendo attualmente - stop, l'intervista finisce. Non si può parlare nemmeno dei suoi precedenti matrimoni, né di quello con Madonna né di quello con Robin Wright, e neppure dei suoi due figli, Dylan Frances e Hopper. La nostra conversazione sarà piena di silenzi, di pause in cui Penn smangiucchia il ghiaccio o nelle quali questo attore figlio di attori misura ogni sua parola. Non si è mai dedicato ai film d'azione, ma nell'ultimo "The Gunman", in cui recita a torso nudo e armato fino ai denti, sembra di assistere a una trasformazione come quella di Liam Neeson in "Io vi troverò" ("Taken"). Anche lei folgorato dal nuovo genere definito "geriaction"? «L'unica cosa in cui si assomigliano i due film che lei cita sono le armi. E ovviamente anche il fatto che entrambi appartengono a un genere intenso, di grande dinamismo fisico, dominato dall'azione. Ma, come dico sempre, Meryl Streep è una bionda estremamente sexy. Eppure questa descrizione non ti dice chi è Meryl Streep». Comunque è un film in cui si spara parecchio, mentre la sua immagine è di solito associata ai suoi impegni umanitari. Può spiegare che rapporto ha con le armi? Un lungo silenzio precede la risposta. «Come la maggior parte degli americani, sono cresciuto a contatto con le armi da fuoco. Ho familiarità con le armi. Vuole che parli della mia relazione personale con le armi? O di quello che penso politicamente sul loro uso?». Sono forse due domande collegate. «È proprio quello che sto dicendo. Non credo che nessuno di noi possa negare la necessità di poter contare sulle armi da fuoco. Detto questo, è vero che le armi fanno molto più male che bene. Negli Stati Uniti, se possiedo una barca (ne avevo una, ormeggiata in porto), la guardia costiera può fare delle ispezioni senza preavviso per verificare che tutto sia a posto, razzi, radio, Gps... Come capitano della nave, ho una responsabilità. Lo stesso dovrebbe accadere con le armi. Dovrebbero togliermi il porto d'armi se dovessero scoprire che le armi non le ho messe in sicurezza. Dovrebbero obbligarmi a prendere lezioni pratiche, a superare test psicologici. Tutto ciò costerebbe troppo e dunque non è fattibile. Ma questo non significa che si debbano vietare le armi. Come dicono i loro sostenitori, le armi non uccidono. Sono le persone che uccidono. Abbiamo permesso l'uso di uno strumento a persone che forse capiscono l'arma, ma non conoscono se stesse». Parliamo di amicizia. Hollywood sembra sempre un luogo improbabile per farsi amici veri, data la competitività dell'ambiente e la dimensione degli ego.

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 36 26/07/2015 diffusione:556325 Pag. 1 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Se guardo alla mia esperienza, Hollywood è un posto come gli altri. La possibilità di stringere o meno amicizie è la stessa. Quando parlo di amici, intendo un gruppo molto ristretto di persone. Poi c'è una cerchia più ampia di persone verso le quali provo affetto e con cui ho avuto un forte legame per un breve periodo. Per quanto mi riguarda il gruppo più intimo di gente con cui mi piace passare il tempo per la metà è formato da amici che risalgono ai tempi della scuola». Amici come Charlie Sheen e Emilio Estevez, ai quali deve in qualche modo la sua carriera? «Ricordo sempre che giocavo più con loro che con i miei fratelli. Eravamo vicini e siamo stati sempre insieme quando andavamo a scuola a Santa Monica. Naturalmente, il nostro giocattolo preferito era una Super 8. E poi tutto quello che il padre si era portato dalle Filippine dove aveva girato Apocalypse Now. Protesi di mani insanguinate. Cose del genere. Non prendevo troppo sul serio l'idea di fare l'attore. Nella migliore delle ipotesi, pensavo di fare il regista. Ma eravamo sempre a corto di attori. E poi, non sapevo come fare a convincere la gente a darmi i milioni di dollari necessari per fare un film». Non sembra essere cambiato molto. Ci sono voluti più di sette anni prima che si rimettesse dietro la macchina da presa, nonostante i budget molto bassi. Qual è il problema? Mancanza di fiducia? «Non credo che i miei film siano low cost. Il budget sarà basso per gli standard di Hollywood, ma nel mio mondo io non definisco basso un bilancio di 20 milioni di dollari (18,6 milioni di euro ndr )». Qual è il criterio con cui separa i film in cui recita da quelli in cui fa il regista? «Mi lasci prima rispondere alla domanda precedente. È vero che di solito passa molto tempo tra un progetto e l'altro, ma la verità è che finora ho fatto tutti i film che volevo e quando volevo. Non c'è nessun progetto che avrei voluto fare e che non abbia portato a termine. Al contrario, ho fatto solo i film che volevo fare. Ci vuole tempo, perché dirigere un film ti distrugge. Mi succhia il sangue. Non si tratta solo di trovare un progetto. Devo essere sicuro che l'amore, l'interesse, mi durerà almeno uno o due anni. È questo il tempo che ti ci vuole, come regista, per completare le riprese. Non è facile. Non dico nemmeno che manchino le sceneggiature. Potrei anche scriverne. Ma devo trovare quell'idea. Dico sempre che se hai intenzione di investire la tua vita in un progetto, è meglio che sia qualcosa di personale». Quali sono i registi che ammira di più? Da chi ha imparato di più? «Alejandro González Iñárritu. Sicuramente. È uno dei migliori che abbiamo. E pure Clint Eastwood. Anche Martin Scorsese mi ha aiutato. La mia scuola sono gli oltre sessanta film che ho fatto, contando tutta la mia filmografia. E sono pochi a poter dire altrettanto. Ho avuto il posto migliore alle lezioni che mi hanno dato Alejandro, Clint, o Terry Malick quando ho lavorato con loro. Sono molto diversi tra loro e ognuno ha il suo modo di vedere le cose. Ma non ti annoi mai con nessuno di loro». Non ha risposto alla domanda che le ho fatto prima, circa i criteri con cui separa i progetti in cui lavorerà come attore o come regista. Inoltre in più di un'occasione, ha parlato del suo desiderio di ritirarsi dal cinema, dal lavoro di attore. Lo pensa ancora? «Una volta Dustin Hoffman mi ha detto che la mia non era stanchezza, ma delusione. Sono cresciuto con il miglior cinema, il menù che si serviva negli anni Settanta comprendeva alcuni dei film più straordinari mai realizzati a Hollywood. Io non sono stanco di Hollywood. Semplicemente, la mia vita è piena di altre cose che mi tengono occupato. Possono essere motivi personali o l'altro lavoro che faccio. E poi, non sono uno che va nel panico quando non lavora. A volte non c'è niente di meglio che sedersi in poltrona a non far niente. È la mia versione della siesta. Un pisolino che a volte si protrae per qualche anno». Si riferisce a quei momenti in cui le piace isolarsi dal mondo? «Come diceva Bob Dylan, non mi considero un artista isolato. Piuttosto, un attore esclusivo. Ecco come mi sento quando sono al mio meglio. Esclusivo. Unico. In forma. Ma appena abbasso la guardia, mi si intrufola qualche idiota dalla porta. Per questo mi isolo di più quando mi sento stanco, quando la compagnia di chi mi circonda mi annoia. Quando mi

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 37 26/07/2015 diffusione:556325 Pag. 1 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

accade, sono presente e sembro disponibile, ma in realtà non ci sono». A proposito dell'«altro lavoro». Sono passati cinque anni dal terremoto di Haiti, che la portò a impegnarsi nel ruolo di ambasciatore umanitario itinerante. Pensa che l'isola stia uscendo dalla crisi? «La ricostruzione di Haiti dopo il terremoto è straordinaria, ma ora abbiamo tutti i problemi che esistevano prima del terremoto. La povertà, la disoccupazione, la mancanza di un prodotto esportabile, la corruzione... Un problema come la corruzione sarebbe facile da risolvere con la presenza di una classe media. Ma finché la corruzione mantiene questo abisso tra i pochi ricchi e i tanti che non hanno nulla, finché non si consente la formazione di una classe media, la popolazione è già troppo impegnata a tentare di sopravvivere giorno per giorno per mettersi a fare politica, per far sentire la propria voce. Il panorama sta cambiando molto e l'interconnessione di cui godiamo oggi sarà utile. Soprattutto nelle economie emergenti dei paesi in via di sviluppo. Chi non ha voce potrà farsi sentire, potrà collegarsi ad altri». Esalta, dunque, le virtù di internet? «Io? Non ho né Twitter né Facebook. Direi che praticamente non ho nemmeno un portatile. Vedo il vantaggio della connettività nella coesistenza degli uomini, ma vedo anche che nelle economie più ricche internet è usato più per delle sciocchezze che per l'informazione». Non è stanco di essere il ribelle di Hollywood? «Non credo di essere così ribelle. Il fatto è che la società che mi circonda è sempre più soddisfatta di se stessa, dell'ordine stabilito delle cose. Oggi non c'è bisogno di ribellarsi molto per essere considerato un ribelle. E sì, arriva un momento in cui puoi sentirti solo e frustrato. Soprattutto, quando fai parte di questa cultura dell'intrattenimento che esige risposte veloci e soluzioni ancora più veloci; che cerca dei risultati immediati di fronte alle esigenze del mondo che ci circonda; una cultura che valorizza sempre di più ciò che mi interessa di meno. So che i grandi cambiamenti si verificano nel lungo termine e che dobbiamo avere una visione del futuro. La faccenda del ribelle, quindi, dipende molto da come si guardano le cose. Mi sento molto meno ribelle di quanto credo che ognuno di noi dovrebbe essere». (Traduzione Luis E. Moriones) @EL PAÍS / LENA, Leading European Newspaper Alliance R O C Í O A Y U S O DA BAMBINO QUANDO USCIVAMO DA SCUOLA, A SANTA MONICA, IL NOSTRO GIOCO PREFERITO ERA UNA SUPER 8. AVEVAMO PROTESI DI MANI INSAGUINATE. COSE COSÌ. NON PRENDEVO TROPPO SUL SERIO L'IDEA DI FARE DAVVERO QUESTO LAVORO HO FATTO SOLO I FILM CHE VOLEVO FARE. CI VUOLE TEMPO, PERCHÉ FARE UN FILM TI DISTRUGGE, MI SUCCHIA IL SANGUE. DEVO ESSERE SICURO CHE L'AMORE, L'INTERESSE, MI DURERÀ ALMENO UNO, DUE ANNI. È QUESTO IL TEMPO CHE MI CI VUOLE LA SOCIETÀ CHE MI CIRCONDA È SEMPRE PIÙ SODDISFATTA DI SÉ, DELL'ORDINE STABILITO DELLE COSE. ANCHE LA CULTURA VALORIZZA SEMPRE PIÙ CIÒ CHE MI INTERESSA MENO MI SENTO MOLTO MENO CONTRO DI QUANTO DOVREMMO ESSERLO

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 38 27/07/2015 diffusione:556325 Pag. 1 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato DA OGGI CON REPUBBLICA IL FILM A 35 ANNI DALL'ECCIDIO La vita immaginaria della bambina che morì nella strage di Bologna MICHELE SERRA

CHI è testimone o protagonista di una tragedia storica - tale fu ed è la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna - vive il resto dei suoi giorni accompagnato da due paure. La prima è che di quella tragedia si perda memoria, che la morte, il dolore, il prezzo pagato perdano peso e significato, svaniscano come la polvere dopo l'esplosione. La seconda è che il suo racconto - cui si sente in un certo modo obbligato - sia infiacchito dalla retorica. A PAGINA 29 CHI è testimone o protagonista di una tragedia storica - tale fu ed è la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna - vive il resto dei suoi giorni accompagnato da due paure. La prima è che di quella tragedia si perda memoria, che la morte, il dolore, il prezzo pagato perdano peso e significato, svaniscano come la polvere dopo l'esplosione. La seconda è che il suo racconto - cui si sente in un certo modo obbligato - sia infiacchito dalla retorica, che di ogni linguaggio è il parassita più temibile, quello che gli fa perdere energia, veridicità, forza emotiva. Il film che Repubblica (non solo il "marchio": proprio la comunità di persone) ha prodotto a 35 anni dalla strage di Bologna va accolto, in questo senso, con sollievo e con un certo orgoglio: perché riesce ad allontanare entrambe le paure, quella dell'oblio e quella dell'accanimento retorico. È un film intensamente "bolognese", dunque asciutto e perfino spiritoso quando occorre ingoiare le lacrime senza farsene accorgere. Lo è per la protagonista indiscussa - che è la città, la sua gente, le sue strade, le sue pietre - e lo è perché la grande parte dei suoi artefici è bolognese o lavorava a Bologna quando si compì quel martirio politico. Ne conosce l'incalcolabile ferita, lo squarcio immondo prodotto in odio alla sua civiltà e alla sua democrazia "rossa", ricorda la forza e la fermezza dei vivi, la compostezza del lutto, il faticosissimo percorso processuale che ha dato alla dicitura "strage fascista" una evidenza mai smentita dai fatti e men che meno dalle opinioni. Il felice tentativo di chi ha ideato e scritto il film (Aldo Balzanelli e Emilio Marrese) e di chi lo ha girato (Nene Grignaffini e Francesco Conversano) è stato "ricostruire" nella finzione almeno una delle ottantacinque vite cancellate dalla bomba: quella di Angela Fresu, morta a tre anni, la più piccola e dunque, se è possibile fare una graduatoria del genere, la più innocente. Una vita "impossibile" (perché Angela non ha potuto vivere) e proprio per questo "possibile" nell'immaginazione, la vita di una trentottenne dei giorni nostri che, se ancora viva, avrebbe forse il viso bello e intenso di Valentina Lodovini, le speranze e le incertezze lavorative e sentimentali di una precaria stagionata, addirittura la sua stessa distrazione rispetto al passato, alla storia cruenta del nostro paese, al tantissimo sangue versato: al punto di non sapere, di fronte a quel famoso orologio fermo, per l'eternità, sulle 10 e 25, perché le sue povere lancette sono come ossificate su quell'ora atroce. La storia immagina che Valentina/Angela, a ridosso del 2 agosto 2015, arrivi per caso a Bologna e ci si fermi: la perdita di una coincidenza ferroviaria. Lo stesso "caso" che fu fatale alle vittime. Come se si sentisse richiamata da un legame inspiegabile con una città che non conosce, la ragazza si ferma a Bologna; incontra persone legate, in modi diversi per via della fantastica diversità della vita, alla strage di 35 anni prima; parla con loro, "entra" nel ricordo che il film solleva con poche e micidiali immagini di repertorio e molti dialoghi, molti sguardi, molti incontri che portano Valentina/Angela a ricomporre, dentro di sé, il passato e il presente, la vita dei vivi e quella dei morti: basta un passo, dopotutto, a varcare la "linea gialla" che dà il titolo al film, quella che avverte, nelle stazioni, che ci si sta avvicinando troppo al passaggio vorticoso dei treni. Se il film tocca nel profondo, è soprattutto perché delle due dimensioni evocate, la morte e la vita, entrambe vere, certe, la seconda è talmente potente da riuscire a farsi carico anche della prima. I vivi, grazie a un nugolo di attori eccellenti, quasi tutti "etnici"e in grado di restituire senza fatica la bolognesità, riempiono lo schermo con evidenza invincibile. Non c'è esplosione, non c'è cratere in grado di ingoiare, per quanto è vasta e palpitante, la vita degli esseri umani. Tanto più è difettata, incerta, incauta, quanto più la vita delle persone è irriducibile al calcolo feroce ma banale del terrorismo. La Bologna che esce da questo racconto è

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 39 27/07/2015 diffusione:556325 Pag. 1 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

commovente per la sua umanità ma soprattutto per la sua altissima dignità, che la ferita del 2 agosto ha cercato inutilmente di offendere. È una Bologna fortemente autoritratta, quasi "selfie" nella generosa confidenza con la quale si rappresenta e si racconta, con la cadenza localissima delle voci che pare certificare che la mannaia dell'odio si è abbattuta proprio lì, esattamente lì, ma proprio lì è stata fermata e respinta. Sono le voci, forse, il tracciato più tenace e struggente del film, quell'accento morbido e irriducibile, la voce radiofonica di Luca Bottura (figlio di ferroviere), quella musicale di Lucio Dalla, quella del montanaro Guccini (sceso con la piena), quelle di Ivano Marescotti, Olga Durano, Bob Messini, Eraldo Tura e tutti gli altri attori, la voce dei bolognesi che parlano della loro tragedia senza concedere, alla tragedia, l'immeritato privilegio di mostrarsi vinti. Il film verrà proiettato in Piazza Maggiore, si immagina con un certa emozione perché sarà come vedere raddoppiarsi l'anima della città. Bologna ha vissuto recentemente anni opachi, di stanchezza e incertezza. Questo film le restituisce, senza nessuna grandeur ma con palpitante affetto, il profilo di una grande città; e ai bolognesi il merito di essere un grande popolo. IL FILM IL CONFINE La linea gialla del titolo è quella che nelle stazioni avverte che ci si sta avvicinando troppo al passaggio dei treni LA STORIA Nel film si immagina la vita che avrebbe vissuto Angela Fresu, la più giovane delle vittime morta a tre anni LA CITTÀ La Bologna ritratta commuove per la sua umanità ma soprattutto per l'altissima dignità con cui ha reagito alla ferita IL CAST Nel film di Francesco Conversano e Nene Grignaffini ci sono le voci di Lucio Dalla, Francesco Guccini, Ivano Marescotti Foto: IL RICORDO La stazione di Bologna dopo l'esplosione del 2 agosto 1980 Sotto, il film IL DVD Nel dvd in vendita con Repubblica (10 euro) molti contenuti aggiuntivi. La storia di Angela Fresu, le interviste ai parenti a Montespertoli in Toscana dove la bimba viveva, il backstage, le interviste a Libero Mancuso, il pm del processo, e a Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari delle vittime. E il libro "La forza della memoria", con le pagine storiche di Repubblica, l'editoriale di Scalfari pubblicato all'indomani della strage e la ricostruzione giudiziaria della vicenda

