Diari Di Cineclub N. 23

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Diari Di Cineclub N. 23 n.3 Anno III n. 23 - Dicembre 2014 Vite in tormento. Italiani raccontano se Nascita di un periodico stessi Come scrivere una storia dell’associazionismo culturale all’epoca della grande crisi con tanti punti di vista e sostenere Italy in a day a costo zero progetti collettivi di interesse comune I media per esistere hanno Ho avuto la fortuna di professionisti, studenti fuori corso. Di questi, bisogno di idee: la ricerca avvicinarmi a uno stori- solo qualcuno divenne anche famoso nel cine- segna il passo, però… co cineclub della Fedic, ma o nell’arte in genere e lo è tuttora come il quello di Roma fondato tal regista o il tal produttore o il tal critico. Al- Salvatores ci ha provato nel 1949. Quando arrivai tri divennero altro nella vita, ma sempre con Mi capita ancora di esse- io nel 1989 molto era già la passione del cinema. La tecnologia avanza- re chiamato a scrivere o successo e alcuni, come va in maniera cruenta, dai super 8 si passò ai discutere di quando co- sempre accade, già vi- video, ai VHS, SVHS, Betacam, U-matic, mi- minciai la prima espe- vevano di ricordi. Il ci- nidv, DVD. Dal montaggio in moviola a quello rienza concreta di speri- Angelo Tantaro neclub, per atavica ca- elettronico. Bisognava stargli dietro e così al- mentazione in Rai, fine renza di fondi, non ha cuni smisero di frequentare i musei, le libre- degli anni Sessanta, ini- mai avuto una sede propria. Nel corso del segue a pag. successiva zi anni Settanta (per l’e- tempo si era riunito negli appartamenti dei Italo Moscati sattezza 1974). Esperien- soci (quelli benestanti), nella sezione del par- za che incrociò la mia tito ospitante dove c’era un murales di Gram- attività di autore come sceneggiatore con Li- sci anziché di Orson Welles, nello studio di liana Cavani, Luigi Comencini, Giuliano Mon- postproduzione video di uno dei presidenti di taldo e altri; e poi di regista, non sto a ricordar- allora, Luciano Galluzzi. Era un cineclub su ne le tappe. Sono felice che istituzioni generis, chi lo frequentava preferiva fare i cor- importanti come la Cineteca Nazionale, e altre tometraggi. Al cineclub si vedevano i film dei in tutta Italia, abbiano voluto organizzare ini- soci e solo prima e dopo, all’entrata e all’usci- ziative e rassegne per ri-vedere, ri-apprezzare ta, tanto per riscaldare l’ambiente, si parlava i film, i documentari e altre proposte che pro- di quello che si era visto ognuno per proprio ducemmo con il Servizio programmi speri- conto in qualche sala d’essai o parrocchiale. mentali, uno per tutti il primo film di Gianni Alcuni dei soci, ci tenevano a farsi chiamare Amelio, “La fine del gioco”, uno dei più belli e “Autori”. Prima di fare i film in 8 mm e poi su- promettenti del regista diventato famoso. Po- per 8 (allora era quella la taglia), erano stati trei fare altri nomi ma mi fermo qui: esistono pittori, poeti, scrittori, attori di teatro, stu- numerosi libri che raccontano quella appas- denti che sognavano il cinema. Ma nella realtà, Interstallar e il grande bluff in una vignetta di Pierfrancesco sionante avventura, rimando ad essi e alla do- prima di essere tali, erano impiegati, operai, Uva cumentazione che si può trovare su internet. Qui vorrei riprendere il tema della ricerca, Il regista e documentarista iraniano Kamran Shirdel alla XXVIII Assemblea Generale della quanto mai importante, e sempre più incisivo, FICC e iniziative collegate. Cagliari, 11/12/13/14 dicembre 2014 a proposito di un film presentato all’ultima Mostra di Venezia, prodotto da Rai3, diretto da Gabriele Salvatores, un caro amico, un regi- Shirdel e il lato oscuro dell’Iran sta che seguo dai tempi in cui era regista tea- Kamran Shirdel, regista ira- filmava i luoghi oscuri di una città martoriata trale a Milano. Un film andato in onda con niano, classe 1939, è, ancora dall' ingiustizia sociale. Lo stile si avvicina a successo. Salvatores si ricorda di “Koyaanisqa- oggi, un punto di riferimento quello neorealista, la cui grandezza estetica tsi”, un film di montaggio di Godfrey Reggio per la cinematografia del suo insegna ancora oggi ai suoi studenti in Iran. del 1983, per il suo “Italy in a day-Un giorno da paese. E' un uomo carismati- Shirdel sarà ospite a Dicembre del Congresso italiani”, ispirato a un’analoga esperienza di co, di cultura profonda; il suo Nazionale della FICC, che si terrà a Cagliari e, Ridley Scott: la fascinazione delle storie di per- fluente italiano lo ha impara- in quella occasione, riceverà un premio spe- sone che hanno raccontato essi stessi, filmato, Elisabetta to nei primi anni sessanta, ciale per la sua carriera e i suoi preziosi docu- le immagini di vite vissute. Un anno fa Salva- Randaccio quando ha studiato nella no- mentari saranno proiettati. Lo abbiamo volu- tores, regista napo-milanese, chiese in tv e at- stra nazione prima architet- to intervistare, mentre si sta organizzando traverso la stampa agli italiani di mandargli tura e urbanistica, poi l'arte per la partenza. dei video, per