Fronimo-Bettinelli-Parte1.Pdf
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ricerche e approfondimenti BRUNO BETTINELLI: UNA MODERNITÀ NON DOGMATICA. di Davide Ficco Prima parte runo Bettinelli (Milano 1913-ivi 2004), compì- complessi che costituiscono l’essenza stessa B to gentiluomo milanese – figlio del pittore della musica.”1 Mario Bettinelli (1880-1953) e nipote del com- positore e pianista Angelo Bettinelli (1878-1953) Vincitore di concorsi internazionali di com- – è una delle figure di prima grandezza del se- posizione, Bettinelli ha ricevuto negli anni condo Novecento italiano, sia come composito- Quaranta, tra gli altri, il premio dell’Accademia re che come didatta. Dedicatosi anche alla cri- di Santa Cecilia in Roma (dove è stato poi elet- tica e alla musicologia, si è formato presso il to Accademico), divenendo in seguito membro Conservatorio “G. Verdi” di Milano (sotto la gui- dell’Accademia Luigi Cherubini di Firenze. da di Giulio Cesare Paribeni e Renzo Bossi), do- Partito da una giovanile vicinanza a un neo- ve ha in seguito ricevuto la cattedra di Com- classicismo molto contrappuntistico (arricchito posizione. Tra i suoi allievi figurano nomi di anche dall’utilizzo di frammenti gregoriani o di grande rilievo quali Claudio Abbado, Bruno Canino, forme quali la fuga, l’invenzione e il ricercare) Aldo Ceccato, Riccardo Chailly, Azio Corghi, con influenze di Bartók, Hindemith e Stravinskij, Armando Gentilucci, Riccardo Muti, Maurizio il suo percorso si è poi avvicinato all’atonalità, Pollini, Uto Ughi e, nell’ambito della musica ex- a una dodecafonia non stretta, all’aleatorietà tracolta, la cantautrice Gianna Nannini. Il pre- controllata e alle tecniche strumentali non tra- zioso messaggio che ha infuso come didatta si dizionali (multifonici, armonici e altri effetti spe- riflette in toto nel suo stesso cammino di com- cifici) per sfociare in un linguaggio cromatico positore, improntato al continuo migliorarsi e ri- libero e in una ricerca timbrica sempre più pe- mettere in discussione i propri risultati e anche culiare. le presunte certezze acquisite: Certamente il ricco universo sonoro che emer- ge dalla musica per chitarra di Bettinelli, fatto “Badate – diceva agli allievi – che di anno di instancabile fantasia ritmica e di attenta ri- in anno si possono cambiare e rivedere mol- cerca intervallare e dinamica, non può essere ri- te opinioni in fatto di gusto e di valutazione. condotto per un qualche senso di similitudine Ogni dieci anni, poi, considerando in prospettiva alle tante pagine genericamente atonali (per dir- il tempo trascorso e le relative esperienze ac- la come Schoenberg non avrebbe voluto) che cumulate, si verifica in noi, immancabilmente, caratterizzano parte della musica del ‘900; tan- una strana e imbarazzante sensazione: una vo- tomeno può assimilarsi all’eredità di pagine alea- ce interiore, nostro malgrado, sembra sussur- rarci: «...si vede che allora non eri ancora ab- bastanza maturo per capire certe cose...». È co- sì per tutta la vita, perché in realtà non si fi- 1. ELISABETTA GABELLICH (a cura di), Linguaggio musi- nisce mai di scoprire, di progredire e di assi- cale di Bruno Bettinelli, G. Miano, Milano, 1995, 2a ed. milare il coacervo di problemi inesauribili e aggiornata, p. 15. 12 dell’Ottanta in Italia e con Stravinskij, Bartók e Hindemith in Europa; esempi ai quali Bettinelli guardò nella sua formazione con vivo interesse, passando per le opportunità offerte dalla dode- cafonia in generale. E l’intero e sostanzioso cor- pus delle opere per chitarra proprio così risul- ta: un lavoro omogeneo di libero utilizzo dei le- gami seriali (come utensile preso e lasciato, non vincolante) e, soprattutto, del totale cromatico, resi vividi da sapienti elaborazioni delle cellule tematiche, da ceselli contrappuntistici e giochi ritmici e accentuativi, oltre che da un melodia- re ricercato, in un contesto armonico cangiante e caleidoscopico, non sempre lontano da fuga- ci suggestioni tonali, a volte del tutto negate, al- tre volte amabilmente evocate. Ecco come sin- Bruno Bettinelli con Riccardo Muti, Teatro alla Scala, tetizzava le proprie idee lo stesso Bettinelli: Milano, 1972 Fabio Di Gerolamo: Come si pone nei con- fronti della atonalità o della dodecafonia? torie o dogmaticamente regolate, filosoficamen- B.B.: Sono un po’ anarchico, nel senso che te connotate, del periodo post-weberniano: nel- non amo la serialità, perchè è una palla al pie- la musica di Bettinelli si manifestano una vo- de. Devo essere libero di condurre un discorso lontà precisa di allontanamento – non assoluto dove voglio, senza le regole che mi impone la – dalle rive tonali e uno stile, sin dalle prime serie. [...]3 opere, personale e coerente. Il mezzo ricondu- ce prevalentemente alla serialità, sebbene blan- Ruggero Chiesa: Riferendosi al