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 40 25/07/2015 diffusione:210842 Pag. 25 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INTERVISTA «Dopo Glee sogno Benigni» Darren Criss al Festival di Giffoni parla della serie tv che gli ha dato celebrità e delle nuove imprese: il ruolo di un transessuale a Broadway e un film da girare in Italia su un americano rapito dalla mafia Francesco Alò

Èarrivato terzo ma probabilmente è il numero uno. Dopo Naya Rivera e Lea Michele ecco atterrare al Festival di Giffoni Darren Criss, terza star di seguito dello show tv Glee ad approdare nella manifestazione ideata da Claudio Gubitosi e protagonista di un bagno di folla. Il ventottenne attore, cantante e polistrumentista è forse il talento più dirompente uscito dalla serie che ha segnato un'intera generazione. E oggi dice: «Dopo Glee mi piacerebbe lavorare con Benigni, sarebbe fantastico». Il suo cantante apertamente gay Blaine Anderson è diventato un vero e proprio personaggio simbolo. Ma per Criss ora c'è anche Broadway e un film ambientato in Italia diretto dallo sceneggiatore premio Oscar per la sceneggiatura di Rain Man, Barry Morrow. Partiamo dal film che si sta preparando a girare qui in Italia "Smitten!" Cosa ci può dire di questa prima prova d'attore per il grande schermo dopo la chiusura a marzo di "Glee", la serie che la lanciò nel 2010? «Sarà una commedia leggera, garbata, scritta e diretta da un artista del calibro di Morrow. Comincio le riprese tra una settimana e interpreterò un ricco americano piuttosto superficiale che finirà per essere rapito dalla Mafia. Il sottotesto criminale sarà però filtrato dall'ironia e dalla volontà tipicamente hollywoodiana di vedere l'Italia in chiave fantastica come luogo immaginifico dove può succedere di tutto soprattutto a un americano leggermente ottuso come il mio personaggio, forse cambiato per sempre dalla vostra passionalità. Reciterò a fianco di Madalina Diana Ghenea che avevo già ammirato in Dom Hemingway a fianco di Jude Law». Lei ha vissuto in Italia non è vero? «Ho frequentato per sei mesi l'Accademia dell'Arte ad Arezzo e di voi amo la Commedia dell'Arte e la musicalità di una lingua che vorrei imparare sempre meglio». È appena reduce anche dallo spettacolo teatrale di Broadway "Hedwig and the Angry Witch" tratto dalla celeberrima pièce di John Cameron Mitchell diventata un acclamato film nel 2001. Lei interpreta il protagonista transessuale Hedwig. Come è andata? «È stato come realizzare un sogno. Non capita di poter parlare con Shakespeare se fai l'Amleto. Io ho passato tanto tempo con un mio idolo personale come John Cameron Mitchell, il quale mi ha guidato passo passo nell'interpretazione di un personaggio considerato un classico del teatro americano contemporaneo. Lavorare con lui è stato come suonare con i Beatles. Un privilegio unico». Perché pensa che il suo Blaine Anderson di "Glee" sia diventato un punto di riferimento non solo per i giovani gay negli Stati Uniti? «È qualcosa che mi ha sempre sorpreso. Penso che abbia dato fiducia a tanti spettatori per via della sua sicurezza e gioia di vivere. Il fatto che io sia eterosessuale mi ha costretto a incarnare la sua sfrontata scelta sessuale con la massima concentrazione e delicatezza. Blaine è stato per me una completa rivoluzione. Prima interpretavo sempre personaggi con i capelli lunghi e un atteggiamento trasandato. Di Blaine penso che abbia colpito il pubblico la sua eleganza e compostezza quasi da damerino. Per non parlare di quella sua sana autostima che penso abbia esaltato molto pubblico gay». Quali sono i ricordi più belli di "Glee"? «Io e Chord Overstreet, forse il collega con cui ho legato di più per tutti e cinque gli anni di Glee, dovevamo cantare una cover di Wake Me Up Before You Go Go degli Wham. Purtroppo ci misero il turno di registrazione dopo una notte degli Oscar particolarmente movimentata in cui avevamo bevuto ed eravamo andati a dormire alle tre. Il turno era alle sette. Eravamo stravolti ma la cominciammo a cantare in modo così isterico che venne fuori perfetta». Foto: Darren Criss Foto: (foto LAPRESSE) Foto: «BLAINE È STATO UN SIMBOLO NON SOLO PER I GAY ORA SARÒ DIRETTO DAL PREMIO OSCAR BARRY MORROW» Foto: IDOLO Darren Criss attorniato da giovani fan al Festival di Giffoni

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 41 25/07/2015 diffusione:210842 Pag. 25 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: (foto LAPRESSE)

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 42 25/07/2015 diffusione:210842 Pag. 25 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA CRITICA Ghiaccio, delitti e successo: la Cina scopre il "noir" Fabio Ferzetti

Orso d'oro come miglior film alla Berlinale nel 2014, Orso d'argento come miglior attore al suo protagonista Liao Fan. Troppa grazia? Al contrario. Malgrado il ritardo con cui esce nel nostro mercato sempre più miope e inospitale, Fuochi d'artificio in pieno giorno è una rivelazione. Oltre che uno dei rari film d'autore cinesi di oggi ad aver avuto un grande successo in patria (diversamente, ad esempio, da quelli del grande Jia Zhangke, il regista di A Touch of Sin e di Still Life, proibiti o condannati alla semiclandestinità). La ragione è semplice, anche se in Cina nulla è mai veramente semplice. Black Coal Thin Ice (così il titolo internazionale) è un giallo in piena regola che non si fa certo mancare la critica sociale ma la travasa negli elementi classici dei noir Usa anni 40-50. Irrobustendo ulteriormente il tutto con una durezza, un senso dell'assurdo e uno humour noir molto contemporanei. Nelle interviste il regista Yinan Diao cita Il terzo uomo, Il falcone maltese e L'infernale Quinlan , ma è chiaro che oltre a Reed, Huston e Welles ha visto con attenzione anche i film dei fratelli Coen (a giudicare dalla scena del salone di bellezza, non escludiamo nemmeno Gomorra ). E basta vedere i tempi insieme lenti e improvvisi con cui rovescia una situazione, condannando a morte quelli che sembravano i vincitori, o quel bellissimo balletto finale, un misto indescrivibile di gioia e disperazione, per capire che questa storia di delitti efferati, ambientata in un'anonima e nevosa città di provincia, è destinata a restare. SCIA DI SANGUE Due date vicine, il 1999 e il 2004, che in Cina sono sinonimo di enormi cambiamenti. Un protagonista che all'inizio fa il poliziotto e poi è una semplice guardia privata. Una lunga scia di sangue che inizia con dei resti umani ritrovati in un carico, anzi in diversi carichi di carbone disseminati in tutta la provincia, e prosegue negli anni fino a condurre all'esile e dimessa impiegata di una modesta tintoria (altro elemento da noir classico: non sempre il male si coniuga al glamour). Dialoghi avari, personaggi scolpiti, stile ellittico ma solidissimo. Nella Cina del film amore e sentimenti sono fatti puramente, brutalmente fisici. La solidarietà non esiste, se qualcuno si ferma a soccorrere un motociclista istupidito dal freddo è solo per rubargli la moto, il ghiaccio del titolo è insieme metafora e elemento scenico che ispira tutta una coreografia del delitto e del sospetto. Un film sorprendente quanto eloquente che non parla solo della Cina ma di quell'immensa, sconfinata, indistinta provincia mondiale che ricorda tanto anche la nostra. Fuochi d'artificio... THRILLER, CINA, 102' di Yinan Diao. Con Liao Fan, Lun Mei Gwei, Xuebing Wang, Jingchun Wang, Yu Ai Lei, Ni Jingyang Foto: UN GIALLO D'AUTORE, EFFERATO E MODERNO ORSO D'ORO A BERLINO E GRANDI INCASSI IN PATRIA

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 43 25/07/2015 diffusione:210842 Pag. 25 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ANIMAZIONE Quella Marnie giapponese ragazza gentile e misteriosa F. Alò.

Sono bionde entrambe. Ma mentre quella di Hitchcock era una Marnie ladra, aggressiva e psicologicamente turbata da un passato di violenze, quella dell'ultimo grande cartone animato firmato Studio Ghibli è una Marnie gentile, delicata e quasi evanescente. Potrebbe essere uno spettro o un' amica immaginaria. La vede alla finestra di una villa abbandonata la forastica Anna. La solitudine della ragazzina, in visita ai nonni nell'isola di Hokkaido, è il risultato di una disconnessione totale: dalla famiglia (la madre è adottiva), dalle ragazzine della sua classe (tutte più femminili di lei) e dall'entusiasmo fisico della giovinezza (soffre di asma). E allora perché non fare amicizia con quella creatura solitaria come lei? Quando c'era Marnie , presentato in anteprima a Giffoni, è il nuovo cartoon partorito dalla major nipponica fondata da Hayao Miyazaki e dal suo ex mentore Isao Takahata. L'allievo Hiromasa Yonebayashi adatta quasi magnificamente una ghost story inglese. Quasi, perché se la prima parte è magnetica ed elegante nel suggerire una love story omosessuale, il finale si lascia andare a qualche colpo di scena di troppo. Ma in tempi di computer animation dal ritmo sempre più incalzante, l'animazione dello Studio Ghibli svolge perfettamente il ruolo del contrappunto. FANTASMI Chiari i riferimenti a Shining nella riproposta visiva di un passato di fantasmi che tornano ad animare gli interni della villa dove Marnie è prigioniera di un'oscura ritualità. La pellicola non offre la fantasia pericolosamente allegra del Miyazaki de La città incantata quanto piuttosto i toni più cupi del suo testamento cinematografico Si alza il vento . Gli incassi in Giappone sono stati deludenti. Il cartoon disegnato a mano è forse destinato a scomparire come l'arte del maestro di bottega Miyazaki, ufficialmente ritiratosi dal cinema? Se così fosse, il parallelismo tra lo spettro Marnie e la possibilità che lo Studio Ghibli possa diventare un fantasma, fa ancora più impressione. Foto: Una sequenza del film Foto: IL CARTOON È PRODOTTO DALLA MAJOR FONDATA DAL MAESTRO MIYAZAKI

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 44 26/07/2015 diffusione:210842 Pag. 19.23 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'attore celebre per il ruolo di Will Turner nella saga della Disney e reduce dall'ultimo set della serie è stato accolto da centinaia di scatenati fan al Giffoni Film Festival. La star, che ha appena girato "Unlocked" con Noomi Rapace, si racconta tra cinema, privato, progetti. E incita i ragazzi: «Reagite al bullismo» L'INCONTRO Bloom torna tra i Pirati «NEL PERIODO IN CUI SONO MANCATO DAI FILM CON DEPP MI SONO SPOSATO HO AVUTO UN FIGLIO E HO DIVORZIATO» Ilaria Ravarino

Nell'universo, da ieri, c'è una stella che si chiama Orlando Bloom. A battezzarla così, con tanto di certificato ufficiale acquistato in rete, è stata una ragazzina di San Giorgio a Cremano, una delle tante fan dell'attore che lo attendevano ieri al Giffoni Film Festival dopo una notte (all'addiaccio) di tweet e canzoni davanti al tappeto rosso. «Adesso - dice - spero di dargli l'attestato con la foto della stella e il suo nome». Accolto da centinaia di ragazzi, la star de I Pirati dei Caraibi e Il signore degli Anelli si tratterrà in Italia per una settimana di vacanza sulla Costiera Amalfitana. «Ognuno può essere un eroe nella propria vita - ha detto ai ragazzi di Giffoni - voi sperimentate situazioni difficili come il bullismo a scuola, sono quelle sfide che vi danno l'opportunità di crescere». Massimo il riserbo sui progetti futuri, il thriller Unlocked , e il nuovo sequel de I pirati dei Caraibi , Dead Men Tell No Lies : «Avrò un piccolo ruolo in questa nuova avventura, ma è stato comunque meraviglioso tornare nella saga», ha detto ai giurati del Festival. Cui ha concesso, prima di ricevere il premio alla carriera, una gustosa anticipazione: «Sarà bello ripresentare il personaggio di Will. Ma soprattutto sarà bello presentare per la prima volta il personaggio di suo figlio». LA SERIE Ma come sarà il nuovo I pirati dei Caraibi ? «Abbiamo appena finito di girare - dice l'attore -. Mi piacerebbe parlarne, ma se apro ancora la bocca finisco seriamente nei guai». Quanto a Unlocked , l'attore interpreta «una specie di agente-ombra inviato da Noomi Rapace, che è la vera protagonista del film, a raccogliere informazioni per conto del Governo. La vedrete, Noomi è fantastica». Che succede quando una saga finisce? «Succedono molte cose - dice Bloom - Nel mio caso il timing è stato un po' particolare: nel lasso di tempo in cui ho chiuso con i franchise mi sono sposato, ho avuto un figlio e ho divorziato. La fine di un franchise è una bella opportunità per operare un cambio di rotta nella propria carriera. Grazie a quella grande spinta, ora posso iniziare qualcosa di diverso». Bloom fa capire che pensa proprio alla tv: «Alcune delle cose più interessanti in giro oggi sono prodotte per la tv: è l'era d'oro del piccolo schermo. E come tutti i miei colleghi anche io sono molto interessato. Attualmente è in sviluppo un'idea per una serie che mi interessa molto, non posso parlarne ma sono emozionato al pensiero di farne parte. Anche perché quello televisivo è un ambiente per me nuovo». Anche il teatro lo è per Bloom: "Romeo e Giulietta" è stato il suo primo Shakespeare. «È stata un'esperienza incredibile - dice a questo proposito - e non vedo l'ora di ripeterla, infatti sto incontrando in queste settimane alcuni registi a Londra. Devo ancora capire con quale progetto tornare a teatro, ma lo faró senz'altro. Un musical mi piacerebbe molto». L'attore pensa anche di mettersi, un giorno, dietro la macchina da presa. «La regia? Sì, un giorno potrebbe accadere. Non lo escludo. Ma per farlo dovrei prima incontrare la storia giusta. Fino a oggi non è successo». Bloom è anche un uomo che viaggia molto. E non sempre per svago. «Ho lavorato con l'Unicef per 8 anni come ambasciatore. L'anno scorso sono stato in Giordania, ai confini con la Siria. Vedere il secondo campo profughi più grande al mondo è stata un'esperienza che mi ha segnato profondamente. Ho visto come vive quella gente, quali sono le conseguenze delle guerre, ho toccato con mano l'impatto dell'Unicef su quelle popolazioni. Quest'anno, sempre con loro, sono stato in Liberia nelle terre devastate da Ebola: l'esperienza piu incredibile della mia vita». I RICORDI Da giovane Bloom si fratturò la schiena. «Avevo 21 anni - ricorda -. È stata un'esperienza a suo modo formativa, perché mi ha obbligato a dedicare del tempo a me stesso, a rallentare. Per 4 giorni i medici ripetevano che non avrei più camminato, ma io ho sempre sentito che ce l'avrei fatta. Dopo 12 giorni ho lasciato l'ospedale». Ogni tanto, Bloom riesce a fermarsi, quando fa meditazione. «Così recupero le energie passando il tempo con mio figlio». A cui mostrerà per primo I Pirati dei Caraibi : «Secondo me non si spaventa. Per Il signore degli anelli , invece, mi

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 45 26/07/2015 diffusione:210842 Pag. 19.23 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

tocca aspettare ancora qualche anno...» Foto: IDOLO Sopra, Orlando Bloom in trionfo al festival di Giffoni Foto: «In "Dead Men Tell No Lies" il mio ruolo è piccolo ma sono entusiasta dell'esperienza» Foto: ELFO A fianco Orlando Bloom nella fortunata serie di film ispirata a "Il signore degli anelli" di Tolkien, in cui interpreta l'elfo Legolas

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 46 27/07/2015 diffusione:210842 Pag. 15 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ESPOSIZIONE Da Scola a Martone, l'arte del segno cinematografico L'ITINERARIO Valentina Venturi