farne un film che pone tante do- del film al Centro Sperimen- 1) I tuoi film girati a Teheran negli anni sessanta mande, ma che tiene conto di una cosa essen- tale di Cinematografia. La sono prodotti da un'associazione di donne. Come è ziale: ci sono molti italiani che hanno voglia di passione per il cinema italia- stato il rapporto tra regista e produzione? proporre molti loro sogni e bisogni, e Gabriele no non è mai venuta meno, In quei lontani giorni del gennaio 1965, era li ha armonizzati col suo lavoro, un lavoro che Marco Asunis dagli anni in cui a Teheran segue a pag. 4 segue a pag. 11 [email protected] n. 23 segue da pag. precedente rie, le sale cinematografiche per frequen- tare sempre di più le catene di homevideo e rappresentanti di industrie video. Dal punto di vista tecnologico confezionavano corti sempre più perfetti, ma sempre più privi di contenuti. Sapevamo qualcosa delle attività degli altri cineclub della nostra associazione perché due volte l’anno ci riunivamo ai festi- val che organizzavamo o all’assemblea annua- le dove, però, andava solo il presidente e poi, al suo ritorno, riferiva. Sapevamo che esiste- vano anche altre otto Associazioni nazionali ma di loro poco conoscevamo, chi fossero, do- ve si trovassero e cosa facessero. Alcune di queste avevano anche le riviste cartacee, ac- quistabili in librerie, specializzate e rare. Quando arrivavano e quando le trovavi, erano un po’ superate e siccome costavano pure, una sbirciata in piedi e poi educatamente si riposavano in bella mostra. Una specie di contributo all’Associazione era appunto met- terle in evidenza rispetto a dove le avevi trova- da sx Angelo Tantaro e Marino Borgogni in un sorridente pomeriggio estivo del 11 luglio 2008 a Montecatini te. Mancava, o almeno era in ritardo sui tem- durante la 59. edizione di filmVideo (foto di Vincenzo Rosace) pi, quel tentativo di scienza che si chiama comunicazione. Internet, cellulari, mail, sms, whatsapp ancora doveva affacciarsi. Più o me- Mibact da questo punto di vista ci ha ignorato documentarista italiana dal dopoguerra, no eravamo rimasti ai tempi del ciclostile, con invece di valorizzarci compiutamente. Il Mi- quando mettersi dietro una macchina da pre- le matrici di cera, a cui va un doveroso, affet- bact potrebbe considerare le associazioni e i sa, per una donna, era un atto rivoluzionario; tuoso, riconoscente commiato come vitale ar- circoli del Cinema come proprie strutture Luciana Castellina, militante, giornalista, ma della comunicazione ai tempi della “conte- operative di diffusione della cultura cinema- esponente politica, scrittrice, compagna del stazione globale”. Al Cineclub, per alcuni tografica nel territorio, facendo collaborare i cinema e delle arti in genere; Enzo Natta, anni, ci eravamo sistemati in un locale sotto circoli con le proprie strutture periferiche. giornalista, critico cinematografico, scrittore; terra al quartiere Appio –Tuscolano, che il Tutto questo sarebbe possibile nel momento Marco Asunis attuale presidente della più an- prof. Serravalli in visita bollò come “fureria di in cui si sviluppa l’intercomunicazione, ci si tica delle nove Associazioni nazionali di cultu- reparto in fuga” mentre Michele Mirabella ri- incontra, si mischia il sangue, la cultura e la ra cinematografica. Senza dimenticare Citto cordava su Repubblica di quella volta che do- sensibilità, per utilizzare al meglio tutte le ca- Maselli, regista e partigiano che ha sempre af- vendo doppiare Beniamino Placido nel primo pacità e le risorse disponibili. Quel che poteva frontano i temi dei suoi film con impegno; film di Moretti, si recò in uno scantinato dove aiutare a raggiungere tali obiettivi comuni Giulia Zoppi critico cinematografico, precaria al muro c’erano poster di donne nude . in re- era l’individuazione di una sorta di strumento della cultura con studi di filosofia, letteratura altà erano foto di provini che Galluzzi faceva stimolante e dinamico, che poteva far cresce- e drammaturgia. Il nostro periodico è teso a per i suoi “videoartistici”. In quel sotteraneo re in modo unitario e più credibile agli occhi raccogliere in modo critico questi bisogni e ad neanche google maps di oggi ci avrebbe indi- dei nostri interlocutori istituzionali tutto il annunciare un’altra forma di libera comuni- viduati. Eravamo diventati una varietà di mondo dell’associazionismo di cultura cine- cazione. E’ on line, con tutti i collaboratori vo- “pallidi intellettuali” (pallidi anche perché ci matografica. Uno strumento che potesse aiu- lontari. Il costo è zero e viene distribuito gra- riunivamo solo di notte), che uscivano dal sot- tare, ad esempio, a creare eventi comuni e tuitamente. Il giornale è di chi lo fa e di chi lo tosuolo, carbonari del cinema indipendente proporli agli assessori alla cultura del territo- legge, con tante edicole aperte su tanti siti cul- come, con tanto orgoglio e presunzione, alcu- rio o poter insieme elaborare strategie per di- turali che contribuiscono in modo appassio- ne volte ci presentavamo.
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