ALMEIDA, F.A. De: La Spinalba, Ovvero Il Vecchio Matto 8.660319-21
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ALMEIDA, F.A. de: La Spinalba, ovvero Il vecchio matto 8.660319-21 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660319-21 Francisco António de Almeida (c.1702-c.1755) La Spinalba ovvero Il vecchio matto Dramma comico in Three Acts • Libretto by an unknown author Arsenio, a merchant, Spinalbaʼs father . Luís Rodrigues, Bass Dianora, Spinalbaʼs step-mother . Cátia Moreso, Mezzo-soprano Spinalba . Ana Quintans, Soprano Ippolito, Spinalbaʼs faithless lover . Fernando Guimarães, Tenor Elisa, Arsenioʼs niece . Inês Madeira, Mezzo-soprano Vespina, a servant . Joana Seara, Soprano Leandro, Elisaʼs lover . Mário Alves, Tenor Togno, a servant . João Fernandes, Bass CD I Overtura [1] I. Presto SPINALBA [2] II. Andantino a mezza voce Ippolito [3] III. Minuet DIANORA Atto Primo Sì, sì, già mi sovviene. Strada di Roma nei pressi della casa di Arsenio. Ebben? Scena prima SPINALBA Spinalba vestita da uomo, che tenta di scappare da Dianora, che la (Ahi, rimembranza) trattiene. DIANORA Recitativo Dove vai? Se tu fuggi un’altra volta, DIANORA questa t’arriverà. [4] Ferma Spinalba. SPINALBA SPINALBA Non fuggo; ascolta. Lasciami, se m’ami. Allor semplice il core Amor non conosceva. DIANORA Che, lasciarti? DIANORA Testarda, cervellina. Andiamo avanti. SPINALBA SPINALBA Deh, non mi strascinar. Al dolce tratto, alla gentil maniera, all’onestà del nobil suo costume DIANORA restai priva di me; Vuoi, che davvero ti sgraffi il viso l’amai, s’avvide dell’amor mio, in guisa tal, che alcuno mai più ti riconosca? mi corrispose, e prima di rivolgere il piede Dove fosti quindici interi giorni? al patrio tetto, giurommi eterna fe’, Queste vesti donde l’avesti tu? Parla. sincero affetto. Al fin partì l’ingrato: Vè, come muta il colore. in qualche foglio di mentita costanza Io voglio soffocarti con queste mani. i segni espresse, con cui mi consolai: Se non sei mia figlia, come tal t’educai. ma nell’inganno poco rimasi; Quando ritorna tuo padre, che dirà? già tre giri il sole compì, Son’io, che devo renderne conto. da che tacendo l’infedele schernisce i pianti miei, le mie querele. SPINALBA Per pietà sospendi l’ira un momento, DIANORA che di mie sventure io nulla tacerò. (Già mi muove à pietà.) DIANORA SPINALBA Sentiam. Or, ch’il destino qui ci ha condotti, io deggio, o cara madre, cercare il traditor; SPINALBA le sue menzogne vo’ rinfacciarle, Sovvienti dell’ospite romano, vo’ chiamarlo ingrato, spergiuro, ingannator. che un lustro è già, Senza rossore, se m’ha cosi schernita, nelle toscane mura trasse di belli arredi di mia costanza e di mia fe’ tradita. Nobile e ricca merce? DIANORA DIANORA Non t’affliger così. E in nostra casa Senti: che pensi ora di far? più d’un anno albergò, che si chiamava... ⓟ & © 2012 Naxos Rights US, Inc. Page 1 of 23 ALMEIDA, F.A. de: La Spinalba, ovvero Il vecchio matto 8.660319-21 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660319-21 SPINALBA Sto qui per aspettarla. Ho già pensato. Il tempo che m’involai da te, ARSENIO spesi con lui, stato e nome mentii, Dunque in casa non è? finsi mendicità; di sua azienda vo’ registrando i lucri. Non tralascio talor ne’ suoi deliri DIANORA rammentarle Spinalba; ma che? Volle da Elisa accostarsi e trescar. Come se mai sia stata alle pupille oggetto, Sono fanciulle. non che al cor risponde: (oh pena) che del suo nome or si ricorda appena. ARSENIO Ma con chi la mandasti? DIANORA Dunque lascialo andar. DIANORA Chi non ti vuole, di te degno non è. Andò sola, è così? SPINALBA ARSENIO Madre amorosa, solo per questo dì, Oh ben: poco ti manca per un secolo d’anni, se pur non vuoi, sia l’ultimo per me, e a tuo parere van le ragazze sole? lascia ch’io vada; io vo’ svelarmi a lui. DIANORA Subito agli strapazzi. DIANORA Io non l’avrei mandata così sola, E se mai torna Arsenio, che dirò? se sembrasse fanciulla. SPINALBA ARSENIO Tanto crudeli non saran meco i dei. E che ti sembra vecchia, come sei tu? DIANORA Vanne; ma pensa, in che angoscia mi lasci. DIANORA Non correr col furor che ti consiglia, Dico che sembra un uomo. ricordati chi sei, e a chi sei figlia. ARSENIO SPINALBA Va con abiti d’uomo? Oh cieli! E al mio malgrado or son costretta Oh Arsenio svergognato. a tante offese mie cercar vendetta. Perché non è tua figlia tu la mandi così? Aria Che ti consumi il fuoco, la saetta, [5] Con quante lusinghe vecchiaccia, stregonaccia maledetta. l’infido incostante m’accrebbe i martiri, DIANORA con quanti sospiri Elà non accostarti. mi seppe ingannar. Scostumataccio, ingrato: Perché mi costrinse diecimila