Sono impressi nella memoria degli appassionati cinefili, gli schizzi che Federico Fellini realizzava per descrivere i personaggi e le scene da riprendere, eppure in pochi sanno che sono numerosi i registi che disegnano. Per esempio Marco Bellocchio dipingeva anche prima di iniziare a fare il regista, Carlo Hintermann ha da sempre un tocco poetico e misterioso e Mario Martone solo con uno scatto fotografico riesce a far percepire il suo percorso ideativo. In tutto sono quattordici i registi che presentano i propri schizzi, disegni o fotografie nella mostra "Il di/segno del cinema", allestita a Cagliari al Palazzo di Città fino al 27 settembre. Curata da Giovanni Columbu, Anna Maria Montaldo e Giona A. Nazzaro, l'esposizione riconduce all'origine dell'atto creativo, cercando di indagare il rapporto tra segno grafico e segno cinematografico. «Sono convinta che per l'Italia questa sia una mostra inedita - racconta la curatrice Anna Maria Montaldo -, a parte per Ettore Scola e Fellini, non si è mai parlato di registi che volessero esporre i propri abbozzi preparatori. Percorrendo i quattro livelli espositivi il visitatore comprende esattamente da dove nasce e prende forma lamagia del cinema». L'itinerario inizia al piano terra con cinquanta tra vignette e bozzetti dei "tipi umani" di Ettore Scola, mentre nella sala accanto esplode la fantasiosa creatività di Maurizio Maurizio Nichetti. Si sale di un piano e si viene accolti dai pastelli di Franco Piavoli, le trasparenze acquarellate di Pietro Marcello e Stefano Odoardi, dalle prospettive di Alberto Fasulo e Michelangelo Frammartino, i dipinti epici e visionari di Giovanni Columbu per arrivare alle suggestioni percettive della sala di Carlo S. Hintermann. Due sale espositive interamente dedicate ai disegni dai colori antinaturalistici di Bellocchio e Maurizio Nichetti. Si sale di un piano e si viene accolti dai pastelli di Franco Piavoli, le trasparenze acquarellate di Pietro Marcello e Stefano Odoardi, dalle prospettive di Alberto Fasulo e Michelangelo Frammartino, i dipinti epici e visionari di Giovanni Columbu per arrivare alle suggestioni percettive della sala di Carlo S. Hintermann. Due sale espositive interamente dedicate ai disegni dai colori antinaturalistici di Bellocchio e di registi: fino al sei agosto alle ore 21.30 al cinema Odissea di Cagliari si svolge la rassegna cinematografica collegata all'esposizione. IL CUORE "Il di/segno del cinema" propone elaborazioni visive e gesti creativi che vogliono assumere un autonomo valore estetico e narrativo e che testimoniano un modus operandi che prelude e si affianca all'elaborazione filmica omagari la approfondisce, ma solo successivamente. Non si tratta di una mostra antologica, né tanto meno può essere esaustiva: secondo la Montaldo «è l'ibridazione delle arti, attraverso le quali si scopre la fascinazione del processo creativo ». «Perché, e inevitabilmente - sottolinea il curatore Giona A. Nazzaro - questa è una delle conclusioni provvisorie ma ineludibili che informano lo spirito del progetto espositivo: Il di/ segno del cinema è, soprattutto, materialisticamente, il segno di un lavoro che non è ancora una produzione». Foto: AUTORI Un bozzetto di Ettore Scola e sopra un quadro di Marco Bellocchio intitolato "Gruppo di famiglia 2"

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 47 27/07/2015 diffusione:210842 Pag. 19 tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA SCOPERTA E "Grotto", piccolo E.T. che vive sottoterra, vince a Giffoni UNA STALAGMITE VIVENTE SALVA CINQUE BABY SPELEOLOGI UN ESPERIMENTO IN COMPUTER GRAFICA INSOLITO E CURIOSO Francesco Alò

GIFFONI VALLE PIANA Vive nelle grotte come Gollum ma è molto più simpatico. Occhi azzurri, un metro di altezza e parla attraverso i rutti. In più è una stalagmite. E' lui la superstar che ha chiuso la 45ma edizione del Festival di Giffoni. Il suo nome è Grotto ed è il vero protagonista del film italiano vincitore della sezione Generator + 6 diretto dall'esordiente Micol Palluca. Mentre il patron del Festival Claudio Gubitosi si lamenta della scarsa attenzione delle istituzioni nei confronti della kermesse dedicata al cinema per i giovani che fondò nel lontano 1971, Grotto dimostra che anche noi possiamo fare film realizzando creature al computer che risulti credibile e divertente. Dimenticate il dinamismo dell'orsacchiotto strafottente Ted di Seth MacFarlane. Questo eroe in computer graphic è un gentile "ammasso di roccia gelata" come lo definisce uno dei cinque ragazzini che si imbatteranno in lui durante un'avventura pericolosa vissuta dentro enormi grotte. INIZIAZIONE Girato nel complesso speleologico di Frasassi in provincia di Ancona, Grotto racconta di cinque ragazzini finiti sottoterra per un lugubre rito di iniziazione finito male. Precipitati nel ventre della terra incontreranno questa stalagmite vivente che striscia come un bruco, si esprime attraverso versi gutturali che ricordano gli effetti di una cattiva digestione e ha due bellissimi occhioni azzurri da sgranare come il più entusiasta dei bebè. SALVEZZA I cinque ragazzini litigano, mentono e si picchiano. Grotto li assisterà, li curerà (con veri poteri taumaturgici quando prende la forma di una borsa del ghiaccio) e condurrà verso la salvezza. Quando i cinque pargoli (quattro maschi scontrosi più femmina arguta) usciranno alla luce del sole, l'adorabile Grotto li osserverà triste dal limite del suo regno. Ottimo lavoro degli effettisti speciali di Chromatica anche se l'alieno in cgi del fantascientifico L'arrivo di Wang (2011) dei fratelli Manetti, realizzato dalla Palanthir Digital, mantiene il primato di miglior creatura costruita al computer nella storia del nostro cinema. Ma Grotto, il quale si appiccica alle rocce come una stella di mare per assorbirne nutrimento (gag quasi esilarante), ha personalità. Più interessante lui dei cinque piccoli esseri umani. La Pallucca cerca E.T. di Spielberg ovvero l'incontro tra un problematico mondo dell'infanzia senza genitori (nessun adulto nella pellicola) e un alieno gentile dotato di sovrumana sensibilità. Quello che manca, a differenza di Hollywood, è una maggiore dimestichezza nel fondere l'effetto speciale con una sceneggiatura più incalzante e bambini meno stucchevoli. Complimenti comunque alla regista per tentare un cinema che non facciamo. Avremmo bisogno di qualche Grotto in più.

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 48 25/07/2015 Pag. 17 tiratura:100000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL CARTELLONE Dopo le delusioni della Croisette il nostro cinema tenta la riscossa al Lido CINEMA Venezia 72, la vendetta contro Cannes » FEDERICO PONTIGGIA

Venezia 72, la vendetta. La guerra intestina con la Festa di Roma, riattizzata dal raddoppio capitolino del mercato? La singolar tenzone con Toronto, che ha date (2-12 il Lido, 10-20 settembre il festival canadese) e interessi concorrenziali? Macché. La vendetta in Mostra è autarchica, è contro Cannes: " Cari italiani, andate sulla Croisette e ritornate a bocca asciutta? Venezia è la vostra casa, mandate a m em o ri a ..." . Il virgolettato non è del direttore Alberto Barbera, ma rispecchia il suo pensiero: dopo aver assestato un uno- due formidabile al festival francese con le vittorie agli Oscar di Gra vity e B i rdman , film d ' apertura 2013 e 2014, ora la sfida è (anche) interna. GIÀ ANNUNCIATO Black Mass con Johnny Depp in prima mondiale il 4 settembre, sul versante patrio non capitava dal 2010, Marco Müller reggente, che i connazionali in lizza per il Leone d ' Oro fossero quattro: al di là del valore dei film di Marco Bellocchio ( Sangue del mio sangue ), Giuseppe Gaudino ( Per amor vost ro ), Luca Guadagnino ( A Bigger Splash ) e Piero Messina ( L ' attesa ), il poker nostrano affranca dal complesso d ' inferiorità nei confronti dei cugini galletti, che in casa propria costruiscono numericamente e sistematicamente la supremazia (e la Palma d ' Oro), e afferma quel che nessuno osava più dire, ovvero che il cinema italiano a Venezia è il benvoluto. Dopo il tre (Garrone, Moretti, Sorrentino) a zero (premi) di Cannes, viceversa, il quartetto in Laguna punta il bersaglio grosso: la vittoria di S a cr o GRA nel 2013 ha spezzato un digiuno lungo 14 anni, pensare di bissare a soli 24 mesi di distanza non è proibitivo. Se la conferenza stampa del 29 luglio confermasse questi magnifici quattro, i motivi per plaudire non mancherebbero. DOPO l ' ottimo tris del 2014 con Costanzo, Martone, Munzi, la certezza rinnovata di Bellocchio, la matura scommessa di Gaudino ( Giro di lune tra terra e mare è un capolavoro), il talento internazionale di Guadagnino ( Io sono l ' amore ) e l ' appeal di un debuttante, Messina, capace di avere Juliette Binoche illuminano la strada di Barbera: puntare sugli italiani di valore, senza avere il braccino corto né temere accuse di sciovinismo. Non finisce qui, per i nostri colori: ufficializzati Banat, opera prima di Adriano Valerio sulla nostra emigrazione contemporanea, alla 30ª Settimana della Critica, mentre alle Giornate degli Autori competono Viva la sposa di Ascanio Celestini, ambientato al quartiere Quadraro di Roma, Arianna del deb Carlo Lavagna e La prima luce di Vincenzo Marra, con Riccardo Scamarcio che va in Cile per ritrovare la sua ex compagna e il figlio che questa gli ha sottratto: da " un ' urgenza personale " del regista, un film di figli contesi, globalizzazione e incontro/scontro di culture. Vi nce n z o M a r ra " La Prima Luce " del regista n ap ole t a no sarà proiettato alla Settimana della C r it ica Ansa Foto: C or sa al Leone Il quartetto formato da Bellocchio, Guadagnino, Gaudino Messina punta al bersaglio grosso

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 49 25/07/2015 diffusione:192677 Pag. 33 tiratura:292798 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Hollywood scorretta Nuovo cinema al vetriolo «Ted» guida i comici choc Riecco l'orsetto che sbrana i luoghi comuni seminando ironia su tutto, compreso l'11 settembre. E fa incassi stellari IL BOTTEGHINO Con il primo episodio ha sfiorato il mezzo miliardo di dollari COPIONE EQUILIBRATO Il peluche mescola «alto» e «basso» in una trama convincente Pedro Armocida

La realtà, si dice, supera l'immaginazione. Così sembra difficile pensare di poter superare il politicamente scorretto ma reale Bill Cosby, l'attore afroamericano, esemplare padre di famiglia nella serie tv di culto I Robinson , accusato di aver dato il barbiturico Quaalude - lo stesso usato da Leonardo DiCaprio in The Wolf of Wall Street di Scorsese - a giovani donne per fare sesso con loro. Per i comici statunitensi la strada è quindi sempre più in salita. Ma chi, se non Seth MacFarlane, può farcela? L'inventore dell'irriverente serie d'animazione I Griffin ha tutte le carte in regola per potersi imporre sempre più come il fautore di una nuova commedia politicamente scorretta che, allo stesso tempo e paradossalmente, celebri il modo di vivere americano (in buona compagnia con colleghi come Mike Judge, non a caso anch'egli autore di una serie d'animazione cult come Beavis & Butt-head , o Matt Stone e Trey Parker creatori di South Park , oppure Il dittatore molto Borat Sacha Baron Cohen o, infine, l'omonimo Seth Rogen che con The Interview con James Franco ha creato un incidente diplomatico con la Corea del Nord). Prova ne è il sequel del suo maggiore successo Ted (il recente tentativo di parodia western, Un milione di modi per morire nel West , non è andato così bene), l'orsetto che da peluche è diventato animato e parlante. Gli animali antropomorfi sono una costante nell'opera dell'animatore, attore e regista nato nel Connecticut 41 anni fa. Con la famiglia Griffin vive Brian, un cane con problemi di dipendenza dall'alcool e dalla droga mentre nello spin off in versione afroamericana The Cleveland Show c'è una famiglia di tre orsi parlanti con il figlio che si fa di cannabis. «È l'America ragazzi!», sembra voler dire Seth MacFarlane che è ossessionato, come forse ogni maschio wasp, dal sesso degli afroamericani sulle cui misure vertono molti tormentoni comici. Un paese in cui si sta a bere e fumare stravaccati sul divano a guardare la serie tv preferita, nel caso di Ted Law & Order . Questo è quanto succedeva nel primo film che ha incassato in tutto il mondo mezzo miliardo di dollari al botteghino (e già si vocifera di Ted3 ), dove il plot girava esclusivamente sull'amicizia virile tra l'orsetto e il protagonista interpretato da Marc Whalberg. Ma rispetto al primo film, Ted (doppiato in o r i g i n a l e dal regista s t e s so) è ormai un orsetto sposato con Tami-Lynn (Jessica Barth) che, come in tante coppie, pensa di ravvivare il matrimonio in crisi facendo un figlio. Ma può un ex giocattolo e senza apparato riproduttivo avere il diritto di procreare? Da questa s e m p l i c e idea Seth MacFarlane costruisce una trama molto profonda e satirica anche sulla procreazione assistita. Con tanto di legale dei diritti umani - proprio come sta accadendo negli States con l'avvocato Stephen Wise e il Great Ape Project sulle scimmie - Samantha Leslie Jackson (interpretata da Amanda Seyfried bravissima a stare al gioco) a difendere pro bono l'orsetto che non è un oggetto, un bene ma «è molto più persona di quanto lo sia Steven Tyler» (il cantante degli Aerosmith). Seth MacFarlane, che usa una comicità molto citazionistica (meraviglioso l'helzapoppin alla fiera piena di «geek» del ComicCon di San Diego), riesce a giocare con l'alto più etereo, come la meravigliosa e perfetta coreografia iniziale anni '40 (omaggio al cinema di Busby Berkeley), e con il basso più schifoso, come tutte le volte che inonda, letteralmente, di sperma il grande schermo prendendo in giro gli idoli pop: «Coperto di tutto quello sperma, sembri una delle Kardashian». In mezzo c'è il capolavoro del film. Quando l'orsetto si confonde tra il pubblico di uno show con i comici che chiedono al pubblico su quali argomenti scherzare: «L'11 settembre, Robin Williams, Charlie Hebdo», suggerisce Ted. Creando naturalmente il panico tra i nuovi ma conformisti comici. Geniale escamotage di MacFarlane. Con lo spettatore che ride, a denti strettissimi, imbarazzatissimo. Anche su Bill Cosby, ovviamente citato. Foto: Seth Rogen

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 50 25/07/2015 diffusione:192677 Pag. 33 tiratura:292798 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Sacha Baron Cohen Foto: Mike Judge Foto: Trey Parker Foto: Jack Black Foto: Hadiretto«TheInterview»,film in cui uccide il leader della Corea del Nord Kim Jong-un Foto: Da «Borat» a «Il dittatore», solo (o quasi) ruoli scorrettissimi per l'attore inglese Foto: Autore della serie cult «Beavis &Butt-head»eoradell'irridente sit-com «Silicon Valley» Foto: ConMattStonehacreato«South Park», tra le serie più seguite non solo dagli adolescenti Foto: Scorrettissimo in «The Brink» lanuovaseriesu politica e Medio Oriente del canale HBO Foto: ICONA Ted è un orsetto che negli Stati Uniti è diventato una superstar incassando cifre enormi

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 51 25/07/2015 diffusione:165207 Pag. 33 tiratura:206221 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato [CECAFFE]GIORNATE DEGLI AUTORI [CECAFFE] Farà discutere l'opera prima di Carlo Lavagna: una ragazzina alla scoperta della sessualità

Giovanni Bogani VENEZIA SARÀ un Johnny Depp pelato, imbolsito, con un paio di occhiali da sole anni '70, l'icona della prossima Mostra del cinema di Venezia? Beh, potrebbe essere. Il prossimo 4 settembre, in anteprima mondiale, fuori concorso alla Mostra del cinema verrà proiettato "Black Mass". Che vede l'attore più sexy del mondo nei panni di un gangster irlandese nella Boston degli anni '70. Oltre a Depp, ci saranno Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Dakota Johnson, Peter Sarsgard e Kevin Bacon. Il regista è Scott Cooper ("Crazy Heart", "Il fuoco della vendetta"). La produzione è Warner Bros. Insomma, ci sono tutti gli elementi per un film di genere, ma di altissimo profilo. NATO da una vicenda vera, poi trasformata in un bestseller da due autori americani, "Black Mass" è diventato un film da 63 milioni di dollari di budget. La storia è una storia di doppi giochi, di collaborazioni proibite, di alleanze per niente sante fra la criminalità irlandese e l'Fbi. L'agente Fbi interpretato da Joel Edgerton convince il gangster irlandese Jimmy "Whitey" Bulger a collaborare con i federali per eliminare il nemico comune, la mafia italiana. Sarà la chiave che permetterà a Bulger di diventare uno dei più impuniti, spietati e pericolosi gangster nella storia degli Stati Uniti. Dopo l'anteprima veneziana, l'uscita italiana di "Black Mass" è prevista per il 1° ottobre 2015. Chi sarà a Venezia, invece, potrà vedere, oltre ai film in concorso, quelli delle "Giornate degli autori - Venice Days", la sezione autonoma promossa da 100 Autori e Anac, e coordinata dal delegato generale Giorgio Gosetti. Da sempre, le Giornate degli autori propongono opere segnate da qualche - spesso felice - peculiarità e originalità autoriale. L'azzardo è spesso la cifra creativa e poetica dei lavori che si trovano qui. E si situa in questa onda "Arianna", opera prima di Carlo Lavagna, che racconta la scoperta della sessualità da parte di una ragazza di diciannove anni. E in questa storia di scoperte, c'è anche una scena esplicita di autoerotismo allo specchio che pare già destinata ad accendere titoli e discussioni. Protagonista, insieme a Valentina Carnelutti e Massimo Popolizio, è Ondina Quadri, bellezza androgina che nel film "Amori e metamorfosi" di Yanira Yariv aveva interpretato la parte di Ermafrodito. Arianna ha diciannove anni, ma ancora non ha avuto il suo primo ciclo mestruale. Gli ormoni che il suo ginecologo le ha prescritto non sembrano avere effetto sul suo sviluppo. Alla fine dell'estate, Arianna passa alcuni giorni da sola in un casale sul lago di Bolsena. Comincia a indagare sul proprio corpo. L'incontro con una cugina così diversa e tanto più femminile rispetto a lei, e la perdita della verginità con un coetaneo spingono Arianna a fare i conti con la vera natura della sua sessualità. TRA GLI ALTRI FILM presenti alle Giornate degli autori, "Viva la sposa" di Ascanio Celestini con Alba Rohrwacher, in uscita ad ottobre, e "La prima luce" di Vincenzo Marra, con Riccardo Scamarcio all'inseguimento di un figlio strappatogli via dalla madre sudamericana. Undici sono i film in gara: saranno giudicati da una giuria presieduta dal regista palma d'oro Laurent Cantet. In tutto saranno 20 i film, quasi tutti in anteprima mondiale. Torna un grande maestro come Carlos Saura con il suo "Argentina".

