Tra Autonomismo E Stato Democratico: I Linguaggi Repubblicani in Sicilia (1944-1947)
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Diacronie Studi di Storia Contemporanea 40, 4/2019 Identità, ambiente e regionalismo tra spazi mediterranei e atlantici Tra autonomismo e Stato democratico: i linguaggi repubblicani in Sicilia (1944-1947) Andrea MICCICHÈ Per citare questo articolo: MICCICHÈ, Andrea, «Tra autonomismo e Stato democratico: i linguaggi repubblicani in Sicilia (1944-1947)», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea : Identità, ambiente e regionalismo tra spazi mediterranei e atlantici, 40, 4/2019, 29/12/2019, URL: < http://www.studistorici.com/2019/12/29/micciche_numero_40/ > Diacronie Studi di Storia Contemporanea → http://www.diacronie.it Rivista storica online. Uscita trimestrale. 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Tra autonomismo e Stato democratico: i linguaggi repubblicani in Sicilia (1943-1946) 2/ Tra autonomismo e Stato democratico: i linguaggi repubblicani in Sicilia (1943-1946) Andrea MICCICHÈ La comparsa di un movimento separatista all’indomani dello sbarco alleato in Sicilia, e l’esistenza di una formazione paramilitare clandestina (l’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia), contribuirono all’emersione di una “questione siciliana”, distinta da quella meridionale. L’autonomismo di partiti come la DC e il PCI, negli anni della transizione alla democrazia (1943-1946) mirò a riassorbire la protesta separatista e le spinte centrifughe, assorbendo molti dei contenuti e delle aspettative che la democrazia, la Repubblica, lo stesso antifascismo assunsero nel resto del Paese, definendo in maniera del tutto peculiare il sistema politico regionale, seppur per una breve stagione della storia isolana. 1. Introduzione Il lungo processo di transizione e di normalizzazione democratica in Sicilia, cominciato nel 1943 con lo sbarco degli Alleati e conclusosi nel 1947-48 con le prime elezioni regionali e l’approvazione della costituzione repubblicana1, è stato condizionato da una serie di fattori endogeni, tali da determinare l’apparizione di una vera e propria questione siciliana, peculiare rispetto alle analoghe e contemporanee vicende del resto del Meridione. Un ruolo rilevante è assunto da un movimento separatista espressione di una parte del blocco agrario (tra questi il più noto Lucio Tasca Bordonaro), oltre che di settori del notabilato prefascista (Andrea Finocchiaro Aprile, Giovanni Guarino Amella e Francesco Musotto ne sono esempi) e della piccola e media 1 Lo statuto di autonomia viene promulgato con Decreto Luogotenenziale n. 455 del 15 maggio 1946, a conclusione dei lavori di una Consulta regionale insediatasi nel febbraio del 1945 e composta da membri scelti dai partiti del CLN (6 rappresentanti dei partiti e 3 giuristi). Non senza conflitti, il testo con una forte im- pronta riparazionista del giurista Giovanni Salemi si impone sulla proposta del socialista Mario Mineo che privilegiava posizioni planiste e un ruolo dello Stato sulle scelte economiche essenziali della Regione. Vedi RENDA, Francesco, Storia della Sicilia dalle origini ai giorni nostri, Palermo, Sellerio, 2003, pp. 1284-1292. Su Mario Mineo: BUTERA, Salvatore, L’isola difficile. Sicilia e siciliani dai fasci al dopoguerra, Soveria- Mannelli, Rubbettino, 2000, pp. 73-83; anche gli Scritti politici, di MINEO, Mario, pubblicati tra il 1991 e il 1998 da Flaccovio e curati da VIOLANTE, Pietro, GUARNERI, Enrico. Si veda anche SALEMI, Giovanni, Lo Statuto della Regione siciliana: i lavori preparatori, Padova, CEDAM, 1961. Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, 40, 4/2019 1 Tra autonomismo e Stato democratico: i linguaggi repubblicani in Sicilia (1943-1946) borghesia soprattutto urbana. Un soggetto politico eterogeneo che rielabora alcuni temi 2 sicilianisti in chiave proto-nazionalista, affermando cioè l’esistenza di una nazione storicamente oppressa dal centralismo romano (in un passato non ben delineato, a dire il vero), depredata nelle sue ricchezze naturali dal Nord e dal capitale straniero, ed estranea al regime fascista, «malattia» che l’isola avrebbe subito. Un contenitore sufficientemente ampio da accogliere le aspirazioni di una classe notabilare perlopiù conservatrice, con una forte componente agraria, ma anche a catalizzare paure e speranze di una classe media impoverita e di una gioventù radicalizzatasi in questa fase di transizione. I rapporti con gli Alleati, soprattutto