fiorini, che t’ho portato in casa fra queste catene t’han levato da cenci, se in braccio alle pene, ed or questo mi rendi? m’avea da lasciar. Eh, lo conosco, vuoi vedermi morir. Scena seconda Non dubitare: le nostre liti presto finiranno, e la mia morte ti trarrà d’affanno. Arsenio e Dianora, verso la scena. Aria Recitativo [7] Quando m’avrai perduta allor mi piangerai, ARSENIO e questo ch’or mi fai, [6] Lode al ciel che pur giunsi, poi ti dispiacerà Olà, rimanga tutto laggiù Verrà quel tempo, che sospirando che poi nei luoghi destinati ognora dirai: o mia Dianora; s’avrà di ripartir. ma non risponderà. DIANORA Scena terza (Oh me meschina, come l’ho da placar?) Arsenio, e poi Elisa e Vespina. ARSENIO Recitativo Dianora. ARSENIO DIANORA [8] Veramente m’avvedo, che son troppo focoso; Addio. Ora è ben fatto, che vada a ripigliar quella zerbina. Ma vien l’Elisa, avrò di lei novella. ARSENIO Cos’è? Tu sei turbata? ELISA Come qui ti ritrovo? Del vostro lieto arrivo quanto godo, o signor. Spinalba dove sta? VESPINA DIANORA Ed altrettanto me ne rallegro anch’io, (Chi vuol sentirlo?) perché vi vedo sempre più sano e bello, ⓟ & © 2012 Naxos Rights US, Inc. Page 2 of 23 ALMEIDA, F.A. de: La Spinalba, ovvero Il vecchio matto 8.660319-21 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660319-21 come foste un ragazzo. VESPINA Troppo furor. ARSENIO Di quanto, per tua fe’? ELISA Soverchia smania è questa. VESPINA Di quindici anni: mal’occhio non ci possa. Aria ARSENIO ARSENIO [9] Eh, t’accheta, t’accheta: udir non voglio, Oh, tanto giovinetto non sono. chi mi prega, o mi consiglia: io son padre, ell’è mia figlia, ELISA e cagion del mio rossor. V’accresca sempre il Ciel giorni felici, Vo’ spogliarmi d’ogni pietà. perché possiate con paterno amore, Soffrir deggio in questa età meco le veci far del genitore. di tal vergogna, e disonor? ARSENIO Scena quarta Elisa, tu ben sai, che a questo fine Elisa e Vespina. Firenze abbandonai. Sei figlia al mio germano, Recitativo avrò di te pensier, come tu fossi la medesima Spinalba. ELISA Ma dite, ella è rimasta sola colà? [10] Vespina, che ti par? VESPINA VESPINA Chi? Che vuol parermi? Ei non si sdegna a torto. ELISA Dove? ELISA Altro che amore tali scherzi non fa. ARSENIO Credimi, anch’io provo per mio Florindo Spinalba in vostra casa. tant’angoscia, tal’or, ch’appena soffro le sue dimore. Ei viene ambasciator d’Ippolito, ELISA e non vede, che Ippolito e Leandro In mia casa non è, né mai la vidi. io non curo per lui. ARSENIO VESPINA (E sarà ver? Dianora così m’inganna? Ed a me sembra Ma può star’ancora, ch’ella l’abbia ingannata. ch’egli non curi voi. Ed a che fine? Dove voleva andar?) Eh, voi scherzate, non mi tenete a bada. ELISA Starà d’un’altra i disprezzi a soffir. ELISA Così poco credete ai detti miei? VESPINA Per un ingrato l’altra si struggerà; VESPINA son tutti infine mal contenti in amor. Andate, andate che ve n’accerterete. Io, siate certa, che non voglio impazzar con queste folie. ARSENIO Dunque è vero? ELISA Oh sventurato me, oh sorte iniqua; Ma non sempre si può ciò che si vuole. che s’aspetta dai figli! Giuro che se la trovo, VESPINA n’ho da far tale scempio, Ecco Ippolito appunto. che ne rimanga in Roma un nuovo esempio. ELISA VESPINA Oh, che importuno, partiam. No, caro il mio vecchietto. Scena quinta ARSENIO Ippolito e dette. Eh, vanne via. Recitativo ELISA Deh, non pensate al peggio, chissa... IPPOLITO [11] Fermati Elisa. ARSENIO E sarà ver, che ne per un momento Ch’ho da pensar? mi puoi soffrir? Penso che Roma tutta sconvolgerò, Tanti disprezzi alfine, e la mia fede, fin che l’arrivo: penso, che mal’io vivo, e’l mio verace affetto, se vivo senza onor, pur che la trovi dovriam qualche pietà destarti in petto. vadan le robe, perdasi la testa. Rispondi. ⓟ & © 2012 Naxos Rights US, Inc. Page 3 of 23 ALMEIDA, F.A. de: La Spinalba, ovvero Il vecchio matto 8.660319-21 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660319-21 ELISA Per Florindo non udisti i miei sensi? Scena settima IPPOLITO Recitativo De’ tuoi detti fu fido apportator. Ma questa volta voglio udirli da te. IPPOLITO [15] Non lo diss’io? ELISA Son reso favola de’ fanciulli. Dunque m’ascolta. Crudelissima Elisa, t’intendo sì; (Aria) tu di novelle ardore accesa sei. [12] Degn’è d’affetto la tua costanza, Ma delle tue follie, vigile osservator sei vago oggetto di mille amori; quando men credi, il rival troverò. ma ch’io t’adori non lo sperar. Tremi chiunque intorno a quelle mura Per te non sento d’amor la face, incauto muove il pie’. chi al cor non piace, non si può amar. Sugl’occhi tuoi io vo’ strapparle il core, che un’oltraggiato amor, divien furore.