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 52 25/07/2015 diffusione:24728 Pag. 29 tiratura:83923 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato FUORI CONCORSO In Laguna sbarca il «boss» Johnny Depp

Sbarca in Laguna anche Johnny Depp nei panni del celebre gangster James «Whitey» Bulger. La Biennale di Venezia ha infatti annunciato la presenza fuori concorso alla 72ma Mostra del Cinema di Venezia di «Black Mass», un film Warner Bros Pictures diretto da Scott Cooper. Accanto alla star americana un cast composto da Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Rory Co chrane, Jesse Plemons, Dakota Johnson, Peter Sarsgaard e Kevin Bacon. Il film sarà proiettato venerdì 4 settembre 2015 nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Li do di Venezia. La storia è ambientata negli anni Settanta a Boston, dove l'agente dell'FBI John Connolly (Edgerton) convince il gangster irlandese Jimmy «Whitey» Bulger (Depp) a collaborare con i federali per eliminare il loro nemico comune: la mafia italiana. Il lungometraggio racconta pro prio la storia di questa insolita alleanza che presto degenera, permettendo a Whi tey di eludere la legge, consolidare il pote re e diventare uno dei più spietati e pericolosi gangster nella storia di Boston. «Black Mass» è prodotto da John Lesher, Brian Oliver, Scott Cooper, Patrick McCormick e Tyler Thompson, con Brett Ratner, James Packer, Peter Mallouk, Ray Mallouk, Christopher Woodrow, Brett Granstaff, Gary Granstaff, Phil Hunt e Compton Ross come produttori esecutivi. La sceneggiatura è firmata da Mark Mallouk e Jez Butterworth («Get on Up, Edge of Tomorrow»), ispirata al libro di Dick Lehr e Gerard ÒNeill. War ner Bros Pictures distribuirà «Black Mass» in tutto il mondo a partire dal 18 settembre. L'uscita italiana è prevista per il 1 ottobre 2015.

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 53 25/07/2015 diffusione:24728 Pag. 29 tiratura:83923 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato VENICE DAYS · Celestini, Marra, Lavagna, tre italiani in gara alle Giornate degli Autori Il cinema fuori dal Palazzo Laurent Cantet presiede la giuria, «El Desconocido» di Dani de la Torre sarà il film d'apertura. Fra gli eventi, un omaggio all'attrice Ingrid Bergman Giovanna Branca

«Nella selezione ufficiale di quest'anno ci saranno film provenienti da tutti i continenti, di cui ben tre italiani e quattro girati da donne». I numeri snocciolati da Sylvain Auzou, vicedirettore delle Giornate degli Autori, danno la misura di cosa aspettarsi da questa dodicesima edizione dei Venice Days, nel corso della settantaduesima edizione del Festival di Venezia. «E non ci saranno solo drammi e film duri - continua Auzou - ma thriller e commedie, perché il cinema deve essere anche un piacere». A celebrare il suo secondo anno di vita è invece il Premio delle Giornate degli Autori assegnato dalla giuria del progetto «28 volte cinema», composta da altrettanti giovani cinefili tra i 18 ed i 25 anni provenienti da tutta l'Unione Europea, e presieduta dal regista francese Laurent Cantet, vincitore della competizione l'anno scorso con il film Ritorno a l'Avana . All'interno del progetto, anche la collaborazione con il Premio Lux promosso dal Parlamento europeo, i cui tre finalisti verranno proiettati nel corso delle Giornate. L'Italia sarà rappresentata da Mediterranea dell'italo- americano Jonas Carpignano, già in concorso alla settimana della critica di Cannes 2015; gli altri due titoli sono invece Mustang del turco Denis Gamze Ergüven ed il bulgaro The Lesson di Kristina Grozeva e Peter Valchanov. A contendersi il neonato Premio delle Giornate ci saranno anche un buon numero di opere prime, tra cui Arianna di Carlo Lavagna, interpretato da Ondina Quadri e che, dice il regista, «parla di una ragazza che scopre che la sua identità non è quella che pensava». Il padre della protagonista, Jacopo Quadri, porta invece tra gli Eventi Speciali il suo Il paese dove gli alberi volano - Eugenio Barba e i giorni dell'Odin : «dopo il film su Luca Ronconi - racconta il regista -è un mio ulteriore avvicinamento ai maestri del teatro che erano legati a mio padre Franco Quadri». Il concorso delle Giornate ospita poi il ritorno a Venezia di Ascanio Celestini con Viva la sposa : «la storia di un gruppo di persone che vivono una vita fatalista intorno ad un bar del quartiere romano del Quadraro, mentre una donna americana appena uscita dal coma fa un viaggio a Roma vestita da sposa», spiega Celestini. Il terzo italiano in concorso sarà Vincenzo Marra con La prima luce , una storia di figli contesi tra il Cile e l'Italia con protagonista Riccardo Scamarcio. Dal Cile viene anche La memoria de l'agua di Matias Bize, che torna alle Giornate degli Autori dopo il suo La vida de los peces del 2010. C'è poi la Tunisia dell'esordiente Leyla Bouzid ed il suo A peine j'ouvre les yeux , la Cina di Underground Fragrance di Pengfei, e molti altri. Ad inaugurare la manifestazione di quest'anno, oltre aL film d'apertura El Desconocido di Dani de la Torre, sarà anche la quarta edizione di Bookciak azione!, premio dedicato all'incontro tra cinema e letteratura in cui una giuria presieduta da Gabriele Salvatores premierà il miglior bookciak movie: un video ispirato ad uno dei romanzi della banca dati di bookciak. Nell'ambito dei Miu Miu Women's Tales, anche quest'anno verranno proiettati dieci cortometraggi «al femminile» di registe internazionali: da De Djess di Alice Rohrwacher a Le donne della Vucciria di Hiam Abbass, passando per Les 3 boutons della maestra Agnès Varda, Leone D'Oro alla carriera a Cannes. Con il progetto Laguna Sud - Il cinema fuori dal palazzo, i curatori Giorgio Gosetti ed Andrea Segre porteranno «il cinema - con le parole di quest'ultimo - dove la mostra non è mai arrivata». Nell'ambito degli Eventi Speciali, inoltre, si celebrerà il compleanno di Ingrid Bergman con il film sulla sua vita in Italia Viva Ingrid! di Alessandro Rossellini ma, scherza Giorgio Gosetti, «involontariamente scritto da lei». Infine, con il documentario Harry's Bar , Carlotta Cerquetti narra la storia del locale di Venezia e del suo proprietario Giuseppe Cipriani: «l'osservazione del lavoro di un ristoratore un po' speciale - racconta - è diventata il racconto di ottant'anni di storia veneziana». Foto: ASCANIO CELESTINI IN «VIVA LA SPOSA»

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 54 26/07/2015 diffusione:125215 Pag. 15 tiratura:224026 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Banderas protagonista Arriva il film sui 33 minatori cileni Nelle sale il 6 agosto la pellicola che racconta i due mesi passati a 600 metri di profondità MAURIZIO STEFANINI

Il 5 agosto 2010 ci fu l'incidente che bloccò 33 minatori cileni, anzi 32 cileni e un boliviano, a 600 metri di profondità nel deserto di Atacama. Per 17 giorni non se ne seppe più niente, ma poi un messaggio arrivato dal fondo fece scattare il piano di salvataggio che 69 giorni dopo avrebbe permesso loro di tornare alla superficie. A distanza di cinque anni, proprio il 6 agosto ci sarà la prima del film che Hollywood ha tratto da questa vicenda, in una realizzazione che va ampiamente oltre l'originario scenario cileno. «The 33», in inglese, è infatti il titolo. In inglese, sia pure con accento cileno, sono recitate le scene. Lo statunitense di origine guatemalteca Héctor Tobar, Premio Pulitzer, ha scritto quel libro La montagna del tuono e del dolore da cui è stato tratto il soggetto. Messicana è la regista Patricia Riggen. Statunitense il compositore delle musiche James Horner: il famoso autore delle sigle di Titanic e Braveheart, appena morto il 22 giugno in un incidente aereo, di cui però questa non è l'ultima opera, visto che entro il 2017 dovrebbero uscire almeno altri due film accompagnati dalle sue note. Spagnolo è ilprincipale interprete maschile Antonio Banderas: fa quel famoso Mario Sepúlveda che per il suo carisma divenne il leader dei minatori e si guadagnò anche il soprannome di «Supermario». Francese è la principale interprete femminile Juliette Binoche: fa María Segovia, la sorella di uno dei minatori. E in una miniera in Colombia è stata fatta gran parte del film, grazie a un finanziamento del governo colombiano, anche se alcune scene clou sono state girate in Cile. In compenso è cilena anche se da tempo trapiantata negli Usa l'attrice Cote de Pablo, che impersona la moglie di un altro minatore: il grande pubblico italiano la conosce soprattutto nelle vesti della seducente ma ringhiosa Ziva, l'agente israeliana della serie televisiva Ncis. E in Cile si fa sia la prima, che l'anteprima del 2 agosto in un teatro di Santiago: un evento cui sono stati inviati anche i minatori. Ma non tutti ci saranno. «Non voglio partecipare a questo show», ha ad esempio detto Luis Urzúa, che il giorno del disastro era capo turno. «La realtà è differente e io preferisco non esserci, perché quel di cui ho bisogno è recuperare i diritti della mia storia». Si tratta infatti di uno di coloro che si sono pentiti di aver firmato l'accordo con cui il 13 ottobre 2010 i 33 cedettero i diritti della storia per realizzare un libro e un film. Anche Carlos Barrios è perplesso, e dice che vuole vedere come va la pellicola per decidere. In realtà il film è stato già mostrato a minatori e familiari, e Barrios ammette di essere fra quelli che si sono commossi. Contentissimo è invece Supermario Sepúlveda, evidentemente lusingato di essere presentato come il protagonista principale. «C'è gente che ci ha investito sopra», racconta, « è un affare e una volta che comincerà a dare i suoi frutti si suppone che debbano iniziare ad esserci guadagni anche per ognuno di noi». Cote de Pablo. A sinistra Antonio Banderas e a fianco il salvataggio dei minatori cileni [Lapr] REALTÀ E FINZIONE

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 55 25/07/2015 diffusione:125215 Pag. 27 tiratura:224026 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Terzo nella storia per introiti al botteghino «Jurassic World» campione d'incassi: pronto il sequel CLAUDIA CASIRAGHI

Terzo incasso nella storia del cinema, Jurassic World è andato ben oltre le aspettative della cricca capitanata da Steven Spielberg. Lungi, infatti, dall'essere considerato alla stregua di un sequel di poco conto, la pellicola ha abbattuto negli Usa il muro dei 600 milioni di dollari, spingendosi poi oltreoceano per incassarne altri 900. Il risultato finale, suggellato per il momento da una cifra record (1,522 miliardi di dollari), ha così permesso a Jurassic World di polverizzare i numeri messi a segno dagli Avengers di Joss Whedon e di raggiungere, sul podio dei grandi, Titanic e Avatar . Film che, da anni, giacciono imbattuti tra gli archivi di Hollywood. Entrambi hanno dalla loro box office stratosferici: incassi che superano (e di molto) la soglia dei 2 miliardi di dollari. Pensare dunque che Jurassic World , pronto a debuttare in Giappone il prossimo 5 agosto, possa fare meglio delle storiche pellicole è quasi utopia. Tuttavia, della cosa paiono informati anche i vertici della Universal. La casa di produzione, messo a segno il record sopracitato, non si è data la pena di lanciare alcuna sfida a James Cameron e alle sue creazioni d'oro. Al contrario, paga del terzo posto, ha pensato bene di battere il ferro finché caldo. Come a voler rimanere sulla cresta dell'onda, la Universal ha difatti annunciato che di Jurassic World è già pronto il sequel. La pellicola, quinto capitolo nella saga ideata da Michael Crichton, arriverà nelle sale statunitensi il 22 giugno 2018, quando Chris Pratt e Bryce Dallas Howard riprenderanno i ruoli con cui, quest'anno, hanno inaugurato la loro presenza nel franchise. «Il film sarà scritto dal regista Colin Trevorrow insieme a Derek Connolly», ha fatto sapere con un comunicato la Universal, «Treovorrow poi si unirà a Spielberg nelle vesti di produttore esecutivo». Lasciando vacante, fino al prossimo annuncio, la postazione di regia. Foto: Una scena di «Jurassic World»

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 56 25/07/2015 diffusione:125215 Pag. 26 tiratura:224026 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'ASCESA DI THE ROCK Un palestrato alla conquista di Hollywood Ha sbancato con «Hercules» e «San Andreas». E ora può permettersi di rifare «Baywatch» CLAUDIA CASIRAGHI

Degli scantinati bui, dove l'aria pesta avvolgeva panche e uomini in una spirale di sudore e dedizione, a Dwayne «The Rock» Johnson non è rimasto che il ricordo. Gli anni del wrestling e delle botte da orbi sono lontani quanto lo sono, ormai, le male parole di chi non avrebbe scommesso una lira sul futuro dell'uomo dal sopracciglio svirgolato. Nato sportivo, cresciuto ad albumi e cazzotti, Johnson per i più pareva destinato a seguire le orme dei maschi di famiglia. Omaccioni nerboruti, il cui unico talento se ne stava riposto tra i calli di mani massicce. Invece Dwayne, una prestanza fisica che gli è valsa il soprannome di The Rock (letteralmente, la roccia) ha abbandonato presto il ring,sfruttando l'indole di combattente per arrivare laddove nessuno avrebbe scommesso. Nei salotti della Hollywood più raffinata, pronta a sborsare cifre da capogiro pur di assicurarsi la presenza dell'ex wrestler. La carriera d'attore di The Rock, pur partita in sordina, è diventata in breve tempo uno straordinario ricettacolo di successi e cachet d'oro. Fast & Furious , Hercules - Il guerriero , San Andreas . I titoli che, nel cinema, lo hanno reso fautore di box office stellari sono così tanti che, ormai, la mascella squadrata di Johnson e quel suo colore olivastro paiono visibili ovunque. Persino in televisione, dove la serie Ballers ha costretto la critica ad aprirsi a complimenti sinceri. Copiosi ma non sufficienti a frenare The Rock, cui il 2015 ha portato una serie di progetti altri, dal remake di Grosso Guaio a Chinatown alla trasposizione cinematografica di Baywatch . Le pagine autorevoli dell' Hollywood Reporter documentano, infatti , con una certa dose di sicurezza, le trattive che in questi giorni starebbero coinvolgendo The Rock e la Paramount Pictures. La casa di produzione, che nei giorni scorsi avrebbe affidato la regia di Baywatch a Seth Gordon ( Come ammazzare il capo e vivere felici ), starebbe tentando il tutto per tutto pur di aggiudicarsi il fisico scolpito dell'ex wrestler samoano. Perfetto per calarsi nei panni di un bagnino dirompente, sulle cui spalle s'ha da posarsi un grave onere di impresa. Rimestare tra il successo di uno dei prodotti più amati degli anni Novanta non è, infatti, cosa semplice. Specie dopo l'annuncio della Paramount che, atarassica, ha dichiarato di non poter sopportare l'idea di ripetersi identica. Al diavolo, dunque, le corse in costume rosso. Al diavolo Mitch Buchannon con quella sua tavoletta plasticata. E al diavolo Pamela Anderson, più adatta alla copertina di PlayBoy che alla spiaggia. Baywatch , riprese al via a febbraio 2016, strumentalizzerà Dwayne Johnson al punto da farne la versione marina di 007. Bagnino sui generis, The Rock dovrebbe cioè interpretare il ruolo di un guardaspiaggia costretto a sventare i piani malvagi di un'altrettanta malvagia industria petrolifera. Di annegamenti, dunque, neanche l'ombra. I tradizionali salvataggi al rallenty cederanno il passo a rocamboleschi inseguimenti, i tramonti californiani verranno sostituiti da scenari apocalittici e Johnson, di nuovo, prenderà a calci lo scetticismo di chi, ancora, storce il naso di fronte al trash insito nei suoi muscoli mediocri. Perché, delle critiche alla sua leggerezza, il samoano se ne infischia. Come,ai tempi, se ne infischiarono Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone, giganti del genere di cui The Rock ha raccolto oggi il testimone. Con garbo e senza pretese. Facendo dell'autoironia una bandiera, del fisico un passpartout in grado di occultare la propria natura tamarra, diffondendo al contempo il mantra del culturista attore. Quel «Non c'è dramma migliore del wrestling» nato con Andy Kaufman e prosperato negli anni Ottanta, quando la compagnia dei lottatori decise di votarsi alla causa della gloria cinematografica. Di quel mondo, retaggio antico, è figlio Dwayne Johnson, rimasto il solo nella Hollywood contemporanea ad ambire ancora al vetusto ruolo di macho. Foto: Nella foto, Dwayne «The Rock» Johnson in tutta la sua prestanza fisica