procedimento damente condotta, ma ad emergere è un chia- dodecafonico, Lei crede che si possa ancora im- ro gusto per la libera elaborazione melodico-in- piegare? tervallare, con una spontanea germinazione del- B.B.: Io penso di sì, per quanto attualmente le idee e una loro continua variazione. esso venga snobbato. Una delle cose più tragi- Nato a cavallo tra le prime due fondamentali che del nostro tempo è che da un anno all’al- personalità del musica moderna italiana del ‘900, tro tutto si brucia. [...] Non ci si è ancora fer- Petrassi e Dallapiccola, e la generazione degli mati su un modo di esprimersi veramente sin- anni Venti (Maderna, Nono, Berio, Donatoni, cero, quindi non vedo perchè la tecnica dode- Clementi, etc.), Bettinelli ha mantenuto una stra- cafonica non potrebbe dare buoni risultati, co- da propria e poco ortodossa, dove la scelta espres- sì come quella strutturale o qualsiasi altra. Non siva risulta preminente nel contesto della ge- preoccupiamoci di sapere quale sarà la musica stione delle dodici note. L’essenzialità antiretori- dell’avvenire, se ancora non conosciamo come ca e la ricerca di una sostanza prettamente stru- potrà essere la sensibilità dei nostri figli e ni- mentale (“non melodrammatica”),2 informano tut- poti. ta la sua musica, prosieguo ideale di quella ri- R.C.: Dopo la lunga esperienza dell’avanguardia, cerca del nuovo e, insieme, della conoscenza-ri- sembra che oggi si stia assistendo a un riflusso conoscenza nei confronti della musica pre-ro- verso posizioni meno dogmatiche. Secondo Lei mantica che era iniziata già con la Generazione c’è del nuovo o si sta ritornando al passato? 2. http://www.ricordi.it/catalogo/archivio-composito- italiana del Novecento), da “Sei corde per sei composi- ri/bruno-bettinelli tori: Bettinelli, Castelnuovo Tedesco, Chiereghin, Margola, 3. FABIO DE GIROLAMO, Colloquio con Bruno Bettinelli Mosso e Rosetta”, in “Seicorde”, n. 48, novembre-di- (estratto dalla tesi di laurea La letteratura chitarristica cembre 1994, p. 16 13 B.B.: Ritornare al passato è semplicemente le e dal peso specifico rilevante. A conferma di impossibile, ma, come dicevo, materiale da sfrut- ciò, ad aver reso così originali le opere chitar- tare ne abbiamo moltissimo [...] Queste espe- ristiche del Nostro sono proprio la chiara e li- rienze (le sperimentazioni di Cage, n.d.r.) forse bera personalità, e quella padronanza di stili e hanno avuto un valore di rottura, di polemica, tecniche che ne ha informato la scrittura, in una per superare certe posizioni, ma ora, pur senza volontà di autonomia non troppo incline a pro- rivolgersi al passato, penso sia il momento di poste di rimaneggiamento o adattamento ad idio- un equilibrio che contemperi gli eccessi di un’avan- mi esecutivi stereotipati o comunque “più chi- guardia estrema dove si è raggiunto l’assurdo e tarristici” da parte degli esecutori. il cliché. [...] Bisogna tornare su posizioni di ri- cerca autentica, sincera, con se stessi [...] anche Ruggero Chiesa: Quali sono le caratteristiche se mi si può accusare di un discorso borghese, della chitarra che Lei preferisce? la via giusta sta nel mezzo.4 B.B.: Direi prima di tutto il colore, poi le ri- sorse tecniche, che non sono poche, e la dut- Renzo Cresti: Della attuale situazione in cui tilità dinamica, che permette di passare da un’at- versa la composizione, Bettinelli non è contento, mosfera dolcemente cantabile all’aggressività. Negli perché vede un disorientamento, causato dall’esau- Studi ho cercato proprio di dimostrare tutti que- rirsi dello sperimentalismo, un esaurimento per sti elementi. altro positivo, ma che ha lasciato campo libero R.C.: Vorrei ora chiederLe se c’è, secondo Lei, a un certo qualunquismo, ma “ciò che conta” – uno stile musicale che meglio si adatta alla na- dice Bettinelli – “è il saper rendersi conto nel do- tura della chitarra, oppure se essa sia flessibile vuto modo che in musica tutto è permesso, nien- ad ogni tipo di linguaggio. te è permesso. Ai velleitari si addice il silenzio.”5 B.B.: Penso che non vi sia nessun limite: tut- to dipende dalla capacità del compositore. Circa Nella chitarra, Bettinelli ha trovato alcune ca- il linguaggio, io dico sempre ai miei allievi che ratteristiche sonore alle quali rispondere con un con la grammatica musicale di cui disponiamo lessico specifico e con un fruttuoso adattamen- possiamo ancora scrivere musica per cento an- to allo strumento, in cui cercare, scavare e gio- ni.” [...]6 care con libertà per esaltarne la consistenza; l’im- presa, avvincente, è stata fino alla fine del XIX Le opere per chitarra sola di Bettinelli, com- secolo appannaggio esclusivo dei chitarristi (i so- poste in un arco di tempo che va dal 1970 al li a scrivere per il proprio strumento), ma nel 1994, sono uno dei lasciti più importanti tra ‘900 sono numerose le prove