Repertorio Degli Statuti Della Liguria
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FONTI PER LA STORIA DELLA LIGURIA XIX Repertorio degli statuti della Liguria (secc. XII-XVIII) a cura di Rodolfo Savelli REGIONE LIGURIA – ASSESSORATO ALLA CULTURA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Genova 2003 PRESENTAZIONE ABBREVIAZIONI ACG = Archivio Storico del Comune Genova AEP = Archives du Ministère des Affaires Etrangères Parigi ASA = Archivio storico ingauno Albenga ASF = Archivio di Stato Firenze ASG = Archivio di Stato Genova ASS = Archivio di Stato Savona AST = Archivio di Stato Torino BAV = Biblioteca Apostolica Vaticana BCB = Biblioteca Civica Berio Genova BDG = Biblioteca Durazzo Genova BEM = Biblioteca Estense Modena BNN = Biblioteca Nazionale Napoli BRT = Biblioteca Reale Torino BSR = Biblioteca del Senato Roma BUG = Biblioteca Universitaria Genova IISL = Istituto Internazionale di Studi Liguri Bordighera SASV = Sezione di Archivio di Stato Ventimiglia 1. Il progetto di realizzare un nuovo repertorio degli statuti della Li- guria prese avvio anni or sono, e fu sostenuto dalla Società Ligure di Storia Patria, dall’allora Istituto di Storia del diritto dell’Università di Genova (confluito poi nel Dipartimento di cultura giuridica « Giovanni Tarello »), dall’Accademia « Giovanni Capellini » (La Spezia) e dalla Regione Liguria. Nella fase iniziale vi furono proficui confronti con colleghi delle Università di Milano, Torino, Siena e Messina. Si decise di effettuare il censimento scegliendo come confini di indagine quelli delle Regioni attuali, per evitare sovrapposizioni (visto che il progetto originario prevedeva che i gruppi di ricerca in Liguria, Lombardia e Piemonte procedessero di pari passo); le duplicazioni sarebbero state ineliminabili per quei territori, quali la Lunigia- na o il basso Piemonte, dalla complessa storia civile e istituzionale, che non si identifica con le vicende di uno solo degli stati d’ancien régime 1. Giunto alla fine del lavoro, non posso non ricordare quanto scritto più di un secolo fa da Francesco Berlan, nel momento in cui licenziava quello che può essere considerato uno dei primi repertori degli statuti italiani: « il bibliografo è il facchino della storia » 2. In effetti, in questi anni, ho provato più e più volte la sensazione di avere svolto un’attività faticosa, meramente strumentale per (virtuali) ricerche future, la cui utilità era messa in discus- sione dal periodico riproporsi di autorevoli posizioni storiografiche ten- denti a svalutare tale tipo di fonte 3. Gli statuti meritano, tuttavia, di essere studiati e fatti conoscere: sono una fonte giuridica, in primo luogo, ma po- ——————— 1 V. PIERGIOVANNI, Gli statuti di Albenga ed il progetto di un “corpus” degli statuti liguri, in Legislazione e società nell’Italia medievale. Per il VII centenario degli statuti di Albenga, Bor- dighera 1990, pp. 25-37; G.S. PENE VIDARI, Introduzione. Atteggiamenti della storiografia giuridica italiana, in BIBLIOTECA DEL SENATO DELLA REPUBBLICA, Catalogo della raccolta di statuti, VIII, Firenze 1999, p. LXI e sgg. Il CNR ha parzialmente finanziato sia il lavoro di schedatura (contratti 88.01960.CT09, 90.00246.CT09, 91.01593.CT09), sia i costi della stampa del volume (AI96.01458.09), per la quale sono stati utilizzati anche fondi Cofin-MIUR. 2 F. BERLAN, Statuti italiani. Saggio bibliografico, Venezia 1858, p. XXXIII. 3 P. GROSSI, L’ordine giuridico medievale, Bari 1995, p. 231. – VII – REPERTORIO DEGLI STATUTI DELLA LIGURIA limorfa e dalle molteplici potenzialità (come viene evidenziato anche dal fatto che ad imprese del genere si siano applicati soggetti dalle qualificazio- ni professionali molto diverse) 4. La sensazione di svolgere un lavoro “da facchino” è stata pure indotta dal desiderio di voler offrire uno strumento il più completo possibile e dalla contestuale certezza che un prodotto del genere non potrà mai pretendere di essere né completo né immune da errori ed imperfezioni. Se per il periodo che giunge alla fine del Quattrocento può essere ragionevole non prevedere eccezionali scoperte (anche se i recenti ritrovamenti degli statuti duecente- schi di Savona e di un fascicolo del Volumen magnum capitulorum genovese dovrebbero mettere sull’avviso dal dare giudizi affrettati) 5, per quello suc- cessivo al XV secolo il repertorio intende essere solo una traccia di lavoro, uno schema in cui inserire future acquisizioni. E ciò perché, come aveva già osservato il Berlan, « le bibliografie non si perfezionano e non si compiono che mercé lavori successivi » 6. Se si pensa solo ad alcuni fondi dell’Archivio di Stato di Genova – il Senato, nelle sue diverse partizioni, il Magistrato delle comunità, la Giunta dei confini, etc. – è subito chiaro che gli arricchimenti potranno essere nu- merosi e cospicui: queste serie sono