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 57 27/07/2015 Pag. 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Venezia 72, l'ora del toto-film e l'Italia potrebbe fare poker Dopo Bellocchio, Guadagnino e Messina si parla di Sollima o Gaudino Sono molti i titoli interessanti pronti alla fine di agosto e possibili per il Lido Venezia 72, l'ora del toto-film e l'Italia potrebbe fare poker

Venezia 72, l'ora del toto-film e l'Italia potrebbe fare poker Dopo Bellocchio, Guadagnino e Messina si parla di Sollima o Gaudino Sono molti i titoli interessanti pronti alla fine di agosto e possibili per il Lido di Marco Contino Pronostici o speranze? Un po' tutti e due. Alla vigilia della conferenza stampa che aprirà il sipario sulla 72esima edizione del Festival di Venezia, previsioni - più o meno realistiche - e sogni cinefili si rincorrono per comporre un'ipotesi di cartellone dei titoli in concorso quanto più fedele a quella che verrà ufficializzata il 29 luglio a Roma. La circostanza che quest'anno Cannes non abbia fagocitato tutte le migliori produzioni cinematografiche del 2015 e che siano molti i film pronti per la fine di agosto, lasciano ben sperare sulla qualità e sul "peso" dei titoli in rassegna, anche se Toronto è dietro l'angolo, pronto a scippare alla Mostra i film (soprattutto quelli americani) più ambiti. La pattuglia nazionale al Lido sembra ormai più una certezza che una scommessa (Bellocchio con "Sangue del mio sangue", Guadagnino con "A bigger splash" e Messina con "L'attesa"); ma si rincorrono voci di quattro e non tre italiani in concorso (cosa senza precedenti) ed è allora da capire se e come potrebbero essere inseriti nel programma "Suburra" di Sollima, (autore della serie tv "Gomorra") e "Per amor vostro" di Giuseppe Gaudino. Gli assi nella manica di Alberto Barbera potrebbero arrivare però proprio dagli Stati Uniti. Già annunciato (ma fuori concorso) "Black mass", gangster movie diretto da Scott Cooper e interpretato da Johnny Depp, al Lido potrebbero sbarcare l'odissea spaziale di Ridley Scott (The Martian, con Matt Damon e Jessica Chastain) e il nuovo lavoro di Sean Penn (The last face), in cui l'attore e regista americano dirige Charlize Theron e Xavier Bardem. Probabile la presenza anche di altri giovani registi americani in una rosa che contempla il talentuoso Jeff Nichols (Midnight special), il provocatorio Harmony Korine (che tornerebbe a Venezia con "The trap" dopo il delirio psichedelico di "Spring Breakers"), e, naturalmente, James Franco che, proprio un anno fa, sul palco della sala grande, girò una sequenza di "Zeroville". Il regista messicano Guillermo del Toro (Crimson Peak) potrebbe essere della partita, e non solo per la sua amicizia con il presidente della giuria Alfonso Cuarón, ma anche per ragioni scaramantiche, se è vero che negli ultimi anni le opere di registi messicani presentate a Venezia hanno poi trionfato agli Oscar: è accaduto proprio a Cuarón con "Gravity" e, soprattutto, ad Alejandro Gonzáles Iñarritu con "Birdman". Quest'ultimo potrebbe addirittura portare al Lido il suo nuovo lungometraggio - "The revenant" (protagonista Leo di Caprio) - ma le possibilità di rivederlo alla Mostra a distanza di un anno sembrano scarse. Passando alle produzioni europee, sarebbe sicuramente suggestivo il ritorno di tre registi che a Venezia hanno già avuto successo: Aleksandr Sokurov (Francofonia), Leone d'oro nel 2011 con "Faust", il mitologico Jerzy Skolimowski (11 minutes) e Stephen Frears (The program) che nel 2013 con "Philomena" conquistò il pubblico e fu celebrato come il vincitore morale di quella edizione che finì per premiare "Sacro Gra" di Rosi. Dalla Francia potrebbero arrivare "Marguerite" di Xavier Giannoli ed "Elle" del regista olandese Paul Verhoeven, dal Belgio il nuovo film (Belgica) di Felix van Groeningen, già autore di "Alabama Monroe", dalla Danimarca "Kollektivet", la nuova opera dell'ex dogmatico Thomas Vinterberg e dalla Grecia il film di Athina Rachel Tsangari (Chevalier) che proprio a Venezia nel 2010 fece vincere alla protagonista del suo film "Attenberg" una Coppa Volpi. Almeno tre (oltre a Frears) i registi inglesi che potrebbero scegliere la Mostra per presentare in anteprima le loro opere: tra "Sunset Song" di Terence Davies e i due "biopic" (di produzione americana) firmati da Danny Boyle (Jobs, dedicato al fondatore di Apple) e Tom Hooper (The Danish girl), solo il primo sembra avere una concreta chance di approdare alla Mostra. Sarebbe pronto anche il nuovo thriller dello spagnolo Alejandro Amenábar (girato in Canada con Emma Watson e Hethan Hawke) di cui, però, si parla un gran male (come se alla Mostra non venissero presentati anche i film brutti). Non mancherà una folta squadra asiatica che potrebbe essere composta da almeno tre dei seguenti autori: il giapponese

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 58 27/07/2015 Pag. 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Sion Sono (Love & peace), il veterano di Hong Kong Johnnie To (Design for living), il franco-vietnamita Tran Anh Hung (Eternité), il sudcoreano Im Sang-soo (My friendly villains) ed Eric Khoo da Singapore (In the room). Rimangono sogni proibiti e (quasi) impossibili il nuovo film di Quentin Tarantino (The hateful eight, che uscirà nei cinema italiani l'8 gennaio del 2016), "Bridge of spies" di Steven Spielberg ambientato durante la guerra fredda, l'ultima fatica di Terrence Malick (Weightless) ed "Everybody wants some" di Richard "Boyhood" Linklater. Se anche solo la metà dei titoli citati trovasse effettivamente posto nel programma (i film in concorso possono essere al massimo 20), sulla carta Venezia72 sarebbe già un edizione coi fiocchi.

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 59 25/07/2015 diffusione:44247 Pag. 37 tiratura:212000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Autori, sono tre gli italiani in concorso a Venezia Alle Giornate Ascanio Celestini, Vincenzo Marra e Carlo Lavagna. Alla Mostra arriva "Black mass" con Johnny Depp Autori, sono tre gli italiani in concorso a Venezia

Autori, sono tre gli italiani in concorso a Venezia Alle Giornate Ascanio Celestini, Vincenzo Marra e Carlo Lavagna. Alla Mostra arriva "Black mass" con Johnny Depp di Edoardo Marchi wVENEZIA "Viva la sposa" in cui Ascanio Celestini, regista, autore e interprete accanto ad Alba Rohrwacher, racconta una storia tutta girata al Quadraro di Roma, con un'attrice americana appena uscita dal come, in Italia per il suo viaggio di nozze (al cinema ad ottobre). E poi "La prima luce" di Vincenzo Marra, con Riccardo Scamarcio all'inseguimento di un figlio strappato e portato via dalla madre sudamericana, interpretata da Daniela Ramirez (uscita 24 settembre). E "Arianna", opera prima low budget di Carlo Lavagna con Massimo Popolizio, Ondina Quadri e Valentina Carnelutti, sulla scoperta della propria sessualità da parte di una ragazza di 19 anni. «Se a Cannes si polemizza sullo "strapotere francese" e a Berlino sui troppi film tedeschi, noi siamo orgogliosi di annunciare che sono tre i film italiani che abbiamo voluto tra gli 11 in gara quest'anno». Così il delegato generale Giorgio Gosetti presenta il calendario della 12.a edizione delle Giornate degli Autori-Venice Days, la sezione autonoma promossa da 100 Autori e Anac alla Mostra del cinema di Venezia, dal 2 al 12 settembre. E se Marra e Celestini sono un gradito ritorno al Lido, il film di Lavagna, dalle brevi immagini diffuse, già si annuncia anche tra i film «scandalo» della Mostra di quest'anno, con un'esplicita scena di autoerotismo allo specchio della giovane protagonista. Ma in questa edizione delle Giornate, fatte di «molti colori e molte culture non ci saranno solo presenze legate al cinema, ma anche ad altri ambiti creativi». Per la prima volta poi si avranno pellicole da tutti i continenti: in tutto 20 film, 15 paesi, 8 opere prime, 18 prime mondiali, 8 registe donne, un maestro come Carlos Saura con il suo "Argentina" e poi il Nobel per la letteratura Orhan Pamuk e il fondatore dell'Odine Theatre, Eugenio Barba, protagonisti di due eventi speciali. Più la Palma d'oro Laurent Cantet presidente di giuria e la musa della Nouvelle Vague, Agnes Varda, al centro del progetto Women's Tales, realizzato in collaborazione con Miu Miu per raccontare la condizione femminile, che conta anche il "#9 De Djess" diretto e interpretato da Alice Rohrwacher. La pre-apertura è con il film "Storie sospese" di Stefano Chiantini con Marco Giallini, Maya Sansa, Alessandro Tiberi che parla di rocciatori, in perenne equilibrio tra la scelta della salvaguardia della montagna e una sicurezza economica prospettata dalle grandi opere. Ad aprire e chiudere le Giornate degli Autori, due opere prime, lo spagnolo "Retribution" di Dani de la Torre e l'australiano "The daughter" di Simon Stone. In concorso, anche "La memoria de l'agua" di Matias Bize, "Ad I open my eyes" di Leyla Bouzid, "Klezmer" di Piotr Chrzan, "Island city" di Ruchika Oberoi, "Underground fragrante" di Pengfei, "Early winter" di Michael Rowe (2 titoli sono ancora da svelare). Ma l'Italia non si ferma alla gara. C'è, innanzitutto, quella «involontariamente raccontata» dagli occhi di Ingrid Bergman attraverso filmati familiari, cinegiornali, brani di film di Rossellini, raccolti oggi da Alessandro Rossellini in "Viva Ingrid!", realizzato con l'Istituto Luce. E poi il racconto della storia dell'«Harry's Bar» di Carlotta Cerquetti, i "Simpson italiani" di Lorenzo Berghella con "Bangland", il collettivo "Milano 2015" firmato da Elio, Roberto Bolle, Silvio Soldini, Walter Veltonri, Cristiana Capotondi e Giorgio Diritti e i "Sogni del lago salato" di Andrea Segre. Alla Mostra del Cinema, in anteprima mondiale fuori concorso il 4 settembree ci sarà "Black mass" diretto da Scott Cooper ("Crazy heart", "Il fuoco della vendetta"). Il film è interpretato da Johnny Depp nella parte del celebre gangster James Whitey Bulger, e da un prestigioso cast composto da Joel Edgerton,Benedict Cumberbatch, Rory Cochrane, Jesse Plemons, Dakota Johnson, Peter Sarsgaard e Kevin Bacon. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 60 25/07/2015 diffusione:619980 Pag. 49 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'intervista Giannini: «Io con la mia voce come un incisore della parola» Contrario «Nel carattere vocale, lo stile di un attore Assurdo usare a teatro l'amplificazione» Emilia Costantini

«L a voce di un attore? È l'anima del personaggio che interpreta». Giancarlo Giannini «the voice» torna a sedurre il pubblico. «Che avessi un tono seduttivo me l'hanno fatto notare gli altri. Io non me ne ero accorto, ma alla fine ci ho creduto». Stavolta sceglie l'«Odissea». L'8 agosto sarà protagonista al museo MARTA di Taranto, nell'ambito della rassegna dedicata a testi greci classici e contemporanei, leggendo alcuni brani del poema omerico. «È un'opera gigantesca ma che in qualche modo sento un po' mia - spiega l'attore - perché l'ho studiata a fondo, perlustrandola in lungo e in largo. Naturalmente proporrò i brani più celebri, che appartengono anche alle mie giovanili reminiscenze scolastiche: dall'incontro con Nausicaa a quello con il ciclope Polifemo, dall'insidia delle Sirene allo scontro con i Proci, e poi la Maga Circe, Penelope, il cane Argo... Mi diverte immergermi in questo microcosmo magico, fiabesco... mi fa tornare ragazzo». Protagonista assoluta è la tradizione orale, la parola. «Direi piuttosto il suono della parola - precisa -. I miei studenti al Centro Sperimentale di Cinematografia devono saper dire una poesia, qualunque essa sia, è un esercizio fondamentale che pretendo da loro. Perché la parola esprime tanti significati, tanti colori interni, genera suggestioni. La parola è uno scrigno che contiene un'infinità di tesori che sono dati dalle vocali, dalle consonanti... E, a seconda di come vengono espressi, generano un suono, una musica particolare che un attore deve conoscere, deve saper gestire, modulare. Ovviamente, esiste poi una differenza fondamentale tra il leggere un testo o recitarlo a memoria». Dal modo di porgere la parola scaturisce quindi la qualità di un interprete: «Lo stile di un attore! - ribatte Giannini -. Non a caso "stile" deriva da stiletto, dalla piccola asta con cui, prima che inventassero la penna o la matita, si incidevano le parole o i disegni sulla pietra e sul legno. Ognuno aveva una propria maniera di incidere, che esprimeva la propria personalità, il carattere dell'incisore. Adesso con il computer tutte le scritture sono diventate uguali, si è persa la specificità e anche la parola detta, prima o o poi, perderà il suo aspetto più magico: la pronuncia». Il computer omologa la scrittura, l'uso indiscriminato del microfono omologa la voce: «Io nasco perito elettronico, dunque non sono contrario all'innovazione in campo tecnologico. Però è vero, trovo assurdo che ormai la maggior parte degli attori in teatro usi l'amplificazione. In certi casi ovviamente è indispensabile, come nei luoghi all'aperto dove manca l'acustica. Ma negli anfiteatri greci o romani, per esempio, l'acustica è perfetta e non è necessario l'altoparlante! Il guaio è che molti colleghi non sono capaci di impostare la voce, per farla arrivare agli spettatori della prima fila come a quelli dell'ultima! A tale proposito, ricordo una lezione scenica di Lilla Brignone ai miei esordi: ci trovavamo ai Campi Flegrei, nella messinscena di "In memoria di una signora amica" di Patroni Griffi e c'era un momento in cui la grande attrice recitava pianissimo, mentre in platea aleggiava un fastidioso mormorio. Mi permisi allora di dirle all'orecchio che, se non alzava un po' il tono, non l'avrebbe sentita nessuno. Lei mi rispose secca: "Quando faranno silenzio, mi sentiranno anche se sussurro". E così fu». Giancarlo Giannini è anche stato doppiatore dei più famosi attori di Hollywood, da Al Pacino a Jack Nicholson, da Michael Douglas a Dustin Hoffman: «Non mi limito a doppiare l'attore - dice - cerco sempre di interpretare il suo personaggio. Sennò che gusto ci sarebbe a prestare semplicemente la voce? Jean Louis Barrault diceva: "L'attore è colui che incide con il suo corpo uno spazio e con la sua voce un silenzio"» © RIPRODUZIONE RISERVATA L'attore Giancarlo Giannini , spezzino, classe 1942, attore e doppiatore, è la voce di Al Pacino. Tra i suoi film «Mimì metallurgico» (1972). A Taranto l'8 agosto recita brani tratti dall'«Odissea» di Omero

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 61 25/07/2015 diffusione:619980 Pag. 49 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Il cratere a mascheroni apulo (330 a.C.) è uno dei pezzi più spettacolari del Museo archeologico di Taranto. L'opera è attribuita al pittore di Dario, che lavorava a Taranto per i siti dell'area centrosettentrionale della Puglia. Il cratere era esposto al Museo di Cleveland: fa parte dei 14 reperti archeologici pugliesi rubati dai tombaroli e venduti illegalmente all'estero per poi finire nel museo americano che li ha restituiti nel 2009 dopo le indagini dei Carabinieri della sezione Tutela del Patrimonio e le pressioni dell'opinione pubblica (foto Buschiccio) Foto: Epico La strage dei proci, disegno del 1882, illustrazione da Gustav Schwab Foto: Da sinistra, testa di Eracle in marmo, copia dell'originale colossale bronzeo realizzato a Taranto da Lisippo (I sec a. C); coppa laconica (VI sec a. C.) del pittore dei Pesci, che testimonia il legame di Taranto con Sparta; genio carpoforo in marmo (II sec. a. C.); orecchino a navicella in oro (IV sec. a. C.) e mosaico con ninfa e satiro in grotta (II-III sec. d. C.)