nei mesi successivi allo sbarco, la creazione di bande armate (L’Esercito Indipendentista Volontario Siciliano), i rapporti col banditismo, contribuiscono a fare del movimento un attore politico importante3, con cui i partiti del CLN in via di riorganizzazione devono fare i conti. Nel vuoto politico-istituzionale della caduta del regime e nell’isolamento dal resto del Paese, infatti, quella carica di radicale rottura col passato insita nel progetto indipendentista attrae settori e per- sonalità molto diverse: esponenti del mondo cattolico, e poi comunisti4, socialisti, azionisti. E – come spiegato da Rosario Mangiameli – sono numerosi gli amministratori e i funzionari di nomina alleata a cercare riferimenti e una ricollocazione, in parte opportunistica, all’interno del separatismo5. Lo stesso leader Finocchiaro Aprile prova a intessere contatti con l’avvocato nisseno popolare Giuseppe Alessi, mentre i cattolici calatini La Rosa e Milazzo ipotizzano addirittura la possibilità di un’alleanza con la costituenda Democrazia Cristiana, trovando però la netta opposizione degli ex popolari Aldisio, Mattarella e dello stesso Alessi. L’eterogenea composizione del Movimento e l’alternanza di registri e posizioni, che mettono insieme conservatorismo agrario e slanci democratici, posizionamenti decisamente repubblicani e convergenze filo-monarchiche, carattere notabilare e radicalismo interclassista, obbligano d’altra parte a una linea politica fluttuante. Oscillazioni che in certi momenti riguardano persino gli obiettivi indipendentisti, talvolta a favore di affermazioni federaliste o persino autonomiste6. In ciò il separatismo agisce come altri movimenti nazionalisti nel privilegiare le opportunità offerte dalle fratture centro- periferia, a discapito di altre componenti della sua azione politica, persino di quelle che più ne 2 LUPO, Salvatore, La «Questione siciliana» a una svolta: il sicilianismo tra dopoguerra e fascismo, in AA.VV., Potere e società in Sicilia nella crisi dello Stato liberale. Per un’analisi del blocco agrario, Catania, Pelicanolibri, 1977, pp. 151-222. 3 Su questi temi vedi DI MATTEO, Salvo, Anni roventi, la Sicilia dal 1943 al 1947, Palermo, Denaro Editore, 1967; MANGIAMELI, Rosario, La regione in guerra (1943-50), in AYMARD, Maurice, GIARRIZZO, Giuseppe (a cura di), La Sicilia. Storia d’Italia, dall’unità a oggi, Torino, Einaudi, 1987, pp. 483-600 ; MARINO, Giuseppe Carlo, Storia del separatismo siciliano 1943-1947, Roma, Editori Riuniti, 1979; anche CIMINO, Marcello, Un'inchiesta sul separatismo siciliano, Palermo, Istituto Gramsci siciliano, 1988. 4 SANFILIPPO, Elio, Quando eravamo comunisti. La singolare avventura del Partito comunista in Sicilia, Palermo, Edizioni di Passaggio, 2008, p. 27. 5 MANGIAMELI, Rosario, op. cit., p. 529. 6 Su questo vedi: PACI, Deborah, PIETRANCOSTA, Fausto, «Il separatismo siciliano (1943-1947)», in Diacronie Studi di Storia contemporanea, 3, 2/2010, pp. 1-27, URL: <https://www.studistorici.com/2010/07/30/paci-pietrancosta_separatismo_dossier_3/ > [consultato il 27 novembre 2019]. Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, 40, 4/2019 2 Tra autonomismo e Stato democratico: i linguaggi repubblicani in Sicilia (1943-1946) definiscono l’identità e gli obiettivi di fondo7. È, in fin dei conti, l’opportunismo e l’eterogenea composizione della sua classe dirigente, che cerca di adattarsi ai rapidi mutamenti politici, alla ricerca di una centralità nella scena politica che comincia a declinare già con la creazione dell’Alto Commissariato per la Sicilia nella primavera del 1944. Il primo tassello, questo, di un processo di normalizzazione della politica isolana e il primo tentativo di dare una risposta peculiare alle istanze provenienti dalla Sicilia. Vi è poi il problema dell’ordine pubblico e della bande armate che, ancora nel 1946, nel bel mezzo della campagna elettorale, continuano a impegnare le forze dell’ordine. Duri scontri tra separatisti e militari si registrano nel dicembre del 1945 in contrada San Mauro nei pressi di Caltagirone8, poi, solo qualche settimana dopo, a Bellolampo, Grisi, Pioppo, Borgetto e Montelepre, dove vengono assaltate le locali caserme9, e alla fine di gennaio, nei pressi di San Cono, ancora nel calatino10. Proprio in quei giorni, sull’onda di questi fatti, il CLN siciliano rende pubblico un «Appello all’unità per la lotta al separatismo» in cui si condannano senza mezzi termini «gli atti criminali la cui responsabilità risale a quelle