Storia Di Venti Anni/6 La Critica Sociale E La Seconda Repubblica
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FONDATA DA FILIPPO TURATI NEL 1891 DIREZIONE GIORNALISTI EDITORI scarl Ugo Finetti - Stefano Carluccio Via Benefattori dell’Ospedale, 24 - Milano (direttore responsabile) Rivista di Cultura Politica, Storica e Letteraria Tel. +39 02 6070789 / 02 683984 Email: [email protected] Fax +39 02 89692452 [email protected] Grafica: Gianluca Quartuccio Giordano Anno CXXI – N. 12 / 2012 Email: Registrazione Tribunale di Milano n. 646 / 8 ottobre 1948 e n. 537 / 15 ottobre 1994 – Stampa: Telestampa Centro Italia - Srl - Località Casale Marcangeli - 67063 Oricola (L’Aquila) - Abbonamento annuo: Euro 50,00 Euro - 10,00 ■ SEI FASCICOLI CON UN’ANTOLOGIA DI DOCUMENTI, DI ANALISI E DI DENUNCE MAI ASCOLTATE. MA OGGI PROFETICHE STORIA DI VENTI ANNI/6 LA CRITICA SOCIALE E LA SECONDA REPUBBLICA SOMMARIO Selezione 2000 - 2005 (segue nei prossimi numeri) ANTONIO VENIER pag. 10 Maastricht, un patto di recessione GIANLUIGI DA ROLD pag. 11 Poveri di democrazia LUCA ANTONINI pag. 12 I padroni delle imposte ANGELO M. PETRONI pag. 14 Una nuova idea di Welfare TONY BLAIR pag. 16 MASSIMO PINI pag. 3 Welfare e partecipazione L’Iri e il saccheggio dell’Italia GRAZIANO TARANTINI pag. 17 STEFANO CARLUCCIO pag. 6 Banche, transizione incompiuta Per una costituzione liberale UGO FINETTI pag. 18 GIULIANO PISAPIA pag. 8 Il socialismo di Craxi La pena deve rieducare ANGELO M. PETRONI pag. 22 C. MARTELLI E S. CARLUCCIO pag. 9 Nuova Unione Europea Il futuro è nell’autogoverno e federalismo competitivo 2 1 PER ABBONARSI 0 2 1 Abbonamento annuo Euro 50,00 c/c postale 30516207 intestato a Giornalisti editori scarl 3 0 0 Banco Posta: IBAN IT 64 A 0760101600000030516207 7 5 Banca Intesa: IBAN IT 06 O 0306901626100000066270 0 E-mail: [email protected] 0 0 0 8 comma 1, DCB Milano - Mens. Editore - Stefano Carluccio 7 POSTE ITALIANE S.p.A. Spedizione ITALIANE POSTE 7 in a.p.D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) Art. 1 353/03 (conv. in a.p.D.L. ISSN 1827-4501 La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7/08/1990 n.250 9 CRITICAsociale ■ 3 12 / 2012 ■ 2000 - NUMERO 6 delle società da esso interamente detenute». za indugio, nei termini tecnici strettamente ne- Nessuno replicò, neppure per far notare che cessari, dandone conferma al Tesoro a paga- L’IRI E IL SACCHEGGIO DELL’ECONOMIA l’Italia era ancora uno Stato sovrano, nono- mento avvenuto». Addirittura, l’IRI era obbli- stante i suoi Andreatta. Timidamente un mem- gato a comunicare preventivamente al Tesoro bro del consiglio di amministrazione dell’IRI quali fossero le partite debitorie che intendesse spa, Enrico Zanelli, suggerì sul «Corriere della estinguere. Massimo Pini Sera» che il vincolo di gran lunga più paraliz- Sia Prodi che Ciampi tennero quindi fede al- zante per l’Istituto era quello assunto con Bru- le promesse di Andreatta a Van Miert: entro il xelles di ridurre l’indebitamento in limiti e 1996 i debiti dell’IRI vennero abbattuti, grazie Dalla nascita nel 1933, fino alla messa in Finmeccanica, mobilitando settori del Parla- tempi ormai strettissimi. Nessuno intendeva alla frettolosa vendita della STET al Tesoro. liquidazione del 28 giugno 2000 l’Istituto mento. rinnegare l’accordo del 1993, ma almeno fosse L’Istituto si trovava quindi nella condizione di per la Ricostruzione Industriale, meglio co- I membri