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 62 25/07/2015 diffusione:619980 Pag. 50 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Confessioni Ardant L'intervista L'attrice ad Avignone con «Cassandra»: una vita tra cinema e teatro «Successi e flop: per molti ero il veleno degli incassi Sognavo con Truffaut, mi manca l'ira di Gassman» Dire di no è più facile per me, il mio lusso è stato sempre quello di scegliere Ho ancora paura del palco, quando recito penso ai miei genitori Stefano Montefiori

AVIGNONE All'Opéra, cocktail dopo lo spettacolo nel Festival di Avignone. Fanny Ardant si abbassa per parlare nell'orecchio a Jean-Louis Trintignant, seduto in poltrona. Il caldo toglie il respiro ma l'attore 84enne è venuto comunque a vedere la Cassandra interpretata dall'amica e compagna in «Finalmente domenica!», che fu l'ultimo film di François Truffaut. Vestita completamente di nero - bellissima -, la Ardant sorride ai complimenti di Trintignant, poi cerca un angolo tranquillo per l'intervista. In «La signora della porta accanto» le cadeva la gonna durante la festa in giardino, e rientrava a cambiarsi con grazia sicura: impossibile non pensarci adesso quando, con la stessa nonchalance , si mette a quattro zampe per scavalcare in fretta un divanetto - «Venga!» - e torna in teatro, ora deserto, e si siede tra i velluti rossi del loggione. Mentre in basso gli operai smontano la scena, la diva Fanny Ardant scarica la tensione parlando - in francese, italiano e suoni da fumetto - con il Corriere . Poco fa il pubblico non smetteva di applaudire, eppure il testo di Christa Wolf e la musica di Michael Jarrell non sono facili. «È vero, specie l'inizio del monologo, in cui Cassandra esprime pensieri sparsi, come dei lampi, e la musica procede per colpi improvvisi, shinggg ... Ma allo stesso tempo tutti conoscono Elena o Priamo, sono come zia Giovanna o zio Giuseppe (in italiano, ndr ), figure famigliari». Che cosa l'ha spinta a recitare Cassandra? «Ho sentito questa pièce tempo fa alla radio, mentre ero nella vasca da bagno. Non la conoscevo ma ho chiesto ai miei figli di ritrovare che cosa era andato in onda su France Musique quel tal giorno alle 11 e mezza... La guerra di Troia è raccontata dalla parte dei perdenti, e questo già mi piace, ma in realtà non ci sono davvero vincitori e vinti. Anche nella vita, a me piace pensare che non la si vince o la si perde, l'importante è vivere davvero. Non essere troppo trattenuti, gne gne gne . Sbagliare, redimersi. Bisogna fare, e perdonare». Cassandra ripete spesso «no», e quelle battute lei le scandisce con soddisfazione. «Il "no" mi è sempre venuto più facile. Il mio lusso è sempre stato scegliere, dire "sì" raramente, solo a ciò che mi convinceva. Una cosa può essere finita magari in un disastro, ma mentre la facevo ci credevo fino in fondo». Quale disastro, per esempio? «Tanto tempo fa, Pirandello, "Come tu mi vuoi". Un fiasco clamoroso. Ma davo tutto per quelle tre persone in platea. Avessi scelto per calcolo, avrei detto maledizione . Ma invece tutto sommato non mi importava. Mentre recitavo ero felice, nessuno poteva togliermelo». E quale è stato invece il trionfo più grande? «Non so dirlo, per niente. Ci si ricorda sempre di più degli amori traditi, di quel che non ha funzionato. Il trionfo per me, a teatro, è quando incontro una persona che mi dice "sa, dieci anni fa, l'ho vista in quello spettacolo", e allora tutto ritorna alla mente, trrrrrrr come un nastro che si riavvolge. Allora ci si ricorda di tutto, anche della paura. Per vincerla recito sempre per una persona, come un alter ego da convincere». Chi era quella persona stasera? «Quelli che ho amato e che non ci sono più. Mentre salivo sul palco e guardavo il pubblico era come se mi dicessero "forza bella mia, buttati!". Il teatro è una cosa violenta, come il mare che arriva, whosshhhhh , devi lasciarti andare».

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 63 25/07/2015 diffusione:619980 Pag. 50 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il cinema è più facile? «Diciamo che c'è la rete di protezione, ma io ho cominciato con il teatro e non penso mai di potere rifare una scena. Al cinema c'è però il problema del produttore che dice "niente..."». Come niente? «Niente incassi. Mi hanno chiamato "il veleno del box office", oppure "la strega" perché ho sempre fatto solo i film che amavo ma pochi hanno funzionato davvero». Anche «La signora della porta accanto?» «Quando è uscito non è andato poi così bene. Però mi ricordo il giorno in cui François, cioè François Truffaut, mi ha mandato il riassunto della sceneggiatura. Mi sono sdraiata sul letto, e quando ho finito di leggere camminavo mezzo metro sopra terra, a quei tempi abitavo con mio zio e gli ho detto "vieni, usciamo, andiamo a bere", e lui "ma sei pazza, sono le quattro del pomeriggio" ma io ero fuori di me, avevo capito che era un grande film, c'era tutto quello in cui credevo nella vita, che si può morire per amore. Abbiamo girato in sei settimane, velocissimi, frrrrrrr , con François che scriveva i dialoghi di notte. Voleva raccontare la speranza, il dolore, l'illusione, dietro a un fatto di cronaca». E il cinema italiano, che cosa le ha dato? «Ho lavorato con registi straordinari, come Ettore Scola. Adoro questo atteggiamento italiano, essere dei grandi ma l 'air de rien , come se niente fosse. In Italia sul set c'è una gran confusione ma al momento del ciak tutti sanno che cosa devono fare. Mi sono sempre sentita a mio agio: trovare concentrazione nel casino e nella apparente noncuranza piuttosto che nel darsi importanza. E poi c'era Vittorio Gassman. Malinconico e collerico, come me». Andavate d'accordo? «Moltissimo. Sul set era nervoso, mi diceva "ma tu le sai le battute, sì?", con quell'aria come dire "non staremo mica qui a perder tempo con questa disgraziata di attrice francese", ma era un timido, sotto l'aria da condottiero. Quando facevo teatro a Parigi, anni dopo, lui veniva a vedermi e poi mi portava al ristorante. Temevo il suo giudizio. Prendevamo il primo, il secondo, e arrivati al dolce arrivava il bello: "Bon, adesso parliamo". E ripercorreva tutta la pièce, aveva notato tutto». Lei ha studiato scienze politiche e poi è finita a fare l'attrice, come mai? «I miei genitori all'inizio non volevano che facessi l'attrice». Anche in questo quindi ha detto «no»? «No, non veramente. I miei genitori mi amavano moltissimo e io amavo moltissimo loro. Erano preoccupati che finissi su una strada, come ogni genitore responsabile. Allora ho studiato Sciences Po, in fretta, per prendere un diploma e tranquillizzarli». È a loro che pensava, stasera sul palco? «Sì. Sono morti giovani. Della mia vita non rimpiango nulla. Mi dispiace solo non avere fatto in tempo a mostrare loro che, alla fine, sono riuscita a fare quel che volevo. Sarebbero stati felici». @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Galleria Foto: Con Depardieu nel film di Truffaut Foto: Nei panni del soprano nel film di Zeffirelli Foto: Fanny Ardant è nata a Saumur, nei Paesi della Loira, il 22 marzo 1949. Esordisce al cinema nel 1976. Tra i suoi film più celebri: «La signora della porta accanto» di Truffaut e «Bolero» di Lelouch (entrambi del 1981). Lavora con Resnais («La vita è un romanzo», 1983) e Antonioni («Al di là delle nuvole», 1995). Ha avuto tre figli da tre compagni diversi (una figlia da Truffaut)

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 64 25/07/2015 diffusione:556325 Pag. 15 Ed. Bologna tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Villa Ghigi. La Mammut Film festeggia i suoi dieci anni di vita ricordando Peter Von Bagh, maestro e soprattutto amico Profondo Nord PAOLA NALDI

BOLOGNA chiama Sodankyla. Il capoluogo emiliano si connette idealmente alla piccola città finlandese, patria di uno degli appuntamenti più originali per i cinefili, il Midnight Sun Film Festival. Uno sparuto manipolo di autori e produttori indipendenti si ritrovano oggi a Villa Ghigi, cornice dell'evento "Profondo Nord". Sono Ilaria Malagutti, Michele Mellara, Alessandro Rossi e Francesco Merini, cuore pulsante della casa di produzione bolognese Mammut Film, che con l'evento odierno ne riepilogano i primi dieci anni di vita. Alla festa di compleanno l'invitato ideale sarà Peter Von Bagh, critico, regista, attore, scrittore, ideatore del festival finlandese, di casa a Bologna perché chiamato a dirigere il Festival Cinema Ritrovato, scomparso a settembre. Così, il programma della giornata, ricco di proiezioni, ma anche di parole, musica e cibo finlandese, si dividerà in due parti: una dedicata al regista, una alle produzioni create qui. «Tutto nasce nel 2004, quando insieme ad altri cineasti bolognesi fummo chiamati come ospiti da Peter al suo festival - ricorda Michele Mellara -. Un'esperienza che ci aprì lo sguardo su possibilità diverse di fare cinema. Lui era un artista eclettico e un critico profondo, di grande competenza, ma capace anche di parlare ad un pubblico generalista. Cerchiamo qui di raccontare la profondità del suo pensiero e l'esperienza del festival selezionando alcuni suoi lavori, come in un ritratto ideale». Nel dettaglio si vedranno, dalle 10 all'interno della Villa, tanti lavori. Dalle 15 invece, saranno riproposti alcuni dei documentari meno noti di Mellara e Rossi, frammenti preziosi delle molteplici attività della Mammut Film. «Sono i nostri lavori più piccoli e più "fragili" - aggiunge l'autore -. Sono dieci anni che facciamo documentari con passione, ma anche con molte difficoltà». La giornata si completa alle 18 con l'incontro "Tra ironia e disincanto" con Giorgia Ferrari e Iperborea su autori finnici, il concerto dei "Quattro avvoltoi" alle 19.30, poi, dalle 21.45, la proiezione di "Sodankyla 2004" di Mellara e Rossi, e di "Steam of Life" di Joonas Berghall e Mika Hotakainen. Ingresso gratuito. Foto: LOGO Il logo della casa di produzione bolognese che festeggia i dieci anni di attività

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 65 25/07/2015 diffusione:556325 Pag. 1.11 Ed. Napoli tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il personaggio Vincenzo Salemme L'attore e regista che a settembre inizierà le riprese del nuovo film interviene nel dibattito di Repubblica e lancia una proposta "La nostra città è la New York del Mediterraneo, si sente l'aria di un luogo che vuole nascere tutti i giorni" "Sogno un festival internazionale del cinema a Napoli" PIER LUIGI RAZZANO

IL CINEMA? Un tesoro inestimabile che Napoli e la Campania dovrebbero tenersi ben stretto. «Andrebbe cullato», secondo Vincenzo Salemme che a settembre inizierà le riprese del suo prossimo film dopo "...E fuori nevica". E sogna un festival internazionale a Napoli che stringa forte il contatto con tutto il mondo, metta in risalto il valore - e i continui sacrifici - di registi, attori, produttori. Salemme, qui su "Repubblica" è nato un dibattito sullo stato del cinema nella nostra regione, su come si debba sostenere il talento, richiamare investimenti, consolidarlo come eccellenza. Lei cosa ne pensa? «Qui ci sono i migliori registi italiani. Paolo Sorrentino, Mario Martone, Antonio Capuano, Pappi Corsicato, Alessandro Siani. Tanti punti di vista artistici, la dimostrazione della presenza di tante facce e espressioni, in un contesto internazionale riconosciuto e richiesto. Napoli è patrimonio per tutta l'Europa, parte del mondo». La discussione nasce anche perché sembra sempre che il riconoscimento debba solo arrivare da uno sguardo esterno. «Se Napoli si perde, resta fuori, è un danno enorme. È la New York del Mediterraneo, si sente l'aria di una città che vuole nascere tutti i giorni. Che produce arte in tutti i settori. È un dato incontrovertibile il numero di creativi nel cinema, nel teatro, nascono e crescono tanti attori, cantanti, musicisti. Qualcosa che è in armonia con il vero del senso umano dell'emozione e delle riflessioni che diventano racconto, spettacolo, lavoro. Un elemento semplice, ma efficace e necessario, è essere innamorati della città. Insieme a una grande, solida progettualità amministrativa». Infatti nei giorni scorsi Lina Wertmüller ha raccontato della professionalità e dell'amore ricevuto ogni volta che veniva a girare in città, del tributo ricevuto dal mondo intero. Per lei cosa significa lavorare, fare spettacolo, arte a Napoli? «Quando ho fatto la mia prima trasmissione alla Rai di Napoli, "Famiglia Salemme Show", avvertivo l'orgoglio e la competenza di tutte le maestranze, dell'intero universo che ruota attorno alla produzione e realizzazione di uno spettacolo che andava in tutta Italia. Dimostrazione che se le strutture diventano adeguate si crea lavoro, e quindi un alto sentimento civico, si rafforza la città». Quale dovrebbe essere il ruolo delle istituzioni? «Il sostegno istituzionale dovrebbe essere anche di affetto. Non è una questione solo economica, perché abbiamo fatto anche tanti errori in passato con sovvenzioni. L'affetto, la vicinanza, l'attenzione, si misurano se fai in modo che i giovani incontrino chi ha già realizzato la propria arte, creando opportunità, non momenti occasionali. Questo significherebbe annullare anche la distanza tra vecchi e giovani, unirli, strutturarli nel presente, senza guardare a un passato che non c'è più o a un futuro che non c'è ancora. Lo costruiamo se, con la vicinanza, il sostegno delle istituzioni, si mette in piedi uno spettacolo, e non tanto per farlo, ma che possa andare in giro in modo solido, facendolo diventare tassello per lavoro che continuerà a esserci». Restano tanti i registi, gli attori e gli sceneggiatori napoletani che per scelta o per necessità sono costretti ad andare via per poter realizzare i loro progetti. «È importante che si resti, e si viaggi qui con l'anima. Chi pensa di risolvere scappando, secondo me sbaglia. La soluzione è sempre dentro di noi. Poi sei vuoi andare lontano, devi sempre portarti dietro le radici. Il vero guaio è quando le vuoi tagliare. Quando fai questo c'è qualcosa che non quadra. Le radici non vanno mai tagliate. Per questo bisogna far sì che crescano, attecchiscano, e che vadano con loro lontano. Il marchio Napoli ha sempre tantissimi fedelissimi, in tutto il mondo». I REGISTI "Qui ci sono i migliori registi italiani: Sorrentino Martone, Capuano Corsicato, Siani Questa città è patrimonio dell'Europa e del mondo" HA DETTO LE ISTITUZIONI "Le istituzioni dovrebbero sostenere il cinema anche con l'affetto Non è una questione solo economica. In passato abbiamo fatto anche errori con le

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 66 25/07/2015 diffusione:556325 Pag. 1.11 Ed. Napoli tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

sovvenzioni" Foto: IL COLLEGA E AMICO Carlo Buccirosso sarà fra i protagonisti del nuovo film

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 67 25/07/2015 diffusione:556325 Pag. 15 Ed. Napoli tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Giffoni Experience "Il mio sogno girare un film con Benigni" Al festival c'è Darren Criss, star della serie "Glee" Nella serie tv interpreta un gay, ora è un'icona "Dell'Italia cosa mi piace? Adoro Jovanotti, i Negramaro e... una trattoria di Arezzo" ILARIA URBANI

«DARREN, you are my "teenage" wet dream». Gli striscioni parlano chiaro: le fan della serie tv "Glee" sono cresciute. Ma anche le più sfrontate crollano in lacrime davanti a Darren Criss, il Blaine Anderson studente gay della Dalton Academy della serie. L'attore e musicista di San Francisco, 28 anni, è accolto da migliaia di fan imploranti a Giffoni. Fende la folla. «Ti amo», gridano, senza distinzione, ragazzi e ragazze. Chi non ha il pass, è accampato da giorni sul blue carpet della Cittadella del Cinema. Sacchi a pelo, panino, canzoni e... santini. «Sono qui per Darren», spiega una biondissima fan australiana 14enne. «Con lui siamo cresciuti per cinque anni vedendolo almeno una volta a settimana in tv». Ma lui, Darren Criss, classe 1987, per chi avrebbe fatto nottate per un autografo e una foto? «Kurt Cobain, Nirvana e Green Day - risponde - e tra le mie fonti d'ispirazione c'è Robin Williams: sono cresciuto a San Francisco, conoscevo i suoi figli, quando ho sentito la sua voce per il Genio della lampada in "Aladdin" ho capito che volevo diventare attore». Criss è in Italia per girare il debutto alla regia dello sceneggiatore Barry Morrow, Oscar per "Rain Man". Il film è una commedia romantica ambientata tra l'Alto Adige e Roma. Al fianco di Criss, nel ruolo di una dirigente di moda rapito da tre mafiosi, Madalina Ghenea. Darren Criss, reduce dal successo del musical "Hedwig and the Angry Inch" a Broadway dove interpreta un ragazzo transgender, a Giffoni rivela il suo amore per la commedia dell'arte («scriverei un musical su Arlecchino»), e per il film "La vita è bella": «Mi piacerebbe molto lavorare con Roberto Benigni». Riccioli neri, occhioni verdi, aria da bravo ragazzo, Darren sfoggia qualche parola italiana imparata all'Accademia dell'Arte di Arezzo dove ha studiato teatro, sorprendendo i fan: «Mi piacciono i Negramaro - dice - ho avuto un loro disco da un mio amico di una trattoria di Arezzo dove mi esibivo per pagarmi le cene. Mi piace anche Jovanotti. E in futuro voglio realizzare un album». L'attore e musicista ha intonato "Something" di George Harrison: «Tra i tributi più belli in "Glee"? Ho adorato quello in cui interpretavo Paul McCartney». Quasi ignaro di essere diventato un'icona gay, Darren Criss riflette: «La condizione gay nel mondo è ancora difficile: passi avanti ne sono stati fatti, ma gli omossessuali, dall'America al Medio Oriente, soffrono per la difficoltà di potersi sentire a loro agio. Se il personaggio di Blaine in "Glee" ha contribuito anche solo un po' ad abbattare il muro dell'indifferenza, sono felice. Mi raccontano che grazie al mio personaggio in "Glee", molti ragazzi gay hanno trovato il coraggio di parlare della loro scelta con i genitori». www.giffonifilmfestival.it www.napoli.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ Foto: LA FESTA Nella foto grande, Darren Criss tra le ragazze di Giffoni A sinistra, alcuni fan dell'attore e musicista