sostanzialmente prive di strumenti di corredo (se non gli utili, ma quanto mai selettivi indici redatti dai cancellieri tra la fine del ‘500 e la metà del secolo successivo, relativi al solo Senato) 7. D’altronde a Genova (come a Venezia) non vi fu mai qualcosa di simile al famoso archivio fiorentino delle Riformagioni, o a quello lucchese degli statuti delle comunità soggette 8. A fianco di quello genovese vanno collo- ——————— 4 Cfr. in proposito le considerazioni di G.S. PENE VIDARI nell’Introduzione cit. 5 Cfr. nn. 427 e 985. Quanto mosso e vario fosse il panorama a livello regionale risulta dalla menzione dei decreti di approvazione ricordati in uno dei più antichi inventari della can- celleria genovese: ASG, Ms. 673. Copre il periodo fine Trecento - inizi Quattrocento; rispetto alle notizie qui riportate risultano mancanti da tempo moltissime redazioni statutarie. 6 F. BERLAN, Statuti cit., p. XVI. 7 Cfr. ad esempio ASG, Ms. 336. Per le potenzialità che offrono i fondi del Senato e del Magistrato delle comunità cfr. E. GRENDI, Il Cervo e la repubblica, Torino 1993; O. RAGGIO, Norme e pratiche. Gli statuti campestri come fonti per una storia locale, in « Quaderni storici », XXX (1995), n. 88, pp. 155-194. 8 E. FASANO GUARINI, Gli statuti delle città soggette a Firenze tra ‘400 e ‘500: riforme locali e interventi centrali, in Statuti città territori in Italia e Germania tra Medioevo ed Età – VIII – REPERTORIO DEGLI STATUTI DELLA LIGURIA cate le miriadi di archivi locali, in cui le ricerche sono state di necessità solo parziali. Anche un “facchino” è, però, consapevole che ad un certo punto biso- gna smettere i lavori à la Sisifo. Ad offrire il repertorio, nelle condizioni in cui ora si presenta, mi ha spinto inoltre la considerazione che, se questi so- no i risultati cui si è giunti con la stampa del volume, la contemporanea pubblicazione del data-base sul web (aggiornato e arricchito di tutte le se- gnalazioni e correzioni che gli studiosi avranno la bontà di indicare) potrà evitare che un futuro nuovo repertorio debba aspettare più di un secolo per vedere la luce. Il merito della parallela edizione in internet è di Gregorio Montanari 9. 2. Che cosa si è schedato? Dopo varie discussioni si è deciso di svolgere una selezione delle differenti fonti di diritto proprio, cercando una soluzione per quanto possibile omogenea ed unitaria, pur essendo chiaro che vi sono esperienze regionali di pratiche del diritto che presentano specificità, e che, inoltre, all’interno delle singole realtà regionali (storiche e attuali) vi sono differenze e particolarità difficilmente riducibili ad unum. Come era palese agli stessi contemporanei fin dai tempi più remoti, la parola statutum rinvia ad “oggetti” molto diversi. Vi è un noto passo di Boncompagno da Signa (su cui da tempo è stata richiamata l’attenzione) che evidenzia le molteplici e distinte istituzioni per cui statutum veniva utilizzato: città, castelli, borghi, so- cietates iuvenum, consorzi nobiliari e di torre, associazioni religiose e laicali 10. La prima scelta è stata quella di limitare l’indagine ai soli statuti di en- tità territoriali, dalle civitates alle villae, escludendo quindi i testi prodotti da altri soggetti e istituzioni (corporazioni, confraternite, chiese, etc.). An- che dopo tale distinzione restavano sul campo ulteriori problemi. ——————— moderna, a cura di G. CHITTOLINI, D. WILLOWEIT, Bologna 1991, p. 70 e sgg.; G.M. VARANINI, Gli statuti della Terraferma veneta nel Quattrocento, Ibidem, p. 300; [S. BONGI], Inventario del R. Archivio di Stato in Lucca, Lucca 1872, I, pp. 37-49. 9 È consultabile all’URL http://www.statutiliguri.unige.it. Un sentito grazie alle amiche e agli amici del Centro Servizi Informatici e Telematici dell’Ateneo genovese per la collaborazio- ne prestata. 10 Da ultimo P. CAMMAROSANO, Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte, Roma 1991, pp. 152-153. – IX – REPERTORIO DEGLI STATUTI DELLA LIGURIA Nell’analitica ricostruzione delle « leggi proprie della Toscana », Pom- peo Neri, dopo aver ricordato il composito e storico formarsi del Grandu- cato, al momento di scendere più nel dettaglio, annotava che « oltre il detto statuto [del 1415] … ciaschedun tribunale di Firenze ove si rende ragione è stato provvisto di un particolare statuto adattato a quel genere di affari che respettivamente dovevano in ciaschedun luogo trattarsi e giudicarsi » 11. È noto che soprattutto nelle città medio-grandi erano utilizzate, contempo- raneamente allo statuto vero e proprio (civile e criminale), altre fonti di di- ritto; diversi soggetti, per di più, erano dotati di poteri giurisdizionali e normativi 12. In tale prospettiva Genova medievale e moderna presenta un quadro quanto mai articolato e mosso, specchio della molteplicità degli “attori” che amministravano giustizia: a fianco del Comune