di quel consesso eletto nel 1994, concessa la par condicio con qualsiasi gruppo liquidazione coatta, il cui commissario non era nosciuto con la sigla IRI, è stato il protago- ma non meno delegittimato di quello eletto nel privato che realizzasse un programma di di- Michele Tedeschi, ma il ministro del Tesoro nista più emblematico del sistema economi- 1992, perché si era realizzata una maggioranza smissioni «anche radicale, ma senza che ricor- Carlo Azeglio Ciampi. D’altronde il presidente co “misto” italiano, in cui pubblico e pri- che non rientrava nei piani degli ottimati, tanto rano o siano artificialmente indotte scadenze dell’IRI era riuscito ad allinearsi ancora prima vato (ma anche economia e politica) si sono che era stato necessario ribaltarla per mettere e condizioni liquidatorie fallimentari». del decreto-legge: il 19 novembre aveva scritto fin troppo spesso intrecciati. in piedi alla meno peggio un governo tecnico Parole di buonsenso, inascoltate in quella una lettera al «Corriere della Sera», nella quale Eppure per tutti gli anni Sessanta l’IRI è affidato all’ex direttore generale della Banca Italia che dopo Mani pulite aveva abbandonato si dichiarava d’accordo su tutto, dal prezzo stato il motore dello sviluppo economico per d’Italia, tentarono quindi di sostenere le ragio- la strada dell’obiettività per tracimare nei tor- delle azioni STET al travaso dei soldi conte- poi trasformarsi in strumento di interventi ni del mondo del lavoro e della produzione renti dell’intolleranza e dei giudizi sommari. stuale dalle proprie casse a quelle dei creditori. contro la disoccupazione e per rimediare contro i liquidatori del ministero del Tesoro: Appena installato Prodi a Palazzo Chigi, Van Nella stessa occasione replicando ad Alessan- agli errori di gestione degli imprenditori un centinaio di parlamentari protestarono. Ma Miert fece sapere che gli sarebbe piaciuto che, dro Penati, Tedeschi ricordava che i debiti del- privati. Con questa analisi, Massimo Pini poiché il Parlamento non aveva ormai più al- una volta affrontate le priorità del Paese, ve- l’IRI erano scesi dai 33.000 miliardi di fine ripercorre le vicende spesso oscure della cuna competenza sulle privatizzazioni, quella nisse chiuso anche il capitolo IRI. Egli contava 1992, ai 21.900 di fine 1995: e ora con l’in- storia dell’IRI: dalle realizzazioni delle ori- protesta non sarebbe stata sufficiente a fermare su Prodi, con il quale aveva lavorato «molto casso di 14.350 dal Tesoro, l’indebitamento si gini alle circostanze che ne determinarono lo «spezzatino»: invece arrivarono altri segna- produttivamente» quando questi era stato pre- avvicinava al rapporto di 1,2 sul patrimonio la crisi finanziaria, fino alla singolare vi- li, molto più autorevoli. Eugenio Scalfari fece sidente a via Veneto nel 1993: sebbene non netto di circa 6000 miliardi, che poteva essere cenda di colui che durante gran parte degli sapere di essere dalla parte di Fabiani, Tede- escludesse una proroga del termine fissato per considerato fisiologico per un investitore pri- anni Ottanta ha guidato un IRI non risana- schi ricevette, a quanto riportava la stampa, fine 1996 nell’accordo concluso con Andreatta vato, secondo i parametri della Commissione to, nonostante la gigantesca iniezione di de- pressioni dallo stesso D’Alema, segretario dei tre anni prima, Van Miert richiamava gli «im- europea messi in auge da Brittan. naro pubblico. Sette