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 68 26/07/2015 diffusione:556325 Pag. 23 Ed. Napoli tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Giffoni Orlando Bloom chiude da ospite d'onore il festival "Studio da regista, esploro nuovi personaggi e guardo molto alla tv" (gianni valentino)

«CARPE diem: questo concetto deve guidarvi ogni giorno della vostra vita. Tentate sempre di fare cose eccezionali, rendete fruttuosa la vostra adolescenza e siate creativi. La fama, i soldi e il potere non garantiscono mai la felicità». Orlando Bloom ha trovato a Giffoni migliaia di fan (alcuni in costume a imitare i personaggi interpretati) per festeggiare il suo arrivo da ospite d'onore della manifestazione diretta da Claudio Gubitosi, che oggi vivrà l'arrivederci al 2016 celebrando i vincitori delle varie categorie in concorso, scegliendo le migliori opere tra le 98 in gara selezionate. A dialogare con i giovani giurati provenienti da 160 città italiane e da circa 50 nazioni ci sarà poi il cast della serie tv "Braccialetti rossi", come accadde un anno fa. Era, invece, al debutto nel festival salernitano l'attore britannico, reduce da Broadway, dove ha recitato nel musical "Romeo e Giulietta", e dall'Australia dove ha appena terminato le riprese del quinto episodio della saga "Pirati dei Caraibi" (accanto a Johnny Depp, Javier Bardem e Geoffrey Rush) e che ha pure un paio di film in uscita nei prossimi mesi. Il primo è "Digging for Fire" di Joe Swanberg, già presentato al Sundance Film Festival. L'altro è "Unlocked", un thriller con la regia di Micheal Apted (già dietro la macchina da presa per "Chiamami aquila" con John Belushi, "Gorky Park" e "Il mondo non basta" di 007) in cui Bloom ricopre il ruolo di un agente della Cia che indaga su un possibile attacco terroristico a Londra. Nel cast, compaiono John Malkovich e Michael Douglas. «Mi piace pensare di non essere cambiato troppo da quando ho iniziato a fare questo mestiere - ha detto il 38enne Bloom ai ragazzi in platea - nonostante la fama. Per stare sempre con i piedi per terra credo sia un'opportunità irrinunciabile continuare a essere ambasciatore dell'Unicef. Sono stato al confine della Siria, nel secondo campo profughi più grande del mondo, e in Liberia, in Giordania. Vedo con i miei occhi migliaia di poveri, bambini malnutriti e senza acqua. Costantemente a rischio contagio poiché vivono a contatto con i morti, che accudiscono e lavano quando vengono uccisi». Alla solidarietà, la star abbina il business delle grandi produzioni (è lui l'icona di "Lo Hobbit" e "Il signore degli anelli"), anche se confessa di «essere particolarmente interessato alle storie del cinema indipendente; ritengo che qui ci siano le idee più stimolanti». Per il futuro, però, il desiderio è sperimentare anzitutto nelle serie tv, e ci sono contatti aperti con alcune produzioni degli Stati Uniti «per esplorare nuovi personaggi e un medium come quello della televisione che sta vivendo un periodo eccellente», mentre per osare nel ruolo di regista passerà ancora qualche anno: «Ci penso spesso; ogni tanto prendo appunti ed elaboro delle micro-sceneggiature. Ma lo farò soltanto quando troverò una storia che mi apparterrà profondamente». Foto: LA STAR In alto, Orlando Bloom sul palco di Giffoni Experience Nelle altre due foto, altrettanti momenti della sua serata al festival del cinema con i ragazzi di Giffoni. Ieri il festival ha chiuso la sua 45esima edizione

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 69 25/07/2015 diffusione:309253 Pag. 30 tiratura:418328 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato esercizi di STILE / Cantieri estivi La nuova stagione di FLAVIO INSINNA attore e non solo "Racconto l'Italia con fiction e film E anche coi pacchi" A settembre sarà la quinta volta a «Affari tuoi»: sono aumentati i concorrenti in difficoltà economica, terrorizzati dal mutuo Mi ha chiamato Pieraccioni per il suo film, pensavo a uno scherzo, è stata una bella esperienza: non ne trovi tanti come lui Se avessi detto più sì sarei più ricco e meno felice. Mi manca solo il film di Virzì «Tutta la vita davanti»: dovetti dire no, non l'ho mai visto A Torino per girare"La classe degli asini" parla dei molti impegni: "Mi sento narratore" ROBERTO PAVANELLO

La barba lunga, chiazzata qua e là di bianco, le extension per rendere la capigliatura più folta. Look da professore irregolare Anni S ettanta per la fiction di Rai 1 La classe degli asini , in onda il prossimo autunno e ambientata a Torino: così si presenta Flavio Insinna, a La Stampa in una giornata libera dalle riprese. «La barba la taglierò presto - precisa - Affari tuoi si conduce belli rasati, posso mica presentarmi così». È di buon umore e si racconta a tutto tondo, questo artigiano, come ama definirsi, che fa l'attore di cinema, di fiction, di teatro, lo scrittore e il conduttore tv: «A settembre sarà la mia quinta edizione con i pacchi. Sono contento di tornare a farla. Come avevo fatto bene ad andarmene nel 2008, dopo due anni, per dedicarmi al teatro, così ho fatto bene a tornare nel 2013». Chi accetta la sfida Del programma, seguito in m e d i a d a c i n q u e m i l i o n i e mezzo di italiani, parla con entusiasmo, ma anche con un pizzico di amarezza: «La situazione è molto cambiata dalla mia prima esperienza. Oggi arrivano concorrenti in difficoltà economica, terrorizzati dal mutuo, gente che magari ha perso il lavoro. Mi capita di pensare, prima di registrare: questo alla prima offerta prende i soldi e se ne va. E invece no, quasi tutti accettano la sfida, giocano». Lui, l'attore che si è formato al «Laboratorio» di Gigi Proietti e che da ragazzo semb rava p e r fe t t o p e r i r u o l i drammatici, è oggi uno dei volti più rassicuranti della tivù, sia che conduca Affari tuoi , faccia il carabiniere (in Don Matteo ) o sia don Bosco: «Mi piace raccontare, lo faccio attraverso i concorrenti, rimanendo un passo indietro, agendo da spalla; lo faccio quando recito; lo faccio quando scrivo». Sono due i libri all'attivo, l'autobiografia Neanche con un morso all'orecchio («Un omaggio a mio padre»), e il romanzo La macchina della felicità , «che è una storia d'amore». Ma non ditegli che è un artista: «No, io sono un artigiano o un operaio specializzato. E non lo dico per falsa modestia, se no Gino Strada cos'è? Il vate della medicina?». La chiacchierata si sposta sull'essere attore, Insinna cita spesso il «maestro» Proietti, ricordandone i consigli, porta come esempio Gian Maria Volontè, dettagliando la sua preparazione ai diversi ruoli, fa trasparire un grande amore per . Ama ciò che fa, si vede. Poi ci racconta di quando Leonardo Pieraccioni lo ha chiamato per Il professor Cenerentolo, in uscita a Natale: «Pensavo a uno scherzo, quando ho risposto al telefono. Invece era proprio lui. Ho conosciuto una persona gentilissima. Anche sul set. Non ne trovi tanti come lui». In questi giorni invece è sul set de La classe degli asini diretto da Andrea Porporati,«l'ultimo dei tanti maestri che mi è capitato di conoscere nella vita». Con lui ci sono Vanessa Incontrada e Fabio Troiano: «Raccontiamo la storia di Mirella Casale e della sua lotta contro le classi differenziali, fino a ottenerne l'abolizione nel 1977 grazie alla legge della senatrice Falcucci». Riprese ad alto contenuto emotivo: «Stiamo lavorando con bambini che hanno davvero problemi e siamo ogni giorno a contatto anche con le loro famiglie». Papà Salvatore Un'esperienza non del tutto nuova per lui, figlio di un medico che si occupava di tossicodipendenti, disabili e malati di mente: «Fin da piccolo mi portava con sè al lavoro, perché vedessi quella realtà. A 10 anni mi portò alle Paralimpiadi in Canada e mi affidò un ragazzo in carrozzina». Quando parla di papà Salvatore gli brillano gli occhi. La sua morte fu un duro colpo: «So di essere un privilegiato, perché potei fermarmi. Se avessi lavorato in fabbrica, non avrei potuto farlo. E invece ho detto stop: perché non è vero che lo spettacolo deve continuare sempre». Poi però lo show è ripreso ed è tornato anche il sorriso. Il 3 luglio, a Torino, ha compiuto 50 anni, tempo di bilanci: «Non ho rimpianti: se avessi detto qualche sì in più sarei più ricco ma meno soddisfatto. No, anzi, un rimpianto ce l'ho: ho dovuto dire no a Virzì per Tutta la vita davanti, stavo facendo Affari tuoi . Quel film non l'ho mai visto, mi manca il coraggio».

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 70 25/07/2015 diffusione:309253 Pag. 30 tiratura:418328 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Quella barba Anni 70 Flavio Insinna, 50 anni: nella foto qui sopra, ieri a La Stampa Foto: LAPRESSE Foto: Guarda l'intervista www.lastampa.it

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 71 26/07/2015 diffusione:125215 Pag. 27 tiratura:224026 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Orlando Bloom al Giffoni «Il mio Romeo e Giulietta è uno scontro razziale» LEONARDO IANNACCI

Ambasciatore Unicef e testimonialdi una Hollywood che continua a sfornare tanti film blockbuster e poche magie, Orlando Bloom ha spalmato l'ultima dose di glamour sul Festival di Giffoni 2015 che chiude, oggi, con le premiazioni. L'elfo Legolas de Il Signore degli Anelli e de L'Hobbit , il Paride del kolossal Troy accanto a Brad Pitt e il coraggioso corsaro Will Turner della saga dedicata ai Pirati dei Caraibi , è un ragazzo di 38 anni che, in questi mesi, è tornato a solcare i mari accanto a Johnny Depp nella quinta puntata della serie picaresca. «Le riprese andranno avanti sino alla fine dell'anno. Il film si intitola Dead Men Tell No Tales e uscirà nel 2017», racconta con la gentilezza e la cortesia di un gentleman inglese, nato a Canterbury. Un ragazzo che ha rischiato di veder spezzati i suoi sogni da bambino, quando la dislessia gli aveva procurato qualche problema di interazione, poi superato. E successivamente,a 22 anni, quando un incidente drammatico rischiò di confinarlo su una sedia a rotelle. Oggi Bloom è uno degli attori più pagati e acclamati, soprattutto dal pubblico femminile anche se lui minimizza: «Il gossip? No grazie....». Difatti, non gradisce intrusioni sulla vita privata dopo il divorzio dalla modella inglese Miranda Kerr e la nuova liason con la top model brasiliana Luisa Moraes. Del figlio dice: «Ha 4 anni, prima gli farò vedere la serie del Pirata dei Caraibi e, dopo, quella del Signore degli Anelli ». Reduce da un party benefico organizzato da Leonardo Di Caprio, Bloom è sbarcato a Giffoni spostando il discorso sul teatro, argomento a lui caro, e su Shakespeare: «Qualche mese fa ho recitato a New York un suo testo. Ovvero quel Romeo e Giulietta ambientato proprio qui in Italia, a Verona.Sono state 120 repliche che mi hanno fatto maturare come attore. Ai ragazzi che vogliono intraprendere il mestiere della recitazione dico che non esistono soltanto i kolossal e le grandi saghe cinematografiche. Lunga vita al teatro e a opere come Romeo e Giulietta». Un testo che, nella versione di Bloom, è stato trasformato, da pièce sull'amore impossibile qual è nell'originale del Grande Bardo, in una curiosa rappresentazione sullo scontro razziale, visto che la famiglia dei Capuleti è stata immaginata composta da persone di colore e quella dei Montecchi di carnagione bianca. «E mi sono divertito a interpretare un Romeo un po' in là con gli anni. Ho voluto filmare questa pièce per farla diventare un film». Continua Bloom: «In futuro vorrei essere protagonista di un musical e, tra i miei progetti, c'è anche una serie tv e film meno kolossal rispetto a quelli che mi hanno dato fama. Ho appena terminato di girare Uplocked insieme a Michael Douglas e a John Malkovich, un thriller fanta-politico che racconta una storia vicina alla realtà attuale: alcuni terroristi minacciano di fare un attentato a Londra». Tra i suoi amori c'è sempre il Sud Africa: «Mio padre era uno scrittore impegnato nella lotta per i diritti dei neri a Pretoria. Anche per questo ho pensato a un Romeo e Giulietta con echi di razzismo». Foto: Orlando Bloom, ieri al festival di Giffoni. L'attore in queste settimane sta girando il quinto capitolo della saga dei «Pirati dei Caraibi», con Johnny Deep [LaP]

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 72 25/07/2015 diffusione:47960 Pag. 21 Ed. Venezia La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Sì, questo è Johnny Depp A Venezia con il nuovo film F.Ver.

Calvo, invecchiato e senza scrupoli. Un Johnny Depp mostruoso e irriconoscibile, ben lontano dall'icona di fascino adorata da donne di ogni età in tutto il mondo, quello che il 4 settembre arriverà a Venezia per la Mostra del Cinema. Il suo nuovo film «Black mass» verrà proiettato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, sugli schermi della sala Grande del palazzo del Cinema al Lido. La star hollywoodiana sarà presente per la presentazione fuori concorso di «Black mass», diretto da Scott Cooper (doppio Oscar per «Crazy heart» e «Il fuoco della vendetta»). Johnny Depp in «Black mass» interpreta il gangster James "Whitey" Bulger in un cast che vede anche Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Rory Cochrane, Jesse Plemons, Dakota Johnson, Peter Sarsgaard e Kevin Bacon. E la novità assoluta è proprio che il bellissimo Depp abbia accettato di comparire nel film, irriconoscibile e sfigurato: vecchio, calvo, brutto e rugoso. Per Depp, uno degli attori più pagati di Hollywood, la Mostra dl Venezia non è una cosa nuova. Aveva sfilato sul tappeto rosso già nel 2001 per «La vera storia di Jack lo Squartatore», poi ancora per «C'era una volta in Messico» di Robert Rodriguez (2003), per «Neverland» di Mark Forster nel 2004 e «Sweeney Todd» di Tim Burton nel 2007, anno in cui era stato assegnato a Burton il Leone d'Oro alla carriera. In più Depp aveva passato diverso tempo a Venezia per girare, nel 2010, alcune scene del film «The tourist». Anche questa volta l'attore tornerà al Lido per un film non in concorso, «Black mass», che dopo l'anteprima mondiale di Venezia, sarà distribuito da Warner Bros Pictures in tutto il mondo a partire dal 18 settembre (l'uscita italiana è fissata per il primo ottobre). La pellicola dell'attore-regista Scott Cooper si basa sul libro «Black mass: the true story of an unholy alliance between the Fbi and the irish mob», scritto nel 2001 da Dick Lehr e Gerard O'Neill, adattato per il grande schermo da Mark Mallouk e Jez Butterworth. La storia raccontata risale agli anni Settanta, a Boston, dove l'agente dell'Fbi John Connolly (Edgerton) convince il gangster irlandese Jimmy "Whitey" Bulger (Depp) a collaborare con l'agenzia per eliminare il loro nemico comune: la mafia italiana. «Black mass» racconta così la storia di questa insolita alleanza che presto degenera, permettendo a Whitey di eludere la legge, consolidare il potere e diventare uno dei più spietati e pericolosi gangster nella storia di Boston. Depp, che nel 2010 è stato l'attore più pagato del mondo con 75 milioni di dollari, ha da poco acquistato l'isolotto greco di Strongyli, situato nel Mar di Levante per la cifra di 4,2 milioni di euro. L'acquisto va a rimpiazzare l'atollo nell'arcipelago delle Bahamas che Depp, dopo il divorzio, ha lasciato all'ex moglie, Vanessa Paradis. L'attore si è fatto conoscere anche per il suo impegno sociale. L'ultimo episodio risale ai primi di luglio quando, nel mezzo delle riprese del quinto episodio dei «Pirati dei Caraibi», ha visitato i bambini ammalati di cancro dell'ospedale pediatrico Lady Cliento a Brisbane, in Australia.

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 73 25/07/2015 diffusione:48275 Pag. 54 Ed. Brindisi tiratura:63756 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato FESTIVAL L'omaggio a Pasolini del «Salento Finibus Terrae» L'omaggio a Pasolini del «Salento Finibus Terrae»

di TOMMASO VETRUGNO Ultime battute per la 13ª edizione del «Salento finibus terrae film festival». Il lungo week end fasanese farà calare il sipario sulla kermesse che quest'an no ha coinvolto incantevoli località dell'Alto Salento delle province di Brindisi e di Bari. Borghi, chiostri, lidi e grotte hanno costituito un vero e proprio palcoscenico naturale per il cinema che va incontro al suo pubblico. Questa sera la località amena della Selva accoglierà l'ospite d'onore di questa edizione del Festival, il regista Abel Ferrara che presenzierà con il cast alla proiezione del film «Pasolini». Appuntamento fissato alle ore 21 in viale Toledo per la proiezione del lungometraggio fuori concorso. Oltre al regista Ferrara, quindi, interverranno anche Enio Drovandi e Giacomo Rizzo. Il film ripercorre l'ul timo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini, mentre cercava di recuperare delle bobine rubate di Salò, in un viaggio che si è concluso con la sua morte. Il film sfrutta l'occasione per mostrare le sequenze perdute. Viene inoltre trattato l'ultimo progetto del regista italiano, un film su San Paolo ambientato a Detroit. Le due giornate conclusive del Festival, quindi, saranno dedicate a Pasolini che verrà omaggiato con la proiezione del film "Pasoli ni" e di due cortometraggi. Proprio nella serata di domenica, il relais cinque stelle extra lusso Borgo Egnazia, a due passi dal mare di Savelletri, ospiterà l'appunta mento di chiusura del Festival. Una cena di gala accoglierà i molti ospiti attesi. Oltre ai nomi già citati, tra i quali Ferrara, ed ovviamente il presidente del festival Romeo Conte, si aggiungeranno Marco D'Amore ("Gomor ra, la serie"), Renato Scarpa, Ilaria Spada, Giacomo Rizzo e tanti altri. Durante la serata il giornalista Paolo Calcagno introdurrà i cortometraggi "La terra vista dalla luna" di Graziella Chiarcosei e Antonella Giordano e "Pa s o l i n i 1964" della Notarangelo Audiovisivi, dedicati entrambi al grande scrittore, poeta e regista. La serata proseguirà, dalle ore 22, con la premiazione delle sezioni di cortometraggi in concorso, "Cor to Italia" e "Re e l ove " e la consegna dei Premi Safiter 2015. Proprio nella magia del luogo, incastonato tra ulivi secolari, bouganville e fichi d'India, esempio di una Puglia autentica, si spegneranno i riflettori della 13ª edizione della kermesse rinnovando l'appuntamento per il 2016. Foto: MAGGIO A PA S O L I N I Questa sera la proiezione del lungometraggio fuori concorso su viale Toledo

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 74 26/07/2015 diffusione:59819 Pag. 37 tiratura:72030 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il "Premio Solinas" compie trent'anni Nato alla Maddalena per iniziativa di Gian Maria Volonté Il "Premio Solinas" compie trent'anni

Il "Premio Solinas" compie trent'anni Nato alla Maddalena per iniziativa di Gian Maria Volonté di Gianni Olla Trent'anni anni di Premio Solinas. Nell'ambito del festival "La Valigia dell'attore", in programma a La Maddalena dal 27 luglio al 2 agosto, mercoledì 29 si svolgerà una particolare celebrazione di quell'evento. Verrà presentato infatti il film "Perfidia" di Bonifacio Angius, la cui sceneggiatura arrivò in finale dell'edizione del 2012, per poi diventare un film presentato al Festival di Locarno del 2014. Ovviamente, l'ottimo risultato di Angius ci obbliga a ricordare il lungo cammino cinematografico italiano di cui il Premio è stato protagonista e testimone. Franco Solinas, cagliaritano-maddalenino, morì a Roma nel 1982 all'età di 55 anni. Tre anni dopo a La Maddalena (da sempre "buen retiro" dello scrittore), per iniziativa di Felice Laudadio, fu organizzato un convegno di studi a cui parteciparono tra gli altri Pontecorvo, Costa Gavras, Rosi, Pirro, Pintus, Micciché, Maselli. In quell'occasione fu bandita la prima edizione del Premio per la miglior sceneggiatura e annunciata la giuria, composta da Cristaldi, Arlorio, Benvenuti, Pontecorvo, Volonté, Mannuzzu, Delogu. I nomi dei relatori e dei giurati (molti dei quali scomparsi) testimoniano una sorta di ultimo nucleo del glorioso cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta che, paradossalmente, si trovò ad affrontare il "desiderio" di cinema da parte di aspiranti autori che nessuno conosceva. Il clima, d'altro canto non era favorevole: l'industria cinematografica nazionale era vicina al collasso, in termini di spettatori e di sale, anche a causa della proliferazione dei canali televisivi, pubblici e privati. Infine, il contesto culturale e politico non offriva alcun stimolo nei confronti della cinematografia "di realtà" che era stata il principale referente dei registi post bellici. Non fu neanche un caso che i copioni vincitori della prima edizione - "Rebus" di Massimo Guglielmi, Sergio Vecchio e Antonio Tabucchi e "Sott'acqua" di Francesca Archibugi e Claudia Sbarigia - rimasero più o meno marginali. Il primo divenne, nel 1988, un film di Massimo Guglielmi, molto letterario (come il copione), ricco di fascino scenografico e memoriale, ma inevitabilmente, nel contesto italiano, votato al fallimento commerciale; il secondo non fu mai girato ma certamente portò fortuna a Francesca Archibugi che divenne, dopo il successo di "Mignon è partita" (1988), una delle autrici più importanti degli ultimi trent'anni. Nel 1987, il successo arrise ad un giovane esordiente calabrese, Demetrio Casile, con "Un ragazzo di Calabria". Il copione, riscritto da Francesca Comencini e Ugo Pirro, fu poi girato da Luigi Comencini che ebbe a disposizione Gian Maria Volonté, mentore del ragazzo che, in un paesino della Calabria, vuole diventare un campione nella corsa lunga. Il film ebbe una distribuzione regolare e tuttora si vede in televisione. Fu il primo segnale di un passaggio generazionale non conflittuale, ma neanche pacifico, visto che Casile fu escluso dalla produzione. L'anno successivo il copione vincitore fu "Vito e gli altri" di Capuano, che realizzò un film bellissimo e s'impose come uno degli autori più noti della nuova generazione. Nel corso di altre edizioni, il premio si consolidò ulteriormente - anche con il ricambio dei giurati, più vicini al cinema del presente - e la lista dei film "provenienti" dalla selezione maddalenina e poi bolognese e romana (la sede del Premio non è più in Sardegna), si è allungata e ha spesso coinciso con il nuovo cinema italiano, qualunque sia il giudizio che si vuole dare all'espressione. Ecco una sintesi estrema dei film e degli autori più noti: "Happy Family", "Marrakech Express" di Salvatores, "La seconda volta" di Calopresti, "Soldati" di Marco Risi, "La discesa di Aclà a Floristella" di Aurelio Grimaldi, "I cento passi" di Marco Tullio Giordana, "L'uomo in più"di Sorrentino, "Dieci inverni" di Valerio Mieli, "Una vita tranquilla" di Claudio Cupellini, "Tir" di Alberto Fasulo, "Nel profondo" di Valentina Pedicini, "The dark side of the sun" di Carlo Hintermann, "Salvo" di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, "Noi siamo" Francesco di Guendalina Zampagni. Insomma, se gli esordi del Premio Solinas potrebbero essere rubricati nell'ambito di un'impossibile utopia (riportare il cinema italiano ai fasti del passato), il presente è una sfida, spesso vinta, nei confronti del

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 75 26/07/2015 diffusione:59819 Pag. 37 tiratura:72030 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

pessimismo di chi continua a sostenere che il cinema è morto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

CINEMA - Rassegna Stampa 27/07/2015 - 27/07/2015 76 27/07/2015 diffusione:27910 Pag. 7 Ed. Napoli La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La storia dei film in un'App «NapoliMovieTour» è scaricabile gratuitamente su smartphone e tablet Rivivono le emozioni legate alle scene preferite e i luoghi dove sono state riprese Anna Paola Merone

Era il 1898 quando i fratelli Lumière girarono - alla Riviera di Chiaia, a via Toledo e in altre zone della città - alcune delle loro prime riprese cinematografiche. Inizia così la storia del cinema, indissolubilmente legata ad una città che ha fatto da sfondo a centinaia di film. Una storia che è possibile scoprire grazie alla app, NapoliMovie- Tour dedicata a chi ama il cinema o vuole semplicemente andare alla ricerca di angoli meno noti della città di Napoli. La app è scaricabile gratuitamente su smartphone e tablet che fanno riferimento a tutti i sistemi operativi e consente di creare itinerari turistici personalizzati legati ai set dei film girati a Napoli. Attraverso la selezione di film o location, è possibile scoprire quali film sono stati ambientati nei dintorni del luogo in cui ci si trova, oppure in quali luoghi sono state realizzate le scene dei film amati. Ricorrendo alla funzione «filtro» si possono selezionare i film per genere e le location per quartiere/zona; attraverso la ricerca libera, invece, l'utente è in grado di individuare film e location per parole chiave. NapoliMovieTour non solo permette di scegliere i siti da visitare in base ai propri interessi ed alle proprie esigenze, ma soprattutto consente di rivivere le emozioni legate ai propri film preferiti trovandosi esattamente nel luogo in cui sono stati girati. Ogni location a tema cinematografico comprende, infatti, una mini galleria fotografica, brevi descrizioni, ma anche contenuti video che riproducono spezzoni dei film. L'app utilizza funzionalità di Realtà Aumentata: esplorando l'ambiente circostante con la fotocamera, è possibile visualizzare i punti di interesse ed aprire i contenuti associati. È integrata, inoltre, con la tecnologia beacon : un evoluto sistema di notifiche che attraverso sensori posizionati nei punti di interesse trasmetterà dati al dispositivo. Il dispositivo può così «dialogare» con i luoghi di interesse e inviare informazioni in tempo reale, avvisando l'utente in prossimità dei set cinematografici. La Napoli al cinema è declinata su infiniti scorci. C'è piazza del Plebiscito dove si attende «Il Giudizio universale» di De Sica e Zavattini; o quella di «Gorbaciof», di Stefano Incerti, girato fra il Vasto e la Ferrovia. Poetica l'ambientazione napoletana per «Maccheroni»: torna dopo 40 anni nella città che ha conosciuto da soldato. La lista è lunga, e comprende le strade di Materdei - dove fu girato «L'oro di Napoli» con una procace Sophia Loren nei panni di una indimenticabile pizzaiola - e quelle a ridosso di via Foria, dove lo Loren fu protagonista di un altro film che ha reso grande onore al set Napoli: «Ieri oggi e domani». Ma c'è anche la Galleria Umberto di «Stanno tutti bene», con Marcello Mastroianni, e le strade assolate di «Operazione San Gennaro»: la bellissima Senta Berger e Nino Manfredi si muovono fra il Duomo, Spaccanapoli, via Foria e l'aeroporto. In epoca più recente anche le fiction hanno scoperto Napoli. Due fra tutte: La Squadra e Gomorra, che ha svelato sfondi inediti. La lista dei film «napoletani » è davvero lunga e comprende i napoletani Paolo Sorrentino e Mario Martone, Totò, Massimo Troisi, ma anche artisti che non avevano legami particolari con Napoli ma che hanno scelto la città per il suo appeal, la sua forza espressiva. A Napoli Wes Anderson ha girato alcune scene del film «Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Paul Greengrass «The Bourne Supremacy », Pier Paolo Pasolini «Il Decameron». Ha flirtato con Napoli in buona parte dei suoi film Lina Wertmuller e viene fuori una città fascinossima in «Giallo napoletano », nei «Guappi» ma anche negli indimenticabili polizieschi degli anni Settanta.

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TELEVISIONE

1 articolo 25/07/2015 diffusione:88538 Pag. 4 tiratura:156000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

CHESSIDICE IN VIALE DELL'EDITORIA

Rcs, riunione sul nuovo piano aggiornata al 30 luglio. E' proseguito anche ieri il lavoro del board di Rcs sul nuovo piano industriale. La riunione del cda, conclusasi senza delibere, è stata aggiornata al 30 luglio con all'ordine del giorno l'esame dei dati preconsuntivi del semestre del gruppo guidato dall'amministratore delegato Pietro Scott Jovane e sarà l'occasione per fare il punto sulla trattativa con Mondadori per la cessione di Rcs Libri. Il Corriere Mercantile cessa le pubblicazioni. Finisce la storia del Corriere Mercantile di Genova, un giornale nato nel 1824. L'assemblea dei soci della Cooperativa G&P che edita il Corriere Mercantile e la Gazzetta del Lunedì ha deliberato all'unanimità la cessazione delle pubblicazione a partire da lunedì. Condè Nast, giornalisti in sciopero. Ieri i giornalisti di Condé Nast hanno scioperato per protestare contro la casa editrice che nei giorni scorsi ha annunciato 29 nuovi esuberi da gestire con uscite incentivate e licenziamenti. L'ulteriore taglio, che il cdr (il sindacato interno dei giornalisti) quantifi ca come corrispondente al 20% dell'organico, secondo quanto denunciano gli stessi giornalisti «può essere giustifi cata solo dall'intenzione di ricorrere poi a forza lavoro non contrattualizzata o a service esterni». Goldman Sachs: per Telecom e Mediaset, possibili vantaggi da Vivendi. Vivendi potrebbe riuscire a sbloccare il valore presente nei settori telecom e media in Italia, due comparti che attualmente non operano in una condizione di effi cienza e che presentano una redditività non ottimale. È questo che spiegano gli analisti di Goldman Sachs in un report, sottolineando che la mossa di Vivendi di salire al 15% di Telecom potrebbe condurre ad una convergenza tra tlc e media e apportare benefi ci a diversi soggetti. Per GS Mediaset possiede diversi asset che potrebbero attirare l'attenzione di un potenziale acquirente, tra cui il 46% in Mediaset Espana e il 40% in Ei Towers. Gli analisti vedono anche Sky come «un potenziale benefi ciario del consolidamento di lungo termine. Pensiamo che ci sia una forte logica nel consolidamento della pay tv italiana». La combinazione tra «Sky Italia e Mediaset Premium potrebbe sbloccare signifi cative sinergie». Comcast in trattative con nuovi media per possibili accordi. Comcast starebbe discutendo potenziali accordi con diversi editori online, tra cui Vice Media,BuzzFeed e Business Insider ed è in fase di negoziazioni per aumentare la quota del 14% circa di Vox Media. Tuttavia, le trattative si trovano in una fase iniziale e non è ancora chiaro se le offerte possano giungere a buon fi ne. Mondo Tv riduce quota nella controllata svizzera. Mondo Tv ha ridotto la propria partecipazione in Mondo Tv Suisse dall'80,78% al 74,45%. L'operazione è finalizzata ad incrementare il flottante della controllata, che costituisce ad oggi un investimento strategico per Mondo Tv per le commesse già acquisite e per la futura espansione internazionale del gruppo. Sky, Diletta Leotta non sostituirà Ilaria D'Amico. Niente Sky Calcio show per Diletta Leotta, da molti indicata come la sostituta di Ilaria D'Amico (in attesa del secondo fi glio) per il programma domenicale della piattaforma satellitare. A smentire le voci è stata ieri la stessa 23enne conduttrice siciliana sulla sua pagina Facebook: «la notizia non è vera: quest'anno sarò impegnata con Sky Sport 24 e mi occuperò della Serie B e già per me questo è un grande onore e una sfi da molto importante alla quale devo prepararmi con serietà e determinazione». Poi un omaggio alla D'Amico: «Ilaria è un riferimento per tutte noi, ha solcato per prima una strada, e per tutte quelle che vogliono fare questo lavoro è un mito. Io ho iniziato ad occuparmi di sport solo pochi mesi fa e il mio percorso di crescita è ancora molto lungo. Ringrazio la stampa per i complimenti e per aver pensato a me alla conduzione di Sky Calcio Show, sicuramente il ruolo più ambito per una giornalista sportiva». A Sportitalia l'esclusiva sul calcio belga. Anche quest'anno il massimo campionato belga di calcio sarà visibile su Sportitalia. L'emittente posizionata sui canali 153 del digitale terrestre e 225 della piattaforma Sky ha infatti acquisito i diritti per trasmettere in esclusiva le gare della Jupiler Pro League 2015/16. Tim al fi anco di Dig Data. Tim è partner per la prima volta di Dig Data, sezione dedicata al data journalism del Dig Award, il concorso che premia le migliori opere del giornalismo d'inchiesta (http://www.associazionedig. org/bando-dig-data/). Già Premio Ilaria Alpi, il Dig Award è uno dei riconoscimenti giornalistici più prestigiosi in questo settore. I giornalisti

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partecipanti alla sezione Dig Data saranno valutati sull'analisi dei dati raccolti e sulla loro visualizzazione, attraverso lo sviluppo di applicazioni web, infografi che e contenuti interattivi. In particolare saranno premiati l'originalità dell'opera e la sua rilevanza sociale. Sulla base di queste valutazioni, al miglior lavoro di data journalism sarà assegnato un premio di duemila euro, grazie alla partnership con Tim. In giuria, oltre a Carlotta Ventura, direttore brand strategy & media di Telecom Italia, ci saranno Matteo Scanni, presidente associazione Dig e responsabile della scuola di giornalismo dell'Università Cattolica, e Gavin MacFadyen, direttore del Centre for investigative journalism. Il premio verrà consegnato sabato 5 settembre 2015 nell'ambito delle Giornate del giornalismo di Riccione.

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