anni di presidenza post-comunisti. Scongiurato lo «spezzatino», pegni chiari» presi dall’Italia, e volle ricordare Per le rimanenti partecipazioni dell’IRI spa, quelli di Romano Prodi nei quali l’Istituto di fatto la privatizzazione dei due gruppi era minacciosamente il caso EFIM, quella liqui- Tedeschi valutava un incasso possibile di non ha certo mostrato il suo volto migliore: rinviata sine die, dal momento che appariva dazione voluta da Amato, dalle cui conseguen- 27.500 miliardi, più 5000 di crediti finanziari: dal “pasticciaccio brutto” della SME alla molto difficile trovare chi volesse comprarli ze erano nate le condizioni iugulatorie dell’ac- «Risulterebbe quindi un margine ampio, oltre vendita dell’Alfa Romeo, dal crac del setto- così com’erano. «L’IRI» commentò sconsola- cordo del 1993. «Van Miert fa il duro solo con 10.000 miliardi, che conferma la solvibilità re siderurgico allo scandalo dei fondi neri. to l’avvocato Agnelli «ha avuto un senso l’Italia», notò Pietro Armani, responsabile per dell’IRI e la capacità di far fronte all’intero in- Infine l’IRI è stato l’illustre vittima della quando è stato creato. Poi, già nel dopoguerra, l’economia di Alleanza Nazionale. «Gli accor- debitamento». Le considerazioni di Tedeschi globalizzazione dei mercati e della realizza- ha assunto delle dimensioni improprie ed è di fatti da governi tecnici senza vera rappre- confermavano che l’IRI non era mai stato in zione dell’Unione Europea: si decise allora stato difficile da ridimensionare. E così sarà sentanza vanno rinegoziati»: Armani si riferi- condizioni catastrofiche, che gli investimenti che il sistema misto italiano non avrebbe ancora». Ma il progetto di Maccanico che pre- va al governo Ciampi. Quando Prodi infine avevano creato un patrimonio in grado di co- potuto sopravvivere. vedeva un nuovo ministero per le infrastruttu- prese decisamente la strada di assolvere a tutti prire i debiti e di garantire una notevole plu- Pini racconta i retroscena delle decisioni re da affidare all’avvocato Lorenzo Necci, am- gli impegni necessari per entrare al primo tur- svalenza allo Stato, al contrario di quanto una economiche che, prese dopo la caduta del ministratore delegato delle Ferrovie dello Sta- no nella moneta unica, ed ebbe fatto di questo pluriennale campagna di stampa aveva fatto Muro di Berlino, puntarono alla privatizza- to non decollò: era ormai aperta nuovamente obiettivo il fulcro della politica del suo gover- credere alla opinione pubblica. La crisi tutta zione delle banche e delle industrie dell’IRI, la strada delle elezioni anticipate. Di quell’in- no, egli dovette di necessità superare i proble- finanziaria dell’IRI era da imputare ai ritardi in condizioni che portarono spesso a casi di terregno approfittò il focoso Nino Andreatta, mi che l’Istituto gli gettava fra i piedi: pur es- e alle inadempienze dell’azionista Stato, il svendite. La caduta dell’Istituto ha trasci- il quale portava come fiore all’occhiello l’ac- sendo stato di volta in volta il protetto e il pro- quale aveva sempre approvato i programmi in nato con sè una classe di governo che ne cordo con Van Miert sulla riduzione dei debiti tettore degli Agnes e dei Fabiani, né la STET nome dello sviluppo dell’occupazione, ma non aveva voluto lo sviluppo senza poterlo ade- degli ex enti di Stato, da lui negoziato in qua- né la Finmeccanica dovevano creare intralci aveva dato i mezzi necessari.